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Donne in bici

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Donne, Bici e... Varesotto «Il ciclismo? Non è roba da donne». Lo diceva Alfredo Binda, campione di un ciclismo epico e al limite dell’umano: e il destino ha voluto che proprio a lui, all’eroe di Cittiglio, venisse intitolata la gara più importante del ciclismo femminile in Italia. A far la rivoluzione, a Cittiglio, piccolo paese della provincia di Varese, ci pensò una giovane maestra elementare, ai primi anni Cinquanta: fu la prima donna ad acquistare una bicicletta e a usarla per spostarsi in paese. E a nulla valse l’ira del parroco, che tuonava dal pulpito e gridava allo scandalo. Ormai, la rivoluzione era cominciata e non c’era verso di arrestarla. Poi, sempre nel Varesotto, si disputarono le prime gare vere e proprie: erano gli anni Sessanta e, le corse femminili, radunavano grandi folle di curiosi, ma anche tanti contestatori benpensanti. «Tornate ai fornelli! Andate a fare la calzetta!» gridavano non pochi scalmanati, tra il pubblico. Tuttavia, la rivoluzione proseguì, con il braccio muscoloso da operaia e passista di Florinda Parenti, ciclista pioniera, che durante una competizione in Valcuvia, mise a tacere uno a caso tra i facinorosi scandalizzati: a colpi di pompa di bicicletta sui denti. Oggi, in provincia di Varese, il ciclismo è una realtà importante, che ha finalmente conquistato un intero territorio. L’immagine di una ragazza in bicicletta è simbolo di bellezza, è un piacere che allarga i cuori: in passato non era così. Ma tutto cominciò dalle pioniere, quelle ragazze di allora che oggi sono orgogliose di essere state le prime. Donne in bici: erano e sono una piacevole rivoluzione. da http://www.cyclemagazine.eu/

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Donnein bici

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sommario

Ragazze sprint

La Coppa del Mondo, una festa di primavera

Ragazze del Nord

Oltre la gara, c’è un grande impegno

Meraviglie da scoprire

Editoriale2

Portfolio3

Reportage8

Le vincitrici16

Dietro le quinte20

Cicloturismo24IL TEAM SPECIALIZED-LULULEMON INCARNA VELOCITA’ E STILE.IL LORO DESTRIERO E’ L’AMIRA, UNA BICI PENSATA PER LE DONNE PIU’ ESIGENTI.LEGGERA, RIGIDA E VELOCE PER UNA GUIDABILITA’ PRECISA E PERFORMANTE.UN’ISPIRAZIONE DEL CICLISMO TUTTO AL FEMMINILE. SPECIALIZED.COM

VELOCI CON STILE

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Il ciclismo ingrossa i polpacci! Non è roba da donne

«Il ciclismo? Non è roba da donne». Lo diceva Alfredo Binda, campione di un ciclismo epico e al limite dell’umano: e il destino ha voluto che proprio a lui, all’eroe di Cittiglio, venisse intitolata la gara più importante del ciclismo femminile in Italia. A far la rivoluzione, a Cittiglio, piccolo paese della provincia di Varese, ci pensò una giovane maestra elementare, ai primi anni Cinquanta: fu la prima donna ad acquistare una bicicletta e a usarla per spostarsi in paese. E a nulla valse l’ira del parroco, che tuonava dal pulpito e gridava allo scandalo. Ormai, la rivoluzione era cominciata e non c’era verso di arrestarla.Poi, sempre nel Varesotto, si disputarono le prime gare vere e proprie: erano gli anni Sessanta e, le corse femminili, radunavano grandi folle di curiosi, ma anche tanti contestatori benpensanti. «Tornate ai fornelli! Andate a fare la calzetta!» gridavano non pochi scalmanati, tra il pubblico. Tuttavia, la rivoluzione proseguì, con il braccio muscoloso da operaia e passista di Florinda Parenti, ciclista pioniera, che durante una competizione in Valcuvia, mise a tacere uno a caso tra i facinorosi scandalizzati: a colpi di pompa di bicicletta sui denti.Oggi, in provincia di Varese, il ciclismo è una realtà importante, che ha finalmente conquistato un intero territorio. L’immagine di una ragazza in bicicletta è simbolo di bellezza, è un piacere che allarga i cuori: in passato non era così. Ma tutto cominciò dalle pioniere, quelle ragazze di allora che oggi sono orgogliose di essere state le prime. Donne in bici: erano e sono una piacevole rivoluzione.

Ragazze sprint

Editoriale

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No no, troppo maschile per chi dovrebbe stare in cucina: il ciclismo femminile non durerà.

La fatica è la stessa degli uomini, la sete pure.

Guardate gente, che scandalo! Donne a gambe nude, come uomini.

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Andate a casa! gridavano loro, ma le ragazze sprint si ostinarono a pedalare

l’autore Diego Franzetti

La ragazze sprint, tra gli anni Sessanta e Settanta, furono una grande novità che affollava le strade della provincia di Varese, oggi vera e propria culla del ciclismo femminile. L’autore di queste fotografie è Diego Franzetti, noto artigiano ciclista varesino (di Ispra), ma con un passato da buon reporter nel nel mondo delle due ruote. Rigorosamente in bianco e nero…

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Eppure si può fare, essere mamme, fidanzate, casalinghe, impiegate. E atlete. Anzi, anche solo atlete.

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Vittorio Sereni, grande poeta originario proprio di queste terre (era di Luino), raccontava così l’emozione unica del ciclismo, sport fatto di sentimenti profondi. Oggi, fosse stato a Cittiglio, avrebbe riscritto la stessa cosa: tuttavia, al femminile, con dedica speciale alla graziosa Emma. E sarebbe un fatto assolutamente normale. Perché una donna che corre e vince in bici deve essere un fatto speciale (per l’emozione trasmessa), ma al tempo stesso normale (contro vecchi pregiudizi che ancora, incredibilmente, persistono).

La Coppa del Mondo

Lo si aspettava all’ultimo chilometro:“se vedremo spuntare laggiù una certa maglia…”e qualcosa l’annuncia,un movimento di gente giù alla curva,uno stormire di voci che si approssimaun clamore un boato, è incredibile è luiè solo s’è rialzato ha staccato le manice l’ha fatta…

Vittorio Sereni

reportage

una festa di primavera

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Metti un giorno di primavera, nella provincia verde, all’ombra del Campo dei Fiori, con il Lago Maggiore che emana odore di buono, al termine di un inverno piovoso. Il ciclismo porta aria buona, ragazze da tutto il mondo. Femminilità applicata al ciclismo, quel ciclismo bistrattato e che una volta si credeva uno sport che rovinava i polpacci alle donne: oggi, il ciclismo femminile è fatto sì di fatica e sacrifici, ma anche di unghie dipinte, e di piccoli dettagli di vanità. E, naturalmente, un velo di trucco anche sotto il casco e gli occhiali e tutt’intorno emozioni sparse, intense. Ci sono ragazzine agguerrite pronte a sfidare ex ragazzine oggi mamme, mamme in gara con i loro bambini in lacrime a bordo strada e che non vedono l’ora di riabbracciarle.

Eccole le donne che pedalano e si prendono il posto che meritano, davanti a un pubblico che le ammira, che le applaude, che le elogia per ciò che sono e non per come appaiono. Donne a bordo strada che guardano altre donne scattare sui pedali e si ritrovano anche loro con la voglia di risentire quel vento in faccia, quella sensazione che provavano un tempo, quando sgambettavano su mini Grazielle e mai avrebbero pensato di emozionarsi davanti a piccole Gimondi, conosciute per caso all’ombra del Cuvignone, in un paesino, Cittiglio, assolato e radioso.Donne in bici, che corrono veloci in uno sport che è anche una conquista sociale: libertà allo stato puro. E per un evento, bello e applaudito, ecco pedalare ragazze da ogni parte del mondo, con le loro storie e i loro sogni.

Emma Johansson (Orica) ha vinto a Cittiglio (VA) il trofeo Alfredo Binda, seconda prova di Coppa del Mondo donne organizzata dalla Cycling Sport Promotion di Mario Minervino. La Johansson ha regolato in volata un gruppetto composto da altri sette corridori che si erano involati con lei lungo l’ultima salita di giornata, la salita di Orino, la cui sommità dista dal traguardo poco meno di 8 chilometri. Al secondo posto, battuta d’un soffio, si è piazzata Elizabeth Armitstead (Boels Dolmans) mentre sul terzo gradino del podio è salita Alena Amialiusik (Astana Be Pink). Prima delle italiane è stata Elisa Longo Borghini (Hitec Products) sesta: «Sono felicissima per il successo – ha sottolineato raggiante Emma Johansson. La gara di Cittiglio è un po’ come un

campionato del mondo. C’è la folla delle grandi occasioni e questa gara si addice proprio alle mie caratteristiche. Per questo motivo vengo sempre molto volentieri al trofeo Binda. Domenica sarò al Giro delle Fiandre».

Ordine d’arrivo: 1. Emma Johansson (Orica) km in 3h5’24” media km/h 40,032; 2. Elisabeth Armitstead (Boels Dolmans); 3. Alena Amialiusik (Astana Be Pink); 4. Anna Van Der Breggen (Rabo Liv); 5. Pauline Ferrand Prevot (Rabo Liv); 6. Elisa Longo Borghini (Hitec Products); 7. Olga Zabelinskaya (Rusvelo); 8. Elen Van Dijk (Boels Dolmans); 9. Giorgia Bronzini (Wiggle Honda) a 49”; 10. Elena Cecchini (Estado De Mexico Faren)

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Emma Johansson, prima di esultare, a Cittiglio, ha fatto molta strada, tra soddisfazioni sì, ma anche tante delusioni e tanto sudore versato. Sacrifici fatti col cuore: perché il ciclismo non è roba da forzati, ma da innamorati della fatica. Con Emma, la vincitrice, ecco tutto il mondo che pedala al femminile: c’è la giapponese Hagiwara, per la prima volta in fuga, per la prima volta sulle strade d’Italia, accanto all’italiana più attesa, Elisa Longo Borghini, figlia di sciatori illustri e grande promessa del ciclismo. Le emozioni sono intense, ma bisogna saperle cogliere, a bordo strada e in ogni metro della corsa: a Laveno Mombello, le camelie in fiore sono la degna cornice di tutto ciò. Sempre a Laveno Mombello, nella gara delle più giovani (Junior) una ragazza in lacrime pensa di non riuscire nemmeno a partire: ha la bicicletta guasta e lo scopre proprio al momento del via.

Però in pochi istanti, si mobilitano in tanti: e un team avversario le presta una bici funzionante. Per non negarle la gioia di pedalare.Piccole storie che, forse, la cronaca non ha nemmeno registrato, come la visita di una delegazione cinese: “Alfledo Binda”, dicevano, e più di così non riuscivano a pronunciare. Cinesi, ovvero il popolo della bicicletta, qui in Italia a imparare il ciclismo. Donne e bici: sembrava un fatto banale, è invece qualcosa di speciale.

La gara Junior

L’iridata Amalie Dideriksen ha vinto oggi a Cittiglio (VA) il secondo trofeo Da Moreno, memorial Ersilio Ferrario, precedendo di 12 secondi la francese Greta Richioud, campionessa europea e l’altra francese Soline Lamboley, che ha battuto in volata il gruppetto delle migliori, giunto a 22 secondi di ritardo dalla vincitrice. La prima delle italiane è stata Maria Vittoria Sperotto (GS Gauss), quarta.

La gara ha visto la partecipazione di ben 113 atlete. Ordine d’arrivo: 1. Amalie Dideriksen (Amager Cykle Ring) km 63 in 1h40’20”; 2. Greta Richioud (Francia) a 12”; 3. Soline Lamboley (Francia) a 22”; 4. Maria Vittoria Sperotto (GS Gauss); 5. Sofia Beggin (Breganze); 6. Francesca Strozzo (Breganze); 7. Sofia Bertizzolo (Breganze); 8. Katia Ragusa (Eurotarget); 9. Marika Campagnaro (Breganze); 10. Daniela Allietta Magnetto (Piemonte in Rosa)

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Un vincente è un perdente che ha saputo fallire

e reagire, fallire e reagire, fallire e reagire

e finalmente vincere Emma Johansson

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Lo dice Emma Johansson, è il suo motto anche in una giornata di primavera sul Lago Maggiore e nel cuore della verde Valcuvia.

La terra di Alfredo Binda è la capitale del ciclismo femminile: il destino ha voluto legare il campione di ciclismo, che non considerava questo sport adatto alle signore (erano altri tempi), al più bel momento delle donne in bici, in Italia. E, in cima al podio, c’è la graziosa Emma Johansson, occhi chiari, capelli biondi, la vedi svedese già a prima vista. Emma spesso seconda, quasi sempre dietro quel cannibale del ciclismo femminile che si è fermata per una domenica: non c’è Marianne Vos, Emma si prende il centro della scena. Meritatamente. Emma che viene da lontano, che oggi vive nelle Fiandre e la sua vita è pane e ciclismo: era nata con l’idea di fare la sciatrice. Poi si è innamorata di una mountainbike e, da ragazzina adolescente, ha scoperto il ciclismo su strada, da studente, a Skara, che in Svezia è una cittadina famosa per la scuola superiore più antica del paese (del 1600). Skara, che da tempo, sforna studenti modello, ora fa sbocciare anche ciclisti che oggi sono professionisti, tra le donne e tra gli uomini.

le vincitrici

Ragazze delNord

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“Un vincente è un perdente che ha saputo fallire e reagire, fallire e reagire, fallire e reagire e finalmente vincere

Emma Johansson

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Amalie a braccia alzate

«In Danimarca solo dieci ragazze della mia età corrono in bicicletta, non ci sono gare e il ciclismo

femminile, qui in Italia è tutto speciale». Una ragazzona di Copenaghen ha vinto la gara riservata alle Junior, il trofeo da

Moreno che, in realtà, è una piccola Coppa del Mondo: ovvero una grande prova internazionale, per atlete molto giovani. Diciassettenni

e diciottenni arrivate da tutta Italia e da vari Paesi europei.

Amalie Dideriksen ha vinto questa gara, da favorita e di forza, come i fuoriclasse: è la campionessa del mondo e viene

dalla Danimarca, il paese europeo che più usa la bicicletta. Tutti pedalano, poche donne gareggiano, in Danimarca:

il 36% degli abitanti di Copenaghen si sposta in bici quotidianamente. Eppure, questo non è sufficiente per far

nascere campioni. Amalie, però, deve molto a madre natura e ai suoi genitori. Il talento è genetico,

poi se vivi in un paese che già pedala d’abitudine, emergere è più

facile.

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Oltre la gara, c’è un grande impegno

Cinquecento volontari, migliaia di appassionati a bordo strada, poco più di duecento atlete suddivise in due gare. E poi ventuno comuni coinvolti e un progetto di tutela e salvaguardia del territorio e dell’ambiente, chiamato Recycling. Non sono semplici numeri, ma i contorni di un evento che ha una dimensione speciale. Una semplice gara ciclistica ha una partenza e un traguardo, ma un evento che vuole incidere sul territorio dura tutto l’anno, entra nella vita quotidiana delle comunità locali, crea opportunità di ritorno anche economico. Il ciclismo è lo spettacolo gratuito per eccellenza: all’aria aperta, dentro contesti paesaggistici spesso meravigliosi, è lo sport che arriva direttamente sull’uscio delle persone. C’è chi lo considera semplicemente una passione e chi, come la Cycling Sport Promotion, lo ritiene una risorsa per il territorio.

dietro le quinte

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si è lavorato sia per la gara, sia (e soprattutto) per gettare un seme che dia frutto. E il fiume di gente che si è visto a bordo strada, per applaudire campionesse importanti, ma nemmeno troppo famose al grande pubblico, dimostra che questo progetto funziona.

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c’è molto di più, la bicicletta obbliga a guardare avanti e se alzi lo sguardo ti si apre un mondo: anche questa è cultura ciclistica.

si vivono tante piccole storie, compaiono mille

volti dalle espressioni più bizzarre: ci sono piccoli

drammi, sacrifici e sorrisi, sensazioni che restano, che

vanno al di là di una domenica di primavera.

ecco cosa serve al ciclismo per tornare nazional popolare e per restare un’opportunità per tutti e non un impegno, e a volte, una scocciatura, per tanta gente che non capisce il valore della bicicletta, oggi, nel mondo tecnologico e globalizzato. La bici, così semplice, così rivoluzionaria.

Dentro la gara,

Dietro le quinte del Trofeo Binda

Un evento che vive tutto l’anno,

Oltre la catena e il pignone

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cicloturismo

Tra Lago Maggiore e Valcuvia, nel cuore di una provincia che vive il ciclismo con grande passione. Il Varesotto e le sue strade, ai piedi delle montagne, dentro alla sua anima verde, sono una meta ideale per il cicloturismo: a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, a un’ora da Milano. Il Trofeo Alfredo Binda organizzato dalla Cycling Sport Promotion non è una semplice gara femminile, è una scommessa per il territorio e le sue risorse. Per questo, anche il percorso ufficiale di gara è studiato per mostrare il meglio di una

terra meravigliosa, che vien voglia di vedere proprio in bicicletta.Località di partenza è Laveno Mombello, sul Lago Maggiore, punto strategico e suggestivo: è il capolinea delle ferrovie Nord Milano e, per questo, una meta ideale per chi viaggia in treno con la bicicletta. Di fronte alla stazione, inoltre, vi è anche l’imbarco dei traghetti da e per Verbania, sulla sponda piemontese del Verbano. Proprio dalla stazione Nord parte una bella ciclabile che costeggia il torrente Boesio, ai piedi del Sasso del Ferro, e raggiunge Cittiglio in pochi chilometri, ovvero il cuore del Trofeo Binda.

Meraviglie da scoprire

Tra il Lago Maggiore e la Valcuvia, sulle strade perfette per i ciclo-turisti. Perché il trofeo Binda promuove un territorio e le sue risorse naturali

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La gara di Coppa del Mondo, e l’itinerario cicloturistico, invece, prendono la direzione Sud, per toccare Reno, frazione di Leggiuno (a soli 4 chilometri dal via). Qui, a picco sul lago, sorge uno tra i monumenti simbolo del Lago Maggiore, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso. Un luogo magico, mistico e affascinante, ricco di storia e testimonianze artistiche. Da lì si raggiunge Cittiglio attraverso strade poco trafficate e si entra in Valcuvia, in un

contesto naturale molto suggestivo, con possibilità di variare sul percorso ufficiale per raggiungere le vette delle montagne circostanti (il Cuvignone e il San Martino, per esempio). Tesori meravigliosi e poco conosciuti ce ne sono tanti e tutti a portata di pedale, anche per i meno allenati. Scacciare lo stress, in Valcuvia è molto facile: basta assecondare i ritmi del proprio fisico e immergersi nella natura. Con la voglia di scoprire questo territorio.

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La soluzione più comoda e meno stressante per raggiungere Laveno Mombello è utilizzare l’efficiente servizio treno+bici delle Ferrovie Nord. Laveno Mombello è il capolinea di una ferrovia che la collega con la stazione di Milano Cadorna, passando per Varese. Il trasporto di biciclette con Trenord è consentito o negli appositi spazi oppure fino a un massimo di 5 biciclette per carrozza, a discrezione del capotreno. Nei giorni festivi e prefestivi è sempre consentito il trasporto: il biglietto è un supplemento di 3 euro da richiedere presso le biglietterie.

info: www.trenord.it

intreno + bici

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Chiesa dei Santi Primo e Feliciano Edificio

antichissimo (sec. XI) di grande pregio storico e artistico, si trova nel centro storico di Leggiuno. info: www.prolocoleggiuno.it

Museo internazionale del design ceramico Si trova nell’antico palazzo Perabò, testimonianza di un’attività economica di Laveno,

ormai decaduta. Si conservano opere pregevoli. info: www.midec.org.

Cosa vedere

Laveno Mombellofrazione Cerro

Leggiunofrazione Reno

Leggiuno

Eremo di Santa CaterinaLa tradizione vuole che l’Eremo sia stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale

che, scampato ad un nubifragio durante la traversata del lago, decise di ritirarsi su quel tratto di costa e condurvi vita da eremita. La parte più antica risale al secolo XII. Lo si può raggiungere con un sentierino, a piedi, oppure utilizzando un comodo ascensore scavato nella roccia. info: www.santacaterinadelsasso.com

Santuario di San Clemente Antico oratorio (sec.X-XI) che si

trova in cima a una collina molto panoramica. Lo si raggiunge dall’abitato di Sangiano, percorrendo una salita impegnativa (al Picùz), ma che ripaga con una vista meravigliosa.

Villa Della Porta Bozzolo Di proprietà del FAI, risale

ai primi del Settecento. Splendido anche il parco, un meraviglioso giardino all’italiana. info: www.visitfai.it/dimore/villadellaportabozzolo/

Caravate

Museo Alfredo BindaIn onore del suo cittadino più

celebre, Cittiglio ha allestito un piccolo museo, oggi ospitato in alcuni locali della stazione ferroviaria. Si conservano cimeli, documenti e foto rare della vita del campione. info: www.comune.cittiglio.va.it/binda/

Cittiglio

Casalzuigno

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Mesenzana

Casalzuignofrazione Arcumeggia

Antica torre medioevaleAi piedi del monte San Martino,

si trova nel centro storico di un piccolo borgo medioevale.

La roccaI resti del castello medioevale

sono una chicca per gli appassionati di storia. Immerso nella natura, ai margini dell’abitato, questo rudere è un monumento che merita una sosta, anche per ammirare alcuni scorci suggestivi della Valcuvia e del parco del Campo dei Fiori. info: http://www.comune.orino.va.it/hh/index.php

Chiesa di San PietroSplendido esempio di architettura

romanica, monumento nazionale dal 1912. Vi si possono ammirare testimonianze architettoniche medioevali risalenti a varie epoche, dal secolo XI al Quattrocento. Al suo interno si conservano affreschi di ottima fattura risalenti ad un periodo compreso tra il XV ed il XVII secolo. info: www.comune.gemonio.va.it

Museo BodiniMuseo dedicato un celebre scultore, nato a Gemonio nel 1993 e scomparso nel 2005. L’esposizione si trova in una cascina restaurata e ben allestita, nel centro storico del paese. info: www.museobodini.it.

Museo della cultura rurale Conserva oggetti e testimonianze

del passato contadino di questo grazioso borgo. Un’esposizione che aiuta a rivivere il rapporto con la natura, qui rigogliosa, e con un territorio. info: http://www.museo.brinzio.va.it/

Il paese dipintoUna galleria dell’affresco a cielo aperto, realizzata a partire dal 1956, con opere di famosi pittori italiani tra cui Aligi Sassu, Gianfilippo Usellini, Innocente Salvini, Remo Brindisi e molti altri. Il paese diede i natali anche allo scultore Giuseppe Vittorio Cerini, di cui è possibile visitare una piccola gipsoteca. Vi si arriva da Casalzuigno, con una salita di 3 km piuttosto impegnativa (ma se presa con calma non è impossibile), oppure scollinando dal passo Cuvignone (con un itinerario che parte da Cittiglio), ascesa per ciclisti allenati. info: www.provincia.va.it/code/33498/Arcumeggia

Orino

Gemonio

Brinzio

Il Parco regionale Campo dei Fiori è per gran parte teatro del Trofeo Alfredo Binda: domina la zona collinare varesina e la Pianura padana ed è delimitato a nord ovest dalla Valcuvia, a est dalla Valganna ed a sud dalla città di Varese. Comprende due importanti massicci, il Campo dei Fiori e la Martica, separati dalla Valle della Rasa, da dove nasce l’ Olona. Offre splendide possibilità di escursioni, sia a piedi, sia in mountainbike. info: www.parcocampodeifiori.it/

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Cosa mangiare

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Da poco tempo si è sviluppata una rete di strutture alberghiere perfettamente attrezzate per i cicloturisti, con servizi di standard europeo. Per tutte le info: www.lagomaggiorebikehotels.it/partner

Dove dormire

Astrid Schartmüller è arrivata appositamente da Bolzano, per Cyclemagazine e con la voglia di scoprire in bicicletta le bellezze della Valcuvia e del Lago Maggiore. È nata in Germania (ad Amburgo), ma oggi vive in Italia ed è ingegnere edile. Da vent’anni corre in

bicicletta: attualmente è un’affermata mediofondista che gareggia in tutte le principali manifestazioni granfondistiche. Nel suo palmarès anche la Maratona dles Dolomites e molti altri traguardi prestigiosi. Dal 2009 gareggia con bici Specialized di cui, oggi, è una valida testimonial. E, cosa non da poco, è una donna che riesce a far convivere il lavoro, la vita extra sportiva con l’attività agonistica di ottimo livello.

Ha pedalato con noi

Dai formaggi ai salumi, alle conserve: la tradizione gastronomica, tra Lago Maggiore e Valcuvia è la testimonianza di un rapporto con le proprie risorse naturali che oggi vengono riscoperte. Il Varesotto riscopre i propri prodotti a chilometro zero e li promuove anche in vista dell’Expo 2015. Per avere tutte le informazioni e i dettagli sui produttori e sulle strutture si consiglia di visitare il sito di Agenda 21 laghi: www.spaziodelta.com/agenda21/Port_Turistico/index.asp

In alternativa ecco un altro indirizzo molto utile: www.itinerariesapori.it/ristoranti-agriturismo-bed-breakfast-hotel-provincia-varese.htm

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“Gli speciali di Cyclemagazine” è una pubblicazione a cura diCyclemagazine Testata giornalistica registrata presso Tribunale di Varese n. 1/2014ROC 24257

Direttore responsabile Lorenzo FranzettiRedazione Guido Rubino, Marta Villa, Alberto SarrantonioSegreteria di redazione Alessandra DoridoniEditore La LibEreria, s.o. via Marconi 23 – 21027 Ispra (VA)Giornale online www.cyclemagazine.euInfo e contatti commerciali: [email protected] e progetto grafico Serena Brovelli, Monica Liparoto

Hanno collaborato alla realizzazione di questo speciale Roberto Bettini, Valentina Carretta, Annalisa Ricetti, Astrid Schartmüller, Livio Iacovella, Flaviano Ossola e Diego Franzetti

Cyclemagazine è nato dal progetto“cycle!”Collana libraria ideata e diretta da Albano Marcarini.Progetto grafico: Dondina Associati, MilanoEdizione italiana a cura di Ediciclo editore (www.ediciclo.it)Edizione francese a cura di Rossolis editore (www.rossolis.ch)Info: [email protected]

Sono nata in provincia di Varese e corro in bici. Questo sport mi ha forgiato il carattere, mi ha insegnato molto e da esso sto maturando come atleta e come donna. Ogni giorno ho bisogno di pedalare, di far fatica ma anche divertirmi sulla mia bici, confrontarmi con le colleghe, sfidare anche con me stessa! Pedalare fa bene alla salute, alla mente e alla propria persona.Ho iniziato per gioco, ma oggi pedalo per lavoro. Il ciclismo femminile è cresciuto molto negli ultimi anni: oggi abbiamo più considerazione e diritti, ma se lo confrontiamo con quello maschile, è ancora uno sport di serie B: in Italia non siamo considerate professioniste (dal punto di vista legale, poiché a livello di fatica e sacrifici, il nostro impegno come donne è totale), purtroppo ancora oggi, molte persone credono che questo sport non sia un lavoro adatto alle donne. Ma il nostro movimento cresce e stiamo lottando per cambiare la mentalità di un intero sistema.

“Ci ho provato, ma non ho vinto. Eppure ho visto tanti, tantissimi tifosi che mi hanno incitato per tutto il giorno, sulle mie strade.

In alto. Valentina Carretta , 24 anni, atleta del team Alé Cipollini, in due foto realizzate per il calendario benefico a favore di Andos onlus.

la ciclista varesina

Io Valentina

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