descrizione del corso

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Page 1: Descrizione del corso
Page 2: Descrizione del corso

Descrizione del corso

Il 50o anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II offre un’occasione privilegiata per riflettere sulle vaste conseguenze che il concilio ha avuto sulla vita della Chiesa. Tra le consequenze certamente più rilevanti va considerato il cambio nell’insegna-mento della teologia, con il passaggio dalla teologia manualistica pre-conciliare alla teologia post-conciliare, profondamente radicata nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa.

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Descrizione del corso

Il corso si propone di indagare come l’insegnamento delle singole discipline della Dogmatica sia stato modificato dal passaggio conciliare. I Professori della Facoltà, in particolare quelli del Dipartimento di Dogmatica, spiegheranno come veniva insegnata la rispettiva disciplina prima del concilio e come viene insegnata oggi, in particolare nella Scuola della Gregoriana.

Bibliografia verrà presentata durante il corso.

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Praelectiones in facultate theologica, 1962-63.

Anno I: Disciplinae Principales

Theologia fundamentalis

Introductio in sacram theologiam

De revelation Christiana

Pars prima: via descendens: Revelatio in V. et in N. Testamento

Pars altera: via ascendens

De Inspiratione

De ecclesia

I: Quaestiones theologiae fundamen-talis (intenzione di Gesù di fondare una Chiesa; la costituzione della chiesa apostol-ica; la successione apostolica; il magistero; la tradizione.

II. Quaestiones theologiae dogmaticae (Chiesa, corpo mistico; la finalità della Chiesa; le proprietà della chiesa)

Page 5: Descrizione del corso

J. Wicks, «Teologia manualistica» in Dizionario di teologia fondamentale Assisi 1990, 1268: «Il personalismo cristiano giudica-va de tutto estraneo l’estrinsecis-mo con cui i manuali trattavano la rivelazione soprannaturale e insis-teva nel richiamare l’attenzione sulla corrispondenza tra ciò che emerge dal cuore umano e il dono di Dio in Cristo. ... Il Vaticano II, nella Dei verbum, fece propria la concezione della rivelazione come invito di Dio alla comunione di vita con lui, in maniera enfaticamente cristocentrica e ciò segnò la fine della teologia fondamentale manualistica.»

Page 6: Descrizione del corso

Giovanni Paolo II,

Fides et ratio,, # 92

14 settembre 1998

In quanto intelligenza della Revelaz-ione, la teologia nelle diverse epoche storiche si è sempre trovata a dover recepire le istanze delle varie culture per poi mediare in esse, con una concettualizzazione coerente, il con-tenuto della fede. Anche oggi un du-plice compito le spetta. Da una parte, infatti, essa deve sviluppare l’impegno che il concilio Vaticano II, a suo tempo, le ha affidato: rinnovare le proprie metodologie in vista di un servizio più efficace all’evangelizzazione. Dall’altra parte, la teologia deve puntare gli occhi sulla verità ultima che le viene consegnata con la Rivelazione, senza accontentarsi di fermarsi a stadi intermedi. 6

Page 7: Descrizione del corso

Madrigal, Santiago, Unas lecciones sobre el Vaticano II y su legado, Madrid 2012.

Il nucleo nel criterio della «gerarchia» delle verità

Una prospettiva storica sulla

rivelazione

Page 8: Descrizione del corso

La Sacra Scrittura

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Dei verbum 12

Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari.

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Page 10: Descrizione del corso

Dei verbum 12

La verità infatti viene diversa-mente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'inter-prete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circo-stanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso.

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Dei verbum 12

Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani.

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Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta , per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'ana-logia della fede. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Quanto, infatti, è stato qui detto sul modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio.

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Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Milano 2007, 12: «Il metodo storico-critico resta in-dispensabile a partire dalla struttura della fede cristiana. Dobbiamo tuttavia aggiungere due considera-zioni: 1) il metodo storico-critico è una delle dimensioni fondamentali dell’esegesi, ma non esaurisce il compito dell’interpretazione per chi nei testi biblici vede l’unica Sacra Scrittura e la crede ispirata da Dio. 2) E’ importante che vengano riconosciuti i limiti dello stesso metodo storico-critico. ... Di sua natura, esso deve lasciare la parola nel passato.»

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J. Ratzinger/Benedetto XVI, Ibid., 13:

L’oggetto proprio è la parola degli uomi ni in quanto umana.

Infine vede i singoli libri della Scrittura nel loro momento storico e li suddivide ulteriormente secondo le looro fonti, ma l’unità di tutti questi scritti come «Bibbia» non gli risulta ocme un dato storico immediato.

Anche: «L’interpretazione biblica in conflitto» 1991

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La Tradizione

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La Criteriologia della Tradizione

A) H.-J. Pottmeyer, «Normen, Kriterien

und Strukturen der Überlieferung,» in W. Kern, et al.(Hg.), Handbuch der Fundamentaltheologie 4, Freiburg 1988, 124-152.

(«Norme, Criteri e Strutture della tradizione,» Corso di teologia fondamentale 4, 1990,137-172).

A. Pottmeyer

B. O’Collins

C. Congar

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B) G. O’Collins, «Criteri per l’interpreta-

zione delle tradizioni,» in Latourelle R. – O’Collins, G. (a cura di), Problemi e prospettive di teologia fondamentale, 1982, 397-411; e Idem, «Trovare la tradizione all’interno delle tradizioni,» Teologia fondamentale, 1982, 260-280.

8 criteri: 1. Il magistero 2. Universalità, antiquità, consenso

(Vincenzo di Lerino) 3. Il «Sensus fidelium» 4. La continuità (= criteri 2 e 3) 5. Il Simbolo 6. l’apostolicità (legato con criteri 1, 4 e 7) 7. Le scritture 8. Cristo crocifisso e risorto

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C) Yves Congar, La Tradizione e le tradizioni, Saggio teologico, «Scrittura e Tradizione,» 267-321.

# 1: La Scrittura è sufficiente; tutto in questa si trova.

# 2: La Scrittura non è sufficiente a farci conoscere il suo senso.

# 3: È necessario che il senso della Scrittura sia comunicato dallo Spirito.

8 Tesi

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# 5: Il luogo dell’azione, mediante la quale Dio si rivela e dà l’intelligenza della Parola, è la Chiesa.

# 6: Il consenso unanime dei Padri e quello della Chiesa designa con certezza un «luogo» dell’azione di Dio.

# 7: In quale senso la tradizione rappresenta qualche cosa di diverso dalla Scrittura.

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Commissione Teologica Internazionale,

L’Interpretazione del dogma (1989) C.II.2 «L’unica Tradizione e la pluralità delle tradizioni»

Quattro Criteri per discernere la

Tradizione divina dalle tradizioni umane:

i. Gesù Cristo stesso come criterio del

discernimento

ii. L’apostolicità - la fedeltà alle origini

iii. La cattolicità - la ricezione dell’intera comunità

iv. Lex orandi/lex credenti - la verifica

liturgica

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Vaticano II, Dei verbum 10

Congregazione per la Dottrina della Fede, Mysterium ecclesiae 1973

La Commissione Teologica Internazionale, L’interpretazione del dogma, 1989

CDF, Donum veritatis 1990

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L'ufficio poi d'interpretare autentica-mente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.

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1. L'infallibilità nel Definire i Dogmi di Fede e le condizioni richieste per una definizione infallibile

1.1 I Concili «Ecumenici» 1.2 L'Infallibilità del papa quando definisce un dogma ex cathedra 2. Magistero «Ordinario e Universale" e i limiti dell'oggetto dell'infallibilità 2.1 Precedenti: 2.2 LG 25: «propongono infallibilmente» 2.3 Duplice Oggetto - LG 25 2.4 Esempi dell'oggetto secondario 2.5 La legge naturale come oggetto del magistero 3. L'esercizio non-definitivo del magistero e la risposta dovuta al magistero 3.1 La Necessità di Insegnamenti non-definitivi 3.2 Livelli di Insegnamento 2.3 Giovanni Paolo II, Ad tuendam fidem (1998) 3.4 «Religiosa adesione di volontà e di mente» [non

solo ubbedire ma assentire] 3.5 Il Problema del Dissenso

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Page 25: Descrizione del corso

... il senso contenuto nelle enunciazioni di fede dipende, in parte, dalla peculiarità espressiva di una lingua usata in una data epoca ed in determinate circostanze. Inoltre, avviene talora che qualche verità dogmatica in un primo tempo sia espressa in modo incompleto, anche se falso mai, e che in seguito, considerata in un più ampio contesto di fede o anche di conoscenze umane, riceva più completa e perfetta espressione. … Per tale motivo, i teologi si sforzano di delimitare con esattezza qual è l'intenzionalità d'insegnamento che è propria di quelle diverse formule, e con questo loro lavoro offrono una qualificata collaborazione al Magistero vivo della Chiesa, al quale rimangono subordinati.

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Dei verbum 10

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficace-mente alla salvezza delle anime.