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Cronaca di un restauro

Il quadrifogliogenovese

Scopriamo per la prima volta i segreti riferiti alle tecniche costruttive settecentesche che hanno dato origine

ad un genere di mobile apprezzato in tutta Europa dai grandi collezionisti e presente nei rari musei.

Insieme agli allievi dell’Istituto Nazionale Superiore per il Restauro del Mobile di Genova responsabili di

averla riportata all’antico splendore percorriamo tutte le fasi del restauro

Articolo tratto da Cose Antiche n.199pubblicato il mese di agosto 2009

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UNA DESCRIZIONE PRELIMI-NARE DELL’OPERA

Si tratta di un tavolino scrittoioda centro costruito a Genovanel periodo stilistico del Rococò

intorno alla metà del ‘700; la prove-nienza è stabilita in merito alla pre-senza al centro del piano del notorosone quadrilobato costituito dapezzi cuoriformi intarsiati, decorazio-ni presenti all’epoca anche in como-dini, comò, bureau e trumeau, oggitutti denominati genericamente comequadrifogli.Le sue gambe esplicitamente Rococòcon forma a voluta arcuata nella partealta terminano poi a forma di sciabo-la sulla parte bassa fin a terra appaio-no delicatamente snelle e raffinatequeste sono unite da una fascia sotto-stante al piano convessa sui lati lun-ghi e meno mossa sui quelli cortimentre tutti e quattro presentanoverso il basso un traforo simmetricocentinato. Inoltre l’intera superficie avista e ricoperta da una lastronaturain legno di palissandro spessa 3 mmdisposta a lisca di pesce inclinata a45° che sul piano presenta i quadran-ti simili ad un rombo a sua volta con-tiene all’interno una sorta di cornicein legno chiaro di bois de rose cherisalta sullo sfondo il cosiddetto “filet-to in rigatino” contenente fibre paral-lelamente lineari; lo si può notareanche a contorno dei fianchi. Lo stes-so legno più chiaro in rigatino com-pare sul perimetro del piano (costitui-to dagli spigoli arrotondati e i laticorti e lunghi panciuti nel centro);tale profilo assume una sezione rien-trante in alto e prominente in bassodetta modanatura. Infine in ognunadelle gambe unicamente sullo spigoloesterno vi è un lieve smusso ottenutosempre col legno chiaro che le delimi-ta. Per completare l’espressione deco-rativa compaiono le applicazionimetalliche di bronzo dorato ai vaporidi mercurio e finemente cesellato pre-senti al centro di una lato come boc-chetta di inserimento per la chiavedella serratura del grande tiretto con

forma asimmetrica attinente allo stilenaturalistico di derivazione francese:anche il contatto a terra delle gambeè guarnito con scarpette metallichepiccole che non appesantiscono ilresto.

LA TECNICA SEGRETA D’IN-TARSIO TRAMANDATA MAISCRITTA PRIMA

Il simbolo a forma di cuore poliloba-to che lo contraddistingue non è soloun comune “intarsio” che molticonoscono e praticano tagliando coltraforo lastronature o piastrelle inlegno fino a ottenere una sorta di

mosaico; è invece un qualcosa in piùche descriviamo di seguito.Si utilizza per crearlo in alternativa altronco un ramo di diametro breve dispecifici legni (bois de rose, palissan-dro, violetto, ulivo) di colore intensoe durezza notevole poi si attiva untaglio ad 1) “ostrica” di tipo trasversa-le rispetto la lunghezza delle fibreinclinato a 30° rispetto l’asse del

ramo ottenendo così una 2) fettaspessa 6 mm di forma ellissoidale collegno di testa contenente 2 diametriuno breve e uno lungo dove si vedo-no in sezione gli anelli di crescita; poi3) la si spezza in 2 metà con un taglio

Il quadrifoglio ottenuto con la tecnica segreta e i DISEGNI

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passante dal centro inclinato a 45° rispetto il diametro cor-to infine 4) una sola di queste si rotea di 180° per contrap-porla all’altra ottenendo il doppio lobo; che può esseretagliato sulla 5) metà dello spessore di 6 mm essere apertodi 180° a “libro” passando da 2 a 4 lobi ognuno spesso 3mm sfociando nel mitico quadrifoglio.

IL RESTAURO E LE SINGOLE FASI SVOLTE

Disinfestazione

E’ l’eliminazione dei parassiti del legno cosiddetti xilofagiva svolta prima di iniziare il restauro poiché attuata consostanze liquide può macchiare. È stata usata l’essenza ditrementina pura distillata da resina di pino iniettata inogni foro e cosparsa col pennello su zone orizzontali non avista prive di vernice per essere assorbita totalmente dallegno poi è stata lasciata in piatti bassi e larghi alla base deltavolo per generare esalazioni il tutto è stato chiuso ermeti-camente in un nylon per 21 giorni almeno. Infatti le uovasi aprono dopo 14 giorni ed esce il verme bianco la larvache così soccombe al trattamento col solvente che poi eva-pora totalmente lasciando un caratteristico aroma di pino.

PulituraL’asportazione della vernice originale ormai screpolata esbiancata dall’umidità avviene anche per eliminare lesostanze come oli e cere sovrapposte nei secoli compreso losporco come polvere e fuliggine al fine di ravvivare lesuperfici. Questa fase estetica permette di rileggere i colorinitidi dei legni come fossero policrome di un dipinto!Occorre stendere diverse mani consecutive di sverniciatoreneutro sottoforma di gelatina in grado di trattenere losporco e di discioglierlo grazie al suo contenuto di idrocar-buri capaci di eliminare ogni sostanza superficiale e pene-trata all’infuori del legno senza quindi alterarne il suo colo-re originale naturalmente tale prodotto non deve contene-re acqua che andrebbe a sciogliere la colla dell’intarsio

distaccandolo e deformandolo in quanto il legno è igrosco-pico. Il solvente è emolliente delle patine e l’asportazionedi entrambi è svolta con lana d’acciaio 4 zeri fine o segatu-ra che abradono e assorbono il tutto. Al termine si risciac-qua ogni zona con alcool e cotone da residui della sverni-ciatura.

Tassellatura

Le zone superficiali mancanti o deteriorate consumatecreando grosse lacune e sottovolumi se di estensione oltre i

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I fori disinfestati

I solventi durante la pulitura

Applicazione dei tasselli

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3 mm devono essere reintegrate con i tappi in legno diforma geometrica affusolata per essere meno visibili, e ven-gono detti tasselli. Ovviamente devono essere costituitidello stesso legno della parte mancante e avere all’internouna fibra parallela alla zona circostante esterna e combacia-re ad essa senza fessure grossolane. Dapprima si ritaglianosi posano sulla zona da reintegrare poi si crea una sede sca-vata identica dove incastrarli e si portano in adesione concolla di ossa e pelle di mucca applicata a caldo tra i 40° e i55° (in uso dal 1400 al 1800) l’eccesso si elimina con unaspugnetta. Essendo il tassello un po’ più spesso rispetto laprofondità della sede viene livellato con una lametta che loraschia poi con carte abrasive fini di oltre 300 grani si eli-mina l’aspetto ruvido superficiale. Se risultano chiari si tin-gono con mordenti all’acqua come la terra di kassel o anili-ne per alcool che aggiungono le tonalità mancanti.

StuccaturaPrima di verniciare le zone a vista, occorre ricreare un fon-do uniforme, privo di piccoli fori creati da parassiti o dafessure dovute al restringimento delle tessere o piastrellecostituenti l’intarsio. Si applica a pennello dapprima unprotettivo cosiddetto isolante ottenuto disciogliendo 300grammi di gommalacca in 1 litro di alcool; poi si impastauna parte di colla di pelle di coniglio in peso con 9 diacqua calda, di questo brodo se ne mette quanto basta perimpastare lo stucco costituito al 50% di gesso di albastrocotto e al 50% da terre naturali (ocra gialla, ocra bruciatarossa, terra d’ombra marrone chiara, terra d’ombra brucia-ta marrone scura e nero fumo) per poi spalmarlo con laspatola triangolare flessibile a specchio cioè su tutta lasuperficie. Dopo 24 ore ad essicazione completata si car-teggia a livello quello eccedente con carta fine da 320 gra-ni; grazie all’isolante la carteggiatura non entra in contattocon il legno evitando di consumare la patina. Altre mani di

isolante vengono applicate a seguire per proteggere induri-re e colorare lo stucco.

Finitura

Questo procedimento finale avviene inizialmente per meri-to dell’isolante pre e post stuccatura che riempiendo i poricellulari e ricoprendo il legno completerà le prime 2 fasidella finitura rispettivamente quella di turapori e quella diverniciatura; dopo una settimana si tolgono i segni del

pennello con carta abrasiva extra fine com-presa tra i 500 e i 1000 grani con metodoad umido immergendola in essenza di tre-mentina che evita l’intasamento dell’abra-sivo, lisciando così a specchio e assotti-gliando l’isolante. Infine si esegue la luci-datura finale terza e ultima fase della fini-tura; dapprima si mescolano 50 grammi digommalacca con 25 grammi di sandracca( la prima è una resina cerosa ed elastica diorigine animale la seconda è una resinachiara dura e brillante di origine vegetale)sciogliendole in un litro di alcool 95° perliquori. Con questa vernice si impregna untampone costituito da una guaina di lino eda un imbottitura di ovatta poi con questofinissimo applicatore si stendono con unverso parallelo e rettilineo dalle 200 alle

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A verniciatura finita

Prima e dopo il restauro

Crovara Pescia Federicodocente presso

Istituto Nazionale Superiore per il

Restauro del Mobile

Passo Frugoni 4/1 Genova

tel. 010-586717

(restauro eseguito da E. Posca,

M. Bianchi, R. Croce)

300 stratificazioni di vernice agevolando conqualche goccia di olio di lino crudo per farscorrere durante il movimento. Si ottienecosì una trasparenza e brillantezza superficialeineguagliata ancora oggi dai metodi e daiprodotti moderni; terminando così le fasi diripristino attenendosi esattamente a queiprincipi nati insieme al manufatto.