cu re · 2019-04-19 · (soren kierkegaard) – il «padre nostro» è il compendio di tutto il...
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DEL MONDO
Periodico di collegamentodel Tempio Universale dellaDevozione al Sacro Cuore NUMERO 4 - ANNO VENTESIMO - LUGLIO/AGOSTO 2016
in questo numero Direttore responsabileGian Luigi Pussino
Promosso dallaPia Opera del Sacro Cuore
Editore e proprietàIspettoria Salesiana Romano Sarda
CollaboratoriRaffaele Panno, Antonio Sperduti,Giovanna Luchi, Rosamaria Nania,
Emma Ciccarelli, Paolo Evelli,Michelangelo Dessi
Direzione, redazionee amministrazione
Via Marsala, 42 - 00185 RomaTel. 06.444.83.403 - 06.444.83.411
Fotografi eBS, ANS, Ispett. Romana
Bruno Gherbassi
Della riproduzione parziale o integrale degli scritti,fotografi e e illustrazioni, non si restituiscono gli originali,
salvo previa intesa con il Direttore.
Pubblicazione bimestrale gratuita.
Registrazione presso il Tribunale di Roman° 00053/97 del 31-01-97
CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA
Diffusione gratuitaSpedizione in abbonamento postale
C/C postale n° 914010
Tipolitografi a Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 • 00181 Roma
Tel. 06.78.27.819 - [email protected]
Finito di stampare nel mese di Luglio 2016
Associata allaUnioneStampa PeriodicaItaliana
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In conformità alla Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali, la Pia Opera del Sacro Cuore garantisce la massima riservatezza dei dati da lei forniti. Il loro trattamento viene realizzato dalla Ispettoria Salesiana di Roma, che am mi nistra
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PIA OPERA DEL SACRO CUORE - Via Marsala, 42 - 00185 Roma
CU REEL MMMMMOOOOOONNNNNDDO
pagina 1 Lettera del Rettore
Vita del santuario
4 Festa del Sacro Cuore di Gesù 2016
Estate Ragazzi 2016
6 Fuori di tendaFai un passo in più, il futuro lo decidi tu!
Cuore in preghiera
8 Primo venerdì nel mese di Luglio 10 In alto i cuori! 12 Primo venerdì nel mese di Agosto
Vita di San Giovanni Bosco
14 Presentazione degli scritti pedagogici di Don Bosco
La Misericordia nel cuore
17 Maria Madre di Misericordia
La famiglia nel cuore
18 Amoris Laetitia
Cuore Giovane
20 I giovani in Medioriente... progetto G
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«Venite in disparte,voi soli,
in un luogo deserto,
e riposatevi un po’» (Mc 6, 1-31a)
Dopo momenti impegnativi e stressan-
ti per la vita del gruppo dei discepoli
e per Gesù stesso non avendo ne-
anche il tempo per mangiare, Egli avverte
la necessità di un momento di riposo da
proporre andando in un luogo in disparte e
deserto. Noi diremmo che anche per Gesù
e i suoi discepoli viene l’ora di “staccare la
spina” anche se il suo proposito avrà scar-
so successo, vista la folla che li precede
dove vanno.
Il tempo del riposo è necessario in una
sana visione della persona umana, carne
animata dallo spirito e spirito che si mani-
festa attraverso il corpo, polvere delicata e
fragile che prende vita grazie al soffi o vitale
di Dio.
D’altra parte è il Creatore stesso che dopo
aver lavorato per sei giorni alla creazione
del mondo e dei suoi abitanti, dà compi-
mento all’opera creatrice nel settimo gior-
no, il “giorno del riposo”, nel quale Dio
opera: consacra a sé quel giorno e lo be-
nedice. Il riposo di Dio è una cifra simbolica
per dire che tutto quello che Dio ha fatto è
perfettamente compiuto. Ed è un riposo fe-
condo, perché la benedizione divina rende
fecondo il settimo giorno consacrandolo a
sé. ... Gen 1 vuole presentare Dio come
colui che lavora e riposa, quindi come colui
che include in sé sia il lavoro sia il riposo”.
Il lavoro-riposo di Dio genera la festa: il
sabato, che il popolo ebraico deve san-
tifi care per due ordini di motivi: come
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memoria del riposo del Creatore (Es
20,11) e come memoria della liberazio-
ne dall’Egitto (Dt 5,15). Infatti “liberando il
suo popolo dall’Egitto, Dio lo libera dalla
schiavitù del lavoro onniassorbente e dal-
la logica della produttività. La festa dà al
lavoro il senso ultimo e perciò lo redime”.
Il Dio biblico, che lavora e riposa, dona una
sorta di “architettura al tempo”, con la be-
nedizione e la consacrazione del settimo
giorno. Ecco la descrizione delle caratteri-
stiche del sabato ad opera di un noto scrit-
tore giudaico:
“Nell’oceano tumultuoso del tempo e della
fatica vi sono isole di tranquillità dove l’uo-
mo può trovare rifugio e recuperare la pro-
pria dignità. Questa isola è il settimo gior-
no, il Sabato, un giorno di distacco dalle
cose, dagli strumenti e dagli affari pratici e
di attaccamento allo spirito”.
(Pietro Maria Fragnelli)
In Gesù Redentore il Padre porta a compi-
mento il suo progetto d’amore verso l’uo-
mo chiamato a vivere in Cristo che dice:
“28Venite a me, voi tutti che siete affaticati
e oppressi, e io vi darò riposo. 29Prendete
su di voi il mio giogo e imparate da me,
perché io sono mansueto e umile di cuo-
re; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30poiché il mio giogo è dolce e il mio carico
è leggero.” (Matteo 11, 28-30)
È in lui che ogni uomo trova riposo non solo
dalle fatiche fi siche, ma il riposo dell’anima,
quello che esprime il dono della pace donata
da Lui: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non
sia turbato il vostro cuore e non abbia timo-
re.” (Vangelo di Giovanni 14,27).
Il riposo all’anima ti dà la vera pace nel cuore,
che non dipende dalle circostanze esterne.
Questa pace è molto più della semplice as-
senza di confl itti o tensioni. Questa pace
è una condizione di vero benessere, in cui
l’anima, l’intimo del cuore, è veramente
tranquilla e serena. La cosa più meravi-
gliosa della pace che Gesù offre è che
si tratta di una pace con Dio stesso, il
nostro Creatore. Infatti, solamente quan-
do abbiamo pace con il nostro Creato-
re possiamo avere un cuore veramente
tranquillo. Quando abbiamo pace con
Dio, allora, l’anima nostra ha vero riposo,
e così la vita si trasforma.
(De Felice Marco)
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È Cristo il riposo dell’uomo. Nel-
la sua Pasqua e nella liberazione
da ogni forma di schiavitù, specie
il peccato e la morte Egli restitu-
isce l’uomo alla nuova creazione
facendo di lui una nuova creatura
capace di affermare nella verità
“Per me infatti il vivere è Cristo e
il morire un guadagno.” (Fil 1,21)
Perché questo dono diventi realtà
accessibile e vissuta dall’uomo in
cerca di riposo occorre accogliere
l’invito di Gesù: “Venite a me,...”. Ciò com-
porta il fi darsi e l’affi darsi a Lui, il dichiarar-
Lo “speranza nostra”, il nutrire sentimen-
ti di gratitudine verso di Lui, fonte di ogni
bene. È un impegno del cuore che ci fa
condividere il riposo dell’Eterno nel conti-
nuo rendimento di grazie per il dono del
suo riposo e della sua pace.
Quanto diverso il riposo che Dio ci dona
nell’esperienza sabbatica e nella Pasqua di
Cristo dai surrogati che ci procuriamo per
vivere l’esperienza del nostro riposo ridot-
to ad insulso week-end o a semplice as-
senza/astensione dal lavoro, dallo studio,
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dalla scuola... alla ricerca di riempitivi che
alla fi ne ci lasciano più stanchi ed oppres-
si di prima, consumatori di riti sempre più
spersonalizzanti ed alienanti vissuti all’inse-
gna della cultura dello sballo e della ricerca
irrefrenabile di una novità che nella sua ri-
petitività ci rende sempre più consumatori,
condannati a passare di routine in routine
e sempre meno persone pacifi cate con se
stessi e con gli altri, consapevoli della pro-
pria e altrui verità, aperti alla rigenerazione
e alla novità di vita del quotidiano.
A noi la gioia di accogliere quell’invito di
Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affa-
ticati e oppressi, e io vi darò riposo”.
Don Raffaele Panno
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IO FESTA del SACRO CUORE
Alcuni momenti
della FESTA
del SACRO CUORE
presieduta
da S. Em. Card.
Giuseppe VERSALDI
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IODI GESÙ Venerdì 3 giugno 2016
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16Fuori di tenda - Fai un passo
Domenica 12/6 Celebrazione Eucaristica h. 11.30 Mandato agli animatoriLunedì 13/6 “Giochiamo in casa” 9,00 Accoglienza, Inno, Canti, Bans 9,30 Preghiera ed video di introduzione 10,00 Formazione 10.30 Merenda 11,00 Giochi 12,30 Pranzo 13,00 Gioco libero 14,00 Laboratori (lunedì e mercoledì)/Film (venerdì) 15,30 Sport 16,30 Preghiera e “Buonanotte” 17,00 ConclusioneMartedì 14/6 Passeggiata a Villa BorgheseMercoledì 15/6 “Giochiamo in casa”Giovedì 16/6 Gita al mare (Ladispoli)Venerdì 17/6 “Giochiamo in casa” e alle 15,00
vediamo insieme Italia-Svezia Domenica 19/6 Celebrazione Eucaristica h. 11.30Lunedì 20/6 “Giochiamo in casa”Martedì 21/6 Passeggiata “Madre Mazzarello”Mercoledì 22/6 “Giochiamo in casa”Giovedì 23/6 Escursione al lago di AlbanoVenerdì 24/6 “Giochiamo in casa”Domenica 26/6 Celebrazione Eucaristica h. 11.30Lunedì 27/6 “Giochiamo in casa”Martedì 28/6 “Giochiamo in casa”Mercoledì 29/6 Pellegrinaggio giubilare della CEPMercoledì 6/7 Festa delle Estate Ragazzi
ad Arcinazzo
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REin più, il futuro lo decidi tu!
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Primo venerdì del mese di Luglio
LA PAROLADal Vangelo secondo Luca (11, 1-13)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe fi nito uno dei discepoli gli disse: «Signore insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santifi cato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, per-ché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, per-ché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’inter-no gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono già a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se an-che non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.«Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate
e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il fi glio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri fi gli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
– Il primo canto dell’uccellino è un «Padre» che chiede al cielo il pane quotidiano. (Ramón Gómez de la Serna)
– Se gli uomini dicessero a Dio con verità: «Padre Nostro» la terra cambierebbe volto. (Dietrich Bonhoeffer)
– Invece di stare a predicare sul dovere di pregare Dio, non sarebbe più giusto ammonire gli uomini sul privilegio immenso che è il poter parlare con Dio? (Soren Kierkegaard)
– Il «Padre Nostro» è il compendio di tutto il Vangelo. (Tertulliano)
– L’esperienza della beata Angela da Foligno: «Una volta, al sedicesimo passo andai in chiesa e supplicai Dio di farmi una grazia. Mentre pregavo, egli mi mise nel cuore il Padre nostro e mi dette la chiara intelligenza della sua bontà e della mia indegnità e le parole mi furono spiegate ad una ad una. Io dissi quel Padre nostro con tanta calma e conoscenza di me stessa che, sebbene piangessi amaramente per i miei peccati e la mia indegnità, di cui mi rendevo conto in quella preghiera, tuttavia provai una grande consolazione e cominciai a gustare un po’ la dolcezza divina, perché scoprii, e ancora vi scopro, la divina bontà, meglio che qua-lunque altra cosa (Memoriale).
per meditare...
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Carl Heinrich Bloch: “Il discorso alla montagna” (1890)
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Primo venerdì del mese di Luglio
per pregare...
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.
Più riceviamo nel silenzio della preghiera,
più daremo nella vita attiva.
Abbiamo bisogno di silenzio
per smuovere le anime.
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.
L’importante non è ciò che diciamo,
ma ciò che tu dici attraverso di noi.
Tutte le nostre parole saranno vane
se non vengono da te.
Resteremo certamente poveri
fi nché non avremo scoperto le parole
che danno la luce di Cristo.
Resteremo ingenui,
fi nché non avremo imparato che
ci sono silenzi più ricchi
dello spreco di parole.
Resteremo degli inetti,
fi nché non avremo compreso che,
a mani giunte,
si può agire meglio
che agitando le mani.
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio!
(Dom Helder Câmara)
Abbiamo bisogno di trovarti
frasi da ripetere
In questo meseLeggiamo:• Vangelo secondo Luca
(capp. 10-12).
Preghiamo:• Preghiere spontanee.
Intenzione:• Per il rispetto dei popoli indigeni.• Per la Chiesa dell’America latina.
• Padre nostro, sia santifi cato il tuo nome. • Padre nostro, sia fatta la tua volontà.• Padre nostro, dacci oggi il nostro pane.
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Il periodo estivo (luglio-agosto particolarmente), è il periodo di ferie, di vacanze, di tempo libero, di riposo... Nel Vangelo Gesù invitata i suoi discepoli a riposare dopo giornate di gran-de impegno: «Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto ed insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’» (Mc 6,30-31).Quest’anno, con lo svolgimento delle Olimpiadi in Brasile e degli Europei di calcio, le occasioni di svago si moltiplicheranno... Non dimentichiamo l’immenso patrimonio artistico, folkloristico, paesaggistico, eno-gastronomico italiano da valorizzare: suggeriamo una serie di preghiere e poesie che ristorino, oltre il fi sico anche il nostro spirito.
Ragazzo dell’alba Ragazzo dell’alba, mio piccolo Signore,Fa’ che tutto sia bello, sul mio cammino.Tutto bello, dietro a me, sul mio cammino.Tutto bello, dinanzi a me, sul mio cammino.Tutto bello, intorno a me, sul mio cammino.Fa’ che i miei occhi vedano solo bellezza,Bellezza! Bellezza! Bellezza!Grazie, oh mio piccolo Signore,Ragazzo dell’alba!
Preghiera dei Navajos degli Stati Uniti
Preghiera di un campione olimpico rimasto paralizzato Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:egli mi ha fatto povero per non essere egoista.Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisognoe quasi contro la mia volontà.Le preghiere che non feci furono esaudite.Sii lodato: o Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io!
Kirk Kilgour
Kirk Kilgour in occasione della sua ultima visita in Italia,
in Piazza San Pietro durante il Giubileo degli ammalati.
Quel giorno recitò la sua ultima preghiera alla presenza di Sua Santità Giovanni Paolo II.
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I CUORI!Tramonto tra i pini Risvegliato dal sonno fra i piniApro torpidamente gli occhiE vedo candidi bellissimi uccelliOr qua or làVolare nel porto al tramonto del sole:Forse sono il soloA saper la bellezza di questo spettacolo.
Kim Samhyon - Corea
Donami anche il buon umore Dammi, o Signore,una buona digestionee anche qualcosa da digerire.Dammi la salute del corpocol buon umore necessario per mantenerla.
Dammi, o Signore,un’anima santa che faccia tesorodi quello che è buono e puro,affi nché non si spaventi del peccato,ma trovi alla tua presenza la viaper metter di nuovo le cose a posto.
Dammi un’animache non conosca la noia,i brontolamenti, i sospiri e i lamentie non permettere che io mi cruccieccessivamente per quella cosatroppo evidente che si chiama «io».
Dammi, o Signore,il senso del ridicolo:concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,affi nché conosca nella vita un po’ di gioiae possa farne parte anche agli altri.
San Tommaso More
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Primo venerdì del mese di Agosto
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LA PAROLADal Vangelo secondo Luca (14,1.7-14)
Un sabato era entrato in casa uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no curare il sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel poz-zo, non lo titrerà subito fuori in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.Osservando poi come gli invitati sceglievano i pri-mi posti, disse loro una parabola: «Quando sei in-vitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un invitato piu ragguar-devole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece quando sei invita-to, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora te ne andrai con onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
– “... il brano che Luca ci ha offerto oggi è esemplare. Anche paradossale, almeno a giudizio del senso comune. Abbiamo sentito: Gesù ha fatto l’elogio dell’ultimo posto. Nel racconto di Luca il Signore era stato invitato a un banchetto da uno dei capi dei farisei. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, ma anche lui guardava con attenzione i commensali... E Gesù indica il comportamento da praticare: la modestia. Scegliere l’ultimo posto...”.
(E. Bianco, All’altare di Dio; anno C, p. 209)
– Non è la funzione che è in errore ma il ministro; non è l’istitutzione divina che può dispia-cere, ma la condotta di colui che l’amministra. Il potere non viene dal diavolo, ma tuttavia è esposto alle insidie del diavolo...”.
(Ambrogio di Milano, Trattato sul Vangelo di Luca, 4,29.31)
– “La sola cosa che non sia invidiata in questo mondo, è l’ultimo posto”. (Teresa di Lisieux alle novizie)
per meditare...
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri u
Primo venerdì del mese di Agosto
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Mi hai fatto povero
tra il sorriso delle stelle,
mi hai dato un cuore
mendicante per le strade...
Passai ramingo di porta in porta
e, quando la mia borsa si riempiva,
tu mandavi a derubarmi.
frasi da ripetere
In questo meseLeggiamo:• V angelo secondo Luca
(Capp. 12-14).
Preghiamo:• Preghiere per varie circostanze:
cfr. pp 10-11.
Intenzione:• Perché lo sport sia un’opportunità
di incontro fra i popoli.• Per imparare dai poveri il senso dell’umiltà
e della precarietà.
• Cristo, fa’ di noi strumenti della tua pace!.
per pregare...
Un cuore mendicanteAl termine della lunga mia giornata
vengo a lagnarmi alla soglia
della tua ricca casa:
ecco la mia sporta vuota!
Ti vidi allora scendere
a prendermi per mano
e mi ritrovai seduto accanto a te sul trono.
Rabindranath Tagore
• Signore, che io scelga l’ultimo posto!ce!.
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Presentazione degli scritti pedagogici di Don Bosco
ella “Lettera dell’84” ab-
biamo parlato nei numeri
precedenti; “I ricordi con-
fi denziali ai Direttori” ampliano,
secondo le mutate condizioni
del tempo, la “Lettera a Don
Rua” ricalcandone la struttura.
Mi fermo sullo spirito
di questa ultima, che
pur non essendo
espressamente uno
scritto pedagogico,
contiene molti spunti
educativi. Nel 1863 si apre l’o-
pera a Mirabello: Don Bosco vi
invia come direttore Don Rua: la
lettera che gli manda è impron-
tata alla carità, all’amore paterno
e senso ed equilibrio educativo
“è pegno del grande affetto che
ti porto”. Dopo avergli dato al-
cuni consigli personali, lo invita
ad essere attento e paterno nei
confronti dei Maestri, Assisten-
ti, Capi camerata, Personale
di servizio e i giovani interni ed
esterni. Il n. 5 dei consigli verso
te stesso recita: “Studia di farti amare prima di farti temere... Le tue sollecitudini siano di-rette al bene spirituale, sani-tario, scientifi co de’ giovanetti dalla divina provvidenza a te affi dati”. [da mihi animas è sal-
vezza “integrale” della persona].
Il n. 1 “con gli esterni” dice: “la
carità e la cortesia siano le note
caratteristiche di un direttore
tanto verso gli interni, quanto
verso gli esterni”.
“I ricordi confi denziali ai diretto-
ri” sono del 1886 (8 dicembre,
festa dell’lmmacolata): rifl ettono
una situazione completamente
cambiata. Lo spirito è lo stes-
so: sono inseriti nuovi elemen-
ti, quali i Coadiutori, gli appar-
tenenti alla Società Salesiana,
ormai fi orente ed affermata.
Nell’ultima sezione, intitolata
Nel Comandare al n. 2 afferma:
“Nel comandare si usino sem-
pre modi e parole di carità e di
mansuetudine. Le minacce, le
ire, tanto meno le violenze, sia-
no sempre lungi dalle tue parole
e dalle tue azioni”. Il n. 4 è un
“suggerimento psico-pedago-
gico” sul modo di comandare:
“In caso di dover comandare
cose difficili o ripugnanti, al su-
balterno si dica P. E. – Potresti
fare questa o quell’altra cosa?
Oppure: Ho cosa importan-
te, che non vorrei addossarti,
perché diffi cile, ma non ho chi
al pari di te possa compierla:
Avresti tempo, sanità; non te lo
impedisce altra occupazione,
ecc.? L’esperienza ha fatto co-
noscere che simili modi, usati a
tempo, hanno molta effi cacia”.
Non manca un’attenzione par-
ticolare per i confratelli più de-
boli. AI n. 5 raccomanda: “Si
faccia economia in tutto, ma
assolutamente in modo che
agli ammalati non manchi nul-
la”. In questo articolo parla con
chiarezza e una certa durezza
della necessità di condurre una
vita semplice, austera e povera.
“IL SISTEMA PREVENTIVO
nella EDUCAZIONE
della GIOVENTÙ” (1877).
È un brevissimo trattatello, con-
siderato la Magna Charta del si-
stema educativo di Don Bosco:
il Santo Educatore dice all’inizio
che ha steso queste poche pa-
gine per le richieste fatte sul suo
modo di educare e che ha in-
tenzione di stendere un’operetta
su tale argomento. [Cosa non
avvenuta].
In che cosa consiste.
Si oppone al Metodo Repres-sivo, prevalente nel suo tempo:
consiste nel far conoscere le
regole e farle applicare, com-
minando ai trasgressori le pu-
nizioni previste. Questo metodo
può andare bene per gli adulti e
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Mirabello, Piazza della Libertà, Collegio Salesiano
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per la Milizia. ll Sistema Pre-ventivo invece “consiste nel
far conoscere le prescrizioni e
i regolamenti e poi sorvegliare
in guisa, che gli allievi abbiano
sempre sopra di loro l’occhio
vigile del Direttore o degli as-
sistenti, che come padri amo-
rosi parlino, servano di guida
ad ogni evento, diano consigli
e amorevolmente correggano,
che è quanto dire: mettere gli
allievi nella impossibilità di com-
mettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tut-
to sopra la ragione, la religio-ne e sopra l’amorevolezza, perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lon-tano gli stessi leggeri castighi.
Perché è preferibile• L’allievo non resta avvilito per
le mancanze commesse.
• Il motivo: la mobilità giovanile.
• Il sistema repressivo impe-
disce qualche disordine, ma
“incattivisce” il colpevole.
• Il sistema preventivo non rom-
pe mai il rapporto educativo.
Applicazione
del sistema Preventivo.
“La pratica di questo sistema è
tutta appoggiata sopra le paro-
le di San Paolo che dice: Cha-ritas benigna est, patiens est, omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet” ... Per questo
motivo solo il cristiano può ap-
plicare il sistema Preventivo:
• Il direttore deve essere “con-
sacrato” agli educandi;
• Maestri, capi d’arte, assi-
stenti devono essere di mo-
ralità accertata;
• Ampia libertà di gioco e di at-
tività Iudico-formative (ginna-
stica, musica, declamazione,
teatrino, passeggiate) per raf-
forzare moralità e sanità;
• Frequente Confessione e
Comunione e Messa quoti-
diana (mezzi forniti dalla Re-
ligione: accennare alla visita
del Ministro inglese in un Isti-
tuto Salesiano di Torino);
• Attenzione ai cattivi discorsi:
“un buon portinaio è un tesoro”;
• Dopo le preghiere della sera,
la Buona Notte di 2 o 3 minuti;
• Prima Comunione in età
adatta (la Chiesa antica di-
stribuiva le particole consa-
crate avanzate ai piccoli);
• Frequente Comunione (ogni
8 giorni secondo S. Filippo
Neri) durante la Messa (C.
Trid. XXII, c. VI).
Utilità del sistema Preventivo.
Vantaggi:• L’allievo, notando che l’edu-
catore è tutto dedicato a lui,
avrà rispetto e un buon rap-
porto col superiore;
• Con tale sistema, anche l’al-
lievo più diffi cile non potrà
non migliorare;
• Gli allievi con “triste abitudi-
ni” non possono danneg-
giare i buoni, per la presen-
za dell’assistente.
Una parola sui castighi.
“Dove è possibile non si faccia
mai uso dei castighi; dove poi la
necessità chiede repressione, si
ritenga quanto segue”:
1) L’educatore si faccia amare:
la sottrazione di benevolenza è
castigo;
2) “presso ai giovanetti è casti-
go quello che si fa passare per
castigo”: uno sguardo non amo-
revole, la lode [teoria del rinforzo],
il biasimo...
3) l castighi non devono essere dati
in pubblico, ma in privato (tranne
caso di scandalo pubblico];
4) Mai castighi violenti, quali
percosse, in ginocchio, tirare
le orecchie ...
Dei castighi da infl iggersi
nelle Case Salesiane.
Nel 1883, nel giorno di San
Francesco di Sales, D. Bosco
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torna sulla questione dei ca-
stighi in una lettera circolare ai
Salesiani, ai Prefetti e ai Maestri.
Tenendo conto della carità pa-
storale e dell’affetto di Don Bo-
sco verso i giovani, ci sembra
strano che scriva ai Salesiani
una circolare sui castighi; i mo-
tivi sono sostanzialmente due:
1) spesso e da varie parti era
stato interpellato, perché desse
delle indicazioni sull’uso dei ca-
stighi, in particolare, su alcuni di
essi, che venivano impartiti an-
che nelle case salesiane;
2) dall’ambiente familiare iniziale
di Valdocco si era nel 1883 giunti
a strutture molto grandi e com-
plesse: Don Bosco era preoc-
cupato che i “Regolamenti” so-
stituissero lo “spirito di famiglia”.
Dopo aver ricordato che i Sa-
lesiani devono usare il sistema
preventivo, aggiunge: “mezzi
coercitivi non sono mai da ado-
perarsi, ma sempre e solo quelli
della persuasione e carità”.
Ritiene opportuno ricordare al-
cuni mezzi, ma afferma subito:
“bisogna che voi non dimenti-
chiate mai che rappresentate i
genitori di questa cara gioventù”.
1) Non Punite mai se non
dopo aver esauriti tutti
gli altri mezzi.
“Perciò raccomando a tutti i
Direttori, che prima debbano
adoperare la correzione paterna
verso i nostri cari fi gli, e che que-
sta sia fatta in privato, o come si
suoi dire in camera charitatis.
In pubblico non si sgridi mai
direttamente, se non fosse per
impedire lo scandalo, o per ri-
pararlo qualora fosse già avve-
nuto”. Raccomanda ai Maestri
di saper perdonare; i Maestri
che “nulla perdonano agli allievi,
sogliono perdonare poi tutto a
se stessi”.
D. Bosco mette in guardia i
Salesiani nel trattare e nel ca-
stigare i “riottosi” e gli “indoci-
li”, perché possono ottenere
l’effetto contrario, se non ca-
librano l’intervento educativo:
“devo dirlo con qualche dolore
che nella poca sommissione di
questi tali, noi medesimi aveva-
mo sempre una parte di colpa”.
2) Procurate di scegliere
nelle correzioni il
momento favorevole.
a) Agire non per “umore o per
furia”, ma per “ragione”;
b) Non punire immediatamente:
lasciare il tempo per rifl ettere ed
utilizzare il “tempo opportuno”
3) Togliere ogni idea che
possa far credere che si
operi per passione.
Dopo aver affermato: “mettiamoci
quasi a loro servizio, come Gesù
che venne ad obbedire e non
a comandare”, Don Bosco ag-
giunge: “allontaniamo ogni colle-
ra quando dobbiamo reprimere i
loro falli”. “La vergogna pubblica si
riservi come ultimo rimedio. Alcu-
ne volte servitevi di altra persona
autorevole che lo avvisi, e gli dica
ciò che non potete, ma che vorre-
ste dirgli voi stessi”.
4) Regolatevi in modo
da lasciare la speranza
al colpevole che possa
essere perdonato.
“Il fanciullo vuole essere persua-
so che il suo superiore ha buo-
na speranza della sua emenda-
zione”.
5) Quali castighi debbano
adoperarsi e da chi.
Don Bosco scende al partico-
lare parlando dei castighi che si
usavano nel suo tempo: alcuni
li approva, altri li esclude netta-
mente. “Eccovi alcuni castighi,
che soli io vorrei adoperati tra
noi. Uno dei mezzi più effi caci di
repressione morale, è lo sguar-
do malcontento, severo e tristo
del superiore”.
Don Bosco conclude la circo-
lare riconfermando la sua totale
fi ducia in Dio e nei giovani:
“Ricordatevi che l’educazio-ne è cosa di cuore, e che Dio solo ne è padrone e noi non potremo riuscire a cosa alcu-na, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne dà in mano le chiavi... Studiamoci di farci
amare, e di insinuare il senso
del dovere e del santo timore
di Dio, e vedremo con mirabi-
le facilità aprirsi le porte di tanti
cuori ed unirsi a noi per cantare
le lodi e le benedizioni di Colui,
che volle farsi nostro model-
lo, nostra via, nostro esempio
in tutto, ma particolarmente
nell’educazione della gioventù.
Pregate per me, e credetemi
sempre nel SS.Cuore di Gesù.
Vostro aff.mo Padre ed Amico.
Sac. Gio. BoscoDon Antonio Sperduti
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17
MARIA MADREdi MISERICORDIA
anima mia magnifi ca il Signore e il
mio spirito esulta in Dio mio salvatore,
perché... di generazione in generazio-
ne la sua Misericordia si stende su quelli che
lo temono” (Lc. 1,46-47,50): nel personale e
comunitario itinerario giubilare, uniamoci con
gioia e speranza al Canto di Maria, la Madre
di Gesù, colei che più di ogni altra creatura
“ha conosiuto la profondità del mistero di Dio
fatto uomo” (Papa Francesco); colei che è
stata testimone, ai piedi della croce del su-
premo perdono del suo Figlio, e “ha reso pos-
sibile alla rivelazione della Misericordia divima”
(S. Giovanni Paolo II); colei che daì primordi
della Chiesa i Cristiani pregano fi duciosi coma
Madre della divina Misericorda”.
Maria della «Dives in Misericordia»
La Beata vergina Maria «in modo particola-
re ed eccezionale – come nessun altro – ha
sperimentato la misericordia... avendo fatto
esperienza della misericordia in una maniera
straordinaria».
Maria nella «Misericordiae Vultus»
«La dolcezza del suo sguardo ci accompagni
in questo Anno Santo, perché tutti possiamo
riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessu-
no come Maria ha conosciuto la profondità del
mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è
stato plasmato dalla presenza della misericori-
dia fatta carne. La Madre del Crocifi sso Risorto
è entrata nel santuario della misericoridia divina
perché ha partecipatp intimamente al mistero
del suo amore».
(Papa Francesco, Misericordiae Vultus, n. 24)
Maria Madre della GioiaMadre della gioia,
Maria, madre della gioia
profonda e interiore,
ottienici dal tuo Figlio e dal Padre
che è nei cieli quello Spirito di pace,
di consolazione e di missione,
che è sceso su di te e sugli apostoli.
(Carlo Maria Martini)
“L’
Botticelli, Madonna con Bambino (1467).
18
CUOREdel Mondo
4-2016LA
FAM
IGLIA
NEL
CUO
RE AMORIS LAETITIA:la salvezza che si compie
nella storia di ogni famiglia iprendiamo il percorso, avviato nel nu-
mero precedente di questa rivista, per
continuare a rifl ettere insieme su alcuni
temi che emergono nella esortazione apo-
stolica Amoris Laetitia.
Elemento ricorrente del documento è lo
sguardo che si posa con delicatezza sulla
nostra umanità con tutti i limiti e le debolez-
ze che la contraddistinguono. Uno sguardo
amorevole, che non condanna ma che ac-
coglie e accompagna in un percorso che
porta pian piano a leggere in quella stessa
vita, fragile, ferita o maltrattata di ciascuno,
spiragli di infi nito e percorsi di salvezza.
Rimarrebbe deluso chi vorrebbe trovare nel
documento un modello di perfezione di vita
familiare da imitare o dei precetti a cui attin-
gere, o addirittura il manuale delle regole da
rispettare.
Osservazione, comprensione della realtà e
invito a ricercare le promesse di Dio a partire
dallo stato di vita delle persone sono i tratti
predominanti del documento.
Un modello questo che attinge proprio dalla
narrazione biblica. La storia della sal-
vezza è una storia di famiglie e di le-
gami familiari, e come in ogni relazione
forte, ci sono vissuti familiari che sono
segnati da dolori e sofferenze, crisi e
paure. Una dimensione che non è lon-
tana dalla vita di ognuno di noi, che
tocca tutti. La Bibbia è popolata da
famiglie, da generazioni, da storie di
amore e di crisi familiari, fin dalla pri-
ma pagina (8). Il dolore e la sofferen-
za di uno dei membri della famiglia è
spesso il motivo scatenante di grandi cam-
biamenti.
Il dolore in famiglia lascia dei segni forti, ge-
nera travagli interiori, alimenta pensieri e pas-
sioni che non trovano pace fi no a quando
non si modifi cano o si agiscono le situazioni
che generano tale sofferenza. Così Amoris
Laetizia al n. 19: È la presenza del dolore,
del male, della violenza che lacerano la vita
della famiglia e la sua intima comunione di
vita e di amore. Non per nulla il discorso di
Cristo sul matrimonio (cfr Mt 19,3-9) è inse-
rito all’interno di una disputa sul divorzio. La
Parola di Dio è testimone costante di questa
dimensione oscura che si apre già all’inizio
quando, con il peccato, la relazione d’amore
e di purezza tra l’uomo e la donna si trasfor-
ma in un dominio: «Verso tuo marito sarà il
tuo istinto, ed egli ti dominerà» (Gen 3,16).
C’è dunque insito in ognuno di noi una di-
mensione oscura e del male, la tentazione di
rompere la dimensione e la priorità del “noi”
per far prevalere l’egoismo dell’io”. Quando
perdiamo di vista il bene dell’altro, lasciamo
emergere le tentazioni egoistiche che porta-
no alla illusione che solo senza l’altro si può
essere felici. Ma la vita ci insegna che la gioia
vera è un sentimento che chiede necessaria-
mente l’esistenza della relazione con l’altro.
La gioia ha bisogno di essere condivisa ed
annunciata.
La Bibbia ci presenta tante storie di famiglie
imperfette nelle quali Dio opera meravigliosi
percorsi di salvezza.
(20) È un sentiero di sofferenza e di sangue
che attraversa molte pagine della Bibbia, a
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partire dalla violenza fratricida di Caino su
Abele e dai vari litigi tra i figli e tra le spose dei
patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, per
giungere poi alle tragedie che riempiono di
sangue la famiglia di Davide, fino alle molte-
plici difficoltà familiari che solcano il racconto
di Tobia o l’amara confessione di Giobbe ab-
bandonato: «I miei fratelli si sono allontanati
da me, persino i miei familiari mi sono diven-
tati estranei. [...] Il mio fiato è ripugnante per
mia moglie e faccio ribrezzo ai figli del mio
grembo» (Gb 19,13.17).
Le storie delle famiglie della Bibbia, ci ap-
partengono molto più di quanto possiamo
pensare:
• La tentazione di onnipotenza di Adamo ed
Eva che si illudono di poter essere “come
Dio”: oggi nel nome dell’“amore” tra due
persone si consentono cambiamenti radi-
cali delle leggi di un paese, manipolazioni
antropologiche, genetiche e abusi della
scienza;
• La gelosia di Caino su Abele, quella dei
fratelli di Giuseppe che lo vendono come
schiavo, è un sentimento che ritroviamo
nei vissuti quotidiani. Quando questo sen-
timento acceca la mente genera abomini,
genera violenze. Pensiamo ai casi di fratri-
cidi, ai femminicidi, alle discussioni tra fra-
telli a seguito di eredità;
• L’inganno di Rebecca e Giacobbe ai dan-
ni di Esaù: quando le madri preferiscono
un fi glio all’altro e alimentano le rivalità tra
fratelli;
• Mosè abbandonato nelle acque del Nilo
dalla madre nella speranza di potergli offri-
re una opportunità di salvezza: quante ma-
dri nel mediterraneo muoiono per portare
i propri fi gli in terre che reputano migliori?
• Mosè il fi glio adottato che non rimane
insensibile alla voce delle sue origini:
il tema della adozione costruita su una
menzogna, su una bugia. Quante fami-
glie per paura di generare ulteriore soffe-
renza ai propri fi gli, negano loro la cono-
scenza di verità importanti;
• La sterilità di Sara la induce a far ingravi-
dare la sua serva pur di rispondere al de-
siderio di generare un fi glio ad Abramo. La
sterilità di una donna, di una coppia è cau-
sa di forti sofferenze; ma anche motivo di
forti abomini umani: la maternità surrogata
ne è un esempio;
• La debolezza del Re Davide, che acceca-
to dalla passione, non esita a far uccide-
re il suo migliore amico, Uria per unirsi a
Betsabea. La passione quando prende il
sopravvento sulla ragione.
E poi ancora: la storia di Tobia e Sara, di Rut
e Noemi, e poi tutte gli episodi del Vangelo,
dall’adultera, alla fi glia della Cananea, alla
morte di Lazzaro. Storie di famiglie, storie con-
crete, reali Famiglie nelle famiglie che fanno la
storia di intere generazioni che a loro volta fan-
no la storia di un popolo. La Bibbia non na-
sconde le debolezze delle persone, anzi attra-
verso le stesse debolezze e nella misura in cui
i protagonisti delle storie riconoscono il male
fatto, si apre per loro un percorso di salvez-
za che porterà benefi ci anche alle generazioni
successive.
Un sentiero di sofferenza e di sangue può in-
durci a rinunciare all’amore e pensare che non
vale la pena investire nelle relazioni familiari,
ma il tutto può essere trasfi gurato se siamo
capaci di andare oltre e di farci guidare dalla
Luce di Dio.
In questi giorni di vacanze proviamo a rilegger-
ci le storie di queste famiglie alla luce di Amoris
Laetitia: sono certa che avremo molto su cui
rifl ettere a partire dai nostri legami affettivi.
Emma CiccarelliVice Presidente Forum delle Associazioni Familiari
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Santuario internazionale www.basilicadelsacrocuore.it; [email protected]
Tel. segreteria 06.49.27.22.56 (ore 9-12: giorni feriali) • Tel. 06.44.53.257 (parroco)
ORARIOINVERNALE
FERIALI: ore 6.30 • 7.007.30 • 8.00 (Lodi Messa)
9.00 • 18.00FESTIVI: ore 7.00 • 8.00
9.00 • 10.0011.30 (Messa parrocchiale
e dei giovani)16.00 (in lingua fi lippina)
18.00 ESTIVO
GIUGNO-LUGLIO-AGOSTOFERIALI: ore 6.30 • 7.00 • 7.308.00 (Lodi Messa) • 9.00 • 18.00
FESTIVI: ore 7.00 • 8.00 9.00 • 10.00 • 11.30 • 18.00
Messa delle 7.00 è per iscritti Opera Pia
MUSEO DON BOSCOe “CAMERETTE”
(tutti i giorni)ore 9.00-12.00 • 16.00-19.00
• PRIMO VENERDI:ore 10.30-17.30 Adorazione silenziosa
ore 18.00 Solenne Concelebrazione cui segue Adorazione animata
da un gruppo della Famiglia Salesianaore 19.30 Vespri e buona notte
altri VENERDI:Adorazione Eucaristica silenziosa:
ore 18.30-19.15ore 19.30 Vespri,
benedizione eucaristica e buona notte• I GIOVEDI:
Adorazione Eucaristica animata: ore 18.30-19.15
ore 20.30-22.00: da e per i giovani• IL 24: Commemorazione mensile
di Maria Ausiliatrice• ULTIMO GIORNO
DEL MESE: Commemorazione mensile
di san Giovanni Bosco• SACERDOTI PER LE CONFESSIONI:
lingua italiana, spagnola
ore 6.30-7.15(giorni feriali)
ore 17.00-18.00inglese
tutti i giorniore 9.00-12.00;
17.30-19.00
Nel Santuario, le celebrazioni della SANTA MESSA si tengono nei seguenti orari:
Andando con coraggio
fi no al termine della notte, s’incontra un’altra aurora
(G. Bernanos)”
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