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www.progettomigratoria.com
CONVENZIONE Per il Monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto
RELAZIONE SEMESTRALE DELLE ATTIVITA' SVOLTE
P R E M E S S A
Con deliberazione nr. 5217 del 27.12.2007 della Provincia di Grosseto è stata iscritta nel registro
regionale delle organizzazioni di volontariato l'Associazione Progetto Migratoria che svolge attività
in favore della tutela e valorizzazione della Natura e dell'Ambiente.
Il Dr. Fabrizio Fabiano è stato nominato responsabile tecnico-scientifico, il quale curerà il
coordinamento delle stazioni di inanellamento, lo studio statistico-scientifico dei flussi migratori
mediante l'utilizzo di stazioni bioacustiche già attivate in Punta Ala e Monteargentario e lo studio
scientifico sull'etologia dell'avifauna migratoria.
Oltre a ciò sono attivi tre osservatori ornitologici e varie postazioni di osservazione.
Sono state attivate collaborazioni con l'Università di Siena per utilizzare le superfici allagate che
ospitano gli osservatori ornitologici di Piatto Lavato e Lago della Cernaia per la realizzazione di
due impianti di cattura per inanellamento scientifico. L'importantaza strategica dei due laghi, che
interagiscono dirattamente con la Riserva Naturale della Diaccia Botrona, consentirebbe di
approfondire gli studi sull'avifauna acquatica che frequenta la fascia costiera della Provincia di
Grosseto, attività che si integrerebbe con la Facoltà di Scienze Ambientali di Follonica.
Tra le molteplici attività di monitoraggio dell'avifauna attualmente in corso sono già attive due
stazioni di rilevamento bioacustico per il monitoraggio della migrazione notturna dei turdidi
maggiori. Il Progetto prevede per il futuro d'installare una terza stazione bioacustica presso l'Isola
di Montecristo, zona strategica di transito di tre importantissime rotte di migrazione dei turdidi
maggiori (italiana – francese – spagnola), anche in questa ricerca abbiamo chiesto la collaborazione
dell'Ateneo per approntare sistemi di rilevamento e decodifica dei dati registrati che abbiano
valenza scientifica.
L' azienda agrituristica Poggio Alto ubicata in loc. Cupi di Magliano in Toscana ha messo a
disposizione dell'Associazione la proprietà per realizzare: Postazioni fisse per osservazioni
ornitologihe, piani di miglioramento ambientale allo scopo di favorire la nidificazione dell'avifauna
e lo svernamento nonchè il ripristino di vecchi sentieri, utilizzati dai carbonai, per consentire agli
ospiti dell'Azienda di effettuare percorsi di Birdwatching; inoltre sono stati programmati incontri di
didattica ambiantale con gli ospiti dell'azienda suddetta.
Nel mese di marzo 2008 è stato attivato il sito www.progettomigratoria.com all'interno del quale
vengono pubblicate tutte le inizitive e le ricerche condotte dall'assaciazione.
A T T I V I T A'
CENSIMENTO DELLE COLONIE E DEI NIDI NELLA PROVINCIA DI GROSSETO
Prosegue il nostro monitoraggio delle rondini nei siti di nidificazione di Roccastrada (collaboratore
Davide Senserini), Montiano (Adolfo e Varis Scheggi), Principina (Arturo Bartoletti) e Banditella-
Grosseto (Giorgio e Marino Santi).
Purtroppo le nostre amiche sono in difficoltà.
Le cause sono da ricercare nell’inarrestabile scomparsa delle vecchie stalle e la conseguente
concentrazione degli allevamenti in grandi stalle moderne dove gli animali non vengono più portati
al pascolo. Questa situazione ha causato una riduzione dell’estensione dei pascoli stessi, che, per la
rondine rappresentano importanti aree di foraggiamento. La diversa struttura degli edifici, inoltre,
può aver influenzato negativamente anche sulla possibilità di trovare luoghi adatti a nidificare.
Nelle aree di svernamento in Africa l’incremento demografico porta a trasformare vaste aree ad
elevata naturalità in campi coltivati, a costruire vasti bacini artificiali e nuove arterie di
comunicazione. Non si può escludere che questi cambiamenti possano aver inciso negativamente
sulle popolazioni di rondini. Non va, infine, dimenticato che molti pesticidi assai nocivi per
l’ambiente e, per questo, vietati nei paesi dell’Europa e del Nord America, vengono ancora
largamente utilizzati nei paesi africani.
La migrazione è un momento critico nella vita della Rondine ed è il periodo in cui si ha la più alta
mortalità di individui. La distruzione di canneti, luoghi umidi, o altri ambienti utilizzati come punti
di riposo da questi uccelli lungo le rotte migratorie può avere effetti considerevoli sulla
sopravvivenza di intere popolazioni di Rondine che seguono la medesima rotta migratoria.
In questo contesto noi possiamo fare poco, quel poco però cerchiamo di farlo bene e da quando nel
2002 ci siamo occupati delle nostre amiche le persone che si sono impegnate a mantenere le loro
vecchie stalle sono aumentate. Ultimamente si sono aggiunti al gruppo i fratelli Santi di Banditella
ai quali va il nostro ringraziamento. Ma il simbolo del progetto “Rondini di Maremma” è il nostro
giovane amico Davide Senserini, che mi auguro possa diventare: esempio e guida a tanti giovani
della nostra terra.
La rondine, per nidificare, necessita di strutture costruite dall’uomo e di un ambiente che fornisca
un adeguato numero di insetti per il sostentamento degli adulti e della prole. Queste esigenze
vengono soddisfatte principalmente dai poderi della nostra provincia in cui è praticato
l’allevamento di bovini e suini, in quanto vi sono ambienti, come le stalle e le porcilaie, adatti alla
nidificazione di questo uccello, mentre l’ambiente circostante il podere, se ricco di prati, consente
un’abbondante produzione di insetti.
Il nostro progetto è quello di effettuare il primo censimento delle colonie e dei nidi di rondine
della Provincia di Grosseto.
Il metodo è molto semplice.
Individuata la colonia è necessario contare i nidi occupati dalle rondini e trasmettere i dati alla
nostra associazione indicando la località il nome del podere o della via se si trova in un centro
abitato ed infine il comune. Questo censimento ci consentirà di stimare la popolazione di questi
importantissimi indicatori biologici che frequentano la Provincia di Grosseto.
E' importante non confondere le rondini con i balestrucci, anche questi ultimi uccelli nidificano nei
luoghi che frequentano le rondini. Il loro nido è simile a quello della rondine. La differenza tra
questi due uccelli è facile da osservare. La rondine ha la coda molto forcuta con timoniere esterne
lunghe, il mento è rosso ruggine scuro e il piumaggio del petto è color pesca scuro o camoscio. Il
balestruccio ha la coda forcuta ma senza timoniere lunghe, la gola bianca e il piumaggio del petto
più chiaro quasi bianco. L'altra differrenza con la rondine è nell'alimentazione perchè i balestrucci
cacciano gli insetti più in alto della rondine più o meno come i rondoni. Se ci dovessero essere
problemi di riconoscimento tra le specie è sufficiente inviare una foto della colonia e dei nidi
oppure inviando un e-mail con richiesta di chiarimenti.
Il progetto, a partire dal 2008, verrà sviluppato in 5 anni, periodo minimo necessario per
raccogliere e divulgare i dati del censimento.
A tale proposito sono state già condotte campagne di divulgazione a mezzo stampa e tramite il
nostro sito per chiedere la collaborazione a: scuole, enti pubblici, agricoltori e cittadini.
Riconoscimento dei nidi di rondine (Hirundo rustica)
Foto nr. 1 nido di rondine con nidiacei
Foto nr. 2 : rondine
Foto 3 - 4 : nido di rondine
Caratteristiche del nido di Rondine e differenza con quello di Balestruccio.
La Rondine usa vari ambienti, spesso vicino all'acqua e frequentemente vicino all'uomo. Il nido è
una struttura di fango attaccata a una superficie verticale con supporto. Travi, putrelle, ponti e
raramente alberi sono i siti favoriti. Il nido è una coppa aperta, poco profonda, talvolta su una
piccola sporgenza, fatta di pallottole di fango, fibre vegetali e frammenti di piante del diametro di
circa 100-130 mm. Con rado rivestimento di penne. Il Balestruccio (Delichon urbica) costruisce il
nido in aree rocciose e sugli edifici vicino all'acqua. Spesso forma gruppi e i nidi possono poggiare
uno sull'altro. Il nido è una mezza coppa arrotondata costruita su una superficie verticale, vicina o
sotto una sporgenza sovrastante. Consiste di pallottole di fango e alcune fibre vegetali. L'apertura è
stretta sulla parte superiore.
Foto. nr. 4 : nido di Balestruccio
Foto nr. 5 : Balestruccio con nidiacei
Nelle belle giornate d'estate quante volte ci siamo soffermati a guardare le rondini volteggiare nel
cielo, ma quelle che comunemente vengono definite rondini sono tutte rondini?
Questo è il nome col quale tutti noi, fin da bambini, utilizziamo per definire questi simpatici
animaletti dalle lunghe ali, dai corpi sottili e dalla coda forcuta.
Sono gli uccelli più “aerei” che esistono, si alimentano in volo bevono e fanno il bagno sfiorando la
superficie dell’acqua, taluni riposano passando la notte in volo (non sappiamo se riescano davvero a
dormire) ed infine possono amoreggiare in cielo e scendono nel nido per l'accoppiamento.
Ma come spesso succede, la tradizione popolare, basata anche nel nostro caso sulla semplice
osservazione, non è sempre corretta ed ecco che vengono definite rondini uccelli di ordine,
famiglia, genere e specie diverse.
Nei nostri cieli estivi infatti volano:
1. Rondoni ordine APODIFORMI, famiglia APODIDI genere APUS specie Apus,
2. Balestrucci ordine PASSERIFORMI famiglia RUNDINIDI genere HIRUNDO specie
DELICHON;
3. Rondini propriamente dette, ordine famiglia e genere uguale ai Balestrucci ma appartenenti
alla specie RUSTICA così chiamata perché in genere non vola sopra i cieli dei nostri centri
abitati, ma in campagna nella vicinanza di vecchie stalle o di allevamenti di altri animali.
Ma come mai uccelli così diversi sono così molto simili a tal punto da imbrogliare la “tradizione
popolare”?
Ebbene questi sono, il risultato di un ben noto fenomeno che accade in natura, che prende il nome
di convergenza evolutiva.
Per questa specie o gruppi di specie che non hanno progenitori comuni, nella loro evoluzione
giungono a somigliarsi solo e soltanto perché si comportano nello stesso modo e frequentano gli
stessi ambienti.
E’ suggestivo che i parenti stretti dei rondoni siano i colibrì e dei balestrucci e delle rondini la
cincia gli scriccioli ed altri piccoli passeriformi, ma alla fine rondoni, balestrucci e rondoni riescono
ad annullare le loro diversità di origine ed evolversi in uccelli molto simili.
La convergenza evolutiva non è altro che la conseguenza di un fondamentale assunto della Biologia
“LA FUNZIONE FA L’ORGANO”.
L’essere vivente o organismo è fatto da un insieme di organi che manco a farlo a posta si
sviluppano in funzione di quello che devono fare in rapporto al mondo in cui vivono.
Proposte di gestione dell’Avifauna Migratoria
E’ possibile gestire l’avifauna migratoria? A questa domanda si può rispondere solo al passato
mentre ciò che accadrà in futuro è sempre un incognita influenzata da variabili che in estrema
sintesi vanno dal successo della nidificazione, a fenomeni naturali imprevisti fino ai guasti
dell’ambiente prodotti dall’uomo.
Nowak (1988), nella sua rassegna sui Network internazionali di Habitat per le specie migratrici,
scriveva: “ In conclusione si deve dire che per quanto riguarda la volontà politica di costruire un
sistema biotopico su scala globale per le specie animali migratrici ci troviamo in una situazione
deplorevole”.
Nel frattempo le nuove iniziative intraprese da alcuni Stati non garantiscono ancora una protezione
efficace degli uccelli migratori. In quest’ottica possiamo fare ben poco se non analizzare
dettagliatamente quello che si è verificato in passato per capire meglio questo straordinario
fenomeno biologico che passa periodicamente sopra le nostre teste.
E’ noto che ai fini della programmazione faunistico-venatoria risulta basilare l’acquisizione di
informazioni relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle popolazioni nidificanti e
migratrici delle specie oggetto di prelievo venatorio e non solo. L’ambiente appartiene a tutti e
distinguere specie cacciabili da quelle non cacciabili è un errore grossolano. Limitare la caccia ad
una specie in pericolo senza una corretta gestione del territorio, intervenendo sulle politiche di
conservazione degli ambienti naturali e sull’economia agricolo-forestale, non porta certamente
risultati positivi. Abbiamo visto che chiudere la caccia nei confronti di specie in pericolo non serve
a niente. L’avifauna, come del resto ogni animale selvatico, interagisce direttamente con
l’ambiente da cui trae sostentamento e rifugio, la predazione, qualunque essa sia, influisce
direttamente sulla selezione e conseguentemente sull’evoluzione delle singole specie.
E’ necessario però, per quanto riguarda la caccia alla migratoria, disciplinare periodi e specie
cacciabili.
Ciò che un animale fa nel suo habitat rappresenta la sua nicchia. Il modo in cui si procaccia il cibo,
le strategie messe in atto per assicurarsi una discendenza, come sopravvive, come si adatta al suo
territorio ecc. sono tutte quelle cose che vengono svolte all’interno della sua nicchia ecologica.
Ogni nicchia è frutto di un processo evolutivo all’interno della quale differenti specie sono in grado
di formare una comunità ecologica in cui ciascuna specie svolge un ruolo diverso pur condividendo
il medesimo ambiente.
Alcuni uccelli migratori vivono nelle foreste delle regioni temperate dell’emisfero nord in estate e
migrano ai tropici d’inverno, quindi l’habitat di un tale migratore alato deve essere considerato in
base alla normale attività svolta all’interno di questa nicchia che si estende dalla foresta temperata
dell’emisfero nord fino ai tropici. Per affrontare correttamente il fenomeno della migrazione
dell’avifauna è opportuno raccogliere informazioni all’interno delle diverse nicchie ecologiche,
tante quante sono le specie degli uccelli in natura. Ovviamente questo è un lavoro enorme e quasi
impossibile da portare avanti. Forse proprio per questi motivi molti zoologi preferiscono
concentrare i propri studi su animali stanziali piottusto che sui migratori e tra questi i più complessi
sono senza dubbio gli uccelli.
Per tali ragioni avanzare delle ipotesi sulla consistenza numerica di una popolazione di migratori
alati è un operazione molto difficile, a meno che, come fanno e hanno fatto alcuni, si diano numeri
a caso. L’ambiente di un animale si compone di tutto ciò che direttamente influenza le sue
possibilità di sopravvivere e riprodursi. Questi fattori sono lo spazio, le forme di energia come la
luce del sole, il calore, il vento e le correnti d’acqua e anche materiali come il suolo, l’aria, l’acqua
e le sostanze chimiche. L’ambiente comprende anche altri organismi, che possono essere fonte di
cibo per un animale, predatori, competitori, ospiti o parassiti. L’ambiente è quindi composto da
fattori abiotici (non viventi) che biotici (viventi). Alcuni di questi fattori ambientali, come lo spazio
o il cibo, sono utilizzati direttamente dagli animali e vengono indicati con il termine “risorse”. Per
capire la dinamica di ogni popolazione di uccelli migratori dovremmo quanto meno essere in
possesso di tutti questi dati.
In mancanza di tutto ciò, sulla base delle informazioni scientifiche disponibili, lo stato italiano, per
mezzo del comitato Ornis, organo tecnico-scientifico comunitario, ha comunicato alla Eu le date
relative all’inizio dei passaggi migratori prenuziali, nonché quelle relative ai periodi di
nidificazione delle varie specie sul territorio nazionale. Tali date e periodi conseguenti sono state
inserite nel documento “Concetti chiave dell’art. 7, par. 4 della Direttiva 79/409/CEE”, divenendo
pertanto vincolanti. La L. 157/92 è stata concepita optando per un calendario venatorio basato su
periodi e non su specie, individuando la data del 31 gennaio oltre la quale il prelievo venatorio
inciderebbe sulla migrazione pre-riproduttiva di molte specie cacciabili.
In conclusione le diverse forme di migrazione che si sono sviluppate attraverso la selezione
debbono essere ulteriormente studiate con accurate ricerche sul campo, affinché i loro meccanismi
di controllo fondamentali possano essere analizzati mediante sperimentazioni appropriate, in
laboratorio. Solo così, e non lavorando prevalentemente al computer, i fenomeni molteplici e in
continua mutazione delle migrazioni degli uccelli diventeranno sempre meglio comprensibili.
Sintesi dello studio dell’avifauna migratoria condotta su specie di maggiore interesse
venatorio della Provincia di Grosseto
Questo lavoro si compone di schede sintetiche di agevole consultazione realizzate, su alcune, tra le
specie appartenenti all’avifauna migratoria, maggiormente sottoposte a pressione venatoria. Il
lavoro si basa su rilevazioni condotte durante il periodo 2000-2007 presso l’osservatorio
ornitologico dell’Argentiera e successivamente ampliato grazie alla collaborazione dei rilevatori di
“Progetto Migratoria” nel periodo 2003-2007.
Quaglia Coturnix coturnix
Distribuzione: nidificante, migratore (prevalentemente notturno in branchi di dimensioni variabili),
svernante.
Specie politipica con sistematica assai complessa e tuttora controversa; due morfotipi principali:
C.c. (Eurasia e Africa) e C.c. japonica (Asia orientale).
Popolazione: la stima più recente della popolazione nidificante in Europa è quella riportata in
BirdLife International (2004): 2.800.000 – 4.700.000 coppie. Per l’Italia la popolazione è stimata in
5.000 – 10.000 coppie (Brichetti & Meschini, 1993), anche se una recente valutazione di
Guyomarc’h (2003) ha proposto una stima, probabilmente più rispondente alla realtà, di 50.000 –
60.000 coppie.
La Quaglia è considerata una delle specie europee a maggior rischio di inquinamento genetico,
dovuto alla massiccia immissione, per scopi venatori, di ibridi derivati dall’incrocio con quaglie
giapponesi Coturnix c. japonica. I fattori in grado di interagire negativamente sulle popolazioni di
Quaglia sono stati individuati con riferimento alle pratiche agricole. Irrorazione massiccia con
insetticidi effettuata negli anni 80- 90 su superfici di diversi milioni di ettari in Chad e Senegal
determinò pesanti effetti fisiologici sulle popolazioni svernanti di Quaglia ( Guyomarc’h, 2003).
Migrazione: la maggior parte della popolazione del Paleartico Occidentale sverna a sud del Shara.
Un certo numero di quaglie sverna regolarmente nel bacino del Mediterraneo. Nelle Pianure
costiere della Provincia di Grosseto sono stati osservati episodici svernamenti, ultimo dei quali
l’inverno 2005/2006.
Nella nostra provincia le prime quaglie arrivano di notte o alle prime ore del mattino a partire dalla
fine di marzo, con maggiori afflussi durante i mesi di aprile - maggio fino alla prima decade di
giugno. Guyomarc’h (2003) ha stimato che in condizioni ottimali la distanza percorsa da una
Quaglia durante una notte di volo sia compresa fra 160 e 250 Km.
Proposte di gestione: riduzione dell’impiego di sostanze chimiche nelle pratiche ceriagricole,
incentivazione della bio-agricoltura.
Anelli trasmessi all’I.N.F.S.
quaglia catturata il 28.11.2004 (ore 10,00 circa) in loc. Squartapaglia Vecchia del Comune di Grosseto. L’anello è contraddistinto dalla sigla SA83736 INFS Ozzano (BO) Italy. Franco Tozzi Grosseto
Beccaccia Scolopax rusticola
Distribuzione: migratore, (prevalentemente notturno - isolata o pochi individui), svernante.
Specie monotipica, nidificante in gran parte dell’Europa, eccetto alcune delle regioni più
meridionali. Più del 90% della popolazione europea nidifica in Fennoscandia, Russia e Bielorussia
( Hagemeijer & Blair, 1997)
Popolazione: la stima più recente della popolazione riproduttiva della Beccaccia è quella fornita da
BirdLife International (2004) che riporta un range di 1.800.000 – 6.600.000 coppie nidificanti in
Europa, di cui 1.200.000 – 5.000.000 in Russia. In Italia, limite meridionale dell’areale, nidifica
nelle regioni settentrionali con distribuzione frammentata e una popolazione stimata in 30 – 100
coppie (Spanò, 1993).
La specie presenta ormai da diversi decenni uno status di conservazione sfavorevole a livello
europeo: classificata come “vulnerabile”, con riferimento al ventennio 1970 – 1990 (Tucker &
Heath, 1994). E’ attualmente classificata come in “declino” in quanto le prime stime sul trend della
popolazione russa evidenziano un probabile decremento del 20 – 29 % a carico della popolazione
nidificante con riferimento al decennio 1990 – 2000. Un più moderato declino, inferiore al 10%, è
stato registrato, per lo stesso periodo, a carico della restante parte della popolazione europea
(BirdLife International, 2004). La perdita di habitat e l’eccessiva frammentazione delle aree
boscate, costituisce il fattore principale del decremento di alcune popolazioni nidificanti.
Migrazione: Le popolazioni scandinave e russe sono totalmente migratrici e si spostano sulle isole
Britanniche o nell’Europa occidentale, specialmente in Francia e Spagna. Ricatture di individui
inanellati indicano che gli uccelli norvegesi svernano principalmente più a ovest degli individui
svedesi o finlandesi, soprattutto in Gran Bretagna e Irlanda; la popolazione nidificante dell’Europa
nord – occidentale è invece prevalentemente sedentaria ( Hagemeijer & Blair 1997). La migrazione
pre-nuziale avviene principalmente tra marzo e metà aprile; quella post-nuziale fra ottobre e
novembre. La Provincia di Grosseto è interessata dalla presenza di un contingente svernante che
probabilmente proviene da Russia e Bielorussia. Da segnalare la buona presenza di Beccacce
svernanti durante l’autunno inverno 2005-2006, probabilmente causata dalle favorevoli condizioni
climatiche che hanno permesso al suolo di essere sufficientemente drenato e ricco di humus.Queste
condizioni non si sono verificate durante l o svernamento (2007-2008) a causa della grave siccità in
atto nel territorio della Provincia di Grosseto, periodo definito tra i più scarsi come presenza di
selvatici svernanti.
Proposte di gestione: Il 02.02.2006, i Club: della Beccaccia, del Setter e del Colombaccio
inviavano all’Assessore alla Caccia della Provincia di Grosseto una nota con la quale veniva
segnalato che:
“Da anni la caccia alla beccaccia è consentita solo ed esclusivamente nel bosco con l’uso del cane
in forma vagante, poiché è assolutamente vietata la caccia da appostamento.
Ciononostante continua ad essere pratica, nell’indifferenza più totale, l’ignobile pratica della caccia
da appostamento.
Nella trascorsa annata venatoria, ricca - come non si ricordava da anni - di questi meravigliosi
selvatici, sono state massacrate numerosissime beccacce negli appostamenti temporanei, a dispetto,
oltre che della legge, anche delle antiche tradizioni venatorie che contraddistinguono i cacciatori di
Maremma.
A tale proposito si chiede che:
● siano intensificati i controlli a partire dalla prossima stagione venatoria nei confronti di
coloro che praticano questa ignobile caccia;
● siano sensibilizzati, tramite le associazioni venatorie, i responsabili delle squadre di
cacciatori di cinghiale affinché si adoperino, con i loro iscritti, a coadiuvare e segnalare agli
organi di polizia preposti alla vigilanza venatoria ogni abuso che verrà riscontrato nel
territorio loro assegnato.”
Colombaccio Columba palumbus
Distribuzione: nidificante , migratore, (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili),
svernante.
Specie politipica con sei sottospecie, di cui la nominale Columba palumbus è distribuita in Europa
e in nord – Africa, spingendosi a est fino alla Siberia occidentale, Turchia orientale e Iraq (Cramp,
1985)
Popolazione : la popolazione europea è stimata in circa 9.000.000 – 17.000.000 di coppie ed ha
fatto registrare un modico incremento nel decennio 1990 – 2000 (BirdLife International 2004).
Anche la popolazione italiana stimata in 20.000 – 50.000 coppie, sembra godere di una favorevole
situazione conservazionistica avendo fatto registrare un moderato incremento nel decennio 1990 –
2000.
Migrazione e svernamento: I movimenti migratori cominciano a settembre e proseguono a volte
fino ai primi giorni di dicembre, con un massimo di passaggi nell’area mediterranea in ottobre fino
alla seconda metà di novembre. I movimenti di ritorno si svolgono fra febbraio e aprile.
Proposte di gestione: L’art. 18 comma 1 lett. b della L.157/92 prevede l’apertura della caccia al
colombaccio dalla 3^ domenica di settembre al 31 gennaio di ogni anno. La direttiva Europea
409/79, il documento Ornis redatto su incarico della commissione Europea, oltre all’unanime
parere della comunità scientifica, consigliano che è assolutamente dannoso, per le specie cacciabili,
far coincidere il periodo biologico della riproduzione con il prelievo venatorio. Sulla base delle
ricerche condotte nei confronti di soggetti nidificanti nel territorio della Provincia di Grosseto è
stato ampiamente accertato e documentato che la fase riproduttiva della specie si prolunga fino a
tutto il mese di settembre, pertanto, si propone per il futuro, di non consentire la pre-apertura della
caccia al colombaccio, scelta peraltro già intrapresa dalla Provincia di Grosseto nelle annate
venatorie 2004-2005 e 2005-2006. A tale riguardo è opportuno precisare che il Club Italiano del
Colombaccio ha proposto che la pre-apertura della caccia al colombaccio potrà attuarsi solo in
quelle province della penisola dove è stato accertato e documentato che la specie non nidifica o
abbia già portato a conclusione il periodo delle cure parentali dell’ultima covata annuale.
Tortora Selvatica Streptopelia turtur
Distribuzione: nidificante , migratore (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili).
Specie politipica con quattro sottospecie distribuite in Eurasia e nord – Africa. In Italia nidifica la
nominale, distribuita anche nel resto dell’areale con l’eccezione delle Baleari. I quartieri di
svernamento si trovano in tutta la fascia sub-sahariana, dal Senegal fino all’Eritrea e all’Etiopia
(Cramp, 1985; Baldaccini 2003)
Popolazione: La popolazione europea della Tortora selvatica è stimata in circa 3.500.000 –
7.200.000 coppie (BridLife Internazionale, 2004). Nel ventennio 1970-90 la specie ha subito un
declino che in alcuni casi, come nel Regno Unito, in Francia e in Romania, ha avuto proporzioni
assai rilevanti essendosi praticamente dimezzata la popolazione nidificante (Tucker & Heath,
1994). Tale declino è continuato anche nel decennio successivo, soprattutto a carico di alcune
importanti popolazioni come quella della Spagna, della Russia e della Turchia (BirdLife
International, 2004). La popolazione italiana è stimata in 200.000 – 400.000 coppie (BirdLife
International, 2004). In provincia di Grosseto è nidificante nell’intero territorio, da qualche anno in
diminuzione lungo il litorale anche a causa della forte competizione che subisce dalla Tortora dal
collare orientale Streptopelia decaocto.
Migrazione : La Tortora selvatica è migratrice in tutto l’areale con la possibile eccezione di alcune
aree sahariane dove è presente tutto l’anno (Moreau, 1961). Le aree di nidificazione vengono
abbandonate da agosto a settembre. La migrazione avviene su un largo fronte dall’Europa al
Sahara, i movimenti di ritorno si svolgono principalmente fra aprile e maggio, ma passaggi sul
Mediterraneo vengono osservati da fine marzo fino all’inizio di giugno ( Sultana & Gaucci, 1982:
Malta; Thibault, 1983: Corsica; Spina et al., 1993)
Proposte di gestione : L’aggressività e l’espansione dell’areale di nidificazione della Tortora dal
collare orientale (S. decaocto) sta causando seri problemi alla popolazione della specie S.Turtur con
la quale entra in competizione. Consentire l’attività venatoria alla sola specie migratrice è
estremamente dannoso, sarebbe auspicabile per il futuro inserire tra le specie cacciabili la S.
decaocto.
Allodola Alaula arvensis
Distribuzione : nidificante, migratore, (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili),
svernante.
Specie politipica con undici sottospecie distribuite in Eurasia e nord-Africa tra ul 30° N e circa il
70° N, dalle coste atlantiche al Giappone. La sottospecie A.a. cantarella nidifica nel nord-est della
Spagna, in Francia meridionale, in Italia, incluse le isole mediterranee, in Jugoslavia centrale e
meridionale, Ungheria centrale e Grecia, nella Russia europea fino al nord del Caucaso (Cramp,
1988)
Popolazione: la stima più recente della popolazione in Europa è di circa 40.000.000 – 80.000.000
di coppie (BirdLife International 2004). In declino negli ultimi decenni nella maggior parte
dell’areale di nidificazione, compresa l’Italia, dove la popolazione è stimata in 500.000 – 1.000.000
coppie, con un trend complessivamente negativo per il decennio 1990 – 2000 (BirdLife
International 2004). In Europa la specie ha subito, nel ventennio 1970-1990 un forte declino,
attribuibile ai cambiamenti delle pratiche agricole e all’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi
(Tucker & Heath, 1994). Nel decennio successivo tale declino è continuato, anche se attenuato da
una sostanziale stabilità di importanti popolazioni dell’Europa orientale (BirdLife International
2004)
Migrazione: la specie è migratrice nella parte nord-orientale dell’areale, sedentaria o erratica al sud
(Cramp,1988). La migrazione post-nuziale si svolge fra metà settembre e metà novembre; quella
pre-nuziale fra la fine di febbraio e aprile. La provincia di Grosseto è interessata dall’arrivo dei
contingenti migratori e svernanti che nel periodo non riproduttivo incrementano notevolmente le
presenze di questa specie prevalentemente lungo la fascia costiera e nelle pianure.
Proposte di gestione: Abbiamo visto che anche l’allodola è condizionata fortemente dall’attività
agricola, dall’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi e soprattutto dai trattamenti chimici che
vengono praticati alle sementi. Sono state rinvenute allodole morte dopo le semine autunnali lungo
le bordature dei campi. C’è da segnalare che l’allodola si è particolarmente adattata alla presenza
dei campi con sementi avvelenate. E’ stato osservato nel corso di questi anni che i terreni di pascolo
di questa specie vengono scelti in base alla frequentazione di altri passeriformi. E’ sempre più raro
vedere un isolato branchetto di allodole posarsi su di un campo appena seminato, mentre sono state
osservate insieme a concentrazioni di più specie di passeriformi, alcuni dei quali ovviamente
fungono da indicatori. Le allodole, che per loro natura sono curiose, sono riuscite grazie a questa
loro caratteristica ad evitare i campi avvelenati. Ridurre l’impiego di sostanze chimiche nelle
pratiche ceriagricole e l’ incentivazione della bio-agricoltura non può che far bene alla nostra
amica.
Merlo Turdus merula
Distribuzione: nidificante, migratore ( prevalentemente notturno in branchi di dimensione
variabile), svernante.
Specie politipica con nove sottospecie, distribuita in gran parte dell’Europa, in Africa nord-
occidentale, nelle Canarie, nelle Azzorre, nell’isola di Madeira e in alcune zone dell’Asia; è stata
introdotta in Nuova Zelanda e nel continente Australiano. La sottospecie nominale T.merula
nidifica in Europa ad eccezione dei Balcani meridionali, Grecia e Russia meridionale (Cramp,
1988)
Popolazione: la popolazione europea del Merlo è stimata in 40.000.000 – 80.000.000 di coppie
(BirdLife International, 2004), di cui circa 2-5 milioni sarebbero presenti in Italia (Brichetti &
Meschini, 1993; Tucker & Heath, 1994; BirdLife International, 2004). A livello europeo e italiano
è stato registrato un lieve incremento nel decennio 1990-2000 (BirdLife International, 2004). Nella
provincia di Grosseto è una delle specie più comuni e attualmente la popolazione presente
raggiunge una buona densità.
Migrazione: la popolazione della penisola Scandinava risulta completamente migratrice, mentre
nel resto d’Europa esiste una componente sedentaria che aumenta progressivamente verso la parte
occidentale e meridionale del continente (Ashmole 1962; Cramp 1988). Gli uccelli nordici iniziano
a muoversi dai quartieri di nidificazione in luglio-agosto, ma la maggior parte dei movimenti
avviene in ottobre-novembre (Cramp, 1988). I passaggi nella nostra provincia avvengono in
ottobre-novembre.
Proposte di gestione:- Nella nostra provincia la specie è ben rappresentata e in ottima salute
pertanto non necessita di particolari forme di gestione ad eccezione della caccia lungo le siepi, per
la quale sono state avanzate proposte all’Ufficio Conservazione della Natura della Provincia di
Grosseto (si veda la scheda riferita al Tordo Bottaccio)
Cesena Turdus pilaris ( Linn.1758)
Distribuzione: migratore (prevalentemente diurna in branchi di dimensioni variabili), svernante.
Specie monotipica di origine siberiana che, a partire dal 1700, ha avuto un’espansione di areale
verso ovest e verso sud, colonizzando diversi paesi dell’Europa centrale e occidentale, spingendosi
a ovest fino alla Francia e alla Gran Bretagna e a sud fino alle Alpi italiane che sono state
colonizzate verso la fine degli anni ’60. La sua distribuzione attuale come nidificante è compresa
fra 45° N e 70° N. Nel periodo invernale si spinge a sud fino al 30° parallelo, nel bacino del
Mediterraneo (Cramp, 1988; Clement & Hathway, 2000).
Popolazione:- la popolazione europea è stimata in 14.000.000 – 24.000.000 di coppie (BirdLife
International, 2004). Negli ultimi decenni ha fatto registrare un consistente incremento ed
espansione dell’areale soprattutto in alcuni paesi europei, come l’Italia, la Slovenia, l’Ungheria, la
Romania e il Lussemburgo dove, nel ventennio 1970-1990 sono stati registrati incrementi numerici
superiori al 50% accompagnati da consistenti espansioni dell’areale di nidificazione (Tucker &
Heath, 1994; Hagemeijer & Blair 1997). Nel decennio 1990 – 2000 il trend complessivo a livello
europeo è stato stabile (BirdLife International, 2004). In Italia sono attualmente stimate 5.000 –
10.000 coppie nidificanti con un trend moderatamente positivo per il decennio 1990 – 2000
(BirdLife International, 2004).
Migrazione:- Nella nostra penisola questi uccelli giungono prevalentemente dalla Finlandia e dagli
stati Baltici (Scebba,1988 Spagnesi et. al., 1988). I quartieri di svernamento della Cesena
comprendono l’Europa occidentale, centrale e meridionale fino al nord - Africa (Cramp, 1988;
Goodman & Meininger, 1989). Non è chiaro per quali vie vengano raggiunte le coste nord-
Africane, un certo numero di individui potrebbe passare per lo stretto di Gibilterra dove la specie
viene irregolarmente osservata in scarsi numeri (Finlayson, 1992). I primi spostamenti post-
riproduttivi cominciano in agosto ma la vera e propria migrazione verso sud – sud/ovest inizia a
settembre e si protrae fino a novembre. Sono frequenti importanti spostamenti anche nei mesi
invernali in conseguenza di avverse condizioni climatiche. Nella provincia di Grosseto la Cesena è
presente regolarmente in buona parte dei siti posti nei settori montuosi (Area Amiatina e Monte
Labbro), mentre risulta scarsa e irregolare in pianura e quasi del tutto assente nella fascia costiera
ad eccezione di qualche spostamento stagionale.
Proposte di gestione:- Gli scarsi dati raccolti sulla Cesena non ci consentono di formulare
particolari forme di gestione della specie. I rilievi più interessanti sono stati condotti nel Comune di
Magliano in Toscana ( Argentiera - Montiano - Cupi ) nel febbraio 1999, dove sono stati osservati
vari branchi di Cesene in migrazione pre-nuziale. L’evento, venne riferito al Dr. Ettore Medani,
Coordinatore dello Sky-Way Project, con la seguente nota:- “ Il trimestre in questione (gennaio –
febbraio e marzo) è stato a dir poco eccezionale, in particolare per le Cesene. Personalmente non
ne avevo mai notate nella zona monitorata tanto è vero che nelle mie precedenti schede le avevo
indicate come “non presenti”, e invece, nei giorni 15 e 16 febbraio 1999 ho assistito ad un passo
spettacolare, quasi non credevo ai miei occhi. Le cause probabilmente sono state determinate dal
freddo che in questi due giorni ha interessato la nostra penisola soprattutto al nord. I primi
avvistamenti si sono verificati il 10.02 e poi è stato un crescendo fino al 16.02.1999”. Altri dati
interessanti sono stati riportati da Pietro Giovacchini nell’Atlante degli uccelli svernanti in
Provincia di Grosseto, riguardano il Monte Labbro dove il 18/01/1994 sono stati osservati insieme
circa 100 individui.
Tordo Bottaccio Turdus philomelos (C.L. Brehm, 1831)
Distribuzione: migratore ( prevalentemente notturna in branchi di dimensione variabile),
svernante.
specie politipica con quattro sottospecie, di cui la nominale T. philomelos è diffusa in quasi tutta
l’Europa, tranne Gran Bretagna, Irlanda, Francia nord-occidentale, Olanda e Belgio. Il T.Bottaccio
nidifica in tutta l’Europa continentale, con distribuzione più frammentaria nelle regioni
direttamente affacciate sul Mediterraneo. L’areale è compreso prevalentemente fra il 70° e il 40°
parallelo con limiti meridionali in Italia, Spagna e Balcani. L’areale di svernamento comprende il
bacino del Mediterraneo e l’Asia sud-occidentale (Cramp, 1988; Clement & Hathway, 2000).
Popolazione:- la popolazione europea è stimata in 20.000.000 – 36.000.000 di coppie (BirdLife
International, 2004), stabile nel decennio 1990-2000, con alcuni decrementi (Germania) compensati
da incrementi di popolazioni chiave come quella francese e norvegese. In Italia la specie è
distribuita in tutti i rilievi del nord e dell’Appennino centrale, con una popolazione nidificante
stimata in 200.000 - 400.000 coppie (BirdLife International, 2004), in moderato incremento nel
decennio 1990-2000.
Migrazione:- il Tordo Bottaccio è parzialmente residente nella parte occidentale e meridionale
dell’areale, mentre le popolazioni dell’Europa nord-orientale sono prevalentemente migratrici
(Cramp,1988) . I movimenti migratori post-riproduttivi si svolgono prevalentemente in direzione
sud-ovest da parte delle popolazioni più settentrionali rispetto a quelle meridionali (Ashmole,
1962). Tali movimenti dai quartieri di nidificazione cominciano generalmente a fine agosto, in
Italia da settembre a novembre, con picchi più elevati nella prima e seconda decade di ottobre
(Melotti & Savigni, 1981; Chierici, 1996; Licheni & Spina, 2002). Nella provincia di Grosseto i
primi movimenti si registrano a partire dal 20 settembre con i picchi più elevati tra la seconda e
terza decade di ottobre. Arrivi consistenti possono avvenire anche durante il periodo dello
svernamento a seguito di condizioni meteorologiche avverse in Europa continentale (Cramp, 1988).
A differenza di quanto riscontrato nel Tordo sassello, la specie mostra una certa fedeltà a regolari
aree di svernamento (Ashmole, 1962; Cramp, 1988; ), è interessante rilevare la ricattura, avvenuta
in data 27 ottobre 2001, di un individuo inanellato all’isola Polvese ( Lago Trasimeno ) in data
17.10.1999. (Fonte: Osservatorio Faunistico Regionale della Regione Umbria Vol.2 anno 2006 -
Avifauna migratoria – I Turdidi). I primi arrivi che si registrano nei quartieri di svernamento sono
per lo più a carico della componente giovanile (Claessens, 1988). Per quanto riguarda la migrazione
pre-nuziale la provincia di Grosseto è interessata a partire dalla prima decade di febbraio fino ai
primi giorni di aprile.
Proposte di gestione: il 02.02.2006 più di 200 cacciatori della Provincia di Grosseto hanno inviato
all’Assessore alla Caccia la seguente petizione: “ I sottoscritti cacciatori denunciano la grave
situazione che si viene a verificare ogni annata venatoria con la caccia ai turdidi maggiori mediante
la pratica dello “Scaccio”. Questa ignobile attività penalizza tutte le forme tradizionali di caccia
danneggiando gravemente ogni tipo di selvaggina presente nel nostro territorio. Comprendiamo che
l’attuale normativa non permette un efficace controllo, quindi proponiamo di limitare a due il
numero massimo dei cacciatori che praticano la caccia lungo le siepi o meglio ancora sarebbe
auspicabile in forma singola. Purtroppo questa forma di caccia viene effettuata in grande
maggioranza da cacciatori provenienti da fuori provincia, quindi sarebbe opportuno concedere a tali
persone, che utilizzano la “Mobilità”, solo la caccia da appostamento. Segnaliamo inoltre che in
certe zone del nostro territorio questa forma di caccia viene praticata anche in periodo di divieto
(vedi il mese di gennaio), in pratica i cacciatori si posizionano alle estremità delle siepi e altri
(senza fucile) spaventano gli uccelli dando l’opportunità di sparare a chi è appostato. Con la
presente chiediamo un impegno fattivo per contrastare un fenomeno indegno che danneggia
l’immagine del cacciatore maremmano”.
Anelli inviati all’I.N.F.S.
1. anello nr. TT07645 (Budapest) - Tordo bottaccio catturato il 25.10.2004 nel Comune di
Capalbio (GR), sig. Rober Scotto;
2. anello nr. E3791 (Ljubljana) - Tordo bottaccio catturato nell’ottobre 2001 in loc. Cipolleri
del Comune di Massa Marittima (GR) sig. Franco Martinozzi;
3. anello nr. EC12169 (Radolfzell – Germania) – Tordo bottaccio catturato il 07.01.2006 in
loc. Vado a Celli Prata –Massa Marittima (GR), Walter Sili.
Tordo sassello Turdus iliacus (Linn, 1766)
Distribuzione: migratore, (prevalentemente diurna in branchi di dimensioni variabili), svernante.
Specie politipica con due sottospecie. La specie nominale è distribuita nel nord est dell’Euroasia,
con limiti occidentali in Scozia e Penisola Scandinava e orientali nella Siberia orientale. La sua
distribuzione diviene più frammentaria lungo i limiti meridionali dell’areale che coincidono con la
Svezia meridionale, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia e l’Ucraina. Le nidificazioni in
Italia, segnalate occasionalmente nel settore alpino, sono probabilmente attribuibili ad individui
fuggiti dalla cattività (Cramp, 1988; Brichetti & Meschini, 1993).
Popolazione: la popolazione europea è stimata in 16.000.000 – 21.000.000 di coppie, in
maggioranza distribuite in Russia (oltre 12.000.000 di coppie) e nella penisola Scandinava (oltre
3.000.000 di coppie) (BirdLife International, 2004). La specie è soggetta a forti fluttuazioni
demografiche che possono conseguire ad inverni particolarmente rigidi che provocano altissima
mortalità nella popolazione. Il trend della popolazione risulta stabile nel decennio 1990- 2000.
Migrazione: l’areale di svernamento del Tordo sassello comprende l’Europa sud occidentale, le
Isole Britanniche, le coste della Norvegia, le regioni Baltiche meridionali, il bacino del
Mediterraneo, Mar Nero, Mar Caspio e nord-Africa. I contingenti svernanti nella parte più
meridionale dell’areale, soprattutto nord-Africa, ma anche Italia, manifestano importanti
fluttuazioni interannuali (Cramp, 1988; Macchio et.al., 1999) . Gli spostamenti dai quartieri di
nidificazione cominciano in settembre e si protraggono fino a dicembre (Cramp, 1988). Le rotte
seguite durante la migrazione post-nuziale sono probabilmente influenzate dalle condizioni
climatiche e questo spiegherebbe la bassa fedeltà ai quartieri di svernamento dimostrata da questa
specie (Andreotti et.al., 2001b). In Italia, sulla base dei dati di inanellamento relativi al periodo
1982 – 1999 (Licheni & Spina, 2002), le prime catture si hanno già in settembre, ma la migrazione
autunnale risulta concentrata tra la terza decade di ottobre e le prime due di novembre. Contingenti
di questa specie continuano a fluire in Italia anche nel mese di dicembre. Nella provincia di
Grosseto il Tordo sassello giunge, di norma, nella prima decade di novembre ed è presente in tutto
il territorio. Sulla base delle ricatture di uccelli inanellati, si deduce che i contingenti che
raggiungono il centro Italia proverrebbero principalmente dalle regioni Baltiche, mentre quelli che
raggiungono l’Italia nord-occidentale sarebbero in gran parte di provenienza finlandese.
Proposte di gestione: le caratteristiche del Tordo sassello (scarsa fedeltà ai siti di svernamento e
grande mobilità alla continua ricerca di zone idonee all’alimentazione), non consentono di avanzare
particolari proposte di gestione a tutela della specie.
GRU IN MAREMMA(Grus grus)
Alle ore 08,00 del 7 gennaio 2008 il nostro volontario Eugenio Russo dal suo osservatorio di
Piatto Lavato (Castiglione della Pescaia - GR) segnalava l'avvistamento di circa 100 (95 soggetti)
gru (Grus grus) sorvolare la sua zona.
Presente in America settentrionale, Europa, Asia, Africa e Australia, la famiglia delle gru (Gruidae)
comprende 15 specie di grandi uccelli camminatori. Questi uccelli sono noti soprattutto per i loro
richiami sonori, per le spettacolari danze, per la monogamia e per la cura che prodigano ai piccoli.
Sono uccelli longevi – una gru siberiana in cattività morì a 83 anni dopo essersi riprodotta fino a
78. Durante il periodo della nidificazione la coppia di gru difende, come proprio territorio,
parecchi ettari di prati e paludi e gli intrusi vengono cacciati con chiassosi duetti difensivi, mentre
durante la migrazione e lo svernamento questi uccelli diventano gregari.
Gli avvelenamenti in Africa, con la distruzione degli habitat umidi, hanno eliminato questi
meravigliosi uccelli bisognosi di grandi spazi. Sette specie sono considerate in pericolo e se non si
prenderanno immediatamente misure di protezione altre se ne aggiungeranno.
Torniamo alle nostre gru, condizioni meteo registrate il 7.01.2008:
1. parz. Nuvoloso – press. atm. 1020,4 hPa
2. umidità 71%
3. temp. mite (16°C – registrazione delle ore 14,30)
4. vento : debole con dir. variabile.
Il periodo di avvistamento coincide con lo svernamento e non con la migrazione di ritorno
(primaverile) che dovrebbe verificarsi tradizionalmente tra il mese di marzo e maggio, quindi
questo movimento probabilmente è stato causato da un normale erratismo trofico. Le gru si sono
fermate a svernare in Maremma e ancora oggi (19.02.2008) pascolano nelle zone agricole
ricomprese tra i comuni di Grosseto e Castiglione della Pescaia dove, prima dell'azione
bonificatrice dell'uomo, si estendeva l'antico lago Prile.
Lo svernamento delle gru in Maremma è stato registrato anche in passato ma mai se ne erano viste
così tante. Sempre Eugenio Russo annotava il 18.01.2007 nel suo registro quanto segue:- “ ore
11,00 - 28 Gru nei campi davanti al lago di Cernaia (Grosseto) si sono fermate nei 7 giorni
successivi” .
Nella letteratura ornitologica il Savi (1827 – 1831) segnala la presenza della gru “nelle Maremme
nostre”; Ademollo (1877) definisce certa la presenza di qualche individuo in inverno; Arrigoni
Degli Oddi (1929) afferma che la gru “ sverna limitatamente nella Maremma Toscana”.
La specie è stata segnalata nella Laguna di Orbetello l'08.12.1976 con due individui adulti (Bologna
et al 1977), nel Lago di Burano nel dicembre – gennaio 1981 – 1982 (Heinze 1983).
11 esemplari nell'inverno 1991 – 1992 nel Parco Naturale della Maremma (Anselmi).
La migrazione autunnale delle gru è abbastanza nota, mentre lo svernamento, ancora oggi, è
avvolto nel mistero. Lindahl al rigurado afferma: “ Gran pate delle gru si trattengono in Africa, sia
nelle regioni nord-occidentali sia in quelle nord-orientali (dal Sudan all'Etiopia), dove frequentano
i campi coltivati e gli altipiani. Stranamente, però, ben poco si sa circa lo svernamento delle gru:
questo grosso uccello ha ancora molti segreti, e soprattutto le informazioni per l'Africa nord-
occidentale sono scarse”.
Molte specie di uccelli migrano tra i siti riproduttivi e le stazioni di svernamento come in uno
stretto corridoio aereo, questa autostrada del cielo passa proprio sopra la Maremma e viene percorsa
fedelmente soprattutto dai migratori lunghi come le gru. Questa specie in Maremma è difficile da
osservare durante la migrazione autunnale dato che veleggia, sfruttando le correnti ascensionali,
ad altezze incredibili, sembra che addirittura superino i 5000 mt.
Fig. 1: Rotte di migrazione della gru secondo Kai Curry-Lindahl (1977)
Fig. 2 Rotte di migrazione della gru secondo Peter Berthold (2003)
E' noto che il viaggio migratorio di ritorno può essere anticipato dai quartieri di svernamento per
ragioni trofiche e forse anche dai mutamenti climatici in atto. Le gru probabilmente - a partire dalla
prima osservazione del gennaio 2007 - hanno trovato in maremma condizioni ambientali idonee che
le ha indotte ad anticipare il loro viaggio di ritorno verso i quarteri di nidificazione.
Il 28 febbraio 2008 questi meravigliosi uccelli hanno lasciato la Maremma.
Vedremo se il prossimo anno le gru torneranno a svernare, a tutti noi spetta il dovere di continuare
a rendere ospitale questo meraviglioso angolo della nostra terra, unico e strategico per moltissime
specie di uccelli. Bibliografia:-
Ademollo A. (1877) Ornitologia Maremmana. Forni, Bologna.Arrigoni Degli Oddi E. (1929). Ornitologia Italiana. Hoelpi, Milano.Curry-Lindahl K. (1977). Rizzoli Editore Bologna G., Calchetti L. & Petretti F. (1977). Osservazioni ornitologiche nella Laguna di Ponente di Orbetello (GR). Rapporto 1976. Riv.Orn. 47:55-64.Atlante degli uccelli svernanti in Provincia di Grosseto (1995). F. Corsi e P.Giovacchini. Ed. CaletraJoseph Forshaw – Uccelli – ed. 1992 Editoriale Giorgio MondadoriLa migrazione degli uccelli (2003). Peter Berthold. Bollati Boringhieri
MIGRAZIONE POST-NUZIALE DEL COLOMBACCIO E PRESSIONE ATMOSFERICAStudi condotti presso l’Osservatorio Ornitologico dell’Argentaria e nel Parco Naturale della Maremma.
I Colombacci in autunno migrano generalmente in condizioni di alta pressione con cielo sereno e
venti favorevoli provenienti dai quadranti settentrionali (tramontana – grecale e levante).
Viaggiano sullo strato di aria calda che si trova in linea di massima a circa 300 mt. dal suolo.
Questo gli consente di risparmiare energia e spostarsi velocemente a circa 70/80 km/h. Non è
sempre così perché abbiamo assisto a massicce migrazioni anche con venti contrari e cielo
coperto da nubi, però sempre in presenza di campi di alta pressione, mentre con cielo sereno,
tramontana e bassa pressione i colombacci non migrano, limitandosi ad effettuare spostamenti per
ragioni trofiche.
Sappiamo bene che una massa d’aria continua a salire fino a quando la sua temperatura rimane
più elevata di quella dell’aria circostante. Se questa situazione persiste via via che l’aria sale,
l’atmosfera è definita instabile. Se invece una massa d’aria in ascesa raggiunge rapidamente
l’equilibrio termico con l’ambiente circostante (cessando di sollevarsi), le condizioni vengono
definite stabili. Aria fredda sopra aria più calda determina quindi instabilità , mentre aria calda
sopra aria fredda produce normalmente condizioni stabilità.
Le variazioni di temperatura della superficie terrestre determinano riscaldamenti e raffreddamenti
dell'aria e di conseguenza diminuzioni e aumenti di densità che si traducono in variazioni di
pressione. In uno stesso luogo si potranno verificare quindi variazioni di pressione giornaliere o
diurne, stagionali o irregolari.
Un esempio di variazione stagionale, per chiarire le idee, è la formazione di una zona di alta
pressione sull'Asia centrale in inverno, sostituita da una zona di bassa pressione in estate, quando
la temperatura aumenta considerevolmente sul continente. Le variazioni irregolari sono in
relazione al carattere del tempo: la pressione diminuisce all'avvicinarsi delle perturbazioni
atmosferiche e aumenta nuovamente dopo il loro passaggio.
In generale quindi la pressione atmosferica può variare da un luogo all'altro o anche in uno stesso
luogo per varie ragioni di ordine meteorologico.
Queste condizioni vengono sfruttate dall’avifauna durante la migrazione.
A Partire dal 2004 è stata utilizzata - presso l’osservatorio dell’Argentiera - una stazione
meteorologica dove abbiamo rilevato giornalmente: pressione atmosferica, umidità dell’aria e
temperatura al suolo. Questo ci ha permesso di scoprire che differenti specie di uccelli migrano
sfruttando particolari condizioni di pressione atmosferica.
Variazioni della pressione atmosferica e migrazione
Le cause che portano a una variazione della pressione atmosferica possono essere di natura
termica o di natura dinamica.
Nel primo caso è il contributo del riscaldamento solare a portare alla variazione: nelle ore più
calde l’aria a contatto con il suolo si riscalda, si dilata e sale nell’atmosfera. Questa risalita
provoca un accumulo di molecole d’aria nella parte alta dell’atmosfera, con una conseguente
divergenza dell’aria verso l’esterno della colonna. In questo caso al suolo si registra una
diminuzione della pressione poiché il numero di molecole d’aria che compongono la colonna è
diminuito (negli alti strati si registra invece un aumento della pressione). Al contrario, un
raffreddamento del suolo causa un raffreddamento degli strati più bassi dell’atmosfera che
essendo più pesanti, cadranno lentamente verso il suolo; il vuoto lasciato negli strati alti richiama
aria dalle zone circostanti. Di conseguenza la pressione al suolo aumenta perché è cresciuto il
numero di molecole d’aria contenute nella colonna in esame (negli alti strati si registra un calo
della pressione).
Per cause dinamiche si intende il contributo legato alla presenza di zone cicloniche o
anticicloniche. Nelle cosiddette zone cicloniche l’aria viene spinta da moti ascensionali verso le
parti alte dell’atmosfera, da dove poi viene spinta verso l’esterno della colonna. Il numero di
molecole all’interno della colonna quindi diminuisce e la pressione al suolo cala. Al contrario in
una zona anticiclonica l’aria viene spinta dall’alto verso il basso, richiamando molecole d’aria
negli alti strati della colonna. Il numero totale di molecole nella colonna aumenta e la pressione al
suolo cresce.
Variazioni della pressione sono legate anche all’arrivo di masse d’aria con caratteristiche
termiche diverse. L’arrivo di aria calda in quota, più leggera, comporta un calo della pressione,
mentre l’arrivo di aria fredda, più pesante, causa un aumento della pressione. E’ chiaro quindi che
le cause che influenzano la pressione atmosferica e di conseguenza la migrazione dei colombacci
sono di natura dinamica e non termica.
Sotto i 1.015 hPa, si parla di depressione... Sopra questa “linea magica”, i colombacci migrano,
mentre in condizioni di bassa pressione questi uccelli si fermano in luoghi sicuri, che già
conoscono, dislocati lungo la loro rotta. Le soste possono protrarsi per alcuni giorni in attesa che
la pressione atmosferica si ristabilisca. Questo periodo generalmente viene sfruttato per riposarsi
e recuperare energie. Ai migratori in sosta non è concesso occupare zone che appartengono agli
svernanti i quali difendono il proprio territorio assumendo moduli comportamentali simili agli
stanziali. I colombacci non svernanti durante il periodo di sosta non avendo a disposizione una
loro zona di foraggiamento, sono costretti a spostarsi nel territorio del Parco e anche fuori da
questo alla ricerca di cibo. Per questo motivo il loro comportamento risulta essere meno
eterogeneo rispetto agli svernanti, poiché devono reperire in fretta cibo necessario per proseguire
nella loro rotta migratoria. Tale condizione impone loro di scendere anche a terra per nutrirsi di
germogli, semi vari e occasionalmente di qualche invertebrato; mentre gli svernanti durante il
mese di ottobre - novembre scendono dagli alberi, dove reperiscono cibo, solo per bere e lavarsi
il piumaggio.
E’ stato verificato inoltre che gli svernanti sono i primi ad arrivare nel territorio del Parco
Naturale della Maremma.
Fino al 2007 non era stato possibile verificare come si comportavano i colombacci svernanti
all’interno del Parco nel caso di assenza o scarsità di risorse trofiche, poiché negli anni 2004 –
2005 - 2006 è stata registrata una abbondante produzione di ghianda, sia di leccio che di quercia,
oltre alle olive degli oliveti prospicenti la zona d’indagine, di cui questa specie si nutre.
Le cose sono radicalmente cambiate nell'inverno 2007 quando a causa della siccità protrattasi per
tutto il secondo semestre dell'anno le piante della macchia mediterranea non hanno praticamente
fruttificato. Basti pensare che negli ultimi sei mesi sono caduti presso l'Osservatorio Ornitologico
dell'Argentiera 144 millimetri di pioggia contro i 380 millimetri del secondo semestre 2006. Se a
questo dato si aggiunge il caldo torrido dell'estate 2007 si può facilmente immaginare quale
sofferenza abbia dovuto subire la vegetazione. L'11 ottobre 2007 nel registro dell'Osservatorio
annotavo: “ Questa dannata siccità è ormai diventata cronica, mi chiedo come possano ancora
vivere le piante del bosco.... Migrazione molto anomala fino ad ora. L'avifauna migrante sembra
disorientata. Buono il passo dei turdidi, scarsi i fringillidi. A Piatto Lavato sono già arrivati:
fischioni, moriglioni, canapiglie e codoni, tutti animali che di norma si vedono in novembre.
Ricordo che durante la migrazione post-nuziale 2006 questi uccelli si sono visti in notevole
ritardo rispetto al tradizionale calendario della migrazione e in numero ridottissimo, sembrava
quasi che avessero smesso di migrare. Ma il 2006 è stato tutta un' altra cosa rispetto al 2007.”
Accennavo al disorientamento dell'avifauna durante la migrazione post-nuziale 2007. Questo dato
ho capito poi essere attribuito proprio alla scarsissima presenza dei frutti selvatici. I movimenti
anomali dell'avifauna migratoria durante tutto il periodo del passo erano legati alla scarsità di cibo
reperibile. Gli uccelli si muovevano fino a tarda mattina (10,30 -11,00 ora solare) mentre
tradizionalmente i turdidi in particolare, si vedono maggiormente solo allo spollo fino alle ore
7,30 (solare).
RICHIESTE PER PROGETTI FUTURI
Studio sullo svernamento della Beccaccia nelle riserve naturali della Provincia di Grosseto e nel territorio del Parco Regionale della Maremma.
MONITORAGGIO CON CANI DA FERMA DELLA BECCACCIA SVERNANTE
Con riferimento alle ricerche condotte dal Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue
Risorse dell'Università di Genova, pubblicato sulla rivista Habitat nel maggio-giugno 2007 (Silvio
Spanò, Loris Galli, Carlo Conte) viene chiesta, all'Ufficio Conservazione della Natura della
Provincia di Grosseto, l'autorizzazione ad accedere nelle aree protette presenti nel territorio
provinciale allo scopo di monitorare la presenza delle Beccacce svernamenti.
L'attività consentirebbe di valutare l'importanza delle singole aree protette in relazione alla
conservazione della specie.
Detto monitoraggio dovrà essere effettuato con l'ausilio di cani da ferma “specialisti” (di almeno tre
anni di età) e gli operatori dovranno essere preventivamente segnalati agli enti gestori delle aree
sulla base delle esperienze in loro possesso per poi essere ritenuti idonei alla conduzione
dell'attività di monitoraggio.
Gli operatori suddetti saranno dotati di schede appositamente predisposte dove annoteranno, prima
dell'attività di monitoraggio, una serie di dati preliminari: condizioni meteo, stato del suolo,
temperatura, vento presente nella zona, presenza di altri selvatici ecc. per poi riportare il numero di
beccacce avvistate.
La ricerca verrà condotta e diretta dal Dr. Fabrizio Fabiano nell'ambito di Progetto Migratoria.
PROPOSTA DI RACCOLTA DATI SUGLI ABBATTIMENTI DI AVIFAUNA
MIGRATORIA RIVOLTA AI TITOLARI DI APPOSTAMENTI FISSI DI CACCIA
Da dieci anni collaboriamo con il Club Italiano del Colombaccio nella ricerca nazionale sul passo
autunnale denominata “Progetto Colombaccio”. Dieci anni di attività sul campo hanno significato
raccogliere una grande quantità di dati che sono stati elaborati e pubblicati annualmente e nel
maggio 2008 sintetizzati nell'ultima dispensa già inviata al Servizio Conservazione della Natura
della Provincia di Grosseto. Ebbene oltre al conteggio dei voli e dei colombacci avvistati durante
dieci anni di migrazione post-nuziale, sono stati elaborati anche gli abbattimenti effettuati dai
cacciatori che hanno collaborato alla ricerca. Ne è scaturito che l'incidenza percentuale del prelievo
effettuato da appostamento fisso in dieci anni è oscillata dallo 0,86% all'1,3% rispetto al numero
complessivo dei colombacci in migrazione. Mediamente, tale incidenza, risulta pari all'1,00%.
Abbiamo inoltre verificato che gran parte delle catture hanno interessato giovani non ancora
sessualmente maturi (il colombaccio lo diventa dopo l'anno di età).
A seguito di tale esperienza abbiamo predisposto una semplicissima scheda, da distribuire a tutti i
titolari di appostamento fisso di caccia presenti nella Provincia di Grosseto, che dovrà essere
compilata e trasmessa entro il 15.12 di ogni anno all'Ufficio Conservazione della Natura della
Provincia o in alternativa alla sede di questa associazione, nella quale dovranno confluire i dati
delle cattuare giornaliere effettuate nel corso della stagione venatoria. Tale attività consentirebbe di
effettuare stime per determinare indici di abbondanza dell'avifauna migratoria soggetta a prelievo
venatorio, come del resto avviene in Europa. La nostra associazione, qualora l'Ufficio
conservazione della Natura accolga la nostra proposta, si rende sin da ora disponibile alla raccolta
e all'elaborazione dei dati pervenuti.
DATA BASE – FOTO AVIFAUNA
Grazie al contributo concesso dalla Provincia di Grosseto è stato possibile acquistare attrezzatura
fotografica professionale per riprese all'avifauna. Le immagini raccolte verranno inserite in un data-
base a disposizione dell'Ufficio Conservazione della Natura. Per il futuro è intenzione acquistare
ulteriori macchine fotografiche da assegnare a personale dell'Associazione.
PREDISPOSIZIONE DELL'ELENCO COMPLETO DELL'AVIFAUNA – STANZIALE –
MIGRANTE – NIDIFICANTE E SVERNANTE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO
E' in corso di realizzazione l'elenco completo di tutte le specie appartenenti all'avifauna della
Provincia di Grosseto comprese quelle accidentali allo scopo di verificare quale sia la reale
presenza di specie presenti nel territrio Provinciale.
Grosseto 28 giugno 2008
Il PresidenteLuca Bececco