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www.progettomigratoria.com CONVENZIONE Per il Monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto RELAZIONE SEMESTRALE DELLE ATTIVITA' SVOLTE P R E M E S S A Con deliberazione nr. 5217 del 27.12.2007 della Provincia di Grosseto è stata iscritta nel registro regionale delle organizzazioni di volontariato l'Associazione Progetto Migratoria che svolge attività in favore della tutela e valorizzazione della Natura e dell'Ambiente. Il Dr. Fabrizio Fabiano è stato nominato responsabile tecnico-scientifico, il quale curerà il coordinamento delle stazioni di inanellamento, lo studio statistico-scientifico dei flussi migratori mediante l'utilizzo di stazioni bioacustiche già attivate in Punta Ala e Monteargentario e lo studio scientifico sull'etologia dell'avifauna migratoria. Oltre a ciò sono attivi tre osservatori ornitologici e varie postazioni di osservazione. Sono state attivate collaborazioni con l'Università di Siena per utilizzare le superfici allagate che ospitano gli osservatori ornitologici di Piatto Lavato e Lago della Cernaia per la realizzazione di due impianti di cattura per inanellamento scientifico. L'importantaza strategica dei due laghi, che interagiscono dirattamente con la Riserva Naturale della Diaccia Botrona, consentirebbe di approfondire gli studi sull'avifauna acquatica che frequenta la fascia costiera della Provincia di Grosseto, attività che si integrerebbe con la Facoltà di Scienze Ambientali di Follonica. Tra le molteplici attività di monitoraggio dell'avifauna attualmente in corso sono già attive due stazioni di rilevamento bioacustico per il monitoraggio della migrazione notturna dei turdidi maggiori. Il Progetto prevede per il futuro d'installare una terza stazione bioacustica presso l'Isola di Montecristo, zona strategica di transito di tre importantissime rotte di migrazione dei turdidi maggiori (italiana – francese – spagnola), anche in questa ricerca abbiamo chiesto la collaborazione dell'Ateneo per approntare sistemi di rilevamento e decodifica dei dati registrati che abbiano valenza scientifica. L' azienda agrituristica Poggio Alto ubicata in loc. Cupi di Magliano in Toscana ha messo a disposizione dell'Associazione la proprietà per realizzare: Postazioni fisse per osservazioni

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www.progettomigratoria.com

CONVENZIONE Per il Monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto

RELAZIONE SEMESTRALE DELLE ATTIVITA' SVOLTE

P R E M E S S A

Con deliberazione nr. 5217 del 27.12.2007 della Provincia di Grosseto è stata iscritta nel registro

regionale delle organizzazioni di volontariato l'Associazione Progetto Migratoria che svolge attività

in favore della tutela e valorizzazione della Natura e dell'Ambiente.

Il Dr. Fabrizio Fabiano è stato nominato responsabile tecnico-scientifico, il quale curerà il

coordinamento delle stazioni di inanellamento, lo studio statistico-scientifico dei flussi migratori

mediante l'utilizzo di stazioni bioacustiche già attivate in Punta Ala e Monteargentario e lo studio

scientifico sull'etologia dell'avifauna migratoria.

Oltre a ciò sono attivi tre osservatori ornitologici e varie postazioni di osservazione.

Sono state attivate collaborazioni con l'Università di Siena per utilizzare le superfici allagate che

ospitano gli osservatori ornitologici di Piatto Lavato e Lago della Cernaia per la realizzazione di

due impianti di cattura per inanellamento scientifico. L'importantaza strategica dei due laghi, che

interagiscono dirattamente con la Riserva Naturale della Diaccia Botrona, consentirebbe di

approfondire gli studi sull'avifauna acquatica che frequenta la fascia costiera della Provincia di

Grosseto, attività che si integrerebbe con la Facoltà di Scienze Ambientali di Follonica.

Tra le molteplici attività di monitoraggio dell'avifauna attualmente in corso sono già attive due

stazioni di rilevamento bioacustico per il monitoraggio della migrazione notturna dei turdidi

maggiori. Il Progetto prevede per il futuro d'installare una terza stazione bioacustica presso l'Isola

di Montecristo, zona strategica di transito di tre importantissime rotte di migrazione dei turdidi

maggiori (italiana – francese – spagnola), anche in questa ricerca abbiamo chiesto la collaborazione

dell'Ateneo per approntare sistemi di rilevamento e decodifica dei dati registrati che abbiano

valenza scientifica.

L' azienda agrituristica Poggio Alto ubicata in loc. Cupi di Magliano in Toscana ha messo a

disposizione dell'Associazione la proprietà per realizzare: Postazioni fisse per osservazioni

ornitologihe, piani di miglioramento ambientale allo scopo di favorire la nidificazione dell'avifauna

e lo svernamento nonchè il ripristino di vecchi sentieri, utilizzati dai carbonai, per consentire agli

ospiti dell'Azienda di effettuare percorsi di Birdwatching; inoltre sono stati programmati incontri di

didattica ambiantale con gli ospiti dell'azienda suddetta.

Nel mese di marzo 2008 è stato attivato il sito www.progettomigratoria.com all'interno del quale

vengono pubblicate tutte le inizitive e le ricerche condotte dall'assaciazione.

A T T I V I T A'

CENSIMENTO DELLE COLONIE E DEI NIDI NELLA PROVINCIA DI GROSSETO

Prosegue il nostro monitoraggio delle rondini nei siti di nidificazione di Roccastrada (collaboratore

Davide Senserini), Montiano (Adolfo e Varis Scheggi), Principina (Arturo Bartoletti) e Banditella-

Grosseto (Giorgio e Marino Santi).

Purtroppo le nostre amiche sono in difficoltà.

Le cause sono da ricercare nell’inarrestabile scomparsa delle vecchie stalle e la conseguente

concentrazione degli allevamenti in grandi stalle moderne dove gli animali non vengono più portati

al pascolo. Questa situazione ha causato una riduzione dell’estensione dei pascoli stessi, che, per la

rondine rappresentano importanti aree di foraggiamento. La diversa struttura degli edifici, inoltre,

può aver influenzato negativamente anche sulla possibilità di trovare luoghi adatti a nidificare.

Nelle aree di svernamento in Africa l’incremento demografico porta a trasformare vaste aree ad

elevata naturalità in campi coltivati, a costruire vasti bacini artificiali e nuove arterie di

comunicazione. Non si può escludere che questi cambiamenti possano aver inciso negativamente

sulle popolazioni di rondini. Non va, infine, dimenticato che molti pesticidi assai nocivi per

l’ambiente e, per questo, vietati nei paesi dell’Europa e del Nord America, vengono ancora

largamente utilizzati nei paesi africani.

La migrazione è un momento critico nella vita della Rondine ed è il periodo in cui si ha la più alta

mortalità di individui. La distruzione di canneti, luoghi umidi, o altri ambienti utilizzati come punti

di riposo da questi uccelli lungo le rotte migratorie può avere effetti considerevoli sulla

sopravvivenza di intere popolazioni di Rondine che seguono la medesima rotta migratoria.

In questo contesto noi possiamo fare poco, quel poco però cerchiamo di farlo bene e da quando nel

2002 ci siamo occupati delle nostre amiche le persone che si sono impegnate a mantenere le loro

vecchie stalle sono aumentate. Ultimamente si sono aggiunti al gruppo i fratelli Santi di Banditella

ai quali va il nostro ringraziamento. Ma il simbolo del progetto “Rondini di Maremma” è il nostro

giovane amico Davide Senserini, che mi auguro possa diventare: esempio e guida a tanti giovani

della nostra terra.

La rondine, per nidificare, necessita di strutture costruite dall’uomo e di un ambiente che fornisca

un adeguato numero di insetti per il sostentamento degli adulti e della prole. Queste esigenze

vengono soddisfatte principalmente dai poderi della nostra provincia in cui è praticato

l’allevamento di bovini e suini, in quanto vi sono ambienti, come le stalle e le porcilaie, adatti alla

nidificazione di questo uccello, mentre l’ambiente circostante il podere, se ricco di prati, consente

un’abbondante produzione di insetti.

Il nostro progetto è quello di effettuare il primo censimento delle colonie e dei nidi di rondine

della Provincia di Grosseto.

Il metodo è molto semplice.

Individuata la colonia è necessario contare i nidi occupati dalle rondini e trasmettere i dati alla

nostra associazione indicando la località il nome del podere o della via se si trova in un centro

abitato ed infine il comune. Questo censimento ci consentirà di stimare la popolazione di questi

importantissimi indicatori biologici che frequentano la Provincia di Grosseto.

E' importante non confondere le rondini con i balestrucci, anche questi ultimi uccelli nidificano nei

luoghi che frequentano le rondini. Il loro nido è simile a quello della rondine. La differenza tra

questi due uccelli è facile da osservare. La rondine ha la coda molto forcuta con timoniere esterne

lunghe, il mento è rosso ruggine scuro e il piumaggio del petto è color pesca scuro o camoscio. Il

balestruccio ha la coda forcuta ma senza timoniere lunghe, la gola bianca e il piumaggio del petto

più chiaro quasi bianco. L'altra differrenza con la rondine è nell'alimentazione perchè i balestrucci

cacciano gli insetti più in alto della rondine più o meno come i rondoni. Se ci dovessero essere

problemi di riconoscimento tra le specie è sufficiente inviare una foto della colonia e dei nidi

oppure inviando un e-mail con richiesta di chiarimenti.

Il progetto, a partire dal 2008, verrà sviluppato in 5 anni, periodo minimo necessario per

raccogliere e divulgare i dati del censimento.

A tale proposito sono state già condotte campagne di divulgazione a mezzo stampa e tramite il

nostro sito per chiedere la collaborazione a: scuole, enti pubblici, agricoltori e cittadini.

Riconoscimento dei nidi di rondine (Hirundo rustica)

Foto nr. 1 nido di rondine con nidiacei

Foto nr. 2 : rondine

Foto 3 - 4 : nido di rondine

Caratteristiche del nido di Rondine e differenza con quello di Balestruccio.

La Rondine usa vari ambienti, spesso vicino all'acqua e frequentemente vicino all'uomo. Il nido è

una struttura di fango attaccata a una superficie verticale con supporto. Travi, putrelle, ponti e

raramente alberi sono i siti favoriti. Il nido è una coppa aperta, poco profonda, talvolta su una

piccola sporgenza, fatta di pallottole di fango, fibre vegetali e frammenti di piante del diametro di

circa 100-130 mm. Con rado rivestimento di penne. Il Balestruccio (Delichon urbica) costruisce il

nido in aree rocciose e sugli edifici vicino all'acqua. Spesso forma gruppi e i nidi possono poggiare

uno sull'altro. Il nido è una mezza coppa arrotondata costruita su una superficie verticale, vicina o

sotto una sporgenza sovrastante. Consiste di pallottole di fango e alcune fibre vegetali. L'apertura è

stretta sulla parte superiore.

Foto. nr. 4 : nido di Balestruccio

Foto nr. 5 : Balestruccio con nidiacei

Nelle belle giornate d'estate quante volte ci siamo soffermati a guardare le rondini volteggiare nel

cielo, ma quelle che comunemente vengono definite rondini sono tutte rondini?

Questo è il nome col quale tutti noi, fin da bambini, utilizziamo per definire questi simpatici

animaletti dalle lunghe ali, dai corpi sottili e dalla coda forcuta.

Sono gli uccelli più “aerei” che esistono, si alimentano in volo bevono e fanno il bagno sfiorando la

superficie dell’acqua, taluni riposano passando la notte in volo (non sappiamo se riescano davvero a

dormire) ed infine possono amoreggiare in cielo e scendono nel nido per l'accoppiamento.

Ma come spesso succede, la tradizione popolare, basata anche nel nostro caso sulla semplice

osservazione, non è sempre corretta ed ecco che vengono definite rondini uccelli di ordine,

famiglia, genere e specie diverse.

Nei nostri cieli estivi infatti volano:

1. Rondoni ordine APODIFORMI, famiglia APODIDI genere APUS specie Apus,

2. Balestrucci ordine PASSERIFORMI famiglia RUNDINIDI genere HIRUNDO specie

DELICHON;

3. Rondini propriamente dette, ordine famiglia e genere uguale ai Balestrucci ma appartenenti

alla specie RUSTICA così chiamata perché in genere non vola sopra i cieli dei nostri centri

abitati, ma in campagna nella vicinanza di vecchie stalle o di allevamenti di altri animali.

Ma come mai uccelli così diversi sono così molto simili a tal punto da imbrogliare la “tradizione

popolare”?

Ebbene questi sono, il risultato di un ben noto fenomeno che accade in natura, che prende il nome

di convergenza evolutiva.

Per questa specie o gruppi di specie che non hanno progenitori comuni, nella loro evoluzione

giungono a somigliarsi solo e soltanto perché si comportano nello stesso modo e frequentano gli

stessi ambienti.

E’ suggestivo che i parenti stretti dei rondoni siano i colibrì e dei balestrucci e delle rondini la

cincia gli scriccioli ed altri piccoli passeriformi, ma alla fine rondoni, balestrucci e rondoni riescono

ad annullare le loro diversità di origine ed evolversi in uccelli molto simili.

La convergenza evolutiva non è altro che la conseguenza di un fondamentale assunto della Biologia

“LA FUNZIONE FA L’ORGANO”.

L’essere vivente o organismo è fatto da un insieme di organi che manco a farlo a posta si

sviluppano in funzione di quello che devono fare in rapporto al mondo in cui vivono.

Proposte di gestione dell’Avifauna Migratoria

E’ possibile gestire l’avifauna migratoria? A questa domanda si può rispondere solo al passato

mentre ciò che accadrà in futuro è sempre un incognita influenzata da variabili che in estrema

sintesi vanno dal successo della nidificazione, a fenomeni naturali imprevisti fino ai guasti

dell’ambiente prodotti dall’uomo.

Nowak (1988), nella sua rassegna sui Network internazionali di Habitat per le specie migratrici,

scriveva: “ In conclusione si deve dire che per quanto riguarda la volontà politica di costruire un

sistema biotopico su scala globale per le specie animali migratrici ci troviamo in una situazione

deplorevole”.

Nel frattempo le nuove iniziative intraprese da alcuni Stati non garantiscono ancora una protezione

efficace degli uccelli migratori. In quest’ottica possiamo fare ben poco se non analizzare

dettagliatamente quello che si è verificato in passato per capire meglio questo straordinario

fenomeno biologico che passa periodicamente sopra le nostre teste.

E’ noto che ai fini della programmazione faunistico-venatoria risulta basilare l’acquisizione di

informazioni relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle popolazioni nidificanti e

migratrici delle specie oggetto di prelievo venatorio e non solo. L’ambiente appartiene a tutti e

distinguere specie cacciabili da quelle non cacciabili è un errore grossolano. Limitare la caccia ad

una specie in pericolo senza una corretta gestione del territorio, intervenendo sulle politiche di

conservazione degli ambienti naturali e sull’economia agricolo-forestale, non porta certamente

risultati positivi. Abbiamo visto che chiudere la caccia nei confronti di specie in pericolo non serve

a niente. L’avifauna, come del resto ogni animale selvatico, interagisce direttamente con

l’ambiente da cui trae sostentamento e rifugio, la predazione, qualunque essa sia, influisce

direttamente sulla selezione e conseguentemente sull’evoluzione delle singole specie.

E’ necessario però, per quanto riguarda la caccia alla migratoria, disciplinare periodi e specie

cacciabili.

Ciò che un animale fa nel suo habitat rappresenta la sua nicchia. Il modo in cui si procaccia il cibo,

le strategie messe in atto per assicurarsi una discendenza, come sopravvive, come si adatta al suo

territorio ecc. sono tutte quelle cose che vengono svolte all’interno della sua nicchia ecologica.

Ogni nicchia è frutto di un processo evolutivo all’interno della quale differenti specie sono in grado

di formare una comunità ecologica in cui ciascuna specie svolge un ruolo diverso pur condividendo

il medesimo ambiente.

Alcuni uccelli migratori vivono nelle foreste delle regioni temperate dell’emisfero nord in estate e

migrano ai tropici d’inverno, quindi l’habitat di un tale migratore alato deve essere considerato in

base alla normale attività svolta all’interno di questa nicchia che si estende dalla foresta temperata

dell’emisfero nord fino ai tropici. Per affrontare correttamente il fenomeno della migrazione

dell’avifauna è opportuno raccogliere informazioni all’interno delle diverse nicchie ecologiche,

tante quante sono le specie degli uccelli in natura. Ovviamente questo è un lavoro enorme e quasi

impossibile da portare avanti. Forse proprio per questi motivi molti zoologi preferiscono

concentrare i propri studi su animali stanziali piottusto che sui migratori e tra questi i più complessi

sono senza dubbio gli uccelli.

Per tali ragioni avanzare delle ipotesi sulla consistenza numerica di una popolazione di migratori

alati è un operazione molto difficile, a meno che, come fanno e hanno fatto alcuni, si diano numeri

a caso. L’ambiente di un animale si compone di tutto ciò che direttamente influenza le sue

possibilità di sopravvivere e riprodursi. Questi fattori sono lo spazio, le forme di energia come la

luce del sole, il calore, il vento e le correnti d’acqua e anche materiali come il suolo, l’aria, l’acqua

e le sostanze chimiche. L’ambiente comprende anche altri organismi, che possono essere fonte di

cibo per un animale, predatori, competitori, ospiti o parassiti. L’ambiente è quindi composto da

fattori abiotici (non viventi) che biotici (viventi). Alcuni di questi fattori ambientali, come lo spazio

o il cibo, sono utilizzati direttamente dagli animali e vengono indicati con il termine “risorse”. Per

capire la dinamica di ogni popolazione di uccelli migratori dovremmo quanto meno essere in

possesso di tutti questi dati.

In mancanza di tutto ciò, sulla base delle informazioni scientifiche disponibili, lo stato italiano, per

mezzo del comitato Ornis, organo tecnico-scientifico comunitario, ha comunicato alla Eu le date

relative all’inizio dei passaggi migratori prenuziali, nonché quelle relative ai periodi di

nidificazione delle varie specie sul territorio nazionale. Tali date e periodi conseguenti sono state

inserite nel documento “Concetti chiave dell’art. 7, par. 4 della Direttiva 79/409/CEE”, divenendo

pertanto vincolanti. La L. 157/92 è stata concepita optando per un calendario venatorio basato su

periodi e non su specie, individuando la data del 31 gennaio oltre la quale il prelievo venatorio

inciderebbe sulla migrazione pre-riproduttiva di molte specie cacciabili.

In conclusione le diverse forme di migrazione che si sono sviluppate attraverso la selezione

debbono essere ulteriormente studiate con accurate ricerche sul campo, affinché i loro meccanismi

di controllo fondamentali possano essere analizzati mediante sperimentazioni appropriate, in

laboratorio. Solo così, e non lavorando prevalentemente al computer, i fenomeni molteplici e in

continua mutazione delle migrazioni degli uccelli diventeranno sempre meglio comprensibili.

Sintesi dello studio dell’avifauna migratoria condotta su specie di maggiore interesse

venatorio della Provincia di Grosseto

Questo lavoro si compone di schede sintetiche di agevole consultazione realizzate, su alcune, tra le

specie appartenenti all’avifauna migratoria, maggiormente sottoposte a pressione venatoria. Il

lavoro si basa su rilevazioni condotte durante il periodo 2000-2007 presso l’osservatorio

ornitologico dell’Argentiera e successivamente ampliato grazie alla collaborazione dei rilevatori di

“Progetto Migratoria” nel periodo 2003-2007.

Quaglia Coturnix coturnix

Distribuzione: nidificante, migratore (prevalentemente notturno in branchi di dimensioni variabili),

svernante.

Specie politipica con sistematica assai complessa e tuttora controversa; due morfotipi principali:

C.c. (Eurasia e Africa) e C.c. japonica (Asia orientale).

Popolazione: la stima più recente della popolazione nidificante in Europa è quella riportata in

BirdLife International (2004): 2.800.000 – 4.700.000 coppie. Per l’Italia la popolazione è stimata in

5.000 – 10.000 coppie (Brichetti & Meschini, 1993), anche se una recente valutazione di

Guyomarc’h (2003) ha proposto una stima, probabilmente più rispondente alla realtà, di 50.000 –

60.000 coppie.

La Quaglia è considerata una delle specie europee a maggior rischio di inquinamento genetico,

dovuto alla massiccia immissione, per scopi venatori, di ibridi derivati dall’incrocio con quaglie

giapponesi Coturnix c. japonica. I fattori in grado di interagire negativamente sulle popolazioni di

Quaglia sono stati individuati con riferimento alle pratiche agricole. Irrorazione massiccia con

insetticidi effettuata negli anni 80- 90 su superfici di diversi milioni di ettari in Chad e Senegal

determinò pesanti effetti fisiologici sulle popolazioni svernanti di Quaglia ( Guyomarc’h, 2003).

Migrazione: la maggior parte della popolazione del Paleartico Occidentale sverna a sud del Shara.

Un certo numero di quaglie sverna regolarmente nel bacino del Mediterraneo. Nelle Pianure

costiere della Provincia di Grosseto sono stati osservati episodici svernamenti, ultimo dei quali

l’inverno 2005/2006.

Nella nostra provincia le prime quaglie arrivano di notte o alle prime ore del mattino a partire dalla

fine di marzo, con maggiori afflussi durante i mesi di aprile - maggio fino alla prima decade di

giugno. Guyomarc’h (2003) ha stimato che in condizioni ottimali la distanza percorsa da una

Quaglia durante una notte di volo sia compresa fra 160 e 250 Km.

Proposte di gestione: riduzione dell’impiego di sostanze chimiche nelle pratiche ceriagricole,

incentivazione della bio-agricoltura.

Anelli trasmessi all’I.N.F.S.

quaglia catturata il 28.11.2004 (ore 10,00 circa) in loc. Squartapaglia Vecchia del Comune di Grosseto. L’anello è contraddistinto dalla sigla SA83736 INFS Ozzano (BO) Italy. Franco Tozzi Grosseto

Beccaccia Scolopax rusticola

Distribuzione: migratore, (prevalentemente notturno - isolata o pochi individui), svernante.

Specie monotipica, nidificante in gran parte dell’Europa, eccetto alcune delle regioni più

meridionali. Più del 90% della popolazione europea nidifica in Fennoscandia, Russia e Bielorussia

( Hagemeijer & Blair, 1997)

Popolazione: la stima più recente della popolazione riproduttiva della Beccaccia è quella fornita da

BirdLife International (2004) che riporta un range di 1.800.000 – 6.600.000 coppie nidificanti in

Europa, di cui 1.200.000 – 5.000.000 in Russia. In Italia, limite meridionale dell’areale, nidifica

nelle regioni settentrionali con distribuzione frammentata e una popolazione stimata in 30 – 100

coppie (Spanò, 1993).

La specie presenta ormai da diversi decenni uno status di conservazione sfavorevole a livello

europeo: classificata come “vulnerabile”, con riferimento al ventennio 1970 – 1990 (Tucker &

Heath, 1994). E’ attualmente classificata come in “declino” in quanto le prime stime sul trend della

popolazione russa evidenziano un probabile decremento del 20 – 29 % a carico della popolazione

nidificante con riferimento al decennio 1990 – 2000. Un più moderato declino, inferiore al 10%, è

stato registrato, per lo stesso periodo, a carico della restante parte della popolazione europea

(BirdLife International, 2004). La perdita di habitat e l’eccessiva frammentazione delle aree

boscate, costituisce il fattore principale del decremento di alcune popolazioni nidificanti.

Migrazione: Le popolazioni scandinave e russe sono totalmente migratrici e si spostano sulle isole

Britanniche o nell’Europa occidentale, specialmente in Francia e Spagna. Ricatture di individui

inanellati indicano che gli uccelli norvegesi svernano principalmente più a ovest degli individui

svedesi o finlandesi, soprattutto in Gran Bretagna e Irlanda; la popolazione nidificante dell’Europa

nord – occidentale è invece prevalentemente sedentaria ( Hagemeijer & Blair 1997). La migrazione

pre-nuziale avviene principalmente tra marzo e metà aprile; quella post-nuziale fra ottobre e

novembre. La Provincia di Grosseto è interessata dalla presenza di un contingente svernante che

probabilmente proviene da Russia e Bielorussia. Da segnalare la buona presenza di Beccacce

svernanti durante l’autunno inverno 2005-2006, probabilmente causata dalle favorevoli condizioni

climatiche che hanno permesso al suolo di essere sufficientemente drenato e ricco di humus.Queste

condizioni non si sono verificate durante l o svernamento (2007-2008) a causa della grave siccità in

atto nel territorio della Provincia di Grosseto, periodo definito tra i più scarsi come presenza di

selvatici svernanti.

Proposte di gestione: Il 02.02.2006, i Club: della Beccaccia, del Setter e del Colombaccio

inviavano all’Assessore alla Caccia della Provincia di Grosseto una nota con la quale veniva

segnalato che:

“Da anni la caccia alla beccaccia è consentita solo ed esclusivamente nel bosco con l’uso del cane

in forma vagante, poiché è assolutamente vietata la caccia da appostamento.

Ciononostante continua ad essere pratica, nell’indifferenza più totale, l’ignobile pratica della caccia

da appostamento.

Nella trascorsa annata venatoria, ricca - come non si ricordava da anni - di questi meravigliosi

selvatici, sono state massacrate numerosissime beccacce negli appostamenti temporanei, a dispetto,

oltre che della legge, anche delle antiche tradizioni venatorie che contraddistinguono i cacciatori di

Maremma.

A tale proposito si chiede che:

● siano intensificati i controlli a partire dalla prossima stagione venatoria nei confronti di

coloro che praticano questa ignobile caccia;

● siano sensibilizzati, tramite le associazioni venatorie, i responsabili delle squadre di

cacciatori di cinghiale affinché si adoperino, con i loro iscritti, a coadiuvare e segnalare agli

organi di polizia preposti alla vigilanza venatoria ogni abuso che verrà riscontrato nel

territorio loro assegnato.”

Colombaccio Columba palumbus

Distribuzione: nidificante , migratore, (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili),

svernante.

Specie politipica con sei sottospecie, di cui la nominale Columba palumbus è distribuita in Europa

e in nord – Africa, spingendosi a est fino alla Siberia occidentale, Turchia orientale e Iraq (Cramp,

1985)

Popolazione : la popolazione europea è stimata in circa 9.000.000 – 17.000.000 di coppie ed ha

fatto registrare un modico incremento nel decennio 1990 – 2000 (BirdLife International 2004).

Anche la popolazione italiana stimata in 20.000 – 50.000 coppie, sembra godere di una favorevole

situazione conservazionistica avendo fatto registrare un moderato incremento nel decennio 1990 –

2000.

Migrazione e svernamento: I movimenti migratori cominciano a settembre e proseguono a volte

fino ai primi giorni di dicembre, con un massimo di passaggi nell’area mediterranea in ottobre fino

alla seconda metà di novembre. I movimenti di ritorno si svolgono fra febbraio e aprile.

Proposte di gestione: L’art. 18 comma 1 lett. b della L.157/92 prevede l’apertura della caccia al

colombaccio dalla 3^ domenica di settembre al 31 gennaio di ogni anno. La direttiva Europea

409/79, il documento Ornis redatto su incarico della commissione Europea, oltre all’unanime

parere della comunità scientifica, consigliano che è assolutamente dannoso, per le specie cacciabili,

far coincidere il periodo biologico della riproduzione con il prelievo venatorio. Sulla base delle

ricerche condotte nei confronti di soggetti nidificanti nel territorio della Provincia di Grosseto è

stato ampiamente accertato e documentato che la fase riproduttiva della specie si prolunga fino a

tutto il mese di settembre, pertanto, si propone per il futuro, di non consentire la pre-apertura della

caccia al colombaccio, scelta peraltro già intrapresa dalla Provincia di Grosseto nelle annate

venatorie 2004-2005 e 2005-2006. A tale riguardo è opportuno precisare che il Club Italiano del

Colombaccio ha proposto che la pre-apertura della caccia al colombaccio potrà attuarsi solo in

quelle province della penisola dove è stato accertato e documentato che la specie non nidifica o

abbia già portato a conclusione il periodo delle cure parentali dell’ultima covata annuale.

Tortora Selvatica Streptopelia turtur

Distribuzione: nidificante , migratore (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili).

Specie politipica con quattro sottospecie distribuite in Eurasia e nord – Africa. In Italia nidifica la

nominale, distribuita anche nel resto dell’areale con l’eccezione delle Baleari. I quartieri di

svernamento si trovano in tutta la fascia sub-sahariana, dal Senegal fino all’Eritrea e all’Etiopia

(Cramp, 1985; Baldaccini 2003)

Popolazione: La popolazione europea della Tortora selvatica è stimata in circa 3.500.000 –

7.200.000 coppie (BridLife Internazionale, 2004). Nel ventennio 1970-90 la specie ha subito un

declino che in alcuni casi, come nel Regno Unito, in Francia e in Romania, ha avuto proporzioni

assai rilevanti essendosi praticamente dimezzata la popolazione nidificante (Tucker & Heath,

1994). Tale declino è continuato anche nel decennio successivo, soprattutto a carico di alcune

importanti popolazioni come quella della Spagna, della Russia e della Turchia (BirdLife

International, 2004). La popolazione italiana è stimata in 200.000 – 400.000 coppie (BirdLife

International, 2004). In provincia di Grosseto è nidificante nell’intero territorio, da qualche anno in

diminuzione lungo il litorale anche a causa della forte competizione che subisce dalla Tortora dal

collare orientale Streptopelia decaocto.

Migrazione : La Tortora selvatica è migratrice in tutto l’areale con la possibile eccezione di alcune

aree sahariane dove è presente tutto l’anno (Moreau, 1961). Le aree di nidificazione vengono

abbandonate da agosto a settembre. La migrazione avviene su un largo fronte dall’Europa al

Sahara, i movimenti di ritorno si svolgono principalmente fra aprile e maggio, ma passaggi sul

Mediterraneo vengono osservati da fine marzo fino all’inizio di giugno ( Sultana & Gaucci, 1982:

Malta; Thibault, 1983: Corsica; Spina et al., 1993)

Proposte di gestione : L’aggressività e l’espansione dell’areale di nidificazione della Tortora dal

collare orientale (S. decaocto) sta causando seri problemi alla popolazione della specie S.Turtur con

la quale entra in competizione. Consentire l’attività venatoria alla sola specie migratrice è

estremamente dannoso, sarebbe auspicabile per il futuro inserire tra le specie cacciabili la S.

decaocto.

Allodola Alaula arvensis

Distribuzione : nidificante, migratore, (prevalentemente diurno in branchi di dimensioni variabili),

svernante.

Specie politipica con undici sottospecie distribuite in Eurasia e nord-Africa tra ul 30° N e circa il

70° N, dalle coste atlantiche al Giappone. La sottospecie A.a. cantarella nidifica nel nord-est della

Spagna, in Francia meridionale, in Italia, incluse le isole mediterranee, in Jugoslavia centrale e

meridionale, Ungheria centrale e Grecia, nella Russia europea fino al nord del Caucaso (Cramp,

1988)

Popolazione: la stima più recente della popolazione in Europa è di circa 40.000.000 – 80.000.000

di coppie (BirdLife International 2004). In declino negli ultimi decenni nella maggior parte

dell’areale di nidificazione, compresa l’Italia, dove la popolazione è stimata in 500.000 – 1.000.000

coppie, con un trend complessivamente negativo per il decennio 1990 – 2000 (BirdLife

International 2004). In Europa la specie ha subito, nel ventennio 1970-1990 un forte declino,

attribuibile ai cambiamenti delle pratiche agricole e all’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi

(Tucker & Heath, 1994). Nel decennio successivo tale declino è continuato, anche se attenuato da

una sostanziale stabilità di importanti popolazioni dell’Europa orientale (BirdLife International

2004)

Migrazione: la specie è migratrice nella parte nord-orientale dell’areale, sedentaria o erratica al sud

(Cramp,1988). La migrazione post-nuziale si svolge fra metà settembre e metà novembre; quella

pre-nuziale fra la fine di febbraio e aprile. La provincia di Grosseto è interessata dall’arrivo dei

contingenti migratori e svernanti che nel periodo non riproduttivo incrementano notevolmente le

presenze di questa specie prevalentemente lungo la fascia costiera e nelle pianure.

Proposte di gestione: Abbiamo visto che anche l’allodola è condizionata fortemente dall’attività

agricola, dall’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi e soprattutto dai trattamenti chimici che

vengono praticati alle sementi. Sono state rinvenute allodole morte dopo le semine autunnali lungo

le bordature dei campi. C’è da segnalare che l’allodola si è particolarmente adattata alla presenza

dei campi con sementi avvelenate. E’ stato osservato nel corso di questi anni che i terreni di pascolo

di questa specie vengono scelti in base alla frequentazione di altri passeriformi. E’ sempre più raro

vedere un isolato branchetto di allodole posarsi su di un campo appena seminato, mentre sono state

osservate insieme a concentrazioni di più specie di passeriformi, alcuni dei quali ovviamente

fungono da indicatori. Le allodole, che per loro natura sono curiose, sono riuscite grazie a questa

loro caratteristica ad evitare i campi avvelenati. Ridurre l’impiego di sostanze chimiche nelle

pratiche ceriagricole e l’ incentivazione della bio-agricoltura non può che far bene alla nostra

amica.

Merlo Turdus merula

Distribuzione: nidificante, migratore ( prevalentemente notturno in branchi di dimensione

variabile), svernante.

Specie politipica con nove sottospecie, distribuita in gran parte dell’Europa, in Africa nord-

occidentale, nelle Canarie, nelle Azzorre, nell’isola di Madeira e in alcune zone dell’Asia; è stata

introdotta in Nuova Zelanda e nel continente Australiano. La sottospecie nominale T.merula

nidifica in Europa ad eccezione dei Balcani meridionali, Grecia e Russia meridionale (Cramp,

1988)

Popolazione: la popolazione europea del Merlo è stimata in 40.000.000 – 80.000.000 di coppie

(BirdLife International, 2004), di cui circa 2-5 milioni sarebbero presenti in Italia (Brichetti &

Meschini, 1993; Tucker & Heath, 1994; BirdLife International, 2004). A livello europeo e italiano

è stato registrato un lieve incremento nel decennio 1990-2000 (BirdLife International, 2004). Nella

provincia di Grosseto è una delle specie più comuni e attualmente la popolazione presente

raggiunge una buona densità.

Migrazione: la popolazione della penisola Scandinava risulta completamente migratrice, mentre

nel resto d’Europa esiste una componente sedentaria che aumenta progressivamente verso la parte

occidentale e meridionale del continente (Ashmole 1962; Cramp 1988). Gli uccelli nordici iniziano

a muoversi dai quartieri di nidificazione in luglio-agosto, ma la maggior parte dei movimenti

avviene in ottobre-novembre (Cramp, 1988). I passaggi nella nostra provincia avvengono in

ottobre-novembre.

Proposte di gestione:- Nella nostra provincia la specie è ben rappresentata e in ottima salute

pertanto non necessita di particolari forme di gestione ad eccezione della caccia lungo le siepi, per

la quale sono state avanzate proposte all’Ufficio Conservazione della Natura della Provincia di

Grosseto (si veda la scheda riferita al Tordo Bottaccio)

Cesena Turdus pilaris ( Linn.1758)

Distribuzione: migratore (prevalentemente diurna in branchi di dimensioni variabili), svernante.

Specie monotipica di origine siberiana che, a partire dal 1700, ha avuto un’espansione di areale

verso ovest e verso sud, colonizzando diversi paesi dell’Europa centrale e occidentale, spingendosi

a ovest fino alla Francia e alla Gran Bretagna e a sud fino alle Alpi italiane che sono state

colonizzate verso la fine degli anni ’60. La sua distribuzione attuale come nidificante è compresa

fra 45° N e 70° N. Nel periodo invernale si spinge a sud fino al 30° parallelo, nel bacino del

Mediterraneo (Cramp, 1988; Clement & Hathway, 2000).

Popolazione:- la popolazione europea è stimata in 14.000.000 – 24.000.000 di coppie (BirdLife

International, 2004). Negli ultimi decenni ha fatto registrare un consistente incremento ed

espansione dell’areale soprattutto in alcuni paesi europei, come l’Italia, la Slovenia, l’Ungheria, la

Romania e il Lussemburgo dove, nel ventennio 1970-1990 sono stati registrati incrementi numerici

superiori al 50% accompagnati da consistenti espansioni dell’areale di nidificazione (Tucker &

Heath, 1994; Hagemeijer & Blair 1997). Nel decennio 1990 – 2000 il trend complessivo a livello

europeo è stato stabile (BirdLife International, 2004). In Italia sono attualmente stimate 5.000 –

10.000 coppie nidificanti con un trend moderatamente positivo per il decennio 1990 – 2000

(BirdLife International, 2004).

Migrazione:- Nella nostra penisola questi uccelli giungono prevalentemente dalla Finlandia e dagli

stati Baltici (Scebba,1988 Spagnesi et. al., 1988). I quartieri di svernamento della Cesena

comprendono l’Europa occidentale, centrale e meridionale fino al nord - Africa (Cramp, 1988;

Goodman & Meininger, 1989). Non è chiaro per quali vie vengano raggiunte le coste nord-

Africane, un certo numero di individui potrebbe passare per lo stretto di Gibilterra dove la specie

viene irregolarmente osservata in scarsi numeri (Finlayson, 1992). I primi spostamenti post-

riproduttivi cominciano in agosto ma la vera e propria migrazione verso sud – sud/ovest inizia a

settembre e si protrae fino a novembre. Sono frequenti importanti spostamenti anche nei mesi

invernali in conseguenza di avverse condizioni climatiche. Nella provincia di Grosseto la Cesena è

presente regolarmente in buona parte dei siti posti nei settori montuosi (Area Amiatina e Monte

Labbro), mentre risulta scarsa e irregolare in pianura e quasi del tutto assente nella fascia costiera

ad eccezione di qualche spostamento stagionale.

Proposte di gestione:- Gli scarsi dati raccolti sulla Cesena non ci consentono di formulare

particolari forme di gestione della specie. I rilievi più interessanti sono stati condotti nel Comune di

Magliano in Toscana ( Argentiera - Montiano - Cupi ) nel febbraio 1999, dove sono stati osservati

vari branchi di Cesene in migrazione pre-nuziale. L’evento, venne riferito al Dr. Ettore Medani,

Coordinatore dello Sky-Way Project, con la seguente nota:- “ Il trimestre in questione (gennaio –

febbraio e marzo) è stato a dir poco eccezionale, in particolare per le Cesene. Personalmente non

ne avevo mai notate nella zona monitorata tanto è vero che nelle mie precedenti schede le avevo

indicate come “non presenti”, e invece, nei giorni 15 e 16 febbraio 1999 ho assistito ad un passo

spettacolare, quasi non credevo ai miei occhi. Le cause probabilmente sono state determinate dal

freddo che in questi due giorni ha interessato la nostra penisola soprattutto al nord. I primi

avvistamenti si sono verificati il 10.02 e poi è stato un crescendo fino al 16.02.1999”. Altri dati

interessanti sono stati riportati da Pietro Giovacchini nell’Atlante degli uccelli svernanti in

Provincia di Grosseto, riguardano il Monte Labbro dove il 18/01/1994 sono stati osservati insieme

circa 100 individui.

Tordo Bottaccio Turdus philomelos (C.L. Brehm, 1831)

Distribuzione: migratore ( prevalentemente notturna in branchi di dimensione variabile),

svernante.

specie politipica con quattro sottospecie, di cui la nominale T. philomelos è diffusa in quasi tutta

l’Europa, tranne Gran Bretagna, Irlanda, Francia nord-occidentale, Olanda e Belgio. Il T.Bottaccio

nidifica in tutta l’Europa continentale, con distribuzione più frammentaria nelle regioni

direttamente affacciate sul Mediterraneo. L’areale è compreso prevalentemente fra il 70° e il 40°

parallelo con limiti meridionali in Italia, Spagna e Balcani. L’areale di svernamento comprende il

bacino del Mediterraneo e l’Asia sud-occidentale (Cramp, 1988; Clement & Hathway, 2000).

Popolazione:- la popolazione europea è stimata in 20.000.000 – 36.000.000 di coppie (BirdLife

International, 2004), stabile nel decennio 1990-2000, con alcuni decrementi (Germania) compensati

da incrementi di popolazioni chiave come quella francese e norvegese. In Italia la specie è

distribuita in tutti i rilievi del nord e dell’Appennino centrale, con una popolazione nidificante

stimata in 200.000 - 400.000 coppie (BirdLife International, 2004), in moderato incremento nel

decennio 1990-2000.

Migrazione:- il Tordo Bottaccio è parzialmente residente nella parte occidentale e meridionale

dell’areale, mentre le popolazioni dell’Europa nord-orientale sono prevalentemente migratrici

(Cramp,1988) . I movimenti migratori post-riproduttivi si svolgono prevalentemente in direzione

sud-ovest da parte delle popolazioni più settentrionali rispetto a quelle meridionali (Ashmole,

1962). Tali movimenti dai quartieri di nidificazione cominciano generalmente a fine agosto, in

Italia da settembre a novembre, con picchi più elevati nella prima e seconda decade di ottobre

(Melotti & Savigni, 1981; Chierici, 1996; Licheni & Spina, 2002). Nella provincia di Grosseto i

primi movimenti si registrano a partire dal 20 settembre con i picchi più elevati tra la seconda e

terza decade di ottobre. Arrivi consistenti possono avvenire anche durante il periodo dello

svernamento a seguito di condizioni meteorologiche avverse in Europa continentale (Cramp, 1988).

A differenza di quanto riscontrato nel Tordo sassello, la specie mostra una certa fedeltà a regolari

aree di svernamento (Ashmole, 1962; Cramp, 1988; ), è interessante rilevare la ricattura, avvenuta

in data 27 ottobre 2001, di un individuo inanellato all’isola Polvese ( Lago Trasimeno ) in data

17.10.1999. (Fonte: Osservatorio Faunistico Regionale della Regione Umbria Vol.2 anno 2006 -

Avifauna migratoria – I Turdidi). I primi arrivi che si registrano nei quartieri di svernamento sono

per lo più a carico della componente giovanile (Claessens, 1988). Per quanto riguarda la migrazione

pre-nuziale la provincia di Grosseto è interessata a partire dalla prima decade di febbraio fino ai

primi giorni di aprile.

Proposte di gestione: il 02.02.2006 più di 200 cacciatori della Provincia di Grosseto hanno inviato

all’Assessore alla Caccia la seguente petizione: “ I sottoscritti cacciatori denunciano la grave

situazione che si viene a verificare ogni annata venatoria con la caccia ai turdidi maggiori mediante

la pratica dello “Scaccio”. Questa ignobile attività penalizza tutte le forme tradizionali di caccia

danneggiando gravemente ogni tipo di selvaggina presente nel nostro territorio. Comprendiamo che

l’attuale normativa non permette un efficace controllo, quindi proponiamo di limitare a due il

numero massimo dei cacciatori che praticano la caccia lungo le siepi o meglio ancora sarebbe

auspicabile in forma singola. Purtroppo questa forma di caccia viene effettuata in grande

maggioranza da cacciatori provenienti da fuori provincia, quindi sarebbe opportuno concedere a tali

persone, che utilizzano la “Mobilità”, solo la caccia da appostamento. Segnaliamo inoltre che in

certe zone del nostro territorio questa forma di caccia viene praticata anche in periodo di divieto

(vedi il mese di gennaio), in pratica i cacciatori si posizionano alle estremità delle siepi e altri

(senza fucile) spaventano gli uccelli dando l’opportunità di sparare a chi è appostato. Con la

presente chiediamo un impegno fattivo per contrastare un fenomeno indegno che danneggia

l’immagine del cacciatore maremmano”.

Anelli inviati all’I.N.F.S.

1. anello nr. TT07645 (Budapest) - Tordo bottaccio catturato il 25.10.2004 nel Comune di

Capalbio (GR), sig. Rober Scotto;

2. anello nr. E3791 (Ljubljana) - Tordo bottaccio catturato nell’ottobre 2001 in loc. Cipolleri

del Comune di Massa Marittima (GR) sig. Franco Martinozzi;

3. anello nr. EC12169 (Radolfzell – Germania) – Tordo bottaccio catturato il 07.01.2006 in

loc. Vado a Celli Prata –Massa Marittima (GR), Walter Sili.

Tordo sassello Turdus iliacus (Linn, 1766)

Distribuzione: migratore, (prevalentemente diurna in branchi di dimensioni variabili), svernante.

Specie politipica con due sottospecie. La specie nominale è distribuita nel nord est dell’Euroasia,

con limiti occidentali in Scozia e Penisola Scandinava e orientali nella Siberia orientale. La sua

distribuzione diviene più frammentaria lungo i limiti meridionali dell’areale che coincidono con la

Svezia meridionale, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia e l’Ucraina. Le nidificazioni in

Italia, segnalate occasionalmente nel settore alpino, sono probabilmente attribuibili ad individui

fuggiti dalla cattività (Cramp, 1988; Brichetti & Meschini, 1993).

Popolazione: la popolazione europea è stimata in 16.000.000 – 21.000.000 di coppie, in

maggioranza distribuite in Russia (oltre 12.000.000 di coppie) e nella penisola Scandinava (oltre

3.000.000 di coppie) (BirdLife International, 2004). La specie è soggetta a forti fluttuazioni

demografiche che possono conseguire ad inverni particolarmente rigidi che provocano altissima

mortalità nella popolazione. Il trend della popolazione risulta stabile nel decennio 1990- 2000.

Migrazione: l’areale di svernamento del Tordo sassello comprende l’Europa sud occidentale, le

Isole Britanniche, le coste della Norvegia, le regioni Baltiche meridionali, il bacino del

Mediterraneo, Mar Nero, Mar Caspio e nord-Africa. I contingenti svernanti nella parte più

meridionale dell’areale, soprattutto nord-Africa, ma anche Italia, manifestano importanti

fluttuazioni interannuali (Cramp, 1988; Macchio et.al., 1999) . Gli spostamenti dai quartieri di

nidificazione cominciano in settembre e si protraggono fino a dicembre (Cramp, 1988). Le rotte

seguite durante la migrazione post-nuziale sono probabilmente influenzate dalle condizioni

climatiche e questo spiegherebbe la bassa fedeltà ai quartieri di svernamento dimostrata da questa

specie (Andreotti et.al., 2001b). In Italia, sulla base dei dati di inanellamento relativi al periodo

1982 – 1999 (Licheni & Spina, 2002), le prime catture si hanno già in settembre, ma la migrazione

autunnale risulta concentrata tra la terza decade di ottobre e le prime due di novembre. Contingenti

di questa specie continuano a fluire in Italia anche nel mese di dicembre. Nella provincia di

Grosseto il Tordo sassello giunge, di norma, nella prima decade di novembre ed è presente in tutto

il territorio. Sulla base delle ricatture di uccelli inanellati, si deduce che i contingenti che

raggiungono il centro Italia proverrebbero principalmente dalle regioni Baltiche, mentre quelli che

raggiungono l’Italia nord-occidentale sarebbero in gran parte di provenienza finlandese.

Proposte di gestione: le caratteristiche del Tordo sassello (scarsa fedeltà ai siti di svernamento e

grande mobilità alla continua ricerca di zone idonee all’alimentazione), non consentono di avanzare

particolari proposte di gestione a tutela della specie.

GRU IN MAREMMA(Grus grus)

Alle ore 08,00 del 7 gennaio 2008 il nostro volontario Eugenio Russo dal suo osservatorio di

Piatto Lavato (Castiglione della Pescaia - GR) segnalava l'avvistamento di circa 100 (95 soggetti)

gru (Grus grus) sorvolare la sua zona.

Presente in America settentrionale, Europa, Asia, Africa e Australia, la famiglia delle gru (Gruidae)

comprende 15 specie di grandi uccelli camminatori. Questi uccelli sono noti soprattutto per i loro

richiami sonori, per le spettacolari danze, per la monogamia e per la cura che prodigano ai piccoli.

Sono uccelli longevi – una gru siberiana in cattività morì a 83 anni dopo essersi riprodotta fino a

78. Durante il periodo della nidificazione la coppia di gru difende, come proprio territorio,

parecchi ettari di prati e paludi e gli intrusi vengono cacciati con chiassosi duetti difensivi, mentre

durante la migrazione e lo svernamento questi uccelli diventano gregari.

Gli avvelenamenti in Africa, con la distruzione degli habitat umidi, hanno eliminato questi

meravigliosi uccelli bisognosi di grandi spazi. Sette specie sono considerate in pericolo e se non si

prenderanno immediatamente misure di protezione altre se ne aggiungeranno.

Torniamo alle nostre gru, condizioni meteo registrate il 7.01.2008:

1. parz. Nuvoloso – press. atm. 1020,4 hPa

2. umidità 71%

3. temp. mite (16°C – registrazione delle ore 14,30)

4. vento : debole con dir. variabile.

Il periodo di avvistamento coincide con lo svernamento e non con la migrazione di ritorno

(primaverile) che dovrebbe verificarsi tradizionalmente tra il mese di marzo e maggio, quindi

questo movimento probabilmente è stato causato da un normale erratismo trofico. Le gru si sono

fermate a svernare in Maremma e ancora oggi (19.02.2008) pascolano nelle zone agricole

ricomprese tra i comuni di Grosseto e Castiglione della Pescaia dove, prima dell'azione

bonificatrice dell'uomo, si estendeva l'antico lago Prile.

Lo svernamento delle gru in Maremma è stato registrato anche in passato ma mai se ne erano viste

così tante. Sempre Eugenio Russo annotava il 18.01.2007 nel suo registro quanto segue:- “ ore

11,00 - 28 Gru nei campi davanti al lago di Cernaia (Grosseto) si sono fermate nei 7 giorni

successivi” .

Nella letteratura ornitologica il Savi (1827 – 1831) segnala la presenza della gru “nelle Maremme

nostre”; Ademollo (1877) definisce certa la presenza di qualche individuo in inverno; Arrigoni

Degli Oddi (1929) afferma che la gru “ sverna limitatamente nella Maremma Toscana”.

La specie è stata segnalata nella Laguna di Orbetello l'08.12.1976 con due individui adulti (Bologna

et al 1977), nel Lago di Burano nel dicembre – gennaio 1981 – 1982 (Heinze 1983).

11 esemplari nell'inverno 1991 – 1992 nel Parco Naturale della Maremma (Anselmi).

La migrazione autunnale delle gru è abbastanza nota, mentre lo svernamento, ancora oggi, è

avvolto nel mistero. Lindahl al rigurado afferma: “ Gran pate delle gru si trattengono in Africa, sia

nelle regioni nord-occidentali sia in quelle nord-orientali (dal Sudan all'Etiopia), dove frequentano

i campi coltivati e gli altipiani. Stranamente, però, ben poco si sa circa lo svernamento delle gru:

questo grosso uccello ha ancora molti segreti, e soprattutto le informazioni per l'Africa nord-

occidentale sono scarse”.

Molte specie di uccelli migrano tra i siti riproduttivi e le stazioni di svernamento come in uno

stretto corridoio aereo, questa autostrada del cielo passa proprio sopra la Maremma e viene percorsa

fedelmente soprattutto dai migratori lunghi come le gru. Questa specie in Maremma è difficile da

osservare durante la migrazione autunnale dato che veleggia, sfruttando le correnti ascensionali,

ad altezze incredibili, sembra che addirittura superino i 5000 mt.

Fig. 1: Rotte di migrazione della gru secondo Kai Curry-Lindahl (1977)

Fig. 2 Rotte di migrazione della gru secondo Peter Berthold (2003)

E' noto che il viaggio migratorio di ritorno può essere anticipato dai quartieri di svernamento per

ragioni trofiche e forse anche dai mutamenti climatici in atto. Le gru probabilmente - a partire dalla

prima osservazione del gennaio 2007 - hanno trovato in maremma condizioni ambientali idonee che

le ha indotte ad anticipare il loro viaggio di ritorno verso i quarteri di nidificazione.

Il 28 febbraio 2008 questi meravigliosi uccelli hanno lasciato la Maremma.

Vedremo se il prossimo anno le gru torneranno a svernare, a tutti noi spetta il dovere di continuare

a rendere ospitale questo meraviglioso angolo della nostra terra, unico e strategico per moltissime

specie di uccelli. Bibliografia:-

Ademollo A. (1877) Ornitologia Maremmana. Forni, Bologna.Arrigoni Degli Oddi E. (1929). Ornitologia Italiana. Hoelpi, Milano.Curry-Lindahl K. (1977). Rizzoli Editore Bologna G., Calchetti L. & Petretti F. (1977). Osservazioni ornitologiche nella Laguna di Ponente di Orbetello (GR). Rapporto 1976. Riv.Orn. 47:55-64.Atlante degli uccelli svernanti in Provincia di Grosseto (1995). F. Corsi e P.Giovacchini. Ed. CaletraJoseph Forshaw – Uccelli – ed. 1992 Editoriale Giorgio MondadoriLa migrazione degli uccelli (2003). Peter Berthold. Bollati Boringhieri

MIGRAZIONE POST-NUZIALE DEL COLOMBACCIO E PRESSIONE ATMOSFERICAStudi condotti presso l’Osservatorio Ornitologico dell’Argentaria e nel Parco Naturale della Maremma.

I Colombacci in autunno migrano generalmente in condizioni di alta pressione con cielo sereno e

venti favorevoli provenienti dai quadranti settentrionali (tramontana – grecale e levante).

Viaggiano sullo strato di aria calda che si trova in linea di massima a circa 300 mt. dal suolo.

Questo gli consente di risparmiare energia e spostarsi velocemente a circa 70/80 km/h. Non è

sempre così perché abbiamo assisto a massicce migrazioni anche con venti contrari e cielo

coperto da nubi, però sempre in presenza di campi di alta pressione, mentre con cielo sereno,

tramontana e bassa pressione i colombacci non migrano, limitandosi ad effettuare spostamenti per

ragioni trofiche.

Sappiamo bene che una massa d’aria continua a salire fino a quando la sua temperatura rimane

più elevata di quella dell’aria circostante. Se questa situazione persiste via via che l’aria sale,

l’atmosfera è definita instabile. Se invece una massa d’aria in ascesa raggiunge rapidamente

l’equilibrio termico con l’ambiente circostante (cessando di sollevarsi), le condizioni vengono

definite stabili. Aria fredda sopra aria più calda determina quindi instabilità , mentre aria calda

sopra aria fredda produce normalmente condizioni stabilità.

Le variazioni di temperatura della superficie terrestre determinano riscaldamenti e raffreddamenti

dell'aria e di conseguenza diminuzioni e aumenti di densità che si traducono in variazioni di

pressione. In uno stesso luogo si potranno verificare quindi variazioni di pressione giornaliere o

diurne, stagionali o irregolari.

Un esempio di variazione stagionale, per chiarire le idee, è la formazione di una zona di alta

pressione sull'Asia centrale in inverno, sostituita da una zona di bassa pressione in estate, quando

la temperatura aumenta considerevolmente sul continente. Le variazioni irregolari sono in

relazione al carattere del tempo: la pressione diminuisce all'avvicinarsi delle perturbazioni

atmosferiche e aumenta nuovamente dopo il loro passaggio.

In generale quindi la pressione atmosferica può variare da un luogo all'altro o anche in uno stesso

luogo per varie ragioni di ordine meteorologico.

Queste condizioni vengono sfruttate dall’avifauna durante la migrazione.

A Partire dal 2004 è stata utilizzata - presso l’osservatorio dell’Argentiera - una stazione

meteorologica dove abbiamo rilevato giornalmente: pressione atmosferica, umidità dell’aria e

temperatura al suolo. Questo ci ha permesso di scoprire che differenti specie di uccelli migrano

sfruttando particolari condizioni di pressione atmosferica.

Variazioni della pressione atmosferica e migrazione

Le cause che portano a una variazione della pressione atmosferica possono essere di natura

termica o di natura dinamica.

Nel primo caso è il contributo del riscaldamento solare a portare alla variazione: nelle ore più

calde l’aria a contatto con il suolo si riscalda, si dilata e sale nell’atmosfera. Questa risalita

provoca un accumulo di molecole d’aria nella parte alta dell’atmosfera, con una conseguente

divergenza dell’aria verso l’esterno della colonna. In questo caso al suolo si registra una

diminuzione della pressione poiché il numero di molecole d’aria che compongono la colonna è

diminuito (negli alti strati si registra invece un aumento della pressione). Al contrario, un

raffreddamento del suolo causa un raffreddamento degli strati più bassi dell’atmosfera che

essendo più pesanti, cadranno lentamente verso il suolo; il vuoto lasciato negli strati alti richiama

aria dalle zone circostanti. Di conseguenza la pressione al suolo aumenta perché è cresciuto il

numero di molecole d’aria contenute nella colonna in esame (negli alti strati si registra un calo

della pressione).

Per cause dinamiche si intende il contributo legato alla presenza di zone cicloniche o

anticicloniche. Nelle cosiddette zone cicloniche l’aria viene spinta da moti ascensionali verso le

parti alte dell’atmosfera, da dove poi viene spinta verso l’esterno della colonna. Il numero di

molecole all’interno della colonna quindi diminuisce e la pressione al suolo cala. Al contrario in

una zona anticiclonica l’aria viene spinta dall’alto verso il basso, richiamando molecole d’aria

negli alti strati della colonna. Il numero totale di molecole nella colonna aumenta e la pressione al

suolo cresce.

Variazioni della pressione sono legate anche all’arrivo di masse d’aria con caratteristiche

termiche diverse. L’arrivo di aria calda in quota, più leggera, comporta un calo della pressione,

mentre l’arrivo di aria fredda, più pesante, causa un aumento della pressione. E’ chiaro quindi che

le cause che influenzano la pressione atmosferica e di conseguenza la migrazione dei colombacci

sono di natura dinamica e non termica.

Sotto i 1.015 hPa, si parla di depressione... Sopra questa “linea magica”, i colombacci migrano,

mentre in condizioni di bassa pressione questi uccelli si fermano in luoghi sicuri, che già

conoscono, dislocati lungo la loro rotta. Le soste possono protrarsi per alcuni giorni in attesa che

la pressione atmosferica si ristabilisca. Questo periodo generalmente viene sfruttato per riposarsi

e recuperare energie. Ai migratori in sosta non è concesso occupare zone che appartengono agli

svernanti i quali difendono il proprio territorio assumendo moduli comportamentali simili agli

stanziali. I colombacci non svernanti durante il periodo di sosta non avendo a disposizione una

loro zona di foraggiamento, sono costretti a spostarsi nel territorio del Parco e anche fuori da

questo alla ricerca di cibo. Per questo motivo il loro comportamento risulta essere meno

eterogeneo rispetto agli svernanti, poiché devono reperire in fretta cibo necessario per proseguire

nella loro rotta migratoria. Tale condizione impone loro di scendere anche a terra per nutrirsi di

germogli, semi vari e occasionalmente di qualche invertebrato; mentre gli svernanti durante il

mese di ottobre - novembre scendono dagli alberi, dove reperiscono cibo, solo per bere e lavarsi

il piumaggio.

E’ stato verificato inoltre che gli svernanti sono i primi ad arrivare nel territorio del Parco

Naturale della Maremma.

Fino al 2007 non era stato possibile verificare come si comportavano i colombacci svernanti

all’interno del Parco nel caso di assenza o scarsità di risorse trofiche, poiché negli anni 2004 –

2005 - 2006 è stata registrata una abbondante produzione di ghianda, sia di leccio che di quercia,

oltre alle olive degli oliveti prospicenti la zona d’indagine, di cui questa specie si nutre.

Le cose sono radicalmente cambiate nell'inverno 2007 quando a causa della siccità protrattasi per

tutto il secondo semestre dell'anno le piante della macchia mediterranea non hanno praticamente

fruttificato. Basti pensare che negli ultimi sei mesi sono caduti presso l'Osservatorio Ornitologico

dell'Argentiera 144 millimetri di pioggia contro i 380 millimetri del secondo semestre 2006. Se a

questo dato si aggiunge il caldo torrido dell'estate 2007 si può facilmente immaginare quale

sofferenza abbia dovuto subire la vegetazione. L'11 ottobre 2007 nel registro dell'Osservatorio

annotavo: “ Questa dannata siccità è ormai diventata cronica, mi chiedo come possano ancora

vivere le piante del bosco.... Migrazione molto anomala fino ad ora. L'avifauna migrante sembra

disorientata. Buono il passo dei turdidi, scarsi i fringillidi. A Piatto Lavato sono già arrivati:

fischioni, moriglioni, canapiglie e codoni, tutti animali che di norma si vedono in novembre.

Ricordo che durante la migrazione post-nuziale 2006 questi uccelli si sono visti in notevole

ritardo rispetto al tradizionale calendario della migrazione e in numero ridottissimo, sembrava

quasi che avessero smesso di migrare. Ma il 2006 è stato tutta un' altra cosa rispetto al 2007.”

Accennavo al disorientamento dell'avifauna durante la migrazione post-nuziale 2007. Questo dato

ho capito poi essere attribuito proprio alla scarsissima presenza dei frutti selvatici. I movimenti

anomali dell'avifauna migratoria durante tutto il periodo del passo erano legati alla scarsità di cibo

reperibile. Gli uccelli si muovevano fino a tarda mattina (10,30 -11,00 ora solare) mentre

tradizionalmente i turdidi in particolare, si vedono maggiormente solo allo spollo fino alle ore

7,30 (solare).

RICHIESTE PER PROGETTI FUTURI

Studio sullo svernamento della Beccaccia nelle riserve naturali della Provincia di Grosseto e nel territorio del Parco Regionale della Maremma.

MONITORAGGIO CON CANI DA FERMA DELLA BECCACCIA SVERNANTE

Con riferimento alle ricerche condotte dal Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue

Risorse dell'Università di Genova, pubblicato sulla rivista Habitat nel maggio-giugno 2007 (Silvio

Spanò, Loris Galli, Carlo Conte) viene chiesta, all'Ufficio Conservazione della Natura della

Provincia di Grosseto, l'autorizzazione ad accedere nelle aree protette presenti nel territorio

provinciale allo scopo di monitorare la presenza delle Beccacce svernamenti.

L'attività consentirebbe di valutare l'importanza delle singole aree protette in relazione alla

conservazione della specie.

Detto monitoraggio dovrà essere effettuato con l'ausilio di cani da ferma “specialisti” (di almeno tre

anni di età) e gli operatori dovranno essere preventivamente segnalati agli enti gestori delle aree

sulla base delle esperienze in loro possesso per poi essere ritenuti idonei alla conduzione

dell'attività di monitoraggio.

Gli operatori suddetti saranno dotati di schede appositamente predisposte dove annoteranno, prima

dell'attività di monitoraggio, una serie di dati preliminari: condizioni meteo, stato del suolo,

temperatura, vento presente nella zona, presenza di altri selvatici ecc. per poi riportare il numero di

beccacce avvistate.

La ricerca verrà condotta e diretta dal Dr. Fabrizio Fabiano nell'ambito di Progetto Migratoria.

PROPOSTA DI RACCOLTA DATI SUGLI ABBATTIMENTI DI AVIFAUNA

MIGRATORIA RIVOLTA AI TITOLARI DI APPOSTAMENTI FISSI DI CACCIA

Da dieci anni collaboriamo con il Club Italiano del Colombaccio nella ricerca nazionale sul passo

autunnale denominata “Progetto Colombaccio”. Dieci anni di attività sul campo hanno significato

raccogliere una grande quantità di dati che sono stati elaborati e pubblicati annualmente e nel

maggio 2008 sintetizzati nell'ultima dispensa già inviata al Servizio Conservazione della Natura

della Provincia di Grosseto. Ebbene oltre al conteggio dei voli e dei colombacci avvistati durante

dieci anni di migrazione post-nuziale, sono stati elaborati anche gli abbattimenti effettuati dai

cacciatori che hanno collaborato alla ricerca. Ne è scaturito che l'incidenza percentuale del prelievo

effettuato da appostamento fisso in dieci anni è oscillata dallo 0,86% all'1,3% rispetto al numero

complessivo dei colombacci in migrazione. Mediamente, tale incidenza, risulta pari all'1,00%.

Abbiamo inoltre verificato che gran parte delle catture hanno interessato giovani non ancora

sessualmente maturi (il colombaccio lo diventa dopo l'anno di età).

A seguito di tale esperienza abbiamo predisposto una semplicissima scheda, da distribuire a tutti i

titolari di appostamento fisso di caccia presenti nella Provincia di Grosseto, che dovrà essere

compilata e trasmessa entro il 15.12 di ogni anno all'Ufficio Conservazione della Natura della

Provincia o in alternativa alla sede di questa associazione, nella quale dovranno confluire i dati

delle cattuare giornaliere effettuate nel corso della stagione venatoria. Tale attività consentirebbe di

effettuare stime per determinare indici di abbondanza dell'avifauna migratoria soggetta a prelievo

venatorio, come del resto avviene in Europa. La nostra associazione, qualora l'Ufficio

conservazione della Natura accolga la nostra proposta, si rende sin da ora disponibile alla raccolta

e all'elaborazione dei dati pervenuti.

DATA BASE – FOTO AVIFAUNA

Grazie al contributo concesso dalla Provincia di Grosseto è stato possibile acquistare attrezzatura

fotografica professionale per riprese all'avifauna. Le immagini raccolte verranno inserite in un data-

base a disposizione dell'Ufficio Conservazione della Natura. Per il futuro è intenzione acquistare

ulteriori macchine fotografiche da assegnare a personale dell'Associazione.

PREDISPOSIZIONE DELL'ELENCO COMPLETO DELL'AVIFAUNA – STANZIALE –

MIGRANTE – NIDIFICANTE E SVERNANTE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO

E' in corso di realizzazione l'elenco completo di tutte le specie appartenenti all'avifauna della

Provincia di Grosseto comprese quelle accidentali allo scopo di verificare quale sia la reale

presenza di specie presenti nel territrio Provinciale.

Grosseto 28 giugno 2008

Il PresidenteLuca Bececco