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Corso di Psicologia della disabilità e dell’integrazione a.a 2014-2015 Dott.ssa Barbara Ferrari

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Corso di Psicologia della disabilità e dell’integrazione

a.a 2014-2015

Dott.ssa Barbara Ferrari

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È facile imparare ciò che non si sa.

Il difficile è imparare ciò che si sa.

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UNA TEORIA NON E’ LA CONOSCENZA, MA PERMETTE LA CONOSCENZA.

UNA TEORIA NON E‘UN PUNTO DI ARRIVO, E’LA POSSIBILITA’ DI PARTENZA.

UNA TEORIA NON E‘LA SOLUZIONE, E’LA POSSIBILITA’ DI TRATTARE UN PROBLEMA.

E. MORIN

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Che cosa è la DISABILITA’?

Modello operativo a cui si fa riferimento

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La Disabilità

“qualsiasi perdita o anormalità a carico di strutture

o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche;

essa rappresenta l’esteriorizzazione di uno stato

patologico e in linea di principio essa riflette i

disturbi a livello d’organo”

(OMS, 1980)

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La Disabilità

Disabilità in relazione al concetto di SALUTE (“stato

di completo benessere fisico, psichico e sociale e

non semplice assenza di malattia”, OMS).

Non si parla più solo di MALATTIA, IMPEDIMENTI,

DISABILITA’, HANDICAP ma di FUNZIONI,

STRUTTURE e ATTIVITA’.

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La Disabilità

La Disabilità non è mera conseguenza delle condizioni

fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra

l’individuo e le condizioni del mondo esterno.

Passaggio nel modello di riferimento:

MODELLO BIOMEDICO

MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE

Persona è PASSIVA.Non è portata a credere alle sue potenzialità, alle sue capacità di risolvere i problemi e di gestire quindi la sua vita

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Modello Bio-psico-sociale

Si basa su una VISIONE SISTEMICA della REALTA’

L’essere umano non è considerato unamacchina che può essere riparata, ma comeun SISTEMA, composto da SOTTOSISTEMI(ad es. muscolo-scheletrico, cardiovascolareetc) e che vive all’interno di sistemi piùampi (la famiglia, la comunità).

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Modello Bio-psico-sociale

Vengono presi in considerazione tutti i diversi fattori

che influiscono sullo stato di salute e che sono fra

loro interdipendenti:

-FATTORI BIOLOGICI (e genetici);

-FATTORI PSICOLOGICI (dimensione mentale,

emozionale e spirituale);

-FATTORI SOCIALI (i sistemi di appartenenza, quali

la famiglia, la comunità, la cultura, la religione, lo

stato socio-economico, la qualità delle relazioni, i

ruoli sessuali)

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Modello Bio-psico-sociale

PERSONA

Diviene in grado di influenzare il proprio stato

di benessere psico-fisico e di prendere

decisioni autonome per la propria vita.

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Nuova concezione di DISABILITA’

Non è più un problema della persona, derivante da

una sua menomazione, ma è il prodotto

dell’interazione fra il deficit della persona e

l’ambiente sociale non adatto alle diversità dei singoli

individui.

“una persona ha la disabilità non perché si muove con una sedia

a rotelle, comunica con il linguaggio labiale, si orienta con un

cane guida, ma perché gli edifici sono costruiti con le scale,

perché si pensa pregiudizialmente che comunicare sia possibile

solo attraverso il linguaggio verbale, perché è possibile

orientarsi solo attraverso la vista.”

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Nuova concezione di DISABILITA’

Non è solo condizione individuale, ma dipende anche

dal contesto ambientale, sociale e culturale che lo

circonda…

È quindi DERIVANTE DALLA RELAZIONE SOCIALE.

Abbiamo a che fare con due termini:

INDIVIDUO E AMBIENTE

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Sviluppo umano e salute

Sviluppo e crescita sani dell’individuo prevedono

un rapporto armonico con l’ambiente circostante

(ambiente fisico e sociale)

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Sviluppo umano e salute

Questo è reso possibile da:

• continuo scambio di informazioni tra soggetto e ambiente;

• barriera protettiva dell’individuo che fa da filtro con l’ambiente. Questo filtro:

– impedisce all’individuo di essere esposto a stimolazioni eccessive quando non deve affrontare situazioni di emergenza o effettivo pericolo;

– consente l’elaborazione di strategie atte a superare le difficoltà ambientali

– consente di trasformare le pulsioni e gli stimoli esterni in pensieri

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Sviluppo umano e salute

LCostruzione di questa barriera avviene nelle prime

fasi dello sviluppo psichico:

– Klein -> accudimento fisico e pensabilità del

bambino

– Bion -> contenimento delle angosce – rêverie

– Winnicott -> madre sufficientemente buona

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Sviluppo umano e salute

Il recupero di questa barriera protettiva può

essere facilitato all’interno di una RELAZIONE

La barriera protettiva è finalizzata a rendere

possibile il controllo delle risposte emotive, la loro

trasformazione in pensieri e/o elementi

comunicabili attraverso modalità simboliche

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Abilità di comprendere le emozioni, le motivazioni e gli stati d'animo propri e degli altri.

Intelligenza emotiva

Capacità di RICONOSCERE, DENOMINARE, CONTROLLARE, ESPRIMERE, VIVERE e

SENTIRE le emozioni.

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L’intelligenza emotiva si può sviluppare

attraverso un adeguato allenamento, diretto

soprattutto a cogliere i sentimenti e le

emozioni, propri e altrui.

…può essere migliorata nel corso di tutta la

vita.

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E ’ costituita da un insieme di capacità che

consentono di cogliere e riconoscere le proprie

emozioni, attraverso l’auto-osservazione.

Consapevolezza di sé non significa aver risolto ipropri problemi, ma costituisce un valido punto dipartenza.

La consapevolezza delle proprie emozioni è un

elemento chiave per stabilire rapporti fondati

sull ’ interscambio e consente di orientare il

comportamento nella direzione degli obiettivi da

raggiungere, sia individuali che comuni.

Intelligenza emotiva intrapersonale

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E' costituita da un insieme di caratteristiche che

permettono di riconoscere e partecipare alle

emozioni altrui, di gestire le relazioni sociali tra

individui e con i gruppi.

Una delle componenti più importanti di questo

aspetto dell'intelligenza emotiva è costituito

dall'empatia.

Essere empatici significa percepire il mondo interiore

dell'altro come se fosse il proprio, mantenendo

tuttavia la consapevolezza della sua alterità.

Intelligenza emotiva interpersonale

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Le quattro dimensioni dell'intelligenza emotiva,intrapersonale e interpersonale, si possonoraggruppare in due categorie:

Competenze personali:1. consapevolezza di sé2. gestione di sé

Competenze sociali:3. consapevolezza sociale4. gestione delle relazioni interpersonali

Dimensioni dell’ Intelligenza emotiva

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Intelligenza emotiva

Gli ambiti in cui l ’ intelligenza emotiva si esplicasono:

• capacità di insight: conoscere le proprieemozioni, cioè autoconsapevolezza emotiva ecapacità di autoosservazione;

• controllo e regolazione delle emozioni:appropriatezza nell ’ espressione e nel vissutoemotivo. Evitare il “sequestro emotivo” (esseredominati dalle emozioni);

• capacità di sapersi motivare e quindi costruirestrategie congrue al raggiungimento delle propriemete;

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• capacità di tollerare le frustrazioni e di posporre le gratificazioni;

• capacità empatica: riconoscimento e partecipazione, qualitativa ma non quantitativa, alle emozioni altrui;

• capacità di gestione delle relazioni sociali fra individui e nel gruppo

Intelligenza emotiva

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Perchè é importante regolare le emozioni?

Regolare le emozioni significa rendere

l’individuo più capace di pensare, essere più

lucido ed incisivo rispetto all’ambiente, anche

quando è sottoposto ad emozioni intense o

spiacevoli.

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Lo sviluppo della BARRIERA PROTETTIVA avviene

grazie alla RELAZIONE…educativa, terapeutica, di

sostegno etc…

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È il più prezioso strumento di lavoro chepossediamo come operatori

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La relazione di aiuto può essere definita come una relazione in cui almeno uno dei protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro :

-la crescita (progressione lungo le tappe del ciclo vitale);

-lo sviluppo (stima di sé e realizzazione delle potenzialità);

-la maturità:

- a) dal principio del piacere a quello di realtà

- b) integrazione tra aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali

-l’integrazione sociale:

- a)acquisizione di un modo di agire più adeguato al contesto e all’alterità

- b)capacità di adattamento

- c)accettazione ed utilizzo costruttivo della diversità

- d)consapevolezza e capacità di affrontare conflitti e difficoltà relazionali

Che cos’é la RELAZIONE D’AIUTO?

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Si ha relazione d’aiuto quando vi è un incontro tra

due persone, di cui una si trova in condizioni di

sofferenza, confusione, difficoltà di fronte ad un

problema che deve gestire, l’altra è dotata di un

grado “superiore” di adattamento, competenza e

abilità rispetto allo stesso.

Che cos’é la RELAZIONE D’AIUTO?

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L’aiutare è un atto complesso nel quale

intervengono:

-Le conoscenze tecniche;

-La capacità di entrare in relazione con l’altro;

-La disponibilità empatica che supera le rigide

articolazioni tecniche della teoria pura.

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Aiutare in campo educativo, terapeutico significa in

prima analisi saper creare uno spazio

transizionale, attivare una relazione

“ sufficientemente buona ” in cui sia possibile

accogliere ed ascoltare la persona, riconoscere e

sostenere le sue parti sane e le sue potenzialità.

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Entrare in relazione con una persona significa non

solo conoscere e saper applicare un’ insieme di

tecniche ma anche saper attivare il processo

di cambiamento che le permetterà di essere a

pieno diritto nella società e funzionare al meglio

delle sue possibilità, con soddisfazione e successo.

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Permetterle di essere PERSONA a tutti gli effetti

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Di cosa è fatta una relazione d’aiuto?

• Holding

• Ascolto

• Sospensione del giudizio

• Relazione d’aiuto gerarchica e paritetica

• Relazione di fiducia seguita dall’affidamento;

• Modo di rapportarsi: l’importanza dell’incontro. La relazione è obiettivo / strumento di lavoro

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Per RELAZIONE s’intende il modo in cui le persone

si rapportano tra loro

COME

E’ importante che chi presta aiuto sappia ascoltare,

aspettare, restituire, comunicare in modo empatico.

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•Autenticità

•Congruenza

•Valutazione della distanza

•Rispetto dell’altro

•Rispetto dei tempi

•Accettazione della totalità dell’altro

•Attivazione delle potenzialità dell’altro

•Rispetto per se stessi

•Accettazione dei limiti personali

•Sospensione di valutazioni e giudizi

Condizioni per l’instaurazione di una Relazione d’aiuto da parte dell’operatore

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• Riconoscimento del problema

• Richiesta di aiuto

• Fiducia nel terapeuta

• Collaborazione al processo di cambiamento

Condizioni per l’instaurazione di una Relazione d’aiuto da parte della persona che chiede aiuto

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…si stabilisce se vengono realizzate le seguenti condizioni:

• Clima di accettazione

• Capacità di cogliere i significati della persona (e non cercare solamente di inquadrare il problema presentato, all’interno di una cornice diagnostica pre-costituita)

• Trasmissione di un senso di comprensioneprofonda e di ascolto attento

• Desiderio reale di comprendere più che di risolvere o prescrivere

• Profondo rispetto dell’individualità del paziente (evitare di creare situazioni di dipendenza)

• Capacità di contenimento

La fiducia nell’operatore…

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Una relazione di aiuto è possibile nella misura incui posso realizzare condizioni capaci di facilitare lacrescita dell’altro come persona distinta.

Questa capacità è strettamente correlata conla crescita personale.

Qualunque sia il grado di maturità raggiunto èfondamentale la consapevolezza :

-della reciprocità della relazione ( aiutare l’altrofa crescere me stesso)

-dei propri stati d’animo e dei propriatteggiamenti

-dei limiti dell’intervento

Sintesi

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Le capacità di gestire l’incontro con l’altro in tutto ilsuo divenire e di gestire la fatica (o la sofferenza)emotiva che lo accompagna. Specificatamente sitratta delle capacità di sentire, di essere presentinella relazione, di saper entrare in contatto conl’altro, comprenderne le richieste, i bisogni, il puntodi vista. Non si tratta tanto di capire razionalmente,quanto di sentire (essere in contatto)

Capacità relazionale è dunque la capacità digestire la complessità interpersonale.

Le capacità relazionali

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Chi ha un ruolo d’aiuto può essere partecipe econdividere emozioni a patto che non si facciatravolgere dalle emozioni stesse.

L’operatore deve avere la capacità di esserepresente senza fondersi con la persona che provaad es. dolore.

È indispensabile un’assimetria nella relazione chepermetta di accedere alla qualità e al tipo diemozioni provate, ma che impedisca diingarbugliarsi con gli aspetti e le manifestazionipsicopatologiche. L’operatore deve avere chiara ladistinzione tra le proprie emozioni e quelle dell’altro.

Nella relazione devono essere presenti individuidistinti: io sono io e l’altro è l’altro. (Ba, 2003)

A proposito di giusta distanza…

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• dose minima terapeutica

• corretta distanza (che esclude dinamichesimbiotiche o fusionali e dall ’ altro dinamicheespulsive o coercitive)

• identificazione e capacità di cogliere le istanzeaffettive sapendo distinguerle dalle proprieall’interno di un rapporto basato sul rispetto

• empatia dove la condivisione emotiva èqualitativa e non quantitativa

• corretto riconoscimento dei vissuti transferali econtrotransferali provocati nell’operatore dallarelazione con il paziente

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DISABILITA’

RELAZIONE D’AIUTO

IO E L’ALTRO

RUOLO

EMPATIA E ASCOLTO

COMUNICAZIONE

Gioco

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Il Ruolo

E’ l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione.

Nel concetto di ruolo è implicita la discrepanza tra le attese che convergono sull’individuo e ciò che l’individuo veramente è, tra “essere” e “apparire”.

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MANSIONE

•Compiti predefiniti

•ALTA PRESCRITTIVITÀ

•BASSA DISCREZIONALITÀ

•BASSA AUTONOMIA

•COMPETENZE PARCELLIZZATE

•RIGIDITÀ ORGANIZZATIVA

•LIMITATE RESPONSABILITÀ

RUOLO

•Responsabilità e relazioni

•BASSA PRESCRITTIVITÀ

•ALTA DISCREZIONALITÀ

•MAGGIORE AUTONOMIA

•COMPETENZE POLIVALENTI

•FLESSIBILITÀ ORGANIZZATIVA

•MAGGIORE RESPONSABILITÀ

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Il Ruolo

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Dimensioni del ruolo

OPERATORE

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FRUITORE

RUOLO DICHIARATO

RUOLOINTROIETTATO

RUOLO AGITO

RUOLO ATTESO

RUOLO PERCEPITO

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Ricoprire un ruolo significa…

• disporre delle conoscenzenecessarie per svolgere il proprio lavoro

• essere sufficientemente abili nell’utilizzo delle conoscenze acquisite

• avere una capacità di relazione adeguata e comportamenti coerenti

• sapersi adeguare alle esigenze del qui ed ora

• saper monitorare, nel tempo, se stessi e la situazione con il paziente

• sapere

• saper fare

• saper essere

• saper agire

• saper divenire

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SAPERE

nasce dall’acquisizione di nozioni teoriche, da un

apprendimento che non si può esaurire negli anni

della formazione, ma che necessita di un

continuo aggiornamento.

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SAPER FARE

significa mediare e riconvertire il sapere teorico

in operatività, tenendo conto delle molte variabili

possibili (ad esempio dove sono, con chi sono,

cosa facciamo, cosa abbiamo a disposizione, dove

vogliamo andare, perché ci vogliamo andare,

ecc.).

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SAPER ESSERE

è legato alla relazione con se stessi e con gli altri,

alla possibilità di essere dentro una relazione

di ruolo, pur mantenendo la propria autenticità

di persona e la capacità empatica di entrare in

relazione con l’altro, che non deve sentirsi “non

un oggetto da manipolare ed influenzare” ma un

“individuo da comprendere” (Lai 1985).

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SAPER DIVENIRE

è legato alla capacità di riconvertirsi e

ridefinirsi al variare del contesto (relazionale o

pragmatico) nel quale ci si trova, senza perdere

la propria identità professionale o il proprio ruolo.

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