dalle rappresentazioni della mafia alle azioni...
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RASS DOTTORATO IN
RICERCA APPLICATA NELLE SCIENZE SOCIALI
Dalle rappresentazioni della mafia
alle azioni dell'antimafia Un'indagine esplorativa tra gli studenti del Lazio
Tesi di dottorato
Candidata
Dr. Ludovica Ioppolo
Ciclo XXIV
Anni Accademici 2008/2011
Commissione giudicatrice
Prof.ssa Rosanna Memoli – Università “Sapienza” di Roma
Prof. Antonio Pacinelli – Università “G. d'Annunzio” di Chieti-Pescara
Prof. Nicola Porro - Università degli Studi di Cassino
I Tutor Francesca della Ratta-Rinaldi - ISTAT
II Tutor Nando dalla Chiesa – Università Statale di Milano
Il Coordinatore Guglielmo Chiodi – Università Sapienza di Roma
I sessione a.a. 2010-2011
Seduta del 16 Marzo 2012
Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Dipartimento di Scienze Sociali
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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Desidero ringraziare:
Nando dalla Chiesa, perché con lui ho imparato a coniugare il rigore metodologico e teorico con la passione civile per i problemi sociali che la sociologia studia.
Francesca della Ratta-Rinaldi, che mi ha accompagnata in questo viaggio e mi ha aiutata più di chiunque altro a tirar fuori tutto ciò che potevo (e anche qualcosa di più!).
Francesca Rispoli, per aver visto in me – e nella mia passione per la ricerca sociale – un’occasione di crescita per Libera, più di quanto io stessa avrei mai immaginato.
Giuseppe Ricotta, per il lavoro fatto assieme e perché c’è sempre da imparare nelle lunghe chiacchierate sulla sociologia, la ricerca, le retoriche, le politiche,…
Michele Gagliardo, le sue osservazioni sulla ricerca mi hanno aiutato a capire le potenzialità pedagogiche dei risultati.
Enzo D’Arcangelo e Ilaria Simonelli per l’impagabile aiuto con i modelli di relazione tra le variabili.
Giovanna Campanella, Manuela Bussola, Federica Pellizzaro, Nicola Vallo e Paola Muccitelli per il sostegno concreto e morale nelle dure settimane di scrittura della tesi, per gli anni condivisi nel RASS, per tutto quello che stiamo cercando di costruire. Guglielmo Chiodi per avermi seguita e incoraggiata in questi mesi come coordinatore del dottorato.
Antonio Turri, Enrico Fontana e Alessandro Malantrucco per il tempo speso a rispondere alle mie domande, ben oltre quello previsto per le interviste. Tutti coloro che non ho intervistato “formalmente” ma che mi hanno aiutato a conoscere il movimento antimafia nel Lazio. Gli insegnanti e gli studenti che hanno partecipato all’indagine di Libera.
Tutte le compagne e i compagni di viaggio di Libera, dello Staff nazionale e sui territori, di Libera Formazione e Libera Informazione, per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato e per avermi accolta nella famiglia di Libera, perché la mia conoscenza dell’antimafia sociale deriva dalla condivisione di un percorso comune che dura ormai da anni. Umberto Di Maggio, Sabrina Garofalo e Tiziana Apicella perché ci siamo ritrovati nella condivisione dell’impegno antimafia e della passione per la sociologia e la ricerca sociale: altre avventure ci aspettano nel futuro!
Tutte le amiche e gli amici con cui ho condiviso mille percorsi paralleli, spesso intrecciati tra loro, nel dottorato e nell’ADI, nell’associazione DRIM, dentro e fuori via Salaria 113. I miei genitori e mia sorella Eugenia, le mie amiche e i miei amici di Capo d’Orlando, i coinquilini della mitica casa Hawanagana: a tutti loro va il mio grazie per avermi sempre sostenuta in tutti questi anni (soprattutto negli ultimi mesi) e per aver contribuito a farmi diventare quella che sono.
Le compagne e i compagni della Rete della Conoscenza, perché la mia avventura con Libera è iniziata con la mia esperienza di impegno sociale e politico nei sindacati studenteschi. Perché è grazie a questa esperienza che ho capito che guardando il mondo dal punto di vista delle studentesse e degli studenti si riesce a vedere
oltre il reale e realizzare il possibile.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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INDICE
Introduzione………………………………………………………………………..8
1. Le rappresentazioni della mafia tra letteratura sociologica e ricerca
empirica…………………………………………………………………………….13
1.1. Definizioni del fenomeno mafioso…………………………………….…14
1.2. Contributi teorici su cultura e mafia…………………………………….18
1.3. La ricerca empirica sulle rappresentazioni della mafia………………..21
2. Rappresentazioni e azioni dell’antimafia sociale………………………….29
2.1. Un’ipotesi di lavoro……………………………………………………….29
2.2. Il movimento antimafia……………………………………………….….31
2.3. Politiche pubbliche ed istituzioni………………………………….…….45
2.3.1. Le iniziative legislative messe in campo da alcune regioni…...…52
2.4. La scuola……………………………………………………………………58
3. Il contesto della ricerca: il Lazio tra mafia e antimafia……………...…….65
3.1. Le rappresentazioni del fenomeno mafioso nella regione………….…66
3.2. Le esperienze di antimafia………………………………………………..69
3.3. Mafia e antimafia nelle esperienze di alcuni testimoni……………..…72
4. La ricerca………………………………………………………………………...79
4.1. Il disegno della ricerca…………………………………………………….79
4.2. Gli strumenti di ricerca.………………………………………………...…80
4.3. La strategia di rilevazione……………………………………………...…87
4.4. Il campione…………………………………..………………………….….88
4.5. Le tecniche di analisi dei dati……………………………………….……90
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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5. Le rappresentazioni della mafia e le azioni dell’antimafia nelle risposte
degli studenti…………………………………………………………….……….97
5.1. Gli intervistati……………………………………………………….…….97
5.2. La percezione del fenomeno mafioso………………………………..…102
5.3. La criminalità organizzata nel Lazio………………………………...…106
5.4. Le fonti di informazione: scuola e media………………………………110
5.5. La conoscenza del fenomeno mafioso……………………………….…117
5.6. Le azioni dell’antimafia…………………………………………….……122
5.7. Modelli di relazioni tra le variabili……………………………………..130
6. L’immaginario della mafia: tra fiction e realtà……………………………139
6.1. Le fiction di mafia………………………………………………..………139
6.2. Le storie degli studenti………………………………………………..…147
6.3. Una buona prassi educativa……………………………………….……159
Conclusioni………………………………………………………………………165
Riferimenti bibliografici……………………………………………….………168
Appendice – Il Questionario……………………………………...……….……179
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Indice delle Tabelle
Tabella I Popolazione originaria per strato campionario (n. scuole)……...….89 Tabella II Numerosità campionaria raggiunta per tipo di scuola e provincia (n. studenti)………………………………………………………………………...89 Tabella 1 Alcune caratteristiche socio-demografiche ......................................... 98 Tabella 2 Altre caratteristiche socio-demografiche............................................. 98 Tabella 3 Capitale culturale.................................................................................... 99 Tabella 4 Sei iscritto/a o aderisci a qualche associazione?................................. 99 Tabella 5 Quale di queste frasi esprime meglio il tuo atteggiamento nei confronti della politica?.......................................................................................... 99 Tabella 6 Quale tra le seguenti attività illegali secondo te è più legata alla presenza mafiosa? ................................................................................................. 102 Tabella 7 Secondo te, le persone che dedicano la propria vita alla lotta contro la mafia sono: ......................................................................................................... 104 Tabella 8 Scala di atteggiamento sul rapporto tra mafia e stato..................... 106 Tabella 9 Secondo te, qual è il motivo principale perché alcune persone chiedono soldi in prestito agli usurai? ............................................................... 108 Tabella 10 Attività svolte in classe nel precedente anno scolastico................ 110 Tabella 11 Attività scolastiche 1: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti ............................................................................................................... 113 Tabella 12 Attività scolastiche 2: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti ............................................................................................................... 113 Tabella 13 Attività scolastiche 3: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti ............................................................................................................... 113 Tabella 14 Attività scolastiche 4: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti ............................................................................................................... 113 Tabella 15 Indice di fruizione dei mezzi di informazione ............................... 115 Tabella 16 Da quali mezzi di comunicazione ricevi, prevalentemente, informazioni sulla mafia?..................................................................................... 116 Tabella 17 Ritieni che informare di più e meglio i cittadini sul fenomeno mafioso potrebbe determinare: ........................................................................... 116 Tabella 18 Livello di conoscenza dei personaggi di mafia e antimafia ......... 117 Tabella 19 Conoscenza del caso del Comune di Fondi per Fruizione dei mezzi di informazione per Capitale culturale .............................................................. 121 Tabella 20 Secondo te in che misura i seguenti soggetti devono impegnarsi per contrastare la mafia? ...................................................................................... 122 Tabella 21 Secondo te, quale misura sarebbe più efficace nella lotta alla mafia da parte dello Stato?.............................................................................................. 123 Tabella 22 Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse dalle
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istituzioni? ..............................................................................................................124 Tabella 23 Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse dall'associazionismo?............................................................................................125 Tabella 24 Atteggiamento nei confronti della mafia.........................................126 Tabella 25 Atteggiamento nei confronti della mafia per Sesso .......................126 Tabella 26 Partecipazione ad iniziative antimafia.............................................127 Tabella 27 Modello Conoscenza: Test Rapporto di verosimiglianza .............132 Tabella 28 Modello Partecipazione: Analisi degli effetti..................................132 Tabella 29 Modello Conoscenza: stima dei parametri......................................134 Tabella 30 Modello Partecipazione: test del rapporto di verosimiglianza ....135 Tabella 31 Modello Partecipazione: Analisi degli effetti..................................135 Tabella 32 Modello Partecipazione: stima dei parametri.................................136 Tabella 33 Fiction e film citati ..............................................................................144 Tabella 34 I nomi propri .......................................................................................148 Tabella 35 I segmenti ripetuti...............................................................................150 Tabella 36 Le parole chiave ..................................................................................151 Tabella 37 Parole caratteristiche per Sesso (ordinate per livello di specificità)..................................................................................................................................152 Tabella 38 Parole caratteristiche per livello di conoscenza dei personaggi antimafia .................................................................................................................153
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Indice delle Figure
Figura 1 Area geografica regionale....................................................................... 98 Figura 2 Orientamento politico ........................................................................... 100 Figura 3 Fiducia nelle istituzioni......................................................................... 100 Figura 4 Percezione di sicurezza per sesso degli intervistati.......................... 101 Figura 5 Fattori sociali dell’affiliazione mafiosa ............................................... 103 Figura 6 Motivazioni individuali dell’affiliazione mafiosa............................. 104 Figura 7 Valutazione su mafiosi che si uccidono tra loro per Tipo di istituto.................................................................................................................................. 105 Figura 8 Ti capita di giocare puntando soldi?................................................... 109 Figura 9 Indice di propensione al gioco per Sesso degli intervistati ............. 109 Figura 10 Graduatoria della conoscenza dei personaggi di mafia................. 118 Figura 11Graduatoria della conoscenza dei personaggi antimafia ............... 118 Figura 12 Conoscenza dei personaggi per Frequenza del parlare in classe (secondo risposte studenti) .................................................................................. 119 Figura 13 Conoscenza dei personaggi per Fruizione dei mezzi di informazione .......................................................................................................... 120 Figura 14 Conoscere il caso di Fondi per Frequenza del parlare di mafia in classe (secondo risposte studenti)....................................................................... 120 Figura 15 Proposte di utilizzo dei beni confiscati alla mafia .......................... 123 Figura 16 Partecipazione antimafia per Frequenza del parlare di mafia in classe (secondo risposte studenti)....................................................................... 129 Figura 17 Partecipazione antimafia per Fruizione dei mezzi di informazione.................................................................................................................................. 130 Figura 18 Partecipazione antimafia per Atteggiamento nei confronti della mafia........................................................................................................................ 130 Figura 19 Il modello delle relazioni tra conoscenza e partecipazione........... 137 Figura 20 Le opinioni sulle fiction di mafia....................................................... 140 Figura 21 Valutazione sulla utilità delle fiction di mafia per Sesso ............... 141 Figura 22 Rappresentazione dei mafiosi nelle fiction di mafia ...................... 141 Figura 23 Rappresentazione dei mafiosi nelle fiction di mafia per Sesso..... 142 Figura 24 Citazione di fiction o film per Conoscenza dei personaggi di mafia.................................................................................................................................. 143 Figura 25 Il piano fattoriale delle variabili attive ed illustrative .................... 155 Figura 26 Il piano fattoriale delle parole nei racconti ...................................... 157
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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Introduzione
L'idea alla base della tesi di dottorato nasce dall'opportunità che chi scrive ha
avuto di lavorare alla progettazione e realizzazione di due progetti di ricerca
sulla percezione del fenomeno mafioso per Libera. Associazioni, nomi e numeri
contro le mafie e, più in generale, di conoscere da vicino il progetto di
antimafia sociale costruito dall'associazione nei luoghi di formazione, sui
beni confiscati alle organizzazioni criminali, nelle città di tutta Italia.
La prima indagine sulle rappresentazioni della mafia tra gli studenti è stata
realizzata dall'associazione Libera nella primavera del 2010 nelle scuole della
Toscana. Questa prima esperienza ha rappresentato una sorta di indagine
pilota, grazie alla quale è stato perfezionato il questionario per la seconda
indagine realizzata nelle scuole superiori del Lazio, qui presentata, con la
quale abbiamo intervistato 1.429 studenti di tutte le province della regione1.
L'obiettivo della ricerca era indagare le immagini con cui gli studenti si
rappresentano il fenomeno mafioso ed esplorare le relazioni tra informazioni,
stereotipi e atteggiamenti in due regioni a non tradizionale presenza mafiosa.
Allo stesso tempo, si voleva indagare il ruolo che giocano i mezzi di
informazione e la scuola nel condizionare queste rappresentazioni.
I risultati empirici emersi dalle ricerche di Libera, prima in Toscana e poi in
Lazio, rappresentano la base a partire dalla quale ha preso avvio il lavoro di
approfondimento teorico e riflessione concettuale e metodologica qui
presentato: è stato così possibile, in un primo momento, perfezionare lo
strumento di indagine elaborato per la Toscana ed ampliarlo per l’indagine 1 Nell'estate del 2011 è stato pubblicato dall'associazione il rapporto di ricerca relativo ad entrambe le regioni, dal titolo “Come gli studenti vedono la mafia”. Il rapporto completo è disponibile on line al link: http://www.liberanet.org/wordpress/?p=3338
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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del Lazio al fine di includere nuovi aspetti e, successivamente, rielaborare i
risultati, perfezionando la strategia di analisi, e specificando meglio le ipotesi
interpretative e di relazione tra variabili.
Il problema empirico al centro della tesi riguarda le relazioni tra le
rappresentazioni della mafia – più o meno complesse, più o meno
stereotipate – e le conseguenti azioni dell’antimafia, ovvero di contrasto
sociale alla mafia. Con le espressioni di mafia o fenomeno mafioso – del quale
vengono qui analizzate percezioni e conoscenze – si indicano le attività e, più
in generale, i fatti sociali e culturali riconducibili alle attività delle principali
organizzazioni criminali di tipo mafioso in Italia: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta,
Camorra. Le azioni dell’antimafia fanno riferimento, da un lato, alla concreta
partecipazione antimafia degli studenti, indagata tramite lo strumento del
questionario; dall’altro, al concetto più ampio di antimafia sociale, con il quale
si vuole indicare ogni azione collettiva tesa al contrasto del fenomeno
mafioso che intenda agire non sul piano della repressione criminale, ma sul
piano della promozione di una cultura e di una organizzazione sociale
antimafia.
L’oggetto dell’indagine è pertanto la percezione del fenomeno mafioso e
dell’antimafia sociale degli studenti del Lazio, con l’obiettivo di indagare in
che misura rappresentazioni, atteggiamenti nei confronti della mafia e
partecipazione siano influenzati dalle variabili socio-demografiche di base
ma anche da alcune variabili culturali come il livello di conoscenza dei
ragazzi sul fenomeno mafioso. Queste conoscenze derivano prevalentemente
dalle attività scolastiche di educazione alla cittadinanza e dalla possibilità di
confrontarsi con gli insegnanti su questi temi ma anche dalle informazioni
che vengono trasmesse dai mezzi di comunicazione e da alcuni prodotti
mediali come le fiction, per i quali negli ultimi anni si è assistito ad una
progressiva diffusione.
Le relazioni tra variabili sono state indagate con tecniche di analisi
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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quantitativa e multivariata, grazie alla definizione di un questionario
strutturato ed alla messa a punto di indicatori di conoscenza e partecipazione
antimafia che ha portato alla costruzione di modelli di relazione, utili sia dal
punto di vista empirico sia come strumento di rielaborazione concettuale.
Lo strumento qualitativo delle narrazioni libere – racconti su fatti di mafia
scritti dagli studenti prima di compilare il questionario – ha permesso invece
di osservare, con approccio più spiccatamente esplorativo, le immagini della
mafia tra gli studenti e le influenze che su queste esercitano il mondo
dell’informazione e particolari prodotti mediali, come le fiction di mafia, che
producono un universo simbolico importante intorno ai personaggi mafiosi, i
quali diventano veri e propri eroi di una nuova epica contemporanea.
Per riflettere più approfonditamente su questi aspetti, sono stati presi in
considerazione i seguenti ambiti di riferimento:
− l'antimafia sociale delle istituzioni e della società civile, intesa come
prevenzione e contrasto del controllo sociale, economico e politico del
territorio esercitato dalle organizzazioni mafiose, su un terreno non
necessariamente “repressivo”, ma piuttosto di promozione della
cittadinanza e di un modello economico fondato sui principi di
eguaglianza e giustizia sociale;
− l'educazione e l’istruzione come ambiti privilegiati di antimafia sociale,
per formare le giovani generazioni e costruire gli anticorpi contro il
potere mafioso;
− la comunicazione, come sfera centrale nella definizione delle identità
individuali e collettive nella cosiddetta “società della conoscenza”.
A fare da sfondo, va tenuto presente il processo di “mafiosizzazione” della
società italiana, che rende possibile il paradosso della co-esistenza logica e
temporale di politiche repressive sempre più incisive e progressiva conquista
di terreno da parte delle organizzazioni mafiose anche in contesti a non
tradizionale presenza mafiosa.
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La regione Lazio ha rappresentato un territorio particolarmente interessante
per analizzare questo oggetto di studio. Si tratta, infatti, di una delle regioni
cosiddette a “non tradizionale presenza mafiosa” caratterizzata da fenomeni
sempre più preoccupanti di infiltrazione e contaminazione vera e propria del
contesto sociale e politico da parte delle organizzazioni criminali. In
particolare, il Lazio sta vivendo negli ultimi mesi un'esasperazione della
violenza da parte della criminalità: non a caso Libera già da anni ha proposto
l'identificazione di una “quinta mafia” con riferimento alla presenza
criminale nel basso Lazio. Allo stesso tempo, dall’indagine sulla percezione
del fenomeno mafioso è emersa un'influenza fortissima esercitata dalla
fiction “Romanzo criminale” ispirata alla storia della Banda della Magliana
nel determinare (o quantomeno condizionare) l'immaginario dei ragazzi più
giovani, che arrivano perfino ad immedesimarsi nei protagonisti della Banda
stessa nei loro giochi quotidiani.
Inoltre, in questa regione assume una grande importanza anche la
dimensione economica: sono infatti molto diffusi fenomeni come il prestito
di denaro ad usura e il gioco d'azzardo, che si configurano come terreni
pericolosissimi di incontro tra storie individuali e percorsi criminali.
Nel primo capitolo proponiamo una lettura sociologica del fenomeno
mafioso e una rassegna dei contributi empirici sulle rappresentazioni del
fenomeno mafioso. Nel secondo si propone un’analisi delle rappresentazioni
e delle azioni di antimafia sociale in termini di movimenti, politiche
pubbliche ed iniziative educative. Successivamente, viene presentato il caso
del Lazio, con riferimento alla presenza delle organizzazioni criminali, da un
lato, e alle iniziative di antimafia, dall'altro, attraverso alcune interviste a
testimoni privilegiati del movimento antimafia regionale.
Nella parte centrale della tesi viene presentato il lavoro di ricerca sulle
rappresentazioni della mafia tra gli studenti del Lazio: il disegno della
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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ricerca, l’analisi delle rappresentazioni della mafia e delle azioni
dell’antimafia nelle risposte degli studenti e, infine, un approfondimento
tematico sull'immaginario mafioso, attraverso l’analisi delle domande sulle
fiction e delle narrazioni scritte liberamente dagli studenti intervistati.
Un'ultima considerazione in sede introduttiva: parlare di mafia e di cultura
mafiosa, significa – oggi più che mai – parlare di noi stessi, di una cultura
dominante che disprezza i diritti civili e sociali delle persone, impone la
legge del più forte, nega cittadinanza alle differenze. L'immaginario mafioso
è semplicemente il lato più scuro della nostra società. Provare a smascherarlo
significa cercare la chiave per costruire una nuova cultura di pace e giustizia.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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1. Le rappresentazioni della mafia tra letteratura
sociologica e ricerca empirica
"Il fenomeno mafioso è come una medaglia a due facce. Da una parte c'è la
delinquenza organizzata, dall'altra c'è l'atteggiamento della società civile e
politica e l'operare concreto dello Stato. Quel che ha fatto sempre forte e fa
tuttora forte la delinquenza organizzata mafiosa è che la stessa non solo
campeggia nella faccia della medaglia che le è propria, - quella cioè della
criminalità - ma penetra, si diffonde, influenza e ottiene consenso e sostegno
attivo o passivo anche nell'altra faccia della medaglia, talché fra delinquenza
organizzata e atteggiamento della società civile e operare concreto dello Stato
non c'è sempre una chiara demarcazione di campo, e quindi netta
contrapposizione, ma prevale a volte un rapporto di vischiosità, che nel fatto
impedisce alla stessa società civile come allo Stato di fronteggiare liberamente
ed efficacemente la delinquenza medesima, e dunque di assolvere in tutta
pienezza ai compiti di tutela del bene e della sicurezza che sono lor propri" (Renda, 1989; p.36)
Per inquadrare correttamente dal punto di vista sociologico l’analisi delle
relazioni tra rappresentazioni della mafia e azioni dell’antimafia,
presentiamo in questo capitolo alcuni contributi teorici utili a definire con un
approccio sistemico il fenomeno mafioso nei termini di forma moderna
straordinariamente attuale di potere illegale. L’assunto di partenza di tutto il
lavoro è che "la vera forza della mafia sta fuori della mafia"2. In particolare
riteniamo utile soffermarci sull'analisi dei fattori sociali legati alla presenza
della criminalità organizzata sul territorio e sulle relazioni tra fenomeno
mafioso e società civile. Non minore importanza riveste poi
l'approfondimento degli approcci di tipo culturale allo studio della mafia.
Alla riflessione teorica che caratterizza la letteratura specializzata in campo
2 L’espressione è stata introdotta in dalla Chiesa, 1987, in Arlacchi e dalla Chiesa, 1987, p. 31, e poi ripresa in dalla Chiesa, 2010b, p. 256; è inoltre divenuta una chiave di lettura per il movimento antimafia, cfr. Ciotti, 2011.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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sociologico, antropologico e pedagogico si affianca un fruttuoso filone di
lavori di ricerca empirica sulle rappresentazioni sociali della mafia, i cui
contributi sono stati nella storia dell'antimafia risultato e, al tempo stesso,
fattore di sensibilizzazione rispetto a società civile e istituzioni.
1.1. Definizioni del fenomeno mafioso
Il fenomeno della criminalità organizzata di tipo mafioso in Italia può essere
definito innanzitutto con riferimento all'art. 416 bis del codice penale italiano
che – a partire dal 1982 – istituisce il reato di “associazione a delinquere di
tipo mafioso”:
“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.
Tale definizione giuridica è in realtà dotata di una forte valenza sociologica,
in quanto mette in primo piano la caratteristica del controllo del territorio che
le organizzazioni mafiose esercitano nelle regioni da loro controllate.
Alan Block individua due dimensioni nelle caratteristiche delle
organizzazioni criminali: la dimensione di power syndicate, ovvero del
controllo del territorio, e quella di enterprise syndicate, ovvero
l'organizzazione degli affari e dei traffici illeciti (Block, 1980). Le
organizzazioni mafiose italiane tradizionali (Cosa Nostra, ‘Ndrangheta,
Camorra) nonostante le molteplici differenze strutturali e organizzative che
le contraddistinguono, sono accomunate da entrambe queste caratteristiche.
Livio Pepino e Fabio Nebiolo descrivono il “potere della mafia” facendo
riferimento a quattro componenti diverse ma integrate tra loro: il consenso
sociale, l'accumulazione economica, il peso politico e la sovranità territoriale.
Quest'ultima componente – la più importante ai fini di questo lavoro – viene
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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definita nei termini di capacità di governare il territorio, attraverso differenti
prerogative della sovranità: l'esercizio del potere attraverso l'uso della
violenza – quando necessario, in termini strumentali – ma anche
l'imposizione di un codice normativo alternativo allo stato di diritto (Nebiolo
e Pepino, 2006).
Letizia Paoli fa riferimento – nell'analizzare le organizzazioni mafiose – alla
terminologia weberiana: in questa prospettiva, le organizzazioni mafiose
nascono come unioni, ovvero come gruppi sociali i cui ordinamenti valgono
solo per gli appartenenti al gruppo, ovvero gli associati; esse operano però
come istituzioni, ovvero come gruppi sociali i cui ordinamenti vengono
imposti alla popolazione circostante (Weber, 1922). Essendo questa
imposizione strettamente legata ad un territorio, le associazioni mafiose sono
vere e proprie organizzazioni politiche. La legittimazione delle mafie come
organizzazioni politiche è ovviamente collegata alla mancata legittimazione
dello Stato nelle regioni meridionali (Paoli, 2001).
Anche Ada Becchi sottolinea come le organizzazioni mafiose italiane siano
riconducibili all’accezione weberiana della burocrazia, soprattutto se
paragonate ai fenomeni di criminalità organizzata americana:
“Per attribuire ai propri capi una siffatta autorità, infatti, essa deve essere legittimata da un sistema di regole condivise non solo dai membri, ma anche, specie per gli aspetti percepibili dall’esterno, dal «resto della cittadinanza»” (Becchi, 2000; p. 83).
Per quanto riguarda i fattori sociali che favoriscono la nascita e lo sviluppo
della criminalità mafiosa, Becchi cita, da un lato, la disorganizzazione sociale,
derivante dalle trasformazioni indotte dai processi economici di sviluppo e
mutamento, e, dall’altro, l’adesione a valori compatibili con il sistema
criminale, che fa sì che queste forme di criminalità – diffuse in particolare nel
Mezzogiorno – non siano percepite come forme di devianza dalle comunità
in cui sono inserite. Inoltre, bisogna tenere in considerazione la discrasia tra
l’ordinamento formale nazionale (“per molti aspetti confuso e ambiguo”) e i
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“sistemi di regole del gioco locali in profonda contraddizione, almeno su
molti punti, con il primo” (ibidem, p. 21).
Nonostante l'inasprimento delle politiche di repressione del fenomeno
mafioso messe in atto in Italia negli ultimi 20 anni (in particolare, dopo le
stragi del '92 e del 93'; cfr. La Spina, 2005 e 2008; Paoli, 2007), si assiste ancora
oggi ad un allarmante processo di espansione territoriale che va ben oltre il
cosiddetto “controllo dei traffici illegali” – contrabbando di droghe e armi,
tratta degli esseri umani, smaltimento illecito dei rifiuti, etc. Il problema più
rilevante riguarda il progressivo radicamento – anche nelle regioni non a
tradizionale presenza mafiosa – delle organizzazioni criminali nel tessuto
sociale, politico ed economico, attraverso fenomeni di appalti truccati, usura,
racket, infiltrazione nella politica locale3. Nando dalla Chiesa sta lavorando
negli ultimi anni allo studio dei processi di penetrazione delle organizzazioni
mafiose nelle regioni del Nord Italia, per le quali ha definito un vero e
proprio modello “Nord-ovest” (che include i casi di Lombardia, Liguria e
Piemonte) in cui si sta portando a compimento un fenomeno di
“colonizzazione” del tessuto economico, sociale e politico da parte delle
imprese mafiose4. La posta in gioco – elevatissima per uno stato che si
definisce “di diritto” – del controllo del territorio rende evidente l'importanza
di sviluppare politiche e strategie pubbliche di contrasto che non agiscano
solo sul versante della repressione, ma anche su quello della promozione del
capitale sociale e della cittadinanza attiva e responsabile.
Per l'analisi congiunta dei fenomeni mafia e antimafia, si rivela fondamentale
3 Narcomafie e Libera Informazione danno costantemente notizia dei fatti relativi alla presenza della criminalità organizzata in tutte le regioni d’Italia; in particolare, cfr. www.liberainformazione.org: Mafie e cicoria. Dossier Lazio, 2008 e Parole e mafie. Dossier Lazio, 2009; Dossier Umbria. Numero
zero, 2008; Dossier Abruzzo. Mafie e monti, 2009; Ombre nella nebbia. Dossier mafie in Lombardia, 2010; Estremo Ponente. Le mafie nella Riviera dei Fiori, 2010. 4 Alcuni primi risultati di questo lavoro sono stati presentati al seminario nazionale di Libera “Mafie al Nord”, tenutosi a Torino il 7 e 8 ottobre 2011; cfr. Libera Informazione, 2011, Mafie al Nord, Newsletter n. 79 e Narcomafie, 2011, Mafie al Nord. Dall’infiltrazione al radicamento, n. 12. Sui processi di penetrazione delle organizzazioni criminali in aree a non tradizionale presenza mafiosa, si segnalano anche gli importanti contributi di Sciarrone e Varese (cfr. Sciarrone, 1998 e Sciarrone, 2009; Varese, 2011).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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il contributo di dalla Chiesa, in cui si definisce un modello complesso delle
influenze che favoriscono o ostacolano lo sviluppo della criminalità mafiosa5.
Tali influenze sono definite in termini di requisiti che caratterizzano le
organizzazioni mafiose e prerequisiti propri del contesto sociale. I requisiti di
forza della mafia sono:
− la legittimità di cui gode presso i cittadini, nei territori in cui la mafia è
maggiormente radicata;
− l'invisibilità materiale, ovvero la negazione da parte dell'opinione
pubblica dell'esistenza e della forza della mafia;
− l'invisibilità concettuale (o “del secondo tipo”), ovvero la conoscenza
stereotipata che confonde il fenomeno mafioso con l'illegalità diffusa,
la corruzione, il clientelismo,... (ma se tutto è mafia, allora niente è
mafia!);
− l'espansività in settori nuovi dell'economia legale e illegale e in
territori non a tradizionale presenza mafiosa;
− l'impunità di cui gode rispetto alle leggi dello stato.
Tali requisiti si influenzano reciprocamente e sono a loro volta influenzati dai
prerequisiti creati dalla società, definiti in termini di sottosistemi: economico,
sociale, politico, istituzionale, culturale, morale (dalla Chiesa, 2009).
Seguendo l'impostazione di questo modello, una strategia collettiva di
contrasto alla criminalità organizzata (o più strategie integrate tra loro)
dovrebbero prefiggersi di ottenere risultati su tutti i cinque requisiti di forza
della mafia, agendo su ciascun sottosistema della società. Allo stesso tempo,
tale sistema complesso attribuisce un ruolo fondamentale a tutti gli attori
della società: non soltanto, quindi, le istituzioni e le forze dell'ordine, ma
anche i cittadini, la società civile organizzata, le scuole e le università, le varie
associazioni di categoria dei lavoratori e degli imprenditori, etc. 5 Il modello era stato già proposto in Arlacchi e dalla Chiesa, 1987 e poi ripreso nuovamente ed ulteriormente sviluppato in dalla Chiesa, 2009 e in dalla Chiesa, 2010b; per un approccio sistemico al fenomeno mafioso, cfr. Armao, 2000.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 18 -
Santino mette in evidenza la compatibilità tra il modello mafioso e il sistema
sociale contemporaneo:
“Per “società mafiogena” si può intendere una società in cui la violenza e l’illegalità sono moralmente accettate da buona parte della popolazione e considerate mezzi di sopravvivenza e canali per l’acquisizione di un ruolo sociale; l’economia legale è troppo esigua per offrire opportunità consistenti e appetibili; lo Stato e le istituzioni sono sentiti come lontani e collusi; il tessuto della società civile è troppo fragile e precario; è diffusa la cultura della sfiducia e del fatalismo. Si possono indicare come caratteri criminogeni della globalizzazione capitalistica l’aggravamento delle differenze sociali e degli squilibri territoriali (oggi il 23% della popolazione consuma l’80% delle risorse); lo smantellamento dello Stato sociale e delle economie legali più deboli imposto dalle agenzie internazionali (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione per il commercio mondiale) che comporta la crescita della disoccupazione; l’incremento dell’accumulazione illegale e le facilitazioni alla simbiosi con il capitale legale offerte dalla liberalizzazione della circolazione dei capitali e dai processi di finanziarizzazione” (Santino, 2009; nota a pp. 441-442).
Queste considerazioni sono importanti per superare lo stereotipo – spesso
diffuso anche in ambiente accademico – che la mafia sia un fenomeno che si
diffonde in contesti tradizionali dal punto di vista socio-culturale ed
economicamente arretrati6.
Nel prossimo paragrafo, vengono approfonditi alcuni contributi teorici
all’analisi del fenomeno mafioso dal punto di vista della cultura, che
preparano l’approfondimento sull’immaginario mafioso.
1.2. Contributi teorici su cultura e mafia
“La mafia – come tutti i fenomeni storici e sociali – è anche una sorta di “costruzione
sociale”. Nella definizione stessa dell’oggetto dell’analisi, infatti, entrano a far parte
esperienze, punti di vista, giudizi di valore e posizioni politiche in senso lato che stanno a
monte e che si radicano nell’orizzonte di senso, prima di tutto, di chi osserva” (Jedlowski e Siebert, 2006; p. XI7).
Le analisi di tipo culturale più interessanti sono, dal nostro punto di vista,
quelle che evidenziano la vicinanza tra cultura mafiosa e cultura socialmente
condivisa, senza cadere nello stereotipo dell’identità tra cultura siciliana (o 6 Sulla minaccia rappresentata dal crimine organizzato per le democrazie moderne ed economicamente avanzate, cfr. Allum e Siebert, 2003. 7 Nella presentazione a Santino, 2006.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 19 -
meridionale in genere) e cultura mafiosa8.
Renate Siebert – nel suo celebre lavoro “Le donne, la mafia” – mette in
evidenza come vi sia una continuità di codici morali e di appartenenza etnica
e culturale, determinata dal “fagocitamento ideologico da parte della criminalità
mafiosa” (Siebert, 1994; p. 63) nei confronti della cultura tradizionale
popolare. Vengono identificati così i codici culturali comuni alla cultura
mafiosa e alla cultura popolare: il dominio del maschile; la centralità della
famiglia e la rigida separazione tra la sfera pubblica e la sfera privata;
l'inflazione della morte e l'onnipresenza dell'angoscia di morte; l'antinomia
tra il rigido formalismo del rispetto delle regole interne e il disprezzo per le
regole della convivenza civile.
Il pedagogo Mario Schermi – in “Crescere alle mafie” – individua gli
elementi del dispositivo mafioso (dogmatismo/integralismo, autoritarismo,
settarismo e familismo9), nell’ipotesi che si debba destrutturare la pedagogia
mafiosa per poter definire un progetto di pedagogia antimafiosa (Schermi, 2010).
A parere di chi scrive, tali analisi sono completate, in un quadro di
complementarietà, dall'esposizione di dalla Chiesa relativamente alle
“culture complici”, le cui origini vanno cercate in parte nelle profondità della
storia, in parte nelle sue contingenze (dalla Chiesa, 2010b; p. 257). L'autore
mette in evidenza due aspetti centrali del rapporto tra culture e
organizzazioni mafiose:
da un lato, “i cambiamenti economici e sociali sfornano ciclicamente culture in grado di alimentare la mafia”; dall'altro “le organizzazioni mafiose, con rara capacità camaleontica, rendono funzionali ai propri interessi le diverse culture portate in scena dalla storia […] pur usandole con naturalezza, mantengono comunque alla fine inalterata la propria identità di fondo, la propria cifra antropologica e civile” (ibidem; p. 266).
La straordinaria attualità del fenomeno mafioso – apparentemente arcaico e
legato a contesti di sottosviluppo – viene spiegata poi da dalla Chiesa con
8 Cfr. Hess, 1970 e Hobsbawm, 1959. 9 I tratti del dispositivo mafioso sono individuati attraverso un parallelo tra personalità mafiosa e personalità autoritaria; cfr. Esposito e Molinari, 1994; Schermi, 2010.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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l'identificazione delle dinamiche funzionali alla mafia che caratterizzano la
società contemporanea. Con riferimento alle dimensioni culturale e morale, ci
sembra importante citare: i modelli di concezione della vita legati alla
costruzione della propria identità a partire dalle dimensioni dell'avere e
dell'apparire; l'involgarimento del linguaggio e del senso comune; lo
svuotamento di senso dei confini tra vita e morte; la costruzione delle
mitologie della mafia e dell’antimafia. Quest'ultimo elemento, in particolare,
sarà ripreso e approfondito nell'ultimo capitolo.
Per la dimensione qui centrale della rappresentazione della mafia, alcuni
contributi estremamente interessanti vengono dalla tavola rotonda ospitata
dalla Rassegna Italiana di Sociologia nel 2009, dal titolo “L'analisi sociologica
della mafia oggi”. La Spina apre il dibattito con la considerazione che il 2006
rappresenta un anno di svolta per il fenomeno mafioso: nel 2006, infatti,
viene arrestato Bernardo Provenzano dopo 43 anni di latitanza; nello stesso
anno, esce nelle edicole ed esplode come successo editoriale il libro di
Roberto Saviano “Gomorra”. Da un lato, un mito della mafia, dall'altro un
mito dell'antimafia. Da un lato i pizzini contenenti messaggi di morte e
crimine, dall'altro le pubbliche narrazioni e orazioni contro la mafia. Marco
Santoro propone nel suo contributo la prospettiva della sociologia della
cultura nello studio della mafia come “problema sociale”, in relazione alla
costruzione sociale e mediatica del fenomeno.
Il lavoro che qui presentiamo si colloca sicuramente nel filone tracciato da
Santoro di riscoperta della prospettiva della sociologia della cultura, a partire
dall’assunto che:
“la mafia non possa comprendersi se non a partire da un’analisi e da una ricostruzione dei codici culturali che strutturano il discorso della società civile (e dello stato) e lo stesso discorso sociologico in quanto discorso sulla società civile (e a volte sullo stato). […] Definire la mafia come un sistema culturale significa riconoscere autonomia analitica a quelle dimensioni del fenomeno considerate dagli altri approcci secondarie o epifenomeniche: le dimensioni cioè simboliche, morali e cognitive che strutturano l’universo di senso del mafioso, il discorso della mafia,
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 21 -
offrendo al contempo gli ingredienti anche per la costruzione del discorso sulla mafia” (Santoro, 2007; p. 27).
1.3. La ricerca empirica sulle rappresentazioni della mafia
“Alla luce di tutto ciò, abbiamo individuato come oggetto della nostra
ricerca non la mafia direttamente, ma la sua rappresentazione sociale:
questa scelta, che significa muoversi su un livello di analisi meta, si fonda
sulla convinzione che in qualsiasi fenomeno sociale una componente
essenziale consiste nella percezione che si ha di esso, cioè nel come un
determinato fenomeno venga a configurarsi all’interno del sistema delle
conoscenze condiviso da un gruppo sociale” (Lo Cascio, G., 1983; p. 9).
Dall’analisi dei documenti relativi al movimento antimafia, in particolare
nella scuola, è emerso un risultato – per chi scrive – inaspettato10: a partire
dagli anni ’70, sono infatti numerose le esperienze di ricerca applicata sul
fenomeno mafioso e il tratto comune alla maggior parte di queste è proprio
l’analisi delle rappresentazioni sociali della mafia.
La storia della mafia e dell’antimafia è anche storia di importanti indagini
sociali11, a partire dall’inchiesta di Leopoldo Franchetti “Condizioni politiche
e amministrative della Sicilia” (Franchetti, 1877). Indagini e inchieste
caratterizzate sempre da una forte tensione sociale e civile degli autori nei
confronti di un oggetto di ricerca – la mafia – che necessariamente viene
affrontato come un problema sociale di fronte al quale il principio weberiano
di avalutatività12 risulta difficilmente applicabile.
Una stagione interessante – dal punto di vista della storia della ricerca sociale
– prende avvio con la ricerca di Ferrarotti, voluta dalla Commissione
parlamentare antimafia nei primi anni ’60. Dal 1963 al 1967 Franco Ferrarotti
e il suo gruppo di studio conducono la prima ricerca sociologica in provincia
di Palermo, nei comuni di Trappeto, Corleone e Bagheria e nel capoluogo:
10 Dalla Chiesa ha dato conto proprio di recente del processo di sostanziale rimozione della produzione scientifica e letteraria su mafia e antimafia avvenuto con la frattura degli anni ’92-’93 (cfr. dalla Chiesa, 2010a e 2010c). 11 Cfr. dalla Chiesa, 2010a e Santoro, 2010. 12 Cfr. Weber, 1958.
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- 22 -
“un’autentica ricerca sociologica capace di saldare piano oggettivo delle circostanze ambientali e piano della percezione soggettiva” (Ferrarotti, 1978; p. 15).
L’indagine prevedeva un disegno della ricerca molto complesso e ambizioso:
- una ricerca di sfondo su struttura demografica ed economica, condotta
attraverso osservazione, raccolta di documentazione, storie di vita,
interviste, testimonianze e colloqui informali;
- una survey strutturata con 1.000 questionari rilevati, composti di 78
domande tese ad indagare i motivi dell’accettazione del potere
mafioso;
- due approfondimenti su mobilità sociale ed evasione scolastica.
Per la prima volta la mafia – e le relazioni di potere che sottendono il
controllo mafioso del territorio – vengono studiate a partire “dalla percezione
della popolazione” (ibidem, p. 24), “in piazza, con i questionari e
l’osservazione partecipante e la raccolta delle storie di vita”13 (ibidem, p. 15):
“il dato più impressionante che se ne ricava, specialmente negli intervistati giovani, è la drammatica discrepanza fra le aspirazioni di vita dei singoli e le possibilità pratiche che offre l’ambiente sociale. Nessun dubbio che la mafia viva e prosperi nelle situazioni di cronica indigenza, economicamente e socialmente “strozzate”. Ma tutto questo va documentato per bocca degli stessi interessati; la ricerca diviene allora accertamento e nello stesso tempo presa di coscienza, operazione scientifica e operazione sociale e politica” (ibidem, p. 15).
Queste pagine – di grande valore storico e metodologico – richiamano due
differenti osservazioni. La prima riguarda la validità della teoria dell’anomia
di Merton nel dar conto – in un’ottica di analisi complessa e non univoca del
fenomeno – del consenso sociale di cui godono le organizzazioni mafiose e,
più in generale le organizzazioni criminali, sul territorio, in termini di
“dissociazione fra le aspirazioni che vengono prescritte culturalmente e le vie
strutturate socialmente per la realizzazione di queste aspirazioni” (Merton,
1968; p. 303). A nostro avviso, questa condizione di anomia – ovvero di
13 In queste pagine, tra l’altro, Ferrarotti critica aspramente sul piano metodologico l’analisi di Hess, in cui – secondo l’opinione del sociologo italiano – viene definita la mafia come sub-cultura legittimata dalla morale popolare, senza fondamenti empirici (Ferrarotti, 1978; Hess, 1970).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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discrepanza tra mete individuali e mezzi istituzionali per raggiungere tali
obiettivi – contribuisce a spiegare sia il consenso delle fasce sociali più deboli
sia l’accondiscendenza della cosiddetta zona grigia dei colletti bianchi: dal
basso si innesca un processo di identificazione in un modello di potere
perfettamente compatibile con il modello culturalmente condiviso; dall’alto si
sviluppa il meccanismo della convergenza degli interessi politici ed
economici tra gruppi di potere.
In questo senso, un interessante adattamento delle teorie di Durkheim e
Merton all’analisi del fenomeno mafioso si trova in un interessante lavoro di
Blandano e Cassarubea:
“Le situazioni di mancanza di norme, di “anomia” […], non interessano, in definitiva, solo la divaricazione tra mete comuni e mezzi istituzionalizzati che verrebbe a crearsi tra gli strati sociali in difficoltà, ma anche le sostituzioni e le ridefinizioni di tali mete e mezzi negli strati superiori, in una visione tutta particolare della società” (Blandano e Cassarubea, 1991; p. 67).
La seconda osservazione sulle parole di Ferrarotti riguarda la funzione
sensibilizzatrice del suo lavoro di ricerca, i cui risultati contribuiscono ad
aprire un acceso dibattito sulla mafia negli anni ’70, in particolare nella
scuola, a conferma del valore sociale del lavoro scientifico.
Successivamente, il pedagogista D’Alessandro e lo statistico Vaccina
realizzano un’indagine con questionario per valutare il peso dell’istruzione
nella consapevolezza sulla mafia tra gli studenti universitari. In particolare,
vengono indagati i valori di riferimento, il comportamento in caso di
testimonianza di un delitto, le definizioni e le cause del fenomeno mafioso, la
differenza tra mafia e delinquenza comune, le fonti di informazione primarie
sulla mafia, l’atteggiamento nei confronti dei mafiosi e di coloro che pensano
che la mafia non esiste (D’Alessandro e Vaccina, 1978).
“Tenendo presenti i concetti e le osservazioni emergenti dalle indagini più documentate e la molteplicità dei fattori implicati per la spiegazione così come per una radicale eliminazione del fenomeno, la nostra indagine è piuttosto centrata sul problema psico-sociologico e pedagogico sia della percezione che della mafia è rilevabile in determinate e determinanti (per ruolo e attiva presenza
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nell’”ambiente”) categorie di soggetti, sia dell’educazione contro la mafia, la mentalità mafiosa, l’omertà ecc., di un’educazione diretta a coinvolgere sempre più le masse, e i giovani in particolare, nella prospettiva di quello sviluppo socio-economico e culturale, multilaterale, dal basso, che è a fondamento della lotta popolare contro il sistema di potere mafioso” (ibidem, p. 191).
Inoltre, D’Alessandro presenta nel volume “Educazione ed emarginazione” i
dati di una ricerca con intervista – finalizzata ad analizzare gli atteggiamenti
nei confronti della mafia – che coinvolge 957 soggetti di tre aree diverse della
Sicilia: orientale, centrale ed occidentale (D’Alessandro, 1977)14.
A partire dei primi anni ’80, grazie ai finanziamenti stanziati in base alla
legge regionale 51/1980, di cui si parlerà nel prossimo capitolo, vengono
realizzate diverse ricerche – di taglio prevalentemente psicologico-sociale15 –
sulle rappresentazioni del fenomeno mafioso16: solo il primo anno –
1980/1981 – su 186 progetti finanziati, 8 sono presentati dalle Università, sei
dall’ateneo di Palermo e due dall’ateneo di Messina (Di Vita, 1986).
La Facoltà di Magistero di Palermo realizza una ricerca sperimentale
finalizzata alla:
“verifica della validità delle metodologie impiegate in scuole di diverso ordine e grado della Regione Siciliana per lo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità mafiosa” (ibidem; p. 22).
Il campione era di 801 studenti di scuola elementare e media a Palermo e
provincia, con gruppo sperimentale e gruppo di controllo costituito da
14 Si segnalano due domande particolarmente interessanti ai fini del presente lavoro, in quanto presenti – seppur con una formulazione leggermente diversa – anche nel questionario utilizzato per la ricerca tra gli studenti del Lazio: - Come pensa si possa combattere il fenomeno della mafia e della criminalità: mediante le forze dell’ordine, provvedimenti speciali (confino), inasprimento delle condanne, intervento educativo? - Quali delle seguenti attività Lei ritiene possano considerarsi di carattere mafioso: furto, estorsione, sequestro, taglie ai commercianti e agli imprenditori? (D’Alessandro, 1977). 15 In questo paragrafo vengono citate alcune ricerche di psicologia sociale realizzate negli anni ’80; successivamente altri importanti studi sul sentire mafioso vengono condotti all’Università di Palermo, secondo un approccio più strettamente clinico; cfr. Di Maria e Lavanco, 1995; Lo Verso, 1998. 16 La maggior parte di queste ricerche fa riferimento alla teoria di Moscovici, per il quale le rappresentazioni sociali corrispondono ad immagini e significati che ci permettono di orientarci in un mondo in continua fluttuazione: “I mass media hanno accelerato questa tendenza, moltiplicato questi cambiamenti e incrementato il bisogno di un legame fra le nostre scienze puramente astratte e le credenze in generale da una parte, e le nostre concrete attività, come individui sociali, dall’altra. In altre parole, c’è un continuo bisogno di ricostituire il «senso comune» o la forma di comprensione che crea il substrato di immagini e significati senza i quali nessuna collettività può operare” (Moscovici, 1989; p. 29).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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alunni che non hanno partecipato ad iniziative educative antimafia.
Sono stati predisposti tre strumenti: uno strumento di osservazione delle
dinamiche in classe per gli insegnanti; un questionario su valori e
atteggiamenti con approfondimento sulla droga; un test proiettivo con l’uso
di due disegni (figure-stimolo: un fatto di sangue e un’aula di tribunale) e la
scrittura di storie a partire dai disegni.
Lo strumento della narrazione viene usato anche dal gruppo di ricerca della
cattedra di Psicologia sociale della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Palermo al fine di indagare l’immaginario mafioso: vengono
raccolte 51 storie di mafia, di cui la metà scritte in gruppo da un campione di
117 studenti delle città di Palermo e Trapani; in un’altra parte della ricerca
viene sottoposto un questionario con 28 affermazioni – per le quali si chiede
di esprimere un giudizio di vero o falso – ad un campione di lavoratori Enel
e ad un campione di studenti di scuola superiore (Lo Cascio, 1986).
A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 a Reggio Calabria vengono svolte due
importanti ricerche in collaborazione tra il mondo della scuola e quello
dell’associazionismo, entrambe poi utilizzate come base di partenza per
ricerche successive.
Il “Centro studi Agape” e l’”Osservatorio Meridionale di Reggio Calabria”
realizzano alla fine degli anni ’80 – su committenza dell'Amministrazione
Provinciale – una ricerca su percezioni ed atteggiamenti dei giovani nei
confronti del fenomeno mafioso: sono stati intervistati 1908 studenti delle
ultime due classi delle scuole superiori della provincia con un questionario
composto da 3 sezioni e 38 domande chiuse17.
“Proteo fare sapere”, associazione nazionale di ricerca e formazione
17 Il questionario indaga rappresentazioni della mafia, rapporto con politica ed istituzioni, valori e atteggiamenti. Tra le domande più interessanti si segnala: Saresti disponibile a partecipare ad
iniziative concrete di lotta alla mafia?; cfr. Sergi, 1989. La ricerca è stata presentata nell’ambito del convegno svoltosi nel 1989 «Giovani, mafia, società: ruolo della scuola e percorsi educativi», nel cui ambito gli insegnanti hanno anche partecipato ad un corso di aggiornamento tenuto da Danilo Dolci, il quale non ha però voluto scrivere un contributo da inserire negli atti finali.
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promossa dalla CGIL, svolge nei primissimi anni ‘90 uno studio di caso sugli
atteggiamenti sul tema della mafia degli studenti di un liceo scientifico di
Reggio Calabria. Attraverso un questionario, sono state indagate alcune aree
tematiche: le definizioni di mafia, le fonti di informazione sulla mafia, il
ruolo della scuola (Serreri, 1994).
A partire dall’esperienza di Proteo fare sapere, il Circolo “Società Civile” di
Milano realizza successivamente un’indagine simile in un liceo scientifico di
Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, nell’anno scolastico 1992/1993:
“L’immaginario di questi studenti è dunque sostanzialmente quello della classica mafia-piovra, collegata tanto al potere politico quanto al ricatto economico quanto all’inefficienza dello Stato. […] questo quadro non può non essere letto senza vederci riflesso sia in positivo sia in negativo il profondo lavoro di scavo fatto dai mass media in genere (cronaca e cinema in testa) sia nella formazione della coscienza collettiva sul problema che nella sua sostanziale standardizzazione: un livellamento immaginifico, che tiene distanti i dati culturali del problema mafioso, continuandone a privilegiare per semplicità ed efficacia quelli economici, politici e di costume.” (Marturano, 1994; pp. 124-125).
A partire dalla sua nascita, avvenuta nel 1994, Libera ha poi proseguito in
Lombardia l’esperienza del Circolo Società Civile estendendo l’indagine a
tutta la regione18.
Tre ricerche importanti riguardano invece gli insegnanti: una organizzata dal
CIDI per indagare le difficoltà degli insegnanti nell’affrontare progetti di
educazione alla legalità (Lorenzi, Morrocchi, Pezzini, Savoia, 1990)19; la
seconda condotta da Blandano e Cassarubea su 663 insegnanti di scuole
elementari, medie e superiori di Palermo, tramite un questionario rielaborato
a partire da quello messo a punto dal centro Agape e dall'Osservatorio
Meridionale di Reggio Calabria20; infine, Esposito e Molinari, hanno
somministrato uno strumento complesso di tipo psicologico a 202 insegnanti 18 I dati della rilevazione del 1996 sono disponibili sul sito: http://fc.retecivica.milano.it/ 19 L’esigenza della ricerca nasce dalla constatazione del bassissimo ricorso ai finanziamenti regionali previsti dalla legge 51/1980, in media solo il 12,5% delle scuole della Sicilia aveva fatto ricorso ai finanziamenti (Morrocchi, 1994). 20 Il questionario mira ad indagare i seguenti ambiti tematici: rappresentazione sociale del fenomeno mafioso; processi educativi e di trasmissione di modelli valoriali negativi (paternalismo, familismo/familio-centrismo, autoritarismo,...); ruolo dell'insegnante; rapporto con le istituzioni (cfr. Blandano e Cassarubea, 1993).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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di Mantova, Macerata e Crotone, al fine di indagare la percezione e
rappresentazione sociale della mafia e le relazioni tra mafia ed educazione,
nell’ipotesi che la personalità mafiosa si strutturi secondo i tratti della
personalità autoritaria, ovvero dogmatismo, autoritarismo e familismo (Esposito
e Molinari, 1994).
Nel 1994 l’Istituto Superiore di Sociologia di Milano realizza una ricerca sulle
rappresentazioni di mafia e corruzione, nella quale sono stati coinvolti 150.000
italiani distribuiti tra Nord, Centro e Sud (Marturano, Pecchioli, 1994).
In tempi più recenti, si segnala la ricerca di Alessandra Dino sulla percezione
sociale dei collaboratori di giustizia (i cosiddetti “pentiti”): si tratta di una
indagine qualitativa per la quale sono stati intervistati 350 adulti provenienti
dalle nove province siciliane. La ricerca, condotta secondo un’ottica
costruzionista, ha messo in evidenza il ruolo importante dei mezzi di
comunicazione di massa nel determinare la percezione sostanzialmente
negativa dei collaboratori tra le persone comuni (Dino, 2006).
Dal 2007 il Centro Studi “Pio La Torre” svolge ogni anno un’indagine
conoscitiva sulla percezione del fenomeno mafioso, che ha riguardato negli
anni scolastici 2007/2008 e 2008/2009 le scuole superiori siciliane e che
dall'anno scolastico 2009/2010 è stata allargata anche alle scuole di altre
regioni d'Italia21. Attraverso un questionario strutturato ed alcune domande
aperte analizzate con tecniche di analisi dei testi, vengono approfondite le
seguenti dimensioni: percezione della mafia e atteggiamenti nei confronti del
fenomeno; rapporto tra mafia e politica; fonti di informazione e conoscenza
sulla mafia (in particolare scuola, famiglia e media); ruolo delle donne e della
Chiesa; rapporto tra mafia e immigrazione; problematiche legate al lavoro e
al contesto economico; valori e fiducia nei confronti delle istituzioni.
Infine, a partire dalla fondamentale esperienza del Centro “Pio La Torre”, 21 I risultati delle ricerche annuali vengono presentate nella newsletter del Centro, in particolare ai numeri: n. 16 del 2008, n. 16 del 2009, n, 15 del 2010, n. 15 del 2011. Cfr. Frazzica e Scaglione, 2010; http://www.piolatorre.it/aSudeuropa/
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Libera ha avviato nel 2009 delle indagini territoriali sulla percezione del
fenomeno mafioso tra gli studenti delle scuole superiori: la prima ricerca di
Libera è stata realizzata in Toscana, seguita da quella del Lazio oggetto del
presente lavoro. Si è partiti in regioni non a tradizionale presenza mafiosa
con l’obiettivo di indagare il ruolo della scuola e dei mezzi di comunicazione
nell’influenzare rappresentazioni e atteggiamenti degli studenti nei confronti
della mafia in generale e in riferimento al proprio contesto territoriale, in un
momento storico in cui la capacità delle organizzazioni criminali di penetrare
il contesto economico e politico del nostro Paese sembra non avere più
confini geografici.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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2. Rappresentazioni e azioni dell’antimafia sociale
"Intendiamo per antimafia quell'insieme di interventi e assunzioni di
responsabilità individuali e collettivi, privati e istituzionali, d'ordine operativo
e di impegno morale e ideologico, ma anche di incidenza conoscitiva, che da
qualche tempo a questa parte hanno caratterizzato il sorgere e lo sviluppo di
una coscienza antimafiosa, e più ancora di un movimento, di un processo di
rigetto della mafia, di contrapposizione e di lotta alla mafia, sia a livello privato
che istituzionale, con la conseguente formazione nell'ambito della società
isolana e nazionale di veri e propri anticorpi che lasciano intravvedere non solo
la ipotesi teorica, ma anche la prospettiva concreta che si possa sconfiggere e
debellare, un giorno o l'altro, la mafia"(Renda, 1989; p.37)
In questo capitolo analizziamo le azioni dell’antimafia facendo riferimento,
da un lato, ai contributi teorici di analisi storica e sociologica (non molti per
la verità) che si sono occupati dell’argomento e, dall’altro, all’esperienza di
osservazione partecipante svolta nell’ambito della collaborazione con
l’associazione Libera.
2.1. Un’ipotesi di lavoro
Nel presente lavoro si propone un’ipotesi definitoria di antimafia sociale, a
partire dalle analisi già presenti in letteratura e inevitabilmente condizionata
dall’esperienza sul campo maturata negli ultimi anni.
Non si tratta di una definizione univoca o esaustiva, quanto piuttosto di un
punto d’osservazione da allargare ed elaborare ulteriormente.
Intanto, è necessario precisare una difficoltà intrinseca nel descrivere un
oggetto complesso come l’insieme dei fenomeni che si caratterizzano per la
volontà esplicita di contrasto alle organizzazioni criminali di tipo mafioso,
ovvero di azioni sociali – messe in atto da attori collettivi, ovvero soggetti
della società civile o istituzioni – dotate di una precisa intenzionalità.
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L’analisi qui presentata ha inevitabilmente un grado elevato di
discrezionalità: pertanto, si rivela estremamente difficile tracciare confini
netti tra le differenti esperienze di antimafia. Possiamo identificare, infatti,
spinte dal basso provenienti dai movimenti sociali o dal mondo
dell’associazionismo, impegno istituzionale e politico dei settori più attenti al
tema della lotta alla mafia, movimento culturale di ricerca, informazione e
formazione teso a destrutturate stereotipi e mitologie in favore di conoscenze
approfondite. La distinzione analitica – necessaria in sede di analisi
sociologica – avviene ad un livello puramente concettuale. Ciò non deve far
perdere di vista che nel concreto manifestarsi storico-sociale degli eventi
dell’impegno sociale antimafia, più facilmente è possibile riconoscere delle
sinergie (o la mancanza di tali sinergie) tra: magistrati, forze dell’ordine ed
esponenti delle istituzioni impegnati sul fronte della repressione; movimenti
e associazioni che agiscono sul fronte del consenso e della promozione
sociale di un’etica opposta a quella mafiosa; intellettuali e giornalisti che
contribuiscono alla diffusione di conoscenze e informazioni sulle
organizzazioni criminali. Tali sinergie si compongono e scompongono in
dimensioni e spazi differenti, determinando un’evoluzione altalenante
dell’impegno antimafia.
L’ipotesi di chi scrive è che vi sia nella società italiana una sottovalutazione
delle azioni collettive che hanno portato negli ultimi anni a profonde
trasformazioni nella lotta alla criminalità organizzata nel nostro Paese: le luci
dei riflettori, infatti, sono puntate sulle azioni – importanti e fondamentali –
di forze dell’ordine e magistratura, con un registro narrativo marcatamente
poliziesco. Minore attenzione è invece riservata alle molteplici manifestazioni
di antimafia sociale – di cui si darà una panoramica nei prossimi paragrafi –
che contribuiscono ad indebolire le condizioni mafiogene della società
italiana.
Inoltre, mentre gli interventi legislativi e politici – almeno fino ai primi anni
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 31 -
’90 – vengono approvati e messi in atto come reazione “emotiva” ad un’azione
della mafia22, l’istituzionalizzazione di alcune iniziative importanti di
antimafia sociale avvengono – a partire dalla seconda metà degli anni ’90 –
grazie alla spinta dal basso dei movimenti, riferite soprattutto a: educazione
alla legalità nelle scuole, associazionismo anti-racket, sostegno alle vittime e
ai loro familiari, uso sociale dei beni confiscati. La spinta dal basso
“costringe” in qualche modo le istituzioni a legittimare e formalizzare
iniziative auto-gestite in politiche pubbliche, attraverso strumenti operativi
diversi come sportelli ed uffici, finanziamenti, interventi mirati e
pubblicizzati come tale.
Proponiamo, quindi, di analizzare l’oggetto complesso dei fenomeni di
antimafia sociale da due diversi punti di vista:
- i movimenti, che determinano una spinta dal basso: associazioni,
cooperative, iniziative editoriali e di informazione, movimenti in senso
stretto, etc.;
- l’istituzionalizzazione, dall’alto, di interventi specifici nelle politiche
pubbliche e nella scuola.
La relazione tra i due livelli – dal punto di vista analitico e da quello storico-
fattuale del concreto manifestarsi degli eventi – è ovviamente costante e
dialettica.
2.2. Il movimento antimafia
Si propone in questa sede di analizzare le caratteristiche principali del
movimento antimafia degli anni ’80 e ’90, per poi provare ad identificare gli
elementi di continuità e di mutamento rispetto alla mobilitazione civile e
sociale degli ultimi anni.
Una premessa importante riguarda il già richiamato deficit di conoscenza
22 Sulla risposta di tipo repressivo delle istituzioni come conseguenza delle manifestazioni della violenza mafiosa cfr. Violante, 2002; Paoli, 2007; La Spina, 2005; Forno, 2011.
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scientifica e, conseguentemente, di consapevolezza nel senso comune, della
grande tradizione della lotta alla mafia nel nostro Paese. Questa carenza si è
concretizzata, per esempio, nell’oscuramento del movimento calabrese e
campano, rispetto a quello siciliano, e nella falsa credenza che il movimento
antimafia sia nato solo nel 1992 come risposta alle stragi di Capaci e via
d’Amelio: in particolare negli ultimi anni, sia l’analisi scientifica storica e
sociologica, sia la produzione letteraria di tipo divulgativo si sono
concentrate prevalentemente sul caso siciliano – sicuramente paradigmatico
dei fenomeni mafia e antimafia – e sugli anni più recenti, operando una
sistematica selezione temporale e geografica23.
La storia delle lotte sociali contro la mafia è – almeno fino agli anni ’80 – una
storia prevalentemente siciliana e può essere suddivisa in tre fasi24.
La prima dai Fasci siciliani (1891-1894) al secondo dopoguerra (anni ’40 e
’50), caratterizzata da una sostanziale sovrapposizione tra movimento
contadino e sindacale e movimento antimafia e, quindi, da una forte
politicizzazione delle lotte di liberazione delle terre dei mafiosi, ispirate a
principi di eguaglianza e di redistribuzione.
La seconda, tra gli anni ’60 e ’70, in cui la contestazione al potere mafioso era
portata avanti da minoranze e opposizioni politiche, legate ad alcuni
personaggi chiave come Danilo Dolci o Peppino Impastato. Un ruolo
importante svolge in quegli anni anche la diffusione della relazione della
prima commissione parlamentare antimafia, dalla quale emerge il forte
consenso sociale di cui gode la mafia siciliana tra la popolazione. Questo dato
23 Sul movimento antimafia calabrese, è importante citare l’importante lavoro dell’Archivio web multimediale www.stopndrangheta.it; una recente ricostruzione del movimento antimafia calabrese nell’ambito della letteratura sociologica sui movimenti sociali, si trova nella tesi di laurea di Giulio Pizzuto, 2011. Sul movimento contro la Camorra, si cita il lavoro del Centro Regionale di Documentazione contro la Camorra, www.cdr-campania.org e il recente contributo di Pasquale Iorio sull’esperienza casertana (Iorio, 2011). 24 Sulla storia del movimento antimafia, cfr. Renda, 1993; Arlacchi e dalla Chiesa, 1987; Santino 2000 e Santino 2009. È interessante notare come la maggior parte degli studiosi più importanti di mafia siano al tempo stesso osservatori e attori impegnati nel movimento antimafia. Si citano anche gli importanti contributi di osservatori esterni: Jamieson, 2000; Schneider e Schneider, 2009.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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desta molto clamore e suscita la mobilitazione della coscienza civile degli
italiani (Renda, 1993).
La terza, il cui momento d’inizio è la reazione al delitto dalla Chiesa nel
settembre 1982, che vede la nascita di un vero e proprio movimento antimafia,
è caratterizzata dalla tensione all’impegno civile e dal coinvolgimento di tutto
il territorio nazionale. Gli anni ’80 vedono una grande mobilitazione civile in
tutta Italia, in particolare a partire dalle scuole, dall’impegno degli insegnanti
– prevalentemente donne e meridionali – e degli studenti.
Un altro momento topico è rappresentato dal 1992: il Paese intero – e non
solo la Sicilia – è scosso dalle stragi di Capaci e via d’Amelio e dalla
cosiddetta strategia “stragista” dei corleonesi, che si manifesta con gli
attentati del 1993 a Roma, Firenze e Milano.
La mobilitazione sociale e civile della cittadinanza contro la mafia – in
analogia con gli altri movimenti sociali (Melucci, 1982) – ha ovviamente
avuto un andamento carsico, una storia ciclica, con momenti di maggiore
visibilità e altri di latenza: in particolare, fino alla prima metà degli anni ’90,
l’azione collettiva contro la mafia – così come la risposta repressiva dello
Stato – è stata caratterizzata da una dinamica prevalente di reazione rispetto
all’attacco da parte di Cosa Nostra nei confronti delle istituzioni che più si
erano spese nella lotta alla criminalità organizzata, con i picchi maggiori in
corrispondenza degli eventi già richiamati del 1982 e del 199225.
Lo storico Francesco Renda mette in evidenza come lo straordinario
movimento antimafia emerso come risposta alle stragi del '92 – e gli stessi
successi della lotta repressiva alla mafia da parte delle istituzioni – siano in
25 Queste date vengono comunemente ricordate per la morte di tre importanti simboli dell’antimafia, ma è importante sottolineare che molte sono state le vittime di questi eventi. Il 3 settembre 1982 assieme al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa muoiono anche la giovane moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Il 23 maggio 1992 a Capaci, con Giovanni Falcone perdono la vita anche la moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Il 19 luglio 1992 a via d’Amelio muoiono, oltre a Paolo Borsellino, gli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenco Li Muli, Walter Eddie Cosina e Walter Traina.
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realtà il risultato di una lunga storia di resistenza e mobilitazione della
società civile siciliana ed italiana:
"In concreto, dunque, fin da allora [1987], il movimento di resistenza alla mafia fu inteso e rappresentato come movimento di crescita e sviluppo di una coscienza antimafiosa, che era quanto dire come reazione di una cultura antimafiosa, come diffusione di una mentalità antimafiosa, come pratica di una morale antimafiosa, come comportamento di un costume antimafioso, come filosofia di una vita antimafiosa. Resistenza alla mafia quindi come processo generale di rigetto della mafia, come formazione nell'ambito della società di veri e propri anticorpi che la immunizzino dalla inquietante aggressione mafiosa, come affermazione di nuovi soggetti sociali antimafiosi con un loro modo muovo di agire capace di ridurre giorno dopo giorno la presa della mafia negli spazi della vita pubblica e privata. Anche il fenomeno dei mafiosi che accettano di collaborare con la Giustizia è da ascrivere come risultato della crescita della coscienza sociale antimafiosa" (Renda, 1993; p. 9).
Nel movimento antimafia degli ultimi trent’anni possiamo individuare una
serie di attori tra i protagonisti principali:
- associazioni e soggetti di terzo settore;
- donne e familiari di vittime di mafia;
- studenti ed insegnanti.
Nei primi anni ‘90 Ramella e Trigilia hanno analizzato 80 associazioni
antimafia26 nel Sud Italia, attraverso un’indagine con questionario (Ramella e
Trigilia, 1996). Gli autori mettono in relazione il fenomeno
dell’associazionismo antimafia con la crescita più generale delle associazioni
culturali nel Mezzogiorno. Le associazioni vengono distinte in specializzate –
nate a partire dalla centralità del tema della lotta alla criminalità organizzata
– e non specializzate – nelle quali la lotta alla mafia costituisce uno degli
impegni dell’associazione. Viene messo in evidenza, inoltre, che le
associazioni considerate sono per la maggior parte nate abbastanza
recentemente, in particolare quelle specializzate, e hanno in generale
26 È interessante segnalare la modalità di costruzione dell’universo delle associazioni, definito a partire da: i dati del censimento delle associazioni culturali condotto da Imes e Formez nel 1992/93 (cfr. Trigilia, 1995); le adesioni a Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e al cartello Palermo Anno Uno; una lista fornita dal Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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dimensioni abbastanza ridotte. Le attività principali sono di tre tipi:
educativo-culturale, quindi di prevenzione; informativo-conoscitivo, quindi
di sensibilizzazione; di mobilitazione della società civile e partecipazione in
senso stretto. Confrontando le associazioni antimafia con quelle definite di
“mobilitazione pubblica”27, gli autori individuano una maggiore presenza di
giovani, soprattutto studenti, e donne, persone di ceto medio e altamente
istruite. Gli iscritti, inoltre, si caratterizzano, da un lato, per la vicinanza al
mondo cattolico e, dall’altro, per la forte politicizzazione:
“L’esistenza di esperienze politiche nella biografia dei fondatori e degli attuali responsabili, oppure la presenza nel nucleo dei dirigenti e degli impegnati di “politici di professione”, sembra infatti predisporre le associazioni verso forme di mobilitazione pubblica e di impegno civico. Tuttavia, è plausibile ipotizzare anche la relazione inversa. Ovvero che la mobilitazione della società civile favorisca un processo di politicizzazione dal basso che finisce per richiamare l’attenzione dei soggetti politici tradizionali verso i luoghi in cui si registra una partecipazione effettiva dei cittadini. In alcuni casi questo può esporre le associazioni alla “penetrazione” dei professionisti della politica, mossi dalla ricerca di nuovi canali di consenso in una fase di difficile transizione dalle vecchie identità politiche e fonti di legittimazione” (ibidem; pp. 37-38).
Il ruolo dell’associazionismo antimafia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni
’90 viene messo bene in evidenza dalla capacità delle associazioni di favorire:
“processi di comunicazione che, sommandosi a forme embrionali di organizzazione, agevolano la mobilitazione collettiva. È in esse che si costruisce il senso dell’azione. Al loro interno, inoltre, si generano quelle micro-identità e solidarietà di gruppo che permettono di superare le inerzie e i vincoli che ostacolano, a livello individuale, la partecipazione pubblica” (ibidem; p. 35).
Per quanto riguarda il contributo dei familiari delle vittime di mafia28, un
contributo importante è l’analisi di Donolo e Turnaturi, dal titolo importante
Familismi morali (Donolo e Turnaturi, 1988):
“In quanto madri, mogli, vedove, si è cittadine. Il ruolo nella struttura familiare è già socializzato, riferibile a una sfera più ampia, può anche in contesti determinati diventare direttamente politico, in quanto rilevante per la vita della democrazia” (ibidem; pp. 168-169).
27 Le associazioni di mobilitazione pubblica sono definite come “gruppi che hanno avviato azioni collettive e di impegno sociale su problemi di rilevanza pubblica” (Ramella e Trigilia, 1996; p. 29). Sulle associazioni culturali e di mobilitazione pubblica, cfr. Trigilia, 1995 e Ramella, 1995. 28 Sulle donne familiari di vittime impegnate attivamente nel movimento antimafia cfr. dalla Chiesa, 2006.
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Analizzando alcune forme di mobilitazione, più o meno formalizzate, di
familiari di vittime (mafia, terrorismo, droga), gli autori mettono in evidenza
la ridefinizione del rapporto tra pubblico e privato che si attua in questo tipo
di azione sociale:
“si scopre nel privato una rilevante dimensione pubblica, una storia collettiva, una radice nascosta della democrazia e dello stato di diritto” (ibidem; p. 169).
Il risveglio delle coscienze, partito nel 1982, vede come ambito privilegiato la
scuola: giovanissimi studenti dei licei e i loro insegnanti organizzano in tutta
Italia momenti di approfondimento, assemblee numerosissime e cortei
ancora più partecipati (dalla Chiesa, 1983 e 1987). Non sono soltanto gli
studenti siciliani a mobilitarsi: gli studenti campani si mobilitano in massa
contro la Camorra e presentano un decalogo del buon amministratore, che
riceve una fredda accoglienza nel mondo degli adulti; gli studenti calabresi,
in particolare nella Piana di Gioia Tauro, si mobilitano contro la ‘ndrangheta,
quasi del tutto ignorati dalla stampa nazionale29 (dalla Chiesa, 1983).
Ma anche nelle città del Centro e del Nord Italia si organizzano assemblee e
manifestazioni importanti: per la prima volta si assiste al passaggio da una
propensione prevalentemente solidaristica nei confronti del Sud, ad un:
“movimento direttamente partecipe, anche se in modo spesso istintivo, di uno scontro che ha per oggetto il tipo di civiltà e di organizzazione del potere” (dalla Chiesa, 1987; p. 118).
C’è in questo movimento un grande spessore culturale (ibidem): la voglia di
capire, studiare, conoscere. Fioriscono i convegni e i momenti di
approfondimento, organizzati sia dagli studenti sia dagli insegnanti. I
sindacati e le associazioni professionali, come il CIDI e Proteo Fare Sapere,
vengono travolti da questa ondata e si fanno a loro volta protagonisti della
riflessione sul ruolo della scuola nella lotta contro le mafie (CIDI, 1984;
Serreri, 1990; Agape, 1990).
Questo movimento si caratterizza poi per essere al tempo stesso pro-sistema e
29 Importanti documenti dei movimenti calabresi e campani si trovano in Serreri, 1990.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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anti-sistema:
“Pro-sistema perché non si propone di ribaltare o di mutare sensibilmente i fondamenti costituzionali, i termini del contratto sociale, ma semplicemente di farne rispettare i contenuti essenziali. Antisistema perché contesta alla radice la qualità dell’ordine sociale che si è andato concretamente disegnando negli ultimi quattordici-quindici anni, ponendo di fatto quella che è la prima, vera «questione istituzionale», ossia quella dell’espulsione del potere criminale dallo Stato” (dalla Chiesa, 1983; p. 58).
Il movimento antimafia degli anni ’80 può sicuramente essere collocato tra i
cosiddetti nuovi movimenti sociali, che si caratterizzano per una minore
connotazione di tipo strettamente sociale e di classe e per un maggiore
scontro sui valori culturali, etici e civili della società (Touraine, 1982; Melucci,
1982).
Nonostante il movimento abbia avuto un carattere nazionale, il teatro
principale è stato sicuramente la città di Palermo, che per tutti gli anni ’80 e
’90 ha vissuto una straordinaria stagione di rinnovamento culturale e politico
e di risveglio della società civile30. Uno dei tantissimi esempi che
testimoniano la passione civile e la forte carica emotiva che vivevano in
quegli anni nella città si può trovare in Liberarsi dal dominio mafioso, “una
sorta di manuale di resistenza e di ribellione per i cittadini ancora in grado di
reagire” scritto subito dopo le stragi del ‘92, nel quale si propone al cittadino
comune – per passare dalla rivolta emotiva all'azione – di agire sui diversi livelli
conoscitivo, etico, politico, economico, pedagogico:
"Primo. Conoscere davvero la mafia. Per decenni in Sicilia della mafia non si pronunziava neppure il nome. Tranne pochi studiosi e militanti, la gente dubitava persino che esistesse. Poi, soprattutto dopo l'assassinio del generale dalla Chiesa e della giovane moglie, il silenzio si è rotto anche in ampie fasce dell'opinione pubblica: romanzi, film, associazioni, conferenze, processi, leggi nazionali e regionali... Ma, come purtroppo accade in questi casi, l'inflazione delle parole ha finito con lo stancare il pubblico che è così passato dal rischio dell'ignoranza al rischio della presunzione. No, non è vero che della mafia sappiamo abbastanza" (Cavadi, 2003; p.9).
30 Tra le esperienze più importanti si citano: il Coordinamento antimafia, la Rete, Palermo anno uno, il Comitato dei lenzuoli. Cfr. Santino, 2000 e Santino, 2009; dalla Chiesa, 1993; Blando, 1996; Schneider e Schneider, 1996; Schneider e Schneider, 2009.
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A partire dalla seconda metà degli anni ’90 si registra un’inversione di
tendenza: da un lato, l’affievolimento della spinta emotiva post-stragi e,
dall’altro, gli importanti successi nel contrasto di tipo repressivo a Cosa
Nostra portano ad una progressiva dis-attenzione pubblica sul fenomeno
mafioso. Nonostante gli avvertimenti di molti sulle nuove strategie mafiose,
comincia a diffondersi la percezione di una mafia – siciliana e non solo – più
debole e uno Stato più forte (cfr. Violante, 1997). Nel frattempo, Cosa Nostra
alla guida di Bernardo Provenzano mette in atto una strategia di
inabissamento dell’organizzazione, mentre le altre organizzazioni criminali –
Camorra e ‘Ndrangheta – rafforzano i loro traffici illegali ed estendono il loro
controllo del territorio ben oltre le regioni a tradizionale insediamento,
protette dall’effetto cono d’ombra dell’attenzione su Cosa Nostra (dalla Chiesa,
2010b).
Lontano dai riflettori, le ondate carsiche di mobilitazione emotiva in risposta
alla violenza mafiosa lasciano pian piano il posto alla costruzione di
iniziative e progetti di tipo propositivo più che reattivo. In questo processo,
gioca sicuramente un ruolo importante la nascita di Libera. Associazioni, nomi
e numeri contro le mafie come rete di associazioni e persone che per la prima
volta riesce a costruire un progetto stabile nel tempo (Forno, 2011).
Libera nasce nel 199531 dalla volontà politica di alcuni personaggi di spicco
della lotta alla mafia come Don Luigi Ciotti, Luciano Violante e Giancarlo
Caselli e dall’impegno delle grandi associazioni nazionali provenienti dal
mondo cattolico (ACLI, Agesci, CISL, etc.) e dal mondo sociale della sinistra
progressista (ARCI, Legambiente, CGIL, UISP, etc.).
Le iniziative che fin da subito caratterizzano l’identità e la proposta politica
dell’associazione sono la raccolta firme per la legge sull’uso sociale dei beni
31 Sulla nascita di Libera, cfr. Ciotti, 1995 e Ciotti, 2011. In generale, sull’analisi del movimento antimafia più recente e sulle caratteristiche di Libera, la sottoscritta fa riferimento prevalentemente alla propria condizione privilegiata di osservatrice partecipante/partecipante osservatrice dell’antimafia sociale negli ultimi anni. La maggior parte delle informazioni citate nelle pagine seguenti è disponibile sul sito dell’associazione: www.libera.it
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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confiscati ai mafiosi e ai corrotti nel 199632 e l’organizzazione della Giornata
della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime di mafia ogni 21
marzo, primo giorno di primavera.
Tre sono i pilastri dell’associazione nei primi anni:
- la memoria delle vittime di mafia e la costruzione della rete dei
familiari di vittime;
- l’impegno per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie;
- l’educazione nelle scuole e la formazione extra-scuola.
Negli anni la rete si allarga: sono necessarie varie modifiche allo statuto
dell’associazione per permettere anche ai singoli di aderire e agli associati di
organizzarsi – come avviene oggi – in coordinamenti regionali e provinciali e
in presidi territoriali33. La crescita di tipo esponenziale non si registra solo dal
punto di vista organizzativo, ma anche in termini di proposta: accanto ai
settori storici, si sviluppano nuovi ambiti di attività come l’internazionale, i
campi di volontariato sui beni confiscati, lo sport, l’università,
l’informazione, etc.
Segnaliamo tre caratteristiche particolarmente interessanti del movimento
costruito da Libera:
- la capacità di costruire partecipazione dal basso e, allo stesso tempo,
cercare e pretendere una forte sinergia con le istituzioni locali e
nazionali alle quali si chiede un impegno coerente e costante nella
lotta contro la criminalità organizzata;
- la complementarietà tra i momenti di memoria, denuncia, formazione
e informazione e i percorsi di impegno e cambiamento concreto della
realtà sociale;
32 La proposta di legge di iniziativa popolare viene accolta dal Parlamento e – con l’esclusione della confisca ai corrotti, presente nella proposta di Libera – diviene la Legge 109/96 “Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati”, che prevede l’uso a scopo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. 33 Nel bilancio sociale di Libera per il 2010 vengono censite più di 200 basi locali, tra coordinamenti e presidi, presenti ormai in tutte le province: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3576
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- la proposta di un’antimafia dei diritti e delle opportunità (Ciotti, 1995; p.
21) che sappia tenere insieme, da un lato, l’istanza di giustizia e
rispetto delle leggi e, dall’altro, la costruzione delle condizioni di
eguaglianza e cittadinanza sociale.
Per quanto riguarda il primo punto, si può osservare una certa continuità con
il movimento antimafia degli anni ’80 nel costruire un rapporto con le
istituzioni che sia al tempo stesso di confronto e di rivendicazione. La novità
può essere rintracciata nella continuità dell’impegno e nella capacità di
tessere le maglie di una rete sempre più fitta e ben organizzata, che diventa
punto di riferimento imprescindibile per i soggetti istituzionali e per gli altri
soggetti sociali e politici sul territorio. Da questo punto di vista, si osserva –
in particolare negli ultimi anni – un passaggio importante da una formula
organizzativa leggera e flessibile di mobilitazione collettiva ad un progetto
dotato di una organizzazione più stabile e strutturata. Un esempio
particolarmente significativo di questo processo di trasformazione ancora in
corso può essere rintracciato nelle manifestazioni annuali in occasione del 21
marzo34, la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le
vittime di mafia. Negli ultimi anni, infatti, si è verificato un salto di qualità
nella partecipazione alla manifestazione nella quale vengono ricordati tutti i
nomi – circa 800 – della lunga lista di tutte le vittime di mafia che Libera
raccoglie e si impegna a far conoscere: dal Nord al Sud35, le manifestazioni
sono state sempre più numerose e con Torino, Milano e Genova – dove si
svolgerà il 17 marzo del 2012 – l’associazione ha iniziato a sollevare il tema
del radicamento della criminalità organizzata al Nord, ben prima che le
grandi indagini e operazioni contro la ‘Ndrangheta in Lombardia
34 La Giornata è celebrata il 21 marzo di ogni anno dal 1996: Libera propone l’istituzionalizzazione di questa data perché – essendo il primo giorno di primavera – consente di ricordare tutte le vittime senza identificazione esclusiva con una vittima eccellente piuttosto che un’altra. La manifestazione nazionale si svolge il sabato più vicino al 21 marzo, per agevolare la partecipazione, mentre il 21 si svolgono iniziative commemorative in tutte le città. 35 Le manifestazioni si sono svolte: nel 2006 a Torino, nel 2007 a Polistena, nel 2008 a Bari, nel 2009 a Napoli, nel 2010 a Milano e nel 2011 a Potenza.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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imponessero l’argomento alla ribalta mediatica.
Memoria e impegno, denuncia e cambiamento, appunto. Sono diversi i casi
in cui Libera ha lanciato un allarme, ha presentato dati e posto problemi
preventivamente, ovvero prima che politica e media si accorgessero che
qualcosa non andava. Solo per fare qualche esempio:
- Le infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post-terremoto a L’Aquila,
dove a giugno 2009 Libera ha dato vita ad un osservatorio:
“per monitorare le fasi della ricostruzione e tenere sempre accese le antenne su quello che accade in Abruzzo, soprattutto quando calerà il silenzio. Sin dalle prime ore - si prosegue nella nota - abbiamo denunciato il rischio incombente delle infiltrazioni mafiose nella rimozione delle macerie e l'attenzione sui soldi che arriveranno per la ricostruzione. Il nostro compito sarà di porre domande e trovare delle risposte"36.
A giugno 2010 la Procura della Repubblica de L’Aquila apre le
indagini sulla ricostruzione37.
- Le scommesse clandestine e il riciclaggio di denaro nel calcio,
segnalate nel dossier Le mafie nel pallone (Poto, 2010), promosso da
Libera in incontri e iniziative in tutta Italia. Nel mese di dicembre 2011
esplode il caso delle partite truccate e delle scommesse organizzate
dalla Camorra e da un’associazione mafiosa asiatica38.
- Peppe Ruggiero, responsabile stampa di Libera, è autore de L’ultima
cena (Ruggiero, 2010), in cui sono presentati alcuni gravi casi di
sofisticazione alimentare da parte della Camorra. Anche questo libro è
diventato uno strumento per l’associazione per fare opera di denuncia
e informazione su un tema lontano dai riflettori. A giugno 2011
Coldiretti e Eurispes presentano Agromafie. 1° Rapporto sui crimini
agroalimentari in Italia.
36 Dichiarazioni dell’Ufficio stampa di Libera, in “Terremoto: osservatorio ricostruzione attivato da Libera a L’Aquila”, Agenzia ANSA del 5 giugno 2009. 37 Sul terremoto del L’Aquila e le infiltrazioni mafiose in Abruzzo, cfr. Libera, 2010, Dossier Abruzzo, in “SITe.It giornale on line”, n. 0. 38 Cfr. Giuliano Foschini e Marco Mensurati, “Scommesse, spunta la Camorra”, in La Repubblica, 20 dicembre 2011.
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Ovviamente in nessuno dei tre esempi sopracitati – così come per la presenza
della criminalità organizzata al Nord – le denunce di Libera sono uniche ed
isolate. Al contrario, Libera non è mai solo Libera: è sempre associazioni, nomi e
numeri, ovvero una rete – più o meno aperta – di persone e soggetti
organizzati che costruiscono ogni giorno un movimento ben più ampio
dell’organizzazione stessa. E ovviamente oltre – e spesso e volentieri con –
l’associazione, molte sono le realtà associative che svolgono un lavoro
importantissimo di informazione e conoscenza sul fenomeno mafioso: si
pensi ai rapporti annuali di Legambiente sulle ecomafie, al lavoro di studio e
ricerca del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” sotto la
guida di Umberto Santino o del Centro Studi “Pio La Torre” diretto da Vito
Lo Monaco, o ancora al sostegno alle associazioni antiracket e antiusura da
parte di SOS Impresa e della FAI (Federazione delle associazioni antiracket e
antiusura italiane)39.
L’aspetto importante da sottolineare è la capacità di trasformare un’occasione
di approfondimento in percorso di mobilitazione. Nando dalla Chiesa –
analizzando l’esperienza del corso di “Sociologia della criminalità
organizzata” all’Università Statale di Milano – descrive questo processo in
termini di moltiplicatore pedagogico:
“Con tale termine intendiamo il meccanismo di allargamento – talora a macchia d’olio, talora come in una raggiera a catene – del ruolo del corso e della sua influenza culturale e civile […]. La tesi più plausibile è che non sia il corso di per sé a innescare questo moltiplicatore. Ma che all’origine di quest’ultimo stia la riserva (sottostimata, ripetiamo) di sensibilità e disponibilità civile e culturale esistente nel sistema sociale, in particolare nella sua componente giovanile istruita” (dalla Chiesa, 2011; p. 29).
39 Com’è giusto che sia, non tutto ciò che si muove nell’antimafia è necessariamente targato Libera: nei confronti delle moltissime altre realtà che oggi contribuiscono con azioni ed iniziative alla costruzione del movimento antimafia in Italia, Libera cerca sempre di mantenere uno stile il più possibile sobrio e di massimo rispetto della rispettiva autonomia. Pur non mancando qualche esempio di frattura e lacerazione – come nel caso della divisione tra FAI, guidata da Tano Grasso, e SOS Impresa, guidata da Lino Busà, o della fondazione dell’associazione Familiari Vittime di Mafia, di cui è presidente Sonia Alfano – è possibile affermare che si registra un buon coordinamento tra le diverse realtà.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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E in effetti questo schema sembra applicabile anche alle tante iniziative di
dibattito e approfondimento che poi producono a loro volta la nascita di
presidi sul territorio, la partecipazione ai campi di volontariato sui beni
confiscati, l’organizzazione di un pullman per il 21 marzo, etc. E nella
maggior parte dei casi i nuovi militanti di Libera sono giovani e giovanissimi
che negli ultimi anni stanno allargando gli spazi che l’associazione mette loro
a disposizione e costruendo una società antimafiosa in movimento (ibidem):
“I ragazzi hanno bisogno di essere protagonisti. Loro non ce lo dicono, o magari lo fanno a modo loro, con un linguaggio che non sempre riusciamo immediatamente a comprendere. Per questo non bisogna dare loro solo “un posto”, ma “fare loro posto”, intercettando i loro interessi, le loro aspirazioni, e creando le condizioni affinché possano svilupparsi. Non considerarli “contenitori” da riempire, ma persone capaci, creative, alla ricerca della loro strada, del loro modo di esprimersi” (Ciotti, 2009; p. 423).
Libera diventa così organizzazione che produce cambiamento. Il settore che
più testimonia questo aspetto è sicuramente quello dei beni confiscati: nel
2001 nasce la prima cooperativa sociale Libera Terra, intitolata a Placido
Rizzotto, che per liberare i terreni dei latifondisti si è scontrato contro la
mafia perdendo la vita. Da quel momento si apre la strada all’antimafia che si
mangia, che dà lavoro, che cambia l’economia e trasforma la società40. Un’idea
innovativa che oggi si è evoluta nell’agenzia “Cooperare con Libera Terra -
Agenzia per la promozione cooperativa e della legalità”, nata nel 2006 in
collaborazione con Legacoop: le Coop e le botteghe del commercio equo e
solidale di tutta Italia vendono i prodotti a marchio Libera Terra, prodotti da
cooperative che Libera fa nascere e accompagna fino al raggiungimento della
piena autonomia economica ed organizzativa41. Inoltre, ogni anno migliaia di
40 Luigi Ciotti afferma a proposito della legge 109/96: “Da quella legge sono nati tanti piccoli baluardi di una cultura antimafia. Una cultura in grado di dare una risposta a Pietro Aglieri, un affiliato a “Cosa Nostra” che nel 1997 disse ai magistrati che lo interrogavano: «Quando voi venite a parlare di legalità, di giustizia, di rispetto delle regole, di civile convivenza, i nostri ragazzi vi ascoltano e vi seguono. Ma quando questi ragazzi diventano maggiorenni e cercano un lavoro, una casa, assistenza economica e sanitaria, a chi trovano? A voi o a noi? Dottore, trovano solo a noi»” (Ciotti, 2011; p. 75). 41 Sui beni confiscati e l’esperienza di Libera Terra, cfr. Libera, 2008, Book formativo. L’uso sociale
dei beni confiscati, Roma e Libera Informazione (a cura di), 2010, Beni confiscati alle mafie: il potere
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 44 -
giovani scout e studenti da tutta Italia decidono di passare dieci giorni delle
proprie vacanze estive in un bene confiscato: nell’ambito del progetto E!state
Liberi!, nel 2011 sono stati organizzati più di trenta campi di volontariato in
beni del Sud ma anche del Nord Italia, sia per singoli partecipanti sia per
gruppi organizzati.
Questo processo di trasformazione di consumi e stili di vita in chiave
antimafia viene raccontato e spiegato da Francesca Forno in La spesa a pizzo
zero (Forno, 2011), nel quale vengono analizzate, in particolare, le esperienze
siciliane di Addio Pizzo, di Libera Terra e di diffusione dell’agricoltura
biologica e dei gruppi di acquisto solidale. L’autrice evidenzia l’importante
contaminazione tra movimento antimafia e movimento dei movimenti: da un
lato, si propongono consumi consapevoli finalizzati al contrasto
dell’economia mafiosa e, dall’altro, si promuove un’economia libera dalle
mafie e fondata sul rispetto dell’ambiente, del biologico e dei diritti dei
lavoratori e dei consumatori.
Queste ultime considerazioni ci portano all’ultimo punto, relativo alla
proiezione verso la giustizia sociale, più che verso il giustizialismo, che ci
sembra che differenzi il movimento costruito da Libera dal movimento degli
anni ’80. Gli antropologi Peter e Jane Schneider – nella loro ricerca sul campo
sul movimento antimafia siciliano tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 –
hanno cercato di analizzare le dinamiche del movimento attraverso la lente
del concetto di giustizia sociale e a partire dalla constatazione del declino di
una lettura di classe del fenomeno mafioso (Schneider e Schneider, 1996). Gli
antropologi – dal loro punto di vista di osservatori esterni e stranieri –
pongono l’attenzione sulle motivazioni legate al lavoro e alle disuguaglianze
sociali alla base delle divisioni che si sono determinate negli anni all’interno
del movimento: si sarebbe determinata una dicotomia tra chi pretendeva
un’intransigenza legalitaria soprattutto nel rapporto con le istituzioni e dei segni, Agenzia per le Onlus, Milano.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 45 -
l’economia e chi difendeva la necessità di affrontare i problemi delle classi
sociali più deboli relativi prevalentemente alla casa e al lavoro (Schneider e
Schneider, 2009). Libera ha cercato di superare questa dicotomia. Santino
(2009) racconta che nel 2002 a Palermo una delle tante crisi legate al problema
abitativo è stata superata grazie all’impegno di Libera e dell’allora
commissario governativo Margherita Vallefuoco, consentendo l’assegnazione
temporanea di settanta alloggi confiscati ai senzatetto in situazioni di disagio.
L’impegno per il lavoro e per il riutilizzo dei beni confiscati rendono davvero
sociale l’antimafia.
Ad una prima conclusione di questa analisi del movimento antimafia, ciò che
preme sottolineare è lo stretto legame tra teoria e prassi che lega in un
rapporto circolare l’impegno antimafia ad una rappresentazione del
fenomeno mafioso complessa e completa; un legame che si costruisce
socialmente e si alimenta grazie alla partecipazione civile, da un lato, e alla
riflessione analitica, dall’altro.
2.3. Politiche pubbliche ed istituzioni
“Avendo quindi come riferimento il “sistema sociale” e non la “mafia” o le
“organizzazioni mafiose” sarà più facile adottare una ricerca e una prassi che
superino l’approccio repressivo orientato alla soppressione, ma anche quello
preventivo, orientato ad evitare che qualcosa avvenga, a favore di un nuovo
modo di vedere e di agire che chiamerei trasformativo, orientato cioè a superare
una condizione riconosciuta, nella quale tutti siamo inseriti, impegnato a far
evolvere un sistema del quale tutti facciamo parte” (Sanfilippo, 2005; p. 13)
Le azioni dell’antimafia si rappresentano e concretizzano anche nella forma
delle politiche pubbliche42: in particolare, in questo paragrafo vengono presi
in considerazione alcuni tipi di politiche che rappresentano di fatto
l’istituzionalizzazione delle proposte messe in campo dal basso da movimenti e
42 Per politica pubblica si intende l’insieme delle azioni messe in atto da un’istituzione per affrontare un determinato problema; sull’approccio della public policy analysis, cfr. Howlett e Ramesh, 1995.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 46 -
terzo settore.
La Spina applica tra i primi l'approccio dell'analisi delle politiche pubbliche
allo studio del fenomeno mafioso nel suo lavoro “Mafia, legalità debole e
sviluppo del Mezzogiorno”, proponendo un'importante tipologia finalizzata
a distinguere tra politiche dirette e indirette di contrasto alla criminalità
organizzata. La Spina identifica, prima di tutto, le “politiche che mirano ad
aggredire direttamente la mafia” (La Spina, 2005; p. 13):
− norme incriminatrici, che identificano specifiche tipologie di reato, per
es. il 416 bis;
− poteri investigativi e misure preventive (intercettazioni, restrizioni
delle libertà personali, misure patrimoniali preventive, etc.; per es. la
legge 575/65);
− contrasto delle transazioni finanziarie sospette e del riciclaggio;
− utilizzo di collaboratori e testimoni di giustizia;
− processi di mafia e orientamenti giurisprudenziali;
− pene e regime carcerario (art. 41bis c.p.);
− sequestro e confisca dei patrimoni acquisiti illegalmente.
Le politiche antimafia possono essere ulteriormente specificate allargando e
integrando la tipologia proposta da La Spina. Si possono ridefinire le
politiche dirette nei termini più ampi di attività e strumenti investigativi e
repressivi messi a punto e realizzati dalle istituzioni, dalle forze di polizia e
dalla magistratura, finalizzati al contrasto dei reati che caratterizzano le
attività delle organizzazioni mafiose. Com'è ovvio che sia – ma non scontato
– il contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, se vuole essere
serio e credibile, deve necessariamente partire da questo tipo di politiche, che
possono essere considerate necessarie e prioritarie, seppur non sufficienti.
Successivamente, l'autore descrive le “politiche che riguardano la società
civile e le pubbliche amministrazioni e soltanto indirettamente la mafia”
(ibidem; p. 13), ovvero che:
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 47 -
“tentano di promuovere una cultura della legalità e la reazione della società civile contro la mafia, o di rendere le pubbliche amministrazioni e le loro attività più impermeabili ad essa, o infine di potenziare le capacità e il rendimento delle forze di polizia” (ibidem; p.66).
Queste politiche sono:
− prevenzione di racket e usura (fondo di sostegno alle vittime,
promozione dell'associazionismo, creazione di un commissario
straordinario del governo ad hoc, introduzione della obbligatorietà
della denuncia di estorsione per chi partecipa ad appalti pubblici);
− educazione alla legalità nelle scuole;
− promozione dello sviluppo socio-economico a livello locale (consorzi
tra comuni, protocolli di legalità, patti prefettizi, etc.);
− prevenzione delle infiltrazioni nei pubblici appalti (certificazioni
antimafia per le imprese);
− scioglimento dei consigli comunali o provinciali per infiltrazioni
mafiose;
− politiche comunitarie di coesione (PON sicurezza e fondi strutturali
europei).
Lo stesso autore sottolinea come tale distinzione abbia un'utilità
prevalentemente analitica, poiché tutti gli interventi di contrasto e
prevenzione agiscono direttamente sull'effettiva forza delle organizzazioni
criminali sul territorio e indirettamente sul consenso e la legittimazione di
cui godono tra i cittadini.
Proponiamo di ridefinire anche le politiche antimafia indirette come le
iniziative delle istituzioni locali e nazionali – possibilmente in sinergia con
soggetti della società civile organizzata – finalizzate alla prevenzione e al
contrasto del controllo del territorio, ovvero dell'infiltrazione nel tessuto
politico, economico e culturale di un determinato contesto sociale da parte
delle organizzazioni mafiose. Questi interventi e politiche possono essere
considerate di tipo promozionale o – per usare l’espressione di Sanfilippo –
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 48 -
trasformativo (Sanfilippo, 2005): l’obiettivo è produrre un cambiamento nella
società, così da agire sui sotto-sistemi sociali che contribuiscono alla
penetrazione e colonizzazione delle organizzazioni criminali.
Più specificamente, si possono identificare differenti approcci di policy.
Prima di tutto, un approccio amministrativo43 che caratterizza i seguenti
interventi:
− dispositivi amministrativi e legislativi contro le infiltrazioni mafiose
negli appalti pubblici (per esempio, i certificati antimafia per le imprese);
− la misura di scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazioni
mafiose;
− il contrasto e la prevenzione dei fenomeni di corruzione nella pubblica
amministrazione.
In secondo luogo, le iniziative in supporto dello sviluppo locale identificano
un approccio economico: per esempio, gli interventi finanziati dai fondi
strutturali dell'Unione Europea per le regioni Obiettivo 1 (Sicilia, Calabria,
Campania, Puglia).
Infine, è possibile identificare un approccio sociale per definire tutte le
iniziative di promozione e sostegno al capitale sociale e alla reazione civile da
parte della cittadinanza:
− prevenzione di racket e usura (fondo di sostegno per le vittime,
sportelli anti-racket e anti-usura, sostegno all'associazionismo, obbligo
della denuncia dell'estorsione subita per chi partecipa ad appalti
pubblici);
− sostegno alle vittime di mafia e ai loro familiari (fondi per le vittime e
sportelli informativi);
− progetti di educazione alla legalità nelle scuole (organizzati
solitamente con la collaborazione dei familiari delle vittime di mafia e 43 Questi interventi possono essere considerati similari alle misure che fanno riferimento all'administrative approach contro la criminalità organizzata in USA e in Belgio (cfr. Fijnaut, 2010; Van de Bunt, 2004).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 49 -
delle associazioni, con lo scopo di diffondere, soprattutto tra i più
giovani, la cultura della legalità e della cittadinanza attiva);
− uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Vittorio Mete – in un paper presentato al XXIV Convegno annuale della
Società Italiana di Scienza Politica, nel settembre 2010 – classifica gli
strumenti di policy antimafia sulla base dell’impatto privilegiato che questi
hanno su quattro dimensioni chiave del fenomeno mafioso da lui
individuate: struttura organizzativa interna, contesto socio-culturale, power
syndicate, enterprise syndicate (Mete, 2010). Di particolare interesse è la
dimensione del contesto socio-culturale, all'interno del quale ricadono i
seguenti interventi:
− confisca e destinazione a fini sociali dei beni dei mafiosi;
− sostegno alle associazioni antiracket e antiusura;
− legislazione sui testimoni di giustizia;
− promozione della cultura della legalità nelle scuole, nelle associazioni
ecc.;
− scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose;
− 416-ter del codice penale (voto di scambio).
Le politiche indirette con approccio sociale, quindi, fanno parte – secondo lo
schema proposto da Mete – degli strumenti che agiscono sul contesto socio-
culturale. Risulta interessante, inoltre, il riadattamento che l’autore propone
della classificazione degli strumenti di policy secondo il loro grado di
coercizione/volontarietà: solo per fare qualche esempio, tra gli strumenti
coercitivi troviamo la confisca dei beni e lo scioglimento dei Comuni e delle
Province per infiltrazione mafiosa; tra gli strumenti misti, l'uso sociale dei
beni confiscati e il sostegno alle associazioni anti-racket e anti-usura; tra gli
strumenti volontari, le attività di educazione alla cittadinanza nelle scuole, le
attività di studio e ricerca, le manifestazioni pubbliche contro le mafie o di
sostegno alle vittime dei reati mafiosi.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 50 -
Negli ultimi anni diversi Ministeri del Governo e molti enti locali – anche di
regioni del Centro e del Nord Italia – hanno cercato di mettere in atto
politiche ed interventi di contrasto alla criminalità organizzata: sono stati
creati strutture amministrative e osservatori, nominati commissari
straordinari su temi specifici, vengono finanziati numerosi progetti di
educazione alla legalità o per il recupero dei beni confiscati alla mafia.
Contestualmente, i singoli interventi non sempre sono organizzati in
politiche integrate e, nella maggior parte dei casi, si preferisce dare maggiore
rilevanza al problema più generico della sicurezza urbana, con un approccio
prevalentemente repressivo.
L’esempio dei beni confiscati – lo usiamo ancora una volta – rende bene l’idea
del rapporto dialettico tra istituzioni e movimenti nella definizione di questo
tipo di politiche e il cambiamento che è avvenuto nella seconda metà degli
anni ’90 sul fronte antimafia44. La proposta di intervenire sui patrimoni
mafiosi si deve a Pio La Torre, che da segretario regionale del PCI siciliano si
batte per inserire il reato di associazione mafiosa nel codice penale e per
introdurre l’istituto del sequestro dei beni tra le misure preventive. Si tratta,
quindi, di una proposta che viene “dal basso”, seppur in un contesto di forte
politicizzazione. Purtroppo, le proposte di Pio La Torre – che diventeranno
pilastri della lotta alla criminalità organizzata – diventano legge solo dopo la
sua morte, il 30 aprile 1982, e quella del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa,
il 3 settembre dello stesso anno. In ogni caso, lo strumento del sequestro e
della confisca si configura come una misura di tipo repressivo. La legge
109/96 che introduce l’uso a scopo sociale dei beni confiscati – come è già
stato illustrato – è stata approvata grazie alla mobilitazione di Libera: nessun
44 Un altro esempio simile è quello relativo alla normativa antiracket e antiusura: la normativa con la quale si istituiva il fondo di solidarietà per le vittime del racket era stata approvata nel 1991 sull’onda emotiva dell’omicidio di Libero Grassi; durante gli anni ’90 si sviluppa una straordinaria esperienza di mobilitazione dei commercianti a partire dalla prima associazione antiracket di Tano Grasso a Capo d’Orlando, che porta all’approvazione nel 1999 di nuove disposizioni a sostegno delle vittime di racket e usura, con le quali si prevede il sostegno alle associazioni antiracket e antiusura (cfr. Grasso e Varano, 2002).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 51 -
morto eccellente, solo un milione di firme per la legge di iniziativa popolare.
“Dice, in sostanza, la legge 109: i beni delle mafie non solo vanno confiscati perché illegittimi, ottenuti con la violenza e col sangue, ma una volta confiscati devono essere restituiti alla società, perché solo così, oltre a colpire i patrimoni, potremo estirpare le radici culturali del potere mafioso. Con questo spirito, la legge si propone anche un altro scopo, non di minor conto: uscire dalla logica dell’emergenza di quegli anni, dettata dagli omicidi e dalle stragi mafiose; puntare sulla continuità, sulla concretezza, sulla responsabilità condivisa, affiancando alle misure, messe in atto da magistratura e forze dell’ordine, un’attenzione costante delle istituzioni e l’impegno di tutti i cittadini” (Ciotti, 2011; p. 74).
Sono due pertanto le novità importanti: la prima consiste nel processo, di
tipo propositivo e non reattivo; la seconda riguarda il tipo di politica,
promozionale/trasformativo e non repressivo. Il Parlamento risponde ad
un’istanza promossa dal basso. Le istituzioni locali negli anni successivi sono
a loro volta chiamate ad implementare interventi specifici mirati per la
ristrutturazione dei beni e a sostegno delle associazioni e cooperative che
possono restituirle alla collettività. Naturalmente, non si vuole sminuire
l’aspetto repressivo: l’uso sociale dei beni è il risultato tanto della spinta dal
basso, quanto – se non di più – dell’attività di forze dell’ordine e magistratura
che ha fatto aumentare in maniera esponenziale il numero di sequestri e
confische45. Le politiche a sostegno dell’attuazione della legge 109/96 possono
essere considerate politiche dal forte valore simbolico – “la mafia restituisce il
maltolto” è uno slogan storico di Libera – che, al tempo stesso, diventano
strumenti di promozione dello sviluppo sociale ed economico di un
determinato contesto territoriale e, altro aspetto da non sottovalutare, creano
fastidio alle organizzazioni criminali46.
45 Sulla normativa sui beni confiscati, cfr. Libera, 2008. Sui dati relativi a sequestri e confische, si rimanda al sito dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata: http://www.benisequestraticonfiscati.it 46 Sono frequenti i casi di intimidazioni e attentati nei confronti delle cooperative che lavorano sui beni confiscati; cfr. www.libera.it e www.liberainformazione.org
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 52 -
2.3.1. Le iniziative legislative messe in campo da alcune regioni
Ci sembra interessante riportare alcuni elementi di uno studio esplorativo47
sulle politiche anti-mafia regionali indirette. In particolare, si fa riferimento
all'approccio sociale, ovvero alle politiche caratterizzate da un alto valore
simbolico ed un'alta rilevanza sociale per l'empowerement dei cittadini:
− educazione alla legalità;
− anti-racket e anti-usura;
− sostegno alle vittime di mafia;
− uso sociale dei beni confiscati.
Lo studio si è concentrato sulle sette regioni italiane che presentano il
maggior numero di beni confiscati alla criminalità organizzata sul proprio
territorio: le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Calabria,
Campania, Puglia e Sicilia) e tre regioni caratterizzate negli ultimi anni da un
crescente radicamento delle organizzazioni criminali (Lazio, Lombardia,
Piemonte).
Per ciascuna regione, le differenti misure sono state studiate in base a due
dimensioni di analisi, operativa e culturale, specificate ed operazionalizzate
in 7 indicatori.
La dimensione operativa riguarda gli strumenti effettivi – per ciascuna area di
intervento – che le regioni attuano nell'ambito delle politiche anti-mafia:
− misure legislative (operazionalizzato in presenza= 1, assenza= 0);
− uffici amministrativi ad hoc (presenza= 1, assenza= 0);
− finanziamenti specifici (presenza= 1, assenza= 0);
− sostegno al terzo settore (alto= 1, basso= 0).
La dimensione culturale fa riferimento, invece, alla rappresentazione del
problema mafia nella teoria di policy, ovvero la capacità dell'amministrazione
locale di riconoscere – e quindi comunicare come tale – la presenza della
47 Lo studio è stato condotto dalla sottoscritta in occasione della partecipazione alla Summer School on
Organised Crime nel 2010 a Leuven.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 53 -
criminalità organizzata come un problema per la collettività e per il proprio
territorio. Tale dimensione è definita da:
− iniziative di analisi e conoscenza del fenomeno mafioso (presenza= 1,
assenza= 0);
− comunicazione politica (aperta= 1, chiusa=0);
− valore simbolico degli interventi, ovvero l'esplicitazione del contenuto
della politica in termini di problema mafia o in termini di memoria
delle vittime (presenza= 1, assenza= 0).
Per indagare tali oggetti di indagine, sono stati presi in considerazione –
come primo studio esplorativo – i siti internet istituzionali delle sette regioni
e le leggi regionali in materia di politiche anti-mafia e di pubblica sicurezza,
per disporre di dati relativi sia alla dimensione operativa sia a quella
culturale48.
Per ciascuna regione sono stati calcolati due indici sintetici, sommando i
valori dei differenti indicatori per le dimensioni operativa e culturale per
ciascun ambito di policy: il valore massimo per l'indice di operatività è 16,
per l'indice culturale 12. Sono state, quindi, comparate le regioni attraverso la
costruzione di un continuum per ciascuna delle due dimensioni di analisi,
dal minimo al massimo dell'operatività e dal minimo al massimo sulla
dimensione culturale.
Dimensione operativa
MIN (0) MAX (16)
Lombardia (7)- Piemonte (9)- Calabria (10)- Puglia (10)- Lazio (11)- Campania (12)- Sicilia (13)
48 Le leggi regionali fanno riferimento ad un periodo piuttosto lungo (all'incirca dal 2000 al 2010), mentre i siti internet sono stati osservati da maggio a settembre 2010, quindi tale osservazione fa riferimento solo ad un periodo molto più breve e recente. In particolare, è importante sottolineare che, alle ultime elezioni regionali di marzo 2010, la Puglia e la Lombardia hanno cambiato la giunta regionale, mantenendo la maggioranza dello stesso schieramento politico della giunta precedente; la Calabria, la Campania, il Lazio e il Piemonte, invece hanno cambiato sia la giunta regionale sia lo schieramento politico di governo (si è passati in queste regioni da una giunta di centro-sinistra ad una giunta di centro-destra); la Sicilia ha cambiato giunta regionale nel 2008.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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Dimensione Culturale
MIN (0) MAX (12)
Lombardia (2) - Piemonte (2) - Puglia (2) - Sicilia (2) - Lazio (4) - Calabria (4) - Campania (6)
La Sicilia ha il più alto valore sulla dimensione operativa: la storia dei
fenomeni mafia e antimafia in questa regione rappresenta certamente
un'importante eredità, anche dal punto di vista delle politiche. La Campania
ha il più alto valore sulla dimensione culturale: qui, infatti, si è sviluppata
negli ultimi anni una forte attenzione alla Camorra e alla minaccia che questa
costituisce per il territorio. Decisamente, invece, si può affermare che le
politiche regionali messe in atto in Calabria sono ancora troppo deboli per
opporsi alla 'Ndrangheta, che in questo momento è la mafia italiana più forte
e radicata. Come ci si poteva attendere, le regioni non a tradizionale presenza
mafiosa (Piemonte e Lombardia, in particolare) hanno i valori più bassi per
entrambi gli indici. In questo contesto, il Lazio costituisce un'importante
eccezione, con un valore elevato sulla dimensione operativa e un valore
medio sulla dimensione culturale confermando una specificità delle politiche
antimafia del Lazio che saranno riprese nel capitolo successivo.
È possibile, quindi, identificare:
- regioni con deboli politiche anti-mafia, sia sulla dimensione operativa
sia sulla dimensione culturale (Calabria, Puglia, Lombardia,
Piemonte);
- regioni che hanno forti politiche anti-mafia con riferimento alla
dimensione operativa, ma deboli dal punto di vista della dimensione
culturale (Sicilia e Lazio).
Solo la Campania ha una forte politica anti-mafia su entrambe le dimensioni
di analisi.
Con riferimento alle politiche anti-mafia considerate complessivamente, si
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 55 -
può affermare che gli interventi relativi all'educazione alla legalità e ai beni
confiscati sono sviluppati in tutte le regioni49. Al contrario, le politiche
relative ad anti-racket, anti-usura e sostegno alle vittime di mafia sono
sviluppate prevalentemente nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa,
dove i reati economici (racket e usura) sono più diffusi e c'è un alto numero
di persone vittime di questo tipo di reati. Il fondo regionale della Lombardia
a sostegno delle vittime della criminalità, per esempio, fa riferimento in
generale ai reati di criminalità diffusa, senza alcun riferimento specifico ai
reati di criminalità organizzata.
La dimensione culturale è più debole di quella operativa, per tutte le regioni
considerate. Più specificamente, la comunicazione politica sulle politiche
antimafia è chiusa, piuttosto che aperta: le regioni implementano politiche ed
interventi per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata, ma
non comunicano né pubblicizzano alla cittadinanza il loro lavoro.
Probabilmente, i rappresentanti delle istituzioni – sia nel Nord che nel Sud
d'Italia – non vogliono promuovere un'immagine negativa del proprio
territorio, caratterizzandolo come un territorio mafioso50.
Bisognerebbe però tener conto del fatto che l'invisibilità – come spiega dalla
Chiesa (2009) – è un importante requisito di forza della mafia: pertanto la
comunicazione, la conoscenza del fenomeno e il valore simbolico delle
politiche dovrebbero essere maggiormente valorizzate. Anche Fedele mette
in evidenza che:
“il processo di policy making si configura anche come un'attività di comunicazione che, mentre si propone di accreditare la filosofia dell'iniziativa, deve tuttavia restare aperta di fronte alla possibilità di soluzioni alternative” (Fedele, 2002, p.103).
Questa natura aperta del processo di formulazione ed implementazione della
49 Abbiamo già illustrato i fattori dal basso (la mobilitazione del terzo settore) e dall’alto (l’aumento di sequestri e confische) che favoriscono lo sviluppo degli interventi a sostegno dell’uso sociale dei confiscati; gli interventi sull’educazione alla legalità saranno analizzati più approfonditamente nel prossimi paragrafo. 50 Negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando: si cita come esempio la recente istituzione della Commissione antimafia al Comune di Milano, nel novembre 2011 (cfr. Omnimilano.it).
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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politica è particolarmente importante per settori di policy che si propongono
di agire sulla promozione della coesione sociale e della cittadinanza attiva.
Contestualmente, la dimensione operativa è certamente la variabile cruciale
nel determinare l'efficacia delle politiche anti-mafia ed un loro effettivo
impatto sociale sulla cittadinanza.
Le politiche antimafia meritano sicuramente un approfondimento maggiore,
in particolare attorno ad alcuni nodi problematici relativi al rapporto tra
istituzioni e terzo settore, al rapporto tra organizzazioni criminali ed
istituzioni e alla caratteristica di intersettorialità delle policy.
Riguardo al primo aspetto, le associazioni di promozione sociale che
lavorano sul territorio hanno un rapporto dialettico e circolare (a volte anche
conflittuale e rivendicativo) con le istituzioni: le associazioni per prime
hanno messo in atto queste attività, su loro spinta le regioni hanno preso
provvedimenti che configurano vere e proprie politiche antimafia e le
iniziative istituzionali spesso consistono per la gran parte nel sostegno a
queste stesse associazioni. Diventa importante, quindi, analizzare la natura
della relazione politica che si instaura per capire fino a che punto le
istituzioni assumano realmente l'antimafia come obiettivo di policy – da
realizzare attraverso la cooperazione con il terzo settore – ed in che misura,
invece, gli interventi decisi ed implementati consistano in sostegno
istituzionale esterno, di tipo prevalentemente simbolico, alla società civile
organizzata.
Riguardo al rapporto tra le istituzioni e le organizzazioni mafiose è
opportuno ricordare che lo Stato, nella storia della lotta alla mafia, si presenta
con una duplice valenza: da un lato organizza e promuove la repressione
delle organizzazioni criminali; dall'altro contribuisce a rafforzare la rete di
relazioni, connivenze e collusioni che consentono alle organizzazioni
criminali di agire indisturbate i propri traffici criminali (cfr. Santino, 2006 e
Santino, 2009; Nebiolo e Pepino, 2006). Il livello di corruzione delle
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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amministrazioni e la connivenza politica con le organizzazioni mafiose –
fenomeni ormai diffusi anche nelle regioni del centro-Nord Italia – sono
pertanto variabili rilevanti di cui tener conto nell'analizzare i processi di
formazione ed implementazione delle politiche.
Infine, con riferimento alla necessità di una maggiore intersettorialità ed
integrazione delle politiche, le politiche antimafia – come è emerso anche
dall'analisi esplorativa sulle regioni – coinvolgono settori diversi tra di loro,
con interventi raramente coordinati ed integrati tra di loro, al pari delle
strutture amministrative responsabili. Un'ulteriore complicazione è data,
inoltre, dal fatto che le politiche antimafia possono essere inserite – come nel
caso del Lazio e della Campania – all'interno delle politiche regionali per la
sicurezza. La scelta di separare o di integrare le politiche antimafia per la
sicurezza rappresenta una precisa scelta politica di cui tenere debitamente
conto, dal momento che la percezione di insicurezza dei cittadini viene di
solito presentata, politicamente e mediaticamente, come indipendente dai
reati di criminalità organizzata e collegata esclusivamente alla micro-
criminalità diffusa. Ancora una volta, la rappresentazione del problema – in
termini di percezione di insicurezza diffusa piuttosto che di potere criminale
e mafioso che condiziona la vita sociale, economica e politica di un territorio
– è strettamente connessa all’azione collettiva messa in atto per risolverlo:
generiche politiche per la sicurezza urbana51 nel primo caso, specifiche
politiche antimafia dirette ed indirette nel secondo.
51 Per un’analisi delle politiche per la sicurezza urbana, cfr. Selmini, 2004 e Battistelli, 2008.
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2.4. La scuola
“Contro un potere come quello mafioso che tende a cancellare la memoria
storica, a imbrigliare la capacità di ragionare, ad abbassare paurosamente il
livello della meta-analisi, abito mentale di chi fa la ricerca, contro un potere
che tende a sopire l’indignazione e lo scandalo, sembra evidente che la
partita vada giocata soprattutto con gli strumenti rigorosi della
conoscenza: conoscenza contro inerzia, rassegnazione, acquiescenza, ma
anche ignoranza, che aprono rischiosissimi spazi di contiguità non con la
mafia in quanto organizzazione criminale, bensì con il repertorio del
sentire mafioso” (Morrocchi, 1994; p. 99).
La scuola è il luogo dell’antimafia dove movimenti e istituzioni convivono:
spinta dal basso e processo di istituzionalizzazione si scontrano e incontrano
quotidianamente tra educazione alla legalità e didattica antimafia.
L’antimafia a scuola ha una storia fortemente intrecciata con quella del
movimento antimafia – essendone uno dei luoghi privilegiati – ma con tempi
e modalità proprie che la rendono un oggetto di analisi particolarmente
interessante: gli anni ’80 e i primi anni ’90 – tra le molte altre cose – ci hanno
lasciato in eredità una straordinaria produzione letteraria, storica e
pedagogica su scuola e mafia52.
Leggendo i preziosissimi materiali – di valore prevalentemente storico, viste
le profonde trasformazioni avvenute nella scuola e nella società – emergono
alcune considerazioni. Intanto, la straordinaria mobilitazione di insegnanti e
studenti non solo in Sicilia, ma anche in Calabria e in Campania a partire
dagli anni ’80 e in tutta Italia dai primi anni ’90. Come abbiamo già
evidenziato per il movimento antimafia, la Sicilia ha avuto una
sovraesposizione mediatica che ha determinato la sostanziale invisibilità
dell’impegno contro la ‘Ndrangheta e contro la Camorra. A rafforzare questo
dato, si segnala la straordinaria passione etica e civile che emerge da questi 52 Alcuni testi particolarmente interessanti sono: CIDI, 1984; Coordinamento scuola e cultura antimafia, 1987; Cipolla, 1988; Giammarinaro, 1989; Agape, 1990; Serreri, 1990; Lorenzi, Morrocchi, Pezzini, Savoia, 1990; Blandano e Cassarubea, 1991; Mercadante, 1993; Garuti, 1994; Morrocchi, 1994; Lombardi, 1997. In particolare, si segnalano le prime valutazioni sull’applicazione della legge regionale siciliana 51/1980 (in Agape, 1990; Blandano e Cassarubea, 1991).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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scritti. Passione che si accompagna ad una profonda esigenza di conoscere,
informare, educare, a partire da dati precisi, senza improvvisare, senza
cedere a facili superficialità e retoriche. Si tratta di una considerazione
confermata dall’elevata quantità e qualità di ricerche empiriche condotte da
sociologi, psicologi ed insegnanti a supporto dell’attività didattica, di cui si è
dato conto nel precedente capitolo.
Per analizzare il rapporto dialettico tra movimento e istituzioni nella scuola,
partiamo dagli anni ’70 quando viene pubblicato il rapporto sulla mafia di
Franco Ferrarotti alla Commissione parlamentare antimafia del Senato della
Repubblica (Ferrarotti, 1978). La ricerca, presentata dettagliatamente nel
precedente capitolo, prevede anche un approfondimento sull’evasione
scolastica, che accende un importante dibattito nella scuola siciliana. Inoltre,
nel 1971 i presidi di licei e istituti tecnici di Palermo mandano una lettera
sulle carenze strutturali del sistema educativo siciliano al Ministero della
Pubblica Istruzione. Questi fatti testimoniano il fermento che la scuola
siciliana viveva in quegli anni – ancora prima che scoppiasse il movimento
antimafia degli anni ’80 – e che porta nel 1980 all’approvazione della prima
legge regionale sull’educazione contro la mafia (Schneider e Schneider, 2009):
la L.R. 51/1980 “Provvedimenti a favore delle scuole siciliane per contribuire
allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità mafiosa”. Qualche
anno dopo vengono approvate anche le leggi regionali campana e calabrese:
la L.R. 39/1985 “Provvedimenti a favore delle scuole campane per contribuire
allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità camorristica” e la
L.R. 2/1986 “Provvedimenti a favore delle scuole e delle Università calabresi
per contribuire allo sviluppo di una coscienza civile e democratica nella lotta
contro la criminalità mafiosa”. La scuola, quindi, anticipa il processo
osservato negli anni ’90 di definizione di politiche promozionali in risposta
alle istanze della società civile. I documenti e gli atti di convegni
testimoniano, inoltre, la forte sinergia tra scuola e soggetti sociali, come
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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sindacati, associazioni professionali e centri studi.
Dopo le stragi mafiose del ’92 e del ’93, l'educazione alla legalità viene
riconosciuta a livello nazionale con la circolare n. 302 – “Educazione alla
legalità” – del 25 ottobre 1993, e la direttiva n. 58 – “Educazione civica e
cultura costituzionale” dell'8 febbraio 1996 del Ministro della Pubblica
Istruzione. Da quel momento, anche altre regioni hanno implementato
politiche di educazione alla legalità nelle scuole, attraverso leggi e
finanziamenti53.
Giuseppe Intilla – in un’ottima analisi dell’evoluzione delle politiche di
educazione alla legalità secondo l’approccio della policy analysis – mette in
evidenza la trasformazione che si è verificata nel modo di intendere questo
tipo di interventi (Intilla, 2009): mentre negli anni ’80 e fino ai primi anni ’90
l’educazione alla legalità nelle scuole aveva un’accezione strettamente legata
alla lotta alla mafia, a partire dalla seconda metà degli anni ’90 di fatto questa
viene a coincidere con una più generica promozione della cittadinanza attiva.
Possiamo identificare alcune tendenze che caratterizzano le esperienze
educative più strettamente legate al movimento antimafia. Innanzitutto, la
necessità di conoscere il fenomeno mafioso e di partire da contenuti chiari, da
cui nascono molti volumi di didattica antimafia con percorsi tematici e
schede di approfondimento (Cipolla, 1988; Giammarinaro, 1989; Mercadante,
1993). Serreri descrive una serie di luoghi comuni che l’intervento educativo
dovrebbe contribuire a demistificare: la mafia non esiste, riguarda solo il Sud
o solo i siciliani, è un’invenzione del Nord per calunniare il Sud, la mafia
riguarda solo i mafiosi, che si ammazzano fra loro, la mafia è un affare di
53 Per una panoramica sulle leggi regionali e sulla normativa ministeriale in materia di educazione alla legalità, cfr. Intilla, 2009. Tra i contributi più recenti su educazione antimafia e educazione alla legalità, si citano: Blandano, 1999; Cavalli e Deiana, 1999; Regione Toscana, 2001; Garuti, 2002; Cavadi, 2005; Cavadi, 2007; Schermi, 2010. Si segnala, inoltre, il contributo consistente da parte del Ministero della Pubblica Istruzione e della Commissione Parlamentare antimafia a sostegno del lavoro nelle scuole (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, 1994; Commissione parlamentare antimafia, 2000; Ministero della Pubblica Istruzione, 2007). Per un’analisi critica dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza, cfr. Vitale, 2007; Tasso, 2008.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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poliziotti e magistrati, la mafia è ormai troppo ricca e potente per poterla
vincere (Serreri, 1994). Accanto all’esigenza conoscitiva e di smascheramento
degli stereotipi, si sviluppa la necessità di lavorare sui codici culturali mafiosi
– come l’obbedienza, il dogmatismo, la precedenza gerarchica, il maschilismo – per
smascherarli e superarli attraverso una cultura democratica, aperta ed
egualitaria (Blandano e Cassarubea, 1991).
A questo proposito, Cristina Morrocchi del CIDI di Palermo distingue nella
scuola contro la mafia una tendenza all’informazione/documentazione e una
alla formazione più incentrata sui valori (Morrocchi, 1994). Serreri distingue
tra interventi diretti e indiretti (Serreri, 1994). I primi consistono nei contenuti
che si riescono a veicolare tramite gli insegnamenti disciplinari: storia ed
educazione civica, economia e diritto, letteratura. Tra gli interventi indiretti,
vengono incluse tutte le misure necessarie per rendere la scuola efficace,
democratica, socialmente equa e vivibile: edilizia scolastica, lotta alla dispersione,
successo formativo, etc. Tra questi interventi indiretti possiamo includere:
l’impegno per la democratizzazione dell’istituzione scolastica (Blandano e
Cassarubea, 1991); il coinvolgimento attivo sul territorio di associazioni
professionali, sindacati e centri studi nella riflessione su scuola e mafia (CIDI,
1984; Serreri, 1990; Agape, 1990); la necessità di innovare la relazione
verticale tra docente e discente e di mettere al centro il protagonismo degli
studenti. L’obiettivo generale è conoscere la mafia per costruire una scuola e
una società alternative al modello mafioso: il piano didattico e quello
educativo – e, quindi, analitico ed operativo – sono inscindibili.
Proprio in considerazione della centralità del momento didattico,
l’associazione Libera vive – praticamente dalla sua nascita – il tema
dell’educazione antimafia nelle scuole e nelle università come un argomento
di riflessione che non può essere sottovalutato né dato per scontato. Intanto,
anche nell’ambito dell’associazione si registra un cambiamento nel significato
da attribuire all’educazione alla legalità. Quando Libera è nata il Paese era
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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profondamente scosso dalle stragi mafiose ma anche dalla stagione di mani
pulite e dal dilagare della corruzione nella classe dirigente, quindi
l’attenzione era necessariamente rivolta all’importanza del rispetto della
legge:
“Educazione alla legalità significa quindi abitudine al rispetto di tutte le leggi, anche di quelle che apparentemente non sono importanti e non violano il nostro codice morale interiore. Rispettare le leggi per poter giustamente e inesorabilmente pretendere che anche gli altri facciano lo stesso; a cominciare da coloro che abbiamo delegato a governarci e da coloro che sono posti più in alto nella scala sociale e hanno quindi maggiori responsabilità” (Garuti, 1994; p. 20).
Con gli anni, l’educazione alla legalità – così come la lotta alla mafia, più in
generale – è diventata in qualche modo un’etichetta, un’espressione retorica
dietro cui nascondere reticenze e falso impegno per la giustizia. Per questo
motivo oggi si ridefinisce la legalità in termini strumentali e si rimettono al
centro responsabilità, giustizia sociale ed eguaglianza:
“Stando sulla strada, con attenzione alla condizione degli ultimi, colgo spesso una contraddizione: talora proprio le regole e la legalità diventano fattori di ulteriore esclusione. E, poi, “legalità” è parola abusata, invocata anche da chi vorrebbe applicarla a tutti fuorché a se stesso. E, ancora, la legalità, da sola, non può risolvere i nostri problemi. Ciò impone di accostarsi con prudenza a questo termine. La legalità è uno strumento e, come tale, funziona solo se viene usato bene. Nel caso della legalità il buon uso, l’uso corretto, implica la compresenza di altri due elementi: la responsabilità individuale e la giustizia sociale“ (Ciotti, 2011; p. 100).
Libera ha un settore formazione che lavora specificamente su scuola,
università e formazione interna. Per quanto riguarda la scuola, si lavora su
più livelli: formazione insegnanti; proposta di percorsi laboratoriali nelle
scuole con animatori esterni; collaborazione con gruppi e associazioni
studentesche. Ogni anno vengono pubblicate le proposte formative Sapere per
saper essere con percorsi tematici che prevedono una proposta laboratoriale e
contenuti di approfondimento sull’argomento specifico54. L’obiettivo è quello
di fornire uno strumento utile e sufficientemente adattabile alle esigenze 54 Nelle proposte per il 2011/2012 per le scuole superiori i percorsi sono su diritti umani, corruzione, informazione, mafia e cinema, beni confiscati. I materiali sono disponibili on line: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5239
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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dell’insegnante e della classe.
Due progetti ormai storici sono Regoliamoci! e Abitare i margini. Il primo è un
concorso per scuole di ogni ordine e grado in cui si chiede ai gruppi classe di
produrre un elaborato su un tema specifico che viene scelto ogni anno55. La
particolarità del concorso è che si chiede esplicitamente di far lavorare gli
studenti per far emergere la loro creatività nell’elaborare prodotti sempre
diversi e, dal 2009, tutti rigorosamente in formato digitale: giochi, racconti,
fumetti, progetti di uso sociale dei beni confiscati, campagne di
informazione, etc. Abitare i Margini è invece il percorso di formazione per
docenti che rappresenta ogni anno un importante momento di
approfondimento e di riflessione sul ruolo dell’insegnante e sulla proposta
educativa di Libera. Nel 2010 e nel 2011, in particolare, l’associazione ha
lavorato – grazie alla collaborazione con Mario Schermi, formatore del
Dipartimento giustizia minorile al Ministero della Giustizia – sulla
decostruzione della pedagogia mafiosa e sulla definizione di una nuova
proposta di pedagogia civile56.
In generale, le proposte di Libera ruotano attorno ad alcuni cardini:
- il valore della memoria e della testimonianza di chi è impegnato
concretamente nella lotta alla mafia;
- conoscenza e approfondimento della storia della mafia, ma anche
ricerca e informazione sulla presenza delle organizzazioni criminali
sul proprio territorio;
- attivazione di percorsi di autonomia dell’individuo, in cui lo studente
sia attore di processi di cambiamento concreto.
La ricerca sulla percezione del fenomeno mafioso – prima in Toscana e poi in
Lazio, presentata nei prossimi capitoli – nasce proprio dall’esigenza da parte
55 Negli ultimi anni i temi sono stati: ambiente nel 2009, Costituzione nel 2010, beni confiscati nel 2011 e bene comune nel 2012. 56 Cfr. Schermi, 2010. È in corso di pubblicazione il testo Pedagogia civile, a cura di Mario Schermi e di Francesca Rispoli e Michele Gagliardo di Libera.
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dell’associazione di indagare le relazioni tra le attività scolastiche antimafia e
le rappresentazioni e gli atteggiamenti dei ragazzi, al fine di progettare
sempre meglio le proprie proposte formative. A questo scopo, a conclusione
del capitolo, è importante richiamare la problematica legata al rischio di una
banalizzazione dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza a scuola, dovuto
alla crescente diffusione e contestuale routinizzazione delle attività
didattiche. Da un lato, ogni attività extra-scolastica viene valorizzata come
educazione particolare (stradale, ambientale, alimentare, etc.) e la stessa
educazione alla legalità in senso stretto ha perso – nella maggior parte dei casi
– la connotazione specifica antimafia per diventare una generica lezione
sull’importanza del rispetto delle regole. In questo modo, tra le altre cose, si
perde il significato profondo della storia che ha portato studenti e insegnanti
di tutta Italia a sperimentare e inventare esperienze importanti ed innovative
di educazione antimafia. D’altro canto, anche quando gli insegnanti
propongono attività specifiche sulla mafia, molto spesso queste si riducono
alla presentazione di contenuti in cui lo studente è purtroppo ancora relegato
in un ruolo di recettore passivo: la visione di un film, l’ascolto di un
magistrato o la lettura di un libro sulla mafia non producono nessun
processo di coinvolgimento e attivazione da parte dei ragazzi se non
vengono proposti come occasione per ragionare criticamente sul presente e
sulla realtà che ci circonda. Queste riflessioni si sono rivelate fondamentali
per interpretare correttamente i risultati della nostra ricerca sulle
rappresentazioni della mafia tra gli studenti, così come illustrato nei prossimi
capitoli.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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3. Il contesto della ricerca: il Lazio tra mafia e antimafia
Il Lazio rappresenta un caso di studio molto interessante per analizzare le
relazioni tra rappresentazioni della mafia e azioni dell’antimafia: da un lato,
si tratta di una regione a non tradizionale presenza mafiosa, con una
tradizione civica e criminale molto differente rispetto a quella delle regioni
del Mezzogiorno; d’altro canto, negli ultimi anni si è assistito ad un
progressivo radicamento delle organizzazioni mafiose in particolare nel
basso Lazio e nella città di Roma.
A titolo esemplificativo, si pensi che nel 2009 è stato sequestrato alla famiglia
calabrese degli Alvaro il Cafè de Paris a via Veneto, locale famoso per essere
stato teatro della Dolce Vita romana negli anni ’50. Un anno e mezzo dopo, il
14 giugno 2011, viene sequestrato il bar “Il Naturista”, sito all’inizio di via
Salaria, a poche decine di metri da Piazza Fiume, una zona molto centrale e
ricca di Roma: il bar era stato acquistato di recente sempre dagli Alvaro, che
in questi due anni hanno continuato a disporre liberamente del proprio
denaro per comprare la città57. Questo secondo sequestro desta in chi scrive
particolare sconcerto, dal momento che “Il naturista” è il bar a pochi metri
dalla sede della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione
dell’Università “Sapienza” di Roma: il bar dove per anni studenti e docenti
hanno (abbiamo) fatto colazione, pranzato, festeggiato esami e lauree.
Finanziando inconsapevolmente – almeno negli ultimi mesi – il riciclaggio
dei capitali illeciti della ‘ndrangheta. Solo un esempio tra tanti possibili, per
far capire quanto le organizzazioni mafiose condizionino l’economia della
regione: a pochi passi da noi, è il caso di dire.
57 “'Ndrangheta: le mani delle cosche sull'economia romana”, Agenzia ANSA del 14 giugno 2011.
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In questo capitolo illustriamo la situazione della regione con riferimento alla
presenza delle organizzazioni criminali e del movimento antimafia, dal
punto di vista specifico – che accompagna tutto il lavoro – dell’analisi delle
rappresentazioni teoriche, mediatiche e sociali del fenomeno. In particolare,
nell’ultimo paragrafo mafia e antimafia nel Lazio vengono indagati
attraverso le interviste qualitative a tre testimoni privilegiati del movimento
antimafia nella Regione.
3.1. Le rappresentazioni del fenomeno mafioso nella regione
Pensare alla mafia nel Lazio fa scattare un collegamento mentale quasi
automatico, prima di tutto, con Roma – capitale d’Italia e centro economico e
politico di affari al confine tra lecito ed illecito – e, contestualmente, con la
Banda della Magliana: una storia al confine tra crimine organizzato,
massoneria e servizi segreti deviati che il libro “Romanzo criminale” e il film
e la fiction a questo ispirati, hanno contribuito a far entrare a pieno titolo
nell’epica italiana contemporanea. Sull’epica della Banda torneremo
nell’ultimo capitolo. Intanto proviamo a richiamare brevemente le
caratteristiche e l’evoluzione della criminalità organizzata nel Lazio e nella
capitale58.
Negli anni ’70 e ’80 – complici il confino di alcuni esponenti mafiosi nella
regione e il cono d’ombra sulla criminalità organizzata nel Paese generato
dall’attenzione politica e mediatica sul terrorismo – Roma e il Lazio
diventano territorio di nuova infiltrazione per le cosche mafiose di Cosa
Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. La Banda della Magliana riesce a fare
accordi con tutti e a gestire il monopolio del traffico di stupefacenti nella
capitale.
Nel frattempo, le organizzazioni mafiose iniziano a mettere radici e oggi il
58 Sulla criminalità organizzata nel Lazio, cfr. Fiasco, 1992; Pati, 2005; Libera Informazione, 2008b; Libera Informazione, 2009b; Libera Informazione, 2011b.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Lazio può essere considerata a pieno titolo una regione di recente
insediamento mafioso: si parla di insediamento, radicamento o colonizzazione
per esprimere uno stadio più avanzato rispetto alla semplice infiltrazione nei
traffici illegali59. Al punto che Libera definisce la particolare conformazione
della presenza mafiosa nel Lazio in termini di quinta mafia o mafia da
contaminazione: si tratta di una vera e propria rappresentazione teorica del
fenomeno mafioso, proposta dai movimenti e che di fatto oggi rappresenta
una delle poche analisi interpretative in un contesto in ebollizione dal punto
di vista criminale. Il concetto di quinta mafia, in relazione alle attività del
movimento antimafia nella regione, verrà approfondito nell’ultimo paragrafo
del capitolo.
Tre sono i settori economici illegali particolarmente redditizi nella regione:
prima di tutto, il traffico di stupefacenti, il riciclaggio dei capitali illeciti,
l’abusivismo edilizio. In tutti questi ambiti Roma rappresenta un mercato
fondamentale, il più grande e importante d’Italia – assieme a Milano – per
investire e moltiplicare il denaro. Oltre la capitale, il litorale romano e il basso
Lazio sono le aree di nuovo insediamento, dove ad essere colpito è prima di
tutto il territorio: secondo i dati di Legambiente60, il Lazio è la terza regione
per gli illeciti ambientali, legati prevalentemente al ciclo del cemento
controllato ormai dalle organizzazioni criminali.
L’acuirsi della crisi economica, dal 2009 al 2011, ha determinato inoltre una
crescita dei fenomeni di estorsione e usura tra le attività imprenditoriali e
commerciali. In un recente rapporto presentato da SOS Impresa e
Confesercenti61 viene descritta – senza edulcorare una situazione drammatica
che rischia di peggiorare nei prossimi mesi – il progressivo indebitamento
delle famiglie e delle imprese. A causa della crisi di liquidità delle banche, chi
59 Sull’espansione territoriale delle organizzazioni mafiose in regioni non tradizionali, cfr. Sciarrone, 1998; dalla Chiesa, 2010b; Varese, 2011. 60 Cfr. Legambiente, 2011. 61 Rapporto “L’usura a Roma e nel Lazio”, presentato da SOS Impresa e Confesercenti l’11 settembre 2011 a Roma (disponibile sul sito www.sosimpresa.it).
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ha necessità di denaro si rivolge sempre di più al prestito a strozzo e questo
determina, in un circolo vizioso, un maggiore controllo del mercato
dell’usura da parte delle organizzazioni mafiose, che hanno ingenti capitali a
disposizione da reinvestire. Secondo le stime di SOS Impresa, il Lazio è la
prima regione d’Italia per numero di commercianti coinvolti in giri di usura
(circa 28.000).
Il Lazio è, inoltre, una delle poche regioni a non tradizionale presenza
mafiosa che – assieme a Piemonte e Liguria – vanta un caso di scioglimento
di amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa: il Comune di
Nettuno, in provincia di Roma, è stato sciolto per mafia nel 2005 e il Comune
di Fondi è andato molto vicino (Trocchia, 2009). Il caso di Nettuno, in
particolare, ha fatto “scuola”, dal momento che il Consiglio di Stato – in
risposta alle polemiche del Sindaco e dell’amministrazione sotto accusa – ha
chiarito che per il provvedimento di scioglimento non sono necessarie
sentenze di colpevolezza penale, ma sono sufficienti elementi significativi
che testimonino un condizionamento delle attività degli organi
dell’amministrazione da parte di gruppi di criminalità organizzata (ibidem).
Elementi significativi che non sono stati considerati sufficienti quando si è
trattato di decidere sul comune di Fondi. Nel 2008, l’allora Prefetto di Latina,
Bruno Frattasi, presenta una relazione al Ministero dell’Interno per chiedere
lo scioglimento dell’amministrazione comunale in ragione delle infiltrazioni –
documentate dalla Direzione Nazionale Antimafia – da parte della famiglia
di ‘Ndrangheta dei Tripodo, in collegamento con cosche calabresi e campane,
nella gestione del MOF, il mercato ortofrutticolo più grande d’Europa. Il
Ministro dell’Interno nel 2009 chiede per ben due volte al Governo di votare
lo scioglimento, ma alla fine la situazione si risolve con le dimissioni
volontarie della Giunta, i cui componenti a questo punto sono liberi di
ricandidarsi. Questo evento viene percepito come una pesante sconfitta da
parte del movimento antimafia che si era mobilitato a Fondi e in provincia di
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Latina per tenere alta l’attenzione sulla minaccia rappresentata dalla
presenza di Camorra e ‘Ndrangheta sul territorio. La storia comunque
continua e il 15 novembre 2011 una mega operazione antimafia, coordinata
dalla DIA di Roma e dalla Questura di Caserta, coinvolge casalesi e
corleonesi alleati per il controllo del MOF di Fondi62.
Di recente, alcuni eventi di cronaca si sono imposti all’attenzione mediatica e
hanno acceso i riflettori sulla presenza criminale nella regione e, in
particolare nella capitale: da un lato, le maxi-operazioni di polizia e
magistratura, che ogni mese portano a decine di arresti per 416bis ed a
sequestri e confische di patrimoni sempre più ingenti (di cui il Café de Paris
ha rappresentato solo l’esempio più eclatante); dall’altro, l’escalation di
omicidi ed agguati di stampo tipicamente mafioso, ovvero consumati in
pieno centro davanti a testimoni, che nel 2011 hanno consegnato a Roma il
primato per dimensioni di criminalità violenta (33 omicidi in un anno, di cui
11 caratterizzati da modus operandi tipicamente mafioso)63.
A partire dalla constatazione di questi importanti fatti di mafia, diventa
importante analizzare azioni e rappresentazioni dell’antimafia.
3.2. Le esperienze di antimafia
Il 2011 è stato per il movimento antimafia nel Lazio un anno molto intenso.
Lo sono stati anche gli anni passati, in cui forte è stato l’impegno per Fondi o
per difendere il Parco del Circeo dalla cementificazione. Ma nell’ultimo anno
due circostanze particolari hanno movimentato la situazione: la scia di
omicidi violenti nella capitale e l’affidamento a Libera di un bene confiscato
per abusivismo edilizio a Borgo Sabotino, vicino Latina.
Il 18 luglio viene inaugurato il Villaggio della Legalità a Borgo Sabotino,
62 Cfr. Libera Informazione, 2009b e Libera Informazione, 2011b. 63 Antonio Turri, “A Roma il primato degli omicidi. Dalla "Fondi Connection" alla violenza criminale che insanguina le strade della città”, del 21 dicembre 2011 su www.liberainformazione.org
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intitolato a Serafino Famà, vittima di Cosa Nostra, ucciso nel 1995 a Catania.
La figlia Flavia, che vive a Roma, è una militante attiva del movimento e
corre da una parte all’altra della regione per portare la propria testimonianza
di familiare di vittima. Il suo contributo e quello degli altri familiari – in
particolare Salvatore Vecchio e Franco La Torre – sono fondamentali per
l’azione di sensibilizzazione nelle scuole e sul territorio. Borgo Sabotino
rappresenta un’esperienza paradigmatica del movimento antimafia: Libera,
con un coordinamento provinciale ben avviato e tanti giovani militanti in
tutta la provincia – è di fatto un punto di riferimento per tutte le altre
associazioni coinvolte nell’uso sociale del bene (Agesci, Protezione Civile,
Aifo, Legambiente, etc.). In questi mesi di attività, iniziative pubbliche, campi
di volontariato, quello che non è mancato è stata la reazione da parte dei
criminali infastiditi della presenza dell’antimafia in quel bene: attentati,
danneggiamenti, sabotaggi si susseguono continuamente, nonostante – o
forse proprio in conseguenza di ciò – il forte coinvolgimento del territorio.
L’avvenimento più grave è avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 ottobre 2011,
quando sono state letteralmente distrutte tutte le attrezzature interne. Pochi
giorni dopo avrebbe dovuto essere proiettato il documentario dal titolo “La
quinta mafia”, realizzato dai ragazzi di Libera in collaborazione con le altre
associazioni, in cui si racconta il processo di radicamento e contaminazione
del territorio del basso Lazio da parte delle organizzazioni mafiose,
l’abusivismo edilizio, le discariche abusive, l’omicidio per incaprettamento –
irrisolto dal punto di vista giudiziario – di Don Cesare Boschin64. Non ci si fa
mancare niente in terra latina.
Libera nel Lazio ha un coordinamento regionale molto attivo, coordinamenti
provinciali a Roma, Latina e Viterbo e in via di costituzione a Rieti e
Frosinone. Nel 2011 ha raggiunto la quota di 15 presidi presenti sul territorio:
64 Cfr. Galeazzi M.S., 2011, “Noi ci mettiamo la faccia ed il cuore”, in Libera Informazione, Newsletter n. 80.
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9 in provincia di Roma, 3 in provincia di Latina e uno in provincia di
Viterbo65. Nella sola provincia di Roma, molte sono le altre realtà,
prevalentemente giovanili, impegnate su questo fronte: l’associazione DRIM,
Democrazia Responsabilità Impegno Memoria, che promuove attività di
educazione alla cittadinanza e animazione sociale a Roma e provincia; DaSud
che gestisce uno spazio al Pigneto dove organizza spesso momenti di
approfondimento sul tema della criminalità organizzata; Gioventù Attiva,
che ha ideato una campagna e il gruppo facebook collegato, dal titolo
LAZIOSENZAMAFIA; il coordinamento antimafia di Anzio e Nettuno che lavora
sul litorale romano; l’associazione Link-Coordinamento Universitario, che
nella primavera del 2011 ha promosso alla Sapienza un percorso di seminari
e laboratori sul giornalismo d’inchiesta dal titolo “Parole & mafie”, che ha
fornito 3 crediti formativi agli studenti partecipanti. A queste si aggiungono
le associazioni più grandi come Legambiente ed SOS Impresa, o la CGIL
impegnata sul fronte degli illeciti nel lavoro, in particolare, dell’edilizia.
All’inizio del 2011, inoltre, è stato presentato il rapporto “Riprendiamoci il
maltolto. Dalla confisca all’effettivo utilizzo dei beni confiscati alle mafie a
Roma e Provincia”: un’importante indagine sullo stato di abbandono in cui
versano molti beni della capitale e provincia, realizzata da un tavolo unitario
formato da Action per i diritti, CNCA del Lazio, Equorete, daSud Onlus,
Gioventù Attiva e Libera.
A fronte dei beni non utilizzati, ci sono anche importanti esperienze di uso
sociale che ogni settimana sono luogo di visita e studio per studenti e
insegnanti. Segnaliamo, in particolare, due importanti esperienze volute e
gestite dal Comune di Roma: la Casa del Jazz – sorta nella villa di Enrico
Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana – e il Nuovo Cinema L’Aquila,
sorto nel quartiere Pigneto nei locali del cinema confiscato alla Nuova
65 Ringraziamo il referente di Libera Roma, Ferdinando Secchi, per le informazioni puntuali fornite sul radicamento dell’associazione sul territorio.
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Camorra Organizzata. Infine, nella relazione sulle buone pratiche di
riutilizzo sociale pubblicata nel 2010 dall’Agenzia per le Onlus66, vengono
recensite per il Lazio ben 19 esperienze di uso sociale di beni confiscati alle
organizzazioni mafiose, il 16,4% del totale.
3.3. Mafia e antimafia nelle esperienze di alcuni testimoni
Per approfondire il contesto in cui si colloca la ricerca, abbiamo deciso di
effettuare tre interviste in profondità a testimoni privilegiati del movimento
antimafia laziale: sono stati quindi intervistati il referente regionale di Libera,
Antonio Turri; il giornalista, militante di Libera e di Legambiente ed ex-
consigliere regionale, Enrico Fontana; un professore di religione del Liceo
Volterra di Ciampino e militante di Libera, Alessandro Malantrucco67.
Le tracce di intervista – personalizzate per ciascun interlocutore68 – sono state
pensate con l’obiettivo di approfondire alcuni aspetti:
- le rappresentazioni del fenomeno mafioso nel Lazio;
- le rappresentazioni e le azioni del movimento antimafia nel Lazio;
- osservazioni e commenti ai dati emersi dal questionario.
In particolare, con Antonio Turri è stata analizzata la realtà della presenza
criminale nel Lazio; ad Enrico Fontana è stato chiesto di ripercorre
l’esperienza nel consiglio regionale nel Lazio e il percorso di proposta e
attuazione delle politiche antimafia regionali; Alessandro Malantrucco – la
cui intervista sarà ripresa nell’ultimo capitolo – ha raccontato l’esperienza
66 Il rapporto, dal titolo “Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni”, è stato curato da Libera Informazione; la sottoscritta ne ha curato la parte statistica (Libera Informazione, 2010a). 67 Antonio Turri è stato intervistato in due sessioni, il 25 novembre e il 6 dicembre, e l’intervista è durata in tutto quasi due ore; l’intervista con Enrico Fontana è stata fatta l’1 dicembre ed è durata 50 minuti; Alessandro Malantrucco è stato intervistato il 29 novembre e l’intervista è durata 30 minuti. Le vistose differenze nella durata delle interviste sono dovute alla varietà degli argomenti trattati con i diversi interlocutori. 68 Si tratta di interviste non strutturate o in profondità a testimoni privilegiati (cfr. Tusini, 2006). L’obiettivo delle tre interviste non è un’analisi esaustiva di un particolare ambito tematico – obiettivo che avrebbe comportato un diverso progetto di ricerca – ma un approfondimento sulle rappresentazioni del fenomeno mafioso e del movimento antimafia da parte di alcuni testimoni privilegiati.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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scolastica antimafia e il lavoro di decostruzione della fiction “Romanzo
Criminale” realizzato con i suoi studenti. A tutti i testimoni è stata chiesta
una valutazione dello stato di salute del movimento antimafia nella regione.
Turri è un ex funzionario di polizia (lettore appassionato di ordinanze e
sentenze) e ha contribuito al progetto antimafia di Libera sin dalla sua nascita
nel 1995 come rappresentante del sindacato di polizia SIULP: le sue
rappresentazioni del fenomeno mafioso sono quindi condizionate
dall’esperienza lavorativa di contrasto repressivo alla criminalità e, al tempo
stesso, dall’aver messo le proprie conoscenze a disposizione del movimento
antimafia, facendosene condizionare a sua volta.
Enrico Fontana, invece, viene dai movimenti, in particolare Libera e
Legambiente, e nel 1996 ha coniato il termine ecomafia per definire il
fenomeno dei reati ambientali legati alla criminalità organizzata; dal 2006 al
2008 è stato consigliere regionale della Regione Lazio e ha contribuito
assieme ad altri all’approvazione di importanti politiche ed interventi
antimafia.
Le tracce di intervista a Turri e Fontana iniziano con due definizioni di Renda
relative alla mafia per eccellenza, ovvero quella siciliana:
"La delinquenza organizzata non legata alla politica, alle istituzioni, al potere e alla società resta sempre criminalità organizzata, ma non è mafia. Insomma, mafia e politica sono un binomio indissolubile o meglio sono l'espressione binomia di uno stesso fenomeno. È tutta qui la specialità della mafia” (Francesco Renda, 1993; p.12).
"La precisazione che la mafia è delinquenza organizzata ma che non ogni delinquenza organizzata è mafia, ci deve portare ad individuare cosa c'è di caratteristico, di specifico, peculiare nell'organizzazione criminale di stampo mafioso; e approfondendo questa analisi si giunge alla conclusione che […] ciò che distingue la delinquenza di stampo mafioso dalla delinquenza organizzata in generale è il consenso sociale largo di cui quest'ultima gode" (Francesco Renda, 1987; pp. 22).
Entrambi i testimoni hanno dato la prima risposta richiamando la centralità
della dimensione economica nell’analisi della presenza mafiosa nel Lazio: le
organizzazioni criminali hanno strutturato la propria forza sul territorio
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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romano e laziale grazie ai rapporti con esponenti prima del mondo
dell’imprenditoria e della finanza e, come conseguenza, del mondo della
politica e delle istituzioni. Il consenso sociale alle organizzazioni mafiose,
quindi, viene ri-definito in termini di convenienza69: nel Lazio il primo
intreccio importante è tra mafia e sistema economico e si struttura nella
collusione di professionisti dell’economia regionale e romana, che svolgono
ruoli utili per il riciclaggio, a servizio della criminalità o che non si fanno
troppe domande.
Oggi si osservano fenomeni importanti di consenso – seppur in termini meno
sistemici rispetto ai territori a tradizionale insediamento – in alcuni quartieri
periferici della città di Roma: a San Basilio, Tor Bella Monaca, Ostia ci sono
gruppi di criminalità romana di vecchia formazione, che lavorano
principalmente con lo spaccio di cocaina e che hanno assunto ormai i
contorni della criminalità organizzata di stampo mafioso in termini di
consenso sociale sul territorio.
A questo proposito, sembra particolarmente calzante l’esempio citato da
Turri del funerale di due ragazzi assassinati a Ostia dove vengono sparati i
fuochi d’artificio:
“che vuol dire che i due, seppur riconosciuti tra virgolette come delinquenti all’interno del quartiere, godevano di consenso”70.
Libera propone nei primi anni duemila (a partire dal 2003) la definizione di
“quinta mafia”, grazie in particolare all’intuito di Turri che da osservatore
interno alle forza di polizia capisce che qualcosa sta cambiando nella qualità
della presenza mafiosa nel Lazio. Il concetto – definito in termini mafia da
contaminazione – nasce inizialmente come provocazione per definire un
69 Sull’importanza delle relazioni esterne (zona grigia, colletti bianchi, borghesia mafiosa, imprenditoria, classi dirigenti, etc.) nel determinare la forza della mafia e sul rapporto tra consenso e potere nella definizione del metodo mafioso – aspetti fondamentali per capire perché le organizzazioni mafiose riescano a radicarsi anche in aree non tradizionali – si segnalano i seguenti contributi: Gambetta, 1992 e 1994; Catanzaro, 1994; Santino, 2006; Sciarrone, 2006; Dino e Pepino, 2008; Dino, 2009. 70 Citazione tratta dall’intervista a Turri.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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cambiamento avvenuto nella fine degli anni ’90 e rappresenta un modello di
evoluzione delle stesse mafie:
“[Nel 1996] quando il primo pentito dei casalesi Carmine Schiavone, che era il cassiere dell’organizzazione, entra in una caserma di polizia e da pentito elenca non soltanto l’organizzazione dei casalesi su Roma e nel Lazio, ma elenca tutta una serie di coinvolgimenti e personaggi legati al mondo della politica e dell’imprenditoria, che in cambio di denaro e di consenso politico permettono di farli entrare negli appalti per la costruzione del raddoppio dell’autostrada Roma-Napoli, nel traffico dei rifiuti, etc. ed esportano il metodo criminale mafioso in un contesto diverso”71.
La presenza mafiosa nella regione viene rappresentata come forma
particolare di contaminazione reciproca, attraverso la metafora del tumore che
nasce in un organo, sviluppa metastasi che contaminano altri organi e che,
differenziandosi consistentemente dal tumore iniziale, richiedono anche una
terapia di tipo diverso:
“perché questo tipo di tumore una volta che le metastasi vanno in un altro organo, quindi in un’altra regione, presuppone un tipo di organizzazione criminale e sociale che si inserisce in un contesto politico, economico, storico e culturale diverso”72.
La trasformazione inizia di fatto negli anni ’60 e, soprattutto, ’70 quando i
mafiosi arrivano in contesti diversi da quelli di insediamento tradizionale. Il
Lazio diventa territorio privilegiato di sperimentazione di questa nuova
forma di radicamento per due circostanze fondamentali: la contiguità
geografica con la Campania e l’interesse delle organizzazioni criminali per il
controllo del mercato di Roma, in particolare per quanto riguarda gli
stupefacenti.
Gli omicidi a Roma dell’ultimo anno sono interpretati dai nostri testimoni
come un tentativo di stabilire le gerarchie criminali per il controllo del
territorio romano: l’ipotesi è che siamo in presenza di una struttura a rete,
una sorta di agenzia professionale, i cui killer professionisti – che uccidono in
pieno centro, in mezzo alla gente – sono a servizio di gruppi in conflitto per il
controllo dei mercati della cocaina e del riciclaggio dei capitali di
provenienza illecita. Nonostante alcuni segnali di reazione – come le 71 Ibidem. 72 Ibidem.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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manifestazioni a San Basilio e Ostia, o la fiaccolata organizzata il 19 luglio
2011 dal Presidente della Provincia Nicola Zingaretti – nella città si registra
una grave sottovalutazione del fenomeno: non si è sviluppata
consapevolezza nemmeno tra le forze politiche perché prevale il timore di
danneggiare il buon nome della capitale.
A proposito della capacità di reazione politica da parte delle istituzioni,
Fontana descrive l’esperienza al Consiglio regionale del Lazio, durante la
Giunta Marrazzo (anni 2005-2009), come il risultato dell’impegno di alcuni
esponenti politici che, grazie ad un sostegno bipartisan, hanno aperto una
stagione di importante impegno antimafia da parte dell’ente regionale.
Vengono approvati una serie di provvedimenti significativi, integrati tra loro,
che definiscono una politica sicuramente tra le più avanzate in materia73:
l’Agenzia regionale per i beni confiscati, creata per affiancare i comuni o per
proporre che la regione diventi destinataria quando l’amministrazione
comunale non possa diventarlo per infiltrazioni o difficoltà economico-
strutturali; contributi per la ristrutturazione dei beni e il sostegno alle
associazioni affidatarie; una legge regionale sull’abusivismo edilizio che
prevede un sistema di monitoraggio e una relazione annuale della regione;
l’istituzione dell’Osservatorio regionale “Sicurezza e Legalità”. Fontana ha
esplicitato che la necessità di questi interventi emerge, durante il mandato
consiliare, dalla constatazione di un gap tra la rappresentazione della
presenza criminale sul territorio laziale così come emerge dalle risibili
risultanze processuali e la rappresentazione di una realtà ben più grave che
emerge invece dall’esperienza concreta di chi lavora quotidianamente su
questi temi.
Le interviste hanno permesso, infine, di indagare le rappresentazioni
dell’antimafia sociale tra i nostri testimoni. Per Turri, se il fenomeno mafioso
consiste in una forma di organizzazione della società in cui l’elemento 73 Come evidenziato nell’analisi delle politiche regionali antimafia presentate nel precedente capitolo.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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criminale diventa fondante – in un’unione strategica tra crimine, economia e
politica – il ruolo dell’antimafia sociale consiste nell’organizzare una cultura
alternativa a quella mafiosa. Ci sembra molto interessante anche la
definizione proposta dal professore di liceo:
“Io credo che l’antimafia sociale sia fondamentale perché il fenomeno mafioso in Italia è radicato, radicale e fondante il nostro vivere insieme, l’espressione criminale di questo fenomeno è soltanto la punta dell’iceberg e la base è proprio il consenso sociale estorto o condiviso per convenienza o per altri motivi”.
Emerge dunque una rappresentazione comune ad un movimento antimafia
capace di mettere in atto una strategia coordinata prima di tutto in termini di
proposta politica. Il Villaggio della legalità di Libera a Borgo Sabotino, per
esempio, viene rappresentato e vissuto come un’esperienza concreta di
riappropriazione: l’uso sociale dei beni confiscati non è semplicemente un
simbolo, ma un atto di riconquista, riconosciuto dai cittadini di Latina che
sostengono il movimento che si è creato attorno al bene ogni qualvolta che
subisce un sabotaggio o un danneggiamento.
In generale nella regione il movimento antimafia è – secondo i nostri
testimoni – in buono stato: nonostante il livello organizzativo molto fluido e
alcuni problemi legati al rischio di eccessi di protagonismo, vi sono molte
realtà che fanno un lavoro importante sul territorio, come Legambiente e
Libera che vigilano costantemente per impedire la costruzione selvaggia nel
Parco del Circeo. Il principale contributo del movimento antimafia nel Lazio
viene in ultima istanza individuato dai nostri testimoni nella forza della
denuncia, nel portare allo scoperto una realtà altrimenti nascosta e nel darne
una rappresentazione complessa e non banalmente sensazionalistica.
Ovviamente vengono proposte anche le priorità su cui continuare a lavorare:
rafforzare il coordinamento tra i diversi soggetti; imporre all’attenzione della
politica la consapevolezza che il Lazio e Roma sono oggi in una situazione di
grave pericolo per lo stato di radicamento delle organizzazioni mafiose;
rafforzare le strutture investigative, oggi gravemente sottodimensionate
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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rispetto alla realtà criminale alla quale far fronte; lavorare per restituire alla
collettività tutti i beni confiscati in stato di abbandono. Infine, lavorare nel
tessuto sociale sulla cultura, costruire anticorpi, coinvolgere le università e le
scuole. A questo proposito, qualche spunto di riflessione interessante emerge
sicuramente dalla ricerca sulle rappresentazioni degli studenti presentata nei
prossimi capitoli.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 79 -
4. La ricerca
“La ricerca applicata o finalizzata è invece indirizzata alla soluzione di problemi
sociali di interesse immediato, tanto che la conoscenza prodotta relativamente agli
oggetti d’indagine deve poter essere in grado di fornire agli operatori di settore linee
guida per un intervento appropriato su di essi” (Agnoli, 2006; p. 109).
I dati qui presentati provengono da un progetto di ricerca promosso da Libera
e coordinato dalla sottoscritta: Libera ha proposto al Consiglio Regionale del
Lazio – nell'ambito del bando 2010 per l'assegnazione di contributi a favore di
progetti territoriali di sviluppo sociale, culturale ed ambientale – di realizzare
per l'anno scolastico 2010/2011 una ricerca sulla percezione del fenomeno
mafioso tra gli studenti delle scuole superiori della regione, sulla base
dell'indagine già realizzata in Toscana74. La ricerca di Libera per il Lazio è
stata progettata dalla sottoscritta – rispetto a quella della Toscana – in
un’ottica più ampia di analisi delle relazioni tra rappresentazioni della mafia
e azioni dell’antimafia, in funzione del lavoro qui presentato.
4.1. Il disegno della ricerca
Il lavoro di tesi consiste in un progetto di ricerca applicata a finalità descrittivo-
74 La prima ricerca è stata realizzata grazie ad un finanziamento della Regione Toscana, che ha permesso di raggiungere un campione di 759 studenti, provenienti da 23 istituti e 45 classi in tutta le regione, così distribuite tra le province toscane: Firenze (22), Prato (5), Pistoia (4), Arezzo (4), Livorno (4), Siena (1), Pisa (3), Lucca (2). L’indagine è stata svolta presso le scuole superiori della regione nei mesi da marzo a maggio 2010. Dai risultati della ricerca toscana emerge una buona consapevolezza del fenomeno mafioso: i due terzi del campione toscano ha una medio-alta conoscenza dei personaggi di mafia e circa la metà una medio-alta conoscenza dei personaggi antimafia; tra gli intervistati, sette studenti su dieci esprimono un atteggiamento di contrasto, piuttosto che di rassegnazione o distacco e otto studenti su dieci ritengono che ci sia differenza tra mafia e criminalità comune. Gli aspetti problematici sono rappresentati dall'elevato livello di sfiducia nei confronti della politica e dalla mancanza di conoscenza della strage di via de’ Georgofili: solo tre studenti su dieci dichiarano di averne sentito parlare. Per un confronto tra i risultati emersi nelle due regioni, cfr. della Ratta, Ioppolo, Ricotta, 2011.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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esplorativa75.
Il problema d’indagine consiste nell’esplorare le relazioni tra le
rappresentazioni e le conoscenze del fenomeno mafioso, da un lato, e
l’atteggiamento di responsabilità collettiva nei confronti della mafia e la
partecipazione concreta ad iniziative antimafia, dall’altro. Le unità d’analisi
sono gli studenti delle scuole superiori del Lazio, intervistati nella primavera
del 2011.
L’obiettivo di ricerca è l’esplorazione di tre sistemi di ipotesi, collegati tra
loro:
1) le informazioni e le conoscenze che i ragazzi hanno sulla mafia
svolgono un ruolo determinante nella strutturazione di una
rappresentazione consapevole e non stereotipata del fenomeno
mafioso e, conseguentemente, di atteggiamenti di contrasto, in termini
di responsabilità collettiva e partecipazione attiva;
2) le conoscenze sulla mafia, a loro volta, sono condizionate da due
diverse categorie di fonti di formazione/informazione, ovvero le
attività didattiche svolte a scuola e la fruizione dei mezzi di
informazione.
3) atteggiamenti di contrasto e partecipazione sono condizionati più
dalla conoscenza che i ragazzi hanno del fenomeno piuttosto che da
variabili strutturali (come il sesso o l’età).
4.2. Gli strumenti di ricerca
La scelta del gruppo di ricerca è stata quella di indagare le rappresentazioni
del fenomeno mafioso attraverso l'uso di due strumenti tra di loro diversi e
complementari: una narrazione libera degli studenti su un fatto di mafia e un
questionario strutturato. Tali strumenti sono stati messi a punto a partire da
quelli usati per la rilevazione toscana, perfezionando la formulazione delle 75 Sulla definizione del disegno di ricerca, cfr. Agnoli, 2006.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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domande e delle modalità di risposta in base ai risultati ottenuti76.
Prima di iniziare la compilazione del questionario, agli studenti è stata posta
la seguente richiesta: Inventa e racconta una storia di fantasia con al centro un
fatto di mafia. Nell’indagine toscana, la formulazione era differente (Racconta
un fatto di mafia. Ti chiediamo di scrivere una storia su un avvenimento di "mafia":
puoi raccontare fatti inventati o realmente accaduti, con personaggi immaginari o
reali, ambientati nel passato o nel presente, in contesti che conosci bene o che non
conosci affatto) e le storie dei ragazzi erano caratterizzate da una forte
aderenza a fatti realmente accaduti, quasi a voler eseguire un compito in
classe. Nei racconti, inoltre, emergeva una forte influenza nelle narrazioni di
tre casi dalla forte rilevanza mediatica: le stragi del '92; la storia di Peppino
Impastato, raccontata dal film “I cento passi”; gli episodi legati alla Camorra,
resi celebri dal libro di Roberto Saviano “Gomorra”. Per il Lazio abbiamo
scelto di dare agli studenti un mandato volutamente più generico per
stressare maggiormente la fantasia del racconto, nell’ipotesi che
l’immaginazione faccia emergere stereotipi e rappresentazioni del fenomeno.
Barbara Poggio mette in evidenza la centralità della narrazione nei contesti
educativi e nelle esperienze di apprendimento (Poggio, 2004): lo strumento
della narrazione – e le tecniche di analisi testuale usate per analizzare i
racconti dei ragazzi – rappresentano certamente uno degli elementi più
innovativi della ricerca77.
Il questionario della ricerca – la cui base è uguale per la Toscana e per il Lazio
– è articolato secondo le seguenti aree tematiche:
− percezione e conoscenza del fenomeno mafioso;
− contrasto alla mafia; 76 La ricerca realizzata in Toscana ha svolto – di fatto – la funzione di pretest rispetto a quella del Lazio che, per caratteristiche del campione e messa a punto dello strumento di rilevazione, rappresenta un lavoro sicuramente più avanzato e maturo. 77 Ricordiamo, comunque, che – come già esposto – le narrazioni sono state utilizzate e analizzate con tecniche di analisi del contenuto anche nella ricerca sull’immaginario mafioso (Lo Cascio, 1986) e che nel questionario del Centro Studi Pio La Torre vi sono delle domande aperte analizzate con il software per l’analisi dei testi T-lab (Frazzica e Scaglione, 2010).
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− cultura della legalità e rapporto con le istituzioni;
− uso del denaro;
− percezione della sicurezza;
− partecipazione socio-politica e informazione;
− dati socio-demografici.
Per la formulazione delle domande è stato fondamentale il riferimento alle
esperienze passate di analisi della percezione del fenomeno mafioso. In
particolare, sono state prese – in parte o integralmente – dal questionario del
2008 del Centro Studi Pio La Torre78 le seguenti domande (e le relative
modalità di risposta):
− quella sulla diffusione della mafia nel Sud Italia, in tutta Italia o
all'estero;
− quella sulle attività maggiormente legate alla presenza mafiosa79;
− quella relativa alla percezione della mafia, che è stata re-interpretata
dal gruppo di ricerca come un indicatore di atteggiamento nei confronti
del fenomeno mafioso (“può aiutare a risolvere i problemi della gente
comune”, “è qualcosa con cui convivere perché non si può eliminare”, “è
qualcosa da combattere”,...);
− quelle relative alle motivazioni individuali o del contesto che
spingono le persone ad entrare nelle fila della mafia;
− quella sulla percezione dei pentiti;
− la batteria dei personaggi di mafia e antimafia, per ciascuno dei quali è
stato chiesto se combatte/ha combattuto la mafia o fa parte/ha fatto
parte della mafia, che è diventata l’indicatore di conoscenza del
fenomeno mafioso;
78 Il Centro a sua volta modifica in parte ogni anno la formulazione delle domande; il questionario a cui è stato fatto riferimento è stato pubblicato sul n. 16, anno 3, della newsletter ASud'Europa del Centro, Palermo 27 aprile 2009. 79 Nel questionario del Centro la domanda è riferita alle attività illegali legate alla presenza della criminalità nel proprio territorio; nel questionario di Libera si è preferito non far riferimento ad un territorio specifico, ma cercare di indagare la percezione delle attività illegali che caratterizzano in generale il fenomeno di tipo mafioso.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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− la domanda relativa alle iniziative che lo Stato dovrebbe prendere per
combattere la criminalità organizzata;
− la scala di atteggiamento sui rapporti tra Stato e mafia.
Due domande sono state prese dal questionario di Libera del '96:
− “Secondo te , c'è differenza tra mafia e criminalità comune?”;
− “Quando i mafiosi si uccidono tra di loro, tu ritieni che sia:” (risposte: “un
bene, un male, mi è indifferente”).
Per le domande relative alle dimensioni della cultura della legalità e della
partecipazione socio-politica si è fatto riferimento a precedenti ricerche su
stili di vita e partecipazione giovanile (cfr. Faggiano, 2007).
Infine, molte domande sono state costruite ad hoc per approfondire alcuni
aspetti di particolare interesse per l'associazione Libera. In particolare, sono
state inserite due domande specifiche sul contesto territoriale: la prima sulla
diffusione del fenomeno mafioso nella propria regione e la seconda sulla
conoscenza di un fatto di mafia rilevante a livello regionale. Per la Toscana,
l’episodio locale di mafia inserito nel questionario è la strage di via de’
Georgofili, avvenuta il 27 maggio del 1993 nel cuore di Firenze, di fronte alla
Galleria degli Uffizi: una macchina viene fatta esplodere, 5 persone perdono
la vita, 48 restano ferite e molti edifici vengono danneggiati. L'attentato fa
parte della strategia stragista di Cosa Nostra che, guidata da Totò Riina, cerca
di imporre in quegli anni la propria “trattativa” ad uno Stato che prova a
reagire, ma che è ancora piegato dai colpi inferti l'anno precedente nelle
stragi di Capaci e via d'Amelio. Si tratta quindi di un evento particolarmente
grave ed importante per la città di Firenze e per tutto il paese che si sente
sempre più vulnerabile. L'individuazione del fatto di mafia più rilevante a
livello regionale si è rivelata un utilissimo strumento per esplorare la
dimensione della memoria storica e la dimensione delle informazioni che gli
studenti hanno sulla mafia. Così, anche per il Lazio si è voluto identificare un
episodio che svolgesse la stessa funzione. Nel '93 anche a Roma si sono
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verificati degli eventi legati alla strategia stragista di Cosa Nostra: il fallito
attentato a Maurizio Costanzo il 14 maggio, le due bombe del 28 luglio a San
Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro e il fallito attentato allo Stadio
Olimpico del 23 gennaio del 199480. Fortunatamente, nessuno di questi
attentati ha causato vittime nella capitale. Inoltre, gli abitanti di Roma
sentono ancora forte nella propria memoria storica le decine di attentati
terroristici che si sono succeduti negli anni '70 e '80. Per questi motivi non si è
ritenuto opportuno scegliere uno di questi attentati come oggetto della
domanda sul fatto di mafia regionale. Si è scelto, in questo caso, di
privilegiare un fatto di cronaca attuale, dando maggiore importanza
all'informazione su avvenimenti vicini nel tempo e nello spazio. Agli studenti
è stato chiesto, quindi, se avessero sentito parlare del caso del Comune di
Fondi, relativo al mancato scioglimento per infiltrazione mafiosa, al quale si è
dato ampio spazio nel precedente capitolo. Questo episodio rappresenta un
esempio particolarmente calzante del meccanismo che si innesca nella
percezione sociale del fenomeno mafioso: il caso di Fondi, infatti, è stato al
centro del dibattito mediatico e politico per diverse settimane, senza però
determinare un aumento della insicurezza percepita tra gli abitanti della
regione.
Nel questionario per la Toscana, erano state predisposte inoltre le seguenti
domande: una per chiedere agli studenti come dovrebbero essere utilizzati i
beni confiscati alla criminalità organizzata; tre sulla frequenza di
comportamenti di gioco, al fine di indagare il rischio della diffusione del
fenomeno d'azzardo; tre sulla percezione di sicurezza per strada, in casa e
nella città; tre sulle fiction di mafia, così da poter esplorare l'influenza che
questo tipo di prodotto mediale esercita sull'immaginario mafioso tra i
giovani. Per il questionario del Lazio, sono stati apportati alcuni
80 Cfr. “Inchiesta sulle stragi mafiose del '93-'94. Arresto in carcere per il boss Tagliavia”, del 17 marzo 2010, su www.repubblica.it.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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aggiustamenti. Le tre domande sulla sicurezza sono state sostituite da una
unica (“Quanto ti senti sicuro camminando per strada quando è buio e sei da solo
nella zona in cui vivi?”), presa dall'indagine ISTAT sulla sicurezza dei
cittadini81. Per quanto riguarda la propensione al gioco d’azzardo, dai
risultati dell'indagine realizzata in Toscana è emerso un eccessivo effetto di
condizionamento – nei termini di “indesiderabilità sociale” del
comportamento rilevato82 – delle tre domande relative alla frequenza di
attività legate al fenomeno del gioco d'azzardo (scommesse, gratta e vinci,
video-poker, etc.). Per il questionario del Lazio, quindi, si è preferito inserire
una sola domanda, con una formulazione più neutra: “Ti capita di giocare
puntando soldi (per es. a carte o ai video poker)?”.
Per approfondire ulteriormente le specificità del contesto regionale, sono
state aggiunte anche due domande sulla diffusione del fenomeno dell'usura
nella regione.
Due sono i principali aspetti innovativi dell’indagine del Lazio83, rispetto a
quella toscana: l’analisi delle azioni dell’antimafia; l’analisi diretta
dell’esposizione degli studenti all’educazione antimafia.
Relativamente al primo aspetto, nel questionario per il Lazio sono state
inserite le seguenti domande: due batteria sulla conoscenza delle iniziative
antimafia messe in atto dalle istituzioni dall’associazionismo; una batteria
tesa ad indagare la partecipazione attiva degli studenti ad attività antimafia.
Quest’ultima, in particolare, ha permesso di costruire un indice di
partecipazione da mettere in relazione con le altre variabili al fine di indagare
le ipotesi di partenza sul rapporto tra conoscenza e atteggiamento di
contrasto.
Riguardo l’educazione antimafia, per integrare le informazioni indirette
81 Cfr. Istat, 2010. 82 Su desiderabilità/indesiderabilità di domande e modalità di risposta nel questionario strutturato, cfr. Schuman e Presser, 1979; Schwarz e Hippler, 1991. 83 I risultati relativi a questi aspetti non compaiono nel rapporto di ricerca di Libera e sono il risultato del lavoro di approfondimento teorico e metodologico affinato in funzione della tesi di dottorato.
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fornite dai docenti, è stata inserita nel questionario per gli studenti del Lazio
la seguente domanda: “Nello scorso anno scolastico, ti è mai capitato di discutere
di mafia in classe?”. Infatti, per le indagini di Lazio e Toscana è stata
strutturata una scheda per gli insegnanti per rilevare una serie di dati di tipo
contestuale, ovvero relativi alla classe, da attribuire successivamente agli
studenti intervistati come variabili aggiuntive. Una parte delle informazioni
richieste è di tipo strettamente anagrafico: tipo di scuola, anno di corso, tipo
di comune (capoluogo/non capoluogo) e provincia della scuola. Gli altri dati
forniti dai docenti riguardano, invece, le eventuali attività scolastiche sulla
mafia realizzate in classe durante l’anno scolastico precedente alla
realizzazione dell’indagine. In fase di predisposizione della matrice iniziale,
queste informazioni sono state inserite come nuove variabili nei singoli
profili riga per ciascuno studente. Per l’indagine del Lazio, si è scelto di
inserire la domanda di controllo sulla frequenza delle discussioni sulla mafia
in classe nel questionario per gli studenti, nell'ipotesi che non
necessariamente si verifichi una perfetta corrispondenza tra le attività che gli
insegnanti dichiarano di aver portato avanti e l'effettivo coinvolgimento in
questo tipo di attività:
“In quest’area si possono includere il cineforum, gli incontri con esperti, e le ricerche, intese queste ultime come studio del territorio, analisi dell’informazione dei mass-media, approfondimenti a carattere storico e letterario. Questo tipo di attività, così come sono state pensate e realizzate, hanno la duplice funzione da un lato di portare alla ribalta le problematiche emergenti dal sistema illegale di potere, dall’altro di individuare le possibili cause che ne hanno determinato l’espandersi. Ma al contempo presentano un rischio: la tentazione di “restare alla finestra” ad osservare un fenomeno che è altro da me, senza realmente entrare in una dimensione di confronto e di approccio sistemico. Ma la conoscenza “delle cose” non sempre è sufficiente a determinare i cambiamenti desiderati. Non ci sono punti di partenza al di fuori di noi, di ciascuno di noi” (Blandano, 2009; p. 463).
Questo aspetto sarà ulteriormente approfondito nel prossimo capitolo, nel
paragrafo sulle fonti di formazione/informazione.
Complessivamente, il questionario è composto da 45 domande a risposta
chiusa e 5 a risposta aperta.
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4.3. La strategia di rilevazione
Per la somministrazione del questionario, è stata scelta la strategia di
rilevazione del questionario auto-compilato: durante l'orario scolastico gli
studenti hanno risposto al questionario nell'aula informatica della scuola,
tramite collegamento web (modalità CAWI). Agli insegnanti è stato chiesto di
dedicare circa mezz’ora alla narrazione libera e mezz’ora alla compilazione
del questionario.
Libera ha predisposto un sito (http://ricerca.libera.it) per la realizzazione di
survey telematiche, attraverso l'utilizzo della piattaforma on line lime
survey84. La strutturazione del questionario tramite lime survey ha permesso di
imporre alcune condizioni – come l'ordinamento casuale delle modalità di
risposta – utili a limitare per tipo e numerosità le distorsioni dovute alla
formulazione rigida delle domande85.
La fase di contatto delle scuole è iniziata a novembre 2010. In primis la
ricerca è stata introdotta e dettagliatamente illustrata ai referenti provinciali e
dei presidi di Libera del Lazio, al quale è stato richiesto un contributo attivo
nell’individuazione di docenti e referenti scolastici da poter coinvolgere
nell’iniziativa, privilegiando i contatti caratterizzati da familiarità alle
tematiche di Libera, e con i quali vi fosse stata in passato condivisione di
percorsi educativi ed esperienze progettuali.
Si è passati quindi a dare la massima diffusione alla richiesta di adesione
all’indagine, sfruttando una pluralità di canali:
- invio comunicazione via mail a tutte le scuole superiori della Regione,
84 LimeSurvey (http://www.limesurvey.org/) è uno dei software più utilizzati e potenti per gestire rilevazioni e sondaggi online. Limesurvey si basa su una delle architetture IT più stabili e diffuse in ambito web: LAMP (Linux, Apache, MySQL e PHP). È uno strumento open source e freeware che consente di gestire la creazione e il controllo delle password e degli accessi, utilizzare filtri multipli nel questionario per omettere la visualizzazione delle domande non pertinenti, rendere obbligatoria la risposta ad alcune domande, nonché registrare ed esportare i dati (numerici e alfanumerici) in qualunque formato. Si tratta di un’applicazione generalizzata supportata da una numerosa community; difatti, essendo open, l’utente/sviluppatore può intervenire sul codice per personalizzarlo e svilupparlo ulteriormente. 85 Sui rischi di distorsione legati allo strumento questionario e le strategie per garantire la qualità del dato nella survey, cfr. Mauceri, 2003.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 88 -
attraverso gli indirizzi istituzionali del Ministero dell'Istruzione86;
- i tradizionali e pre-esistenti contatti scolastici di Libera Lazio e dei suoi
referenti locali;
- la promozione della ricerca attraverso il sito internet e la newsletter di
Libera.
In fase di raccolta delle adesioni da parte delle scuola, è emersa qualche
difficoltà sulla provincia di Rieti, per la quale è stato coinvolto anche l'Ufficio
Scolastico Provinciale al fine di avere una copertura – seppur parziale – di
tutte le province della Regione.
4.4. Il campione
Il campione di studenti raggiunto nell’indagine è auto selezionato e di tipo
non probabilistico. Infatti, nonostante la comunicazione inviata a tutti gli
istituti superiori della regione abbia permesso di raggiungere molte scuole, la
maggior parte dei docenti coinvolti fa parte della rete dei contatti
dell'associazione o è comunque caratterizzata da una forte sensibilità sul
tema dell'antimafia. L’auto-selezione delle scuole – dipendente dalla
maggiore motivazione a partecipare ad una indagine sulla mafia da parte
degli insegnanti più sensibili all’argomento e più attivi in quest’ambito –
rappresenta un limite metodologico da tenere sempre presente in sede di
analisi e interpretazione dei risultati, ma costituisce al tempo stesso
un’opportunità conoscitiva cercata dallo stesso gruppo di ricerca (e da
Libera) per osservare approfonditamente le relazioni tra l’attività educativa
antimafia e le rappresentazioni degli studenti sul fenomeno.
L’elevata adesione al progetto, inoltre, ha consentito all’associazione di
allargare e rafforzare la rete degli insegnanti nella regione: praticamente tutti
i docenti coinvolti, infatti, hanno esplicitamente manifestato interesse per la
86 L’invito è stato inviato agli indirizzi istituzionali delle scuole superiori della regione, disponibili sul sito www.istruzione.it
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 89 -
divulgazione dei risultati del progetto e il proposito di intraprendere future
attività didattiche in collaborazione con l’associazione.
Nella fase di presentazione e promozione del progetto, complessivamente
abbiamo avuto contatti diretti con: 60 istituti superiori di tutte le province del
Lazio e 200 tra docenti e dirigenti scolastici. All’indagine hanno attivamente
preso parte 99 classi, così suddivise fra le province del Lazio: Roma (45),
Frosinone (12), Latina (23), Viterbo (9), Rieti (10).
Complessivamente sono stati compilati 1.677 questionari per studenti. Sono
però stati eliminati i questionari incompleti (con più del 30% di risposte
mancanti), quindi la numerosità effettiva del campione su cui è stata
effettuata l'analisi dei dati è di 1.429 questionari.
Tabella I Popolazione originaria per strato campionario (n. scuole)87
Provincia Totale %
Frosinone 71 14,7 Latina 52 10,8 Rieti 29 6,0 Roma 297 61,5 Viterbo 34 7,0
Totale 483 100
Tabella II Numerosità campionaria raggiunta per tipo di scuola e provincia (n. studenti)
Provincia Licei Istituti tecnici Istituti
professionali
Totale %
Frosinone 131 29 48 208 14,6 Latina 243 102 0 345 24,1 Rieti 77 12 34 123 8,6 Roma 384 113 115 612 42,8 Viterbo 94 43 4 141 9,9
Totale 929 299 201 1.429 100
% 65 20,9 14,1 100 100
Si tratta pertanto di un campione che presenta una buona copertura delle
scuole del Lazio, sia a livello territoriale sia per tipo di scuola.
Particolarmente positiva è stata la risposta dalle province di Frosinone e 87 I dati relativi al numero di scuole per provincia sono stati reperiti sul sito del Ministero dell'Istruzione nell'anno 2010, durante la scrittura del progetto di ricerca.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 90 -
Latina, sovra-rappresentate rispetto alla popolazione studentesca: ciò
costituisce un punto a favore dell'indagine, che è riuscita ad intercettare
moltissime scuole soprattutto nei territori più difficili della regione in merito
alla pericolosità delle infiltrazioni mafiose.
Riguardo il tipo di istituto, dobbiamo specificare che sulla definizione dei
"licei" incide la trasformazione degli istituti magistrali in licei psico-
pedagogici o delle scienze sociali, che ha concorso a determinare la sovra-
rappresentazione degli studenti iscritti ad un liceo, piuttosto che ad un
istituto tecnico o professionale. Dai risultati della Toscana, è emerso che nelle
relazioni tra le variabili considerate dipendenti (per es. la conoscenza dei
personaggi di mafia e antimafia o l'atteggiamento nei confronti della mafia) e
la variabile tipo di istituto, le modalità “tecnico” e “professionale” hanno
comportamenti molto simili, differenziandosi invece sensibilmente dalla
modalità “liceo”. Per questo motivo è stato deciso di accorpare gli istituti
tecnici e professionali in un'unica modalità.
4.5. Le tecniche di analisi dei dati88
Una volta terminata la somministrazione nelle scuole, il database esportato
da limesurvey è stato controllato e predisposto per le successive elaborazioni
statistiche. L'analisi sui questionari è stata condotta con il software SPSS 17.
L'analisi dei testi è stata realizzata utilizzando i software TaltaC 2.10 e Spad.
In seguito all’analisi della distribuzione di frequenza delle variabili si è poi
passati alla costruzione di alcuni indici sintetici89 risultanti dalla
combinazione di più variabili riguardanti il capitale culturale derivante dal
titolo di studio dei genitori; la fruizione dei mezzi di comunicazione; la
conoscenza dei personaggi che hanno fatto parte o hanno combattuto la
88 Per una trattazione approfondita sulle diverse tecniche di analisi dei dati richiamate nella presente nota metodologica, si rimanda a Cannavò e Frudà, 2007a, 2007b e 2007c.. 89 Sulla costruzione di indici sintetici come ricombinazione di una o più variabili in una matrice di dati, cfr. Di Franco, 2001.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 91 -
mafia; la partecipazione ad attività antimafia.
Capitale culturale
Per la costruzione dell'indice tipologico di capitale culturale della famiglia
d'origine, si è partiti dal titolo di studio di entrambi i genitori. Le modalità
finali usate nei modelli sono le seguenti:
- medio-basso capitale culturale = almeno un genitore con al massimo il
diploma;
- medio-alto capitale culturale = entrambi i genitori con il diploma o almeno
uno con la laurea.
Indice di fruizione dei mezzi di informazione
A partire da una batteria di 7 domande sulla frequenza di alcune attività di
fruizione dei principali mezzi di informazione (lettura di quotidiani e riviste,
visione di telegiornali e programmi di approfondimento, accesso a siti
internet di attualità,...), è stata costruita una variabile somma attribuendo i
seguenti punteggi:
1= mai
2= qualche volta
3= spesso
4= sempre
L'indice sintetico dicotomico è stato ottenuto con la definizione di classi di
valori: medio-bassa (punteggio da 1 a 17) e medio-alta fruizione (da 18 a 35).
Indici di conoscenza dei personaggi
Nei questionari è stata inserita una domanda apposita sulla conoscenza di
venti nominativi di personaggi reali, di cui gli intervistati dovevano indicare
se sono o sono stati oppositori o facenti parte dell’organizzazione mafiosa (i
venti personaggi sono equidistribuiti tra l’una e l’altra categoria). Era
possibile la risposta non so. Ad ogni risposta è stato assegnato un punteggio:
1 per la risposta corretta, -1 per la risposta errata e 0 per “non so”.
Successivamente è stato costruito un indice additivo per tutti i personaggi e
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 92 -
separatamente per i personaggi appartenenti alla mafia e per i personaggi
antimafia. Aggregando i punteggi in classi di valore è stato costruito l’indice
di conoscenza dicotomico (medio-bassa e medio-alta conoscenza). Per alcune
elaborazioni si è fatto riferimento agli indici specifici di conoscenza dei
personaggi di mafia o di antimafia.
Indice di partecipazione antimafia
A partire dalla batteria di domande sulla partecipazione a cinque diverse
iniziative antimafia (Visite o campi di volontariato sui beni confiscati alle
mafie; Convegni o iniziative di approfondimento sulla mafia; Manifestazioni
pubbliche o cortei antimafia; Commemorazioni delle vittime di mafia;
Assemblee studentesche sulla mafia) è stato costruito un indice additivo
attribuendo i seguenti punteggi:
0= mai
1= sì, una volta
2= sì, più di una volta
L’indice sintetico dicotomico è stato ottenuto dalla definizione di classi di
valori: medio-bassa partecipazione (punteggio da 0 a 2); medio-alta
partecipazione (punteggio da 3 a 10)90.
Le relazioni bivariate tra le variabili considerate – ovvero gli indicatori
relativi alle fonti di formazione/informazione, alla conoscenza della mafia,
agli atteggiamenti e alla partecipazione – sono state controllate attraverso
l’analisi trivariata con alcune variabili strutturali di base (sesso, età, tipo di
comune, area geografica, capitale culturale e tipo di istituto). Vengono
segnalati solo i casi in cui la relazione risulti spuria o comunque
condizionata91.
90 L’indice rileva l’effettiva partecipazione degli studenti ad iniziative antimafia, quindi la distribuzione della somma dei punteggi è naturalmente concentrata su valori più bassi; come verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo, la definizione delle classi di valori proposta consente di osservare come varia la partecipazione medio-alta degli studenti al variare degli altri fattori considerati in ipotesi rilevanti. 91 Sulla logica dell’analisi trivariata, cfr. Cardano e Miceli, 1991.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 93 -
Nelle tabelle di contingenza presentate nel capitolo successivo, le variabili
dipendenti (ad es. l’indice di conoscenza dei personaggi o l’indice di
partecipazione) saranno sempre riportate sulle righe, mentre le variabili
considerate indipendenti (età, tipo di istituto, sesso, etc.), saranno riportate in
colonna. Le percentuali riportate in tabella sono sempre quelle di colonna, in
modo da evidenziare in che modo le distribuzioni delle modalità di risposta
della variabile dipendente mutano all’interno dei diversi sotto-campioni
corrispondenti alle modalità di risposta della variabile indipendente. Per
valutare la forza della relazione bivariata si è proceduto all’analisi attenta
delle differenze percentuali tra categoria di risposta. Vengono inoltre
riportate – come criterio di ulteriore orientamento nella valutazione del
risultato – le informazioni relative al coefficiente di significatività del chi-
quadrato (χ2) di Pearson92.
Per le variabili più rilevanti sulla conoscenza del fenomeno mafioso e la
partecipazione antimafia, sono stati inoltre costruiti dei modelli di relazione
tra le variabili, che permettono di considerare congiuntamente il peso delle
variabili indipendenti, o fattori, su una variabile dipendente particolarmente
significativa. La relazione che si riscontra non implica un rapporto di causa-
effetto (difficile da dimostrare per variabili di tipo sociologico): si osservano
delle relazioni di associazione, ovvero di reciproca influenza tra alcune
modalità che identificano anche profili di studenti con determinate
caratteristiche. Si è cercato, quindi, di sintetizzare e formalizzare queste
relazioni attraverso la metodologia dei modelli di analisi multivariata.
I modelli utilizzati, definiti solitamente modelli logistici, appartengono alla
categoria dei GLM, generalized linear models93, di cui fanno parte anche il
modello loglineare, il modello di Poisson e altri. Il modello logistico può
92 Sul significato del chi-quadrato e del test di significatività statistica e il loro utilizzo nella ricerca sociale, cfr. Corbetta, 1999. 93 Per approfondimenti metodologici sui generalized linear models, cfr. Agresti, 1996 e Hosmer e Lemeshow, 2000.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 94 -
essere a sua volta generalizzato prendendo come variabile risposta una
variabile polinomiale (ossia una variabile con più di due modalità) con livelli
ordinati o meno.
Nella nostra indagine sono stati formalizzati due modelli logistici, tutti con
variabile-risposta di tipo binomiale: nel primo si osserva la variabile
dipendente conoscenza dei personaggi di mafia e antimafia (medio-bassa vs
medio-alta); nel secondo, la variabile dipendente é la partecipazione
antimafia (medio-bassa vs medio-alta). Le variabili esplicative considerate –
seppur con qualche specificità per i due modelli – sono le variabili strutturali
(sesso, anno di corso, tipo di istituto, capitale culturale, tipo di comune, area
geografica) e le variabili ritenute in ipotesi rilevanti come fonti di
formazione/informazione (la fruizione dei media e la frequenza delle
discussioni in classe sulla mafia).
Infine, tra le tecniche di analisi dei dati utilizzate, citiamo l’analisi automatica
dei dati testuali (Lebart e Salem, 1998; Bolasco, 1999; della Ratta, 2007),
applicata alla narrazione libera. Prima di iniziare a compilare il questionario
strutturato, gli studenti hanno avuto a disposizione al massimo 30 minuti per
scrivere la storia di mafia, con uno spazio non superiore alle 4.000 battute. È
stata necessaria un’operazione di pulizia della matrice predisposta per Taltac
e 102 storie sono state eliminate perché inutilizzabili ai fini dell'analisi94: le
storie complete analizzate sono 1.327. Le caratteristiche del sotto-campione
degli autori delle storie sono sostanzialmente omogenee a quelle del
campione totale (62% di ragazze e 65,8% di studenti del liceo). Il corpus delle
storie è abbastanza ampio e si compone di 231.460 occorrenze, 23.035 parole
diverse (vocabolario) e una ricchezza lessicale normalizzata pari a 45.
L’analisi, svolta con programma TaltaC2 (versione 2.10, www.taltac.it), ha
consentito di: individuare le parole e le espressioni più ricorrenti (delle quali 94 Ad esempio “Non saprei”, “La mafia”, “c'era una volta”, “Non ho mai vissuto un fatto di mafia”, “non so nessun fatto specifico”, “Non saprei che storie di mafia raccontare”, “……”, “AAAAAA”, etc.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 95 -
vengono presentate nell’ultimo capitolo i nomi propri e i segmenti ripetuti);
calcolare il linguaggio peculiare, ovvero le parole chiave o caratteristiche del
corpus rispetto al linguaggio dell’italiano standard e al linguaggio della
stampa (più precisamente quello ottenuto dal lessico utilizzato nel
quotidiano La Repubblica negli anni ’90)95; associare alle narrazioni i
principali dati strutturati (ad es. sesso, capitale culturale, conoscenza dei
personaggi, partecipazione antimafia), al fine di individuare il lessico
specifico utilizzato dalle diverse categorie di autori. Per avere una visione di
sintesi è stata poi applicata una tecnica di analisi multidimensionale, ovvero
l’analisi delle corrispondenze lessicali: a questo scopo, è stata caricata su
SPAD una nuova matrice contenente il linguaggio peculiare rispetto a
entrambi i lessici di riferimento96 e la sua distribuzione nelle diverse variabili
disponibili dalla matrice del questionario (livello di informazione sulla mafia
e i personaggi, considerazione delle differenze tra mafia e criminalità
comune, fruizione dei mezzi di informazione, conoscenza del caso di Fondi,
atteggiamento verso la mafia, partecipazione alle attività antimafia,
considerazione delle fiction di mafia, etc.).
In conclusione al capitolo, un’ultima osservazione sul contesto applicativo
della ricerca: se la ricerca della Toscana ha fatto da pretest per la successiva
indagine del Lazio, quest’ultima ha permesso di perfezionare ulteriormente
lo strumento di rilevazione per le future ricerche programmate
dall’associazione Libera in altre regioni. A febbraio 2011 partirà l’indagine in
Liguria, in vista della Giornata nazionale per la memoria e per l’impegno in
ricordo di tutte le vittime di mafia che si terrà a Genova il 17 marzo e a breve
dovrebbe partire anche la rilevazione in Puglia. Nel commentare i dati,
95 Sulle risorse linguistiche disponibili su TaltaC2 per l’individuazione delle parole caratteristiche, cfr. Bolasco, 2005. 96 Sono state inserite tutte le forme con almeno 6 occorrenze e un valore dello scarto > 4 ad eccezione di alcune forme poco significative perché con valore dello scarto inferiore a 4 rispetto ad almeno uno dei due lessici. A queste parole ne sono sono state aggiunte altre altrettanto significative ma non riconosciute in nessuno dei due lessici, si tratta delle espressioni lessicalizzate e dei nomi riferiti a luoghi o persone.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 96 -
quindi, si darà conto anche delle evidenze empiriche che hanno portato ad
aggiustamenti nel questionario.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 97 -
5. Le rappresentazioni della mafia e le azioni
dell’antimafia nelle risposte degli studenti
Il questionario somministrato si è rivelato uno strumento estremamente ricco
e la presentazione del rapporto di ricerca alla Festa di Libera a Firenze a
luglio 2011 è stata un’occasione importante di riflessione sui risultati emersi.
In questa sede vengono riprese le considerazioni esposte nel rapporto, al fine
di presentare una sintesi dei dati raccolti, per poi approfondire gli aspetti più
rilevanti rispetto all’ipotesi sulle relazioni tra informazione/conoscenza e
rappresentazioni/atteggiamento/partecipazione, al contesto semantico di
riferimento definito come antimafia sociale e al contesto territoriale specifico
del Lazio97.
5.1. Gli intervistati
Il campione risulta abbastanza equilibrato rispetto a tutte le variabili socio-
demografiche di base; si riscontra comunque un maggior peso degli studenti
iscritti ad un liceo (65%), al IV anno di corso (45,1%) e con meno di 18 anni
(63,5%, cfr. Tabella 1); sono di più le ragazze (58,6%) dei maschi, solo pochi
studenti (il 4,8%) sono di nazionalità non italiana e circa la metà frequentano
la scuola in comuni non capoluogo di provincia (51,2%, cfr. Tabella 2).
97 Si rimanda all’appendice per il dettaglio delle distribuzioni di frequenza per tutte le domande del questionario e al rapporto di Libera per la presentazione dettagliata di tutti i dati, con le riflessioni di Meringolo, Battistelli e dalla Chiesa come commento ai risultati.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 98 -
Tabella 1 Alcune caratteristiche socio-demografiche
Tipo di istituto Anno di corso Età
Liceo 65,0% III (o I liceo classico) 28,0% Fino a 18 anni 63,5%
35,0% IV (o II liceo classico) 45,1% Più di 18 anni 36,5% Istituto Tecnico o Professionale
V (o III liceo classico) 26,9%
Totale (N=1.429) 100,0% Totale (N=1.429) 100,0% Totale (N=1.429) 100,0%
Tabella 2 Altre caratteristiche socio-demografiche
Tipo di Comune Sesso Nazionalità
Comune Capoluogo 48,8% Femmina 61,0% Italiana 95,2%
Comune non Capoluogo 51,2% Maschio 39,0% Altra nazionalità 4,8%
Totale (N=1.429) 100,0% Totale (N=1.429) 100,0% Totale (N=1.429) 100,0%
Il 42,8% degli studenti frequenta una scuola della provincia di Roma (cfr.
Figura 1) e ben il 38,7% una scuola delle province di Latina e Frosinone
(Lazio meridionale), in cui le infiltrazioni mafiose sul territorio sono – come
già visto – più rilevanti.
Figura 1 Area geografica regionale
39%
18%
43%
Lazio meridionale Lazio settentrionale Roma
N=1.429
La maggior parte degli intervistati (il 55,9%) ha un medio-alto capitale
culturale, ovvero i genitori hanno entrambi il diploma o almeno uno dei due
ha la laurea (cfr. Tabella 3 Capitale culturale).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 99 -
Tabella 3 Capitale culturale
%
Medio-basso capitale culturale 44,1
Medio-alto capitale culturale 55,9
Totale (N=1.429) 100,0
Il dato relativo all'associazionismo segnala un livello abbastanza basso di
partecipazione: il 53% degli studenti che hanno risposto al questionario non
partecipa a nessuna associazione, il 27,7% è iscritto soltanto ad associazioni
sportive e l'8,9% ad associazioni di volontariato (cfr. Tabella 4).
Tabella 4 Sei iscritto/a o aderisci a qualche associazione?*
% sui
rispondenti
N %
Sì, sportiva 388 23,8% 27,7%
Sì, di volontariato 125 7,7% 8,9%
Sì, culturale 123 7,6% 8,8%
Sì, religiosa 98 6,0% 7,0%
Sì, di rappresentanza studentesca 91 5,6% 6,5%
Sì, politica 58 3,6% 4,1%
No 745 45,8% 53,1%
Totale 1.628 100,0%
*= risposta multipla, possibili più risposte.
Tabella 5 Quale di queste frasi esprime meglio il tuo atteggiamento nei confronti della
politica?
%
Mi tengo al corrente della politica, ma senza parteciparvi personalmente
34,6
La politica mi disgusta 31,4
La politica non mi interessa 14,6
Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me
12,6
Mi considero politicamente impegnato 6,9
Totale (N=1.429) 100,0
Dalle domande sull'orientamento politico viene confermata la sempre più
diffusa disaffezione dei giovani per la politica: ben il 31,4% degli intervistati
dichiara di provare “disgusto” per la politica e il 14,6% risponde “la politica
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- 100 -
non mi interessa”, mentre il 34,6% si tiene al corrente senza parteciparvi
attivamente (cfr. Tabella 1). Quasi la metà del campione (47,8%) sceglie di non
collocarsi politicamente né con il centro-destra né con il centro-sinistra (cfr.
Figura 2). Inoltre, tra le ragazze è più alta rispetto alla media (54,4%) la
percentuale di coloro che non si collocano politicamente.
Figura 2 Orientamento politico
26%
26%
48%
Destra - Centro destra Sinistra - Centro sinistra Non mi colloco
N=1.429
Questo dato va letto assieme ai bassissimi livelli di fiducia nei confronti dei
soggetti istituzionali (cfr. Figura 3 Fiducia nelle istituzioni).
Figura 3 Fiducia nelle istituzioni*
0
1
2
3
4
5
ONU
Scien
ziati
Uni
one
Europ
ea
Scuol
a
Inse
gnan
ti
Polizia
Car
abin
ieri
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Telev
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Banch
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Sacer
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ello
Sta
to
Telev
isione
privat
a
Sinda
co d
el tu
o Com
une
Impr
endi
tori
Gov
erno
Partit
i
Uom
ini p
olitici
*= i punteggi variano da 1 (minima) a 6 (massima) fiducia
N=1.429
In una scala da uno a sei, il valore medio più alto è 3,9 attribuito dai ragazzi
all’ONU, seguita da Scienziati, Unione Europea, Insegnanti, Polizia, Carabinieri,
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Magistrati e Giornali: la parte alta della graduatoria presenta, quindi, valori
medi complessivamente abbastanza bassi – compresi tra 3,9 e 3,2 – attribuiti a
soggetti istituzionali molto lontani o percepiti come servizio diretto vicino al
cittadino. Nei confronti di Governo, Partiti e Uomini politici, invece, gli
intervistati esprimono livelli di fiducia bassissimi (tra 2,2 e 1,8). Si tratta di un
risultato in linea con le tendenze emerse dalle indagini IARD sulla
condizione giovanile in Italia98: il campione raggiunto, quindi, seppur
caratterizzato da sensibilizzazione da parte degli insegnanti sul tema della
mafia, presenta caratteristiche abbastanza omogenee rispetto alla
popolazione giovanile italiana.
Figura 4 Percezione di sicurezza per sesso degli intervistati
73,1%
22,4%26,9%
77,6%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
Per niente o poco sicuro Abbastanza o molto sicuro
Chi-quadrato= 351,71; Signif.= 0,000
Femmina
Maschio
Riguardo la percezione di sicurezza, il 46,7% si dichiara molto o abbastanza
sicuro (rispettivamente il 12,7% e il 33,8%), mentre il 53,3% si sente poco o
per niente sicuro (33,2% e 20,1%). Coerentemente con le evidenze della
letteratura teorica ed empirica sull’argomento, la percezione di insicurezza è
fortemente associata con il sesso femminile delle intervistate: il 73,1% delle
ragazze, infatti, si poco o per niente sicuro, a fronte del 22,4% dei maschi (cfr.
98 Cfr. Buzzi, Cavalli e De Lillo, 2007. Anche la formulazione delle domande sulla fiducia nelle istituzioni e sull’atteggiamento nei confronti della politica è uguale a quella dell’indagine IARD, riportata come riferimento importante in Faggiano, 2007.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 102 -
Figura 4)99.
5.2. La percezione del fenomeno mafioso
In generale, dall’indagine emerge una buona consapevolezza del fenomeno
mafioso: da questo punto di vista i risultati rilevati in Lazio e Toscana sono
abbastanza omogenei. Gli studenti intervistati dimostrano di sapere che la
mafia è ormai un fenomeno pervasivo che non riguarda più solo le regioni
meridionali: il 65,1%, infatti, risponde che la mafia esiste anche in Europa.
Tabella 6 Quale tra le seguenti attività illegali secondo te è più legata alla presenza
mafiosa?*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
Pizzo/Estorsione 796 18,8% 55,7%
Spaccio di droga 776 18,4% 54,3%
Riciclaggio di denaro sporco 537 12,7% 37,6%
Omicidi 365 8,6% 25,5%
Appalti truccati 359 8,5% 25,1%
Smaltimento illecito di rifiuti 337 8,0% 23,6%
Corruzione dei dipendenti pubblici 274 6,5% 19,2%
Usura 194 4,6% 13,6%
Prostituzione 185 4,4% 12,9%
Attentati e danneggiamenti 133 3,1% 9,3%
Scambio di voti 126 3,0% 8,8%
Lavoro nero 101 2,4% 7,1%
Abusi sessuali sui minori 40 ,9% 2,8%
Totale 4.223 100,0%
*= risposta multipla, possibili 3 risposte.
Anche sulle attività che più caratterizzano la presenza mafiosa, si riscontra
un'elevata consapevolezza sul fenomeno: il 55,7% degli intervistati, infatti,
ritiene che l'estorsione sia tra le tre attività illegali più legate alla presenza
mafiosa (cfr. Tabella 6), seguita dallo spaccio di droga (scelto dal 54,3% dei 99 Per un’analisi approfondita della percezione della sicurezza nella ricerca di Libera, si rimanda al contributo di Giuseppe Ricotta Sicurezza e cultura della legalità, in della Ratta, Ioppolo e Ricotta, 2011.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 103 -
rispondenti) e dal riciclaggio di denaro sporco (37,6%).
Uno studente su quattro identifica tra le attività caratteristiche della mafia gli
omicidi e gli appalti truccati e il 23,6% lo smaltimento illecito dei rifiuti: c'è quindi
una grande attenzione sia per i reati più tradizionalmente associati alla
presenza mafiosa e al controllo violento del territorio (estorsioni, droga e
omicidi), sia alle attività maggiormente legate alla sfera economica e che
negli ultimi anni hanno assunto una maggiore visibilità anche mediatica
(riciclaggio, appalti truccati e rifiuti).
Il 78% dei rispondenti ritiene che ci sia differenza tra mafia e criminalità
comune: si tratta di una percentuale molto elevata, che indica una buona
consapevolezza circa le caratteristiche specifiche del fenomeno mafioso
rispetto agli altri tipi di criminalità.
Alla domanda sui fattori sociali che spingono le persone a far parte della
mafia, il 46,7% degli intervistati individua “le difficoltà economiche e nel
trovare lavoro” (cfr. Figura 5), il 34,6% indica come responsabili la famiglia e
l'ambiente in cui si è cresciuti, il 15,6% attribuisce la responsabilità all’assenza
delle istituzioni e alla mancanza della cultura della legalità: la grande
attenzione per i temi economici è un tema che ritorna più volte nelle risposte
degli studenti.
Figura 5 Fattori sociali dell’affiliazione mafiosa
46%
35%
16%3%
Difficoltà economiche e di lavoro Famiglia e ambiente
Assenza istituzioni e cultura legalità Non so
N=1.429
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 104 -
Le motivazioni individuali dell’affiliazione mafiosa, invece, vengono
ricondotte per il 40,7% delle risposte al desiderio di facili guadagni e per il
22,7% alla voglia di sentirsi potente, mentre solo il 17,8% e il 17%
rispettivamente a paura e bisogno di protezione e a bisogno di lavoro (cfr.
Figura 6).
Figura 6 Motivazioni individuali dell’affiliazione mafiosa
40%
23%
18%
17%2%
Desiderio di facili guadagni Voglia di sentirsi potente
Paura e bisogno di protezione Bisogno di lavoro e difficoltà economiche
Non so
N=1.429
Il 53% degli studenti intervistati ritiene che i pentiti di mafia siano “persone
che temono per la propria vita e hanno deciso di collaborare con le
istituzioni”, mentre per il 42,2% sono “infiltrati, traditori o persone che
mirano a riduzioni di pena”. Per la quasi totalità del campione le persone che
dedicano la propria vita alla lotta contro la mafia sono “persone che con
coraggio decidono di ribellarsi (cfr. Tabella 7).
Tabella 7 Secondo te, le persone che dedicano la propria vita alla lotta contro la mafia
sono:
%
Persone che con coraggio decidono di ribellarsi 79,0
Persone che fanno il loro dovere 12,3
Persone che non calcolano bene i rischi che corrono 5,7
Persone alla ricerca di notorietà 1,7
Non so 1,2
Totale (N=1.429) 100,0
Alla domanda relativa ai mafiosi che “si uccidono tra di loro”, il 36,6%
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 105 -
risponde che è un male, ma un preoccupante 27,8% ritiene che al contrario si
tratti di un bene. Il tipo di istituto condiziona fortemente la percezione del
fenomeno mafioso degli studenti intervistati: tra gli studenti dei licei è
maggiore la percentuale di chi vede come fattore sociale predominante per
l’affiliazione mafiosa l’assenza di istituzioni e della cultura della legalità e
come motivazione individuale la paura e il bisogno di protezione e di chi
ritiene che quando i mafiosi si uccidono tra di loro sia un male; gli studenti
degli istituti tecnici e professionali più frequentemente attribuiscono la
responsabilità alla famiglia e all’ambiente d’origine e al desiderio di sentirsi
potente e pensano che sia un bene se i mafiosi si uccidono tra di loro (Figura
7).
Figura 7 Valutazione su mafiosi che si uccidono tra loro per Tipo di istituto
24,9%
33,2%
40,5%
29,4%
34,7% 37,4%
,0%
5,0%
10,0%
15,0%
20,0%
25,0%
30,0%
35,0%
40,0%
45,0%
Un bene Un male Non so / Mi è
indifferente
Chi-quadrato= 19,70; Signif.= 0,000
Liceo
Istututo tecnico o
professionale
Agli studenti è stata sottoposta una scala di affermazioni sul rapporto tra
Stato e mafia: per ciascuna frase, agli intervistati è stato chiesto di esprimere
un voto di “accordo”, da un minimo di 1 ad un massimo di 6.
Complessivamente, la mafia viene valutata più forte dello Stato che, invece,
non si impegna abbastanza per combatterla: la frase che riceve il punteggio
medio più alto in termini di accordo (4,8) è “la mafia è forte perché ha
rapporti molto stretti con la politica” (cfr. Tabella 8), seguita da “lo Stato non
fa abbastanza per sconfiggere la mafia” (4,6); le frasi con punteggio medio
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 106 -
più basso sono “Lo Stato è forte, perché le sue risorse sono maggiori di quelle
della mafia” (2,3) e “Lo Stato è forte perché difende la democrazia” (2,5).
Tabella 8 Scala di atteggiamento sul rapporto tra mafia e stato*
Media
La mafia è forte perché ha rapporti molto stretti con la politica 4,8
Lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere la mafia 4,6
La mafia è forte perché utilizza qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi scopi
4,4
La mafia è forte perché fa paura 4,4
La mafia è più forte dello Stato perché continua a esistere nonostante gli arresti degli ultimi anni
4,2
Lo Stato è più forte perché lo Stato siamo tutti noi 3,0
Lo Stato è forte perché difende la democrazia 2,5
Lo Stato è forte, perché le sue risorse sono maggiori di quelle della mafia 2,3
*= i punteggi v anno da 1 a 6, dove 1 indica il massimo disaccordo e 6 il massimo accordo
N= 1.429
Complessivamente, emerge quindi la rappresentazione di una mafia molto
forte e di uno Stato connivente che non si impegna a sufficienza per
combatterla.
5.3. La criminalità organizzata nel Lazio
Dalle domande sul contesto regionale si evince che gli studenti sono
genericamente consapevoli sulla realtà mafiosa nella propria regione : il 67%
dichiara che “la presenza della mafia nel Lazio è un fenomeno sempre più
preoccupante”, a fronte di un esiguo 2% che afferma che “la mafia nel Lazio
non esiste” e il 24% che “la mafia nel Lazio controlla alcuni traffici illegali,
ma non è pericolosa” (il 7% risponde non so).
Quando si passa ad analizzare fatti criminali concreti, più vicini alla realtà
quotidiana dei ragazzi, emerge invece una bassa informazione: solo il 31,8%
degli intervistati ha sentito parlare100 del caso che ha coinvolto il Comune di
100 In molto domande si è scelto di usare l’espressione “hai mai sentito parlare”: nell’ipotesi che la conoscenza di determinati eventi sia effettivamente abbastanza bassa, si è scelta una formulazione più
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 107 -
Fondi; tra costoro (454 studenti), il 75,8% risponde che “il Governo avrebbe
dovuto approvare lo scioglimento del consiglio comunale per i forti sospetti
di infiltrazione mafiosa”. Considerando la variabile territoriale, tra gli
studenti che frequentano una scuola nelle province del Sud della regione
(Latina e Frosinone), la percentuale di coloro che conoscono il fatto
identificato come rilevante a livello regionale sale al 44,8%, comunque meno
della metà. Percentuali simili a quelle del Lazio (32,5% su tutto il campione e
38,6% tra gli studenti della provincia di Firenze) erano state riscontrate nella
ricerca toscana in relazione alla conoscenza della strage di via de’ Georgofili: si
tratta di fatti molto diversi – il primo relativo all’attualità, il secondo alla
memoria storica – ma dalle risposte dei ragazzi si evince come ad una
consapevolezza generale sulla presenza della mafia in Italia non corrisponda
una conoscenza dei fenomeni mafiosi vicini al proprio contesto di vita
quotidiana. Si tratta probabilmente di quel meccanismo di distacco e
lontananza, che Siebert definisce in termini di ambivalenza del fenomeno
mafioso nella sfera della quotidianità:
“Da una parte la mafia rappresenta una minaccia pericolosissima per la società civile, per il godimento dei diritti e delle libertà democratiche di cui possiamo fare esperienza giorno per giorno nella nostra vita quotidiana. Dall’altra parte, però, abbiamo tendenza a percepire la mafia come lontana da noi, come qualcosa che riguarda gli altri. Perché la mafia è fenomeno che genera paure e angoscia.” (Siebert, 2010; p. 20).
Tale distacco è probabilmente anche effetto di un’attenzione mediatica
selettiva nei confronti di fatti altamente notiziabili, a discapito di altri che
riguardano più profondamente la qualità della vita democratica del nostro
Paese101.
neutra possibile per evitare l’effetto desiderabilità della risposta. Nel questionario rimodulato per l’indagine in Liguria, tuttavia, si è preferito cambiare tale formulazione con l’espressione “Sei a
conoscenza di…?”. 101 La domanda sul fatto di mafia regionale rilevante si è dimostrata un buon indicatore di conoscenza del fenomeno mafioso, che verrà ripreso nell’analisi tra conoscenza e atteggiamenti. Per il questionario della Liguria è stata prevista una domanda relativa allo scioglimento di un comune ligure per infiltrazioni mafiose, avvenuto nel marzo 2011 (Massimo Calandri, “Bordighera, infiltrazioni mafiose. Sciolto il consiglio comunale”, in La Repubblica del 10 Marzo 2011). La domanda “Sei a
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 108 -
Gli studenti del Lazio, in compenso, mostrano un’elevata sensibilità – emersa
anche dalle narrazioni libere e probabilmente condizionata dall’attuale crisi
occupazionale – per la dimensione economica della criminalità nella regione.
Gli intervistati ritengono in larga maggioranza che il fenomeno dell'usura nel
Lazio sia molto (18,4%) e abbastanza diffuso (57,8%), a fronte di una
minoranza che risponde poco o per niente (11,6%) o non so (12,2%). Inoltre, il
68,2% pensa che chi chiede soldi in prestito agli usurai sia spinto dal bisogno
e dalla necessità di risolvere gravi problemi economici (cfr. Tabella 9).
Tabella 9 Secondo te, qual è il motivo principale perché alcune persone chiedono soldi in
prestito agli usurai?
%
Per bisogno, perché non sanno come risolvere gravi problemi economici 68,2
Per potersi permettere di vivere al di sopra delle proprie possibilità 14,5
Perché non calcolano bene i rischi che questo comporta 17,3
Totale (N=1.392) 100,0
La promozione di stili di vita ispirati ad un uso responsabile del denaro per
prevenire fenomeni – sempre più diffusi e patologici – di dipendenza da
gioco e indebitamento è sicuramente uno dei temi di più grande attualità per
il nostro Paese, e non solo per le popolazioni giovanili. Ci sembra
interessante citare, a questo proposito, un bel lavoro promosso nell’anno
scolastico 2003/2004 nelle scuole di Roma dagli Assessorati alle Politiche del
Commercio e alle Politiche Educative e Scolastiche e dall’Ufficio Anti-Usura
del Comune di Roma: nell’ambito del progetto sono stati affrontati con i
ragazzi i temi di usura, indebitamento, stili di vita e di consumo102. Non è
stato affrontato, invece, il tema del gioco d’azzardo che rappresenta oggi una
delle dipendenze più preoccupanti e un importante strumento di
investimento e riciclaggio per le organizzazioni criminali, in particolare in
una piazza importante come quella romana103.
conoscenza del caso che ha coinvolto il Comune di Bordighera, in provincia di Imperia” è seguita dalla domanda di controllo “Se sì, descrivi brevemente cosa è successo a Bordighera”. 102 Cfr. Di Cristofaro Longo, 2004. 103 Cfr. Eurispes, 2009; Animazione sociale, 2009; Meyer, Hayer e Griffiths, 2009.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 109 -
Figura 8 Ti capita di giocare puntando soldi?
46%
24%
20%
10%Mai
Mi è capitato una sola volta
Una o due volte al mese
Almeno una volta a
settimana/quasi tutti i giorni
N=1.429
Figura 9 Indice di propensione al gioco per Sesso degli intervistati
55,6%
30,5% 26,5%
21,0%17,9%
48,6%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
Nessuna
propensione
Bassa
propensione
Media
propensione
Chi-quadrato= 158,1; Signif.= 0,000
Femmina
Maschio
Nel nostro questionario è stata inserita una domanda specifica
sull’argomento: “Ti capita di giocare puntando soldi (per es. a carte o ai
videopoker)?”. Il 45,7% dei rispondenti dichiara di non aver mai giocato
puntando soldi, il 10,1% gioca almeno una volta a settimana o quasi tutti i
giorni e il 19,7% una o due volte al mese (cfr. Figura 8). Sommando queste
ultime modalità di risposta, otteniamo un indice di propensione al gioco, che
risulta fortemente associato con il sesso degli intervistati: tra i maschi, infatti,
la percentuale di coloro che giocano da una o due volte al mese fino a più
volte a settimana è di 48,6% (quindi quasi un ragazzo su due), in confronto al
29,9% del campione totale (cfr. Figura 9)104.
104 Nell’indagine toscana erano presenti tre diverse domande sul gioco, quindi il confronto richiede cautela; tuttavia possiamo affermare che i ragazzi del Lazio presentano una propensione al gioco
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 110 -
5.4. Le fonti di informazione: scuola e media
Le fonti di formazione/informazione analizzate fanno riferimento
all’esposizione degli studenti alle attività scolastiche antimafia e ai mezzi di
informazione105.
Per quanto riguarda le attività scolastiche, possiamo distinguere, tra i dati a
disposizione, le informazioni fornite dai docenti da quelle inserite
direttamente dagli studenti nel questionario.
Infatti, agli insegnanti referenti per il progetto è stato chiesto quali attività
extra-curriculari sono state svolte in classe nel precedente anno scolastico (tra
un elenco predisposto nella scheda per gli insegnanti) e queste informazioni
sono state attribuite agli studenti intervistati per ciascuna classe, come
variabili contestuali.
Tabella 10 Attività svolte in classe nel precedente anno scolastico*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
Leggere su un quotidiano e discutere collettivamente un fatto di cronaca legato alla mafia
860 34,8% 76,5%
Vedere un film sulla mafia 595 24,1% 52,9%
Incontrare forze dell’ordine e/o magistrati 409 16,6% 36,4%
Incontrare rappresentanti di associazioni impegnate nella lotta alla mafia
296 12,0% 26,3%
Incontrare lavoratori delle cooperative che lavorano sui beni confiscati alle mafie
122 4,9% 10,9%
Leggere un libro sulla mafia 102 4,1% 9,1%
Incontrare familiari di vittima di mafia 86 3,5% 7,7%
Totale 2.470 100,0%
*= informazione fornita dagli insegnanti per ciascuna classe; possibili più risposte106.
maggiore: dall’indice di propensione al gioco calcolato come combinazione di tre differenti domande sulla frequenza di gioco a carte, scommesse, gratta e vinci, etc. – quindi notevolmente più sensibile rispetto a quello calcolato per il Lazio – emerge che tra i ragazzi maschi toscani meno del 40% ha una media propensione, a fronte del 48,6 degli studenti laziali. 105 In questa sede non vengono quindi presi in considerazione altri ambiti importanti, come la famiglia e i gruppo di socializzazione secondaria, come i gruppi di amici, di sport, volontariato, parrocchia, etc. 106 Lo modalità di risposta sono state predisposte nella scheda per gli insegnanti dalla sottoscritta a partire dall’esperienza maturata nel settore formazione di Libera, fatta eccezione per la modalità
Leggere un libro sulla mafia emersa dall’analisi delle risposte date dagli insegnanti alla modalità aperta Altro.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 111 -
Il 76,5% ha discusso collettivamente fatti di mafia e il 52,9% ha visto un film
sulla mafia (cfr. Tabella 10). Complessivamente, il 76,8% delle classi coinvolte
nel progetto ha svolto almeno una delle attività considerate), a conferma
della particolare sensibilizzazione sul tema riscontrata nel campione.
Per le successive analisi, le attività dichiarate dagli insegnanti sono state
ridotte a quattro tipi: la più generica e legata alla normale routine di classe
Leggere su un quotidiano e discutere un fatto di mafia; Lettura di libri o visione di
film, legata alla produzione mediale sul fenomeno mafioso; Incontrare forze
dell’ordine e/o magistrati e Incontrare familiari, associazioni o cooperative, attività
che rompono in maniera più netta la routine scolastica mettendo in relazione
gli studenti con testimoni esterni alla scuola, i primi appartenenti ad ambiti
istituzionali e i secondi provenienti dal mondo del terzo settore e della
società civile.
Si segnalano alcune associazioni interessanti tra le attività educative
considerate e il tipo di istituto e il tipo di comune della scuola: in particolare,
le classi che hanno svolto l’attività Leggere su un quotidiano e discutere un fatto
di mafia si trovano prevalentemente in un comune capoluogo di provincia; le
classi in cui si è svolta l’attività Lettura di libri o visione di film sono più diffuse
negli istituti tecnici o professionali o scuole in un comune capoluogo di
provincia; le classi in cui si è svolta l’attività Incontrare forze dell’ordine e/o
magistrati sono prevalentemente tipiche di istituti tecnici e professionali in
comuni non capoluogo di provincia. L’attività Incontrare familiari, associazioni
o cooperative invece non è condizionata da nessuna variabile di base.
Probabilmente non c’è una relazione di tipo sostantivo tra queste variabili,
quanto piuttosto di caratteristiche specifiche del campione107.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di associazioni non particolarmente
forti, ma di cui bisogna comunque tener conto nell’analizzare le relazioni tra 107 È importante sottolineare che queste relazioni non modificano sostanzialmente le relazioni tra attività svolte secondo le informazioni degli insegnanti e risposte degli studenti sulla frequenza del parlare di mafia in classe, che sono presentate qui di seguito.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 112 -
le fonti di formazione/informazione sulla mafia e gli indicatori di
conoscenza, atteggiamento e partecipazione.
Come già detto, nel questionario rivolto agli studenti è stata inserita una
apposita domanda per valutare l’impatto effettivo delle attività proposte dai
docenti sui ragazzi, nell’ipotesi che il coinvolgimento diretto degli studenti
costituisca un elemento fondamentale dell’educazione antimafiosa.
Chiedendo direttamente agli studenti “Nello scorso anno scolastico, ti è mai
capitato di discutere di mafia in classe?”, la metà del campione (52,8%) si
attesta sulla modalità media qualche volta, solo il 14,8% ha risposto mai e il
32,5% spesso o sempre. Quest’ultima modalità si presenta in percentuale
leggermente superiore tra gli studenti che frequentano un liceo (34,9%)
rispetto a chi frequenta un istituto tecnico o professionale (28,0%).
Mettendo a confronto le risposte date dagli studenti con le informazioni
fornite dagli insegnanti, emerge un quadro abbastanza contradditorio: da un
lato, si rileva un’associazione positiva tra l’aver discusso di mafia in classe
nella percezione degli studenti e l’aver effettuato attività scolastiche
antimafia; dall’altro, si registra un numero rilevante di casi devianti, ovvero
di studenti che affermano di parlare di mafia in classe senza aver partecipato
ad attività scolastiche e studenti che affermano di non parlare mai di mafia in
classe nonostante gli insegnanti abbiano svolto attività108.
Dalle tabelle 11, 12, 13 e 14 emerge che Leggere e discutere un fatto di mafia è
l’attività per la quale il più alto numero di studenti (l’8,2% sul totale del
campione) dichiara di non aver mai parlato di mafia in classe: in questo caso
probabilmente pesa il fatto che si tratta di un’attività poco strutturata,
108 Ovviamente una quota di anomalia può essere attribuita ad errori nella compilazione dei questionari (errori casuali) o a cambiamenti nella composizione della classe, sia da parte degli studenti che da parte dei docenti (errori sistematici). Tuttavia, poiché – come verrà esposto più dettagliatamente nei paragrafi successivi – i due tipi di dati (forniti dai docenti o dagli studenti) si comportano in maniera differente in relazione con altre variabili dipendenti, ci sembra importante dar conto dei casi devianti. È importante sottolineare che le attività scolastiche svolte non sono condizionate in misura significativa dal tipo di istituto e l’associazione tra risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti regge al controllo con la variabile tipo di istituto.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 113 -
rispetto alla quale si pone anche un problema di desiderabilità della risposta
per gli insegnanti, o di occasionalità della frequenza a scuola da parte degli
studenti.
Tabella 11 Attività scolastiche 1: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti
Informazione insegnanti su attività scolastiche:
Leggere e discutere un fatto di mafia Risposta studenti
su mafia in classe Nessuna attività Attività svolta Totale
Mai 16,5% 13,6% (v.a.=117) 14,8%
Qualche volta 56,6% 50,2% 52,8%
Spesso/Sempre 26,9% (v.a.=153) 36,2% 32,5%
Totale (N=1.429) 100,0% (v.a.=569) 100,0% (v.a.=860) 100,0%
Chi-quadrato= 13,66; Signif.= 0,001
Tabella 12 Attività scolastiche 2: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti
Informazione insegnanti su attività scolastiche:
Lettura di libri o visione di film Risposta studenti
su mafia in classe Nessuna attività Attività svolta Totale
Mai 18,1% 10,6% (v.a.=68) 14,8%
Qualche volta 57,5% 47,0% 52,8%
Spesso/Sempre 24,4% (v.a.=192) 42,4% 32,5%
Totale (N=1.429) 100,0% (v.a.=788) 100,0% (v.a.=241) 100,0%
Chi-quadrato= 56,57; Signif.= 0,000
Tabella 13 Attività scolastiche 3: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti
Informazione insegnanti su attività scolastiche:
Incontrare familiari, associazioni o cooperative Risposta studenti
su mafia in classe Nessuna attività Attività svolta Totale
Mai 16,7% 8,5% (v.a.=28) 14,8%
Qualche volta 55,4% 44,1% 52,8%
Spesso/Sempre 28,0% (v.a.=307) 47,4% 32,5%
Totale (N=1.429) 100,0% (v.a.=1.098) 100,0% (v.a.=331) 100,0%
Chi-quadrato= 47,42; Signif.= 0,000
Tabella 14 Attività scolastiche 4: risposte degli studenti e informazioni degli insegnanti
Informazione insegnanti su attività scolastiche:
Incontrare forze dell’ordine o magistrati Risposta studenti
su mafia in classe Nessuna attività Attività svolta Totale
Mai 15,5% 13,0% (v.a.=53) 14,8%
Qualche volta 54,0% 49,6% 52,8%
Spesso/Sempre 30,5% (v.a.=311) 37,4% 32,5%
Totale (N=1.429) 100,0% (v.a.=1.020) 100,0% (v.a.=409) 100,0%
Chi-quadrato= 6,64; Signif.= 0,036
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 114 -
Il primo tipo di anomalia nei dati – studenti che affermano di parlare di
mafia in classe spesso o sempre senza aver partecipato ad attività scolastiche
(il numero assoluto varia dal 10,7% al al 21,7% sul totale del campione) –
configura un problema di tipo metodologico relativo allo strumento:
l’indicatore informazione sulle attività scolastiche fornita dall’insegnante non
riesce a dar conto in maniera esaustiva dell’oggetto che si vuole rilevare,
ovvero la partecipazione degli studenti ad attività di educazione antimafia.
Il secondo tipo di errore o anomalia, che si riscontra quando gli studenti pur
avendo svolto attività dichiarano di non parlare mai di mafia in classe (dal
2% all’8,2% del campione), riguarda lo strumento ma anche l’oggetto stesso
che – avendo una natura prettamente relazionale – viene percepito
differentemente dai due soggetti della relazione, ovvero gli studenti e gli
insegnanti. L’esperienza in classe di percorsi di animazione sociale insegna
che, se da un lato i ragazzi sono spesso distratti e poco interessati a tematiche
che sentono lontane, dall’altro, altrettanto spesso, i docenti portano avanti le
proprie proposte educative con un approccio di tipo unidirezionale, che non
sempre prevede l’inclusione del punto di vista dell’altro.
Dal punto di vista sociologico, ci sembra di poter individuare un problema
relativo al rapporto tra fonte di formazione/informazione e soggetto
educante/ricevente che si presenta in maniera analoga sia per le attività
scolastiche, appena illustrate, sia per i mezzi di informazione, che stiamo per
affrontare. A tal proposito, è importante richiamare gli studi e le analisi sulla
fruizione dei mezzi di comunicazione di massa – da Kats e Lazarsfeld in
poi109 – che evidenziano il ruolo attivo del fruitore nei processi comunicativi e
l’importanza dei processi collettivi di costruzione dei significati: non è
sufficiente, infatti, che un messaggio venga trasmesso perché produca un
effetto su chi lo riceve. Il soggetto che riceve il messaggio ha un ruolo che
viene definito da Losito in termini di selettività nella costruzione dei propri 109 Cfr. Katz e Lafarsfeld, 1955; Losito, 2002.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 115 -
“percorsi di consumo mediale”, “autonomia semantica nella produzione
negoziata di senso nell’interazione con i testi mediali” e “re-interpretazione
collettiva di questi stessi significati, quando essi diventano oggetto di
conversazione e discussione e pretesto per attivare e perpetuare i rapporti
interpersonali soprattutto nei gruppi primari” (corsivo dell’autore, Losito,
2002; pp. 128-129).
Da un punto di vista più strettamente pedagogico, possiamo ipotizzare che
gli studenti che affermano di aver discusso spesso o sempre di mafia in classe
sono quelli che si sono sentiti più coinvolti dalle attività proposte dagli
insegnanti e che, quindi, mostrano gli effetti più benefici dell’educazione
antimafia. Sono questi studenti, infatti, che nelle analisi che presentiamo nei
prossimi paragrafi mostrano di avere rappresentazioni e atteggiamenti più
consapevoli nei confronti della mafia. Pur con le avvertenze finora esplicitate,
nei prossimi paragrafi saranno presentate le relazioni anche con le
informazioni fornite dai docenti, perché ci sembra interessante poter
conservare la maggiore articolazione delle attività scolastiche.
Per quanto riguarda la seconda fonte di informazione e conoscenza, a partire
dalla batteria di domande sulla frequenza di alcune attività relative alle fonti
di informazione (lettura quotidiani, ascolto radio, visione telegiornali, etc.), è
stato costruito un indice di fruizione dei mezzi di informazione: il campione
è sostanzialmente equidistribuito tra chi ha una medio-bassa fruizione
(56,1%) e chi si informa di più (43,9%; cfr. Tabella 15). Si informano meno le
ragazze rispetto ai ragazzi maschi, gli studenti che non si collocano
politicamente rispetto a chi si colloca con il centro-destra o il centro-sinistra e
chi ha un medio-basso capitale culturale.
Tabella 15 Indice di fruizione dei mezzi di informazione
%
Medio-bassa informazione 56,1%
Medio-alta informazione 43,9%
Totale (N=1.429) 100,0
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 116 -
Inoltre, è stato chiesto ai ragazzi da quali mezzi di comunicazione ricevono
prevalentemente informazioni sulla mafia: com’è facile attendersi, il 75,7%
degli studenti intervistati risponde telegiornali e approfondimenti TV; tre
studenti su dieci dicono di ricevere informazioni dalle fiction e uno su cinque
dal cinema, a conferma del ruolo importantissimo di questi prodotti mediali;
uno studente su quattro riceve informazioni sulla mafia da internet, una
fonte di informazione che acquista sempre maggiore importanza, in
particolare tra i giovani (cfr. Tabella 16).
Tabella 16 Da quali mezzi di comunicazione ricevi, prevalentemente, informazioni sulla
mafia?*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
Telegiornali e approfondimenti TV 1082 40,0% 75,7%
Fiction 432 16,0% 30,2%
Quotidiani 404 15,0% 28,3%
Internet 362 13,4% 25,3%
Cinema 274 10,1% 19,2%
Social network 83 3,1% 5,8%
Riviste specializzate 65 2,4% 4,5%
Totale 2.702 100,0%
*= risposta multipla; possibili 2 risposte.
Per il 51,6% degli intervistati informare di più e meglio sul fenomeno mafioso
potrebbe determinare una maggiore consapevolezza e per il 28,6% un
impegno maggiore per contrastare la mafia (cfr. Tabella 17).
Tabella 17 Ritieni che informare di più e meglio i cittadini sul fenomeno mafioso
potrebbe determinare:
%
Maggiore consapevolezza 51,6
Un impegno maggiore per contrastare la mafia 28,6
Non cambierebbe niente 11,3
Preoccupazione e senso di insicurezza 5,6
Non so 2,9
Totale (N=1.429) 100,0
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 117 -
5.5. La conoscenza del fenomeno mafioso
Come indicatore di conoscenza della mafia utilizziamo l’indice di conoscenza
dei personaggi mafia e antimafia. Questo strumento si è rivelato
particolarmente utile nel discriminare gli intervistati in base alla loro
conoscenza della mafia. I personaggi della mafia – come Provenzano o Riina
– sono spesso protagonisti delle fiction di mafia o dei servizi TV sugli arresti
eccellenti: come vedremo meglio nell’ultimo capitolo, si è sviluppata una
vera e propria epica della mafia – di cui le fiction Il capo dei capi e Romanzo
criminale sono esempi paradigmatici – che, da un lato, fanno conoscere ai
ragazzi un mondo altrimenti troppo lontano dal loro e, dall’altro, li portano
ad immedesimarsi con gli eroi negativi che assumono un fascino tutto
particolare. I personaggi dell’antimafia, al contrario, rappresentano i simboli
della lotta alla mafia e sono conosciuti dagli studenti solo grazie al lavoro di
approfondimento e memoria storica portato avanti a scuola o grazie – anche
in questo caso, ma con minore forza attrattiva – da prodotti mediali come
fiction o film. Nel questionario viene chiesto agli studenti di indicare per
ogni personaggio se abbia lottato o se sia stato parte della mafia.
Analizzando gli indici separati di conoscenza dei personaggi di mafia e
antimafia, emerge che i primi sono più conosciuti dei secondi (cfr. Tabella 17),
anche se dalla figure 10 e 11 è possibile rilevare che i personaggi
dell'antimafia più conosciuti (Falcone e Borsellino, anche loro protagonisti di
fiction TV) hanno punteggi più elevati (in una scala da 0 a 1, rispettivamente
0,84 e 0,81) rispetto ai personaggi di mafia più conosciuti (Riina, 0,79 e
Provenzano, 0,68).
Tabella 18 Livello di conoscenza dei personaggi di mafia e antimafia
Livello di conoscenza Personaggi di mafia Personaggi antimafia
Bassa conoscenza 31,1% 39,4%
Media conoscenza 35,2% 35,8%
Alta conoscenza 33,7% 24,8%
Totale (N=1.429) 100,0% 100,0%
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 118 -
Figura 10 Graduatoria della conoscenza dei personaggi di mafia
,00
,10
,20
,30
,40
,50
,60
,70
,80
Riin
a
Prove
nzano
Lo P
icco
lo
Spatu
zza
Busce
tta
Den
aro
Cut
olo
Schia
vone
Bagar
ella
Badalam
enti
N= 1.429
Figura 11Graduatoria della conoscenza dei personaggi antimafia
,00
,10
,20
,30
,40
,50
,60
,70
,80
,90
Borse
llino
Falco
ne
Savia
noCio
tti
Atria
Siani
Puglis
i
Gra
sso
Impa
stat
o
La T
orre
N= 1.429
Oltre all’indice di conoscenza dei personaggi, consideriamo come un buon
indicatore del livello di informazione che gli studenti hanno sulla mafia la
conoscenza del caso del Comune di Fondi, che ci permette di analizzare la
consapevolezza della presenza delle organizzazioni criminali nel proprio
contesto di vita.
La conoscenza dei personaggi di mafia e antimafia e la conoscenza del caso
del comune di Fondi sono associate al sesso e l’età dei rispondenti e il tipo di
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 119 -
istituto frequentato: hanno una maggiore conoscenza i ragazzi maschi, gli
studenti più grandi e coloro che frequentano un liceo. Com’è facile
prevedere, la relazione tra istituto e conoscenza è spuria, in quanto è spiegata
dal capitale culturale della famiglia che condiziona la scelta del tipo di
istituto frequentato. Non ci sono invece relazioni tra capitale culturale e
conoscenza dei personaggi.
Tra le attività che i docenti dichiarano di aver svolto in classe, risultano avere
un’associazione positiva con la conoscenza dei personaggi le attività
Incontrare familiari, associazioni o cooperative e Leggere e discutere un fatto di mafia
in classe. Un’associazione molto più forte si riscontra con la risposta degli
studenti relativa alla frequenza con cui si parla di mafia in classe, come si
evince dalla Figura 12.
Figura 12 Conoscenza dei personaggi per Frequenza del parlare in classe (secondo risposte studenti)
66,6%
46,3%
33,4%
53,7%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Medio-bassa conoscenza Medio-alta conoscenza
Chi-quadrato= 53,8; Signif.= 0,000
Mai/Qualche volta
Spesso/Sempre
Una forte associazione positiva si rileva tra la medio-alta fruizione dei mezzi
di informazione e la medio-alta conoscenza dei personaggi (cfr. Figura 13). Le
relazioni emerse sono confermate dal controllo con le variabili di base (sesso,
età, capitale culturale e istituto).
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 120 -
Figura 13 Conoscenza dei personaggi per Fruizione dei mezzi di informazione
65,5%
53,0%
34,5%
47,0%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Medio-bassa
conoscenza
Medio-alta conoscenza
Chi-quadrato= 23; Signif.= 0,000
Medio-bassa fruizione
Medio-alta fruizione
La conoscenza del caso del Comune di Fondi risulta naturalmente
condizionata dall’area geografica (come abbiamo già visto, il fatto è più
conosciuto dagli studenti delle province di Latina e Frosinone) e dal sesso (i
maschi sono più informati delle ragazze).
Peraltro, si riscontra un’associazione positiva tra aver parlato di mafia in
classe spesso o sempre e conoscere il caso del Comune di Fondi (la relazione
è confermata dal controllo con le variabili di base; cfr. Figura 14).
Figura 14 Conoscere il caso di Fondi per Frequenza del parlare di mafia in classe (secondo risposte studenti)
26,8%
42,0%
73,2%
58,0%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
Conosce il caso Non conosce il caso
Chi-quadrato= 33,3; Signif.= 0,000
Mai/Qualche volta
Spesso/Sempre
Gli studenti che hanno svolto le attività Leggere e discutere un fatto di mafia e
Incontrare forze dell’ordine e magistrati conoscono di più il caso di Fondi, anche
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 121 -
se le relazioni sono parzialmente condizionate da alcune modalità delle
variabili di base: per esempio, tra gli studenti del Lazio meridionale è più
forte l’associazione positiva tra leggere e discutere un fatto di mafia e
conoscere il caso di Fondi ma scompare l’associazione positiva con l’attività
relativa all’incontrare esponenti delle istituzioni; così come l’associazione
rilevata è più debole per gli studenti degli istituti tecnici e professionali
piuttosto che per quelli dei licei.
La conoscenza del caso del Comune di Fondi inoltre aumenta al crescere
della fruizione dei mezzi di informazione: l’associazione persiste al controllo
con le variabili di base, ma risulta un po’ più debole per gli studenti del Lazio
meridionale (che mediamente mostrano una maggiore conoscenza del caso),
per gli iscritti a un istituto tecnico o professionale e per coloro che presentano
un capitale culturale medio-basso (cfr. Tabella 19).
Tabella 19 Conoscenza del caso del Comune di Fondi per Fruizione dei mezzi di
informazione per Capitale culturale
Medio-bassa
fruizione
Medio-alta
fruizione Totale
Conosce Fondi 27,2% 33,6% 29,8%
Non conosce Fondi 72,8% 66,4% 70,2% Medio-basso capitale
Totale 100,0%
(v.a.=371)
100,0% (v.a.=259)
100,0% (v.a.=630)
Chi-quadrato= 2,9; Signif.= 0,052
Conosce Fondi 25,6% 42,3% 33,3%
Non conosce Fondi 74,4% 57,7% 66,7% Medio-alto capitale
Totale 100,0%
(v.a.=430) 100,0%
(v.a.=369) 100,0%
(v.a.=799) Chi-quadrato= 24,9; Signif.= 0,000
I dati esposti fin qui evidenziano come la formazione e l’informazione
influiscono in maniera più significativa sulle conoscenze degli studenti sulla
mafia rispetto alle variabili di base (come il sesso, l’area geografica o il
capitale culturale). L’indice di conoscenza dei personaggi risulta – alla prova
delle relazioni con le altre variabili – sicuramente più robusto110 come
110 La maggiore robustezza è data ovviamente non solo dall’oggetto della domanda (i personaggi di mafia e antimafia) ma anche dalla costruzione dell’indice a partire da 20 diversi item.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 122 -
indicatore di conoscenza rispetto alla domanda sul caso regionale di mafia
che, come già messo in evidenza, risente molto di più del carattere mediatico
di un singolo evento.
5.6. Le azioni dell'antimafia
Dopo aver indagato la percezione e la conoscenza della mafia, è
particolarmente interessante passare all’analisi dell’antimafia attraverso le
risposte degli studenti: nel questionario predisposto per gli studenti del
Lazio è stata inserita per la prima volta una sezione relativa alla
partecipazione attiva ad iniziative antimafia – analizzata nella seconda parte
del paragrafo – e alla conoscenza e valutazione delle iniziative che le
istituzioni e il terzo settore mettono in atto per combattere le organizzazioni
criminali.
A giudizio degli intervistati i soggetti che devono impegnarsi maggiormente
per contrastare la mafia sono le forze dell'ordine e i magistrati (cfr. Tabella
20). All'ultimo posto troviamo i rappresentanti della politica e delle
istituzioni, a conferma della forte sfiducia nei rappresentanti dei cittadini.
Tabella 20 Secondo te in che misura i seguenti soggetti devono impegnarsi per contrastare
la mafia?
Media
Forze dell’ordine 3,81
Magistrati 3,38
Genitori 3,09
Insegnanti 3,05
Giovani e studenti 2,95
Chiesa 2,57
Commercianti e imprenditori 2,29
Rappresentanti della politica e delle istituzioni 2,29
*= i punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica nessun impegno e 6 massimo impegno.
N= 1.429
Per combattere la mafia, i rispondenti ritengono che bisognerebbe colpirla
nei suoi interessi economici (scelto dal 43,6% dei casi) ed esercitare un
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 123 -
maggiore controllo sul territorio (35,9%), ma anche educare i giovani alla
legalità (35,6%; cfr. Tabella 21).
Tabella 21 Secondo te, quale misura sarebbe più efficace nella lotta alla mafia da parte
dello Stato?*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
Colpire la mafia nei suoi interessi economici 623 22,4% 43,6%
Esercitare un maggiore controllo sul territorio 513 18,5% 35,9%
Educare i giovani alla legalità 509 18,3% 35,6%
Combattere la corruzione e il clientelismo 368 13,3% 25,8%
Inasprire le pene 278 10,0% 19,5%
Confiscare i beni ai mafiosi 240 8,6% 16,8%
Incrementare l'occupazione al Sud 122 4,4% 8,5%
Assicurare maggiore protezione ai pentiti 78 2,8% 5,5%
Non so 46 1,7% 3,2%
Totale 2.777 100,0%
*= risposta multipla, possibili 2 risposte.
Figura 15 Proposte di utilizzo dei beni confiscati alla mafia
27%
22%18%
13%
8%
7% 5%
Assegnarli ad associazioni di
volontariato
Realizzare luoghi pubblici di
educazione alla cittadinanza
Usarli per le scuole a scopo
didattico
Consegnarli a cooperative di
giovani lavoratori
Venderli per incrementare i
finanziamenti pubblici
Destinarli alle forze dell'ordine e
alle istituzioni
Non so
N=1.429
Per il 28,2% degli intervistati i beni confiscati dovrebbero essere assegnati ad
associazioni di volontariato e di promozione sociale e per il 22,1%
bisognerebbe riutilizzarli per realizzare luoghi pubblici di aggregazione e di
educazione alla cittadinanza; mentre solo per il 7,8% bisognerebbe venderli
per incrementare i finanziamenti pubblici (cfr. Figura 15).
Dalle risposte degli studenti emerge che le iniziative istituzionali più
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 124 -
conosciute sono quelle nazionali, rispetto a quelle regionali: ben il 65,9% ha
sentito parlare del pacchetto sicurezza (che non è propriamente una politica
antimafia) e il 60% del commissario antiracket e antiusura del governo (cfr.
Tabella 22), mentre solo il 33,3% e il 36,7% ha sentito parlare rispettivamente
dell'Osservatorio regionale sulla sicurezza e dell'agenzia regionale per i beni
confiscati, che sicuramente godono di una visibilità mediatica sensibilmente
inferiore rispetto ai primi.
Tabella 22 Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse dalle istituzioni?*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
Pacchetto sicurezza 853 18,5% 65,9%
Commissario straordinario del governo per le iniziative antiracket e antiusura
777 16,8% 60,0%
Piano straordinario del Governo contro le mafie 748 16,2% 57,8%
Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
747 16,2% 57,7%
Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso
583 12,6% 45,0%
ABECOL - Agenzia Regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio
475 10,3% 36,7%
Osservatorio sulla sicurezza e informazione sulle attività di contrasto alla criminalità della Regione Lazio
431 9,3% 33,3%
Totale 4.614 100,0%
*= risposta multipla, possibili più risposte.
Una percentuale molto alta di studenti (75,4%) conosce la giornata della
memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia del 21 marzo e
quasi la metà del campione ha sentito parlare delle cooperative e associazioni
che hanno una sede su un bene confiscato (49,5%) e della vendita dei prodotti
provenienti dai terreni confiscati alla criminalità organizzata (48,2%; cfr.
Tabella 223).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 125 -
Tabella 23 Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse
dall'associazionismo?*
Risposte
% sui
rispondenti
N %
21 Marzo - Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia
939 28,7% 75,4%
Cooperative e associazioni che hanno sede su un bene confiscato alla criminalità organizzata
616 18,8% 49,5%
Vendita dei prodotti provenienti dai terreni confiscati alla criminalità organizzata (pasta, vino, olio,...)
600 18,3% 48,2%
ESTATE LIBERI - Campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie
407 12,4% 32,7%
Carovana antimafia con tappe in diverse città d\'Italia per i diritti, la democrazia, la giustizia sociale
393 12,0% 31,6%
Albachiara Campus di Montecatini - Incontro nazionale sulla cittadinanza
320 9,8% 25,7%
Totale 3.275 100,0%
*= risposta multipla, possibili più risposte.
Dalle risposte degli studenti sulle azioni collettive di antimafia sociale
emerge che i ragazzi conoscono meglio le iniziative provenienti
dall’associazionismo rispetto alle politiche pubbliche antimafia di tipo
promozionale, sicuramente meno pubblicizzate rispetto alle operazioni di
tipo repressivo di polizia e magistratura. Questa vicinanza alla società civile
– ricordiamo che il campione di studenti intervistati è fortemente
sensibilizzato rispetto alla media della popolazione studentesca – si riflette
sulle risposte relative alle misure di lotta alla mafia e alle proposte di uso dei
beni confiscati, nelle quali gli studenti attribuiscono maggiore importanza
agli aspetti sociali, economici e culturali del contrasto piuttosto che a quelli
repressivi ed istituzionali.
Dall’indagine della Toscana, il gruppo di ricerca ha identificato nella
domanda Cosa pensi della mafia? una variabile idonea a valutare
l’atteggiamento degli studenti nei confronti della mafia: una larga
maggioranza degli studenti intervistati (il 59,2%) sceglie la modalità di
risposta che denota un atteggiamento di responsabilità collettiva (“tutti noi
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 126 -
dobbiamo impegnarci per combatterla”), il 15% dimostra un atteggiamento
di delega (“i magistrati e le forze dell'ordine devono impegnarsi per
combatterla”) mentre l'11% esprime distacco (modalità “è qualcosa da evitare
con attenzione” e “è qualcosa da cui difendersi”); solo il 10,6% esprime
rassegnazione scegliendo la risposta “è qualcosa con cui convivere perché non
si può eliminare” (cfr. Tabella 24).
Tabella 24 Atteggiamento nei confronti della mafia
%
Responsabilità collettiva 59,2
Delega 15,0
Distacco 11,7
Rassegnazione 10,6
Altro 3,6
Totale (N=1.429) 100,0
L’atteggiamento nei confronti della mafia è in associazione con il tipo di
istituto, il sesso e l’orientamento politico. Dichiarano un atteggiamento di
responsabilità collettiva le ragazze più dei maschi e chi frequenta un liceo
piuttosto che chi frequenta un istituto tecnico o professionale. Tra le ragazze
è leggermente più alta anche la quota di coloro che esprimono atteggiamento
di delega e di distacco (cfr. Tabella 25).
Tabella 25 Atteggiamento nei confronti della mafia per Sesso
Femmina Maschio Totale
Responsabilità collettiva 61,5% 55,6% 59,2%
Delega 15,8% 13,6% 15,0%
Rassegnazione 7,5% 15,4% 10,6%
Distacco 12,6% 10,2% 11,7%
Altro 2,5% 5,2% 3,6%
Totale 100% (871)
100% (558)
100% (1.429)
Chi-quadrato= 32; Signif.= 0,000
Coloro che si dichiarano di centro-sinistra esprimono in misura maggiore
(73,4%) un atteggiamento di responsabilità collettiva, rispetto a chi si dichiara
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 127 -
di centro-destra (50,9%) o chi non si colloca (56%); questi ultimi, inoltre,
esprimono maggiormente rispetto agli altri un atteggiamento di distacco.
Non si riscontrano invece relazioni particolarmente significative tra
atteggiamento ed esposizione alle fonti di formazione/informazione, tranne
per un’associazione positiva tra l’attività Leggere e discutere un fatto di mafia e
l’atteggiamento di responsabilità collettiva. La debole relazione positiva
riscontrata tra l’aver parlato spesso o sempre di mafia in classe e
l’atteggiamento contro la mafia invece regge solo tra gli studenti di centro-
destra. L’atteggiamento di responsabilità collettiva è diffuso maggiormente
tra chi presenta una conoscenza medio-alta dei personaggi di mafia e
antimafia (68,3%) in confronto a chi invece ne ha una medio-bassa (53,1%).
Con riferimento alla batteria tesa a rilevare la partecipazione antimafia effettiva
degli studenti, è importante evidenziare che la partecipazione ad alcune di
queste attività è di fatto mediata dalla scuola (come le assemblee
studentesche o i convegni), mentre in altre emerge chiaramente la volontà
esplicita dello studente di impegno civico. Il 56,6% degli studenti intervistati
dichiara di aver partecipato in particolare ad assemblee studentesche sulla
mafia (una volta o più volte) e il 47,5% a convegni o iniziative di
approfondimento (cfr. Tabella 26), a conferma di come l'indagine abbia
interessato un campione largamente sensibilizzato al tema della mafia.
Tabella 26 Partecipazione ad iniziative antimafia*
Mai Sì, una
volta
Sì, più
di una
volta
Totale
Assemblee studentesche sulla mafia 43,5 34,3 22,3 100,0
Convegni o iniziative di approfondimento sulla mafia 52,5 30,3 17,2 100,0
Commemorazioni delle vittime di mafia 68,9 22,3 8,8 100,0
Manifestazioni pubbliche o cortei antimafia 78,4 15,3 6,3 100,0
Visite o campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie 92,2 5,5 2,3 100,0
N= 1.429
*= la domanda è “Hai mai partecipato a qualcuna delle seguenti iniziative antimafia?”.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 128 -
Complessivamente, solo il 25,7% degli studenti non ha mai partecipato a
nessuna attività. L’indice dicotomico è stato costruito sommando i punteggi
relativi alla frequenza di attività e considerando che chi ha partecipato solo
ad assemblee e convegni – che rappresentano le attività alle quali è più
frequente partecipare in un contesto come quello scolastico, senza
necessariamente implicare un atteggiamento di responsabilità ed impegno
individuale – si ottiene un punteggio massimo di 2: quindi, gli studenti che
hanno un punteggio da zero a due sono stati classificati con l’etichetta
“nessuna o bassa partecipazione”, quelli con un punteggio da tre in su con
l’etichetta “partecipazione medio-alta”. Considerando pertanto tale indice
sintetico, il 61,4% del campione ha una partecipazione nulla o bassa e il
38,6% una partecipazione medio-alta.
Riguardo la partecipazione alle attività antimafia, si osservano relazioni
abbastanza deboli con le variabili di base: gli studenti che partecipano di più
sono maschi, frequentano un liceo e una scuola in un comune capoluogo di
provincia. Una relazione importante si osserva con l’orientamento politico:
partecipano maggiormente gli studenti che si dichiarano di centro-sinistra,
piuttosto che coloro che si collocano con il centro-destra o non si collocano111.
La partecipazione antimafia degli studenti è fortemente condizionata dalla
frequenza con cui si confrontano con il tema della mafia in classe (cfr. Figura
16).
111 Queste relazioni saranno presentate più dettagliatamente nel paragrafo sui modelli.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 129 -
Figura 16 Partecipazione antimafia per Frequenza del parlare di mafia in classe (secondo risposte studenti)
69,9%
43,8%
30,1%
56,3%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Nessuna o bassa
partecipazione
Partecipazione medio-alta
Chi-quadro= 90,8; Signif.= 0,000
Mai/Qualche volta
Spesso/Sempre
Si riscontrano relazioni tutte positive – ma di minore intensità – anche con lo
svolgere attività di educazione sulla mafia. Tuttavia, mentre al controllo con
le variabili di base restano immutate le relazioni con il parlare di mafia in
classe e l’attività incontrare familiari o associazioni antimafia, le relazioni con
le altre attività sono parzialmente condizionate dal tipo di istituto, dal sesso e
dal tipo di comune.
Tra le ragazze e gli studenti del liceo scompare l’associazione con l’attività
incontrare forze dell’ordine e magistrati, che infatti è un’attività svolta
maggiormente negli istituti tecnici e professionali per i quali la relazione si
presenta più forte rispetto all’intero campione; per chi ha frequentato un
tecnico e professionale scompare l’associazione con le attività leggere e
discutere un fatto di mafia e lettura di libri o visione di film; con riferimento
a quest’ultima variabile, scompare la relazione per gli studenti maschi e per
coloro che frequentano una scuola di un comune non capoluogo.
Inoltre, la partecipazione sale al crescere della fruizione dei mezzi di
informazione (cfr. Figura 17) e della conoscenza dei personaggi di mafia e
antimafia. Per entrambe le variabili, le relazioni reggono al controllo
dell’analisi trivariata con le variabili antecedenti.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 130 -
Figura 17 Partecipazione antimafia per Fruizione dei mezzi di informazione
67,7%
53,5%
32,3%
46,5%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Nessuna o bassa
partecipazione
Partecipazione medio-
alta
Chi-quadro= 29,8; Signif.= 0,000
Medio-bassa fruizione
Medio-alta fruizione
Infine si rileva una debole associazione tra atteggiamento nei confronti della
mafia e partecipazione (Figura 18) e, sottoposta al controllo con
l’orientamento politico, scompare per chi si colloca con il centro-sinistra.
Figura 18 Partecipazione antimafia per Atteggiamento nei confronti della mafia
67,2%
57,4%
32,8%
42,6%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Nessuna o bassa
partecipazione
Partecipazione
medio-alta
Chi-quadro= 14; Signif.= 0,000
Altri atteggiamenti
Responsabilità collettiva
5.7. Modelli di relazioni tra le variabili
Considerando i modelli come “sistemi di organizzazione, formalizzazione e
rappresentazione di ipotesi di ricerca” (Agnoli, 2006; p. 27), abbiamo
costruito dei modelli logistici per analizzare congiuntamente le diverse
variabili secondo le nostre ipotesi di relazione. Ci sembra importante
evidenziare che nel rapporto di ricerca di Libera sono stati presentati due
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 131 -
modelli logistici112 con la conoscenza dei personaggi e l’atteggiamento nei
confronti della mafia poste come variabili dipendenti. Avendo apportato
modifiche sostanziali alla costruzione degli indici sintetici e avendo
introdotto nuove variabili, in questa sede abbiamo deciso di costruire i nuovi
modelli qui presentati: il primo – relativo alla conoscenza dei personaggi di
mafia e antimafia – ricalca sostanzialmente quello già costruito per il
rapporto di ricerca di Libera; il secondo, con la partecipazione come variabile
dipendente, sostituisce di fatto la modellizzazione relativa all’atteggiamento
nei confronti della mafia. L’atteggiamento, infatti, pur essendo una proprietà
fondamentale da rilevare, non è riducibile alla sola domanda “cosa pensi
della mafia”, appena presentata nel precedente paragrafo.
Nel primo modello presentato, la variabile dipendente è dunque il livello di
conoscenza dei personaggi di mafia e antimafia; la modalità assunta come
evento osservato è la conoscenza medio-alta.
I predittori inseriti nel modello – considerati in ipotesi indipendenti rispetto
all’evento osservato – sono variabili di tipo dicotomico: il sesso, il tipo di
istituto, il tipo di comune, l’orientamento politico, il livello di fruizione dei
mezzi di informazione, la frequenza con cui capita di discutere di mafia in
classe, l’attività scolastica relativa ad incontrare familiari di vittime di mafia o
rappresentanti delle associazioni. Sono state inserite nel modello anche la
conoscenza del caso del comune di Fondi e la percezione della differenza tra
mafia e criminalità comune che hanno una rapporto di relazione reciproca
con la variabile dipendente considerata, ma per le quali è interessante
osservare l’associazione in un sistema più complesso di relazioni con altre
variabili.
Il Test Rapporto di verosimiglianza113 (Chi-quadrato=121,12; gradi di
112 I modelli presentati nel rapporto di Libera sono stati realizzati grazie alla preziosa collaborazione al gruppo di ricerca del Prof. Enzo d’Arcangelo, dell’Università “Sapienza” di Roma. 113 Si verifica la probabilità (PR>Chi-quadrato) che il valore della statistica test Chi-quadrato sia maggiore rispetto al valore della statistica sotto l’ipotesi nulla, cioè che tutti i predittori non abbiano
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 132 -
libertà=8; Significatività=<,000) ci informa sulla significatività dei coefficienti
del modello finale (cfr. Tabella 27). Il test risulta essere significativo rispetto
all’ipotesi nulla in cui viene considerata la sola intercetta.
Tabella 27 Modello Conoscenza: Test Rapporto di verosimiglianza
Omnibus Testa
Likelihood Ratio Chi-Square df Sig. 121,125 8 ,000
Nella Tabella 28 sono indicati invece i valori del test del Chi-quadrato per
ciascun predittore (con i rispettivi gradi di libertà e livello di significatività),
dai quali emerge che alcune delle variabili considerate non contribuiscono
significativamente alla medio-alta conoscenza dei personaggi di mafia e
antimafia: tipo di comune e tipo di istituto. Ci è sembrato comunque utili
lasciarle nel modello per dare conto dell’ipotesi di partenza secondo cui la
scuola e i media potrebbero avere una rilevanza maggiore rispetto alle
variabili di base (come il tipo di comune o il tipo di istituto, appunto)
nell’influenzare la conoscenza della mafia.
Tabella 28 Modello Partecipazione: Analisi degli effetti
Tests of Model Effects
Type III
Source Wald Chi-
Square df Sig. (Intercept) 4,896 1 ,027
Conoscenza caso Fondi 30,929 1 0
Frequenza discus. classe su mafia
30,167 1 0
Fruizione informazione 10,058 1 0,002
Differ. mafia/crimininalità comune
6,075 1 0,014
Sesso 5,102 1 0,024
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni
3,462 1 0,063
Tipo di istituto 1,059 1 0,304
Tipo di comune 0,968 1 0,325
effetto sulla risposta (i coefficienti dei fattori sono tutti uguali a zero). I g.d.l. definiscono la distribuzione della statistica test Chi-quadrato e sono definiti dal numero di parametri stimati. La PR>Chi-quadrato viene poi confrontata con un fissato livello di significatività cioè la probabilità di rifiutare l’ipotesi nulla quando è vera, di solito pari a 0,05 o 0,01. Si considerano significativi quei valori minori o uguali di 0,05.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 133 -
A parità delle altre condizioni, quindi, la probabilità di avere una conoscenza
medio-alta risulta essere influenzata da tutte le altre variabili, in particolare
dalla conoscenza del caso di Fondi (com’era prevedibile visto che entrambe le
variabili considerate sono indicatori di consapevolezza sul fenomeno), e dalla
frequenza con cui gli studenti dichiarano di parlare di mafia in classe.
Per una migliore interpretazione dei test precedenti, nella successiva Tabella
29 sono riportati le stime degli Odds (Odds Ratio) per le variabili
significative, costruiti come confronto tra le modalità indicate e quella di
riferimento, e gli intervalli di confidenza al livello di significatività uguale a
0,05. L'odds indica la probabilità che l'evento osservato (in questo caso la
medio-alta conoscenza dei personaggi) si verifichi per la categoria di
riferimento del fattore, al netto delle altre variabili osservate. Inoltre,
l'intervallo di confidenza fornisce un’ulteriore indicazione sulla
significatività della relazione tra le categorie delle covariate e la modalità
evento osservata come dipendente114.
Complessivamente, gli studenti hanno una probabilità maggiore di avere una
medio-alta conoscenza quando le modalità dei predittori considerati hanno
un Exp(B) maggiore di 1: ovvero, per il sesso maschile, l’elevata fruizione dei
mezzi di informazione, l’aver incontrato familiari di vittime o esponenti di
associazioni (secondo quanto dichiarato dai docenti) e l’aver discusso di
mafia in classe spesso o sempre (secondo le risposte degli studenti).
La non conoscenza del caso del comune di Fondi, rispetto a chi lo conosce, e
il ritenere che tra mafia e criminalità comune non ci sia differenza, rispetto al
ritenere che siano fenomeni distinti, hanno un effetto negativo sulla variabile
risposta (in quanto l’Exp(B) è minore di 1): quindi, la mancata
consapevolezza sulla mafia (come fenomeno generale o specifico territoriale)
fa diminuire la probabilità di avere una medio alta conoscenza sui 114 Affinché si possa ammettere l’esistenza di una relazione significativa, i limiti dell'intervallo (all'interno del quale ricade l'Odds Ratio stimato) devono essere entrambi inferiori a 1 (in questo caso l’associazione è negativa) o entrambi maggiori di 1 (che indica un’associazione positiva).
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 134 -
personaggi.
Tabella 29 Modello Conoscenza: stima dei parametri
Hypothesis Test
95% Wald
Confidence
Interval for Exp(B)
Parameter
Wald Chi-
Square df Sig. Exp(B) Lower Upper
(Intercept) 4,475 1 ,034 ,714 ,523 ,976
Conoscenza caso Fondi [NON CONOSCE]
30,929 1 ,000 ,501 ,393 ,639
Conoscenza caso Fondi [CONOSCE]
. . . 1 . .
Frequenza discus. classe su mafia [SPESSO/SEMPRE]
30,167 1 ,000 1,986 1,555 2,536
Frequenza discus. classe su mafia [Q.VOLTA/MAI]
. . . 1 . .
Fruizione di informazione [ALTA]
10,058 1 ,002 1,451 1,153 1,825
Fruizione di informazione [BASSA]
. . . 1 . .
Differ. mafia/criminalità comune [NO DIFFER.]
6,075 1 ,014 ,699 ,526 ,929
Differ. mafia/criminalità comune [SÌ DIFFER.]
. . . 1 . .
Sesso [MASCHI]
5,102 1 ,024 1,316 1,037 1,670
Sesso [FEMMINE]
. . . 1 . .
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni [SÌ]
3,462 1 ,063 1,293 ,986 1,694
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni [NO]
. . . 1 . .
Il secondo modello è stato costruito con la variabile dipendente relativa alla
partecipazione antimafia degli studenti, al fine di osservare la modalità
evento partecipazione medio-alta.
I predittori inseriti nel modello sono: tipo di comune, tipo di istituto, area
geografica regionale, orientamento politico, fruizione dei mezzi di
informazione, attività incontrare familiari o esponenti di associazioni,
frequenza del parlare di mafia in classe e conoscenza dei personaggi
antimafia. In questo caso le variabili considerate indipendenti sono
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 135 -
dicotomiche o tricotomiche.
Questo modello presenta un adattamento generale più elevato rispetto al
modello precedente (Chi-quadrato= 167,38; g.d.l.=10; p=<,000; cfr. Tabella 30).
Tabella 30 Modello Partecipazione: test del rapporto di verosimiglianza
Omnibus Testa
Likelihood Ratio Chi-Square df Sig. 167,379 10 ,000
Dall’analisi degli effetti (cfr. Tabella 31) emerge che tutte le variabili
considerate influenzano significativamente la modalità partecipazione
medio-alta, in particolare la frequenza con cui si parla di mafia in classe e la
fruizione dei mezzi di informazione.
Tabella 31 Modello Partecipazione: Analisi degli effetti
Tests of Model Effects
Type III
Source Wald Chi-
Square df Sig. (Intercept) 4,321 1 ,038
Frequenza discus. classe su mafia 50,018 1 ,000
Fruizione dei mezzi di informazione 17,340 1 ,000
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni 12,514 1 ,000
Tipo di comune 11,278 1 ,001
Orientamento politico 9,762 2 ,008
Area geografica regionale 9,145 2 ,010
Conoscenza personaggi antimafia 7,208 1 ,007
Tipo di istituto 5,347 1 ,021
Hanno una maggiore probabilità di partecipare ad iniziative antimafia gli
studenti dei comuni capoluogo e del Lazio meridionale, rispetto agli studenti
di Roma o del Lazio settentrionale; coloro che si collocano politicamente con
il centro-sinistra, rispetto chi si dichiara di centro-destra (la modalità “non mi
colloco”, invece, non risulta significativa rispetto all’evento osservato); gli
studenti che si informano di più, che hanno incontrato rappresentati
dell’associazionismo, che hanno discusso spesso o sempre di mafia in classe e
che hanno un’alta conoscenza dei personaggi antimafia (cfr. Tabella 32).
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 136 -
Tabella 32 Modello Partecipazione: stima dei parametri
Hypothesis Test
95% Wald Confidence
Interval for Exp(B)
Parameter Wald Chi-
Square df Sig. Exp(B) Lower Upper (Intercept) 21,409 1 ,000 ,436 ,307 ,620
Frequenza discus. classe su mafia [SPESSO/SEMPRE]
50,018 1 ,000 2,410 1,889 3,075
Frequenza discus. classe su mafia [Q.VOLTA/MAI]
. . . 1 . .
Fruizione di informazione [ALTA]
17,340 1 ,000 1,632 1,296 2,055
Fruizione di informazione [BASSA]
. . . 1 . .
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni [SÌ]
12,514 1 ,000 1,647 1,249 2,172
Attiv. Incontrare rappr. Associazioni [NO]
. . . 1 . .
Tipo di comune [NON CAPOLUOGO]
11,278 1 ,001 ,672 ,533 ,848
Tipo di comune [CAPOLUOGO]
. . . 1 . .
Area geografica regionale [ROMA]
8,587 1 ,003 ,679 ,524 ,879
Area geografica regionale [SETTENTRIONALE]
3,188 1 ,074 ,742 ,534 1,030
Area geografica regionale [MERIDIONALE]
. . . 1 . .
Conoscenza personaggi antimafia [ALTA]
7,208 1 ,007 1,393 1,094 1,774
Conoscenza personaggi antimafia [BASSA]
. . . 1 . .
Orientamento politico [CENTRO-SINISTRA]
6,449 1 ,011 1,510 1,099 2,075
Orientamento politico [CENTRO-DESTRA]
. . . 1 . .
Tipo di istituto [IST. TECNICO/PROFESSIONALE]
5,347 1 ,021 ,747 ,583 ,956
Tipo di istituto [LICEO]
. . . 1 . .
Orientamento politico [NON MI COLLOCO]
,000 1 ,982 ,997 ,752 1,322
Nonostante le informazioni date dagli insegnanti in relazione alle attività
scolastiche presentino in generale problemi di affidabilità dello strumento,
dai modelli emerge che l’attività “incontrare familiari, esponenti dello
cooperative o rappresentanti delle associazioni” influisce positivamente sia
sulla medio-alta conoscenza dei personaggi sia sulla medio-alta
partecipazione antimafia, confermando l’importanza dell’incontro tra scuola
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 137 -
e terzo settore
Rispetto alle ipotesi di partenza, quindi, possiamo affermare che risultano
confermate le relazioni positive tra il ricevere informazioni sulla mafia a
scuola (in particolare quando gli studenti si sentono più coinvolti) o dai
mezzi di comunicazione, da un lato, e avere un’elevata conoscenza della
mafia e partecipare attivamente alle iniziative antimafia, dall’altro.
L’analisi delle relazioni tra variabili, in particolare tramite i modelli logistici –
ci ha permesso di definire e strutturare più precisamente un modello di
ipotesi di relazioni che possa servire per ulteriori indagini (cfr. Figura 19).
Figura 19 Il modello delle relazioni tra conoscenza e partecipazione
Le variabili indipendenti del modello sopra esposto sono le fonti di
informazione, ovvero la scuola e i mezzi di informazione: ovviamente
l’esposizione ad attività educative e la fruizione mediale sono condizionate a
Fonti di formazione/
informazione (Scuola e Media)
Conoscenza
della mafia e
dell’antimafia
Atteggiamento di
responsabilità
collettiva
Partecipazione
antimafia
Coinvolgimento
degli studenti
Caratteristiche
socio-culturali
di base
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 138 -
loro volta da caratteristiche socio-culturali di base, come il capitale culturale
della famiglia, il tipo di istituto frequentato o l’area geografica di residenza.
Inoltre, l’influenza delle fonti sulla conoscenza della mafia e dell’antimafia è
mediata dal coinvolgimento attivo degli studenti nelle attività educative, che
– come vedremo meglio nel prossimo capitolo – è fondamentale per una
fruizione consapevole dei media. La conoscenza, a sua volta, determina un
atteggiamento di responsabilità collettiva nei confronti della mafia e la
partecipazione alle iniziative antimafia, che si influenzano ed alimentano
vicendevolmente.
Dal punto di vista metodologico, nella ricerca presentata abbiamo proposto
due indici sintetici di conoscenza e partecipazione antimafia sufficientemente
stabili nelle relazioni con le altre variabili.
Sarà necessario continuare il lavoro di affinamento dello strumento di
rilevazione per costruire un indice multidimensionale per rilevare una
proprietà latente come l’atteggiamento. Nell’ipotesi che l’atteggiamento nei
confronti della mafia si disponga lungo un continuum che va
dall’indifferenza alla responsabilità collettiva, passando per la rassegnazione,
il distacco e la delega, una possibilità da vagliare nelle prossime indagini
sull’argomento consiste nella messa a punto di una scala di tipo Likert a
partire dagli item della variabile del questionario del Lazio: “Non è un
problema che mi riguarda”, “È qualcosa con cui dobbiamo convivere perché
non si può eliminare”, “È qualcosa da evitare con attenzione”, “I magistrati e
le forze dell'ordine devono impegnarsi per combatterla”, “Tutti noi
dobbiamo impegnarci per combatterla”.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 139 -
6. L’immaginario della mafia: tra fiction e realtà
“Da sempre il sistema di potere ha falsificato il sapere sociale sulla mafia. Prima per
decenni ne ha negato ostinatamente l’esistenza, poi, sino alla metà degli anni
Ottanta, l’ha banalizzata a mera criminalità comune e, infine, dopo le stragi del 1992
e 1993, ha giocato la carta - sinora vincente - di ridurla a una storia di “mostri”, di
orchi cattivi... Poiché, dunque, il sapere sociale non è mai innocente, viene da
chiedersi sino a che punto la rimozione e l’adulterazione che caratterizza la
rappresentazione filmica della mafia sia condizionata non solo dalle autocensure di
chi ritiene sconveniente raccontare storie sgradite al potere, ma anche da un sistema
che orienta la produzione, canalizzando le risorse solo sui film e le fiction “innocui”
o, peggio, depistanti nel senso che contribuiscono a cristallizzare nell’immaginario
collettivo i dogmi e le superstizioni […]. Comunque sia, quel che accade - o meglio
che non accade - chiama in causa la responsabilità di tutti coloro che lavorano nel
mondo delle fiction e del cinema” (Scarpinato, 2009).
In quest’ultimo capitolo si presentano i risultati emersi dalle domande sulle
fiction e dalle storie di mafia scritte liberamente dai ragazzi, al fine di
indagare con approccio puramente esplorativo l’immaginario degli studenti
sul fenomeno mafioso. Alla luce di questi risultati ci sembra ancora più
importante segnalare, a fine capitolo, un esempio di buona prassi educativa
finalizzato a una corretta fruizione dei prodotti mediali sulla mafia.
6.1. Le fiction di mafia
Nella sezione del questionario dedicata alla comunicazione, tre domande
hanno per oggetto il tema delle fiction di mafia.
Agli studenti è stato chiesto, prima di tutto, se ritengono che le fiction di
mafia siano “utili per avere informazioni sulla mafia”: la larga maggioranza
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 140 -
degli intervistati (66%) risponde che sono utili, di cui il 46% “perché sono
realistiche” e il 22% “anche se sono esagerate”; il 18% risponde che non sono
utili “perché non è con le fiction che ci si informa” e il 6% “perché sono
troppo finte” (cfr. Figura 20).
Figura 20 Le opinioni sulle fiction di mafia
46%
22%
18%
8%6%
Sì, perchè sono realistiche Sì, anche se sono un po' esagerate
No, perchè non è con le fiction che ci si informa Non saprei, non le ho mai viste
No, perchè sono troppo finte
N= 1.429
Sono state accorpate queste modalità di risposta e messe in relazione con
alcune variabili di base: le ragazze e gli studenti che frequentano un istituto
tecnico e professionale ritengono che le fiction siano utili in misura maggiore
rispetto ai maschi (cfr. Figura 21) e a chi frequenta un liceo. Si segnala
un’associazione positiva anche tra non aver visto fiction e il sesso femminile,
da un lato, e il frequentare un liceo, dall’altro. Diversamente da quanto
analizzato nel precedente capitolo, non si riscontra su questa questione
nessuna associazione significativa con le variabili culturali ritenute rilevanti
ai fini dell’indagine, ovvero l’esposizione alle fonti di
formazione/informazione e la conoscenza dei personaggi di mafia e
antimafia.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 141 -
Figura 21 Valutazione sulla utilità delle fiction di mafia per Sesso
72,2%
61,5%
19,4%
32,3%
8,4%
6,3%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
Sono utili Non sono utili Non so/Non le ho
viste
Chi-quadro= 30,79; Signif.= 0,000
Femmina
Maschio
Figura 22 Rappresentazione dei mafiosi nelle fiction di mafia
45%
22%
16%
9%
8%
Come persone senza scrupoli Come criminali da combattere
Come eroi Come persone che fanno del bene alla propria gente
Non saprei, non le ho mai viste
N= 1.429
Per il 45% degli intervistati le fiction rappresentano i mafiosi come persone
senza scrupoli, mentre solo per il 22% vengono rappresentati come criminali
da combattere. Per il 16% addirittura i mafiosi sono rappresentati come eroi e
per il 9% come persone che fanno del bene alla propria gente (cfr. Figura 22).
Ri-categorizzando anche questa variabile, emerge una associazione marcata
tra sesso e rappresentazione dei mafiosi nelle fiction: a parità di percentuale
di coloro che rispondono non saprei/non le ho viste (rispettivamente 8,3%
per le ragazze e 8,4% per i ragazzi), è molto più alta la percentuale di ragazzi
maschi che ritengono che le fiction di mafia diano una rappresentazione
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 142 -
positiva dei mafiosi (39,4%) rispetto alle ragazze (15,3%), con una differenza
di quasi 25 punti percentuali (cfr. Figura 23). Ovviamente queste risposte non
esprimono un giudizio di condivisione rispetto ad una rappresentazione
positiva dei mafiosi. Tuttavia, possiamo ragionevolmente ipotizzare che i
maschi siano più esposti delle loro compagne al fascino della figura del
mafioso, e alla conseguente immedesimazione.
Figura 23 Rappresentazione dei mafiosi nelle fiction di mafia per Sesso
15,3%
39,4%
76,5%
52,2%
8,3% 8,4%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
Rappresentazione
positiva
Rappresentazione
negativa
Non so/Non le ho
viste
Chi-quadrato= 110,37; Signif.= 0,000
Femmina
Maschio
Infine, è stata posta agli studenti la domanda aperta: “Se ne hai seguita
qualcuna, qual è la fiction sui fatti di mafia a cui sei più affezionato?”. La
domanda, finalizzata a capire quali fiction sono più seguite dai giovani, si è
rivelata una preziosa fonte di risultati inattesi, perché molti studenti non si
sono limitati a citare i titoli delle fiction, ma, oltre a riportare anche titoli di
film hanno espresso alcune valutazioni critiche sulle fiction di mafia.
Pertanto la variabile è stata ricodificata distinguendo gli studenti tra coloro
che hanno citato film o fiction e coloro che non hanno indicato nessun titolo.
Sono soprattutto gli studenti degli istituti tecnici o professionali a citare una
o più fiction o film sulla mafia; peraltro si rileva un’associazione positiva tra
l’aver citato una fiction o un film e la medio-alta conoscenza dei personaggi
di mafia (cfr. Figura 24).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 143 -
Figura 24 Citazione di fiction o film per Conoscenza dei personaggi di mafia
65,1%
50,5%
34,9%
49,5%
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Medio-bassa conoscenza Medio-alta conoscenza
Chi-quadrato= 27,40; Signif.= 0,000
Nessuna fiction
Fiction citata
Molto più debole è invece la relazione con la conoscenza dei personaggi
dell’antimafia, a conferma di come la produzione cinematografica e televisiva
privilegi la rappresentazione romanzata delle storie negative dei mafiosi,
piuttosto che delle storie di chi combatte o ha combattuto la mafia.
Ovviamente nelle fiction di questo tipo si racconta sempre anche il fronte
dell’antimafia, ma – come accade in Romanzo criminale o in Il capo dei capi – il
protagonista che rappresenta lo Stato che lotta contro la Banda della
Magliana o contro Riina e Provenzano è in realtà un personaggio inventato
(rispettivamente il commissario Scialoia e il poliziotto Biagio Schirò), quando
non mancherebbero gli spunti per rappresentare i personaggi reali che hanno
combattuto e sconfitto effettivamente quei criminali.
La fiction più seguita in assoluto è appunto Romanzo criminale, seguita da Il
capo dei capi (definita da molti ragazzi “quella su Totò Riina”) e Squadra
Antimafia. Sono molto citate le fiction su Paolo Borsellino e Giovanni Falcone,
e L'onore e il rispetto. Seguono poi Distretto di polizia, La Piovra, Ultimo e Caccia
al re. Tra i film i più citati sono Gomorra, I cento passi e II Padrino (cfr. Tabella
33).
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 144 -
Tabella 33 Fiction e film citati115
Fiction N Film N
Romanzo criminale 302 Gomorra 27
Il capo dei capi 185 I cento passi 18
Squadra Antimafia 124 Il Padrino 18
L'onore e il rispetto 73 Palermo-Milano (andata e ritorno) 12
Paolo Borsellino 50 Alla luce del sole 3
Falcone e Borsellino 20
Distretto di polizia 16
La piovra 13
Ultimo 13
Caccia al Re 10
Il peccato e la vergogna 8
Il commissario Moltalbano 7
La squadra 7
Nessuna 478
I ragazzi sembrano molto impressionati da questi prodotti mediali – che sono
ormai diventati un vero e proprio genere televisivo di successo – e
accompagnano spesso le risposte con commenti e valutazioni critiche. In
particolare, a proposito di Romanzo criminale, gli studenti denunciano il
fatto che spesso i loro coetanei tendono ad identificarsi con i personaggi della
serie, assumendone anche i soprannomi per gioco.
Riportiamo qui alcuni commenti particolarmente significativi:
“Non ne ho seguita nessuna ma ho sentito molto persone che vedono i personaggi di “Romanzo Criminale", appartenenti alla Banda della Magliana, come degli eroi che meritano di essere stimati per i loro gesti coraggiosi. È questo lo scopo della televisione?!”
“Sinceramente non si parla di affezionamento, ma quello che provo è rabbia. Sono una studentessa e grazie ai professori e al mio volermi interessare so distinguere una persona cattiva da una buona. Quando ho visto la fiction su Riina, se una persona non è diciamo "colta" può percepire Riina come un
115 Vengono riportati i valori assoluti perché molti studenti hanno citato più fiction, ma in questo resoconto è stata considerata solo una fiction, dando priorità alle fiction rispetto ai film e, tra le fiction, nell’ordine a Romanzo criminale, Il Capo dei Capi e Squadra Antimafia. Non sembra quindi corretto considerarla una nuova variabile.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 145 -
eroe...o una vittima.”
“Romanzo criminale è molto bella come fiction nel senso che è stata fatta molto bene, rende proprio l'idea della banda della Magliana, ma forse i protagonisti sono presentati troppo come eroi perché in fondo tra di loro alcuni rapporti erano normali, ma molti giovani ne hanno fatto degli idoli e si sono montati la testa. In questo modo hanno confuso che queste persone sono dei criminali, persone che hanno fatto del male e che quindi secondo me non meritano nemmeno di essere considerati eroi, anche se guardando il film uno si può affezionare a uno o all'altro attore e alle loro celebri frasi. Bisogna comunque essere consapevoli che tutte le loro azioni non sono da prendere come esempi di vita, visto che noi giovani normalmente ci facciamo influenzare facilmente da tutto ciò che ci piace, ma bisogna rifletterci sulle cose perché non tutto è bello, buono e positivo per noi e per tutti gli altri.”
“Non l'ho mai seguite. Ma ho visto la fiction "romanzo criminale" e non ho apprezzato l'influenza che ha avuto su alcuni ragazzi. Ho avuto l'impressione che pensino che i membri della Banda della Magliana fossero eroi o miti da seguire.”
“Sono stata particolarmente colpita dal film "il padrino", purtroppo però questo genere di film mostra i mafiosi come dei vincenti che hanno tutto quello che si possa desiderare, non passa assolutamente il messaggio che la mafia sia un male, anzi sembra più una sorta di promozione di quest'ultima, mostrando a noi giovani che i più furbi riescono ad ottenere ciò che vogliono nella vita”.
I commenti dei ragazzi sono molto ricchi e richiamano l’attenzione su alcune
questioni in particolare:
- il meccanismo di immedesimazione nei personaggi negativi che vengono
rappresentati, da un lato, come eroi epici e coraggiosi e, dall’altro, come
persone normali, vicini alla vita quotidiana dei ragazzi;
- l’individuazione di valori negativi che vengono trasmessi, come il cercare di
ottenere tutto ciò che si vuole, indipendentemente dai mezzi legittimi o
illegittimi a disposizione;
- il ruolo dell’istruzione che viene considerata fondamentale per interpretare
correttamente i messaggi proposti dalla televisione.
I commenti critici sono in tutto 16, quindi un numero molto esiguo, e almeno
altrettanti sono i commenti positivi su quanto Il capo dei capi o Romanzo
criminale siano fatti bene e aiutino i ragazzi a conoscere delle storie altrimenti
sconosciute. Anche se i ragazzi sono stati sollecitati dalle domande
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 146 -
precedenti in cui si chiedeva una valutazione sull’utilità delle fiction e sulla
rappresentazione dei mafiosi in questi prodotti, ci sembra comunque un
risultato significativo che questi commenti siano emersi spontaneamente. Per
approfondire ulteriormente questo aspetto – che si dimostra fondamentale
nell’indagare l’immaginario mafioso tra gli studenti – nel questionario per la
Liguria si è deciso di lasciare aperta la domanda sull’utilità delle fiction,
permettendo ai ragazzi di esprimersi fin da subito liberamente, mentre si è
preferito chiudere la domanda sulle fiction guardate, predisponendo una
batteria di titoli tra i quali scegliere.
Un’ultima considerazione in coda al paragrafo riguarda un recente episodio
di cronaca: il 14 dicembre 2011 una grande operazione di polizia ha permesso
l’arresto di importanti esponenti del clan di Porta Nuova, che – secondo le
dichiarazioni della neo-pentita Simona Vitale – imponevano il pizzo nel
centro storico di Palermo; la notizia particolare è che tra le attività
taglieggiate c’è anche la produzione di Squadra Antimafia, la fiction mediaset
che racconta le imprese di coraggiosi poliziotti che lottano contro le cosche
siciliane116. Questi episodi rappresentano sicuramente per i ragazzi segnali
contraddittori e incoerenti: in una società in cui il rapporto tra individuo e
media è sempre più stretto e interconnesso, diventa fondamentale continuare
a lavorare sugli effetti della comunicazione, soprattutto con riferimento ad
un immaginario – quello mafioso – così carico di significati e simbologie.
116 Cfr. Salvo Palazzolo, “Parla una nuova pentita, 28 arresti. Pizzo anche per Squadra Antimafia”, in La Repubblica, 14 dicembre 2011.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 147 -
6.2. Le storie degli studenti
"La narrazione richiede un esercizio ermeneutico di rielaborazione simbolica
degli eventi raccontati che chi legge (o chi ascolta) si trova a fare, proprio per il
semplice fatto di dover seguire l'intreccio che la narrazione contiene” (Giusti e Tassinari, 1996; pp. 4-5).
In questo paragrafo presentiamo i dati emersi dalle storie di mafia scritte
dagli studenti, soffermandoci su alcuni elementi particolarmente rilevanti ai
fini della presente trattazione:
- l’importanza dei personaggi di mafia, nel condizionare l’immaginario
mafioso degli studenti;
- la rilevanza della dimensione economica nel rappresentare il
fenomeno mafioso;
- l’emergere della dimensione della paura, come elemento
caratterizzante le storie di mafia;
- la forte influenza della conoscenza della mafia nel condizionare le
rappresentazioni degli studenti.
Per analizzare in maniera sistematica questi aspetti, presentiamo alcuni
risultati dell’analisi testuale per parole chiave, segmenti ripetuti e analisi
delle specificità.
Una prima considerazione riguarda le caratteristiche generali emerse
dall’analisi dei racconti: in comparazione con le narrazioni scritte dai ragazzi
toscani, le storie del Lazio – in virtù della diversa formulazione della frase
stimolo117 – appaiono più ispirate a storie di fantasia, piuttosto che a fatti
realmente accaduti.
A partire da questa premessa, prendiamo in considerazione l’analisi dei nomi
propri che compaiono nelle storie, presentate in Tabella 34118. La varietà delle
storie e l’ispirazione non esclusivamente realistica emergono dai luoghi dei
117 “Inventa e racconta una storia di fantasia con al centro un fatto di mafia”. 118 In questa e nelle prossime tabelle i dati testuali vengono presentati per categorizzazioni tematiche; in questa tabella le parole sono ordinate in senso decrescente per numero di occorrenze con cui compaiono nel corpus; nelle prossime tabelle segnaleremo quando l’ordinamento segue un criterio differente.
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racconti: la maggior parte sono luoghi siciliani o comunque del Sud d’Italia,
ma vengono citati posti del Lazio (Roma, Frosinone, Lazio, Latina, Civitavecchia,
Ostia), del Nord Italia (Milano, Po, Nord Italia, Bologna) e molti luoghi esteri
(cfr. Tabella 34). Dall’analisi di personaggi, forme di criminalità organizzata e
luoghi si evince intanto che la maggior parte delle storie sono ispirate alla
Sicilia e a Cosa Nostra, che si conferma essere l’esempio paradigmatico di
mafia che ancora oggi condiziona più di ogni altra organizzazione criminale
l’immaginario mafioso nel senso comune.
Tabella 34 I nomi propri
Personaggi occ. Forme di criminalità organizzata occ. Luoghi in Italia occ.
Giovanni Falcone 42 Mafia 73 Puglia 6
Paolo Borsellino 31 Cosa Nostra 46 Civitavecchia 5
Libanese/Libano 24 Camorra 17 Caserta 5
Totò Riina 16 Banda della Magliana 14 Bologna 5
Freddo 12 Sacra corona unita 8 Cinisi 5
Peppino Impastato 12 Ndrangheta 4 Ostia 4
Giuseppe Mandalari 12 Luoghi in Italia occ. Capaci 4
Dandi 10 Sicilia 216 Taranto 4
Salvatore Loiero 10 Palermo 212 Catanzaro 4
Silvio Berlusconi 9 Italia 132 Reggio Calabria 2
Angelo Jannone 8 Roma 120 Luoghi estero occ.
Casalesi 7 Napoli 105 America/Usa 35
Al Capone 7 Milano 37 New York 11
Marcello Dell' Utri 7 Calabria 34 Europa 10
Bernardo Provenzano 5 Catania 24 Brasile 9
Scialoja 5 Sud Italia/Mezzogiorno 37 Cina 9
Baldassare 5 Corleone 20 Giappone 5
Roberto Saviano 4 Po 20 Africa 5
Caselli 4 Nord Italia 14 Zimbawe 3
Badalamenti 4 Frosinone 12
Forza Italia 4 Campania 12
Don Raffaele 3 Lazio 12
Di Salvo 3 Scampia 10
Thomas Angelo 2 Latina 8
Luciano Liggio 2 Siracusa 6
Tra i personaggi, i più citati sono Falcone e Borsellino, che rappresentano i
simboli della lotta dello Stato contro la mafia, coerentemente con i dati
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 149 -
emersi dal questionario, in base ai quali i due magistrati sono i personaggi di
mafia e antimafia più conosciuti dai ragazzi. Il personaggio mafioso più
citato è Libanese (o Libano), leader della Banda della Magliana e definito
l’ottavo re di Roma nella fiction Romanzo criminale. Segue Totò Riina,
protagonista della fiction Il capo dei capi, in cui si racconta la sua ascesa come
capo dei corleonesi e di tutta la mafia siciliana fino al suo arresto. Vengono
nominati inoltre: gli altri membri della Banda della Magliana Freddo e
Dandi119 e il commissario Scialoia che è impegnato a investigare su di loro;
Peppino Impastato, Badalamenti e Cinisi che richiamano la storia del giovane
giornalista siciliano che aveva rinnegato la propria appartenenza alla
famiglia mafiosa e che aveva osato sfidare il capo mafia del paese con le armi
dell’ironia; alcuni richiami (Camorra, Casalesi, Campania, Scampia, Roberto
Saviano) ai fatti di Camorra, resi celebri dal libro “Gomorra” di Saviano e dal
film a questo ispirato. Il film I cento passi – che racconta la storia di Peppino
Impastato – e l’impegno di Saviano con il suo Gomorra hanno contribuito
sicuramente in maniera determinante, accanto alle molte fiction, a
condizionare le rappresentazioni degli studenti sul fenomeno mafioso.
I segmenti ripetuti ci consentono di esplorare la struttura dei racconti
attraverso l’analisi di frasi che si ripetono nelle diverse storie: dalla Tabella 35
emerge più chiaramente la varietà dei temi affrontata nelle narrazioni degli
studenti del Lazio. Si segnalano molte espressioni relative a storie tipiche di
mafia o antimafia (entrare a far parte, famiglia mafiosa, un regolamento di conti,
coraggio di denunciare, decise di ribellarsi), ma, soprattutto, emerge chiaramente
come la maggior parte dei racconti abbia come oggetto storie, personaggi e
luoghi comuni: c’era una volta un ragazzo, piccolo paese, nella periferia, gruppo di
ragazzi, padre di famiglia. Inoltre, si riscontrano molte espressioni relative alla
dimensione economica che, come già accennato, assume grande rilevanza 119 I soprannomi citati dai ragazzi (Libanese, Freddo, Dandi), resi noti da Romanzo Criminale (libro, film e fiction), sono una delle tante finzione letterarie che hanno finito per confondere e sovrapporre fantasia e realtà in questo pezzo importante di storia italiana.
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- 150 -
nell’immaginario mafioso dei ragazzi intervistati nel Lazio, con riferimento
sia ad episodi di estorsione sia a storie di usura: pagare il pizzo, una somma di
denaro, costretto a pagare, bisogno di soldi, saldare il debito.
Tabella 35 I segmenti ripetuti
Storie di mafia Occ. Antimafia Occ. Luoghi Occ
parte della mafia 23 contro la mafia 51 piccolo paese 51
clan mafioso 23 Falcone e Borsellino 10 piccolo paesino 37
era un mafioso 21 coraggio di denunciare 10 nella periferia 19
boss mafioso 21 decise di ribellarsi 9 in tutta italia 14
organizzazione mafiosa 20 lotta alla mafia 7 in un quartiere 14
entrare a far parte 20 Denaro Occ. una piccola cittadina 10
famiglia mafiosa 18 pagare il pizzo 40 Espressioni
temporali
Occ.
fatto/i di mafia 16 una somma di denaro 18 il giorno seguente 32
boss della mafia 13 doveva pagare 12 18 anni 29
banda di mafiosi 13 costretto a pagare 10 passare del tempo 24
capo mafioso 10 chiedere il pizzo 10 17 anni 22
famiglia di mafiosi 9 bisogno di soldi 10 troppo tardi 19
un regolamento di conti 8 un piccolo negozio 10 16 anni 15
giro di droga 8 si rifiutò di pagare 7 14 anni 10
appartenente ad una famiglia
6 rifiutato di pagare il pizzo
6 tanto tempo fa 10
Espressioni narrative Occ. saldare il debito 5 dodici anni 8
andare a scuola 17 regolare i conti 4 Personaggi Occ.
c'era una volta un ragazzo 13 Espressioni poliziesche Occ. giovane ragazzo 32
c'era una volta una famiglia 12 denunciare il fatto 13 gruppo di ragazzi 32
mai immaginato 9 un colpo di pistola 12 ragazzo di nome 22
c'era una volta un uomo 8 una pozza di sangue 9 padre di famiglia 20
quando ad un certo punto 8 fuori una pistola 9 gruppo di persone 18
questa è la storia 8 in un lago di sangue 8 gruppo di uomini 14
fargliela pagare 8 chiamare la polizia 7 mio padre era 13
ormai era troppo tardi 7 una macchina nera 7 capo della polizia 8
sul ciglio della strada 7 a sangue freddo 7 cappuccetto rosso 6
preso il sopravvento 6 imprenditore edile 6
Dall’analisi delle parole chiave, possiamo osservare il linguaggio peculiare
del corpus, ovvero i termini che nelle storie dei ragazzi sono sovra
rappresentati rispetto al loro uso nel lessico dell’italiano standard usato come
riferimento. Anche nella Tabella 36 è possibile vedere i diversi riferimenti a
storie tipiche di mafia (clan, sparatoria, banda, prostituzione, droga, omicidio, etc.)
e a storie più ispirati a fatti comuni (ragazzo, padre, amici, bambino, etc.). Le
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 151 -
parole chiave relative alla dimensione economica sono molto significative:
pizzo, euro, soldi, pagare, strozzini; tra i personaggi compaiono commerciante e
negoziante; tra i contesti le attività commerciali negozio e bar. Inoltre, emerge
come particolarmente significativa una dimensione strettamente emotiva:
sono sovra-rappresentate, infatti, le parole impaurito, vita, paura, scappare,
minacce e vittima. Importanti, infine, i riferimenti all’antimafia, intesa come
azione coraggiosa rispetto all’oppressione mafiosa e da cui traspare un
atteggiamento di responsabilità collettiva piuttosto che di delega: ribellarsi,
denunciare, coraggio.
Tabella 36 Le parole chiave
Oggetti o eventi
mafiosi
Occ. Azioni mafiose
(verbi)
Occ. Personaggi Occ. giovane 194
mafia 1090 decise 256 ragazzo 671 amico 197
clan 163 iniziarono 52 mafioso 277 madre 256
sparatoria 48 ucciso 232 boss 274 bambino 142
banda 206 rapito 19 Salvatore 105 uomini 337
sparo 32 sparò 21 padre 822 capofamiglia 15
prostituzione 49 arrestati/ 89 polizia 339 persone 442
mafiosa 80 spacciare 40 mafiosi 279 Contesti Occ.
droga 197 uccidere 122 ragazzi 350 paesino 133
omicidio 74 uccise 47 sicari 17 negozio 321
cocaina 31 vendicarsi 18 malviventi 29 macchina 187
mafiose 35 Paura Occ. commerciante 55 bar 80
gruppo 217 impaurito 27 uomo 675 motorino 17
Denaro Occ. vita 617 negoziante 53 cittadina 57
pizzo 188 paura 223 ragazza 198 quartiere 85
euro 53 scappare 48 Marco 108 Antimafia Occ.
soldi 398 minacce 70 malavitosi 17 ribellarsi 43
pagare 238 vittima 69 loschi 23 denunciare 62
strozzini 16 Borsellino 16 coraggio 87
amici 230
Un’ultima elaborazione importante riguarda il calcolo del linguaggio
specifico utilizzato dagli studenti in relazione ad alcune variabili considerate
rilevanti: il sesso (cfr. Tabella 37) e il livello di conoscenza dei personaggi
antimafia (cfr. Tabella 38).
Le ragazze scrivono storie ispirate prevalentemente a personaggi comuni
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(padre, madre, ragazza, genitori, bambini, famiglia) e si riferiscono alla lotta alla
mafia con termini carichi emotivamente (scappare, paura, coraggio, dolore);
mentre le storie dei ragazzi parlano di fatti di mafia più specifici
(organizzazione, boss, rapimenti, sequestri, rifiuti).
Tabella 37 Parole caratteristiche per Sesso (ordinate per livello di specificità)
Femmine Maschi
Occ totali *
10.000
Occ parte *
10.000
Occ totali *
10.000
Occ parte *
10.000
padre 35,7 43,8 Corleone 0,9 2,4
lei 6,7 9,4 banda 9,0 13,7
madre 11,0 14,5 organizzazione 4,4 7,2
ragazza 8,6 11,2 rapimenti 0,5 1,5
genitori 7,0 9,1 boss 11,9 16,2
donna 4,8 6,4 potere 3,6 6,0
bambini 5,0 6,6 fantasia 0,7 1,7
famiglia 36,6 40,3 guerra 1,0 2,2
di casa 2,7 3,6 Falcone 1,0 2,2
scuola 4,4 5,6 siciliani 0,6 1,3
figlia 4,0 5,2 sindaco 1,8 3,2
bambina 2,2 3,0 paese 14,9 18,5
in casa 2,1 2,8 criminalità organizzata 1,1 2,2
a scuola 3,6 4,5 USA 0,4 1,1
pensieri 0,9 1,3 Roma 5,2 7,3
purtroppo 5,9 7,0 Banda della Magliana 0,6 1,3
insegnante 0,6 0,9 carcere 1,6 2,7
scappare 2,1 2,7 criminale 2,0 3,3
paura 9,7 11,0 territorio 1,9 3,1
verità 1,7 2,3 barista 0,5 1,1
mafiosi 12,1 13,6 arrestato 2,1 3,3
coraggio 3,8 4,6 sequestri 0,7 1,3
banda mafiosa 0,8 1,1 rifiuti 0,9 1,7
magistrato 2,0 2,6 scagnozzo 0,4 1,0
amica 1,2 1,6 eroina 0,4 1,0
soprattutto 4,3 5,2 commerciante 2,4 3,5
dolore 1,5 2,0 governo 0,7 1,3
nonno 1,0 1,4 indagine 0,8 1,5
pistola 5,2 6,1 politici 1,3 2,1
Per quanto riguarda il livello di conoscenza dei personaggi antimafia (cfr.
Tabella 38), chi ha un’elevata conoscenza usa riferimenti più specifici ai reati
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 153 -
di mafia (sicari, cocaina, pizzo, traffici, killer, onore); chi ha una media
conoscenza usa un linguaggio di tipo criminale più generico (battaglia, gang,
esplosione, corruzione, malavitosi); infine, chi ha una bassa conoscenza usa
termini che richiamano un lessico più spiccatamente poliziesco (uccidere,
banca, scappare, spacciare, sparatoria, riscatto, missione).
Tabella 38 Parole caratteristiche per livello di conoscenza dei personaggi antimafia
(ordinate per livello di specificità)
Alta Media Bassa
Forma
grafica
Occ
totali*
10.000
Occ
parte *
10.000
Forma
grafica
Occ
totali *
10.000
Occ
parte *
10.000
Forma
grafica
Occ
totali *
10.000
Occ
parte *
10.000
fratello 4,3 7,5 negozi 1,7 2,9 Libanese 0,7 1,7
clan 7,1 10,4 parco 0,6 1,3 uccidere 5,3 7,6
boss 11,9 15,8 regno 0,6 1,3 banca 1,5 2,6
proprietario 2,7 4,7 contadino 1,1 2,1 scappare 2,1 3,4
testimonianze 0,5 1,4 battaglia 0,5 1,2 uccisero 2,1 3,4
sicari 0,7 1,8 gang 0,5 1,0 donna 4,8 6,7
odore 0,7 1,8 contenti 0,5 1,0 soldi 17,0 20,3
cocaina 1,3 2,7 esplosione 0,6 1,2 spacciare 1,7 2,8
carcere 1,6 2,9 vicolo 0,7 1,4 banda 9,0 11,3
mafioso 12,0 15,3 felicità 0,7 1,4 Freddo 0,5 1,1
negozio 13,9 17,4 economica 0,8 1,5 ispettore 0,6 1,1
spaventato 1,0 2,0 incastrare 0,4 0,9 piangere 0,7 1,4
pizzo 8,1 10,8 USA 0,4 0,9 sparatoria 2,1 3,1
paesino 5,7 7,9 cassa 0,4 0,9 terrorizzata 0,4 0,9
picciotti 0,5 1,3 rumore 0,8 1,4 debito 1,7 2,6
pagare 10,3 13,1 giocare 0,8 1,4 riscatto 1,3 2,0
traffici 0,8 1,6 felici 0,9 1,5 scuola 4,4 5,7
killer 0,4 1,1 corruzione 0,9 1,5 ricatti 1,0 1,6
tradito 0,6 1,3 città 12,3 14,5 polizia 14,7 16,9
destino 0,7 1,4 giovani 4,5 5,8 denaro 6,2 7,6
guai 1,0 1,8 abitanti 1,3 2,0 affare 0,5 0,9
onore 1,0 1,8 rifiuti 0,9 1,5 bimba 0,5 0,9
imprenditore 2,3 3,6 malavitosi 0,7 1,3 missione 0,6 1,0
Uno dei risultati più interessanti è che – come confermato dai dati presentati
nel paragrafo precedente – le fiction di mafia e i personaggi che ne sono
protagonisti esercitano un fascino maggiore tra i maschi, più che tra le
ragazze, e tra coloro che hanno una minore conoscenza dell’antimafia, più
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che tra coloro che hanno una media e alta conoscenza: infatti, tra le parole
usate specificamente dai maschi troviamo Corleone, boss, guerra, Falcone,
Banda della Magliana (cfr. Tabella 37); tra le parole caratteristiche degli
studenti con un basso livello di conoscenza dei personaggi antimafia
spiccano Libanese, banda, Freddo (cfr. Tabella 38).
Infine, per ottenere una visione di sintesi della distribuzione del lessico, in
relazione alle principali variabili ottenute dall’analisi del questionario, è stata
applicata l’analisi delle corrispondenze lessicali: sono stati estratti due fattori,
che riproducono il 31,57% della variabilità della matrice di partenza. La
Figura 25 permette di osservare le proiezioni sul piano fattoriale delle
variabili attive (in rosso) inserite nell’analisi e le variabili illustrative (in
verde): le relazioni tra le variabili – riscontrate attraverso una tecnica
multidimensionale di tipo esplorativo – confermano sostanzialmente i
risultati presentati nel precedente capitolo e permettono di individuare molto
chiaramente la dimensione della conoscenza sul primo fattore (che riproduce
il 18,87 dell’inerzia) e quella della consapevolezza dell’antimafia sul secondo
(inerzia riprodotta= 12,70). Il versante positivo del primo fattore è associato
con la medio-alta conoscenza dei personaggi di mafia e di antimafia, con il
conoscere l’episodio di Fondi e il percepire una differenza tra mafia e
criminalità comune, con la medio-alta fruizione dei mezzi di informazione e
la rappresentazione positiva dei mafiosi nelle fiction di mafia; tra le modalità
delle variabili illustrative troviamo il sesso maschile, l’elevato senso di
sicurezza e l’area geografica del Lazio meridionale. Sul versante opposto,
troviamo le modalità alternative, relative alla bassa conoscenza e alla
rappresentazione negativa dei mafiosi nelle fiction di mafia, associate con il
genere femminile, il basso senso di sicurezza, le zone geografiche Roma e
Lazio settentrionale e il non collocarsi politicamente.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 155 -
Figura 25 Il piano fattoriale delle variabili attive ed illustrative
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 156 -
Il semi-asse negativo del secondo fattore è caratterizzato dall’avere un
atteggiamento di responsabilità collettiva, una medio-alta partecipazione
antimafia, dal non aver visto fiction di mafia e, tra le variabili illustrative,
dall’orientamento politico di centro-sinistra. Sul semi-asse negativo, troviamo
la bassa partecipazione, la rappresentazione positiva dei mafiosi nelle fiction
e la modalità “altri atteggiamenti” (che comprende le modalità residue della
variabile sull’atteggiamento nei confronti della mafia, in opposizione alla
responsabilità collettiva).
Dalla Figura 26 possiamo osservare la distribuzione del vocabolario sulle due
dimensioni individuate. Le differenze più evidenti sono quelle evidenziate
dal primo fattore: i più informati (primo e quarto quadrante, sul semi-asse
positivo) usano termini relativi a specifici reati e all’organizzazione mafiosa
(appalti, edile, cocaina, spacciatore, omicidi, cosca, esponenti, carcere, duro); mentre
i meno informati (secondo e terzo quadrante) raccontano storie molto
generiche, i cui protagonisti sono personaggi comuni (moglie, marito, familiari,
donna, Franco) e nelle quali anche i termini più marcatamente polizieschi sono
decisamente banali (banda mafiosa, minacciati, riscatto, scappare, sparare). Anche
il secondo fattore fa emergere differenze di lessico interessanti: in particolare
nel quarto quadrante (semi-asse positivo del primo fattore e semi-asse
negativo del secondo) si riconosce un linguaggio più consapevole, usato da
chi ha un atteggiamento di responsabilità ed un’alta partecipazione
antimafia, e quindi si esprime con termini più precisi e concreti nei concetti e
nelle descrizioni (omertà, proprietario, ristorante, commerciante, giocava,
macchine, esplodere, sparatoria, spacciatore); nel primo e secondo quadrante
(semi-asse positivo del secondo fattore), invece, emerge il riferimento alla
fiction Romanzo criminale (Banda della Magliana, Libanese) e a rappresentazioni
d’effetto (urlava, ucciderlo, sparatorie, rapina, eroina, illegali, stupefacenti, armi,
somma di denaro, contrabbando) dalle collocazioni territoriali esotiche (New
York, America, Cina, Brasile).
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Figura 26 Il piano fattoriale delle parole nei racconti
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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L’analisi delle corrispondenze ci conferma il diverso grado di complessità e
ricchezza di immaginario tra i più informati consapevoli, rispetto a chi lo è
meno. Difatti mentre nelle storie inventate dai primi emerge con chiarezza la
miriade di intrecci che stanno dietro al potere mafioso, tra i meno informati il
racconto mafioso è un indistinto racconto criminale pieno di generiche
connotazioni poliziesche.
Inoltre, per interpretare correttamente le evidenze emerse grazie alle analisi
esplorative presentate in questi due paragrafi, è particolarmente utile
un’osservazione di Renate Siebert sul rapporto tra violenza materiale e
violenza immaginata:
“Penso che non ci sia continuità ma rottura tra fantasia e realtà, mondo intrapsichico e mondo reale, per quanto riguarda la violenza. Fantasticare e godersi fantasie di violenza ha la funzione di “legare”, “impastare”, rendere inoffensive le pulsioni aggressive che ci abitano. L’esercizio materiale della violenza, al contrario, atrofizza la capacità di fantasticare e di sognare” (Siebert, 2010; p. 66).
Difatti, uno dei rischi maggiori in cui si può incorrere nell’affrontare il tema
del rapporto tra mafia e produzione culturale è quello della demonizzazione
di ogni rappresentazione mediatica di mafia e antimafia che impasti fantasia
e realtà. Si tratta di un tema è molto controverso che ciclicamente torna alla
ribalta in corrispondenza di fatti più o meno strumentali o strumentalizzabili
e di conseguenti dichiarazioni di esponenti istituzionali che condannano
fiction e film di mafia perché diffamano il buon nome del Paese120, o sono la
causa dell’escalation di violenza nella capitale121, o coltivano il fascino
dell’eroe negativo122. Ma, come sostiene Cosimo Marasciulo, responsabile
comunicazione di Libera:
120 Il riferimento è alle dichiarazioni dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a proposito della fiction La Piovra e del libro Gomorra, in “Berlusconi: alla mafia supporto promozionale da Piovra e Gomorra”, Agenzia Ansa del 16 aprile 2010. 121 Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha affermato a proposito della violenza giovanile: “Anche operazioni culturali come la serie di tv 'Romanzo criminale’ o altre simili non hanno aiutato, ma hanno lanciato atteggiamenti e modi di fare sbagliati. I giovani non vanno lasciati soli e faremo di tutto per stare nelle periferie”, Agenzia Ansa del 4 maggio 2009. 122 Il magistrato Antonio Ingroia ha accusato la fiction Il capo dei capi di proporre “una certa idea dell'immutabilità e dell'eternità della mafia stessa, difficile da vincere in una terra incline al fatalismo come la Sicilia”; Ingroia A., “Il prezzo dello stereotipo”, in I duellanti, n. 55, settembre 2009.
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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“Il problema non è l'emulazione di un comportamento adottato durante il gioco e applicato nella vita reale. Il problema sono i valori, i contenuti e la cultura che anche un gioco trasmette, e ci sono alcuni giochi che, proseguendo quella mitizzazione iniziata con i film, supportano uno stile di vita deviato” (Marasciulo, 2010)123. Al contrario, la corretta analisi dell’influenza esercitata dalla finzione
cinematografica e televisiva sull’immaginario dei ragazzi deve portarci a
riflettere ulteriormente sul ruolo della scuola e dell’istruzione nel dare ai
propri giovani corretti strumenti di analisi. Ed è proprio a questo proposito
che nel prossimo paragrafo si illustra una buona prassi elaborata da un
docente che ha deciso di raccogliere la provocazione dei propri studenti
sull’entusiasmo suscitato da Romanzo criminale.
6.3. Una buona prassi educativa
Alessandro Malantrucco – intervistato come testimone privilegiato del
movimento antimafia nel Lazio – è un docente di religione del Liceo “Vito
Volterra” di Ciampino, in provincia di Roma.
Il suo impegno nel movimento antimafia è iniziato nel 2006, quando – in
seguito alla testimonianza portata a scuola da due studenti di Locri – ha
proposto che l’istituto aderisse a Libera e partecipasse alla Giornata della
memoria e dell’impegno di Torino.
Dopo un anno e mezzo di sperimentazione, viene istituita un’ora settimanale
extra-curriculare di formazione alla cittadinanza e alla legalità, in coda
all’orario scolastico, alla quale gli studenti sono liberi di iscriversi. Vengono
organizzati incontri con familiari di vittime di mafia, magistrati e testimoni
dell’impegno contro la mafia e matura l’esigenza di tramutare l’esperienza
scolastica in presidio di Libera, per strutturare maggiormente un percorso di
impegno civile, formazione interna e sensibilizzazione sul territorio.
Alessandro Malantrucco è un professore sui generis: ha aperto un gruppo
123 Cosimo Marasciulo, “Quando le mafie fanno tendenza. Spunti e analisi sul perché la cultura mafiosa si diffonde e cresce nella società”, del 26 ottobre 2010, su www.liberainformazione.org
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 160 -
facebook del presidio – si tratta di un gruppo chiuso, quindi solo gli iscritti
possono leggere e commentare i post – e ogni giorno i suoi studenti
scambiano materiali di approfondimento, informazioni e notizie, opinioni e
riflessioni sul lavoro svolto a scuola e su quello che succede fuori dalla
scuola. Si tratta di una modalità di interazione molto efficace, fruibile da tutti
e coinvolgente: come osservato da lui stesso, i percorsi attivati funzionano
perché gli studenti si sentono protagonisti attivi e vengono responsabilizzati
anche nell’organizzazione concreta del progetto didattico extracurriculare.
Così, quando i suoi studenti hanno iniziato a parlare entusiasticamente di
Romanzo Criminale ha voluto vederlo anche lui e, inaspettatamente, ne è
stato conquistato: ha visto le puntate tutte d’un fiato e ha dovuto ammettere
di essere affascinato in particolare dal personaggio del Freddo e dall’attore
che lo interpreta, Vinicio Marchioni. Ha quindi deciso di accettare la
provocazione ed ha iniziato un percorso di approfondimento con i suoi
studenti, realizzato in più classi e strutturato in 3-4 incontri di un’ora
ciascuno, dal titolo “Quanto è criminale questo romanzo”. Ha elaborato una
presentazione in power point che inizia con la foto dei mezzi busti di
polistirolo dei quattro esponenti della banda – Libanese, Freddo, Dandi e
Nero – installati all’Eur nel 2008 dalla produzione, per promuovere l’uscita
della fiction. Il percorso didattico comincia guardando assieme una puntata
tratta dalla prima serie. Si cerca poi di analizzare le differenze tra realtà e
finzione, tra le storie vere e le storie dei personaggi romanzate nel libro e,
poi, nella serie. Alla fine del percorso in aula, è stato organizzato un incontro
pubblico a scuola in cui i ragazzi hanno incontrato i due attori – Francesco
Montanari e Roberto Infascelli – che impersonano Libanese e Gigio, il fratello
di Freddo, per discutere assieme dei messaggi controversi trasmessi dal
prodotto televisivo e della responsabilità anche della produzione e della
distribuzione nel cavalcare una certa epica criminale. Alla fine del percorso, i
ragazzi hanno ammesso di guardare la televisione con una consapevolezza
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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diversa, più critica: riflettere su un singolo prodotto mediale, quindi, ha dato
loro gli strumenti per interpretare meglio tutti i prodotti televisivi, e non solo
la singola fiction.
Secondo il docente intervistato, lo strumento televisivo non deve essere
demonizzato, ma al contrario utilizzato anche dalla scuola per affrontare
argomenti complessi con un linguaggio più vicino a quello dei ragazzi. La
responsabilità degli adulti risiede nel non accompagnare questi prodotti con
percorsi di approfondimento: una campagna di sensibilizzazione scolastica
potrebbe essere lanciata dalle stesse produzioni televisive o
cinematografiche. Nell’intervista è stato sollevato il rischio di mitizzazione
anche per gli eroi positivi: gli studenti sentono forte l’esempio di personaggi
simbolici come Falcone, Borsellino o Impastato; ma il rischio sempre in
agguato – anche per l’antimafia – è la creazione del mito dell’eroe e, quindi,
della delega nei confronti di chi viene percepito molto distante, con l’alibi di
non poter essere come loro.
Emerge quindi un aspetto – che potremmo definire di tipo culturale – del
fenomeno mafioso che sarà necessario approfondire ulteriormente in futuro:
il fascino esercitato dall'immaginario mafioso sulla cultura socialmente
condivisa dai giovani, (e non solo) e, al tempo stesso, la sostanziale
invisibilità di chi si impegna quotidianamente per il contrasto sociale alle
organizzazioni e alle culture mafiose.
Negli ultimi anni il tema delle organizzazioni criminali di tipo mafioso si è
imposto all'attenzione mediatica come mai era accaduto nel nostro paese124. A
nostro avviso, il processo di conquista di tale centralità mediatica può essere
ricondotto ad una serie di dinamiche, qui esposte in un ordine non
necessariamente logico né temporale:
− in primo luogo, la grande quantità di indagini, operazioni di polizia,
arresti, sequestri e confische patrimoniali, processi di mafia ha fatto sì 124 Frazzica e Scaglione, 2010; Santino, 2011.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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che tutti i giorni i quotidiani e i telegiornali siano ricchi di notizie
riguardanti la lotta delle istituzioni alle organizzazioni criminali;
− alcuni fatti caratterizzati da una forte rilevanza “mediatica” – come
l'arresto di Provenzano, il libro “Gomorra” e il successo che ne è
derivato per l'autore Saviano125, gli interrogatori di Massimo
Ciancimino, la strage di Duisburg in Germania – hanno imposto una
nuova centralità del tema “mafia” nell'agenda politica del paese;
− contestualmente, si assiste oggi ad una vera e propria sovrapproduzione
mediale sul tema mafia: fiction, film, saggi, documentari, etc.126;
− mafia, camorra e 'ndrangheta sono diventate di fatto brand
commerciali, simboli del made in Italy diffusi ormai anche all'estero127;
− infine, si è sviluppata una mitologia dell'antimafia, per la quale nella
lotta alla criminalità organizzata c'è posto solo per eroi post-moderni
stereotipati al pari dei padrini128.
Come effetto e nuova causa al tempo stesso di continua attenzione mediatica,
i rappresentanti della politica hanno dovuto necessariamente assumere
questa centralità e farsene carico, attraverso importanti proclami di impegno
e promozione dei risultati ottenuti nella lotta alla mafia.
Di contro, questi processi sembrerebbero in apparente antinomia con altre
dinamiche che incidono sulla definizione dell'agenda mediatica e,
conseguentemente, sociale e politica:
− l'imposizione del tema della sicurezza – e, in particolare, della
sicurezza urbana – come vera e propria emergenza di difesa interna
dagli outsiders (immigrati, nomadi, prostitute, tossicodipendenti,
etc...);
125 Sul caso letterario rappresentato da Gomorra, cfr. Saviano, 2006 e 2010; Weber, 2007; La Spina, 2009; Santoro, 2009; Santino, 2011. 126 Cfr. Santino, 2011. 127 Sulla diffusione ormai internazionale della mitologia mafiosa, cfr. Glenny, 2009 e Larke-Walsh, 2010. 128 Santino, 2011.
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− la trasparenza/invisibilità delle conquiste sociali dell'antimafia “dal
basso” e la mancata valorizzazione di chi si impegna quotidianamente
nell'antimafia dal basso;
− il non fascino (o comunque il fascino minore) esercitato dalle vittime
della mafia o da chi combatte la mafia nella vita di tutti i giorni.
Non sembri che si voglia dare eccessiva importanza al piano della
comunicazione, a discapito di un piano di maggiore aderenza alla
concretezza dei fatti. Anzi, proprio alla luce dei risultati qui presentati
assumono un significato maggiore le parole di Davide Mattiello, esponente
del movimento antimafia del Piemonte:
“L’idea che la sola informazione generi indignazione, mobilitazione, trasformazione: ecco una spina travestita da petalo. Un'idea che va smascherata, perché è funzionale alla conservazione delle cose così come stanno. L'informazione che moltiplica se stessa, più che spingere all'azione rischia di paralizzare. [...] Anzi con questa idea-spina-travestita-da-petalo stiamo correndo due rischi inquietanti. Il primo: che a forza di rappresentare la galleria degli orrori, si spinga l'animo a rimbalzare dalla vampa del fiammifero alla giustificazione dell'impotenza. Quando il male è troppo grande, l'angoscia diventa la tomba della speranza. A forza di sentire rappresentato il dolore del mondo, il singolo di sente autorizzato a farsi da parte: soverchiato. L'altro rischio, per chi riesca ancora a conservare un barlume di forza, è convincersi che l'unica reazione possibile sia la moltiplicazione dell'informazione. In un circuito perverso che si autoalimenta" (Mattiello, 2011; pp. 15-16).
Al contrario, il problema cognitivo alla base di questo lavoro nasce proprio
dall'osservazione dei risultati importantissimi dell'antimafia sociale negli
ultimi venti anni. Quando cominciava a venir meno l'allerta suscitata dalle
stragi di mafia del '92 e del '93, l'associazione Libera e lo straordinario
movimento dal basso che ruota attorno al mondo dell'antimafia sono riusciti
a costruire mattone su mattone un'infrastruttura solidissima che oggi rende
la società italiana (o almeno una parte) un po' più forte e democratica: dal
lavoro educativo nelle scuole, all'esperienza del lavoro sociale sui beni
confiscati alle organizzazioni criminali; dalla rete dei familiari delle vittime
di mafia, al sostegno alle nuove vittime del racket, dell'usura, del gioco
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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d'azzardo; dalle esperienze di didattica e ricerca nate in decine di Atenei in
tutta Italia, alla formazione continua degli operatori e dei volontari sul
territorio; dalla presenza forte nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa,
alla denuncia (già in tempi “non sospetti”) della progressiva penetrazione
delle organizzazioni criminali nel centro e nel Nord d'Italia.
Dalla cogenza di questi straordinari – quanto poco conosciuti – “fatti”, nasce
la domanda di ricerca su quali rappresentazioni vengono proposte dal
mondo delle istituzioni, dai movimenti e dai media ai giovani studenti.
A questo proposito, concludiamo il capitolo con le parole di Don Luigi Ciotti,
che commenta così i risultati delle ricerche di Libera sull’immaginario
mafioso degli studenti di Lazio e Toscana:
“Mi chiedo però se questo modo di raccontare la mafia e l’antimafia, attraverso biografie nel bene e nel male “eccezionali”, non accrediti l’idea che si tratti di vicende distanti dalla vita quotidiana, e quindi dal possibile impegno di ciascuno di noi. Così come mi preoccupano gli effetti di questa mitizzazione sulle persone che hanno coscienze meno attrezzate” (Ciotti, 2011; p. 84).
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Conclusioni
La ricerca di Libera sulle rappresentazioni del fenomeno mafioso tra gli
studenti del Lazio si è rivelata un’occasione importante di riflessione
sull’immaginario della mafia e dell’antimafia, che si costruisce
nell’interazione tra potere legale e illegale, cultura mafiosa in senso stretto e
cultura socialmente condivisa nella società italiana contemporanea.
Il lavoro presentato è quindi il prodotto di un’esperienza di ricerca applicata
e dei percorsi di approfondimento teorico, metodologico ed empirico portati
avanti a partire dalle prime evidenze emerse dai dati.
Dal punto di vista strettamente applicativo, ci sembra utile evidenziare che il
tentativo di affinamento degli strumenti di rilevazione e delle strategie di
analisi dei dati consentirà all’associazione Libera di proseguire il lavoro di
ricerca sulla percezione mafiosa con un livello più elevato di consapevolezza
metodologica ed un impianto concettuale meglio strutturato.
Dal punto di vista teorico, l’analisi dei contributi sociologici allo studio della
mafia e dell’antimafia – presentata nei primi due capitoli – ha fatto emergere
la stretta connessione tra teoria e prassi, rappresentazioni e azioni: le
definizioni più accurate e complesse del fenomeno mafioso, così come
l’istituzionalizzazione di politiche ed interventi pubblici, diretti ed indiretti,
di contrasto alle organizzazioni criminali sono il risultato di una fitta
interazione sociale. Interazione che si concretizza nelle sinergie tra soggetti
collettivi ed individuali differenti, in un rapporto dialettico costante tra
conoscenza del fenomeno, azione sociale ed impegno collettivo di contrasto e
successiva riflessione teorica, imprescindibile per un oggetto complesso e
carico di implicazioni etiche e sociali come la mafia.
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Queste valutazioni sono confermate dall’approfondimento del caso specifico
del contesto territoriale del Lazio, realizzato attraverso le tre interviste in
profondità ai testimoni privilegiati del movimento antimafia regionale: il
concetto di “quinta mafia”, le proposte più avanzate del movimento, i dati
che dimostrano la gravità dello stato di radicamento delle organizzazioni
criminali nella regione sono il risultato dell’impegno di associazioni di terzo
settore, insegnanti, studenti e soggetti collettivi in varie forme che lavorano
quotidianamente per la costruzione di una cultura ed una società alternative
al modello mafioso.
L’approfondimento empirico è poi proseguito con l’esplorazione in
profondità dei dati rilevati attraverso i questionari e le narrazioni.
La costruzione di modelli di relazioni tra variabili ha permesso di identificare
tendenze importanti su cui sarà fondamentale continuare il lavoro di
indagine e riflessione. Le relazioni emerse tra il lavoro di formazione in
classe, la conoscenza dei ragazzi sui protagonisti della mafia e dell’antimafia
(così come il conoscere l’episodio del Comune di Fondi o l’essere consapevoli
delle differenze tra mafia e criminalità comune) e la partecipazione antimafia
ci portano a definire questo processo in termini di consapevolezza auto-
costruita e ad identificare una dinamica virtuosa di sinergia tra insegnanti
sensibili, associazioni presenti sul territorio e studenti protagonisti di
impegno e responsabilità collettiva.
Inoltre, l’approfondimento sulle fiction di mafia e le narrazioni scritte
liberamente dai ragazzi intervistati ci ha permesso di indagare il fascino
esercitato dagli eroi negativi protagonisti delle storie di mafia e il ruolo dei
mezzi di comunicazione di massa nel proporre simboli e mitologie funzionali
alla cultura mafiosa. Un’analisi critica della questione ci porta a precisare che
il mito dell’eroe, in positivo e in negativo, è dentro la percezione sociale
dell’antimafia stessa, al pari dell’epica mafiosa: nell’immaginario collettivo la
lotta alla mafia non appartiene alle migliaia di persone che nell’anonimato
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hanno costruito (e costruiscono) la storia del movimento antimafia nel nostro
paese. Il rischio della mitizzazione degli eroi dell’antimafia costituisce una
minaccia di isolamento per chi è impegnato nel contrasto alle organizzazioni
criminali e, al tempo stesso, lo scivolamento verso atteggiamenti di delega e
rassegnazione piuttosto che di impegno e responsabilità collettiva. Una
prospettiva di lavoro futuro particolarmente interessante consiste pertanto
nella possibilità di esplorare l’immaginario collettivo dell’antimafia, così da
indagare i modelli culturali alternativi al modello mafioso proposti da chi si
trova dall’altra parte della barricata.
Infine, la presentazione della buona pratica di educazione antimafia ci
consente di concludere ritornando alla premessa che ha portato a progettare
questo lavoro di indagine: ovvero il ruolo pedagogico della scuola e
dell’istruzione nel dare ai giovani studenti gli strumenti analitici per
riconoscere e decostruire il modello culturale mafioso e per orientarsi in un
mondo sociale sempre più complesso. L’analisi delle rappresentazioni degli
studenti, infatti, ci consente di lasciare lo spazio aperto alla riflessione
culturale e alla elaborazione di possibili strade di intervento educativo fino
ad ora sottovalutate: l’uso interattivo e consapevole degli strumenti e dei
prodotti mediali è sicuramente una di queste.
Se la cultura mafiosa è riuscita a conquistare importanti spazi di visibilità nei
simboli e nei valori condivisi socialmente, la cultura antimafia deve
dimostrare di essere all’altezza della sfida, anche grazie al contributo che la
conoscenza scientifica e la ricerca possono fornire su questo piano di analisi.
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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www.stopndrangheta.it
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 179 -
Appendice
Il questionario e le distribuzioni di frequenza
La mafia vista dagli Studenti – Lazio
Indagine sulla percezione del fenomeno mafioso tra gli studenti delle scuole superiori del Lazio, promossa da Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie grazie al sostegno del Consiglio Regionale del Lazio, nell'ambito del bando 2010 per l'assegnazione di contributi a favore di progetti territoriali di sviluppo sociale, culturale ed ambientale. Ciao, ti chiediamo di rispondere alle seguenti domande, che ci serviranno per capire come gli studenti delle scuole del Lazio vedono la mafia e che tipo di informazioni passano attraverso la scuola e i mezzi di comunicazione. Tieni presente che il questionario è anonimo e che non si tratta di un test, nè di un compito in classe. Le informazioni sono assolutamente riservate e non verranno in alcun modo associate al nome di chi ha compilato il questionario. Rispondi quindi sinceramente e non preoccuparti se nelle domande vengono citati fatti o nomi che non conosci. Le domande contrassegnate da * sono obbligatorie. Grazie e buon lavoro! Nota sulla privacy: Questa indagine è anonima. Il record delle risposte fornite non contiene
alcuna informazione che ti identifichi direttamente. Anche se hai risposto ad un questionario
con identificativi di accesso non vi è alcun collegamento tra questi e il tuo nominativo. Gli
identificativi sono gestiti in un differente database aggiornato solo per tener conto se hai
completato o meno il questionario. Tutte le risposte resteranno riservate e saranno trattate
elettronicamente dai ricercatori incaricati esclusivamente in forma di tabelle, in osservanza
delle vigenti leggi sul segreto statistico e sulla “privacy”. Titolare dei dati è LIBERA e
responsabile del trattamento dei dati è la Dott.ssa Ludovica Ioppolo
([email protected]), cui puoi rivolgerti per qualsiasi precisazione sulle modalità di
trattamento dei dati e gli obiettivi dell’indagine.
Vi sono 50 domande all'interno di questa indagine.
1 - Inventa e racconta una storia di fantasia con al centro un fatto di mafia.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 180 -
2 - Secondo te la mafia:
Scegli solo una delle seguenti: %
È un fenomeno tipicamente siciliano 3,8 Esiste anche nel resto del Sud d’Italia 4,2 Esiste anche nel resto d’Italia 26,0 Esiste anche in Europa 65,1 Non so 0,8 N= 1.429
3 - Quale di queste affermazioni condividi maggiormente?
Scegli solo una delle seguenti: %
La mafia nel Lazio non esiste 1,9 La mafia nel Lazio controlla alcuni traffici illegali, ma non è pericolosa 24,2 La presenza della mafia nel Lazio è un fenomeno sempre più preoccupante 66,9 Non so 7,0 N= 1.429
4 - Secondo te, nei contesti in cui la mafia è più diffusa, quali tra le seguenti
attività illegali è più legata alla presenza mafiosa? Scegli al massimo 3 risposte: % sui casi
Spaccio di droga 54,3 Abusi sessuali sui minori 2,8 Prostituzione 12,9 Attentati e danneggiamenti 9,3 Pizzo/Estorsione 55,7 Usura 13,6 Lavoro nero 7,1 Corruzione dei pubblici dipendenti 19,2 Scambio di voti 8,8 Appalti truccati 25,1 Riciclaggio di denaro sporco 37,6 Smaltimento illecito di rifiuti 23,6 Omicidi 25,5 N= 4223
5 - Secondo te , c'è differenza tra mafia e criminalità comune?
Scegli solo una delle seguenti: %
Sì 78,0 NO 22,0 N= 1.429
6 - Cos'è, secondo te, la mafia?
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 181 -
7 - Cosa pensi della mafia?
Scegli solo una delle seguenti: %
Non è un problema che mi riguarda 1,9 È qualcosa con cui dobbiamo convivere perché non si può eliminare 10,8 È qualcosa da evitare con attenzione 5,7 Tutti noi dobbiamo impegnarci per combatterla 60,3 È qualcosa da cui difendersi 6,1 I magistrati e le forze dell'ordine devono impegnarsi per combatterla 15,2 Altro:_______________ N= 1404
8 - Secondo te , cosa spinge una persona ad entrare nelle fila della mafia? *
Scegli solo una delle seguenti: %
La famiglia e l'ambiente in cui è cresciuto 34,6 Una scarsa cultura della legalità 8,2 Le difficoltà economiche e di lavoro 46,7 L’assenza delle istituzioni sul territorio 7,4 Non so 3,0 N= 1.429
9 - Secondo te, qual è il motivo principale per cui una persona decide di diventare
un mafioso?
Scegli solo una delle seguenti: %
Per desiderio di facili guadagni 40,7 Per bisogno di lavoro e difficoltà economiche 17,0 Per voglia di sentirsi potente 22,7 Per paura 10,8 Per proteggere la propria famiglia 7,1 Non so 1,8 N= 1.429
10 - Quando i mafiosi si uccidono tra di loro, tu ritieni che sia:
Scegli solo una delle seguenti: %
Un bene 27,8 Un male 36,6 Mi è indifferente 17,6 Non so 18,1 N= 1.429
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 182 -
11 - Per ciascuna delle seguenti affermazioni ti chiediamo di esprimere il tuo
grado di accordo
(I punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica il massimo disaccordo e 6 il massimo accordo) M
La mafia è forte perché utilizza qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi scopi 4,4 Lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere la mafia 4,6 La mafia è forte perché ha rapporti molto stretti con la politica 4,8 Lo Stato è forte perché difende la democrazia 2,5 Lo Stato è forte, perché le sue risorse sono maggiori di quelle della mafia 2,3 La mafia è forte perché fa paura 4,4 La mafia è più forte dello Stato perché continua a esistere nonostante gli arresti degli ultimi anni 4,2 Lo Stato è più forte perché lo Stato siamo tutti noi 3,0 N= 1.429
12 - Secondo te, le persone che dedicano la propria vita alla lotta contro la mafia
sono:
Scegli solo una delle seguenti: %
Persone che non calcolano bene i rischi che corrono 5,7 Persone che fanno il loro dovere 12,3 Persone che con coraggio decidono di ribellarsi 79,0 Persone alla ricerca di notorietà 1,7 Non so 1,2 N= 1.429
13 - Come de finisci i pentiti di mafia?
Scegli solo una delle seguenti: %
Infiltrati che mirano a depistare le indagini 4,4 Traditori della ‘famiglia’ e degli ‘amici’ 6,2 Persone che temono per la propria vita 17,4 Persone che mirano ad una riduzione di pena 31,6 Persone coraggiose che hanno deciso di collaborare con le istituzioni 35,6 Non So 4,8 N= 1.429
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 183 -
14 - Indica per ciascun nominativo se si tratta di una persona che combatte o ha
combattuto la mafia ovvero se fa o ha fatto parte della mafia:
Combatte/ Fa parte/ Non so
Ha combattuto Ha fatto parte
Raffaele Cutolo 5,0 39,0 56,1 Rita Atria 31,5 10,9 57,6 Gaetano Badalamenti 7,6 28,5 63,9 Leoluca Bagarella 6,2 28,1 65,6 Paolo Borsellino 88,4 4,8 6,9 Giancarlo Siani 27,9 9,9 62,2 Matteo Messina Denaro 3,7 39,2 57,1 Don Luigi Ciotti 48,8 17,8 33,4 Francesco Schiavone 16,1 39,3 44,6 Giovanni Falcone 86,5 5,3 8,2 Piero Grasso 24,4 11,9 63,8 Pio La Torre 25,5 24,5 50,0 Salvatore Lo Piccolo 4,3 67,4 28,3 Bernardo Provenzano 6,1 73,9 20,0 Peppino Impastato 41,4 31,1 27,4 Totò Riina 3,7 82,4 13,9 Roberto Saviano 75,0 6,3 18,7 Don Pino Puglisi 39,7 23,7 36,6 Gaspare Spatuzza 5,7 47,8 46,5 Tommaso Buscetta 8,5 44,8 46,7 N= 1.429
15 - Secondo te in che misura i seguenti soggetti devono impegnarsi per
contrastare la mafia?
(I punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica nessun impegno e 6 massimo impegno)
M Rappresentanti della politica e delle istituzioni 2,3 Magistrati 3,4 Forze dell’ordine 3,8 Commercianti e imprenditori 2,3 Insegnanti 3,1 Genitori 3,1 Giovani e studenti 2,9 Chiesa 2,6 N= 1.429
16 - Nello scorso anno scolastico, ti è mai capitato di discutere di mafia in classe?
%
Mai 14,8 Qualche volta 52,8 Spesso 26,2 Sempre 6,2 N= 1.429
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 184 -
17 - Secondo te, quale misura sarebbe più efficace nella lotta alla mafia da parte
dello Stato?
Scegli al massimo 2 risposte: % sui casi
Esercitare un maggiore controllo sul territorio 35,9 Colpire la mafia nei suoi interessi economici 43,6 Combattere la corruzione e il clientelismo 25,8 Educare i giovani alla legalità 35,6 Inasprire le pene 19,5 Assicurare maggiore protezione ai pentiti 5,5 Incrementare l’occupazione al Sud 8,5 Confiscare i beni ai mafiosi 16,8 Non so 3,2 N= 2777
18 - Da quasi 30 anni lo Stato confisca i beni a i mafiosi (edifici, terreni o aziende).
Secondo te, lo Stato come dovrebbe utilizzarli in via prioritaria?
%
Usarli per le scuole e a scopo didattico per far conoscere il fenomeno mafioso 17,6 Destinarli alle forze dell'ordine e alle istituzioni 6,6 Consegnarli a cooperative di giovani lavoratori 12,5 Venderli per incrementare i finanziamenti pubblici 7,8 Assegnarli ad associazioni di volontariato e promozione sociale 28,2 Realizzare luoghi pubblici di aggregazione e di educazione alla cittadinanza 22,1 N= 1.429
19 - Hai mai sentito parlare del caso che ha coinvolto il Comune di Fondi?
%
Sì 31,8 NO 68,2 N= 1.429
20 - Se sì, come valuti il mancato scioglimento del consiglio comunale di Fondi
per infiltrazione mafiosa? %
Il Governo avrebbe dovuto approvare lo scioglimento del consiglio 75,8 comunale per i forti sospetti di infiltrazione mafiosa È giusto che chi è stato eletto dai cittadini rimanga al potere, 10,6 anche se esistono forti sospetti di infiltrazione mafiosa Non saprei giudicare 4,3 N= 454
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 185 -
21 - Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse dalle istituzioni?
Sì No
ABECOL - Agenzia Regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio 33,2 66,8 Osservatorio sulla sicurezza e informazione sulle attività di contrasto alla criminalità della Regione Lazio 30,2 69,8 Commissario straordinario del governo per le iniziative antiracket e Antiusura 54,4 45,6 Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso 40,8 59,2 Piano straordinario del Governo contro le mafie 52,3 47,7 Pacchetto sicurezza 59,7 40,3 Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata 52,3 47,7 N= 1.429
22 - Hai mai sentito parlare delle seguenti iniziative promosse
dall'associazionismo?
Sì No
ESTATE LIBERI - Campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie 28,5 71,5 21 Marzo - Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia 65,7 34,3 Vendita dei prodotti provenienti dai terreni confiscati alla criminalità organizzata (pasta, vino, olio,...) 42,0 58,0 Cooperative e associazioni che hanno sede su un bene confiscato alla criminalità organizzata 43,1 56,9 Carovana antimafia con tappe in diverse città d'Italia per i diritti, la democrazia, la giustizia sociale 27,5 72,5 Albachiara Campus di Montecatini - Incontro nazionale sulla cittadinanza 22,4 77,6 N= 1.429
23 - Da quali mezzi di comunicazione ricevi, prevalentemente, informazioni sulla
mafia?
Scegli al massimo 2 risposte: % sui casi
Internet 25,3 Cinema 19,2 Quotidiani 28,3 Riviste specializzate 4,5 Telegiornali e trasmissioni di approfondimento televisivo 75,7 Fiction 30,2 Social network (per es. facebook, twitter, etc...) 5,8 N= 2.702
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 186 -
24 - Ritieni che informare di più e meglio i cittadini sul fenomeno mafioso
potrebbe determinare:
Scegli solo una delle seguenti: %
Preoccupazione e senso di insicurezza 5,6 Maggiore consapevolezza 51,6 Un impegno maggiore per contrastare la mafia 28,6 Non cambierebbe niente 11,3 Non so 2,9 N= 1.429
25 - Secondo te le fiction TV sui fatti di mafia sono utili per avere informazioni
sulla mafia?
Scegli solo una delle seguenti: %
Sì, perché sono realistiche 45,8 Sì, anche se sono un po' esagerate 22,2 No, perché sono troppo finte 6,2 No, perché non è con le fiction che ci si informa 18,3 Non saprei, non le ho mai viste 7,6 N= 1.429
26 - Secondo te, in genere, queste fiction come rappresentano i mafiosi?
Scegli solo una delle seguenti: %
Come eroi 15,7 Come persone che fanno del bene alla propria gente 9,0 Come persone senza scrupoli 45,4 Come criminali da combattere 21,6 Non saprei, non le ho mai viste 8,3 N= 1.429
27 - Se ne hai seguita qualcuna, qual è la fiction sui fatti di mafia a cui sei più
affezionato?
__________________________________________________
28 - Hai mai partecipato a qualcuna delle seguenti iniziative antimafia?
Mai Sì, una Sì, più di
volta una volta
Visite o campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie 92,2 5,5 2,3 Convegni o iniziative di approfondimento sulla mafia 52,5 30,3 17,2 Manifestazioni pubbliche o cortei antimafia 78,4 15,3 6,3 Commemorazioni delle vittime di mafia 68,9 22,3 8,8 Assemblee studentesche sulla mafia 43,5 34,3 22,3 N= 1.429
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
- 187 -
29 - Secondo te, quanto è grave ciascuno dei seguenti comportamenti?
(I punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica il minima gravità e 6 massima gravità)
M
Prendere soldi in prestito ad un usuraio 4,7 Prendere e guidare un’auto per divertimento, senza avvisare il proprietario 4,4 Comperare qualcosa sapendo che proviene da un furto (fatto da altri) 4,2 Dire il falso nel proprio interesse 4,0 Procurarsi illegalmente il testo di un esame a un concorso pubblico 3,9 Non segnalare il danno fatto senza volerlo a un veicolo in sosta 3,5 Tenersi oggetti (per es. un cellulare o un portafoglio) trovati per caso 3,2 Non pagare il biglietto sui mezzi di trasporto 2,7 N= 1.429
30 - Per ciascuna delle seguenti istituzioni/gruppi, quanta fiducia hai?
(I punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica nessuna fiducia e 6 massima fiducia.)
Media
L'ONU 3,9 Gli scienziati 3,7 L'Unione Europea 3,6 La scuola 3,6 Gli insegnanti 3,6 La polizia 3,6 I carabinieri 3,5 I magistrati 3,3 I giornali 3,2 I sindacalisti/I sindacati 2,7 La televisione pubblica 2,7 Le banche 2,5 I sacerdoti 2,5 I funzionari dello Stato 2,4 La televisione privata 2,4 Il Sindaco del tuo Comune 2,3 Gli imprenditori 2,3 Il governo 2,2 I partiti 2,0 Gli uomini politici 1,8 N= 1.429
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
- 188 -
31 - Secondo te, oggi cosa è più importante per un ragazzo che voglia trovare un
lavoro?
Scegli solo una delle seguenti: %
Avere un curriculum di studio valido 37,3 Avere esperienza lavorativa 10,6 Essere raccomandato 34,1 Avere conoscenze politiche 4,2 Avere una famiglia influente 6,4 La fortuna 7,4 N= 1.429
32 - Ti sottoponiamo una serie di affermazioni, per ciascuna di esse indica il tuo
grado di accordo o di disaccordo
(I punteggi vanno da 1 a 6, dove 1 indica il massimo disaccordo e 6 il massimo accordo)
M
Osservare le leggi è la strada più conveniente per stare tranquilli 3,9 Le leggi difendono, di fatto, solo gli interessi di certi gruppi sociali 3,6 Anche se una legge è ingiusta, va comunque rispettata 3,5 Le leggi difendono gli interessi della collettività 3,2 Disobbedire attivamente ad una legge (occupazione di case sfitte, obiezione fiscale alle spese militari, ecc.) è spesso l’unico modo per ottenerne il cambiamento 2,8 Se si può fare impunemente, conviene trasgredire le leggi contrarie ai propri interessi 2,2 N= 1.429
33 - I soldi di cui disponi ti vengono prevalentemente da:
%
Genitori 75,1 Regali di parenti 12,0 Regali di amici 0,8 Lavori saltuari 9,8 N= 1.396
34 - Solitamente, come spendi i tuoi soldi a tua disposizione?
Scegli al massimo 2 risposte: % sui casi
Svago e uscite con gli amici 46,0 Cinema 8,0 Vestiti 38,7 CD musicali 3,9 Gioco e scommesse 2,8 Libri 10,1 Sport 7,3 Videogiochi 3,4 Elettronica (lettori mp3, programmi e 6,4 accessori per il pc, cellulare, etc...) Sigarette 16,0
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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Trasporti (abbonamento mezzi pubblici, 4,3 motorino, etc...) Vacanze e viaggi 9,1 Mangiare fuori casa 17,1 Interessi vari (fumetti, strumenti musicali, etc...) 7,6 Risparmi 13,2 Alcolici 3,1 N= 2817
35 - Ti capita di giocare puntando soldi (per es. a carte o ai video poker)?
Scegli solo una delle seguenti: %
Quasi tutti i giorni 3,1 Almeno una volta a settimana 7,1 Una o due volte al mese 19,7 Mi è capitato una sola volta 24,4 Mai 45,8 N= 1.429
36 - Secondo te, quanto è diffuso il fenomeno dell'usura nel Lazio?
Scegli solo una delle seguenti: %
Molto 18,4 Abbastanza 57,8 Poco 10,9 Per niente 0,7 Non so 12,2 N= 1.429
37 - Secondo te, qual è il motivo principale perché alcune persone chiedono soldi
in prestito agli usurai?
Scegli solo una delle seguenti: %
Per bisogno, perchè non sanno come risolvere gravi problemi economici 66,4 Per potersi permettere di vivere al di sopra delle proprie possibilità 14,1 Perché non calcolano bene i rischi che questo comporta 16,9 Altro_______________
38 - Cosa rappresenta per te la parola sicurezza?
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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39 - Quanto ti senti sicuro camminando per strada quando è buio e sei da solo
nella zona in cui vivi?
Scegli solo una delle seguenti: %
Molto sicuro 12,7 Abbastanza sicuro 33,9 Poco sicuro 33,2 Per niente sicuro 20,1 N= 1.429
40 - In che misura ti senti preoccupato per le seguenti problematiche? (I punteggi
vanno da 1 a 6, dove 1 per niente preoccupato e 6 massimamente preoccupato) Media
Disoccupazione 5,0 Mafia e criminalità organizzata 4,9 Crisi economica 4,6 Guerra 4,4 Inquinamento 4,4 Immigrazione clandestina 4,2 Alcolismo e tossicodipendenza 4,2 Crisi dei valori 4,2 Crisi della famiglia 4,1 Microcriminalità 4,0 Traffico 3,1 N= 1.429
41 - Quale di queste frasi esprime meglio il tuo atteggiamento nei confronti della
politica? *
Scegli solo una delle seguenti: %
Mi considero politicamente impegnato 6,9 Mi tengo al corrente della politica, ma senza parteciparvi personalmente 34,6 Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me 12,6 La politica mi disgusta 31,4 La politica non mi interessa 14,6 N= 1.429
42 - Pensando alle tue opinioni politiche, ti definiresti:
%
Di destra 16,8 Di centro-destra 9,3 Di centro-sinistra 11,0 Di sinistra 15,0 Non mi colloco 47,9 N= 1.429
DALLE RAPPRESENTAZIONI DELLA MAFIA ALLE AZIONI DELL’ANTIMAFIA
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43 - Sei iscritto/a o aderisci a qualche associazione?
Possibili più risposte: % sui casi
Sì, culturale 8,8 Sì, politica 4,1 Sì, religiosa 7,0 Sì, sportiva 27,7 Sì, di volontariato 8,9 Sì, di rappresentanza studentesca 6,5 No 53,1 Altro:_______________ N= 1628
44 - Con qua le frequenza pratichi le seguenti attività?
Scegli la risposta appropriata per ciascun item: Sempre Spesso Qualche Mai
volta
Lettura di quotidiani di informazione 9,1 27,4 54 9,6 Lettura di quotidiani sportivi 11,5 18,6 24,3 45,6 Lettura di periodici di attualità, cultura, informazione 5,0 26,5 52,3 16,3 Visione di programmi televisivi di attualità, cultura, 19,6 45,3 30,0 5,2 informazione Visione di telegiornali 41,6 36,2 18,1 4,0 Ascolto di radio-giornali 8,2 20,2 41,4 30,2 Accesso a siti internet di attualità, cultura, informazione 19,6 28,9 37 14,5 N= 1.429
45 - Sesso
%
Femmina 61,0 Maschio 39,0 N= 1.429
46 - Anno di nascita
Scegli solo una delle seguenti: %
1988 0,5 1989 0,6 1990 1,7 1991 6,8 1992 26,9 1993 38,9 1994 23,9 1995 0,7 N= 1.429
di Ludovica Ioppolo________________________________________________________
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47 - Nazionalità
%
Italiana 95,2 Altro:______________ 4,8 N= 1.429
48 - Qual è il titolo di studio dei tuoi genitori? *
Padre Madre
Nessun titolo 1,5 1,0 Licenza elementare 4,2 3,6 Licenza media inferiore 30,0 28,1 Licenza media superiore 45,3 47,9 Laurea 19,0 19,5 N= 1.429
49 - Qual è la professione dei tuoi genitori?
Padre Madre Dirigente/imprenditore 13,2 3,2 Libero professionista 15,2 7,7 Docente universitario/ricercatore 1,5 0,9 Funzionario, quadro, insegnante (scuole medie e superiori) 5,4 6,8 Impiegato, tecnico, insegnante (scuola primaria), infermiere, commesso 18,8 22,6 Lavoratore in proprio, commerciante 9,9 6,2 Operaio specializzato, artigiano 5,7 1,2 Operaio 15,6 4,3 Autista 7,4 1,1 Addetto ai servizi sociali e personali (addetti pulizie, autisti, ecc.) 2,2 5,5 Casalinga 0,2 37,7 Pensionato 2,5 0,5 Disoccupato 2,4 2,3 N= 1.429 50 - Osservazioni personali sul questionario e /o sugli argomenti trattati:
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