città e regione - edizione calabria n.2

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come non le avete mai viste Pizzo Calabro - Vibo Valentia Cecilia De Marco [email protected] Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011 Liberi di informare ben 20mila persone www.cittaeregione.it Continua a pag. 2 “ Ci sono situazioni che sem- bra non ci riguardino, da- vanti alle quali spesso è più facile chiudere gli occhi o girarsi con indifferenza dalla parte opposta. Sono succes- se ad altri (poverini!), non a noi, ai nostri familiari, ai nostri amici più cari, ma ad altri che non conosciamo e, quindi, “che ce ne frega?! Del resto che possiamo fare noi! Noi siamo “normali”. Con le nostre gambe possiamo andare dovunque, la nostra “normalità” ci apre tutte le porte! I parcheggi per i disa- bili: uno spreco(!); le corsie preferenziali: ingiuste(!); le pedane (antiestetiche!). Nell’ Enciclica Evangelium Vitae del 25 marzo 1995, Giovanni Paolo II° ebbe a dire: “Di fronte a una persona umana nessuno ha il diritto di dire: ‘è un male che tu ci sia!’. Al contrario, di fronte a qualsiasi persona ciascuno deve dire: ‘è un bene che tu ci sia!’. E’ la certezza, assolu- ta ed incondizionata, che ‘la vita è sempre un bene” Tra i molteplici problemi che la città non vuole pren- dere in considerazione non bisogna tralasciare quello che a mio parere e’ signifi- Continua a pag. 6 L’Editoriale Promesse, promesse, tante promesse. Di una sanità mi- gliore. Ospedali efficienti, al- cuni da riconvertire per cre- are centri di eccellenza. Ed ancora, personale altamente specializzato, aumento dei posti letto, reparti puliti e pronti a soddisfare tutte le esigenze dei malati. Il commissariamento? No grazie, ce la caviamo da soli! Beh, certo, se prima riuscis- Ma quale sanità!? Segnalaci: ingiustizie e abusi, notizie, commenti, eventi e spettacoli, inviaci i tuoi comunicati e le tue riflessioni a: [email protected] ci trovi anche su Città & Regione @cittaeregione cittaeregione Anno 2010 quasi 2011 e la città di Vibo Valentia si tiene stretta le sue barriere architettoniche Continua a pag. 10 La Redazione augura Buone Feste www.cittaeregione.it Uno dei settori in cui mag- giormente si realizzano attività illegali in Italia, è certamente quello dell’am- biente. In Calabria in particolare si assiste ormai da decenni ad un’opera di sistematico saccheggio delle ricchezze del territorio, dalle coste ai monti, favorita spesso dalla connivenza e dalla compli- cità della classe politica che, a tutti i livelli, a cominciare dal più piccolo comune, non nega quasi mai a nessuno un’autorizzazione o un nulla osta , persino in zone che dovrebbero essere tutelate per la loro bellezza paesag- gistica. Non crediamo di essere lontani dal vero quando so- steniamo anzi che i peggiori scempi, le più devastanti aggressioni al patrimonio ambientale della Regione sono avvenuti con tanto di autorizzazione da parte dei cosiddetti “uffici compe- tenti”. Troppo spesso lo sfrutta- mento dell’ambiente diven- ta merce di scambio eletto- Pino Paolillo Alessandro Restuccia Perchè Tanta illegalità?

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é un mensile di informazione locale, edito in calabria nella Provincia di Vibo valentia

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Page 1: Città e Regione -  edizione Calabria n.2

come non le avete mai vistePizzo Calabro - Vibo Valentia

Cecilia De Marco

[email protected]

Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011 Liberi di informare ben 20mila persone

www.cittaeregione.it

Continua a pag. 2

“ Ci sono situazioni che sem-bra non ci riguardino, da-vanti alle quali spesso è più facile chiudere gli occhi o girarsi con indifferenza dalla parte opposta. Sono succes-se ad altri (poverini!), non a noi, ai nostri familiari, ai nostri amici più cari, ma ad altri che non conosciamo e, quindi, “che ce ne frega?! Del resto che possiamo fare noi! Noi siamo “normali”. Con le nostre gambe possiamo andare dovunque, la nostra “normalità” ci apre tutte le porte! I parcheggi per i disa-bili: uno spreco(!); le corsie preferenziali: ingiuste(!); le pedane (antiestetiche!).

Nell’ Enciclica Evangelium Vitae del 25 marzo 1995, Giovanni Paolo II° ebbe a dire:

“Di fronte a una persona umana nessuno ha il diritto di dire: ‘è un male che tu ci sia!’. Al contrario, di fronte a qualsiasi persona ciascuno deve dire: ‘è un bene che tu ci sia!’. E’ la certezza, assolu-ta ed incondizionata, che ‘la vita è sempre un bene”

Tra i molteplici problemi che la città non vuole pren-dere in considerazione non bisogna tralasciare quello che a mio parere e’ signifi-

Continua a pag. 6

L’Editoriale

Promesse, promesse, tante promesse. Di una sanità mi-gliore. Ospedali efficienti, al-cuni da riconvertire per cre-are centri di eccellenza. Ed ancora, personale altamente specializzato, aumento dei posti letto, reparti puliti e pronti a soddisfare tutte le esigenze dei malati. Il commissariamento? No grazie, ce la caviamo da soli! Beh, certo, se prima riuscis-

Ma quale sanità!?

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Anno 2010 quasi 2011 e la città di Vibo Valentia

si tiene stretta le sue barriere architettoniche

Continua a pag. 10

La Redazione augura Buone Feste

www.cittaeregione.it

Uno dei settori in cui mag-giormente si realizzano attività illegali in Italia, è certamente quello dell’am-biente.

In Calabria in particolare si assiste ormai da decenni ad un’opera di sistematico saccheggio delle ricchezze del territorio, dalle coste ai monti, favorita spesso dalla connivenza e dalla compli-cità della classe politica che, a tutti i livelli, a cominciare dal più piccolo comune, non nega quasi mai a nessuno un’autorizzazione o un nulla osta , persino in zone che dovrebbero essere tutelate per la loro bellezza paesag-gistica.

Non crediamo di essere lontani dal vero quando so-steniamo anzi che i peggiori scempi, le più devastanti aggressioni al patrimonio ambientale della Regione sono avvenuti con tanto di autorizzazione da parte dei cosiddetti “uffici compe-tenti”.

Troppo spesso lo sfrutta-mento dell’ambiente diven-ta merce di scambio eletto-

Pino Paolillo

Alessandro Restuccia

Perchè Tanta illegalità?

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011Vibo Valentia

cativo nell’indicare la cre-scita di una società e la sua maturazione civile e cioè l’abbattimento delle bar-riere architettoniche.

Il perché di questa affer-mazione dovrebbe apparire evidente …..ma andiamo a ragionarci insieme.

Avere delle barriere ar-chitettoniche preclude la normale attività lavorativa, sociale, educativa e di sva-go di una non piccola parte della popolazione vibone-se in quanto una scuola, un negozio, un albergo, un villaggio turistico, un uffi-cio che non possono essere raggiunti anche da un solo cittadino ne limitano costi-tuzionalmente, ma, soprat-tutto umanamente, il suo essere parte di una società di persone che agisce e vive per il bene proprio e di conse-guenza comune.

Queste limitazioni non sono da riferirsi semplicemente ai soggetti diversamente abi-li ma anche alle madri con bambini piccoli o che usano passeggini senza dimenticare le persone anziane ma anche i giovani e gli adulti che si affannano nell’ aiutare le persone che si trovano nella necessità di dover raggiun-gere posti altrimenti a loro preclusi poiché inaccessibili.

La vita di una comunità che vuole crescere, deve pensare anche a questi problemi che apparentemente possono sembrare scontati ma che la realtà mostra nella sua du-rezza.Avete mai provato ad andare insieme ad una persona di-versamente abile al mare???

…. No?!!!!! Dovreste prova-re ….. spingere sulla sabbia una carrozzina perché non ci sono le passerelle sulla sabbia è un’ impresa da MA-CISTE!!!!….. senza le passe-relle bisogna essere portati in braccio da una o più persone che devono stare attente a non fare male alla persona da accompagnare ma anche a loro stessi.

Vogliamo parlare degli uf-fici?!!!! ….Andare in ufficio dove ci sono i gradini ed aspettare fuori al sole o sot-to la pioggia che qualcuno venga a darti una mano per entrare o ad azionare i mon-tascale che spesso sono fuori servizio????!!!! ….questo può esistere in un paese civile????? ….

Andare in un negozio al cui ingresso vi è un “bel gradino”ed aspettare che una commessa ti porti fuori le cose che vuoi comprare davanti alle persone che pas-sano in strada senza un mi-nimo di privacy!!!! ….questo può esistere in un paese civi-le????? ….

Alberghi con bagni piccoli, scuole non accessibili, locali privi di servizi igienici ade-guati…..ed ancora. Marcia-

piedi stretti e senza rampe di accesso o con rampe fatte ad una pendenza tale da rendere impossibile la salita ….. mar-ciapiedi transitabili, al centro dei quali vengono piantati alberi senza rispettare la par-te percorribile e che riduco-no drasticamante lo spazio di passaggio … oppure cas-sonetti della spazzatura posi-zionati in modo da ostruire il passaggio!!!! ….per non par-lare dei parcheggi selvaggi!!!!!!

Ogni cosa dovrebbe essere messa al suo posto e cer-tamente il senso civico di ognuno potrebbe risolvere tanti piccoli problemi della vita quotidiana che per per-sone meno fortunate di noi sono grandi ed insormon-tabili ostacoli a condurre un’ esistenza dignitosa e relativamente autonoma!!!!

Ci sarebbe tanto altro da dire ma penso che queste poche righe siano sufficienti a sti-molare in ognuno di noi una riflessione costruttiva, per-ché basterebbe essere un po’ meno miopi ed un po’ più altruisti per vivere tutti in mondo migliore!!!!!!!

simo a capire quanto, in de-cenni di mala gestione, ab-biamo effettivamente speso, quanto profondo è il “buco nel bilancio”.Poi c’è il Piano di Rientro della nuova era politica “sco-pellitiana”: tutto da ora cam-bierà! La sanità non costitu-irà più un problema e allora.Stop ai viaggi della speranza. Stop al nepotismo nei pri-mariati. Stop ai favoritismi clientelari, agli appalti truc-cati, alle fatture gonfiate. Stop alle malversazioni. La sanità vicina al cittadino!A Vibo, in particolare, un ospedale tutto nuovo, un po’ in periferia, ma che rappre-senta il simbolo del cambia-mento, destinato a mandare in pensione il tanto bistrat-tato “Jazzolino”. Cambio di rotta! Cambio di timonieri!Promesse, promesse, tante promesse. Ed intanto, notizia di questi giorni, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia verrà presto commissaria-ta…..per infiltrazioni ma-fiose!Quale futuro per la sanità calabrese? Soprattutto chi si preoccuperà di coloro che, con la pensione minima, non possono permettersi di comprare le medicine per-ché devono pagare il ticket. Chi si farà carico di quelli che, affetti da gravi malat-tie sono ancora costretti ad andare al nord per essere cu-rati. Chi farà in modo che le strisce per i diabetici non vengano centellinate, i po-sti letti non diminuiscano, le prenotazioni per visite o esami specialistici non siano più a lungo termine.

Promesse, promesse, solo desolanti promesse. Nulla è cambiato!!!

Ma quale sanità!?

Alessandro Restuccia

Vibo Valentia Segue da copertina

e le barriere ArchitettonicheSegue da copertina

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Vibo ValentiaAnno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

La tutela dell’ambiente e della salute vengono prima di ogni altra cosa! Molto probabilmente ci avranno pensato in pochi, anzi cre-diamo siano stati davvero pochissimi.

L’utilizzo del cdr (combusti-bile derivato dai rifiuti) nello stabilimento industriale del-la Italcementi di Vibo Mari-na continua a far discutere.

La Provincia di Vibo Valen-tia ormai da mesi si è attivata per dare seguito al piano di gestione dei rifiuti solidi ur-bani, alcuni di questi però, potrebbero essere conservati in cdr.

A scagliarsi contro l’utilizzo del combustibile sarebbero la minoranza di centrosini-stra di Palazzo Luigi Razza, seguita da libere associazio-ni, semplici cittadini delle Marinate e sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. “Non è con-cepibile che una provincia grande quanto un quartiere di Napoli non riesca a pen-sare allo smaltimento dei rifiuti se non bruciandoli, il

combustile derivato dai ri-fiuti inquina ed è fortemente dannoso per la salute pubbli-ca dei cittadini.

L’invito è a riflettere atten-tamente prima di innescare una bomba su un territorio che presenta un ecosistema fragile e per vari versi com-promesso”. Più o meno que-sto il senso degli interventi sulla stampa locale.

A scagliarsi apertamente contro il sindaco della città, Nicola D’Agostino, la sua giunta e la stessa azienda cementiera, tutti i rappre-sentanti del Partito Demo-cratico con in testa Fran-cesco De Nisi, Presidente da oltre due anni e mezzo del Palazzo Provinciale ex Enel.

Tuttavia, fu proprio lo stes-so De Nisi assieme all’allora commissario per l’emergenza ambientale Goffredo Sottile e al sindaco di San Calogero, Nicola Brusio, con il Proto-collo d’intesa firmato a Ca-tanzaro Lido il 28 aprile del 2009, a volere la realizzazio-ne di un impianto tecnologi-

co di trattamento dei rifiuti con annessa discarica di ser-vizio e probabile produzio-ne di cdr eventualmente da smaltire proprio nel cemen-tificio di Vibo Marina.

Ecco, cosa si leggeva nel do-cumento: “ La Provincia si attiva a dare attuazione al Piano di gestione dei rifiuti, presentando l’istanza di auto-rizzazione per la realizzazione di un impianto tecnologico di trattamento Rsu della capacità nominale di 70mila tonnel-late all’anno. Ad oggi i rifiu-ti del vibonese sono conferiti all’impianto Rsu di Lamezia Terme la cui discarica di ser-vizio risulta, agli attuali rit-mi di conferimento, massima all’esaurimento. Oltre a quan-to previsto dal Piano gestione rifiuti 2007, nella provincia

di Vibo Valentia è operante un cementificio che potrebbe essere interessato ad utilizzare il Cdr prodotto nell’impianto di San Calogero”.

Non avete letto male, nel documento firmato lo scor-so anno anche dal Presidente De Nisi, si parla di produzio-ne di cdr e si fa riferimento allo stabilimento di Vibo Marina della Italcementi per la sua utilizzazione.

Al Comune il Pd è mino-ranza e per questo contrario all’uso del combustibile; alla Provincia è maggioranza e, in separate stanze, firma e sottoscrive Protocolli d’inte-sa che ne autorizzano il suo utilizzo.

Angela Amato

La politica e le sue contraddizioni: il cdr divide?

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011Vibo Valentia

Alberto Russo

Futuro e Libertà apre le danze a Vibo Valentia

Lo scorso 4 dicembre, il partito legato al Presidente della Camera Gianfranco Fini, del quale ormai non si può non tener conto nel panorama nazionale, an-che nel territorio vibone-se, presso la sala congressi dell’Hotel 501, si mostra al pubblico in tutte le sue ve-nature.

Una convention coinvolgen-te, una partecipazione al di là delle aspettative, le presenze si sono attestate molto più che sulle 200 persone previ-ste, un vero successo firmato dal gruppo vibonese di FLI: Maria Limardo, Tino Maz-zitelli, Riccardo Giuliano, Ernesto Stella, Francesco Boscherino, e finalmente

anche due rappresentanti del settore giovanile in seno al comitato promotore na-zionale Claudia Bulzomì e Alberto Russo.

Due illustri ospiti hanno dato risposte concrete, detta-to principi operativi e pratici anticipando l’ufficializzazio-ne del partito vero e proprio che avverrà i prossimi 14-15-16 gennaio 2011 a Mi-lano.

Si tratta dell’Onorevole An-gela Napoli coordinatrice regionale, punta di dia-mante nella lotta alla cri-minalità in Italia e specie in Calabria, la quale ha, sin da subito, posto l’attenzione sulla situazione calabrese e sul futuro nelle sedi istituzio-

nali in cui si decidono le sorti del Paese.

Nonché dell’Onorevole Ro-berto Menia, regista di tut-to il movimento a livello nazionale, architetto delle linee di pensiero, che ha largamente esposto i retro-scena poco conosciuti dei politici.

Fiumi di applausi durante i centoquaranta minuti di du-rata dell’evento, magistral-mente diretto dalla leader maxima di Futuro e Libertà nella provincia vibonese, l’avvocato Maria Limardo, che ha aperto gli interventi ponendo serie questioni poli-tiche ai due ospiti, porgendo anche calorosi saluti agli altri esponenti politici presenti in

sala: il commissario provin-ciale dell’UDC; il sindaco di San Nicola da Crissa, Pa-squale Fera, esponente del Partito Democratico.

I giovani del partito hanno rappresentato una cornice emozionante proiettando prima degli interventi il ma-nifesto dei valori di Futuro e Libertà letto a Bastia Umbra lo scorso 6 novembre.

Alla fine della manifestazione l’inno di Mameli ha vibrato nei cuori di tutti i parteci-panti, come forse da troppo tempo non succede.

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Uno dei canili più importanti della Calabria è costretto a fare i conti con la ristrettezza dei fondi.

La struttura, in località Aeroporto, sorge su una superficie di 4mila e 500 metri quadrati e fin dalla sua costruzione, cir-ca dieci anni fa, è stata oggetto di numerosi atti intimidatori che hanno provocato la demolizione dei muri dei costruendi box. Sino ad allora, i cani venivano ospitati nella struttura di località “Cervo” di San Gregorio d’Ippona. Altri rifugi esi-stevano a Sant’Onofrio e a Santa Maria di Ricadi, mentre altre due strutture venivano gestite dai privati: una nei pressi del vecchio carcere, l’altra a Triparni, presa di mira da un in-cendio doloso che provocò la morte di numerosi cani.

Il canile di località Areoporto, oggi, ospita quasi 200 cani, alcuni provenienti proprio dai precedenti canili e, comun-que, il doppio di quanto potrebbe in realtà ospitarne in con-dizioni ottimali. Il numero, infatti, varia di giorno in giorno, sia per i continui arrivi, sia per le adozioni e i trasferimenti di cani vibonesi in altri canili della regione.

Una denuncia è stata sollevata a carico della responsabile per abbandono di rifiuti liquidi: secondo i carabinieri gli

SOS canile, cercasi disperatamente fondi!escrementi dei cani a causa del mancato funzionamento della pompe di sollevamento, sarebbero stati riversati in una vicina scarpata.

Molti, sono i volontari che operano per dare un aiuto con-creto a risolvere dove possibile, i molteplici problemi che gravitano sul ricovero canino, facendosi carico delle sorti di cuccioli che vengono recuperati da cagnette abbandonate in pessime condizioni, oppure procedendo a metodi di steriliz-zazione di felini che attirati dagli altri cani stazionavano pe-rennemente all’esterno del canile.

La sterilizzazione, che ha impedito la nascita di almeno 200 cuccioli, rappresenta l’unico vero rimedio per prevenire ed arginare il randagismo. Sempre più radicato nelle nostre zone, unitamente alla crescente piaga degli abbandoni, crea una situazione di continua emergenza per l’intera comunità ma anche per la vita di questi poveri animali, spesso protago-nisti di tragiche fini.

L’amministrazione di palazzo Luigi Razza stanzia giornal-mente 75 centesimi a cane per 100 cani, ma visto che i cani ospitati sono quasi 200, la media scende a 35 centesi-mi al giorno per ogni cane. E con tali fondi davvero irrisori i volontari devono provvedere a tutto, senza considerare che lo spurgo delle fogne che costa 700 euro ad intervento, va effettuato diverse volte l’anno.

Oggi l’auspicio è che la struttura di località Aeroporto venga messa nelle condizioni adeguate per far fronte alle sempre maggiori esigenze che il canile necessita. In attesa della co-struzione di ulteriori box, si è fatta strada l’idea di un consor-zio fra comuni per la realizzazione di un grande canile pro-vinciale. La città di Pizzo attraverso il sindaco Fernando Nicotra si è detta disposta ad ospitare la nuova struttura. Ci auguriamo che venga presto trovata una soluzione!!!!

Vibo ValentiaAnno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

Angela Amato

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011Mileto

Pubblicità

Anche a Mileto arriva la febbre del Soft Air, il gioco nel quale gruppi di ragaz-zi simulano di vivere nella natura selvaggia o di com-battere una guerra urba-na, applicando delle vere e proprie tattiche militari, utilizzando armi elettriche che sparano palline da 6 millimetri e che impongono rigorose protezioni soprat-tutto per il viso negli scon-tri ravvicinati. Si tratta, tuttavia di un gioco asso-lutamente non violento, di stampo sportivo.

Nel comune normanno 21 giovani si sono da tempo ap-passionati a questo sport. Un’ iniziativa ammirevole che porta ancora una volta una ventata di novità nei centri periferici della Calabria.

Abbiamo incontrato il vice presidente dell’associazione sportiva, Bruno Pititto, che ci ha aperto uno scenario brillante ed eccitante di que-sto sport, sempre più diffuso in Italia e tra i calabresi. Per fare le cose in grande e con serietà, i componenti, a par-tire dal presidente Simone Muzzopappa al segretario Marco Incolla, si sono fe-derati sia con l’A.S.N.W.G., Associazione Sportiva Na-zionale War Games, rico-nosciuta dal CONI sia con l’A.S.I..

I giovani Miletesi dediti all’arte della guerra non han-no ancora effettuato tornei ufficiali, ma si confrontano ormai da molti mesi con al-tri gruppi sportivi in tutta la regione, ottenendo distinti risultati e distinguendosi per impegno e tecniche, anche se emettono vagiti da ancora poco tempo.

Grandi sono i progetti che

si sono proposti di realizza-re: creare una sede, punto di riferimento per i giovani che si vogliono avvicinare a que-sto sport, pubblicizzare mag-giormente le loro attività.

Per chi volesse contattare l’associazione esiste una pa-gina Facebook.

Non ci rimane che fare un grande in bocca al lupo ai

soldati Miletesi che ripercor-rono per immaginario collet-tivo, i vecchi guerrieri nor-manni, e siamo certi che con il loro entusiasmo e la fer-mezza giovanile riusciranno in grande imprese portando cucito sul petto e sulle loro divise il nome della cittadi-na Normanna.

Alberto Russo

A Mileto arriva il Soft Air

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

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Pizzo

Angela Amato

Il Natale non è solo la festa dei cristiani che celebrano la venuta sulla terra del Salvatore, ma è una festa condivisa da tutti i popoli del mondo.

Il Natale a Pizzo ha conser-vato lo spirito di sempre. Il pizzitano ama trascorrere e festeggiare in famiglia la na-scita del Redentore nei modi più tradizionali, ritornando alle cose genuine di un tem-po. L’atmosfera natalizia si respira per tutto il mese di dicembre, periodo in cui la chiesa solennizza parecchie feste con liturgie varie in-corniciate dalle melodie di cerameji. Si inizia con la novena

Natale a Pizzo

dell’Immacolata, una delle tradizioni più belle, intatta nonostante il passare degli anni. Numerosi napitini ac-corrono al suono delle cam-pane della graziosa chiesetta,

In passato si aspettava con ansia il loro arrivo raccoman-dandosi di stare all’erta per percepire in tempo la soave melodia, correndo a svegliare l’intera famiglia affinchè as-saporasse quegli attimi emo-zionanti. In sintonia perfetta con il suono di cerameji, la banda musicale pizzitana, che sera dell’8 dicembre nel piazzale antistante la chiesetta da “Mmeculata”, danno vita ad un repertorio tutto natalizio, incantando

prima, e pronto per essere sfoggiato proprio il giorno dell’Immacolata.

Un posto di tutto rispetto occupa la gastronomia. In passato si preferiva preparare di notte le tradizionali lec-cornie, ma al giorno d’oggi ogni momento è buono……E allora via ad impasta-re zippuli, monaceji, chi-nuliji, pittapie e ravioli al vino cotto, che troneggiano sulla tavola imbandita per l’atteso cenone della vigilia. Tuttavia, per i pizzitani devo-ti, non è Natale senza a “No-vina du Bambineju”, eseguita nella chiesa di San Sebastia-no. In tanti gremiscono non solo i banchi, ma anche gli antichissimi stalli che circon-dano la navata centrale. Le note del vecchio mandoli-no di mastro Lino accompa-gnano i canti dialettali, fino a Natale. Anche tutto questo contribuisce a ravvivare lo spirito natalizio: le tradizioni sono l’orgoglio di un paese, la sua cultura, la sua storia.

in Piazza della Repubblica, per occupare uno dei banchi prima dell’inizio della Santa Messa, anticipata dai meravi-gliosi canti religiosi in dialet-to. E che dire delle note, pie-ne di mistero e magia, delle zampogne, in giro per le vie della città fin dalle prime luci del mattino.

la cittadinanza. Intanto, nelle case iniziano i preparativi per l’ addobbo dell’albero, arricchito da pal-line di qualsiasi forma e da sfavillanti lucine di mille co-lori che illuminano le grotte ed i ruscelletti del presepio, accuratamente allestito dal capo famiglia qualche mese

Presepe

Monaceji

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

A Lamezia Terme inizia la stagione di prosa

Da sabato 27 novembre 2010 al 13 marzo 2011, al Teatro Politeama di La-mezia Terme va in scena la prosa. Il direttore artistico Angela Dal Piaz ha messo insieme un cartellone molto raffina-to: la commedia napoletana con “Eduardo:più unico che raro”, quattro atti unici di Eduardo De Filippo che vedrà protagonista Rocco Papaleo, Giovanni Espo-sito e la regia di Giancarlo Sepe, e “L’oro di Napoli”, tratto dal libro di Giuseppe

Marotta con le musiche di Nicola Piovani e la splendi-da Luisa Ranieri nel ruolo che fu di Sophia Loren.

E poi Shakespeare con “Riccardo III° ” per la regia di Jurij Ferrini e “Un sogno nella notte dell’estate” di-retto da Massimiliano Ci-vica. Prima di Natale, il 20 e 21 dicembre 2010, spazio alla drammaturgia contem-poranea con “L’Ebreo” di Gianni Clementi e due pro-tagonisti d’eccezione, Ornel-la Muti e Pino Quartullo.

Il filone drammatico pro-seguirà nel 2011 con “Die

Panne, ovvero la notte più bella della mia vita”, di Friedrich Durrenmatt, nella coinvolgente interpretazio-ne di Gianmarco Tognazzi, “I pugni in tasca” di Mar-co Bellocchio con Ambra Angiolini e “L’inganno” di Anthony Shaffer con Glau-co Mauri. A febbraio il tea-tro brillante di Gianfranco Jannuzzo e il suo “Girgenti amore mio”.

Ultima chicca “Cirk. Il teatro del Circo” che, in esclusiva regionale, il 12 e 13 dicembre 2010, vedrà la collaborazione della compa-gnia Pantakin Circo Teatro

di cui fanno parte i più bravi artisti circensi, tra acrobati e giocolieri, del mondo diretti dal regista olandese Ted Kei-jser.

L’iniziativa lametina è lode-vole specie perchè rappre-senta un efficace tentativo di avvicinare anche i giovani al teatro.

20 serate, di spettacolo e divertimento per fare cul-tura, per “coltivare l’animo umano”.

Info: Comune di Lamezia Terme Ufficio Attività Culturali e

di Spettacolo 0968.207339 - 0968.207278

Cecilia De Marco

[email protected]

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011 A cura di Alberto Russo

Sociologia

Sociologia........... in pillole

La discriminazione è un fenomeno che nasce dall’in-contro tra diverse culture.

Proprio da qui inizia, dap-prima la riflessione tra l’esi-stenza di una sola cultura che abbia alla base il rispet-to dei diritti umani ma che propone un’unica cultura uniformante e l’esistenza di più culture che riconosce le diversità culturali intese come espressione diversa del pensare umano.

Tutto questo appartiene a un filone culturale deno-minato “Dibattito Franco Tedesco”, che contrappone l’ Illuminismo Francese al Romanticismo Tedesco.

L’altra riflessione nasce dalla discriminazione e dal con-fronto fra culture: il com-portamento e le possibilità di esito dedotte dall’ inse-rimento di un individuo in una diversa cultura, diversa da quella di origine, posso-no essere di tre tipi:  di as-similazione che comporta la negazione della propria

cultura d’origine e l’acquisi-zione della cultura del paese ospitante; di acculturazio-ne, per cui si mantiene sia la cultura d’origine, sia quella d’approdo che possono o meno influenzarsi a vicenda; di multiculturalismo: in questo caso la cultura di ori-gine viene mantenuta e anzi viene riproposta nella comu-nità ospitante e accettata da quest’ultima.

Qualora queste dinamiche non si applichino natural-mente nel vivere sociale siamo in presenza di discri-minazione che spesso può sfociare nel razzismo, vedi

Rosarno o migliaia di altri casi che i mass media ci pro-pongono.Al contrario, qualora tali dinamiche si attuino in ma-niera naturale o dolosa si ha un’ integrazione parziale o totale.

Un esempio è dato da ciò che avviene durante le par-tite dei campionati inglesi in cui cittadini di nazio-nalità orientale indossano le maglie delle squadre in-glese locali ed esultano per queste ultime.

“E’ piu’ facile dividere un atomo che

rompere un pregiudizio”.

A. Einstein

FrasiCelebri

“Una donna in genere preferisce essere bella anziché intelligente perché in generale l’uomo medio ha la vista più sviluppata del cervello”

Bill Laurence

U saziu non canusci u diunu

Detto dialettale

Gli uomini colti sono superiori agli uomini incolti nella stessa misura in cui i vivi sono superiori ai morti

Aristotele

A. Einstein

Alberto Russo

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Regionale

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

comanda di badare sempre ai …fatti propri.

Nella filosofia di vita del ca-labrese dunque, dopo questo “Io ipertrofico”, vi è il nulla e l’ambiente non viene né difeso, né rispettato sempli-cemente perché non esiste, non viene vissuto se non per essere in qualche modo sfruttato e utilizzato per i propri scopi.

I nostri boschi pieni di rifiuti dopo un pic-nic, le città ri-dotte il più delle volte ad un ammasso squallido e caotico di case non finite e strade

che si trasmette di padre in figlio attraverso i compor-tamenti quotidiani e i detti popolari che sintetizzano la visione calabrese della vita, tesa più alla difesa e all’af-fermazione di sé stessi e del proprio nucleo che al miglio-ramento o alla difesa della cosa comune.

“Se brucia la casa del vicino porta acqua alla tua”, oppure “Fuori dalle mie tasche, a chi tocca tocca”, per non parlare dell’imperativo assoluto che in Calabria viene da secoli considerato come l’autentico elisir di lunga vita e che rac-

Perché tanta illegalità in Calabria?

Segue da copertina

rale che assicura da un lato facili e immediati arricchi-menti e dall’altro il manteni-mento del potere politico, in uno scellerato circolo vizioso che divora territorio, sfregia il paesaggio, provoca disastri, riduce la qualità di vita dei cittadini.

Faremmo un’analisi troppo riduttiva però se ci limitassi-mo, come sempre accade, ad addossare agli altri, in que-sto caso la classe politica, le colpe del dissesto ambientale della Calabria, evitando per opportunismo di puntare l’indice sul contesto genera-le, culturale prima di tutto, che non solo rende possibile la rapina del territorio e delle sue risorse, ma che addirit-tura ne rappresenta la base, l’origine e in cui quella rapi-na trova la sua giustificazione sociale.

Perché se è vero che i cosid-detti politici favoriscono, anziché ostacolare, promuo-vono piuttosto che rifiutare i progetti di devastazione del territorio, è altrettanto vero che essi stessi sono l’espres-sione di chi li ha votati, i

quali, proprio per questo, pretendono in cambio di po-ter continuare a fare ciò che vogliono, senza impedimenti di sorta.

Per capire il motivo di fon-do della diffusione e della varietà dei reati e dei danni inferti all’ambiente in Cala-bria non si può prescindere da un’analisi storica e cul-turale sull’origine e sulla re-altà del disinteresse, se non del vero e proprio disprezzo dei Calabresi nei confronti del proprio territorio, sulla mancanza cioè di senso civi-co e dello Stato, inteso nel suo significato più ampio di rispetto per il bene collettivo e delle regole.

Secoli di isolamento ge-ografico, dominazioni e colonizzazioni straniere, hanno impedito la nascita di un senso comune e han-no di converso favorito in Calabria l’affermazione di una cultura individualista e familista in cui gli uni-ci valori a prevalere sono quelli dell’io e del gruppo familiare.

E’ proprio questa la cultura

Pino Paolillo

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Regionale

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

sporche e dissestate, le nostre coste divenute oramai il sim-bolo della cementificazione più selvaggia , sono solo al-cuni esempi della concezione che abbiamo dell’ambiente: saccheggiarne le ricchezze e riempirlo di discariche. Sia-mo stati educati a difendere solo ciò che ci appartiene, i beni personali, e a distrug-gere o sfruttare a piacimen-to ciò che in teoria dovreb-be essere di tutti, ma che noi invece consideriamo come di nessuno.

Il disprezzo per le norme che dovrebbero tutelare il patrimonio paesaggistico e naturalistico della regione fa parte perciò di un più gene-rale e radicato atteggiamento di rifiuto del calabrese nei confronti delle leggi dello Stato, delle regole del vivere civile, per cui là dove si co-struiscono case abusive e si dà fuoco ai boschi, là dove si scaricano i liquami libera-mente nei fiumi o sulla riva del mare, là dove si spara su specie protette o si avve-lenano cani con polpette avvelenate, dove la raccolta differenziata è una favola, è sempre lì che nessuno usa la cintura in auto, che i nostri giovani scorrazzano in due

sul motorino senza casco, si lascia la macchina dove ci pare e piace, si strombazza con i clacson e si cerca di non pagare l’acqua o le tasse per i rifiuti.

Ed è sempre qui che ci si ammazza fino alla settima generazione per una faida familiare o per un malinte-so senso dell’onore. Perché un paese o una regione o è civile in tutto o non è civi-le; o si rispettano e si fanno rispettare tutte le leggi, op-pure ognuno fa di testa sua e allora prevale l’arbitrio e la legge del più forte.

La lotta all’illegalità ambien-tale in Calabria diventa allo-ra solo un aspetto della più generale lotta all’illegalità diffusa e questa lotta non si vince, come in molti ipocri-tamente ancora auspicano, con un potenziamento del-le caserme dei Carabinieri, perché in una regione in cui l’illegalità è diventata cultu-ra che si trasmette di gene-razione in generazione, cioè modo di vivere, di Carabi-nieri ce ne vorrebbe uno per ogni calabrese (o quasi).

Né risponde al vero la vec-chia e abusata teoria secon-

do cui c’è mafia perché non c’è lavoro; semmai è vero proprio il contrario: non c’è lavoro perché c’è la mafia da un lato e la mentalità mafiosa dall’altro. C’è la mafia di chi impedisce di creare nuo-ve occasioni di lavoro con l’imposizione delle tangen-ti e con i cantieri bruciati o fatti saltare in aria e c’è l’atteggiamento mafioso di chi cerca ogni occasione per non fare il proprio do-vere , per “fregare”, quando può, lo stato o il datore di lavoro .

E allora, se non cambia la mentalità secondo cui chi si arricchisce violando la legge è un uomo di rispetto, men-tre chi lavora onestamente è un cretino, continueremo a far finta di invocare uno Sta-to dal quale in realtà ci piace restare lontani.

Perché ci conviene. Perché fare quello che ci pare, man-tenere questa regione in uno stato di anarchia permanete in cui ognuno si sente padro-ne di tutto e ritiene di poter fare tutto, senza dare conto a nessuno, diciamolo franca-mente, è comodo e, ripeto, conveniente.

L’unica via di rinascita di questa regione passa dunque attraverso una vera rivoluzio-ne culturale in cui i figli de-cidono di rifiutare la cultura dei padri se quella è la cultura dell’illegalità e della violenza da una parte o dell’omertà, della rassegnazione e dell’as-suefazione al male, dall’altra.

Ma perché ciò avvenga è ne-cessario che i giovani prima di tutto prendano coscienza che la realtà in cui vivono è un inferno, che la loro vita merita altro che non di essere persa nella sala di un bar o

davanti ad un videogame.

E’ necessario che si rendano conto che sarebbe meglio per loro e per i loro figli vivere in città e paesi più puliti e or-dinati, con più verde e più strutture per stare insieme , piuttosto che nello squallore delle strade rattoppate.

E’ necessario che si convin-cano che i turisti verranno se sapremo davvero rendere il nostro mare pulito piuttosto che una cloaca puzzolente da cui scappare, che i nostri par-chi richiameranno visitatori se la smetteremo di tagliare, bruciare o insozzare i nostri boschi, se la smetteremo una buona volta per tutte di di-struggere con il cemento l’unica ricchezza che ancora, ma non per molto, ci è rima-sta: la bellezza della Natura.

Questa regione avrà un fu-turo solo se chi ci vive saprà diventare testimone, nella vita di tutti i giorni, di one-stà e di impegno nei con-fronti del nostro ambiente.

Questa regione avrà un futu-ro solo se riusciremo a rico-noscere tutto il brutto che ci circonda e che abbiamo pro-dotto e a lottare tutti insieme per salvare il bello che ancora resiste nell’ultimo tratto di costa, tra le acque limpide di un torrente, nella pioggia di polline che inonda i boschi a primavera.

Perché tanta illegalità in Calabria?

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011Ambiente

Nuovo depuratore fine dei riversamenti a mare

Acqua putrida e maleodo-rante, spiagge ricche di gab-biani e povere di bagnanti, mare sempre più simile ad una cloaca a cielo aperto; queste le tre immagini di stato di degrado e d’inqui-namento ambientale che per intere estati hanno af-flitto non solo le località di mete turistiche ma nume-rosi vacanzieri provenienti da diverse parti d’Italia.

Sembrerebbe però, essere arrivati al capolinea di que-sto quadro desolante, con la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione che comporterà notevoli benefi-ci, sia in termini di riduzio-ne di impatto ambientale, sia nella diminuzione delle emissioni di cattivi odori nell’atmosfera.

I lavori per la costruzione della struttura sarebbero ini-ziati da tempo, stando infatti alle previsioni dell’impresa che li sta eseguendo, do-vrebbero essere consegnati entro la fine dell’anno, se le condizioni metereologi-che saranno benevole, in caso contrario slitterebbe-ro a gennaio del prossimo

anno. Sono stati stanziati dalla Re-gione tre milioni e mezzo di euro per la realizzazio-ne della piattaforma, sorta in territorio di Francavilla Angitola, comune quest’ul-timo, che ha rischiato di per-dere il finanziamento a causa della protesta degli abitan-ti di contrada Olivara e di alcuni consiglieri di mino-ranza, che non vedevano di buon occhio l’impianto di depurazione in zona, per cui l’iter procedurale per la co-struzione della piattaforma

non è stato semplice, ma alla fine, in tempi accessibili si è riuscito a consegnare alla Regione un progetto esecu-tivo, dove venne individua-to un diverso sito di origine in cui il nuovo impianto di depurazione sta sorgendo.

Una cosa comunque è sicura per la prossima stagione esti-va, il problema della depura-zione delle acque, che finora ha rappresentato una barrie-ra invalicabile, soprattutto per i proprietari di stabili-menti balneari o ristoranti,

dovrebbe volgere al termine.

L’impianto raccoglierà i li-quami dei comuni di Fila-delfia, Francavilla Angitola e di parte di Pizzo, garan-tendo una situazione am-bientale migliore delle pre-cedenti, che hanno lasciato alquanto a desiderare.

Angela Amato

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011 Ambiente

Il Governo dice che il ponte si farà e allora vediamo di fare un riepilogo della situazione , specie per ricordare alcuni dei miracoli di natura econo-mico-ambientale-turistico-sociale connessi all’opera.

1) Ponte come antidoto con-tro la disoccupazione del Sud. E infatti pare che le dit-te interessate, tutte fornite di Certificato Antimafia di Origine Controllata, stiano aprendo degli uffici di collo-camento per reclutare onesti lavoratori che si divideranno pacificamente le aree di in-tervento.

2) Ponte come volano turi-stico.

Pare anche che i lavori per la corsia d’emergenza dell’au-tostrada, la cui conclusione era prevista per il 2003 (o 2005 ? O 2009 ?, non ricor-

Il Ponte dei Miracoli

do bene), subiranno stavolta una brusca accelerazione, per essere ultimati almeno entro il 2016 (ultime previ-sioni), così da permettere ai turisti di ammirare l’ottava meraviglia del mondo senza sfasciare l’auto per le buche o impiegare due ore per fare 100 chilometri.

3) Ponte come volano di svi-luppo.

Ormai è questione di tempo, ma i famosi cannoli sicilia-ni arriveranno sulle nostre tavole freschi come il pane, mentre n’duja e provole sila-ne varcheranno lo stretto in men che non si dica.

E fin qui niente di nuovo sotto il ponte. Eppure di una cosa ci eravamo dimenticati . Eh sì, perché il Ponte, oltre al bene già detto, sarà un modello per tutti gli inge-gneri del mondo, per tutte le nazioni del pianeta, “dalla Thailandia alla Nuova Zelan-da”, da Terranova alla Terra

del Fuoco. Insomma, dopo la data fatidica in cui milioni di auto e Tir attraverseran-no ogni giorno le mitiche sponde, saranno in molti ad ispirarsi al nostro ponte per congiungere finalmente, agli antipodi, lo stretto di Cook; Dover a Calais (visto il fal-limento del tunnel sotto la Manica) e perché no, Valen-cia alle Baleari .

Questo Ponte insomma è talmente speciale che al con-fronto tutto quello che in materia è stato finora realiz-zato, come i ponti dei film americani, sembra fatto con le costruzioni LEGO.

Infatti già parecchie univer-sità straniere hanno deciso di sospendere i corsi di In-gegneria delle Grandi Infra-strutture in attesa che venga ultimato questo miracolo del Genio Italico che fu già di Michelangelo e del Brunel-leschi.

Continuare a parlare di pon-ti, a Yale come a Cambridge, senza pensare allo stretto, sarebbe come insegnare a comunicare con i segnali di fumo in un’epoca in cui il cellulare si regala alle feste di battesimo.

E in Giappone? Tutto bloc-cato anche lì, naturalmente, in attesa di studiare il ponte più antisismico del mondo,

Pino Paolillo

capace di resistere persino ad un terremoto (e conseguente maremoto) in grado di rade-re al suolo di nuovo Reggio e Messina.

E Dio solo sa quanto sia uti-le, in casi del genere, avere una via di comunicazio-ne intatta, se non altro per sgombrare i morti e le ma-cerie. Anzi, dopo l’Abruzzo, è proprio l’occasione buona per verificare nuove tecniche antisismiche: bastano appe-na dodicimila miliardi delle vecchie lire. Gli scienziati as-sicurano inoltre che, in caso di forte vento, il ponte può oscillare fino a otto metri ! A me, sinceramente, viene la nausea per molto meno, ma se ai caselli regalano confe-zioni di Travelgum, magari uno ce la fa (se non finisce a mare con tutta l’auto).

E allora Viva il Ponte sullo Stretto!

Con l’augurio che ci faccia dimenticare gli ospedali fati-scenti e le finte fabbriche, i treni con le zecche, le strade e i paesi che si sbriciolano ad ogni acquazzone e l’ autostra-da eternamente “ripezzata”.Quanto al terremoto siculo-calabro prossimo venturo, prendiamo tutti esempio dal Capo del Governo: in fat-to di scongiuri non lo batte nessuno.

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Anno I n°2, 15 dicembre - 15 gennaio 2011

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Dall’11 dicembre al 23 gennaio 2011 la Camera di Commercio propone la se-conda Edizione del Premio Internazionale Lìmen Arte con un padrino d’eccezione il Prof. Vittorio Sgarbi.

L’evento, patrocinato dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune di Vibo, non-ché dalla Sovrintendenza per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici della Calabria è caratterizzato dall’esposizione di 93 ope-re d’arte contemporanea, di eccellenti artisti nazionali ed internazionali che occupe-ranno le splendide sale del Palazzo Comunale Enrico Gagliardi.

La mostra è divisa in cinque sezioni: “L’opzione mono-cromatica: dal tutto bianco al tutto nero” in cui sono esposte le opere di artisti come il pizzitano Angelo Savelli, la veneziana Maria Baldan, Teresa Noto, Elio Mazzella; “Artisti italiani”

Premio Internazionale Lìmen Arte una rassegna di ben diciot-to opere; “Artisti stranieri” in cui sono racchiusi i lavo-ri di undici artisti di diversa nazionalità, a dimostrazione che l’arte è anche integrazio-ne e multiculturalità; le 23 particolari riproduzioni della sezione “Scultura” ed infine i venti “Calabresi emergenti”.

Con il Premio Internaziona-le Lìmen Arte la Camera di Commercio – evidenzia la nota della Camera di Com-mercio- intende promuovere l’arte come risorsa per lo svi-luppo della città e del terri-torio, coniugando aspetti culturali a quelli economici e produttivi, tanto più per lo stretto collegamento che vie-

Cultura - Eventi

ne attuato soprattutto con il mondo della scuola, coinvol-to in una serie di iniziative connesse, che avranno luogo durante il periodo di durata della mostra”.

E’ un crescendo di emozioni

per ogni opera, in ciascuna delle sezioni. I diversi stili, irrompono davanti agli oc-chi, li pervadono, lasciando a bocca aperta: è la magia dell’arte!!!

A dare il via, la settimana della cultura egiziana che ha fatto tappa a Vibo Valen-tia dal 5 all’11 dicembre.

L’iniziativa, in realtà di ca-rattere regionale, tant’è vero che sono state coin-volte anche Reggio Cala-bria e Cosenza, è servita per consentire all’intera Calabria importanti scambi culturali e favorire la rea-lizzazione di progetti di co-operazione tra l’Egitto e la nostra Regione, attraverso la stipula di protocolli d’in-tesa.

Vibo, in particolare, nella persona del sindaco Nicola

Settimana della Cultura Egiziana

D’Agostino e dell’Assesso-re Nicolino la Gamba, ne ha firmati ben otto, tra cui spiccano quello relativo al settore culturale e della for-

mazione scolastica.

Nell’ultima giornata lo sto-rico incontro con l’Amba-sciatore d’Egitto in Italia,

Asharaf Rashed e il Gover-natore della Regione di Damietta, Fathi Elbaradie.

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Città e RegioneCalabria

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Periodico mensile di cultura registrato presso il Tribunale di Velletri il 30.06.2009 n°14/09

Anno I15 Dicembre - 15 gennaio 201100040 Pomezia (Roma)Italia

Direttore Responsabile:Francesco De [email protected]

Editore:Antonio Armenia

Grafica:Simone Stoppioni

Caporedattore CalabriaCecilia De [email protected]

Locale e RegionaleAngela Amato

AmbientePino Paolillo

CulturaAlberto Russo

Si ringrazia per la collaborazione

L’amico Alessandro Restuccia

Sito Internet:

www.cittaeregione.it

Chiuso in Redazione in data:15.12.2010

Parola ai Lettori

inviaci le tue riflessioni a: [email protected]

Lettera aperta al Signor Sindaco

Al Presidente del Consiglio Comunale

Ai Signori Assessori

Ai Signori Componenti del Consiglio comunale

Città di Pizzo

Illustrissimo Signor Sindaco, Presidente del Consiglio ed Illustrissimi Signori Assessori e Consiglieri,

mancano all’incirca cinque mesi dall’inizio della nuova stagione turistico-commerciale in cui gli esercizi di Pizzo, centro e marina, cominceranno ad avere di nuovo a che fare con il periodo dell’anno in cui si ha il maggiore numero di clienti e consumatori favorito dal passeggio del week-end e dalla vita notturna della popolazione locale o turistica, spe-rando, ovviamente, che nel 2011 si riesca a recuperare il momento di crisi economica che anche Pizzo ha dovuto subire nell’ultima stagione.

Gelaterie, ristoranti, pizzerie, botteghe commerciali e di artigianato contribuiranno ancora una volta a richiamare gen-te dalle località limitrofe e anche dalle altre città maggiori calabresi consentendo alla città di vivere grazie anche a quan-to verrà speso dai vari visitatori e turisti che come ogni anno scelgono Pizzo come luogo di ritrovo, incontro e consumo.

Tuttavia per esperienza lunga e diretta vorrei ricordare che la capacità della città di ricevere o ospitare gente non resi-dente dipende da due fattori essenziali:

dalla capacità di fare promozione turistica e di organizzare eventi e attività di animazione locale;

e dalla capacità della città di essere facilmente accessibile per chi proviene da fuori muovendosi con mezzi privati indi-viduali o collettivi e/o con mezzi pubblici

Questo secondo aspetto è in effetti l’aspetto principale anche se spesso in passato si è partiti dal primo per poi chiedersi come affrontare il secondo.

Infatti, come già saprete, se si attira gente nella nostra città organizzando spettacoli o promuovendo la visita al museo Murat o alla Chiesetta di Piedigrotta, per esempio, senza però pensare a come quella stessa gente potrà, una volta arri-vata a Pizzo, lasciare in sosta diciamo per due-tre ore almeno la macchina allora si rischia che gran parte dello sforzo promozionale vada a finire perso.

Anzi più l’attività di promozione avrà successo e peggio saranno le condizioni della città: caos, lamentele e soprattutto un passaparola di chi dirà “sono stato a Pizzo ma son dovuto tornare indietro perché non ho trovato dove parcheggiare”.

Questa situazione genererà effetti negativi sull’immagine di Pizzo ma soprattutto perdita di guadagni per tutte le atti-vità commerciali ed i pubblici esercizi che vivono proprio sul numero della gente che arriva a Pizzo e che, chi più e chi meno, qui spende per una pizza, una bibita con gli amici, un gelato seduto al tavolino di Piazza della Repubblica o della Marina, una cena in uno dei ristorantini tipici presenti un po’ dappertutto.

Ecco perché con l’anticipo di 5 mesi sono a chiedere alle SS.LL. di voler immediatamente porre all’attenzione degli Uffici e del Consiglio la individuazione delle aree parcheggio che dovranno servire l’asse Corso Garibaldi-Piazza della Repub-blica da una parte e l’area della Marina dall’altra e la definizione delle modalità organizzative e gestionali delle stesse oltre che le modalità di ingresso ed uscita delle autovetture private da e per le aree di interscambio.

Ritengo fondamentale che si affronti il problema fin da subito e che vengano individuate interventi infrastrutturali e soluzioni organizzative già entro il prossimo mese di gennaio al fine di avere poi il tempo di realizzare quanto necessario per assicurare per l’inizio della stagione estiva adeguate possibilità di accoglienza per i visitatori ed i turisti oltre che per la normale clientela.

In un precedente intervento avevo in particolare formulato delle proposte per la Marina al fine di poter sfruttare anche le aree situate prima della Seggiola cercando di conciliare gli afflussi veicolari con l’area pedonale.

La stessa cosa vale per chi deve affluire su Piazza della Repubblica con riferimento ai parcheggi già esistenti.

E’ per questo che chiedo, anche a nome degli altri commercianti ed esercenti, alle SS.LL. tutte, Sindaco, Assessori e Con-siglieri di voler affrontare la problematiche e di voler approntare un adeguato piano per l’accessibilità alla Città e per i parcheggi che devono servire per il centro storico e la Marina, oltre che ogni altra ipotesi utile ad incrementare la capacità di ricezione ed i servizi di interscambio per la gente che viene da fuori.

Ribadisco la mia disponibilità a collaborare con idee e proposte a questo piano ma confidiamo nella competenza e ca-pacità delle nostre Strutture comunali e nella piena volontà delle SS.LL. di creare le migliori condizioni per favorire lo sviluppo delle attività commerciali della Città di Pizzo.

Con piena fiducia

Sinibaldo De Marco

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