concetti introduttivi scalari, vettori, calcolo vettoriale ...analisi cinematica dei vincoli...
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Concetti introduttivi
Scalari, Vettori, Calcolo Vettoriale
Momento di una forza
Introduzione
W = peso corporeo
M = forza muscolare generata dagli abduttori
HJC = centro di rotazione dell’articolazione
Introduzione
Introduzione
Introduzione
Grandezze vettoriali
Si definiscono SCALARI le grandezze fisiche che sono completamente caratterizzate dal loro valore numerico, rispetto ad un’unità di misura. Si definiscono VETTORI le grandezze fisiche che, per essere pienamente descritte, necessitano di un: • Modulo (valore numerico della grandezza)
• Punto di applicazione
• Direzione (disposizione della grandezza)
• Verso (orientamento della grandezza)
Grandezze vettoriali
retta su cui giace il segmento
lunghezza del segmento orientato
indicato dalla punta
Dal punto di vista analitico i vettori sono rappresentati da lettere sovrastate da una freccia, da un trattino, oppure espresse in grassetto
Grandezze vettoriali
Vettori fissi (dipendono dal punto di
applicazione)
Vettori scorrevoli (cursori) (non dipendono dal punto di applicazione per
una data direzione)
Vettori liberi (si prescinde dal punto di
applicazione)
Il punto di applicazione è importante?
F F
Le condizioni di equilibrio alla traslazione verticale non cambiano...
...tuttavia l’effetto fisico è ben diverso nei due casi
Somma di vettori
La somma di vettori si può effettuare essenzialmente in 2 modi:
Metodo punta-coda Dati due o più vettori, posizionati consecutivamente, la somma è data congiungendo la coda del primo con la punta dell’ultimo.
�� � �� ��
Somma di vettori
La somma di vettori si può effettuare essenzialmente in 2 modi:
Regola del Parallelogramma Dati due vettori, applicati nello stesso punto, la somma è data dalla diagonale del parallelogramma che ha per lati i due vettori.
��
�
Componenti di un vettore
La scomposizione di vettori è una procedura molto utilizzata in fisica, in particolare nella statica per identificare le componenti di una forza lungo direzioni particolari (ad esempio parallele e perpendicolari alle direzioni corrispondenti alla posizione dei vincoli).
��
Componenti di un vettore
La scomposizione di vettori è una procedura molto utilizzata in fisica, in particolare nella statica per identificare le componenti di una forza lungo direzioni particolari (ad esempio parallele e perpendicolari alle direzioni corrispondenti alla posizione dei vincoli).
��
��
Componenti di un vettore
z
x
y
yA
zA
A
xAi
j
k
oppure
La scomposizione di vettori è una procedura molto utilizzata in fisica, in particolare nella statica per identificare le componenti di una forza lungo direzioni particolari (ad esempio parallele e perpendicolari alle direzioni corrispondenti alla posizione dei vincoli).
i, j e k sono particolari vettori di modulo unitario diretti secondo i tre assi cartesiani, chiamati versori
Componenti cartesiane di un vettore
Ogni vettore può essere scomposto in vettori componenti secondo direzioni fra loro ortogonali. Tipicamente i vettori si scompongono nelle
direzioni degli assi cartesiani dei sistemi di riferimento comodi per lo studio delle
strutture
Nel piano si ha:
22
yx AAA
AA
AA
+=
⋅=
⋅=
α
α
sen
cos
y
x
yx AAA +=
yx AAA +=
xA
yA
x
y
A
Aarctan=α
Somma di vettori
Regola del Parallelogramma Dati due vettori, applicati nello stesso punto, la somma è data dalla diagonale del parallelogramma che ha per lati i due vettori.
A
Somma di vettori
Operando graficamente si ottiene:
Dati i vettori:
Differenza di vettori
La differenza di vettori si effettua sommando al primo l’opposto del secondo.
Dati i vettori:
AA
Prodotto scalare
Il prodotto scalare tra due vettori u e v è uno scalare, definito nel modo seguente
Il prodotto scalare è nullo se almeno uno dei due vettori è nullo, oppure
se essi sono tra loro perpendicolari (θ=90°)
θcos⋅⋅=• vuvu
Prodotto vettoriale
Si definisce prodotto vettoriale dei vettori a e b il vettore avente
• direzione della retta perpendicolare al piano individuato da a e b
• verso definito dalla regola della mano destra
• modulo definito dalla formula:
Il prodotto vettoriale è nullo quando i due vettori sono paralleli
Si punta il pollice nella direzione del primo vettore e l'indice in quella del
secondo. Il medio fornisce la direzione del prodotto vettoriale.
θ senbaba ⋅⋅=×
Momento di una forza F rispetto ad un polo O
Il momento meccanico (momento della forza) esprime l'attitudine di una forza
a imprimere la rotazione ad un oggetto attorno ad un punto (nel piano) o ad un
asse (nello spazio).
Il momento è un vettore avente direzione normale al piano costituito da F e
PO e verso definito dalla regola della mano destra
Unità di misura: N m
Momento di una forza F rispetto ad un polo O
Momento flettente o torcente?
Il momento meccanico (momento della forza) esprime l'attitudine di una forza
a imprimere la rotazione ad un oggetto attorno ad un punto (nel piano) o ad un
asse (nello spazio).
Momento flettente o torcente?
Il momento meccanico (momento della forza) esprime l'attitudine di una forza
a imprimere la rotazione ad un oggetto attorno ad un punto (nel piano) o ad un
asse (nello spazio).
Frattura Spiroide
(torsione)
Frattura Butterfly
(flessione)
Flessione nelle endoprotesi
b1 b2
b2 < b1 quindi M2 < M1
F
Esercizi
sul calcolo del momenti
+
Mo = 250 cos(15) (0.200) – 250 sin(15) (0.030)
Mo = 48.30 – 1.941 = 46.4 Nm
0.03 m
0.2 m
15° 250 N
+
r = 0.1 m
Fy
Fx
20°
60 N
Mo = r Fy
Mo = (0.1) (60 cos 20) = 5.64 Nm
+
P = 30 N
45°
1.6 m
1.6 m
MB = 30 (1.6) = 48 Nm
MA = (30 cos45) (1.6+1.6 sin45) + (30 sin45) (1.6 cos45) = 81.9 Nm
+
MA è Massimo quando F è perpendicolare ad AB
θ = tan-1 ()
h
b
θ
F
θ
A
B
+
8 lb 5 lb
T
2’’
G
A
O
6‘’
13’’
55°
Il momento in O dovuto all’azione combinata dei pesi da 5lb e 8lb è:
+ Mo = 5 (6sin55) + 8 (13) = 128.6 lb-in
�Mo � 0 -T (2) + 128.6 = 0
T = 64.3 lb
Imponendo l’equilibrio dei momenti:
Il concetto di vincolo
Analisi cinematica dei vincoli
Strutture isostatiche, ipostatiche e
iperstatiche
Labilità
Obiettivi della lezione: comprendere il concetto di vincolo strutturale e le sue implicazioni di
carattere cinematico, saper computare il numero di gradi di libertà e di gradi di vincolo di una
struttura formata da una o più aste, definire se questa è isostatica, iperstatica o ipostatica e
analizzare alcuni semplici casi di labilità
Il punto materiale
• Il punto materiale è un particolare modo di
rappresentazione di un corpo quando non si tiene in
considerazione la sua estensione nello spazio.
• La legittimità di tale astrazione è funzione della scala
alla quale si studia il moto del corpo stesso
Cinematica del punto materiale
• Descrivere il movimento di un punto materiale nello spazio, significa
assegnarne la posizione in funzione del tempo rispetto ad un sistema di
riferimento ritenuto fisso
• In un sistema cartesiano ortogonale, ciò equivale ad assegnare istante per istante i valori di tre parametri, ossia le coordinate x, y, z del punto che
ne definiscono la posizione durante il movimento.
z
x
y
P (x,y,z)
Dal punto materiale al corpo rigido
• Il punto materiale è l’elemento astratto più semplice che si può introdurre per studiare
l’equilibrio dei corpi
• Si può adottare tale schema in una prima fase di analisi, semplificando notevolmente
lo schema risolutivo Nei problemi astronomici o astronautici questo approccio è
sicuramente spesso plausibile
• Invece, rappresentare un oggetto come corpo rigido, consente di considerarne
l’estensione spaziale.
• Un corpo rigido è un oggetto costituito da infiniti punti materiali che non cambiano la loro posizioni relative. Quindi la distanza tra una qualunque coppia di
punti ad esso appartenenti resta invariata nel tempo. Si tratta di un’astrazione poiché
tutti i corpi reali sono soggetti ad una certa deformazione
Cinematica del corpo rigido
In modo analogo a quanto osservato in precedenza
per il punto materiale, per descrivere completamente
il movimento di un corpo rigido nello spazio si
dovrebbe definire, istante per istante, la posizione di ogni suo punto rispetto al sistema di riferimento
Tuttavia, ricordando che i punti che costituiscono il
corpo rigido mantengono inalterata la distanza
relativa, tale condizione equivale di fatto ad assegnare i valori di sei parametri (nel caso di
corpo libero) che ne definiscono la posizione durante
il movimento
Ad esempio è possibile fornire le coordinate di due punti P1 e P2 del corpo (6 parametri) più l’angolo di rotazione del corpo attorno all’asse formato dalla
congiungente i due punti (+1 parametro), e
ricordando che si ha una relazione che lega la distanza tra i due punti (-1 parametro).
z
x
y
P1 (x1,y1,z1)
P2 (x2,y2,z2)
Un corpo si dice rigido quando la distanza di due punti qualsiasi del corpo si mantiene indefinitamente costante nel tempo
Gradi di libertà e di vincolo del corpo rigido
• I “gradi di libertà” di un corpo rigido corrispondono ai parametri che occorre
assegnare per determinare la sua posizione nello spazio.
• Un corpo complessivamente libero possiede 6 gradi di libertà
• Infatti si possono considerare 3 punti non allineati fornendo le tre coordinate di
essi (9 parametri), ma ricordando che le loro mutue distanza non possono
variare (- 3 parametri)
Un corpo rigido non completamente libero di muoversi nello
spazio (e quindi impossibilitato a raggiungere tutte le
possibili posizioni) è detto “vincolato”. La trottola in figura è un corpo rigido che perde 3 gradi di libertà se il suo punto di contatto con la superficie è fisso. Ne restano 3 (due angoli per la posizione dell’asse e
l’angolo di rotazione intorno all’asse)
Perde un solo grado di libertà se il punto di contatto può muoversi sulla superficie (restano 5 gradi di libertà: i 3
angoli definiti in precedenza e le due coordinate sul piano
del punto di contatto)
Movimento di un corpo rigido nel piano
Per le nostre trattazioni rivestono particolare interesse i
movimenti dei corpi rigidi nel piano, che richiedono la
conoscenza di solo tre parametri di posizione.
In particolare, le coordinate necessarie a definire la posizione del
corpo rigido sono: 2 coordinate dell’origine degli assi locali rispetto agli assi fissi; 1 parametro angolare che definisce
l’orientamento degli assi locali rispetto agli assi fissi (ad esempio
l’angolo θ che forma l’asse x con l’asse X).
Le tipologie di movimento di un corpo rigido nel piano si possono
classificare come segue:
1. Traslazione: il corpo si muove in modo tale che tutte le
direzioni rettilinee, individuabili sul corpo, restano parallele a
se stesse durante il moto (es. cabina di ascensore)
2. Rotazione: il corpo si muove in modo tale che un punto
denominato centro della rotazione ha spostamento nullo (es.
trottola con punto P0 fisso).
3. Rototraslazione: il corpo si muove con movimento generico,
ottenuto per sovrapposizione di traslazione e rotazione P0
Centro di istantanea rotazione (CIR)
• DEF. 1: Ogni atto di moto rigido di un corpo nel piano può essere rappresentato mediante la rotazione del corpo attorno ad un punto detto “Centro di Istantanea Rotazione” (CIR)
• DEF 2: Nel moto rigido piano (ossia nel moto di un corpo rigido su di un piano) esiste in ogni istante del moto un punto del piano (ovvero equivalentemente un punto del corpo rigido) la cui velocità è nulla. Tale punto viene definito centro di istantanea rotazione.
• Negli istanti in cui il moto ha carattere traslatorio il CIR si trova all'infinito nella direzione normale a quella della velocità del moto traslatorio
• Nel caso di ruota rotolante e non strisciante, la rotazione infinitesima attorno al punto di contatto ruota-piano provoca in ogni punto del corpo rigido uno spostamento diretto lungo la normale al segmento congiungente il CIR con i punti considerati, con grandezza proporzionale alla distanza dei punti dal centro stesso.
• Il CIR è utilizzato anche per definire un movimento infinitesimo virtuale (consentito dai vincoli).
Il concetto di vincolo
Gli spostamenti rigidi di un corpo possono essere impediti vengono imponendo
delle condizioni cosiddette «di vincolo»
Si definisce «vincolo» una qualunque condizione imposta ad un sistema materiale che impedisce di assumere una generica posizione
e/o atto di moto. Quindi il vincolo, in sostanza, è un’entità il cui fine è la limitazione del movimento di un corpo.
Libera Vincolata (perde alcune possibilità di movimento)
Il concetto di vincolo
Nella pratica dell’analisi strutturale, i vincoli si classificano in esterni ed interni.
I vincoli esterni collegano i tratti della struttura col sistema di riferimento assoluto
(mondo esterno) mentre quelli interni collegano due o più tratti della struttura tra di
loro.
Vincoli esterni
Vincoli interni
Il concetto di vincolo
Nelle strutture gli spostamenti rigidi vengono impediti mediante particolari dispositivi, detti vincoli, che possono essere distinti in esterni ed interni.
I vincoli esterni collegano i tratti della struttura col sistema di riferimento assoluto
(mondo esterno) mentre quelli interni collegano due o più tratti della struttura tra di
loro.
Vincolo interno
Vincolo esterno
Il concetto di vincolo
Nelle strutture gli spostamenti rigidi vengono impediti mediante particolari dispositivi, detti vincoli, che possono essere distinti in esterni ed interni.
I vincoli esterni collegano i tratti della struttura col sistema di riferimento assoluto
(mondo esterno) mentre quelli interni collegano due o più tratti della struttura tra di
loro.
Ai fini delle successive trattazioni, si assumeranno alcune ipotesi sulla natura dei
vincoli che sono considerati perfetti, puntiformi, fissi, bilateri e privi d'attrito.
• Un vincolo si dice perfetto cioè non cedevole, quando è in grado di bloccare
completamente lo spostamento a cui si oppone. La sua azione, quindi, non
dipende dall’entità̀ delle forze agenti
• Puntiforme, se privo di estensione (esplica la sua azione in un punto)
• Fisso se la sua posizione non dipende dal tempo
• Bilatero quando agisce in una prefissata direzione e impedisce gli spostamenti
in entrambi i versi.
L’azione che il vincolo esplica è inoltre considerata indipendente dalle forze
d’attrito, quindi si dice anche che il vincolo è «liscio»
Il concetto di vincolo
Vincolo
Carico
Vincolo
Carico
Il concetto di vincolo
Quindi, in definitiva, un vincolo rappresenta di fatto una condizione che limita il moto di un corpo. I vincoli si possono caratterizzare:
1) dal punto di vista cinematico, ossia in relazione agli spostamenti
impediti e permessi
2) dal punto di vista statico definendo le forze reattive (reazioni
vincolari) con le quali vengono annullati determinati gradi di libertà.
Dal punto di vista cinematico, ricordiamo che nel piano, il corpo rigido ha tre gradi di libertà (GdL) ossia:
• due traslazioni secondo i due assi di riferimento
• una rotazione intorno ad un asse ortogonale al piano, e passante per
il polo di riferimento
La classificazione cinematica dei vincoli, dipende quindi dal fatto che essi
sopprimano uno, due o tre gradi di libertà al corpo rigido.
Noi ci occuperemo sempre di corpi rigidi nel piano (3 GdL) o di sistemi di corpi rigidi nel piano (n corpi, 3n GdL).
Simbologia
Il nostro corpo rigido di riferimento è l’asta (o trave). Essa si simboleggia con
un segmento rettilineo (caso più semplice) o di geometria più complessa e
orientato in modo opportuno.
Il vincolo tipicamente è posizionato su
una delle estremità dell’asta o su
entrambe.
Ogni vincolo ha una sua simbologia peculiare riconosciuta a livello
internazionale
Incastro
Si schematizza il corpo considerato con
un elemento lineare (trave, asta).
Immaginiamo di «bloccare» una delle
due estremità
Il vincolo così ottenuto impedisce qualunque traslazione e la rotazione dell’asta.
Incastro
L’incastro è, quindi, un vincolo triplo
GdL = 3
GdV = 3
GdL residui = 0
Incastro: esempi pratici
• Nella pratica ingegneristica gli incastri
si ottengono mediante saldature o altri collegamenti rigidi tipo viti e
bulloni, come le mensole fissate nel
muro, i travi degli edifici etc.
• L’incastro viene talvolta realizzato non in un solo punto ma in una zona del corpo, la reazione allora viene
considerata in un solo punto
attraverso un sistema equivalente.
Cerniera
Si schematizza il corpo considerato con
un elemento lineare (trave, asta).
Una delle due estremità è libera di
ruotare
Il vincolo così ottenuto impedisce qualunque traslazione dell’asta (ma non la rotazione).
La cerniera è quindi un vincolo doppio
GdL = 3
GdV = 2
GdL residui = 1
Cerniera a terra
Cerniera: esempi pratici
Carrello (cerniera con carrello)
Questo vincolo toglie la traslazione al corpo sulla
direzione normale alla sua retta di scorrimento,
consentendo contemporaneamente:
• traslazione lungo la retta di scorrimento (rotazione attorno al punto all’infinito della normale
alla retta di scorrimento);
• rotazione attorno al perno della propria cerniera.
Il vincolo così ottenuto impedisce solo la traslazione verticale dell’asta
Il carrello è quindi un vincolo semplice
GdL = 3
GdV = 1
GdL residui = 2
Carrello
Pattino e manicotto
Questi vincoli permettono la traslazione in una direzione ma non la rotazione.
Il pattino si rappresenta come in figura
con una linea parallela al piano di
scorrimento ed un'asta, che può avere
inclinazione libera, ma fissa.
Il manicotto rappresenta il caso in cui
l'inclinazione dell'asta è parallela a quella
del piano di scorrimento: si usa infatti
disegnare una semplice linea che
attraversa due superfici vicine e parallele
(la cui area è tratteggiata se
rappresentano la terra).
Entrambi i vincoli permettono la sola traslazione in una sola direzione e
bloccano sia la traslazione in direzione
ortogonale al vincolo, che la rotazione
dell'asta sul pattino o attorno al manicotto.
Il pattino è quindi un vincolo doppio
GdL = 3
GdV = 2
GdL residui = 1
Pattino
Manicotto
Pattino e manicotto
Manicotto
Vincoli su più corpi
Esistono casi in cui il vincolo esplica la sua azione su più corpi uniti tra loro
Se uniamo due aste con un vincolo rigido (incastro interno) ad
esempio con una saldatura o un incollaggio, otteniamo un sistema
che da due corpi rigidi (6 GdL) si è ridotto ad un solo corpo rigido (3
GdL), quindi è stato introdotto un vincolo triplo. NB non viene usata una rappresentazione grafica specifica
La cerniera sopprime due
gradi di libertà
Il pattino sopprime due
gradi di libertà
Il carrello sopprime un
grado di libertà
Analisi cinematica dei corpi rigidi
Parlando di singolo corpo rigido, e avendo definito i vincoli semplici che permettono il collegamento con l’esterno, l’analisi cinematica prevede i seguenti passi:
• bilancio tra GdL e GdV (verifica della isostaticità della struttura);
• valutazione eventuale labilità del corpo (spostamenti virtuali infinitesimi permessi).
Un corpo rigido o un sistema di corpi rigidi vincolati tra loro e al mondo esterno può contenere vincoli:
• in numero insufficiente a togliere ogni libertà di movimento (sistema ipostatico);
• in numero strettamente necessario all’obiettivo precedente (sistema isostatico);
• in numero sovrabbondante all’obiettivo precedente (sistema iperstatico).
Il sistema più semplice per effettuare tale valutazione è il conteggio di GdL e GdV e il
successivo confronto
In particolare potremo avere: - GdL > GdV (sistema ipostatico); - GdL = GdV (sistema isostatico); - GdL < GdV (sistema iperstatico).
Analisi cinematica dei corpi rigidi
L = gradi di libertà (GdL)
V = gradi di vincolo (GdV)
Analisi cinematica dei corpi rigidi
Analisi cinematica dei corpi rigidi
Nei sistemi ipostatici La determinazione delle reazioni vincolari (ossia dell’effetto del vincolo in termini
di forze in conseguenza dell’applicazione di carichi esterni) e quindi la
determinazione della configurazione di equilibrio sono possibili solo per determinate configurazioni di forze applicate.
Nei sistemi isostatici (caso di maggior interesse) L’equilibrio è garantito e si possono sempre determinare le reazioni vincolari per
qualunque sistema di forze applicate
Nei sistemi iperstatici L’equilibrio è garantito e si possono sempre determinare le reazioni vincolari per
qualunque sistema di forze applicate a patto che si considerino anche le deformazioni della struttura e non solo le equazioni cardinali della statica. In
seguito si vedrà che la risoluzione delle strutture iperstatiche si basa su un
doppio studio: equilibrio e deformazione
Esempio 1
Esempio 1
Consideriamo il singolo corpo rigido (asta
semplice) in figura.
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3GdL
GdV: due carrelli = 2 · (1 vincolo) = 2GdV
3 > 2, GdL > GdV
Il sistema è ipostatico
Esempio 2
Esempio 2
3 = 3, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
In questo caso l’asta è vincolata alle due estremità con:
Carrello (sinistra) = 1 GdV
Cerniera (destra) = 2 GdV
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3 GdL
GdV: 1 (carrello) + 2 (cerniera) = 3 GdV
Esempio 3
Esempio 3
3 = 3, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
Trave incastrata ad una delle estremità. L’altro estremo è libero
Incastro = 3 GdV
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3 GdL
GdV: incastro = 3 GdV
Esempio 4
Esempio 4
3 < 4, GdL < GdV
Il sistema è 1 volta iperstatico
In questo caso abbiamo una trave che è vincolata ad entrambi gli estremi. A sinistra è
presente un incastro e a destra un carrello
Incastro (sinistra) = 3 GdV
Carrello (destra) = 1 GdV
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3 GdL
GdV: incastro + carrello = 3 +1 = 4 GdV
Esempio 5
Esempio 5
3 < 5, GdL < GdV
Il sistema è 2 volte iperstatico
In questo caso abbiamo una trave che è vincolata ad entrambi gli estremi. A sinistra è
presente un incastro e a destra una cerniera
Incastro (sinistra) = 3 GdV
Cerniera (destra) = 2 GdV
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3 GdL
GdV: incastro + cerniera = 3 + 2 = 5 GdV
Esempio 6
Esempio 6
3 < 6, GdL < GdV
Il sistema è 3 volte iperstatico
In questo caso abbiamo una trave che è vincolata ad entrambe le estremità con un
incastro (trave doppiamente incastrata)
Incastro (sinistra) = 3 GdV
Incastro (sinistra) = 3 GdV
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3 GdL
GdV: incastro + incastro = 3 + 3 = 6 GdV
Vincoli efficaci e non efficaci
La valutazione del rapporto tra gradi di libertà e gradi di vincolo di una struttura deve tenere
conto anche della reale efficacia dei vincoli. Si parla di vincolo “non efficace” o “inefficace” riferendosi ad un vincolo che, se aggiunto ad una situazione esistente, non è
in grado di alterare la stabilità della struttura
Esempio: Consideriamo il singolo corpo rigido (asta semplice) in figura.
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: asta semplice = 3GdL
GdV: due carrelli = 2 · (1 vincolo) = 2GdV
Il sistema è ipostatico
Aggiungiamo un terzo vincolo semplice Il bilancio ora lascerebbe pensare ad una
struttura isostatica….ma è realmente così?
Quali possibilità di movimento ha l’asta?
Sistemi complessi (o articolati)
Nella pratica costruttiva spesso si ha a che fare con sistemi cosiddetti articolati che sono costituiti da più aste collegate tra loro mediante vincoli interni ed esterni
Esempio: telaio
1
2
3
Esempio: fissatore
Sistemi complessi (o articolati)
Nella pratica costruttiva spesso si ha a che fare con sistemi cosiddetti articolati che sono costituiti da più aste collegate tra loro mediante vincoli interni ed esterni
Esempio 1
2
3 4
Sistemi complessi (o articolati)
I sistemi articolati sono costituiti da più aste collegate tra loro mediante vincoli
interni ed esterni
Esempio 1
2
3 4
Le aste 1 e 2, pur non essendo rettilinee, sono da
considerarsi come un unico corpo perché, presi due
punti qualsiasi, essi non possono mutare la loro
distanza
Sistemi complessi (o articolati)
GdL degli n corpi liberi (aste) = 3·n
GdL residui = n (1 rotazione per ogni asta)
GdV = 3·n – n = 2·n
GdL degli n corpi liberi (aste) = 3·n
GdL residui = n +1 (1 rotazione per ogni
asta + la traslazione del carrello)
GdV = 3·n – (n+1) = 3·n-n-1 = 2n -1
Nei sistemi articolati, il computo dei gradi di vincolo deve tenere conto delle aste
concorrenti sul vincolo e delle residue possibilità di movimento
Sistemi complessi
Il calcolo è differente a seconda che si abbia a che fare con vincoli “a terra” o vincoli “interni”
Vincoli a terra
Vincoli interni
Esempio 7
Esempio 7
9 < 10, GdL < GdV
Il sistema è 1 volta iperstatico
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 3 aste = 3 · 3 = 9 GdL
GdV: 2+2+2+2+2 = 10 GdV
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera a terra GdV = 2·n = 2·1 = 2
Cerniera a terra GdV = 2·n = 2·1 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·1 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·1 -2 = 4-2 = 2
Esempio 8
Esempio 8
9 = 9, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 3 aste = 3 · 3 = 9 GdL
GdV: 2+4+1+2 = 9 GdV
Cerniera a terra GdV = 2
Pattino a terra GdV = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·3 -2 = 6-2 = 4
Carrello a terra GdV = 1
Esempio 9
Esempio 9
9 = 9, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 3 aste = 3 · 3 = 9 GdL
GdV: 2+2+3+2 = 9 GdV
Pattino a terra GdV = 2
Carrello a terra GdV = 2·n -1 = 2·2 -1 = 4-1 = 3
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Esempio 10
Esempio 10
15 = 15, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 5 aste = 5 · 3 = 15 GdL
GdV: 4+5+2+4 = 15 GdV
1 2
3
4
5
Cerniera a terra GdV = 2·n = 2·2 = 4
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·3 -2 = 6-2 = 4
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Carrello a terra GdV = 2·n -1 = 2·3 -1 = 6-1 = 5
Esempio 11
Esempio 11
6 > 4, GdL > GdV
Il sistema è ipostatico
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 2 aste = 2 · 3 = 6 GdL
GdV: 2+2 = 4 GdV
In particolare rimangono due libertà di movimento possibili: 1. la rotazione di tutto il sistema attorno alla cerniera fissa
2. la rotazione relativa dell’asta 2 rispetto alla cerniera interna.
1
2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera a terra GdV = 2•n = 2•1 = 2
Esempio 12
Esempio 12
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 4 aste = 4 · 3 = 12 GdL
GdV: 1+1+2+2+2+2 = 10 GdV
1
2
3
4
Carrello a terra GdV = 1
Carrello a terra GdV = 1
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
12 > 10, GdL > GdV
Il sistema è ipostatico
Esempio 13
Esempio 13
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 3 aste = 3 · 3 = 9 GdL
GdV: 2+2+2+2 = 8 GdV
1
2
3
Cerniera a terra GdV = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
9 > 8, GdL > GdV
Il sistema è ipostatico
Cerniera a terra GdV = 2
Esempio 14
Esempio 14
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 4 aste = 3 · 4 = 12 GdL
GdV: 3+2+2+2+1+2 = 12 GdV
12 = 12, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
1
2
3
4
Incastro GdV = 3
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera a terra GdV = 2
Pattino interno GdV = 3·n -4 = 3·2 -4 = 6-4 = 2
Pattino interno GdV = 3·n -4 = 3·2 -4 = 6-4 = 2
Carrello interno GdV = 2·n -3 = 2·2 -3 = 4-3 = 1
Esempio 15
Esempio 15
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo. GdL: 7 aste = 3 · 7 = 21 GdL
GdV: 4+4+4+4+6 = 22 GdV
21 < 22, GdL < GdV
Il sistema è 1 volta iperstatico
3 1
2
4 5
6 7
Cerniera a terra GdV = 2·n = 2·2 = 4
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·3 -2 = 6-2 = 4
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·3 -2 = 6-2 = 4
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·4 -2 = 8-2 = 6
Cerniera a terra GdV = 2·n = 2·2 = 4
Esempio 16
Esempio 16
Incastro GdV = 3
Incastro GdV = 3
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: 1 asta = 3 GdL
GdV: 3+3 = 6 GdV
3 < 6, GdL < GdV
Il sistema è 3 volte iperstatico
Esempio 17
Esempio 17
Effettuiamo il bilancio tra gradi di libertà e gradi di vincolo.
GdL: 2 aste = 6 GdL
GdV: 2+2+2 = 6 GdV
6 = 6, GdL = GdV
Il sistema è isostatico
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera a terra GdV = 2·1 = 2·1 = 2
Cerniera a terra GdV = 2·1 = 2·1 = 2
Esempio 16
Infine va ricordato che il caso di un anello chiuso
• L’anello chiuso può essere immaginato come un’asta ripiegata su sè stessa e i cui lembi
vengono saldati tra loro
• L’asta chiusa si definisce «internamente ipervincolata» e il grado di vincolo in eccesso è
pari a 3
• I tre vincoli interni aggiuntivi possono essere rimossi (ad esempio con un taglio nella
struttura), senza modificarne l’ equilibrio.
Strutture labili
L’analisi cinematica di una struttura fa riferimento a due condizioni specifiche 1. La molteplicità dei vincoli deve essere pari al numero dei gradi di libertà della struttura
(condizioni necessaria);
2. I vincoli devono essere ben disposti, ossia cinematicamente efficaci (condizione
sufficiente).
Quindi la condizione di uguaglianza tra GdL e GdV è una condizione necessaria ma non sufficiente affinchè la struttura sia in equilibrio
Infatti deve essere impedita ogni sua possibile mobilità, anche solo virtuale
La prima condizione è di immediata verifica, essendo legata al computo e al confronto tra
GdL e GdV
La seconda condizione, che richiede un’analisi più approfondita (soprattutto per strutture
composte da più tratti e variamente articolate) si può verificare tramite due metodi:
• Metodo algebrico (approccio analitico, poco usato);
• Metodo dei centri assoluti e relativi di rotazione (approccio geometrico)
Strutture labili
Strutture labili
Carrello a terra GdV = 1
Manicotto GdV = 2
Incastro GdV = 3
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Carrello a terra GdV = 1
GdL = GdV = 6 ma può RUOTARE
GdL = GdV = 3 ma può TRASLARE
Strutture labili
• Il caso più frequente di labilità riguarda però la possibilità di eseguire movimenti virtuali
infinitesimi consentiti dai vincoli
• Una tipica esemplificazione di questa condizione è riscontrabile nella struttura in figura
(trave con vincolo cerniera – carrello mal disposto).
• Il CIR si trova nella cerniera a terra
GdL = GdV = 3
Arco a tre cerniere
• Un caso molto frequente di struttura semplice isostatica è l’arco a tre cerniere
Cerniera interna GdV = 2·n -2 = 2·2 -2 = 4-2 = 2
Cerniera a terra GdV = 2
Cerniera a terra GdV = 2
GdL: 2 aste = 3 · 2 = 6 GdL
GdV: 2+2+2 = 6 GdV Il sistema è isostatico
Arco a tre cerniere labile
• L’asta AB può ruotare rispetto all’asta BC attorno ad un punto qualsiasi che sta sulla
retta congiungente i punti B e C
• In particolare l’asta AB può ruotare attorno al punto A, che è anche il movimento
permesso dal vincolo a terra della stessa asta.
• Si ha labilità ogniqualvolta tre articolazioni (cerniere) sono allineate
Cerniera a terra GdV = 2
Cerniera a terra GdV = 2
A C
B
Altri casi di labilità
• Nel caso precedente abbiamo visto che la labilità della struttura era causata da una
errata disposizione dei vincoli
• Tuttavia può capitare che la labilità sia originata anche da una cattiva disposizione delle aste. Prendiamo in esame la struttura in figura
Altri casi di labilità
• Nel caso precedente abbiamo visto che la labilità della struttura era causata da una
errata disposizione dei vincoli
• Tuttavia può capitare che la labilità sia originata anche da una cattiva disposizione delle aste. Prendiamo in esame la struttura in figura
2
2 2
2 4
2 4
6
GdL = 24 GdV = 24
Il sistema è isostatico
Altri casi di labilità
• Nel caso precedente abbiamo visto che la labilità della struttura era causata da una
errata disposizione dei vincoli
• Tuttavia può capitare che la labilità sia originata anche da una cattiva disposizione delle
aste. Prendiamo in esame la struttura in figura
Parallelogramma articolato
2
2 2
2
2 2
6 6
GdL = 24 GdV = 24
Il sistema è isostatico