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7/23/2019 Costruire in Laterizio 115_04_09 http://slidepdf.com/reader/full/costruire-in-laterizio-1150409 1/6 Il teatro ottocentesco di Pietro Ghinelli subisce un forte rima- neggiamento in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. È rinnovato con attenta opera pluriennale mediante integrazioni allo spa- zio originario ad annettere l’in- tero isolato su cui insiste e ad ammodernare tutto il comples- so scenico. Il 1821, anno a cui risale il primo impianto dell’opera, coincide con l’inizio della rico- nosciuta seconda fase teatrale italiana - la prima dal ‘700 al 1820 circa, poi da quella data alle guerre mondiali, infine il dopoguerra - in cui il maggior senso democratico e l’avanza- mento tecnico supportano l’at- tenzione al rinnovamento delle rappresentazioni sceniche ed in concreto alla diffusione delle cosiddette sale all’italiana nel mondo. Sono esse distinte essenzialmente per la geometria semicircolare fronteggiante il palco e l’orchestra.È dunque da chie- dersi se il teatro di Ancona rientri tipo- logicamente in questa fase al di là del dato temporale. Ebbene, il rapporto palcoscenico-auditorio si risolve in modo pressoché unicamente frontale, proprio della sala rettangolare; entrano però in scena, per volontà dell’architet- to contemporaneo, allusioni formali all’emiciclo all’italiana, ai livelli della platea disposta secondo allineamenti curvi e rastremante nell’avvicinarsi alla cavea per l’orchestra, oltre alla presenza effettiva dei palchi e delle postazioni laterali superiori. L’opportuna coscien- te riappropriazione della fase storica è dunque tentata e riuscita. Le Muse si mostrano oggi a nuovo dopo una trama d’eventi distinti in vari atti:il primo impianto, l’impronta neo- classica; poi la scarsità di fondi per l’ac- cavallarsi di episodi di terremoto e guerra; ancora l’idea di trasformazione a cinema e quella di struttura polivalen- te per il teatro ed il cinematografo;varie 4 CIL 115 Alberto Ferraresi     P     r     o     g     e     t     t     i A chi giunge a Falconara Alta (An) da vie prossime al mare,la risalita dalla battigia si presenta erta e breve. Collina morbida e cielo pulito arrotondano ogni spigolatura. Studio ed abitazione dell’architetto stanno a pochi piacevoli passi. Dalle case in mattoni di pasta chiara,fino a giungere al tavolo da disegno, non s’abbandona la dimensione familiare. Lo studio arriva all’ospite con le vene calde delle travature del tetto, con gli smalti accesi di ceramiche riposte a portata d’occhio, con la gravità propria delle riviste sugli scaffali.Le finestre offrono luce e visuale verde, riversandoli all’interno su tavoli e tastiere. Sono come ingredienti con proprie fragranze e profumi di cui, a giudicare dalle opere, provare la composizione in dose sempre diversa e creativa.Anche l’insegnamento universitario parla,per i progetti dei vari candidati, di strade non preordinate.L’esperienza dell’emozione nuova è leit motiv di cantieri ed opere di Danilo Guerri: temi in più occasioni esperiti prendono corpo in modi indagativi e brillanti ogni volta. Dice di sé,conversando recentemente, d’essere architetto regionale.Riconoscibile senza mai inseguire la riconoscibilità, risulta invece profondamente italiano nella proposta, senz’affatto rinunciare alla conoscenza vasta del patrimonio d’oltre confine cui fa eco nel suo lavoro con reinterpretazioni pungenti,sottili. Il ricorso frequente al mattone, frutto - si potrebbe affermare - di gestualità innata, non reca mai i soli motivi della tradizione e delle aspettative della committenza.È piuttosto slancio d’affetto e di dedizione al progetto, cui si rivolge offrendo sempre il meglio del proprio portato e, perché no, l’intento di rilanciare oltre.La contesa,leale, giocata secondo regole date,fronteggia il progettista e gli strumenti della professione sul tavolo di studio,poi sui luoghi della costruzione. La sfida è superata nel rispondere ai problemi concreti di tecnica con esiti ogni volta più adatti ed aggiornati.Guerri partecipa e vince.Il divertimento, per così dire,con cui si mette in gioco, traspare dai progetti, animati da energia positiva, solare,affiorante sottopelle nelle opere già in fase edile. L’occhio trova stimoli di luce e colore,il tatto quelli di superfici lisce e rugose alternate. Il rumore dei passi sull’erba o sui “cotti” ben composti a disegno sono invito ad indagare gli spazi;le profondità inattese,i salti di livello, i traguardi visivi sono invito a viverli. danilo guerri Vitalità dei progetti    t    e    a    t    r    o    l    e    m    u    s    e    a    d    a    n    c    o    n    a  ,    1    9    8    5   -    2    0    0    2

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Il teatro ottocentesco di PietroGhinelli subisce un forte rima-neggiamento in seguito aibombardamenti della secondaguerra mondiale. È rinnovatocon attenta opera pluriennalemediante integrazioni allo spa-

zio originario ad annettere l’in-tero isolato su cui insiste e adammodernare tutto il comples-so scenico.Il 1821, anno a cui risale ilprimo impianto dell’opera,coincide con l’inizio della rico-nosciuta seconda fase teatraleitaliana - la prima dal ‘700 al1820 circa, poi da quella dataalle guerre mondiali, infine ildopoguerra - in cui il maggior 

senso democratico e l’avanza-mento tecnico supportano l’at-tenzione al rinnovamento dellerappresentazioni sceniche ed inconcreto alla diffusione delle

cosiddette sale all’italiana nel mondo.Sono esse distinte essenzialmente per lageometria semicircolare fronteggianteil palco e l’orchestra.È dunque da chie-dersi se il teatro di Ancona rientri tipo-logicamente in questa fase al di là deldato temporale. Ebbene, il rapporto

palcoscenico-auditorio si risolve inmodo pressoché unicamente frontale,proprio della sala rettangolare; entranoperò in scena, per volontà dell’architet-to contemporaneo, allusioni formaliall’emiciclo all’italiana, ai livelli dellaplatea disposta secondo allineamenticurvi e rastremante nell’avvicinarsi allacavea per l’orchestra, oltre alla presenzaeffettiva dei palchi e delle postazionilaterali superiori. L’opportuna coscien-te riappropriazione della fase storica è

dunque tentata e riuscita.Le Muse si mostrano oggi a nuovodopo una trama d’eventi distinti in variatti: il primo impianto, l’impronta neo-classica; poi la scarsità di fondi per l’ac-cavallarsi di episodi di terremoto eguerra; ancora l’idea di trasformazionea cinema e quella di struttura polivalen-te per il teatro ed il cinematografo;varie

4 C I L 1 1 5

Alberto Ferraresi

    P

    r    o    g    e    t    t    i

A chi giunge a Falconara Alta (An) da vie prossime al mare,la risalita dalla battigia sipresenta erta e breve.Collina morbida e cielo pulito arrotondano ogni spigolatura.Studio ed abitazione dell’architetto stanno a pochi piacevoli passi.Dalle case inmattoni di pasta chiara, fino a giungere al tavolo da disegno, non s’abbandona ladimensione familiare.Lo studio arriva all’ospite con le vene calde delle travature deltetto, con gli smalti accesi di ceramiche riposte a portata d’occhio, con la gravitàpropria delle riviste sugli scaffali.Le finestre offrono luce e visuale verde, riversandoliall’interno su tavoli e tastiere. Sono come ingredienti con proprie fragranze e

profumi di cui,a giudicare dalle opere,provare la composizione in dose semprediversa e creativa.Anche l’insegnamento universitario parla,per i progetti dei varicandidati, di strade non preordinate.L’esperienza dell’emozione nuova è leit motiv dicantieri ed opere di Danilo Guerri: temi in più occasioni esperiti prendono corpoin modi indagativi e brillanti ogni volta.Dice di sé,conversando recentemente,d’essere architetto regionale.Riconoscibile senza mai inseguire la riconoscibilità,risulta invece profondamente italiano nella proposta, senz’affatto rinunciare allaconoscenza vasta del patrimonio d’oltre confine cui fa eco nel suo lavoro conreinterpretazioni pungenti,sottili. Il ricorso frequente al mattone, frutto - sipotrebbe affermare - di gestualità innata, non reca mai i soli motivi della tradizione edelle aspettative della committenza.È piuttosto slancio d’affetto e di dedizione alprogetto, cui si rivolge offrendo sempre il meglio del proprio portato e, perché no,

l’intento di rilanciare oltre.La contesa, leale, giocata secondo regole date,fronteggiail progettista e gli strumenti della professione sul tavolo di studio,poi sui luoghi dellacostruzione. La sfida è superata nel rispondere ai problemi concreti di tecnica conesiti ogni volta più adatti ed aggiornati.Guerri partecipa e vince. Il divertimento, per così dire,con cui si mette in gioco, traspare dai progetti, animati da energia positiva,solare,affiorante sottopelle nelle opere già in fase edile. L’occhio trova stimoli di lucee colore,il tatto quelli di superfici lisce e rugose alternate. Il rumore dei passisull’erba o sui “cotti” ben composti a disegno sono invito ad indagare gli spazi;leprofondità inattese, i salti di livello, i traguardi visivi sono invito a viverli.

danilo guerri

Vitalità dei progetti   t   e   a   t   r   o

   l   e   m   u   s   e   a   d   a   n   c   o   n

   a ,   1   9   8   5  -   2   0   0   2

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L’aula del teatro nella visuale da palcoscenico (foto: Alberto Guerri). Piante del piano terra e del piano superiore.

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allo sguardo dai vari punti di vista. Siabbinano dunque, con le intromissionidelle ombreggiature o, viceversa,dell’il-

luminazione interna, i legni del palco-scenico,della cavea e del boccascena,glielementi lapidei e quelli laterizi dellequinte solide cittadine, le pelli sofficidelle sedute di nuovo disegno,gli acciaia supporto dei nuovi innesti di superfi-cie per il pubblico, quelli, infine, deiparapetti e degli elementi tecniciaddossati alla copertura.Il laterizio specialmente si associa ailapidei nelle connotazioni più monu-mentali, ai cementi ed ai metalli in

quelle più innovative e legate cronolo-gicamente alla contemporaneità. Inquesto v’è accordo con la polivalenzaricercata del teatro odierno, ospitantenelle programmazioni di stagione rap-presentazioni classiche della tradizione,in musica ed in prosa, come pure occa-sioni d’avanguardia e di ricerca,oltre ad

episodi di vita pubblica. Sono in“cotto”le paraste laterali,gli strombi delboccascena, il fondo del contropalco.Qui particolarmente la linea curva delfondosala permette all’illuminazioneradente sui conci in mattone effettivibranti, ombratili quando il setto svela

parte della sua profondità individuandoporzioni,definite a disegno per posizio-ne e costruzione,permeabili.Alzando lo sguardo da questo punto, sipercepisce quasi per intero il traliccio inacciaio verniciato a sostegno dellanuova balconata a mensola, frontalerispetto al palcoscenico; questa è poisormontata da due ulteriori, via via piùcontenute in aggetto.Osservando inve-ce la sommità, si scorgono i passaggitecnici in quota e le snelle travi binate

e tirantate a contenere le sollecitazionisu grande luce a ridosso del coperto.Da sempre l’evoluzione tecnica e tec-nologica si è mossa in questo settore incontinuità con l’evoluzione delle rap-presentazioni.Da un lato questo,dall’al-tro l’esperienza del progettista su inter-venti minori e precedenti per spazi tea-trali ed auditorium si integrano nel pro-getto del complesso Le Muse, con ledifficoltà accresciute dai vincoli cogen-ti del restauro dell’architettura preesi-

stente. Il restauro, in questo caso, puòallora forse definirsi integrativo, per viadei nuovi innesti tecnici estesi anchealla macchina scenica e facenti da pun-tello alla possibilità di nuova acquisizio-ne di superficie per le sedute, di nuoviservizi a supporto degli eventi teatrali,di nuove articolazioni di scena in occa-

sospensioni lavori; dunque la catarticaripresa finale. Protagonista oggi dellarappresentazione,prima ancora di quel-

la scenica, è lo spazio. Danilo Guerriricerca l’effetto dello spazio urbanocoperto. Lo persegue consapevole dellafunzione storica di polarità sociale rica-dente sulle opere architettoniche d’am-bito teatrale per i consolidati rapportifigurati tra platea,pubblico e rappresen-tatività della comunità cittadina. Loricopre anche ricercando la suggestionedel cielo aperto,applicando fasci di fibreottiche in prossimità della balconata piùalta. Il gioco, anche per l’architettura, è

allora nel discernere fra persona e per-sonaggio, fra reale e recitato. L’interno-esterno ritorna nei colonnati laterali diriproposizione degli affacci neoclassicisu strada.Al piano prossimo alla plateainquadra gli accessi in sala come da spa-zio porticato alla piazza; ai piani supe-riori incornicia una sorta di matroneoda cui pure assistere alla scena in posta-zioni predefinite. Sono così introdotti ipalchi a riguadagnare la visibilità anchelaterale del palcoscenico, tipica dell’e-

miciclo. La connotazione urbana dellequinte di sala si concretizza però nonsolo per le geometrie degli affacciinterni, ma pure per gli accostamentimaterici. Meglio si dovrebbe forse par-lare, considerando le tre dimensioni, disovrapposizioni materiche colte dall’os-servatore in virtù dei piani diversi edelle differenti profondità giungenti

Sezione trasversale.

L’affaccio principale

alla città

(foto: Alberto Guerri).

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La connotazione urbana

degli spazi per il pubblico

(foto: Alberto Guerri).

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sione delle rappresentazioni.Si ritrovano, sotto la direzione attentadel progettista, alcuni temi ricorrentidella sua ricerca, quali le proprietà diriuscita rielaborazione tipologica, l’affe-zione per l’intreccio spaziale-visivo, laconseguente ricca stratificazione mate-rica, l’approccio propositivo verso l’an-tico, la scelta della regola d’arte e della

definizione di spazi per il fare artigiana-le nella posa e nelle connessioni deimateriali, l’interrogazione costante sullanatura propria di ogni tassello costrutti-vo e sul ruolo recitato da ogni elemen-to oggetto di rappresentazione.Fanno illoro ingresso, e non da mere comparse,le competenze di lavorazione deimetalli e di possibilità di fissaggio di

questi ai materiali diversi, frutto purenon secondario di intese consolidatecon abili esecutori. Spazi anche solo disemplice supporto alle attività teatrali siarricchiscono così di dettagli preziosi,per concezione e realizzazione,alla scalapiù prossima alla percezione del fruitore.

 Alberto Ferraresi 

Una veduta della parete laterizia di fondo sala (foto: Mario Ciampi). Il boccascena (foto: Mario Ciampi).

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Scheda tecnicaProgettista: Danilo Guerri, Paola SalmoniD.L.: Giorgio TommasiCollaboratori: Alberto Pozzi,Marco Turchi,

Giovanna Salmoni, PaoloBonvini,Gabriele Pimpini,Gianni Raffaeli,Gianni Cortesi,Cristiana Neri, Mart Papakristo,Roberto Pesaresi,MassimoBrunori,Paolo Vissani,CristinaFerrara, Federica Paladini

Strutture: Vittorio Picconi,FrancescoZaupa, su precedente progettoparzialmente realizzatodi Carlo Montecamozzo

Arredi: Danilo Guerri,Paola Salmoni,Giovanna Salmoni

Acustica: Alessandro CocchiApp. scenici: Giulio DecimaSipar io: Valer iano TrubbianiImprese: Pasquale Rosa

Domenico Melone

Sparaco Ing.Sparaco s.p.a.Opere pubbliche s.p.a.,RomaGarboli - Rep s.p.a. ImpresaGenerali Costruzioni,Roma

Sup. costruita: 2890 m2 (piano terra)Sup. palco: 180 m2

Sup. fossa: 54 m2

Vol. fuori terra: 65.000 m3, posti a sedere 1160Cronologia: 1985,progettazione;

1989, inizio lavori;2002, fine lavori

L’articolazione dei collegamenti e delle scelte materiche (foto: Mario Ciampi).