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Verso una museologia della Shoah

Paolo Coen - Università della Calabriapaolocoen.blogspot.com

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. Musei dei campi di sterminio, o santuari della memoria

. Musei di singole comunità o dell’intera civiltà ebraica

. Musei della Shoah, o dell’Olocausto

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Musei della Shoah

Beit Lohamei Haghetaot (Ghetto Fighter’s House Museum), autostrada n. 4, tra Hakko e Naharia (1948)

Yad Vashem, Gerusalemme (1953)

United States Holocaust and Memorial Museum, Washington (1993)

Museum of Tolerance, Los Angeles (1993) Holocaust Museum, New York (1993) The Holocaust Museum, Houston (1996)

The Holocaust Exhibition, Imperial War Museum, Londra (2000)

Jüdisches Museum, Berlino (2000) Museo e Memoriale per gli Ebrei assassinati

d’Europa, Berlino (2005)

Illinois Holocaust Museum and Education Centre, Skokie, Chicago (2009)

Museum of Tolerance, Gerusalemme (2012?) Museo della Shoah, Roma (2013?)

Lo ricordo, è accaduto ieri, o un’eternità fa. Un piccolo bambino ebreo scoprì allora il Regno della Notte. Ricordo il suo smarrimento, ricordo la sua angoscia. Tutto successe così in fretta. Il ghetto. La deportazione. Il vagone piombato. L’altare di fuoco su cui dovevano essere sacrificati la storia del nostro popolo e il futuro del genere umano.

1948 - Galilea nord-occidentaleBeit Lohamei Haghetaot, Ghetto Fighter’s Museum

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Ricordo che quel bambino domandò a suo padre:“Può essere vero tutto questo? Questo è il ventesimo secolo, non il Medio Evo. Chi potrebbe mai permettere crimini come questi? Come può il mondo rimanere in silenzio?”.

1953 - GerusalemmeYad Vashem

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E adesso quel bambino si volta verso di me. “Dimmi”, domanda, “che cosa hai fatto con il mio futuro, che cosa hai fatto con la tua vita?”. Gli rispondo che ho provato. Che ho provato a mantenere viva la memoria, che ho provato a combattere quelli che vorrebbero dimenticare. Perché se dimentichiamo siamo colpevoli, siamo complici. E allora spiego quanto fossimo naif, che il mondo sapeva e rimase in silenzio. E questo è perché ho giurato di non rimanere in silenzio, mai, ogni volta e in ogni luogo degli esseri umani soffrono e sono umiliati. Dobbiamo prendere partito. Schierarci. La neutralità aiuta l’oppressore, mai le vittime. Il silenzio incoraggia chi tortura, mai il torturato. Almeno in qualche circostanza dobbiamo intervenire. Quando le vite umane sono a rischio, quando la dignità umana è messa a repentaglio, i confini e le sensibilità nazionali diventano fattori irrilevanti.

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1993 - New YorkThe Holocaust Museum

Ogni volta che uomini e donne sono perseguitati per via della loro razza, della loro religione, delle loro scelte politiche, quel posto deve - ed in ogni momento - diventare il centro dell’universo.

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1993 - Washington United States Holocaust and Memorial Museum

Ovviamente, dal momento che sono un ebreo profondamente radicato nella memoria e nella tradizione del mio popolo, la mia prima risposta è ai timori degli Ebrei, alle paure degli Ebrei, alle crisi degli Ebrei. Il fatto è che io appartengo a una generazione soggetta ad un trauma, una generazione che è passata attraverso l’esperienza dell’abbandono e della solitudine della propria gente. Sarebbe per me fuori natura per me non far diventare mie le priorità degli Ebrei.

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1993 - Los AngelesMuseum of Tolerance

1996 - HoustonThe Holocaust Museum

Ma altre cose hanno importanza per me. Il razzismo, l’apartheid sono dal mio punto di vista tanto gravi quanto l’antisemitismo. Dal mio punto di vista, l’isolamento di Andrei Sackharov è una disgrazia tanto grave quanto imprigionare Joseph Begun o l’esiliare Ida Nudel. Così come proibire il dissenso a Solidarnosch e al suo leader Lech Walesa.

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2000 - BerlinoJüdisches Museum

Esiste così tanta ingiustizia, esiste così tanta sofferenza che hanno bisogno, che reclamano la nostra attenzione: vittime della fame, del razzismo e delle persecuzioni politiche, scrittori e poeti, prigionieri in così tanti paesi. Paesi governati dalla sinistra come dalla destra.

2000 - LondraThe Holocaust permanent exhibition at the Imperial War Museum

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I diritti umani sono violati in ogni continente. Sempre più persone sono oppresse. Come si fa a non essere sensibili, come non prestare orecchio?

2005 - BerlinoMuseo e memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa (Denkmal und Museum für ermordeten Juden Europas)

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Questo vale anche per i Palestinesi, alle cui sofferenze sono sensibile, ma di cui deploro i metodi, quando questi metodi portano alla violenza. La violenza non è la risposta. Il terrorismo è la più pericolosa fra queste risposte. I Palestinesi sono frustrati, questo si può e si deve capire. Qualcosa deve essere fatto.

2009 - Skokie, ChicagoIllinois Holocaust Museum and Education Centre

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I rifugiati e le loro miserie. I bambini e le loro paure. Gli sradicati e i senza speranza. Qualcosa deve essere fatto per risolvere questa situazione. Entrambi i popoli, gli Ebrei e i Palestinesi, hanno perso troppi figli e figlie e hanno perso troppo sangue. Questo deve cessare, e tutti gli sforzi per farlo cessare debbono essere incoraggiati. Israele coopererà, di questo sono certo. Perché ho fede in Israele, perché ho fede nel popolo ebraico.

2012 - GerusalemmeMuseum of Tolerance

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Diamo ad Israele una possibilità, diamo la possibilità che l’odio e il pericolo siano rimossi dal loro orizzonte, e vi sarà pace dentro e intorno alla Terra Santa.

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2013 - RomaMuseo della Shoah

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Per cortesia, dovete comprendere la mia totale e profonda devozione ad Israele. Se poteste ricordare quel che io ricordo, capireste. Israele è la sola nazione al mondo la cui esistenza è messa a rischio, ogni giorno. Se Israele perdesse anche solo una guerra, significherebbe la sua fine, ed anche la nostra. Ma io ho fede. Fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ed anche nella sua creazione. Senza questa fede l’azione è impossibile. E l’azione è il solo rimedio all’indifferenza, che è poi il pericolo più insidioso fra tutti.

Elie Wiesel, Discorso di accettazione del premio Nobel per la pace, 10 dicembre 1986.

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