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Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA *** RASSEGNA STAMPA 8 maggio 2008 Titoli dei quotidiani Avvocati Italia Oggi Studi, il capitale non è più tabù Italia Oggi Tonucci: verso un modo più moderno di investire Professioni Il Sole 24 Ore Autonomi e collaboratori, rincara il riscatto laurea Italia Oggi Ecco la squadra di Berlusconi Italia Oggi Notai, più vigilanza sui compensi Italia Oggi Controversie nella Ue, Solvit cresce del 75% Italia Oggi Rimborsi, la Ue vuole la Bersani Italia Oggi Bilanci, Casse con le mani legate Italia Oggi Autonomi, un riscatto a peso d'oro Italia Oggi Il patto per lo sviluppo a bersaglio Italia Oggi A confronto con il nuovo governo La Repubblica Tredici esordienti e un timbro doc lombardo-veneto Corsera Berlusconi, incarico e ministri Via alla «squadra dei 21» Il Messaggero Il ritorno di Berlusconi: riprendo il lavoro interrotto

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CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

***

RASSEGNA STAMPA 8 maggio 2008

Titoli dei quotidiani

Avvocati Italia Oggi Studi, il capitale non è più tabù Italia Oggi Tonucci: verso un modo più moderno di investire

Professioni

Il Sole 24 Ore Autonomi e collaboratori, rincara il riscatto laurea

Italia Oggi Ecco la squadra di Berlusconi Italia Oggi Notai, più vigilanza sui compensi Italia Oggi Controversie nella Ue, Solvit cresce del 75% Italia Oggi Rimborsi, la Ue vuole la Bersani Italia Oggi Bilanci, Casse con le mani legate Italia Oggi Autonomi, un riscatto a peso d'oro Italia Oggi Il patto per lo sviluppo a bersaglio Italia Oggi A confronto con il nuovo governo La Repubblica Tredici esordienti e un timbro doc lombardo-veneto Corsera Berlusconi, incarico e ministri Via alla «squadra dei 21» Il Messaggero Il ritorno di Berlusconi: riprendo il lavoro interrotto

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Giustizia Italia Oggi Ripresa all'insegna della giustizia Italia Oggi Allarme del Csm: nelle procure un posto su cinque è scoperto Italia Oggi La Corte conti vuole uniformare i pareri Italia Oggi Nuova aria in tribunale La Repubblica Alfano-Maroni, subito la stretta sugli immigrati Corsera L'Anm «chiama» Alfano: disponibilità totale

GIURISPRUDENZA Il Sole 24 Ore Droga, si amplia l’uso personale

Italia Oggi Contumaci pressati Italia Oggi Meno danni al protestato Italia Oggi Pedopornografia Coalizione Ue

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Legali e mercato

Avvocati Gabriele Ventura, Italia Oggi pag. 28 Studi, il capitale non è più tabù Con l'insediamento del nuovo governo, per gli studi legali si riaprirà la partita del socio terzo di puro capitale. Un'opportunità, secondo alcuni, per dare gas agli investimenti e alla competitività sul mercato. Un rischio per l'autonomia professionale della struttura, secondo altri. Fatto sta che la XVI legislatura dovrà di certo fare i conti con l'argomento. Dopo che il precedente governo, col decreto Bersani del luglio 2006, ha eliminato il divieto per gli avvocati di fare società fra di loro. Un percorso, però, rimasto a metà anche per via della crisi politica che ha portato alle recenti elezioni. Dato che il regolamento attuativo della disposizione normativa non è mai stato varato. Di certo al momento c'è solo la posizione contraria del Consiglio nazionale forense. Gli studi d'affari si mostrano invece più aperti. Anche se per alcuni (Bonelli Erede Pappalardo, Gianni Origoni Grippo e Chiomenti) l'argomento è ancora tabù. I favorevoli: Lexjus è da sempre favorevole all'apertura dello studio al socio terzo di puro capitale: «Lo studio legale moderno deve assimilare la sua gestione a quella imprenditoriale», spiega il managing partner Gianluca Santilli. Tra i favorevoli anche Norton Rose. «È una possibilità che dovrebbe essere vagliata con attenzione», dice Paolo Daviddi, partner. D'accordo anche Macchi di Cellere Gangemi, ma a precise condizioni: secondo il managing partner Claudio Visco, «la partecipazione dovrebbe essere minoritaria e tutte le decisioni sull'esercizio dell'attività professionale dovrebbero rimanere di competenza dei professionisti». Favorevole con molte riserve Riccardo Rossotto, senior partner di Rossotto & partner: «Ne vedrei notevoli vantaggi dal punto di vista del consolidamento delle strutture organizzative. Mi preoccupa la diversa natura, cultura e organizzazione mentale tra i due Dna, quello finanziario e quello professionale». Mentre per Mauro Venceslai, presidente di Venceslai & partner, «è una soluzione auspicata ma va garantita una reale utilità dello strumento». Favorevole anche Pedersoli e associati. I contrari: Tra i contrari abbiamo inserito anche chi non la vede come un'opportunità per il proprio studio. Tra questi, Dla Piper. «Per il momento è stata scartata in quanto si ritiene che il nostro business sia fatto prevalentemente dai professionisti soci che traggono la maggior parte della loro remunerazione dalla distribuzione degli utili», dice Federico Sutti, managing partner per l'Italia. Ma anche lo Studio legale Sutti. «Comporterebbe una revisione a 360° dei patti sociali dello studio», afferma Gianluca Gilardi, partner. Linklaters «non ne sente l'esigenza, né a livello italiano né a livello globale», spiega Andrea Arosio, co-managing partner per l'Italia. Per Franco Casarano, dello studio Sinacta, il pericolo è rappresentato dalla natura del socio: «Se collegato al mondo dell'impresa a della finanza, costituirebbe un grave ostacolo all'esercizio autonomo dell'attività professionale». Decisamente contrario, invece, Raffaele Lener, managing partner di Freshfields Bruckhaus Deringer: «Evidenti sarebbero i rischi di conflitti di interesse». Mentre Paolo Barozzi e Fulvio Pastore-Alinante, co-managing partner di Bryan Cave Italia, non ritengono giusto «consentire a soggetti non professionalmente qualificati di diventare soci di studi legali, in Italia o altrove». È scettico Gianmatteo Nunziante, dello studio Nunziante Magrone: «Mi pare in antitesi con il principio dell'indipendenza». L'apertura al socio di puro capitale sarebbe «un pericolo per i punti di forza dello studio», invece, secondo Giuseppe Verna, partner dello studio Verna società professionale. Tra i contrari anche lo studio Cleary & Gottlieb.

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Mario Tonucci,Italia Oggi pag.28 L’Intervento

Tonucci: verso un modo più moderno di investire Esiste una concorrenza tra studi legali a livello internazionale per rendere servizi legali di qualità e costi competitivi. Per rispondere a questa sfida si va sempre più verso la creazione di studi legali di grandi dimensioni. È sempre più frequente, infatti, la domanda di clienti multinazionali che preferiscono avere un unico interlocutore che rende servizi giuridici a 360° e opera in diverse piazze, con un riconosciuto e qualificato unico standing. Il nostro paese vede già la presenza di studi internazionali di provenienza estera che non hanno avuto difficoltà a radicarsi nel nostro territorio, vista la disponibilità di risorse economiche che derivano dalla capacità di questi studi di finanziare l'investimento senza particolari problemi. Gli studi italiani che vogliono crescere e tentare di colmare il gap con gli studi internazionali trovano invece enormi difficoltà in quanto, il più delle volte, non gli è possibile destinare a nuovi investimenti che qualche risparmio proveniente da redditi correnti. Qualora venisse meno l'attuale divieto normativo non sarebbe difficile per gli studi domestici reperire sul mercato soci di capitali per lanciare nuove iniziative che, altrimenti, potrebbero essere messe in cantiere solo ricorrendo a caro prezzo al credito bancario. Oggi, per esempio, riteniamo che esistano ottime opportunità per aprire altre sedi all'estero ma certamente non possiamo falcidiare i redditi correnti dei nostri soci. Un esame dei conti potrebbe invogliare un investitore a entrare nella compagine sociale con la certezza di poter remunerare adeguatamente il proprio capitale investito. Potendo contare su tali apporti esterni (partecipazione comunque non di controllo) gli studi potrebbero investire e svilupparsi. L'unica cautela che dovrebbe porre il legislatore è quella di impedire a questi soci la partecipazione alla gestione dello studio e la loro interferenza su scelte professionali. Credo che non sarebbe difficile disciplinare questi aspetti nell'ambito della governance della società. Si potrebbe profilare persino una sorta di grande distribuzione dei servizi legali, in quanto la crescita dei numeri e quindi l'incremento della produzione creerebbero moltiplicatori economici di indubbio interesse. La qualità dei giuristi italiani è indiscussa ma per essere valorizzata non può essere ghettizzata. Una struttura adeguata e tecnologicamente avanzata dovrebbe essere il necessario complemento per attuare la necessaria riforma della giustizia italiana.

Italia Oggi pag. 52 Consigli giudiziari Avvocati al Cnf Il Consiglio nazionale forense incontra gli avvocati componenti dei consigli giudiziari. L'iniziativa del Cnf, voluta dal presidente Guido Alpa per «raccogliere indicazioni e orientamenti, confrontare precedenti esperienze e individuare criteri condivisi per un corretto e proficuo espletamento dell'incarico», si terrà oggi a Roma alle ore 14 presso la sede amministrativa del Consiglio nazionale forense.

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Professioni

Elezioni Italia Oggi pag. 5 Ecco la squadra di Berlusconi Beffati Brambilla, Pera e Stanca Silvio Berlusconi ha annunciato la sua squadra di governo. In totale 21 ministri, 12 con portafoglio e 9 senza. Le donne sono 4: Maria Stella Gelmini (Pubblica Istruzione), Stefania Prestigiacomo (Ambiente) che sul filo di lana ha bruciato Michela Vittoria Brambilla, Mara Carfagna (Pari Opportunità) e Giorgia Meloni (Politiche Giovanile). Oltre alla Prestigiacomo, il successo allo sprint ha premiato anche Maurizio Sacconi al Welfare e Angelino Alfano alla Giustizia, quest'ultimo ha beffato l'ex presidente del Senato Marcello Pera. Anche Andrea Ronchi è riuscito per il rotto della cuffia a entrare nella squadra, così come Renato Brunetta preferito a Lucio Stanca. Il fedelissimo di Fini si è aggiudicato il dicastero delle Politiche comunitarie conquistando il posto che sembrava promesso ad Adriana Poli Bortone. Confermati gli incarichi a Roberto Maroni (Interno), Franco Frattini (Esteri), Giulio Tremonti (Economia), Ignazio La Russa (Difesa), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Altero Matteoli (Infrastrutture), Sandro Bondi (Beni Culturali). Tra i ministri senza portafoglio Umberto Bossi (Riforme), Roberto Calderoli (Semplificazione leggi). Ministri senza portafoglio: Sono 9 i ministri senza portafoglio del nuovo governo Berlusconi. Confermati gli incarichi inizialmente annunciati a i leghisti Umberto Bossi e Roberto Calderoli, che rispettivamente occuperanno le poltrone ai dicasteri delle Riforme e della Semplificazione delle leggi. Agli affari regionali Raffaele Fitto, ai rapporti con il parlamento Elio Vito. Due le donne senza portafoglio: Giorgia Meloni alle politiche giovanili e Mara Carfagna alle pari opportunità. Un ministero anche all'alleata Dc di Gianfranco Rotondi che ha ottenuto il ministero dell'attuazione del programma. Allo sprint successi per Ronchi e Brunetta.

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Sebastiano Messina, La Repubblica pag. 4 Tredici esordienti e un timbro doc lombardo-veneto Welfare Salute Maurizio SACCONI Sottosegretario socialista con Goria, De Mita, Andreotti e Amato, dopo la fine del craxismo ha conosciuto una seconda giovinezza politica sotto la bandiera di Forza Italia, dove ha messo a frutto una profonda conoscenza dell´apparato dello Stato. Fu lui a convincere Marco Biagi a collaborare con il governo Berlusconi. Ha il pregio non comune di non perdere mai la pazienza, neanche quando il dibattito diventa rissa, ed è uno dei pochi del centrodestra a sapere quali sono le parole giuste per trattare con i sindacati Stefania PRESTIGIACOMO Ambiente Sono passati 14 anni da quando l´allora neodeputata siracusana venne eletta Miss Parlamento dai suoi colleghi. Nel frattempo lei è già andata una volta al governo (alle Pari Opportunità) riuscendo qualche volta anche a stupire i suoi avversari per il suo smarcamento dal partito sui diritti delle donne. Per esempio nel 2005, quando combattè una testarda battaglia per le quote rosa Gianni LETTA Palazzo Chigi Ubi Silvio, ibi Gianni. Sarà, per la terza volta, il vero alter ego di Berlusconi a Palazzo Chigi. Doveva essere promosso al rango di vicepremier, e invece tornerà nell´ufficio del sottosegretario di Palazzo Chigi (l´unico che partecipa al Consiglio dei ministri). Del resto, lui è la dimostrazione vivente di come si possa esercitare il potere senza esibirlo (non concede interviste) e senza accumulare cariche (ha sempre rifiutato il seggio di deputato). Insomma, è l´archetipo di quel "cortegiano" nobile del quale tocca al "principe" essere degno. Luca Zaia Politiche Agricole Del nuovo ministro dell´Agricoltura si conoscono due passioni (oltre a quella, scontata, per la sua materia: è laureato in Agraria). La prima è per il ballo: da ragazzo faceva il pr per le discoteche della sua zona. La seconda è per le automobili: gliel´ha contagiata il padre, meccanico. Purtroppo gli è costata il ritiro della patente, quando l´estate scorsa si è fatto beccare da un autovelox mentre sfrecciava a 193 chilometri orari sull´autostrada, dalle parti di Conegliano Veneto. Adesso non corre più rischi: avrà l´auto blu. Sandro BONDI Beni Culturali L´approdo ministeriale culmina una carriera politica cominciata come sindaco comunista di Fivizzano, in Lunigiana, e impennatasi dopo il fortunato incontro con Berlusconi (e conseguente conversione). Ha scritto alcuni libri, il più noto dei quali è «Una storia italiana», volume fotografico in cui si racconta appassionatamente la vita pubblica e privata del Cavaliere. Ha scritto anche molte poesie, incurante delle stroncature. Grazie a questi titoli è finito nella casella Beni Culturali.

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Altero MATTEOLI Infrastrutture Mai una gaffe, una polemica, uno scandalo. Forse è per questo, o forse è per la sua operosa cortesia, che i compagni di partito lo chiamano "il ragioniere" (che è anche il suo titolo di studio). L´unico errore lo commise facendosi beccare da due cronisti del "Tempo" mentre chiacchierava in un caffè di Roma con Gasparri e La Russa sugli errori di Gianfranco Fini. Il quale gli perdonò anche questo, perché dopo la morte di Pinuccio Tatarella lo ha sempre considerato il più solido dei dirigenti di An. Roberto MARONI Interno Quattordici anni dopo, l´ex avvocato dell´Avon Cosmetics che era orgoglioso di poter allungare le gambe sulla scrivania di De Gasperi torna al Viminale. Nel frattempo ha acquistato esperienza, prudenza e senso delle istituzioni. Così oggi dimenticherà il tempo in cui voleva abolire i prefetti, e in compenso i poliziotti dimenticheranno quella volta in cui dovettero denunciarlo per resistenza a pubblico ufficiale, perché voleva impedire alla Digos di entrare nella sede milanese della Lega.

Umberto BOSSI Riforme Tornando al governo dopo quattro anni, nello stesso ministero che aveva lasciato nel 2004 quando fu colpito da un ictus cerebrale, il leader della Lega si toglie una doppia soddisfazione. Rientra in prima linea (per riscrivere la riforma federalista) quando tutti, o quasi, ormai lo consideravano sul viale del tramonto, e dimostra come stanno le cose tra lui e Berlusconi. Parafrasando Woody Allen, adesso è chiaro che è il Cavaliere che comanda: il Senatùr prende solo le decisioni.

Rapporti col Parlamento Elio VITO Nel 1992 a Montecitorio lo chiamavano «il miracolato», perché era riuscito a diventare deputato con sole 576 preferenze, grazie alle rinunce a catena della pattuglia radicale. Abbandonato Pannella dopo la folgorazione per Berlusconi, Vito ha vissuto la sua stagione d´oro in tv per le sue doti di interruttore sistematico dell´avversario. E´ stato un capogruppo puntiglioso, attaccandosi a ogni cavillo pur di bloccare le leggi di Prodi. Adesso, per la legge del contrappasso, gli tocca il lavoro opposto.

Affari Regionali Raffaele FITTO Battuto per soli 14 mila voti dall´unico candidato di Rifondazione che abbia mai conquistato una regione - Nichi Vendola - l´ex governatore della Puglia sarà l´interfaccia governativo dei suoi colleghi di un tempo. Figlio d´arte (suo padre, Salvatore, era presidente della Regione) quando raccolse l´eredità paterna stupì tutti per la sua grinta, resistendo senza battere ciglio ai disoccupati che assediavano il palazzo della Regione. Alla soglia dei quarant´anni, però, è un ex enfant prodige: un grande avvenire dietro le spalle?

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Gianfranco ROTONDI Nessun segretario della Dc è mai stato nominato membro del governo. O presidente del Consiglio o niente. Il segretario della Dca assurge invece al rango di ministro, sia pure senza portafoglio, e con il compito ingrato di richiamare i colleghi al rispetto della tabella di marcia. Ma lui è felice, e si capisce. Solo il suo testimone di nozze (Berlusconi) poteva affidargli un dicastero, dopo aver già regalato l´elezione in Parlamento ai quattro rappresentanti di un partito dello zero virgola.

Mara CARFAGNA Pari Opportunità Confermando tutte le previsioni, la donna alla quale Berlusconi disse in pubblico «ti sposerei subito, se non fossi già sposato» diventa ministro. Una carriera folgorante, dal microfono di presentatrice di Retequattro allo studio governativo, passando nientemeno che per la scuola del partito. Adesso il compito della bella Mara sarà quello di dimostrare che tutte hanno pari opportunità. Anche le altre. Franco FRATTINI Esteri Quando Berlusconi lo volle come segretario generale di Palazzo Chigi - perdonandogli anche il peccato di gioventù di aver collaborato al "manifesto" - era un trentenne ex socialista di belle speranze cresciuto alla scuola giuridica di Giuliano Amato. Adesso è diventato l´ambasciatore del berlusconismo nel mondo: con la sua faccia da bravo ragazzo fa passare in secondo piano le non rare gaffes diplomatiche del Cavaliere. Lo aspetta un lavoro duro, e lui lo sa.

Ignazio LA RUSSA Difesa E´ nato a Paternò, ha studiato in Svizzera, si è laureato a Pavia, è stato eletto a Milano ma ha sempre pensato a Roma. L´imitazione di Fiorello è riuscita a renderlo addirittura simpatico, ma in fondo lui è il più spiritoso dei colonnelli di Fini. A volte ruvido, però sempre verace. Tenne il suo primo comizio a dieci anni, accanto a suo padre Antonino, senatore del Msi, che gli aveva dato Benito come secondo nome: lui si è rifatto battezzando Geronimo il suo primogenito. Si è appena sposato con Laura, la donna della sua vita.

Claudio SCAJOLA Sviluppo Economico L´uomo che prende il posto del padre di tutte le «lenzuolate», Pierluigi Bersani (che a sua volta aveva preso il suo) ha incarnato a lungo l´anima democristiana di Forza Italia, inesorabilmente sconfitta dall´ala aziendalista di Dell´Utri. Scajola era ministro dell´Interno quando incappò in una disastrosa gaffe su Marco Biagi («Era solo un rompicoglioni»). Espiato l´infortunio con le inevitabili dimissioni, è ripartito con apprezzabile umiltà. Porta in dote una preziosa vittoria nella Liguria ex rossa.

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Angelino ALFANO Giustizia Quando fu eletto per la prima volta all´Assemblea regionale siciliana -aveva solo 25 anni - a Sant´Angelo Muxaro, il suo paese, lo festeggiarono con la banda e una cascata di petali di rosa. Felpato, temporeggiatore, ecumenico, è cresciuto in una democristianità di paese che è la vera anima della politica siciliana. In tv si fece notare quando gridò, a Ballarò, «la mafia ci fa schifo!». Ma già a quell´epoca era entrato nelle grazie di Berlusconi, che ha sempre apprezzato il fatto che il giovane Angelino non gli abbia mai detto di no Funzione Pubblica Renato BRUNETTA Diventa ministro l´uomo che era stato il consigliere economico di Berlusconi fino al 2006 (dopo esserlo stato di Craxi, di Amato e di Ciampi). Figlio di un venditore ambulante, è ordinario di Economia del lavoro. Editorialista del «Sole 24 Ore» e del «Giornale», amico di Vittorio Feltri, frequentatore abituale del salotto di Vespa, è stato protagonista al Maurizio Costanzo Show di un memorabile scontro con Alessandra Mussolini, teorizzando la fondamentale distinzione tra «raccomandazioni» e «segnalazioni». Semplificazione Roberto CALDEROLI Il solo pensiero che il compito di semplificare la legislazione italiana sia stato affidato all´orgoglioso autore di una riforma elettorale da lui stesso definita «una porcata» fa venire il dubbio che ci sia un equivoco. Più che alle sue incerte competenze giuridiche, il braccio destro di Bossi deve la sua nomina all´improvvido veto di Gheddafi jr sul suo ritorno al governo. Per non darla vinta ai libici, ci tocca riprenderci il raffinato inventore del Maiale Day. Che Dio ce la mandi buona.

Andrea RONCHI L´uomo che fino a oggi è stato il puntualissimo portavoce di An in tutto i telegiornali - sempre con la cravatta e l´aggettivo giusti - fino a qualche anno fa faceva il giornalista in una televisione romana. Pare sia stato Gaetano Rebecchini - figlio del sindaco della Roma del dopoguerra, Salvatore - a presentarlo a Gianfranco Fini. Tra i due comunque il feeling è stato immediato, e il leader di Alleanza nazionale ormai si fida di lui quasi quanto si fidava una volta di Storace. Quasi: l´esperienza insegna.

Giorgia MELONI Politiche Giovanili La più giovane deputata della scorsa legislatura diventa il più giovane ministro nella storia della Repubblica. Una bella soddisfazione, per questa tosta trentunenne, romana della Garbatella (quartiere rosso), che aveva già mostrato le sue qualità alla guida dei giovani del partito. Adesso dei giovani dovrà occuparsi per conto del governo. Finora conosciamo solo la sua vecchia idea di far cantare l´inno nazionale in tutte le scuole una volta la settimana. Speriamo in qualcosa di più fresco.

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Giulio TREMONTI Economia Dopo aver costruito la sua fortuna spiegando ai miliardari come pagare meno tasse, ha conquistato Berlusconi spiegandogli come abbassarle. La sua intelligenza e la sua cultura sono pari alla sua capacità di far imbufalire i suoi avversari nei contraddittori televisivi, con le sue battute al vetriolo. Odia (ricambiato) Vincenzo Visco, che nel 2006 si affrettò a smontare la sua riforma dell´Irpef. Il suo ultimo libro, "La paura e la speranza", ha avuto un grande successo. Lui spera, come ministro, di averne altrettanto.

Istruzione Università Maria Stella GELMINI Avvocato, single, inappuntabile, finora è stata una donna tutta casa, palestra e partito. Due anni fa Berlusconi la nominò coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, affidando a una bella trentenne la prima provincia del suo impero. Quest´anno l´ha voluta accanto a sé quando ha annunciato a San Babila, salendo sul predellino della Mercedes, il partito del Popolo della Libertà. «Non credo alle quote rosa, credo alle quote grigie, intese come materia celebrale» disse lei una volta. Adesso potrà dimostrare quanta ne ha.

Lorenzo Fuccaro, Corriere della Sera pag. 2 Berlusconi, incarico e ministri Via alla «squadra dei 21» Il quarto governo di Silvio Berlusconi nascerà alle 17 di oggi, quando il presidente del Consiglio incaricato con i 21 ministri (12 con portafoglio, 9 senza) giurerà al Quirinale. Questo esecutivo vede la luce 24 giorni dopo il voto politico. E non è l'unica novità. Appena ricevuto l'incarico dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, Berlusconi lo accetta «senza riserve » e presenta subito la lista dei ministri. Questa procedura di «tipo irrituale» totalmente innovativa, fanno notare i cultori della materia, è stata resa possibile da un gioco di sponda tra Napolitano e Berlusconi che già due volte (il 23 aprile e l'altro giorno, prima del formale inizio delle consultazioni) si sono visti al Quirinale. Non solo. La nascita in tempi così rapidi, sottolinea Napolitano, è conseguenza «del risultato così netto » e della «maggioranza così ampia» determinati dal voto dei cittadini. Martedì Berlusconi si presenterà alla Camera per la fiducia, mentre mercoledì lo farà al Senato. La lista dei ministri non presenta novità di rilievo rispetto alle anticipazioni dei giorni scorsi. I dodici che guidano dicasteri con portafoglio sono: Frattini (Esteri), Tremonti (Economia), Maroni (Interno), Alfano (Giustizia), La Russa (Difesa), Scajola (Attività produttive), Sacconi (Welfare), Zaia (Politiche agricole), Prestigiacomo (Ambiente), Matteoli (Infrastrutture e Trasporti), Gelmini (Istruzione-Università-Ricerca), Bondi (Beni Culturali). Come si può notare, la Prestigiacomo ottiene l'Ambiente, che era conteso anche dalla Brambilla per quale si parla del vice ministero della Salute al posto del tecnico Ferruccio Fazio.I nove senza portafoglio sono: Bossi (Riforme federalistiche), Brunetta (Funzione pubblica e Innovazione tecnologica), Vito (Rapporti con il Parlamento), Calderoli (Semplificazione legislativa), Fitto (Affari regionali), Ronchi (Politiche comunitarie), Carfagna (Pari opportunità), Rotondi (Attuazione del programma), Meloni (Politiche giovanili). Qui le novità sono due. L'ex portavoce di An Ronchi ricoprirà l'incarico di tenere i rapporti tra Italia e le istituzioni comunitarie, una destinazione diversa dalle richieste di An che pretendeva il Welfare. Altro elemento di novità è l'ingresso dell'economista Brunetta, già consigliere di Berlusconi a Palazzo Chigi, che si occuperà di pubblica amministrazione e di innovazione tecnologica.I sottosegretari alla presidenza saranno Gianni Letta (segretario del Consiglio dei ministri) e certamente Paolo Bonaiuti.

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Claudio Terracina, Il Messaggero pag. 3 Il ritorno di Berlusconi: riprendo il lavoro interrotto

Berlusconi torna a Palazzo Chigi per la quarta volta, contando il bis del 2001, anche se le cronache parlano di un governo Berlusconi ter. Ma stabilisce il record di velocità, accettando immediatamente senza riserva l’incarico che gli conferisce Napolitano, con la presentazione contestuale della lista dei ministri. E, infatti, racconta che «anche il presidente della Repubblica mi ha espresso le sue congratulazioni per come si è formato il governo e per i tempi rapidi della sua composizione. Certo, anche l'esperienza conta», scherza. Nell’esecutivo 21 ministri, dei quali nove senza portafoglio, solo quattro le donne. Dodici i ministri di Forza Italia, quattro di An, La Russa, Matteoli, Ronchi e la Meloni. Le new entry sono i giovani forzisti Angelino Alfano alla Giustizia, e Raffaele Fitto agli Affari regionali, l’economista Renato Brunetta che, a sorpresa, assume la delega da sempre destinata a Lucio Stanca, e il dc Gianfranco Rotondi, che va all’Attuazione del programma. E’ felice e si vede il neopremier, che a stento trattiene l’entusiasmo davanti ai giornalisti al Quirinale. Per il suo esordio indossa la sua divisa da statista, doppiopetto scuro, cravatta blu a pois bianchi. Ed è così sicuro si sè che quando viene accolto dagli applausi davanti palazzo Madama, prima della visita di rito al presidente del Senato Schifani, non si stupisce più di tanto: «Che volete farci? Sono abituato a queste accoglienze, siamo in un clima da luna di miele. Sono molto soddisfatto- esclama- perchè, dopo due anni, possiamo riprendere il lavoro interrotto». «E’ un bel governo, ci sono molti nuovi ministri», assicura più tardi, prima di entrare alla Camera, dove lo aspetta il presidente, Gianfranco Fini. C’è anche il tempo per scherzare sul governo ombra che sta preparando il Partito democratico: «Un esecutivo ombra? bene, vuol dire che noi cercheremo di fare luce». Poi, ringrazia Paolo Bonaiuti, «a cui- spiega- avevo offerto un incarico ministeriale. Ha rinunciato per continuare il lavoro come sottosegretario alla Presidenza con la delega all'editoria, con il coordinamento della comunicazione di governo e come portavoce». Nel nuovo esecutivo mancano però «le molte sorprese» promesse da Berlusconi per il suo quarto governo, anche se le ”matricole” alla prima esperienza sono 13, La Russa, Bondi, Alfano, Sacconi, Brunetta, Vito, Meloni, Ronchi, Zaia, Gelmini, Rotondi, Fitto e Carfagna, mentre i ”navigati” sono otto. Non basta al vice segretario del Pd, Dario Franceschini, che commenta: «Una delusione totale, perchè è un esecutivo costruito tutto su equilibri di partito, senza personalità esterne e della società civile. E con solo quattro donne non su dodici ministri, come aveva detto il leader del Pdl, ma su ventuno».

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Notai

Benedetta P. Pacelli, Italia Oggi pag. 30 Notai, più vigilanza sui compensi I notai danno voce alla scrittura privata e assicurano maggiore vigilanza su compensi troppo elevati. Partono da qui le due modifiche che il Consiglio nazionale del notariato ha introdotto al codice deontologico di categoria. Due norme che entreranno in vigore dalla metà di giugno 2008, quando il testo sarà pubblicato nella sua interezza sulla Gazzetta Ufficiale (tenendo conto delle modifiche già apportate). Da quella data in poi, quindi, il notaio avrà l'obbligo di leggere «la scrittura privata tenuta a raccolta», così come si fa per l'atto pubblico, a meno che non siano le parti stesse a esonerarlo dal compito. Il professionista è inoltre tenuto a dare i «chiarimenti richiesti o ritenuti utili a integrazione della lettura dell'atto», per garantire alle parti il riscontro con le decisioni prese e la consapevolezza del valore giuridico dell'atto. Un obbligo di lettura solo deontologico, giacché il codice civile non impone questo passaggio, che responsabilizza ancora di più il notaio nel controllo di legalità e nella personalità della prestazione che deve svolgere sempre in prima persona e non delegarlo a terzi. Si tratta quindi di un principio che, come ha precisato il presidente del notariato Paolo Piccoli, «punta a rafforzare la qualità della prestazione, a tutela come ovvio dell'interesse del cliente». La stessa cosa vale per il secondo punto relativo alle nuove clausole per i maxi-onorari. In sostanza, per garantire la qualità della prestazione e «nell'intento di prevenire e reprimere comportamenti frettolosi o compiacenti, incompatibili con il principio della personalità e della qualità della prestazione», i Consigli notarili distrettuali sono tenuti a controllare l'attività dei notai che nel corso dell'anno precedente «hanno superato il doppio della media degli onorari repertoriali realizzati nel distretto». I consigli, ha precisato ancora il numero uno del notariato, sono quindi chiamati a vigilare in maniera ancora più puntuale di quanto non facciano già normalmente su tutte quelle attività che potrebbero magari essere svolte superficialmente. «Un modo quindi», ha puntualizzato ancora Piccoli, «per far sì che la prestazione notarile mantenga quelle caratteristiche di qualità necessarie per il servizio svolto che deve avere lo scopo di avvicinare la soddisfazione giuridica alle esigenze del cliente». Questi due principi si vanno quindi ad aggiungere a una prima parte di modifiche già introdotte, prima con l'aggiornamento deliberato il 15 dicembre 2006 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2007, in conformità alla Bersani-Visco, e, in seconda battuta, con la revisione del codice che era già stata apportata a seguito delle richieste di garanzia per l'utenza approfondite con l'Antitrust. La questione dei procacciatori, cioè i possibili intermediari di clienti, già disciplinata nel codice deontologico del 2007, ora è stata solo spostata in un'altra sezione del codice. Il notariato sottolinea il dovere di imparzialità del professionista che deve astenersi, nella fase di assunzione dell'incarico professionale, «da qualsiasi comportamento che possa influire sulla sua designazione che deve essere rimessa al libero accordo delle parti». Infine, a causa dell'unicità della sede notarile e del diretto collegamento tra sede e studio, è fatto divieto di tenere aperto altro ufficio nel medesimo comune oltre quello pertinente alla sede. Il Consiglio notarile, per ragioni organizzative e di sicurezza di specifici settori di attività, può consentire l'utilizzazione di locali separati dallo studio.

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Europa

Sabina Pignataro, Italia Oggi pag. 30 Controversie nella Ue, Solvit cresce del 75% Nel 2007 Solvit, la rete europea per la risoluzione dei problemi del mercato interno, ha registrato una crescita del 75% del volume dei casi ed è riuscita a mantenere tassi elevati di risoluzione e tempi brevi di gestione dei casi. Al suo 5° anno di vita la rete, che consente di risolvere gratuitamente le controversie derivanti da una cattiva applicazione delle regole del mercato interno da parte di un'amministrazione pubblica, ha trattato 819 problemi incontrati da cittadini e imprese risolvendone 679 (83%). Con buoni tempi di risoluzione: il 77% dei problemi è stato risolto entro il termine di dieci settimane e il tempo necessario per il trattamento di un caso si è mantenuto a una media di 58 giorni. Il significativo aumento del numero di casi trattati è dovuto all'intensificazione delle attività di sensibilizzazione e all'introduzione di un modulo di reclamo on-line nel dicembre 2005. In questo exploit, determinato anche dall'adesione di Bulgaria e Romania, il numero dei reclami presentati da cittadini è pari all'82% ed è raddoppiato rispetto al 2006, mentre quello dei reclami presentati da imprese è rimasto allo stesso livello, intorno al 18%. I principali settori in cui si verificano problemi per i cittadini sono la sicurezza sociale (32%), il riconoscimento delle qualifiche professionali (24%) e i diritti di residenza, specialmente per i coniugi di cittadini dell'Ue provenienti da paesi terzi. Tra cui il caso di uno studente spagnolo che voleva iniziare i propri studi universitari in Belgio, ma la sua domanda era stata respinta poiché le autorità spagnole non gli avevano ancora rilasciato il diploma originale di istruzione secondaria. I principali settori in cui, invece, le imprese incontrano problemi sono la tassazione (30%), l'accesso al mercato per i prodotti (20%) e la prestazione di servizi e lo stabilimento (20%). Solvit è intervenuta per esempio per garantire che le apparecchiature radio marittime prodotte da un britannico potessero essere venduti in Germania senza nuovi, costosi test. Dal 2002 Solvit ha trattato oltre 2.300 casi relativi a una varietà di settori quali i permessi di soggiorno, il riconoscimento delle qualifiche professionali, i diritti legati al lavoro e alla sicurezza sociale, l'accesso al mercato per i prodotti, la prestazione di servizi, i rimborsi Iva o i controlli alle frontiere per le imprese. Nonostante gli ottimi risultati, resta però il problema del finanziamento di questi centri. E nel 2007 il Parlamento europeo ha dato l'impulso alla creazione di una nuova linea di bilancio per l'ulteriore sviluppo e la promozione di Solvit. Tra gli altri servizi volti ad aiutare i cittadini e le imprese c'è anche Europe Direct, il portale d'informazione «La tua Europa» (http://ec.europa.eu/youreurope) e il Servizio di orientamento per i cittadini (http://ec.europa.eu/citizensrights) che offre una consulenza giuridica personalizzata.

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Sabina Pignataro, Italia Oggi pag. 59 Rimborsi, la Ue vuole la Bersani Indennizzo diretto obbligatorio, sanzioni pecuniarie armonizzate e tutela giudiziaria obbligatoria. Sono queste le novità che il Parlamento europeo vorrebbe adottare in tema di assicurazione auto. In un progetto di relazione che verrà discusso il 27 maggio dalla Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo, i deputati invitano l'esecutivo comunitario a valutare seriamente l'introduzione dell'indennizzo diretto obbligatorio come strumento per arrivare a una generale armonizzazione a livello europeo degli istituti di composizione delle controversie. Ma, per evitare un'eccessiva e ingiustificata penalizzazione dell'industria assicurativa, l'introduzione a livello europeo di questo meccanismo potrà avvenire attraverso un periodo transitorio e limitato a quei sinistri che hanno luogo fuori dal paese membro di residenza. Questa novità, introdotta da Antonio Panzeri (Pse) nella relazione preparata da Nickolay Mladenov (Ppe), vorrebbe quindi estendere a livello europeo la normativa già disponibile in Italia attraverso le riforme Bersani (legge n. 248/2006 e legge n. 40/2007) e finalizzata da un lato a semplificare e rendere più celere l'iter risarcitorio, valorizzando il rapporto tra compagnia assicuratrice e assicurato, dall'altro a favorire l'abbattimento dei costi delle polizze. Sul secondo punto invece, quello relativo alle sanzioni pecuniarie, la relazione rileva che le sanzioni sono gestite in modo diverso da uno stato all'altro e che non sono equivalenti. Alcuni stati membri non prevedono sanzioni specifiche e affidano esclusivamente all'obbligo dell'assicuratore di pagare gli interessi legali sull'importo dell'indennizzo se l'offerta motivata non viene formulata entro tre mesi. Alla relazione Mladenov, Panzeri suggerisce inoltre l'introduzione di sanzioni pecuniarie nazionali armonizzate. Ma non solo. Chiede anche che si valutino le possibilità di introdurre assicurazioni con tutela giudiziaria obbligatoria, senza aumenti considerevoli di premio. Un'ultima richiesta infine fa riferimento alla necessità di rafforzare la trasparenza per i consumatori, cosicché questi possano reperire tutte le informazioni necessarie prima di stipulare il contratto.

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Previdenza

Ignazio Marino, Italia Oggi pag. 43 Bilanci, Casse con le mani legate Tutto pronto per la predisposizione dei nuovi bilanci tecnici delle casse di previdenza dei professionisti, che andranno presentati entro il 21 agosto 2008. Il patrimonio degli enti non potrà, almeno sulla carta, fruttare più del 3% al lordo del prelievo fiscale e delle spese di amministrazione. Mentre il rapporto fra iscritti e pensionati dovrà seguire un andamento predeterminato . Come a dire che tutte le professioni dovranno crescere allo stesso modo. La direzione generale per le politiche previdenziali del ministero del lavoro, con la nota protocollo 109/2008, ha inviato a tutti gli enti le «Variabili macroeconomiche e le percentuali di variazione media nel periodo». Si tratta del tassello mancante al decreto contenente i nuovi criteri di redazione dei bilanci tecnici approdato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio (si veda ItaliaOggi del 6/2). Dunque, gli attuari possono mettere mano alla stesura dei bilanci che, per espressa previsione del comma 763 della Finanziaria 2007, dovranno prendere in considerazione un arco temporale di 50 anni al fine di garantire la sostenibilità dei conti per almeno 30 anni (prima il periodo era di 15 anni). I professionisti, rispetto al passato, avranno a disposizione solo cinque variabili e per ognuna ci sarà uno scaglione con relativa percentuale. È qui che sorgono i primi problemi. Trattandosi di indicatori predeterminati questo comporterà lavoro in più. Nel senso che ogni ente ha delle caratteristiche proprie. E per evitare di risultare con i conti fuori posto si dovrà fare ricorso alla clausola dell'articolo 2 del decreto 29 novembre 2007. Ovvero la disposizione che permette all'istituto previdenziale di discostarsi da una variabile indicata dal ministero a patto che si illustri la motivazione di tale scelta. Ma vediamo meglio gli indicatori prudenziali contenuti nella nota. Si parte dal tasso di inflazione. In linea con l'andamento degli ultimi anni indicato dall'Istat, la percentuale per il 2006-2010 sarà dell'1,8%. Per i successivi quattro passaggi (quindi fino al 2050) il tasso si manterrà costante al 2%. La seconda variabile è quella più spinosa e riguarda l'occupazione complessiva. Ogni cassa ha una storia a sé. C'è, per esempio, l'ente dei dottori commercialisti che ha all'attivo circa 60 mila praticanti e quindi per i prossimi anni potrà contare su un tasso di crescita degli iscritti più alto rispetto allo 0,9% indicato nel primo scaglione (2006-2010). Altri enti, come quelli dei periti industriali o dei ragionieri, non potranno contare su ingressi così consistenti. In sostanza, il rapporto iscritti-pensionati sarà una delle spine nel fianco per gli attuari in quanto, nelle migliori delle ipotesi, per garantire la sostenibilità dovranno utilizzare un altro parametro che metta in luce la specificità della singola popolazione professionale. Superato, comunque, lo scoglio del 2010, per il futuro il ministero prevede una crescita molto più modesta: si va dallo 0,2% nel 2020 al -0,4% del 2050. La produttività del paese (terza variabile) e il prodotto interno lordo (quarta) non sono destinati ad avere un peso determinante nelle proiezioni attuariali. Dato che il paniere di prodotti e servizi è molto ampio e non riguarda da vicino, se non in minima parte, le professioni. Quanto alle cifre, i due tassi medi seguono un andamento abbastanza costante dell'1,5%. Qualche problema potrebbe, invece, sorgere dall'ultima variabile, che in questo caso diventa una costante. Nel senso che il tasso di rendimento del patrimonio delle casse non potrà superare mai il 3% lordo. Un vincolo vissuto da sempre dalle casse come una penalizzazione della buona gestione del patrimonio dei professionisti. Lette le variabili si fa più forte la richiesta in seno all'Adepp, e ribadita a ItaliaOggi da Vincenzo Miceli (cassa consulenti del lavoro), di una proroga della scadenza di fino agosto.

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Gigi Leonardi, Italia Oggi pag. 53 Autonomi, un riscatto a peso d'oro Il riscatto della laurea per i commercianti e gli artigiani che vanno in pensione con il calcolo retributivo d'ora in poi costerà il 45% in più. E per questo devono ringraziare la Finanziaria 2007 (commi 789 e 790 della legge n. 296/2006) che ha demandato a un decreto del ministero del lavoro l'indicazione di nuove tariffe da utilizzare per ricavare l'onere, attraverso la revisione dei coefficienti (che risalivano al 1988) con i quali si calcola la riserva matematica necessaria per i riscatti (non solo la laurea). Ebbene, le nuove tariffe sono allegate al decreto ministeriale del 22 aprile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 105 del 6 maggio. Riscatti autonomi: La disciplina dei riscatti a favore dei lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali Inps è analoga a quella vigente per i dipendenti. La sola possibilità di riscatto consentita, riferita esclusivamente alla contribuzione versata nella gestione speciale, è proprio quella relativa agli anni di studi universitari. Gli altri tipi di riscatto (come il lavoro all'estero in paesi non convenzionati) sono consentiti al lavoratore autonomo, alle medesime condizioni e con le stesse modalità previste per i dipendenti, solo se riguardano periodi di attività lavorativa subordinata. Da qualche anno, uniformandosi alla ormai consolidata giurisprudenza in materia, l'Inps (circolare n. 31/2002) consente altresì ai familiari collaboratori degli artigiani e commercianti di recuperare i periodi di contribuzione omessa. Questo significa che i collaboratori degli artigiani ed esercenti, alla stregua dei dipendenti, ora possono riscattare a titolo oneroso (come previsto dall'art. 13 della legge n. 1338/1962) i periodi durante i quali il proprio titolare (di solito il proprio genitore) non ha versato i contributi per la pensione e per i quali è intervenuta la prescrizione. I costi: L'onere di riscatto è determinato con le regole del sistema retributivo, oppure contributivo, a seconda della collocazione temporale del periodo da recuperare: entro il 31 dicembre 1995, ovvero dal 1° gennaio 1996 in poi. Mentre per i giovani (sistema contributivo) il costo si ricava molto semplicemente applicando l'aliquota contributiva vigente alla retribuzione (o reddito per gli autonomi) dell'ultimo anno, la somma da versare per il riscatto nel sistema retributivo richiede un'operazione più complessa. Infatti, con il sistema retributivo, quando gli anni da recuperare si collocano temporalmente entro il 31 dicembre 1995, l'onere consiste nel versamento di una somma, definita tecnicamente riserva matematica che serve all'ente previdenziale per coprire l'incremento di pensione che scaturisce dal riscatto. Si tratta, in altri termini, della quantità di capitale necessaria al fondo per costituire una riserva tale da coprire il maggior onere finanziario derivante (in futuro) dall'aggiunta, nel calcolo della pensione, degli anni riscattati a quelli coperti da contribuzione obbligatoria. La riserva matematica si ottiene applicando alla quota di incremento della pensione le tariffe indicate in apposite tabelle e cioè moltiplicando la quota per il coefficiente corrispondente. I coefficienti sono differenziati a seconda della condizione del soggetto interessato (individuo di condizione attiva, già pensionato, individuo per il quale il riscatto è determinante per l'acquisizione immediata di una pensione, gruppi di superstiti ecc.). Nell'ambito di ciascuna condizione il coefficiente varia a seconda dell'età, del sesso e dell'anzianità contributiva. In altre parole, l'operazione di determinazione della riserva matematica richiede: a) il calcolo della pensione annua teorica maturata alla data della domanda di riscatto, senza tener conto del periodo da riscattare; b) il calcolo della pensione annua teorica maturata alla data della domanda di riscatto, con l'aggiunta del periodo da riscattare; c) il calcolo dell'incremento di pensione, ossia la differenza tra il risultato del punto b) e quello del punto a). Una volta ricavato «l'incremento di pensione», è sufficiente moltiplicare tale importo per il coefficiente di capitalizzazione corrispondente alle caratteristiche del soggetto richiedente il riscatto.

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Le nuove tariffe: Le modalità di calcolo della riserva matematica richiesta per il sistema retributivo dei lavoratori autonomi sono dunque analoghe a quelle previste per i lavoratori dipendenti. Diversi invece i coefficienti attuariali da utilizzare (cosiddette tariffe), contenuti nel decreto ministeriale 29 febbraio 1988 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 marzo 1988, n. 65). Analogamente a quanto recentemente avvenuto per i riscatti dei lavoratori dipendenti (decreto interministeriale lavoro-economia del 31 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 novembre 2007), anche per gli autonomi, come già accennato, sono stati indicati nuovi e più gravosi coefficienti. Le suddette tariffe si applicano a tutte le domande presentate a partire dal 6 maggio 2008. Per dare un'idea del rincaro delle tariffe dei lavoratori autonomi prendiamo a riferimento un commerciante (di sesso maschile) di 40 anni di età con 20 anni di contribuzione alle spalle, che voglia recuperare i quattro anni di laurea. La somma richiesta per il riscatto, in questo caso è data dall'incremento della pensione teorica (i quattro anni in più) per 15,1101; il precedente coefficiente era 8,2671. Con un reddito medio di 30 mila euro, la settimana scorsa il recupero dell'università gli sarebbe costato 19.850 euro, mentre ora deve sborsare 36.265 euro, il 45% in più. Va infine ricordato che la recente riforma del Welfare (l'art. 1, comma 77, della legge n. 247/2007, il provvedimento che ha tradotto in norma il famoso protocollo governo parti sociali del 23 luglio dell'anno scorso) stabilisce che dal 1° gennaio 2008 gli oneri da riscatto possono essere versati in unica soluzione, ovvero in 120 rate mensili (dieci anni) senza l'applicazione di interessi. La precedente normativa prevedeva la rateazione in un arco di tempo massimo di cinque anni con l'applicazione degli interessi al tasso legale. Tale disposizione vale ovviamente anche per artigiani e commercianti.

Giuseppe Rodà, Il Sole 24 Ore pag. 35 Autonomi e collaboratori, rincara il riscatto laurea Costano di più i riscatti e le regolarizzazioni di periodi contributivi colpiti dalla prescrizione per gli iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Il decreto del ministero del Lavoro del 22 aprile 2008 (pubblicato in G.U n. 105 del 6 maggio) ha aggiornato le tariffe per il calcolo della riserva matematica per l’applicazione dell’articolo 13 della legge 1338 del 12 agosto 1962. Le nuove tabelle scattano per le domande presentate dal 6 maggio 2008. Per quelle presentate fino al 5 maggio e non ancora definite continuano, invece, ad applicarsi le tariffe approvate con il decreto ministeriale del 29 febbraio 1988 (G.U n. 65 del 18 marzo 1988). Possono avvalersi del riscatto del corso legale di laurea anche i co.co.co e i collaboratori a progetto (circolare Inps n. 82 del 13 maggio 2004). Il decreto legislativo 184/1007 ha esteso la facoltà di riscatto dei periodi di frequenza ai corsi di studio che hanno dato luogo a un diploma di tipo universitario. Rientra nella sfera applicativa delle tariffe anche la costituzione della rendita vitalizia reversibile secondo l’articolo 13 della legge 1338/1962 a favore dei familiari collaboratori dei titolari di imprese artigiane e commerciali. I titolari d’impresa artigiana e commerciale non possono usufruire di questa facoltà per il fatto che sono responsabili del versamento dei contributi.

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Gaetano Stella, presidente Confprofessioni, Italia Oggi pag. 54 Il patto per lo sviluppo a bersaglio Confprofessioni, quale rappresentanza sindacale del comparto professionale, ha raggiunto un primo importante obiettivo: raccogliere intorno al suo «Patto costituente per lo sviluppo» il consenso di quasi tutto l'arco professionale italiano e di molti parlamentari. Un bel riconoscimento da parte di quanti (e sono davvero in molti), in queste ore, avanzano proposte e iniziative già promosse da Confprofessioni nei giorni pre elettorali. Chiusa la tornata politica, stiamo infatti registrando una frenetica corsa da parte di tutti gli esponenti del mondo professionale per un posto alla «corte» di Berlusconi. Nessuno scandalo; anzi, l'inchino al vincitore rientra nella logica di accreditamento che finora ha contraddistinto il ceto dirigente di una certa galassia professionistica a corto di strategie e di idee. Finita la sbornia elettorale, tutti i maggiori rappresentanti di questa o quella categoria si sono sentiti in dovere di avanzare progetti e nuove proposte di riforma che, a ben guardare, più che uno sforzo progettuale convinto e condiviso, sembrano più un classico «copia e incolla» delle idee; sembra di rileggere il «Patto» lanciato da Confprofessioni, che ha riscosso molti consensi dei parlamentari durante il nostro road show pre elettorale. Piatto forte, la richiesta di un «sottosegretario alle professioni presso la presidenza del consiglio», ipotesi che aveva già suscitato l'interesse di diversi politici, come il governatore Formigoni o il senatore Sacconi. Idem la «deducibilità completa delle spese sostenute per la produzione del reddito professionale» o la «revisione della norma sulla tracciabilità degli incassi e dei pagamenti per gli studi professionali» che, lanciate dal nostro Patto, hanno trovato vasta eco nei programmi di diverse associazioni para-ordinistiche. Ma al di là della pubblicità indiretta che stiamo ricevendo, il percorso intrapreso rappresenta un buon segno: significa che abbiamo, per primi, evidenziato i reali bisogni del comparto, raccogliendo le istanze della base professionale per porle all'attenzione della classe politica. Ora ci tocca il compito più duro: evitare che il «patto» sia disatteso dai politici. Perciò occorre costruire intorno alla piattaforma di Confprofessioni le basi per un'alleanza politico-sociale tra istituzioni e rappresentanti dei professionisti. Alle spalle abbiamo il lungo lavoro che ci ha portato al riconoscimento di parte sociale; davanti a noi importanti obiettivi da raggiungere, ben oltre le battaglie di bottega.

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Agenti di Assicurazione

Michela Languino, Italia Oggi pag. 55 A confronto con il nuovo governo L'intervento di Carlo Giovanardi al XLI Congresso Sna è stato molto apprezzato, sia per il modo di porsi rispetto all'assemblea, comunicativo e diretto, sia per l'affermazione che i temi principalmente a cuore alla categoria saranno oggetto di attenzione durante la nuova legislatura. In particolare, il presidente Ghironi aveva chiesto al neo eletto senatore Giovanardi rassicurazioni in merito a una revisione del regolamento Isvap che ha ingessato la categoria e per il quale non è stato possibile trovare soluzioni attraverso un dialogo con l'istituto ai tentativi dell'Ania di «riportare indietro le lancette della storia» tramite la richiesta al nuovo governo di annullare i provvedimenti di liberalizzazione e agli studi di settore, i quali non tengono conto del fatto che i ricavi degli agenti hanno subito una drastica riduzione a seguito dell'eliminazione del preconto. L'onorevole Giovanardi ha risposto positivamente, sottolineando l'importanza di continuare sulla già intrapresa strada del dialogo e di aggredire i problemi rimasti sul tappeto, in quanto lo scambio di informazioni resta l'unico vero modo per giungere a una soluzione. «Spesso i politici non fanno perché non sanno», ha affermato il senatore. Le forze politiche alla guida del paese sono dunque cambiate, ma già giungono le prime note tranquillizzanti circa il fatto che le recenti conquiste a favore degli agenti e dei consumatori non saranno vanificate. Anche alla luce di quanto emerso durante il recente congresso, abbiamo posto alcune domande al presidente Sna. Domanda. Crede sarà possibile instaurare un confronto costruttivo con il nuovo governo in fase di insediamento? Risposta. Naturalmente sì, e l'esperienza pregressa dovrebbe confermarlo: durante la precedente legislatura governata dall'onorevole Silvio Berlusconi, fu il ministro di allora, Antonio Marzano, a convocare le parti sociali per rivedere la bozza del Codice delle assicurazioni. Un'esperienza positiva, che può essere ripetuta o addirittura migliorata. D'altro canto, l'assenza di concertazione con le parti, quando si apportano innovazioni in ambito legislativo, non può che essere dannosa. D. Regolamento Isvap; a che punto siamo? R. Il prossimo 8 luglio il Consiglio di stato si pronuncerà sul nostro ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio, che non aveva riconosciuto le nostre ragioni. Si tratta di un atto coerente con quanto sosteniamo da tempo, del tutto legittimo e perfettamente aderente a quanto prevede il nostro ordinamento legislativo, che offre la possibilità di contrastare i provvedimenti che si ritengono inidonei. Noi non abbiamo mai contestato il diritto dell'Isvap di regolamentare la distribuzione assicurativa e neppure il fatto che di una regolamentazione ci fosse bisogno; ma rivendichiamo la necessità urgente di una diversa normativa, più snella, più libera e che dia reale impulso alla concorrenza, che non ci sottoponga continuamente alle forche caudine di incombenze e sanzioni che non ci meritiamo e che, talora, hanno più l'aria di punizioni comminate a un «bambino cattivo» che non la razionale risposta a esigenze di regolamentare la nostra attività. D. La riunificazione di Sna e Unapass, spesso menzionata durante i lavori congressuali; vi sono spiragli? R. Questo rappresenterebbe un formidabile salto di qualità per tutta la categoria. Le compagnie traggono solo vantaggi dalle nostre divisioni interne, e questo è un elemento che dovrebbe farci riflettere con molta attenzione. Io, comunque, sono ottimista. Il fatto che il processo di riunificazione, recentemente iniziato, abbia poi subito una brusca interruzione non impedisce che un domani possa essere invece ripreso. Me lo auguro, anzi, e lo auguro a chi avrà l'incarico di guidare il sindacato dopo di me. Anche in questo caso, sono convinto che il dialogo sia la strada migliore da percorrere e sono fiducioso che, in definitiva, prevarranno gli interessi di tutta la categoria. D. Non teme che

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il fatto di non ricandidarsi alla presidenza del sindacato possa costituire un elemento di debolezza per lo Sna? R. No. In tutti questi anni la nostra associazione ha acquisito forza e autorevolezza sempre maggiori. Esistono poi nel nostro mondo intelligenze ed esperienze che saranno determinanti per un ulteriore progresso del Sindacato nazionale agenti.

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Giustizia Patrizio Gonnella, Italia Oggi pag. 27 Ripresa all'insegna della giustizia Nuove fattispecie di reato, prostituzione, accattonaggio, tortura. C'è di tutto nei disegni di legge presentati in questa prima settimana di lavoro parlamentare. Edmondo Cirielli, ex Alleanza nazionale e oggi nel Popolo della libertà, che ha legato il suo nome alla legge sulla prescrizione e la recidiva approvata nel novembre del 2005, ha depositato alla camera un testo (n. 204) che intende introdurre gli artt. 660-bis e 660-ter in materia di molestie persistenti nonché uno (n. 203) che intende introdurre l'art. 640-bis in materia di truffa ai danni di soggetti minori o anziani. Cirielli si preoccupa anche di introdurre disposizioni in materia di risarcimento dei danni da parte dello stato in favore delle vittime di reati (n. 202) nonché disposizioni in materia di concessione della cittadinanza italiana ai soli cittadini somali che hanno frequentato le accademie militari e le scuole ufficiali italiane (n. 200). I reati contro il patrimonio sono oggetto dell'attenzione della senatrice Helga Thaler Ausserhofer, della Südtiroler Volkspartei, che ha presentato un testo (n. 98) teso a modificare l'art. 639 del codice penale in materia di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, che ha un equivalente alla camera a firma di Riccardo De Corato del Pdl (n. 571). Lo stesso De Corato si preoccupa di introdurre del codice penale l'art. 474-bis in materia di acquisto di prodotti contraffatti (n. 569), di apportare modifiche al codice e alla legge Merlin in materia di prostituzione, di modificare il codice in materia di sfruttamento dell'accattonaggio (n. 570) e di reati commessi ai danni di persone di età superiore a settant'anni (n. 572), di introdurre norme in materia di costituzione di parte civile dei comuni nei procedimenti per violenza sessuale (n. 574). Dal mondo cattolico Luca Volontè, esponente di spicco dell'Udc, oltre a proporre l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sull'attuazione della legge 194/78 in materia di prevenzione dell'aborto volontario e di funzionamento dei consultori (n. 366), presenta alla camera un progetto di legge (n. 364) per introdurre nel codice l'art. 577-bis concernente il reato di procurato aborto. Lo stesso Volontè, oltre a occuparsi, tra le altre cose, di nuove norme in materia dell'imputabilità dei minorenni (n. 391), di norme contro il traffico e la vendita degli organi prelevati dai bambini (n. 392), di disposizioni per contrastare produzione e circolazione dell'ecstasy (n. 404), ha presentato un progetto di legge (n. 395) che introdurrebbe nel codice penale l'art. 272-bis in materia di propaganda per l'affermazione violenta di principi e metodi ispirati a regimi comunisti. Manlio Contento (Pdl) propone, assieme tra l'altro a nuove misure penal-procedurali, l'introduzione dell'art. 612-bis per la repressione degli atti persecutori (n. 407). Isabella Bertolini (Pdl) vorrebbe reintrodurre l'art. 340-bis del codice penale concernente il reato di oltraggio a un pubblico ufficiale (n. 550). Osvaldo Napoli (Pdl), di fronte a tante ipotesi di reato, si preoccupa che sia consentito agli appartenenti alle forze dell'ordine la detenzione di un secondo caricatore per la pistola di ordinanza (n. 518). Matteo Mecacci, esponente della componente radicale del Pd alla camera, è attento alla normativa sovrannazionale, proponendo, insieme ad altri progetti di legge di ratifica di convenzioni e protocolli soprannazionali, quello (n. 267) di ratifica ed esecuzione del protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Vilnius, 3 maggio 2002) relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza. Quanto all'introduzione del reato di tortura nel codice penale, che si era sfiorata nella scorsa legislatura, due i testi presentati, entrambi al senato. Il primo (n. 256) da Silvana Amati, esponente del Pd, e l'altro (n. 264) da Salvo Fleres, Pdl, che è anche garante dei diritti dei detenuti della Sicilia.

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Liana Milella, La Repubblica pag. 9 Alfano-Maroni, subito la stretta sugli immigrati Il neo Guardasigilli cerca la sua legittimazione salendo riservatamente al Quirinale e restando per una mezz´ora a colloquio privato con Napolitano. Il nuovo ministro dell´Interno, che sul Viminale ha già comandato per sette mesi nel ‘94, pranza rilassato con Bossi alla Camera e poi vola a Milano per godersi la partita Padania-Tibet. Ecco la coppia della giustizia e della sicurezza. Angelino Alfano, la sorpresa del governo, promette «la pacificazione delle toghe» e vanta nel curriculum «doti straordinarie di mediatore». Roberto Maroni viene benedetto dal Senatùr come «una garanzia di sicurezza per i cittadini». Tra una settimana gestiranno assieme il primo provvedimento impegnativo del Berlusconi quater. Un decreto legge sulla sicurezza che il premier lancerà nel primo consiglio dei ministri da Napoli. Sarà proprio un decreto, «sennò la gente ci manda subito a casa», per rendere più pesanti le pene per minacce, furti e rapine, irrigidire i benefici penitenziari, espellere alla svelta i clandestini, sfruttare il processo per direttissima per i reati gravi. Su come fronteggiare l´arrivo degli extracomunitari per mare c´è un ventaglio di ipotesi, tutte durissime, mancano l´ultima parola di Maroni e il visto del Quirinale. Il ministro dell´Interno è avaro di dettagli, ma promette «dialogo col l´opposizione» e descrive un´Italia in cui «c´è una sensazione diffusa di grande insicurezza anche se l´Istat dice che è il Paese più sicuro d´Europa». Uno del Sud (Alfano è nato ad Agrigento), l´altro del Nord (Maroni è di Varese). Il primo dovrà vedersela con le toghe. Il secondo potrà contare sulla polizia con cui, 14 anni fa, ebbe un ottimo rapporto. Maroni mise il naso nei dossier del Sisde, dialogò coi giudici, s´incontrò spesso con Gian Carlo Caselli, s´oppose al decreto salva ladri minacciando le dimissioni. Strada spianata, dunque. Per Alfano l´antipasto è già agrodolce. Passa tutta la giornata nella sua stanza al primo piano di via del Plebiscito, a un passo da Berlusconi. Il forzista Carlo Vizzini lo benedice («Ha cultura giuridica, in Sicilia si è mosso bene»). Un viatico promettente glielo assicura il presidente dell´Anm, il gip milanese Simone Luerti: «Che sia giovane e laureato all´università Cattolica come me è una buona premessa di dialogo e collaborazione futura, gli auguro buon lavoro perché il compito è arduo e spero, com´è tradizione dell´Anm, d´incontrarlo presto». In compenso lo stronca l´ex pm e leader dell´Idv Antonio Di Pietro: «Berlusconi vuole fare anche il Guardasigilli e per questo ha messo a via Arenula un suo dipendente politico. È come affidare a Dracula il centro di trasfusione di un ospedale. Più che far funzionare la giustizia ‘sto governo vuole definitivamente isolare e sterilizzare l´azione della magistratura». Un´analisi che fa il paio con chi tra le toghe, ma con garanzie d´anonimato, liquida via Alfano: «È un foglio bianco, ma reca un timbro molto netto». O ancora: «Si capirà presto se è un politico di razza, o che razza di politico è». Ma dal Csm il vicepresidente Nicola Mancino gli assicura «leale collaborazione nel superiore interesse della giustizia» e una toga d´esperienza come Giuseppe Maria Berruti gli dà un benvenuto positivo: «Un ministro giovane, figlio di una terra che soffre la debolezza della giustizia, fa ben sperare. Mi auguro che non si parta dai cosiddetti "problemi della giustizia", ma da quelli che i giudici debbono risolvere col loro lavoro. Occorrono processi seri e magistrati presi sul serio».

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Luigi Ferrarella, Corriere della Sera pag. 5 L'Anm «chiama» Alfano: disponibilità totale «Disponibilità totale, senza preclusioni e senza volontà di contrasto, all'individuazione di seri interventi che almeno comincino a porre rimedio al disastro della giustizia »: ai primi 100 giorni del neoministro Alfano la manifesta l'Associazione nazionale magi-strati, che però con il suo presidente Simone Luerti (come Alfano laureato alla Cattolica di Milano) avverte: «La giustizia è una delle funzioni primarie dello Stato, sarebbe incongruente uno Stato che non si curasse della giustizia ma si preoccupasse troppo e solo dei suoi magistrati».Cosa siete disposti, in chiave autocritica, a rivedere? «Anche la magistratura deve migliorare la risposta che offre ogni giorno alle esigenze di giustizia dei cittadini: responsabilità e professionalità devono qualificare l'indipendenza e il lavoro dei magistrati. Ma per aiutare questo percorso bisogna stabilire e affrontare alcune priorità». Già, ma cosa è priorità? «Una questione è vitale al Sud come al Nord: tornare a poter coprire gli organici di molte sedi disagiate con i magistrati di prima nomina». Ma una norma dell'ordinamento Mastella vieta loro per 4 anni di fare il pm o il giudice penale monocratico. «Questa norma troppo rigida va resa elastica per adattarsi alle necessità degli organici delle sedi disagiate. Poi è indispensabile colmare i vuoti nel personale amministrativo anche con nuovi concorsi. E' urgente rivedere la geografia giudiziaria, cioè la coerenza della distribuzione di Procure e Tribunali rispetto agli attuali volumi urbani, economici e "criminali". E poi, riformare il sistema delle notifiche per aumentare la funzionalità del servizio e abbatterne i costi». Notifiche ai legali via posta elettronica certificata? «Qui sarà fondamentale la collaborazione degli avvocati, che come categoria dovrebbero volersi fregiare di questo sigillo di professionalità». Però dietro i processi che saltano e le scarcerazioni per decorrenza dei termini non c'è solo la burocrazia, ma talvolta anche l'inaccuratezza del magistrato. «Bisogna distinguere. Ci sono scarcerazioni dovute a gravi e colpevoli omissioni: e anche i magistrati, compresi i loro capi, ne devono rispondere. Ma in uno dei più recenti casi, l'imputato detenuto conosceva tutti gli atti notificatigli, uno dei suoi legali pure, e solo il secondo non aveva ricevuto per errore la notifica».Vero, ma finché questa è la normativa... «Certo, ma mentre fa scandalo l'errore (magari incolpevole) del magistrato, non fa scandalo che ormai tutti vivano immersi in una cultura insensibile al vero, e non si chiedano che senso abbia invocare un vizio formale al quale non è ricollegata la tutela di alcuna garanzia sostanziale». La sicurezza ha dominato la campagna elettorale, ed è probabile che il governo estenda a molti reati la custodia in carcere obbligatoria. Al netto di isterie, non è anche il segno di una sfiducia nelle prassi dei magistrati? «Norme troppo rigide creano sempre problemi perché la realtà è più complessa. Però è innegabile che, quando si fa cattivo uso della discrezionalità, questa venga tolta. Occorrerà verificare nel contempo la costituzionalità di nuove norme e la loro sostenibilità carceraria. Perché un paradosso, per onestà, va indicato. Ci si lamenta giustamente che il sistema sia lento e inefficace. Ma se funzionasse appena il 30% in più, non si saprebbe dove mettere i detenuti. Bisogna costruire nuove carceri, ma anche rivalutare la funzione rieducativa della pena attraverso il lavoro per abbattere la recidiva. Il carcere è un passaggio necessario, non può essere l'unica risposta dell'ordinamento». Ma tutti questi interventi costano. E soldi non ce n'è. «Costa avviare le riforme, ma costa molto di più non farle. Se la giustizia è risorsa scarsa, allora bisogna non sprecarla: durata e costi del processo vanno abbinati sviluppando una mentalità di gestione economica della giustizia».E se invece le priorità del governo fossero altre? Per esempio un'Alta Corte per il disciplinare dei magistrati? «Non abbiamo dogmi o tabù. L'attuale modello non è necessariamente l'unico, si possono pensare forme più efficaci. A patto che non violino surrettiziamente l'indipendenza dei magistrati». Le intercettazioni? «Il nostro sistema è già uno dei più garantiti in Europa. L'unico vero problema è la loro pubblicazione, e siamo

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favorevoli a una legislazione più restrittiva sul punto». Separazione pm-giudici? «Non la ricordo scritta in alcuno dei programmi elettorali delle coalizioni».

Csm

Teresa Pittelli,, Italia Oggi pag. 27 Allarme del Csm: nelle procure un posto su cinque è scoperto Procure in crisi e rischio paralisi per le indagini e i processi di mafia. La magistratura è in allarme a causa di uno dei probabili effetti di una norma della riforma Mastella dell'ordinamento giudiziario, entrata in vigore l'estate scorsa, che impedisce ai magistrati di prima nomina di accedere agli uffici della procura. E le conseguenze sui buchi negli organici potrebbero essere pesanti, se si considera che già quasi 200 pm mancano all'appello, soprattutto nelle sedi del Sud, quelle più disagiate e in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Basti pensare che su 193 posti di pubblico ministero vacanti alla data di ieri, oltre il 50% è distribuito tra Sicilia, Calabria e Campania, con vuoti che vanno dai ben dieci posti «scoperti» alla procura di Palermo, agli otto di Napoli, ai sette di Caltanissetta ai quattro di Palmi. In totale, i posti non assegnati rappresentano il 16%, cioè quasi uno su cinque. L'allarme è partito da alcuni consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura, che martedì scorso hanno inviato un documento al comitato di presidenza del Csm, sollecitando l'apertura di una pratica da parte di palazzo dei Marescialli. Il documento, firmato da Mario Fresa, Dino Petralia e Ciro Riviezzo, tutti e tre esponenti di Movimento per la giustizia, spiega che «per accedere agli uffici della procura i magistrati devono avere ottenuto, secondo la nuova legge, una valutazione di professionalità che arriva quattro anni dopo il decreto di nomina». Una preclusione assoluta per le «matricole» quindi, sulle quali in realtà si regge molto del lavoro svolto in alcune procure di frontiera, soprattutto in Sicilia e in Calabria. «Il meccanismo previsto dalla legge rischia di creare un circolo vizioso, secondo il quale nella copertura dei posti saranno privilegiate le sedi del Centro e del Nord, piuttosto che quelle che più ne hanno bisogno», spiega Dino Petralia. Il flusso delle richieste di trasferimento da parte dei magistrati già in servizio nelle procure, infatti, è dal Sud verso il Nord, e non il contrario. E una volta che alle procure del Sud verranno meno tutte le nuove leve, prevedibilmente gli organici ne risentiranno in maniera disastrosa. «Negli uffici si creerà un deficit strutturale, tale da portare al rischio di una stasi delle indagini preliminari, soprattutto in quelli più esposti al controllo di legalità e all'azione di contrasto nei confronti della criminalità organizzata e di tipo mafioso», spiega ancora Petralia. Secondo il documento firmato dai tre magistrati, l'allarme sarebbe tale da mettere addirittura a rischio «la stessa rappresentanza del pubblico ministero nei dibattimenti». Il documento chiede che palazzo dei Marescialli scenda in campo per studiare gli opportuni rimedi, e indicare agli organi competenti tutte le iniziative per fronteggiare la situazione di crisi. Tra le proposte avanzate per superare l'impasse, c'è l'apertura di una pratica alla terza commissione del Csm, che si occupa appunto dei trasferimenti dei giudici.

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Corte dei conti

Antonio G. Paladino, Italia Oggi pag. 29 La Corte conti vuole uniformare i pareri Il budget assegnato alla Corte dei conti nel 2008, anche se non ottimale, è sufficiente a garantire, attraverso un'oculata gestione e un'attenta programmazione, le esigenze operative e di funzionamento più rilevanti. Tra le prerogative da implementare nel corso del 2008, riveste importanza strategica l'acquisizione attraverso tecnologia web dei dati relativi ai conti consuntivi degli enti locali, mentre appare indifferibile, al fine di evitare contrasti interpretativi, l'esigenza di uniformare i pareri resi dalle sezioni regionali della Corte alle amministrazioni locali ai sensi dell'art. 7, comma 8 della legge n. 131/2003, attraverso la creazione di un'apposita banca dati. Lo ha messo nero su bianco il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, nel testo della direttiva generale per l'azione amministrativa per l'anno 2008 (integralmente reperibile sul sito www.corteconti.it), con la quale ha invitato gli uffici dipendenti della magistratura contabile a un ulteriore sforzo per rispondere alla domanda «puntuale e specifica! di rigorosa e costante vigilanza sulle pubbliche finanze, che istituzioni e semplici cittadini rivolgono alla Corte. Due le direttrici principali del documento firmato da Lazzaro, la gestione delle risorse umane e quelle strumentali. Il personale: La gestione del personale della Corte, che tanto ha dato in questi anni in cui si è fatto fronte a tagli drastici nel budget assegnato, dovrà avvalersi, secondo Lazzaro, di tutti gli strumenti idonei al raggiungimento del più alto grado di efficienza. Questo potrà essere raggiunto anche «attraverso gli istituti premiali contenuti nella contrattazione integrativa, in maniera tale da consentire una remunerazione differenziata e proporzionata all'impegno e ai risultati che ciascuno permette di raggiungere». Al bando, pertanto, la scarsa produttività soprattutto in tema di assenteismo (che non sia riconducibile entro una dimensione fisiologica). Gli strumenti: Sul versante delle risorse strumentali, Lazzaro chiede agli uffici il massimo rispetto alle prescrizioni contenute nella legge finanziaria 2008. La ratio delle disposizioni contenitive della spesa pubblica richiede infatti anche l'adozione di concrete iniziative gestionale e il rispetto di precisi adempimenti organizzativi. Pertanto, nel 2008, dovrà essere «pienamente e incondizionatamente» implementato il sistema protocollo informatico il quale implica la memorizzazione della documentazione prodotta e ricevuta dall'Istituto. Tagli infine alle linee telefoniche aperte, all'invio di documenti cartacei attraverso il fax e, in relazione ai consumi derivanti dalla telefonia mobile, si richiede una stretta osservanza della disposizione contenuta al comma 595 dell'art. 2 della l.f. 2008: il cellulare pubblico deve essere concesso «ai soli casi di stretta necessità dell'amministrazione». Resta inteso, conferma la direttiva, che per il corretto utilizzo delle utenze mobili saranno effettuate verifiche a campione.

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Marzia Paolucci, Italia Oggi pag. 21 Nuova aria in tribunale Non più assegnazioni provvisorie ma copertura dei posti vacanti con concorsi interni indetti due volte l'anno e magistrati ultradecennali trasferiti o in via di trasferimento nel pieno rispetto delle regole e delle circolari del Csm. Nuova aria al tribunale di Napoli dove, dopo sei anni di scopertura, è ora alle considerazioni dei magistrati interni all'ufficio il nuovo progetto tabellare riferito al triennio 2006-2008 del tribunale di Napoli depositato da circa un paio di settimane dal presidente Carlo Alemi. Poi passerà al vaglio del consiglio giudiziario e di qui al Csm. Se dovesse essere approvato, sarebbe il primo dopo anni di immobilità coincidenti con la presidenza precedente che, eccezion fatta per l'approvazione delle tabelle nel 2001 in via transitoria, si è vista sempre respingere dal Csm i due successivi progetti tabellari. Oggi, a marcare la differenza con il passato contrassegnato dall'apertura di un procedimento disciplinare chiusosi con il pensionamento della passata presidenza, c' è invece quello che il presidente chiama un «maxiprogetto tabellare, retroattivo perché costretto a recuperare un gap pauroso» sugli anni persi ma soprattutto la voglia di «andare nella stessa direzione» del corpo giudiziario, amministrativo e tecnico delle tre torri A civile e B e C per il penale. «Mi auguro solo che il Csm riesca ad approvare questo mio progetto entro l'anno per non continuare più ad accumulare ritardo su ritardo», osserva con una punta di ironia Alemi. Il magistrato di lungo corso, già presidente del tribunale di Santa Maria Capua a Vetere, arrivato solo nel secondo semestre 2006 alla presidenza di un tribunale d'Italia ad altissimo volume d'affari, 33.874 pendenze finali davanti al gip per processi noti e oltre 124 mila contro ignoti solo per il 2007, ha trovato una situazione di organizzazione ed edilizia giudiziaria ferma. «Il primo passo», racconta a ItaliaOggi dal suo ufficio della torre A addetta al civile a 60 metri di altezza sulla città, «è stato quello di trasferire progressivamente tutto il civile qui al nuovo palazzo di giustizia dalla vecchia sede di Castel Capuano. Prima è toccato alle tre sezioni lavoro durante l'estate del 2006, abbiamo poi interrotto per permettere il trasferimento anche alla Corte d'appello ed entro giugno 2007 abbiamo completato il trasferimento delle altre sezioni e da settembre 2007 il civile lavora ormai a tempo pieno qui dal Nuovo centro direzionale». Terminata quindi la fase operativa, c'è così stato tutto il tempo per arrivare a delle tabelle partecipate dai magistrati degli uffici e dai presidenti di sezione. Un lavoro iniziato a gennaio 2007 e diverso nel metodo seguito da Alemi che trovando una commissione tabelle insufficiente, l'ha aumentata in numero e ruoli creando due sottocommissioni, una di civile e l'altra di penale, composte da una ventina di magistrati in tutto che hanno elaborato delle proposte di progetto sulla base degli indirizzi e degli obiettivi da lui espressi. Alemi riassume quindi gli obiettivi raggiunti per aree: «Nel civile il primo è stato quello di aumentare gli organici delle sedi distaccate di una unità per sezione, riorganizzare le aree diventate nove dalle tre specializzate di famiglia, esecuzioni e fallimenti. Nel penale, invece, ho voluto rafforzare il riesame, dato il nostro bacino di alta criminalità: per far questo ho soppresso un collegio dibattimentale e ho guadagnato un giudice in più per ciascuna delle tre sezioni arrivando così a nove unità per sezione. Altro problema riguarda poi le sopravvenienze dei processi con rito monocratico che sono in costante aumento, motivo per cui ho aumentato l'organico dei giudici della sezione misure di prevenzione e ho assegnato a ognuno di loro anche le udienze monocratiche». E nelle more di ciò che c'è e ciò che si attende, il presidente lamenta «problemi, carenze informatiche, insufficiente formazione del ministero sui progetti Sicid e Siecic e una scopertura del 40% del personale amministrativo visto che si attende un concorso da dieci anni».

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GIURISPRUDENZA

Cassazione Giovanni Negri, Il Sole 24 Ore pag. 34 Droga, si amplia l’uso personale La Cassazione frena la Fini-Giovanardi sulla detenzione di stupefacenti. E chiarisce che i parametri per valutare l’uso non esclusivamente personale e quindi l’esistenza del reato non sono autonomi: può essere cioè presente uno senza che di per stesso di debba arrivare alla sanzione penale. Inoltre, con specifico riferimento al requisito della “quantità”, il superamento dei limiti tabellari fissati dal ministero della Salute non introduce affatto una presunzione di colpevolezza. Anzi, vincola il giudice a un dovere stringente di motivazione. E’ quanto stabilito dalla Cassazione con sentenza 17899 depositata il 5 maggio. I parametri individuati dalla legge sono oggi “quantità”, le “modalità di presentazione” e “le altre circostanza dell’azione”. Si tratta però di indicatori che – sottolinea la Corte – devono essere intesi solo come criteri probatori a disposizione del giudice e, prima, della polizia giudiziaria. Senza pretese di rigidità, ma anche senza ambizioni di autonomia. Perché i tre parametri vanno invece considerati come connessi. Quanto al parametro della “quantità”, la sentenza precisa che deve essere escluso che possano essere utilizzati per invertire l’onere della prova a carico dell’imputato. E le stesse tabelle neppure possono essere utilizzate per introdurre una presunzione di rilevanza penale della condotta, visto il principio di tassatività della norma penale. Servono invece come imposizione di un dovere accentuato di motivazione nei confronti del magistrato quando ritiene che le quantità detenute, alla luce dei limiti fissati, non sono destinate al soddisfacimento di necessità personali.

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Debora Alberici, Italia Oggi pag. 29 Contumaci pressati La parte che resta contumace ha meno scappatoie nel giudizio in Cassazione: infatti, pur essendo nulla la notifica fatta nel domicilio eletto in primo grado, ci sono sessanta giorni di tempo per rinnovare la procedura e far rimanere in piedi il processo. A questa conclusione sono giunte le Sezioni unite civili della Cassazione che, con l'ordinanza n. 10817 del 29/4/2008, hanno risolto un contrasto di giurisprudenza assai risalente. Fra l'altro quello delle notificazioni è sempre un tema caldo per gli avvocati. Spesso, infatti, un difetto nella procedura può invalidare l'intero procedimento. Ecco perché il chiarimento di «Piazza Cavour» assume particolare importanza, soprattutto per il giudizio di legittimità. Il contrasto fra i diversi collegi della seconda sezione della Suprema corte era ormai ventennale. Un'altalena di pronunce che non facevo altro che contraddirsi. Le decisioni erano così eterogenee che non si era mai formato, dicono le stesse Sezioni unite, un orientamento prevalente. Ma ora chiarezza è stata fatta: «Alla luce del quadro complessivo della giurisprudenza e delle ragioni di volta in volta addotte, ritengono queste Sezioni unite che il contrasto debba essere risolto affermando la nullità della notificazione e, quindi, la possibilità di rinnovazione della stessa ai sensi dell'art. 291 c.p.c.». Attenzione, però: si tratta di una nullità, sanabile, e non di una inesistenza. Il diverso peso dei termini, noto a giuristi, è stato sottolineato più volte nelle motivazioni che hanno vagliato e ricercato le diverse tesi spingendosi fino al 1987. In quell'anno furono proprio le Sezioni unite a propendere per la teoria dell'inesistenza della notificazione. E lo fecero per analogia: «L'elezione del domicilio presso il procuratore», motivarono, «spiega effetto limitatamente al grado di giudizio per il quale la procura medesima è stata confermata». Il principio, sebbene affermato dal massimo Collegio del «Palazzaccio» e non da una sezione semplice, non ha trovato continuità. Con la sentenza in esame la Cassazione ha infatti aderito alla tesi opposta. No l'ha fatta franca una società di Ancona condannata a restituire oltre quattromila euro a un'altra impresa. In appello la prima era rimasta contumace quindi la controparte aveva notificato il ricorso in Cassazione presso il domicilio eletto in primo grado. A questo punto la seconda sezione civile ha rimesso alle Sezioni unite la vicenda. Il Collegio esteso ha lasciato in piedi il processo e ha disposto la rinnovazione della notifica entro sessanta giorni.

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Debora Alberici, Italia Oggi pag. 45 Meno danni al protestato Il legale rappresentante di una società rischia sempre in proprio. Infatti non ha diritto al risarcimento del danno, da parte del notaio, quando viene protestato per aver emesso un assegno a vuoto, per conto dell'azienda. Ma un punto a suo favore c'è: la Camera di commercio deve cancellare il nome del vertice dell'impresa dagli elenchi ufficiali perché la legge non prevede tale iscrizione anche se «non la esclude». Insomma, con la sentenza n. 11049 del 6 maggio 2008, la Corte di cassazione dà ai manager una buona e una cattiva notizia. No all'iscrizione nell'elenco ma niente risarcimento del danno. È il caso di un imprenditore fiorentino che aveva firmato, per conto della società, degli assegni a vuoto. Il notaio aveva così elevato il protesto. Nome e cognome del vertice aziendale erano finiti quindi nell'elenco ufficiale della Camera di commercio e del tribunale. A questo punto l'imprenditore aveva chiesto i danni al professionista che aveva elevato il protesto. Il tribunale di Firenze aveva immediatamente ordinato la cancellazione dagli elenchi ma aveva negato il diritto al risarcimento. Un punto, questo, su cui il rappresentante legale ha insistito fino in Cassazione: secondo lui, infatti, il danno c'era e come. Sosteneva infatti di non aver ottenuto dei prestiti bancari a causa di quel protesto. Una tesi, questa, non condivisa neppure in secondo grado. La Corte d'appello era rimasta sulla stessa linea della prima decisione: niente risarcimento, quello del notaio è «un atto dovuto». E poi gli istituti di credito, ha motivato la Corte territoriale, «cui la società si era rivolta per ottenere cospicui finanziamenti, avrebbero eseguito accertamenti approfonditi i quali avrebbero consentito loro di accertare che l'amministratore di detta società era la stessa persona fisica che aveva agito per la società, protestata, e che ne avrebbero tratto le conclusioni del caso». In altre parole, le banche avrebbero rifiutato comunque di finanziare la società perché avrebbero fatto delle indagini dalle quali sarebbe poi emerso il dissesto finanziario. Contro questa sentenza l'imprenditore ha fatto ricorso in Cassazione ma le cose non sono cambiate. La terza sezione civile ha chiarito, fra l'altro, che la legge «non impone l'indicazione del nominativo del legale rappresentante ma neppure la esclude». In questo caso, «l'indicazione nell'elenco dei protesti si palesava particolarmente opportuna poiché su quella piazza operavano più società aventi medesima denominazione, con conseguente necessità di individuare quella tra esse che aveva subito il protesto».

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Europa

Paolo Bozzacchi, Italia Oggi pag. 29 Pedopornografia Coalizione Ue Giro di vite europeo contro la pedopornografia su Internet. La Commissione europea ha infatti caldeggiato maggiore cooperazione (soprattutto giudiziaria), per la creazione di una Coalizione europea contro lo sfruttamento commerciale su Internet di immagini di minori. Intanto la Fondazione Internet Watch ha fatto sapere che nel 2007 si è registrato nell'Unione europea un aumento del 16,4% di casi di abusi su minori e poi diffusi attraverso la Rete. Il vicepresidente della Commissione, Jacques Barrot, ha commentato: «Il fenomeno dello sfruttamento d'immagini di minori in Internet a scopo di abuso è in rapida crescita perché considerato a basso rischio. La Coalizione faciliterà l'applicazione europea delle leggi in vigore e la conduzione di operazioni comuni per lo stroncamento di questi crimini orrendi. Oltre a contribuire alla protezione dei più deboli, cioè i bambini, e alla persecuzione dei criminali». Il progetto della Coalizione prevede di mettere insieme diverse tipologie di stakeholder del settore, che saranno impegnati nella lotta contro la distribuzione commerciale di immagini di abusi sessuali sui minori mostrate in Internet. In particolare verranno coinvolte da Bruxelles le autorità responsabili dell'applicazione delle leggi, organizzazioni non governative, banche, compagnie che si occupano di carte di credito e pagamenti online, Internet provider e altre imprese del mondo della Rete. L'intenzione della Commissione è quella di contribuire a mettere in piedi un meccanismo di blocco dei pagamenti effettuati a mezzo di carte di credito o altre forme di pagamento elettroniche, nel momento in cui si acquista un'immagine pedopornografica. E per questo sono stati organizzati incontri tra tutte le parti che hanno già prodotto una bozza di documento in materia. L'iniziativa della Commissione è condotta nel rispetto dell'obiettivo di integrare sistematicamente i diritti dei minori nelle politiche dell'Ue, assicurandosi che tutte le politiche, leggi e azioni rispettino tali diritti e siano conformi al diritto europeo e internazionale (come la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo).

FLASH

Il Sole 24 Ore pag. 2-3 Berlusconi vara il Governo lampo Nasce a tempo di record il nuovo Governo Berlusconi. Il quarto Esecutivo giurerà oggi alle 17. Nella squadra 21 ministri (12 con portafoglio), molte conferme (Tremonti all’Economia, Frattini agli Esteri, Maroni all’interno) e qualche sorpresa: Alfano alla Giustizia, Sacconi al Welfare, Brunetta alla Funzione Pubblica, Ronchi alle Politiche comunitarie e Rotondi all’attuazione del programma. A Forza Italia 12 posti, 4 ad An e lega, uno alla Dca. Solo 4 le donne, più della metà (13) le “matricole”. Tra le priorità dei primi 100 giorni per il ministero della Giustizia ci sono la questione intercettazioni: (limitarle ai reati più gravi impedendo al contempo, la “iper-rubricazione” dei reati, di cui i magistrati “abusano” per far scattare le intercettazioni; processi veloci: ( modifiche ai Codici di procedura per recuperare efficienza. Interventi sulla geografia giudiziaria, per razionalizzare le risorse esistenti; separazione carriere: ( rivedere l’ordinamento per rendere “più effettiva” la separazione giudici-pm in prospettiva di una riforma costituzionale su carriere, obbligatorietà dell’azione penale e giustizia disciplinare fuori dal Csm).

( a cura di Daniele Memola )