conegliano capitale del prosecco superiore
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Corso di Laurea
in Economia Aziendale
Tesi di Laurea
Conegliano capitale del
Prosecco Superiore
Relatore
Ch. Prof. Antonio De Pin
Laureando
Michael Mazzer
Matricola 841912
Anno Accademico
2015 / 2016
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Indice
Introduzione 3
1. Capitolo primo: le caratteristiche generali del marketing territoriale 4
1.1 Fattori tangibili e intangibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Marketing strategico del territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Marketing operativo del territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4 Le risorse finanziarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2. Capitolo secondo: il legame tra la Città di Conegliano e il Prosecco 11
2.1 La storia di Conegliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
2.2 Le colline della zona Conegliano – Valdobbiadene . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.3 Le istituzioni viticole ed enologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.4 Città Europea del Vino 2016 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
2.5 Candidatura Unesco per la zona Conegliano - Valdobbiadene . . . . . . . 30
2.6 Enoturismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
3. Capitolo terzo: il valore del Prosecco per il territorio 38
3.1 Il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene e il Cartizze . . . . . . . . . . . . 39
3.2 La strada del Prosecco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
3.3 Iniziative per la valorizzazione del Prosecco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
4. Capitolo quarto: conclusioni 46
4.1 Prospettive future per il Prosecco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
4.2 Prospettive future per il territorio Conegliano - Valdobbiadene . . . . . 47
Bibliografia 48
Sitografia 49
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Introduzione
Il 2016 è un anno molto significativo per il mondo vitivinicolo e in particolar modo per
la città di Conegliano. Quest’anno infatti Conegliano Valdobbiadene è stata eletta Città
Europea del Vino 2016, dopo il Portogallo con Reguengos de Monsaraz Città Europea
del Vino 2015. Inoltre ci sono altre ricorrenze molto importanti per il territorio
Coneglianese come il 140° della Scuola Enologica e il 50° della Strada del Prosecco e
Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, il millennio dalla fondazione della Città di
Conegliano e i 150 anni dalla fondazione della Città di Vittorio Veneto.
Lo scopo di questo progetto di tesi è far emergere l’importanza di questo meraviglioso
territorio collinare contrassegnato da una tradizione storica consolidata, che ha
prodotto nel tempo un paesaggio culturale di particolare bellezza.
Per fare tutto questo, il lavoro è stato suddiviso in quattro parti:
la prima parte si focalizza sul marketing territoriale in generale, fornendo una
serie di informazioni utili per comprendere meglio l’argomento;
la seconda parte riguarda la Città di Conegliano, con la descrizione della sua
storia, del territorio collinare e in particolar modo delle istituzioni viti enologiche
presenti;
la terza parte fa riferimento al mondo del Prosecco, in particolar modo alle
iniziative legate alla valorizzazione di questo vino;
la quarta parte riguarda le prospettive future sia del Prosecco, sia del territorio
Conegliano - Valdobbiadene.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
1. Le caratteristiche generali del marketing territoriale
In Europa le prime manifestazioni di marketing territoriale si sono verificate a metà
Ottocento circa, attraverso la realizzazione di attività di promozione del territorio da
parte di molte capitali e città europee. Le autorità locali avevano poca autonomia dal
governo centrale che decideva di intervenire su intere aree urbane. Molti però furono i
risultati negativi di questo tipo di logica basata sulla pianificazione forzata tanto che è
nato così il bisogno, da parte di ciascun paese, di attirare all’interno della propria zona
turisti, imprese e insediamenti produttivi capaci di aumentare il reddito e la qualità del
territorio stesso.
Però, solo recentemente si è maturata la considerazione verso i vantaggi che potrebbero
essere conseguiti da un’azione di marketing territoriale anche grazie alle numerose
vicine esperienze di diverso carattere, dimensioni e frequenza regolate sia a livello
nazionale, che internazionale.
Le principali ragioni che conducono alla decisione di promuovere un territorio e,
conseguentemente, di elaborare un piano di marketing territoriale sono le seguenti:
rispondere in modo efficace all'aumento della competizione tra territori a livello
nazionale e globale. Diverse sono le cause che hanno fatto si che ci sia stato un
aumento della competizione tra territori come, ad esempio, il continuo sviluppo
in termini di numero di imprese multinazionali, l’opportunità per molti
imprenditori di poter far crescere il proprio business in paesi dove il costo della
manodopera è inferiore e il veloce sviluppo delle tecnologie di comunicazione
che permettono anche alle imprese di piccole dimensioni (non solo alle medie e
grandi aziende) di reperire informazioni molto facilmente;
attrarre nuovi investitori e nuove imprese. Avere imprese sane e competitive è
infatti di fondamentale importanza per lo sviluppo di un territorio poiché
generano occupazione, benessere e ricchezza sia per il singolo cittadino, che per
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l’intera comunità che può così investire in servizi, iniziative e progetti di
pubblico interesse;
alimentare la nascita di nuove imprese per compensare la naturale mortalità delle
aziende che, per diverse ragioni, cessano di operare;
ottimizzare le risorse di cui il territorio dispone. L’obiettivo è il raggiungimento
delle condizioni d’utilizzo ottimale delle risorse disponibili nell’area, rispetto
alla specifica vocazione del territorio stesso ed ai bisogni espressi dalle diverse
categorie di imprenditori ed investitori potenzialmente interessati;
migliorare il benessere e la qualità della vita della comunità locale. Un'efficace
azione di marketing territoriale si rivela utile per attuare strategie che sostengono
la crescita economica, valorizzando le peculiarità dell’area in modo da creare
ricchezza per tutti gli stakeholder del territorio;
realizzare un’efficace e coordinata promozione territoriale. Per valorizzare il
territorio non è sufficiente che un’area elabori una politica di sviluppo
economico coerente con le proprie vocazioni e potenzialità e, conseguentemente,
operi per realizzare le dotazioni infrastrutturali e di servizio necessarie alla sua
implementazione. A questo presupposto fondamentale è necessario che si
accompagni una coerente attività promozionale, finalizzata a valorizzare e
generare interesse attorno al “prodotto-territorio” che si vuole sviluppare. Il
marketing territoriale si pone l’obiettivo di coordinare tutte le azioni di
promozione, in modo tale da evitare messaggi ambigui e divergenti che
condizionerebbero, in modo negativo, la percezione che gli investitori hanno del
territorio.
1.1 Fattori tangibili e intangibili
Per promuovere uno sviluppo locale ci sono due tipi di fattori su cui bisogna prestare
particolare attenzione: i fattori tangibili e quelli intangibili.
I primi sono ad esempio la posizione e le caratteristiche geografiche, la struttura
urbanistica e il patrimonio immobiliare, le infrastrutture, il sistema dei servizi
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pubblici (trasporti), il patrimonio culturale ed artistico, il tessuto produttivo locale,
le dimensioni e le caratteristiche del mercato. Per spiegare il successo di un'area
non è possibile però soltanto utilizzare interventi di tipo strutturale ovvero di quei
fattori che possono essere definiti di tipo tangibile, ma bisogna anche analizzare
quali sono le componenti immateriali che fanno del territorio un ottimo luogo dove
insediarsi. I fattori intangibili, a differenza di quelli tangibili, sono difficili da
imitare, caratterizzano profondamente il territorio, sono determinanti per la nascita
di nuove imprese, di difficile generazione per il lungo tempo necessario e per
l’elevato costo di creazione ed è impossibile acquistarli da aree che già dispongono
di questi fattori. Sono ad esempio lo spirito locale, la cultura della gestione di
impresa e dei servizi all’impresa, il sistema di valori civili e sociali, la
professionalità e le competenze presenti nella forza lavoro, il livello di benessere
della comunità locale, la qualità dei sistemi giuridico-amministrativi, la sensibilità
verso tutto ciò che riduce i costi e accelera i tempi, le opportunità di formazione
continua del capitale umano, la presenza di reti integrate1.
Un fattore intangibile particolarmente importante e che vale la pena di approfondire
è la presenza di reti locali. Per la nascita di nuove idee è necessario che più soggetti
abbiano strette relazioni gli uni con gli altri poiché un sistema stabile, che favorisce
quindi queste relazioni, è sicuramente una garanzia per la nascita di nuove iniziative
e progetti, i cui principi di base sono il risultato di un confronto creativo in grado di
portare a risultati condivisi. Infatti, i legami e le relazioni che si instaurano tra
imprese, associazioni locali, scuole ed amministrazioni pubbliche garantiscono una
collaborazione informale che è basilare per l’efficiente funzionamento delle attività
d’impresa. Inoltre, le reti di imprese consentono una diffusione capillare di
informazioni e di innovazioni tecnologiche particolarmente interessanti, che
permettono alle aziende coinvolte di operare in un campo di azione più efficace e
“creativo”2.
1 Caroli M. (1990), Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano. 2 Scacchieri A. (1997), “Network e servizi: un binomio di successo”, Impresa e Stato n.41.
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Si evince quindi che, per creare un ambiente predisposto all’insediamento di attività
produttive e a nuovi investimenti, è necessario un mix di fattori tangibili e
intangibili. Non ci sono ricette precostituite per identificare la corretta
combinazione dei due elementi in discussione, perciò gli incaricati alla promozione
territoriale devono analizzare le peculiarità del territorio che vogliono valorizzare e
partire da quanto il territorio già dispone.
1.2 Marketing strategico del territorio
Il punto di partenza per attivare un’azione di marketing territoriale consiste nello
stendere un piano strategico del progetto. Con questo termine si intende il metodo
con cui si progettano e si attuano le politiche locali, dal punto di vista della
promozione, di spinta alla crescita e, soprattutto, in una visione temporale di medio
lungo periodo. E’ un momento in cui si riuniscono le risorse disponibili con gli
obiettivi e le opportunità che appaiono dal mercato e dall’ambiente. Per di più
questa prima fase di pianificazione riesce a favorire la costituzione di un governo
del territorio partecipato da tutti gli attori locali come gli enti locali di diversa scala
o le rappresentanze delle associazioni di categoria e delle realtà sociali e culturali.
I passaggi fondamentali per un processo di pianificazione strategica di marketing
territoriale possono essere così riassunti:
analisi delle caratteristiche del territorio studiando la zona da promuovere, le
capacità di sviluppo sostenibile, le risorse fruibili e ogni aspetto che possa
implicare il successo o il fallimento delle iniziative.
Ci si basa sulla cosiddetta analisi SWOT per determinare i punti di forza, di
debolezza, opportunità e minacce al fine di avere un quadro dettagliato e
veritiero del territorio e delle sue potenzialità;
identificazione della missione orientata a esaudire bisogni, espressi o
inespressi, del mercato;
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definizione del posizionamento strategico e degli obiettivi strategici per
determinare quale sottoinsieme di mercato soddisfare. Bisogna quindi
suddividere il mercato in diversi segmenti che riuniscono i potenziali clienti
che condividono bisogni, caratteristiche o comportamenti simili;
definizione del posizionamento di mercato. Di fondamentale importanza è
anche il posizionamento che il prodotto occupa nella mente del consumatore
in relazione ai prodotti analoghi della concorrenza3.
E’ un complicato insieme di sensazioni e impressioni che non può essere
lasciato al caso, bensì deve essere programmato in modo da ottenere il
maggior vantaggio competitivo nei mercati selezionati. Bisogna quindi fare
in modo che gli investitori comprendano che si sta mettendo a loro
disposizione un prodotto con un valore decisamente superiore rispetto ai
concorrenti.
1.3 Marketing operativo del territorio
Dopo aver identificato la missione di un’area, la sua strategia e scelto il posizionamento
del territorio, è necessario elaborare i programmi di marketing operativo. Per questo
passaggio è utile far riferimento alle classiche leve di marketing mix, e cioè: prodotto,
prezzo, promozione e distribuzione. L'efficacia del marketing mix è legata allo
sviluppo di un'azione di mutua fiducia e vantaggio con gli utenti-clienti, gli
intermediari e la comunità locale con l’obiettivo di massimizzare i benefici di tutti gli
attori coinvolti rendendo efficiente e proficuo il processo di scambio.
Analizziamo ora le singole leve del marketing mix.
Prodotto. Il prodotto-territorio è un complesso mix di beni e servizi che può
essere descritto analizzando le sue caratteristiche principali come le
caratteristiche naturali legate alla natura del posto, le caratteristiche fisiche-
artificiali dovute alla presenza dell’uomo che ha creato le strutture necessarie
3 Kotler P. e Armstrong G. (2001), Principles of Marketing, Prentice Hall, London.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
per vivere e produrre, i servizi e le caratteristiche qualitative che
differenziano un territorio dall’altro in maniera determinante.
Prezzo. Questa leva è molto importante nel definire le decisioni dei potenziali
investitori. Prima di tutto per rafforzare l’attrattività del territorio si dovrebbe
programmare un’offerta insediativa diversificata, cercando così di interessare
più segmenti di utenti-clienti con bisogni e possibilità finanziarie diverse pur
nell’ambito di settori di attività simili. Inoltre gli enti pubblici hanno come
prima finalità favorire lo sviluppo economico - occupazionale e la
sostenibilità del loro territorio, a differenza dei privati che hanno come primo
obiettivo quello di massimizzare i loro profitti.
Promozione. Il principale compito della governance locale è quello di
comunicare con le imprese presenti sul territorio, con i potenziali clienti e
investitori esterni, con i portatori di interesse oltre che con la propria
comunità. Ovviamente tutte queste attività devono essere integrate in un
programma coordinato poiché un messaggio coerente e uniforme è essenziale
per evitare conflitti tra i diversi canali promozionali e per raggiungere la
desiderata risposta dell’audience.
Distribuzione. Il principale canale distributivo è rappresentato dalla vendita
diretta attraverso modalità personalizzate one-to-one, essendo il territorio un
prodotto complesso e il cui processo di acquisto è basato sull’analisi di
diverse variabili esterne e caratteristiche intrinseche. Il beneficio maggiore
che deriva da questa scelta di distribuzione è la possibilità di spiegare al
potenziale investitore, in modo dettagliato e puntuale, che cosa offre il
territorio in termini di servizi, di risorse, di infrastrutture e di prospettive di
crescita. Inoltre il one-to-one permette al potenziale investitore di esprimere
le sue esigenze in maniera più diretta e perciò più confidenziale, e ciò mette
in condizione di chiarire ogni suo dubbio o titubanza.
Un altro canale distributivo di notevole importanza è rappresentato dal
passaparola poiché oltre agli opinion leader locali, ogni singolo abitante del
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territorio può trasformarsi in un efficace promotore dei punti di forza della
propria area di appartenenza.
Ulteriori canali distributivi possono essere rappresentati dalle fiere di settore,
nelle quali è possibile far conoscere il territorio ad un pubblico
particolarmente sensibile e interessato alle offerte territoriali disponibili.
Infine anche Internet può essere molto utile soprattutto per avviare contatti
con potenziali clienti e investitori anche a lunghe distanze. Entrare in rete
vuol dire decidere di aprirsi al dialogo con i principali interlocutori e utenti
del servizio sotto forma di una comunicazione a due vie: da una parte è una
modo di presentare il proprio progetto, dall’altra è un canale che può essere
usato dall’utente navigatore per inoltrare richieste a chi gestisce il sito.
L’intero progetto di diffusione delle informazioni deve essere gestito in modo
efficiente, limitandosi a ciò che si è certi di sapere e poter gestire, se si vuole
che lo scambio generi un circolo virtuoso e potenzi l’immagine positiva
dell’ente.
1.4 Le risorse finanziarie
Reperire le risorse finanziarie necessarie alla governance locale per la realizzazione
delle politiche di marketing territoriale è di assoluta importanza. Di solito gli enti
finanziatori sono ad esempio l’Unione Europea, le Regioni, le Province, i Comuni, i
dipartimenti nazionali per lo sviluppo delle economie locali, le Fondazioni, le Camere
di Commercio e le Associazioni di categoria. Ci sono però anche altre forme di
finanziamento costituite da collaborazioni tra pubblico e privato come il project
financing, una tecnica di finanziamento che permette di realizzare opere di utilità
collettiva attraverso capitali privati. In questo modo si riesce a coniugare l’interesse
pubblico con l’interesse privato e a garantire efficienza oltre che alla trasparenza4. E’
un piano finanziario che comprende anche una stima dei guadagni previsti una volta
4 Valdani E. e Ancarani F. (2000), Strategie di marketing del territorio, Egea, Milano.
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che il progetto sarà a regime, oltre che una stima degli investimenti che il progetto avrà
bisogno.
Infine va ricordato che la ricerca delle risorse finanziarie deve essere fatta solamente
dopo l’attività di strategia e di pianificazione affinché si riesca a progettare liberamente
rispettando le esigenze del territorio e non portando avanti iniziative forzate che con
difficoltà si inseriscono in modo armonico nel contesto territoriale e che non vanno
incontro alle esigenze degli investitori, imprenditori e abitanti.
2. Il legame tra la Città di Conegliano e il Prosecco
Figura 1. I Comuni della provincia di Treviso.
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La città di Conegliano si trova in Veneto nella provincia di Treviso. Ha circa 36mila
abitanti ed è il secondo centro abitato della provincia nonostante la consistente parte di
territorio collinare, a verde o agricoltura. Sorge a ridosso delle Alpi Trevigiane e grazie
alla sua posizione centrale tra Venezia, Udine e Cortina, è il punto di riferimento nel
settore industriale dell’Inox (in particolare per la produzione di elettrodomestici).
Inoltre Conegliano, con il suo territorio ricoperto per il 30% da vigneti, insieme a
Valdobbiadene rappresenta il punto di riferimento mondiale per la produzione di vino
Prosecco.
2.1 Storia di Conegliano
Il territorio di Conegliano fu abitato fin dal Neolitico (9000-4000 a. C.), ma le tracce
più sicure e documentate della presenza umana risalgono alla fine di quel periodo. Poi,
poco più di tremila anni fa, arrivarono i Veneti, la cui
presenza fu tuttavia abbastanza marginale, seguiti dai
Romani che lasciarono scarsi segni del loro passaggio.
La storia di Conegliano diventa interessante nel periodo
medioevale, alla metà del X secolo, quando sul colle
che domina la pianura fu edificata una robusta fortezza
per proteggere la popolazione dalle invasioni degli
Ungari. Grazie alle sue solide difese, la Città si popolò
sempre di più e si arricchì di numerose chiese e case di
pregio erette dalla nascente borghesia. Nel frattempo
Conegliano diventò anche un importante centro
mercantile, e nel 1420 passò alla Repubblica di Venezia, rimanendovi fino al 1797.
Con Venezia la città conobbe un lungo periodo di prosperità, si abbellì di numerosi
palazzi, di chiese e di conventi. Nel corso del Cinquecento, nonostante le invasioni, le
pestilenza e le carestie, la città riuscì a consolidare il proprio ruolo e la propria
immagine, innalzando altre splendide case, spesso affrescate, convocando anche pittori
Figura 2. Castello di Conegliano.
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di fama, come Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone e Ludovico Toeput
detto il Pozzoserrato.
Con la caduta di Venezia, Conegliano conobbe un periodo assai difficile, da cui riuscì
a sollevarsi molto lentamente. Il Novecento segnò uno sviluppo per la città, che dopo
la seconda guerra mondiale registrò un deciso incremento della popolazione,
parallelamente alla crescita di numerose attività economiche. Oggi chi arriva a
Conegliano, sia dalla pianura che dalle colline festonate di vigne, ha molte cose da
vedere e ammirare. Subito lo sguardo sale verso la rocca di Castelvecchio, chiamata
più semplicemente il castello, che dall’alto domina la città e che fu erede dei podestà
veneziani e del presidio militare. “Volta Cassandra, che Conejan torreggia”. Queste,
secondo una leggenda, furono le parole preoccupate pronunciate da Attila, re degli
Unni, il quale, transitando sotto le mura minacciose del castello, rimase impressionato
da quello che vedeva e aggirò l’ostacolo. Il centro storico di Conegliano corrisponde
idealmente alla medioevale Contrada granda, ora via XX settembre, senz’altro una
delle più belle strade d’Italia, un susseguirsi continuo di strutture a volta e ad architrave,
di colonne, capitelli, affreschi e palazzi conservatisi integri sino ad oggi.
La strada costeggia piazza Cima, dove le tracce del passato rinascimentale scompaiono
per cedere il passo alle vestigia del governo austriaco, con il Teatro Accademia,
realizzato in stile neoclassico dall’architetto Andrea Scala.
2.2 Le colline della zona Conegliano – Valdobbiadene
Le colline che da Conegliano si sviluppano verso Valdobbiadene rappresentano da
secoli il territorio per eccellenza dove nascono le vigne che fanno del Prosecco il vino
italiano più famoso al mondo. Questa zona è stata modellata dall’antico ghiacciaio del
Piave e dalle sue diramazioni, quindi dal fiume stesso e dai corsi d’acqua che ad esso
si congiungono provenendo dalle colline moreniche. Proprio per la diversità del
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
materiale col quale nella preistoria
sono state costituite, le colline che
vanno da Conegliano a
Valdobbiadene sono fra loro
profondamente diverse. Le
molteplici peculiarità fisico-
chimiche dei terreni e dei relativi
substrati, le esposizioni, le
pendenze, le altimetrie, l’ampiezza
dei versanti e i differenti
microclimi, vale a dire la complessa realtà geologica e climatica del comprensorio,
determinano quelle diversità, tenui o marcate, che caratterizzano i vari tipi di Prosecco
prodotti in zona, capaci di conservare i profumi e gli aromi che gli sono tipici e quella
grande armonia organolettica che li contraddistingue.
L’area del Conegliano Valdobbiadene comprende quindici comuni, Cison di
Valmarino, Colle Umberto, Conegliano, Farra di Soligo, Follina, Miane, Pieve di
Soligo, Refrontolo, San Pietro di Feletto, San Vendemiano, Susegana, Tarzo,
Valdobbiadene, Vidor e Vittorio Veneto, che si snodano nella fascia collinare ai piedi
delle Prealpi Trevigiane. Una zona di produzione di 20.000 ettari con 7.191 ettari di
superficie vitata. Il clima è mite, tanto che si racconta che i nobili veneziani adoravano
passare l’estate proprio in questa zona. Il personale impegnato nel settore supera la
soglia delle 5.400 unità, per un giro d’affari che va oltre i 400 milioni di euro annui
(circa 83 milioni di bottiglie). Tali dati sono sufficienti a indicare la grande importanza
che riveste questo territorio nell’economia complessiva della provincia di Treviso.
Conegliano - Valdobbiadene è la terra del Prosecco, anzi le terre, dove da alcuni secoli
questo vino è prodotto con grande amore e tenacia, offrendo esiti qualitativi tali da
renderlo celebre in ogni parte del mondo.
Figura 3. Le colline nell'area del Conegliano-Valdobbiadene.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
2.3 Le istituzioni viticole ed enologiche
Circa nella seconda metà del XIX secolo è cominciata la moderna avventura di un vino
che nel secolo successivo, soprattutto nella seconda metà del Novecento, ha saputo
imporsi all’attenzione non solo dell’Italia enologica ma di ristoratori, enotecari, esperti,
e buongustai di tutto il mondo. Questa straordinaria esplosione è un fenomeno davvero
unico nel panorama enologico italiano ed il merito va suddiviso fra numerosi soggetti.
I produttori hanno contribuito in modo determinante al suo successo, ma alle loro spalle
ci sono delle istituzioni senza le quali probabilmente il Prosecco non avrebbe raggiunto
non solo gli attuali vertici qualitativi, ma quella stessa notorietà che lo fa richiedere in
tutto al mondo.
Innanzi tutto va ricordata la “Scuola di
viticoltura e d’enologia di
Conegliano” sorta nel 1876 quale
erede della Società enologica
trevigiana. La scuola, sorta per una
felice intuizione di Antonio Carpenè,
con la determinante collaborazione di
Giovanni Battista Cerletti, ha rappresentato il vero volano dello sviluppo enologico
non solo dell’area circostante ma dell’intera vitivinicoltura italiana, innescando una
vera e propria rivoluzione vitivinicola. In pochi anni infatti si assistette al rinnovamento
di molti impianti e il Prosecco, prima coltivato misto ad altre varietà, in particolare alla
Bianchetta, alla Perera e al Verdiso, cominciò ad essere impiantato da solo. Tra il 1921
e il 1924 la scuola, ormai nota in tutta Italia, passò nella nuova sede progettata da
Bernardo Carpenè e fu dotata da subito di nuovi mezzi scientifici, all’avanguardia per
i tempi. In un momento successivo la Scuola di viticultura ed enologia diventò Istituto
tecnico agrario, con ordinamento speciale per la viticoltura e l’enologia. Intitolata a
Giovanni Battista Cerletti, conservò comunque idealmente, per tutti gli addetti ai
Figura 4. La scuola enologica di Conegliano.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
lavori, il vecchio e glorioso nome di Scuola Enologica. Scopo primario della scuola è
infatti, fin dalla fondazione, quello di formare tecnici esperti nel settore dell’enologia,
in grado di seguire con competenza lo sviluppo della vite e del vino, dal vigneto alla
commercializzazione. Gli allievi usciti dalla scuola sono stati chiamati nelle più
importanti aziende italiane ed estere, fino in Sud Africa, in California e in Australia,
contribuendo fortemente allo sviluppo dell’enologia mondiale. La scuola enologica
aveva un’impostazione di tipo universitario, non si limitava a trasmettere la più
avanzata cultura enologica, ma indirizzava gli allievi anche nel campo della ricerca.
Proprio questo settore si dimostrò vincente, concretizzandosi in pochi anni nella
realizzazione di numerosi vigneti sperimentali, necessari a provare nuovi vitigni, a
descriverli, ad ammodernare le tecnologie d’impianto e produzione e a combattere le
malattie. Questo duplice impegno, culturale e sperimentale, formò molte generazioni
di enologi, il cui contributo al miglioramento qualitativo della viticoltura e
dell’enologia si fece presto sentire anche nell’area del Prosecco. L’esperienza
accumulata nei primi decenni di attività didattica e il numero crescente di diplomati
presenti nelle zone più prossime alla scuola avevano messo in luce la necessità di
ulteriori interventi, soprattutto per approfondire la ricerca, dopo che la prima guerra
mondiale, insieme alle malattie della vite come lo oidio, la fillossera e la peronospora
avevano gravemente compromesso la viticoltura e causato un terribile danno
economico nel Trevigiano e nel vicino Friuli, occupati per un intero anno dagli eserciti
invasori. Secondo i programmi didattici, gli allievi una volta diplomati dovevano essere
in possesso degli strumenti conoscitivi e delle tecniche necessarie per affrontare e
risolvere i diversi problemi del comparto enologico, compresa la scelta dei vitigni più
adatti alle varie tipologie di terreno, dei sistemi d’impianto e di coltivazione della vite,
delle tecniche colturali e di quelle relative alla miglior produzione di vino. Nel corso
del tempo la scuola ha ampliato i suoi interessi, studiando le principali esperienze
vitivinicole internazionali, in rapporto ai terreni, ai climi, alle varietà tipologiche e alle
richieste del mercato.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
All’interno dell’Istituto Agrario, in un edificio dell’amministrazione provinciale di
Treviso, hanno trovato posto la facoltà universitaria d’Enologia e l’Accademia della
grappa e delle acquaviti, quale naturale proseguimento e perfezionamento della scuola
che fa dell’Istituto di Conegliano il punto d’incontro e di riferimento dei distillatori
italiani ed il luogo in cui vengono preparati i futuri operatori del settore.
La facoltà di enologia è il frutto di un traguardo perseguito da anni e pone la Scuola
Enologica di Conegliano ad alti livelli scientifici e ai vertici dell’insegnamento e della
cultura enologica europea, anche per le sinergie che potrà realizzare con il contiguo
Istituto sperimentale per la viticoltura.
Negli anni il bisogno di un istituto specializzato di sperimentazione viticola era andato
facendosi sempre più evidente e sentito, specie durante i periodi in cui le devastazioni
della fillossera erano diventate veramente impressionanti. L’Italia, il paese del mondo
con la maggiore superficie coltivata a vite, non possedeva una tale istituzione, a
differenza di altri paesi europei.
Dopo la guerra, i docenti della scuola e i produttori più attenti proposero di dar vita a
un’istituzione dedita in maniera specifica alla ricerca scientifica, capace di risolvere
anche i numerosi problemi quotidiani dei viticoltori. Nacque così, sempre a
Conegliano, la Stazione sperimentale di viticoltura ed enologia, oggi CREA – Centro
di Ricerca per la Viticoltura, unica nel suo genere in Italia, la quale iniziò a operare nel
1923.
Gli scopi della stazione sono chiaramente indicati nel primo articolo del decreto di
fondazione e possono essere così riassunti:
studi ampelografici sui più importanti vitigni da vino e da tavola e sugli ibridi
più interessanti, nonché ricerca di nuove varietà per mezzo dell’ibridazione;
ricerche di tecnica viticola e di problemi di fisiologia viticola collegati a questa
tecnica;
ricerche di patologia viticola;
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
studi d’indole industriale, commerciale ed economica rivolti specialmente
all’utilizzazione dell’uva all’infuori della vinificazione e a diminuire il costo di
produzione dell’uva.
Per svolgere nel miglior modo questo programma, la Stazione venne divisa, a
somiglianza di Losanna, in tre sezioni, una di viticoltura, una di chimica ed una di
fisiologia e patologia viticola. Ad ogni sezione venne preposto un reggente, uno dei
quali normalmente era anche direttore della Stazione. In un quinquennio la Stazione si
affermò brillantemente non solo in Italia, ma anche all’estero. Inoltre dal 1 luglio 1933
alla Stazione furono affidati anche i compiti del servizio di vigilanza contro le frodi nei
prodotti agricoli per le province di Treviso, Padova, Vicenza e Verona.
Successivamente gli fu anche affidato l’ulteriore compito di rilascio dei certificati di
analisi per il vino destinato all’esportazione (per effetto di una norma comunitaria) e
quello concernente il controllo della produzione e del commercio dei materiali di
moltiplicazione della vite.
Inoltre fra il 1876 e il 1923, per volontà di alcuni personaggi illuminati, fu istituita
dapprima una scuola perfettamente funzionale alle necessità del territorio, poi, meno
di cinque anni dopo, nonostante fossero tempi di grande povertà, di forte emigrazione,
con una guerra che aveva visto gli eserciti avversari affrontarsi per un intero anno
proprio accanto a Conegliano, i docenti della Scuola, interpreti sapienti delle necessità
reali del mondo viti - enologico, diedero vita a un’istituzione scientifica con a capo gli
uomini giusti. Fin dagli anni successivi all’unità d’Italia, sulla scia di un’antica e solida
tradizione, Conegliano si poneva all’avanguardia in Italia per gli studi e le ricerche viti
- enologiche, primato che tuttora conserva, a servizio di una viticultura in continuo
sviluppo quantitativo.
Negli anni ‘70-‘80 l’Istituto ha dovuto gestire la trasformazione da Stazione
Sperimentale a Istituto Scientifico a carattere nazionale, con collegamenti notevoli con
le maggiori istituzioni di ricerca del mondo.
19
CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Oggi l’Istituto possiede sedi attrezzate e prestigiose a Conegliano, Bari, Arezzo, Asti e
Tormancina (Roma). La sede centrale di Conegliano è stata ancora aggiornata ed
ampliata, con un ammodernamento soprattutto dei fabbricati del podere di Susegana,
dove sono in attività 2.500 mq di serre per l’allevamento dei nuovi incroci, dei nuovi
cloni e la loro conservazione. Sono in attività le più moderne attrezzature per la ricerca
del settore con laboratori di chimica, genetica, biologia molecolare e per l’allevamento
di piantine per via meristematica.
L’Istituto attua anche numerose collaborazioni a livello internazionale con Centri di
ricerca ed Università di Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, Unione
Sovietica, California, Argentina, Sud Africa, Brasile, Giappone e Cina. E’ dotato di
efficienti e moderni laboratori e possiede un podere a Susegana che comprende
un’interessante collezione ampelografica di circa 2.000 vitigni. Inoltre per la sua
attività e i suoi studi, si avvale di una rete di centinaia di vigneti sperimentali sparsi un
po’ ovunque in Italia.
La Stazione si fece conoscere ed apprezzare in Italia e all’estero anche grazie alla
pubblicazione di un “Annuario” che uscito in esile veste nel 1924, rendeva conto
dell’attività iniziale dell’Istituto e via via, nei successivi volumi, riportava le memorie
degli sperimentatori, i risultati del crescente numero dei vigneti sperimentali, fino ad
assumere consistente mole, talvolta con carattere di una esauriente monografia. Negli
“Annuari” si trovano studi e memorie di alto valore scientifico, quali quelli del
Manzoni sull’innesto, sull’anatomia e fisiologia della vite, sugli incroci fra varietà di
viti europee, sulle cause della clorosi della vite, quelli di Puppo sulle ricerche di
ecologia viticola, quelli di Crisci sui mezzi di lotta contro l’oidio e via via studi sempre
aggiornati in relazione allo sviluppo delle conoscenze.
Grazie alla stazione sperimentale di viticoltura ed enologia e alla scuola d’enologia di
Conegliano il comprensorio Conegliano - Valdobbiadene riuscì finalmente a esprimere
al meglio le sue grandi potenzialità.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Il 14 Agosto del 1945 è nata “La
Confraternita del Prosecco” per iniziativa
di un gruppo di enotecnici di
Valdobbiadene e comprendente oggi una
cinquantina di confratelli, fra membri
effettivi e ad honorem in cui figurano non
solo produttori ma anche studiosi di chiara
fama, personalità di spicco in vari settori
aventi comunque colleganza con il Prosecco, proprietari di locali in cui il Prosecco è
valorizzato, estimatori ecc.
Le origini della Confraternita si identificano in gran parte nelle precarie condizioni
ambientali dell’immediato dopoguerra. Anni, dopo le tristi vicende belliche, in cui
incombevano sul settore vitivinicolo la minaccia dell’esodo degli agricoltori dalla
collina verso i più remunerativi e meno faticosi terreni della pianura e lo spauracchio
dell’estremo stato di abbandono dei vigneti, che alzavano al cielo i loro tralci scarni ed
incolti. Si rendevano necessarie energetiche misure protettive, tangibili aiuti morali e
materiali, assistenza tecnica e consigli, così i pionieri di quella che divenne in seguito
la Confraternita del Prosecco, profusero a piene mani il frutto della loro esperienza nel
settore, aiutarono gli agricoltori a superare il difficile momento, collaborarono alla
messa a dimora di nuovi e più razionali vigneti e diedero incondizionatamente la loro
assistenza a chiunque ne avesse avuto bisogno, per il bene del paese.
La sede, ricavata in una cella vinaria a tutta volta, istoriata dall’estro creativo del pittore
Cappellin con motivi bacchici, è una vera e propria enoteca in cui bottiglie dai nomi
prestigiosi fanno degna cornice ad alcune di Prosecco da collezione le cui date di
nascita risalgono al lontano 1919.
E’ proprio in questa suggestiva sede, situata a San Pietro di Barbozza, che hanno sede
i raduni dei confratelli in cui si trattano tutti gli argomenti connessi col Prosecco, in cui
si prendono iniziative, si tengono conferenze e quant’altro torni a vantaggio di questo
vino.
Figura 5. La Confraternita del Prosecco.
21
CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
La Confraternita non si riunisce periodicamente, fatta eccezione per la festa annuale
del sodalizio che cade il giorno delle Nozze di Cana, ma quando le esigenze lo
impongono, siano esse di carattere prettamente tecnico oppure ad indirizzo
promozionale o siano invece a livello di degustazione o meglio ancora per nuove
investiture solenni.
Uno degli atti più interessanti della vita di Confraternita e senz’altro la degustazione
corale dei vini dove in tale circostanza la degustazione stessa diventa suggestiva.
Ma la cerimonia più spettacolare, quella che conserva nel tempo un qualcosa di solenne
nella scansione dei gesti e dei tempi, è sicuramente l’investitura dei neofiti. La
scenografia dell’ambiente, con quella sua grande volta istoriata e le teche delle bottiglie
polverose, richiama l’immagine di scene del XVI secolo francese e dell’abate
Pérignon.
Nelle loro mantelle rosse e con il loro collare dorato, diretti dal loro Gran Maestro in
mantella bianca, essi costituiscono una nota di colore che porta ovunque prestigio e
dignità al Prosecco, sempre presenti in occasioni ufficiali di incontri o di
manifestazioni enologiche varie. Molti anni di ascesa e di intensa attività tecnica e
promozionale costituiscono il prezioso patrimonio della Confraternita, che gelosa
custode delle tradizioni enoiche del passato, si appresta ad affrontare il futuro con un
bagaglio di esperienze, programmi arditi di miglioramenti viticoli, lavoro capillare nel
campo della tecnica enologica, dell’ammodernamento tecnologico delle infrastrutture
aziendali, dell’insegnamento teorico – pratico al personale alberghiero e dei pubblici
servizi, dell’affinamento professionale degli operatori e di tutte le attività connesse con
la propaganda e la promotion dell’export.
La Confraternita, autentica università del Prosecco per i suoi pregevoli seminari di
aggiornamento professionale e culturale, è retta da un Gran Maestro, da un Primo
Maestro e dal Capitolo degli Anziani i quali perfezionano e rendono operanti le
decisioni votate dall’assemblea dei Nobilissimi Cavalieri.
E’ quindi qualcosa di alto, vitale nel settore tecnico-promozionale del vino in generale
e del Prosecco in particolare.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Il 30 luglio 1949 fu istituita a Siena “L’Accademia Italiana della Vite e del Vino”, su
consiglio del Comitato Nazionale Vitivinicolo, con lo scopo di far nascere un centro
idoneo a favorire e sostenere il progresso vitivinicolo italiano.
Le persone che ne fanno parte sono selezionate in base ai loro risultati negli studi e
nelle varie attività. Il primo anno accademico fu inaugurato il 2 marzo 1950 in
Campidoglio, alla presenza del presidente del Consiglio, on. De Gasperi, di vari
ministri, senatori e deputati.
L’Accademia organizza diversi appuntamenti all’anno, anche in diverse sedi di un
certo valore nel campo vitivinicolo. Il carattere itinerante permette il contatto diretto
con le realtà locali e rende più efficace l’opera di divulgazione dei risultati della scienza
e della tecnica.
L’istituzione peraltro più importante per la difesa e
per la valorizzazione del Prosecco è però il
“Consorzio del Prosecco di Conegliano –
Valdobbiadene” che si è costituito a Treviso il 7
giugno 1962. Dopo sette anni, il 2 aprile 1969, il
Consorzio venne ufficialmente riconosciuto dal
Ministero dell’agricoltura come organo di tutela
del Prosecco di Conegliano - Valdobbiadene a
denominazione di origine controllata, nelle
versioni tranquillo, frizzante e spumante, e del
Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze.
Il percorso per giungere a individuare la zona di
produzione e le caratteristiche più autentiche del
Prosecco era iniziato molti anni prima, quando, nel 1936, Giovanni Dalmasso,
dell’Istituto sperimentale di viticultura di Conegliano, aveva accuratamente studiato
l’area pedemontana e i suoi vini e ne aveva proposto la delimitazione: ma per
Figura 6. Logo del "Consorzio del Prosecco di Conegliano -
Valdobbiadene".
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
ottenerla, si è dovuto attendere la conclusione delle vicende belliche e il rilancio della
viti - enologia in queste zone. Nel corso degli anni il Consorzio ha ampliato le proprie
attività, dando maggiore rilevanza al proprio ruolo, che è in primo luogo quello di
difendere la tipicità e la qualità del Prosecco. Il Consorzio opera con intelligenza e
determinazione per difendere e promuovere l’immagine del Prosecco, facendolo
conoscere e apprezzare sui mercati italiani e internazionali, impegnandosi nel
migliorarne la qualità, in collaborazione con i tecnici e i produttori, offrendo ai
consumatori di tutte le latitudini un vino capace di esprimere al meglio il suo
inimitabile stile. Questo vino negli ultimi decenni è riuscito ad acquistare rinomanza
internazionale ed è oggi presente dal Nord America al Giappone, per cui va seguito con
un’attenzione particolare per proteggerlo da possibili imitazioni. I risultati di tale
impegno di tutela e di promozione sono evidenti, tanto che nell’anno successivo, nel
1963, Valdobbiadene è diventata ufficialmente la capitale non solo del Prosecco
prodotto nell’omonimo comprensorio, ma dell’intero mondo dello spumante italiano.
I principali scopi dello Statuto sono:
vigilare affinché non siano posti in vendita con il nome “Prosecco dei Colli di
Conegliano – Valdobbiadene” vini che non ne abbiano l’origine e le
caratteristiche;
vigilare affinché estranei al Consorzio non si attribuiscano la qualifica di
consorziati e non usino per i loro prodotti le denominazioni ed i marchi registrati
dal Consorzio;
promuovere lo sviluppo e migliorare la produzione del vino “Prosecco dei Colli
di Conegliano – Valdobbiadene” facilitando ed incoraggiando la diffusione del
vitigno Prosecco nelle località meglio indicate e procurando la diffusione ed il
miglioramento delle pratiche viticole ed enologiche necessarie;
diffondere la conoscenza del vino “Prosecco dei Colli di Conegliano -
Valdobbiadene” sui mercati nazionali ed esteri con tutti i mezzi più opportuni;
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
studiare ed attuare ogni iniziativa rivolta, oltreché alla difesa del “Prosecco di
Conegliano - Valdobbiadene”, alla sua valorizzazione commerciale ed
industriale.
Possono fare parte del consorzio:
i produttori agricoli, singoli o associati, e le cantine sociali che nell’ambito del
comprensorio del Consorzio producono vino “Prosecco dei Colli di Conegliano
- Valdobbiadene”, avente le caratteristiche di cui al presente statuto, in quantità
non inferiore a 10 ettolitri se produttori singoli, a 50 ettolitri negli altri casi;
i commercianti e industriali il cui stabilimento sia ubicato nell’ambito della
provincia di Treviso, che commerciano, producono o confezionano vino
“Prosecco dei Colli di Conegliano – Valdobbiadene” ricavato da uve prodotte
nei vigneti controllati dal Consorzio, e la cui cantina o stabilimento abbia una
capacità di almeno 50 ettolitri.
2.4 Città Europea del Vino 2016
Recevin è una rete comunitaria delle città del vino europee che ha lo scopo di sostenere
gli interessi delle amministrazioni locali europee connesse economicamente alla
produzione del vino. Grazie alle Associazioni Nazionali delle Città del Vino e alle
singole città associate sparse in tutta Europa, oggi Recevin può contare su una forza di
circa 800 città.
Proprio grazie a Recevin dal 2011 è stato promosso il concorso di “Città Europea del
Vino”, a cui possono aderire, a rotazione, gli stati dove c’è una “Associazione Città del
Vino”, ad oggi Portogallo, Italia e Spagna e dal 2017 anche quei comuni associati
singolarmente e non inseriti in una rete nazionale. Attraverso questo concorso ogni
anno si dà la possibilità alla città vincitrice di essere eletta Città Europea del Vino. Per
partecipare bisogna presentare un programma dettagliato, essere in possesso di alcuni
requisiti tra cui l'internazionalità dell’attività, il valore economico e altre informazioni
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
relative. Alla fine emerge un punteggio e, in base a dei criteri ben precisi da rispettare,
viene nominata la città vincitrice.
Poiché il 2016 è il momento dell’Italia, la
candidatura a Città Europea del Vino 2016 è stata
promossa dalle 15 amministrazioni comunali
ricomprese nella denominazione Conegliano -
Valdobbiadene di cui i due comuni portabandiera
hanno fatto da capofila, e ha visto la
partecipazione di tutti quei soggetti, che a vario
titolo hanno competenze specifiche nel settore
vitivinicolo, tra i quali la Scuola Enologica di Conegliano, l’Università di Padova, il
Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore e la Strada
del Vino, oltre che dalle associazioni, consorzi ed enti che operano nel territorio
attraverso la promozione del Prosecco Superiore. A differenza delle passate edizioni
che si erano candidate città singole, l’Italia per il 2016 si è presentata come un territorio
intero, come un’area di rete in cui, oltre ai 15 comuni anche le associazioni, l’università
e la scuola hanno fatto sistema presentando le proprie iniziative nel programma di
candidatura con l’obiettivo comune di raggiungere la nomina. Si sono tenuti diversi
incontri per decidere e organizzare le attività nel territorio e alla fine è stato presentato
un programma con 131 iniziative, molte delle quali tradizionalmente svolte nel
territorio, per un valore di circa 5.5 milioni di euro, che hanno fatto si che l’ambito
titolo sia tornato in Italia, dopo il Portogallo, con Reguengos de Monsaraz Città
Europea del Vino 2015.
Purtroppo finanziamenti pubblici o dal Governo non ce ne sono ancora e anche se
arriveranno saranno molto limitati, sono state comunque fatte tutte le richieste del caso
nonostante le ristrettezze economiche sono note. Le risorse finanziarie saranno
costituite prevalentemente da collaborazioni tra pubblico e privato (capitolo 1.4). Le
prime attività sono state infatti finanziate con le risorse proprie dei 15 comuni, per poi
Figura 7. Logo della "Città Europea del Vino 2016".
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
coinvolgere sempre di più i privati come le singole cantine. Ovviamente più si ha
margine economico, più sono le possibilità di fare un programma più attrattivo e in
tutto questo il settore privato è di fondamentale importanza. Le cantine che daranno un
aiuto economico avranno poi una certa visibilità sul portale e su tutti i mezzi
informativi con un tornaconto economico sicuramente positivo già da quest’anno.
Ovviamente è stato steso un piano di marketing e comunicazione del progetto che
comprende numerose attività come:
la stampa di numerosi manifesti e locandine con lo slogan “Il piacere della
meraviglia / the pleasure of wonder”;
un’agenda con in calendario tutti gli eventi distribuita casa per casa;
il coinvolgimento di varie aziende agricole attraverso il racconto delle loro
imprese con immagini e video tramite il progetto “Prosecco Story Telling”;
la creazione del sito web (www.cev2016.org) in italiano e inglese comprendente
una newsletter quindicinale;
la creazione di una apposita pagina su vari social network come Facebook,
Twitter, Instagram e Youtube;
la creazione di una bottiglia ufficiale CEV 2016;
la posa del logo di Città Europea del Vino lungo le strade.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Figura 8. Cartello CEV 2016 lungo la strada – Bottiglia ufficiale CEV 2016.
In linea con i criteri e le finalità previste
dal concorso, il programma presentato
comprende numerose attività che
spaziano nei diversi ambiti culturali,
formativo, istituzionale, sportivo e hanno
come obiettivo comune la
sensibilizzazione e la promozione della
cultura vitivinicola nell'area Conegliano -
Valdobbiadene contrassegnata da una
tradizione storica consolidata che ha
prodotto nel tempo un paesaggio culturale
di particolare bellezza. È proprio la
necessità di preservare questo paesaggio e
il suo patrimonio storico culturale
enogastronomico che è alla base di questo progetto. Il numero di manifestazioni che
animano la candidatura di questi luoghi a Città Europea del vino 2016 esprimono anche
Figura 9. Locandina CEV 2016.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
una capacità da parte di diversi enti e attori della società civile, culturale e commerciale
che operano e collaborano alle diverse iniziative, di creare sinergie di sviluppare una
partecipazione attiva dei propri cittadini al fine di tenere vive e promuovere le
tradizioni dei luoghi, la cultura e la tutela del paesaggio. Il successo sarà maggiore
qualora tutto il sistema ci crede, non solo a livello amministrativo. Dipenderà molto
anche da come le strutture enoturistiche, siano esse le aziende agricole e cantine o
strutture ricettive, riusciranno a sfruttare questa occasione e di divulgarla poiché anche
loro hanno dei potenti modi di trasmissione attraverso i loro canali.
Inoltre il progetto presenta una valenza europea ed internazionale. Ne sono espressione
le diverse attività proposte che vedono la compartecipazione di enti nei vari ambiti,
dalla formazione alla ricerca vitivinicola, dalla promozione della cultura del vino alla
tutela del paesaggio, che hanno un respiro che va ben oltre l'ambito locale o regionale.
Un esempio è rappresentato dallo stage per viticoltori che si terrà dal 30 giugno al 3
luglio e che farà pervenire a Conegliano studenti e operatori da tutta Europa. Molte
iniziative sono infatti improntate a sviluppare relazioni con altre città europee del vino,
scambi di esperienze, di buone pratiche o interessi comuni in ambito vitivinicolo, nel
comune intento di sensibilizzare, valorizzare, rapportare in scala europea ed
internazionale la cultura del vino e della tutela del paesaggio, anche in un'ottica di
sviluppo sostenibile e di promozione del proprio patrimonio storico, culturale ed
enogastronomico.
La nomina rappresenta un segnale molto importante per questo territorio che fonda le
proprie radici culturali in un passato molto lontano, dove ci sono testimonianze
artistiche e architettoniche di grandissimo pregio diffuse su tutto il territorio tra colline,
pievi e castelli. Tutte queste sono realtà che racchiudono tesori straordinari anche dal
punto di vista figurativo (risorse intangibili oltre che tangibili) e sono elementi che
valorizzano ancora di più la motivazione della nomina. Un territorio che assieme alla
produzione, alla cultura, ha anche una presenza importante in termini di ricerca e
innovazione grazie anche alla presenza di enti di ricerca, dell’Università, della Scuola
Enologica così radicata e così pregna di storia.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Questo territorio tra Conegliano e Valdobbiadene nei secoli è stato antropizzato e
modellato attorno alla coltivazione del Prosecco Superiore DOCG rendendo questo
nostro territorio un patrimonio tant'è che è anche impegnato nella promozione della
candidatura a Patrimonio Unesco. Tutto ciò indubbiamente contribuisce a far sì che
oggi questo territorio riesca a rispondere alle esigenze del mercato e dell'attualità ma
che allo stesso tempo sia già proiettato al futuro con ricerche estremamente evolute.
Numerosi sono gli obiettivi che il territorio del Conegliano Valdobbiadene si pone:
innovazione continua che rappresenta il punto di forza che accomuna i vari
soggetti che operano in quest'area e che li spinge a promuovere il territorio del
Conegliano - Valdobbiadene come punto di riferimento per la ricerca e
l'innovazione in campo vitivinicolo ed enologico a livello nazionale ed
internazionale;
sviluppo sostenibile attraverso operazioni di rete tra i diversi attori presenti,
istituzionali ed economici dell'area, stimolando assieme progettualità e studi che,
in continuità alle attività svolte negli ultimi anni, siano per questa terra a
salvaguardia delle sue forme fisiche, antropiche ed ambientali e siano allo stesso
tempo all'avanguardia mantenendo sempre lo spirito innovativo che ha
contraddistinto questa area;
formazione e cultura attraverso gli istituti presenti nel polo di eccellenza della
Scuola Enologica, incrociando le esigenze della candidatura a città europea del
vino e organizzando in questo contesto lo stage per viticoltori;
tutela del paesaggio che rappresenta uno degli elementi di unicità dell'intero
territorio del Conegliano - Valdobbiadene, per la bellezza delle sue colline,
definite "paesaggio culturale", originato dalla combinata attività dell'uomo e
della natura in un secolare processo evolutivo;
promozione e valorizzazione della cultura del vino attraverso gli innumerevoli
eventi grandi e piccoli, legati alle tradizioni dell'area, organizzati
dall'associazione e dai vari enti nell'arco di un anno, che rappresentano un vero
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
volano anche per l'economia enoturistica di Conegliano - Valdobbiadene. Gli
anniversari del 140° della Scuola Enologica, il 50° della Strada del Vino Bianco,
ora Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, il millennio
dalla fondazione della Città di Conegliano e i 150 anni della fondazione della
città di Vittorio Veneto, così come l'attività della Primavera del Prosecco
Superiore, Vino in Villa, Artigianato Vivo, Rive Vive sono tutte occasioni per
promuovere ulteriormente le peculiarità dell'area soprattutto in una prospettiva
enoturistica;
valorizzazione delle attività che presentano particolare attenzione anche alle
persone diversamente abili, con iniziative a loro favore nel segno
dell'accessibilità e solidarietà;
promozione delle attività nell'ambito del centenario della Grande Guerra con uno
sguardo dedicato ai tragici eventi bellici di inizio '900, con la finalità di
promuovere la comprensione storica di quegli eventi che hanno interessato il
territorio durante la Prima Guerra Mondiale, anche attraverso la creazione di vini
che si rifanno agli anni del conflitto, in un contesto storico particolare per quanto
riguarda la situazione vitivinicola dell'area.
2.5 Candidatura Unesco per la zona Conegliano Valdobbiadene
La zona Conegliano - Valdobbiadene, famosa
soprattutto per la produzione del Prosecco
Superiore Docg (denominazione di origine
controllata e garantita), è candidata già dal 2008
a diventare Patrimonio Unesco e nel 2010 è
stata inserita ufficialmente nella lista dei siti
candidati con l’iscrizione del territorio alla
Tentative List. E’ stata appositamente nominata
l’Associazione Temporanea di Scopo “Colline
Figura 10. Logo Unesco.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
di Conegliano Valdobbiadene patrimonio dell’umanità” capitanata dal Consorzio di
Tutela del Prosecco Conegliano Valdobbiadene DOCG, che ha costituito un team per
la redazione del dossier di candidatura. Questa è una zona con una posizione unica nel
suo genere, che si trova a 60 km dal mare i 80 km dalle Alpi con una superficie totale
di 439,882 kmq. Una zona collinare cosiddetta a corde che si estende da sud ovest a
nord est, con delle specificità uniche che rappresentano oggi un esempio culturale del
rapporto uomo natura. Più in particolare questa zona rientra nella seconda categoria di
paesaggio, quello prodotto dalle comunità locali che grazie al loro continuo lavoro di
adattamento e sfruttamento delle caratteristiche geomorfologiche e climatiche uniche,
lo hanno reso famoso nel mondo. Questa zona è stata infatti considerata nel passato
una zona marginale, poco fertile, ritenuta non interessante e abbandonata dai feudatari.
E’ grazie soprattutto all'apporto prima dei Benedettini e poi al polo enologico di
Conegliano costituito dalla scuola enologica, dall’università di Padova e dal centro di
ricerca per la viticultura Crea, braccio scientifico del ministero delle politiche agricole,
se questa zona è riuscita ad avere un valore significativo per quanto riguarda
l'agricoltura ed enologia. Un apporto scientifico che si è permeato sulla laboriosità della
gente di questo territorio e su quello che è il concetto di imprenditorialità diffusa. Le
esigenze di tutela di questo territorio sono state evidenziate anche da illustri pittori del
400 e 500 come Giambattista Cima, Tiziano, che sono stati i primi Rinascimentali che
hanno evidenziato l'importanza del paesaggio con un susseguirsi armonioso tra
territorio, castelli e campanili.
Nel percorso di candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco del sito “Conegliano
Valdobbiadene, paesaggio del Prosecco Superiore” sono state realizzate, nell’anno
2015, attività di sensibilizzazione e di partecipazione attiva dei cittadini ai temi legati
al paesaggio. Alcune di queste proposte sono state commissionate all’Osservatorio per
il Paesaggio delle Colline dell’Alta Marca anche in considerazione della sua terzerietà
tra gli enti proponenti e i cittadini.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
I progetti, affidati all’Osservatorio per il Paesaggio, sono stati sviluppati in modo da
creare reti di collaborazione a più scale:
- rete locale che coinvolga persone, gruppi e associazioni;
- rete territoriale che coinvolga gruppi, associazioni trevigiane e consorzi,
aggregati a seconda dei temi di volta in volta affidati;
- rete sovracomunale che coinvolga le amministrazioni del Comuni dell’Alta
Marca Trevigiana.
La funzione di tali reti è quella non solo di accompagnare la stesura definitiva della
candidatura a Patrimonio dell’umanità delle colline ma, anche e soprattutto, per creare
occasioni di programmazione, collaborazione e azione comune.
L’elaborazione delle proposte è stata ideata in collaborazione con:
- Legambiente “Media Piave” di Sernaglia della Battaglia;
- Coordinamento Unesco Associazioni e Cittadini “Fare Rete per l’Unesco”;
- Primavera del Prosecco e UNPLI;
- i comuni ricadenti nel paesaggio candidato a patrimonio dell’umanità.
Diversi sono i requisiti per diventare Patrimonio Unesco:
particolarità del territorio, che questa zona possiede grazie alle sue forme
esclusive;
esistenza di insediamenti umani di grande ricchezza storica risalenti tra il XI e il
XVI secolo. Monasteri, chiese, piccoli borghi, rocche e castelli sono cosparsi nel
territorio perfettamente conservati;
raffigurazione artistica di questi paesaggi prevalentemente da parte di famosi
maestri del Rinascimento Italiano come Giovanni Bellini, Gianbattista Cima da
Conegliano ma anche da testimonianze artistiche minori risalenti al Duecento;
chiara delimitazione geografica del luogo;
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
produzione di vini e spumanti di qualità come il Prosecco Superiore Docg
Conegliano Valdobbiadene e il Cartizze.
Varie sono le iniziative di sensibilizzazione per sostenere la candidatura a patrimonio
Unesco del territorio Conegliano Valdobbiadene, alcuni dei quali conclusi, altri invece
tutt’ora in corso:
- Prosecco Shire: mostra itinerante consistente in un percorso sensoriale composto
da immagini e profumi alla scoperta del paesaggio collinare di Conegliano
Valdobbiadene. Il percorso prevede 29 riproduzioni fotografiche a grande
formato di Francesco Galifi e 4 profumazioni realizzate da Euroisa mediante
l’analisi e la sintetizzazione di profumi raccolti nel paesaggio.
- Il paesaggio dell’Altamarca trevigiana: laboratori didattici sul tema del
paesaggio e del rapporto tra paesaggio, ambiente e sostenibilità, riferiti alle
scuole primarie e secondarie di primo grado.
- Corsi di formazione: sono stati avviati dei corsi sul tema del paesaggio e
dell’Unesco per operatori professionali (guide professionali, accompagnatori per
passeggiate paesaggistiche) e per studenti. Questi ultimi, circa 125 studenti degli
istituti turistici di Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto, hanno infatti
presidiato molteplici Info Point allestiti in occasione della manifestazione
“Primavera del Prosecco”, dove il visitatore poteva trovare delle cartoline con
degli slogan illustranti il paesaggio candidato.
- Eventi congressuali: localmente sono stati svolti molti eventi di diverso livello
e qualità durante i quali è stato possibile divulgare e diffondere l’iniziativa della
candidatura. I consulenti incaricati al lavoro dei saggi informativi del dossier
hanno dato la disponibilità a partecipare, in base alle proprie competenze
professionali, a tali eventi. Oltre a tale disponibilità sono stati presenti
rappresentanti dell’ATS o altri specialisti esterni, non appartenenti al gruppo di
collaboratori della candidatura.
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CONEGLIANO CAPITALE DEL PROSECCO SUPERIORE
Figura 11. Mostra itinerante "Prosecco Shire".
Far parte del Patrimonio Unesco vuol dire sostenere l’individuazione e la protezione
del patrimonio culturale e naturale oltre che ottenere un riconoscimento di notevole
importanza di cui fanno già parte oltre 1000 siti nel mondo, dei quali 51 in Italia e 5 in
Veneto: l’orto botanico di Padova, Venezia e la sua laguna, Vicenza e le ville del
Palladio del Veneto, le Dolomiti e la città di Verona.
2.6 Enoturismo
Con l’espressione “Turismo del vino” o “Enoturismo” si intende un tipo di turismo che
unisce l’attenzione per l’enologia con l’interesse per il territorio e l’ambiente, puntando
al mantenimento, alla salvaguardia e alla promozione dei territori rurali e, in particolar
modo, di quelli vitivinicoli. In altri termini, lo possiamo pensare come un modo diverso
di trascorrere la propria vacanza, nella maggior parte dei casi sempre più breve, alla
scoperta di vino e cibo di qualità, accompagnata da visite presso le cantine vinicole che
si aprono al pubblico attraverso degustazioni dei vini tipici locali, visite guidate
all’interno della cantina stessa e nei luoghi dove si coltiva la vite.
Con un giro di affari di circa 4-5 miliardi di euro, l’enoturismo si conferma un settore
in costante crescita su cui puntare e sui cui non sono previste diminuzioni per i prossimi
cinque anni. Si è stimato infatti che circa 5 milioni di persone hanno visitato i territori
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del vino5. Stando alle considerazioni da parte dei proprietari di aziende, sindaci delle
Città del Vino e ristoratori, 7.2 su 10 è il valore dell’enoturismo nel sistema turistico
locale e questo valore è destinato ad aumentare intorno a 8.4 entro l’arco di cinque
anni.
Figura 12. Spesa media dei visitatori per l'acquisto di vino.
Figura 13. Distribuzione delle cantine per quota visitatori stranieri.
Figura 14. Distribuzione delle cantine per quota visitatori Veneti.
5 Fonte: Università degli studi di Salerno “Osservatorio sul turismo del vino XII rapporto annuale”.
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Al centro dell’enoturismo non c’è solamente la produzione del vino, ma c’è anche un
notevole interesse per rivalutare, tutelare queste zone di produzione e aumentarne la
loro ricchezza. Da un lato sostiene economicamente i produttori e tutti coloro che ne
sono collegati indirettamente come alberghi, ristoranti, agriturismi, musei e operatori
turistici, mentre dall’altro lato mantiene un certo equilibrio indispensabile
nell’ecosistema delle zone rurali. Un turismo che si integra perfettamente con
l’ecoturismo, che rispetta l’ambiente con la sua flora e fauna. L’enoturista con le sue
visite, ha modo di entrare veramente in contatto con il territorio e la sua storia. Il vino
è infatti l’espressione della cultura, della storia del territorio stesso e permette di far
conoscere la vita rurale con le sue tradizioni e conoscenze, stimolando sempre di più
la curiosità dei turisti. Turismo ed ecologia sono dunque due punti importanti su cui
puntare per potenziare il mercato e rivalutare luoghi che, nonostante siano ricchi di
storia, tradizione, cultura, non sempre sono riusciti a sfruttare al meglio i loro punti di
forza.
Figura 15. Movimento dei turisti in Veneto per provincia - Variazioni % 2014/2015.
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In particolare nella provincia di Treviso si sono contati 865.364 arrivi e 1.701.976
presenze da parti dei turisti (figura 13), di cui 145.027 arrivi e 314.890 presenze
solamente della zona tra Conegliano e Valdobbiadene che, grazie alla candidatura CEV
2016, si aspetta un incremento di circa 8-10%, dovuto anche dall’incremento
fisiologico che sta avendo l’area. I dati evidenziano comunque un aumento generale,
rispetto al 2014, sia degli arrivi (+6,1%) che delle presenze (+2,2%). Treviso, per
quanto riguarda gli arrivi, supera Rovigo e Vicenza e si sta avvicinando a Vicenza per
numero di presenze.
Ovviamente per fare tutto questo è fondamentale avere una politica turistica che
collabori con le regioni, con il territorio e con le istituzioni statali; cosa che purtroppo
molte volte è venuta a mancare per mancanza di finanziamenti ad hoc e progetti di
ampio respiro. Di fondamentale importanza è assumere un atteggiamento volto alla
segmentazione del mercato turistico in modo da poter meglio guidare l’offerta verso i
destinatari e valorizzare così la domanda del turismo del vino in Italia. Questa domanda
andrebbe anche indirizzata verso i beni culturali e ambientali, dei quali l’Italia ne è
ampiamente dotata, non solo verso le produzioni di alta qualità agroalimentari.
In testa alle classifiche ci sono infatti nazioni come Nuova Zelanda, Australia, Stati
Uniti che sicuramente non hanno una cultura profonda del vino come l’Italia e la
Francia, ma che ci sanno fare con il marketing e la promozione.
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3. Il valore del Prosecco per il territorio
Il vitigno del Prosecco è ritenuto originario delle
colline carsiche che incorniciano a nord il golfo di
Trieste, dove esiste una località omonima e un vitigno
del tutto simile, denominato Glera; tale ipotesi si
tramanda fin dal XVI secolo, a seguito degli studi di
Volfango Lazio. Dall’antico vitigno autoctono,
chiamato “Pucinum” dai Romani, pare derivino sia il
Prosecco trevigiano che il Serprino coltivato nel Padovano. Le catalogazioni compiute
nelle colline di Conegliano - Valdobbiadene all’inizio del Novecento mostrano
l’esistenza di vari biotipi di Prosecco, diversi fra loro soprattutto per la forma degli
acini. Il Prosecco è un vitigno rustico e vigoroso, ha tralci color marroncino, grappoli
di solito piuttosto grandi, lunghi e a maturazione gli acini assumono un bel colore giallo
dorato. Nel corso degli anni sono state operate numerose selezioni a cura dell’Istituto
sperimentale per la viticoltura di Conegliano, oggi CREA – Centro di Ricerca per la
Viticoltura, braccio operativo del settore del Ministero delle politiche agricole,
alimentari e forestali, tendenti anche a contenere la produzione, migliorando quindi le
caratteristiche del vino. Tali selezioni, ancora in corso d’opera, sono finalizzate alla
salvaguardia della tipicità, alle esigenze agronomiche, colturali ed enologiche delle
varie zone e degli stessi produttori.
Figura 16. Grappolo d'uva Prosecco.
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3.1 Il Prosecco di Conegliano - Valdobbiadene
Figura 17. Area di produzione del Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore.
La tradizione che ha accompagnato il Prosecco nella sua storia si è andata via via
precisando e uniformando, trovando infine un’esaustiva e dettagliata codificazione nel
disciplinare di produzione che accompagna il decreto del 1969, con il quale il vino ha
ottenuto la denominazione d’origine controllata “Prosecco di Conegliano -
Valdobbiadene”. Successivamente, nel 2009, ha ricevuto anche la denominazione di
Origine Controllata e Garantita, massimo riconoscimento qualitativo per i vini italiani,
che implica il cambio nome in “Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore”.
Tale denominazione si estende su oltre 6.500 ettari di vigneto coltivato da oltre 3.000
viticoltori.
I produttori di Prosecco che vogliono fregiare la loro produzione di questa
denominazione devono rispettare alcune regole fondamentali, relative alle
caratteristiche produttive e organolettiche. Le uve vanno prodotte esclusivamente in
vigneti cresciuti all’interno dell’area delimitata dalla legge istitutiva della doc, iscritti
all’albo conservato presso la Camera di commercio di Treviso, dove sono riportati tutti
i dati catastali che li identificano. Il vino va prodotto con uve della varietà Prosecco
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ammettendo, eventualmente, l’apporto d’uve bianche delle varietà Bianchetta, Perera,
Prosecco lungo e Verdiso, in quantità non superiore al 15%. Per potersi dunque
denominare “Prosecco di Conegliano Valdobbiadene” il vino deve aver compiuto un
percorso lungo secondo norme ben disciplinate, come del resto è previsto per tutte le
denominazioni d’origine controllata.
Si inizia con l’impianto delle viti: le barbatelle devono essere selezionate e messe a
dimora in terreni soleggiati. Una volta cresciute e divenute viti pronte alla produzione,
vanno trattate con potature tradizionali in modo da ottenere la quantità d’uva prevista
dal disciplinare, quindi sottoposte alle consuete lavorazioni, quali le concimazioni, la
falciatura dell’erba, la cimatura, la legatura dei germogli ecc. I sesti d’impianto e le
forme d’allevamento consentite sono quelle tradizionalmente in uso nella zona, a
spalliera semplice o doppia. A metà agosto il consorzio di tutela inizia a seguire la
maturazione delle uve e nel corso di più riunioni pubbliche, dà indicazioni utili sulle
possibili date di inizio vendemmia nei diversi areali.
Inoltre all’interno del comprensorio Docg Conegliano - Valdobbiadene c’è una piccola
area di 107 ettari di vigneto, racchiusa tra le colline di San Pietro di barbozza, Santo
Stefano e Saccol, in comune di Valdobbiadene, dove si produce un Prosecco del tutto
particolare che prende il nome dell’area geografica in cui è prodotto, il Cartizze. In
Francia lo chiamerebbero cru e tale è a tutti gli effetti, per le sue inconfondibili e
aristocratiche peculiarità. L’area è particolarmente vocata alla viticoltura, con un
microclima ideale e un terreno proveniente dalla remota sollevazione del fondo marino.
Sopra la roccia primitiva si è andato consolidando nel tempo uno strato di terreno
formato da morene, arenarie e argille, che favoriscono un drenaggio superficiale delle
acque piovane in stallo sullo strato impermeabile roccioso, come preziosa riserva
d’acqua cui le viti possono attingere anche nei periodi più assolati e siccitosi.
In quest’area eletta le uve raccolte alla giusta maturazione danno una elevata
concentrazione di profumi, aromi e sapori. Questo vino straordinario, che viene
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chiamato semplicemente “Cartizze”, viene poi spumantizzato, con una produzione di
circa un milione di bottiglie.
3.2 La Strada del Prosecco
Figura 18. La Strada del Prosecco.
L’idea di una “Strada del vino” venne nel 1938 al prof. Italo Cosmo, vice Presidente
del Comitato Nazionale per la tutela delle denominazioni di origine dei vini, e venne
immediatamente raccolta con entusiasmo dal Cavaliere del Prosecco Giuseppe
Schiratti. Egli dopo aver visitato la strada del vino tedesca del Palatinato che si snoda
tra la valle del Reno e della Mosella, capì che una simile iniziativa poteva essere
interessante anche per l’area Conegliano Valdobbiadene. La “Strada del Prosecco” fu
realizzata nel 1966 ed era lunga circa 35 km. L’inaugurazione ufficiale della Strada
avvenne il 10 Settembre 1966 con una sfilata di carrozze dell’800 che accompagnavano
dei personaggi in costume.
Nel 2003 divenne “Strada del Prosecco e dei Vini dei Colli Conegliano
Valdobbiadene” e all’antica strada sono stati aggiunti tratti tematici tali da apprezzare
il territorio e il patrimonio culturale, storico, enogastronomica e paesaggistico.
Quest’ultima si snoda per circa 120 chilometri nell’arco collinare di Conegliano,
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Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Di essa fanno parte anche alcune “Botteghe”
periodicamente controllate dal Comitato della Strada, le quali in preponderanza offrono
del Prosecco al turista, spesso accompagnato con affettati o alcuni semplici piatti locali.
Paesaggisticamente la “Strada” è un vero gioiello che si snoda fra vigneti, antiche pievi
e colline verdi, che danno la possibilità al visitatore di scovare meravigliosi paesaggi
collinari coperti da continui vigneti.
3.3 Iniziative per la valorizzazione del Prosecco
Non c’è luogo a vocazione vitivinicola, nel Trevigiano, che non abbia nel suo carnet di
manifestazioni degli eventi legati al vino; alcuni di questi sono divenuti così importanti
da essere trasformati in appuntamenti annuali. Nella zona collinare interessata alla
produzione del Prosecco sussistono infatti varie iniziative tese alla sua valorizzazione.
A partire dal secondo dopoguerra Valdobbiadene è diventata una delle capitali dello
spumante italiano, grazie alla scoperta che, una volta spumantizzati, il Prosecco e il
Cartizze incontravano sempre più il favore dei consumatori italiani. Per favorire questo
nuovo indirizzo commerciale nel 1963 venne inaugurata nella sede di Villa dei Cedri
la prima edizione della “Mostra nazionale dello spumante”, oggi giunta al termine da
diversi anni dopo numerosi edizioni di grande successo.
L’importante manifestazione era diventata il punto d’incontro degli spumantisti italiani
e stranieri (fra i quali i produttori di Prosecco occupano un posto di tutto rilievo),
enologi, ristoratori, sommelier e barman, per confrontarsi ed aggiornarsi sulla
produzione e sull’evoluzione dello spumante italiano, prodotto sia con il metodo
classico (con presa di spuma in bottiglia) che con il metodo Charmat - Martinotti. Il
prestigio di tale mostra era elevato, infatti essa era sede di incontri ad alto livello, di
convegni, di conferenze in cui gli spumanti, e quindi anche il Prosecco, erano il filo
conduttore.
La produzione italiana dello spumante, che a metà degli anni Sessanta si aggirava
attorno ai 40 milioni di bottiglie, è arrivata a ben 260 milioni di bottiglie agli inizi degli
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anni Novanta, ed è in costante aumento, con un’enorme crescita quantitativa e
qualitativa che ha coinvolto tutte le zone vocate.
A Col San Martino, una frazione di Farra di Soligo a metà strada tra Pieve di Soligo e
Valdobbiadene, è stata istituita nel 1956 la “Mostra dei vini di Col S. Martino” a cura
della Pro-loco locale. Poiché tali vini sono per un buon 80% costituiti da Prosecco,
potremmo definirla Mostra del Prosecco e interessa particolarmente i vini prodotti
nell’ambito comunale. Vi partecipano una cinquantina fra produttori, commercianti ed
esercenti in un periodo compreso fra la fine di Marzo e la metà di Aprile, nel periodo
cioè ottimale del vino della vendemmia precedente. Le commissioni sono costituite da
specialisti del settore e si esprimono con una graduatoria di merito per ogni categoria
di partecipanti.
La “Primavera del Prosecco” è una manifestazione che riunisce le numerose mostre
enologiche della pedemontana trevigiana dedicate a questo biondo vino.
La Primavera è il momento migliore per il Prosecco, la stagione in cui esprime appieno
il suo bouquet fruttato e la sua ampia ed accattivante gamma organolettica. In tutto il
territorio del Conegliano Valdobbiadene si è scelta quindi la stagione del risveglio per
celebrare ogni anno la festa del Prosecco, che inizia nel mese di marzo per concludersi
a giugno. Nell’arco di questi quattro mesi si susseguono 17 mostre del Vino, ognuna
gestita da una diversa Pro-Loco o Associazione del territorio, che promuovono le
eccellenze della Docg Conegliano Valdobbiadene, Docg Colli di Conegliano e il
Verdiso Igt. In occasione di queste manifestazioni viene presentato il vino prodotto nel
precedente autunno e, oltre che al Prosecco e al Cartizze, vengono presentati il
Refrontolo Passito, il Torchiato di Fregona, i Colli di Conegliano Bianco e Rosso e il
Verdiso, anche questi vini fortemente identitari e legati alla tradizione vitivinicola di
queste colline. Le mostre si caratterizzano per l’offerta di programmi di gastronomia,
d’arte e di cultura varia, che comprendono anche manifestazioni sportive.
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Queste iniziative si tengono in località dove il Prosecco Superiore prodotto, assume
determinate caratteristiche qualitative in base alle peculiarità pedoclimatiche della
singola sottozona di produzione, ad esempio come Guia, San Pietro di Barbozza e
Santo Stefano di Barbozza (tutte e due frazioni di Valdobbiadene). Altre mostre, in cui
interessanti sono tutti i vini e non solo il Prosecco, si hanno nelle zone più vicine a
Conegliano come a Rua di Feletto presso l’eremo Camaldolese (frazione di San Pietro
di Feletto) e a Refrontolo, in un periodo a cavallo tra Aprile e Maggio.
Verso la metà di maggio, nella cornice del castello di San Salvatore di Susegana, si
svolge “Vino in villa”. La manifestazione, organizzata direttamente dal Consorzio di
Tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG, è divenuta negli anni simbolo della
denominazione, ed è oggi un vero e proprio festival culturale del Prosecco Docg.
L’obiettivo è quello di offrire alla stampa, agli operatori del settore ed al pubblico
amante del vino una panoramica completa della realtà dello spumante di Conegliano -
Valdobbiadene. Nell’occasione in Castello di San Salvatore ospita nel parco e nelle sue
sale un banco d’assaggio, dove i titolari delle più importanti cantine del territorio
presentano i vini dell’ultima vendemmia, dando la possibilità agli operatori ed agli
appassionati di conoscere anche i volti che stanno dietro ad un vino. Nel corso
dell’evento vengono organizzate visite alle cantine spumantistiche ed alle località più
interessanti del territorio, con degustazioni guidate, corsi d’abbinamento
enogastronomico, mostre d’arte, convegni e dibattiti culturali, che si alternano in varie
località della denominazione, oltre che nel castello di San Salvatore. Ogni anno viene
deciso un tema della manifestazione, attorno a cui si sviluppano tutte le iniziative.
Un altro importante appuntamento per l’Italia è rappresentato dal concorso enologico
internazionale “La Selezione del Sindaco”, giunto ormai all’edizione numero XV (la
prima si svolse nel 2001 a Siena). E’ coordinato dall’Associazione Nazionale Città del
Vino che associa circa 450 Comuni in Italia e coinvolge direttamente i comuni della
rete Europea delle Città del Vino, Recevin. Lo possiamo definire un concorso
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enologico unico poiché nella partecipazione aderiscono congiuntamente
azienda/cantina e il Comune di riferimento. Esso rivolge un’attenzione particolare alle
piccole produzioni di vino, da un minimo di 1.000 a un massimo di 50.000 bottiglie,
come i vini passiti, i vini maturati in argilla, i vitigni autoctoni e le produzioni di qualità
delle cantine sociali.
Grazie al suo carattere internazionale che accoglie all’incirca 100 commissari da tutto
il mondo, il Concorso enologico rappresenta oggi un ottimo mezzo per promuovere il
territorio con i suoi prodotti di eccellenza. Ogni anno il Concorso enologico si svolge
infatti in differenti luoghi: l’edizione 2016 si è svolta nella città de L’Aquila che ha
visto vincitore, con un punteggio di 94,50 il Falco Nero Salice Salentino Riserva 2009,
prodotto con uve Negroamaro dalle Cantine De Falco.
Figura 19. Importanza attribuita alle iniziative locali.
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4. Conclusioni
4.1 Prospettive future per il Prosecco
Il Prosecco è un vino con un domani promettente, il suo vivace diffondersi in questi
ultimi anni è infatti un fenomeno che non sembra arrestarsi. Tante iniziative ne parlano,
è sempre presente in manifestazioni tecniche riscuotendo innegabilmente una certa
simpatia. Anche per merito di qualche importante ditta spumantistica di Conegliano -
Valdobbiadene, lo vediamo talvolta reclamizzato in televisione, e ciò costituisce un
valido aiuto alla diffusione del Prosecco non solo per chi ne sostiene le spese
pubblicitarie, ma anche per gli altri produttori che ne ricavano un beneficio riflesso.
Certo è che oggi il consumatore è sempre più indirizzato verso vini bianchi gentili, vini
freschi, ed il Prosecco è appunto questo. Un calice di vino come tramite di incontro è
sempre più accentuato e non c’è nulla di meglio di un calice di spumante Prosecco, per
stringere un’amicizia o per concludere al meglio una giornata. E’ quindi un vino che
non può che continuare ad imporsi e aumentare la sua già grande corrente di simpatia
che oggi incontra anche fuori delle sue zone di origine. E ciò non solo come spumante,
ma anche come vino tranquillo.
Il Prosecco Superiore di Conegliano - Valdobbiadene rappresenta oggi un modo
originale di bere sempre più apprezzato e conosciuto nel mondo. Con il trascorrere
degli anni, questo vino spumante è divenuto il simbolo stesso della denominazione,
perché riunisce le caratteristiche di piacevolezza e bevibilità che rendono questa
tipologia unica nel suo genere. La chiave del suo successo sta senz’altro nella sua
gradevolezza e nella versatilità che lo ha sempre caratterizzato. Merito dei produttori è
stato l’aver creduto in questo vino, oggi tanto apprezzato dal pubblico ma forse un po’
sottovalutato in passato. Le aziende non hanno per fortuna mai ceduto alla tentazione
di snaturare il vitigno o di abbandonarlo per successi almeno apparentemente più facili.
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Oggi il Prosecco Superiore di Conegliano - Valdobbiadene va verso l’obiettivo di
scoprire tutte le caratteristiche ed i dettagli che possono arricchirne la personalità. E’
certamente questo ciò che un osservatore attento percepisce nell’atteggiamento dei
produttori più qualitativi, ognuno dei quali valorizza un aspetto particolare della
propria produzione. Il Consorzio stesso, negli ultimi anni, ha intrapreso un’intensa
attività di studio e ricerca, sia in vigneto sia in cantina. L’orientamento sarà quindi
quello di rendere sempre più stretto il legame e l’identità del Prosecco con il territorio,
valorizzando le sottozone e le caratteristiche qualitative che lo hanno reso
riconoscibile. In sintesi, l’evoluzione in atto mira a distinguere il Prosecco Superiore
di Conegliano - Valdobbiadene dall’intero panorama del Prosecco. Il futuro del
Prosecco Superiore e della sua area sarà infatti legato alla valorizzazione paesaggistica
e culturale del territorio dove questo vino ha trovato la sua origine.
4.2 Prospettive future per il territorio Conegliano - Valdobbiadene
Il 2016 lo possiamo definire come un anno di partenza, questa certificazione di Città
Europea del Vino 2016 servirà per avere negli anni futuri più riconoscibilità. Il
successo ci sarà soltanto se si riuscirà a lavorare veramente in rete. L’Italia, con la
denominazione Conegliano – Valdobbiadene, si è infatti candidata come un’area di
rete, non come singoli comuni e come singole entità del panorama vitivinicolo. Molto
importante sarà come il singolo cittadino possa riconoscere l’importanza di questo
settore e territorio, in modo che non traggano vantaggio solamente i singoli produttori
ma la comunità intera. Infine fondamentale sarà anche far sentire tutelati i cittadini, in
modo che loro stessi possano essere i primi ambasciatori del proprio territorio.
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Bibliografia
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Sitografia
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- www.cirve.unipd.it
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- www.cittadelvino.it
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- www.marcadoc.com
- www.primaveradelprosecco.it
- www.unesco.it
- www.selezionedelsindaco.it
- www.collineconeglianovaldobbiadene.it