cittadinanza e malinconia postcoloniale - studimed.net · mappe soggettive. dalla rappresentazione...
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CITTADINANZA E MALINCONIA
POSTCOLONIALE
TUTTI PARLANO, TRANNE I MIGRANTI
GLI ‘OGGETTI’ DEGLI NOSTRI SGUARDI, DEI NOSTRI DISCORSI, CHE
RICONFERMANO LA CENTRALITA’ DELLA NOSTRA SOGGETTIVITA’, MENTRE
DENUDANO E ANNULANO LE VITE ALTRUI
IL VUOTO, IL SILENZIO, COME INTERROGAZIONE
CRITICA E POLITICA
IL DIRITTO A NARRARE IL DIRITTO
ALL’IMMAGINAZIONE
DARE VOCE, O DARE ASCOLTO
Covering Islam… Africa,
migration, women,
the subaltern… the Mediterranean
LE MAPPE ‘OGGETTIVE’ CHE SVELANO DELLE MAPPE SOGGETTIVE
DALLA RAPPRESENTAZIONE ALLA
REGISTRAZIONE
IL SILENZIO DEGLI ALTRI MEDITERRANEI
IL MONOLINGUISMO DELL’EUROPA
“…una questione di avvenire, la domanda dell’avvenire stesso, la domanda di una
risposta, di una promessa e di una responsabilità per il domani.”
Jacques Derrida
CITTA’ E CITTADINANZA
SOTTO E OLTRE LA NAZIONE BENEATH AND BEYOND THE NATION
CITTA’, CITTADINANZA E LA DEMOCRAZIA A
VENIRE
MALINCONIA POSTCOLONIALE
LA PERDITA’NON RICONSCIUTA MA SENTITA
Storicamente e geograficamente il territorio nazionale risulta fondamentalmente una ‘geografia del dominio’. Ha acquisito forma non solamente in termini di dominio economico e militare, ma anche e soprattutto nella geografia di poteri culturali sorretti su una gerarchizzazione razziale del mondo, sia all’interno dell’Europa (la questione attuale dei migranti, e quelle di più lunga durata degli ebrei e del popolo Rom) sia tramite le pratiche di colonizzazione oltremare.
Riaprendo questo archivio inquietante ci si scontra con l’astrazione della nazione immaginata, storicamente e culturalmente saldata in una presunta unità territoriale e culturale: dalla purezza dell’identità etnica, ad una visione monolitica dell’appartenenza linguistica, religiosa e culturale. Qui il mondo extra-territoriale coloniale, integrale ma rimossa nella narrazione della nazione, crea un disturbo storico e politico nella presunta unità nazionale del presente, producendo anche l’emergersi di linguaggi critici insospettati e dirompenti
Grazie a Freud, abbiamo imparato a considerare la malinconia come l’effetto del fallimento a riconoscere una perdita. L’individuo è bloccato, incapace di rinunciare all’oggetto che ha in realtà già perso. L’oggetto perduto è di conseguenza feticizzato e rimosso da qualsiasi analisi critica.
Tale paradigma della perdita e della malinconia è stato utilizzato negli ultimi anni per mettere in luce il fallimento costante nel riconoscere la perdita dell’impero, e l’impianto coloniale dell’Europa.
Sebbene sia perlopiù inconscia, ma anche costantemente presente nelle tracce materiali, nei linguaggi, e nei sentimenti della vita quotidiana, la malinconia propone una routine protettiva, uno scudo, una forma d’indifferenza che aspira a negare la capacità di dubbio.
Qualunque comprensione, per quanto incoerente, delle differenze e delle dinamiche irriducibili a un denominatore comune o a una misura condivisa del mondo, inevitabilmente provoca reazioni violente davanti al collasso minaccioso di una certezza universale e unilaterale.
CITTADINANZA E COLONIALISMO
LA VIOLENZA DEL RIFIUTO DEL NON RICONOSCIMENTO dell’impianto coloniale della modernità
e di un Mediterraneo plurale IL RIMOSSO CHE RITORNA PER RADDOPPIARE E
RIVALUTARE IL PRESENTE
L’ESTERNO COLONIALE CHE COSTRUISCE
L’INTERNO MODERNO
SFIDANDO LA CORNICE
I PERCORSI NON-AUTORIZZATI TRACCIATI DAGLI ARTI IL SUPPLEMENTO E L’ECCESSO DEL LINGUAGGIO CHE ROMPE LO
SCHERMO
the ruined archive
edited by Iain Chambers, Giulia Grechi, Mark Nash
the ruined archive edited by Iain Cham
bers, Giulia G
rechi, Mark N
ash
the ruined archiveHow does the modern museum respond to the movement, migrations and mobilities of the modern world that exceed its practices and premises? The essays in this volume circulate in the constellation of cultural, postcolonial and museum studies to propose a series of intersecting perspectives promoting critical responses to this ongoing interrogation. Memory, the archive, and the politics of display, are unwound from their institutional moorings and allowed to drift into other, frequently non-authorised accounts of time and space. Called upon to negotiate unplanned encounters with unsuspected actors and the obscured sides of modernity, the museum becomes an experimental space, a laboratory for a cultural democracy yet to come.With contributions by: Fernanda Albuquerque, Chiara Baravalle, Giuseppe Biscottini, Francisco Cabanzo, Iain Chambers, Maria Inígo Clavo, Lidia Curti, Alessandra De Angelis, Beatrice Ferrara, Jessica Fiala, Giulia Grechi, Celeste Ianniciello, Jan-Erik Lundström, Olga Fernández López, Mark, Nash, Mariangela Orabona, Michaela Quadraro, Claire Pajaczkowska,
EDITORSIain Chambers teaches Cultural, Postcolonial and Mediterranean Studies at the University of Naples, “Orientale”. Giulia Grechi is a curator and teaches Visual Anthropology and Contemporary Art at the Fine Art School of Brera in Milan. Mark Nash is a curator and teaches at Birkbeck College London and in the Whitney Independent Study programme, New York.
MeLa–European Museums in an age of migrations
isbn xxx-xx-xxxxx-xx-x
Books
cover image — Zineb Sedira, Haunted House, 2006, courtesy of the artist
Books
Dagmawi Yimer “Asmat”