chiesa del ss nome di maria detta madonna delle...
TRANSCRIPT
Chiesa del SS Nome di
Maria detta MADONNA
DELLE VIGNE Ricerca personale di Fabio Borello
Tipologia: EDIFICIO RELIGIOSO
Luogo: Trino V.se (VC), frazione Montarolo
Epoca di edificazione: XVII Secolo
Stato: Poco conservato
Proprietà: Comunale
Coordinate: 45,220831 N 8,228209 E
Ci troviamo quest’oggi di fronte ad una celebrità dei luoghi abbandonati piemontesi, un luogo che ha
ispirato leggende e misteri a non finire al suo riguardo, ci troviamo infatti al cospetto della Chiesa del SS.
Nome di Maria detta Madonna delle Vigne.
Addirittura nel 2010 fu teatro di un servizio del programma di Italia 1 “mistero”, nella quale Marco Berry
mise in scena un improbabile concerto con pianola all’interno del santuario.
A proposito della sua storia, ho letto moltissimo e moltissimo si è scritto (forse addirittura troppo), la storia
che siamo abituati a conoscere parla di una chiesa, costruita nel 1696, sconsacrata per un decreto
apportante il sigillo papale nel 1784 ed abbandonata da un secolo o forse due…
Questa storia, così come raccontata, non mi ha mai convinto pienamente, per esempio, non riuscivo a
capire come poteva essere possibile che una chiesa sconsacrata, venisse abbandonata in un tempo successivo
e conservi ancora la croce sulla sua sommità (in passato era buona norma rimuovere il simbolo cristiano
dalle chiese sconsacrate).
Durante il mio primo sopralluogo presso la chiesa di Montarolo, notai subito come uno dei due fattori che
caratterizzano l’abbandono (il tempo) non fosse così lungo come si dice, mentre l’altro fattore (il vandalo)
abbia colpito pesantemente questa costruzione.
Ho così cominciato una ricerca personale su questa chiesa, volendo verificare la fonti di tale storia…
Esistono principalmente 2 scritti riguardo la storia della chiesa, il primo è un interrogazione parlamentare
dell’on. Muzio, risalente al 1997 (che riprende a sua volta lo scritto di Nino Carboneri “la Madonna delle
Vigne presso Trino”), prima dunque che questa chiesa salisse alla ribalta per via del suo famoso affresco, ed
un articolo, apparso sulla rivista romana “Nuova Antologia” vol. 269 a cura dell’ l’on. Arturo Marescalchi,
nel 1916,
Il primo corpo della chiesa risale alla prima metà del XVII secolo, è infatti visibile nella cartografia
dell’epoca in dimensioni molto ridotte rispetto a quanto vediamo oggi, sarà l’abate di Lucedio Vincenzo
Grimani, a predisporne l’ampliamento nella parte ottagonale, a cura di Antonio Bertola; della parte antica
oggi rimane solo il coro ed i lavori terminano postumi all’abate, nel 1707 infatti, i Savoia entrano in
possesso dei possedimenti di Lucedio e solo il 21 Luglio del 1713, la chiesa può essere benedetta dal
parroco di Trino, Girolamo Risico, nella sua nuova livrea.
Già nel 1714, una visita del nuovo Ingegnere reale, mette in evidenza l’ineguatezza dei lavori appena
terminati e descrive risorse ed interventi necessari al suo ripristino, che avverrà proprio ad opera dello stesso
ingegnere (il casalese G.B Scapitta) (da STUDI PIEMONTESI Vol. 8, 1979).
Gli interventi compresero la costruzione del porticato antistante la chiesa (chiaramente costruito in un
tempo successivo alla pianta ottagonale anche se non di molto) e dell’ultima cupoletta sulla sommità
(anch’essa chiaramente successiva).
Nel documento infatti, si fa riferimento al fatto che allo Scapitta, non è data la possibilità di intervenire
sulle murature esterne, ma si rende necessario “largare le fughe dei trabocchi verso il sito del cimitero” (da
Atti del … Congresso di storia dell’architettura, 1972), per via dei troppi fedeli che ormai frequentano il
santuario.
Lo Scapitta nota inoltre le infiltrazioni d’acqua che stanno danneggiando gli stucchi della volta e scrive:
“14 Marzo 1714 – Visita alla chiesa nuova denominata Madonna delle Vigne situata sopra
un’eminenza, in vicinanza de Boschi. Si è veduto la Cupola della medesima e stucchi degli ornamenti molto danneggiati in diverse parti dall’acqua, dal che si è compreso havere li straventi guastato il coperto
in più luoghi et in conseguenza restar bisognosa di pronta reparatione, come pure restar terminarsi il coperto del portico avanti detta chiesa et aggiustare li canali di tolla e mancamento d’essi si è pure
veduto essersi guastato le quadrature delle lesene ed atri ornamenti dalla parte di fuori di detta chiesa. havendo giudicato il prelato Signor Ingegniere Scapitta che sendo detta Chiesa e per gli ornamenti e per
construtura di prezzo riguardevole dovesse ricoprir detta Chiesa con lastrighe di piombo per esimerla del guasto de straventi, a cui resta soggetta. Inoltre ha chiamato il Paroco doversi construere attigua a detta
chiesa una stanza per l’habitatione dell’eremita non sendovene alcuna, come altresì un campanile, qual portico della medesima”
I lavori da eseguirsi sulla copertura vengono quindi preventivati in L. 2000 e vengono approvati il 16 aprile
1717 dalla camera dei conti.
Non vengono però approvati i progetti relativi all’abitazione dell’eremita ed al campanile, il quale, infatti,
non esiste.
Proprio a quel periodo, o comunque al periodo sabaudo (1707-1784),dovrebbe risalire anche il famoso
affresco, identificato come “lo spartito del diavolo”, sopra il portone di ingresso.
Nella famosissima pittura sono rappresentati, partendo dall’alto, un organo a canne con uno spartito in
posizione di lettura, il tutto su una loggia che porta uno stemma con una corona, probabilmente di casa
Savoia.
Anche su questo spartito si è detto molto ed è il motivo per cui questa chiesa è famosa nel mondo, non
esistono testimonianze storiche riguardo all’affresco, tanto meno al suo autore, questo rimane quindi il
grande mistero del santuario di Madonna delle Vigne.
Il 1784 è si un anno importante per Lucedio e la chiesa di Madonna della Vigne, ma non per via della
scomunica (come letto su varie storie), bensi in quell’anno tutti i possedimenti passano sotto il controllo
dell’Ordine di San Maurizio, anche se lo manterranno per poco, fino al 1800 circa, quando le terre
passarono al primo console Napoleone Bonaparte.
La storia della chiesa non ha più nulla di ecclatante da raccontare, fino appunto al 1916, quando, il
Marescalchi visita la chiesa e racconta la leggenda riguardo alla sua costruzione.
[…]Racconta la tradizione che fosse sepolta lassù una leggendaria figura di Regina che si vuole si
aggirasse, in tempi ancor più antichi, pei boschi di Lucedio per sfuggire ad un padre persecutore. Un giorno, la Regina presso ad esser raggiunta dal padre e dagli sgherri che l’inseguivano, fece per
miracolo aprire una fossa fra lei e gli inseguitori. Una fossa è tutt’ora esistente, ed è chiamata appunto Fosso della regina, a ponente della Madonna delle vigne, ove si vuole fosse sepolta la leggendaria
Regina.Sul suo sarcofago sarebbe stata eretta una piccola cappella, nocciolo dell’attuale chiesa. Certo è che fra le memorie lasciate da Ferdinando II di Gonzaga, abate commendatario di Lucedio dal 1642 al
1671, si trova che egli ebbe a tutelare la proprietà della chiesa della Madonna delle vigne contro le pretese del Vicario di Montarolo. […]
Forse qualcuno già conosceva questa storia… è proprio nel coro infatti, che possiamo notare come
qualcuno abbia scavato nel pavimento alla ricerca di qualche macabro souvenir…
Il Marescalchi racconta anche come appariva l’interno.
[…] “Il coro, che è evidentemente molto più antico dell’ottagono antistante, porta sotto le comici fregi formati da
foglie di vite alternantisi una verde e l’altra gialla: e gli archi che sostengono il volto sono ornati di stucchi raffiguranti tralci di viti con grappoli che salgono dal cornicione, e così il grande arco che divide il coro
dall’ottagono. L’ornamentazione a grappoli d’uva è stata poi continuata nella parte molto più recente, quella appunto rifatta per volere dell’abate Grimani. La statua della Madonna che ivi si venera è in legno, tutta d’un
pezzo, col manto svolazzante, ed è probabilmente dell’epoca del Grimani. La Madonna sporge il braccio destro, e la mano ha in attitudine di reggere qualcosa.” […]
L’autore descrive quindi un fatto curioso…
[…] Ma siccome in realtà nulla portava (la mano della statua), pochi anni or sono la domestica del Vicario di
Montarolo pensò bene di mettere in carattere la Madonna, offrendo regolarmente un grosso grappolo d’uva fra le dita alla Vergine, e per sovramercato un altro alla manina dal Divin Bambino. […]
La statua, come ipotizzato dal Marescalchi, è di epoca del Grimani, più precisamente è dello scultore Carlo
Giuseppe Plura (da Vigne e vini nel Piemonte Rinascimentale, Rinaldo Comba, 1991) e risale al 1717 (da
Sculture nel Piemonte del Settecento,2005) il quale vinse “l’appalto” tra Omma, Plura, Cassini con la
benedizione di Filippo Juvarra, benedizione che diede al Plura la possibilità di diventare intagliatore alla
corte reale di Torino. (da Mostra del barocco piemontese: Pittura, scultura arazzi, Vittorio Vitale, 1963):
“1 giugno 1717 – I massari dell’Abbazia di Lucedio ricorrono alla corte dei conti per ottenere, tra l’altro, una statua in legno della Madonna col Bambino in braccio, da collocarsi nella chiesa della
Madonna delle Vigne. Le autorità competenti accolgono benignamente la richiesta ed all’uopo indicono una specie di concorso. Il signor Giuseppe Homa presenta un disegno della statua con relativa offerta di prezzo. Il signor Carlo Giuseppe Plura scultore della Casa di Sua Maestà, si offre di scolpire detta statua
in legno, pare su disegno dell’Homa. In piedi 2 ½ a 3 circa liprandi. Con accessori, pittura, doratura, colonne, baldacchino e stanghe per portarla in procession, mediante la somma di luigi d’oro 15, pari a
lire 240. Si presentano altri concorrenti, ma il Magistrato commette l’esecuzione della statua al signor Carlo Plura. La statua ottiene generale approvazione, compresa quella di don Filippo Juvarra, che la
giudica fatta alla perfezione. La statua viene poi completata dal Plura con tutti i suoi accessori e coloriture e dorature; il Magistrato ordina il pagamento delle lire 240 pattuite.”
Un articolo apparso su “La Stampa” nel 1981, ci svela la fine della magnifica scultura:
Il simulacro della Madonna, opera dello scultore settecentesco Plura, buttata in un fosso, recuperato, ha
trovato rifugio nella chiesa abbaziale di Lucedio.
un lieto fine quindi, per un pezzo di questa triste storia, sono realmente molto curioso di vederla e spero di
riuscire a farlo il prima possibile, a patto che si trovi ancora li… In quanto, sia il principato, sia la curia,
negano che la statua si trovi nell’abbazia
Un’ altra prova dell’attività della chiesa in tempi relativamente recenti risale al 1920; la Madonna delle
Vigne infatti, viene inserita tra le chiese che beneficiano dell’indulgenza dei cento giorni, voluta da papa
Benedetto XV.
Nel documento si racconta come ogni 12 settembre si festeggiasse la festa della Madonna. In quel giorno
infatti, la statua veniva portata in trono nella vicina frazione di Montarolo per poi procedere alla
benedizione delle terre.
L’ultima menzione della chiesa è datata 1926, e in quell’anno che il Carrega Bertolini, principe di Lucedio,
muore, lasciando in eredità ai due figli le due grange, ad uno lascia la grangia di Lucedio, mentre al figlio
Giacomo quella di Montarolo.
Da questo momento inizia un inesorabile declino della Madonna delle Vigne che la porterà all’abbandono
che vediamo oggi…E’ plausibile una sconsacrazione della chiesa nel 1967, quando anche la chiesa santi
Pietro e Paolo di Montarolo viene interdetta al culto…
Un altro articolo, parla dell’abbandono, ponendo una data… il 4 dicembre 1990 un articolo titola:
C’è da salvare
I GIOIELLI DELLE GRANGE VERCELLESI
Nell’articolo, si fa cenno al santuario e si descrive come “abbandonato da circa 18 anni”, possiamo quindi
postdatare l’evento, avvenuto intorno al 1972.
L’AFFRESCO
Per quanto riguarda il famoso “Spartito del diavolo”, potrebbero esserci alcune informazioni su di un libro
che però non riesco a reperire in nessun modo, quasi che il mistero voglia rimanere tale, il libro in
questione è:
M. Perotti, La pittura dei secoli barbari parte seconda
in tale pubblicazione, esisterebbe un attenta descrizione degli affreschi all’interno della chiesa.
L’ultimo dentativo di dare decoro alla chiesa risale al periodo tra il 2001 ed il 2007, quando è stato rifatto
il tetto alla chiesa (anche il tetto del porticato era sfondato), sia stato ridipinto il porticato (prima di colore
giallo), sia stato ripulito l’interno con nuova pittura nella parte bassa in modo da coprire le scritte
vandaliche e sia stata rimossa la targa all’esterno, ormai rotta, che così recitava:
QVOD
VINCENTIUS GRIMANI
LOCED. COENOBII ABBAS
ANN. FERE MDCCX
TEMPLUM
DENVO EXCITARAT
MVNIFICENTIA
MARCH. FRANCISCI BERTOLINI CARREGA
LOCED. PRINCIPI
INSTAVRATI
ANN. MCCMLI
.