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Comunicazione e relazione efficace nel contesto didattico e tra scuola e famiglia Laura Mazzadi referente ambito 8 Vicenza Corso di formazione per docenti «S.O.S. Sostegno» 22 febbraio 2017 CTI Centro Territoriale Integrazione – Arzignano Montecchio

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Comunicazione e relazione efficace nel contesto didattico e

tra scuola e famiglia

Laura Mazzadi

referente ambito 8 Vicenza

Corso di formazione per docenti «S.O.S. Sostegno»

22 febbraio 2017

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Oggi ci soffermeremo su…• La comunicazione: definizione e assiomi

• La relazione comunicativa

• Le barriere comunicative di Thomas Gordon

• L’ascolto attivo e il messaggio IO

• Gli stili comunicativi

• La comunicazione assertiva

• Strategie efficaci

• La comunicazione a scuola

• L’insegnante di sostegno

• L’insegnante di sostegno: un comunicatore efficace

• Un augurio al gruppo….

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Che cosa ci viene in mente?

Quando dico «Comunicazione»

penso a…

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La comunicazione è…

• la dimensione psicologica costitutiva di ogni

essere umano

• una attività sociale e relazionale

• una risposta a bisogni

• un modo per consolidare il nostro senso di

identità e il nostro modo d’essere (habitus)

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La prima cosa da sapere sulla comunicazione è che...

“NON SI PUÒ NON COMUNICARE”!

(Pragmatica della comunicazione umana

P. Watzlawick, 1967)

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Lo scambio comunicativo

Lo scambio comunicativo viene scisso in 3 aspetti fondamentali:

• Sintassi: si riferisce alle regole grammaticali

• Semantica: si occupa del significato

• Pragmatica: legata all’uso che si fa della comunicazione, si occupa della relazione tra i comunicanti, del contesto in cui avviene la comunicazione e dei suoi effetti sul comportamento

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Gli assiomi della comunicazioneC

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Gli assiomi della comunicazione• 1. L’impossibilità di non comunicare.

Il comportamento è comunicazione; non è possibile non avere un comportamento, quindi è impossibile non comunicare.

• 2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione.

Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (una notizia, una informazione, un dato…) e di relazione (un comando, un’istruzione, un avvenimento…) di modo che il secondo classifica il primo.

• 3. La punteggiatura della sequenza di eventi.

La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti (se si prende in considerazione il punto di vista dell’uno o quello dell’altro).

• 4. Comunicazione numerica e analogica.

Il linguaggio digitale (digitale, verbale) ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione; il linguaggio analogico (il linguaggio non verbale) invece non ha alcuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni.

• 5. Interazione complementare e simmetrica.

Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza (da una parte rapporti paritetici, paritari, democratici, dall’altra rapporti fondati sulla autorità/subordinazione).

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La comunicazioneGli esseri umani comunicano sia con il linguaggio verbale che con il linguaggio

non verbale

• Il LINGUAGGIO VERBALE serve prevalentemente per trasmettere i

contenuti di una comunicazione.

• Il LINGUAGGIO NON VERBALE serve prevalentemente per trasmettere gli

aspetti emotivi e di relazione.

• La comunicazione non verbale comprende posizione del corpo, gesti,

espressioni del viso, movimenti del corpo, prossemica.

• La comunicazione paraverbale o prosodica comprende tono, timbro,

volume, sequenze di ritmo, tempo.

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Comunicazione verbale … forme e tipologie

orale scritta iconicamista

pluralità di codici

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Comunicazione non verbale … forme e tipologie

tono della voce

segnali del corpo

odori

rumori

colori

abbigliamento

posturae distanze

prossemica

cinesica e

mimica facciale

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Quanto incide il nostro modo di comunicare?

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La distanza interpersonale durante la comunicazione

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In quanto persone, siamo costantemente in relazione

La relazione efficace (persone in relazione con altre persone) prevede un atteggiamento che consiste nel:

• Prestare attenzione ed osservare come gesti di cura: attenzione al dettaglio e al contesto

La conquista di un «atteggiamento osservativo» non è solo uno «strumento» di lavoro fondamentale per l’educatore, ma ha come ripercussione creativa quella di generare in chi è osservato attenzione e interesse per sé e per gli altri (ri-conoscimento)

• Ascoltare con attenzione in modo profondo (ascolto attivo)

• Sospendere ogni forma di precomprensione per cogliere pienamente la persona (epoché)

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In quanto persone, siamo costantemente in relazione

La relazione efficace (persone in relazione con altre persone) prevede un atteggiamento che consiste nel:

• Prestare attenzione ed osservare come gesti di cura: attenzione al dettaglio e al contesto

La conquista di un «atteggiamento osservativo» non è solo uno «strumento» di lavoro fondamentale per l’educatore, ma ha come ripercussione creativa quella di generare in chi è osservato attenzione e interesse per sé e per gli altri (ri-conoscimento)

• Ascoltare con attenzione in modo profondo (ascolto attivo)

• Sospendere ogni forma di precomprensione per cogliere pienamente la persona (epoché)

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Le barriere della comunicazione

Sono messaggi di rifiuto che inibiscono il processo di comunicazione e compromettono la relazione.

Sono messaggi TU

(Thomas Gordon)

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Qualche esempio

• Ordinare, comandare, esigere: “Smettila di piagnucolare, non sei un bambino!»

• Avvertire, minacciare: “Se non finisci di mangiare, resti qui finché non avrai finito»

• Rassicurare, consolare: “Non sentirti giù, le cose si risolveranno per il meglio. Domani ti sentirai molto meglio.».

• Interpretare, analizzare: “Ti stai comportando in questo modo per attirare l’attenzione su di te!»

• Fare domande, indagare: “Quanto tempo hai studiato? Solo un’ora?”

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Un esempio in classe

Alcuni studenti di scuola secondaria di 2° stanno lavorando divisi in gruppi per approfondire il tema del teatro greco. Ogni studente ha preparato a casa un saggio breve sui singoli aspetti dell’argomento e insieme, unendo i brani, costruiranno un saggio unico. I lavori di tutti i gruppi saranno fusi in un ipertesto e accompagnati da immagini. Marco si avvicina all’insegnante lamentandosi che i membri del suo gruppo non lo vogliono, perché non ha preparato alcun saggio.

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Comunicazione inefficace

• 1. Ordinare: “Piantala di lamentarti. La prossima volta impegnati e studia.”

• 2. Avvertire, minacciare: “È meglio che cominci ad impegnarti, altrimenti non raggiungerai mai la sufficienza in questa materia.”

• 3. Esortare, moraleggiare: “Sai che preparare il saggio era tuo dovere. Non puoi continuare a non studiare. Se vai avanti così i tuoi genitori ne avranno un gran dispiacere.”

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• 4. Consigliare, offrire soluzioni: “La migliore cosa da fare è recuperare. Va nella biblioteca scolastica e comincia adesso il tuo saggio. Lo aggiungerai agli altri più tardi.”

• 5. Persuadere con argomentazioni logiche: “Guardiamo le cose come stanno: hai torto perché non hai preparato il saggio. Per questo non ti vogliono nel gruppo.”

• 6. Giudicare, criticare, biasimare: “Sei un inetto e un buono a nulla. Ho assegnato il saggio per casa martedì scorso, e in una settimana non hai combinato niente.”

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Comunicazione inefficace

• 7. Ridicolizzare, umiliare: “Ti comporti come i bambini dell’asilo nido. Fai lo scansafatiche e poi hai anche il coraggio di lamentarti!”

• 8. Interpretare, analizzare: “Tu sei scoraggiato perché ti rendi conto che in realtà è solo colpa tua se non hai fatto il saggio a casa.”

• 9. Fare apprezzamenti, approvare: “Sei un bravo studente, di solito studi sempre. Dirò a Michela di accettarti nel suo gruppo.”

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Comunicazione inefficace

• 10. Rassicurare, consolare. “Non ti preoccupare, non è poi la fine del mondo se non hai svolto i compiti per casa…”

• 11. Informarsi, indagare, interrogare: “Perché non hai preparato il tuo saggio? Ti sei divertito tutto ieri pomeriggio al posto di studiare?”

• 12. Cambiare argomento, minimizzare, beffarsi: “Non mi disturbare. Ho altro da fare adesso, devo compilare il registro. Arrangiati.”

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Thomas Gordon(1918 – 2002)

•Allievo di Carl Rogers, Thomas Gordon propone la filosofia rogersiana in un linguaggio concreto e operativo con l’intento di rendere accessibili ed utilizzabili dal vasto pubblico alcune delle abilità psicologiche proposte da Rogers.

•Gordon mette a punto dei “training brevi” sulla abilità di comunicazione e di risoluzione dei conflitti interpersonali che, attraverso un approccio strutturato, rendono le persone e i gruppi più efficaci.

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Thomas Gordon(1918 – 2002)

•Secondo Gordon, i conflitti non si possono risolvere con l’uso di tecniche coercitive, che hanno semplicemente l’effetto di danneggiare irreparabilmente le relazioni: molto meglio la comunicazione utilizzata nella dovuta maniera.

•Un buon comunicatore, secondo il metodo Gordon, deve essere in possesso di alcune competenze fondamentali:

•l’ascolto attivo

•il messaggio io

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“All’educatore spetta il non facile compito

di «entrare» nel privato mondo percettivo

dell’altro e di starci comodo; di essere

sensibile, attimo dopo attimo, ai

cambiamenti di percezione, sentimenti e

significati che fluiscono nell’altro”.

Thomas Gordon

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Per comunicare bisogna prima

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L’ascolto attivo

L’ascolto attivo, in quanto opposto all’ascolto passivo (ascolto

non autentico o il sovrapporsi del proprio pensiero a quello

dell’altra persona), è un modo di ascoltare che:

• permette di comprendere ciò che l’altro comunica

• implica una reale interazione

• consente di dare un immediato feedback (rispecchiamento o

rimando) durante una comunicazione efficace

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L’ascolto attivo

L’ascolto attivo messo in atto dagli insegnanti aiuta gli studenti:

• a fronteggiare e neutralizzare forti emozioni (liberazione catartica)

• ad assumere la responsabilità di analizzare e risolvere i loro problemi

• a recepire il punto di vista, le idee, i sentimenti dell’insegnante

• a creare un legame significativo di cura e rispetto con l’insegnante

(Thomas Gordon, Insegnanti efficaci, p. 87)

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Le tecniche: il messaggio Io

• I messaggi in prima persona possono essere definiti “messaggi di assunzione di responsabilità”:

• L’educatore, che invia un messaggio in prima persona, si assume la responsabilità del proprio stato d’animo e la libertà di esprimere sinceramente all’allievo i suoi sentimenti (persona autentica)

• I messaggi in prima persona lasciano all’allievo la responsabilità del proprio comportamento, evitando l’impatto negativo e giudicante dei messaggi in seconda persona.

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Le tecniche: il messaggio Io

• I messaggi in prima persona non pregiudicano la relazione; non si giudica la persona, ma un suo comportamento (es. Quando fai il prepotente…Se metti i piedi fuori dal banco…)

• Esempio: “Se lasci lo zaino buttato per terra, in mezzo al passaggio (descrizione delcomportamento), posso inciampare (effetto tangibile) e ho paura di cadere e di farmi male (sentimento)”

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Stile passivo

• Ha difficoltà a fare e rifiutare richieste

• Dipende dal giudizio altrui

• Teme spesso di sbagliare, non si sente all'altezza

• Si sacrifica più di quanto gli viene richiesto e non si sente gratificato

• Ritiene che gli altri siano migliori di lui

• Si sente in colpa se occasionalmente reagisce in modo aggressivo con qualcuno

• Si sente a disagio con le persone che non conosce bene

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Stile aggressivo

• Non modifica le sue opinioni

• Non ascolta gli altri, anzi li interrompe spesso mentre parlano

• Non chiede "scusa" se commette un errore e non ammette la possibilità di essere nel torto

• Vuole che gli altri si comportino come lui desidera

• Pensa che gli altri siano meno capaci/efficienti ed abbiano bisogno di forti sollecitazioni

• Giudica gli altri e li critica

• Colpevolizza ed fa sentire inferiori gli altri

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La comunicazione assertiva

L’ assertività è la capacità del soggetto di utilizzare, in

ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che

rendano altamente probabili reazioni positive

dell’ambiente e annullino o riducano la possibilità di

reazioni negative

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Si tratta di una competenza relazionale che permette di

riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni e di

comunicarli agli altri nel rispetto reciproco.

Va considerata un modo di essere, il prodotto di un

equilibrio che nasce dall’armonia tra le abilità sociali, le

competenze emotive e il pensiero razionale.

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Come capacità di sapersi esprimere sia

verbalmente che non verbalmente, in modo

efficace e congruo al contesto, esprimendo

opinioni e desideri, è considerata un’abilità per

la vita (lifeskills).

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Le life skills (OMS, 1993)C

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Le life skills (OMS, 1993)

AREA COGNITIVA

» Senso critico

» Prendere buone decisioni

» Risolvere problemi

» Creatività

AREA EMOTIVA

» Consapevolezza di sé

» Controllo delle emozioni

» Gestione dello stress

AREA SOCIALE

» Empatia

» Comunicazione efficace

» Relazioni efficaci

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Le life skills (OMS, 1993)

Il termine di Life Skills viene generalmente riferito ad una gamma

di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono

alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale

che su quello sociale. In altre parole, sono abilità e capacità che

ci permettono di acquisire un comportamento versatile e

positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le

richieste e le sfide della vita quotidiana, compiendo scelte

consapevoli.

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Le life skills (OMS, 1993)

Per comunicare efficacemente è molto importante avere chiaro il motivo, l'obiettivo della nostra comunicazione, quindi è fondamentale chiedersi sempre:

• Qual è il vero motivo per cui voglio comunicare ciò che ho in mente?

• Cosa voglio davvero da questa persona?

• Cosa desidero che accada dopo che ho comunicato ciò che ho in mente?

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Aspetti del comportamento assertivo

• Flessibilità: utilizzare il giusto comportamento a seconda delle diverse situazioni

• Chiarezza di obiettivi: avere obiettivi chiari così da aumentare i propri successi e, conseguentemente, l’autostima.

• Autostima: il giudizio che ciascuno dà del proprio valore. È anche avere fiducia nelle proprie capacità di pensare, scegliere e prendere decisioni.

• Ascolto: noi sappiamo ascoltare gli altri?

• Assunzione di rischi. Affermare le proprie convinzioni e comunicare le proprie aspettative; saper dire di no

• Gestione delle critiche (e degli elogi): affrontare il problema in modo razionale ed obiettivo, non emotivo. La critica deve essere posta in maniera specifica, senza ferire l’altro, e riguardare il comportamento (e non la persona). Il suo scopo deve sempre essere costruttivo.

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Cosa cambia a livello comunicativo?

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I diritti assertivi• Il diritto di essere trattato sempre con rispetto e dignità

• Il diritto di avere ed esprimere un’opinione personale non necessariamente coincidente con quella altrui

• Il diritto di essere ascoltato e preso sul serio quando si esprimono i propri punti di vista e opinioni

• Il diritto di chiedere ciò che si ritiene opportuno nel rispetto del reciproco diritto a rifiutare

• Il diritto di dire no senza sentirsi in colpa

• Il diritto di provare degli stati d’animo e di manifestarli in modo assertivo

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I diritti assertivi

• Il diritto di commettere errori

• Il diritto di cambiare opinione e modo di pensare

• Il diritto di non soddisfare sempre le aspettative altrui

• Il diritto di dire “non capisco”

• Il diritto di esprimere il proprio disinteresse verso iniziative di altri

• Il diritto di decidere sulla propria responsabilità di risolvere problemi altrui

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I diritti assertivi

• Il diritto di decidere cosa fare di tutto ciò che è di propria ed esclusiva pertinenza e che non lede i diritti altrui

• Il diritto a perseguire e raggiungere i propri obiettivi ed il proprio successo

• Il diritto di chiedere un chiarimento ed essere informato

• Il diritto di avere bisogni e desideri che sono importanti quanto quelli degli altri

• Il diritto di essere i soli giudici di se stessi.

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Il silenzio durante la relazione comunicativa

Ascoltare e prestare attenzione sottendono a loro volta

un’altra abilità: il fare silenzio.

Il silenzio permette reciprocamente di entrare in

relazione e di sentirsi in relazione con l’altro.

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Il silenzio durante la relazione comunicativa

Il fare silenzio si declina in:

• un silenzio di parole, che si attua nel resistere a porre domande incalzanti

• un silenzio di pensiero, che si concretizza nell’evitare di pensare al posto dell’altro

• un silenzio emotivo, che non lascia emergere le personali emozioni di chi è in posizione di ascolto

• un silenzio del corpo, che permette di accogliere l’altro in uno stato di quiete e di rilassatezza

In questo silenzio nasce la realtà dell’incontro autentico con l’altro.

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L’empatia• Entrare temporaneamente nel mondo percettivo dell’altro per comprenderlo,

muovendosi delicatamente con rispetto e umiltà, senza emettere giudizi.

• Percepire lo schema di riferimento interno di un altro con accuratezza e con le

componenti emozionali e di significato ad esso pertinenti, come se una sola

fosse la persona, ma senza mai perdere di vista questa condizione di “come

se”.

• Rogers rimarca infatti un importante aspetto: il vivere l’esperienza dell’altro

non implica un’identificazione emotiva, ma piuttosto un’identificazione

empatica.

• Mantenere la giusta distanza emotiva per non “con-fondersi” con l’altro.

• Cogliere i sentimenti dell’altro, seguirne il flusso dell’esperienza (è un processo

e non uno stato) ed intuire i significati di cui egli stesso è scarsamente

consapevole.

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La giusta distanza

Un difficile equilibrio: trovare la misura …RICONOSCERE i propri e altrui sentimenti

Trovare ogni volta, in ogni diversa situazione, il giusto equilibrio

tra

•FUGA NELL’IMPERSONALITA’

•Analfabetismo emotivo

•Illusione della neutralità

•Barriere difensive

•ECCESSO DI COINVOLGIMENTO

•Confusione e perdita dei propri confini

•Rischio di «bruciarsi»

•I problemi degli altri diventano i propri

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Strategie efficaci

La Negoziazione

è un processo in cui due o più parti, con

interessi comuni, ma in conflitto, tentano di

raggiungere un accordo di mutua

soddisfazione.

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I passi della negoziazione

• 1. Definizione condivisa della situazione o comportamento da regolamentare;

• 2. Co-costruzione degli accordi (le parti esplicitano cosa vogliono ottenere e in cambio cosa sono disposti a cedere);

• 3. Traduzione concreta in comportamenti che è possibile tenere e quali no (da parte degli allievi e dell’insegnante).

Es. Cosa si può fare e cosa non si può fare durante la merenda

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Strategie efficaci

Problem Solving

Se c’è un problema, c’è anche la sua soluzione

è una procedura comunicativa che prevede una serie di

passi l’uno condizione preliminare dell’altro orientata al

raggiungimento di una soluzione in merito a un

problema che accomuna i partecipanti alla

comunicazione.

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Passi per il problem solvingpassaggio dal sapere astratto al saper fare concreto

Nell’affrontare un problema, si aiuta l’allievo e/o il gruppo a prendere decisioni, a trovare una soluzione al problema seguendo sei passi:

• definire concretamente il problema e le sue caratteristiche

• proporre una serie di soluzioni possibili al problema

• valutare gli aspetti negativi e positivi di ogni soluzione proposta al problema

• eliminare le soluzioni non idonee e scegliere le più idonee

• verificare se esistono i mezzi per attuare la soluzione scelta (tattica dei piccoli passi)

• verificare i risultati ottenuti

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Tecniche verbali e non verbali durante la relazione comunicativa

• Ascoltare empaticamente: favorisce l’instaurarsi di uno scambio autentico e congruente

• Dimostrare interesse per l’altro con atteggiamento non verbale e verbale di rinforzo

• Comunicare stima e fiducia per le potenzialità interne della persona

• Non squalificare la persona, ma utilizzare nella comunicazione il messaggio Io

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Tecniche verbali e non verbali durante la relazione comunicativa

• Fare attenzione alla comunicazione paraverbale e non verbale

• Chiarificazione: esprimere con parole diverse ciò che ha detto la persona per apportare maggior chiarezza e consapevolezza

• Restituzione: restituzione dei messaggi per rivederne i contenuti e creare nuove e inattese connessioni

• Riformulazione: fare una sintesi con parole proprie utile per dare rilievo al processo compiuto, fare il punto della situazione e cogliere gli aspetti generativi futuri

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Generare buone domande• Domande aperte: invitano a parlare, creano apertura

dialogica, incoraggiano il ruolo attivo della persona mentre le

domande chiuse (sì/no) restringono la possibilità di una

comunicazione riflessiva

• Numero di domande: non devono essere eccessive e/o

incalzanti perché creano confusione e bloccano la persona

durante la comunicazione

• Domande affettive: facilitano l’identificazione e l’espressione

dei sentimenti, stimolando l’attitudine riflessiva

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Le domande aperte

• Non prevedono risposte sì/no o “da lista”

• Chiedono di articolare la risposta

• Incoraggiano un ruolo attivo dell’interlocutore

• Facilitano il dialogo

Si incoraggia la persona ad esplorare,

secondo le sue modalità,

i suoi comportamenti e le sue motivazioni

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Obiettivo…

Far procedere la comunicazioneFar procedere la comunicazione

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Esercitazione pratica

Trasformiamo queste domande chiuse in domande aperte:

• Hai dei figli?

• Litigate spesso, tu e il tuo fidanzato?

• La tua mamma è ancora autosufficiente, pur essendo così anziana?

• Ti piace prenderti cura di tuo padre?

• Sei stato bene al lavoro questa settimana?

• Tuo figlio continua a disobbedire da mattino a sera?

• Ti senti triste, se pensi a quel tuo amico?

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Una possibile trasformazione in domande aperte

• Ti va di raccontarmi un po’ della tua famiglia?

• Come vanno le cose con il tuo fidanzato?

• Che mi dici della capacità di tua madre di essere ancora autosufficiente?

• Come ti senti, a prenderti cura di tuo padre?

• Come è andata al lavoro, questa settimana?

• Mi racconti un po’, come si comporta tuo figlio?

• Come ti senti, quando ti metti a pensare a quel tuo amico?

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La comunicazione a scuolaLa comunicazione è efficace tra tutti i soggetti coinvolti quando:

• utilizza l’Ascolto attivo: è un ascolto profondo che rispetta l’altro sia a livello mentale che a livello emotivo

• utilizza il messaggio Io: sospende il giudizio e si pone in posizione empatica

• rispetta i vari livelli di comunicazione (verbale, paraverbale, non verbale)

• rispetta le barriere comunicative (Gordon)

• alimenta atteggiamenti di apertura, di riflessione, di pensiero critico

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A scuolaAll’interno della scuola, la comunicazione si esplicita:

• tra colleghi

• con il Dirigente

• con il personale

• con gli alunni

• con le famiglie

• con i Servizi (extra-scuola)

A seconda del destinatario, si modifica il codice comunicativo, ma dovrebbe restare immutato l’atteggiamento relazionale di rispetto e di autenticità.

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L’insegnante di sostegnoC

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«Il docente comincia a interrogarsi su come facilitare la

comprensione, come semplificare e chiarire il lessico, i concetti,

come favorire la memorizzazione, come stimolare la

motivazione, l’attenzione, l’autoregolazione, ecc.

Il docente riflette metacognitivamente su se stesso, su quello che

fa per aiutare un alunno in difficoltà ad elaborare delle

competenze e usarle. Questo processo lo fa crescere

professionalmente, con benefici nella didattica per tutti gli

alunni, anche quelli “bravi”, che apprendono bene, ma che

imparano ancora meglio, se l’insegnamento aumenta di qualità».

(Canevaro e Ianes)

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L’insegnante di sostegno

Il ruolo dell'insegnante di sostegno

L'insegnante di sostegno ha le seguenti competenze:

• conoscenze generali relative alla situazione di difficoltà;

• competenze relazionali: sapere lavorare in team con gli altri operatori; facilitare il lavoro di rete tra operatori scolastici, extrascolastici, famiglie; svolgere attività di tutor e compresenza in classe;

• competenze disciplinari relativamente alla propria area di nomina;

• competenze metodologiche;

• competenze teoriche e applicative di contenuti.

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L'insegnante di sostegno

• assume la contitolarità delle sezioni e delle

classi in cui opera;

• partecipa alla stesura di tutti i documenti e

progetti per l'inclusione;

• partecipa a pieno titolo alle operazioni di

valutazione per tutti gli alunni della classe.

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Cosa è possibile fare a scuola?

Formazione del gruppo classe: sviluppare il senso

di appartenenza a una comunità

Attenzione alla vita affettiva del gruppo classe:

promuovere la libera espressione e

circolazione delle emozioni

Contratto educativo con il gruppo classe: elaborare e condividere le regole di una buona convivenza

A partire da una positiva esperienza comunitaria, sviluppare un giudizio

critico personale

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Una efficace metodologia:Il circle-time

• nelle classi dove è stato applicato i ricercatori hanno registrato:

maggiore accettazione delle differenze

miglioramento delle relazioni interpersonali

decremento dei comportamenti problematici

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Circle time: obiettivi specifici

Favorisce il sorgere delle capacità di:

– considerare gli individui e le situazioni senza pregiudizi e stereotipi;

– risolvere problemi e conflitti;

– individuare la propria identità affettiva e sociale;

– gestire ed esprimere la propria emotività;

– instaurare rapporti positivi con gli altri;

– essere buoni partecipanti a gruppi di lavoro.

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Il circle-time

un momento particolare della vita scolastica

• Uscita dai ruoli

Ragazzi studenti partecipanti

Insegnanti esperti facilitatori

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Il circle-timeCambiano:

• Setting

– non più i banchi a schiera ma le sedie in cerchio;

• Comunicazione

– non più discendente ma circolare;

• Clima

– non più valutazione di una prestazione a livello cognitivo, ma ascolto e sospensione del giudizio.

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Il circle-time

• disposizione delle sedie in cerchio

• frequenza delle discussioni: una/due volte a settimana

• durata: 1 ora

• scelta dell'argomento (brainstorming o "idee a ruota libera" "parole in libertà")

• presenza di un facilitatore e 1/2 osservatori a rotazione

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È necessario che il buon facilitatore:

• Sia autentico e genuino (che trapeli congruenza fra i suoi sentimenti, le sue parole, le sue azioni);

• dimostri considerazione positiva incondizionata per i partecipanti del gruppo;• provi empatia: comprenda ciò che provano i membri del gruppo;• favorisca la partecipazione di tutti;• sappia incanalare adeguatamente, senza ricambiarla, l'aggressività che

emerge in una determinata fase di vita del gruppo;• rispetti profondamente i membri del gruppo riconoscendo a ciascuno valore

in quanto persona, indipendentemente da idee, sentimenti espressi e comportamenti espliciti;

• lavori sul "positivo" che indubbiamente c‘è in ogni persona e in ogni situazione;

• abbia fiducia nella possibilità di cambiamento;• sia non-direttivo e pronto ad adeguare programmi e obiettivi alle esigenze del

gruppo.

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Relazione Scuola – Famigliala creazione di un efficace «incastro della relazione»

Condivisione dell’impostazione educativa tra insegnanti,

personale scolastico e tra scuola e famiglia

Condivisione dei criteri di lettura dei

comportamenti

Attenzione condivisa alla classe come gruppo: deve

diventare oggetto di confronto costante tra genitori insegnanti

Evitare i ‘processi’(di chi è la colpa), ma fare alleanza per trovare insieme la soluzione

migliore

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Relazione Scuola – FamigliaC

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creare un efficace

«incastro della relazione»

si stabilisce la comunicazione

la rete comunicativa genera movimento

di idee e di progetti

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L’alleanza educativa: comunicare con vari tipi di famiglie

Famiglie bilanciate:

• Hanno relazioni di scambio con l’ambiente sociale e presentano confini semi-aperti

Famiglie centripete:

• Le esigenze vengono completamente soddisfatte all’interno dei confini familiari che risultano chiusi e impermeabili rispetto al contesto sociale

Famiglie centrifughe:

• Famiglie che si realizzano all’esterno del nucleo familiare e la famiglia tende a dissolversi

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CREARE ALLEANZE EDUCATIVE

BENESSERE

ALUNNO

CLASSE

FAMI

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ATA

DOCENTI

SERVIZI

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L’insegnante di sostegno: un comunicatore efficace

• sa descrivere il comportamento che crea il problema, senza esprimere un giudizio

• sa descrivere l’effetto tangibile e concreto che il problema suscita a scuola

• sa collaborare in maniera propositiva

• sa mediare tra i vari interlocutori per una presa in carico inclusiva

• sa essere promotore di relazioni autentiche

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La dimensione generativa dell’insegnante come educatore

“Le mattine che non posso trovare il tempo per dare un’occhiata ai miei fiori, innaffiare i germogli che sto propagando, strappare le erbacce, spruzzare l’insetticida e distribuire il fertilizzante appropriato sulle piante che crescono, mi sento defraudato.

•Il mio giardino mi propone la stessa curiosa domanda a cui ho tentato di dare una risposta in tutta la mia vita professionale: Quali sono le condizioni migliori per la crescita? …

•E quando, mediante una cura paziente, intelligente e comprensiva, ho prodotto le condizioni che danno vita allo sboccio di un fiore raro e prezioso, provo lo stesso genere di soddisfazione che ho provato nel facilitare la crescita di una persona o di un gruppo.”

Carl Rogers

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Qualche suggestione bibliograficaC

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A questo gruppo di colleghi

auguro…

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Se evito di manipolare gli uomini,

essi si prendono cura di se stessi;

se evito di comandare agli uomini,

essi agiscono da soli;

se evito di predicare agli uomini,

essi migliorano da soli;

se evito di impormi sugli uomini,

essi diventano se stessi.

(Lao Tse)

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Chi ben comincia…C

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Grazie di

per l’attenzione!

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