dalla ghianda alla quercia - dinamica mentale base · non si è mai abbastanza... abbastanza alti,...
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Accademia Europea C.R.S.-I.D.E.A (Ente Riconosciuto) Materiale didattico e di formazione pag. 1
31 ottobre 2014 Gradisca (GO), Modena, Zingonia (BG) e Vicenza
DALLA GHIANDA ALLA QUERCIA
RIUNIONI INTERCENTRI DEI GRUPPI DI
STUDIO VOLONTARIO DELL’ACCADEMIA EUROPEA
C.R.S.-I.D.E.A.
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Gradisca (GO) L’emozione di crescere - Greta Perobello pag. 3 Mauro Sarti pag. 7
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Modena La felicità ama chi le va incontro. Impressioni oggettive da cui trarre profitto - Claudio Biondi pag. 11
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Zingonia (BG) Quando la paura diventa gioco e nasce la gioia - Patrizia Serblin pag. 17
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Vicenza Imparare l’amore - Carlo Spillare pag. 26
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L’EMOZIONE DI CRESCERE
di Greta Perobello IO SONO UN TIPO 'QUADRATO'
Qualche giorno fa ho visto un video molto carino, sulle prime volte dei bambini... La prima volta che vedevano il mare, che suonavano uno strumento, che dipingevano li-
beramente con i colori.... Emozionante! Pensavo a quanto importanti sono le nostre prime volte, che ripetute nel tempo diven-
tano abitudini o passioni.... Molto é legato all'emozione provata nella prima volta.... Non tutte le 'prime volte' però sono vissute con gioia ed entusiasmo, qualche volta abbia-
mo paura del 'nuovo', siamo pigri, non lo sentiamo come qualcosa di nostro... Anzi, pensando al periodo dell'adolescenza, quando la 'crescita' è inevitabile, non ho tro-
vato molti ricordi-emozioni piacevoli... Non si è mai abbastanza... abbastanza alti, abbastanza magri, abbastanza belli, abbastan-
za veloci, abbastanza trendy... molte cose legate al 'fisico' principalmente... Sbalzi umorali ed ormonali, il corpo si trasforma e noi subiamo questa crescita con emo-
zioni che a volte non sono del tutto simpatiche da gestire. Poi tutto questo si accompagna alla 'crescita intellettiva', quella scolastica, dove miliardi
di nozioni, informazioni, formule, ci vengono proposte, e che noi assimiliamo (più o meno) perchè ci portano sulla strada per diventare grandi.
- Ma è possibile un tipo di crescita dove non ci siano solo impegno e pesantezza, ma dove posso imparare e crescere in modo rilassato, magari divertendomi???
Per fortuna SI! Ci sono gli amici, i compagni di scuola, di viaggio, di sport, i genitori, i fra-telli, che condividono SE' STESSI con te, e così inizia in tipo di crescita esperienziale, che non ha paragoni.... La VITA!
Non che qui si sia esenti da momenti difficoltosi, anzi, ma il continuo confronto ci aiuta a decidere dove indirizzare le energie, ed ecco che nascono le passioni, quelle nostre, dove cerchiamo e troviamo quelle BELLE emozioni, che ci aiutano a migliorare il percorso di Sviluppo Personale. L'IMPORTANZA DI DARE UN NOME ALLE EMOZIONI
Ho iniziato allora il solito gioco che spesso mi trovo a fare con gli amici della squadra; non mi basta sapere che provo delle belle e positive emozioni, quando faccio quello che mi piace.
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Sapere qual è realmente la spinta che mi trascina, mi aiuta a capire meglio la direzione. In questo momento cosa mi viene in mente se parlo dell' Emozione di crescere? Crescere cosa significa? Fatica, impegno, responsabilità, gioia, conoscenza, consapevolezza, difficoltà...... Qualcosa di duro e faticoso che succede o ci è successo nonostante noi? Oppure qualcosa di divertente che abbiamo scelto? In questo momento della mia Vita, sto crescendo? Se la risposta é NO, cosa mi ferma o rallenta? Anche in questo caso, che emozione associo, diamogli un nome?! Magari pensare l'emozione negativa può aiutarmi e stimolarmi a chiarire il COSA NON
VA e a pianificare in modo chiaro il COME VORREI CHE FOSSE... Se ho ben presente una certa emozione che non mi piace, solo se la chiamo per nome,
posso cambiarla... Bene e male sono termini troppo vaghi. Ecco che posso trasformare la noia in divertimento, la responsabilità in cura, la fatica in
leggerezza, l'impegno in soddisfazione.... QUANDO LE EMOZIONI DIVENTANO SENTIMENTI (O VALORI)?
Un paio di settimane fa, ho avuto il piacere di partecipare ad una mezza giornata di for-mazione, sull'Analisi Esistenziale, vi riporto un breve brano tratto dal libro della relatrice, che per me è stato illuminante; un motivo in più per chiamarle per nome!
''…. Le emozioni rappresentano le reazioni affettive di cui tutti abbiamo bisogno, in quanto senza vita emotiva, saremmo spenti, apatici, disinteressati, insensibili a ciò che il piacere della vita offre.
Un adeguato tono emotivo ci permette di dare colore alla vita, é il carburante che rende la vita interessante.
Non dobbiamo temere le nostre emozioni, esse sono la spinta da usare a nostro van-taggio, decidendo la direzione da seguire....
Immagina le emozioni come un vento impetuoso, come la bora triestina, che ti spinge da dietro le spalle, dirigendoti e spingendoti ad andare avanti verso una direzione obbliga-ta, verso un bisogno.
A volte ti lascia andare in sua balia, altre volte vorresti che non ci fosse per essere libero di decidere dove andare. Ma è impossibile eliminarla, si può solo trasformare, sfrut-tando la sua spinta e direzione...
Ora immagina invece un sentimento come una calda luce lontana, accompagnata da una bella melodia, che ti attira nell'oscurità della sera, mentre stai camminando per un sentiero illuminato dalla torcia elettrica che tieni in mano. La luce e la musica ti inducono ad immaginare che il luogo illuminato possa offrirti un ambiente familiare, dove avrai l'occasione ci conoscere altri viaggiatori, condividendo l'esperienza del percorso. Quel punto rappresenta qualcosa di affascinante da raggiungere, che ti permetterà di miglio-rarti....
Emozioni e sentimenti si assomigliano perchè derivano da bisogni ed hanno una grande carica emozionale.
Anche se distinguerli è difficoltoso, i sentimenti seguono le ragioni del cuore, al di là del piacere immediato. (accudimento infantile-fiducia, paura-prudenza, angoscia-inquie-tudine creativa, eccesso di meticolosità-ordine, entusiasmo-amore...)
Riassumendo: Le emozioni sono spinte, mentre i sentimenti sono attrazioni, che tra-sformati, possono diventare i miei valori.
Le emozioni sono istintive e spesso le subiamo, i sentimenti sono scelti e voluti, come passaggio di crescita.....'' Magda M. Marconi
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Diventa imbarazzante pensare a tutte le possibilità che abbiamo davanti, o dentro, se solo le chiamiamo per nome e sappiamo come sfruttare la loro energia, e decidiamo da che par-te può portarci. DALLA GHIANDA ALLA QUERCIA
Pensate alla piccola ghianda, che trasformazione magnifica... La ghianda si occupa della sua crescita, diventando un albero, il miglior albero che può
realizzare.... Pensate a come si forma il tronco, a come si espande, cresce, si evolve in rami, quante
possibilità, ogni ramo, quante direzioni posso prendere, a quante foglie possiamo dare vita, tutte le cose che facciamo, i nostri pensieri, le persone che coinvolgiamo... e poi arrivano i frutti, altre ghiande che potranno fare la loro quercia, o essere nutrimento per gli 'ospiti' di questo albero.
Può godere delle corse degli scoiattoli, del canto degli uccelli che si posano sui rami, del gruppo di amici che si rifugia sotto la chioma in una giornata d'estate, per passare del tem-po assieme, in allegria...
L'ombra che dà ristoro... I rami, sostegno, ma allo stesso tempo espressione della forza vitale... Inizialmente cresce rapidamente, ma la sua crescita non si arresta, neanche con il freddo,
la neve, le intemperie, la siccità, gli innamorati che incidono la sua corteccia, gli insetti che si annidano...
Accoglie, e cresce!! Che meravigliosa dimostrazione d'Amore! E così anche noi, lasciamo che accada, come spinta, come ricerca, e non come semplice emozione...
SE VOI STATE BENE, IO STO BENE!!
Non sembra volervi dire questo, quando sedete sotto una grande quercia? Nei miei ragionamenti sullo sviluppo personale, ad un certo punto mi sono resa conto che
davvero, molto (forse tutto) il nostro Sviluppo Personale, la nostra crescita (non solo Di-namica) in qualche modo dipende o coinvolge SEMPRE qualcun altro....
La maestra che ci obbligava a studiare per imparare; l'amico che ci ha fatto notare un no-stro comportamento, che poi noi abbiamo deciso di modificare; situazioni e momenti dolo-rosi della vita, senza i quali non avremmo scoperto di avere certe risorse, ed ottenuto certi risultati....
Ad un certo punto ho pensato, ma se tutto questo avviene in modo fortuito, casuale, posso fare in modo che accada o si acceleri, sempre attraverso gli altri??
Non aspettando il momento doloroso o difficile, ma condividendo gioie e pensieri?? Se posso collaborare, con un semplice rilassamento, al mio benessere fisico e raggiungere
obiettivi.... Posso anche evolvermi assieme ad altri, condividendo, aprendo, donando.... Che idea rivoluzionaria!!!
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CRESCITA PERSONALE O DI GRUPPO???
Un amico di Trieste qualche giorno fa diceva che dovremmo sperare (e ringraziare) sem-pre di avere persone sulla strada che ci mettano i bastoni tra le ruote.
Ecco che anche quelli che vediamo come 'nemici' diventano specchi del nostro essere, e se lo vogliamo diventano agevolatori della nostra crescita.
E solo un cambiamento del punto di vista, ma che invece di farci incazzare, può portarci a fare un respiro profondo, ed una scelta. Ci fa uscire dalla zona confort, dalla staticità, dalla noia....
Se ci apriamo alle varie possibilità, ci riconosciamo con le nostre qualità e le nostre aree migliorabili, se ci mettiamo tutto in gioco, ecco che possiamo accedere al 'gioco del DARE e dell' AVERE', e potremmo arrivare a meravigliarci di quanto sia sempre più grande l'ave-re.... diventando a sua volta sempre più ESSERE.
Se permetto alla mia quercia, di lasciar cadere qualche ghianda, potrò in futuro, qualora ne sentissi la necessità, godere dell'ombra, che quella ghianda-quercia a sua volta ha realiz-zato.
Nel decaloper il 'Crescere' è tra
'Meravigliarsi' e 'Condividere'....
a voi la conclusione....
Grande, grande, grande.
''C'era una volta un grande scienziato, ma veramente grande e con un grande cervello. Da quando aveva raggiunto l’età della ragione si era posto il traguardo di trovare la ri-sposta a tutte le possibili domande. Così dai vent’anni in poi trascorse la sua vita, chiuso in un attrezzatissimo laboratorio e libreria e sviluppò un programma di ricerca al limite dell’umano, senza rivelare mai a nessuno quello che scopriva. Finalmente, a novant’anni suonati tagliò il proprio traguardo finale. – “Eureka” – esultò e morì, portandosi dietro tutte le risposte e qualcosa di più: un’esistenza arida e sterile ma di “grande successo personale”. Amen.
Corollario: ritengo opportuno ricordare che per me il successo è la progressiva realizzazione di un valido ideale che contempli la contestuale realizzazione del protocollo di auto sostituzione. Grazie'' Ma. Bo.
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L’EMOZIONE DI CRESCERE di Mauro Sarti
La strada della crescita personale è fatta di tante tappe e tanti momenti in cui le espe-rienze raccolte ci hanno consentito di ottenere risultati che hanno dato maggiore significa-to alla nostra interpretazione di essere umano. Risultati che ci hanno donato situazioni in cui abbiamo:
compreso una cosa importante di noi o della vita allargato la nostra visione riguardo a situazioni e/o persone rispettato una confidenza personale rafforzato la considerazione di noi stessi o degli altri superato momenti di difficoltà vinto una paura ottenuto un risultato tangibile ed importante per noi maturato una consapevolezza significativa vissuto un grande divertimento migliorato un rapporto personale rispettato un impegno preso fatto una scelta coraggiosa cambiato un abitudine che ci limitava nella nostra espressione aiutato una persona cara o un amico contribuito ad un lavoro positivo che coinvolgeva un gruppo fatto qualcosa per qualcuno a sua insaputa toccato ed assaporato la felicità
La lista potrebbe continuare perché i momenti di crescita sono tanti, ci sono i piccoli momenti e i grandi momenti, non credo esista una graduatoria di merito, perché tutti sono legati da un filo invisibile che li unisce e che noi teniamo in una mano. Qualche volta que-sto filo lo sentiamo bene, ci dà soddisfazione e sicurezza, altre volte ci sembra di averlo perso o di averlo spezzato.
Ma quel filo non si interrompe e non si ferma mai, proseguirà srotolandosi nel nostro futuro e ci regalerà nuove esperienze e nuove sensazioni. Si intreccerà o si affiancherà con i fili di altre persone, si tenderà o si allenterà a seconda delle situazioni, potrà diventare ru-vido o morbido a seconda dei momenti, sottile o troppo spesso in funzione di come reagi-remo, presenterà qualche nodo che col tempo riusciremo a scogliere o accetteremo di la-
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sciare così, ci saranno momenti in cui tenderemo a scorrerlo all’indietro, altri in cui saremo fluidi nel seguirlo in avanti.
Da quando nasciamo siamo chiamati a crescere e a svilupparci, fisicamente, emozio-nalmente, mentalmente e spiritualmente. Ognuno con i suoi ritmi e con le sue modalità at-tuando delle scelte, consapevoli o meno, che ci porteranno a raccogliere determinati risul-tati che ci formeranno come individuo.
In questo cammino è importante riconoscere e dare un nome alle emozioni che asso-ciamo e che cambieranno di volta in volta, di momento in momento.
Dare un nome all’emozione ci aiuterà a viverla meglio, a comprendere se ci fa bene col-tivarla o se è il caso di evolvere a qualcosa di diverso. Comprendere se ne siamo trascinati forzatamente o se la stiamo coltivando e ricercando. La consapevolezza regala chiarezza di visione e possibilità di attuare scelte e cambiamenti che possono incidere sul nostro benes-sere somatopsichico.
Le emozioni belle e gratificanti sono più facili da riconoscere ed accettare, anche se non è scontato, mentre ci sono altre con cui abbiamo maggiori difficoltà o tendiamo a non ve-dere o non gli diamo il giusto peso.
Mentre seguiamo il filo del nostro sviluppo personale ci capitano anche momenti in cui:
siamo scoraggiati e/o tristi facciamo fatica a mettere a fuoco le cose proviamo fatica ci ammaliamo avvertiamo il peso della responsabilità pensiamo di non essere capaci di avvertiamo insicurezza o paura vediamo solo ostacoli e non opportunità soffriamo di alcuni rapporti personali ci manca una meta siamo soli non capiamo il senso delle cose o della nostra vita
Tanti altri ancora potrebbero aggiungersi per definire i momenti in cui lo sviluppo per-sonale sembra fermo, sospeso, in balia di forze che non controlliamo.
Il percorso di Accademia, iniziato col corso base, mi ha insegnato che tutte queste situa-zioni sono interpretazioni che io dò e dalle quali mi lascio condizionare.
Nel “cielo” della nostra vita si presenteranno tante nuvole, alcune bianche, vaporose che non ci daranno più di tanto fastidio e che, anzi, faranno risaltare l’azzurro del cielo, ma ar-riveranno anche quelle grigie, foriere del brutto tempo che si avvicina, e quelle scure, nere, cariche di pioggia e di neve, che, compatte e distribuite, occuperanno tutto lo spazio sopra di noi.
Potrebbe essere utile, in questi momenti, chiudere gli occhi, respirare profondamente, rilassare tutto il nostro essere e rendersi conto che il sole comunque c’è, al di sopra di quel-le nuvole, e basterà mettersi in contatto con lui per vederlo, sentirlo e ricevere luce e calo-re.
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Ad un livello più alto, il sole splende sempre, sono i nostri pensieri e le nostre emozioni che creano le nuvole che ci impediscono di godere della sua vista e della sua presenza. In qualsiasi momento possiamo ricongiungerci con quella luce preziosa che è dentro di noi, la nostra vera essenza, il nostro livello spirituale. Qualsiasi sia il momento che viviamo la luce non si spegne, nel nostro laboratorio la luce è sempre disponibile e ci può avvolgere e rica-ricare premendo un bottone della nostra pulsantiera.
Ci sono passaggi nella vita che dobbiamo vivere e provare e che hanno un senso e un motivo anche se, quando siamo troppo coinvolti, facciamo fatica a comprendere. Le nuvole nere minacciose contengono una ricchezza al loro interno, l’acqua, acqua che potrà regala-re la vita e la crescita a chi la riceverà in forma di pioggia.
Dinamica Mentale Base possiede utili strumenti che possiamo utilizzare per vivere al meglio questo percorso personale, mettendo in moto le nostre capacità mentali ed interiori per viverlo più consapevolmente, più intensamente ed esprimendo le nostre potenzialità con efficacia.
Abbiamo provato cosa significa ciò, anche nelle piccole cose, l’importante è dare conti-nuità, fiducia e gioia a quello che mettiamo in funzione magari arricchendolo con la nostra creatività.
Su questo percorso siamo stati accompagnati da un’ altra persona, amico, parente o semplice conoscente che ha voluto intrecciare per un momento, o più, il suo filo con il no-stro, per darci un opportunità, per “fare qualcosa a qualcuno senza chiedere niente in cam-bio”. Un regalo che io a suo tempo ho ricevuto ed apprezzato molto anche se facevo fatica a capire un sacco di cose. Il senso di questo “passare il favore ricevuto” io l’ho toccato nel mio primo corso quando alla fine del ciclo luce ho guardato il mio amico negli occhi e sono scoppiato in un piano liberatorio, in quello sguardo c’era l’amore, c’era la luce raccolti nel ciclo appena concluso.
Il progetto di Accademia prevede il passaggio di accompagnare un amico al corso per godere di queste situazioni, per poter vivere una tappa della nostra crescita personale con queste emozioni associate.
Lo sviluppo personale di ogni persona è legata alla crescita personale di chi gli sta accan-to, quando contribuiamo ad incidere positivamente sulla loro crescita facciamo un gradino in più sulla nostra scala personale.
Potremo anche dire che il “passa parola”, nel nostro caso, è un atto d’amore incondizio-nato, non una vendita, se lo viviamo con semplicità e senza aspettativa alcuna. Credo anche che lo sviluppo personale sia più efficace quando viene vissuto in un gruppo unito da valori e ideali comuni, perché sono maggiori gli stimoli, maggiori le opportunità, i confronti e i punti di vista che possiamo raccogliere.
Intrecciare i fili delle nostre vite con altre persone, facendo attenzione a non calpestarli, condividere e scambiare le emozioni che viviamo, confrontare pensieri e visioni, daranno ricchezza al mosaico che stiamo, pezzo dopo pezzo, componendo. E se ci alziamo ed an-diamo a vedere, dall’alto di una “montagna”, quei vari mosaici che si formano forse ci ren-deremo conto che tutto ha un senso e ogni mosaico completa e arricchisce il mosaico altrui e realizza un disegno superiore. Nel nostro colore più profondo, il viola, possiamo scoprire che veniamo tutti da quello stesso livello, siamo tutti accomunati dalla stessa natura e dalla stessa matrice, e tutti i nostri “fili” nascono e si ricongiungono lì. Siamo tutti “fratelli di viola”.
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Trovo un senso preciso a quanto detto in questo brano di Marcello tratto dal libro “Ci-bernetica Sociale”:
Se poi Premesso che l’ignavia è una malattia mentale che inesorabilmente sfocia nella ma-
linconia e nella depressione, anche sedersi su un qualsivoglia traguardo di benessere
conquistato riporta inesorabilmente allo stato di malessere superato.
Se poi ci aggiungete il concetto che da soli si deve solo nascere e morire, va da sé che per il resto della vita è più opportuno condividere che estraniarsi.
Se ri-poi vi riesce di condividere identità di emozioni, esperienze e sentimenti con
molte altre persone, forse la vita avrà un odore e un sapore decisamente migliore del
normale.
- Normale di che? -
Della vita del novantacinque per cento delle persone. - Esagerato! -
No, solo mentalmente onesto e realisticamente pragmatico.
Se poi non ci credete e state bene così come state, sono più che felice per voi e per
i vostri cari, perché vale sempre l’assunto che se voi state bene anch’io sto bene e
condivido il vostro pane e i miei pesci.
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La felicità ama chi le va incontro: impressioni oggettive da cui trarre profitto.
di Claudio Biondi
Chiedendo alle persone che incontro quello che le rende felici, ottengo sempre risposte
del tipo:
incontrare amici
una gita in montagna
un lavoro motivante
nuove esperienze
…
Sicuramente sono tutte risposte che implicano un movimento verso un qualche tipo di
situazione.
Dall’esperienza di tutti i giorni sembra quindi che restare seduti su una sedia ad aspetta-
re la felicità non porti il risultato tanto desiderato: a meno che noi non si abbia scelto un
cammino di santità che preveda di trovare la felicità meditando sul senso della vita (attività
che posso tranquillamente svolgere stando seduto in poltrona), mi devo muovere e cam-
biare spesso il punto di vista da cui osservo il mondo.
E’ la stessa propensione che al corso base attiviamo con l’esercizio di proiezione nella
materia: acquisire nuovi punti di vista ci permette di godere la vita, vincendo la nostra in-
nata tendenza all’immobilismo e alla pigrizia mentale.
Aggiungo un altro pensiero.
Credo seriamente che valga il principio per cui non è ciò che accade intorno a noi che
determina la nostra felicità, ma prima di tutto è ciò che accade dentro di noi che fa la diffe-
renza: è sicuramente vero che di fronte a uno stesso stimolo esterno persone differenti rea-
giscono in modo anche molto differente.
Wayne Dyer afferma che “Non esiste un sentiero verso la felicità. La felicità è il sentie-
ro.”
Quindi… quanto siamo motivati a creare la felicità nelle nostre vite?
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Sei passi “scientifici” per essere felici
Per decenni, i guru della crescita personale hanno promesso di svelare la formula
della felicità. Ma negli ultimi anni, ai libri, più o meno seri, che trattano le tecniche e le
strategie per essere felici, si sono aggiunti veri e propri studi scientifici.
Trovo su internet che l’Università della Pennsylvania ha istituito un corso di laurea sulla
felicità, e inoltre che l’Università di Edimburgo si è spinta anche oltre: gli studiosi Ale-
xander Weiss e Timothy Bates, nel loro trattato “Happiness Is a Personal(ity) thing”, han-
no individuato i fattori che determinano la nostra felicità.
I riferimenti alla loro ricerca sono i seguenti:
“Weiss, Alexander, Bates, Timothy C. and Luciano, Michelle. (2008). Happiness Is a
Personal(ity) Thing: The Genetics of Personality and Well-Being in a Representative
Sample. Psychological Science. 205–210”.
Incrociando i dati di elaborati questionari raccolti su un campione di persone statisti-
camente valido, Weiss e Bates sono arrivati alla conclusione che la felicità dipende per:
il 50% dai nostri geni.
l’8-10% da fattori esogeni, come soldi, status sociale, aspetto fisico etc.
il restante 40%… (meraviglia delle meraviglie), dipende da… NOI!!!!!
“Sembra” incredibile: il 40% della nostra felicità dipende dal modo in cui pensiamo e
affrontiamo la vita. Dipende quindi da come reagiamo a quello che ci accade e a come
attiviamo le nostre risorse interiori per la felicità invece che per l’infelicità!
Niente di nuovo quindi rispetto a quello che già sapevamo dal corso di DMB: solo che
ora è dimostrato scientificamente! Posso sorridere?
Esistono molti trattati su come diventare felici: le librerie sono piene di manuali di ogni
tipo, ma è sempre vero che il buon senso è l’ingrediente principale di ogni ricetta.
E parlando di buon senso, ecco dunque sei indicazioni utili, pienamente da Dinamici
Mentali, per sfruttare al meglio quel 40% di felicità che dipende soltanto da noi stessi:
1. Trova uno scopo nella vita
Il Dott. Martin Seligman, fondatore della Psicologia Positiva – una branca della psi-
cologia che studia ciò che rende le persone realizzate, entusiaste e felici – ha recentemente
affermato che l’unico modo per trovare una felicità vera e duratura è quello di: individuare
i nostri punti di forza, le nostre abilità, e far leva su di esse per raggiungere obiettivi am-
biziosi.
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2. Riscopri i piccoli piaceri della vita
Per trovare la vera felicità, non devi aspettare di raggiungere i tuoi obiettivi: puoi averla
oggi stesso.
Uno degli esercizi pratici utilizzati dagli studiosi della Psicologia Positiva è il metodo
della “riprogettazione della giornata”. Questo esperimento prevede che i partecipanti de-
scrivano in modo dettagliato le attività della loro giornata. Il giorno successivo, riguardan-
do il loro diario, i partecipanti devono dare un voto alle singole attività. A questo punto, il
metodo della “riprogettazione della giornata” prevede che i partecipanti sostituiscano al-
meno un’ora di attività spiacevoli con un’ora dedicata ai piccoli piaceri della vita.
I risultati del gruppo di studio hanno dimostrato che questo piccolo cambiamento nella
routine quotidiana può avere un notevole impatto sul livello complessivo di felicità.
3. Appassionati a quello che fai
Il 3° metodo scientifico per trovare la vera felicità prevede di appassionarsi così tanto al-
le cose che si fanno, da raggiungere quello stato in cui si è completamente assorti
nell’attività che si sta svolgendo, tanto da perdere la cognizione del tempo. (mi ricorda
qualche cosa…)
Può capitare di raggiungere tale stato di totale immersione… cantando, leggendo un li-
bro che ci appassiona o lavorando ad un progetto per noi importante. La nostra felicità è
direttamente connessa alla capacità di vivere sempre più frequentemente questi momenti
di completa immersione e l’unico modo per farlo è quello di individuare ciò che ci appas-
siona e metterlo al centro della nostra vita.
4. Scegli le tue reazioni
Dagli studi sulle “reazioni personali” effettuati presso la Harvard Business School da
esperti di Psicologia Positiva, emerge che non sono gli eventi esterni a determinare
lo stato di benessere degli individui, ma piuttosto la loro capacità di reagire in modo
corretto a tali eventi.
Infatti, se può essere vero che la vita è governata dalla casualità e non sempre puoi sce-
gliere gli eventi che ti accadono, è anche vero che hai sempre tu il controllo sulla tua rea-
zione. Tutti ricordiamo la metafora del triangolo al corso base…
5. Impara a dare
Un altro interessante esperimento della Harvard Business School ha dimostrato che
spendere i soldi per gli altri rende più felici che spenderli per se stessi.
Durante questo studio, il gruppo di partecipanti è stato suddiviso in due classi: alla pri-
ma classe è stato chiesto di spendere una cifra, a propria scelta, per se stessi; alla seconda
classe, invece, è stato chiesto di spendere una cifra, a propria scelta, per altre persone. Tut-
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ti gli individui della seconda classe hanno registrato livelli di felicità superiori rispetto ai
partecipanti della prima classe; inoltre gli individui che avevano dato di più agli altri si
erano dimostrati anche i più felici.
Interessante questo singolare esperimento. La ricetta per la felicità è così semplice… se
vuoi essere felice devi… dare agli altri… e non parlo solo di soldi, ma anche di tempo, im-
pegno ed amore, è uno dei gesti più immediati per essere felici.
6. Vivi nel qui ed ora
Quando continuiamo a ripeterci che saremo felici solo quando… (otterremo quella pro-
mozione, vinceremo la lotteria, incontreremo il vero amore etc), ci stiamo in effetti con-
dannando all’infelicità eterna!
Solo domani potremo essere felici!
Legare la felicità ad eventi futuri crea infatti insoddisfazione ed è sbagliato per almeno
due motivi: a) tendiamo a sovrastimare l’impatto degli eventi sulla nostra vita, b) una volta
verificatosi l’evento tanto desiderato, dopo un breve periodo di euforia, il nostro livello di
felicità tornerà nella media; è il così detto effetto dell’ “adattamento edonistico”.
Ad esempio molti pensano che saranno più felici quando avranno più soldi. Ma gli studi
scientifici dimostrano chiaramente che questa è una falsa convinzione. Se è vero che c’è
una bella differenza tra non avere soldi e riuscire a soddisfare le proprie necessità, è altret-
tanto vero che il tasso di felicità rimane praticamente immutato se guadagniamo 50.000
€/anno o 500.000 €/anno. SempliceMente… superato un livello minimo di reddito, i soldi
non impattano più sulla nostra felicità.
Prova questo piccolo esperimento pratico: trasforma “sarò felice solo quando…” in
“sono felice ora perché…”.
E adesso non hai più scuse: devi essere felice… è scienza!
Campanilismo a parte, sembra proprio che i signori che hanno tratto queste strategie per la felicità abbiano fatto un bel corso di Dinamica Mentale Base!
I valori personali
La felicità può essere un traguardo di Sviluppo Personale? Io credo di si: lavorando su
me stesso sono in grado di liberarmi di tutti quegli elementi che nuocciono alla mia capaci-
tà di essere felice, per esempio l’Atteggiamento Mentale Negativo o le mie abitudini limi-
tanti.
Ma perché un obiettivo si realizzi, occorre che i valori che ci spingono a volerlo siano al-
lineati con il nostro sentire.
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I valori sono il modo in cui le persone scelgono e valutano le proprie azioni: creano i
sentimenti fondamentali che determinano la nostra motivazione e quindi le nostre azioni.
Costruiamo quindi la lista delle motivazioni che ci spingono a fare Sviluppo Personale
come strumento per raggiungere la felicità, ordiniamola per importanza dal valore meno
importante a quello più importante e cerchiamo di valutare quanto siamo coerenti con cia-
scuno dei valori segnati.
Quando vogliamo realizzare un obiettivo, è importante valutare la direzione della nostra
motivazione: se siamo motivati ad andare verso qualcosa o se scappiamo da qualche cosa
d’altro (in termine tecnico si indica questo tipo di motivazione come via da).
Per esempio se voglio esser ricco perché ho paura della povertà, è molto probabile che il
mio obiettivo di ricchezza non si realizzi mai. Dovrò invece desiderare di essere ricco per
ottenere magari più tempo per me, o per fare una bella vacanza, comprarmi una casa nuo-
va ecc. Andare cioè verso qualche cosa.
Chiediamoci quindi se la motivazione per cui voglio fare Sviluppo Personale per ottene-
re la felicità mi spinge verso qualche cosa o mi allontana da qualche cosa d’altro.
Facciamo questa riflessione con ciascuno dei valori della nostra lista: quanto via da con-
tengono?
Quello che troverò saranno le aree di miglioramento sulle quali pensare di impostare un
lavoro personale.
In che modo Accademia è un’occasione per creare, sostenere e diffondere la
felicità?
Abbiamo visto come fare Sviluppo Personale sia un valido obiettivo, che ci porta un sac-
co di valore aggiunto. Accademia è una grande occasione per realizzare questo obiettivo.
Il fatto che il Direttivo di Accademia abbia pensato che incontrare i centri fosse una
buona idea, sta proprio nel fatto che la motivazione per realizzare un obiettivo deve essere
per forza verso il suo risultato. E quindi noi andiamo verso le persone dei centri, che sono
quelle che ci hanno dato la loro fiducia quando ci hanno eletti.
Il Direttivo è composto da soci come tutti, che si sono presi l’incarico di far funzionare
un progetto grande: l’eredità di Marcello Bonazzola di un’occasione per formare Abitanti
Adeguati del Villaggio Globale, che io immagino prima di tutto e soprattutto, felici.
Io ricordo benissimo il giorno delle elezioni: a chi c’era ripetemmo che il Progetto Per-
manente non è responsabilità del solo Direttivo, ma è la responsabilità di tutti noi soci,
nessuno escluso. E solo con la collaborazione di tutti possiamo renderlo vitale e partecipato
e sempre più diffuso. E’ la nostra occasione per cambiare il mondo.
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Per cui eccoci di nuovo qui, a chieder a voi come fare meglio per portare avanti il proget-
to, a sentire cosa ne pensate voi. A comprendere come le persone di Accademia vivono
l’associazione, i momenti su e quelli giù.
Ognuno sempre con il suo diritto di scegliere come starci.
Può essere che per qualcuno il senso di responsabilità si sia fatto sentire in maniera for-
se troppo forte ultimamente, e la famosa richiesta di distribuire il corso, di “vendere” il
progetto, sia vissuta con difficoltà, come una richiesta ingiusta.
Togliamoci per un attimo dalle considerazioni economiche, perché se vediamo la cosa
sotto questo punto di vista mi rendo conto che nessuno trova la motivazione giusta, io per
primo, pur conoscendo bene le difficoltà attuali della nostra associazione.
25 anni fa una persona a me cara invece di fare la “figa” dandomi ogni tanto un pesce
per sfamare la mia fame del momento, mi diede l’opportunità di fare un corso per pescato-
ri, dove qualcuno mi insegnò a pescare tutti i pesci che volevo. E la pratica quotidiana mi
ha reso un buon pescatore. E di questo sono felice.
Dal mio punto di vista passare la stessa proposta è una forma di gratitudine verso quello
che ho ricevuto.
Ma è anche e soprattutto il mio modo di contribuire a cambiare il mondo, di fare qual-
che cosa di concreto per sostenere la speranza verso un futuro migliore. Tante volte mi so-
no posto la domanda “Il mondo va a rotoli, cosa posso fare io?”
Ecco quindi cosa: la distribuzione di occasioni di sviluppo personale, esattamente come
è stato fatto un tempo con me.
Due persone all’anno da portare a un corso di Dinamica Mentale Base, ma anche no, a
seconda del sentire, delle capacità, delle possibilità e dei sogni di ciascuno di noi: MaBo di-
ceva che quello che merita di vivere vive, il resto no.
Nel discorso della Montagna, MaBo lo disse chiaro.
Se un giorno Accademia dovesse svanire, Dinamica Mentale comunque resta. Ciascuno
di noi continuerà la propria vita sul sentiero che si è tracciato, facendo altro. Ma visto che
Accademia ancora c’è, quello che possiamo fare per cambiare il mondo è aderire alla gran-
de opportunità che la nostra associazione ci permette di fare: distribuire benessere con
strumenti validi ed efficaci, e non solo con le parole.
Due persone all’anno per ciascuno sono un obiettivo praticabile.
Ma come tutti gli obbiettivi, vanno scelti spontaneamente e si realizzano solo se la moti-
vazione nasce da dentro.
Quindi due persone all’anno, ma anche no. Oppure anche tre o quattro!
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Quando la paura diventa
gioco e nasce la gioia di Patrizia Serblin
Oggi viviamo all’interno di un Villaggio Globale dove per poter auspicare di diventare
Abitanti Adeguati è fattore imprescindibile “ridare senso alla vita”.
Il lato debole della società attuale si può riassumere in due punti di base:
La noia
La mancanza di: scopo, significato, ideali
che hanno portato al vuoto esistenziale e alla paura.
Oggi gli uomini hanno abbastanza di che vivere, ma non sempre trovano qualcosa per
cui valga la pena di vivere. Senza uno scopo la vita appare vuota e senza senso.
Ma quando nasce la paura?
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Alla nascita, quando siamo passati da un ambiente idilliaco protetto dove ogni nostro
possibile bisogno era soddisfatto prima di nascere e tutto quello di cui avevamo bisogno
era presente, a un ambiente freddo, rumoroso, accecante, sconosciuto… al quale abbiamo
dovuto far fronte senza alcun mezzo a nostra disposizione. Infatti l’essere umano ha biso-
gno per molti anni ancora, dopo la nascita, di protezione, di essere accudito, sfamato, acca-
rezzato, stimolato. E se tutto questo non avviene non potrà sopravvivere al viaggio della vi-
ta su questo pianeta terra.
Immaginiamo ora di trovarci al centro di un cerchio abbastanza largo e suddiviso in tre
anelli: uno esterno, uno medio e uno centrale .
Questi tre cerchi si irradiano da ognuno di noi
Il più esterno lo chiamiamo strato protettivo ed è la nostra casa da adulti, qui viviamo
gran parte della nostra giornata.
L’anello intermedio rappresenta lo strato dei sentimenti e della vulnerabilità, la casa
del nostro bambino interiore vulnerabile e ferito.
Il centro è il nucleo dell’Essere, la casa del testimone. La nostra vera essenza, l’Io So-
no. Da qui possiamo osservare tutto quello che avviene sia internamente che esternamente,
con ampiezza e distacco in assoluta verità. Questa zona la raggiungiamo quando scendiamo
ai nostri livelli soggettivi entrando in rilassamento profondo e meditativo. E’ uno stato di
armonia con noi stessi, con l’intero creato e con la vita.
Il viaggio che l’uomo deve intraprendere è quello di ritorno a questo nucleo dell’essere.
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Il cerchio della vulnerabilità dalla nascita e col passare degli anni e delle nostre espe-
rienze, si è ricoperto di vergogna… shock… dolore… rabbia… ci siamo sentiti traditi perché
incompresi, non accettati per quello che siamo, costretti a recitare un ruolo, a uniformarci
al sentimento di inadeguatezza.
Sentimento questo che abbiamo coltivato per anni senza esserne pienamente consape-
voli e che ha portato a sopportare due grossi pesi dai quali è bene alleggerirci:
A. Il senso di colpa B. Paura di essere respinti e
rifiutati
La paura del rifiuto ci fa desistere dal nostro desiderio di accompagnare le
persone al corso. Quante volte ci è capitato di partire con entusiasmo nel proporre ai
nostri amici di venire a frequentare una delle nostre iniziative e di fronte a un loro rifiuto
esserci sentiti a disagio, delusi, non capiti…..respinti?
E’ bene a questo punto riflettere sul fatto che il rifiuto o l’accettazione della proposta
non sono né merito né colpa mia. Semplicemente il rifiuto è la dimostrazione della
libera scelta di ogni individuo di decidere se una tal cosa sia o non sia adatta al suo
momento di vita. L’accettazione alla frequenza del corso è ugualmente la dimo-
strazione di un’altrettanta libera scelta di decidere che questa esperienza faccia bene
per la sua persona. Quindi comprendo che non ho né meriti né colpe a riguardo, sem-
plicemente faccio mia l’idea di poter essere un “testimone” e di passare il favore che a mia
volta ho ricevuto da qualcuno che prima di me non ha voluto tenersi tutto per sé.
Ritorniamo ora a vedere come poter giocare con la paura e trasformarla in gioia. Il pri-
mo passo da fare è quello di sapere che:
“le frontiere della paura sono le frontiere della nostra crescita e segnano la direzione
da seguire per realizzare il progetto che è inscritto nel nostro seme.”
quindi
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Quando sappiamo di essere protetti, possiamo osare mettendo in atto tutta la nostra
energia per superare i nostri limiti e avvicinarci sempre più a chi siamo veramente, al per-
ché siamo qui e a dove stiamo andando.
Tutto questo ci fa avvicinare alla comprensione e al senso del Progetto di Dinamica
Educativa Alternativa proposto da Ma.Bo. a tutti quelli che vogliono dare un senso alla
propria e altrui vita, collaborando per la creazione di un mondo migliore, partendo dalla
consapevolezza che se vogliamo avere una città pulita, tutto e solo quello che ci
compete è di tenere pulito il nostro giardino, accettando il fatto che qualcuno po-
trebbe apprezzarlo e fare altrettanto nel suo. Mentre qualcun altro no, forse perché non gli
siamo troppo simpatici. Ma c’è una strana legge…capita a volte che il mio giardino
piace a un amico che abbiamo in comune che mi imita e pulisce il suo, e guarda
caso, dopo un po’ anche l’amico a cui non stavo simpatica, ripulisce il suo. In poche parole
spesso capita che una persona da me invitata al corso rifiuta la mia proposta e magari dopo
un po’ di tempo la vediamo comparire al corso accompagnata da un’altra persona. A questo
punto se rimango nel mio strato protettivo e in quello vulnerabile dirò: “Ecco vedi avevo
ragione, gli sono antipatica, mi rifiuta. Ho imparato la lezione, la prossima volta non in-
viterò nessuno al corso per non rimanere nuovamente delusa.”
Se invece sono nel mio centro dell’essere dirò: “Bene, che bello se tu stai bene, io sto be-
ne!”
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sono
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ma
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Ma.Bo.
A questo punto nasce la coscienza di avere uno scopo preciso nella vita e comprendo
che…
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…e il mio crescere e riconoscere chi sono fa nascere in me il desiderio di…
Ma come aiutare?
Offrendo la “bicicletta” (leggi: Corso di Dinamica Mentale Base) su cui pedalare per tro-
vare liberamente il proprio senso.
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Fonti:
No book - ed. Idea srl
Riconciliarsi per vivere di Carlo Spillare - ed. Idea srl
Cibernetica Sociale di Marcello Bonazzola - ed. Idea srl
A Futura Memoria di Marcello Bonazzola - ed. Idea srl
Dinamica Mentale Base di Marcello Bonazzola - ed. C.R.S.-I.D.E.A.
Si sedes non is di Marcello Bonazzola - ed. Idea srl
Una piccola pietra bianca di Patrizia Serblin - ed. Idea srl
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IMPARARE L’AMORE di Carlo Spillare
L’amore non si può insegnare, si può solo imparare. E meno se ne parla, meglio è, perché qualsiasi parola si dica sull’amore, si rischia di ro-
vinarne il senso e l’idea. L’amore, quello puro, naturale, senza tempo, infinito si colloca in una dimensione molto vicina a quella spirituale, che non può essere spiegata.
In un recente incontro di aggiornamento per gli istruttori, la dott.ssa Magda Marconi, esperta in logopedia e analisi esistenziale, ha fatto presente che è impossibile spiegare il li-vello spirituale, perché fa parte del livello magico e misterioso dell’essere umano.
Marcello Bonazzola ha sempre invitato a non spiegare nulla del Corso di Dinamica Mentale Base (o di Dinamiche della Mente e del Comportamento) e l’invito è sta-to spesso, oltre che disatteso, stracapito, quasi si ritenesse che non si doveva spiegare nulla …. perché non si era capaci di farlo (mentre altri, invece … sì).
Certo, la frase: “non si può spiegare” può essere capita in vari modi, a dimostrazione che ogni comunicazione assume la forma del cervello che la riceve; resta comunque il fatto che l’amore non si può spiegare, nella sua purezza e integrità e se lo si spiega lo si degrada a cerebralismo, pensiero riflesso e visione personale di chi ne parla.
Assodato che l’amore non può essere spiegato e quindi, insegnato, possiamo avvicinarci alla sua conoscenza in punta di piedi (e di penna) e solo come ipotesi di riferimenti che ci possano permettere di approdare al suo “porto”.
La Dinamica Mentale Base, come la Dinamica della Mente e del Comporta-mento, ha la sua idea essenziale nell’amore. Marcello Bonazzola ebbe infatti a scrive-re circa una decina di anni fa ¹:
Molto s’è detto e s’è scritto, nel corso di questi ultimi trent’anni,
sul mio Progetto Permanente di Dinamica Educativa Alternati-
va e sulle iniziative di Dinamica Educativa Innovativa in esso previ-ste.
Con questa nota minima, intendo delineare ipotesi di lavoro e,
ancor prima, i presupposti.
In tutta la mia lunga vita di studio e di ricerca, mi sono sempre posto il problema del senso della vita e del modo per coltivarlo, e
soprattutto, per condividerlo.
Recentemente, ho condensato l’essenziale della ricerca nel Deca-
loper Ideale, una specie di manifesto del Progetto che potesse ser-vire a quanti, per i più diversi motivi, non avessero ancora inquadra-
to e/o definito un proprio progetto esistenziale e adeguato.
Se devo essere sincero, soltanto pochi hanno trovato il tempo o
la voglia di approfondire quanto da me riassunto nel Decaloper
Ideale, e questo ha determinato un eccessivo proliferare di inter-pretazioni e di conclusioni, anche nei confronti del Progetto Perma-
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nente distribuito e promosso, attraverso le sue iniziative, dall’Acca-
demia Europea CRS IDEA.
Vediamo se riusciamo assieme a dipanare la trama e a trovare il
bandolo. Il Decaloper chiude con la proposta: amare per dare un senso al-
la vita. La stessa proposta è contenuta nel Ciclo Luce del mio Corso
di Dinamica Mentale Base: “Date amore puro senza pretendere nulla
in cambio”. Secondo il mio solito, da buon ultimo della fila, parto sempre dal-
la fine, perché ho sempre considerato la fine, l’unico punto fermo
del cammino percorso.
Le tecniche di Dinamica Mentale Base e di Dinamiche della Mente e del Com-portamento, nella proposta di MaBo., sono uno strumento di supporto auto-educa-tivo di indubbia utilità e di sperimentata efficacia, in grado di aiutare chiunque intenda percorrere il cammino di sviluppo personale che porta all’adeguatezza (Diventa chi sei: Abitante adeguato).
Certo, possono essere utilizzate anche senza alcun riferimento all’amore (vedi il Deca-loper pragmatico, che porta comunque a dare un senso alla vita), a riprova che la li-bertà è un bene massimo e irrinunciabile e non c’è nulla che si “deve” fare, tranne che, a un certo punto … scegliere liberamente di percorrere, o meno, la strada che conduce all’essere, con tutte le infinite variabili e sfumature che anche questa strada comporta e senza per questo dover rinunciare a ciò che si ha.
Del resto, se si tiene presente che ogni essere umano è unico, insostituibile e (qualche volta …) meraviglioso, si comprende bene come mai dell’amore è meglio non parlarne: ogni persona lo vive secondo la sua unicità, simile ma mai uguale, a come lo vive un’altra perso-na.
Ed il primo passo che viene proposto a chi sia disposto a percorrere le strade dell’amore come opportunità elementare è quello di imparare ad amare se stessi … sul serio, così scoprendo che se ci si prende troppo sul serio … non ci si può amare.
Nella decadente e apparente società di oggi, c’è poco tempo per pensare all’amore. An-che gli inviti all’altruismo che pur arrivano da alcune parti, peccano dell’elementare consi-derazione che non è possibile essere altruisti se non si è radicato un atteggia-mento di sano egoismo; invero l’amore comporta l’essere di aiuto a qualcuno e se chi aiuta si distrugge, non è in grado di dare alcunchè di positivo e concreto o, peggio, finisce con il trasmettere all’altro i propri problemi.
A scanso di equivoci: il sano egoismo non contempla il “guardarsi allo specchio”, né l’assumersi meriti di qualsiasi tipo o il mettersi a giudicare l’operato degli altri o lamentarsi per il loro comportamento. L’utilità del sano egoismo è quella di poter effettivamente dare un aiuto a chi lo chiede, in quanto effettivamente si possiede ciò che si dà o si offre all’altro.
Marcello Bonazzola ha dedicato la sua vita agli altri, o meglio, ad essere di aiuto all’ “altro noi” che è in ognuno degli altri ed ha sempre rifiutato di collaborare a qualsiasi progetto, magari anche allettante da un punto di vista economico, se riteneva che il progetto in questione non aveva una base di pulizia e integrità.
Per MaBo, l’altro è sempre stato sacro, magico, prezioso e prevaricarlo, tenerlo vo-lutamente ai margini, ingannarlo era per lui inaccettabile, consapevole, come era, che in ogni essere umano vi è una dimensione impersonale libera, autentica, gratuita, disinteres-sata, felice che va rispettata e che si può ingannare molta gente per un po’ di tempo, poca gente per abbastanza tempo, ma che non si potrà mai ingannare nessuno per sempre².
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³ Nella pratica Vi si chiede di assumere un atteggiamento
mentale che vi aiuti ad accettare tranquillamente ogni altro modo
di pensare.
Vi si chiede di imparare a combattere e superare le tre grandi malattie: l’ignoranza, la presunzione, il perbenismo.
Di imparare a non giudicare per essere disponibili verso l’altro
voi che è in ognuno degli altri.
Di imparare a superare il concetto tragico della vita come con-danna per essere iniziati al gioioso gioco della Umana commedia.
Di intraprendere il cammino verso l’essenziale amore per voi
stessi come unico mezzo per superare qualsiasi forma di odio, in-
vidia o gelosia. Nella pratica questo vi permetterà di addestrarvi ad essere au-
tosufficienti e completi sia che siate soli, sia che dividiate la vo-
stra consapevole autogestione con altri in armonia con voi e di
superare ogni forma di sterile narcisismo.
E vi porterà nel tempo a realizzare quell’Autonomia di pensiero e di azione che anche nelle apparenti contraddizioni vi permetterà
sempre di essere in pace con la vostra coscienza.
Il cammino non è facile perchè, nelle ore dedicate al lavoro,
esige lealtà e coraggio; ma se ho deciso di farcela io, non esiste alcun motivo per cui ognuno di voi non possa fare meglio.
Se voi state bene io sto bene.
MaBo.
* * *
Se l’amore non si può insegnare, ma solo imparare, si potrebbe fare tesoro di ciò che si apprende, studiando e sperimentando le qualità dell’abitante adeguato:
Consapevolezza, disciplina, umanità, umiltà e pazienza
Consapevolezza
La consapevolezza è il sapere chi sono, da dove vengo, dove vado e perché. E’ il sapere cosa accende la propria “piccola candela”. E’ il sapere qual è la propria “cilindrata”. E’ l’assumersi la responsabilità di ciò che si sa ed essere coerenti, nei comportamenti, con
le risposte che ci si è liberamente e sinceramente dati.
Disciplina
L’abitante adeguato rispetta le leggi della società così come rispetta le regole di ogni “gioco”, oltre che quelle sue interiori quali:
- Un costante Atteggiamento Mentale Positivo. Ogni esperienza, anche la più dura, porta con sé qualcosa di po-sitivo e lo si può trovare solo se lo si ricerca deliberatamente, fi-no a trovarlo e farlo proprio, accettando il negativo come possi-bile prezzo da pagare per il dono positivo che si è trovato.
- Imparare a fare bene le cose che non piacciono.
Ciò che fa la differenza, nell’abitante adeguato, è che impara a fare bene anche le cose che non piacciono; questo non è impor-
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tante per la cosa in se stessa, quanto per il fatto che, così facen-do, la mente impara ad essere efficace ed efficiente, anche in stato di disagio e a non farsi influenzare da sensazioni o senti-menti, mentre aiuta te, che sei il suo padrone, ad operare.
- Dimenticare.
La libertà, l’integrità, l’impeccabilità, in poche parole, l’amore puro, non possono avere attaccati “scorie” di alcun tipo; così, l’abitante adeguato impara a dimenticare e a lasciare andare, forte anche della consapevolezza che per una persona che non ha il perdono nel cuore, vivere è una punizione peggio-re della morte.
Se qualcuno ti chiede aiuto, senza dettare condizioni, e tu te
la senti di farlo, aiutalo e, subito dopo, dimenticatelo. Se poi la persona che hai aiutato te lo verrà a ricordare rin-
graziandotene, rispondile così: Se ti ho aiutato ne sono felice; ma
lo sono ancor più perché dopo avermelo chiesto mi hai permesso di
farlo. Vorrei però che invece di ringraziarmi tu facessi la stessa co-sa con un paio di altre persone.
Magari se siamo in tanti almeno le periferie dei nostri piccoli
spazi saranno meno umide e grigie.
Se ti sembra che il mio discorso pecchi di esagerazione, ac-cetta i ringraziamenti e lasciamola lì; che tanto fa lo stesso.
A proposito, aiutare qualcuno serve più a te che a lui. E prima
lo capisci, più persone potrai aiutare. Sempre però, dimenticando-
tene subito dopo. E la stessa cosa vale se non ce la fai ad aiutare
chi te lo chiede. Vuol dire o che non è il caso, o che non sei la per-sona giusta o, il più delle volte, che chi te lo chiede non ha alcuna
intenzione di permetterti di farlo. E questa è una libertà imprevari-
cabile e fa parte della libertà di ognuno di ecc. ecc. ⁴
Umanità
Ogni persona è unica, insostituibile e meravigliosa.
Ogni persona è un mondo.
Ogni persona, come noi, ha una parte che sfugge ad ogni classificazione, è un mistero. Ogni persona non va mai data per scontata. Ogni persona ha in sé un pezzetto di noi.
Umiltà
Il termine deriva dal latino humus, terra; si è umili quando si sta con i piedi per terra. Si è presuntuosi quando non si tengono i piedi per terra e quando ci si sotterra, così lo si è quando ci si ritiene, in termini di valore personale, “più” o “meno” degli altri.
Essere umili vuol dire conoscere i propri pregi e le proprie ombre e darsi da fare per ca-pitalizzare i propri talenti e togliere le proprie ombre.
A volte mi piacerebbe essere un cristallo sognante; avrei
qualche possibilità di essere eterno e avrei tutto il tempo
che vorrei, a disposizione per imparare a essere umile.⁵
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Pazienza
Quante volte ci si irrita, nel corso di una giornata? L’irritazione (non ci si riferisce alla … legittima difesa) è spesso sintomatica di diritti pretesi, o di un irrealizzabile “tutto e subi-to”.
Lungo la strada dello sviluppo personale, le fretta non esiste, così come non esistono le scorciatoie, le raccomandazioni, le superficialità, le finzioni; esiste solo il lavoro e il merito. E l’umiltà di accettare che le cose accadono quando è arrivato il momento.
E chi decide il merito? La vita, con i fatti frutto della coscienza, che si creano senza scor-ciatoie, raccomandazioni, superficialità e finzioni. Con pazienza, si può anche ben com-prendere che ciò che merita di vivere vive, ciò che ruba vita alla vita, muore.
“Abbiate pazienza, praticate gli esercizi con calma e umiltà e, grado
per grado, arriverete all’equilibrio e alle più grandi soddisfazioni che,
mai, abbiate potuto immaginare”⁶
* * *
Se è vero che l’amore non si può spiegare, è però possibile che l’amore sia quella “cosa” che scorre all’interno della consapevolezza, disciplina, umanità, umiltà e pazienza; ma non lo si potrà mai sapere, se non ci si applica in corpore vili.
CONCLUSIONE
Ogni persona che ha avuto la «sventura» di fare il «Ciclo Luce»,
s’è resa o avrebbe dovuto rendersi conto di anticipare, nella visua-lizzazione, le mie parole.
Questo potrebbe voler dire che «ogni persona» ha già in sé, nel-
la propria mente o nel proprio cuore, quel concetto di Pace nel
Mondo che è l’unica soluzione reale a buona parte dei problemi dell’umanità. Sta poi a ognuno di noi accettare il prezzo che com-
porta «vivere» questo «programma» di sopravvivenza e adegua-
tezza in una situazione come l’attuale.
Ognuno di noi, solo che decida di «vedere», nella propria testa
trova quella stessa scena passiva che aspetta solo di diventare «Ciclo Luce».
Ciao e fate i bravi, se potete.
MaBo.
Fonti:
1- Riconciliarsi per vivere di Carlo Spillare – ed. Idea srl 2- Cibernetica Sociale di Marcello Bonazzola – ed. Idea srl 3- Riconciliarsi per vivere di Carlo Spillare – ed. Idea srl 4- A Futura Memoria di Marcello Bonazzola – ed. Idea srl 5- A Futura Memoria di Marcello Bonazzola – ed. Idea srl 6- Dinamica Mentale Base di Marcello Bonazzola – ed. C.R.S.-I.D.E.A.