colori in valigia_franco de courten
DESCRIPTION
I lavori sono ordinati in una mostra antologica, che per la prima volta propone in maniera esaustiva la carriera artistica di Franco de Courten, dalle prime opere giovanili fino a quelle più recenti. Il percorso è scandito per capitoli perché rispecchia il modo stesso di esprimersi del pittore che apre e chiude delle fasi precise nel proprio fare arte.TRANSCRIPT
Palazzina delle Arti - Le Mostre
Colori in Valigia da Spezia alla Luna e ritorno
Franco de Courten
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Palazzina delle Arti - Le Mostre
C o l o r i i n v a l i g i a“ d a S p e z i a a l l a L u n a e r i t o r n o ”
Franco de Courten1 8 n o v e m b r e 2 0 1 1
a c u r a d i M a r z i a R a t t i
e T i z i a n a L e o p i z z i
Colori in Valigiada Spezia alla Luna e ritorno
La Spezia, Palazzina delle Arti“Lucio Roberto Rosaia”18 novembre 2011 - 30 gennaio 2012
Comune della Spezia
SindacoMassimo Federici
Istituzione per i Servizi Culturalidel Comune della Spezia
PresidenteCinzia Aloisini
Direttore Marzia Ratti
Consiglio di AmministrazioneValerio CremoliniPaolo GalantiniPiergino Scardigli
Enti promotoriComune della SpeziaEllequadro Documenti
Progetto della mostra e dell’allestimentoTiziana Leopizzi
CoordinamentoEllequadro Documenti
In collaborazione conAmici dei musei spezziniIstituzione per i Servizi Culturali
Progetto editoriale e graficoEllequadro Events s.r.l.
ImpaginazioneEmanuele Marighella
Elaborazione tridimensionaleGiuseppe La Mela
Testi in catalogoCinzia AloisiniTiziana LeopizziMarzia Ratti
Biografia narrativaCaterina Repetto
Prodotti multimedialiFilippo Carli
FotografieStefano Cirianni
Ufficio stampaComune della Speziawww.comune.sp.itEllequadro Events s.r.l.www.ellequadro.comScarlett [email protected]
Un particolare ringraziamento v a a F r a n c o d e C o u r t e n che ha sempre saputo creare ponti tra culture diverse e generazioni diverse. Inoltre allo staff della Palazzina delle Arti e di Ellequadro Documenti.
Dopo tante esposizioni che lo hanno consacrato al mondo dell’arte, Franco de Courten, spezzino
della generazione anni Trenta ma ormai romano di adozione, torna nella sua città natale con
questa mostra antologica che permetterà a tutti noi di conoscere e di apprezzare il linguaggio
originale che lo contraddistingue e che è frutto di un lungo e impegnato percorso artistico.
Per questo legame con la città, unito alla qualità dei risultati raggiunti, abbiamo accolto con grande piacere
la proposta di Ellequadro Documenti, che da tempo valorizza e promuove la pittura di Franco de Courten.
Il suo cammino nell’arte è iniziato sistematicamente negli anni Settanta e da allora è continuato senza soste,
nutrendosi delle visioni e delle atmosfere dei tanti luoghi vissuti e visitati grazie alla lunga carriera diplomatica.
Nelle sezioni della mostra il tema del viaggio è appunto centrale, così come lo è il colore ed anche la tecnica
del collage, che appare una costante nel lavoro variegato dell’autore. Chi la visiterà potrà apprezzare, come è
successo a noi, la tenuta complessiva della ricerca pittorica e le raffinatezze dei singoli contrappunti narrativi.
L’incontro con l’arte di de Courten è stato per noi piacevole e del tutto in sintonia con la linea di interesse
verso gli artisti liguri – e spezzini in specie – che hanno saputo distinguersi e affermarsi. Una città è fatta
di tante cose, ma sono soprattutto i volti, le voci e le azioni delle persone a fornirle un’anima unica e
irripetibile. Alle istituzioni sta il compito di sostenere e di mettere in valore quest’anima collettiva
tessuta di ingegni individuali, offrendo occasioni di riflessione e di arricchimento culturale, come ci
auguriamo possa essere la riscoperta di un nativo di talento, come il pittore-scrittore Franco de Courten.
Cinzia Aloisini
Presidente Istituzione Servizi Culturali
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Il suo viaggio è partito da qui negli anni Trenta: da
quella città militarizzata sul mare, dove quasi per
forza nella prima metà del Novecento dovevano
passare tutti gli ufficiali di carriera, com’era infatti
accaduto a suo padre, e dov’è stato per molti, quasi
fatale, l’incontro con le donne della loro vita. Per
questo i fratelli de Courten sono nati alla Spezia, tutti
e quattro nell’arco fra le due guerre, quando fiorivano
le attività industriali e si innalzavano i primi palazzi
multipiano in quello spazio conquistato a levante oltre
il Colle dei Cappuccini. E il mare si accampava al centro
della scena come un teatro aperto sulle rotte delle
crociere atlantiche e sulle deprecate guerre di
conquista, di cui l’autore serba qualche sfocato ricordo
attraverso le mercanzie africane che sbarcavano al
porto. Quante sensazioni dai rumori e dai colori dei
cantieri, dalle attività nel golfo, dai giardini affacciati
sulla marina saranno rimaste anche inconsciamente
nello spirito dell’autore e avranno continuato a produrre
effetti sensitivi ed emozionali? Pensando a questo ho
rivisto, in parallelo, un’altra vicenda artistica importante
legata alle suggestioni delle navi e delle lamiere, quella
di Berto Lardera, artista entre deux mondes, di appena
due decenni precedente.
Destini comuni di sensibilità artistiche diverse, nate alla
Spezia per le bizzarrie del caso, che tale mai non è.
Una presenza, quella del mare, che entra subito a far
parte della vita di de Courten rafforzandosi con gli
studi frequentati a Trieste, dall’altra parte del Paese.
Un trampolino naturale, almeno negli orizzonti visivi
e mentali, per la dimensione del viaggio che
caratterizzerà poi tutta la sua vita di uomo e di
diplomatico. Riaverlo qui, con questa mostra che
documenta i suoi sudati oli e, al contrario, le sue leggere
carte (gli aggettivi sono i suoi) produce in noi una
piacevole sorpresa: un concittadino ritrovato e
riscoperto, di cui essere orgogliosi per ciò che
ha fatto e per ciò che ha dipinto e che continua
a creare incessantemente.
Lo stupore lo si prova in ogni singolo pezzo, ma
soprattutto nella tenuta complessiva del suo lavoro che
si manifesta in tutte le serie tematiche, dai paesaggi ai
cantieri,dagli interni ai giardini e nelle carte antiche e
nuove.
La raggiunta maturità espressiva la si coglie attraverso
più fattori: la padronanza dei mezzi pittorici,
specialmente l’abilità nella costruzione dei rapporti fra
forme e colori; il punto di equilibrio fra il dato di realtà e il
processo di astrazione che è sotteso ad ogni lavoro, la
ricerca di una sintassi linguistica che pur partendo prima
da forti suggestioni fauviste e poi dall’espressionismo
astratto conduce a una sorta di astrazione lirica
ispirata alla natura, sia essa quella più schiettamente
ambientale che di matrice storica e urbana.
Al nostro stupore par corrispondere quello dell’autore
di fronte agli infiniti paesaggi veduti e vissuti nella sua
lunga carriera diplomatica: egli li rielabora in geometrie
di forme colorate che raccontano un’emozione anziché
descrivere un luogo, sebbene esso rimanga
ancorato al la realtà e per cert i versi ancora
ben riconoscibile. Sentimenti di paesaggio più che
rappresentazioni: ecco cosa sono gli oli e le carte
del nostro de Courten. Visioni che si trasformano
dunque in rielaborazioni pittoriche filtrate, da un lato,
dal riduzionismo astratto olandese e, dall’altro, dalla
carica emotiva emanata dal colore. E’ un bisogno
di dialogo con se stesso attraverso i continui
cambiamenti di spazi geografici cui la professione
lo ha condotto: un punto fermo in mezzo al mare del
viaggio per Itaca, ricordando Kavafis.
I cardini di riferimento – ben chiari allo stesso
autore – sono appunto l’Europa dell’astrazione cubo
Un ritorno, una scoperta: Franco de Courten alla Spezia
Marzia Ratti
geometrica e fauve e l’America dell’espressionismo
astratto, ma procedendo negli anni de Courten
contiene sia le citazioni matissiane sia le vibrazioni alla
Rothko, approdando a un proprio linguaggio singolare,
sostanziato sì da convergenze nel solco della lunga
tradizione di un Novecento internazionale, ma
ripensato alla luce delle proprie orme che hanno
spaziato dall’Angola, riportandone il dolore di un
popolo schiacciato dalla storia dello schiavismo
– e si veda la serie dei lavori Africani – ad Israele,
dal Medio Oriente all’Olanda. Se nei Giardini i
contrasti fra luce e ombra sono spezzati da sbarre
bianche che indicano un’assenza, anche nei Cantieri
le geometrie cromatiche annullano ogni spazio al di
fuori del soggetto, sottacendo di nuovo un’assenza,
mentre i Paesaggi e i diversi ricordi dei viaggi sono
saturazioni di colore con tocchi filamentosi che
sommano sinestesie di calore e movimento.
Una costante li accomuna ed è la struttura a collage
che unisce materie e supporti differenti e che si ritrova
anche nel suo modo di scrivere: è un bisogno che affiora
in de Courten come un’incomprimibile necessità, come
forza intrapsichica cogente.
La tradizione si vede e si sente, ma il percorso
continua con passi individuali.
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Ecco, questa frase profondissima nella sua logica
lineare, è illuminante del fare pittura di de Courten.
La totale padronanza del mezzo unitamente ad una
cultura di ampio respiro dà vita ad una passione
incontenibile che non arretra di fronte a qualsiasi sfida.
Entrati nel suo studiolo nel cuore di Roma, a un passo
da Piazza Farnese, i nostri occhi si affannano a
rincorrere le immagini che si affastellano. La sua pittura
procede per capitoli, gli argomenti sono sviscerati fino
all’ultima sillaba per poi ripartire verso una nuova meta.
Così la sua vita nomade si riverbera nei lavori che
riflettono il genius loci delle diverse località in un fitto
dialogo con il suo Ego. Considero un privilegio questi
momenti dedicati al conversare sui temi più disparati,
trattati con levità, arguzia grazie ad un’educazione
che propone sempre la definizione più adatta alla
centralità del suo discorso, inedito e inusuale.. così
logico. Franco de Courten è curioso, molto curioso,
e forse è proprio la curiosità il pilastro su cui si è
fondata la sua vita professionale, non solo quella
ufficiale nella diplomazia, ma anche quella ufficiosa
che poi diventerà preminente: la pittura.
Perché Franco de Courten è pittore; pittore nel senso
tradizionale del termine ed è anche “figlio d’arte”. Ama
la pittura, e l’occhio e il pennello uniti sono l’obiettivo
di una macchina fotografica per fissare il mondo
attraverso il filtro delle proprie emozioni. La calma
vibrante, per dirla con Derain, permea i suoi lavori, e
la bellezza è aspirazione alla calma. Ama ricambiato
“l’olio, perché è difficile”. La spossatezza fisica e lo
svuotamento psicologico sono in agguato alla fine di
ogni dipinto, energia traslata in ogni pennellata forse
proprio dalle carte che sono l’altra parte di sè, in realtà
una sua emanazione, quasi un’estensione fisica.
Non gli costa fatica fare le carte, vengono così di getto,
non prova trasporto... troppo facili... Vero figlio della
classicità ama solo il cimento, la lotta preludio al
risultato. E’ sorprendente, per un carattere pacato e
riflessivo come il suo, la veemenza con cui difende
la superiorità del fare pittura che per essere tale può
essere solo a olio. Suo è il tema dell’equilibrio
dinamico teorizzato da Mondrian, per il quale la
vera arte deve raccogliere il rapporto equilibrato tra
universale e individuale, perché il sublime si raggiunge
solo attraverso il sacrificio. Come si pone allora di
fronte all’estro di cui l’artista è preda? Lo spazio
mentale e fisico dato dall’uso della carta è a suo
stesso dire una pausa rigenerante e costruttiva tra un
ciclo e l’altro di pittura. Per aspera e charta ad “olia”.
I suoi temi esplorano la natura, le genti, l’ambiente e
danno vita a cicli compiuti che ci permettono di entrare
nel vissuto di questo diplomatico che ha fatto della
pittura il suo vessillo. Le sue due anime, quella
hegeliana – che l’opera d’arte può essere tale
solo grazie all’intervento dell’artista – e quella
dell’impressionismo codificata da Manet – non
c’è che una cosa vera, fare al primo colpo ciò che
si vede – trovano una sintesi proprio nel dialogo
che continuerà fitto giorno dopo giorno.
Tiziana Leopizzi
Ellequadro Documenti
“L’improvvisazione presuppone la conoscenza della materia”B e l a B a r t o k
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Una vita in viaggio | Biografia
Caterina Repetto
L’artista, il diplomatico, l’uomo.
“Ciò che chiamiamo caso non è e non può essere altro che la causa ignorata d’un effetto noto.”
Voltaire, Dizionario filosofico, 1764.
È proprio il caso a riempire la sua prima valigia di
arte pura. Perché è vero che Franco de Courten ha
riempito moltissime valigie nel corso della sua vita, ha
vissuto molti cambiamenti – di luoghi, di persone, di
incontri, di lavori e colori – ma altrettanto vero è che
sempre con sé ha avuto le valigie, pronte a chiudersi e
ad aprirsi nei momenti opportuni.
Valigie per spostarsi di città in città, ma anche per
chiudere dentro di esse una serie di opere concluse
e metterle da parte, pronto e ricaricato per aprirne altre
e riempirle. Scatole chiuse con ordine. Lavoro osservato,
analizzato, fatto proprio, esplorato in ogni dettaglio e
così concluso.
Il caso gli ha regalato una famiglia immersa nel viaggio
e nell’arte e de Courten, senza mai forzarlo, ha
proseguito tutte e due le strade facendole incontrare
e scontrare: è proprio questo che gli ha permesso di
regalare a noi un patrimonio immenso. (1*)
Il nome de Courten già nell’ 800 era legato all’arte con
gli zii Ludovico ed Angelo – lontani nel tempo ma non
nell’arte – che hanno seguito studi artistici ed eseguito
opere diffuse ancor oggi; Angelo era un ricercato ritrattista
e pittore di genere, in particolare di temi storici e religiosi.
Ma Franco l’odore degli oli, del gesso e del sudore
d’artista lo ha respirato fin da bambino: attenta pittrice
e padrona di ottime tecniche la madre e
l’importante scultore Eugenio, il fratello maggiore di
7 anni, professore d’arte; sono stati loro i suoi
insegnanti e la sua scuola.
È dalla madre e dal fratello che ha imparato l’arte
dell’osservare, spostare lo sguardo verso tutto ciò che
la natura o l’uomo pone davanti agli occhi, che
vengono attratti e rapiti.
Osservava anche i lontani parenti artisti con la sua
caratteristica attenzione e inseriva tutto nella sua prima
valigia che poi intorno ai suoi 14-15 anni, già ricca di
cultura, arte, disegno e colori esplose in un primissimo
lavoro, ancora dettato dal caso.
Ma un giorno Franco, ancora ragazzino, in casa si trovò
tra le mani un libro di origine tedesca che raccoglieva
fotografie di paesaggi spagnoli; con la mente pensò
a sua madre che nei musei riproduceva le opere, ma
con la mano era già partito a disegnare; ricorda con
affetto un po’ nostalgico una casa di legno: il suo primo
paesaggio copiato con colori a tempera.
Nel 1932 nasce a La Spezia, ma si trasferisce
prestissimo a Berlino dove suo padre era addetto
navale all’ambasciata. Vive nella città ligure solo
dal ‘36 al ‘38 della quale si ricorda molto poco, ma i
suoi occhi e la sua mente già attenti assistono a un
episodio che attira la curiosità di bambino: gli capita di
essere dalla finestra proprio mentre le truppe italiane di
ritorno dalla Guerra di Etiopia (’35-’36) raggiungevano
le caserme con oggetti e animali di origine africana.
Forse, di nuovo il caso gli ha posto davanti questa scena
e lo ha fatto appassionare a quelle realtà lontane che
poi per lavoro ha conosciuto meglio e fatto sue.
Ma, se continuiamo a credere al fato, non è un caso
nemmeno che sia nato nella città marinara di La Spezia.
Ecco due elementi della città nativa che si è portato
accanto: il viaggio e il mare, nel suo lavoro e nei suoi
quadri. (2*)
Torna a Roma, dove si diploma al liceo classico e più
tardi si sposta a vivere a Trieste, altra affascinante città
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di mare, per frequentare l’università di Giurisprudenza.
Laureato, rientra per un breve periodo a Roma, città
che, da lì a poco, diventa tappa di continui ma brevi
ritorni per intervallare i lunghi viaggi che lo trattengono
all’estero per lavoro. Infatti, partecipa al concorso al
Ministero degli Esteri e inizia la sua carriera diplomatica:
ogni 3/4 anni le sue valigie cambiano, si riempiono e
svuotano di nuovi progetti, impegni, incarichi; valigie
piene e arricchite di esperienze, di storie vissute e
raccontate, culture, persone e luoghi.
All’inizio rimane sul continente europeo, dal 1962 al
1964 in Svizzera (Ginevra), poi Yugoslavia (Belgrado),
Austria (Vienna) e ritorna a Roma per un breve periodo.
Quando riparte, invece, è alla volta di Israele (Tel Aviv,
’73-’77) luogo e momento difficile ed impegnativo ma
il ricordo che è rimasto in lui è della città e del Paese
più eccitante in cui vivere. Ritorna in Europa, in Olanda
(L’Aia), e si ferma nuovamente per un breve periodo a
Roma, come una pausa, un momento per ricaricarsi
e poi rituffarsi appieno nel lavoro. Infatti, gli anni
successivi sono in una realtà ancor più dura: durante
la guerra civile in Angola. Della Giordania (Amman)
agli inizi degli anni ‘90, invece, ricorda serenamente,
nonostante i gravi problemi politici che attraversa la
regione, il deserto che dona tranquillità, pace e una
sensazione di totale armonia. L’ultimo ma non meno
difficile e drammatico incarico della sua carriera è in
Algeria (Algeri).
E poi nel 1998 riempie ancora una valigia e riporta
tutto, corpo, carte, pennelli e forbici a Roma dove si
stabilisce e vive tuttora, ma la mente e lo spirito no, loro
viaggiano ancora, fermi non ci vogliono stare. Hanno
degli ottimi compagni di viaggio come la passione,
l’istinto, il caso e tornano nei luoghi già visti,
ricordano momenti, persone, oggetti, colori,
sensazioni per poi ritornare sempre in quel
suo piccolo ma così ricco studio e stabilirsi e
imprimersi su carta o su tela regalando a noi emozioni
uniche.
La sua arte è iniziata con oli già da ragazzino,
mentre le carte con i collage sono più tarde e sono
il suo normale rifugio negli intervalli di pittura¹:
intorno alla fine degli anni ’70, in Olanda, rimase
affascinato dai quadri cubisti esposti nei musei.
Fu attratto da quelle forme geometriche, colorate,
scomposte e sovrapposte e da esse partì a tagliare
e affiancare pezzetti di carte colorate affidandosi,
ovviamente, di nuovo al caso. Per gli oli ma soprattutto
per i collage in modo ancor più evidente è il suo istinto
che entra in gioco e si fa strada per comporre e
trasmettere equilibrio ed armonia. La logica in questi
casi non esiste, esiste solo il suo istinto e il caso al quale
bisogna lasciar fare e affidarsi per poi approfittarne
con slancio e coraggio ².
La composizione dei collage nasconde un elemento di
mistero, quasi di magia, de Courten non sa mai quello
che deve fare, né come o quando sarà il punto di arrivo:
sarà l’opera stessa che al momento giusto trasmetterà
al suo autore di essere è arrivata alla conclusione,
finita, perfetta, di aver raggiunto equilibrio e armonia
con se stessa e all’interno del mondo.
Arte e magia. Magia, mistero e forme simboliche delle
antiche conoscenze che avvolgono l’arte e il suo
linguaggio ecco gli argomenti centrali che hanno ispirato
Franco de Courten e Paolo Sabbatini Rancidoro nel
loro volume “Incantesimi”.(5*) È un autentico libro
d’arte composto da 49 tavole riprodotte in lito-serigra-
fia da entrambi gli artisti.
La sensibilità artistica di de Courten non passa solo
attraverso le arti visive ma conosce e si alimenta dei
forti stimoli che la musica gli offre.(3*) L’opera d’arte
non inizia con la prima pennellata di colore ma con la
scelta della musica che lo accompagnerà in tutta la
realizzazione: prima di mettersi a dipingere ha sempre
acceso lo stereo con musica classica, come a
tranquillizzare e mettere in pace se stesso e la tela.
Ma anche nel dipingere, le abitudini e i modi di
fare cambiano, da qualche tempo ha rinunciato al
sottofondo dolce e leggero della musica classica per
cercare, invece, compagnia: i rumori del cortile o della
televisione. Un’evoluzione dell’artista che si riflette
inconsapevolmente all’interno della sua arte.
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Ovunque si trovi è sempre desideroso di conoscere e
avventurarsi in luoghi da scoprire, come quando
nel periodo del suo incarico ad Amman (1988-1992)
durante un viaggio verso il fiume Giordano non seguì
la tradizionale strada grande e trafficata, ma scelse
delle vie minori, meno attraversate per visitare luoghi
nascosti; oppure, durante l’incarico a Tel Aviv, quando
quasi per errore seguì un cartello stradale impolverato
e mal posto, percorse molti chilometri su una strada
polverosa in mezzo al deserto totale e si trovò a Nissana
(nella zona di confine tra Egitto e Israele), luogo desolato
nel quale le uniche forme di vita esprimevano una
natura dura e aspra ma la bellezza della scoperta,
del silenzio, della storia che lo assalì attraverso le
poche mura rimaste di una biblioteca bizantina furono
esperienza assolutamente intensa e unica.
Tutto ciò che gli appare interessante lo documenta
attentamente con la sua macchina fotografica, sempre
pronta per il piacere di un ricordo ma anche per poi,
in studio, trarre uno spunto pittorico. Oltre che con le
fotografie, con il suo libro “Diario d’Algeria” ha raccontato
la sua voglia di mantenere vivi i ricordi, trasmettere ciò
che ha visto, che lo ha colpito e affascinato e ciò che
ha vissuto nelle sue esperienze di vita e di lavoro; è in
questo scritto che si possono seguire i suoi due anni da
Ambasciatore ad Algeri. Un’altra forte testimonianza
si trova in un recente scritto “A Levante”, ancora da
ultimare, nel quale descrive le sue impressioni
soprattutto di viaggiatore su alcuni Paesi del Medio
Oriente, dal quale è attratto e appassionato.(4*)
Nulla arricchisce l’uomo più della conoscenza; e
quello che fa grande l’uomo-artista è la sua spiccata
e irrefrenabile curiosità del conoscere, del sapere,
dell’indagare sulle cose che gli stanno attorno; la
concretizzazione di questa curiosità viene resa
possibile attraverso le collezioni. Durante i suoi viaggi
ha raccolto, ad esempio, una collezione di statuaria
lignea africana. Abbagliato e incantato dall’eleganza,
dalla sinuosità e sontuosità dei segni delle calligrafie
islamiche, de Courten ne è appassionato e le raccoglie
in collezione. E le rende ancora più eleganti facendole
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3*
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rivivere all’interno dei suoi collage o come in una serie,
esposta al Louvre, di opere create con Emanuele
Pantenella.
Gli oli come i collage sono lavori in serie, gruppi di tele
e di carte raggruppati insieme a seconda del luogo,
del soggetto, della loro rappresentazione. Le serie più
significative degli ultimi anni a Roma sono tre: gli Studi
degli artisti e i Giardini (delle quali sono rimasti solo
due lavori) e gli Interni recentissimi del 2010.
Molti temi, spunti, idee, ricordi, immagini, tutti raccolti
attentamente nelle sue serie, secondo una sorta di
rito meticoloso e ordinato, lo stesso con cui suo padre
riempiva le sue valigie ³.
I viaggi di de Courten Ambasciatore sono finiti e le valigie
riposte con ordine; ma i viaggi di de Courten Artista,
invece, continuano attraverso la pittura senza mai
fermarsi, riempiendo ancora valigie straordinariamente
ricche. E’ il “caso”, dunque, che induce interesse nello
spettatore e lo appassiona?
O non è, forse, la possibilità di accogliere e fare
propri i messaggi vicini e lontani, espliciti ed impliciti,
testimonianza e trasmissione di rare umanità, arte e
comunicazioni tra popoli?
DIDASCALIE:
1*) Cortine AG/2, 1998, cm 65x85, olio e collage su tavola.
2*) Desert road D/G8, 1992, cm 69x90, olio e collage su tavola.
3*) Musica sacra, 2005, cm 45x38, tecnica mista e collage su carta.
4*) Giappone, 2001, cm 30x20, tecnica mista e collage su carta.
5*) Incantesimi, 2004, tecnica mista e collage su carta.
NOTE DEL TESTO:
1) F. de Courten, “Diario d’Algeria (1996-1998)”, Rubbettino Editore, 2003, pag. 382.
2) F. de Courten, “Diario d’Algeria (1996-1998)”, Rubbettino Editore, 2003, pag. 277.
3) F. de Courten, “Diario d’Algeria (1996-1998)”, Rubbettino Editore, 2003, pag. 229.
BIBLIOGRAFIA:
Marco Di Capua, “Il paesaggio Intravisto” in “Franco de Courten 1998-2000”, Roma, 2001.
Emile Meijer, “Incontro con Franco de Courten, 1979”; Giuliano Briganti, “Strade
del deserto. 1991”; Maria Teresa Benedetti “Strade del deserto, 1991”; Marcella
Glisenti “Marmora Romana, 1994”; Arnaldo Romano Brizzi “Marmora Romana,
1994” in “Franco de Courten 1998-2000”, Roma, 2001.
F. de Courten, “Diario d’Algeria (1996-1998)”, Rubbettino Editore, 2003 (Collana
di Studi Diplomatici).
Scarlett Matassi (a cura di), intervista a Franco de Courten, “Franco de Courten,
Giardini”, Studio Morbiducci, Roma, 2005.
Claudio Strinati (a cura di), “Franco de Courten, Giardini”, Studio Morbiducci, Roma, 2005.
Antonio Del Guercio (a cura di), “Continente Sicilia”, Editrice Jetset, Palermo, 2007.
Enrico Mascellani (a cura di), “Franco de Courten, Orientalismi”, Roma, 2008.
Fedora Franzè (a cura di), “Calma e olio. L’abbandono arriva tra parentesi”,
“Franco de Courten. Interni”, catalogo della mostra, Galleria Giulia, Roma, 2010.
http://www.francodecourten.it/
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Le opere
Le sezioni
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18 Giardini - Paesaggi alberi
20 Paesaggi
22 Terre siciliane - Muri di Leonardo
24 Cantieri - Contrasto
26 Grattacielo - Graffiti
28 Lettere dall’Oriente - Arabi
30 Bianco d’Algeri - Deserto
32 Interni - Musica
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Dialoghi - carte e oli
1 Giardino sett/1 2003 - 2004 cm70x80 olio e collage su tela
2 Fessura bianca F/mar 2002 cm70x60 olio e collage su tela
3 Paesaggi China 1998 cm30x40 tecnica mista e collage su carta
4 Paesaggi China 1998 cm30x40 tecnica mista e collage su carta
5 Sabbie 2002 cm30x40 tecnica mista e collage su carta
6 Sabbie 2002 cm30x40 tecnica mista e collage su carta
7 Paesaggio con strada mag/1 2001 cm100x68 olio e collage su tela
8 Paesaggio delle Marche lu/2 2002 cm120x80 olio e collage su tela
9 Paesaggi 2008 cm76x56 tecnica mista e collage su carta
10 Paesaggi 2008 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
11 Paesaggi 2008 cm76x56 tecnica mista e collage su carta
12 Paesaggi 2008 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
13 Città siciliana 2006 cm100x100 olio e collage su tela
14 Terre siciliane 2008 cm60x80 olio e collage su tela
15 I muri di Leonardo 2007 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
16 I muri di Leonardo 2007 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
17 I muri di Leonardo 2007 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
18 I muri di Leonardo 2007 cm56x76 tecnica mista e collage su carta
19 Cantiere N3 1995 cm75x95 olio e collage su tela
20 Cantiere A4/1 1995/2002 cm65x72 olio e collage su tela
21 Contrasti 2007 cm36x51 tecnica mista e collage su carta
22 Contrasti 2007 cm36x51 tecnica mista e collage su carta
23 Contrasti 2007 cm36x51 tecnica mista e collage su carta
24 Contrasti 2007 cm36x51 tecnica mista e collage su carta
25 Mister Grattacielo mi/gr-105 2000 cm75x65 olio e collage su tela
26 Mister Grattacielo mi/gr-196/B 2000 cm60x110 olio e collage su tela
27 Graffiti 2005 cm48x98 tecnica mista e collage su carta
28 Graffiti 2005 cm48x98 tecnica mista e collage su carta
29 Graffiti 2005 cm48x98 tecnica mista e collage su carta
30 Graffiti 2005 cm48x98 tecnica mista e collage su carta
31 Lettera dall’Oriente 1/moschea 2006 cm100x120 olio e collage su tela
32 Lettera dall’Oriente 2/moschea 2006 cm100x130 olio e collage su tela
51
33 Arabi 2007 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
34 Arabi 2007 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
35 Arabi 2007 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
36 Arabi 2007 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
37 Bianco d’Algeri nov/1 1997 cm100x100 olio e collage su tela
38 Bianco d’Algeri ott/2 1997 cm100x100 olio e collage su tela
39 Deserto 2007 cm51x36 tecnica mista e collage su carta
40 Deserto 2007 cm36x51 tecnica mista e collage su carta
41 Deserto 2007 cm51x36 tecnica mista e collage su carta
42 Deserto 2007 cm51x36 tecnica mista e collage su carta
43 Interno di museo 2007 cm100x110 olio e collage su tela
44 Lo studio di Henry Matisse mar/2 2002 cm100x100 olio e collage su tela
45 Musicasacra 2005 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
46 Musicasacra 2005 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
47 Musicasacra 2005 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
48 Musicasacra 2005 cm48x38 tecnica mista e collage su carta
Piranesi e Figure
1 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
2 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
3 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
4 Figure 1999 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
5 Figure 1999 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
6 Figure 1999 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
7 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
8 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
9 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
9 Piranesi 2006 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
11 Figure 1999 cm66x48 tecnica mista e collage su carta
12 Figure 1999 cm66x48 tecnica mista e collage su carta
13 Figure 1999 cm48x66 tecnica mista e collage su carta
53
English translation
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After many exhibitions that have elevated him to the world of Arts, Franco de Courten, born in La Spezia
in the Thirties but adopted by Rome, comes back in his hometown with this anthology, an exhibition
that will allow us to know and appreciate his original language, result of a long and reliable artistic path.
Because of this bond with the city, together with the results achieved, we accepted with great pleasure the
proposal of Ellequadro Documenti, that has been promoting and valorizing the painting of Franco de Courten.
His road into arts started systematically in the Seventies and continued uninterrupted ever since, growing
from the visions and the atmospheres of the many places lived and visited because of his long diplomatic
career. The theme of travel is central among the various sections, as well as color and the technique of
collage, which seems a constant in the variegated work of the author. The visitor will appreciate, like we
did, the consistency of the painting research and the sophistication of the single narrative counterpoints.
The contact with the art of de Courten was for us pleasant and falls in line with the interest towards the Ligurian
artists – and especially from La Spezia – who distinguished themselves and gained notoriety. A city is made of
many things, especially the faces, the voices and the actions of its people give her a unique and peculiar soul.
The institutions are demanded to promote and support this collective soul made of individual talents, offering
occasions of cultural enrichment, as we hope the rediscovery of the gifted local the painter and writer
Franco de Courten, will be.
Cinzia Aloisini
Presidente Istituzione Servizi Culturali
A comeback, a discovery: Franco de Courten in La Spezia
Marzia Ratti
His journey started from here in the Thirties: from that militarised city on the sea, where inevitably all the officers
passed by in the first half of the twentieth century, as in fact happened to his father, and where many met the
women of their lives. For this reason the four de Courten brothers were born in La Spezia, all of them in the period
between the two wars, when the industrial activities flourished and the first multistorey buildings in the area
conquered to the east of the Cappuccini hill. And the sea was in the middle of the stage as a theatre open on
the courses of the atlantic cruises and on the deprecated wars of conquest, of which the author has some vague
memories through the african goods that were unloaded in the harbour.
How many sensations from the noises and the colours of the shipyards, from the activities in the gulf, from
the gardens leaning toward the marina, are left even subcosciously in the spirit of the author and continued to
produce sensorial and emotional effects? Thinking of this i have seen the similarities with another important
artistic event linked to the suggestions of the ships and of the metal sheets, that of Berto Lardera, an artist entre
deux mondes, preceding him by only two decades. Shared destinies of different artistic sensibilities, born in La
Spezia because of the quirks of Fate, that are never such.
55
The presence of the sea immediately becomes part of the life of de Courten and is strengthened by his studies
in Trieste, in the other end of the country. A natural springboard, as long as the visual and mental horizons are
concerned, for the dimension of the journey which will define all his life as a mad and a diplomat.
Having him back here, with this exhibition that documents his studied oils and, on the contrary, his light papers
(using his definitions) is a pleasant surprise: a found again and rediscovered fellow citizen, to be proud of for
what he did and painted, and who continues to ceaselessly create.
The amazement before every work is magnified looking at his whole production, and shows in every series, from
the landscapes to the shipyards, from the interiors to the gardens and from the ancient and new papers.
The achieved artistic maturity is revealed by many factors: the command of painting, the ability in balancing the
the proportions between the shapes and the colours; the equilibrium point between reality and the abstraction
process underlying every work, the research of a linguistic syntax starting from fauvist suggestions anf from
abstract impressionism leads to a sort of lyric abstration inspired by nature, both the countryside and the historic
and urban one.
Our amazement is matched by the one of the author before the infinite landscapes seen and lived during his long
diplomatic career: he reshapes them in coloured geometries that tell an emotion instead of describing a place,
even if it is well linked to reality and in some way still recognisable.
Feelings of landscapes more than depictions: these are the oils and papers of our de Courten. Visions that
become painted elaborations filtered, on one hand by the abstract Dutch reductionism, on the other hand by
the emotional power of colour. It is a need of dialogue with himself through the endless changes of geographic
spaces where his career led hi: a pivotal point in the middle of the sea of the travel to Itacha, remembering Kavafis.
The two pillars – well defined to the author – are the european cubism and geometric abstraction and fauve, and
the american abstract expressionism, but with the passing years de Courten cites Matisse and Rothko, reaching
his own language, following the steps of the tradition of an international twentieth century, but reshaped by his
experiences in Angola, witnessing the agony of a country crushed by slavery – visible in the African series – in
Israel, the Middle East and Holland.
In his Gardens the contrast between light and shadow are broken by white bars indicating absence; in the
Shipyards the chromatic geometries annihilate every space other than the subject, another unspoken absence;
in his Landscapes the different memories of the travels become saturated colours adding heat and movement.
One common denominator is the collage technique that joins together different materials and bases and that can
be found in his writings: it is an urge that surfaces in de Courten like an incompressible need.
The tradition is visible, but the journey continues with individual steps.
56
“Improvisat ion implies knowledge of the matter”B e l a B a r t o k
This phrase, so deep in its linear logic, is enlightening about de Courten’s painting way.
The total mastery of the medium, together with a variegated culture gives life to an unstoppable passion, which
isn’t halted by whichever challenge.
Once in his studio in the heart of Rome, two steps away from Piazza Farnese, our eyes are eager to chase all the
images piling up. His painting proceeds organised in chapters, with topics developed till the last syllable before
moving forward and starting again towards a new goal. His nomadic life reverberates in this way in those works
that reflect the genius loci of different places in a thick dialogue with his Ego.
I do repute a privilege those moments spent discussing the most diverse topics, debated lightly and smartly
and with a manner that always proposes the more appropriate definition for the discussion focus, where he can
communicate his original and unusual point of view, which results, afterwards, the most logical one.
Franco de Courten is curious, very curious and it is maybe his curiosity the cornerstone of his professional life.
Not only the official one, following his diplomatic career, but also the one off-the-record, which will become, in
turn, prevalent: painting. Because Franco de Courten is a painter. A painter in the traditional meaning of the term
and following his ancestors’ footsteps.
He loves painting, and the eye, together with the brush, is the lens of a camera that takes a snapshot of the world
as seen through the filter of his emotions.
The vibrant calm, to say it with Derain, permeates his works and beauty is, for de Courten, an ambition to calm.
He loves ‘oil, because it is difficult’ and is loved in return. Physical exhaustion and psychological emptiness lie
in ambush at the end of every painting, energy transferred in every brush stroke maybe by the very ‘Carte’,
which are the other part of himself, an emanation of his, almost a physical extension. Producing the Carte isn’t
fatiguing, they are so instinctual there is no enthusiasm… too easy.
Truly a son of the classicism, he only loves the trial, the struggle to achieve the result. It is surprising the way in
which, such a tranquil and reflexive character like his, vigorously defends the superiority of producing painting
that, in order to be such, can only be oil.
His theme is the dynamic balance Mondrian theorised, for which true art must grasp the balanced relation
between universal and individual, the sublime can only be reached through the sacrifice.
How does he cope with the artist inspiration that haunts him?
The physical and mind space is according to himself a regenerating and constructive break between two cycles
of painting. Per aspera et charta ad olea. His topics explore nature, people and environment and give life to
complete cycles that let us enter the life of this diplomatic that turned his own painting into his emblem. His two
souls, Hegelian – stating the work of art exist only because of the artist intervention – , and the impressionist one,
codified by Manet – there is only one true thing: instantly paint what you see – find a synthesis in the tight very
dialogue that will proceed day after day.
Tiziana Leopizzi
Ellequadro Documenti
57
A life traveling | BiographyCaterina Repetto
The artist, the diplomatic, the man.
“What we call chance can be no other than the unknown cause of a known effect..”
Voltaire, Philosophical Dictionary, 1764.
It is truly the chance to fill up his first suitcase with pure art. Because it is true that Franco the Courten filled
countless suitcases during his life, living many a changes, places, people, meetings, jobs and colours – yet it is
also true he always had his suitcases with him, ready to open and close at the proper moment.
Suitcases for moving from town to town, but also to be shut, holding within them a series of finished works to be
set aside, ready and charged to open others and fill them. Boxes closed with an order. Job analysed, owned,
explored in any detail and hence concluded.
Chance gifted him with a family immersed in travel and art and de Courten, never forcing it, pursued both the
paths, making them meet and clash: this is the very thing that allowed him to give us an immense heritage.
The name of de Courten was since 1800 bound to the art scene due to his uncles Ludovico and Angelo (far
in time, yet not in art) following artistic studies and producing works that are still famous; Angelo was a refined
portrayer and a genre painter, particularly focussed on historical and religious themes.
Yet Franco breathed the smell of oil, plaster and artist sweat since he was a child: his mother was an attentive
painter, mastering wonderful techniques and his brother Eugenio, seven years older than him, sculptor and art
professor. They have been his teachers and his school. It is from them that he learnt the art of observation, moving
the look onto everything nature or the man put before our eyes, which are by it attracted and ravished.
With the same peculiar attention of his, he was observing the relatives, putting everything into the first suitcase
that, around his 14 – 15 years, already rich in culture, art, drawing and colours exploded in a very first work, still
dictated by the chance.
One day Franco, still a kid, got in his hand a German book collecting photos of Spanish landscapes. His mind
went to his mother reproducing the works exhibited in the museums, but his hand started to draw; he recalls with
nostalgic fondness a wooden house: his first landscape copied with tempera paint.
Born in 1932 in La Spezia, soon he moves to Berlin, where the father was naval attaché in the embassy. He
lived in the Ligurian town just from ’36 to ’38, having little memories of it, yet his already cunning eyes and mind
assisted to an event that caught his little boy curiosity: he was looking out of the window while the Italian troops
coming home from the Ethiopian war (1935 – 1936) were heading to their quarters holding objects and animals
of African origin. Maybe once again the chance put him in front of this scene and made him fond of those far
realities he later, thanks to his work, knew better and made his own. Still, if we keep believing in fate, it is no
chance he has been born in the sea town of La Spezia. Here are two elements of his hometown he keeps by his
side: the journey and the sea, in his job and in his paintings. He goes back to Rome, where he gets his Classical
Lyceum diploma and than moves to Trieste, another charming sea town, where he attends law faculty in
university. After graduation he goes back once more to Rome, a city that will become in a while headquarter
for continuous brief returns that interval his long trips keeping him abroad for work. He in fact participates to a
58
competitive examination for a job at the Foreign Affairs Minister and begins his diplomatic career: every 3/4 years
his suitcases change, filling with and emptying of projects, commitments, assignments; full suitcases, enriched
with experiences, lived or narrated stories, cultures, people and places. In the beginning he remains on the
European ground, in Switzerland (Geneva) from 1962 to 1964, then Yugoslavia (Belgrade), Austria (Wien) and
back to Rome for a brief period. When he leaves again it is towards Israel (Tel Aviv, 1973 – 1977) in a difficult
place and time, still the memory he holds is of the most exciting city and Country to live in. He comes back to
Europe, in Netherlands (The Hague) and stops again for a brief period in Rome, like a break, to recharge and
fully dive again into his work. The coming years are, in fact, an even tougher reality: the civil war in Angola. He
has instead a serene memory of Jordan (Amman) in the beginning of the Nineties, notwithstanding the political
problems troubling the region, the desert gives tranquillity, peace and a feeling of total harmony. The last, yet not
easier or less dramatic, task in his career is Algeria (Algiers).
Than in 1988 he fills another suitcase and takes everything, body, papers, brushes and scissors to Rome, where
he settles and still lives, yet his mind and spirit are still travelling and cannot be stopped. They have great travel
companions like the passion, the instinct and the chance and go back to known places, recalling moments, persons,
objects, colours and sensations to always go back to that small yet rich studio to settle and impress paper or
canvas to give us unique emotions.
His art began with the oil since he was a kid, whilst the “carte” with the collages come in a latter period and represent
his refuge in his painting breaks1: around the end of the Seventies, in the Netherlands, he has been fascinated
by the cubist paintings exhibited in the museums. He was fascinated by those geometrical shapes, coloured,
broke down and overlaid and that was the starting point for cutting and siding pieces of coloured paper relying,
once again, on chance. His instinct breaks in and takes the lead, for the oils, but even more evidently for the
collages, to compose and transmit balance and harmony. There is no logic in these cases, just his instinct and
the chance, which must be allowed to do his work, to be seized latter with momentum and bravery2.
The collages composition conceals a hint of mystery, a kind of magic, as de Courten never knows what he must
do, neither how to do it or which is the goal: it will be the work itself that, at the right time, will transmit to his
author the feeling of being concluded, complete, perfect, reaching harmony and balance with itself and the rest
of the world.
Art and magic. Magic, mystery, symbolic forms of ancient knowledges enveloping the art and his language; these
are the central topics inspiring Franco de Courten and Paolo Sabbatini Rancidoro in their book “Incantesimi”
(“Spells”). A veritable art book made up by 49 panels reproduced with litho-serigraphy by both the artists.
The artistic sensibility of de Courten is not limited to visual arts, but learns and is nurtured by the stimulus music
offers it. The work does not begin with the first brush stroke, but with the choice of the music accompanying
the whole realisation: before painting he always put on classical music on his stereo, as if he would tranquilize
himself and the canvas. Yet, even in painting, habits and ways of doing things are subject to changes, so since
a while he gave up on classical music, to seek, instead, company: the noises from the courtyard, or from the
television. An artist evolution which is unconsciously reflected in his art.
Wherever he is, he is filled with the desire of knowledge and to adventure himself into places to be discovered,
like when, during his duty in Amman (1988-1992), while travelling along the River Jordan, he didn’t follow the
large and trafficked main road in favour of smaller roads, less crowded, to visit hidden places; or during his duty
in Tel Aviv, when almost by mistake he followed a dusty and misplaced sign, running for many kilometres on a
dusty road in the middle of the desert to end up in Nissana (on the border between Egypt and Israel), a barren
59
land whose only forms of life were expressing a tough and harsh nature, still the beauty of the discovery, of the
silence, of the history that hit him through the few remaining walls of a Byzantine library were an absolutely
intense and unique experience. Everything is interesting to him is carefully documented with his camera, which is
always ready for the pleasure of a small memory, but also to allow drawing a painting inspiration later in the studio.
His willingness of keeping the memories alive, transferring what he saw, what charmed or hit him and what he
lived in his experiences of life and work is present in his photos but also in his book “Diario d’Algeria” (“Algerian
Journal”); in this writing we can follow his two years as Ambassador in Algiers. Another strong account is in a
more recent writing “A Levante” (“To the East”), still to be completed, where he describes his impressions, mostly
as a traveller, on some Countries in the Middle East from which he is attract and of which he is fond. Nothing
enriches a man more than knowledge; and what makes great the man-artist is his bold and unstoppable curiosity
of learning, knowing, investigating on the things that surround him; this curiosity becomes concrete through the
collections. In his travels, in example, he started and grew a collection of African wood statues.
Ravished and enchanted by the elegance, sinuosity and sumptuousness of the Islamic calligraphies, de Courten
is a fond collector of them. And makes them even more elegant, giving them new life in his collages or in a series
of works, exhibited in the Louvre, created with Emanuele Pantenella. The oils, like the collages, are serial works,
groups of canvases and papers grouped basing on the portrayed places and subjects. Three are the most
meaningful series of the latest years in Rome: Studi degli Artisti (Artist Studios) and Giardini (Gardens) (just two
works are left of these series) and the very recent Interni (Interiors) dated 2010.
Many themes, hints, ideas, memories, images, are all carefully collected in his series, basing on a sort of
meticulous ritual; the same ritual his father was using to fill his suitcases3. The journeys of de Courten as an
Ambassador are over and the suitcases are stored in good order; yet the journeys of de Courten as an artist are
continuing through the painting without ever stopping, and still filling extraordinarily rich suitcases. So, is it the
“chance”, to raise interest and a passion in the spectator? Or wouldn’t it be, maybe, the possibility to welcome
and make own the near and far messages, explicit and implicit, evidence and transmission of rare humanity, art
and communication amongst people?
CV schematicoPersonali2011 Colori in Valigia Palazzina delle Arti, La Spezia2010 Interni Galleria Giulia, Roma Giardini Padiglione Italiano, Expo, Shanghai2009 Ellequadro documenti, Shanghai Rencontres Rosenblatt Gallery, Saamen (Gstadt), Switzerland (con Emanuele Pantanella)2008 Orientalismi Via della Vetrina 4, Roma Giardini Huai Hailu, Time Square, Shanghai Istituto Italiano di Cultura, Shanghai Incontri (con Emanuele Pantanella), Berlino2007 Rencontres Museo del Louvre, Parigi (con Emanuele Pantanella) Passi lievi orme profonde Ellequadro Documenti, Genova Fregene Galleria Sottocornonove, Milano (con E. Riotto) Antologica (1988/2006) Galleria Mediterranea, Palermo2006 Giardini La Cannara di Marta, Bolsena2005 Giardini Galleria Lo Studio, Roma Incantesimi Galleria MOMI, San Pietroburgo, Russia (con Paolo Sabbatini Rancidoro)2004 A Levante Galleria Erica Fiorentini, Roma (con Emanuele Pantanella) Incantesimi Convegno internazionale studi Esoterici, Arco di Trento (con Paolo Sabbatini Rancidoro)2002 Opere Recenti Galleria Lo Studio, Roma2001 Antologica Luiss Management, Roma Galleria DAG, Livorno Carte Orientali Libreria Bibli, Roma (con E.Montessori)1999 Bianco D’Algeri Galleria La Corte di Bobol, Roma1997 Galleria Antiquaria Dell’Arco, Roma1996 Il Paesaggio Interno Galleria La Corte di Boboli, Roma 1994 Marmora Romana Galleria Il Polittico, Roma1993 Con le Antiche Carte Galleria Il Polittico, Roma (con E. Montessori) Centro Culturale Elinga, Luanda1992 Fondazione Shoman, Amman Desert Road Galleria Steffanoni, Milano1991 Desert Road Galleria Il Polittico, Roma1986 Libreria Nazionale, Luanda 1979 Galleria G.I.N., Amsterdam 1976 Galleria Avior, Tel Aviv
60
61
Collettive2011 MISA Negresco Forte dei Marmi, Lu Mostra Arte Contemporanea Sperlinga, Enna2010 MISA The Hub Milano Arte è Lavoro Roma ARTour-O il MUST Firenze Roma2009 ARTour-O il MUST Roma The Road to Contemporary Art Roma ARTour-O il MUST Firenze Fiera Internazionale Arte Moderna EUR, Roma 2008 Ellequadro documenti Genova Rosso Malpelo Comune di Nissoria, Enna ARTour-O il MUST Yiwu Fiera Internazionale Arte Moderna EUR, Roma2007 ARTour-O il MUST Firenze, presentato da Planisferio Art Gallery Shanghai, presentato da Duchaley 2006 Mostra d’Arte Contemporanea di Artisti Italiani Museo de Casilda Società Dante Alighieri, Rosario 3rd Internationol Collage Exhibiton, Vilnius2005 Segni x Libri Lavatoio Comunale, Roma Scuola di Musica, Latina El ritmo del silencio Galleria Focal Point, Buenos Aires Artcard Sharajah Art Museum, Emirati Arabi Uniti 2nd International Collage Exhibiton, Vilnius2004 Segni x Libri Palazzo Comunale, Cisterna di Latina Fiera d’Arte Continentale, Buenos Aires Dialogo con l’Immagine Campus G. Reiss Romoli, L’Aquila2002 Misura Unica per una Collezione Palazzo Tiranni-Castracane, Cagli L’Aldilà Museo Il Castello Rosso, Tripoli Da Levante Galleria DAG, Livorno Expoartebari Fiera del Levante, Bari Riflessi sull’Acqua Ippodromo delle Capannelle, Roma Oggetti Smarriti e Ritrovati Galleria A.A.M., Roma Il Sogno Il Colore Il Segno Istituto Italiano di Cultura, Istanbul2000 Il Sogno Il Colore Il Segno Galleria Alba, Beirut Passo Doppio Istituto Italiano di Cultura, Rabat 1999 Il Sogno Il Colore Il Segno Biblioteca Al Assad, Damasco Linee dell’Arte Italiana
62
degli Anni Novanta Museo d’Arte Moderna, Cluj Galleria Civica, Osijek Passo Doppio Istituto di Cultura Francese, Maputo Centro Culturale Italiano, Pretoria Passeggiata Italiana Galleria Parc Regional, Townsville Università Sunshine Coast, Sunshine Coast1998 Passo Doppio Centro Culturale Italiano, Addis Abeba Centro Culturale Italiano, Nairobi Galleria Sandro’s, Harare Segno Colore Sogno Istituto Italiano di Cultura, Il Cairo Univerità di Luxor Università Direleman, Il Cairo Università di Alessandria, Alessandria (Egitto) Passeggiata Italiana Galleria AlBab, Sana’A Custom House, Brisbane Galleria Cairns Regional, Cairns Galleria Co.As.It., Melbourne Linee dell’ Arte Italiana degli Anni Novanta Fiera Internazionale di Belgrado Teatro Nazionale, Bucarest Il Progetto dell’ Essenza Galleria Milli Reasurans, Istanbul Centro Culturale Ataturk, Ankara 1997 Il Progetto dell’Essenza Museo Sursoch, Beirut Biblioteca Nazionale, Damasco Centro Culturale Reale, Amman Università Yarmouk, Irbid Centro Culturale Zamalek, Il Cairo Misure Uniche per una Collezione Galleria La Strada, Grenoble 1996 Misure Uniche per una Collezione Istituto Italiano di Cultura, Lione Associazione Architetti Portoghesi, Lisbona Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles Intorno al vuoto Galleria La Corte di Boboli, Roma1994 Ubria Artaffaire Collegio Lucarini, Trevi Misure Uniche per una Collezione Galleria Bianca Pilat, Milano Università di Ancona1993 Misure Uniche per una Collezione Galleria Il Polittico, Roma1992 Art Rome 92 Galleria Il Polittico, Roma1991 18x24 Helga Wicher Gallery, Wuppertal 1980 Artexpo New York 1979 Art 10.90 Basilea1954 Palazzo del Comune, Trieste
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I cataloghi
Sommario
7 Cinzia Aloisini
9 Un ritorno, una scoperta: Franco de Courten alla Spezia
Marzia Ratti
11 “L’improvvisazione presuppone la conoscenza della materia”
Tiziana Leopizzi
13 Una vita in viaggio | Biografia narrata
Caterina Repetto
17 Le opere
18 Le sezioni
19 Dialoghi - carte e oli
37 Piranesi e Figure
43 Palazzina delle Arti - L’allestimento
48 Start Point - Amanti dell’arte si diventa
49 Indice opere
53 English translation
54 Cinzia Aloisini
54 Marzia Ratti
56 Tiziana Leopizzi
57 Caterina Repetto
60 CV schematico
63 I cataloghi
Finito di stampare nel novembre 2011con i t ipi di Essegraph Genova
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione dei proprietari dei diritti e dell’ editore.
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