clinamen
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Catalogo mostra presso la galleria Monogramma di Roma nei mesi di maggio-giugno 2012TRANSCRIPT
MOSTRA
spazio espositivomonogramma arte contemporaneavia Margutta 57 - Roma
dal 4 al 26 maggio 2012
a cura diJasper Wolf
CATALOGO
testiAngela PellicanòJasper Wolf
EVENTO DI
Premio Margutta 2012
CLINAMENninni donato
. . . E ora sono qui, nel braccio degli assassini
del carcere di Folsom, che attendo, le mani
rosse di sangue, il giorno fissato dalla
macchina dello Stato, quando i suoi servitori
mi porteranno in quella che chiamano tenebra,
quella tenebra di cui hanno paura e da cui
attingono immagini di superstizione e terrore,
la stessa tenebra che li spinge, fra tremiti e
lamenti, davanti agli altari delle divinità
antropomorfe, generate dal medesimo orrore.
da "Il vagabondo delle stelle" Jack London
Nella fotografia, più che in altre forme espressive, sopravvive
l’ esigenza di mantenere visibile e inquietante il paradosso che
permette ad ogni arte di oscillare tra il massimo di artificio e il
massimo di verità.
Alla fotografia, come all’ alchimia, si chiede di svelare le materie
elementari del sentimento, dell’ istinto, del gesto, come se nelle
altre arti esse fossero talmente fuse, combuste e corrotte da
impedirne il riconoscimento. Dalla fotografia si pretende la
testimonianza della purezza di un attimo e nel contempo la sua
cristallizzazione e conservazione, quale fossile temporale di ciò
che la storia rapidissima degli eventi reali e artistici sembra
trascinare ad una velocità indifferente. Ad essa si chiede sempre di
dire quando finge e quando brutalmente mostra.
Ma quale finzione o verità possono essere lette nelle bambole
stremate e drammatiche, mistero di corpi infantili già invecchiati o
mai stati giovani, capaci di contenere in eguale misura grazia e
sofferenza. . . ? Un “sadismo del vedere”, quello di Ninni Donato, che
non è accompagnato dal delitto della catalogazione ma da attenzione,
stupore, sacralità. L’ oggetto foto diviene ponte, sintesi di due
immaginazioni: quella dell’ artista e quella di chi guarda. . . perché
tutti dobbiamo fare i conti con la nostra storia. Attraverso gli
sguardi o il nascondimento realizziamo i nostri rituali apotropaici
di esseri in transito. Mutanti contemporanei figli dell’ errore, in
una incessante tessitura di continuità e variabilità, di
conservazione e riorganizzazione della materia. Probabile “errore
di copiatura”, non scevro dal dolore, che lascia, come in tutte le
evoluzioni o rivoluzioni, alle spalle una scia di vittime
(innocenti?) , incidenti di percorso che la natura, o gli dei del
momento, provvederanno a correggere.
Esseri proiettati in uno spazio labirintico, privo di uscita e di
soluzione, simile a un inviolabile enigma. L’ interno e l’ esterno si
coappartengono; nella loro continuità, il movimento si svolge come
L' angoscia del tempodi Jasper Wolf
un eterno ritornare ad un inizio, che tale non è. L’ angoscia del
tempo invade e modella lo spazio. In tal modo le Carceri mirano a
trasmettere un senso di malessere, destinato a evolvere sino
all’ incubo, dato che questo mondo "privo di centro è nello stesso
tempo perpetuamente espandibile" . Un luogo dove la decisione è
abolita, in cui le figure dei condannati si confondono a quelle dei
secondini, accomunate nella neutralità dello spazio condiviso e
realizzando un etica del mondo sommerso, dei vivi in ombra, dei non-
morti reietti che tra di loro trovano espiazione, redenzione, voglia
di vivere e morire.
Ciascuno scelga i suoi soggetti-oggetti preferiti. Si soffermi su
ciò che sente vicino. Abbia la pazienza-coraggio di entrare in
questo luogo di costrizione (carcere o corpo poco importa) ,
accarezzi le cose in uno scambio simbiotico senza temere la
vertigine della mancanza del tempo, della corruzione, del consumo,
dell’ oblio.
Al Carcere
Come va al centro ogni cosa pesante
dalla circonferenza, e come ancora
in bocca al mostro, che poi devora,
donnola incorre timente e scherzante;
così di gran scienza ognuno amante,
che audace passa dalla morta gora
al mar del vero, di cui s'innamora,
nel nostro ospizio alfin ferma le piante.
Ch'altri l'appella antro di Polifemo,
palazzo altri d'Atlante, e chi di Creta
il labirinto, e chi l'Infermo estremo
(ché qui non val favor, saper, né pièta) ,
io ti so dir; del resto, tutto tremo,
ch'è ròcca sacra a tirannia segreta.
Tommaso Campanella
Chiusi dentro un sistema concentrico individueremo l’ epicentro di
teoria e forma e da qui controllo e sue conseguenze. Inquadriamo
così già da subito la logica narrativa dell’ artista Ninni Donato che
ridefinisce quell’ eco giunto a noi come sistema strutturato di unità
spaziali entro cui si svelano le profonde paure dell’ uomo. Al
superamento dello sguardo e alla catartica fotografia fa cenno egli
quando svela attraverso un processo etimologico il significato della
parola individuo: non diviso.
Giunge così a definire la narrazione sintetica con quella forma che
allentando la resistenza temporale, volge a una volontà mutuata
dall’ estensione del corpo liberato nel tentativo di eseguire una
collimazione fisica di passato e presente (palese gioco nella serie
dei ritratti percettivamente alterati nelle proporzioni e nella
texture dell’ incarnato) . Se dunque in sintesi s’ incontrano su queste
tavole vecchiezza e gioventù, paura e controllo, ribrezzo e
bellezza, umano e bestiale, il processo subisce un’ alterazione
sostanziale, proiezione di duplici opposte figure in un' unica
coscienza.
Questo campo che chiameremo di psico-azioni-somatizzate, viene
sottratto al rischio d’ essere fotografia malinconica o contemplativa
e, esempio privo di sentimentalismo è la bambina ritratta. Di grande
potenza evocativa, ci riconduce a un cinema di genere dove
l’ infanzia non è solo connessa con l’ innocenza. Ciò vale se letto
alla luce di una diacronia direi obbligata che formula le sue
sintetiche suggestioni. Qui il tema affrontato è doloroso; la
memoria non affranca ma crea un lato oscuro. L’ oblio della pre-
esistenza manda i suoi flash back razionali non-reali. Il
disorientamento è rafforzativo di una vita-morte perenne. Lo si
evince bene nella relazione uomo scimmia. Il tentativo audace di
viaggiare attraverso le apparenze scatenando un conflitto
Panopticon o del superamento dello sguardo superiore
di Angela Pellicanò
nell’ osservatore che si porrà le conseguenti ovvie domande: chi
imita chi? Si innesca una dialettica interessante che determina
l’ elemento di finalità esterna rispetto all’ originario: il caso ha
voluto che uomo e scimmia comunicassero. L’ ostentazione
ultima, l’ esibizione è finalizzata, prova ne è la sua documentazione.
E fin qui tutto scorre… l’ incidente lo rileviamo nell’ analisi di
senso empirico; ciò che è sostanza qui diventa apparenza (l’ apparenza
scombina le cose) , è l’ incidente secondo il quale è possibile restituire
il racconto dell’ immagine in molteplici copie sapendo dare molteplici
forme e significati sempre ambigui… così come ambigua e amorale è
la morte.
ClinamenSiamo davanti a un obliquità, bellezza imperfetta e soluzione
impeccabile.
Il sustrato, comune a tutti i mortali porta in sé l’ incidente, il
clinamen, quel corridoio che porta alle stanze cieche, che transita
da un luogo a un altro senza la conclusione dell’ uscita, se non
quella del cortile chiuso di una prigione o del balcone sospeso su
un vuoto onirico e angosciante.
L’ azione dell’ artista che scava nella memoria dell’ eventuale
portatore di storie sospese, caparbio regista e sceneggiatore del
caso, è uguale nell’ azione che fa uno scrittore che imbastisce la
trama e l’ ordito del suo capolavoro neogotico dentro un edificio
inghiottito dai rovi. Stabilisce un confine preciso di tempi e
luoghi Ninni Donato superando l’ illusorio assimilato alle
incantevoli figure usando gli oggetti-traccia. Supera le sentenze
morali guardando alla tragica complessità dell’ esistere trasformando
l’ effimero in eterno.
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CLINAMENninni donato
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Principali Mostre
2012
“clinamen" , personale, monogramma arte contemporanea, Roma"Il respiro della Sila”, Centro Studi Cappella Orsini, Roma
2011
"Atlantide" , progetto editoriale pubblicato sul trimestrale èLifestyle
“Teosofie – Post shock”, spazio Fleming, Bova (RC)
“Virus”, a cura di Jasper Wolf, Techné ContemporaryArt, Reggio Calabria
“Fratture urbane”, a cura di Serena Carbone, Torre Nervi, Reggio Calabria
"L' ottico" , video installazione, Premio Margutta”, Roma
2010
"Proj eTen" , “Bovarchè”, Bova (RC)
"Dogs and stones" , Technè ContemporaryArt, Reggio Calabria
“Reset” , videoinstallazione, Reggio Calabria
“TwentyTwo”, progetto in collaborazione con la Reggina Calcio, Reggio Calabria
“CVVX” (Cowntry Vua Version Ten) Bovarchè, personale , Bova (RC)
2008-2009
FACE: Festival dell' Arte, della Creatività e dell' Eco-cultura, Fortini di Arghillà Reggio Calabria
2007
"Overseas" , audiovisivo, Festalibro 2007, Capo d' Orlando (ME)
FACE: Festival dell' Arte, della Creatività e dell' Eco-cultura, Fortini di Arghillà Reggio Calabria
2006
"Paesaggi del Sud" , Collettiva, castello Ruffo di Calabria, Scilla (RC)
Inserimento nella monografia “Paesaggi del Sud”, edizioni FIAF
2005
“La dolce vita”, audiovisivo, Villa Genovese Zerbi, Reggio Calabria.
2004
"SKETCHES OF JAPAN" , personale, Grande Albergo Castello di Altafiumara, Reggio Calabria
2000-2003
"Gran Tour delle Colline Senesi" , rassegna internazionale di fotografia
1998
“PHOTO ROMA SHOW”, 2 premio, Fiera di Roma, Roma
Collaborazioni e Pubblicazioni
PHOTO edizione italiana, edita da F. Motta.
Witness Journal
Il Fotografo
èLifestyle
Smallzine
si ringrazia
finito di stampare nel mese di maggio 201 2