comportamento dell'omitina-carbamile transferasi, della...

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Comportamento dell'omitina-carbamile transferasi, della glu· tammico-ossalacetico transaminasi e della glutammico-piru· vico transamina si sieriche nelle epatopatie acute non infettive O. GHIDINI, • A. TO}lASI, •• P. NIGRI e • A. BATTOCCHIA I Divisione 1 \f edi ca, •• Iseilulo di Biochimica ed Emalologia dell'Ospedale Maggiore di Verona La recente introduzione di un metodo di determinazione semplice ( 1 2 ) ha consentito di s tudiar e su vasta casi stica il comportam ento de ll'ornitina- carba mile transferasi (OCT ) sierica nel decorso di epatopatie di varia eziologia. L' interesse per questo enzima de riva dalla sua quasi assoluta organospeci· ficità, dalla sua localizzazione nell'apparato mitocondriale e dalla precoce el evazione del suo livello ematico nell e forme con Pertanto l'OCT si può considerare come parametro sen sib ile e specifico di lesione mitocondriale epatocitaria diretta e/o indir etta ( 3 ). Il dosaggio dell 'OCT si è dimostrato util e non s oltanto nella diagno· stica enzimologica, ma anche nello s tudio dell'epatotossicitìt di varie sostan · ze (' ). Anche ne lla nostra esperi enza ci è s emb rato di cogli ere, nel decorso di 9 ca si di epatopatic ac ut e non inf e tti ve ad eziologia tossica o tossico· allergica comportamenti dell'enzima significativi agli effetti della diagnosi differenziale. La nostra casis tica è costituita da soggetti affetti da: epatopatia acuta etilica : 3 casi, di cui 2 con alterazioni di slipidemiche cd ematologiche, quali si ri scontrano nella s indr· ome di Zieve (iperdislipi· demia, anemia emoliti ca, ittcro ad impronta colosta ti ca); epatopatia acuta in co r so di avvelenamento da amanita falloide : 3 casi (*), di cui uno mortale; epatopa t ia da farma ci : 3 casi. Per l' inquadramento delle epatopatic da farmaci abbiamo fatto riferimento ai criteri propos ti da Girar d (6) e da Caro li e Opolon { 6 ). (*) Gli AA. ringraziano la Dott. Violani, del Repart o Anestesia e Rianimazione ùello Ospedale Civile }faggiore di Verona, che ha loro permesso di riferire sui casi da lei osservati. A nn. I st. Suv cT. Sanità (1971) 7, 381-886

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Comportamento dell'omitina-carbamile transferasi, della glu· tammico-ossalacetico transaminasi e della glutammico-piru· vico transaminasi sieriche nelle epatopatie acute non infettive

• O. GHIDINI, • A. TO}lASI, •• P. NIGRI e • A. BATTOCCHIA

• I Divisione 1\fedica, •• Iseilulo di Biochimica ed Emalologia dell'Ospedale Maggiore di Verona

La recente introduzione di un metodo di det erminazione semplice (1• 2)

ha consentito di s tudiare su v asta casistica il comportamento dell'ornitina­carbamile transferasi (OCT ) sierica nel decorso di epatopatie di varia eziologia. L'interesse per questo enzima deriva dalla sua quasi assoluta organosp eci· ficità, dalla sua localizzazione nell'apparato mitocondriale e dalla precoce elevazione del suo livello ematico n elle forme con epatocito~isi. P ertanto l'OCT si può considerare come parametro sen sibile e specifico di lesione mitocondriale epatocitaria diretta e/o indiretta (3).

Il dosaggio dell'OCT s i è dimostrato utile non soltanto nella diagno· stica enzimologica, ma anche nello s tudio dell'epatotossicit ìt di varie sostan· ze (' ). Anche nella nostra esp erienza ci è sembra t o di cogliere, n el decorso di 9 casi di epatopatic acute non infettive ad eziologia tossica o tossico· allergica comportamenti dell'enzima significativi agli effetti della diagnosi differenziale.

La nostra casis tica è costituita da soggetti affetti da: epatopatia acuta etilica : 3 casi, di cui 2 con alterazioni dislipidemiche

cd ematologiche, quali si riscontrano nella s indr·ome di Zieve (iperdislipi· demia, anemia emolitica, ittcro ad impronta colostatica);

epatopatia acuta in corso di avvelenamento da amanita falloide : 3 casi (*), di cui uno mortale;

epatopat ia da farmaci : 3 casi. Per l'inquadramento no~ografiro delle epatopatic da farmaci abbiamo

fatto riferimento ai criteri proposti da Girar d (6) e da Caro li e Opolon {6).

(*) Gli AA. ringraziano la Dott. Violani, del Reparto Anestesia e Rianimazione ùello Ospedale Civile }faggiore di Verona, che ha loro permesso di riferire sui casi da lei osservati.

A nn. I st. SuvcT. Sanità (1971) 7, 381-886

382 COMUNICAZI0:'\1

Pertanto distinguiamo :

epatopatia acuta citolitica : l caso da idrazide isonicotinica: epatopatia acuta di tipo misto (citolitica e colos tatica) : l caso da

somministrazione di cstolato di eritromicin a, l caso da somminis trazion c di allopurinolo.

In ogni paziente la diagnosi è stata posta stilla base ùi elementi anamnestici, clinici, bioumorali c, dove possihiJ~·, is lopatologici.

Gli indici biochimici, di cui abbiamo seguito il comportamento. sono : bilirubinemia ; protromhinemia (metodo di Owrcn): glutammico-ossalacetico transaminas i ;. ierira (SGOT) ( me torio 1li

Rci tman e Frankel) ;

ocr (nmoli/m lfo•a)

SG~T ( U/ ml)

~GP i(Ufml)

3000 -

l

2600 ~ l

l

2200-

1800 J

l

1CDO·

60~

. . ' ' ' l .

Fig. l. - Comportamento d ei valori medi di SGOT e SGPT in 31 pazienti affetti da epatite virale. Per l'OCT la banda scura rappresenta la media ± la deviazione standard.

A nu. I st. Suvcr . Sanità (1971) 7, 881-385

GRIDINI, TOMASI. NIGRI E BATTOCCHIA 383

glutammico-piruvico transaminasi sierica (SGPT) (metodo di Reitman e Frankel);

ornitina-carbamile transferasi (OCT) (metodo Ceriotti e Gazzaniga); fosfatasi alcalina ; leucina amminopeptidasi (LAP).

P t• r la valutazione dei nostri risultati sarà utile t enere presente le curve della Fig. l che mostrano il comportamento medio dell'OCT e delle due transaminasi del siero ricavato da un gruppo omogeneo di 31 pazienti affetti da epatite acuta epidemica, di eziologia virale, diagnosticata sulla base di criteri epidemiologici, clinici, bioumorali ed istopatologici. L'anda­mento m edio dell'OCT è sovrapponibile a quello identificato da Ceriotti come il pitt frequente nel corso dell'epatite virale.

Nell'epatopatia acuta etilica, tipicamente rappresentata nella Fig. 2, il comportamento della ornitina-carbamile transferasi si differ enzia nettamente da quello delle transaminasi che presentano aumenti molto modesti senza inYersione del loro rapporto. Il fatto può essere interpretato come segno di un impegno dei mitocondri dell'epatocita, per la nota azione diretta e/o indiretta esercitata su di essi dall 'etanolo: YerO!'imilmente SGOT > SGPT. per aumento della quota mitocondriale.

OC T (n moli/mi .'era ;

SGOT (U /ml) SGPT (U/ ml)

; iO?

11.51 401, i"' --

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2.>1 r?OO

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Fig. ~. - E-t>mpio tl.i epatopatia anll a et ilica . .\o n , ; "'uo o,..cr vn tc alt('cozioni appr('zzn· lti li a <;arico ùci lipi<li plu•matici . .\"t'Idi altri due ca;i di ~patopatia acuta etilica ahhinmo ri,contrat o un aumrnto ,t·n-ibile di SGOT e SGPT oltre che ùi OC.T. e inoltre una iperlipidemia. in 1111 ca-o cnnclarnnta, udl'altro uccrnnnt a.

l 1111. l st. Suna. S<wit<i 11971; 7 , !I~ L-31>5

t

l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l

38~ al.\1 L'ilCAZIONl

Nell ' epatopatia da amanita, nel caso mortale dove la n ecrosi era così massiva da investire estesamente tutte le s trutture submicroscopiche della cellula, abbiamo osservato valori di OCT elevatissimi, forse perchè la deter­minazione dell' enzima è s tata praticata precocemente. Negli altri casi, invece, SGPT supera decisamente OCT. Questo reperto è di (JÌÌt d ifficile interpre tazione:

"l 21.5

21 - -·-' OC.T (nmoli,'m lfo ra )

_.-\ ....... -- Y...( -· - ' .. SGOT (U/ tnl) / ' 11 ~ SGPT (U/m l) / ' o / ' c LAP

t / ' ~ / ' 15 ~

ISOD ~

!!' / ' 8 ~ "' / ' IILIRUIINA -c,...J ::[

/ .. ~ o E u 13 IX 1300 ~-' o / <( ~ / z - IX

CD~ ...

::> ,_ 11 110 a: ~

•.• , ..... PIOTROMIINA ::; "' . iD o .... ... . .... l to 900

7J.lO lO O ······· ······

LAP

5 so !GO

IO PT

3 "' )00

' ' fOSf. ALC.

'·IOOT

1 10 100 OCT

10 12 14 ,, 18 20 22 'lornl

Fig. 3. - Esempio di epatite acuta da virus (presenza di antigene Au). L'OCT ba un anda­mento sovrapponibile o quello di SGOT. D rapporto SGOTJSGPT è invertito. La fosfatasi alcalina è espresso in U Bessey; lo leucino amminopept.idasi in U Braun-Falco.

esso potrebbe essere dovuto alla maggiore lesione del reticolo endoplasmati­co, rispetto ai mitocondri, da parte delle tossine del gruppo della falloidina e del gruppo della amanitina (7), ma più verosimilmente è da riferire alla minor precocità dell'osservazione.

Nell' epatopatia da idrazide isonicotinica l'OCT raggiunge valori molto elevati, mentre le transam.inasi presentano m odificazioni irrilevanti.

Nell'epatopatia da eritromicina com e anche in quella da allopurinolo abbiamo riscontrato una netta prevalenza delle alterazioni enzimatiche legate alla stasi biliare su quelle legate alla citolisi; l'OCT si comporta com e le transaminasi. È noto che in questi casi la componente citolitica è di entità

A 1111. I et. Super. Sanità (1971) T, 381-885

GHIDIN1, TOMASI. NJGRI E BA1TOCCHIA 385

variabile, con compromissione più o meno marcata dei vari organuli. Pre· valgono le alterazioni a carico dell'apparato escretore dell'epatocita (mem­brane canalicolari, microvilli, apparato di Golgi pericanalicolare) e dei carat· teri stessi della bile (bile spessa). Sono presenti infiltrati negli spazi portali. interpretati sulla scorta di ricerche con test di immunofluorescenza, come espressione di un meccanismo immunoallergico (' ).

Si tratta di epatopatie definite dalla Sherlock (8·') « sensitivity type cholcstasis ». L'ipersensibilità è avvalorata nei nostri casi da manifestazioni dermatologiche, e da ipereosinofilia ematica.

L'utilità diagnostica-differenziale del dosaggio dell'OCT appare confer· mata da una nostra recente osservazione. Si tratta di un giovane paziente ricoverato nel novembre 1969 per pleurite essudativa. Alla dimissione gli si consigliò di proseguire il trattamento con idrazide isonicotinica . Nel marzo 1970 insorse ittero, per cui fu nuovamente ricoverato con indirizzo diagnostico verso una epatopatia da farmaci. Tuttavia il comportamento dell'OCT, rispetto a quello delle transaminasi, apparve completamente diverso da quello che di solito s i osserva nelle epatopatie medicamentose citolitichc. Il completamento dello s tudio del paziente ha permesso in fatti l' identifi­cazione nel suo siero dell'antigene Australia (Fig. 3).

In conclusione sembra che l'OCT presenti delle modifìcazioni molto significative, rispetto a SGOT e SGPT, nelle epatopatie acute da farmaci a prevalente componente citolitica cd in quelle epatopatie acute tossiche dove l'azione lesiva si esplica elettivamente a livello mitocondriale.

BIBLIOGR A FIA

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.4 1111. l .t. S uper. Sanità 1197ll 7, 3$1-385-

Le variazioni dell'attività ornitina-carbamile transferasica del siero nel decorso dell'epatite virale dell'infanzia

• A. DE PASCALE e •• F. OSTUNI

• Divisione prdiatrica e • • Laborntorio di Biochimica r Microbiologi(l dPI/'Ospedalr Gmerale Prot·incia/e « P. Cosma», Campos(lmpiero. Padol'a

RlASSUr\TO

Gli A.A. riferiscono i dati relativi al comportamento dell' attività orni ­tina-carhamilc t ransferasica del siero in 87 casi di epatite virale dell' infan­zia. Nei casi a decorso favorevole la nonnalizi':aziune dell'OCT s i riscontra in 1 5:t-}6a. giornata dalle pr ime manifestazioni d l'Ila malattia. Nelle epatiti a piìt lw1go decor so la normalizzazion e dell'OCT, pur precedendo quella del­le transaminasi, è più ritardata. In 4 casi di epatite anittcrica ricorrente, l a normalizzazione si è protrat ta nel t empo e si è riscontrata positidtà dcl­rautig('nl' AtLStralia; in caso di un nuovo innalzamento del tasso dcll 'OCT, ~Jllcs to precede' a di diversi giorni l'innalzamento delle transaminasi.

A 11n. le t. Suoper. Sanità (1971) 7, 9811

La glutammato deidrogenasi : significato diagnostico e prognostico

"' L. PRENCIPE, "'"' L. PAGLIANO SASSI, •• R. ~IERONI e • E. DENEGRI

"' Laboratorio di Biochimica e • • Divi&ione Isolamento Ptd~rko dell'Ospedale Maggiore Ca' Gronda di Milano

Nonostante i notevoli apporti dati dalle determinazioni dei tassi enzi­matici del siero, non è sempre agevole porre una diagnosi certa di epatite virale, in quanto manca la possibilità pratica di un accertamento eziologico mediante isolamento dell' agente infettante. Particolare difficoltà presenta la diagnosi differenziale fra le forme lievi di epatite virale con valori sierici di transaminasi poco elevati, e le forme iniziali di ittero da stasi. In queste ultime forme è sempre presente una modesta necrosi focale di breve durata che determina un aumento modico e transitorio degli enzimi citoplasma­tici e mitocondriali circolanti.

Abbiamo quindi ritenuto util e determinare in un gruppo di pazienti affetti epatite virale il tasso di glutammato deidrogenasi (GIDH) del siero, che è un caratteristico enzima mitocondriale, c confrontarne il livello con quello della glutammico-piruvico transaminasi del siero (SGPT) (1·6 ) .

L'atth·itit s icrica della GIDH è s tata determinata con un metodo spet­trofotometrico all'U .V. proposto da Schmidt (7).

La miscela di r eazione, cos tituita da: siero 0,5 mi; soluzione di ammonio­cloruro 0,133 M + tampone THAM 0,05 lVI, pH 8 + EDTA 0,05 lVI 2,4 ml; NADH 0 ,012 M in acqua 0,05 ml, veniva incubata per 20 min a 250 C. VPniva determinato il valore di J E0 (a 366 nm) nel corso di lO min prr \'aiutare le r eazioni aspecifiche NADH-dipendcnti. Dopo l'aggiunta di 0,05 ml di a-chctoglutarato O,'t l\'l si misurava il decremento dell'estinzione ottiea (J E ) nel corso di altri lO min, e si calcolava, per differenza (Lf E - J Eo) il valore effettivo di LI E' legato all'attività della GIDH; si calcolava quindi l'a ttività glutammato deidrogenasica con la formula:

attività enzimatica in U.I.fl = 182 · 2J E'. La nostra casistica comprende 4 7 soggetti all'etti da Ppatite vira le (30

bambini dai 5 mesi ai 13 anni c 17 adulti). Le determinazioni sono state t'seguite all'ingresso dci pazienti in ospedale e successivamente ogni 7 giorni; contemporaneamente sono stati controllati gli altri indici enzimatici e bio­chimici 11tilizzati a scopo diagnostico in caso di epatite virale .

.4nu. l • t . Sunc r. Sanilt\ (1971) 7, 387-~90

388 COMt:XH:AZIONI

Abbiamo analizzato separatamente il comportamento della GlDH rwUa casistica pediatricn e in quella r elativa agli adulti, al fine di cogliere cveu­tuali differ enze fra i due gruppi di età. Dall'esame delle Tabelle l e 2 r isulta che i valori della GIDH sono, nella m aggior parte dei casi, più elevati della prima determinazione.

TABEI.LA

Comportamento nel tempo della GIDH e della SGPT io 30 bambini affetti da epatite virale

l risultati sono espressi in U.J.fl. Lirnite superiore della norma: CIDH = 1.0 U.l. /1; SGI:'T = 16 U.l.fl. I casi sono s tati ordinati in base al tasso iniziale della SGPT

(valori decrescenti) ,- - - -7 0 C IU~ ~ù ~~f,IUM"O

--E~TR-\T \ 2lO Cl0 1t'(0 280 CO.U•I(XH J;i•J f;IIIR' n 4 ;lO ~IIUL'O

l l

l

C\SO '·

l 2 3 4 s 6 7 8 9

lO 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29

l 30

CIDH SGPT CIUJl SGPT l GIDH SCPT

l

9.0 1080 5,5 5(1 0 ,9 2i 36 ,0 630 1, 0 45 0, 7 22 14,5 625 0 ,8 72 0 ,7 27 16 ,4 540 0 ,6 144 0 ,5 40 5 , 4. 540 0,9 130 23

l.f. , O 540 9,0 200 63 8,0 360 8,0 40 3, 0 18 7,0 315 90 9, 0 90

11,0 270 6,0

;: l 3,6 9

15,0 225 4. ,0 65 4, 2 220 8, 0 400 1,0 45

35,0 207 6,0 54 2 ,0 9 9,0 200 0,9 13 1,8 196 1,8 81 1,5 190 3,5 32 0 ,9 13 8,0 180 0 ,9 36

27,0 160 0,8 13 l 5,2 154 5,2 270 0 ,7 36 1 3,6 144 0,9 18

11,0 117 4. ,5 14 0,9

2~ l 10,6 108 1,8 30 0,9 2,0 103 9 ,0 27 2,7 7, 2 81 1,8 18 . 13 1,5 60 18 6, 0 22

so 4.,5 18 0 ,9 12,0 36 3,0 5 1,6 27 3,6 13 8,0 116 1,5 9 1,5 27 3,6 45

12,0 27 1.5 36 5,5 18 1 0,9 18

-GIDH SGPT CIDH SGPT CIOH SGPT cmu scPT

l l l l

' 13 1

0,2 Hl 32 18 1,5 22 0,9

45 J 22

5,3 181

200 1 5,5 200 l 3,5 95 1,5 32

l

l 1,0

l l

18,0 270 9 7,0 63 0,8 9

l

l l

A nn. lat. Supe1'. Sanità (1971) 7, 887-3~

PRENCIPE, PAGLIANO a..ssi, MERONl E DE NEGRI 389

La maggioranza dei soggetti presenta all'entrata in ospedale valori compresi fra 4 e 18 U .I.: pochi casi presentano valori molto elevati e pochi presentano valori intorno alla norma; uno di questi ultimi casi (n. 11 d ella Tabella 2) già in via di guarigione al momento del ricovero, non ha presentato successivi incrementi, gli altri, inizialmente normali ed in fase precoce di malattia al momento del ricovero, sono andati incontro ad un successivo incremento.

l

l l

TABELLA 2

Comportamento nel tempo della GIDH e della SGPT in 17 adulti affetti da epatite virale

Limite superiore della norma: GIDH = 1,0 U.l.fl ; SGPT = 16 U.I.fl

E~,..,.. T A 1• croa."fo 14<> CIOilJoiO 2 10 GIOaNO 28• CIOL'IO 35• CIO&."<O

C ASO N.

42• caoa,.o l CIDH SCPT ClDH SGPT GIDH SCPT ClDH SGPT C IDH SCPT GIDll SCPT CIDH SCPT

l 11,0 920 8,0 210 6,0 172 7,0 225 2,0 9 1 ~2 2,0 560 2,0 54 0,9 45

3 0,9 540 3 ,0 315 1,3 54 0, 4 22 l !

4 11,0 495 7,2 85 1,8 9 5 6,0 468 6,0 244 4,0 207 4,5 270 1,0 36

45 1 6 7,2 405 2,6 190 5, 4 170 0,8 27 2,7 134 1,0 54 0, 4 7 1,0 360 7,2 490 3,6 126 12 ,0 36 1 ,0 18 6,0 14 1,0 5 8 44,0 338 27,0 495 15,0 520 1,8 110 0 ,8 13 l 9 9,0 315 7,0 18 4,0 9

lO 5,5 270 0,9 180 0,9 81 l

11 1,0 270 0,2 90 0,2 9 12 14,0 225 11,0 190 7 ,5 98 4.5 36 4 ,5 36 l 13 17,0 189 13,0 144 9,0 100 9,0 165 9,0 153 0,9 48 14 18,0 189 .6,0 99 1,8 58 0,9 18 l

15 8,0 140 6,5

"l 3,0 45 2,5 32 2,0 27

l l

16 9,0 118 8,0 72 3 ,6 36 1,0 36 1,0 36 l 17 0,9 36 1,5 32 1,2 36 1,0 27

l l

P er quanto riguarda il comportamento della GlDH nel t empo, nei due gruppi di età abbiamo rilevato una maggiore rapidità di normalizzazione dei valori nel gruppo pcdiatrico in confronto a quello dei soggetti adulti; nella casistica pediatrica è evidente una rapida caduta dei valori di GIDH con normalizzazione in un terzo dei casi già in 7a giornata dopo 14 giorni: su 18 casi controllati la metà presenta tassi normali; n el gruppo degli adulti, pur f"'SPndo ('vidt>nte fin dall' inizio una gen erale tendenza al decrem ento dci valori della GlDH, solo due casi risultano normalizzati in 7a giornata, e precisamente i casi n. 10 e n. 11 della Tabella 2, in seguito il ritorno alla norma avviene gradualmente t anto ch e in 21a giornata ancora 7 casi presentano v alori patologici.

A n n. lat. Suvcr. Sanità (1971 ) 7, 3S7-390

390 CO~IVI\ I CAZIONI

Abbiamo ritenuto interessante confrontare il comportamen to d t>lla GlDH con quello della SGPT. L 'analisi delle Tabelle l <' 2 evidenzia per la SGPT un andamento sovrapponiuill" a q tlcllo osservato per la GIDII, con analoghe difi.erenze nei due gruppi di età: in 7a giornata tw l gruppo d ci bambini l /3 ha raggiunto la normalitìt, mentre nel gruppo degli adulti il ta '!So tlella SGPT è divenuto normale in 7a giornata in un solo soggetto. N egli adulti, il valore della SGP1' di viene normal1~ i11 11n ·t~'rr.n dei casi fra la 11 11 c la 21n giornata. Le diffcrcm~H riscontrate fra le due ca , ist iehe possono e~ sere attribuite alla c.Ii,•crsa evoluzione dell'epat ite vi rah· in rapporto alr et :1.

11 parallelismo di comportamento ossen ·ato tra SGPT e GIDH t'· p er lo piìt ben evidente anche nei casi che hanno presi' n lato durante la degPnza un andamento oscillan te: ad ogni variazion e d1•1la SGPT corrispondeva una variazione nello s tesso senso J ella GJDH. Segnaliamo tutta,•ia r he in alcuni casi di et~L pediatrica, caratl1~rizza ta da una rapida c p recoce caduta dt:ll1· transaminasi, sono s tati notati valori di Gli) H nettam1:ntc patologici (cfr. i casi n. 26 e 29 della Tabella 1) : si tra 11 a dì soggetti eh e hanno presentato a domicilio, ne i giorni precedenti il ri r:ovcro o<~pcdaliero, un quadro clinico ed enztmoplasmatico s ignifiraLivo per virtù-epatite. I valurì di GlDH nettamente aumenta t i, 12 U.I.Il , evidenziano la persistcnza dell'attività d el processo con lesioni n ecrotiche r h1· altrimenti sarebbero passate inosservate data la normalizzazione drgli altri t assi enzimatici.

In conclusione, la determinazione della GIDII puù consentire di con­fermare la diagnos i dì epatite e in alcuui casi prrmt~ttc· di formularla. E ssa permette altresì di valutar~: l'entit<'L dell'cv,:ntualc proces~o n ecrotÌ t'H c delle lesioni irreversibili, fornendo dati util i a i fi nì <Iella prognosi.

BIBLIOGRAFI:\

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A nn. Jet. Super. SanitA (1971) 7, 887-3DO

Applicazione sistematica di enzimogrammi

nella diagnosi delle epatopatie

F. LEVIS, A. PERACINO e O. GA:\IBELLA

I stiruto di Antztomia Patologica e di Ricerche Cliniclz t•, Ospedale Civile « Umberto I » di Ancona

Partendo da concetti sperimentali e clinici abbiamo cerca to di raggrup­pare lo s tudio di alcune attività enzimatiche n el s iero in modo da ottenere:: un « enzimogr amma d'organo» (1) .

P er la valutazione della patologia epatica abbiamo determinato in modo sistematico il livello nel siero dci seguenti enzimi: pseudol'olinrste­rasi (CHOL); glutammico-ossalaeetico transaminasi (GOT): glutammico­piruvico transaminasi (GPT); lattico deidrogenasi (LDH); fosfatas i alca lina (AlPh); glutammico deidrogenasi (GlDH).

~cl nos tro I stituto si usa questo enzimogramma d'organo orm ai Ja due anni; i dati qui riportati s i riferiscono al pr imo anno di indagine. Tn •[uesto periodo sono stati prr parati 301 cnzimogrammi epatici: la T ab . l riporta la classificazione della cas istica raccolta, elaborata in basi' a li•: notizie o·liniche.

Casistica rela tiva ad enzimogrammi epatici Periodo I anno - N . dei ca , ;: :101

Cirrosi epa Lichc cd cpaliti cr onio·lul . . . . •

E pati ti acute . . . . . . . . . . . . . . .

Fratopatic •u ù:tsc circolator:.t (in ~u ,,l;v 1 •.• ti .:i """·)

Sindromi da lcoioni delle vie biliari (inLra ed extracpatiche)

Sindromi generiche d i discpati ~mo inbuOìccnza epa tica , ccc·.)

~on usufruibili . .

T .• tnll

51

50

.n 21 ':'3

57

TABELLA l

Cu n ÙÌHp~io

111

7

:1

(}

..t nn. I st. Su1>er. Sani tà \1971) 7, :lUl-396

392 COM UNICAZIONI

TABELLA 2

Confronto tra i dati relativi alle determinazioni di attività enzimatiche e quelli relativi alla bilirubinemia e aUe prove di sierolabilità colloidale

n elle diverse sindromi

~- Ci rrosi epatiche ed epatiti cronic/11' - 42 casi

l Casi con valori p atologici

[ (;asi con va lori normal i

l Casi non determinat i

l Valori patologici medi •

l l Casi con valori patologici

l Casi con valori normali

Casi non deLer minati

l V al ori pa tologici mcdi •

( OIL l TAK l H AN I W l '1 • 1 lr RnJ I':OT 1

r.l'T l LDH 11 '\ll'b l t; 1DU l l l l l l l

"' i 12 1 17 21 15 35 23 1 8 ; 9 ' l :: l 1: ~~ l ]: l~ 1: l ~ l~ 1 3~ l 2: 3~ l lO

924 1

33 41 1 373 65 )2.5o E patit i acute - 50 casi

OIL l TAK I H AN ! "' l Mr L !CII OL I t;OT l (;PT l LDII l ,\ll'b l GI UJI l l l

30 11 7 21 23 24 30 l 37 22 l 12 l 36

2 19 13 9 7 22 11 . 12 23 l :J.J. 9

18 20 20 20 l 20

juo: / l l l 5 l

4 5

l l 93 132 ! 337 97 7,96

l Epat{)pat i6 su base circolatoria - 47 casi

l OIL J TAK j HAN l w l M<L jCHOL \ COT l GPT l LOH l AIPb l CIDH

Casi con valori patologici 15 3 3 7 2 27 15 4 20 3 21

l Casi con v alori normali 4 6 6 2 7 16 31 32 23 39 21

Casi non det erminati 28 38 38 38 38 4 l l 4 5 5 Valori p atologici medi • 1063 48 32 1495 67 3,70

l Sindromi da lesioni delle vie biliari - 21 casi l

DIL l TAK l R A."\ 1 l MeL JCHOL l GOT l GPT l LDH l AIPb l GIDB

l w

' l Casi con valori patologici lO l 5 8 3 8 7 6 7 7 5

Casi con valori normali 5 15 11 8 13 12 13 15 13 13 13

Casi nou det erminati . 6 5 5 5 5 l l l l l 3

Valori patologici medi • 1310 30 52 230 76 6,32

Sindromi generiche di di$ep atismo - 75 casi

DIL l TAK l B AN j w l MeL jCBOL l COT l CPT l t.DH l AJPb l GIOli

Casi con valori patologici 6 l 4 11 4 23 17 13 13 8 25 Casi con valori normali 13 14 11 4 11 50 56 60 60 63 47

Casi non determinati 55 59 59 59 59 l l l l 3 2

Valori patologici medi • 1404 22 26 289 94 2,87 l

• mUfml. A nn. ht. Su11er. Sanità (1971) 7, S91- S96

LEVIS, PEIIACINO E GAMBELLA 393

Per ciascun gruppo nosografi.co i dati relativi alle determinazioni di attività enzimatiche sono stati messi a confronto con quelli relativi alla bilirubinemia e alle cosiddette prove di « sierolabilità colloidale» (Takata­Dohmoto, Hanger, Wunderly c McLagan).

L'incidenza di valori patologici nelle determinazioni eseguite nella nostra casistica è mos trata nella Tab. 2; nella Tab. 3 è riportato il confronto tra i risultati delle analisi cnzimologiche e delle prove di ]abilità colloidale del siero.

T ABELLA 3

Confronto tra i risultati delle prove di labilità colloidale del siero (P.S.L.) e delle analisi enzimologiche (ENZ.) nelle diverse sindromi

l Cirrosi epatiche ed era ti ti croniche - 17 wsi . . . . . .

Epati ti acute - 29 casi . . . . . . . . . . . . . . . .

Patologici

'\ormali

Patologici

"\ormali

l l'a tolo~ici Epatopatie ~u base circolntorin - n C(l.~i ... • .. .•

"\orma li

Sindromi da lesioni licllc vie biliari - 1.; rasi Patologici

;\ormnli

, P a tologici Sindromi gc·nericbe di di•cpatismo - 15 cusi . . . . . . 1 ' ormali

P.S.L. t:::XZ.

12

5

24

5

5

3

o

10

5

17

o

29

o

8

o

12

3

10

5

N(•l gruppo delle cirrosi ('patichc cd c·paliti rronichc, si o;;sr rva che le prove dt ;,ierolabilità presentano :OI' mpre, anche ~c i11 proporzioni divrrst•. una ji('TCPntnale di cas i i cui valori sono normali : tale pereentuale è molto has~a per la reazione di Wm1<lcrly. progressivamente (•rcsccnte per le altrr.

L\(•1 campo delle determinazioni ··nzimati<·he l' i o;;serva che la pseudocu­lirw~ trras i presenta :-t•rnprc valori patologici, indice el i una riduzione de l parrnchima funzionante.

Pr t>nd t> n.-lo in <'nn ., itlt>r:~7in"" ),. ~!ti,-ità enzimat iche singolarmente ,.i h :111110 indicazioni iu ::- ufficien ti, mentre )' enzÌmogramma completo forniSCI' 1111 quadro complessivo abbu~ tanza signifi<'ativo: diminuzione di parenchima funzionante, comparsa di lcf-ioni c necrosi cdlulari non molto estese ma presenti in vario graùo (segno del perpetuarsi della m alattia).

1 "'" f · t . Suuc r . Sani tà (1971) 7, 30l- 30G

16

394 COMUNICAZIONI

II confronto tra le prove di sicrolabilità e le determinazioni di atti viti't enzimatiche mostra che esiste una certa percentual e di casi in cui le pro\ l '

di sierolabilità nel loro complesso sono negative, mentre l'enzimogramma presenta sempre n el s uo complesso dati s ignifìcati,·i.

Nei casi di epatite acuta, fra le prove di s ierolnbilità, le piit frequcntl'· mente positive sono la Takata c la ~lcLagan: lr atti,·ità enzimatiche piìr spesso alterate sono quPIIP relative a COT, CPT t• GlDII. Le transaruinal' r appaiono normali con una certa fr equenza, donde la n ecessità di associar~·

la determinazione' di più enzimi. Questa necessità viene confermata anclw dal confronto con le prove di sicrolabiliti1, le quali forniscono con una l' r rta frequenza risultati normali, mentre l'cnzimogramma nel complesso 1-. sempn· patologico.

Il gruppo delle epatopatic su base circolatoria presenta una buon a percentuale di valori patologici della pseudorolinestcrasi, della LDH c <l ei­la GlDII.

Nel quarto gruppo sono s tate raccolte s indromi diagnosticate com e f'pa tocolangiti, colangiti intra- ed extra epatiche, colestasi o s tasi biJiarl', ralcolosi biliare. Appare chiaro, in base all 'esam e dei ris~tati, che il comune· denominatore di tali sindromi non è la lesione biliare; la fosfatas i alcalina n on presenta infatti variazioni perrentuali più nette degli altri enzimi.

Il quinto gruppo può essere utik per confronto con i risultati precedenti : sono qui raggruppati infatti cas i diagnos ticati come disepatismo, epatome· galia, insufficienza epatica nel s igniiicato più corren te del t ermine, ipertrofia del fegato, dispepsia epatica ecc. La p ercentuale dei valori patologici (· piuttosto bassa, fatta cccezionr per la reazione eli Wundcrly, che r alquanto aspecifica.

La Fig. l presenta, per ciascuno degli enzimi s tudiati, un: confronto elci­l'andamento dei valori patologici fra le diverse sindromi. Il grafico rapprc· senta, in mU/ml, i valori medi e l'ampiezza di variazione de i valori pato· logici, mentre la zona tratteggiata indica l' intervallo d ei valori nor· mali.

11 livello della pseudocolinesterasi, indie<' di una riduzione del paren­chima epatico funzionante, appare più profondamente compromesso neLle cirrosi epatiche. Una certa compromissione s i osserva anche nelle altre sindromi; fra di esse è interessante quella che si riscontra nelle epatopatie su base circolatoria.

Le transaminasi appaiono invece più ampiamente compromesse nelle epatiti acute: la necrosi e la lesione cellulare sono estese e la modificazione di detti enzimi appare l'elemento diagnostico più caratteristico. Una certa compromissione delle transaminasi, di modica entità, si osserva nelle cirrosi; mentre nel terzo gruppo la GOT appare più ~intensamente modificata della GPT; il che può essere riferito alla genesi della lesione circolatoria.

A nn. I at. Supu·. Sanità (1971) 7 801~05

l l l l

l l

l l

l l

l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l

LEVJS, PERACINO E GAMBELLA 395

La LDH presenta modificazioni non del tutto specifiche e caratt eristiche; nel terzo gruppo di affezioni appare preminente una differ enziazione degli isoenzimi della LDH, differenziazione che non appar e indispensabile nelle alt re sindromi (2).

... , .. ,,. Il

.. •• , . .. .. ,, GOT

CHOL ,. ..

r , . .. ~

l 1

1 GPT H l

" ~e: ~ #

1 f4.tJ i .. • f'

l j j l

l l

P h ..•

Fig. l. - Confronto dell'andamento dei valor i patologici degli enzimi ,tudiati nelle d iverse •inclromi. I valori ,;ono espressi in m U/ml.

l - drro~i epatiche ed l'pa titi croniche; 2 - epatiti acute; 3 - rpntopatie su ho-c ci rcolator ia ; ·l - .;;indromi da lesioni delle v ie biliari ; 5 - sindromi generi­,· be di di,epatismo.

.4 nn. l 1t. Suver. Sani t~ (1971) 1, 391-3116

396 CO.\J UN! CA ZI0:-1!

L a fosfatasi alcalina appare più intensamenle alterata n ellc epatJtJ, c in modo non del tutto chiaro nell'ultimo gruppo. ove for se la componentc r scrctricr t'· quella pii'• compromessa c maggiormente r espousahile della sindrom c di disepatismo.

Int eressante infine appar e il comportamento della GlD IL enzima di proHnicnza mitocondriale. Essa presenta un certo parallcli~mo con le tran­saminasi nelle epatiti aeut e: t- stat i! M~PrYat a tma sua modilicnziouc, a 'ult.· isolata (rispetto alle altre attidtà cnzimatichr) nell•• sindromi pos tepatitidw. ovc morfologicamentc la lc.>s ione epa tica era sostenuta solo da piccoli e isolati focolai di nccrosi con infiltrazioni di elementi infiammatori. La CIDH app:1n· comprom C!>sa con una certa frecr-1r n;.:a nelle cirrosi, n conferma di qllanto sostenuto eia molti Autori circa un au mento pref<'n ·nziale degli enzimi mito­condriali in tale affezione (3-0

). L'aUÌ\' Ìlà eli ques to enzima nel s iero è di norma assai bassa: lcsioui ancht poen estese provocano un nrtto aumento della GIDH nel s iero.

Abbiamo infine oSS <'n ·ato con una C<'rt a frequenza la com par a dj modi­fi cazioni in sen so patologico ddla GIDH, com<' n ·pcrto i10olato o associato a lievi modjficazioni della GOT, in cas i che prescnttn-ano morfologicamcntr una tlegenerazion<' grassa e torbidovacuolare dd fegato.

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A n11. ht. Suve1'. Sanità (1971) 1, 3111-3116

Applicazione sistematica di enzimogrammi nella diagnosi de lle miopatie

F. LEVIS, A. PERACINO e O. GAMBELLA

Istituto di Anatomia PatologiCo'! e Ricerche Cliniche, Ospednle Civile «Umberto l» di Ancono

L ' importanza diagnostica delle indagini suUe attività enzimatiche :sieriche nelle miopatie si è r ivelata in questi ultimi tempi tli grande inte­ress e sia per quanto riguarda la diagnosi precoce di forme di incerta clas· ,; il1cazione, s in per quanto riguarda un giudizio prognostico circa l'evoluzione della malattia. Si è inoltre accertata la poss iuiliti't di individuare soggetti di sesso femmini le portatori di difetti enzimatici congeniti c probabili tra· , mettitori della malattia per , ·ia genetica.

Partendo da concetti sperimentali e clinici s i è cercato di raggruppare a lcune attivit:ì enzimatiche del ;;icro, in modo da ottenere un« enzimogramma muscolare ». ono state scelte le seguenti attiviti'l enzimatiche : aldolasi (ALD); lattico deidrogenasi (LDH); crcatin fo~fochina&i (CPK).

Nel no tro I st ituto utilizziamo questo« enzimogramma» ormai da due anni. I dati qui riportati ;;i riferi:scono al primo anno di indagine; in questo periodo sono s tati esaminati in tutto 40 casi : si tratta di soggetti di età com· presa fra il primo e il sedicesimo anno, che preseu t~n·a11o altern:t.ioui primitivr u secondarie a carico del s istema muscolare. precisamente ~5 ea:.i (dci r1uali 7 di sesso femminile) di clistrofia muscolare progressiva, 11 ca"i (dci cptali :3 di sesso femminile) di disordini mu.:;colnri tlcr ivanti da pregressn polio­mielite antcriorr acuta e :t cn:::i di lassitù 1rgamcnto:;n .

. \fd primo gruppo l; stata fatta inoltre tlistinzion(' fra : - fo rme iniziali (soggetti nei quali l' anamnesi imlicava l' insorgenza

cldle manifestazioni morbose 5-6 mesi prima dcll'o:.,.:er,·azione) ; - forme t' ' olutive (soggetti sotto osservazione tla l-3 anni , nei quali

, .i era riscontrato clinicamente un progressivo e lento peggioraml'nto di'Ila ~intomatologia. per maggior impegno dei gruppi muscolari interessati);

- forme s tabilizzate (soggetti sotto osservazione da :?-6 an ni , nei IJUali la situazione clinica obicttiYa non a\·eva SUUitO Ùa t t>mpO SOStanziali moùifìche) .

398 COMU~ICAZI0:'\1

Nella Fig. l sono riportati i dati re lativi a casi di distrofia musco­lare progressiva. Nelle forme iniziali, in cinque casi ~i osserva una com­promissione del tasso di una o due delle attività enzimatiche comi­derate, con variazioni da una volta c mrzzo a quattro volte. In dut' casi non si sono osservate modificazioni s ignificative. L e modificazioni più rilevanti sono state osservate a carico della CPK~ le modifìcazioni

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C,.,K. ...

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....

ddlu ALD ,;ono assai meno marcate.

l'ìelle forme classificate co­me evolutive, in cinque ea>'i r rano interessate tutte e tre ), . attività enzimatiche. in tl u1· casi due attinta su tre, in un caso una sola attività (LDH) . c in un caso non era interes­sata alcuna delle attività stu­diate. Le , ·ariazioni maggiori ri spetto ai limiti normali in­teressavano la CPK, m cntrr le variazioni minori interessa­vano la LDH.

Infine, nei casi considerati t'Ome clinicamente stabilizzati s i è riscontrato tre volte un modesto ma significativo inte­ressamento delle tre attivitiì enzimatiche; una volta si è

riscontrato un modesto au­mento della LDH; nelle altre determinazioni non si osservate modificazioni tre attività.

son o delle

Fig. l. - Attività enzimatiche nelle forme di distrofia musco­lare progressiva. I valori normali per la CPK si in­tendono fino a l mU, per l'ALD fino a 2,5 mU, per la LDH fino a 195 mU .

A nn. h t . SupeT. Sanit4. (1971) 7, 897...S99

\

LEVJS, P ERACINO E GAMBELU. 399

Nella Fig. 2 sono riportati i risultati relativi ai casi di disordini neu· romuscolari per esiti di poliomielite e ai casi di lassità legamentosa. I primi presentano in due casi una modesta variazione delle tre attività enzimati· che, in due casi di due e in tre della sola LDH. Nei secondi le variazioni sono assai modeste e limitate ad a ttività enzimatich e singole.

P er concludere, ci trovia­mo di fronte a un gruppo di les ioni che possono presentare qu adri clinici simulati, c ri· chiedono per ciò un'attenta va­lutazione diagnostica. La de­terminazione delle attività en­zimatiche nel quadro di un « enzimogramma d 'organo » ci pare utile, soprattutto nei con· front i dell' uso di determina­zioni singole.

Fig. 2. - Attività enzimatiche ne· gli esi ti di poliomielite anteriore acu ta con disor · dini neuromuscolari e nella lnssità legamentosa.

mU IIJ .. MNI lt'l'ttfiiNI'Witlll..4.1 I J i fJ U ,.4 A

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J. .IJJIT.A ' J. l . ti ,.I NTOJ4 , ,.... ~ , ... )

È da notare che nei casi iniziali di d is trofia _la prima attività compro· messa è quella della CPK (enzima altament e sp ecifico per le fibre muscolari); men tre nelle forme evolutive si incontra con fr equenza una maggiore com· promission c di t utte e tre le attività enzimatiche. Nelle forme clinicamente stabilizzate la compromissione di una o piit attività enzimatiche deve neces­sariamente far pensare alla persist enza di lesioni in atto a carico delle fibre muscolari.

Ad alterazioni delle fi bre muscolar i si deYe pensar e anche q uando si riscontrano importanti moclificazioni dell' enzimogramma in individui affet ti da esiti di poliomielite.

,l nn J st. Su ve~ . .Stulità (1971) 7, 307-30•,\

l l l l l l l l l l l l

Confronto tra i livelli sierici della '(-glutammil-transpeptidasi, della fosfatasi alcalina e della leuciu-amminopeptidasi

in corso di malattie epatiche

G. IDÉO, A . .\lORGA"lTI. E. DEL :\INNO e R. DE FRANCHIS

Cen tro «Antonio 1\Iiglirlt'liCCa», Istituto di Patologia pPciale ~1t>dica Il e ftfetodologh1 Clini eu dell' Univrrsitri di .1\11 iluno

RIASSuXTO

In un gruppo di 219 individui (2b normali , 36 all'e tti da epatiti acut.:. 56 da epatiti protratte, 51 da cirrosi epatiche, 28 da itteri colestatici, 15 da ncopla ic epaticlw <' 7 da itteri congeniti t ipo Gilbert ) ì· s tata eseguita in modo sistematico la determinazione dell'attività y-glutammil-transpepti­dasica (y-GT ) del siero, uni tamcnt(' a quella della fosfatasi alcalina, ddla leucin-amminopcptidasi. inoltre di LDH. GOT. GPT e colinestcrasi.

I tassi della y-GT sono risultati costantemente superiori alla norma n ei casi di ittero colcstatico c di n eoplasie epatiche e ~>pcsso, ma non scmpn·, aumentati nei casi di epatiti acute c protratte e di cirrosi epatich e.

Si è trovata una correlazione s tatistica assai significativa tra y-GT ~~ fosfatasi alcalina e, in mi~>ura minore, tra y -GT e leucin-amminopcpti da~ i.

In base all'analisi dei risultati ottenuti si è trovato che la utilità diagno· stica della y-GT è nettamente superiore, per la dimostrazione di segni anche minimi di colestasi, a quella della fosfatasi a lcalina e della lcucin-amruino· pcptidasi.

A nn. lat. Su per. Sonitd (1971) 7, 400

Gli isoenzimi della Jattato deidrogenasi nelle urine come espressione di ipossia renale neU'infarto miocardic()

• M. ~lARI~ARI , • G. VECCHI, •• B. LQ)fA.'iTO e • G. FIORELLI

• ~sliluto di Patologia Speciale Medica Il, Università di Milano •• Reparto di rianima.:ione «E. Vecla>~ , Osp edale Policlinico di 1\Iilano

In vari s tati morbosi che provocano un ridotto affiusso ematico a live llo renale (stenosi dell'arteria renale, m esenchimopntic, ipertensione maligna, ccc.) si sono osservati incrementi significativi dell' attività della latta to dei­drogenasi urinaria (ULDH) riferihili allo s tato ipossico del parenchima n ·­nale (1•3) .

Scopo di questa ricerca è stato quello di esaminare il comportamen to cl ell 'ULDH totale e dci suoi isoenzimi nrlla fase acuta dell' infarto miocar­,)ieo, per evidenziare eventuali segni di ipossia n ' naie indotta da defi cit cir ­colatorio anche transitorio.

Sono stati esaminati 11 casi di infarto miocardico giunti alla ossr rva­zione in fase precoce (entro 't -10 ore dalla in sorgenza della crisi dolorosa) . Nel decorso clinico di tutti i pazienti non s i sono verificati importnnti di­~turbi circolatori ove si eccettui qualche traosi to1 ia riduzione della pressione arteriosa. Anche i parametri urinari , diuresi , proteinuria, eHminazionc di cellule, non hanno presentato significative modificazioni.

In tutti i pazienti sono s ta te eseguite determinazioni ripetute nel tempo della ULDH c, in parallelo, di alruni enzimi sierici: lattato deidrogena:~ i

(SLDH), glutammico-ossalacetico transamina&i (SGOT) c cr eatin-fo,. fo­chinasi (SCPK). È stata eseguita anche la caratterizzazione drgli isoen:r. imi della ULDH c della SLDH.

P er la determinazione quantitati\·a della LDH e della GOT sono s tali impiegati i metodi indicati da Bergm eycr (1) utilizzando i t est della Bioch<'­mia; per la CPK è stato impiegato il metodo di Tanzer e Gilvarg (5); per !!li Ì:,uenzimi della LDH t: sta to usato il metodo di Barnett (6) .

P er la caratterizzazione isoenzimati<:a della ULDH, le urine sono s tate ;;ottoposte a con centrazione mediante ultrafilt razionc su membrane di n i· trato di cellulosa (Sartorius) secondo modalità precedentemente desrritti' (1) .

A nn. h t . S uper. Sanità (1971) 7, 40 1 -·10~

402 CO~Jt; :m;AZ ION I

In tutti i casi studiati si è evidenziato un incremento della atti,ità della ULDH già in fase molto precoce (4n-J2a ora) e persistente nei giorni sucn:s· sivi con progressivo ritorno alla norma all'8o-Joo giorno dalla crisi ùoloro~a

(Fig. l -a) . Nella Fig. 1-b è r appresentato il comportamento della SLDH: il suo incremento. ril'pctto ai ya)ori normali raggittnge il massimo ~o lo in 2a. 3a giornata. La SGOT c la SCPK hanno presentato il consueto maggwn· incremento ucllc· prirne 24 on·.

200i

132I ~ 80 o .. ~ -=>

50

20

1 1 3 4 S 6 1 t 9 10:

Fig. J. - Comportamento della lattnlo d eidrogcmu•i urinar in (a) l' ,icricn (b) in 11 ca,i di i1lfarto miocnrdico. Valori mcdi ± deviazionf' stnudard. Le zone tratteggiatr indicano l'intervallo dci valori normali.

Per quanto riguarda gli isoenzimi della ULDH sono s tati oss«'rvati <,;oprat tutto aumenti assai precoci di ULDH1 e aumenti piìr tardivi. rispetto alla crisi dolorosa, di ULDH5•

Poichè l'aumento dell 'attività della LDH del s iero iu corso di infarto miocardico most ra un comportamento non correlabile con l'aumento della atti,·ità dell'enzima n elle urine. è l ecito supporre che l' incremrnto della ULDII sia di origine par enchimale r cnalc e non plasmatica.

Lo studio d<'gli i ~<ocnzimi della SLD:H e della ULDII conferma ques ta indipendenza di comportamento. Come è noto, il modello isocnzimati<-o della ULDH di soggetti normali mostra una prevalenza del monomcro H . Se si considera il diverso assetto isoenzimatico della LDH nelle varie parti d el parenchima renale (8) è poss ibile interpret are il comportamento degli isoenzimi LDH urinari. Infatti il precoce incremento della LDH1 può essen· riconducibile a eliminazione della LDH tuhulare dovuta allo stato di ipos­s ia tran&itoria renale e alla sofferenza delle zone tuhulari che, come è noto, sono estremament e sensibili alla riduzione della p02 • Ciò sarebbe avallato anche da ricerche sperimentali (9) .

L'incremento più tardivo della LDII~ sarebbe analogamente ricondu­cibile ad uno stato ipossico delle zone più profonde della midollare e delle papille, con liberazione nelle urine del monomero M, che già in condizioni nor­mali sono prevalenti in questi distretti del nefrone per la bassa tensione di 0 2 •

Ann. I1t. Super. Sanità (1971) 7, 401·403

l MARINARI, VECCHI, LOMANTO E FIORELLI

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A nn. 1st. Suver. Sanità (1971) 7, 401-403

Le attiv ità enzimatiche eritrocitarie nei portatori di protesi valvolari cardiache

'" 'L l'CTTI~I. •• R. AHCIDI \ CO'\U. •• .-\. \U IU~G I 1' • (;. r IORLLLI

• Istitutu di PntoloJ!ta 'puwlt \hdtrn Il d.•/ l' { nllf'r.SIIIÌ d1 \l t/n no • • Vivuioll t! (.ltirurg,ca Curdintorocim « l. J), (;usp•·ns ». Usprtlu/,• \luy~tore tl1 .Uilanfl

HIASSl '\'l'O

I o C1J soggl· tLi sotlop o!> t i n ilO:> t ituziom· di 'nh o l t· cRr·din .. lw tl.t L n ' IDI' ' Ì

n trl' anni (23 prote ... i milralit·he, :!U protesi aortidw l ' ~~~ prol1' ... i multipl e) t• in 2() sot:gt•tli affetti da valvulopatic di var io tipo ~:o onu ... t a l e dctcrminnlt· la gluco:;o-o-fosfato deidrogena ... i (G-b- PD) c la tran,amina'i glut nmmit·o­u,snlncNÌt'n (GOT) eritrOl'Ìlaria. 1 n tutti i por tatori di pro te'i 'ah-o lar i i livelli della G-6-PD c deUu GOT ~<ono riMIItal i aumen tati: l'aunwn lcl ì· r i ... ul­lato piìt ;.ignilica ti,·o n<'i portato ri di pro tc:-i multipk.

L' incrcnwnto cnzimniÌC'O i· :- Lalv atlrihuito alla pn''t'IIW di ··ri trot·iti più ~;io' an i, per r accelera Lo turuo ' l'T n:llulare indotto dulia cmul i ._j crouin1.

.t nn. hl Sttnor. Sa11lta (1971) 1, 404

Definizione di alcuni parametri per l'impiego clinico della L-asparaginasi

• A. P. :MISTRETTA, •• G. ASTALDI, • G. C. TASSI e • A. DE BARBIERI

• Istituto Sierottrapico J\lilanese, •• The Blood R esearch Fo1mdation Center, Ospedale Civilt> di Tortona

Constatata la sempre maggior importanza della terapia L-asparagina­sica nel trattamento di alcuni linfomi, ci si è preoccupati di definire alcuni parametri di possibile utilità per l' impiego clinico.

Le ricerche sono state eseguite utilizzando un metodo spettrofotome­trico di titolazione della 1 ... -asparaginasi, da noi elaborato (1) . Il metodo è fondato sulle seguenti reazioni :

L-asparaginasi l) L-asparagina ...------- J.-asp artato + l'iH3 [l)

GOT 2) L-aspartato + oc·chetoglutarato ----> glutammato + ossalacetato [2)

...---

MDH 3) ossalacetato - ~ADH + H + ----> malato + ~AD+ [3] ...----:Nella re~zione [3) si può seguire spettrofotometricamente l' ossidazionP

del NADH misurando la Jiminuzione dell'assorbimento ottico a 340 nm. Accertate con numerose prove la ottima riproducihilità di questo me­

lodo c l'assenza di interferenze, lo abbiamo impiegato per determinar e il tempo di permanenza in circolo dell 'enzima dopo iniezione endovenosa. Tale tempo di permanenza è notevolmente diverso da specie a specie biolo­gica, ma è cos tante in individui della stessa specie.

La Fig. l mostra l'andamento nel tempo del tasso di L-asparaginasi 111'1 sangue di ('onigJi del peso medio di 3 kg, trattati con 500 U. I. kg di L-asparaginasi (Kyowa). L'enzima è !'tato iuiettato per via cndoYenosa ~ dolto in nn pic('olo volnme di NaCI (1,9 % . I campioni di sangue erano pre­ln·ati su ACD, pH ì,8, e la determinazione enzimatica condotta sul su­P"rnatantc dopo breve centrifugazione. Come si vede dalla figura il t em­po di dimezzamento dell'attività enzimatica è di circa 8-9 ore, mentre nel topo è di -1. ore (2) . L'enzima è ancora titolabile alla soa ora mentre ne per­mangono in circolo tracce non t itolabili fino alla l40n. ora circa .

.4nn. !st. Sui>C r. Sanità (1971) 7, ~0~-407

406 COM U:'ill.AZIONI

.f: imporLante rilevare cb~ la do:; c di 500 t:. 1. kg risulta tossica per alcuni animali. La sintomatologia, con~<iRtentc in abiJondant•~ Tinorrea . infiammazione delle P' ime ,ril' rl':;piralori l· <' pnrali~ i degli arti pos teriori ,

Fig. l. - Andamento nel l t'lni>O drl ta., oo di L-u~paragina~ nel !'angue di conigli trattat i con 500 U.J.fkg di 1.-n•porn~~:inn•i.

e>i manifesta fra la 20n e la 1011 ora dal1a sommirai~:~ trazion c <' porta solitamcnt•· a morte l'animale nel giro delle 12-18 ore seguenti .

L'andamento tipico d('} Ji vcllo asparaginas ico nell'uomo è mos trato n ella Fi~. 2. Le curve riportate nl'lla fìgu ro ono tratte dalla nos tra casistica

Fig. 2. - Andamento nel tempo del tasso d i L·asparaginasi nel siero di pazienti trattati con 500 U.l./kg di L·asparnginnsi.

A nn. h r. Stul8r. Sani te\ (1971) 7, 40&-407

MISTRETTA, ASTALDI , TASSI E DE BARBIEIII 407

che riguarda una quindicina di pazienti trattati per via endovenosa con una singola dose di L-asparaginasi corrispondente a 500 U. 1./kg. Il tempo di dimezzamento si può stabilire con buona approssimazione attorno alla 24& ora dalla somministraz.ione e durante i primi 4 giorni il titolo in L-aspara­ginasi viene all'incirca dimezzato ogni 24 ore. Successivamente la curva di decadimento dell'attività enzimatica tende ad assumere un andamento asintotico. L'enzima permane in circolo per un tempo minimo di due setti· m an e e in alcuni pazienti, con alto tasso asparaginasico iniziale (circa 5 U .I .fml di siero), si sono rilevate tracce di attività enzimatica fino al 17°-200 giorno.

Studi in corso di pubblicazione hanno inoltre evidenziato nel coniglio un notevole potere antigenico dell'enzima di origine batterica. E rli ciò bisognerà certamente tener conto nel caso di somministrazioni ripetute. È stato comunque osservato che la somministrazione ripetuta ogni giorno per 5 giorni, non comporta variazioni della curva di decadimento se questa viene tracciata a partire dall'ultima somministrazione di enzima.

Ulteriori ricerche sono s tate eseguite per s tudiare il comportamento in soluzione di alcuni tipi di L-asparaginasi reperibili in commercio (Bayer ~ Kyowa, Wadley). Per tutti e tre i campioni in esam e la solubilizzazione del tiofilizzato in N aCl 0,9%, glucosio 5%, tampone fosfato sodico 0,1 M pii 7,8 non ba alcuna influenza sull'attività enzimatica.

È s tata quindi presa in esame, sui campioni disciolti in NaCl 0,9%, l' influenza della t emperatura sulla conservazione dell' attività enzimatica. L'enzima preparato dalla Kyowa è rrsultato ti più stabile nelle nostre prove. La preparazione da noi esaminata conservava ancora oltre 1'80% dell'attività dopo sette settimane di conservazione a OOC, mentre la soluzione conservata a temperatura ambiente era discesa nello stesso periodo al di sotto del 70~·0 dell'attività iniziale. A 370C il SO% dell'attività è perduto in circa due set· timane. Il danno maggiore è s tato osservato nei campioni conservati a -180C e sottoposti a ripetuti congelamenti e scongclamenti; l' attività infatti si dimezza in poco meno di una settimana. A ques ta temperatura si ha anche un'azione deleteria della temperatura in se s tessa: infatti anche i campioni congelati una sola volta presentano un decadim ento del 50 °11

dell'attività iniziale in circa 4 settiman e. Il tempo di dimr1:zamento del· l' attività per i campioni a 0-2oC varia da 30 giorni (Bayer, Wadlcy) ad oltre 60 giorni (Kyowa).

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