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- ----� I NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VALDARNO {FI} - ANNO V N. 5 - OTTOBRE 1982 - BIMESTRALE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV {70%} come si fa l'unità Nel suo viaggio in Asia ed Australia Chiara Lubich ha parlato più volte sull'uni- tà. Riportiamo qui alcuni brani, cosi come abbiamo potuto raccoglierli dalla conver- sazione rivolta alla comunità di Melbourne. Chiara sottolinea come tutti dobbiamo tendere alla fratellanza universale metten- do il servizio alla base del rapporto con il prossimo. . Come si fa l'unità? Ecco le prime idee che Dio ha da- to all'inizio del Movimento per inse- gnarci a camminare nella via dell'u- nità. Prima di tutto: l'anima, la nostra anima deve sempre puntare lo sguardo nell'unico Padre di tanti fi- gli, poi guardare tutte le creature come figlie dell'unico Padre; oltre- passare sempre col pensiero e con l'affetto del cuore ogni limite posto dal modo di vedere semplicemente umano e tendere costantemente al- la fratellanza universale. Ecco la prima idea. Dobbiamo avere il cuore aperto: tutti sono fra- telli, tutti sono candidati al nostro Ideale che è l'Ideale di Gesù. Seconda idea: avere un unico. concetto del prossimo. Chi è il prossimo? Quello che ci passa accanto nel momento presen- te della vita. E occorre amare il prossimo non in maniera astratta, ma reale, non dopo, ma subito. Terza idea: come amarlo? Qui è la rivoluzione cristiana: bisogna servir- lo. Dobbiamo tendere a quel prima- to che Gesù ci ha indicato, il prima- to del servizio. Essere servi di tutti. E Lui ce l'ha dimostrato con la lavan- da dei piedi, quindi con un servizio concreto. Ma allora, se noi siam ' o servi, chi è il prossimo? Qualsiasi prossimo? Il nostro padrone. Que- sto è cristianesimo. Dunque: fratellanza universale, avere I-ln'unica idea del prossimo, servirlo, servirlo. Naturalmente bisogna servire con intelligenza. Ed ecco la quarta idea che dobbiamo tenere a mente. Co- me si fa a servire bene, a servire con intelligenza? "Farsi uno con l'altro". L'altro soffre, sentire in noi i dolori; l'altro gode, sentire in noi le gioie; l'altro ha una preoccupazione,senti- re in noi la preoccupazione, farci uno con l'altro. Insomma sciogliere questo cuore che è di sasso e avere un cuore di carne per amare gli altri, per sentire con gli altri, per vivere gli altri. Questo è importante, questo è servire. E noi ci siamo accorti poi che san Paolo diceva queste cose quando affermava: "Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i debo- li; mi sono fatto tutto a tutti, per sal- vare ad ogni costo qualcuno"; per- ché ci siamo resi conto che anche col nostro modo di fare succedeva quello che accadeva a Paolo; fa- cendosi uno cOQli altri, senza nes- sun interesse, gli altri finiscono col farsi uno con noi e vogliono cono- scere chi ci spinge a comportarci in questa maniera, qual'è il nostro ide- ale, e noi possiamo comunicarglie- lo. E allora, se non sono in grazia di Dio, vogliono mettercisi, o, se lo so- no, fanno crescere Gesù dentro di loro. E Gesù cresce, matura, vive dentro e anche loro amano e l'amo- re diventa reciproco e quando c'è l'amore reciproco lì c'è l'unità e san Paolo dice appunto così: "Mi son fatto debole con i deboli, per gua- dagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno". Ma bisogna amare sin- ceramente; se poi gli altri incontra- no Dio meglio. Tante volte pensiamo: ma come si fa a realizzare il testamento di Gesù: "che tutti siano uno" come si fa? Così si fa. Come mai il Movimento è arrivato in 146 nazioni? Se qualcu- no serve è come buttare un sasso nell'acqua: si fa un cerchio piccolo; poi sèrvono in più il cerchio si fa più grande; poi tutti servono e si fa più grande, più grande, fino a fare di "tutti Uno".

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NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE

REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VALDARNO {FI} - ANNO V N. 5 - OTTOBRE 1982 - BIMESTRALE

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV {70%}

come si fa l'unità

Nel suo viaggio in Asia ed Australia Chiara Lubich ha parlato più volte sull'uni­tà. Riportiamo qui alcuni brani, cosi come abbiamo potuto raccoglierli dalla conver­sazione rivolta alla comunità di Melbourne.

Chiara sottolinea come tutti dobbiamo tendere alla fratellanza universale metten­do il servizio alla base del rapporto con il prossimo.

.

Come si fa l'unità? Ecco le prime idee che Dio ha da­

to all'inizio del Movimento per inse­gnarci a camminare nella via dell'u­nità.

Prima di tutto: l'anima, la nostra anima deve sempre puntare lo sguardo nell'unico Padre di tanti fi­gli, poi guardare tutte le creature come figlie dell'unico Padre; oltre­passare sempre col pensiero e con l'affetto del cuore ogni limite posto dal modo di vedere semplicemente umano e tendere costantemente al­la fratellanza universale.

Ecco la prima idea. Dobbiamo avere il cuore aperto: tutti sono fra­telli, tutti sono candidati al nostro Ideale che è l'Ideale di Gesù.

Seconda idea: avere un unico. concetto del prossimo.

Chi è il prossimo? Quello che ci passa accanto nel momento presen­te della vita. E occorre amare il prossimo non in maniera astratta, ma reale, non dopo, ma subito.

Terza idea: come amarlo? Qui è la rivoluzione cristiana: bisogna servir­lo. Dobbiamo tendere a quel prima­to che Gesù ci ha indicato, il prima­to del servizio. Essere servi di tutti. E Lui ce l'ha dimostrato con la lavan­da dei piedi, quindi con un servizio concreto. Ma allora, se noi siam

'o

servi, chi è il prossimo? Qualsiasi

prossimo? Il nostro padrone. Que­sto è cristianesimo.

Dunque: fratellanza universale, avere I-ln'unica idea del prossimo, servirlo, servirlo.

Naturalmente bisogna servire con intelligenza. Ed ecco la quarta idea che dobbiamo tenere a mente. Co­me si fa a servire bene, a servire con intelligenza? "Farsi uno con l'altro". L'altro soffre, sentire in noi i dolori; l'altro gode, sentire in noi le gioie; l'altro ha una preoccupazione,senti­re in noi la preoccupazione, farci uno con l'altro. Insomma sciogliere questo cuore che è di sasso e avere un cuore di carne per amare gli altri, per sentire con gli altri, per vivere gli altri. Questo è importante, questo è servire.

E noi ci siamo accorti poi che san Paolo diceva queste cose quando affermava: "Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i debo­li; mi sono fatto tutto a tutti, per sal­vare ad ogni costo qualcuno"; per­ché ci siamo resi conto che anche col nostro modo di fare succedeva quello che accadeva a Paolo; fa­cendosi uno cOQli altri, senza nes-

sun interesse, gli altri finiscono col farsi uno con noi e vogliono cono­scere chi ci spinge a comportarci in questa maniera, qual'è il nostro ide­ale, e noi possiamo comunicarglie­lo. E allora, se non sono in grazia di Dio, vogliono mettercisi, o, se lo so­no, fanno crescere Gesù dentro di loro. E Gesù cresce, matura, vive dentro e anche loro amano e l'amo­re diventa reciproco e quando c'è l'amore reciproco lì c'è l'unità e san Paolo dice appunto così: "Mi son fatto debole con i deboli, per gua­dagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno". Ma bisogna amare sin­ceramente; se poi gli altri incontra­no Dio meglio.

Tante volte pensiamo: ma come si fa a realizzare il testamento di Gesù: "che tutti siano uno" come si fa? Così si fa. Come mai il Movimento è arrivato in 146 nazioni? Se qualcu­no serve è come buttare un sasso nell'acqua: si fa un cerchio piccolo; poi sèrvono in più il cerchio si fa più grande; poi tutti servono e si fa più grande, più grande, fino a fare di "tutti Uno".

vita della mariapoli

NOTIZIE FLASH o Doris Revere Peters, giornalista-scrittrice degli Stati Uniti, è stata a Loppiano dal 13 al 28 agosto '82, per prepararsi a scrivere un libro sulla vita di Chiara Lubich.

Qui a Loppiano ha potuto prendere contatto non solo con le focolarine e i focolarini che sono alla scuola di formazione, ma anche con quanti vivono le diverse espressioni del Movimento dei Focolari: i volontari della Cooperativa Loppiano 18, le gen e i gen presenti in Mariapoli per la loro scuola interna­zionale, le suore del monastero e le famiglie qui stabilmente residenti.

Sono stati giorni intensi! Doris conta di iniziare al più presto il suo lavoro.

e Nel mese di agosto il Gen Rosso è partito per la sua prima tournée negli Stati Uniti. Per telefono Lode, il responsabile, ci ha detto fra l'altro: "Abbiamo incontrato migliaia di persone. Notevole la sorpresa, perché nessuno si aspettava dall'Europa in particolare, uno spettacolo così. Abbiamo partecipato a importanti trasmissioni televisive e ad altre per radio. Molti giornali hanno espresso il loro consenso e la meraviglia per la novità e la forza di questo messaggio.

AI suo ritorno dagli Usa il Gen Rosso concluderà la sua tournée in Olanda e Francia.

IJI Nei primi giorni di settembre il Gen Verde ha animato con canzoni, mimi e spettacoli, 1'87' Katholiken­tag. È un incontro tra cattolici che si svolge ogni due anni in Germania con la partecipazione di migliaia e migliaia di persone, tra cui moltissimi giovani.

Venerdì 3 settembre nel padiglione n' 4, presenti 7000 persone, il Gen Verde ha aperto e concluso con canzoni l'intervento di Chiara Lubich sul tema "Fede, una decisione per la vita": il tutto in un clima di gioia profonda e di luce.

1/ giorno 4 ha partecipato al forum sul/'Ecumenismo; 8000 i presenti 'ra cui una decina di vescovi cattolici e vari leaders di altre chiese impegnati nel Movimento ecumenico mondiale.

Chiara L. ha parlato sull'''Unità''. Molti hanno preso coscienza che l'unità l-a i cristiani non è un'utopia, ma è possibile.

Infine il Gen Verde ha offerto uno spettacolo della durata di oltre un'ora, al/'aperto, a 2000 giovani, suscitando grande entusiasmo.

Dalla Germania è poi passato in Belgio, dove ha iniziato una nuova serie di spettacoli.

Dal 18 agosto al 12 settembre si è svolta a Loppiano la "Scuola Gen". Oltre 260 giovani appartenenti al movi mento gen -la seconda genera­zione del Movimento dei Focolari ­provenienti da diversi paesi dei cinque continenti, sono convenuti nella Mariapoli per la loro scuola estiva. Si tratta di un'esperienza mol­to intensa di formazione, dove tutto è scuola: dalle lezioni quotidiane di approfondimento della spiritualità del movimento, tenute dai primi foco­larini e focolari ne, alla vita in comune di tutti i giorni, dagli aggiornamenti del movimento gen nei diversi paesi, all'esperienza dell'incontro con cul­ture diverse, al lavorare, al fare sport insieme.

Ciò che importa ai gen nella scuo­la e che dà valore ad ogni azione, è l'impegno di vivere continuamente le Parole del Vangelo, e in modo parti­colare quella dell'amore scambievo­le. Per questo, come ci dice Mary del­l'I rlanda, la scuola gen "è stata so­prattutto una scuola di vita.

Una nuova famiglia arricchisce la Mariapoli: Anna Maria Piazza di Loppiano e Martino Filisetti di Bergamo si sono sposati il 25 settembre, in un clima di gioia.

La parola di Gesù, luce a cui gli sposi vogliono attingere per la loro vita è: "Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore" (Gv. 15,10).

Nei giorni 19, 20 e 21 settembre si è svolta ad Incisa l'annuale festa popolare che ha le sue radici in quella che un tempo si chiamava "festa del perdono". Gli abitanti di Loppiano hanno partecipato alla festa, sia inviando alla sfilata delle "contrade" propri gruppi folkloristici, sia iscri­vendo un proprio concorrente alla "corsa dei ciuchi". I gruppi folklori­stici hanno destato molta ammirazione. Un po' meno il nostro ciuchino, giunto terzo su sette concorrenti.

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Abbiamo abitato insieme a gruppi, spesso di tante nazioni diverse, ognuna quindi con la sua mentalità e il suo modo, di fare. Ciò che più ,ci interessava però, era di mettere in pratica quello che Gesù dice".

Racconta Michelle, gen australiana: "Quando la sera si doveva preparare la cena era a volte difficile, perché era­vamo in tante, ognuna con la propria idea, i propri gusti. Ho capito che importava solo amare, e perciò fare quello che all'altra piaceva".

"L'amore reciproco esige un cambiamento di mentalità, un allargamento dei propri modi di pensare, un fare spa­zio ai problemi degli altri", È l'esperienza di Mario e Mil­ton, brasiliani, che, come tutti i giovani sudamericani, sentono fortemente i problemi sociali della loro terra: la fame, la disuguaglianza, lo sfruttamento, le condizioni di vita sub-umane di tante famiglie. "Ci sembrava che gli europei fossero insensibili a questi problemi; facendo lo sforzo però di perdere continuamente i nostri problemi, per fare spazio agli altri, abbiamo scoperto che esistono anche qui, diversi dai nostri, ma altrettanto gravi, ai quali anche noi dobbiamo essere sensibili. Conoscendo i gen di alcuni paesi del Nord Europa abbiamo condiviso con loro i problemi della droga, dell'immoralità, della società che perde il senso dei valori; e abbiamo sperimentato che più facevamo spazio ai problemi degli altri, più gli altri si interessavano ai nostri",

Poiché l'intento della scuola era quello di mettere in pratica il Vangelo parola per parola, è stato naturale per i gen vivere come i primi cristiani, mettere tutto in comune. "Abbiamo capito -dice ancora Mary- che non potevamo essere attaccati a niente; ed un giorno abbiamo tirato fuori tutte le nostre cose ed i nostri vestiti, perché tutto fosse in comune",

E come i primi cristiani avevano la pratica della corre­zione reciproca, così i gen una sera hanno voluto dirsi reciprocamente tutti i pregi e i difetti che uno vedeva

nell'altro. "È stato un momento tanto forte -dice Rubens ­non pensavo che persone così diverse da me, con cui siamo stati insieme solo per alcuni giorni, mi potessero conoscere così bene. Qualcuno di noi, addirittura, si è visto mettere in luce dagli altri delle qualità e dei talenti che non si era accorto di avere",

Quest'anno era la prima volta che la scuola gen si svol­geva a Loppiano e questo fatto ha avuto grandissima importanza, Infatti, l'amore scambievole che si è stabilito tra i giovani nei giorni della scuola, è nella Mariapoli la realtà costante che lega tutti. Miriam, americana, com­menta: "la scuola che abbiamo fatto è stata un'esperienza che è durata un breve periodo, ma qui ho visto che si può costruire un bozzetto di città nuova, con Gesù presente tra gli abitanti".

Ora che i gen sono ripartiti per le loro nazioni, si capi­sce l'importanza che ha avuto per Loppiano la loro pre­senza. Ha evidenziato ciò che la Mariapoli può essere: una risposta alle esigenze dei giovani che cercano in modi diversi di costruire una società nuova.

"Voi sapete gen, che siete convenuti a questa scuola per un motivo ben preciso. Non certo per imparare qualcosa che si possa apprendere in qualsiasi luogo della terra e sia utile alla vostra vita semplice­mente terrena, ma per innalza­re le vostre giovani vite verso il soprannaturale, per allenarvi a quella vita che Gesù ha portato sulla terra, per riempire il vo-

stro cuore di quella gioia sco­nosciuta al mondo e che voi siete destinati a distribuire poi a piene mani.

ni. Sono quelli i modelli a cui i santi, a cui i grandi fondatori, ad esempio, hanno sempre guardato. Ebbene, gli incontri dei primi cristiani poggiavano su quattro cardini. Essi si ra­dunavano per ascoltare la Pa­rola di Dio, per amarsi, per spezzare il pane, per pregare.

Viene allora da chiederci: se le cose stanno così, se la finali­tà della scuola è prettamente cristiana, in quale modo è bene radunarsi? lo penso che niente può illuminarci meglio su que­sto argomento dei convegni che praticavano i primi cristia-

Ecco, gen, così dovete im­postare anche voi la vostra scuola".

(Da/messaggio di Chiara Lubich alle scuole gen)

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esperienza

un politico a Loppiano

Il senatore Paolo Berlanda ha in­viato a "Città Nuova"alcune sue im­pressioni su Loppiano. Poiché esse, ovviamente, interessano anche i no­stri amici, ne pubblichiamo alcuni brani.

Devo confessare di essere andato a Loppiano, scettico e prevenuto. Mi pareva impossibile che ci fosse un posto - in un angolo pur così dolce delle colline toscane- dove della gen­te si volesse bene, si comprendesse, pur giungendo da molti paesi della terra; e che sapesse lavorare e prega­re assieme senza le divisioni che so­no ormai abituato a trovare nella vita politica e civica di questa nostra pic­cola Italia.

Ma è venuto il tempo della sincera testimonianza: non posso più tacere, non solo verso me stesso; ma soprat­tutto verso coloro che a Loppiano passano la loro vita -tutta o in parte ­in una unità di intenti e di ideali così radicati, che difficilmente si può tro­vare altrove. Da uomo politico e ope­rante in politica fin dal 1944, e da uomo che è stato in Senato per tre legislature, ho assunto le deforma­zioni professionali di chi in politica suo malgrado è portato ad operare. È prudenza politica ricordarsi: questa persona mi parla di queste cose; ma che cosa significa in realtà il suo di­scorso? Cosa mi vuoi dire in verità? E che cosa giungerà a chiedermi alla fine? Insomma costui sarà proprio sincero e disinteressato come vuoi apparire? Nella vita della politica, degli affari, delle cose di ogni giorno, si è portati ad adottare la prudenza del serpente più che il candore inge­nuo della colomba.

Pensavo dunque durante la prima ed anche la seconda visita, che pure a Loppiano le persone dovessero es­sere così, ritenendo il mondo mono­tono e tutto uguale. Ma devo ammet­terlo: sono rimasto deluso nella mia pettegola ricerca del meschino di ogni giorno. Le visite, dopo le prime due, sono state parecchie. Anche se per quindici anni ho avuto il mio scranno di velluto rosso in Senato, a Loppiano mi trovavo disadattato o, come si dice oggi, handicappato. Non per colpa di Loppiano, bensì per la mia ostinata testardaggine di cer­care e voler trovare a Loppiano quel­lo che Loppiano non ospita davvero.

Non è solo l'ondata di giovinezza serena e gioiosa che a Loppiano ti prende e ti trascina: certamente vi è

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anche quella. Ma poi sentii che prima della gioia serena e partecipata, ci sono state tante esperienze di vita vissuta, con un travaglio finale e il dono di un incontro con chi la vita dei focolari viveva già. Per uno scet­tico quale ero, Loppiano merita dav­vero un atto d� riparazione. Non an­cora globale, cioè comprendendo il suo interno più vitale e segreto; chi vive solo occasionai mente la sua vita non può affermare che si assiste ad una trasfigurazione: ma la intuisce!

È nel lavoro, nello studio, nel diver­timento che si capisce di più Loppia­no. Le tensioni sociali sembrano spa­rite. Non si trova spiegazione se non in una volontà di applicazione al quo­tidiano, intesa non in funzione del so­lo proprio perfezionamento, ma già tesa, fin dal primo momento di fre­quenza, al servizio dell'umanità. Tutti a Loppiano avvertono che l'umanità è dietro l'angolo, con le sue guerre, la sua fame, le sue malattie, la sua mi­seria morale. Ed allora ci si prepara in fretta e bene per servirla.

Nostalgia della mamma o dei pro­pri cari? Certo che esiste; ma som­mersa e quasi travolta dal senso del­l'urgenza di servire l'umanità intera, sia pure nelle sue piccole porzioni di America L atina, dell'Africa, dell'Asia; o dovunque il Movimento ti vorrà mandare, quasi come quei poveri diavoli di rozzi pescatori che dalla Galilea furono spinti a partire alla volta di Roma, abbandonando i con­giunti.

Il mondo da affrontare oggi è quel­lo della tecnologia, dei computer, dei mass-media. Ecco Che da Loppiano esce gente che ha dimestichezza con

la stampa, la radio, la televisione, il cinema, il lavoro, lo studio; è pronta ad affrontare i guasti della droga, del­la prostituzione, della degradazione sociale delle periferie delle grandi città.

Qui, nello stesso tempo, trovi gen­te capace di apprezzare il lavoro umi­le ma sereno dei campi, per le fatto­rie che hanno. Capace di apprezzare il lavoro manuale per i lavoratori che producono nel cuore di Loppiano. Capace di fare apostolato con l'arte, la moda, la danza, pur di penetrare nel profondo delle anime del mondo attuale o di quello che si prepara a diventare con rapidità.

Loppiano non è certamente solo questo; ma questa è la parte che ad un esterno appare e che impressio­na. Si intuisce (anche se le pieghe dell'animo umano sono più profonde e segrete) che a Loppiano nascono amicizie sincere e durature; nasce solidarietà, che si tradurrà in opere per l'umanità. Nasce -duratura- l'uni­tà, che affronterà ogni prova: della vita.

E quindi anche chi inizialmente era scettico, alla fine deve capitolare di fro'nte ad una radiosa realtà, se è ve­ro, come dice il Vangelo, che "Ii co­noscerete dalle loro opere".

Paolo Berlanda

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