da demetra a esiodo - puntogrecia.gr · tari degli antichi greci. È sempre gra-zie a lui se ci...

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Da Demetra a Esiodo i sapori dell’“archeogastronomia” Vassilis Theocharakis In mostra a Roma La poesia di Michalis Pierìs

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Da Demetra a Esiodoi sapori dellarcheogastronomia

Vassilis TheocharakisIn mostra a Roma

La poesia di Michalis Piers

Foroellenico Anno X n 5 2008 pubblicazione bimestrale

a cura dellUfficio StampadellAmbasciata di Grecia in Italia

00198 Roma - Via G. Rossini, 4Tel. 06/8546224 - Fax 06/8415840

e-mail [email protected]

In copertina:Cratere a campana, Palermo,

Museo regionale (inv. 2124), rappresentaDemetra, a sinistra, che versa libagioni

a Triptolemos seduto sul carro alato. A destra Persephone porge

alcune spighe e un piatto. Opera attribuita al Pittore di Oreithyla 470-450 a.C.

Collaborazione giornalisticaTeodoro Andreadis Synghellakis

Hanno collaborato a questo numero

D. Bagona, A. Bobbio, M. De Rosa, E. Ercotidou, K. Filippidis, G. Ieran,

R. Lavagnini, P.M. Minucci, F. Molcho,

Z. Sapouna, I. Tanga.

ImpaginazioneEdS

Per le foto si ringrazia:A.N.A. (Athens News Agency),

Avvenire, Famiglia Cristiana,Museo Benaki, Museo Goulandris

possibile consultare la versione digitale di Foroellenico presso il sito internet:

www.ambasciatagreca.itdove potete trovare anche informazioni

sullattualit politica e culturale della Grecia

In Questo Numero

4 Archeo Ricettario, Ricette dallantica Greciadi Ivana Tanga

8 Metamorfosi di citt, di Michalis Piersdi Paola Maria Minucci

12 Incontro virtuale e reale con la scrittrice Zyranna Zatelidi Flora Molcho

16 Zyranna Zateli: la cronaca quotidiana che assurge a mito di Maurizio De Rosa

17 Walter Veltroni ad Atene, per la laurea honoris causa dellUniversit Panteion di Atenedi Zinovia Sapouna

19 Vassilis Theocharakis, lultimo degli impressionisti

21 Fondazione Theocharakis: un dialogo, vasto e interculturale, con le arti

23 Karolos Koun, Al museo Benaki, una mostra dedicata al genio del teatro greco del 900di Teodoro Andreadis Synghellakis

26 Lo splendore di Bisanziodi Giorgio Ieran

28 La vita nellet classica, al museo di Arte Cicladica di Atene

31 LIsola feritadi Alberto Bobbio

34 Cipro: storia e attualit

35 Il Vaticano presta alla Grecia un frammento del fregio del Partenone

37 Elytis traduce Saffodi Teodoro Andreadis Synghellakis

39 I giovani conoscono lEuropa - Una visita alla Citt Eternadi Konsantinos Filippidis, Eleni Ercotidou e Dimitra Bagona

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D obbiamo credere ai miracoli, perch questi possano avvenire. Dobbiamo sfuggire ad ogni tipo di decadenza, scetticismo,per aiutare il piccolo dio che ognuno di noi nasconde in s a riuscire ad emergere (Karolos Koun)La storia, la magia, la poesia, la memoria.Tanti temi diversi in questo numero di Foroellenico, per parlare del quotidiano, per uscire dal quotidiano e viaggiare nella Greciaantica, nella storia e nella memoria della terra struggente di Cipro, nei versi di chi scrive poesia e di chi con i colori racconta i sogni.Mare e terra, terra e mare sulle tavole degli antichi greci, scrive Ivana Tanga nel suo viaggio nei sapori, negli odori, nella culturache si perde nella notte dei tempi, per regalarci tante informazioni e qualche ricetta dellet doro.Il sapore salato delle lacrime e del mare, della sua terra di Cipro, quella patria piccola, dolce ma anche amara che non ha maivissuto in condizioni di vera libert tangibille nelle parole del poeta Michalis Piers, proposte in italiano nel volume curato da PaolaMaria Minucci.

Cos come si avverte il sapore acre delle polvere, delle rovine della storia, nellarticolo sulla realt dellisola occupata ancora oggiper met, scritto da Alberto Bobbio. Il giornalista ha visitato i monumenti e le chiese deturpate della parte Nord, e senza indulgen-ze descrive un gioiello corroso dal tempo e dal nazionalismo, che ha cercato di frantumarne lanima con la distruzione delle chie-se cristiane, e, a volte con la loro trasformazione in moschee....Il nostro dossier ospita una serie di mostre, tanto diverse e tanto importanti.C il profumo del mare nellarte di Vassilis Theocharakis. Nei suoi quadri dalle penellate accurate, precise, astratte e vertiginose,come le onde dove si rifugia per dipingere e tracciare linee armoniose, anche se solo mentalmentevisto che - come confessalui stesso - la pittura il nostro continuo tentativo di catturare nuove immagini dellanima.Sapore di vita e di gioco nella mostra La vita nellet classica e larte come lezione di storia nella splendida passeggiata di GiorgioIeran tra gli Splendori di Bisanzio in esposizione alla Royal Academy di Londra. E ancora una mostra, dedicata al Maestro del tea-tro greco del 900, Karolos Koun, con la sua instancabile ricerca della perferzione. Larte assoluta del suo Teatro ha permesso allapittura, la musica, la recitazione ed il logos di incontrarsi senza forzature per parlare allanima.

La magia delle parole nellopera di Zyranna Zateli tanto personale per il lettore da non poter essere spiegata, anche perch -come scrive Maurizio De Rosa- il suo talento capace di dare vita alla roccia, alla pietra, alla sabbia, o di ammaliare le fiere fa dei suoi racconti un orfico incan-

to capace di toccare le corde pi profonde del cuore. A pi voci la traduzione della sua novella Un aria tutta sua, curata dalla pro-fessoressa Flora Molcho. Cos come sembrano un canto corale le poesie di Saffo tradotte con la sensibilit di Odysseas Elytis einterpretate nella lingua italiana da Cristiano Luciani.

Infine tre articoli di attualit sul continuo rapporto di scambio culturale tra lItalia e la Grecia di oggi.La laurea honoris causa dellUniversit Panteion di Atene a Walter Veltroni per la sua vivacit intellettuale ed il contributo alle artidurante gli anni da Primo cittadino di Roma, e le impressioni degli studenti greci in visita-premio nella citt eterna. E, ancora, unmomento di grande emozione per il ritorno a casa della piccola testa di marmo, parte del fregio di Partenone, che il Vaticano havoluto prestare al nuovo Museo dellAcropoli: un ulteriore passo nella continua attesa per la restituzione dal British Museum diLondra dei Marmi del Partenone alla luce del loro sole.

Buona letturaViki Markaki

In alto Vassilis Theocharakis Vista del Monte Athos, 1999

TERRA E MARE

IntroduzioneNon stato semplice ricostruire unricettario di antica cucina greca. questo perch i trattati pi importantidi gastronomia arcaica sono, purtrop-po, andati distrutti nel grande incen-dio della biblioteca di Alessandria.Una grave perdita che ha segnatouna lacuna considerevole nella cono-scenza del mondo ellenico e, pi ingenerale, della cultura materiale (enon solo!) del bacino mediterraneo.Un aiuto notevole alla nostra ricostru-zione stato offerto dalla ricercaarcheologica che, grazie allimpiegodel carbonio 14, oggi in grado difornire informazioni scientificamentetestate. Di conforto, come sempre,sono stati anche i grandi classicidella cultura greca, fedeli compagnidel nostro viaggio, del nostronosts. Un grazie particolare va adAteneo di Naucrati, che con I filosofia banchetto, una poderosa, eruditaopera in quindici tomi, ci ha fornitonotizie inedite sulle abitudini alimen-tari degli antichi greci. sempre gra-zie a lui se ci sono pervenuti dei fram-menti della Gastronomia di Arche-strato di Gela, prezioso spaccato diunepoca, di un gusto frutto della con-taminazione tra Grecia e MagnaGrecia.

Mare e terra, terra e mare: unaccop-piata presente sulle tavole degli anti-chi greci in un trionfo di colori, in un tri-pudio di sapori, di odori mediterranei.Odori e sapori quasi ancestrali, dalla

memoria antica, antichissima.Sensazioni che si perdono nella nottedei tempi, seguendo il filo del cammi-no umano. Sapori e odori che sannodi mare e di mirto, di sabbia e di sudo-

re, di miele e di poesia. Una cucinaessenziale, quasi archetipica, quelladei greci antichi. Una cucina sicura-mente autoctona, nella quale pulsalanima, lessenza mediterranea, con

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Foroellenico ha deciso proporre ai suoi lettori parte dellaccurata ricerca di Ivana Tanga, sullanticacucina greca, vicinissima a quella che fu anche lantica arte culinaria romana. Si tratta di alcuni branidi un opera molto pi vasta, che lautrice ci ha gentilmente concesso, decisa a pubblicare integral-mente, nel prossimo futuro, lintero frutto del suo lavoro. Ingredienti semplici, sapori, che in gran parte,si ritrovano anche oggi nella grande tradizione della cucina mediterranea. E che si basano sulla forzadei frutti della terra e quello che ha, e aveva da offrire, ai suoi abitanti, il ricchissimo mare di Grecia.

di Ivana Tanga

ARCHEO RICETTARIORicette dallantica Grecia

tutto il suo corollario di suggestioni, difragranze, di umori, di sentori, frutto diuna terra generosa, impastata di solee di mare. Una terra antica e riccainsieme, che gli antichi chiamavanomadre. Quella Grande Madrepotente, potentissima divinit medi-terranea, dal grembo fecondo, gene-rosa dispensatrice di doni. Doni che,spesso, proprio perch spuntati dalcorpo della divinit primigenia, si rela-zionano con il mito. Pensiamo allulivo,alla vite e al grano, sacra triademediterranea dallorigine mitica, maanche alla struggente storia dellaninfa Mintha o alle cipolle di Latonao alle mele di Afrodite, soltanto percitare alcuni esempi. Senza dubbio,sulle tavole dellantica Grecialelemento sacro era il convitatodonore, presenza dominante di unconsesso in bilico tra cielo e terra.

Il pesce, dono di PoseidoneMa generoso sar anche il dio delmare, Poseidone. Come ci riferisce ilgastronomo, Archestrato di Gela,sulle mense greche arrivavano oltreuna quarantina di specie di pesci.Una risorsa preziosa per leconomiae lalimentazione del greco antico, ilpescato, per secoli, sar il cibo quoti-diano del popolo, della gente comu-ne. Simbolo della dieta popolaresaranno le umili, ma saporitissimeacciughe del Falero (lantico porto di

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CHONDROS O ZUPPA DI DEMETRA

Il grano macinato, presso le antiche genti elladi-che, incarnava il simbolo stesso della vita civile.Alimento, bios per eccellenza, contrappostoalle ghiande, simbolo di una vita selvaggia, allostato brado. Siamo agli albori della civilt, quan-do lumanit, appena uscita dal Kaos primigenio,si avvia sul sentiero del progresso. Limmaginedella donna che macina il grano il simbolo stesso di una vita progredita,laboriosa, contrapposta alle scorribande del cacciatore-raccoglitore. Ilgrano rappresenta, in sostanza, la vittoria di Demetra sulla natura selvag-gia. Per tale ragione, il frumento comparir tra le offerte pi antiche agli dei.Fin dallepoca minoica, zuppe di questo cereale comparivano sugli altaridella Grande Madre, per propiziare il raccolto. Un piatto, questo, conosciu-to anche come zuppa di Demetra. Simbolo di abbondanza, di fecondit,il grano sar per lungo tempo al centro dei pi importanti culti agrari dellaGrecia antica. Inoltre, grazie agli scavi archeologici, si constatato comeogni abitazione minoica possedesse un suo mulino a mano o chiromilosper soddisfare il fabbisogno familiare. A questo punto, lo stretto rapporto trafamiglia mononucleare ed agricoltura comincia a diventare evidente.Quello del grano macinato, del resto, un cammino lunghissimo che attra-versa ininterrottamente tutta la storia dellalimentazione greca, coniugan-dosi con elementi antichi e nuovi. Il chondros rientrava anche tra le offer-te votive ai defunti, classico cibo da consumarsi sulla tomba dellestinto. Equesto perch, come tutti i semi, il grano era considerato in stretto contat-to con la Terra, con le profondit telluriche. cos che da cibo dei vivi, ilgrano macinato si trasforma, con loccasione, in cibo dei morti. Ecco cheritorna il ciclo perenne di vita-morte-rinascita tipico delle culture proto-agricole. Semplicissima era la sua preparazione, come, del resto, tutte lepi antiche ricette di cucina mediterranea, dove soprattutto la materiaprima a caratterizzare un piatto e a determinarne il buon esito. Spesso ilchondros accompagnava altre pietanze o si arricchiva di altri ingredienticome avena, segale o miglio.

PreparazioneDopo aver macinato il grano con la speciale mola di pietra, lo si mette abollire in un paiolo o olla di terracotta per un paio dore. La zuppa pron-ta quando la consistenza quella di una crema. Il chondros era conditoin vario modo, anche se il condimento pi in uso era lolio doliva.

INGREDIENTIGrano macinatoAcqua fontisSale

Atene, ndr.) che la plebe atenieseconsumava crude, divorandole perstrada o lungo i moli. Naturalmente,esistevano specie ben pi pregiate ecostose. Pensiamo alle triglie di sco-glio pescate nelle acque di Mileto o altonno di Sicilia. Una vera leccorniaerano considerate le anguille del lagoCopaide, molto amate dai buongustaiateniesi. A partire dal V-VI secolo, ilpesce, rivalutato da gastronomi ebuongustai, assurger agli onori deiricchi banchetti. Ateneo di Naucrati,nel Banchetto dei filosofi, stila unlungo elenco di pietanze a base dipesce e di frutti di mare. Oltre al sem-plice arrosto, consigliatoper le specie pi pregiate,egli cita la cottura al car-toccio: per le anguille sug-gerisce un involucro di bie-tola bianca, mentre, per losgombro, foglie di fico. Ilgastronomo siciliano Arche-strato di Gela preferiva, invece,condire il pesce con il formaggio.Unabitudine, questa, che riviveancora oggi nelle ricette saganaki(i garides saganaki sono i gamberial formaggio, tanto amati dai grecimoderni. Il termine saganaki indicasempre la presenza del formaggionelle varie ricette).

La carne sacrificaleA differenza del pescato, la carnecompariva di rado sulle mense degliantichi greci e soltanto in occasionedei sacrifici. E ci perch era vietatouccidere animali domestici fuori dal-

lorizzonte sacrificale. Nei rudi ban-chetti omerici si mangiava, rigorosa-mente, agnello o bue allo spiedo,immolati in onore di Zeus. Larrostoera lunico metodo di cottura in uso inepoca minoica e micenea. In epocaclassica, la carne sar appannaggiosoltanto dei ricchi, delle classiabbienti. La lista delle pietanze dicarne nei fastosi simposi non si pudire fosse esigua. La carne menocostosa era quella di maiale (un por-cellino valeva tre dracme). Inoltre,sempre nellet doro, compaiono,per la prima volta, sulle tavole deisignori cacciagione e pollame, consi-

derate, nelle epoche precedenti,carni immonde.

Il pane di DemetraAd accompagnare il cibo quotidianodel greco antico era il pane, che, tal-volta, sotto forma di galletta, fungevaanche da piatto. Alimento-icona delladieta mediterranea, esso era prepa-rato in numerose varianti.Linformatissimo Ateneo ne elenca uncentinaio di tipi. Quello pi diffuso erala maza, una galletta di farina dorzo,consumata, soprattutto, dai menoabbienti. Il pane di farina di frumento,pi pregiato, era riservato ai giorni di

festa. Quello vendutonellAgor di Atene, dettoagoraios, era il pi rino-

mato tra i pani dellAttica. Maanche quelli della Beozia edella Tessaglia erano ritenutidi buona qualit. Per

Ippocrate, il migliore eralobelites, cotto allo spiedo. I

fantasiosi greci producevano perfi-no un pane a forma di fungo, detto

boletos. Numerosi erano anche ipani cerimoniali offerti sugli altari allevarie divinit. Su di un sarcofago rin-venuto ad Hagha Triada (Creta) com-pare, in bassorilievo, un sacerdotenellatto di offrire un cesto colmo dipani. La Creta minoica gi conosceva,dunque, i segreti della panificazione.Vi erano poi anche dei pani speciali,

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LENTICCHIE ALLA MODA DI ARISTOTELE

Fin dai tempi pi remoti, le lenticchie hanno con-trassegnato un regime alimentare parco, frugale.Quale cibo di magro, erano bandite dai banchet-ti e cos consumate, solitamente, nei pasti priva-ti, nellintimit domestica. Anticamente i greciconsumavano una zuppa di lenticchie nei giornidedicati ai morti e a Ecate, signora delle tenebre.Il padre della medicina, Ippocrate, le consigliavaagli uomini anziani per stimolarne la virilit. Aristotele, altro estimatore diquesto legume, era solito cucinarlo con lo zafferano. Una spezia che,secondo il filosofo, incoraggiava di molto Afrodite

Preparazione

In una marmitta si mettono a cuocere in acqua le lenticchie, laglio e lolio.A fine cottura, si regola la zuppa di sale e la si condisce con un cucchiaiodi zafferano in polvere.

INGREDIENTILenticchieAglioOlioZafferano

Un cratere su cui raffigurata

la lavorazione del tonno

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preparati per varie ricorrenze (matri-moni, funerali, battesimi ecc.). Ilgamelio, impastato con miele esesamo, era consumato nel banchet-to nuziale; mentre, la koliva di semi efrutta secca, impastati con miele, eraimmancabile nei funerali. Unusanza,questa, giunta fino ai nostri giorni.

Le olive di PlatoneUn altro prodotto immancabile sulle

mense greche erano le olive, consu-mate fresche o in salamoia.Archestrato raccomandava di servir-le rugose e mature e che tutti metta-no sempre il finocchio in quelle insalamoia. Secondo Ippocrate, que-ste sarebbero state molto nutritive,tanto che un uomo poteva sopravvi-vere con otto olive al giorno. AnchePlatone era un grande estimatore delsacro frutto dellulivo, tanto che, nei

luculliani simposi, era capace dimangiare soltanto olive. Quelle pre-ferite dal filosofo erano le olivelasciate maturare sullalbero, dettedruppae.Ve ne erano di moltissime qualit: labianca, la nera, la georgerina, lapitryde e la iscadi erano le pi diffu-se.

LE LUMACHE DI ESIODOColei che porta lacasa: cos teneramenteEsiodo definisce lalumaca . Diffusissimespecialmente nellaCreta minoica, le salin-garia finivano moltospesso nel piatto deicontadini, soprattutto dopo le piogge. A Santorini stata riportata alla luce una marmitta colma di lumacherisalente al minoico. Con il passare del tempo, lesalingaria conquisteranno anche le mense dei ricchi,diventando una vera leccornia per buongustai e palatifini. Un raffinato antipasto erano considerate le luma-che fritte o bollite. Un piatto, invece, completo, da con-sumare nei giorni di digiuno, erano le lumache con ilchondros, una ricetta tipica di Creta, diffusasi poi nelresto della Grecia.PreparazioneLessiamo a parte le lumache. In unaltra pentola, pre-pariamo un soffritto con olio e cipolle, nel quale salte-remo le lumache. Aggiungiamo due bicchieri di acqua.Una volta che la zuppa giunta a bollore, vi versiamoil grano macinato che porteremo a cottura, regolando disale e pepe.

INGREDIENTI1 kg. di lumache kg. di grano macinato2 tazze di olio di oliva2 cipolle mediepepe

Persefone in trono e Dioniso con il tralcio di vite.

Pinax in terracotta. Locri, V sec.a.C.

Museo Archeologico Nazionale, Reggio Calabria

Terracotta rappresentante frutta (mela, fichi, melagrana),e un piattino con dolci, miele e uva (in alto a destra) rin-venuti in una tomba a Medema (attuale Rosarno) e risa-lenti al V sec. a.C.

Vengo da una patria piccola,dolce ma anche amara,segnata da guerre, distruzioni, esili.Quasi sempre conquistata, occupatae divisa, non ha mai vissuto in condi-zioni di vera libert.A scrivere queste parole il poetaMichalis Piers, la sua patria Cipro.Unisola divisa e devastata da occu-pazioni e guerre. Un po in Oriente,un po in Occidente. Lultima isola scrive Piers del Mediterraneoverso Est. Vede di fronte a s il luogopi oppresso, la Palestina. Ha sopradi s la Turchia, dietro di s, lontana,la Grecia [...] Questo il mio Paese.Ma il suo paese anche il paradisoterrestre della sua infanzia: Hoavuto il privilegio di nascere scriveancora Piers in un piccolo villaggiocipriota nella parte montuosa del

Trodos. Su un altipiano benedetto.[...] Il periodo passato nel villaggio come un fiume nella mia mente. Unfiume antico che ogni tanto scendeportando con s ninfe e spiriti, lonta-ne sensazioni primordiali. Porta cons un mondo magico.Il villaggio di cui parla Eftagonia: lche nel 1952 nato Michalis Piers,quarto figlio di una numerosa fami-glia. A Cipro ha vissuto fino a ven-tanni, quando lha lasciata per com-piere i suoi studi universitari aSalonicco. Da allora e per venti annila sua vita stata un continuo viag-gio, lontano dalla patria: in Australia,a Sydney, dove ha completato i suoistudi, e dove emigrata tutta la suafamiglia; a Creta, dove ha insegnatoallUniversit di Rtimno; ad Atene einfine a Cipro, a Nicosia, dove rien-

trato nel 1993 e dove insegna lettera-tura neogreca.E poi di continuo tanti viaggi per moti-vi familiari, accademici, artistici:Parigi, Londra, Melbourne, Barcel-lona, Malaga, Granada, Roma, Gi-nevra, Venezia, Ravenna, Ferrara,Mosca, San Pietroburgo, Palermo,Siracusa, Catania, Milano, Napoli,Alessandria, Trieste, Pyrgos, Stoc-colma, Florina. Alcuni di questi luo-ghi scrive Piers li sento comepatria. Salonicco, Sydney, Rtimno.Ma sullo sfondo di tutto Cipro, semprecon i sette angoli della terra natale. Ilvillaggio dove sono nato: Eftagonia (Isette angoli). L sono sepolti i miei avie bisavoli.Cipro, nella sua ambivalenza, la suaItaca a cui tornare e da cui ripartire; isuoi viaggi, il suo continuo, incessan-

METAMORFOSI DI CITTdi Michalis Piers

di Paola Maria Minucci

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te peregrinare, ci introducono nellasua poesia di cui costituiscono duedelle tematiche principali e la struttu-ra portante di tutta la sua opera. Lapoesia nata dai miei viaggi, hascritto consapevolmente il Poeta. Personalit ricca, dai molteplici volti,quella di Piers, poeta, traduttore,docente universitario, infaticabile ani-matore culturale, fondatore dellaGreek Theatrical WorkshopallUniversit di Sydney (1979), mem-bro della Compagnia TeatraledellUniversit di Creta (1987-1992),fondatore e animatore delLaboratorio Teatrale dellUniversitdi Cipro (1997) e del CentroCulturale dellUniversit di Cipro nelcentro storico di Nicosia, fondatoredella rivista letteraria landron.A Piers si deve la messa in scena ela regia teatrale di molte opere, daEuripide alla Ballata popolare delponte di Arta a opere medievali comeLa cronaca di Cipro di LeonzioMachiers di cui sta curando ancheledizione critica, al rinascimentaleErotokritos di Vincenzo Kornaros. Hascritto e portato in scena anche unsuo lavoro teatrale La casa.Come critico ha scritto numerosisaggi sullopera di molti poeti, in par-ticolare K. Kavafis, G. Seferis, T.Sinopulos, il cipriota K. Montis, M.Gans: autori che costituiranno unpunto di riferimento anche per la suapoesia.

Ha pubblicato racconti e pagine inprosa e nove raccolte poetiche. Hacominciato a pubblicare poesia nel1978 sotto lo pseudonimo di MichalisEftagonitis (dal suo paese di nascita).La sua prima raccolta Resurrezione e morte di una citt apparsa nel1991, seguita da Comandami nel1993, Ritmo e paura nel 1996, Lapatria in sogno nel 1998, nel 1999una scelta di poesie intitolataMetamorfosi di citt, una delle raccol-te fondamentali per la sua opera chesta ora ripubblicando ampliata inGrecia e che quasi integralmentetradotta in questa nostra antologia,infine nel 2002 uscita la raccoltaRacconto, altre volte tradotta comeNarrazione e nel 2005 Luoghi di scrit-tura.La citt, le tante citt costituisconolaltro tema della sua poesia in unaperfetta circolarit, anchessa motivoricorrente e costituente della sua

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La citt clandestinaE uscii dal sogno del sonnosenza sonno ed ero in un paese senza confinie senza delatori. Nella strada che mi spettacamminai senza gli onori, l'ordine, la sicurezza dello stato. Come fossi incorruttibilecos come la plasmai la mia citt clandestina,citt dolce, ospitale per ogni emigratoe d'un tratto l dove guardavo senza distinguerele razze, le lingue, le religioni, sentiidi essere uccello. Sapevo volare. Erolibero, senza collare n guinzagli, canerandagio che gira senza paura di scivolarenel vecchio ritmo. A pelle nuda, senza busto n catene, cos come l'ho fattala mia citt, fuori da ogni legge.

Mantova, settembre 2005 (Traduzione di Paola Maria Minucci)

Dire ti amoSe dico ti amonon dico soltanto questa parola.Per questo taccio. Come dirtiquesta parola senza direti amo. Come dirtiti amo senza che questa parolasia come quelle che ogni giornoprofanano i lenoni.

Per questo taccio.

Perch se dico ti amodico che non sono pi ioe tu non sei pi tue la gente intornonon pi la stessa.

Questo significa dire ti amo.

Pirgos Ilias, agosto 2002(Traduzione di Paola Maria Minucci)

opera, dalla prima raccolta (Resur-rezione e morte di una citt) aMetamorfosi di citt), da Rtimno,dunque, alle tante citt amate e visita-te che finiscono per comporrelimmagine unitaria, e insieme molte-plice, di una citt ideale, citt dellani-ma e metaforica.Come ha scritto Renata Lavagnini:Piers un cosmopolita e di questocosmopolitismo la sua poesia impre-gnata ma ha conservato ben salde leproprie radici culturali in quella grecitche si estende ben oltre i confini storicidello stato nazionale greco. (ForoEllenico, sett.-ott 204, p. 37)Piers un poeta colto, che fa del suobagaglio letterario una specie di alterego con cui continuamente dialogarenella sua poesia. Le sue esperienzedi lettura divengono esperienze divita e prendono forma nella sua poe-sia. Katerina Kostou sottolinea comela struttura intertestuale costituiscauna delle caratteristiche fondamenta-li della sua opera: gli elementi interte-stuali molteplici, consci ma anche tal-volta inconsci, si fondono in manierasemplice e naturale. Piers continua la Kostou sem-bra ritenere lintertestualit non solocondizione inevitabile di ogni creazio-ne poetica, ma anche metodo poeti-co fecondo. Affermazione convalida-ta e rafforzata dalla testi-monianza dello stessoPiers: Quello che so che non possiamo pi scri-vere su una pagina bian-ca. La nostra mente non una pagina bianca. Latesta di uno scrittore colma di testi scritti e orali[...] Non esiste una vocecompletamente individua-le poich, come statodetto giustamente, nellar-te non esiste partenoge-nesi.

Concludo notando comelidea ricorrente della mol-teplicit, a volte anche anti-tetica, che compone larealt molteplice e dialo-gante in unarmonicaunit, ha finito per riguar-dare e coinvolgere anchela struttura del presentelibro che in maniera abba-stanza inconsueta stato

tradotto a pi mani da RenataLavagnini, docente universitaria aPalermo e filologo, studiosa della poe-sia di Kavafis, collaboratrice e amicadi Michalis Piers; dallamico MatthiasKappler, docente allUniversit diCipro di Letteratura turca, tedesco diorigine, vissuto a Venezia, anche lui,come il nostro poeta, personalitcosmopolita; dalla sottoscritta che fre-quenta lopera critica e poetica di

Piers da quasi un ventennio, maanche dalla collega Anna Zimbone,docente a Catania, e dalla pi giova-ne Gaia Zaccagni: tante voci - miviene da dire - per una sola voce, vocidiverse che finiscono anche qui percomporre per lunit e la ricchezzadella sua poesia.

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Mattina, caff a LidraHo quarantasette anni e sonofelice. Perch me ne sto qui sedutoin un angolo privilegiato e dentro questa giornatache non ieri non domani.

Sono qui, in questo giorno che oggi, non cera ieri non ci sar domanie sono in una piazza della citt, di questacitt (seppure divisa)siedo e dal vetro guardo la pioggiala gente che si muove e la cameriera carina (e lo sa)e sorride volentieri.

Sono davvero tanto, ma tanto(sia pure per poco) felice.

Nicosia, febbraio 1998(Traduzione di Paola Maria Minucci)

Il Drago e la Fanciulla(scritto durante la visione di Angelica salvata da Ruggero di Dominique Ingres)

Sempre pensavo al drago spaventato.

A quello che nelle fiabe ci dicevano,come ruba lacqua e sbrana le bellefanciulle. Mai per avevo visto unimmagine con membraumane tra le zanne. Quello finora vistoera sempre il povero drago trafittocon una lunga lancia. Di San Giorgio o di qualche altro soldato.

Sempre pensavo al drago spaventato.

Ma il cuore mi si strazia quando pensoal drago innamorato.Un tale mostro si ammala di passione.Con imprese temerarie e rischiose,con tormenti e pene lamante si guadagnato,lha portata nel suo regno, splendido gioiello della caverna desolata e scura.

Ora abbagliato dalla sua bellezza.Incapace di tutto, non mangia, non beve,non dorme. La tiene l semplicemente, nuda, legatache non scappi. Sta l e la guardae cerca il modo di dirle come deveamarlo. Che non bestia feroce,non un drago. E il pi ideale degli amanti,un romantico innamorato con tutta lanima,e se lei vede la sua bellezza diventer per semprefelice, eternamente intatta e bella.

Altrimenti, la sciagura aspetta anche lei,e soprattutto lui. Poich verr un Ruggeroa liberarla. Dal suo regno,del mito e del sogno, a riportarlaalla vita spaventosa. Ai ceppi del tempo che distrugge.

Alla tetra oscurit del mondo superiore.

Nicosia, novembre 2003(Traduzione di Matthias Kappler)

Citt cane fedeleE solo la citt sicuracane fedele. La citt compagnoe la citt che assiste. Ti perdonaper ogni tradimento, ti accoglie di nuovonelle sue braccia. A liberartidal corpo che tu brami

e che non hai.

Nicosia, 18 febbraio 2008(Traduzione di Matthias Kappler)

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Le Due Porte(Mercati generali di Atene)Stava a sedere solo, col suo vinonellosteria a due porte del mercatodove si fondono e prendono sostanzareale i sentimenti del mondo ch di soprae attingono ci che loro mancadalla vita mortale degli oggetti.

Non sera accorto di comera entratada quale delle due porte era discesa.Lui laveva cercata nel mercatosentiva la sua voce nella folla ora davanti a lui come una lucediscende da ogni latodovunque guardi l conscia della sua forzacome una fata leggiadra, una creatura dellariae fra la gente semplice si aggiradisinvolta, tutta mossettefiorita desiderabile e lontanae siede al tavolo di fiancolei ricercata nei sognie lo guarda strana, lo guardacome unestranea mentre lui sincurvastordito ed escedal sogno e se ne va col sogno.

Atene, gennaio 1989(Traduzione di Renata Lavagnini)

C onoscevo Zyranna Zateli daisuoi libri. E non dalle primeedizioni delle sue raccolte di rac-conti - e cherisalgono rispettivamente al 1984e al 1986. La mia conoscenza deisuoi scritti si colloca intorno allafine degli anni Novanta, quandoscoprii che i suoi racconti eranostati ripubblicati da Kastaniotis.Il primo libro che lessi fu .Fu amore a prima vista. Mi cala-mit la sua foto sulla quarta dicopertina, quel suo sguardo cosprofondo e intenso, quel visocos espressivo! I suoi raccontimi lasciarono senza fiato. Scopriiimmediatamente una nuova vocenella letteratura neogreca. Fuiaffascinata dal suo modo di rac-contare, da certi particolari dellasua vita con i quali mi ero identi-ficata, dal suo mondo pieno dimagia ma di eventi anche spa-ventosamente reali. Lho insegui-ta costantemente nel tempo.Ogni volta che andavo a Salonicco,chiedevo sempre nelle librerie seavesse pubblicato qualcosa di nuovo.In questo inseguimento mi pareva diconoscerla sempre di pi e ravvisavonei suoi scritti un filo conduttore che lilegava luno allaltro in un rapporto diprofonda continuit e quasi identifica-zione fra la scrittrice stessa e la suaproduzione letteraria, sempre piaffascinante. Mi colp la continuitche la stessa scrittrice attribuiva aisuoi libri. Credo non ci sia libro nelquale non faccia riferimenti ad altrisuoi scritti, pubblicati altrove. Perch appunto, alle sue due raccol-te di racconti, seguirono due romanzifiume: , e , primo romanzo della tri-logia di cui il secondo, , sarpubblicato a breve. Lultimo suo libro, , stato pubblicato nel 2006.

Durante uno dei miei viaggi nella miacitt natale, Salonicco, e pi precisa-mente nel 2005, nelle consuete visitealla libreria Ians, il mio sguardo fuattratto da un libretto piccolo, appenapubblicato che portava il suo nome.Si trattava di una novella, il titolo era . Nessuna notiziasul retro di copertina riguardo al con-tenuto del libro; mi chiesi a quale ariasi riferisse Ovviamente lo comprai.Ne fui profondamente toccata leg-gendolo. E scoprii che, oltre a tantealtre affinit che condividevo mental-mente con la scrittrice, ci accomuna-va anche lo stesso amore visceraleper Salonicco. Perch quellaria tuttasua non era nientaltro che lariadella citt di Salonicco! UnaSalonicco dei tempi passati, irricono-scibile per chi lha scoperta solo direcente, quella della fanciullezza edella giovinezza della scrittrice maanche mie, dato che siamo quasicoetanee. Quanti ricordi mi ha ripor-tato alla memoria questo libro! Troppopoco lo spazio qui per parlarne, comenon c lo spazio sufficiente per par-

lare della poderosa produzioneletteraria della Zateli.Non mi soffermer sui sentimen-ti forti di curiosit e di attrazioneper questo personaggio cosmisterioso e affascinante, cosvicino a me per certi aspetti, cheportava questo nome altrettantosingolare, sul desiderio pi omeno conscio di poterla incontra-re un giorno! Sogni di una nottedi mezza estate, direbbe qualcu-no. A volte per, i sogni si rea-lizzano!Loccasione per tirare fuori lanovella dal cassetto si presen-tata durante lo scorso annoaccademico. Per motivi del tuttocasuali, mi sono trovata a doverfare cinque ore di lezione allasettimana con gli studenti delcorso pi avanzato, al posto delletre ore canoniche. Abbiamo deci-so di dedicare due ore alla setti-mana allesercizio di traduzionedal greco in italiano. E lidea sgorgata da sola: perch tradur-re, come di consueto, brani spar-

si di vari autori e non un breve rac-conto? Con lidea magari di pubbli-carlo? Dato che disponevo di ungruppo di sei ragazze bravissime,volenterose e piene di entusiasmo?Gli ingredienti cerano tutti. Cercai frai miei libri a casa. Cosaltro se non ? Era sufficiente-mente breve per avere la presunzio-ne di poterlo tradurre durante linteroanno accademico. Mi si presentava lapossibilit di dar voce alla mia scrittri-ce misteriosa e ammirata. E la nostraavventura ebbe inizio. Non saprei direquante volte i testi abbiano viaggiatovia e-mail tra le ragazze e me. Lorotraducevano a casa, in classe si cor-reggeva la traduzione, me la manda-vano corretta, gliela rispedivo conulteriori correzioni. Nella mia lunga carriera di lettrice dineogreco, non ho mai incontrato tantapassione e tanto entusiasmo da partedegli studenti come in questa espe-rienza. E cos anche la mia passionenon faceva che aumentare. Quandopresenteremo la scrittrice a Padova,

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INCONTRO VIRTUALE E REALE CON LA SCRITTRICE ZYRANNA ZATELIdi Flora Molcho

dar la parola alle protagoniste diquesta avventura (che per brevitchiamo qui solo con i loro nomi:Valeria, Tatiana, Laura, Jutta,Francesca, Giulia) che potrannoesprimere i loro sentimenti e il lorovissuto. Quanto a me, ero al settimocielo. Le ore passate a correggere, arivedere, a ripensare ogni singolaparola erano per me fuori dal temporeale. Anche se attraverso esperienzealtrui, si parlava di Salonicco, dellamia citt per la quale nutro una gran-de nostalgia ancora oggi, dopo trenta-cinque anni trascorsi in Italia. Le sto-rie nelle storie erano tutte affascinan-ti. Lo stile un po difficile per un italia-no: periodi lunghi con molte incisive,un lessico non comune, modi di diredifficilmente traducibili, giochi di paro-le. Ce labbiamo messa tutta per ren-dere nel miglior modo possibileloriginale, rispettando i periodi lunghi,pur sapendo che non sarebbero risul-tati di facile lettura per il lettore italia-no. Abbiamo preferito non intaccare lostile personale dellautrice e siamopienamente consapevoli che, trattan-dosi di un lavoro fatto a tante mani,non ci pu essere uno stile unico chelo contraddistingua. Come pure siperde nella traduzione il passare indi-sturbato dellautrice dalla linguademotica a quella dotta, come sefosse la cosa pi naturale del mondo.Prese dalla magia della novella, nonabbiamo potuto fare a meno di con-statare che anche laiuto esterno ci arrivato in modo altrettanto magico.Avevo gi stabilito un contatto episto-lare con la scrittrice per chiederlelautorizzazione alla traduzione. In

una delle sue prime lettere, sugger,come revisore del testo, un suoamico italiano che risiedeva adAtene. Quale sorpresa per me scopri-re che questo amico non era altroche Maurizio De Rosa, non soloamico anche mio ma il traduttore delprimo romanzo di Z. Zateli, E alla lucedel lupo ritornano!In agosto sono andata ad Atene perrivedere Maurizio in vista della nostracollaborazione e conoscere lautrice.Per quanto riguarda Maurizio DeRosa, dir solo della sua estremacompetenza linguistica e della facilitcon la quale naviga tra il greco elitaliano, della sua altissima professio-nalit e seriet. Oltre al fatto di essereun amico prezioso per me, al di l diqualsiasi rapporto professionale. Se questo nostro tentativo di tradurreha potuto vedere la luce con unacerta tranquillit da parte mia, lo devoa lui. Ha saputo dare il tocco e ilrespiro finale a tanti modi di dire, dif-ficili anche per me da rendere in ita-liano, e perfino trovare le parole perrestituire le rime delloriginale.Nemmeno qui potrei contare le volteche il testo ha viaggiato tra Padova eAtene o tra Atene e Salonicco per lecorrezioni.Ma la Zateli stata per me una rivela-zione. Credo che tutti, quando amia-mo uno scrittore, attraverso i suoiscritti fantastichiamo sulla sua vita,pubblica o privata, sul suo carattere,ci incuriosiscono il suo essere pi pro-fondo e la sua essenza. Ma non pos-siamo mai sapere se tutte le nostrefantasie corrispondano alla realt. Zyranna stata per me la conferma di

tutte le mie fantasie su di lei, era l incarne e ossa a testimoniare che quel-lo che avevo intuito riguardo a lei cor-rispondeva al vero. Ma andata benoltre qualsiasi mia immaginazione. Hoscoperto che oltre ad avere unanimaestremamente sensibile, fuori dal nor-male, verrebbe da dire, e fuori daqualsiasi schema, era una persona diunumanit, un calore, una generositche molto difficilmente si incontranonella vita. Mi ha trattata come fossisua sorella. Mi ha aperto la sua casae l ho potuto scoprire, oltre che daisuoi scritti, la vera artista: lambienteartistico nel quale vive, il suo gustoper il bello, leccentrico, il semplice, lostravagante, il mai visto altrove.Oggetti piccoli e grandi, costosi o futi-li ma soprattutto originali decoranoogni angolo, anche il pi reconditodella sua casa. E lei, una grandesignora quasi di altri tempi, una veraaristocratica, leggera come unapiuma, si muove in punta di piediindovinando ogni tuo desiderio, mani-festo o no, ti scruta con delicatezzasenza che te ne accorga, carpendo i

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tuoi segreti, ti d a piene mani il suocalore e il suo cuore. In mezzo allesue inseparabili amiche, Serka eZara, le sue due gatte adorate che tisuscitano limpressione di aver presotutto dalla loro padrona: soprattutto ladiscrezione, lesserci senza farsivedere.Zyranna eterea, Zyranna stravagante,dai capelli e dalle labbra rossi, moder-na e retr, col cuore e lanimo dellagente di altri tempi ma con collane,orecchini e vestiti dai colori sgargian-ti. Basta vederla per capire che tuttele supposizioni elaborate a partire daisuoi libri, trovano in lei una confermavivente: un insieme di sogno e di real-t, un pizzico di magia e di misteroche lavvolgono, una sensibilit estre-ma alla sofferenza, una voglia di aiu-tare anche lessere pi minuscolo diquesta terra.Zyranna che si rifiuta di usare il com-puter. Si fa i muscoli innumerevolivolte al giorno, trasportando avanti eindietro la sua vecchia e pesantemacchina da scrivere. Zyranna checontinua a scrivere rigorosamente colsistema politonico rispettando la gra-fia storica del greco, che non usa laposta elettronica ma ti scrive a manocon tanto di francobollo, a volte su picartoline fantasiose e bellissime chericava anche da vecchie o nuove fotopersonali, a volte su carta semplicema sempre colorata. Con frecce cheti rimandano da una parte allaltra,con figurine incollate, con una calli-

grafia stupenda. Ogni sua cartolina olettera si presenta come unoperadarte, quello che ti scrive un veroracconto letterario pieno di sentimen-ti, di umanit e di particolare attenzio-ne nei tuoi confronti! Ma anchemoderna, persona della sua epoca,di estrema semplicit che ti mette atuo agio e parla la tua stessa lingua.Zyranna amante dei gatti. Sono rima-sta ammutolita di fronte al suo amoreviscerale per gli animali, nei confrontidi qualsiasi essere vivente. Il prodi-garsi per i gatti del suo rione checonosce uno per uno, la sua premuradi portare loro cibo e acqua, il cerca-re di acchiapparli per portarli dalveterinario. Lho vista angosciata difronte a una gatta incinta che ognisera passava attraverso una rete,troppo stretta per lei a causa dei pic-coli che si portava dentro. Zyrannastremata per la paura che la gattapotesse farsi male o far del male aisuoi piccoli!Che altro dire di Zyranna? Mi sembradi aver gi detto troppo. Ulterioriapprezzamenti rischierebbero di inva-dere la sfera privata della sua vita. Haaccettato il nostro invito di venire aPadova. Per me un regalo inestima-bile. Lo apprezzo doppiamente per-ch so quanto schiva sia e quantolontana dalla mondanit, che la lasciaindifferente.Attraverso un mio percorso personalemi sono imbattuta in lei e lei ha sapu-to corrispondere a ogni mia richiesta.

Sono grata alla vita che me lha fattaconoscere.Chiudo questa presentazione condue brani della nostra traduzione. Enon posso che rivolgere un grandeGRAZIE a unanima cos gentile.

Devo dire daltra parte che alcuni deimiei viaggi a Salonicco in quel perio-do avevo gi cominciato a farli dinascosto. Ed erano anche inspiegabi-li. Non so che cosa mi spingesse asalire con mille rischi e precauzioni suun autobus che era partito da un altroluogo, da unaltra provincia pi lonta-na e pi grande, percorreva la nostrastrada statale e si dirigeva, natural-mente, verso Laggi. Me ne stavo l inpiedi e senza mettere nulla sotto identi, dietro i cespugli o vicino a unalbero uno di quegli alberi che cer-cano compagnia, o molestano gliuomini nella solitudine e non appe-na vedevo apparire da lontanolautobus strombazzante, il polveronee la sua mole considerevole, uscivosulla strada statale i brividi mi corre-vano lungo la schiena come le dami-gelle donore corrono dietro la sposa,a volte addirittura mi precedevano gli facevo segno di fermarsi (fermatedel genere erano permesse lungotutta quella strada statale), salivo,pagavo il biglietto con i miei risparmidi monetine contate al centesimo, arri-vavo nella citt proibita, ci rimanevoun paio dore senza uno scopo preci-so, senza un posto dove andare, qual-

ZYRANNA ZATELIZyranna Zateli nata a Sohs (vicino a Salonicco) nel 1951, dove vissuta finoal 1969, anno in cui ha terimato il liceo.Dopo un periodo trascorso allestero, si stabil ad Atene per studiare teatro,lavorare come attrice ed in programmi radiofonici, ma presto cap che la suavera vocazione era la sctittura, e decise di dedicarvisi.Nel 1984 ha scritto un libro di 9 racconti intitolato La fidanzata dellanno scor-so al quale seguito, nel 1986 un secondo, di 31 racconti intitolato Nel deser-to con grazia.Nel 1993 ha pubblicato il suo primo romanzo E alla luce del lupo ritornano e nel2002 il romanzo Ultima venne la morte, primo volume della trilogia Con lo stra-no nome di Ramanto dErebo.Nel 2006 ha pubblicato Le magiche bacchette di mio fratello.I suoi libri hanno avuto grande successo in Grecia, dove se ne contano decinedi edizioni. I suoi due romanzi, per i quali ha ottenuto il Premio Nazionale per ilromanzo, e La fidanzata dellanno scorso sono stati tradotti in francese, tede-sco e italiano.A breve attesa la pubblicazione del secondo volume della trilogia, dal titoloLa passione migliaia di volte.In italiano sono stati tradotti: La fidanzata dellanno scorso, Crocetti Editore, traduzione di Giovanna

Agabio. E alla luce del lupo ritornano. Romanzo in dieci storie, Crocetti Editore, tra-

duzione di Maurizio De Rosa.

cuno da vedere o con cui parlare, ciandavo giusto perch su di me sof-fiasse malinconica o spietata la suaaria, quellaria tutta sua, e poi tornavoindietro. E ricordo che lunica cosache mi rimaneva dentro diciamocome resoconto o sedimento di untale viaggio era il pensiero che ceroandata. Cero andata Non chiedete-mi dove e perch; soprattutto nonchiedetemi il perch. I voleri dellado-lescenza sono imperscrutabili.Tuttavia la sorpresa lassolutoimprevisto venne da unaltra parte.Una mattina mi aspettavano in ufficioper leggere un testamento. Vieni unpo prima del solito, mi disse ilnotaio, perch i parenti hanno fretta,entro le dieci dobbiamo aver finitotutto. Nessuna obiezione. Scesi daNepoli quasi correndo, passai per ichioschi di fiori senza perdere unminuto contrariamente al solito, permettermi in tasca qualche fiorellinocaduto per terra e quando entrainello studio li trovai tutti l: i parenti, il

notaio, la segretaria, lavvocato dellostudio accanto con la propria segre-taria (non cera la giovane assisten-te), e dalla loro espressione capii cheforse ero in ritardo di qualche minuto.Niente di grave. Eccomi arrivata, mitrovai anchio tra di loro per dire, unpo affannata, buona mattina. Maquello che si ud nel silenzio piuttostoluttuoso dello studio, quello che miusc dalla bocca con ogni naturalez-za, non fu latteso, lovvio buonamattina, ma una imprevista, comple-tamente inspiegabile e fuori da ognilogica sardina(!)Tutti rimasero di sasso, e natural-mente anchio. Come era potuto suc-cedere? Per quanto distratta potessiessere in quel momento e senzadubbio lo ero , quella sardina nonstava n in cielo n in terra, era fuorida ogni grazia di Dio. Avrei potutodire buonasera alle sette e mezzadi mattina si sarebbero stupiti lostesso o anche buonanotte sisarebbero fatti probabilmente il

segno della croce ma quellinspie-gabile sardina da dove saltava fuori,accidenti a lei? Non sapevo comegiustificarla, come ritirare quello cheavevo detto, e semplicemente miaggrappai alla speranza, moltodebole naturalmente, che nonavessero capito bene, che magarialla fin fine avessero sentito buonamattina invece dellaltra parola, oqualcosa come buona mattina, enon ci fosse motivo che mi tormen-tassi fino a quel punto. Ma lassolutostupore nei loro occhi, il silenzio ditomba quasi atterrito, fecero tuttaltroche rafforzare quella speranza. Bene, siediti adesso, fu il notaio arompere il silenzio, alla fine accondi-scendente, quel che fatto fatto indicandomi una sedia e consegnan-domi le carte del testamento. Letturachiara e regolare come sempre, nonsono permesse sviste, aggiunsefacendomi arrivare il messaggio.

...Q uegli autobus allepocaerano oggetti magici.Pareva che con questi mezzi si potes-se andare in capo al mondo senzacamminare. Oggi li considereremmosemplicemente inenarrabili. Ti scuote-vano, ti sconquassavano, ti sballotto-lavano da una parte allaltra, i vetri e isedili vibravano e cigolavano per unnonnulla, quasi dondolassero - ameno che non fossero gi vecchi econ i giorni contati - quei primi auto-bus, che, ricordo, mi portavano aSalonicco insieme a mio padre. Cera anche un autista, di una certaet, grasso e minaccioso che, nonappena si piazzava sul sedile e pren-deva il volante, cominciava a dirci:Ehi, gente, sapeste siete tuttiappesi a un bullone!. Ovviamente almedesimo bullone era appesa anchela sua vita, ma lo diceva soltanto anoi, per infonderci coraggio E chestrade, quelle, piene di curve e sco-scese, cerano pietre, buche e chi pine ha pi ne metta, per non parlare dicerti autisti freschi di patente e cre-sciuti prima del tempo che volevanofare la loro bella figura con qualcheragazza; In pi la gente non era anco-ra abituata a quel genere di peripezie- per lo meno la gente di provincia - eil risultato era che la maggior partearrivava. Laggi con le budella rove-sciate e pallida come uno straccio. Soprattutto certe povere donne Leguardavo furtivamente, con quanta

compassione avevo in cuore. Duranteil tragitto si piegavano tra le ginocchiao su un fianco e riempivano sacchettidi vomito, si pulivano piene di sensi dicolpa, e di nuovo si risporcavano, nonfacevano altro, e chiedevano allaiu-tante - cos chiamavano il bigliettaio -di dare loro altri sacchetti, e quellogliene dava. Altre volte si imbattevanoin un tipo scontroso e spiritoso che lespaventava: Non ci sono altri sac-chetti, quello che avete buttato fuoriormai lavete buttato fuori, il resto alritorno. Ma quale ritorno, il problemaera arrivare a destinazione!Da Unaria tutta sua, di ZirannaZatelli. A cura di Flora Molcho, pagg. 17-19.

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Nel 1984 luscita di La fidanzatadellanno scorso, la prima raccol-ta di racconti di Zyranna Zateli (pub-blicata in Italia da Crocetti Editore perla traduzione di Giovanna Agabio) fusalutata come un importante eventoeditoriale. In una letteratura, comequella greca contemporanea, cosfortemente segnata dalla vivida pre-senza della Storia e della militanzapolitica, la comparsa di una vocecapace di impiegare i dati biografici eautobiografici non gi per proiettarli aparadigma di agone ideologico e poli-tico ma per trasfigurarli in una leggen-da senza tempo, dove lautore/per-sona dramatis agisce in un contestonarrativo adattato a rampa di lancioverso mondi intrisi di mistero, costitui-va senzaltro una novit degna dinota. In qualche modo, la Fidanzatadellanno scorso, assieme ad altre, tra le opere che segnano lingressodella letteratura greca nella temperiepostmoderna, foriera di sviluppi ingrado di imprimere una svolta decisivaalla letteratura di un Paese che soltan-to dieci anni prima era uscito dal buiodi una dittatura anacronistica e ottusa.Ma la vera sorpresa venne nel 1994,anno in cui Zyranna Zateli diede allestampe il suo primo romanzo: E allaluce del lupo ritornano. Romanzo indieci storie (pubblicato in Italia daCrocetti Editore per la traduzione diMaurizio De Rosa). Un grandiosoaffresco, un romanzo-fiume che oltre aconfermare il talento dellautrice, desti-nata a diventare la strega buonadella prosa greca dellultimo scorciodel Novecento, sa coniugare lanticomondo della ithografia con il saporeschietto della tradizione ellenica, e inparticolare quella della Grecia setten-trionale, e con il respiro internazionaledel realismo magico di impronta mar-queziana. E alla luce del lupo ritorna-no altres un case study di sociologiadella letteratura, almeno nellambitogreco: da questo momento infattilautore diventa personaggio, si identi-fica con il frutto stesso della propriainventiva non creando una biografiaromanzata n un romanzo autobiogra-

fico ma una specie di ibrido. Non acaso sulla copertina delledizione fran-cese dei Lupi il ritratto fotografico del-lautrice e la testa di un lupo formanouna specie di animale mitologico in cuila Zateli scrittrice, la Zateli personag-gio e lanimale totemico/eponimo delromanzo, e quindi in ultima analisi ilromanzo stesso, si fondono in un tuttounico. In tal modo Zyranna Zateli, que-sta Semiramide dellaffabulazione,questa Medusa cui il lettorefan nonchiede altro che essere trasformato inuna statua di pietra nella speranza dinon allontanarsi mai pi dal cerchio

magico di una narrazione che zam-pilla inesauribile da se stessa, ineso-rabile come un sommovimento tellu-rico, crea un mondo pi storico dellastoria, aristotelicamente parlando,mallevadore della cui plausibilit si fala parola, ricuperata nella sua valen-za ancestrale di formula magi-coevocativa. I Lupi, libro/galassia contenentecentinaia di altri mondi, segnanoaltres linizio di una maniera chenon tarder a trovare emulatori nel-lambito delle lettere elleniche. La novella Unaria tutta sua concen-tra in s tutte le caratteristiche dellu-niverso di Zyranna Zateli, inconfondi-bile come tutto quello che viene allaluce grazie allattivazione delle forzepi riposte e genuine della creativit.Spicca in particolare il carisma mito-poietico di Zyranna Zateli: la cronacaquotidiana che assurge a mito, levecchie cose di pessimo gustomutate in altrettanti simboli della fac-

cia nascosta delle cose, i dati biografi-ci sublimati in un paradigma atempo-rale, ma tuttavia assolutamente realicome le risate, o le lacrime, causateda una visione di sogno, costituisconola prova stessa che la magia dellaparola ancora l, intatta. Come intat-to il talento capace di dare vita allaroccia, alla pietra, alla sabbia, o diammaliare le fiere. Un orfico incantocapace di toccare le corde pi profon-de del cuore.

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Zyranna Zateli: la cronaca quotidiana che assurge a mito di Maurizio De Rosa

La scrittrice greca Zyranna Zateli, autrice, tra laltro, della novella Unaria tutta sua (ed. La Garangola - Padova), verr presentata alpubblico italiano, il 18 marzo 2009, alle ore 17.00 presso la sala Paladin,Palazzo Moroni, Padova.La novella stata tradotta in italiano da Flora Molcho con la collabora-zione di sei studentesse di Neogreco dellUniversit di Padova. Mauriziode Rosa, che ha curato la revisione del testo, presenter la scrittrice.

La manifestazione ha ricevuto il patrocinio del Comune di Padova, delDipartimento di Scienze dellAntichit dellUniversit di Padova e dellaComunit Greca di Venezia.

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La decisione, era stata presa, giquando era a capo della giuntacapitolina. Luniversit Panteion di Atene, hadeciso di insignire Walter Veltroni deltitolo di dottore in scienze della comu-nicazione e cultura, riconoscendo ilsuo importante contributo alla vivacitintellettuale, allapertura culturale, allanuova stagione di scambi e fermentocreativo nel campo del cinema, delteatro, delle arti visive, che Roma havissuto, sotto la sua guida. Il 4 dicembre scorso, lex sindaco diRoma e segretario del PartitoDemocratico, si recato ad Atene, suinvito delluniversit. Una visita breve,ma dal programma intensissimo.Veltroni, su iniziativa delleditoreBatsioulas, ha presentato il suo roman-zo La Scoperta dellalba, in traduzio-ne greca, nel caff letterario della libre-ria Ianos, nella centrale via Stadiou. Giovanni Astengo lo stesso Veltroni,che prova nostalgia per il tempo cheappartiene alla dimensione delleteni-t, sia che questo si ritrovi nelletdella fanciullezza, sia nella dimensio-ne paradisiaca della felicit familiare.Ma il grande segreto, non il traumadella sparizione del padre di GiovanniAstengo. Lesperienza traumatica checerca di superare, quella degli annidi piombo..., ha sottolineato il giornali-

sta e critico letterario del quotidianoEleytherotypia, Vassilis Kalamaras. Ilvicepreside della facolt di scienzedelle comunicazioni e cultura delluni-versit Panteion, professor JangosAndreadis, ha voluto osservare, daparte sua, che La Scoperta dellAlba, unopera breve e concisa, dalla strut-tura tragica. In questopera, la conqui-sta della memoria, riporta in superficieun trauma, quello della perdita, chesegna luomo, con ferite che somiglia-no a quelle tracciate sui piedi diEdipo. Veltroni, prendendo la parola(prima di firmare le numerose copiedel suo romanzo che il pubblico pre-sente aveva acquistato) ha sottolinea-to di essere sinceramente soddisfattodal come il vero senso del suo libro,sia stato compreso dai lettori greci,malgrado il fatto ci siano molti riferi-menti alla realt sociale italiana, deglianni 60 e 70. Leditore Batsioulas, havoluto donare al segretario deiDemocratici un grande Koboloi inmadreperla (un rosario laico chefunge da scacciapensieri) con lin-dicazione di usarlo come arma anti-stress, nel corso delle dure giornateche spesso la politica impone. I nume-rosi presenti, tra cui esponenti delmondo politico ellenico, hanno mostra-to di apprezzare lo spirito del consiglio,consci di quanto sia difficile conquista-

re e mantenere sempre uno stato dicalma e rilassatezza. Subito dopo, nel corso del suo pome-riggio ateniese, il segretario delPartito Democratico, si incontratocon il presidente del partito socialistagreco Pasok, George Papandreou.Veltroni ha voluto porgere a Papan-dreou una copia del suo libro ed unaparte della loro discussione, a quanto trapelato, ha riguardato anchelelezione del nuovo presidente ameri-cano Barack Obama, e le speranzeche essa ha generato, a livello plane-tario. Lex sindaco di Roma, giunto,poi, nella sede delluniversitPanteion, sulla via Syngrou. Accoltodal rettore professor Panajotis Tsiris,e dal professor Andreadis, Veltroni,prima dellinizio del conferimento dellalaurea ad honorem, ha avuto modo dirispondere alle domande della televi-sione pubblica Ert, la cui inviata hascelto di soffermasi anche sulla parti-colarit della doppia identit di politicoe scrittore, che riesce a portare avan-ti, parallelamente, due carriere.Dopo un omaggio al cinema italiano,con scene tratte, tra laltro dai filmBellissima, Roma Citt Aperta, Ladri diBiciclette, Nuovo Cinema Paradiso, gliospiti dellaula magna dellUniversit,hanno avuto modo di ascoltareunesecuzione di alcune tra le pi note

Walter Veltroni ad Atene, per la laurea honoris causa dellUniversit Panteion di Atene

di Zinovia Sapouna, giornalista radio Skai 100,3 Atene

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musiche di Nino Rota, in un adatta-mento per pianoforte e chitarra. Nelcorso del suo elogium, il professorAndreadis, ha voluto ricordare:Laccoglienza che abbiamo riservatoa Walter Veltroni, critico e scrittore, giministro della cultura e creatore dellaFesta del Cinema di Roma, uomo dicultura e di politica, si pone sotto ilsegno della ricerca di una nuova sin-tesi originale, che con la sua azione ela sua parola, cerca di tramutare inazione. Sotto il segno, quindi, concepi-to da Walter Benjamin- come pensaree agire- che cerca di avvicinare ele-menti distanti nello spazio, nel tempo,nel pensiero e nella societ, di unire icontrari, proponendo abbinamenti ecompromessi che neghino la stasi eche conducano lanima e la societ adun livello pi alto.Da parte sua, Veltroni, nella sua lec-tio magistralis, ha tra laltroosservato che di un nuovoumanesimo, che abbiamobisogno. Di una cultura consa-pevole che una civilt priva disenso del limite perduta,consapevole del fatto chelesclusiva ricerca del massi-mo profitto significa il benes-sere di pochi e labbandono dimolti. Una cultura solidale einnovativa, della cura dei biso-gni e della creazione di oppor-tunit. Una cultura, insomma,in grado di umanizzare gliirreversibili processi di apertu-ra e di integrazione in corso.Credo, in questo senso, chenon sia affatto estraneo allapolitica il compito di contribuirea riportare in superficie, pen-sando al vero e proprio deser-to di valori che oggi stiamoattraversando, almeno due

principi, in grado di arricchire, e infondo di dare senso, alla stessa liber-t individuale. Sono i principi della finitezza e dellareciprocit, e cio del limite che ognu-no consapevolmente si d sapendoche il completamento di s dipendedallincontro con gli altri, sapendo chec un grande valore nellassunzionedella reciproca responsabilit che cilega gli uni agli altri, e che unetica euna politica adeguate al nostro tempopossono nascere nel momento in cuiriusciamo a mettere in accordo il sen-timento della nostra libert con quellodella comunit.A conclusione della cerimonia, perpoter procedere alla consegna deldiploma di laurea, il nuovo dottore inscienze della comunicazione e culturadel Panteion, ha indossato la togadonore delluniversit, e non ha

mancato di ringraziare per la splendi-da esecuzione delle musiche di NinoRota, che ho avuto modo di apprez-zare sinceramente, ma che pi di me,avrebbe sicuramente apprezzato miopadre, che di Rota era amico.Hanno voluto essere presenti alleven-to, tra gli altri, lAmbasciatore dItaliaad Atene S.E. Gianpaolo Scarante, ladirettrice dellistituto di Cultura ItalianoMelita Palestini, la professoressaStella Priovolou, preside del diparti-mento di italianistica alluniversit diAtene, e politici quali EvanghelosVenizelos, Theodoros Pangalos, NikosSifounakis e Anna Diamandopoulou,con i quali Veltroni ha avuto modo dicollaborare, anche a livello europeo, inpassato.

da destra: il giornalista Vassilis Kalamaras, il professor Jangos Andreadis,

Walter Veltroni e linterpretedurante la presentazione del libro

nel caff letterario della libreria Ianos

George Papandreou

osserva una copia

del libro di Veltroni

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S i tratta della prima mostra antolo-gica di un artista greco contem-poraneo, ospitata al Museo diPalazzo Venezia. Duecento opere diVassilis Theocharakis, che hannopermesso al pubblico romano diavere unimmagine completa del suopercorso pittorico, dal 1952 sino adog-gi. un adoratore del disegno edella precisione. Non nel senso dellaraffigurazione fedele della realt, madella distribuzione armonica delleparti nel quadro, che deve apparireun universo compiuto, in cui le formee i colori si riflettono le une negli altrial fine di offrire allo spettatore la sen-sazione visiva del pittore nellattimo incui si pone di fronte al mondo chedesidera raffigurare, ha osservato ilsovrintendente ai Musei di RomaClaudio Strinati.La mostra, stata suddivisa in unaserie di unit, tra cui spiccano leopere del periodo astratto (1966-1980), le composizioni appartenential ciclo delle Nuvole (1987-1993),quelle dedicate al Monte Athos

(1995-2008), a quello delle Paludi(1992), quello dei Paesaggi del fon-dale (2001-2008), dei Centri abita-ti (2007), e dei Paesaggi (2007-2008).Il critico darte Vittorio Sgarbi, nelcorso dellinaugurazione, ha volutopresentare lopera del pittore grecoalla stampa ed ai rappresentanti delmondo culturale romano. Con la suaarte - ha detto Sgarbi - Theocharakis lultimo degli impressionisti e cimostra di aver vissuto il XX secolo,senza gli sconvolgimenti interiori e iforti turbamenti di Kafka o di Freud.Rappresenta la natura, partendo dauna situazione di equilibrio precario.Dal momento che, come tutti sappia-mo, dipinge sempre, portando il suocavalletto e i suoi pennelli su di unabarca.Vassilis Theocharakis nato al Pireo.Nel 1957 si laureato in Giurispru-denza presso lUniversit di Atene.Nello stesso periodo ha frequentatolezioni di pittura presso il grande arti-sta Spiros Papaluks, docente pres-

so la Scuola superiore di belle arti diAtene. a presentato per la primavolta le sue opere nel 1957 nellambi-to del Festival internazionale dei gio-vani di Mosca e durante la V Esposi-zione nazionale di pittura svoltasi adAtene al Palazzo dello Zappio. Harealizzato numerose mostre persona-li in Grecia e allestero. Inoltre ha par-tecipato a mostre collettive in Grecia,in Europa e negli Stati Uniti dAme-rica. Sue opere sono presenti in col-lezioni pubbliche e private sia inGrecia (Pinacoteca Nazionale adAtene, Museo Vorrs, PinacotecaPieridis, Pinacoteca di Rodi, Pina-coteca delle Cicladi, Museo macedo-ne di arte contemporanea, ministeroellenico della Cultura, ministero degliEsteri greco, Banca Nazionale diGrecia, Banca commerciale diGrecia, Alpha Bank e Marfin-EgnataBank) sia allestero. Le opere di

Al Museo di Palazzo Venezia, la prima mostra antologicadellartista greco contemporaneo

Vassilis Theocharakislultimo degli impressionisti

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in alto: Composizione dal MonteAthos II, 1997, 80x100 cm.

Vassilis Theocharakis hanno pi volteottenuto i giudizi lusinghieri dei criticie degli storici dellarte. Vive e dipingead Atene ed membro della Cameraellenica delle arti figurative. Il governofrancese lo ha nominato Cavalieredella Legion donore ed MegasChartularios del Patriarcato Ecu-menico di Costantinopoli. Ha inoltre istituito la Fondazione perle arti figurative e per la musicaVassilis e Marina Theocharakis,organismo senza scopo di lucro chesorge in un edificio storico nel cuoredi Atene, in Vassilissis Sofias 9.Lo stesso Theocharakis, conversandocon i giornalisti italiani, si voluto sof-fermare sui principi che regolano lasua arte: prendete un dipinto di ElGreco, analizzatelo e vedrete chenon basato su rapporti geometrici.Nelle mie prime opere mi sono basa-to sugli stessi principi, ma adesso nonoccorre pi, ha spiegato il pittore ori-ginario del Pireo. Per aggiungere,andando ancor di pi nello specifico:continuo a tracciare linee armoniose,anche se solo mentalmente. Perch lapittura il nostro continuo tentativo dicatturare nuove immagini dellanima edel nostro mondo interiore.La mostra, presenta le vedute deimonasteri del Monte Athos, e moltipanorami della Grecia pi viva eintensa. Quelli, cio, delle isoledellEgeo, da Mitilene sino adAntiparos. Come ha sottolineatoValeria Arnaldi, su Il Giornale, si trat-ta di una progressiva liberazionedalla regola della pittura, verso laspiritualit dellarte. Allinizio -aggiunge Danilo Maestosi deIl Messaggero - una produ-zione dominata da paesaggie colori di forte improntafauve, fino alle grandi teledegli ultimi venti anni, domi-nati da una sfida che ricordaalla lontana quella delleNinfee di Monet: inseguire leinfinite variazioni di luci e sug-gestioni di uno stesso tema. Ilgroviglio intricato di una fore-sta di arbusti, il morbido acca-vallarsi di nuvole in cielo, ilbrulicare di forme di un fonda-le marino, lo sciabordio delleonde contro quinte di rocce.Larte, per questo pittore -spiega il critico Takis Mavrots- costituisce una fonte di sag-gezza. In tutti gli stadi della suaavventura creativa, daltronde,con degli strumenti plasticisquisitamente personali, hacercato di superare la formaesteriore-narrativa dei sogget-ti, concentrando la sua atten-zione sulla ricerca del lorosenso pi profondo. Dipinge i

fondali, concentrandosi sulla resa dellasensazione di freschezza dei coloridellelemento liquido. Non interessa-to allapproccio realistico, fedele, deifondali, ma al loro sviluppo cromaticoarmonico, ed alla loro struttura sinteti-ca, presentata sotto una saggia regia,che crea uno spazio nel quale haassoluta precedenza la poesia del lororitmo pittorico. Allinaugurazione della mostra, il 21novembre scorso, erano presenti ilviceministro, con delega per i greciallestero, Theodoros Kassimis, lAm-basciatore di Grecia a Roma S.E.

Caharalambos Rokans, la direttricedella Pinacoteca Nazionale di AteneMarina Lambraki Plaka, il professorLouis Godart, consigliere delPresidente della Repubblica Italianaper la conservazione del patrimonioartistico, lattrice Irene Papas e moltialtri esponenti del mondo culturaleromano ed ateniese. Il PresidenteNapolitano, non potendo essere pre-sente al museo di Palazzo Venezia,ha voluto far pervenire un suo mes-saggio personale allartista.

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Vassilis Theocharakis

insieme allattrice Irene Papas

Paesaggio in Attica, 1961, 44 x 54 cm

L a creazione della Fondazione dimusica e arti figurative Vassilis eMarina Theocharaki ha rappresentatoun passo importante per la vita cultu-rale di Atene. Fondata da Vassilis eMarina Theocharaki nel 2004 unafondazione senza scopo di lucro, pre-vista ufficialmente da un decreto pre-sidenziale. Si trova esattamente difronte al parlamento, nel cuore delcentro culturale, politico, e commer-ciale di Atene, allincrocio tra il vialeVassilisis Sofias e la via Merlin.Si estende su di circa 500 metri qua-dri di spazio espositivo e dispone diun anfiteatro di 175 posti. Il caff risto-rante, il book shop ed il foyer, che puospitare piccole mostre, sono a dispo-sizione del pubblico. Laccesso allarete e a banche dati, inoltre a dis-posizione di coloro che desiderino uti-lizzare la Fondazione come partedelle loro attivit di ricerca.Il compito della Fondazione riuscirea coinvolgere il pubblico in un dialogo

vasto e interculturale, con le arti figu-rative e la musica, in Grecia e a livellointernazionale, avendo per punto diriferimento principale la nascita e losviluppo del moderno nel XX e XXIsecolo. Tra gli altri scopi, troviamo lapromozione dellopera di artisti greciallestero, luso di mezzi allavanguar-dia per la diffusione delle sue attivit elo sviluppo si forme di collaborazione,scambi e iniziative comuni.Mostrandosi coerente con il compitoche si posto, la Fondazione Marinae Vassilis Theocharakis, presenta unricco programma di manifestazioniche comprende esposizioni su vastascala, o anche pi ridotte (tematiche oretrospettive) concerti, seminari, labo-ratori e conferenze. La caratteristicaprincipale del programma si ritrova nelsuo approccio interculturale, perriuscire a presentare le arti figurative,larchitettura e la musica, nel loro rap-porto con altre forme darte e i varisettori di ricerca.

La Fondazione ha aperto le sue porteal pubblico con una grande mostraretrospettiva, dedicata a Spiros Papa-loukas (1892- 1957). Nato a Desfina -Parnaso - si formato nellarte pittori-ca ad Atene ed a Parigi, vicino atalentuosi maestri. stato uno dei pit-tori che hanno introdotto, in Grecia, lecorrenti culturali moderne. Il temadominante delle sue opere sono ipaesaggi, che comprendono ancheritratti e nature morte. Di grande inte-resse anche gli affreschi del suopaese natale, ed i costumi che hadisegnato per varie rappresentazioniteatrali.Nel 2006, la parte pi imponente dellasua collezione, stata donata allaFondazione dalla figlia dellartista,Mina. Vassilis Theocharakis, presi-dente della Fondazione e artista luistesso, stato allievo di SpyrosPapalouks per cinque anni. Questamostra ha coinciso anche con la pre-sentazione della collezione della

Fondazione Theocharakis: un dialogo, vasto e interculturale, con le arti

Monte Athos, 1976-80

100 x 130 cm.

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Fondazione al pubblico. Con dipinti ditutti i vari periodi della produzione diPapalouks, alcuni dei quali, espostiper la prima volta. Il contenuto della mostra attuale, daltitolo Paris Peinture, che rimarr aper-ta sino al 12 ottobre, rende giustizia,allarga gli orizzonti e conferiscecoerenza alla sua presenza figurativa.Lesposizione Spyros Papalouks riuscita, attraverso lopera di un pionie-re dellepoca, a presentare lesordiodel moderno nella pittura greca. Lamostra Paris Peinture presenta operedi grandi artisti del nostro tempo,dando risalto alla variet delle tecni-che ed al dinamismo dellespressioneche caratterizzano la pittura di oggi.Raccoglie ventidue importanti rappre-sentanti dellarte contemporanea, ori-ginari di diversi paesi, che hanno sog-giornato e creato, per lungo tempo, aParigi. I dipinti, frutto di una attentascelta e considerati altamente rappre-sentativi, mostrano con chiarezza letappe del divenire creativo degli arti-sti. Sono esposti assieme a testi letterariinediti, firmati da ventidue noti scritto-ri, in occasione dellesposizione. Ognipittore ha scelto lo scrittore che con ilsuo testo, pi si avvicina ai propri qua-dri. Immagini e parole che danno vitaad una mostra originale, invitando ilvisitatore a scoprire il dialogo che sisviluppa tra questi quarantaquattropittori.Parallelamente, i documenti fotografi-ci di Didier Ben Loulou ci aprono unafinestra sullatelier dei pittori. Lamostra Paris Peinture organizzatadallIstituto Culturale Francese diAtene e dalla Fondazione di Arti

Figurative e della Musica Vassilis eMarina Theocharaki.La Fondazione, come indica anche lasua denominazione completa, ospitaanche una serie di manifestazionimusicali. Concerti che si addiconoallambiente intimo dellanfiteatro edalla sua acustica perfetta, presentanoartisti, greci e stranieri, di fama mon-diale ed offrono loccasione al pubbli-co di appassionati di apprezzarediverse composizioni di musica dacamera. Vi hanno suonato, tra gli altri,Il lautista Hopkinson Smith, il Nuvoquarteto Ellenico, il duetto compostoda Jannis Bakarelis e SoniaTheodoropoulou, i Red Priest, il com-positore Gavin Bryars ed altri.

Oltre alle mostre ed alla sua attivitnel settore dei concerti, la Fondazioneha realizzato simposi, congressi elaboratori, (spesso allinterno di espo-sizioni parallele e manifestazionimusicali) che contribuiscono ad unacomprensione pi ampia della realtsociale, ambientale filosofica e scien-tifica, nel suo rapporto con la produ-zione artistica.Le attivit della Fondazione sonocompletate da programmi educativicon particolare attenzione ai giovani,senza per escludere anche lezioniper adulti, dedicate allarte contempo-ranea, alla musica ed alla filosofia. Nella bookshop della Fondazione,ogni visitatore pu trovare libri, gioiel-li, oggetti decorativi, darte e design,ispirati alle collezioni permanenti.Mantenendo collaborazioni esclusi-ve con artisti greci ed europei, ilbookshop, ha intenzione di promuo-vere numerosi artisti e di proporreoggetti accessibili ma al contempounici. Per i giovani visitatori vi sono unaserie di giochi creativi, libri e poster.Grande peso, infine, viene dato almateriale con cui sono creati i varioggetti, con una particolare sensibilitverso lambiente, con lutilizzo dimateriali riciclabili.Infine, in caff Merlin, che si trova alprimo piano della Fondazione, convista sul Giardino Nazionale, costitui-sce un punto di incontro non solo peri visitatori degli spazi espositivi, maanche per tutti coloro che lavorano evivono nel centro di Atene.

Vasils Theocharakis

insieme allo storico dellarte

Vitorio Sgarbi

Barche rosse, olio 1987

70x105 cm

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S i tratta di uno degli eventi culturalipi interessanti con cui si chiu-so il 2008. Una mostra- omaggio, algrande regista e uomo di teatroKarolos Koun, per i cento anni dallasua nascita. Alluomo che ha saputorinnovare pi di ogni altro il teatrogreco, assimilando e reinterpretando idettami del metodo stanislavkiano,attualizzando il senso ed il messaggiodella commedia di Aristofane, ricer-cando e valorizzando gli elementi veri,profondi, della grecit, che si ritrova-no, innanzitutto, nelle classi popolari.La sua attivit registica, ha copertopi di mezzo secolo, dal 1930 al 1987,ed il teatro che riuscito a far nasce-re, il Teatro dArte ( ), divenuto un punto di riferimento, discambio e di proficua collaborazioneper i pi talentuosi artisti e intellettua-li. A partire dal pittore e scenografoJannis Tsarouchis, per arrivare sino almusicista Manos Chatzidakis ed alpoeta Nikos Gatsos. La mostra delmuseo Benaki, curata da LiliPezano, riuscita a ricreare lamagia unica, che solo lambiente arti-stico, gli odori, la polvere, gli angolibuoi di un teatro, possono far nascere.Ha messo in esposizione, anche deivecchi bauli di legno, in cui venivanoconservati i costumi di scena, nellostorico teatro di Koun, il Sotterraneo(). Ma anche le scenografiedei Persiani, create da Tsarouchis,quelle del pittore Moralis per Edipo,andato in scena a Londra nel 1967. Alsecondo piano del Benaki, i visitatorihanno potuto rivedere i costumi diPluto, le opere di scultura di IoannaPapantoniou per i Sette contro Tebe,le maschere del Prometeo incatena-to. Inoltre, sono state proiettatescene dalle pi importanti rappresen-tazioni andate in scena in Grecia eallestero, ed stato possibile riascol-tare brani musicali scritti apposita-mente per le opere teatrali dirette da

Koun, a cura dei musicisti JorgosKouroupos, Christos Leonts, FilipposTsalachouris. Gran parte degli studio-si e dei critici, concorda sul fatto che ilfenomeno Koun, non stato ancorastudiato ed analizzato in modo tanto

approfondito quanto certamente meri-ta. I soli numeri della sua produzioneartistica, per, testimoniano con chia-rezza il peso del suo estro creativo:settecentocinquanta rappresentazioniteatrali, a cui hanno preso parte sette-

di Teodoro Andreadis Synghellakis

Karolos KounAl museo Benaki, una mostra dedicata al genio del teatro greco del 900

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cento attori e centosessanta collabo-ratori, scenografi, costumisti, tecnici.In occasione della mostra, statopresentato anche il volumeK , (Karolos Koun, le rappresentazioni), acura di Platon Mavromoustakos.Unopera imponente, di quasi cinque-

cento pagine, la quale, attraverso unricco materiale fotografico, propostoin una severa sequenza cronologica,ma anche con lausilio di scritti critici eapprocci interpretativi, valorizza lacostanza, la seriet e la mania crea-tiva del Maestro, del ,come erano soliti chiamarlo I suoi

allievi. Tra i quali spiccano alcuni tra iprincipali nomi del teatro greco con-temporaneo. Da Jorgos Lazanis aReni Pittak, da Katia Gherou aNikitas Tsakiroglou. Dobbiamo cre-dere ai miracoli, perch questi possa-no avvenire. Dobbiamo sfuggire adogni tipo di decadenza, scetticismo,

Sopra Karolos Koun dirige gli attori sulla scena

a destra la locandina de La dodicesima notte

di W. Shakespeare

da: Pluto, di Aristofane, stagione teatrale 1956-1957

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rifiuto ed egocentrismo, per aiutare ilpiccolo dio che ognuno di noi nascon-de in s, a riuscire ad emergere, scri-veva Koun, infondendo nei suoi allieviuna fiducia ed unenergia eccezionali,una concentrazione ed una dedizioneai limiti dellimpossibile. I suoi meritisono molteplici, riconosciuti da tutto ilvasto campo degli uomini di lettere edi cultura. Ad iniziare dal suo strettorapporto con la produzione teatralepi fresca e innovativa del secoloscorso. Port in Grecia le miglioriopere di Tennessee Williams,Samuel Beckett, Arthur Miller.Fece emergere talenti teatralinazionali, trovando in autoriquali Iakovos Kambanellis,uomini in grado di dare vocealla cruda, vera, nuda realtdella vita quotidiana, con unaforma tanto diretta ed imme-diata, che si potrebbe forseparagonare, nel vicino ambitocinematografico, alla forzaespressiva del neorealismoitaliano. stato il primo a mettere inscena Nozze di sangue diLorca, ed ha amato i tormentidellanima e la doppiezza insi-ta in tutti noi, che emerge chia-ramente dalle opere di LuigiPirandello. Come scrive PlatonMavromoustakos, nel volumeda lui curato Il Teatro dArte,nel corso di tutta la presenzadi Koun, ha portato latto sce-nico e la riflessione teatralegreca, pi vicino allambienteinternazionale, ha proposto edconsacrato una concezioneestetica unitaria e multiforme,si posto domande su que-stioni legate allidentit del tea-

tro e della recitazione, riuscito a ren-dere concreta la sua concezione del-lelemento popolare, senza caderenel populismo, cosa che ha messo incontatto con il teatro vero, vastissimistrati di pubblico. Questo moltoaltro, quello che la Grecia sente di

dovere, al maestro del . E la mostra del museoBenaki, stata unulteriore occasio-ne, per dimostrare la propria ricono-scenza.

Bertold Brecht, Il cerchio di gesso del Caucaso ,stagione teatrale 1956-1957

B isanzio un grande mirag-gio sintetizza Robin Cor-mack. E intanto evoca un incantesimodi parole e immagini: la porpora degliimperatori e le aureole dei santi, ilsangue delle battaglie e loro deimosaici, la lussuria delle regine e ilcandore dellavorio. Tutto quello chesi potuto ritrovare alla RoyalAcademy di Londra, nella mostraByzantium 330-1453, della qualeCormack uno dei curatori: 340pezzi, la pi importante rassegnasulla civilt bizantina dopo quellatenutasi esattamente cinquantanni fasempre a Londra.Anche in questultimo mezzo secolo ilmiraggio d Bisanzio ha continuato adapparire e a scomparire. una civil-t durata 1.000 anni, eppure moltepersone non ne sanno nulla: come senon fosse mai esistita dice Cormack.Quando non viene ignorata, poi, liquidata come unepoca di perennedecadenza, tanto che, anche nel lin-guaggio comune, bizantino diventa-to un insulto. Bisanzio viene descrittacome una palude immobile, assortanella perenne contemplazione deisuoi simboli, laquila imperiale e lacroce di Cristo. E quindi ci voglionoancora una mostra, e turi tenace pro-fessore come Cormack, per ricordarciche le cose non stavano affatto cos.Quello di Bisanzio era un mondo mul-tiforme e conflittuale, tutto da scopri-re e con molte cose ancora da inse-gnarci. Nulla rimasto immobile nelmillennio bizantino. Linizio vienedatato al 330, anno in cui limperatoreCostantino trasfer la sua capitale inquella antica colonia greca sulBosforo, che dal suo nome ribattezzCostantinopoli; la fine viene scanditanel 1453 dal tuonare dei cannoni delsultano Maometto II.Sulla caduta della seconda Roma

lOccidente cattolico pianse copioselacrime. Tutte di coccodrillo: pursenza tenere conto che i cannoni delsultano erano stati costruiti da un cat-tolico ingegnere ungherese, i primi adevastare Costantinopoli, e pi sel-vaggiamente degli stessi turchi,erano stati proprio gli occidentali. Nel1204, su istigazione dei veneziani, laQuarta crociata decise che il bottinodella capitale imperiale era pi allet-tante della riconquista del SantoSepolcro.

Tesori dellarte e della letteratura anti-ca furono dati alle fiamme in lunghigiorni di saccheggio. Molti capolavoripresero la strada dellOvest: come icavalli bronzei della cattedrale di SanMarco a Venezia, o lo splendido scri-gno davorio decorato con scene dicaccia, che apparteneva al tesoroimperiale e oggi si trova in Francia, aTroyes: lo abbiamo rivisto alla mostradella Royal Academy.Essa nasce da una collaborazionecon il museo Benaki di Atene.

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Lo splendore di BisanzioAlla Royal Academy di Londra, 340 opere dai musei di tutto il mondo.Dipinti, mosaici, icone, vetri e gioielli per ricordare i capolavori di una civilt straordinaria. Per esempio il celebre Calice di Antiochia, ritenuto il Santo Graal.

di Giorgio Ieran

Bruciatore di profumi/incensi con la forma di edificio religioso cuspidato.

Fine del XII secolo. Argento dorato e lavorato, 36 x 30 cm

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Rispetto a quella londinese del 1958,spiega Cormack, oggi c pi atten-zione per quellesperienza particola-rissima dellarte e dello spirito bizanti-no che la pittura delle icone. AllaRoyal Academy ci sono rare immaginisacre, prestate eccezionalmente daimonasteri di Santa Caterina del Sinaie di Patmos, lisola greca dove SanGiovanni scrisse la sua Apocalisse.Altre icone, antichissime, vengono daun piccolo museo privato di Kiev.Da non perdere anche il Calice diAntiochia, dal Metropolitan di NewYork, una coppa in argento del VIsecolo avanti Cristo finita al cen-tro di una bizzarra mitologia:quando fu scoperta (nel 1911),fu scambiata da alcuni visionariper il Santo Graal, e si sa chequeste cose (Dan Brown docet)hanno sempre presa.Il sacco del 1204 fu (e in parte ancora, nonostante la richiesta diperdono di Papa Giovanni PaoloII) una ferita aperta fra cristiani diOriente e di Occidente. E, daltraparte, fu il coronamento di una lungastoria di conflitti, in cui sovente i bizan-

tini si trovarono pi a loroagio con gli islamici checon i cattolici.Gi durante la Prima cro-ciata i cristiani dOriente,come gli ebrei, venivanobruciati vivi da certi crociati aGerusalemme. I conflitti politici siintrecciavano allo scisma religioso traOccidente e Oriente, per cui, quandoMaometto II era gi alle porte, aCostantinopoli si sentiva dire:Meglio il turbante del turco che latiara del papa.

Bisanzio e lIslam sono stati spessovicini. Hanno condiviso, per lungotempo, liconoclastia, il rifiuto delleimmagini nellarte sacra ricordaCormark. Vetri e argenti bizantinierano spesso prodotti in territori islami-ci: in mostra ci sar anche uno splen-dido piatto doro che viene dallodiernoIraq. In fondo, la maniera tutto somma-

to aperta in cui i bizantini hanno dia-logato con gli islamici un buoninsegnamento anche per oggi.Al tavolo della storia Bisanzio ungiocatore che spariglia le carte: fasaltare le convinzioni di quelli checredono a un perenne conflitto dicivilt tra Cristianesimo e Islam. Lasua eredit, sparsa per tutta

lEuropa orientale, dai Balcani aMosca, resta ancora oggi difficile da

capire e da gestire. Il vero erede e ilmiglior discepolo di Bisanzio Vladimir Putin dice con una battutaCormack, Lidea bizantina di unaforte identit cristiano-ortodossaincardinata in uno stato forte e autori-tario rivive nella Russia di oggi.Forse davvero il caso che incomin-ciamo a studiare lImpero bizantino.

Da Panorama, del 30 ottobre 2008

Sopra: Icona con le figure di Cristo con i Santi Sergio e

Bacco, Costantinopoli, VI o VII secolo. Encausto e oro su

tavola di pino. 28.5 x 41.8 cm

A destra: Mosaico con immagine di Santo Stefano,

circa 110813, 233 x 134 x 11cm

St. Sophia di Kiev, National Conservation Area

Il calice di Antiochia proveniente

dalla Siria, prima met del VI sec.

Coppa in argento decorata

con tralci di vite e personaggi,

altezza 19. 7 cm, New York.

The Cloisters Collection

S i tratta di un avvincente viaggionel tempo. Nel mondo degli dei,degli eroi, dellAmore, sino a quellodei comuni mortali. Parliamo delle-sposizione permanente Scene dallavita quotidiana nellantichit, allestitaal quarto piano del museo di ArteCicladica - Goulandrs, nella centra-

lissima via Vasilisis Sofias di Atene.Centoquarantadue reperti, prove-nienti dalle collezioni del museo diArte Cicladica, divisi in nove sezionitematiche, ci aiutano a ritrovare iritmi, le abitudini, a percepire lo scor-rere del tempo, con un viaggio a ritro-so, che ci porta sino allet classica,

per scivolare, pian piano, sino allepo-ca ellenistica. Per ricordarci, anche,che gli dei degli antichi greci, amava-no intromettersi nelle vicende deicomuni mortali, sostenendoli, nellabuona sorte, ma facendo anche inmodo che le sventure si potesseromoltiplicare. Per tenere anche a

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La vita nellet classica, al museo di Arte Cicladica di Atene

Dettaglio della scena dedicata alla vita quotidiana di una donna

fotografi: Marilena Stafilidou, George Fafalis

mente, che Eros, il dio dellamore, nelsimposio di Platone, ricerca la bellez-za suprema, nella completezza cheoltrepassa la perfezione fisica. Unacompletezza mira alla conquista dellaconoscenza, la forma pi imperitura einattaccabile di belt e fascino. Lamostra di Atene, ci rammenta ancheche le donne, venivano date in sposadal padre, intorno ai quattordici anni.Solitamente, il consorte, aveva il dop-pio degli anni, e nella scelta del futu-ro marito, le ragazze, non avevanovoce in capitolo. Questo, per non rischiare di creareunimmagine troppo edulcorata edidealizzata dellet classica, ma perriuscire, al contrario, a ricordare, chelaffermazione dei diritti e dellidentitpersonale, in special modo del gentilsesso un processo continuamentein fieri, che ha richiesto costanti sforzi,e ha dovuto misurarsi con le contrad-dizioni e brusche, impreviste, frenate.Le donne, infatti, come ci viene testi-moniato dallesposizione, vivevano nel, solitamente, al pianosuperiore della casa, a loro riservato.In questo modo, i loro consorti, eranoconvinti di proteggere la rispettabilitdella famiglia e di garantirsi, unapaternit certa, per quanto riguarda-va la prole. Oltre a occuparsi delle fac-cende domestiche e della cura deifigli, la sposa, poteva uscire di casa,per andare a raccogliere lacqua, in

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Preparazione alla guerra

...le donne, infatti, come ci viene testimoniato dallesposizione, vivevano nel , solitamente, al piano superiore della casa,

a loro riservato. In questo modo, i loro consorti,erano convinti di proteggere

la rispettabilit della famiglia e di garantirsi, una paternit certa...

occasione di feste religiose, oper recarsi a rendere onore allatomba dei genitori. Unica ecce-zione, le etere, o cortigiane, chefacevano, della loro avvenenzafisica, un punto di forza e motivodi concerta autonomia. Nei filmati proiettati nella saladellesposizione, possiamovedere che lo sport, o, costituiva unpunto centrale della vita di ognigiovane greco. Gare sviluppate-si nel contesto delle feste dedi-cate alle principali divinit: I gio-chi di Olimpia, Nemea, Istmia equelli pitici, si affermaronocome i pi importanti, potendo-si fregiare del titolo di , GiochiPanellenici. Anche qui, sia nellapalestra (dal verbo ,lotto) sia nel (dove gliatleti si affrontavano nudi,), la perfezione fisica erarafforzata dallo sviluppo e dal conti-nuo nutrimento delle facolt intellet-tuali. Infatti, in questi luoghi, eranosoliti insegnare, dialogare, esporre leproprie teorie, filosofi, musicisti, pen-satori, quelli che oggi, verrebberochiamati, probabilmente, intellettuali.Non manca una sezione dedicataallarte del Simposio. Alle riunioniaccompagnate dal vino e da cibi scel-ti, in cui, a partire dal VII secolo a.C.,cerchie di amici, appartenenti a clas-

si agiate, si incontravano per rilassar-si, predisporre lanimo ad aprirsi, (conlaiuto di moderate quantit di vino) ediscutere di poesia, filosofia, dellarealt politica e sociale, o anche, perconoscenze pi ardite. La convivialitcreata dal cibo ha un potere eccezio-nale, il condividere un desco, riesce afar cadere steccati e far dimenticare,anche se momentaneamente, antichirancori. Non sono pochi coloro chepensano, che la predisposizione

odierna dei greci, alla discussione edallanalisi, davanti ad un bicchiere divino ed alle portate di una taverna,derivi, in modo sostanziale, anchedallarte del simposio, dalla possibili-t di esercitare lo spirito critico e diaccrescere la propria sensibilit. Neicampi pi eterogenei. Dalla creativitassoluta dellarte, sino al poteresupremo dellavvenenza fisica.

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Scena intitolata Sulle ali di Eros

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Lultimo paese dEuropa diviso da un muro

LISOLA FERITA

Un gioiello corroso dal tempo e dal nazionalismo, che ha cercato di frantumarne lanima con la distruzione delle chiese cristiane, e, a volte, con la loro trasformazione in moschee

di Alberto Bobbio - Famagosta (Cipro)

La strada abbraccia un incubo. Cun reticolato di filo spinato e dimetallo attorno a questo quartierespezzato dalla storia. Eppure non un monito, n un monumento allamemoria. Si chiamava Varosia il quar-tiere greco della riviera di questa cittirta di storia e di lotte, che si sfaldanel sole e nel vento carico di sale.Gli abitanti lhanno abbandonato inuna notte davanti allavanzata delletruppe turche, portando con s prati-camente solo gli