crispo. tragedia del p. bernardino stefonio traportata dal latino...

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Informazioni su questo libro Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te. Linee guide per l’utilizzo Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate. Inoltre ti chiediamo di: + Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali. + Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto. + Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla. + Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe. Informazioni su Google Ricerca Libri La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com

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  • Informazioni su questo libro

    Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Googlenell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.

    Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio èun libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblicodominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.

    Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggiopercorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

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    Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per potercontinuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresal’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.

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    1

    https://books.google.it/books?id=T_Fa92ZiSaMC&hl=it

  • -

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  • *--------- –-- -*

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    *…*----

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    ----

    ||

    ----

  • ਾਠੋਡੁੱਲ੍ਹ ་ཞན།

    | T R A G E D I A ||

    \ Del P.Bernardino Sítefonio della compagnia di

    棗\ - Giefu. - 、劇

    NA Zzzzozzzzzzzz/Zzzzzzo zeſ zaostra ശ്ലോ. à . .

    : GIOSEPPE CARQPRESO :: ? NOBILE NAPOLITANO (

    ». / . AZZA/Øystmo SymorffSynorz. W

    CONTE DE SINOP o*

    * *

    / pºТїºyºto \

    B oRREL I oA.

  • |- -- -

    - -

    - - -------- ----

    ALL’ILLVSTRISS. SIG. MIO, E PADRON

    offeruandiſsimo il Sig.

    DON FABRITI O R V F F O,

    CONTE D I SIN O P O L I,

    E B O R R E L L O.

    §:NTICO , è riceuuto

    : - }% } ( N -

    #\:coſtume (Illuftriffimo

    Signore)fù tra moderni,

    : & antichi Scrittori, à le

    * loro fatiche, quali per

    mezzo delle ſtampe mandauano in lu- .

    ce, dare protettore, e ſcudo per difeſa, e

    riparo di maleuoli mormoratori, c così

    l'appoggiauano ſotto l'ombra di gran

    Prencipe,o ſegnalato perſonaggio Hor

    io doucndo dare in luce la Tragedia di

    CRISPO compoſta dal Reuerendo Pa

    dre Bernardino Stefonio della Com

    Pagnia di GIESV, e da me traportata

    , - A 2. da -

    *:

  • dalatino nel noſtrovolgare, penfainon

    dilógarmı punto dall'antichiffimofti

    le di mei maggiori:E mentre tra me

    fteffo andauo pēfando à chi doueffe de

    dicare queſto così tenero parto, e queſte

    mie pochefatiche giudicainontrouarfi

    per me appoggio più ficuro, ne protet

    tore più illuſtre di V.S. llluftriffima,

    l’erche effendo lei dell'Illuftrillima ca

    fa di RVFFI Vna delle fette prime fa

    miglie di queſto Regno; Et in confe

    quenza antichiffimo di fangue,nobiliſ

    fimo per vaffallaggio,potente per mol

    te antiche ricchezze difua cafa, & ador

    nato d'heroiche, e criſtiane virtù, quali

    in queſti ſuoi primi, eteneri anni va di

    moſtrando con chiari legni, & aguridi

    douer con la Diogratia crefcere di bene

    in meglio, ero ficuro dottenere quel,

    ch'io andauo cercando. E perche gliti

    roligl'honori,elivaffalliglicorrondie

    tTO

    *s

  • -

    ----------_

    tro,ela penna mia traforfe à farmottơ

    nell'opra fteſla dell'antichiſſima caſa di

    RVFF), la quale dall'antico, e nobiliffi

    mo fangue Romano traffe ſuoi primi

    rampolli: Et perche ancora à cafo leg

    gendo pochi giorni fono, trouai, che l'

    anno mille cento, e quindiciil Signore

    Conte Dragone RVFFO, & la Signora

    Couella RVFFO Ducheffa all'hora di

    Mont'alto, fatolli di tituli, e di vaffalli

    con animo liberaliſſimo ſpegliandofi

    di molte ricchezze ne fecero ricca vna

    Chieſa del medeſmo paeſe. Onde mi fi

    fece augurio di più che felice forte al

    mio dcfiderio. E però mi compiacqui

    nel mio penſiero; E confidato àquell'

    antica cortefia de fuoi bifauoli, & alla

    gentilezza di V.S. Illuftriffima, penſai

    che lei nőfdegnarebbe ildonoben che

    picciolo à paragone delle fue grandez

    ze,e difuoi meriti,E così ſotto l'ombra,

    A 3 e pro

    :

  • |

    eprottettione ditantogran Signorest

    rebbe ſtata queſta operina mia ficura

    d'ogni oltraggio dimormoratori,opó

    ture dimordacedente. Offeriſco,e con- )

    facro dunq; à V.S.Illuftriffima queſto

    picciolo dono p minuto fºgno di quel

    moltoche fè gli deue,e per Omagio di

    erpetua fèruitù; ecofilei inſieme con

    l'Illuſtrifismo, & Eccellentiffimo Sig.

    Principestio padre aggradendo queſte

    mie pochefatiche mifarannot dui

    fcala con ifauori per dimoſtrarmi vie

    più ſempre diuotiffimoferuo dicatalo

    rocome per l'adietromifon dato à co

    nofcere con l'occaſione, e perfineliba

    fcio humilmente le mani, priegandoli

    dal cielo lunga vita,&ಥ್ರೀ caſa

    in Napolili z 5.di Agoſto 16 15.

    Di V.S.Illuſtriſsima

    Humilifs, & fidel feruitore

    Gio/eppe Garopre/o.

    உணமவிজ্ঞান

  • 7

    so N в т то

    D E L A V T O R E

    AL MEDESIMO ILLVSTRISS.

    S I G N O R C O N T E •

    S O L E, ebe/olo le mie notti o/careCo’l wago lampeggiar del tuo baleno

    Mutasti in giorno lucido, e /eremo,

    Mentre d’Amor cantai le fiamme impares

    Morti egn/aero le catene dure

    Di GRISPO, e lafua morte, e'n tuo bel/?na

    Quafi portofruro in mar Tirreno

    Ripongo ogni mia /peme, e le mie eurt.

    Alviao tampeggiar di tuoi bei lumi

    * Illustra gli miei carmi, onde ſicuri

    Viuam mai/empre poi di fo/co, à d'ombra:

    E qual cristallo, di eui’l tergo adombra

    Argento, o piombo, ancor tra membi ofeari

    Spargan nouo plendor, e noui lumi.

    А 4 оттл

  • ് -

    G

    OTTAVA DE L' AVTOR E.

    All'Illustristimo,& Eccellentiffimo Sig.

    I L. SI G N O R

    DON VINCENZO RVFFO,

    Р R I N с I Р Е

    D I S C I L L A, &c.

    E la famo/a Seilla i/Gogli, e i lidi

    Sigmor vi diè quel Dio de'campi ondoff,

    Acciò ebe'il gorgogliante mar non gridi.

    Mafa fruro s'paſſaggier famost.

    Horgià non s'odon più mugiti, o gridi,

    Mercè del valor vostro, in mar a/cofi.

    Fia eterna dumque vostra fama, s’bora

    Nouo qua/ Nettuno ogn'vm’vi bonora •

    * 4 : zº - |- Pro

    --

    |

  • »

    P R O G NO STICO DE L’AVTORE

    Al medefimo Illustriffimo

    S I G N О R. С О N Т Е.

    N On fo s'al mormorar, à gli muggiti,Algorgogliar del mar tra le cauernº

    De la famo/a Scilla a'/?ogli, a liti -

    Nimfa del mar vi feſë, o s'ombre inferntº

    Se tanto il grido val/e de'romiti

    Antri marini, e l'altre forze interne»

    Che paſſando il Troian, benche lontano

    Vi post in Scilla va gran Signor Troianºs

    I I.

    M A dopò fatto il don à l'empia fiera, -Về Alamºrmora ate /eoglio; à l'ampia terras

    – Abi, diffe lagrimanso, cada, e Pera . |

    Memoria di tal don, fe d'altra gaerra

    Era più degno il Caualier, cb'impera,

    Et hor tra ipaty angusti fi rinferra.

    Così del graue error compunto taeqae,

    Efnza darfi'n braccio alfonnogiasqats

    …‥ «ቖ

    རྫིང་ནས་2﹑多 s "

    Giun

  • | 9

    і і І.

    Iunto à la riua, che di fiamme ardenti,

    E di folfurei fagni, efaeri orrori

    Cintafi vede, i dolorofi accenti

    Tosto riprende, e narra i fupi dolori

    Rifº dal Ciel la madre à gli lamenti

    Del caro parto, e feefe tra vapori

    A confolar il figlio, che piangea

    L'error, ch'error non era, e mol /apea

    I I I I •

    F Iglio, gli diffe afsolta il parlar mio:Rafeiuga il pianto, čº odii fati eterni.

    Tempo verrà che da lo foglio rio

    Non s'oderan muggiti, o gridiinferni;Perebe dal tuo guerrier on Semidio سا--

    Tra gl'altri nafeera, che i motiºinterni

    Dolgorgogliante mar, del duro fºffo

    Rafrenando farà ſicuro il paſie

    డ్రెస్

  • NOn tra le Winfè bo/eartecie, o Wami,Che tra le felue fanno, o /otto l'onde

    Dežmar /onante , ò di veloci fiumi,

    O di Cariddi'n periglio/e/ponde

    Vorà /po/a cercar d'altri costumi, -

    O d'altro famgue, ebe dal ciel s’affonde.

    Del fuo lignaggio haurà preggiata /po/a

    Tanto leggiadra ancor quanto piato/a.

    V I.

    Т Re caste Ninfe dal /ao/angue /ee/?Paranno cerchio à le fue menfe adorno:

    Di queste i lumi, el fauellar cortefe

    Virtù ſublimi /pargeranno intorno.

    Onde riafeten dirà,fue braeeia estef?

    Fin qui Natura, e po/eia fe ritorno,

    Se più non pofa far ħmil õonzelle

    º Così pietoſe, e caste, bumili, e belle. .

    &受这戈

    Haard

  • {

    аз

    V I I.

    H Aurd cofiui fuo caro pegno amatoPadron de l'A/pro monte à l'Apenine :

    Questi à la terra, al mar, al ciel più grato

    Sarrà per/to cule/%'alto defiino:

    Gamuto il mento baurà, ma fortunato,

    Egual al genitor, eoſ indouino.

    Gari Nepoti i genitor vedranno

    Più bei di quel, che lor bramar nos/anne.

    V I I I,

    Osì diffe d'Amor la madre al figlio,

    E po/cia/parue:ma il Troian più liete

    Zoffo / vide ; e più fereno’l ciglio

    A /uoi guerrier mostrò ſenza diuieto.

    Onde, /pento il timor d'altro periglio,

    Si moſſe à ricerear altro /egreto.

    Gorf; da l'Ocean la motte in tantºr--

    Fl/onno à gl'ocehi ancor molli di piantes–

    醫醫

    ?

  • 1 9

    Alamico Lettore. S.

    || ABBIAMO dato (amico Let

    - tore ) in luce la Tragedia di

    Criſpo traportata da noi nel

    noftro volgare, non per deſiderio di

    prender nome di Poeta, o d'efferanno

    uerato tra famoſi ſcrittori, ma perdare

    occaſione al mondo di conoſcere con

    quefto effempio ivarij cafi di Fortuna;

    che però à bello ſtudio laſciaffimo di

    tradurre alcune colelline . Riceuete

    dunque voi queſt'animo noſtro, e la

    fciare le cenſure adaltro Ariſtarco, ele

    . , punture adaltro mordacedente.Valete

    ARGO

  • 2. Rజఙ్కARGOM ENTO. {

    డ Iulio Flauio CRISPO Ce- ;2

    $Ꮐ fare figlio di Coſtantino#

    Š× Flauio Auguſtovincitore d'Ala és

    manne guerre, dopò data la · Kš

    çN pace al mondo, trouò guerra - 4

    && nella propria caſa. Queſti non NĚ

    volẽdo confentire à gli profani %s

    Amori di Faufta fùa matrigna, XÃ

    fù per opra dell'ifteffa fattomo- As

    Ĝ% rire il giorno del ſuo trionf5, & №s

    § à guifa d'vn altro Hippolito, $ $ N

    芮 trouò Faufta fimile a l'antica NS

    $ Fedra; e l'Imperatore fuo padre $29

    $ž ſimile , a Teleo.

    છૂS છે

    ৯ৈরুক্ষরুক্ষরু৯রুক্ষপ্তঃ

    _

  • } PROLOGO."

    NOn tra fluaggi bofºbi, o folte felus:ANon tra/pelonebe di ſquammofº torme

    Hebb'io la euna, o pur l'aura vitale :

    Ma tra di voi; e fra di voi ben /pi/B

    La fronte à questifcopro, e mi dimostrº

    Fauoreuole non poco : ở bor il tergo

    Al medefino gli oppongo; ad altri erine,

    Lo qual la fronte adorna, e mi ricopre •

    Onde d'vopo non è eb'io vi difeopra (glia.

    Qual fia il mio nome o l'arte, o quel, ch'io vº

    Vorei ben fi lagnarmi fe crudele

    Altri m'appella , ở altri ingrata; & altri

    Hor forda, ċ bor auara, ở bornemica:

    Et altri di faoi error m'incolpa, po/fia

    :D'affangilaeaggion, el Fabrº eterneAM:: itz際 modi, e mille gui/º

    ; Horio dunque infortunata FORTYNA

    }

    )

    )

    }

    }

    Più d'ogn'altra mifera, & infelice

    Chiamar mi debbo;percbe ſeruo à tutti;

    voi fol à la Fortuna vn colpo folo,

    yn feherzo di Fortuna.vn Jol patistes

    Ma io Fořtuna infelice à le /aette

    Del mondo tatto ſon berfaglio, e /ropº;

    E cento, e mille incontri ogn’har rietuº

    Se Fortuna talior, come voi dite)

    Non è di care doti auara» o fearfà,

    *

    E Ꮷ

  • 36

    E d qaesti il crin circonda di corone,

    O di/agrata purpora, e di Mitre.

    Pur l'bomo ingordo, ehe d'hauer fatollo

    Mai non fi vede, di Fortuna lagna/

    Per più minato bonor, che da Fortuna

    Non hebbe ancor marauiglia à contarlo.

    Onde o larga , o parca, o fauoreuole,

    O contraria fi mostra la Fortuna, |

    Da cui non pende'l vostro bene'l male,

    S'odon però mai/empre alte querele

    In ver del Cielo, e contra la Fortuna.

    S'io Fortuna del mondo, o ceea Dea

    Hor questi effollo, e quelli opprimo al fondo

    Senza pen/ar al grado, al tempo, à i merti,

    Perebe così comanda il Ciel, eb'impera,

    Per qual cagion la colpa à la fortuna

    S'aferiae; e dopo cade in giusta parte

    A me la pena, e/on (fe non:;து)Innocente bomieida; fe dal Gie

    Scendąn le pioggie, i tuomi, e i strali ardenti,

    Onde doglio/a morte di repente,

    O grawe danno in vn balen rieeue

    Hor questi, bor quelli ancor cõtra fue voglia,

    Percbe da voi s'a/criue à la Fortuna

    Oltra ragione'l danno, e l’empia morte ?

    Io non raggiro il Ciel ; ne fon de gl' anni

    E delli meh ancor madre feconda :

    Non motto i venti , non contar bo il mare

    Mel/iso platide letto; ne gl'infaſst

    * * 7. Mando*、* 。

    ** _ _ –

  • Mando à la terra, o gli vaporial Cielo:

    Ne mouo altrui gli cori,Come dunque

    Son to prima radice, o cauſa Eterna

    Di Triomf, d'bonor, di /corni, e d'onte?

    Se'l mafiro Eterno di stellanti ebio/tri .

    A ceano di fue voglie al giusto, à l'empio

    Gratie del ciel comparte, e non fi noue

    Oltrả ragion ; ma appende'l tutto in libra ;

    XV e à rafo, o àfºrte il ciel, la terra,e'l mare

    ADa lui fi regge. dunque da Fortuna

    Non s'hanno tanti banor, ne tanti oltraggi.

    Vn tempo, ben che à torta, il mondo diffe

    Che da Fortuna il bene'l mal procede.

    Se la Fortuna d'gl'altri il ben comparte,

    Perche feco fi mostra auara, e /Garfa ?

    Se d'altri il mal me toglie, e lo difende,

    Perche/e fie/a da eotanti incontri,

    Di querele, d'aeeufe non difcioglie ? . "

    17 .

    Avon da Fortuna dunque il ben /i/pers,

    Nefnarfi teme; altra cagion / cerebi :

    · Poiche la man, eb'à vota vnque non porge

    stual ben , che non inebiude, e non pºſſieae,

    Cofior faran veder f'l veroio parlo; -

    Percbe non fon per dimo/trarmi in feena,

    Efar mia pabte tra coturni, ofbceb1;

    O mouerpianto, e lagrimofº grida,

    Mentre / narra il lagrimofo cafo

    De l'infelice Criſpo, º di fua madre

    L'infazſii Amori; e di Fortuna i feberzi.

    , : Ꭿ Vun/?’, . . . .

    →一)。

    eſi

  • g8

    vinfº Criſpo guerrier il freddo Bora,

    E venne in Roma, e Costantin fue padre

    L'apparecchia Trionfo in di folenne.

    Fausta matrigna dei guerrier di Marte

    Tentail casto garzan, e gli riuela

    suefiamme ardenù ; el bel Criſpo rieu/*

    Turbar del genitor il letto angusto.

    Fausta per gran timor che'lparto in luse

    Non riuelaſe quel garzon pietofos

    Ordì fue trame, e fe cader in /orte

    La colpa à l'innocente, ở il Trionfº

    Così mutoffi'n lutto; e Criſpo cadde,

    Perche nan volle riuelar al gondo

    La colpa altrui, e i disbone/ii Amori.2\uest'? l’Amor profano, e'l cafo acerbo,

    che raccontar cofior vorranno in/cens«

    vi diffi'n breae i capi, aceià Fortuna

    A torto non s'incolpi. Ogn’on di voi

    Le lahra chiuda, e poi l'orecchio gºds

    Il dolce fauellar di Rofeio, e d'altri: -

    Horio mi parto ; e voi Arbitri Eletti

    Di questa lite effer vogliate à Diº.ー /

    *

    ལས་བྱལ ་ ། ། ་ INTER

  • 【萝

    I N T E R L O C V T O R I.

    La Fortuna fi il Prologo.

    Ombra di Fedra.

    Demonio,

    Coro digiouani Romani. -

    Coſtantino minore figlio de l'Imperatore.

    Senatore fuo Ayo.

    Costantino Magno Imperatore.

    Artemio Tribuno de’ſoldati.

    Senato.

    Vecchio custode di Fauſta Imperatrice.

    Eunuco ſeruo di Fauſta.

    Fidicinia o cantatrice dentro al profcenio.

    Meflaggiero di cafa.

    SquadfTd; feldati. - |

    Griſpo Cefare Confole con Littori laureati,

    Fausta Imperatrice dentro al profcenio.

    Meffaggieto ſecondo.

    Pre fetto de la Città.

    Ablauio Conte Palatino,

  • ĉ0 |

    s o N в т т о

    D E L' A v T o R E

    All'illuftriffimo mio Signore, e Padrõ

    ne ſempre colendiffimo.

    I L S I G N O R

    D. F A B R I T I O RV F FO

    C O N T E D I S IN O P O LI,

    в во в R E L L О, 8 с.

    SVA vera imago e fuo ritratto al viusY Vostro gran Padre in voi rimira impreſes

    Coſimirando voi, mira / steſſo,

    E dice nel fuo cer. Qui ſempre viuo

    E mentre bor io con la mia penna agai

    Vostra virtute, ancor del:#**~Canto il valor, e quei ammiro /ps/ſo...:

    E parche gl'altri Heroi ne prenda e/ºbius

    Il ciel vi ammira, e tra fe ffefo dise

    se tanto walaneor leggiadro fore,

    Hor che fia poi maturo, e doles fruttº ?

    Non mesto pianto, o dolorofo luttº

    Potrà fintir; ne fiamme d'altro Amºrº

    Enola alcul la Terra, o men F Г*

    *:

    ::

    )

  • –ਾਂ

    |- |

    মন্ত্রত হস্তস্হল্লল্পক্ষ ।ఫ్గ

    ATT O PRIMO

    SCENA PRIMA

    Ombra di Fedra. Demonio.

    Vesta à la terra da l’antiebe frodi

    Q Di Fedra oppreſa,ċ bor geme à l'incarro:Questa ancor'io di quel licore tinf;

    Che’l pio garzom da de fue vene /par/?»

    Mentre'l mio ecr d'imee/fun/º fiamme

    Ardea bramando ince/tag/fabbracci , "

    Hor quefie ſon quelle crudeli stelle ,

    ^ Urride in vista, i di mestitia colme; -

    Auuerfe a'miei defír: empie, e maligne.

    Ruine’io rea donna vn'innocente stirto,

    Opur er udel tenera pianta /uelfi,

    Cagion di vita d la mia vita f7e/ſa,

    Et bor sagion a'altre mie fiamme eterne.

    . Qual forza, o qual furor Fedra ti þings

    Morta venir à la magion ae’viat? “

    Non/erba'l tuo fallirpena conforme

    For/a "Inferno, e qui la vai cercando ? ___----

    * * * Ре, —

    i

  • B3 . А т т о

    Per/peglio altrui di mal, cue/on /pinta .

    Donna ſenza l'honor, /enza la fede,

    : Che vinfº nel furor l'vltriei Erine :

    Matrigna amante, che di foco ardendo

    Chi fede gli presta/e vnqua non hebbe?

    Ma, / per fallo mio, doglia più graue

    «A l'impgie“ Donna fi gli deue,

    A la mia doglia egual doglia non troui.

    A qual macello îl pie /ofpingi, o Fedra »

    E la/ci à tergo la magion ardente ?

    Al/gno estremo ancor giunta mon/ono

    De le mie pene, e doloro/ homei,

    Poi che nell'onde dela mera Stige

    In mille parti/o/a mi raggiro, .

    Et bor con l'onde, qna/i'n modo aftretta

    AMi volgo, e frango tra gli /rogh à lido,

    Tutta di/angue intri/a, e /enza lume,

    Qual tragge fuori'l gran Pianeta eterno

    Quandodal fonno/orge, e da la Cuna

    * Ombra infelice tra ptu nere fiammers.

    Qualpaga ogn’hor delfallo antico il fo ? .

    Questo dał Ciel cosi vagó Pianeta,

    Cb'à gl'altri più di propri luni è caro ,

    A me più tetro a/ſai, che fit gia notte,

    Il fallo mi rimprouera, e le fiamme,

    Ond'io bruggiando, l'innocente vcelf;

    H Fedra à Fedra oppone, e mostra il Neo

    . Delfallo antico mio ne l'Alma impreſo.

    . Come riuolto il volto d chi rimeira . .

    Nell’

  • P - R I M O. 23 °

    Nell'onda ebiara, il chiaro fonte mofira:94ualfristallo, di cui'l tergo benda . g)

    JApiombo, onde la luce in femo accoglie,

    E4aafi ladro in fº medefino alvião

    Ci fura, e mostra altrui la bella imago .

    Pouumque à forte faoi penſer riuolge

    L'interna luce miafao fallo intendſ,

    Blºgge lunghi annal d'vn'ombrarea.

    &ºeite gemme del Ciel, lumipur chiari

    Kran preſenti à rimirar mie fraudi:

    f/ie lingue del ver demostratriei

    Hº:meco fauellando, il grau, fallo

    Pel'Almarea fanno palje; e dopo -

    Esº si ebe del mio error giudici io /fa.

    Dem. Raafi dubbio/a ancor ritàrdi'i piede

    44trigna eruda , ở e/aerabil madre;

    Empia maestra di nefandi errori ? *

    . Pubbio/a ancor ti mostri? u piè /o/pingi;

    E quell'altero albergo, ch'io t'aádito, -

    Sa/ºpra volgi con le fraudi tue *

    A Hºr forri az infiammar di FaustailpetteCºn le tae stamme, e tuoi cocenti ardori.

    3°er gua/faggion lunge da pianto ancora

    La Gorte Imperial lieta ne viue ?

    9ºn Preei, e con loſingbe la Regina,

    Chº ne//uo core'ſ graue faliðaggira,

    :4nfºr non tra/, ä /ue frenai: voglieIl belgarzon ? Ancor di erudo/degno

    4ert/º il petto, el cor Fausta són moirs.

    |- B 4 Gr. -

  • 24 А Т Т О y

    Geminafraude mefei, ver/a, e/pargi :

    • Fiamme amoro/e, e gran defio di fangue

    A la Nouerea cruda , al padre accendi :

    Ilpadre Ifeo; e la matrigna Fedra

    · Hor vnica. Il pià veloce oue fo/pingi?

    Fedr. A gli folfuren ffagni; à la Palude

    Di fètide onde, al mio coeente albergo :

    A l’Ombre inferme ; à miei doglioſi pianti

    Hor mi fi feopre la cagion fecreta,

    Perche veder mi fai luce fi chiara.

    Non fon per frodi mie quanto mi basta

    Mi/Graforfe, ancor fi non m'aggiungi

    La colpa altrui, ond to ne pagbi'ſ Fra?

    Crudel, chefei, perebe m'appreſſi l'Angue?

    Minaccia ; s’i doſſo mio con nere Bifre : .

    Pereoti, e /ºea pur quanto f'aggrada

    . . Alfallo antico mio confini, e mete ·

    és Migioua bomai recalcitrando imporre

    Hordoue fue vorari ampie rauerne .

    Apre la terra ? bor lecito mi fa ~

    Serbar easte le man d'opra sì rea » º .

    se per mis colpefon pur troppo impura .

    * Hôr quando mai nel falſo bamido grembº

    Al Sol di carreggiar bomai già staneo,

    Darà la Tomba u mar vaçante, ondofo:

    - O quando il vedrà mai fuor de la Guna

    * Vftir quella infelire amante Fedra :

    senza adoprar l'antiebe fraudi/ue ?

    Non potrd mai goder ausra vitale

    - --- « * - Lurge

  • 義 : P R I . M O. 4$

    , Lunge da colpa, o pur ſenza eastigo?

    Uue le fauci fue la madre antica

    Per ingoiarmi, bor apre ? Deh ti priegs

    Empio crudel, ebe fei, dammi licenza,

    C'hor io d'ocebio mortal rapida fuggas

    Così ne l'imo Ahi/o , antico bojiello

    Di quei dal ciel piouuti borridi /pirti,

    Gali veloce ancor contra mia voglia .

    Dem. Perebe mi těti indarno, inuan mi priegbi?

    - Volgi /o/ſopra; anzi dal fondo fuelli

    La Regia , cbe d'bonor gonfia me viue :

    Adopra tuo valor, e tutta Fedra:

    L’Albergo altrui to'l tuo furor conturbae

    4: S'altro Ippolito troui, & altra Fedra;

    Per configlio di Fedra, Fausta penfi

    Ghe tutto lise oprar ſenza diuisto.

    Il duro ferro lampeggiar fi vegga.

    Di/angue Imperial ir gorde; Ffrangaff

    Al Gonforte la fede, el giusto pera.

    ン盤außa col tuo valor guerre rifaegli,E di faper teco eantenda, e vinea

    Co'i tuo valor: Hor tu riuołgi à cereo

    Questa Teda lugubre, e più s'accenda,

    É bruggi'l petto à la nouella Fedra.

    L'homeste vºglie, la pietà, la fede

    Lunge ne fien dall'amoroßpetti.

    Richiama i tuoi cofiumi, e l'empio falloa ,

    Questa l'impuro cor al male instiga, .

    B frange d'Humeneo la faera fide: .

    Ruint. -

    - To

  • 36 А Т. Т. О

    aineilluſo; quinei Cupido padre .

    D'ogn'altro error : e quinci dela mente

    Il furor cieco, e de l'in gorda carne

    L'ardente brama prende'l cibo, e l'e/sa:

    .Con questa face l'impudica Fedra

    L'altrai diſia , come s'ingordo f/2.

    Sarà da Fausta incestuo/a amante

    Nel cieco Amor,e tramar fraudi vinta.

    Della tua colpa la primiera parte -

    Adopra. Questa fiamma il cor gli fura.

    Tra gl'Agi, e fra piacer «Amor infiammas

    Il fallace piacer,che'l mondo porge;

    La gola, il/onno, e l'otto/; piume

    Notri/cono l’Amor, anzi l'inganno.

    Quel nero Mostro, che tre vori infiems

    Latrandofa fentir, vnqua non vide

    Mostro peggiore tra confini fuoi .

    @uesti co'/ feminar opre maligne,

    E/corno, ed onta da quel /eme accoglie,

    Opra le fraudi nell'ordir fue trame;

    Ma /on de la fua tela i fili estremi

    Acerba doglia, e dolorofi bomei, *~

    I nopia, amaro pianto, e morte acerba , *

    Chi abbraccia quest'Error, l'inganno ab

    Bpiaga a/co/a wel/uo/en ricopre (braccia,

    E lofingando, vn dolce mal carezza.

    L'Errante non ſpiega al dritto, o volge,

    Ma nell'oprar/enza mi/ura corre : ·

    Del ben fi gode, e poi del mal s'attrif7a:

    >-

    Epo

  • },

    β,

    * R I м о. 27

    Epo/cia ſparge, verfa, e stragge'lfuo,

    E con le fraudi, e con fue voglie ingorde

    Tinge l'honor altrui ; conturba i/letto.

    Et à quel fin'bor io te Fedra a/ſenno ?

    Al mal te fie/a/prona, e ti rammenta

    L'antico Amor, l'incestuo/e fiamme.

    Sarai cagion di più potenti frodi . .

    stuesta cagion de gl'altri falli adopra.

    Quando da questo /pron farà /o/pinta,

    . Il casto bonor per raffrenar quella empia

    Ne legge, o freno haurà, mete, o colonne.

    Se dopò le carezze dela madre .

    (Le facesti tu bèn: tu ben m'intendi )

    Il giouine intrattabile, ritrofo .

    Rigido, e fero chiuderà l’orecchio

    All bumil preci de la madre steffa,

    Albar l'irata, intestuo/a Donna

    Ferita al cor da l'amorofi/trali,

    Dura à piegar, e del rifiutº certa,

    Del tuo furor l'estrema parte oprando,

    -Infiamma tu con questa feda, e poi

    Di fangue accendi in/tinguibil fete

    Sdegno,rabbia crudel d'empia madrigna.

    La Jacra legge, la pietà, la fede;

    E di madre l'Amor lunge me fia;

    E Fausta in Fedra per furor fi tangi,

    E fia co'l paragon Fedra innocente.

    La genetrice , in cui bramo/ voglie

    Di vendicar l'oltraggio, Amor racchiudº,

    Pre º

  • s8 а т т. о*

    Preeipitofa eorra come /uole

    º ymbriata Donna con/uoi Tirfí in mano:

    D’irata Domna i tradimenti tutti

    : yolga foſfopra a vendicar l'oltraggio.

    Quanto vapor dagli Camint Etnei .

    spira, alhor ebe da mole eppre/o il ventº

    Vomita folgo, ebe le fiamme accende:

    Come la nube da tri/ulea face

    In parte fi diuide, e fa rimbombos

    Mentre Gioue dal Ciel foot aardi vibra,

    E frange i più fuperbi alti palagi,

    Tal fiamma ſpiri la Romana Fedra

    Mentre la Greca le fue fraudi un/egna,

    Mostro maggior à le fue fiamme aggiunga

    Effendo Fedra faa fidata /corta .

    Per tua eaggion qual vago for sì bello

    Suelto per frodi ne languifea, e muora:

    Con le fue fiamme al ciel fumi l'Albergº

    Del Troian feme; e la facella ardente

    In man di Fedra à Fausta furibonda

    Il lume porga, e fa fua cara /torta. -

    Opra si noua infin dal fondo attragga

    * L'antico tuo furor à noua luce :

    Cofa maggior, maggior tema ei porge.

    Se l'opre, ebe dal etel'or dite fono,

    « Il nostro inganno, Ở arte non incide,

    º Gli Nepoti d'Enea fu'l giogo auuinti

    Tosto vedrai; e moueranfi a cenno

    Di quel Hebreo, à la cui morte chiafe

    - * - Apolle

  • , bala misdešra, Équalregions'i警- ', - , Ube

    ੋਂ

    P R I M O. s9

    Apollo, e Cintia i luminof rai • .

    Sarà bandito il noſtro Impero d forza t

    Suelti dal fondo, e feofi eaderanno

    i Tempi de gli Dei bandito Gtoue ,

    L'Hebreo tra Numi baura loco primiero.

    ... Dubbio/a u tuoi penfier, percbe rt uolgi ?

    R/ueglia 1/en/, tuot; apri la mente,

    E morta loda chi lodafi i in vita.

    Christe il/eme Troian regga » e gouermi,

    E que ſia fa del /ao regna, la forte;

    E pronoba/ia Fed, a de le mezze,

    Che s'han da celebrar tra Roma » e Dio.

    Se tal giorno per roi muore felice,

    Funette grida · e dolorofi homei

    Il ca#io Albergo rimbombar vdraff,

    AMerce à le fraudi di matrigna iniqua.

    Ma /e'l eaſto garzom reeu/a darfi

    Jn preda d la matrigna furtbanda,

    Del tuo furør l'estrema parte adopra,

    Onde fuor di ragion morto ne eada,

    .pertal morte il genitor fi ftrugga5ماع

    La man di nofira Feda fi richiede

    Per dare ad opra tal l'vltima tempra.

    Fedr. Arebitetto immortal di Regni etermi :

    D'acerbe pene largitor fecondo

    In tenebre più esterne , e erudo vltrice,

    Cbe leggi imponi à noi, al te’ a d'onda»

    spegni ti priego quest'ardente fase

    1. **

    , '.-

    |

    ﹀། ། -

  • 3ó А Т, Т. О

    --

    -

    Che l'altrui/degno ad vbedir mi þings

    -:

    L'Autor dei fallo, s'io recuſo , e sfuggo,

    E fon del fallir mio pur troppo oppreſa ?

    Non temo voi : egli è penfer vetu/o:

    Temo le pene , e l'e/emplar caffigo

    Del nouo inganno, qual s'ordi/ce,e tramwa.

    Cosi quel , che l'impura meretrice

    Farà per lo dir mio ardita troppo,

    Sarà mia colpa, e po/eia baurò la pena .

    Fabro più /caltro chiama d ſimil opra.

    Non potrà dunque furtbonda Fauſta

    Ascender Roma , /e non porge Fedra

    A Fausta il foco affai pale/º al mondo ?

    Eome furia mi mandi ?

    Čo’l mio furor à la matrigna oltraggio

    Paraffi? A guifa di vapor maligno

    Rotta la terra, grauida mi mandi

    A parger fiáme, e to/co al mondo infetto?

    Mi prote/sto, rifiuto, e non confºnto;

    AMal dico Fedra å gl'altri odio/a tanto s

    Sia Fautia à Roma; a'Greci infausta FA

    #eee la Greca le/ae parti in /cena, (drs

    Hor la Romana la fua parte aggiunga

    Oɔra madrigna il mal alle tue Jpe/e,

    Se cadde à le fue Fedra infortunata.

    Meglio dal tuo valor, che dal mio /pinte

    Sarai. Non ba mestier di me per guida

    Tal vecebia mastra, ebe mi ebiedi, bor ere

    *infº questa matrigna il Fabro/stºffdilo.- - E -

    * * d

  • རྒྱུད་ལས། འང་འད་པས་འ ན་ས་ས་གནས་གསལ་ ༈༙ ཁང་ ས་གནས་ཁང་་ག་ཁང་ག་ལམ་ལུས་པས་ཁམས་ས་ག་འན་ང་་ད་་ང་འལ་གགས་པ་ལས།

    * - |- * , •

    # l'Inaentor de l'opră, e%薇 »Antar che à l'altrai /peſº con l'eſempio

    *************** * . .. Potrà dopoi di Fedra ប៊្រុ , * · ·

    #:aggiar trafiamme à le fué /ps/, irata. . .

    Dem. Nam temi questa man Donna impudica ? .

    Farò vederti ben quantofia grade. * . . . *

    *- Io credo ben, che questa frża / a . . . . .

    . . . Graue non poeo, è più noioſa aldorfă: , !

    Senti dolor? così glamici feruo. . . - -

    4ffetta i past, e la Regina a/ſali, . " " "... *

    # l'empia Donna tra penster maligni : :

    Hauogi. Haurd /ao for al fallo ponto . . .

    ε., Νοευνοϊκίτοβ βήφασπίολάπα" ,Fed. Comanda co/e častě. * , , , ,

    Pem:Gasta Donna d'amoreome raggiona ? "

    $$d:Ophreon la ragion comanda iretto. . . .

    Dem. Odi modesta öonna. . . . . . . . .

    Infºgna Fedra noi quel, che far lice. . . .

    # lunge dal dritto, o pur conforme, *: , Yon dimeno eſeguir tutto / dặue : . . '

    Fed. Ia temo il Fio#.. --

    Đem stoltoio peafai che ciò a doñafe. . . . . .:º/ Fedra tëme, à mioparer, făoi danni . . . همج |

    *- * { P |- -

    * : nºn siena ſe di Fausta fost :94ſº timor, haurei pietà di Fedra, : -ു.

    #"que fºrua vil bora recuſ, . . .biſogna oprar contra tua voglia. . . .

    ہدثيح-م-اگوہعئاش-ےا--دفكعمصاهحنممدص-د" : * , -->

    giosa il timor del proprio incareo. -

    |- & a - リー . . . *4 * - *: |- |-

    .** * . . . . . . . . . . . . . . . .

  • 3B А Т Т. О -

    Nè ti mostra al fuggir difebio/o il vado.

    Fauffa, che di penfier prºfani, e lordi

    Ma pieno il core, apparecchiato d l'opra,

    * La cºlpa brama, ameor che'/fio recu/i.

    ÉQuanto ragione addita, tutto a/orbe

    L'ira nel petto; che di /degno è coimo.

    Aeciò che non derida te buggiarda,

    Vn'altra fiata la taa mente agguzza.

    Per qual cagion così rtuc/gi i fumi

    A la facella ardente, e i /guardi vibri?

    uesta è d'impuro amor cagione, e madre;

    Di questa fiamma vn'altra volta bruggia

    Questa è cagion difanguinofº flygno;

    Si amaro tofco ancor di nouo afforbi,

    Fedra a Fedra s'aggiunga, onde fi muti

    In Fedra Fausta; col nefando foco

    La natura di Fausta in Fedra eangia.

    Fedr. Quaifiāna, e qual faror wareždego/pinge

    E mi penetra l'offa, e va fºrpendo

    Per le medolle, e m’afforbifºe’l tore ?

    Questa è la fiamma,che nel petto ardendø,

    AM'a eeefe il cor,onde ia mi/pimh (abi /a/a)

    A dare à gl'altri in preda l'bomor mio.

    aef'è lo /degno; che di /angue ea/Bø

    'impure man de la matrigna tin/2. . .

    Si panga in opra il mal,s'hora mi ebiedi,

    Perebe la fiamma al cor penetra, b arde.

    @gel, ch'abborre Pluton, Fedra regæfa,

    ło fºguo il tuo voler sbiungar“A:. .

  • P R I M O. 3 3

    Che'l fianco irriti: in van /º /** --~endi,

    La qual l'affa penetra, e le meavue.

    O quanto /angue afforberannº il Tebro,

    Et il Tarpeo con gl'altri colli infierne, « »

    Che/on di Rima si leggiadro cerchio?

    Anderønne, Anderonne; e'l foco al petto.

    De l'empia Donna accenderò per /empre:

    Farò fatolla ancor l'arida fete

    Col /argue, come quel » che Tefo /parfe.

    Il genitor, e da matrigna infiežne

    Con ncua morte aſtrt i fatti homicida »

    Saran di fangue, e graue coha afperfi:

    Farò cader la più fublime parte

    Di quel si gonfio Albergo , e ce si altero :

    Con noui /ſempi'l fallo antico mto

    Haurà con noua man l'vltima tempra.

    Piaceſſe al mio destin, che l'ampio fºggio

    Aſalir fopra deleielo bora poteſe,

    E'//acro Nume, che di Fedra brama

    Nouelle pene ogn'bor perfallo antico. .

    Dem. Così l'opra s'adempia. -

    D'incestuofo Amor la madre impura

    • Abbruggi, cb arda; & innocente fangue

    14 ferro tinto di vermiglio fiille,

    Langui/ca, e fuor d'ogni ragion ne cada

    Per Trionfi il garzon chiaro, či illußre.

    Roma per morte tal vrli rintuoni.

    Po/eia che'l morbo baurai fatto pia cruda

    Fºggi i lumi del ciel ; lafeta la terra,

    t - G · Crefce

    - *

    |

  • 3 4 А Т Т. “О

    Cre/ee il rammarco, ritornando,à l'Ombre,

    «å gi infeliei pirti, à l'empia gente.

    Al carcer tetro, al dolorofo Regno

    Tosto riuolgi. Le tue fraudi ordite

    Cagion pur troppo fon di cruda worte.

    Non vedi come'l Sol con nero ammanto

    Ingombra il ſuo plendor, perae la luce ;

    E come per timor crolla la terra ?

    All'apparir di Fedra il mondo teme .

    Fedr. Retto" del eiel io vi cő/acro il fangue,(ge

    Qaalքաոս à voi per mã di Fausta bor por

    S C E N A S E C o N D A

    Coſtantino minore Confole. Se

    natore fuo.Ayo.

    Cost.r-N'Horio con lieto vifo, e eor tranquillo

    Quella corona, che la fronte adorna,

    E del nemico mio, gl'honori approut ? '

    Che di Gri/po l'honor con lieti applau/i

    Hor io ne fegua? bagneraſi in mare

    Il Carro, e l'Or/a : e l'Africano adusto

    Co'l nouo pe/o di Boote, oppreſſo,

    Haurd nouo calore, e noua fete :

    Vedra/ſe l'Austro v/cir da freddi monti,

    L'Aurora Ibero, e'l Vefpro darà Gange:

    - Dal mar il cor/o riuolgendo à Rạma i *

    *' .

  • P - R I M O. 35

    Il mesto Tebro ancor ved " " "

    A cui dono talhor laerime, e ... --.

    Cornuti armenti, o pur/quam.mo/e Torme

    Vedranſigir/enza le piume, alati

    Sopra del Ciel ne le piu den/e nubi.

    I vaghi augelli, che di piume adorni

    Cantando nelle/elue, e/acri bofobi

    I nuitano ad Amor» vedranfi în mare

    Sotto l'onde gaizzar /enza le piume :

    La luce, e l'ombra, l'onde, e'l foco inſieme,

    E morte, e vita in dolce nodo afirette,

    E tregua hauran tra loro, e pace eterna,

    Pria che lo/cettro,e l'honorata testa

    Di Ce/are / pieghi algraue incarcs.

    Sen. L'effere stato io fedel in cofe graui :

    L'hauer prouato voi l'animo interno

    Di chi vi ferue fedelmente , cb ama ,

    Se mi fa degno vdir vostri /ecreti,

    @aal si me/openfier Cefar vi turba ?

    Per qual cagion così turbato il vifo

    I ndegno à tanta gioia fi diſcopre?

    Snoda la lingua. La fauella il duolo

    Seema, chº il tacer ildifacerba.

    Così chiuſo talhor dentro cauerne

    . Rabbio/o vento, che da mole oppre/fo .

    Luttando gonfia al difu/ato incarco,

    Onde col rumbobar Echo rintuona

    Ma/º d'ampie fauerne, o franti rupi

    Ritroua per v/cir difebiuſo ilvado -

    - С 2. .هم

  • ੋਂ |

    *

    «

    36 А. Т. Т. О

    Si ſøonfia; e fpira con piaceuol /uomo,

    Cost.Pur ene å labra aprir; mouer la lingue

    Lafet’i dolor, cbe nel mio cor /i/erba.

    AMostro maggiorfi volge orrido, e fiers

    Nelpetto mio; nè fa sfogar il duolo.

    Dirò/e poſſo. I miei fecreti a/condi:

    B quella antiea fede, ch'io trouai

    Speſſo fedelin maggior cafe, har mece

    Come conuiene riferba. * -

    Sen. Cio dirmi non accade.

    Cost. La nostragente valorofa in guerra

    Dale battaglie di zemiche /quadre

    Rieca di /poglie à moi riuo/ge, e riede

    Sen. Lietu penfier germoglia opra sì grande.

    Onde con gratular ti puoi con Roma,

    Co'lgenitor, con la tua patria ir/ieme;

    Goder de l'altrast ben, del ben tuo proprio.

    Coft.cagion di nasſa fauellando moui.

    Gone? Non vedi tu darfi primiero

    Grado, foglio, ở bonor, e gli Triomf,

    E prefaggir corona ad bumil pegno

    Diferua vil : ambir con noui modi

    Delmondo il freno, e de la /ie/a Roma?

    Per qual cagion ornar le tempie, e i dorſo

    Geºca d'Alloro, e a’habito difcinto?

    Daraffi à vil garzon tutto l Impero ?

    Per qual cagion de le straniere genti

    Lofảegnofprocaccid, el fangue fiilla,

    x da la guerra, le battaglie noue, GՅա.

    |

  • ਾਂ

    P R I M O. 37

    Come s’on Idra foſſe, inforø-• • •di?.

    Perchef volge'l mondo, e #. „... -ero ? *

    Non fai la cauſa? Acciò di Fausta il figlio

    Semi di Regi, e de gli Heroi nepote,

    Nato da stirpe genero/a auguffa,

    A Brittanno garzon piegbi'l ginocchio ,

    E ebieda pacerbi la pace aſſegna : -

    E ebid gli Regnt impera bora s'inchini ,

    E dia d'bonor tributo a l'altrui /Gettro.

    Et il figlio di Fausta vn vil ne /egua

    Tribatario d'bonar; D'Augusta il figlio, º

    @ual Rºma ambi/ee, ở bumilmäte chiede;

    Egl'altri, ancor ebe Barbari, Tributo,

    Gli dan perfºgno di deuuti honori?

    Sen.Ai bor farebbe ver quanto tu diei,

    Se ºfrenato garzon folo brama/ſe

    Hauen di Roma,e degli faoi l'Impero.

    * @aulfido in guerra, e quelaator di paee

    Hor lafua /peme collocar bifogna

    In poca parte delpaterno Regno,

    Fatto più vil affai d'ogn'altro figlio,

    . , B difegual al genitore #teſo ?

    Soft. Lunge dal verti /Gorgo.

    Cbs di par meccse d'avcordo egli camini

    Ł la ſua destra man /egno di pace,

    Altero fra Arionfi, e tra glºbonori

    Da Roma bauuti, con Amor ci porga ?

    Colui, ºb'al/uo valor tanto /i fida,

    É per l'Amor,she Roma gli dimostra- -

    G 3 F2;.----

    |

    * * , , , ; * .

  • 38 * A T " T O

    Fatto più crudo, e più ribello affai, º

    È aer premiero grado, e primi honori

    Senza compagno hauer bramofo tanto :

    Dife/o d'armi » di /gua áron, di legni,

    Di compagni, d'amici, ebro di gloria?

    Non fà giamai d'hauer l'homo /atollo,

    Ma con i Regni, ancor crefce'l defio.

    Caddero fpe/o i più fabiimi ingegni,

    Vinti da l'tra, e dalfuror commoff.

    Sen, Suest'ingegni'l furor /peſſo raffrena.

    Coft. Il pondo aldorfo altrui graue, e noio/o

    Lieue lo stima chi comanda, e regna.

    Sen. E graue à quel, à cui paterno /ºettro

    1/freno impone, e con ragion comanda.

    Conf. É lieue à quel, à cui paterno /cettro

    Il giogo fa apparur dolce , e /uaue.

    Sen. For/e à chi miri infangainato in guerra ?

    Coft. Forfe à chi miri con Trionfi nuoui :

    Farfipiù altero, epià fuperbo in Roma ?

    Sen: Triomf che'i valor tra l'arme acquista.

    Coft.Valor di nostire /quadre.

    Sen. E con/udor non poco. -

    Cof.Ghe de la fronte di ſoldati stilla. ?

    Sen. Con gran periglio, con /ador dt/angue

    Coft. Con/angue, e con periglio de le fquadre.

    Sen. E ver:ancor vi fu la guida,e'l Duce;

    Coft. Lo qualper induggiar cerca Trionfo.

    Sen. Rual dopo bauati gli Triomf, torna "

    A guerreggiar, fel genitor comanda:- - A e

  • P R T -M O. - 39

    Ne di Febbo la luce vnqua fe»-º #

    O di ripo/o/egli dona vn qi --

    Segue del genitor ratto le voglie, 4a -

    E l'armi prende, e moue guerra, e vince

    Con quel valor , cbe //ao nemico proua.

    Forfe fanciullo ancor lunge da l'armi .

    Giacque/cur ? vibrare /pada, e dardo

    . Si vide pria » ch’oprar arme homicide .

    Foſſe da glanni al hel garzon conceſſo.

    Mentre bramofo a/ai del vofiro /angue

    Era Maffentio traditor Tiranno.

    Colme di opprobri per valor di Criſpo,

    E di tuo padre ameor, cadde, e morio,

    Restando auinto nel /uo proprio laccio.

    Mentre dal graue incarco oppreſa Roma

    Sotto del giogo grauemente geme, -

    Tin/e le /pade di color vermiglio,

    Stillando de la plebe , e del Senato

    Il chiºro /argue; & il Tiranno grande

    Cagion di peggio da si fiero /ºempio,

    Mentre gli Regni ingiustamente tolti

    Con gran timor'il poſeſor /i /erba;

    E la falute dal valor de l'armi -

    Solo depende; e gran diffo di fangue

    Il /angue/pai/o ancor rifueglia, e chiama.

    «Al fin il gran Motor l'aiuto diede

    Rimirando dal ciel glºbumili opprest,

    Così per gran valor di Criſpo cadde

    Estinto quel, sb’era di/angue aaaro

    G 4 AM 1 m u

    –------------

    -->*

  • 4o |- A T T : O

    *

    Cost. Minute impre/efon queste, che narri.

    ≥ grunde Alcide ancor fanciullo tol/?

    Il ciel, ch'in dorfo bauea Gigante fianco,

    Sen. E dopo tante impreſe, ancogli Rigni

    |

    | 3

    Seor/e d'Arabia, e l'ampio Gange infiene;

    E vincitor così mutando il corfo,

    Seor/e fanciullo inceneritt Regni.

    A che narro io l'Hireane belue,o mostri,

    E'l fiero Scita foggtogato in guerra,

    Gagion non poco di timor in Latio ?

    A chefoggiungo de l'Ibero i Regi,

    Opur di Libia dy/pietati mofiri ?

    L'Autor, per cui la pace'l mondo ottenne,

    Conobbe'lmondo steſſo; e quanto fia

    Di Gri/po il gran valor in pace,e'nguerra.

    Ne l'orme àpunto, che virtute impre/ſe,

    B la pietade caminando stampa, ( me;

    Criſpo fue piante appoggia, e l'orme impri

    Nepurfi slunga di tal ſegno vm quanco

    Sba/sò l'altero, ở à l'oppreſſo aita

    Ei diè ; e poi goder fece la pace

    * A gli contrarij, a gli memici steff,

    ŚRuai/otto ilgiogo to'l valor de l'armi

    4uuinti bauea, e/ºggiogati à forxa,

    Pen/ando che così conițiene à Regi

    Con l'armt,e co'l valor far cbe / goda

    Eterna pace il Regno, el mondo oppreſſo.

    Ma di che prògi'è fiata opra fi grande à

    „ ” i Roma in bando, e da la patria: |- - - 4ff6;

  • P R I M O. ቆ፤

    Viue da cari ſuoi fºeuro, e lontamºr.

    Efra nemiche fquadre, arme oomteide

    Il/angue foarge, e / riropre il fuoio.

    Chi vin/º l'Africano, hora foggiorna

    . Là 4oue quaſi'a perie bumiaa pioggia

    Cängia fouente il freddo Bora altero,

    E copre di licor gelato i fiumi. .

    Cinfe con le/ae/chiere il monte Atlante:

    Difefº Roma, e la fua fama giunfº

    A la Cuna del Sol, ed à la Tomba »

    Et hor lunge da Roma, anzi banditø

    Viue. De l'armi fue fente l'incarco.

    Affetta o Roma i paffi. / mifuri, "

    , B pefi del garzon l'opre , e gli merti,

    Sarai nel dargli bonor pur troppo lenta,

    , , Ecco che vien fra Senatori Augusto.

    Coft. Det vetusto Senato vn’ombra brami,

    E cerchi di veder? ecco la vedi.

    Danno gl'honori à vil guerriero, e Duce

    Togati ferui del patron più vili.

    s C E N A T E R z A.

    Coſtantino Imperatore:Senato: Arte

    mio Tribuno di Soldati. Legge

    -vn me

    Imp.V A ben. Il petto,e'l cor/gőbra diոո::::Haurà effi d'honor faoi giorni-r-rita da aļ

    - Pمرم ( . Ii همهای

  • 42· А Т Т О -

    Art.

    4 vot ritorna, à la /ua patria terra:

    T-- --º-- ben'l valorofo Criſpo :

    Sara y, a no à la cadente etade -

    Dei padre vecchio già d'a/petto, e d'anni . '

    Di queižo anello in carta impreſſo il fegno .

    Le nostre leggi Imperiali auuiui.

    L'humil difenda ; e à viua forza opprima

    L'alter, cbi regge gl'altri,e'l mondo ºffrena.

    Credo che à l'immortal Fabro diuino

    In questo i Regi fon molti / mili,

    Poiche l'altrui ragion con proprie forze

    Si difende da lor a marauiglia.

    Negar lo /cettro à la più fauia mano

    Non / dozerebbe, à let /e'l cielo il porge.

    Prende dal majiro di stellanti chiostri :

    Colui, ch'al mondo fa diuieto, e leggi,

    Sembiante imago; e’n periglio/o arringo

    Difende il vero, e'l falſo opprime, e /ºeura.

    Cosi la pace'l mondo, e'l ben /uo gode.

    « Alta virtù, che i Regi adorna, e vefie

    E queżja , ed ella fia lor fida /corta

    In ver del cielo, oue le fielle affi/e

    Il Fabro eterno, e à più fublime fºggio.

    A chi più lece oprør, oprar men lice.

    Hor ainne vincitor Criſpo del Reno,

    Colmo di ſpoglie à moi riuolge, e riede?

    Tal volge, e riede; e tragge gl'altri à riua,

    E/ſendo vot faa /corta, e guida il cielo.

    Maggior d'ogn'altro/ol d'Augusto infuori

    Raf

  • _

    P R I . M O. 43

    Raffembra voi, da cui femkia-*- * ago,

    É chiara origo traffe: à voi fimiglia .

    Imp. O me felice pur tre volte, e quattro;

    Maggior d'ogn'altro Imperatore , e padre.

    ĝuanto l'alma gioir mi/ento, e'i core.

    Padre del ciel, Prima Cagione Eterna,

    Che raggirando il Sol da mane à fera ,

    E gl'anni, e i luftri , e i/ecoli volanti

    Z rauolui, e giri, e'l mondo appe/o in libra

    A cenno foi de la tua mente affren; , .

    Se per mio fallo io fono al cielo in ira,

    O di tal prole fon forfe men degno;

    O pur troppo felice, onde gli dardi,

    E le /aette fue vibrar intendi.

    Da la Faretra prendi irati fdegni,

    E fia quell'io berfaglio à le /aette ,

    Pria, che l'auara Parca il debil filo

    łn cerchio angu/to riuo/gendo, ancida

    Di si bel for, che'l mondo adorna, e vefe.

    Spiega del guerreggiar l'ordine, e'l modo,

    E di nemici ancor quanta la stragge;

    Non prende à fdegno'lgenitor le laudi *

    Vdır de la /ua prole, e l'opre illufiri.

    Art. Di vallo cinſe piceiol colle ameno,

    Che le fue care membra algenti copre

    Di verde herbo/o manto, e vaghi fori,

    E dolcemente curua, e'l dor/o ina/pra,

    Ricco dº fonti, e d'argentato bumore:

    Di ciel/alubre ricoperto; e dopo - ,

    |- A lo

  • 44 , , , , А Т. Т. О º

    *

    · * * *

    :

    «...« * ሥ• • . .

    - di Zefiro germoglia

    vaga, Jao, , amorofi in grembo à l'herba

    D'orridi ventu al refpirar obliquo --

    Lunge da qui confue frondo/s ebiame

    Vetu/ta/elua muge'n ver del etelo,

    (Quinci fi copre d'Aquilone'i fianco )

    B ztra i paauglion 'odppo fia parte.

    Quell'humido licor, che #ringese’ndura

    Speſſo tra fiume l'Aquilon /uperbo,

    Diſcioglie il Sol; e i locbi erti,e romiti

    Graaidi, e pieni di gelato humore,

    Mentre gli falda,魏 ricopre d'acqua,La qual di nouo in bumil faccia cala

    In letto angusto a’liquidi cristalli

    Così con quel vital temprato foco

    Scalda "babitator fue fredde membra

    Nel verno algente, e la stagion più cruda

    Elba quinci traforre, piange , e mugge

    · Con dolce mormorio, con acque ondofº s

    E con obliqui giri'l cerchio, e'l vallo

    Fa à gl'altri colli intorno; e /eco apports

    In legni armati quel, che in rozza terra

    Cultore industre pianta, accoglie, o miete» .

    E quanto fan di belgl'armenti , o gregge

    Imp Loco pur troppo al dir de Senofonte

    Perfigger padiglion atto, e conformt.

    Laudo l'ingegno ai tal Duce, e l'opra.

    Qualforma a padiglion afertue, e pinge?

    Arr Quella forma, ebegi anni bomai vetusti

    • Augas

  • ལ་རྒྱ་གར་མཁས་པ་ཁ་ཟས་ཟླ་བརྒྱད་ཞ་་ྡ་ྗའ་ཟས་ཟ་ ལ་ཐ་ཁ་ལ་ཁམས་རྒྱལ་རྒྱལ་ཁ་གདན་ས་ལ་རྒྱལ་ཁབ་གང་ཟབ་རྒྱག་ལས་ཁ་ཁ་ཟས་ཟ་བ་

    * - * ,

    P R I M O. 4; "

    Aagosto fe veder, quella dibin/. O

    Mifara il eolle infin dal fommo a timo,

    E pº/cia ancide'lpaſſò in ima valle,

    Bdampiogiro; e d'armi'l vallo adorna.

    Per di/a/ato camin bnmile, e piano

    Da/ vado, donde w/eir/oglion le /quadre

    Senz'altro intoppo a'padiglion/giunge.

    L'altra porta maggior, che'i dorfồ opprime

    De l'erto giogo armato, fi rıtıra .

    4 tergo ; el giorno at veder bramo/a, -:

    L'Orto rimira, e la bramata cuna; -

    E/enza intoppo ºgn'vn che vende,o merea

    Per quella adduce a noi le biade, o merci.

    Imp.tl Gaualter feroce’n chu/3 arringo,

    Métre, ebel guerreggiar s'affrena,e tarda,

    Pigro forfe to gl'altri hede, e torpe,

    Qpur la guerra dimerando aguzza ?

    Art. Qua/Tigre più crudet vinta da fame,

    Qaanao lange mugghiar fente gi'armenti,

    O de la greggia langutai balati,

    Se d'alta rupe fe gli chiude'l vado,

    Apre le faaei, e più crudel / mostra,

    E rabbia /pira inuau, inuan flagna:

    O qual leurier , cbe di Cinghial l'odore

    Sente da lunge » tace, e mous alquanto

    L'irata fronte, e /o/la guerra åecenna;

    Ma ſe vagando l'impetuofa belua (de,

    · Hor quine/corre, bor quindi in mille)ira

    Beersa so'l fuggir conpafi obliqai .if،ةرم

  • 46 А Т Т О

    »

    ' ! 'elufo’l cacciator rimanga,

    – ames-a...J'lfido Can più stanco,

    A l'hor del fuo Signore i lacci /tote,

    Efende'd/uplo con le zampe in parti,

    E accufa co'i latrar mefio, e funebre

    Tacitamente il fuo Signor, che torpe.

    Così fremean le fobiere in rbiufo arringo

    A l'apparir de l'arme,e ce le/quadre.

    Imp. Laudo'ſ valor de generg/ petti.

    Ma che facea fra tanto ti Duce armato ?

    Art. Come talhor fi vede'n ſpazi angusti

    Cinto di rupe , o d'altro intoppo cbtufo --

    Lubrico fiume ; il cut /pumante humore

    Si gonfa , ina/pra, e ferue, onde le rupi

    AMugghiar di tema incombre odon/i /pe/o.

    Talfi vedea di fangue accefo'l volto,

    E gonfiar l'ire, e i rabbiofi/aegni

    De noſtri Caualier : la tarda impre/a

    A viua forza v/cir facea diffafo

    Lo/degno, perche'l cor'ın giro angafio

    Accoglier non poteafdegno si grande.

    Ma quando'lguerreggiar gli fu conceſſo,

    Sfoga'l dolor ogn’vn; s'accende à l'arme:

    L’vn l'altro ancora /angutno/e/poglie

    Promette del nemico, bonori, e palme.

    Imp. Se'l gran furor /anguigno pasta, ed efa

    Brama come /pietata belua /uole,

    Racchiuder non fi può , /e non ha freno

    : ’’acce/o/aegno, e quella ardente brama.

    -; Qual

  • ਾਂ

    P : R I M O. 47 °. . .

    gual fu del guerreggiar il tempo,e "hora ?

    « E qual augurio più felice • m:ayº :

    Art. Il vostro, el/uo, e quei vetu#1 daguri,

    Onde Ma/entio con vermiglia morte,

    E Licinio crudel ſuo /angue /pa/e . *

    Stanca del fuo vegghiar era la notte, |- |

    E le fielle ricopre ad vna, ad vna . |

    L'Alba amorofa ; el ciel chiaro /i feorge

    . A l'apparir del Sol , che d'acque or do/s

    Parte già fuor, ma più nell'onde chiuſo |- |

    Delfuo wago /plendor parte ricopre, *

    E parte à muoto /parge, onde à le piante

    Il verde auutua de l'ombroſe chione, • •

    @uando con bumul cor Crypo piegandº - |

    • . Lèfue genocchia à terra, e palms à palma

    Congiungendo, riuol/e al cielo i lumi;

    Con loquace filentio raggionando

    Piega dal cielo i /uoi fauori eterni; . . .

    |- Egl'altri fºco al pari fer l'ifteffò. . - |

    · Richiama al fuon di concauo metallo |

    , Po/eia gl'Armati, oue coperto'lgiogo

    * - D'herbette/ vedea humili, e belle: (me:

    Sa'l dor/o appoggia ogn'vn /ao/eudo,ed ar

    : Le nostre infºgne vagabonde, altere

    A lo/pirar de l'aura ondeggian liete:

    Di pallido timor il Campo hofiile

    S'ingombra à l'apparir d'orrido boſco

    D'ha fie Latine, e di guerrier feroci : |

    A l'apparir di lucide arme, e chiare, ·

    * , · Onąe

    |

    * -

  • ----- -, ----

    |

    48 -- A - T T O

    r^:*e foode'i di gemina luce.

    Crvut- p- gran timor il giogo , e l'imo ,

    E Criſpo al bor con più leggiadº o vifo,

    E placido terror, d’armi coperto

    S'auanza in alto in più fablime poggio:

    Con modi accorti, e fue parole amiche

    Ruindi di Marte i valoro/ºpetti

    Accende à l'armi. /prona, e gli incoraggia.

    Come con le fue braccia, e fredde corna

    E ridano, ch'al margt atté/í mostra,

    Quando dal Sol il più gelato humore

    Compreſſo à forza al marfi żżilla, e/parge:

    O'l Nilo, che per dar /so dritto ai mare

    Fafette corna, e/ette parti inonda,

    E con le braccia /ue/pumpfe afforda, |

    Po/eia che quante/on, tante/on voci.

    Così facondo al raggionar fi mostra

    L'inattto Duce, e le parole inte/s

    Senza finti colori, o fofeo d'Arte:

    Parlando il Duce, gran defio di /angue

    Ogni guerrier dimostra, e ratto ferue:

    Po/eia fi grida al campo: à l'arme,à l’arme

    Co'l chiaro/uon de la canora Tromba,

    Veloci d/chiera, à/hiera armate /quadre

    Lafciam Latine tende » e vanno al campo -

    Qualdi Grà peregrine formo, o greggia,

    Che paſſa ondof campi; e l'aria ingombres,

    E guerra indice, e à depredar s'accinge

    Di Pigmei fauoloß bumil capanne,

    _ -E css

    |

  • P R I M O.

    · Eeon la fugga ne le chiave ***

    2Dipinge langa, Č otvoye , g.,

    ' E di due corna la fua fronte adorna,

    E trage à tergo a/ſat più lunga coda.

    Non più s'indaggia; i barbari guerrieri

    Biuifi'n parti, ċr ordinati ä /quadre

    Veder / fanno di Giganti'n gaifa.

    An gui/a talparean, come fi vede

    «A la riua del Pò candida pioppa,

    La qual tra nubi le frondofº chtome

    4/gende; e l'acque ondoſe attragge.

    L'indomito Aquilon algente ; altero,

    Che di Latio foffrir legge, o diuieto

    Non vole» ogni valor, ogni fua poſſa

    Adana inſieme in sì feroce Martē.

    Nonfu tanto di Ciro armato'l campo

    Al bor cbe guerra moſe alfiero Seita:

    Ne tanta gente fu l'armati legni

    Salear non mai Ji vide onde/pumoſe.

    Imp. In qual guifa i guerrier distingueſe/qua

    Il valorofo Duet'n quel periglio? (drs

    Art. Gemina fronte dià;orride corna

    Al campo à cerebio fiefo, onde parea

    Luna, che ancor non giunſe in colmo giro.

    ImP. Preggiata al campo affai forma gli diede,

    9nde eo //ao valor opprimer poſſa,

    Fatto più forte, gli nemiei faoi;

    9Pur l'angusto giro armati in grembo

    · Racchiuda i /aoi guerrieri, e gli dif-da;• • • D

    * APer

  • -----------

    -

    39 A T T O

    Pºche tal feno angusto, e chiufo arringe

    Se non yn turba, à gli nemici a/alti

    Ratto s’oppone, e mentre a/ale, opprime •

    La Lama,/ non apre'n ampio giro

    L'armatogrembo, da guerrierifuot

    Souente cade oppreſa al primo incontro."

    - Qgalfu lo feudo; e qual primiero braccio

    #Jisſe à ricoprir l'opime/poglie ? .

    Art. L'acceſo ardore de l'armata gente :

    *

    Del nostro Duce la pietd, la fede , ,

    E i giorni, e gl'anni ancor riuolti'n girº

    Senza coprir/e mai di fo/co, o d'ombra,

    O d'opre, e di penfier profani, e lordi:

    E la cagion del gaerreggiar sì giuſia : ·

    Del ciel/par/o di stelle il fauor desiro»

    Egl'altri fºgni i giouani ferosi , , ,

    Arman di forze; questi ſon di Criſpo

    I primi feudi » braccia, e lucide arme;

    Po/sia i configli, e l'arte eran dife/a,

    Maprima d'altro, il gran valor del Duce.

    L'angustogiro antor del loco /ie/ſo -

    Aceampata da noi, forza ci diede.

    Eran del colle armato i ſpazi angusti

    A gli contrarỹ ; à noi ben larghi molto

    Quinci vibrar potean /aette, e dardi -

    Senza periglio gli /quadron di Roma.

    Là, doue l'arcost raggira in cerco.

    Efa due corna, e finge vn ampio giro,

    La gente armata aceof in ebinfo arringo.

    - * - é66

    - -

  • 93

    33

    ----

    P R I M O. yr

    E fees tutto'l campo ouata *

    Segon'armati i generoſ peu.

    De Gaualier /u’barbari veloci, º

    E dopà i Gaualier, l'orribil mi/ºbis

    Di mille valorofi, e mille arcieri. . . .

    4 tergo, oue s'ina/pra'lgiogo, e ere/se,

    Vi /fanno altri guerrieri, altri caualli.

    Lo feudo imbraccia, e frieopre'i viſa

    L'animoſo guerrier FABRIŤro RwFro,

    E pien di /degno, e di valor inuitto, *

    Coperto d'arme al destro corno, il primo

    S'e/po/e à l'omicide armi nemiche,

    Per giunger palme a l'bonorati freggi

    Degl'altri RVFFI /uoi preggiati Ħeroi.

    Imp. Game parlando il Duce inuita, e/pronaDj ; guerrier parati à l'arme ?

    Art. Come rastico/uomo à caldi estiui -

    Di peechie accoglie/riamo in tröeò adusto,

    9'n verde ramo, o'n piu minuto va/6.

    Quando tal bor fra Regi fi diuide

    3?rtito Regno, onde lo Jaegno, e l'ira

    $'a uanza tra contrafii, e fra le riff,

    Mentre eis/ean bauer brama primiero

    49

    : raglipaterni honori, bonor; º faggio, . .Seguir ratto / vede'l capo, e'l Dăe,

    Ghe guerra indice, eprima d'altro ardits

    Cºrrendo à l'ira aetende, à l'arme inuta.

    ::: fra le /quadre, e le falangi armato

    D'Italia belia l'ornamento iħusi-- "- * * *: * . •

    · · · · D 2 Si

  • 52- А Т Т О

    A nede: e da la chiara augusta fronte

    Vn placuao timor feintille, e/parge:

    • Sprona'l destriero: à gl'altri dtee, e parla

    Con chiara voce, e rimbombar fe'i cielo.

    Voi del/angue Troian fre/ski germogli;

    De gl'honori eompagni , e de pergli, i

    Alpar mero/eguite arme, ed imprºfe.

    Diffe. e prima d'altro’l fianco strinfº

    Al /ao destriero, e ratto il dardo vibra,

    E dà felici (Muguri d la battaglia.

    D'arm ato nembol faoi tofio /i sopre;

    E /otto l'ombra d'implicati darat

    Si guerreggia: ed al stel/parfo di stelle

    S'auanza'l grido al rimbombar del'armi:

    E d'arme fanguinoſe à terra fparfe,

    E d'baste infrante fi ricopre'l campo.

    L'on l'altro/pinge, e poi col ferro opprime:

    Vrtando tra di loro à forza i feudi

    Fanno rimbombo, e di/pietata guerra:

    L’elmo, di cui fi copre'l capo altero,

    So/pira, e geme à le perro/fe irate :

    Verfan vermiglio, e feruido licore

    F generofi petti; e'l /angue fparfo,

    Brama, non che defio di /parger fangue

    Di nouo accende, e noui /degni muoue.

    gQualOrione, che di fiamme, e d'auro

    Tra foſco, ed ombra di notturna pofa

    Armato indice guerra, alhor che lacere

    * * mille parti, e mille ardon le nubi,

    |- - E tue

    *

  • - Р R I м О. ያ፤ “

    E taona il cielo, e mugge, e poi s’e”- “,

    E col muggbiar gl'horro . . . .--. • acere

    E le percoÁe di gelato humore (/ce;

    Fan rifuonar con lagrimo/e grida * * *

    Jl/ommogtogo di palaggi eccelfi :

    E le frondofe ebiomé, e fiefe braccia

    岔%guereia, o di vetuíto pinoIl furibondo Noto bor piega, bor frange;

    E le fatiche de la Astate, e verno

    Il fiero Turbo di repente atterra,

    Onde lo /parfo feme, e l'opre industri

    L’Infelice Cultor ӱ.eְי plora,Ma/barge al vento /uoi /ö/pir inuan 6:

    贺 fra l'arme; e燃le/quadre2ragli Germani fuoi l'altero Duse,

    E quafi vm altro Mauritano Atlante

    Non ha timor di fquadre, o di falangi,

    Ma pien d'amaro fiele , e nero to/eo --

    3’auanza, e crefºe fra/quadroni, e l'arme,

    B /olue de le febiere il bei sontesto.

    Instiga al guerreggiar con voce altera

    I/uoi fidi guerrieri, e'l fangue/parge.

    4 me defiina'l ciel, parlando diffe,

    Si generofa impreſa : e'n fimilguerra

    Per la colpa d'vn /olo, e per defino z

    Sol vn conuien chepera; e non più diffe.

    Poſeia con cenni accenna il fiero Marie

    4 Criſpo, e lo disfida à corpo à corpo,

    E corre à lente briglie; e'l bracejo vkrite

    D 3 L Laijs

  • -----

    54 A » T T . O

    *'bafia /o/pinge, s'lnostro Duce aſale.

    Comegraafiamma le colonne » e mete

    Di campo acceſo paſſa, e l'altro accende :

    O comefaffo, che dal fommo à l’imo

    Pereofo, e/pinto da robusto braccio,

    Con veloci riuolti'n giufo cala. *

    O quando inonda di repente il cielo

    Con aeque ondo/º il campo,onde fi vede

    Si nuouo fiume rapido, e profondo,

    Chetragge feco de minute gregge»,

    Gl’armenti, gli Pastor, le cafe infisme»

    Così veloce'ifuo de/Brier/o/pinge - i,

    L'altero Duce d'Alsmanne /guadre.

    L'armato modo fi raccorcia, e stringe,

    E riede à tergo, e faſe vn'ampia firada.

    In tanto il fuo destrier/promando Criſpo

    Seaglioſfi'n mezo tra falangi, e/quadre,

    E fe co'ifuo volar argini, e mete

    Di fpiranfi cadaueri, e di /angut.

    . Ma quando wdì chiamar nome di Rege s

    º stualvelluto Leon mentre fra gregge

    * Contenta fua vorace ingorda fame,

    * Se da lunge magghiar /ente gl'armenti,

    Lafcia la preda d'humil greggia à distro»

    Ed erge al collo irfufo il vello, e rugge,

    E prende a fdegno vm sì vil cibo à pasto

    . Così cangia penſiero, e drizza ilcorfo

    L'inuitto Griſpo à più fablime impreſa.

    ** /gõbra il campo; e rannicchiar le mährs.:- z * Si

  • –ਾ གློ་བཟང་ཆ་ཇ་ཟབ་བྱང་ས་་གས་་ཐབས་ ་ཁ་ཁ་ཟས་ཟ་ཁང་ཟ་ཁང་བཟང་ * * *

    P R I M O. 35 •

    Si vede ogn’vn, e raggr*----- - -*- 1e

    Alguerreggiar de Gauuase. . . .....

    L'Armati decbinar/a'l dor/o i feudi:

    inci Criſpo fi vede, e quindi'l fiero,

    - ::,% comất#:;*

    Speſſo Aquilon neuo/o, o torbido Austro,

    Mentre foglio primisro in mare ondofo

    . , Bramano bauer, efra deferte a rene.

    Il Barbaro feroce rampognando :

    Diffe, preggiato Herse á grato dono

    Hor prendi tu ; ebe più gelati monti,

    Oue fºggiorna'i freddo verno, affali.

    Haurai po/eia maggior fecondo,e terzo.

    Stende lo feudo, e fi /ottragge al colpo

    In prima, e pofcia le mentite larue ·

    Sciogliendo,il mento, e'l'indurate chiome

    Diſcopre, e'n ver del eiel riuolge i lumi

    • Criſpo, e raggiona con faconda lingua.

    Zu Signor de'Signori, e Rè de'Regi,

    Che/oggiorni per tutto, borgaida'l dardo,

    E'l destro braccio mio, che nuouo a l'arte

    Diguerreggiar non fei: l'altero opprimi.

    Cohparlando alzò l'hasta, e laneiolla.

    Non fù fallace'l colpo, o fpe/o indarno:

    --Alpetto giun/e'l ferro, e penetrando

    Si fe la žíradaper w/eir al tergo. .

    Così gemino vado ottenne quella

    Mente immortal contaminata, e lorda, -

    Onde poteste «ftir d'ombro/a ebiostra.

    - * D 4 یهدام aم -

  • 36А Т Т О

    Elodan poſsia gli refiumi antichi ;

    ºvargonfin tanto le doglioſe grida:

    a griai, ºptanto, a feruidi/p/piri

    Di nemici ſquadron l'aria rimbombas

    Mentre la vita co'i morir ne fugge.

    Trabocca da Cauallo à capo chino

    Di pallor tinto il Caualier feroee,

    E rende al vincitor l'hafa vermiglia.

    Fuggs'idestriero eo'lmedeſmo eor/a,

    E laſtia il fuo fignor morendo, infido,

    AMa nel cader del Barbaro, gli porge

    Criſpo la destra, e'l prende, e rosi folee

    L'infelice guerrier languente, ed egro.

    Cosi l'affida di falute, e giura

    Serbar la pace , e dargh'l Regno infeme

    Il corpo e/angue con preggiati doni

    Chiedean da Criſpo gli memisi affiitti.

    Ma pronto Criſpo le nemiche /paglie

    Largille, e l'indorate piafire, e'l corpo»

    Così delvinto adorna Tomba » e Rºgo

    Giado gli firinfº il cor ; muto diuenne

    Il fredao Bora a ſi nouello cafo;

    Pofeia la lingua feiolfº; aprì le labhra,

    Di Criſpo la pietà loda parlando,

    E la prome/ſa fede, e'l corgentile

    L'imbafeiatori di Germani alteri

    Doglioſ à noi mercè ebiefero; e pace:

    E d bauer mg/ſa à gli Romani guerra

    Gli /piace, e duole: incolpano/e/ieff,

    D'Ita

    ----

  • ———— —་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་་

    P R I M O. 57

    D'Italia bella, e gli più freſhi --- a:

    Onde di /parger fangue aree», orame,

    Perche s'estinfº'i faco, hora non banno.

    Così vincendo,fuo valor dimostra,

    Eguerra indice'l valorofo Grifpo ·

    Così mentre perdona, ancora opprime

    L’acceſe guerre, ond'bor degno /i mostra

    Di meritati bonori, e di Trionf.

    Imp. Se'l parer vostro al mío/imiglia, e /embra

    Padri di Rạma, Senatori accorti,

    Dipoderofo Heroe, (ſe'l dritto estimo , )

    E di guerrier famoſo'l nome, e'l vanto

    Si deue à Criſpo, e meritati bonori.”

    Sena.Nostri penfieri (inuitto Augusto e Diuo,)

    Sono apenfier tuoi molto conformi;

    Gosì ti miri'i ciel /empre felice.

    Imp. L'homor s'agogna fol.che'l merto aguaglia.

    Sena. Egual non fi ritroua : babbia Trionfo.

    lmp. Vedete ben, she'l guiderdon non fía

    Maggior de merti, e dopre.

    Sena. Triomf. .

    Imp. Fremar conuiene i giouenili ardori.

    Tutto il Sen. Trionfi -

    Imp. Se pofia talpenfier Roma non lauda ?

    Sena. Irionfi, la fia stolta, fe gli piace.

    Se'n cara dote la matura baueſe

    Dato à Roma la lingua, ella parlando

    s'

    Così direbbe'n pocbe voci bumili. (t i,

    Quel, chef frema Augusto à tuoi gran mer

    : St

    *

    - * **

    , *

  • 58 A T T O

    -Sitoglie à quell'honor, ebe ti/ deue.

    Imp.se Roma vrama,e questo à voi non/piare»

    Confento anch'io : così l'aggrada il cielo

    Ruando da l'Orto à noi riuolge,e riede

    Del biondo Apollo la bramata luce,

    Sopra carro d'bonor Griſpo con ehiome

    Cinte di farra, e di festtua fronde

    D'ogn'vn / veggia, efa eaggion di gioia

    Tutto di chiare gemme afperſo, e d'auro

    Sopra gl'homer, altrai fedendo affende

    Il bel Tarpefo.giogo, il qual ornato.

    In eento, e mille guife, e mille parti

    z

    r -

    Sopra arebi trionfal impre/ſe, e'neifº

    Le genero/e guerre, e l'opre illustri

    Apra di Criſpo al mondo; e fia più chiaro

    Con tal ritorno di /ua prole’l padre.

    Ch’al Padre Eterno, ed à l'Eterno Figlio.

    Ed à la Madre del diuino parto . .

    Renderà gratie à par del dono eternis

    E pofia ifaers a lor deuuti honori.

    V.

    Ifimedel primo Atto.

    బ్రొకె

    ఇతిణితి

    Coro

  • – . Virtù eaa

    – -

    »

    C O R. G. -

    Ο Tº the vuoi con mendicati bonoriL'alte menti immortal coa ſodi illustri

    Ornar; Ti forzin vano. · *

    Dagenitor Jourano

    Wirtà naeque , e depende; . *

    E col natio /plendor luce,e ri/plende.

    Fuordi / Hoffa . . . .- Altro non vole - -

    Quando /oggiorna

    Neleor, ebe dipenſertasti radorna.

    Fermarſ in grembo al cielo, . .

    Da cui traffe l'origo ,

    Si forza ancor corrende -

    sopra veloce carro '. .

    Spinta d'ardor natio,

    Così pafe'l defio. . . . . :

    Se tu glaferiui, o dóni

    Velati lodi ogn’bora, - -

    Non più riſplende fuora:

    Nemen s'altri l'offinde , *

    Oltra ragion, non ſplende. -

    endo ansor forze riprende.-, *

    *

    - . * هنو C

  • 6Θ' C O R O.

    Rifor, ella fadendo

    Qual emolo d'Alcide

    Riforf on temgo daleader più ardito:

    o come /uole Amor Idra immortale

    Farf maggior, e col morir più vigº

    *

    Se Fortuna il fuo erin riuolge, e'l tergº

    Diftopre à la virtù, virtù fi mostra

    Magnanima, e più ardita à noua giostrº*

    Perebe quantella più faoi ºrdigni adopra

    Contra panfier magnanimi , & alteri,

    L'ardir tanto più creffe a'Cauadieri»

  • -

    :

    *--

    --ea

    స్రెఫ్లి |

    ATTO SECONDO.

    • SCENA PRIMA

    Vecchio Custode di Faufta: Coro.

    Quel nome steſſo di Mortals't vieta,

    Sogn bor / eangia al vartar del tempo, .

    E la Fortuna in mille giri, e mille

    L'unuolue, e'intrica, onde fi fora, e perde,

    Se ſgombra di timor vita opero/a

    Mai non fi troua : d9 il timor'iste/sto

    L'ange, e martira con motofe care.

    Coro Qual safo humano; o qual timor aerenna?

    Vec. Cofa non vi è tra noi Jieura al certo : * •

    ( S'io dritto estimo):fol questo fra nei

    Certo fi troua, e non fi varia, o cangia,

    Che ficara non ci è coſa tra noi. -

    Ma fe Fortuna à fi volubil eo/e,

    Commista fºco la virtà, promeete

    Sineera, e certa far nostra ventura,

    Folle, e vano timor di rea Fortama

    ** . - Tur

    ve C He dir fi poſa al mondo bomo felice,

  • ' . 62 А Т Т О

    Tarbarnon potrà mai d'Augusto') ciglio.

    Chor. O piaccia al cielo tuo defio s'adempia.

    Vec. Fortunato legnaggio, le cat/poglie

    Virtù regal con numeroſe laudi

    Estolle: amico al ciel; ricco di Regi,

    Se perguerre s'accende l'ira, e ferus, - ,

    Coperto d'armi coraggio/o appari :

    E /e la pace ancar l'arme rimoae,

    - Felice Toga ti ricopre, ed arma.

    s Chor. Pen/a che non vi fiano sterpi, o /affi,

    Gbe fi frapongan di virtute a piedi;

    Ma credo io bem, che/i ritroua al mondo

    Segondo, o terzo, à cui fe forza manca »

    Onde non fere, almen lofinga, e moles, ..

    E tende mille aguati, e mille lacei. .

    Vec. Criſpo garzon felise, à cui le stelle

    Delciel lutènti forme, auare, o fear/G

    Di larga dote mai non foro, o /ono,

    Ogni fetaura, e periglio/o aſfalto

    Peregrinar lontano ignoto clima .

    -- Fece co'ifuo valor; bor tragge, moue

    # La matrigna ad amar (ſe non s'infinfe

    Di veder l'occhio quel, ch'io palpo,e veggio.

    In prima con lo/ingbe, e coa carezze

    Auuinfe Amor i più fuperbi ingegni;

    Auuinfº'n prima'i glorioſo Alcide

    Per numeroſe impreſe bomaigta stanco.

    E quel, che feo de le più fiere belae

    Stragge crudel , fu da Cupido*;|- - - lá po

  • ••

    ་་ ག་ལ། ཡ་ཟ་ཁང་ལས་མ་ཐག་ང་ན་ ་ ་

    S E C O N D O. 6 3, … •

    E pº/ria , anciſ i più /pietatimostri,... “

    Piè à la madrigna /ae preggiate /poġlie,„ÄMa dopògli Žrtonfá, e fera stragge,

    Di genitrice'l cor chiufo ritroua *

    Ne la matrigna Criſpo: & in quel core,

    In cai ſolo potea piaga crudele

    P4/ſar å dentro, bor fi diſporta, e pafee

    Già lieto Amores in più lontano elimă

    Spatia'l timor peregrinando altroue. -

    Madref/sopre l'ona, e l'altro figlio ' .

    Co'//eruir pronto, ed afforbendo il tutto;

    Con chiuder gl'occhi, e ſimular tra loro. |

    se perſºrte, come fouente incontra ,

    2ra più cari, fra lor briga, o contrasto, |

    Repente inforge, ogn'vn s'infinge, e mostra

    (Soffrendo'ldolce oltraggio,e le rampogne,)

    Gh'a dargli ángua fu Natura fearfa.

    In lango effiglio di matragna il nome

    Infausta al mondo, ed e/ſecrabiltanto

    Soſpinge Amor giudice ingordo, e ciseo.

    Qual/ia di questa fiamma il bei lauoro, s*

    Dico di Criſpo de bramo/e voglie, - *

    Lo qualTrionfi, ed honorate palme -*

    Pai/ao nemico estinto accoglie, e mostra, -

    Narrrar al certo, non /apreiparlando,

    Mentre ei nel care /uoi penfer afsonde,

    Efra l'incerto nostra mente humana

    Dubbio/a già //patia, e fi ritroua,

    ai/ien d'Auguſia gli preferi interni •Diro க்

  • - ੋਂ

    » «

    \, ,

    64 " A T T O

    Dirò parlando: la conoſeo aleerto.

    Coro Si giunge à penetrar l'interno mai:

    Ma de la donna gl'intrisati giri,

    E gli inuiiuppi di penfier fallaci

    Sol Dio gl'intende, e gli di/gruppa, e /olue

    Dubbiofo ingreſo, ma più incerta v/eita

    , Mostra la donna, e pur di certo ha mulla.

    Vec, Fausta matrigna l'amorofo Gr/po

    Honora,ed ama, b al celeste Olimpo

    Erge laudando: Amor non pofeia;0 d'ante

    Conceſſo ad altri mai, s'io giusto estimo.

    Al figlio più, eb’ai genitor attende;

    Coianto del fuo benf gode, e tanto

    Poſeia del malfi duole, e /i contrifia,

    Che i più congiunti vince, e gli più cari.

    Come falſa onda infiabile, e vagante

    S'ina/pra, e ferue al variar de venti,

    Così la /peme ancor mai ſempre verde:

    Amor, tema, dolore, e gioia interna

    Turbano’l core , la ragione interna,

    ** Onde s'ina/pra, e ferue'l mare ondo/G,

    * Ben fi comofee: ma veder non pote ·

    Ocebio mºrtal in questa opaca chiostra

    Per qual cagione nostra mente ondeggia.

    Lauda l'impreſe in guerra, e l'opre illafiri:

    O come i dardi vibra il braccio este/o:

    O come volge, e gira il bando à cerco.

    O come doma fuo destrier feroce,

    *'n cerco il gira in mille ſpatij angusti, -

    - - * O pur

    .

    |

    |- |- -

  • cor

    Vcc. Ne le più interne, e più remote parti

    *

    --ম্পত্ৰ- = ੋਂ

    S E C O N D O, 65 • .eo

    Opur lo/pinge à più veloci paffi, -

    JE燃繁 di repente #4,E di repente ameor di nouo aggiunge

    L'acuto /pron’al fianco, e tragge'i freno.

    Laada come tal bor leggiadra mostra

    Fa di / He/o ricoperto d'armi,

    Ma più fouente quel/embiante adorno

    D'ornato reggio, e cento, e mille lumi;

    L'acuto ingegno, igesti, gl'atti, i feberzi,

    Il raggionar facondo; e gli costumi

    Tanto benigni, l'amorofa madre

    Laudapiù ſpeſſo, bor questi/ºgni estimo

    D'amor materno, e d'animo tranqušlo.

    Ch'ammira'l ben altrui, ma non gli ſpiace;

    Perebe matrigna mai larga fi mostra ·

    In ver del ſuo priuigno, e laſcia à tergo |

    L'Amor /ao primo, la gradita prole :

    Ne à questi /poglia'l mäto,e quel ne veste,

    Perebe tra l'altre mostruo/a donna

    Prima /arebbe,e lo stupor del mondo.

    o Se tanto ferue, ogni matrigna auanza;

    Qnde quel nome di matrigna à torto

    Se gl'impone, fe tal vapore effala.

    De la Reggia fi vede on ampia fala

    Gomposta, e finta eon stapoi del'arte.

    Furandogl'ocebi, à la fatica, algiorna,

    In preda a//onno le/pino/? eure

    Qai Gefare /soldar: qui ſi rifor-- - AS ودالبلايف

    *

    *

  • ਾਂ

    *

    66

    ਾ - - -----

    - A T T O

    stai /plende'l lucido oro; e'l chiuſo Albergº

    L’ricche /poglie » e barbaro lauoro,

    Che l'Indo inteſ, o pur l'Egitto adorna,

    Intorno intorno fi ricopre, ed arma.

    Di Heroi vetusti i fimulacri antichi

    L’vn dietro à l'altro in lunga firie e/posti

    . Vi fianno con mirabil maggistero;

    E i bronfi, e i marmi di canuti al mento

    Antiebi Augusti vera imago al viuo

    Mostrano intorno, e quanto fer me l'armi,

    O di palandra ricoperti in Roma.;

    Fra questi Criſpo /plende încifo al viuo

    Nelbianco auorio, in cui lauora, e finge

    Le vius membra altrui arte ingegno/a

    In guifatal, che poi qual fia più viuo

    Il finto, olvero giudicar non/ai,

    E faffi grato errore, e doles inganno.

    Finf/cherzando'lerin la mano industre

    Col pennel d'oro; e me le gaancie aggiunfº

    I primi fiori, o pur dorati fili. |

    Si vede'l collo nel natio candore -

    come Natura il fe, s'al Fabro illustre

    così piarque, onde'l fin/º d /ao capriesio

    Di manto militar fi copre'l dor/o :

    Di vermiglio color conſparge/vi/o:

    Il giousnilardor, quaſi ebe fiamma

    Gli fof, intorno, appare: O come fuole

    Acceſo fdegno fra le riſe: o come

    Gasto ru/ſor, ch'attragge il sägae# volte,* tin

    |

  • S E C O N D O, 67 •

    E tinge'i vifo di leggiadra Ninfa-, ”

    Di bei vermigli , e par quaſivna rofa.

    Seorre viuo color nel vifo estinto,

    E'lgelido fembiante il viuo aſſembra

    Gioia d la madre , e duro/strale in/feme.

    • Poiche ſenza penfier, lunge da eure

    Il piè fo/pinfe Augusta, e qui ne venne.

    Coro Se pur fenza penfier donna fi troua,

    Che d’Amor ferue oltra mi/ura, e flagra.

    Vec. Lunge d'ocebio mortal, da cure interne ·

    Ritroua à forte à fuoi defir conforme

    La genetrice /olitario loco. |

    Hor qui de l'induggiar pur troppo pigro

    Di Criſpo la fi duole, e pofeia incolpa

    Le man codarde meli'e/fram te guerre.

    Alfolcadente, ed al merigio, à l'Orto

    Si lagna » f querela, e mesta chiama,

    Ma sẽpre in vano il bel garzon,che tarda.

    Coro Con legge eterna, e regolati errori s

    , Raggira il ciel, ne mai fuo corfo arretra ; *

    Ma noi ebe’l tempo infiabile fa pigro,

    E tardo d far l'v/ato, e colmo giro,

    Con falſe accuſe l'incolpiamo à torto,

    Se ritardar non puo fua eterna:::: -

    L’interna arfara, e le bramoſe brame (ra,

    Fan /i che l'Alma ardente ondeggia, e cor

    E vinca al corſo il cielo,il tempo, el giorno:

    B l'indaggiar , eb'ella compone, e finge

    * Ansor gli ſia noioſo; anzi f A:ſſa.

    - |- * - E, 2 - A

    * .

    * - * *

  • * 68 А Т. Т. О |

    ‘ ’ “ medefma, al tëpo, al giorno,à l'ombra.

    Vec. Le guerre del fuo mal cagione, e madre

    Maldice /ps/ſo, ed efferande appella.

    Se d’Augusta i deſir, le preci, e i voti.

    O qual fi fia di lor minuta parte ',

    Conforme à fuoi defir vdiſe'l cielo,

    De gli nemiei i genitori à colmo

    Sarian ricebi di duolo, e più infelici.

    Pofeia al meglior modo, ch'ella /ºppe

    Lagnandofi di quel, ch'era cagione

    Del fuo dolor, che paſſa à dentro il core,

    Fece la madre al ciel hen miile voti :

    Il dì co’l pianto, e le /pinofe eure

    Co’l opre inganna, e più la fiäma infiäma.

    Hor la maestra man di ghirlandette ?

    Distingue, e lega fue vermigiie rofe

    Su'l bianco auorio, che tacendo parla;

    E da fembiante imago i baci prende,

    Ele fue giunge d le mentite labra.

    statnci materno Amor casto s'accoglie.

    Hora ritorce delicati fili,

    E di ritanni adorna il manto, el freggio

    Diperle a/perfo, e di piropi ardenti,

    Accio ricopra il vincitor il tergo,

    Lº qual di tema incolma l'Austro,e'l Bora.

    AMentre laụoro tal Aco dipinge,

    A le percoſe di fomore corde, ,

    Bila più volte tra fue fide AncelleDi Criſpo il dolee nome fo/pirando, b கி.

    Echo

  • –----- -

    S E C O N EÐ O. றே ,

    Echo quel /ºe/o ancorebiama, e rințuoma:

    E fra /onore voci, e dolce canto '

    Amoro/i /o/pir l'aria rimbomba,

    * Segni,che/uol mostrar tenera madre.

    Hora fi lagna che più tardo giunge

    Da la Cuna à la Tomba, oue s'imbrun4

    stuafi per faegno'ldi nemico à l'ombre.

    Perà con meſſaggier ellà richiama

    Il dolee Criſpo. /e'l dolor, che l'ange

    ... Il petto, e i fianchi/gote, e la martira,

    Non la face/º al caminar più lentas

    Ella farebbe v/eita d ritrouarlo.

    Per ingombrar siglorio/o giorno ,

    Før/º riaela il eiel Émil diuieto,

    Acciò commisto fia d'amaro il dolce.

    Coro Ab nonfia vernon fia giamai: non voglia

    Il cielo, questi, e gl'altri giorni'n giro

    Volga per noi feltsi infino à fera.

    Vec. Hor prega,e mi /songiura Augusta, ch'iº

    Rapido corra,el belgarzon richiami,

    Aceià poſeia gli /?opra, è mostri al viuo

    Raesti /ºgni, d'Amor demostratrici,

    Ond'ei d'Amor, e di pietà comme/fo .

    L'abbrasei, la con/oli, e'l cor gl'acqueti.

    Coro Che taldi Faustafa la mente, io goao:

    Tal diſe'l volgo; e'l mormorio firi/ciando

    Paſo paÁo/en venne. /arà /empre

    Ancor l'isteſſa, ſe di donna infida ,

    * Non è la fede instabile, e vagante : ,

    E 3 s& E

  • * - zo A T T O V

    » C EN A S E C O N D A

    t ». . - |

    Eunuco: Fidicina dentro al profcenio. |

    Eun. Ve s'innoltra Imperatrice, e Donna

    Precipitofo’l piederborferma alquäto.

    Deb fºrma'l corſo rapido, e veloce.

    · Qual donna, ch'à l'honor di Bacco corre

    · * in notte opaea, e volge in cerco il Tirſo

    * Di pampino/a /poglia ricoperto,

    * - " Efa fouente vdir carmi, ed Eào?.

    Coſì per le fue camere trapaſſa

    Con paffi obliqui Fausta, e correse vols.

    Galdi vapor da la ſua bocca eſala,

    Qual arfo Mongibel, Strombilo, ed Etna, ºO Chimera# orrido mostro . "

    Hor corre,hor pofa,bor falta,kor grida,bor

    E/, querela à lagrimo/ note. (piange,

    sfoga il furore ebiari fºgni /parge

    Ďi mente ingombra di penfier, di doglie.

    Ma quai faran del mal confini, o mete?

    Aldiuo Augusto deh per Dio correte

    Voif diferui, o par almeno vn folo,

    ; E di Fausta la piaga, e'l duolo interte

    Ratto gli conti, ond ei rapido volga.

    Fra tanto mero tacito penfando

    A-d, à parole ſinulate, e finte,

    *

    Saraа

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    |-

    |-

    *

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    S E C O N B O. . 71 -

    Saran del mio defir bramato ordigr i ”

    Co'/giouane feroce, al bor che narro

    Di Fausta il penfier cbtufo: e da fua parte

    «A lui fo dono del preggiato manto,

    Che di ſua propria man ella dipin/e,

    E fparfe intorno barbaro lauoro - |

    Fra l'Ofiro, e l'auro, e gli piropi ardenti; |

    Onde'i garzon fra fanguino/, /poglie,

    E ricea pompa; e tra corone, e palme

    , , Di si preggiato manto in di folenne

    Si copra il dorfo, e fia più vago à noi,

    In tanto vna di voi percota, e prema *

    Sonore corde, e fia più dolee'l fuono,

    Lo qual di Fausta i pigrifenfi fuegli.

    Fid. Qualgran defio d'bonor Criſpo ti ſpinge,

    Oqual penfier di guerra Dentro fi

    Fra più gelati monti , fuona, e

    Zi chiude, e ti rinferra. . . canta:el"

    Abi che di te non penſ, 蠶

    Ne à mie doglio/, /tille,

    Che ipargo d mille, à mille. di pēfare.

    Deh rimiratu ben ; ebe non s'offenda

    Gelato stagno, ofume:

    Nel for di tuoi verdi anni

    In van fisfori'n sì noioſ affanmi. .

    Deb Criſpo à moi riso/gi, e ratto torna,

    · Perche fe guerre brami,

    Fra laute men/º, e le viuande baurai

    Guerre d'Amor, ebe ſom più dolet affai.