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Concorso di poesia Patrizia Buracchi Concorso di poesia Patrizia Buracchi Concorso di poesia Patrizia Buracchi Concorso di poesia Patrizia Buracchi IV° Edizione, 2020 Anche quest'anno presentiamo con entusiamo e passione il concorso di poesia che tiene viva la memoria della carissima Patrizia. Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti che alimentano questa nostra passione e siamo orgogliosi di questo evento che ogni anno si arricchisce e ci stimola a migliorare. Tommaso Musarra e il Comitato per Patrizia “Ancora spazio alla scrittura e alla sua promozione. Torna il concorso di poesie dedicato alla memoria di Patrizia Buracchi. Iniziativa questa che ben si inserisce all’interno del panorama culturale del territorio castiglionese, rafforzando nuovamente l’impegno dell’Assessorato nella diffusione della lettura come della scrittura secondo un progetto condiviso e integrato, ricco di contaminazioni e molteplici collaborazioni. Un’attenzione che in particolare mira ai giovani e agli studenti nell’intenzione di stimolarne curiosità e spirito critico: la terza edizione del concorso di poesia “Patrizia Buracchi” non potrà che rappresentare un’ulteriore occasione di confronto e dibattito sulla scia di una programmazione culturale che mette al centro la letteratura e la scrittura. Uno speciale ringraziamento va senza dubbio a Tommaso Musarra che con energia e pregevole dedizione fa crescere questo concorso” Massimiliano Lachi Assessore alla Cultura del Comune di Castiglion Fiorentino

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Concorso di poesia Patrizia BuracchiConcorso di poesia Patrizia BuracchiConcorso di poesia Patrizia BuracchiConcorso di poesia Patrizia Buracchi IV° Edizione, 2020

Anche quest'anno presentiamo con entusiamo e passione il concorso di poesia che tiene viva la memoria della carissima Patrizia. Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti che alimentano questa nostra passione e siamo orgogliosi di questo evento che ogni anno si arricchisce e ci stimola a migliorare.

Tommaso Musarra e il Comitato per Patrizia “Ancora spazio alla scrittura e alla sua promozione. Torna il concorso di poesie dedicato alla memoria di Patrizia Buracchi. Iniziativa questa che ben si inserisce all’interno del panorama culturale del territorio castiglionese, rafforzando nuovamente l’impegno dell’Assessorato nella diffusione della lettura come della scrittura secondo un progetto condiviso e integrato, ricco di contaminazioni e molteplici collaborazioni. Un’attenzione che in particolare mira ai giovani e agli studenti nell’intenzione di stimolarne curiosità e spirito critico: la terza edizione del concorso di poesia “Patrizia Buracchi” non potrà che rappresentare un’ulteriore occasione di confronto e dibattito sulla scia di una programmazione culturale che mette al centro la letteratura e la scrittura. Uno speciale ringraziamento va senza dubbio a Tommaso Musarra che con energia e pregevole dedizione fa crescere questo concorso”

Massimiliano Lachi Assessore alla Cultura

del Comune di Castiglion Fiorentino

L'INVERNO SULLE COLLINEL'INVERNO SULLE COLLINEL'INVERNO SULLE COLLINEL'INVERNO SULLE COLLINE

Avremo anche una morte lenta da morire, amore sobria e colma di dolore ore che le ore lente accusano l’indugio e la disperazione conta piano i passi senza rotta senza più una meta

moriremo un po' per giorno,amore ora che ci manca il coraggio di restare fermi e le crepe germogliano mettendo su radici sottraendoci all’illusione della vita al bacio stanco delle rose

moriremo piano, amore con quel tanto d’azzurro in pieno accordo col cielo mentre la pioggia stanca la terra ed il tedio dell’autunno accarezza i limoni nel cortile

moriremo dopo tanti giorni di pioggia, amore con un girasole caldo di luce nelle mani spighe composte sulla soglia del cuore ed un papavero di vento tra i capelli

moriremo con cura, amore in quelle notti mai venute la luna che ci veglia da lontano in un’assenza di crepuscolo senza colori il profumo della magnolia nelle tasche l’ultima foglia appesa ad una stanca goccia di sole

moriremo ricordando quell’amore bello come il mare di settembre che ora trema nell’estate accadendo nel silenzio che resta ed aspetta immobile l’inverno lassù, sulle colline.

Amore.

Tiziana MonariTiziana MonariTiziana MonariTiziana Monari

L'ULTIMA NOTTE DI LUNAL'ULTIMA NOTTE DI LUNAL'ULTIMA NOTTE DI LUNAL'ULTIMA NOTTE DI LUNA (dedicata ad Andrea Camilleri) Ora che le vene sono assetate di mare e gli specchi riflettono un immemore viaggio lo senti Nenè il tempo che si è fatto breve l’alba umida che accarezza la fronte

ci sono campi di girasoli rasi dal sole nel sogno la malia della luna, il velo del tedio una stella dell’ovest che arranca nel livido cielo ed il ricordo dell’ultima gita a Tindari un lillà nel cortile sfiorito

e mentre cala l’azzurro su quell’isola nera ora che non ci sono ore al di là delle ore fuori ridono scellerati i pagliacci, gli apostoli, i nani in un coprifuoco di parole insensate in una miseria senza confini, nè storia.

Tiresia ti tiene la mano ti racconta della rosa e del grano della forma dell’acqua, del sorriso di Angelica ti sorride in un’attesa che sfianca la notte con in mano una goccia di pioggia, un seme appassito d’ortica

ed intanto il canto delle cicale sfuma tra le costole ed il cuore il verbo si fa congiunzione la memoria sfiora neve un poco arrossata ed in quell’elisir di morte annunciata già ti avvii in un fiume senza sponde e confini oltre l’isola d’ Itaca a cercare il silenzio dei vivi, l’azzurro del cielo, l’approdo ad un’ isola d’oro.

Tiziana MonariTiziana MonariTiziana MonariTiziana Monari

IL VASCELLO DELLA NOTTEIL VASCELLO DELLA NOTTEIL VASCELLO DELLA NOTTEIL VASCELLO DELLA NOTTE Vibrano i silenzi in questa notte che incombe incalzata dall’eco di parole portata dal vento. Arde il tramonto sull’orlo di fuoco dove bruciano trucioli di materia che diverranno cenere. Ma dal vapore Emerge il tuo viso, invisibile al reale, una scintilla di fuoco che respira con me la luce della notte. Insieme navighiamo nel vascello del pensiero, sfogliamo pagine di eternità abbattendo i limiti che celano la verità finché le ombre si restringono in rilievi di luce, sorge il mattino, e noi pellegrini in terra straniera, soggiogati dal consueto ciclo riprendiamo a percorrere il sentiero del tempo...

Enrichetta GiornelliEnrichetta GiornelliEnrichetta GiornelliEnrichetta Giornelli

NEL GIARDINO DI NOVEMBRENEL GIARDINO DI NOVEMBRENEL GIARDINO DI NOVEMBRENEL GIARDINO DI NOVEMBRE Parole, nel vento di tramontana, Ricalcano la tua sembianza In questo stagno Di torbide acque, Mentre una litania di pioggia Compone e ricompone battiti di ciglia Che soffocavano il pianto. La sera si adagia Sul velo incerto Di questo presente Dove il mio sguardo Incontra la valle Nel tremulo bisbiglio del lago.

Era novembre... La sera affogava Nella pozzanghera di lacrime, Incerto il tuo passo Nel corridoio di nebbia Si appoggiava al calore Di un umido scialle. Io tacevo... E rimescolavo nel pensiero Speranze ormai spente. È scesa la notte nel giardino, Gli ossuti rami dei tigli S’infiltrano nell’ombra Dei platani E cercano il mio abbraccio Nel vuoto del silenzio.

Enrichetta GiornelliEnrichetta GiornelliEnrichetta GiornelliEnrichetta Giornelli

COME CERCHI SULL'ACQUACOME CERCHI SULL'ACQUACOME CERCHI SULL'ACQUACOME CERCHI SULL'ACQUA Ho lanciato con forza nel fiume le ansie che da tempo tormentano e assillano i miei giorni e le mie notti, senza dar tregua e respiro al mio cuore. Come sassi disegnano nell’acqua limpida cerchi concentrici di un rapido vortice. Le vedo affondare, risucchiate dalla corrente, che subito le porterà via trascinandole con sé. Resta davanti a me un impercettibile solco, liscia cicatrice rivestita da bianca schiuma. Percezione lieve anche per i miei affanni, acquietati dal ritmo lento della natura intorno.

Ornella Olfi

LAGO DI BRAIESLAGO DI BRAIESLAGO DI BRAIESLAGO DI BRAIES Si acquieta la mia anima bevendo luce limpida sfiorando nubi azzurre gustando odore d’erba respirando fresca brezza. Quassù è incanto e magia, è sentirsi parte del cielo, è percepire bellezza pura, è lasciarsi cullare dal silenzio, mentre battono lente le ore.

Ornella Olfi

MIMMIMMIMMIMÌÌÌÌ SAR SAR SAR SARÀÀÀÀ in memoria di Mia Martini

Sono una Venere delle acque del Sud dove i pescatori vivono il silenzio secondo la propria fede, dove i sogni vengono modellati dalle mani di madre che non nascondono, dove chi cerca trova sempre anche la verità quando è una pietra che ferisce e la luna osa farsi onda che ascolta.

Come una sirena mi dichiaro più con il corpo che con la parola, non credo nel destino, nella violenza di una finzione, nella mia voce c’è tanta carne, troppo sangue e tutte le ossa strette nella nostalgia mediterranea, e senza forma, del cuore

c’è il mio sentire che si allunga al mondo e si rivela, si snuda e commuove secondo gli impulsi del dolore ma con premura, quasi in punta di piedi come la scia di una stella prima di crepitare, nell’assolo di una poesia

ogni poesia una storia che ho addosso, ogni storia la mia confessione, il moto primordiale della mia razza, il mio tentativo d’amore, di amare la donna che sono e cantarne la libertà come il mare canta la sua nella vocazione all’infinito e comunque di ritorno alla propria terra.

Sono una Venere con un corpo d’acqua, forte come il Sud, fragile come il suo testamento prima del tramonto.

Davide Rocco ColacraiDavide Rocco ColacraiDavide Rocco ColacraiDavide Rocco Colacrai

MALASPINAMALASPINAMALASPINAMALASPINA dedicata a Rosalinda Sprint (l'irregolare di Montecalvario)

Regine si nasce”, sospira ancora oggi piena di fatalità Rosalinda Sprint. […] “Del resto siamo in repubblica”, proclama,

“siamo tutte semplici cittadine.”1

E scende giù per Toledo, Rosalinda Sprint, correndo dietro ai suoi interrogativi che la notte esagera tra un vuoto e l’altro con cui i tacchi forgiano quelle rughe che il tempo prende a sospingere in un ventaglio contro la madreperla del mare, ogni ruga nella bocca vuota di un sogno che si è fatto orizzonte quando il desiderio d’amore si è lasciato mordere dal vento e ha lasciato sulla lingua immota il sapore di qualcosa che dura per sempre.

“Ė piccola, più che piccola è minuta, una figura maldestramente ritagliata nella carta, le forbici si sono mangiate parte del bordo intorno intorno, n’è scappata fuori una silhouette in scala ridotta, e per di più manca di spessore, è gracile, ma ha una sua grazia, due occhi scuri, fondi, che bruciano, malinconici senza mai un sorriso dentro.”

Ci sono lune a cui Rosalinda Sprint si rivela nuda come un miracolo e scioglie in una rosa di parole con le quali, sussurrate una ad una e tutte insieme, cerca di osare un senso alla vita per un moto di coraggio, di ofanità, lune sotto le quali può vivere liberamente il suo essere un animale ferito che nel buio lecca e ricompone la ferita mentre appende il suo grido al cielo in un’atarassia di quella malaspina che dall’anima le fa da croce. E scende giù per Toledo, Rosalinda Sprint, con il cuore macerato dal carillon della sua sorte sul quale storto si appoggia, alba ad alba, il raggio di sole a mitria.

Davide Rocco ColacraiDavide Rocco ColacraiDavide Rocco ColacraiDavide Rocco Colacrai

1 Citazione, come i versi successivi, tratta da Scende giù per Toledo, Giuseppe Patroni Griffi, Baldini Castoldi Dalai editore. Da cui è stata presa anche la parola ofanità, che nella lingua napoletana significa vanagloria.

LENTAMENTE MUORE…LENTAMENTE MUORE…LENTAMENTE MUORE…LENTAMENTE MUORE…

Lentamente muore...

il dì, al calar del sole, lasciando un roseo colore. Le tante sfumature che, all'imbrunir vedi come schizzi di diverse pitture.

Lentamente muore...

la sera, all'avanzar della notte con il lento passar delle ore. Un tremolar di luce che, avvolge la natura e, lentamente al buio conduce.

Lentamente muore...

la notte, all'avanzar dell'alba che, silenziosa bisbiglia parole d'amore. Ti guarda e ti avvolge come un innamorato che, nella sua follia all'alba volge.

Lentamente muore...

l'aurora, all'avanzar del giorno che risveglia la vita con un delicato chiarore. Un albeggiar tenue che, pian piano avanza spazzando via ombre vacue.

Lentamente muore...

l'anima mia, con l'avanzar del tempo in uno struggente delirio del cuore. Provata da troppe delusioni avanzo a tentoni, in questa vita senza emozioni.

Anna Maria Antonietta Sarra

REMEMBER…REMEMBER…REMEMBER…REMEMBER… Poi, d'improvviso, senti una folata di freddo vento che scuote alberi spogli... li vedi agitarsi quasi piegarsi da quella strana forza che sembra un soffio, un soffio che annuncia tempesta la stessa che rispecchia te stessa che smuove dentro un continuo brusio, agita ricordi e pensieri che come secche foglie affioran soventi ai margini del tempo e, nel loro cadere ti passano accanto sfiorando l'anima in un sussurro lontano bisbigliano piano - difficile dimenticare chi la vita ti ha cambiato puoi combatterlo all'infinito ma, rimarrà sempre ancorato alle pareti di una vita, che vorresti cancellare e diversamente colorare con forti pennellate nette e decise per farlo scomparire ma, col passare del tempo prende sempre più corpo e... silente violenta quella parte di mente, che preferisce ricordare anziché illudersi di aver dimenticato -

Anna Maria Antonietta Sarra

PIOGGIA PIOGGIA PIOGGIA PIOGGIA Pioggia... strade bagnate marciapiedi dissestati passanti nervosi ombrelli aperti colori accesi o spenti... bugiardi arlecchini al servizio di una giornata uggiosa. Pioggia... enfasi musicale ritmo sincopato concertazione di mille gocce dove l'accento, di diversa intensità, elabora un brano pop dalle inconsuete sfumature o un brano jazz di estemporanea improvvisazione. Note bagnate su di un pentagramma virtuale scritte di getto da un musicista sconosciuto.

Susanna Veratti

INGANNEVOLE SORRISOINGANNEVOLE SORRISOINGANNEVOLE SORRISOINGANNEVOLE SORRISO Non c'è riso sulla bocca dello stolto, ma solo un sorriso indecifrabile dall'improbabile spiegazione. Non c'è espressione negli occhi dello stolto, ma solo uno sguardo assente dove l'ironia s'accompagna alla malinconia dove la curiosità è soppressa dall'indifferenza dove le emozioni si perdono nell'ormai arida foresta dell'assettato e affamato cervello. Non è stato nutrito il terreno non è stato nè concimato nè irrigato... niente fiori... niente frutti... solo secchi arbusti e proiezione di vuote immagini in un viso dallo statico sorriso o dall'esagerato riso. Resta l'incompetenza di chi doveva coltivare... resta la noncuranza di chi poteva fertilizzare.

Susanna Veratti

PADRE MIOPADRE MIOPADRE MIOPADRE MIO E anche se il tempo scava fiumi di rughe sul tuo viso pallido e stanco anche se i tuoi capelli sono crestati di neve e d' argento mi nutro delle tue parole di ciò che il tuo cuore mi dona, tu, ineffabile esempio di antica saggezza. Non si può fermare la clessidra inesorabile che incalza come l'avvicinarsi della tempesta perfetta, non si può cambiare l'Ordine dell'Eterno nel fluir della vita, ciò che conta è la tua onestà, indispensabili i tuoi consigli che elargisci come raggi di un sole che scalda l' anima. Da tenero virgulto a pianta forte, ben ancorata alla terra, oggi quercia dalle grandi braccia protese a chi cammina con te prima che tu raggiunga l'Infinito, ma per ora il Paradiso può attendere!

Rosella Lubrano

ELEGIA DI UN AMOREELEGIA DI UN AMOREELEGIA DI UN AMOREELEGIA DI UN AMORE Sfioro le onde come un gabbiano su quel rosseggiare che vibra al respiro del vento, bagnati di sole siamo schegge di luce nelle galassie arcane del tutto, anelanti brividi sotto un cielo incantato di noi. E vagheremo su smeraldi di atolli alla ricerca del nostro io, tirando la coda alle stelle, dimmi se è vero che l' Amore trasfigura il desiderio se sono le rose che "volano" o le farfalle che "fioriscono, siediti accanto a me, vivimi, quando le nostre labbra si rincorrono, apnea di sentimenti in quel nostro naufragare al chiaror della luna tra fianchi di vele e gocce di lampare lontane. In questa sete mi perdo e nel frattempo sogno.

Rosella Lubrano

GEOMETRIA D’AMOREGEOMETRIA D’AMOREGEOMETRIA D’AMOREGEOMETRIA D’AMORE Penso alle categorie di spazio e di tempo, Ma non penso a te Che non hai né limiti né confini, Tu che invadi tutto il mio corpo E che riempi il mio spirito. Linee, rette e parallele Tutto mi conduce a te, Alfa e Omega della mia vita!

Cristina Pappalardo

BAMBINA, IO TI CERCO ANCORABAMBINA, IO TI CERCO ANCORABAMBINA, IO TI CERCO ANCORABAMBINA, IO TI CERCO ANCORA Stretta fra la consapevolezza Del non essere più bambina E la certezza di non aver ancora vissuto abbastanza intensamente Gemo senza sosta E mi affanno A cercare un po’ di pace. Non so ancora cosa sia od Ove si trovi questo stato Di beatitudine che tanto placherebbe Scatti d’ira funesta E bufere intime di passioni Fuori tutto è sole e calma Dentro è ancora in atto una tempesta…

Cristina Pappalardo

NON È LÍNON È LÍNON È LÍNON È LÍ Piangere non potremo su di una culla di terra perché non è lì che t’abbiamo adagiato, tua madre ed io. Verremo a cercarti nei nostri desideri, nelle nostre speranze, nei nostri sogni, nei nostri progetti, nei nostri rimpianti più forti dei rimorsi: ma ora, tutto questo, è sperduto con te in chissà quale luogo, in chissà quale tempo. Vi sei giunto, da solo, in un flusso di sangue che nessuno voleva, che nessuno aspettava. Ed a noi ora rimane solamente il dolore, solamente il rimpianto. E la vita, per noi, per noi senza di te, sarà melanconia.

Alessandro Corsi

TI HO VISTOTI HO VISTOTI HO VISTOTI HO VISTO Per la prima volta ti ho visto negli occhi dolci di tua madre. Eri in ogni suo sguardo, in ogni suo respiro: mi parlasti del tempo che sarebbe stato la tua vita futura, attraverso i sogni dolci di tua madre. Poi, altri cammini ti hanno reclamato: e la tua strada, ora, non è quella del tempo. La tua esistenza si sciolse in un flusso di sangue e di dolore che nessuno volle in quel giorno anonimo nel quale molto cambiò. Ed ancora ti vedo, con gli occhi d’un padre che padre non sarà…

Alessandro Corsi

LUCIGNOLALUCIGNOLALUCIGNOLALUCIGNOLA Di bambole e balocchi potevi farne a meno di borse sotto gli occhi: di burattini pieno. Salgo sul carro ancora calpestando l'aiuola suonò campana allora marinando la scuola. Sommariamente imparo orecchie da mercante la vita spense il faro: di stracci mendicante. Mi strizza ancora l'occhio quel tentatore arguto che chiamano Pinocchio amato e poi temuto. Lui cavalcando l'onda umano e vittorioso io pelle di anaconda strisciando poi a ritroso. Tacciata d'ignoranza senza nessuna ammenda la favola che danza sipario o forse tenda?

Alessandra Sorcinelli

ATELIERATELIERATELIERATELIER Dalla cruna dell'ago vedo cose pungenti d'incantesimo vago udir vite stridenti. Di genti allo sbaraglio cammelli nel deserto chi non commise sbaglio: carovane all'aperto. Dar pugnalate a iosa cercando punizione; assoluzion noiosa indotti in tentazione. Desiderare spesso in dedalo pagliaio smarrir il senso e il nesso se macina il mugnaio.

Alessandra Sorcinelli

UN ANGELO NEL CARRELLOUN ANGELO NEL CARRELLOUN ANGELO NEL CARRELLOUN ANGELO NEL CARRELLO A diecimila metri d’altezza ho aspettato che il cielo mi scaldasse... che l’alito di Dio pompasse ossigeno nei miei piccoli polmoni soffocati. Dell'umanità aspettavo quel calore sempre in letargo tardivo sonnacchioso... aspettavo che lassù qualcuno almeno m'avvolgesse in una coperta d'amore e invece è stata apposta sul mio petto la firma di un'atroce indifferenza l'indifferenza di chi da troppo tempo da tanti anni senza saperlo è morto. Inseguivo in quel carrello la mia stella... di ogni bambino volare è il grande sogno noi bimbi con gli occhi spalancati d'una farfalla inseguiam la danza o quella di una bolla di sapone o quella di un aereo di cartone o sulle nubi quella d'un aquilone! Volare è il desiderio di ogni bimbo l'avventura di viaggiare e di scoprire nuovi volti nuove terre e un altro mondo... anch' io del volo m'innamorai un giorno sulle pazienti spalle di mio nonno e una sera vidi in ciel fra tante stelle quella più luminosa... era la mia!

Enzo Parato

E A TAVOLA COL BILANCINOE A TAVOLA COL BILANCINOE A TAVOLA COL BILANCINOE A TAVOLA COL BILANCINO La luna adagiata sul mare e noi pronti a salire sui carri per conquistare le orse e c’era quella siepe nascosta e sulla spiaggia quel plaid e poi c’era l’amore! E a tavola col bilancino pensieri di pane e di carne e nella stalla la biada e per l'inverno conserve e della zappa quel manico... grondante...mille volte sputato e nei campi giusto...ordinario anche il sudore sfruttato e persino la terra rubata... in nome di un dio silenzioso... che faceva finta di niente!

Enzo Parato

TI ASCOLTOTI ASCOLTOTI ASCOLTOTI ASCOLTO Dimmi se anche il tuo mare ha smesso di infrangersi, se si è arreso all'urto degli scogli; dimmi se anche la tua stella si è spenta e rimane nel cielo la luce di qualcosa che non esiste. Poi dimmi se ancora ci pensi alla vita, se ancora pensi alla morte, se ancora le nostre ombre si incontrano e fanno l'amore. Poi dimmi se è stato così facile sparire, se ancora adesso vorresti morire; ma non puoi più dirmi, ed è tutto un dolore e quando stilla una lacrima, brucia; la cicatrice si cela ma la lama affilata non cede, ed è sangue e tristezza quella che non si vede.

Giovanni Parentignoti

BIANCANEVEBIANCANEVEBIANCANEVEBIANCANEVE Isole, sballottate e perdute entro tempeste di ansie, tremanti come neonati che attendono le braccia della mamma, il segno violaceo, strappato alle vene, del nostro sangue, inerti, tra i tanti patimenti mai dimenticati; anime che sussurrano sofferenti nel nulla della notte, voci eternamente angeliche distrutte dalle fumanti braci del male, donna inginocchiata sotto l’ombra fangosa del suo aguzzino, il pugno chiuso dopo la falsa carezza che chiede perdono; là, dove non c’è speranza, si perde il sole, tormenti e la ricerca di un canto per evocare Maria, s’ode un batter di ciglia e il rosso fuoco risalta, piangi, sotto il furioso vomito di calci e ingiurie; ma hai pianto troppo donna e appare atroce la luna, anche il sole nero, dal tuo dolore inondato e triste, mille sogni andati appaiono come bruciature, ti inarchi al dolore, cedono mesti i ramoscelli; eppure un giorno fu per te anche estate, appagata costruivi poesie sulla vita, la giovine dolcezza, i profumi e il mite cuore, barbaro il cielo t’ha imbevuto di violenza; le tue mani porgi all’amore e ai fiori di mandorlo, trova nei grandi prati viole simili a strofe, fuggi, su cavalli dai dorati crini, intingi i tuoi calici di tenui sapori; donna, suona come un sospiro, tromba di vita, risorgi in te, per non morire in un disperato pianto, alla fine delle fiabe solo l’orco muore mentre il bacio della vita sveglia Biancaneve.

Giovanni Parentignoti

PER L' ETERNITÀPER L' ETERNITÀPER L' ETERNITÀPER L' ETERNITÀ Ti amavo, ti amo, ti amerò. Ti amo di un amore eterno al di là della fine dei tempi, in tutte le eternità. E se avessi un'altra vita, ancora e ancora e ancor di più... E più ancora ti amerei.

L'anima mia ti ho donato come forziere per il tuo amore. Il mio cuore ti ho regalato come custodia per i tuoi desideri. Solo te ho scelto, unicamente te, nella mia vita sempre tu: nell'incanto del cielo nelle rughe del mare nel sorriso di un bimbo nella sabbia rovente nel cuore del mio cuore. La mia vita è un sonno leggero, mi perdo nel tuo sguardo, m'immergo nuda nei tuoi occhi e all'ombra dei tuoi baci mi ristoro...

Oh come saprei amarti amore mio, come nessuno seppe mai! Morire e ancor più amarti e ancor più amarti e ancor più. E più ancora

Andreina Moretti

OLTRE LE NUVOLEOLTRE LE NUVOLEOLTRE LE NUVOLEOLTRE LE NUVOLE Solo per te voglio aprire una finestra nel cielo, solo per te sfiderò le stelle, solo per te lotterò per stringerti ancora. Senza rumore la notte mi avvolge, cerco i tuoi occhi negli occhi degli altri, non riesco a perdonare il mio cuore che senza di te si arrende. Scusami se ti penso e piango, scusami se sono ferita e cado stringimi ti prego...stringimi forte stringimi ancora...stringimi Parlami mentre socchiudo gli occhi mi illudo di averti ancora qui, fammi volare nel tuo cielo portami oltre le nuvole. Ogni volta che mi sembra di averti vicino sono sicura di avere solo sognato quello che è stato mai più sarà, l'amore perso che solo a te avrei donato.

Andreina Moretti

NUOVO GIORNONUOVO GIORNONUOVO GIORNONUOVO GIORNO Ho visto il sole sorgere su di un sentiero muschiato, tappezzato di gratitudine e speranza. E mentre la madre Vita mi chiamava a sé, ascoltavo la sua breve musica su pietre e ciottoli ringraziando di esistere. Poiché ieri era solo un sogno mentre oggi è la visione di questo nuovo giorno!

Mary Salonna

GOCCEGOCCEGOCCEGOCCE Questa pioggerella che velata si posa sul viso, lascia leggere gocce alibi per il pianto. Si nasconde il dolore al mondo mentre i sorrisi mentono ai giorni che trascorrono silenziosi.

Mary Salonna

RICORDORICORDORICORDORICORDO Ricordo il tuo sorriso stanco a specchiare l’oltraggio del tempo a scusare le mani vuote ma non d’amore da appoggiare ancora sul dorso degli anni a rendere meno amari i giorni strappati al fato con carezze da donare con gesti fragili di piuma. Ricordo quelle mani contorte come rami appoggiate sul grembo a dire l’affanno delle foglie cadute nel tempo troppo veloce da rincorrere anche nel vento dei sospiri. Ricordo di te,mamma, le radici salde di quercia colpita dal fulmine smantellate dal destino avaro di quell’unico dono che chiedevi: un sonno generoso come lo era stata la tua vita.

Gabriella Paci

DIVINA SCIENZADIVINA SCIENZADIVINA SCIENZADIVINA SCIENZA Viviamo nel tunnel delle nostre vecchie paure verniciate di nuovi nomi che rivestiamo di indifferenza per mascherare il nero che affiora. Ma i virus, le guerre, la terra che arde e si ribella in apocalisse improvvisa ci rendono formiche impazzite senza più biche dove rifugiarsi. Ci aggrappiamo smarriti ai margini della vita,nella speranza che la rete del destino abbia maglie larghe per poterci dare nel varco la via di fuga… Ma la paura è tatuaggio che si disegna sugli occhi che invano chiudiamo davanti alla tv cambiando canale e illudendoci che sia tutto virtuale e che dentro le nostre case con le luci a led illumineremo gli anfratti bui dell’ineluttabile legandolo al filo tenue della rassicurazione. Sfugge dalla rete il guizzo dell’imprevisto ed è di nuovo un alzare lo sguardo a cercare risposte nella divina scienza…

Gabriella Paci

I BATTITI DEI NOSTRI CUORII BATTITI DEI NOSTRI CUORII BATTITI DEI NOSTRI CUORII BATTITI DEI NOSTRI CUORI Hai invaso il mio cuore con la tenerezza delle tue fattezze in un impeto dolcissimo di grande dedizione. Sei diventata il mio incendio che non si spegne ma che brucia la mia passione in un fuoco divorante che non mi lascia scampo e mi travolge lasciandomi attonito ad ammirare la tua bellezza. Tu sei l’altra metà di me stesso che mi porta in fantastici luoghi in cui l’amore esprime l’essenza di ogni brivido di ogni sospiro per esplodere appagato in un momento di vera felicità. I battiti dei nostri cuori sono rinchiusi in un unico impulso vivendo per l’altro e morendo per sé. Unica ragione della mia esistenza portami al confine tra la vita e la morte ma non farmi scegliere il mio destino per paura di perderti in un istante.

Sergio Santoro

CANTO D’AMORECANTO D’AMORECANTO D’AMORECANTO D’AMORE La pelle bruciata cotta al sole implacabile amico e nemico ancestrale le mani affondate nella terra argillosa ed umida compagna di fatica e cavallo selvaggio da domare l’acqua salvifica che irrora il lavoro e l’insonnia crudele alluvione di un unico compito. Ancora dolenti le ossa umide di pioggia corrose da un tempo senza fine le mani contorte calli mai sopiti di attrezzi e vanghe di zappe e rastrelli. Il genio dell’uomo portatore di novità e di riposo nuove frontiere per un mondo sempre uguale sonno ristoratore di un’immane stanchezza ma il cuore ardente di impegno legato a quel contatto sublime voluto sempre e sempre reietto vola al passato per comprendere l’oggi. Verranno nuovi orizzonti di un mondo che cresce troppo in fretta e vive col fardello greve del dovere esclusivo per rendere il giorno più facile da vivere e portare con pazienza il peso di una vita dalle radici antiche.

Sergio Santoro

NONNANONNANONNANONNA Lacrime dal cielo in questo buio pomeriggio. Lacrime dal cielo per ogni stella che muore. Lacrime dal cielo nel silenzio del mio cuore, che placano quel vuoto che mi assale.

Leonardo Ramaioli

TRAMONTOTRAMONTOTRAMONTOTRAMONTO Danzano le nuvole nella lirica del vento abbandonandosi ad uno spettacolo che solo il cielo puó dare. Colori che richiamano fascini enigmatici tra respiri e sospiri nella musica dell' anima. Abbracci di rosa levigano le ombre della sera magicando i silenzi per divenire poesia. È quel sentirsi sfiorare dalla quiete della natura per lenire i tormenti che attraversano i pensieri. Vivo gli attimi incantati che rivestono il cuore in questo tramonto cullato da coriandoli di parole e un crescendo di emozioni che sorridono alla vita.

Marina Doria

PER ELISAPER ELISAPER ELISAPER ELISA 27 gennaio, giorno della memoria: per non dimenticare E vivrai nel mio cuore che ti stringe in un abbraccio nel silenzio di voci disperate che giungono da lontano; tu viva tra i morti all'ombra di Auschwitz. E vivrai nell' amicizia di due anime cosi diverse ma legate da un' indissolubile filo di seta, incatenate dai tuoi lampi di ricordi nel fumo di sigarette accese guardando insieme la luna. E vivrai oltre il vento dei pensieri, oltre gli echi di profondi dolori oltre la dignità calpestata, oltre le pagine ingiallite di un libro dove la tua grafia gentile ha appuntato una dedica: "Con Amicizia, per non dimenticare..." Elisa Springer.

Marina Doria

UN CAPELLO ORMAI BIANCOUN CAPELLO ORMAI BIANCOUN CAPELLO ORMAI BIANCOUN CAPELLO ORMAI BIANCO Vorrei raccontarti cosa mi è successo, è stato come cadere nel fondo di un pozzo senz’acqua e senza respiro. E quando nella notte i miei pensieri si tuffano nel mare delle incertezze, non mi resta che ricominciare percorrendo quel cammino delineato di saggezze. Alle volte capita di fermarmi a osservare il mio profilo riflesso allo specchio lunare circondato da lacrime di stelle. Un posto su cui giacere io cerco per lavorare sulla tela della mia vita e seguire così i colori del mio treno. Forse un giorno seminerò un chicco d’inchiostro per lasciare le mie tracce su un tappeto d’erba fresca. E allora io ritornerò viva, dentro di me nascerà quel sole diventato luna in quella notte che mi hai abbandonata, madre. E allora la mia anima afferrerà i sogni tanto amati, reperibili su un capello ormai bianco.

Elena Maneo

IL LEONE ALATOIL LEONE ALATOIL LEONE ALATOIL LEONE ALATO Cerco nei tuoi occhi un po’ d’affetto in un giorno troppo lungo per dormire sopra a un abbraccio dimenticato con una lacrima incollata sulle ciglia, preghiera muta e mai ascoltata. Ed è una trina questa voce che sento ancora indifferente alle cuciture di quel dolore forte e violento, che sopravvive nelle vene dell’anima. Le mie parole sono solo frammenti senza senso, senza libertà, senza scelta. Osservo quell’oggetto: il Leone Alato di legno, che mi regalasti al mio onomastico. La mia città, Venezia, un cuore di mamma che non si arrende all’acqua grande, salata come le lacrime dei suoi figli. La tempesta passerà, e io risorgerò come questo simbolo di legno, in questa routine di giorni perduti.

Elena Maneo

MARINA DI MARZOMARINA DI MARZOMARINA DI MARZOMARINA DI MARZO Cucali lesti e prigionieri di un vento che attanaglia, ardite ali che spezzano il cielo, rombi concentrici che s’alzano al limite del colle che s’adagia. Ritorno agli stilemi freddi dell’onda, assorbo in tre minuti le formule di strati e spuma, vongole rotte e volate a stuzzico, gabbiani calcano vortici dentosi a ritroso il banchetto languido di pezzi e scorie, vomito di sale. Nella sclera immobile scruto -il vento mi contrasta ancora- Bisettrici allungate di visioni nelle mire cariche tra qualche confine autentico che a marzo svela nell’aria e lui non sa.

Lorenzo Spurio

MANI DI CORTECCIAMANI DI CORTECCIAMANI DI CORTECCIAMANI DI CORTECCIA La sera che ritorna, flessuosa e seria, come lucido stendardo, -compunta- dopo il viaggio avanza sulla scala delle onde. Eppure si direbbe che la luna, macchia sfocata tra le gore d'aria, il piolo renda a tratti scivoloso. Lucore che si sgretola, non visto e in circolo si dilegua tra i capillari del vento che dismisurato gorgheggia e fa innalzare le foglie biancastre come mani di corteccia, ispide, infinite e torte; nel tremolio fiacco sussurra alla stella di destra.

Lorenzo Spurio

VA LIBERA E FELICEVA LIBERA E FELICEVA LIBERA E FELICEVA LIBERA E FELICE Una leggera brezza accarezza i tuoi biondi capelli. Il sorriso che illumina il tuo viso scopre i tuoi occhi che infondono dolcezza. Il tuo sguardo felice accompagna le tue corse con la bici verso mete sconosciute. Traguardi nascosti si fondono nella magia che emani. Va libera e felice i sogni e le speranze vivono in te.

Franco Bonatti

UNA PARTE DI ME È IN TEUNA PARTE DI ME È IN TEUNA PARTE DI ME È IN TEUNA PARTE DI ME È IN TE Speranze che si perdono nel vento trasportate da illusioni che non voglioni morire. Susseguirsi di incogniti sentimenti che senza un riscontro si trovano a vegare nel vuoto. Sogni irreali che sembra si trasformino in incubi con l'allontanarsi della presenza. Istanti magici, reali, che il tempo non cancellerà: vivranno per sempre.

Franco Bonatti

STRANO IL PENSIEROSTRANO IL PENSIEROSTRANO IL PENSIEROSTRANO IL PENSIERO Come è strano il pensiero: C'è chi vede tutto rosso e chi invece solo nero, eppure la luce è bianca, come mai tanta distanza? Sarà che l'esperienza filtra ogni conoscenza e ci fidiamo della vista fermandoci all'apparenza. Tralasciamo delle cose la più profonda essenza, che ha un solo colore, quello puro dell'amore.

Marino Moretti

SAPORISAPORISAPORISAPORI Ci sono sapori che soddisfano il palato, altri che gusti senza aver mangiato. Se l'anima è ferita senti com'è amara a volte la vita. Ma dolce è il sorriso dopo che una lacrima ha lavato il viso. La gioia della gioventù la comprendi quando non c'è più. Allor hai assaporato quel primo bacio mai dimenticato. Or che hai provato dell'amore il frutto sai che è il sapore che ha più gusto.

Marino Moretti

IMMERSO NEI RICORDIIMMERSO NEI RICORDIIMMERSO NEI RICORDIIMMERSO NEI RICORDI Forzando l’ingresso, indicante il divieto d’accesso, nella mente mi addentrai alla ricerca di un ricordo perduto. Un dedalo di viuzze mi si parò innanzi. Disorientato intrapesi un’erta che mi condusse, faticando non poco, ad un verdeggiante pianoro. Alte cime sovrastavano la radura ad infittire la mia ricerca. Quando ormai disperavo intravidi una china. Presi coraggio, mi avventurai e fiducioso la affrontai. Arrivai ad una grande fonte, limpidi rivoli di ricordi la ingrossavano. Essi scendendo le cime rigeneravano la fonte. Da lei mi lasciai sedurre. Nella ricerca del ricordo mi immersi e felicemente naufragai.

Pio Ferla

L’ ETERNOL’ ETERNOL’ ETERNOL’ ETERNO Sulla terra dove tutto ha inizio e fine fugace è la bellezza, al bene e all’amore l’uomo è incline, l’incognito gli procura tristezza. Consapevole di limitata esistenza aspetta con timore l’infinito, l’eterno e l’acerba sapienza lo espone a una vita d’inferno. L’animo, turbato dall’evento, è assalito dal male che è nel mondo che, preso il sopravvento, gli penetra il cuore, nel profondo. L’uomo perde il lume della ragione vuol esser lui l’assoluto, il bene non ha più decisione, compie il male che mai avrebbe voluto. Nella sua vita ora cala l’inverno, non s’avvede d’averlo voluto, solitario incontra l’eterno per un viaggio legato al vissuto.

Pio Ferla

AMAMAMAMARA VERITÀARA VERITÀARA VERITÀARA VERITÀ Tendo a celarti, ma sei sempre sulla mia bocca; respingi il falso pensiero, quando al buio la parola non tace, e crei in me voragini di tristezza. Amara verità, ti avvolgo nella maschera dei sogni, che senza pudore compaio tra le genti, e non scorgi nell’animo confuso, l’invano desio, di evadere dalla cruda realtà. Ma sempre tu vinci la mia fobia, nell’incubo della sconfitta morale, nel dolore, la mia mente assale, che gloriosa, rovesci il male. Animo infelice a te non accetta, nel negar la tua voce, tiene lontano altrui chi fosse, ignaro di te, che diverso per la sorte a svelar intende, quel che di verità ti appartiene.

Celestino Magliacane

SPECCHIOSPECCHIOSPECCHIOSPECCHIO A te, che al solito riversar lo sguardo, risalti l’estetico valore del corpo, ma non nascondi i miei abbagli, e quelle magagne mai emerse alla luce, celare non puoi, nel silenzio dell’immagine riflessa. Non ti chiedo di rivelarmi, oltre quanto risalti ai miei occhi, or che le impronte della verde età son cancellate dal tempo vissuto, trascinate dalle onde dell’ignoto, nell’attesa della meta che m’aspetta. Né voglio che mi costringi a rimpiangere il passato, che mi vede scivolar nel limbo delle colpe, or che mutar le sorti, più non posso, e prigioniero nell’ombra, dentro le mura della tristezza, disperso nella speranza di cruda amarezza, confuso nella mente sbarrata dagli orizzonti. Non rendi opaca la mia apparenza, di fronte ai miei tristi lamenti, anche al ritornar sui miei passi, sembra udir sempre più forti, perché non riesco a placare il dolore, quando l’assalir dei miei pensieri mi duole. Nel solito contemplar delle scelte del mio tempo, che il volto mi hanno segnato, seguite dagli urti del destino, lungo quella via di soli miraggi, alle spalle di quell’eco lontano, che il ritorno sulla retta via invocava invano. Perpetuo sfogo, e ti costringo a sopportare, al pianto struggente, assuefatto, sei l’unico a tacere, dinanzi la verità, chiusa nello scrigno della coscienza, con voce sempre più fioca in me descrivo, alla luce di un volto riflesso, e sicuro che solo tu mai ti romperai, davanti al mio grido.

Celestino Magliacane

COMMIATOCOMMIATOCOMMIATOCOMMIATO E' questo il momento di salutarci. Forse ci diremo “ciao” o “stammi bene”, ci guarderemo un attimo di più, perché sarà come dire “addio”. Siamo ormai all'ultimo anello di una catena che è stata dolce, ma non unirà mai niente e noi lo sapevamo da tempo. Oggi comincerà una vita nuova e sarà come se non ci fossimo mai conosciuti: il nostro amore una favola durata oltre la sua fine, per dare un senso a quei minuti in cui sentivamo ancora di esserci necessari. Strano e difficile l'amore: forse è stato soltanto tempo perso, forse era un affetto vero che voleva superare le nostre differenze. Ma oggi ti lascio andare: domani proverò a convincermi che tu non esisti, sei stato un sogno, un romanzo, e non vorrò incontrarti ancora per non costringere il mio cuore a riflettere più a fondo.

Renata Pieroni

PIOGGIA DI PRIMAVERAPIOGGIA DI PRIMAVERAPIOGGIA DI PRIMAVERAPIOGGIA DI PRIMAVERA Pioggia di oggi, pioggia di un anno fa. Sono sempre e solo gocce, lo stesso brivido umido nel corpo, lo stesso odore di terra che rinasce nella primavera. Eppure è diverso: altre sensazioni e una tristezza intensa stavolta. Guardo la pioggia ben riparata dietro al vetro, ma non so che farmene del calore di casa. Ricordo due ragazzi innamorati e senza ombrello, le fughe sotto i portici, le scarpe fradicie che accompagnavano il ritornello dell'acqua. E le gocce, sui nostri capelli arricciati dall'umido, erano perle a incoronarci sovrani di un regno ormai perduto.

Renata Pieroni

FFFFILOSOFANDOILOSOFANDOILOSOFANDOILOSOFANDO Spezza il filo che ti lega alla luna al sole, alle stelle. Sveglia il tuo corpo meccanico all'ombra del sogno misterioso e rivestiti come bambino poltrone e sordo ad inutili richiami. A primavera dormi, aspetta l'estate, ritrova la ragione, interroga i tuoi oracoli, consulta le tue muse, spiegati la vita. Ti si offrono amori, giorni e giorni ancora resti di vita senza ragione da vendere alla fiera del perduto. Non ti resta altro che far morire i tuoi pensieri all'aperto invasi da fiumi di critica. Spezza il filo che ti lega alla luna al sole, alle stelle, il filo della tua mimica che riflette il travaglio di una cosa, una figura in piedi: un filosofo perduto in mille pensieri che non conosce più. E sorridi e scrivi falso filosofo, scrivi il tutto bello, spezza il filo che ti lega alla luna al sole, alle stelle, spiegati la vita.

Michele Pochiero

NATURA MORTANATURA MORTANATURA MORTANATURA MORTA Un verde virgulto d'abete con le zollee radici alinfatiche, usato per la gioia di un giorno, un Natale, si spegne rinsecchendosi ai piedi di un compagno più fortunato, trapiantato: chissà se almeno lui non morirà? Se non sarà rigettato se non sarà riusato forse.....

Michele Pochiero

VIVO UN TEMPO RUBATOVIVO UN TEMPO RUBATOVIVO UN TEMPO RUBATOVIVO UN TEMPO RUBATO Ore e giorni che non mi appartengono Rubo con gli occhi e i silenzi Rubo i fiori dai giardini che non ho Ed è noto che sono una “ladra di rose” Guardo i sassi del fiume Attraverso l’acqua chiara che scorre Un’attesa di giorni Che accorciano le distanze Ogni giorno è un giorno che rendo.

Bruna Cantaluppi

TERRA E CIELOTERRA E CIELOTERRA E CIELOTERRA E CIELO La linea dell’orizzonte Divide il mio pensiero Che liberamente si perde Tra le nuvole e il prato. Si trova imbrigliata nella siepe di biancospino Che divide il campo E sfiora come una carezza Un pettirosso che si è rifugiato Dal freddo dell’inverno. Un raggio di sole Si affaccia e dolcemente mi saluta Niente cambia tra la terra e il cielo La primavera arriva sempre dopo l’inverno.

Bruna Cantaluppi

FARFALLA SENZA ALIFARFALLA SENZA ALIFARFALLA SENZA ALIFARFALLA SENZA ALI Ti ho visto volare come una farfalla di fiore in fiore ma senza ali te le hanno strappate senza alcuna pietà ma tu riesci a volare con il pensiero senza voce con le mani che afferrano fiori immaginari profumati e volteggi sulle tue ruote sospinta tra i petali colorati Li sfiori con il sorriso che vince sofferenze e pregiudizi i nostri che non accettano di vederti prigioniera in un corpo che non ti appartiene ma ti avvolge in un abbraccio mortale ma tu sorridi e voli di fiore in fiore felice leggera e lontana nella luce luccicante della notte.

Carlo Lobina

HO VISTO PINAHO VISTO PINAHO VISTO PINAHO VISTO PINA Chi sei? Che mi guardi per scrutarmi i pensieri. Chi sono? Perché sono qui che non vi conosco? Ho rovistato nei miei ricordi Ma sono svaniti, mi sfuggono Non trovo i suoni, le parole, i volti. Cerco e non so cosa cercare Nel buio che mi avvolge Nel silenzio che c’è dietro ogni rumore Ecco, Si! Per un attimo una luce Ma dove è andata? Chi? Cosa? Chi sono? Dove sono? Perché mi parli? Non sento le tue parole E non so chi sei. Non ho un sentimento Che cosa è un sentimento. Di chi è questo sguardo Non ho pazienza di ritrovarmi Chi sono? Chi sei, che mi parli e non ti ascolto? Voglio andarmene Ma dove? Perché? Chi sono? Ho lottato, ma mi hai vinto Forse Ma la mia anima non l’avrai Corre libera, nella speranza E un giorno la ritroverò.

Carlo Lobina

MADRE DI PLASTICAMADRE DI PLASTICAMADRE DI PLASTICAMADRE DI PLASTICA (dedicata a C, una donna amorevole, quanto una genitrice non di sangue, degna di tutto rispetto..) Nel cielo grigio, Avrei voluto inseguire il tuo sguardo smarrito Che gli occhi dal pianto Hanno perso colore. Tu così pietrificata dall'orgoglio Che estate più non esiste. Eterna pioggia Ove la vergogna mi spoglia. Amor tuo che adesso sa di fiele, Mia dolce madre di plastica, Solo chi è dentro le mura come noi comprende. Ti supplico per un eterno attimo che ancora luce fioca, Rimasta nei nostri fondali Arde come l'unico gesto d'amore che ci salva.

Giovanna Fichera

RIPOSORIPOSORIPOSORIPOSO Riposo accanto agli antichi arbusti Mentre il vento sfiora il mio viso fanciullo Ascoltando innocenti note di un fringuello Ove il mio corpo giace spoglio di riflessioni tristi. Riposo in silenzio come i grandi robusti Con l’animo libero come un ruscello Imparando che il dolore è nullo Senza tremore e consapevole che tu esisti. Riposo mentre in silenzio i fusti Del grande saggio e antico mirtillo Portano nutrimenti eterni e vasti. Riposo le mie fragili vesti Affascinata dal canto di un grillo Risorgendo così i miei sentimenti esausti.

Giovanna Fichera

STRADE SILENZIOSESTRADE SILENZIOSESTRADE SILENZIOSESTRADE SILENZIOSE Osserviamo strade silenziose i nostri percorsi ora sono quelli dell’anima. Il tempo, sempre insufficiente tiranno, non lo rincorriamo più. E’ fuori sul balcone, rilassato seduto su una sedia a dondolo. Ascolta il silenzio osserva la Natura che, libera dalle nostre oppressioni, sembra essere rinata. Ci siamo smarriti nel silenzio per ritrovare la giusta dimensione. Le parole riprenderanno ad essere essenziali gli abbracci a sconfiggere il dolore. Strade silenziose dove un incubo ridimensiona il valore delle cose rispetto alla correttezza delle azioni. La meta sarà raggiunta lottando senza sosta attraversando la paura. La vita riacquisterà per tutti la giusta importanza dell’essere vissuta.

Lolita Rinforzi

AMOR CHE NON SI ANNULLAAMOR CHE NON SI ANNULLAAMOR CHE NON SI ANNULLAAMOR CHE NON SI ANNULLA Come sol tu sei amore. Amore che mi fa sprofondare in agonia, i tuoi occhi vividi di passione, le tue braccia giganti avvolgono il mondo che ti è intorno, lo stesso che diventa il mio. Come sol tu sei amore, non come il Dante che amava e amor non strinse... Amor che tocco, Amor che vivo e nell'inconscio della notte sogno. Come sol tu sei Amor, che non mi respinge come Bea che si fece felice in un Dante Sommo che si rese infelice.

Carmela Nuzzo

LADRO DI CUORELADRO DI CUORELADRO DI CUORELADRO DI CUORE Era pallido come la luna che si flettea nel lago d'inverno. Era un sogno che si nascondea tra i rami scossi dal vento di notte. Era follia che battea e folgorava il respiro!

Carmela Nuzzo

IN UNA MATTINA DI PRIMAVERAIN UNA MATTINA DI PRIMAVERAIN UNA MATTINA DI PRIMAVERAIN UNA MATTINA DI PRIMAVERA C’è una maniera particolare con cui a primavera si riscalda in progressione il rosso della crassula. L’appoggio nel punto della stanza che più s’illumina alla mattina per il sole che fluisce fra le foglie dell’acacia smeraldina. Chissà per quale tipo di assonanza, per che bussola mentale, il vermiglio variare della gradazione mi ricorda una barca rossa appoggiata ad un susino in fiore, sulla sponda dell’umile naviglio dietro la stazione. Ricordo la barca rossa, e quattro palafitte, reti a bilancia con giochi di carrucole, orti compositi su muretti di cassette, biciclette a pezzi, file di remi, fra i pali nude nasse, piccionaie per gabbiani. In una mattina di primavera davo le spalle al traliccio del ripetitore; di acacie, sullo sfondo di vagoni smessi, una sonora giovane cornice nascondeva benevola il prefabbricato del mobilificio. Ecco forse non è il colore, non ha importanza, forse è l’immaginario tintinnare dei sonagli di smeraldo dell’acacia, mossi qui adesso dal giorno che s’alza, sull’argine allora dal soffio del mare.

Stefania Calesini

COME UN BALCONE FIORITOCOME UN BALCONE FIORITOCOME UN BALCONE FIORITOCOME UN BALCONE FIORITO Ad un tratto avverto di aver voglia di nutrire, di esser viva, mi sento come un balcone fiorito affacciato su un mondo imperfetto: l’assito è coperto di margherite azzurre, astri e tenaci gerani, intreccia il parapetto il suo disegno di ricami. Allora mi sono seduta all’aperto, ad un tavolo della pasticceria nel largo incrocio con la piazza principale del paese, a guardare il cielo, il traffico, il parcheggio, l’ostile segnaletica, l’onorevole armonia delle logge e delle case, ravvivate dalla tagliente lucentezza di una tarda estate. Allegra gonfiava la tenda l’alito mite del giorno, bianca serena bandiera alla luce e alla vita, svelava a cadenza la banchina fiorita.

Stefania Calesini

COME PENELOPECOME PENELOPECOME PENELOPECOME PENELOPE Pazientemente ricamo sulla tela della vita, come Penelope, la mia attesa di te. Aggiungo e tolgo punti intrecciati a schemi immaginari su rigo musicale. Lascio alle onde marine il gravoso compito di arrivare alla battigia e dissolvere le lacrime cadute su sabbia rovente.

Gianna Costa

ASSIEME ALLASSIEME ALLASSIEME ALLASSIEME ALLE AQUILEE AQUILEE AQUILEE AQUILE Sembra che il mondo solitamente così frenetico si sia autoinflitto lo stop. Solo il fruscio del vento spazza oggi le strade vuote e silenziose. Si insinua tra nuove verdi foglie tra fiori appena sbocciati dando origine ad una cascata di petali simili a fiocchi di neve. Unica padrona del gioco è signora Primavera che manda uccelli cinguettanti alla ricerca di pagliuzze e rametti per un nuovo nido. Provo anch’io a volare sempre più in alto e assieme alle aquile accarezzare le nuvole.

Gianna Costa

IN UN GIORNO DI DONNAIN UN GIORNO DI DONNAIN UN GIORNO DI DONNAIN UN GIORNO DI DONNA Consegna l’alba al nascere del giorno le sue vele porta con sé ancora qualche ricordo di faccende prossime, rimandati sospiri; nudo il cielo tra le case non nasconde la sua bellezza. È donna, mamma e sposa, pensiero, amore e gioia colei che conta le ultime ancore di sonno mentre il bimbo adorato nell’altra stanza astuto già ripassa il suo programma di richieste giornaliere. Recide la virgola dell’ora un trillo ispido, impietoso. È un gioco di frontiera questa nuova partita, mai t’abbandona il sorriso che dolce si ripara nella conchiglia del tuo viso. Strattona la fretta ringhiante del traffico auto, clacson, centimetri da conquistare nel giornaliero porto vorticoso che però non riesce a scolorare la luce che ti danza sulla pelle; né ti velano gli angolosi tracciati del lavoro a braccetto con mani e occhi e voci che spesso del mare non hanno il colore vero. Ancora voli tra le spiagge disallineate del tempo palestra, catechismo, compiti da verificare fino a quando si nasconde l’orizzonte della fatica. Stemperano le prime rughe giovani una carezza calda amica, un palpito, un fermento. Domani germoglierà un altro passo di destino. Resterai multiforme incanto. Donna. Muliebre eco di vento.

Giuseppe Mandia

I SUONI DELLE MIE STAGIONII SUONI DELLE MIE STAGIONII SUONI DELLE MIE STAGIONII SUONI DELLE MIE STAGIONI Mi cattura un senso d’autunno, forse d’inverno, un ricordo che vorrebbe essere suono leggero di castagne allegre, uva, figurine di pane e coriandoli dolci di panna e amarene; un’anima di vento che potrebbe spannare le note sottili di quella corte affettuosa al mulino del presente celata feconda armonia di scoperte, parole, volti, visuali impaludati o dispersi in un tempo da nulla. Ma non suona più la fisarmonica vissuta da mio padre la paura delle mie mani bambine tra ciliegie prese al di là del cancello; il vigore sano di quel fiume che spumava sui sassi rassicuranti e il capriccio biancazzurro dei fiori a inventare incroci di candore e bellezza. Qui è ora di profili arroccati tra prospettive straniere, di gomiti e minuti invisi alle stelle come i miei sogni indistinti granelli nelle panie di un sordo cammino. Ci sono accordi sbagliati nello spartito del mio destino che reca nostalgie e assenze all’ultim’ora del giorno sotto un cielo che risuona, quasi estremo. La sera smaglia l’ultima sua voce. S’incantuccia il mio respiro e chiama compagnia. Ritrova la speranza in prossime stagioni sulla battigia del penultimo pensiero.

Giuseppe Mandia

ANDANDO VERSO CASTIGLION FIORENTINOANDANDO VERSO CASTIGLION FIORENTINOANDANDO VERSO CASTIGLION FIORENTINOANDANDO VERSO CASTIGLION FIORENTINO Gioivo quel giorno quando le nuvole battevano la fiacca nella corsa col sole e da poco avevo perso i brividi di un lago le vertigini di una famigliola di case che respiravano a una spanna dal cielo. Conquistavano i miei occhi poveri di straniera le colline di ovatta verde e lenzuoli gialli le zolle di terra intensa e vera come la fatica la vita umile e pulita che abitava nell’ordine di strade e chiese baciate dalla storia e dalla passione. Di fronte a questa briciola di ricchezza innamorati sono i miei sensi che cercano solo un abbraccio o una carezza ospitale che qui insieme trovo nella genuinità delle mani deliziose e generose di questa culla città.

Alla Melnychuk

QUANDO NASCE UN BAMBINOQUANDO NASCE UN BAMBINOQUANDO NASCE UN BAMBINOQUANDO NASCE UN BAMBINO

(ad Andrea Kramar) Ho visto i tuoi occhi dipinti d’azzurro illuminarsi di neve; ridevano zucchero come i miei estasiati e mutati in un felice leggero volo d’airone in quel momento che non sarà mai lontano. Nascevi, così come una vela candida si apre al mare e vive di sole; nascevi, approdando nel mio cuore che avrà sempre per te l’odore dell’amore. Chissà quante lune conosceranno i tuoi giorni e se ricorderai le mie mani domani; certo abiterò nel tuo porto inesperto respirerò festosamente ogni tua onda che chiamo sorriso baciando, carezzando, cullando quella tua pelle di piccolo scrigno ucraino che ha colori d’aurora e di miele e intonando con te un motivo bambino. Arcobaleno nel mio cammino.

Alla Melnychuk

IL SOGNOIL SOGNOIL SOGNOIL SOGNO Sei sogno che torna al mattino. Musica lieve da lontano. Poesia di stelle lucenti e, canzoni sussurrate. Non sono poeta, sulla sabbia tratteggio silenzi d’amore. Cercami nel messaggio del mare, ascoltami nel lamento della conchiglia. Al chiaro di luna abbracciami: senti il palpito.

Aldo Palmas

TORNERANNO QUEI GIORNITORNERANNO QUEI GIORNITORNERANNO QUEI GIORNITORNERANNO QUEI GIORNI Si apre il cielo. Ascolto i tuoi occhi recitare, magiche poesie. Farfalle indugiano su fiori di primavera. Volano via; coi sogni del colorato mattino. Sai, certe sere mi fermo a parlare con il mare. Torneranno quei giorni; scriverò soltanto per te.

Aldo Palmas

SEMBRANO SOLISEMBRANO SOLISEMBRANO SOLISEMBRANO SOLI Regala sprazzi della sua tristezza ai sassi di polverose strade. Un tratto d'asfalto diventa moquette per le sudicie scarpe. Arroventa le mani sui pantaloni bucati; stiracchia alla meglio l'unica, lacerata camicia nel giorno che tarda a passare. Al suo confidente - un bastardo impigrito - vorrebbe donare qualcosa di più di un ingiallito tozzo di pane, mentre avvicina l'ingrata notte. Per giaciglio una panchina accogliente, per tetto un manto di stelle ... sembrano stelle - lui e il suo cane - ma sfornano progetti da realizzare un'alba tardiva ... che la loro magnanimità si ostina a chiamare VITA.

Elena Caiazzo

PREGHIERAPREGHIERAPREGHIERAPREGHIERA Oh mio Signore ... Così affondava la disperazione vedendoti su quella Croce trafitto le mani e i piedi da chiodi ... incoronato di spine il tuo capo ... Così vagava la disperazione appena appoggiata al tuo sguardo d'umana sofferenza ... a quel dolore appena accennato a quel messaggio che non capivo. D'istinto allungavo la mano che tu prendevi senza domande e di nuovo il sole ... l'infinito. Finalmente camminavo con te oh mio signore! Resurrezione di Cristo, Gesù, che io possa sempre viaggiare nel tuo cuore, nel nome del perdono verso chi trafigge gli animi con un volo sulle ali della vita ad un passo dal cielo ...

Elena Caiazzo

Una poiana vola Sopra la preda Spirito santo Sul vento di quota Mi guarda il sole La foglia sul ramo In questo dicembre Al freddo non si arrende Ho un amore Che mi chiama lontano Sulle strade del mondo Come campane di libertà E’ tutto verde, sorrido Immobile come fredda pietra Un passero mi becca la scarpa Lo guardo, lui scappa.

Tommaso Donferri Mitelli

AL CAMPOAL CAMPOAL CAMPOAL CAMPO

Solo lo stare sdraiato su questo tronco di ciliegio mozzato mi fa sentire rilassato

E mentre osservo il fumo scalare l’aria, fino ai canti dei passerotti lo faccio arrivare

Il vento nelle sue correnti È un arco viola Il suono mi fa giunger soave

Solo mi mento, felice! romper questo idillio sarebbe male da non fare

Per chi ama i giochi silenziosi d’una verde cavalletta e una biscia sua amica che adiacenti se ne vanno

Si scontrano capo a capo poi riverenti, si abbandonano ognuno fedele inerte al proprio benestare

Ora il cielo plumbeo e grigio non sembra di giugno il letto se non fosse per il suo caldo respiro che ogni corpo rende nudo, più ristretto.

La sera è lontana, non ancora ci si può ri-abbandonare all’amore non ancora affanno gioia e sudore dei corpi avvinghiati in calore

Resto qui, tra la più bella delle ore.

Tommaso Donferri Mitelli

IL GIGANTE E LA FARFALLAIL GIGANTE E LA FARFALLAIL GIGANTE E LA FARFALLAIL GIGANTE E LA FARFALLA C’era una volta un gigante, alto come una montagna. C’era una volta una farfalla, leggera come una piuma. In mondi diversi vivevano, ma tutti e due nel cuore lo stesso sogno inseguivano. Il gigante da solo se ne stava, perché negli uomini molto timore suscitava. Per contro la farfalla amava la gente, ma da essa veniva trattata assai maldestramente. Un giorno i due si incontrarono: lui nei suoi pensieri girovagava lento, lei che strenuamente combatteva contro il vento. Il gigante, alla vista di tanto coraggio, nel cuore si sentì commosso. La farfalla, scorgendolo dinanzi, gridò: “Aiutami, da sola sfuggire non posso!” E lui replicando: “Non vedi forse le mie mani? Se faccio quel che chiedi, ti schiaccerò” “Fallo dunque, tanto vale, non ho scelta, mi fiderò.” Con tanta cura il gigante la prese quasi che scomparsa fosse la sua grandezza. La farfalla, colta da stupore, si complimentò per la gran delicatezza. Amici divennero, i giorni passarono, storie e vissuti si raccontarono. Lui le mostrò tramonti e stelle, lei come una carezza gli lasciò sulla pelle e il gigante, che di essere diverso tanto aveva sognato, alla fine capì di essere realmente amato. Insieme scoprirono del mondo lo splendore, uniti da stima e tanto amore. E quando morirono divennero stelle Grandi, lucenti, vicine come gemelle.

Elisa Grandini

LA NOTTELA NOTTELA NOTTELA NOTTE C'è sempre una sommessa gioia nello scorgere la fine del giorno, un pudico trionfo che accende clandestine speranze. S'anima la notte di vero e voluttà mentre squarcia la cortina dei sogni. Come una madre coi suoi figli accoglie in grembo anime tormentate per alleviarne gli affanni e nasconderne le lacrime. S'apprende la notte tra gli snodi del cuore come edera su muri dimenticati ed in rovina. Io, ebbra di stelle, come un neonato ne succhio il dolce veleno fino a sentirlo penetrarmi le ossa.

Elisa Grandini

LUNGOLAGOLUNGOLAGOLUNGOLAGOLUNGOLAGO Esce dall’acqua la vita ch’è stata. Assopite nel sole cullano, braccia avvolgenti, il canto degli svassi. Trema il cielo capovolto sotto il respiro del silenzio. Qui, l’inarrestabile indugia e riposa.

Guendalina Tiezzi

IL CAMMINOIL CAMMINOIL CAMMINOIL CAMMINO Mi spoglio d’immagini e parole lungo il sentiero sempre più scosceso. Si fa stentato il passo. E’ più pesante il carico. Di sasso in sasso sdrucciola il mio tempo, riflesso nella pozza. D’acque e di foglie complici, il pianto silenzioso m’accompagna.

Guendalina Tiezzi

GOCCE DI RUGIADAGOCCE DI RUGIADAGOCCE DI RUGIADAGOCCE DI RUGIADA Scendono lentamente dal cielo le gocce di rugiada, con la luce della luna ad indicar la strada. Si posano dolcemente sull'assetata terra sopra le verdi fronde i teneri germogli, i fiori e i fili d'erba. Sotto quel fresco manto si risveglia la natura tutto riprende vita, si stempera l'arsura dell'infuocato giorno. Sospinte verso il cielo dal respiro della terra eteree nuvolette vestite di candore, salgono lentamente, in alto, incontro al sole. Poi al morir di luce quasi per magia si accende l'universo ad illuminar la via, alle gocce di rugiada che fan ritorno a casa.

Gregorio Magazzù

IL CREPUSCOLOIL CREPUSCOLOIL CREPUSCOLOIL CREPUSCOLO Arriva puntuale! fedele messaggero della notte. Con la sua luce tenue striata dagli ultimi riflessi di rosso. Sulla scia del tramonto. A rincorrere le ombre che sfuggono alla luce che muore. Mentre sulla terra i rumori di vita pian piano si attenuano nel buio che avanza sino a scomparire nella pace del silenzio. I corpi riposano nel sonno che rigenera. Solo l'anima viaggia tra i tortuosi meandri della mente. Nel regno dei sogni e dei ricordi. Per ritirarsi nella sua casa di luce e specchi appena il crepuscolo ritornerà, sul far del mattino.

Gregorio Magazzù

VOCI DI PAESEVOCI DI PAESEVOCI DI PAESEVOCI DI PAESE D'ogni ritorno, che pare festa, dora la luce il volto ingordo di felicità. Ecco, io sono qui. Mi tengo a un piccolo ciliegio, alle voci di un paese al sole che ha il languore d'un lievito caldo sugli slarghi e le piazze. Voci ricoperte di polvere, di quelle che ho messo al sicuro dietro l' edera dei muri sbrecciati laddove il ragno fila spazi liberi e rosseggia il geranio in un vaso d'argilla. Mormorii pronti a restituirmi certi giorni, certe ore, tutto il tempo rimasto impigliato in giravolte notturne, in danza sotto luminarie spente che lasciano il passo al silenzio. Voci da maneggiare con cura come un vecchio amore da non scordare, da canticchiare a lungo aspettando per i vicoli erranti dove stare accovacciati innalzando aperti sospiri, ondando in vario tono, lietamente, come le campane a giubilo nel vuoto fin dietro la collina. Sono qui. Mi tengo a voci di paese, a repliche di nostalgia che per qualche sera, per qualche minuto mi riaccendono l'estate.

Antonella Riccardi

I NOSTRI VECCHII NOSTRI VECCHII NOSTRI VECCHII NOSTRI VECCHI Oltremodo in quiete li vedi fuori le case messe a fila tra le nubi e i colli assorti, così fermi dentro altro tempo come le calcine fitte a dire d'ogni cosa indorata al sole forte. Il letto, il tavolo e la sedia, la campana a metà giorno che si ripete come i gesti, le parole cercate nell'indicibile silenzio dei ricordi annodati fra i capelli d'argento. I nostri vecchi siedono da soli dentro quella nostalgia che appartiene alla vita, in quell' asilo di stelle che gli rifulge sopra le pupille annuvolate da tanto addio. E in una nube d' amore a sera oltremodo in quiete da noi s'accomiatano.

Antonella Riccardi

NON SAPRÒ MAI SE LONTANTO TRA LE FOGLIENON SAPRÒ MAI SE LONTANTO TRA LE FOGLIENON SAPRÒ MAI SE LONTANTO TRA LE FOGLIENON SAPRÒ MAI SE LONTANTO TRA LE FOGLIE Non saprò mai se lontano tra le foglie tu esista ancora o se, portato via dal vento, vaghi confuso, smarrita ormai la via. Mi mancherà per sempre il tuo profumo che mi rimanda quest’albero maestro, qui dentro il bosco mi parla la natura: sole parole che ancora so gustare. Mai capirò i messaggi più nascosti che custoditi portavi nel tuo scrigno, né toccheranno il cielo le mie ali finchè i miei sensi sapore avran di te. E ci son segni arcani e sconosciuti che la mia mente rifiuta di vedere mentre mi perdo nel mare del ricordo. Più rivedrò i colori del tuo cielo un tempo accesi d’azzurro e di magia. Veleggio ancora e mi spinge sempre un vento che riconosco come il tuo profumo, odori e suoni mi portano lontano verso orizzonti ed albe sconosciute: eppure mai desidero approdare. Eppur verrà quel giorno e quel momento che più sarò eterno viaggiatore, lascerò allora le essenze della terra e libertà di volo avrò su in cielo.

Lucia Lo Bianco

PERCHÉ LA LUCE NON SI SPEGNEPERCHÉ LA LUCE NON SI SPEGNEPERCHÉ LA LUCE NON SI SPEGNEPERCHÉ LA LUCE NON SI SPEGNE un giorno non potrò camminare in quelle scarpe piene di pioggia saranno barche vaganti in un oceano di rabbia un giorno con fiori appassiti e rami divelti sul sentiero attraverseremo la foresta facendo strada tra i rovi un giorno la tua luce disegnerà tracciati d’irregolare direzione e vagheremo ciechi un giorno le tue spalle saranno colme di magia e la tua forza andrà distante perché la luce non si spegne mai

Lucia Lo Bianco

AMORE LIQUIDOAMORE LIQUIDOAMORE LIQUIDOAMORE LIQUIDO L’anima del vino che risuonava nella vermiglia prigione di vetro... dovrebbe proprio il dolorante uomo salvare dalla fredda prigionïa. Ricordo ancora come fosse ieri quel sughero bieco e smunto cantare seducenti sonetti sfigurati: “concediti un lusso, un vizio carnale! Ragazzo! Scorgi il tuo corpo sanguigno: nei rivi rossi di sangue amaranto scorre il liquefatto flusso carminio E canta anche tu in questa vita per lei! Ebbro di cuori, sarai eternamente martire del vostro liquido amore!”

Elvio Carrieri

DUECENTO POESIEDUECENTO POESIEDUECENTO POESIEDUECENTO POESIE Le scrissi più o meno duecento poesie in un viale deserto. Citavo Verlaine e battevo le palpebre a stento per vivere piccoli tratti di vista piacevole. Le scrissi più o meno duecento poesie nella notte più tetra. Fu questo il mio compito al mondo: rapire il mio tremito in sogno poi stenderlo a penna su un foglio. Le scrissi più o meno duecento poesie nelle lacrime. Piangevo a dirotto e sognavo di farlo che in mente scorrevano gorghi ed in corpo si ergevano muri. Le scrissi più o meno duecento poesie malinconiche. Di quelle che senti soltanto se gridi e se gocce massicce ti pendono in volto. Le scrissi più o meno duecento poesie nel mio letto rovente. Finiva di rado l’inchiostro e finiva il mio compito al mondo così che infelice tornavo a perire. Le scrissi più o meno duecento poesie ne lesse una sola e mi parve felice, così che ne scrissi altre mille e questa è la prima.

Elvio Carrieri

SOLITUDINESOLITUDINESOLITUDINESOLITUDINE Seduta in riva al mare, ascolto l'eco delle voci che salgono dall'abisso come un lamento di sirene ammaliate dal caldo afoso di un'estate dall'acerbo volto. Lascio scorrere le lacrime e con stupore avverto lo schiudersi della vita imparando a riconoscere la voce del cuore. Basta guardare l'infinito che il corpo ritrova quell'abbraccio che stringe anche l'anima. Non trovo la stessa io, provo a cercarmi ma non ho più un nome da indossare.

Graziella Campagna

GLI EROI SULL'ALTARE DEL CIELOGLI EROI SULL'ALTARE DEL CIELOGLI EROI SULL'ALTARE DEL CIELOGLI EROI SULL'ALTARE DEL CIELO L'anno del calvario, del silenzio, del dolore, del pianto e della passione dell'uomo in solitudine. Oggi è un cumulo di luce amara. La morte. Perdere la vita, la tristezza che incontra la croce con gli occhi di Cristo Risorto regalando carezze nel silenzio dei baci rubati. Rimane un mistero sconfinato il tuo, il mio è di ogni essere umano. Sarà la terra a ricoprire di fiori infiniti quando la solitudine bacerà il vostro respiro. Difficile lasciare un luogo senza metterci radici, ma gli angeli sono sempre di passaggio. Mai ci abitueremo a questa tristezza infinita. Non resta che amare le piccole cose racchiudendoli con cura nei ricordi del cuore. Vola nel sole l'anima vostra come colomba bianca, portandovi tanta tenerezza della vita.

Graziella Campagna

DENTRO IL FINESTRINODENTRO IL FINESTRINODENTRO IL FINESTRINODENTRO IL FINESTRINO Corre via veloce questo treno ed allo stesso modo si trascina via nella carrozza il breve tempo di noi dentro il finestrino ove scorre il film delle campagne hanno disegnato un cuore una mattina di nebbia, adesso gioca col sole della sera che lo riporta in vita sotto di noi restano indietro infiniti metri di binari ma nella nostra valigia aperta abbiamo messo parole e sorrisi, a volte basta un flash per portarsi via un’eternità dentro il finestrino un dito ha disegnato un cuore il sentimento vive la logica muore…

Maurizio Bacconi

LE PAROLE CHE NON HOLE PAROLE CHE NON HOLE PAROLE CHE NON HOLE PAROLE CHE NON HO Ho cercato in questo fitto canneto di emozioni sovrapposte, ho percorso infinite strade bianche a contare i sobbalzi arrivati nel cuore, ho dato voce a chi se n’è andato incontrandomi un giorno senza passare invano perché dentro questa penna nessuno muore davvero, ho tirato su il secchio dal profondo di un pozzo di acqua sporca a volte non ritrovo il me stesso voluto nel tacito disaccordo delle ombre ridondanti ma basta un sorriso e il tramonto di questa stagione per donarti finanche le parole che non ho…

Maurizio Bacconi

QUASI HAIKU DEGLI OCCHIALIQUASI HAIKU DEGLI OCCHIALIQUASI HAIKU DEGLI OCCHIALIQUASI HAIKU DEGLI OCCHIALI Mi è capitato Di fare un gesto Di gentilezza E pulire gli occhiali A mio figlio, al marito A suocera e suocero, Togliere aloni, Che coprono, a me, I loro occhi E a lor, parte del mondo, E vedere attraverso Lenti estranee, Le forme deformate, E pensar che per loro, Non sono deformate, E ricordarmi Che da bambina, Quando avevo sei anni, Alla notizia: “Devi metter gli occhiali”, Ho sì pianto pensando Che non avrei più visto Il sol della montagna Nel medesimo modo, Bensì peggio, filtrato Perché non più diretto, E forse è stato quello, Che io mi ricordi, Il mio primo pensiero Poetico espresso.

Donatella Bosio

GROVIGLIGROVIGLIGROVIGLIGROVIGLI Struggente è il ricordo in cui solo un groviglio di sogni dava forza al mio confuso desiderio di volare. Era un soffio di vita su pagine prive di sapore imbrattato di rinunce, regole, privazioni. Giocavo nel tempo contro macigni e scogli che si arrogavano il diritto di imbrattare le mie fantasie. Ma niente ha spento la melodia che ha accompagnato il mio andare

Mariarita De Marco

TEMPOTEMPOTEMPOTEMPO Sento il tocco inesorabile del tempo. In silenzio si avventura in me, si insinua, si infila, scivola silenzioso e mi avvolge. Svolazzando di qua e di là scompiglia, calpesta, infiacchisce, lacera ogni brandello del corpo e della mente. Non lascia nulla di ciò che c'era se non pallidi guizzi a ricordo di una musica svanita

Mariarita De Marco

RIFLESSIONERIFLESSIONERIFLESSIONERIFLESSIONE Pensami un momento mentre il sole disegna piume di arcobaleni e gioca a colorare la magia del tramonto. Pensami guardando insieme alla mia anima, perduta per un attimo a vagare senza meta cercando ciò che ho perso e fatico a ritrovare. In quell'estasi di pace ciò che un tempo era linfa essenziale di vita. Insegnami tenendo salda la tua mano nella mia a non respingere quell'alito di vento che, se pur fugace, ridona la freschezza. Conduci i miei passi dove l'erba si bagna ancora di rugiada e i giorni sono pannelli intrisi di colori. Accompagna la mia esile esistenza in quel dedalo senza uscita, dove l'anima accoglie ogni singolo istante e lo custodisce come un fiore di cristallo. Guarda ciò che sono, ciò che sono stata, quando il sole dipingeva il cielo perché guardandolo mi trovai perdutamente sola.

Antonella Daffinoti

E QUI BOMBARDANO ANCORAE QUI BOMBARDANO ANCORAE QUI BOMBARDANO ANCORAE QUI BOMBARDANO ANCORA É notte e ho tanto sonno, le bombe rischiarano il cielo che sembra giorno. Il loro fragore assordante mi terrorizza. Sono solo un bambino e quasi non ho conosciuto i miei genitori. Voi vi chiedete se esiste l’inferno!? Io ci vivo! Per voi l’inferno è ritornare dalle vacanze per rinchiudervi negli uffici e nelle fabbriche. Lo vorrei io il vostro tormento, per me sarebbe il paradiso. Per voi che fare la fila per il pane equivale a un supplizio, almeno voi il pane l’avete, io non ne ricordo neppure il gusto. Voi che vi lamentate dei vostri ospedali, almeno voi un ospedale l’avete, qui li hanno distrutti… tutti! Voi che ci guardate dai vostri televisori e ci compatite, ecco, a noi non serve la vostra commiserazione. Non finirà mai, almeno finché non ci avranno eliminati tutti nell’indifferenza totale. L’unica speranza ora è che un proiettile mi centri in piena fronte così potrò finalmente chiudere gli occhi e dormire senza avere più paura.

Gualtiero Frova

ALL’ OMBRA DI QUEL VENTOALL’ OMBRA DI QUEL VENTOALL’ OMBRA DI QUEL VENTOALL’ OMBRA DI QUEL VENTO La neve coglierà il silenzio di questo camino intrufolandosi nei cassetti vuoti disfatti da un tempo non più celeste quando piedi scalzi lambivano il bianco delle cose e una luna sbieca entrava con fascine sul petto. La casa sapeva di menta odorosa come quei pascoli immacolati nella valle lontana. Divenne attesa quell’ora che mai più rivivrò tra voci di commensali stanchi dalle fatiche dei campi e profumi di passi nel vento d’estate. Girovago ancora come orfano di guerra in attesa della carezza della sera, ma ormai sono vecchio e qualcuno si ricorderà di me solo quando partirò per il mio ultimo viaggio. All’ombra di quel vento appoggiato a terre remote il mio cuore si fa spazio come edera sui muri crepati dal tempo.

Mariateresa La Porta

FIORDALISI AZZURRIFIORDALISI AZZURRIFIORDALISI AZZURRIFIORDALISI AZZURRI (In memoria delle vittime del ponte Morandi)

Lo ricordo il cielo buio e le nuvole minacciose di pioggia quella mattina d’estate sul ponte dalle ali di cristallo. Ricordo le canzoni alla radio, la mente libera dai pensieri quando nelle vene scorreva l’energia dei vent’anni : il sorriso inconfondibile che ti fa brillare gli occhi splendidi come il mare ligure con i suoi raggi di mezzogiorno. Percorrevamo la stessa strada da una vita ma quella volta c’era il vento di tempesta ad accompagnare il nostro viaggio, quella volta non avremmo più rivisto il sole un ostacolo si sarebbe opposto per sempre sul nostro cammino. É bastato un attimo per scivolare nel vuoto più profondo precipitando nell’agonia più lunga del mondo. Sotto calcinacci e lamiere accartocciate il silenzio dei nostri corpi straziati, addormentati come fiordalisi azzurri in un fiume nero. Di quel tempo rimane il vermiglio ricamo della sera mentre la vita plana al contrario nel punto più lontano -disegnando cerchi d’azzurro oltre l’ombra- e drappi di aquiloni a ricucire le ferite di un cielo infinito.

Mariateresa La Porta

ATTESA D'AMOREATTESA D'AMOREATTESA D'AMOREATTESA D'AMORE L'incertezza del tuo amore mi gonfia il cuore di vuoto Il tuo sguardo chiaro m'illumina Mi sei lontana ancora. Ti porto con me Verso quella montagna lontana vestita di sole Camminiamo piano Sulla corta erba verdissima Mai e mai voglio arrivare Insieme per mano

Romano Scaramucci

IMMAGINE 3IMMAGINE 3IMMAGINE 3IMMAGINE 3 Mare spumato di creste verdognole Che si rincorrono sfasciandosi una sull'altra. Laggiù gli spruzzi si moltiplicano Battendo gli scogli senza sole Una canna strappata chissà dove Si alza poi sparisce S'immerge e rinasce Assecondando le bizze Della mole acquosa e triste

Romano Scaramucci

UNA NOTTE DI FINE GIUGNOUNA NOTTE DI FINE GIUGNOUNA NOTTE DI FINE GIUGNOUNA NOTTE DI FINE GIUGNO Sulla sommità del cielo il luccichio delle stelle abbraccia la terra addormentata ancora. C'è silenzio e quiete in questo mondo, che finalmente riposa. La luna emana bagliori trafilati d'argento, a ricordare che la vita prosegue, prosegue il suo cammino. I giorni, gli anni a venire contornati di sogni e speranze, non ci sottrae la stoltezza di chi si erge a padrone terreno. Ci s'immerge ancora dentro il lindore di occhi innocenti. Perchè la vita è ben altro è groviglio di sentimenti, è emozione oltre la ragione, è amicizia, è amore.

Patrizia Valerio

IN FONDO AL SENTIEROIN FONDO AL SENTIEROIN FONDO AL SENTIEROIN FONDO AL SENTIERO Oggi viaggio con la fantasia un'ode compongo, anima mia ingoio il verde che mi trascina dentro la fiaba come bambina Lungo il sentiero, fiori a iosa la primavera mai si riposa voli di api e calabrone danzano lieti in tentazione Uno scoiattolo sul ramo del pino muove veloce verso le cime alzo lo sguardo e sul più bello scorgo felice il nido di un merlo Ma in fondo al sentiero unico colore balza alla vista come segno d'amore di rosso intenso è un sole infuocato un grosso papavero nel verde del prato.

Patrizia Valerio

ASCENSORE VERSO IL CIELOASCENSORE VERSO IL CIELOASCENSORE VERSO IL CIELOASCENSORE VERSO IL CIELO Medicina generale, secondo padiglione, primo piano. Bianco e nero su cielo grigio. Chi entra, chi esce. Destra, sinistra. Salire, scendere. Scale, ascensore. Porte aperte sul passato, porte chiuse al futuro. Zoccoli nei corridoi, appunti su tavolette. La vita scorre in linea retta. Sale numerate in sequenza, domande in ordine, risposte assenti. «Si è fatto tutto il possibile»: sei silenzi improvvisi in quattro quarti, un tango passionale per un cuore esangue. Poteva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino, più lontano. È accaduto a te. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Ora sei vento e nostalgia. «Permette un ballo?» Mi chiese la vita. Io le ho risposto: «Con molto piacere». E tu sei qui, nell’accelerazione del cuore.

Ilaria Caspani

ESSERE, INFINITO DI SCEGLIEREESSERE, INFINITO DI SCEGLIEREESSERE, INFINITO DI SCEGLIEREESSERE, INFINITO DI SCEGLIERE Sono quella che sono. Una storia inenarrabile come ogni storia. In un periodo senza reggente della vita, mi sono iscritta alla Facoltà di Scegliere. In questa messinscena del mondo ho scelto di essere per crescere, ho scelto chi essere, ho scelto chi non essere. Scegliendo, divento donna: essere o non essere, ora Amleto non mi riguarda più. Indispensabile per la sinfonia del mondo, io sono.

Ilaria Caspani

IL CUORE DOVE HAI SPARATOIL CUORE DOVE HAI SPARATOIL CUORE DOVE HAI SPARATOIL CUORE DOVE HAI SPARATO A volte semina incubi la notte scagliati su cancelli rugginosi di paradisi chiusi, vele rotte sopra i tuoi verdetti più spinosi. Non tornerò dove mi è negato per recitare la scena del buono, batte forte il cuore dove hai sparato è una sconfitta senza ritorno. Il nostro spazio si è dilatato sopra neve di inverno disadorno e pupazzi liquefatti dal giorno.

James Curzi

LETTERA DAL PASSATOLETTERA DAL PASSATOLETTERA DAL PASSATOLETTERA DAL PASSATO Dalla tua penna esce solo veleno, violenza che prende contorni astratti schizzi neri che sfuggono di mano mentre sei sotto lo sguardo di tutti. Resistono gusci colmi di favole lì dove dimora il tuo calore, ti aspetto sopra la vetta delle aquile... Sognami, congiungi le nostre terre, sono al confine tracciato dal vento, al di là del nostro animo sconfitto lì dove stilasti il primo racconto, al di là dell'odio che ti ha distrutto. Adagia le mie rime consunte sopra le stalattiti della mente.

James Curzi

IL SORRISO DI UN FIGLIIL SORRISO DI UN FIGLIIL SORRISO DI UN FIGLIIL SORRISO DI UN FIGLIOOOO Come il raggio di luce che filtra nell’ombra del bosco Come il primo fiore che sboccia improvviso sul ramo Come l’aurora che di colpo incendia tutta la valle Così il tuo fresco sorriso mi lascia sempre stupita Sei il dono più bello anima mia

Fabiola Pinzi

VERRANNO GIORNI MIGLIORIVERRANNO GIORNI MIGLIORIVERRANNO GIORNI MIGLIORIVERRANNO GIORNI MIGLIORI a cancellare l’angoscia del buio, le tue paure di sempre La speranza d’amore ti deve salvare La tua alba verrà in silenzio, improvvisa e un raggio di sole coprirà la tua anima di tiepida luce Guarda negli occhi la vita Tu non sei sola Verranno giorni migliori

Fabiola Pinzi

DOVE NASCE L’ARCOBALENODOVE NASCE L’ARCOBALENODOVE NASCE L’ARCOBALENODOVE NASCE L’ARCOBALENO Per te che stringi portentosi silenzi, di note ruggite nei pugni serrati da una voce senza più voce, da una morsa pungente di un dolore sommerso dentro un corpo violato ed un volere smarrito. Per te navigata da vene fluttuanti di colpe ingerite ancora d’audacia arde il tuo rosa sbiadito. Arde nelle tue mani d’orgoglio, nelle tue ciglia annegate in paludi di pianto, nei tuoi fianchi rocciosi poggiati sul crinale dei tuoi sogni in penombra, lì … dove ancora d’oro l’alba si tinge, dove ancora nascono tutti i colori dell’arcobaleno!

Mariella Di Cioccio

DEL CIELO RICONOSCO IL COLOREDEL CIELO RICONOSCO IL COLOREDEL CIELO RICONOSCO IL COLOREDEL CIELO RICONOSCO IL COLORE Ho annodato sciolto e riannodato, come stringhe di un busto, le mille illusioni, con un vezzo ho adornato un pallore, da pianure di steppe ho estratto radici, vagato… in deserti di ambra e di dune sommerse, soffermata sul bordo di un’oasi… enfatizzando un miraggio. Ora del cielo riconosco il colore, anche oltre il drappeggio di un grigio, e d’azzurro riempio il mio sguardo.

Mariella Di Cioccio

ATTESAATTESAATTESAATTESA Sospiro Soppeso Quel sorriso Adesso T'ha acceso

Alfio Alfini

GIARDINOGIARDINOGIARDINOGIARDINO Volute di fumo Velano Il ragno che tesse Ambrata la birra Rosa il geranio Ma bianco al contempo Incerta All'occhio miope E lontana Vaga aspergine rossa E viola E lillà Verde d'intorno Ma plumbeo il cielo Tardo pomeriggio Ora Di te m'inebrio

Alfio Alfini

ROSA ROSA ROSAROSA ROSA ROSAROSA ROSA ROSAROSA ROSA ROSA Bella è la vita in rosa. Senza le spine solo la sposa radiosa come il fiocco del primo giorno di scuola. Rosa come la bimba che si mette in posa un po’ nervosa. Rosa come la prima declinazione della prima interrogazione al liceo. Rosa quando la casa è felice ridente e accogliente come in un quadro di Utrillo. Rosa il confetto colore perfetto per smalto e rossetto. Rosa è la nuvola che trasporta lontano i nostri messaggi di felicità e nell’attesa della risposta una pioggerellina dolce come lo zucchero ci fa il solletico. E noi piccole follette ridiamo dandoci la mano in girotondo coperte di luccicante polverina rosa.

Laura Sposato

TI CONOSCO MASCHERINA!TI CONOSCO MASCHERINA!TI CONOSCO MASCHERINA!TI CONOSCO MASCHERINA! Maschera di gesso maschera di ghiaccio maschera di fango maschera di dolore maschera di carnevale maschera di morte. Mascherati nelle nostre vite fragili vaghiamo incerti traballanti timorosi protetti da rituali estranei e maldestri. Balliamo in maschera goffi come orsi vacillanti come barchette mesti come ombre ciechi come vicoletti muti come muri lenti come carovane. Dietro la maschera le nostre speranze i nostri desideri le nostre anime camuffate affogate dall’aria pesante della paura. Passa una rondine e va a cercare il suo nido altrove.

Laura Sposato

UNA NOTTE SENZA NUBIUNA NOTTE SENZA NUBIUNA NOTTE SENZA NUBIUNA NOTTE SENZA NUBI Un tempaccio, il cielo sempre oscurato dalle nubi. D'improvviso una notte senza nubi, mi spinge a salire su bui sentieri di montagna per osservare le stelle. Con il volto verso il cielo, aguzzo la vista, ma non vedo le stelle. Il tempo trascorre lento, mentre il cielo è sempre buio, inizio a disperare ma continuo a cercare. Passa un pastore con il suo cane, si ferma e mi domanda cosa stessi facendo, rispondo che cerco le stelle ma non le trovo. Dopo aver accarezzato il cane riprende il cammino, si ferma, si volta e sottovoce mi dice “pensa alla tua musa e le stelle brilleranno”.

Carmine Frigioni