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Chakra - sette centri di energia del corpo umano http://www.etanali.it/chakra.htm 1 di 3 10/01/2006 23.11 ~ETANALI~ Cerca HOME Segnala un sito Mappa del sito Scienza e Conoscenza Un nuovo modo di vedere la scienza In Omaggio, per chi si abbona entro il 31/12/05, il libretto monografico su David Bohm! I NOSTRI LIBRI DI Chakra Chakra e' una parola Sanscrita il cui significato e' ruota o disco e indica uno dei sette centri di base di energia nel corpo umano. Ciascuno di questi centri e' connesso , a livello di energie sottili, ai gangli principali dei nervi che si ramificano dalla colonna vertebrale (ma non si identifica con essi). In più i chakra sono correlati ai livelli della coscienza, agli elementi archetipici, alle fasi inerenti lo sviluppo della vita, ai colori, suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro. La dottrina orientale che ne ha diffuso la conoscenza nel mondo occidentale considera i Chakra come aperture, porte di accesso all’essenza del corpo umano. I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE (ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura). Settimo Chakra Sahasrara, della Corona, Centro del Vortice, Loto dai 1000 petali. Si riferisce alla coscienza come consapevolezza pura. Pensiero, identità universale, orientata verso autocoscienza Sesto Chakra: Ajna, Terzo Occhio, centro del Comando, delle Sopracciglia, della Conoscenza, della Saggezza Interiore; Esso apre le porte alle nostre facoltà psichiche e alla "comprensione". Visualizzazione. Vista Psichica. Quinto Chakra: Vishuddha, del Collo, della Gola o Centro di Comunicazione; Suono, identità creativa, orientata verso l'auto-espressione Quarto Chakra: Anahata, Centro del Cuore; è quello centrale del sistema. È collegato con l'amore ed è l'integratore degli opposti nella psiche:un quarto chakra sano ci permette di amare profondamente, di sperimentare la pietà e un senso profondo di pace. Terzo Chakra: Manipura, del Plesso Solare, dell’Ombelico, della Milza, dello Stomaco e del Fegato Regola la nostra alimentazione, la volontà ed autonomia personali, così come il nostro metabolismo. Secondo Chakra: Svadhistana, Sacrale o Centro della Croce; situato nell'addome, un po in basso dietro gli organi sessuali, è collegato con l'acqua come elemento, alle Vegetarismo OMEOPATIA CROMOTERAPIA CRISTALLI REIKI RADIONICA corso radionica ERBORISTERIA CHAKRA CHAKRAS Aromaterapia AYURVEDA Alimentazione KINESIOLOGIA Crystal Bowls nel sito PDF creato con pdfFactory versione di prova www.secom.re.it/fineprint

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Chakra

Chakra e' una parola Sanscrita il cui significato e' ruota o disco e indicauno dei sette centri di base di energia nel corpo umano. Ciascuno di questi centri e' connesso , a livello di energie sottili, ai gangli principalidei nervi che si ramificano dalla colonna vertebrale (ma non siidentifica con essi). In più i chakra sono correlati ai livelli dellacoscienza, agli elementi archetipici, alle fasi inerenti lo sviluppo dellavita, ai colori, suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro.

La dottrina orientale che ne ha diffuso la conoscenza nel mondooccidentale considera i Chakra come aperture, porte di accessoall’essenza del corpo umano. I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE(ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che"idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura).

Settimo Chakra Sahasrara, dellaCorona, Centro del Vortice, Loto dai 1000 petali. Si riferisce alla coscienza come consapevolezzapura. Pensiero, identità universale, orientata versoautocoscienza

Sesto Chakra: Ajna, Terzo Occhio, centrodel Comando, delle Sopracciglia, dellaConoscenza, della Saggezza Interiore; Esso apre leporte alle nostre facoltà psichiche e alla "comprensione". Visualizzazione. Vista Psichica.

Quinto Chakra: Vishuddha, del Collo,della Gola o Centro di Comunicazione; Suono,identità creativa, orientata versol'auto-espressione

Quarto Chakra: Anahata, Centro delCuore; è quello centrale del sistema. È collegatocon l'amore ed è l'integratore degli opposti nellapsiche:un quarto chakra sano ci permette diamare profondamente, di sperimentare la pietà eun senso profondo di pace.

Terzo Chakra: Manipura, del PlessoSolare, dell’Ombelico, della Milza, dello Stomaco e

del Fegato Regola la nostra alimentazione, la volontà edautonomia personali, così come il nostro metabolismo.

Secondo Chakra: Svadhistana, Sacrale o Centrodella Croce; situato nell'addome, un po in basso dietro gliorgani sessuali, è collegato con l'acqua come elemento, alle

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emozioni ed alla sessualità.

Primo Chakra: Muladhara, della Base, Centro dellaRadice o Centro del Coccige; Situato alla base della spina,questo chakra forma il nostro fondamento. Rappresenta laterra come elemento e quindi è collegato con i nostri istinti disopravvivenza ed al nostro senso di realtà.

IL SISTEMA DEI CHAKRA

La loro funzione principale è quella di assorbire l'Energia Universale,metabolizzarla, alimentare le aure e rilasciare energia all'esterno. Quasitutti li vedono come degli imbuti, che roteano e contemporaneamentefanno scorrere l'energia avanti ed indietro. Ciascuno dei sette centri hasia una componente (solitamente dominante) anteriore che unacomponente (solitamente meno dominante) posteriore, che sonocollegati intimamente, fatta però eccezione per il Primo ed il Settimo,che invece sono singoli. Dal Secondo al Quinto, l'aspetto anteriore sirelaziona con i sentimenti e con le emozioni, mentre quello posteriorecon la volontà. Per quanto riguarda il Sesto (anteriore e posteriore) ed ilSettimo, la correlazione è con la mente e la ragione. Il Primo ed ilSettimo. hanno inoltre l'importantissima funzione di collegamento perl'essere umano: essendo i Chakra più esterni del canale energetico, essihanno la caratteristica di porre in relazione l'uomo con l'Universo da unlato e con la Terra dall'altro. Il perfetto funzionamento del sistemaenergetico è sinonimo di buona salute. Per aprire i Chakra esistonomolte tecniche diverse, tra le quali il Reiki si evidenzia per la suapeculiare dolcezza e per la possibilità di armonizzare eventualiscompensi energetici. Ogni centro sovrintende a determinati organi, edha particolari funzioni a livello emotivo, psichico e spirituale. Tra i settefondamentali, esistono delle precise affinità. Primo con Settimo: Energiadi base con Energia spirituale. Secondo con Sesto: Energia del sentire alivello materiale con Energia del sentire a livello extrasensoriale. Terzocon Quinto: Energia della mente operativa e del potere personale conEnergia della mente superiore e della comunicazione. Quarto: ponte trai tre superiori ed i tre inferiori e fucina alchemica della trasformazione.Ad ogni Chakra è associato un colore, che corrisponde e deriva dallafrequenza e dalla vibrazione del centro stesso. Inoltre ad ogni Chakracorrisponde un mantra, il suono di una nota musicale e, in alcuni casi,anche un elemento naturale (medicina cinese), un pianeta od un segnozodiacale.

Il nostro collegamento energetico al regno della coscienza pura edella nostra essenza spirituale.

Poiché il sistema dei chakra è il centro d'elaborazione principale perogni funzione del nostro essere, il bloccaggio o una insufficienza energetica nei chakra provoca solitamente disordini nel corpo, nellamente o nello spirito. Un difetto nel flusso di energia che attraversa ildato chakra provocherà un difetto nell'energia fornita alle parti connessedel corpo fisico, così come interesserà tutti i livelli dell'essere. Ciòperché un campo di energia è un'entità Olistica; ogni parte di essointeressa ogni altra parte.

I sette chakras, con le corrispondenze che esistono fra loro e le funzionidifferenti che interessano la totalità del nostro essere, sono diimportanza grande per il "ricercatore" energetico. È importante sapere,tuttavia, che la comprensione del sistema dei chakra, crediamo, non èun'aggiunta utile per chi lavora con la guarigione. Il vero "healer" delcampo di energia imparerà espandere la sua coscienza e sperimentareciascuno dei centri come regno dell'essere. Mentre cominciate apercepire i chakras, mentre vi esercitate nel passare le mani e a sentirel'energia lungo i canali, potete desiderare di sperimentare la sensazione

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della natura unica di ogni chakra, nella vostra consapevolezza. E poteteanche cominciare a guadagnare una certa comprensione nello stato di ogni centro nei vostri pazienti o amici.

Vediamo i chakra in dettaglio uno per uno

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Chakras: vediamoli in dettaglioI chakras nella nostra realtà' sensibile non esistono come "parti" delcorpo fisico (sono realmente modelli di energia) ma ci sono determinateposizioni specifiche sul corpo, che corrispondono ai chakras, cinquelungo la spina dorsale e due sulla testa. Ogni chakra inoltre ha un certocolore dello spettro di luce visibile: il colore intrinseco del chakra.Poiché sono entità spirituali, è impossibile trasporre una spiegazionecompleta della loro natura solo con le parole, ma la spiegazione qui sotto fornirà un'introduzione alla natura di ciascuno.

Primo Chakra: Sta ad indicare come sta inquel momento la persona rispetto alle sueenergie fisiche. Se la persona è contenta divivere, se è in buona salute, perlomeno secrede d’essere in buon rapporto con il suocorpo, se ha voglia di divertirsi, di giocare.Questo Chakra è normalmente associatoalle ghiandole surrenali, agli arti inferiori,alla colonna vertebrale, all’intestino crasso,ai genitali e al sistema nervoso centrale. Lepatologie che possono causare il suofunzionamento disarmonico sono:emorroidi, obesità, stipsi, sciatalgia, artritedeformante, anoressia nervosa, gonartrosi, gotta. Rientrano nella sferadell’influenza del primo Chakra i bisogni primari dell’individuo,relativi alla sopravvivenza. Se c’è un funzionamento eccessivo diquesto Chakra, sia i pensieri che le azioni saranno orientate allasoddisfazione ossessiva dei bisogni materiali e della sicurezzapersonale; si vorrà possedere tutto ciò che si desidera, mentre saràdifficile dare o donare qualcosa. Qualora ostacolati, si reagisce conaggressività, collera, violenza, sentimenti o modalità che esprimono unatteggiamento difensivo, legato alla mancanza di fiducia nelle forzevitali ancestrali; in questo atteggiamento c’è sempre la paura di perdereciò che dà sicurezza e senso di benessere. Se invece vi fosseun’insufficiente funzionalità, si avrà debolezza e scarsa resistenza fisicaed emozionale. Molte cose verranno vissute con eccessivapreoccupazione, anche se molto banali. l’insicurezza esistenziale,nell’accezione più legata agli istinti primordiali, sarà il problemaprincipale, ci si sentirà come se si fosse perso ogni punto d’appoggio.Ogni fatto della vita diventerà insormontabile, perciò si sognerannocondizioni più facili, più piacevoli e meno faticose, generando fughementali dalla realtà contingente. Se i Chakra superiori si sonosviluppati maggiormente rispetto agli inferiori, si avrà la sensazioned’essere fuori dal mondo, vivendo profondamente un senso diestraneità e di solitudine assoluta e senza speranza. Se il bloccoenergetico interessasse anche il terzo Chakra, oltre al primo, ci sipotrebbe trovare in presenza d’anoressia. I cibi utili per attivare o

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riequilibrare il C. della base sono le proteine, le carni, noci, fagioli,uova e prodotti caseari. Le Pietre Collegate con Il Primo Chakra sono:Tormalina Nera, Ossidiana, Ossidiana Fiocco Di Neve, Onice, Ematite,Occhio Di Falco, Granato, Rubino, Corallo e Diaspro Rosso.

• Secondo Chakra: É localizzato poco aldi sopra del pube, ed è associato allegonadi, ai genitali, ai reni, al bassoaddome ed ai sistemi circolatori. La suafunzione è legata al desiderio, al piacere,alla sessualità, alla procreazione, allacapacità di provare emozioni primordialinon mentali. Gli organi collegati con ilsecondo Chakra sono: intestino, vescica,utero, ovaie, prostata. I reni sono proprioil simbolo della paura. Le disfunzioni delsecondo Chakra provocano a livello fisicoimpotenza, frigidità, patologiedell’apparato genitale, anche a livello lesionale (fibromi, adenomiprostatici, ecc.), dell’apparato urinario e rigidità lombosacrale. Dalpunto di vista psicologico un secondo Chakra scompensato comportamancanza di autostima, fobie, panico ed ansietà. Dal punto di vistaemozionale, lo squilibrio di questo Chakra può condurre alla ricercaossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale sinoall’aberrazione, qualora sia iperfunzionante, ma anche ad una totalechiusura nei confronti della sessualità della vita, generando una sortad’anestesia della capacità di provare gioia non intellettuale, qualora siainvece ipofunzionante. Questo Chakra si riscontra spesso scompensatonei soggetti di sesso femminile (si tenga presente che la polarità propriadi questo Chakra, come quella di tutti i Chakra pari, è Yin). Il secondoChakra indica la nostra parte emozionale, le nostre paure, le cose che cihanno spaventato, che ci paralizzano. É il primo passo dell’energiaverso la smaterializzazione. Vale sempre la pena di ricordare, che iquattro principi alchemici sono in fondo i quattro principi dell’energia:

• 1) principio: nell’uno è il tutto, cioè nella mia cellula avviene la stessacosa che avviene nella cellula della galassia; • 2) principio: la materia è la parte invisibile dell’invisibile, cioè quelloche noi vediamo materializzato, è la parte che noi abbiamo resotangibile rispetto all’omologa energia invisibile; • 3) principio: come in alto così in basso e viceversa, cioè lo Yin e loYang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, ovveroquello che avviene ad un livello avviene anche all’altro livello. • 4) principio: la natura è costantemente rinnovata dal fuoco, vale a direche solo nella fede quello che ti brucia dentro ti permette di rinnovarela tua vita. Le pietre collegate con il secondo Chakra sono: AgataCorniola, Eliotropio, Crisocolla, Crisoprasio, Quarzo Femmina,Ammonite, Angelite, Pietra Di Luna, Opale, Giada, Tigre Di Ferro,Howlite, , Legno Pietrificato, Magnesite e Magnetite.

• Terzo Chakra: In lingua sanscritaviene chiamato Manipura, che significacittà dei gioielli. Esso è localizzato alivello del plesso solare, ed è associatoa fegato, pancreas, stomaco, milza,parte alta dell’intestino ed a tutte lefunzioni metaboliche e vegetative. Dalpunto di vista psico-energetico, la suafunzione più importante è relativaall’affermazione personale edall’esercizio del potere individualerispetto al sociale ed all’ambiente in

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generale (indica la realizzazione dellapersona, quanto la persona vede realizzabile il suo desiderio di vita,quanto una persona vuole e desidera combattere per se stesso, quantouna persona si ama). Le patologie principali espresse dal terzo Chakrariguardano tutte le malattie metaboliche, quali il diabete, leiperlipidemie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere gastriche eduodenali, i tassi glicemici, ecc., nonché tutte le patologie riguardanti iprocessi di nutrizione, digestione ed assimilazione. Dal punto di vistapsico-energetico è a livello di questo Chakra che si generano le forzeemotive dirette verso l’ambiente esterno: i sentimenti d’amicizia,rancore, simpatia, antipatia, ecc. Esso è il fondamento della personalitàsociale. Il funzionamento disarmonico di questo Chakra genera ildesiderio sfrenato di potere, di manipolazione, per poter stravolgere larealtà sempre e a proprio favore; tendenzialmente si potrà notare unatteggiamento iperattivo, il quale viene messo in atto per nascondere ilsenso d’inadeguatezza e vuoto che è causato dall’impotenza a gestire lesituazioni di potere assoluto che si pretenderebbe d’esercitare. Laserenità interiore sarà fortemente compromessa e, ovviamente, saràprincipale la soddisfazione del benessere materiale, sia pure a discapitodi qualunque sentimento piacevole, giungendo addirittura a ritenerliindesiderabili e fastidiosi. Il soggetto che soffre di uno scompenso delterzo Chakra è portato a perdere il controllo delle proprie emozioni, eda sviluppare un atteggiamento fortemente aggressivo, necessario pernon permettere agli altri di mettere a nudo la propria pochezzainteriore, fatto questo che smaschererebbe i giochi di potere di cuiquesto soggetto vive, creando una situazione di paralisi energetica chesi esprimerebbe come impotenza disperata e disperante; un esempio diquesto soggetto sconfitto, può essere data dall’immagine di quellepersone in genere di mezza età, ma sempre più spesso anche giovani,che trascorrono il proprio tempo in attività annichilenti e distruttive,quali il bere, fare uso di droghe più o meno riconosciute come tali, eche in genere hanno in famiglia un atteggiamento fortemente aggressivoe prevaricatore. A questi infatti fa seguito una situazione fortementedepressiva. In questo caso il soggetto avrà come obiettivo principalel’essere accettato e benvoluto dagli altri, e per raggiungere questoscopo negherà a se stesso per conformarsi al modo di pensare dellepersone cui desidera piacere, soffocando e negando completamente ipropri desideri ed emozioni; ciò nonostante, anzi, proprio a causa diquesto atteggiamento frustante, aumenteranno le prepotenze e leangherie verso i membri della propria famiglia. Gli alimenti chepossono essere utili per riequilibrare il terzo C. sono gli amidi, le farineintegrali e gli zuccheri semplici. Le pietre collegate con il terzo Chakrasono: Pirite, Citrino, Topazio, Pietra Del Sole, Malachite, QuarzoOcchio Di Tigre, Malachite-Azzurrite, Malachite-Crisocolla, DiasproGiallo, Blenda, Quarzo Rutilato, Aragonite, Calcite Arancio, Ambra edAndalusite.

• Quarto Chakra: Il Chakra del Cuore ècollocato sullo sterno, all’incircaall’altezza della linea medianaorizzontale dei seni. Questo centroenergetico è associato al cuore, aipolmoni, al timo, agli arti superiori, allacircolazione ed al sistema linfatico; lepatologia connesse al suo squilibrio sonoasma, ipertensione arteriosa, patologiecardiache, patologie polmonari, ecc. Nelcaso di funzionamento disarmonico, sulpiano fisico si potranno avere sintomi alivello del torace, quali senso dicostrizione, dispnea, aritmie, tachicardia, palpitazioni, asma e viadicendo, senza peraltro avere riscontri oggettivi dalle indagini cliniche.

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Dal punto di vista psichico ed emozionale, si tende ad amare gli altrisolo in funzione dei riconoscimenti e della gratitudine che questipossono dare in cambio. Qualora invece il Chakra fosse ipofunzionante,a livello fisico si evidenzierà un cattivo funzionamento del diaframma,con problemi respiratori e cardiaci, mentre dal punto di vista psichicoed emozionale si tenderà ad esprimere sentimenti d’odio e rancore,oppure di freddezza, indifferenza od insensibilità. Il quarto Chakra è ilcentro dell’intero sistema energetico dei Chakra; infatti esso collega itre centri inferiori, di natura fisica ed emotiva, legati alla terra, con i tresuperiori più mentali e spirituali, legati al cielo. É per mezzodell’attività armonica di questo Chakra che le persone sono in grado dientrare in simpatia con tutto ciò che esiste, e di coglierne la bellezza el’armonia. Infatti la funzione di questo centro energetico è quella dellacapacità di esprimere amore puro ed incondizionato. Il quarto Chakra èil centro che consente lo sviluppo e l’utilizzo della capacità ditrasformazione e guarigione di sé e degli altri. Gli alimenti in relazionea questo Chakra sono i vegetali, poiché racchiudono in sé l’energiavitale della luce solare (cielo), e contemporaneamente l’energia vitaleche proviene dalla terra. Le pietre collegate con il quarto Chakra sono:Quarzo Rosa, Kunzite, Rodocrosite, Rodonite, Tormalina Rosa,Tormalina Rosa/Verde, Tormalina Verde, Dioptasio o Pietra DelleFate, ed Olivina o Peridoto o Crisolito.

Quinto Chakra: É il centro della capacitàumana di esprimersi, comunicare edispirarsi, la creatività intesa in senso sottile,il rapporto con i nostri sentimenti. É loscambio, dare per ricevere. Nel Chakradella gola, la creatività del Chakra sacrale siunisce alle energie degli altri Chakra.Possiamo esprimere soltanto ciò cheabbiamo in noi stessi, e una delle finalità delquinto Chakra è proprio quella diconsentirci un certo spazio interiore, che cipermetta di riflettere sui nostri pensieri e comportamenti. Quandosviluppiamo il Chakra della gola, i nostri pensieri non saranno piùdominati dalle emozioni o dalle sensazioni fisiche, il che rende quindipossibile una conoscenza oggettiva. Le parti connesse al quinto Chakrasono: la tiroide, collo, gola, mascella, orecchie, paratiroidi, trachea,bronchi, esofago, braccia e lo sviluppo dello scheletro. Le patologiefisiche ad esso correlate fanno riferimento alle malattie organiche ofunzionali relative agli organi che governa. Il timbro ed il tono dellavoce sono manifestazioni delle energie del quinto Chakra: tanto più lavoce è armonica, piena e rotonda, tanto più questo centro sarà inequilibrio. Le patologie di tipo psichico che fanno riferimento avishudda sono tutte riferite alla capacità di comunicare, non solo versol’esterno, ma anche verso la propria interiorità; è tramite questo Chakrache si realizza la comunicazione tra mente e corpo; perciò le cosiddettemalattie psicosomatiche possono anche essere riferite in varia misuraalla disfunzione di questo Chakra Le pietre collegate con il quintoChakra sono: Sodalite, Lapislazzuli, Turchese, Larimar, Tormalina BluIndicolite, Calcedonio, Topazio Blu, Celestina, Acquamarina,Crisocolla, Labradorite, Calcite Verde e Calcite Blu.

Sesto Chakra: É localizzato al centro dellafronte, circa due dita al di sopra della radice delnaso; il suo nome in sanscrito significaconoscere, percepire ed anche comandare.Questo Chakra è collegato alla ghiandolapituitaria, al controllo del sistema ormonale edal cervelletto. Questo centro energetico èimportante più che per la sua correlazione con

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disturbi di tipo fisico, soprattutto per il suo altosignificato psichico. Ad esso è correlata lacapacità e l’equilibrio psicospirituale, la corretta percezione di sé inrelazione a sé stessi, ad un livello energetico che possiamo definireintuitivo, sensitivo, quindi oltre la mente. Molto probabilmente è adisfunzioni di questo Chakra che si possono far risalire patologiepsichiatriche gravi, come ad esempio la schizzofrenia. Inoltre, poichéesso e associato alla regolazione di tutti i cicli dei vari piani dellapersona (fisici, mentali, emozionali, spirituali) occorre fare la seguenteconsiderazione: ogni ciclo è un’oscillazione di tipo bipolare, perciòmetaforicamente, ma poi neppure tanto, è caratteristica intrinseca delsesto Chakra il passaggio dalla luce al buio, anche in senso metafisico;da questo s’evidenzia come il buio dell’anima, spesso catalogato comedepressione o peggio, possa essere riferito alla sua disfunzione. Il sestoChakra rappresenta il pensiero, viene anche chiamato Chakra del TerzoOcchio. Questa è la sede delle più elevate facoltà mentali, dellecapacità intellettuali, nonché della memoria e della volontà.Sviluppando la nostra consapevolezza, ed aprendo sempre di più ilterzo occhio, la nostra immaginazione potrà produrre l’energianecessaria per realizzare i nostri desideri. Quando il Chakra del cuore èaperto e in congiunzione con quello del terzo occhio, possiamotrasmettere le nostre energie guaritrici sia da vicino che da lontano.Nello stesso tempo possiamo avere accesso a tutti i livelli dellacreazione, livelli che vanno anche al di là della realtà fisica. Unaconoscenza di questo tipo ci perviene sotto forma di intuizioni, dichiaroveggenza e d’ipersensibilità nell’udire e nel percepire. Cose cheprima avevamo sospettato solo vagamente, ci appaiono orachiaramente. Le pietre collegate al sesto Chakra sono: Ametista,Fluorite, Sugilite, Lepidolite ed Azzurrite.

Settimo Chakra: È localizzato al vertice delcranio, nella zona del Bregma. É un Chakranon fisico, che si può in buona sostanzadefinire l’interfaccia tra la coscienzaindividuale e quella cosmica, universale. Nonesiste un settimo Chakra bloccato, può esseresoltanto più o meno sviluppato, in relazioneal personale cammino spiritualedell’individuo. Non vi sono patologie note especifiche legate a questo centro energetico,né a livello fisico né a livello mentale ospirituale; si sa solo che l’energia elaborata a questo livello ha effetti sututti i tessuti e le funzioni dell’organismo, in modo più o meno evidente,intenso ed efficace. Il settimo Chakra è collegato al centro dellasommità della testa, ed è rivolto verso l’alto; è collegato con il cervelloe la ghiandola pineale. Qui siamo collegati con la sfera dell’essere, cheracchiude tutte le forme e le caratteristiche non manifestate. Da questoluogo, un tempo abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la vita, esempre qui proviamo l’unità con il nostro principio originario divino,del quale tutti noi facciamo parte; ed è qui che il nostro campopersonale d’energia diventa un tutt’uno con l’universo. Il camminoverso lo sviluppo del settimo Chakra viene indicato dal colore viola.Viola è il colore della meditazione e della devozione. Mentre si è ingrado di influenzare intenzionalmente l’attivazione dei sei centrienergetici inferiori, nel caso del settimo centro, tutto quello chepossiamo fare è aprire noi stessi, e lasciare che le cose accadanoattraverso di noi. Utilizzare le energie del settimo Chakra in terapia puòessere utile quando si debba fare fronte a situazioni traumatiche gravi;infatti, per es. in relazione ai Fiori di Bach, il rimedio che piùfrequentemente viene associato al settimo Chakra è Rescue. Le pietrecollegate al settimo Chakra sono: Quarzo Ialino o Cristallo Di Rocca,Pietre/Quarzo Ialino, Selenite, Quarzo Elestiale, Calcite Trasparente,

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Apofillite o Pietra di Poona, Quarzo Latteo, Diamante, Fluorite eDiamantino di Herkimer. Va ancora detto che il sesto ed il settimoChakra risultano raramente squilibrati, mentre negli adulti quelli piùfrequentemente scompensati sono il terzo ed il quarto, e nei bambini ilprimo ed il secondo. A proposito del secondo Chakra, occorre precisareche spesso si trova scompensato nei soggetti femminili che vivono laloro sessualità, intesa sia in senso fisico che psichico, in modoconflittuale, sia a livello d’interiorità sia a livello di rapportiinterpersonali o sociali. Nella valutazione dello stato di questiimportanti centri energetici, occorre tenere presente anche il processodi crescita dell’individuo, poiché ogni età ha uno specifico Chakraassociato ad essa. Nell’età associata ad un determinato centroenergetico, questo sarà predominante sugli altri in termini difunzionalità energetica, secondo i seguenti valori (M.=maschio eF=femmina): C.1: 0-7 (M) e 0-6,5 (F) anni; C.2: 8-14 (M) e 7-12 (F)anni; C.3: 15-21 (M) e 13-18 (F) anni; C.4: 22-28 (N) e 19-24 (F)anni, C.5: 29-35 (M) e 25-30 (F) anni; C.6: 36-42 (M) e 31-36 (F)anni; C.7: 43-49 (M) e 37-42 (F) anni

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Manoscritti di Qumran, Rotoli del Mar Morto, Cristianesimo prim... http://www.etanali.it/mar_morto/files/qumran.htm

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AL MENU' PRINCIPALE

Cristo e Qumranla chiave di un rapporto

controversodi David Donnini

Sommario:

Premesse storicheIl movimento zelotaL'ingresso degli zeloti nel movimento essenoGli zeloti si spostano dalla Galilea alla GiudeaConvergenze fra zeloti, qumraniani e cristiani-ebreiIl rapporto fra Cristo e gli esseniIl complotto messianicoPaolo e il complotto antimessianicoCristiani-ebrei, nazorei ed ebionitiApostoli, fratelli e zelotiGenialità della sintesi paolinaEredità essena ed eredità paolina a confrontoLe obiezioni dei cattoliciConclusioni

Premesse storiche

Dobbiamo iniziare con una rapida panoramica storica riguardante letappe evolutive della setta del Mar Morto. Tale sintesi prevede unasuddivisione nei seguenti periodi:

I precedenti storici1° periodo (168 - 134 a.C.) [periodo asideo]2° periodo (134 - 31 a.C.) [periodo classico]3° periodo (31 - 4 a.C.) [periodo erodiano]4° periodo (4 a.C. - 68/69 d.C.) [periodo zelotico]5° periodo (68/69 d.C. - 73) [periodo romano]6° periodo (132 d.C. - 135) [periodo di Simon bar Kokba]

I precedenti.

Nella prima metà del secondo secolo a.C. la Palestina si trova sotto ilpotere della dinastia ellenistica dei seleucidi. Uno dei sovrani seleucidi,Antioco IV (175-164 a.C.) si mostra estremamente duro nei confrontidei giudei, avendo intenzione di ellenizzare la Palestina e tutto il suopopolo. Così scrive di lui lo storico francese F. Castel: "Egli vuole chetutte le genti del suo regno formino un popolo solo; tutte le usanzeparticolari devono scomparire. Perciò ritira ai giudei tutti i dirittiaccordati loro da Antioco III e in più fa cessare i sacrifici nel tempio eproibisce le pratiche del sabato. Proibita la circoncisione e i libri santi:ogni contravventore sarà messo a morte. In cambio fa erigere dei templi

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alle divinità greche e, il 6 dicembre 176 a.C., fa innalzare un altarepagano al posto dell'altare dei profumi, nel cuore del tempio diGerusalemme, dedicato ora a Giove Olimpo (2Mac 6,2; Dn 11,31). È"l'abominio della desolazione". Del resto, per Antioco IV si tratta diidentificare Giove e Jahvè, come aveva tentato di fare tutta unacorrente che credeva possibile unificare le religioni. Però Antioco IV,pur intendendo giungere ad un universalismo religioso, si avvale dellarepressione e del massacro. I giudei ortodossi ne rimarrannodefinitivamente segnati; essi non avranno altro che diffidenza verso ipagani. Le correnti sincretiste o forse liberali saranno discreditate alungo. La stessa sorte è riservata al tempio samaritano che vienededicato a Giove Ospitale. Tutti i palestinesi, giudei e non giudei,ricevono l'ordine di sacrificare alle divinità greche" (F. Castel, Storia diIsraele e di Giuda, Ed. Paoline, 1987).

La conseguenza di questa pesante politica di Antioco IV è quella disuscitare, in una parte del popolo ebraico, un atteggiamento di strenuaresistenza. Ovviamente non mancano coloro che assumonoatteggiamenti di opportunistica connivenza col potere dominante, nécoloro che si adattano a malincuore per timore della dura repressione,ma l'opposizione è energica e quantitativamente significativa. Essa èrappresentata sostanzialmente dai componenti di una famiglia (dinastiadegli asmonei), passata alla storia col soprannome di Maccabei (daltermine ebraico che significa martello). Infatti un certo Mattatia e i suoifigli fanno propria la causa della difesa dei diritti del popolo di Israele.Mattatia si rifugia nel deserto, fra le montagne di Giuda e nel 167 a.C.suscita una rivolta armata. Egli viene ucciso nel 166 e l'eredità dellasua lotta passa nelle mani di suo figlio Giuda, il quale, in un primotempo ottiene importanti vittorie militari contro le truppe di Antioco IV.

1° periodo (168 - 134 a.C.) [periodo asideo]

Ai fini del nostro studio della comunità Qumraniana dobbiamosegnalare il fatto che, al fianco dei rivoltosi maccabei, si forma unpartito di sostenitori della lotta patriottico religiosa: gli Asidei(Hassidim). Si tratta di fedeli intransigenti della religione mosaica, chenon intendono cedere a nessun prezzo alle imposizioni ellenizzanti delpotere seleucida. Essi si ritirano nel deserto a sud-est di Gerusalemmee stabiliscono un loro quartier generale sulle rocce circostanti lo WadiQumran, iniziando a costruire alcuni edifici in muratura, oltre chestrutture precarie come tende e capanne, sulle rovine di fortificazionimolto più antiche, che risalivano ai secoli VIII e VII a.C.

Definiremo 1° Periodo di Qumran questo momento della storia degliinsediamenti (dal 168 al 134 a.C.). Esso corrisponde con una certaprobabilità al periodo in cui compaiono le prime redazioni delmanoscritto noto come Regola della Comunità, e quindi al momento incui la confraternita prende coscienza di sé e si considera comel'espressione più pura della spiritualità israelita. Un tema fondamentale,espresso anche nel manoscritto della Regola, è proprio l'attesa di dueMessia distinti: uno detto di Aronne, che rappresenta la figurasacerdotale e che dovrà assumere il ruolo di Sommo Sacerdote nellanuova Israele restaurata; l'altro detto di Israele, che rappresenta lafigura politica, colui che dovrà liberare il paese dagli stranieri e quindiassumere la carica regale. Pertanto la comunità assume il compito diconservare la sapienza di Israele, difendendola dalle influenze pagane,e si prepara all'idea del riscatto, ovverosia di una vittoria militare controle potenze dominatrici straniere; è questo l'ideale messianico che infuturo darà tanto filo da torcere ai romani, nel primo secolo d.C.

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In un primo tempo l'adesione degli asidei alla lotta degli asmonei ètotale, ma in seguito lo sviluppo degli eventi porterà al sorgere di gravidivergenze. Infatti, alla morte di Giuda Maccabeo, l'ereditàrivoluzionaria passa al fratello Gionata il quale, da una posizione discontro frontale col potere seleucida, passa ad atteggiamenti dicompromesso. Egli approfitta delle rivalità sorte, all'interno della corteseleucida, fra Demetrio I e Alessandro Bala e, nel 152 a.C. si faconcedere da quest'ultimo il titolo di sommo sacerdote, accumulandonella propria persona la carica sacerdotale e quella governativa.L'unione dei due ruoli appare sacrilega al partito degli hassidim equesto è l'inizio di una spaccatura fra i maccabei e gli asidei, poichéquesti ultimi non tollerano l'ammorbidimento della politica asmonea.

Nel 142 a.C. a Gionata succede il fratello Simone, che continua aconservare entrambi i ruoli unificati, poi nel 135, quando Simone vieneassassinato dagli stessi seleucidi, l'eredità passa al figlio GiovanniIrcano, anch'egli rappresentante di quella politica asmonea che si eramolto allontanata dalla primitiva intransigenza patriottico-religiosa delnonno Mattatia. Giovanni si comporta come un autentico re esacerdote.

2° periodo (134 - 31 a.C.) [periodo classico]

A questo punto gli hassidim prendono definitive e irrimediabili distanzedal partito degli asmonei. È un momento importante anche nellaevoluzione dell'insediamento qumraniano e potremmo definire 2°Periodo di Qumran l'epoca che va dal 134 al 31 a.C. circa. Si tratta delperiodo "classico" del movimento in cui, probabilmente, si affermaquella terminologia che tende a chiamare Damasco la comunità e terradi Damasco la sua collocazione territoriale, con riferimento a certi passibiblici che parlano dei puri di Israele esuli in terra di Damasco. Questihassidim (termine da cui, forse, deriva la denominazione esseni) siconsiderano infatti come la parte pura di Israele, in esilio provvisorionell'attesa del tempo della ricostruzione. È questa l'epoca dellacostruzione delle principali strutture edilizie in muratura, compresi gliacquedotti e le numerose cisterne che dovevano servire sia per ifabbisogni della comunità, sia per l'esercizio cultuale dei riti diabluzione, di cui oggi possiamo ammirare i resti visitando gli scavi diKhirbet Qumran (sale di riunione, refettori, cucine, scriptoria, vasche).È anche l'epoca in cui compaiono le prime redazioni del Documento diDamasco e, probabilmente, della Regola dell'Assemblea. Così scrive lostudioso italiano L. Moraldi, relativamente a questo secondo periodo diQumran: "Il movimento acquista molte simpatie, i torbidi sociali, politicie religiosi lo favoriscono e la regione di Qumran non solo vedeaumentare la sua popolazione, ma anche la sua sistemazione eorganizzazione materiale. In particolare, giovò al movimento la lotta diGiovanni Ircano I contro i farisei; è verosimilmente in questo periodoche la comunità accentua certi aspetti farisaici e si vedono sorgere varigruppi esseni che, condividendo in pieno le idee fondamentali del primomovimento, se ne discostano per certi aspetti piuttosto secondari, comeil matrimonio, la vita nel deserto, la disciplina più libera, una minoreaccentuazione comunitaria, maggiore ascetismo. Così sorge forse lacomunità pilota e l'una o l'altra forma del Documento di Damasco..." (L.Moraldi, I Manoscritti di Qumran, UTET, pag. 108).

È da segnalare, come evento di primaria importanza in questo periododella storia qumraniana, un terribile terremoto, nel 31 a.C., che provocagrande disastro nell'insediamento, con molte vittime e seriodanneggiamento delle strutture edilizie. Questo fatto compromette lavita comunitaria e porta all'abbandono del sito.

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3° periodo (31 - 4 a.C.) [periodo erodiano]

Abbiamo quindi un momento oscuro, che suscita dibattito negli studiosidi Qumran, in cui non è perfettamente chiara la sorte dell'insediamento,né l'identità e la quantità dei suoi occupanti. Possiamo chiamare 3°Periodo di Qumran tutto l'intervallo fra il 31 a.C e il 4 a.C. che coincidequasi perfettamente con la durata del regno di Erode il Grande. È ilperiodo in cui, forse, sono stati prodotti i manoscritti del Commento aIsaia, delle Benedizioni, dei Commenti ai Salmi. Lo storico GiuseppeFlavio, nella sua opera Antichità Giudaiche (XV, 371-378), ci parla dellabenevolenza di Erode nei confronti degli esseni; per questo motivo cirimane difficile credere che la comunità, in questo momento, abbia uncarattere così apertamente messianico, come nel periodo precedente.Si direbbe piuttosto che abbia assunto una connotazione piùmonastica, dedicandosi alla preghiera, allo studio dei libri sacri, allosviluppo delle pratiche terapeutiche.

4° periodo (4 a.C. - 68/69 d.C.) [periodo zelotico]

Erode il Grande muore nel 4 a.C. e, in parallelo con questo fatto, sirisvegliano nuove tendenze rivoluzionarie, soprattutto nel nord dellaPalestina, ispirate all'ardore dei primi maccabei e all'intransigenzapolitico-religiosa degli asidei: "alla fine del regno di Erode il Grande laPalestina è pervasa da un'ondata antiromana diffusa soprattutto fra igiovani e cioè tra le nuove reclute essene" (L. Moraldi, op. cit., pag.108). Possiamo chiamare 4° Periodo di Qumran tutto l'intervallo fra lamorte di Erode e gli eventi della sanguinosa guerra coi romani,ovverosia fra il 4 a.C. e il 68/69 d.C., quando l'insediamento vienedistrutto dalle legioni di Vespasiano, i membri della comunità sonocacciati dal luogo e parzialmente sterminati.

All'inizio di questo periodo il sito di Qumran si ripopola di uominianimati da un rinnovato spirito rivoluzionario; alcune delle strutturedanneggiate dal terremoto vengono restaurate, anche se non tutte.Adesso la comunità è caratterizzata da una decisa tensione messianicae apocalittica, cioè dalla sensazione dell'imminenza dei tempi promessida Yahweh per la ricostruzione del suo regno. Qualcuno già individuale figure dei messia attesi in alcune persone fisiche reali. Molti voglionopassare dalle speranze e dalle attese alle azioni concrete. È questal'epoca in cui vengono redatti il Rotolo di Rame, la Regola della Guerra,il Commentario ad Abacuc. Con riferimento a questo periodo possiamodire che si attenua la differenziazione fra le denominazioni esseni,zeloti, e sicari, infatti tutti i movimenti di ispirazione messianicaacquistano una caratterizzazione più o meno interventistica, nel sensodella lotta politico-religiosa e ha senso utilizzare una terminologiamista, come esseno-zeloti.

5° periodo (68/69 d.C. - 73) [periodo romano]

In seguito alla cacciata di questi esseno-zeloti i romani insediano aQumran un piccolo contingente, utilizzando il sito come base.Possiamo chiamare 5° Periodo di Qumran l'intervallo di occupazioneromana, fra il 68/69 d.C e il 73. Nel frattempo il grosso dell'esercitoromano è impegnato una cinquantina di km più a sud, nell'assedio diMasada, dove si sono asserragliati alcuni superstiti della lottamessianica, sotto la guida di Eleazar ben Jair. Dopo il 73, ovverosiadopo l'espugnazione di Masada e il suicidio di massa dei suoioccupanti, i romani abbandonano Qumran, le cui rovine rimangonosolitarie per alcuni decenni.

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6° periodo (132 d.C. - 135) [periodo di Simon bar Kokba]

L'ultimo momento che elenchiamo in questo lavoro è il 6° Periodo diQumran, ovverosia il breve intervallo fra il 132 e il 135 d.C., in cui glieredi della lotta esseno-zelotica, sotto la guida di Simon bar Kokba,utilizzano il sito come base, prima di essere completamente sconfittidai romani. Le uniche loro tracce rimaste nel sito sono alcune monete.

D'ora in poi Khirbet Qumran sarà veramente gettata in un lungoabbandono, mentre i manoscritti qumraniani, custoditi nelle giare all'interno delle grotte, attenderanno il 1947 per rivedere la luce, dopo ben diciotto secoli!

Il movimento zelota

Adesso concentreremo la nostra attenzione sul 4° periodo di Qumran(4 a.C. - 68 d.C.), quello che va dalla morte di Erode il Grande alladevastazione dell'insediamento da parte dei romani nel corso dellaguerra degli anni 66-70. E' il periodo che abbiamo definito zelotico,perché caratterizzato da una forte escalation della tensionemessianica. Ricordiamo innanzitutto che, nel periodo precedente, il sitoera stato scarsamente abitato, infatti l'organizzazione sociale dellacomunità aveva subito un grave colpo con il terremoto del 31 a.C., edanche con l'incendio di cui non è chiaro se sia stato simultaneo oanteriore o posteriore al terremoto. Probabilmente a seguito di questidisastri il luogo è stato parzialmente abbandonato e la comunità, fra il31 a.C. e il 4 a.C., ha vissuto una fase di confusione.

La morte di Erode il Grande è stato un evento di grande importanza, ilsuo regno duraturo (ben 33 anni) e, certamente, il suo potere esteso atutta la Palestina, nonché la sua indubbia genialità nel governare e nelsaper mediare fra le diverse componenti sociali e politiche, hannoprodotto un periodo di tranquillità relativa; anche se ciò non significache sotto la quiete apparente non maturassero tensioni pronte adesplodere. Queste infatti si sono manifestate subito, in conseguenzadella sua scomparsa, come atti violenti di ribellione, specialmente nellaparte settentrionale del paese. Qui si fece presente un certo Giuda,figlio di quell'Ezechia, il rabbi della città di Gamala, nel Golan, che erastato ucciso dallo stesso Erode molti anni prima. E' ovvio che lafamiglia di Ezechia aveva conservato un odio feroce nei confronti dellafamiglia Erodiana e che aveva maturato col tempo propositi divendetta.

"A Sepphoris, nella Galilea, Giuda, figlio del capobriganteEzechia, che un tempo aveva infestato quel paese ed erastato catturato dal re Erode, avendo raccolto una bandanon piccola fece irruzione negli arsenali regi e, riforniti diarmi i suoi, attaccava gli altri che aspiravano al potere..."(G. Flavio, Guerra Giudaica, II,4)

"C'era anche un certo Giuda, figlio di quell'Ezechia che erastato capo dei ribelli; il quale Ezechia era un uomo moltoforte, ed era stato catturato da Erode con grande difficoltà.Questo Giuda, avendo riunito insieme una moltitudine diesaltati nei pressi di Sefforis, in Galilea, fece laggiù unassalto all'arsenale e sottrasse tutte le armi che ivi sitrovavano, e con esse armò tutti quelli che erano con lui, eprese anche tutto il denaro che era stato lasciato in quelluogo; e divenne un capo terribile, tiranneggiando su tutti

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quelli che gli erano vicino; e tutto ciò in modo da farsisempre più potente, per un desiderio ambizioso delladignità regale; e sperava di raggiungere questo obiettivocome premio non delle sue qualità virtuose nelcombattimento ma della sua originalità nel commetterenefandezze" (G. Flavio, Antichità Giudaiche X, 5)

Questi improvvisi e clamorosi successi della lotta antiromana, nel norddel paese, suscitarono grande risonanza nelle autorità al potere inGiudea, e furono sufficienti a produrre l'associazione del nome di Giudacon l'aggettivo "galileo"; anzi, tutti i membri della sua pericolosa settada allora in poi furono comunemente indicati con l'espressione "igalilei". Ciò si verificò non perché Giuda fosse galileo di provenienza(non lo era affatto, essendo nato e vissuto a Gamala, nel Golan) ma inquanto il teatro delle sue prime operazioni di lotta fu la Galilea. Oggisappiamo che i termini romani galilaei, latrones, sicarii, sono sinonimidei termini greci zelotes, lestes, e dei termini ebraici qannaim, barjonim,tutti riferiti ai partigiani e ai terroristi messianisti.

Giuda è considerato da Giuseppe Flavio come il fondatore delmovimento degli zeloti, detto "quarta setta filosofica", dopo quello deisadducei, dei farisei e degli esseni. Egli era un intransigente difensoredella ortodossia religiosa ebraica che non tollerava la presenza deidominatori pagani e nemmeno l'atteggiamento di connivenzaopportunistica con gli stranieri, mostrato da alcune componenti dellasocietà giudaica. Egli riprendeva le tematiche estremistiche che furonocaratteristiche dei primi maccabei (di Mattatia per intendersi), etrasformò le attese messianiche e le tensioni religiose già proprie deimovimenti hassidici in una militanza concreta di lotta armataantiromana. Per lui non era più il tempo di aspettare e di preparare, ilmomento della promessa di Yahweh era giunto e la parte sana dellasocietà giudaica era chiamata a insorgere. Una delle caratteristicheprincipali della sua politica era l'incitamento del popolo all'obiezionefiscale, ritenuta non solo un diritto civile, ma un dovere sacro neiconfronti di Yahweh, in quanto l'accettazione di un sovrano straniero epagano avrebbe costituito un'offesa contro l'unico e vero Signore diIsraele:

"...aveva rimproverato ai giudei di riconoscere la signoriadei romani quando già avevano Dio come signore"(Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 17).

L'ingresso degli zeloti nel movimento esseno

Ora, moltissimi studiosi di Qumran sono unanimi nel pensare che ilcosiddetto quarto periodo dell'insediamento qumraniano avesse unacaratterizzazione zelotica, ma alcuni autorevoli fra loro si spingono piùavanti; per esempio C. Roth, il semitista inglese G. R. Driver e, piùrecentemente, anche l'americano R. Eisenman, sostengono condecisione che gli occupanti il sito di Qumran, nel periodo fra la morte diErode e la guerra coi romani, devono essere riconosciuti proprio neimembri della setta zelota:

"C. Roth ha avanzato un'ipotesi secondo la quale lacomunità che occupò Qumran dal 4 a.C. al 68 o al 72-73d.C. sarebbe stata di zeloti. Roth suppone che Giuda ilgalileo si sia insediato in quel luogo, deserto dopo ilterremoto del 31 a.C., durante i disordini seguiti alla mortedi Erode il Grande. Dopo la morte di Giuda nel 6 d.C.

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Qumran continuò ad essere il quartier generale delmovimento degli zeloti, e là i membri del movimentovissero in forma semimonastica; di là Menahem, il figliosopravvissuto di Giuda, raggiunse Masada nel 66 d.C."(S.G.F. Brandon, Gesù e gli Zeloti, Rizzoli, 1983).

Insomma, seguendo questo indirizzo di pensiero, noi potremmopensare che i famosi galilei, che sotto la guida di Giuda avevanosaccheggiato gli arsenali di Sefforis, incoraggiati dai loro successimilitari, si siano spinti in Giudea, dove, avendo contattato persone checondividevano i loro ideali, sarebbero entrati a Qumran, facendodiventare questo luogo un punto di riferimento per tutti coloro cheerano animati da spirito patriottico e che intendevano militareconcretamente nella lotta messianica. Naturalmente non sappiamo sesi debba parlare:

1) della trasformazione totale di Qumran in una cittadella deglizeloti; 2) di un semplice ingresso di alcuni zeloti nella confraternitaessena la quale, pertanto, avrebbe mantenuto il suo caratteremonastico, pur coltivando in sé una forte componenteinterventistica;3) solo di eventuali contatti fra esseni e zeloti, che condividevanoalcune tematiche comuni ma che rimanevano distinti comemovimenti.

Personalmente sono incline a credere che lo zelotismo avessefortemente condizionato il sentire e l'agire della comunità qumranianama, per prudenza, preferisco privilegiare la seconda ipotesi,immaginando che gli esseni, sia per favorire il ripopolamento del sito,sia per una simpatia convinta anche se non pubblicamente espressa,nei confronti dei patrioti messianisti, avrebbero accolto nellaconfraternita elementi del movimento di Giuda. In tal modo gli zelotiavrebbero avuto la possibilità di stabilirsi in Giudea, in una solida baseorganizzata a soli trenta km da Gerusalemme, col vantaggio dallacopertura monastica, che li avrebbe protetti mascherando la loroidentità di militanti armati agli occhi delle autorità. Insomma: attivistimescolati e nascosti fra i monaci, in una cornice apparentementepacifica. Direi che, sebbene non abbiamo dati sufficienti a certificaredefinitivamente una situazione di questo genere, la sua verosimiglianzaè senz'altro notevole e la possiamo considerare un'ottima ipotesi dilavoro. Del resto, anche un passo dello scrittore latino Ippolito Romanoci sostiene in questa convinzione:

"...sono divisi [gli esseni, n.d.a.] fin dall'antichità e nonseguono le pratiche nella stessa maniera, essendo ripartitiin quattro categorie. Alcuni spingono le regole finoall'estremo: si rifiutano di prendere in mano una moneta[non ebraica, n.d.a.] asserendo che non è lecito portare,guardare e fabbricare alcuna effigie; nessuno di costoroosa perciò entrare in una città per tema di attraversare unaporta sormontata da statue, essendo sacrilego passaresotto le statue. Altri udendo qualcuno discorrere di Dio edelle sue leggi, si accertano se è incirconciso, attendonoche sia solo e poi lo minacciano di morte se non si lasciacirconcidere; qualora non acconsenta essi non lorisparmiano, lo assassinano: è appunto da questo chehanno preso il nome di zeloti, e da altri quello di sicari. Altriancora si rifiutano di dare il nome di padrone a qualsiasi

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persona, eccetto che a Dio solo, anche se fosserominacciati di maltrattamenti e di morte" (Ippolito Romano,Refutatio IX, 26).

Gli zeloti si spostano dalla Galilea alla Giudea

Noi possiamo essere certi che il teatro delle operazioni degli zeloti diGiuda non è stato limitato alla Galilea, ma la loro azione ha prestointeressato tutta la Palestina. Infatti Giuseppe Flavio, nelle sue opere,ha dichiarato esplicitamente che tutta...

"...la nazione fu infettata da questa dottrina in una misuraincredibile... Giuda e Sadoc, che fondarono una quartasetta filosofica fra di noi, e che furono seguiti in questo damolti, hanno funestato la nostra vita civile con tumulti nelpresente e hanno gettato le basi delle nostre futuremiserie, grazie a questo sistema filosofico che prima nonconoscevamo... infezione che si diffuse fra le generazionipiù giovani, che erano molto zelanti per essa e che portò ilpopolo alla distruzione" (Antichità, XVIII, 1).

Inoltre, ne siamo certi perché abbiamo testimonianza delle azioni deifigli di Giuda, compiute molti anni dopo la morte del padre, che si sonosvolte in Giudea e persino nel cuore di Gerusalemme. Per esempioGiuseppe Flavio ci parla della morte dei due figli di Giuda il galileo chesi chiamavano Giacomo e Simone, i quali, negli anni fra il 46 e il 48d.C., furono catturati e crocifissi da Tiberio Alessandro, procuratoredella Giudea (Giuseppe Flavio, Antichità, XX, 5). C'è poi Menahem,forse il più giovane dei figli di Giuda il galileo, che all'inizio del conflittoaperto fra ebrei e romani (66 d.C.) ...

"...messosi alla testa di alcuni fidi raggiunse Masada, doveaprì a forza l'arsenale del re Erode e, avendo armato oltreai paesani altri briganti, fece di questi la sua guardia delcorpo; quindi ritornò a Gerusalemme e assunse ilcomando della ribellione" (Guerra Giudaica II, 17)

Menahem non solo fu protagonista di operazioni importanti, maaddirittura pretese di indossare la veste messianica nella città santa...

"si era infatti recato a pregare [nel tempio] in gran pompa,ornato della veste regia e avendo i suoi più fanaticiseguaci come guardia del corpo" (Guerra Giudaica, II, 17),

mostrando così, oltre al fatto che la sua famiglia perseguiva unobiettivo di lotta messianica da numerosi decenni, che essa nutriva unapretesa diretta sul trono di Israele. Ma questo lo avevamo giàosservato anche a proposito di Giuda, in una frase di Giuseppe Flavio:"... [Giuda] divenne un capo terribile... per un desiderio ambizioso delladignità regale" (Antichità Giudaiche X, 5). Dai tempi di Ezechia, padredi Giuda, alla morte di Menahem, che avvenne nei giorni terribili dellaguerra ad opera di fazioni ebraiche avverse, trascorsero più di 110anni, la qual cosa ci fa capire in maniera inequivocabile che la famigliadi Giuda, proveniente da Gamala, aveva non solo sposato la causamessianica ma ne aveva fatto una questione dinastica. Ed è proprionella questione dinastica che si trova la chiave di decifrazione dellavicenda di Cristo e degli esseni di Qumran.

La città di Gamala, situata nelle alture del Golan che fiancheggiano la

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riva nord-orientale del lago di Tiberiade, per quanto fisicamente lontanada Gerusalemme (100 miglia), aveva stabilito un legame di grandevicinanza col cuore della Giudea. Da questo ricco villaggio, costruitosulla gobba di una montagna e adiacente ad un precipizio, giungevanoi principali motori ideologici della lotta messianica: i componenti dellafamiglia di Ezechia, che fu ucciso da Erode nel 44 a.C., i qualicondivisero tutti il destino del capostipite, ovverosia il martirio in nomedella libertà politica e religiosa di Israele. Di questo legame ideologicoabbiamo prova nelle singolari monete trovate durante gli scavi diGamala, che non esistono altro che a Gamala e che recano l'iscrizione"Lege'ulat Yerushalem Hak (Dosha)" (per la salvezza... diGerusalemme la Santa).

Convergenze fra zeloti, qumraniani e cristiani-ebrei

Ora, noi dobbiamo osservare come certe tematiche della setta zelotica,della setta qumraniana e del messaggio evangelico mostrinosorprendenti convergenze. Molti autori hanno sottolineato la personalitàtipicamente essena (io preferirei dire qumraniana) di Giovanni Battista.

"Visse in regioni deserte fino al giorno della suamanifestazione a Israele" (Lc I, 80);

"si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicandoun battesimo di conversione" (Mc I, 4);

"In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicarenel deserto della Giudea, dicendo: "Convertitevi, perchè ilregno dei cieli è vicino!". Egli è colui che fu annunziato dalprofeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida neldeserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoisentieri!" (Mt III, 1-3).

Già questi elementi sono sufficienti a connettere il personaggio allasetta qumraniana. Innanzitutto perché l'espressione "visse in regionideserte" non può indicare una condizione di nomadismo, ma il fatto diessere aggregato a qualche comunità ritirata nel deserto. Poi perché ilbattesimo è il rito caratteristico della setta qumraniana perl'ammissione di nuovi confratelli; l'espressione "battesimo diconversione" indica l'accettazione da parte dei neo-adepti di un nuovosistema di vita. Poi perché il vangelo di Matteo nomina esplicitamente il"deserto della Giudea" come luogo di queste azioni di Giovanni, che èproprio la collocazione del sito di Qumran. Poi perché l'esortazione"Convertitevi, perchè il regno dei cieli è vicino" ha un carattereinequivocabilmente messianico e, a parte il fatto che questo testo hatrasformato l'espressione "regno di Dio", presente negli altri vangeli, in"regno dei Cieli", l'esortazione è proprio quella tipica del messaggiocontenuto nella Regola della Comunità e in altri manoscritti di Qumran:convertitevi e aderite alla causa, perché la restaurazione del Regno diYahweh (Iraele libera da invasori pagani e da classi dominanti corrotte)è imminente. Poi perché troviamo in bocca a Giovanni esplicitiriferimenti a frasi che appartengono anche alla letteratura qumraniana:

"...per andare nel deserto a preparare la via di lui, comesta scritto: "Nel deserto preparate la via ... appianate nellasteppa una strada per il nostro Dio"..." (Regola dellaComunità VIII, 13-14),

e infine anche perché l'alimentazione di Giovanni...

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"il suo cibo erano cavallette e miele selvatico" (Mt III, 4),

è coerente con le norme alimentari di Qumran:

"tutte le specie di cavallette saranno messe nel fuoco onell'acqua mentre sono vive: tale è infatti l'ordine conformealla loro natura" (Doc. di Damasco).

E' fin troppo evidente che il Giovanni Battista che noi conosciamo dallalettura dei vangeli è un qumraniano, un adepto che fa proselitismocercando di richiamare nuovi adepti nella comunità. Le sue parole diminaccia rivolte ai farisei e ai sadducei:

"Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'iraimminente? ... Gia la scure è posta alla radice degli alberi:ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato egettato nel fuoco"

rappresentano esattamente l'annuncio del riscatto messianico e,coerentemente con quanto leggiamo in tutti i rotoli di Qumran ma inspecial modo nella Regola della Guerra, del fatto che la parte nonbuona di Israele sarà eliminata. Giovanni parla di "colui che viene dopodi me" e che "è più potente di me", costui infatti giunge e si fabattezzare da lui, proprio come se in precedenza non fosse stato unmembro della confraternita,

"egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e perraccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la bruceràcon fuoco inestinguibile",

quest'ultima espressione fa capire che egli è destinato al ruolo diesecutore materiale della ricostruzione del regno, egli impugna unventilabro e deve ripulire l'aia, ovverosia eliminare la parte non buonadella società israelita, bruciando la pula con un fuoco inestinguibile...

"...come il fuoco della sua ira" (Rotolo della Guerra XIV, 1),

nonché raccogliere il frumento nel granaio, cioè chiamare a raccolta laparte buona del popolo di Israele ("...tutti coloro che entrano nellaregola della comunità passeranno nel patto dinanzi a Dio..." [Regoladella Comunità I, 16]). Riflettendo su questi passi ci accorgiamo cheessi sembrano voler descrivere, e solennizzare, l'ingresso nellacomunità di un importante leader della lotta zelotica a cui i qumranianiriconoscono una personalità decisamente messianica. Il suo battesimodi fuoco è direttamente collegato con quel fuoco inestinguibile chedovrà bruciare la pula eliminata dal grano. Non sembra trattarsi di unfuoco esclusivamente spirituale, ma di una vera e propria azioneviolenta,

"...giacché questo è il giorno, da lui [Yahweh] determinato damolto tempo per la guerra di sterminio dei figli delle tenebre"(Regola della Guerra).

Il rapporto fra Cristo e gli esseni

Ripensando a quanto abbiamo detto sul possibile ingresso di zeloti delseguito di Giuda nella comunità qumraniana, adesso scopriamo che siapre una nuova possibile interpretazione del rapporto intercorso fra

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Cristo dei vangeli e il Battista, anzi, fra la comunità dei seguaci diCristo e quella dei seguaci di Giovanni, che spesso nei vangeli sonoindicate come due gruppi distinti. Cristo, aspirante alla caricamessianica, quasi certamente non era un esseno, ma un cittadino dellaPalestina settentrionale, del Golan per l'esattezza, il quale, ad un certopunto della sua carriera di leader del movimento zelotico fondato dalfamoso Giuda il galileo, si introdusse nell'ambiente esseno e vennericonosciuto dalla confraternita di Qumran come il destinatario delleprofezie messianiche. Ovviamente egli sollecitò i confratelli esseni alleragioni concrete della causa, richiamandoli ad un interventismo che,secondo la concezione dei cosiddetti "galilei" , non poteva ancoralasciare il posto a semplici attese e speranze. Insomma, in qualchemodo di cui non possiamo permetterci di chiarire i dettagli perchémancano le basi storiche per farlo, questo momento della vitacomunitaria dei qumraniani vede un'alleanza o addirittura una fusionesimbiotica fra i monaci del deserto di Giuda e i capi zeloti provenientida Gamala; mentre il battesimo di Cristo da parte di Giovanni non èche la rappresentazione letteraria di ciò, in una forma mitizzata cheutilizza una cornice di immagini sacrali, come la discesa della colombadello Spirito e la voce del Padre che si compiace del suo figlio. "Egli hain mano il ventilabro..." avrebbe affermato Giovanni il Battista, "Eglibrucerà la pula con un fuoco inestinguibile...", avrebbe gridato conparole che sembrano estratte dal Rotolo della Guerra, cercando così diconvincere i confratelli esseni che l'atteso ricostruttore del Regno diYahweh era lui, Jeoshua ha Nozri, (Ιεσους ο Ναζοραιος), l'uomo diGamala, che i tempi erano giunti, e che bisognava decidere se stare diquà o di là.

Altrove ho mostrato le numerose convergenze (storiche, letterarie,geografiche, di parentele, di nomi, formali e sostanziali...) chesembrano creare una relazione stretta fra il Cristo dei vangeli e lafamiglia di Giuda il galileo. Non è adesso il caso che mi ripeta e daròquindi per scontato che il lettore sia consapevole di quelleargomentazioni, peraltro necessarie al fine di comprendere quantosegue (vedi il capitolo Il problema del titolo «Nazareno»). In questasede intendo proseguire sulla base dell'ipotesi di lavoro che il Cristo deivangeli, quale possibile membro della famiglia di Giuda il galileo (forseil figlio primogenito), abbia contattato la comunità qumraniana e,facendosi coinvolgere in essa, l'abbia a sua volta coinvolta nella lottazelotica.

Il complotto messianico

Qumran sorgeva, come abbiamo già sottolineato, a soli trenta km daGerusalemme; la immensa distanza climatica e paesaggistica (undeserto torrido da una parte e una verdeggiante collina carezzata dallabrezza mediterranea dall'altra) è controbilanciata da una concretavicinanza fisica. Certamente molti personaggi influenti della societàgerosolimitana avevano contatti coi qumraniani e qualcuno necondivideva segretamente gli ideali. Dietro le quinte dei vari poteri(farisei, sadducei, sinedriti, erodiani, romani) che si esercitavano inGerusalemme serpeggiava sicuramente il complotto messianico inconnubio coi membri della setta qumraniana e con gli zeloti.

Il vangelo ci dà testimonianza di una tipica situazione di complotto,infatti intorno a Cristo troviamo un intreccio di simpatie e di connivenzeche interessano persone legate coi più alti poteri locali. Fra questi...

"Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio,

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che aspettava anche lui il regno di Dio" (Mc XV, 43),

"Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta:non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri[alla condanna a morte]. Egli era di Arimatèa, una città deiGiudei, e aspettava il regno di Dio" (Lc XXIII, 50-51),

"C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capodei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì,sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessunoinfatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui"" (GvIII, 1-2).

Entrambi questi uomini parteciparono in prima persona alle operazionidi inumazione della salma di Cristo:

"Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolodi Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese aPilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse.Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò ancheNicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui dinotte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa centolibbre" (Gv XIX, 38-39);

addirittura sembra che la tomba fosse una proprietà privata delsinedrita:

"Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in uncandido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, chesi era fatta scavare nella roccia" (Mt XVII, 59-60);

al seguito di Cristo troviamo persino...

"Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode" (LcVIII, 3),

che successivamente l'evangelista fa apparire nel terzetto delle donneche visitano il sepolcro:

"Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo"(Lc VII, 10).

Uno dei discepoli di Cristo è descritto come un uomo introdottonell'ambiente del tempio, che aveva una conoscenza personale colsommo sacerdote, infatti, durante la scena dell'arresto...

"Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altrodiscepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommosacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommosacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote,tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro"(Gv XVIII, 15-16).

Negli Atti degli apostoli troviamo testimonianza di un altro sinedrita chesi schiera a difesa di Pietro e di altri apostoli che erano stati arrestati:

"Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele,dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Datoordine di far uscire per un momento gli accusati, disse:Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare

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contro questi uomini ... ecco ciò che vi dico: nonoccupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infattiquesta teoria o questa attività è di origine umana, verràdistrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete asconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere controDio" (At V, 34-39).

Tutto ciò configura un quadro molto significativo, in cui appareilluminante la notizia che lo stesso sinedrita Giuseppe di Arimateacondividesse l'attesa del regno di Dio. Evidentemente gli esseno-zelotihanno cercato di coinvolgere il maggior numero possibile di personenella loro causa e, in particolare, di sviluppare alleanze e connubinascosti con personaggi autorevoli del tempio, del sinedrio edell'ambiente erodiano.

Paolo e il complotto antimessianico

Naturalmente a questi complotti di stampo messianico sicontrapponevano altrettanti complotti di indirizzo opposto. Oltre allacomponente conservatrice della società gerosolimitana, identificatasoprattutto nel partito dei sadducei e nella corte erodiana, c'erano moltinel partito dei farisei che non condividevano i progetti degliesseno-zeloti, non perché fossero contrari in linea di principio, maperché intuivano la loro assoluta inattuabilità, anzi la estremaimprudenza di quelle idee che, spingendo verso lo scontro diretto colpotere dei dominatori romani, mettevano in serio pericolo la sicurezzadi tutto il popolo:

"Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verrannoi Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostranazione" (Gv V, 48).

Sono, queste ultime, parole illuminanti che inquadrano in modo assaipreciso l'azione di Cristo e il suo effetto sulla stabilità politica del paese.Ora, la storia ci ha mostrato chiaramente che il pericolo reale delladistruzione di Israele non è giunto dai semplici asceti e dai misticiapolitici che predicavano il perdono e guarivano gli infermi, bensìdagli uomini che militavano concretamente nella lotta messianicaper la ricostruzione del regno di Yahweh. Sono costoro, zeloti comeMenahem, il figlio di Giuda il galileo, ed Eleazar ben Jair, suo parente,che hanno finito per accendere la scintilla della guerra totale e hannoveramente condotto il paese ed il popolo ad una catastrofe diproporzioni smisurate.

Dunque, noi possiamo essere sicuri che qualcuno ha complottato perreprimere l'attività degli esseno-zeloti e di ciò troviamo un esempioanche nella figura del San Paolo anteriore alla presunta conversione.Egli aveva presenziato alla lapidazione di Stefano ed...

"era fra coloro che approvarono la sua uccisione" (At VIII,1),

inoltre

"...infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle caseprendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione"(At VIII, 3),

da cui possiamo capire che aveva un ruolo ben preciso nell'opera di

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repressione delle sette messianiche, praticamente era un agente conl'autorità di arrestare. Gli Atti degli Apostoli ci dicono persino che egli...

"sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli delSignore, si presentò al sommo sacerdote e gli chieselettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essereautorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini edonne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati"(At, IX, 1-2).

Il passo è stato criticato da alcuni autori per il fatto che Damasco non sitrovava sotto la stessa area amministrativa di Gerusalemme, la Siriaaveva un altro governatore e le autorità gerosolimitane non eranocompetenti a ordinare arresti nella zona di Damasco, né a eseguirli e atrasferire in Giudea i prigionieri, ed ancor meno questa competenzapoteva spettare al sommo sacerdote. Pertanto queste lettere delsommo sacerdote per le sinagoghe di Damasco hanno unaverosimiglianza storica fin troppo dubbia.

Ora, noi dovremmo riflettere sul fatto che, in questo periodo storico, lasetta del Mar Morto accoglieva fra i suoi membri numerosi zeloti eoffriva loro, sotto le parvenze e le finalità della vita monastica, unacopertura di fronte alle autorità di Gerusalemme. E allora, dovealtrimenti queste ultime avrebbero potuto e dovuto cercare eventualiseguaci della dottrina messianica? Dove se non nel luogo che, oltre aoffrire il forte sospetto di prestarsi per sua natura a questo compito dirifugio strategico, era nel pieno della loro competenza giuridica? Aquesto punto non ci resta che ricollegare il nome simbolico che lacomunità attribuiva a sé stessa, Damasco o terra di Damasco, comepossiamo constatare nei suoi documenti, con quel discutibile passodegli Atti e comprenderemo quanto sia ragionevole domandarsi seSaulo, invece che in Siria, non si sia recato piuttosto al monastero neldeserto che sorgeva a breve distanza da Gerusalemme, per verificarese in esso non si nascondessero i partigiani messianisti. E' quasi comedire che due più due fa quattro. Il differimento della damasco essenicanella Damasco di Siria è semplicemente uno dei tanti stratagemmifinalizzati a nascondere, per l'ennesima volta, le implicazioni zelotichedella cosiddetta chiesa primitiva, ovverosia della comunità dei seguacidi Cristo all'immediato indomani della sua morte.

Il resto degli eventi prodigiosi, ovverosia la luce dal cielo, la voce chechiama Shaulo, la cecità, la vista che ritorna come per miracolo, sonoevidenti soluzioni letterarie finalizzate a giustificare e convalidare unodei presupposti più difficilmente digeribili della dottrina neo-cristiana.Mi riferisco al fatto che Cristo, dopo avere vissuto circa tre anni alfianco dei suoi dodici discepoli ed avere affidato a loro i suoiinsegnamenti, decida dall'alto dei cieli di lasciare l'eredità del suoapostolato a chi non l'ha mai visto né conosciuto, a chi ha arrestato egiustiziato i suoi fedeli e, soprattutto, a chi non sarà mai capace dimettersi d'accordo, in materia di dottrina di fede, con gli apostoli veri,ma continuerà a porsi in conflitto con loro e li nominerà con arrogantedisprezzo nelle sue lettere. Tali sono infatti le parole di Saulo:

"eppure io sono convinto di non essere stato in nullainferiore a codesti apostoli straordinari!" (2 Cor XI, 5),

per poi fare, altrove, l'apologia di sé stesso, professandosi depositariodi insegnamenti giuntigli direttamente dal cielo:

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"vi dichiaro apertamente fratelli, che il vangelo da me predicato non viene dall'uomo, ma per rivelazione di GesùCristo" (Gal I, 11-12),

come a voler ribadire che se gli apostoli sono stati fisicamente insiemea Cristo lui, invece, ha qualcosa di più: una linea spirituale diretta conCristo; e con questo la sua superiorità è automaticamente garantita.

Cristiani-ebrei, nazorei ed ebioniti

Non possiamo dimenticare che gli scritti giudeo-cristiani, cioè i vangelipiù idonei ad essere considerati testimonianza veritiera dell'opera edell'insegnamento di Cristo, esprimevano la loro ferma opposizione neiconfronti di questo personaggio che, dopo avere ferocemente dato lacaccia ai seguaci di Cristo, si autoelegge primo apostolo e maestrodella sua dottrina:

"[I Nazorei] accettano unicamente il Vangelo secondo gliEbrei e chiamano apostata l'apostolo [Paolo]..."(Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 1);

"...[gli Ebioniti] seguono unicamente il Vangelo che èsecondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandoloapostata della legge..." (Ireneo, Adv. Haer., I, 26).

Né possiamo dimenticare che tali scritti giudeo-cristiani sono statieliminati proprio dalla chiesa cristiana scismatica e vilipesi dai suoiscribi:

"...costoro [gli ebioniti] pensavano che fossero da rifiutaretutte le lettere dell'apostolo [Paolo], chiamandolo apostatadella legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondogli ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri... inconseguenza di un simile atteggiamento hanno ricevuto ilnome di ebioniti che indica la povertà della lorointelligenza: il termine, infatti, presso gli ebrei significapovero...". (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 27).

Chi sono dunque questi nazorei e questi ebioniti che rifiutano Paolo eche, nei secoli successivi, non riscuotono la simpatia dei cosiddettipadri della chiesa? Sulla prima delle due denominazioni abbiamo giàparlato a lungo in altra sede, qui ci limitiamo a ricordare che si tratta deltitolo che accompagna il nome di Gesù nella letteratura evangelica:Iesous o Nazoraios (Nazorai in aramaico, Nozri in ebraico),pretestuosamente tradotto come "di Nazareth" e oggi comunementeconsiderato tale, sebbene la scorrettezza di tale significato possaessere facilmente mostrata. Evidentemente i nazorei sono i seguaci diCristo, gli appartenenti al suo movimento, non i suoi ... concittadini! Iquali di Paolo non ne hanno mai voluto sapere. Forse essi sono anchegli ebioniti, o forse gli ebioniti sono un'altra cosa, cioè i qumraniani,come infatti costoro chiamano sé stessi nei loro scritti:

"ebionim "poveri" è uno dei nomi che si davano iqumraniani" (L. Moraldi, I Manoscritti del Mar Morto,UTET, pag. 49);

"allorché Dio visiterà la terra ... quelli che gli prestanoattenzione sono i poveri [ebionim] del gregge, questi

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saranno risparmiati nell'epoca della visita, mentre i restantisaranno dati alla spada, quando verrà il Messia di Aronnee di Israele..." (Doc. di Damasco XIX, 5-10);

"...nel Commentario ad Abacuc... i seguaci del Maestro diGiustizia [sono] nominati come i Poveri, Ebionim..." (R.Eisenman, James the brother of Jesus, Penguin Books,1997).

Gli stessi Filone Alessandrino e Giuseppe Flavio ci danno unaspiegazione del termine poveri, dicendoci che il confratello, all'atto deisuo ingresso nella setta, rinunciava a tutti i suoi beni privati e li cedevaa beneficio della comunità:

"in tutta l'umanità sono pressoché gli unici a vivere senzabeni e senza possedimenti, per la libera elezione e non perun rovescio di fortuna, si giudicano straordinariamentericchi giacché ritengono che la frugalità con la gioia siacome in realtà è, un sovrabbondante benessere" (Filone,Quod omnis probus sit liber, 77);

"dispregiatori della ricchezza, presso di loro è ammirevolela vita comunitaria: invano si cercherebbe tra di loroqualcuno che possegga più degli altri... cosicché in tuttiloro non appare né l'umiliazione della miseria né l'alterigiadella ricchezza..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II,122).

Dunque, questa denominazione, poveri, ricorre spesso nella letteraturaqumraniana in riferimento ai membri della setta, in aperta ed esplicitacontrapposizione coi cosiddetti ricchi, considerati empi e indegni dientrare nel regno di Dio. Un'idea che è stata espressa moltochiaramente nel vangelo:

"Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezzeentreranno nel regno di Dio! ... E' più facile che uncammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entrinel regno di Dio" (Mc X, 23-25).

Dopo queste riflessioni ci appaiono senz'altro in un'altra luce certeesortazioni evangeliche, riferite ai poveri; infatti il celebre passo...

"vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri ... poivieni e seguimi" (Lc XVII, 22)

ha tutta l'aria di un incitamento ad unirsi alla confraternita cedendo adessa i propri beni, e noi sappiamo che era proprio questo uno dei passiinevitabili dell'ingresso nella comunità;

"Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beativoi poveri, perché vostro è il regno di Dio"" (Lc VI, 20),

frase che si commenta da sola, giacché abbiamo visto molte voltecome l'obiettivo principale della comunità fosse proprio la ricostruzionedel regno di Yahweh;

"Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lietomessaggio" (Lc IV, 18),

ovverosia ad annunciare non agli indigenti in generale, ma ai confratelli(ebionim), che il tempo della promessa è giunto.

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Naturalmente non ci è possibile sottovalutare il fatto che Eusebio diCesarea, scriba cristiano dell'epoca di Costantino, ha cercato ditravisare il senso del termine ebioniti, facendo credere che si trattassedi una attributo rivolto a questi giudeo-cristiani in riferimento allapovertà della loro intelligenza. In realtà Eusebio, suo malgrado, èriuscito a farci capire benissimo che era mosso da un preciso intentocensorio, poiché voleva impedire la comprensione della natura reale diquesto movimento. Dunque i qumraniani, alias gli ebioniti, erano gliautori dei primitivi vangeli giudeo-cristiani, ed erano decisamente ostilialla predicazione dell'uomo che, dopo la morte dell'aspirante messia diIsraele, li aveva indagati per scoprire se tra le loro fila sinascondessero i partigiani messianisti. Gli atti ci parlano di una fugache quest'uomo sarebbe stato costretto ad attuare dal luogo definitoDamasco in cui si era recato per investigare:

"Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero uncomplotto per ucciderlo; ma i loro piani vennero aconoscenza di Saulo" (At IX, 23-24).

Quando questo succede, il Cristo della narrazione evangelica è giàstato giustiziato, l'impresa messianica si è conclusa con un ennesimofallimento. I qumraniani sono fortemente sospettati di nascondereelementi zeloti sotto le apparenze di un misticismo ascetico, a primavista estraneo ai motivi della lotta armata.

Apostoli, fratelli e zeloti

I fratelli dell'aspirante messia, che il vangelo neo-cristiano ha cercato dirappresentare finché possibile nella qualità di apostoli piuttosto che inquella di fratelli, prendono le consegne della lotta, che sempre di più siconfigura come una causa dinastica familiare...

"un frammento da un manoscritto medievale trovato aOxford e attribuito a Papia recita quanto segue: "Maria lamoglie di Cleofa o Alfeo era la madre di Giacomo episcopoe apostolo, di Simone, di Taddeo e di un certo Giuseppe""R. Eisenman, James the brother of Jesus, Penguin Books,1997).

In particolare, fra questi fratelli-apostoli ne spiccano due, cheassumono un ruolo di primo piano, si tratta di Giacomo, il cosiddetto"giusto" (zaddik in ebraico, uno dei termini che caratterizzano icomponenti della setta qumraniana; costoro infatti, oltre che ebionim,definivano sé stessi zaddikim, "i giusti", e nei loro scritti è insistente iltema della "giustizia") e Simone, il barjona (latitante, fuorilegge,ribelle). E' impossibile non osservare che tutta la letteraturaneotestamentaria, canonica e apocrifa, e non solo quella, non ha potutofare a meno di lasciarci tracce evidenti dell'esistenza di una cerchia difratelli di Cristo, e di informarci sui nomi di costoro: Giacomo, Simone,Giuda, Josef o Joses. Sono impressionanti le ampie ed esaustiveargomentazioni elaborate dallo studioso R. Eisenman, che ha messo inevidenza gli innumerevoli collegamenti attraverso i quali sotto questeidentità si rivelano gli apostoli Giacomo il giusto, Simone detto Pietro,tutt'uno con l'altro Simone, detto zelota, Giuda detto Taddeo (oTheuda), tutt'uno con l'altro Giuda, detto Toma (Thomas in greco, odidimos=gemello). Persone a cui certi vecchi manoscritti, noncomunemente letti, non hanno esitato ad affiancare una parolaalquanto significativa: zelotes. Questo gruppo era il vertice della settache la terminologia neo-cristiana ci ha abituati a conoscere come

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"chiesa di Gerusalemme", ovverosia l'insieme dei seguaci ebreidell'aspirante messia il cui tentativo di rivolta era stato repressoattraverso una pronta azione coordinata tra romani, informatori esinedriti.

Molti indizi contribuiscono a dare un corpo ragionevole all'ipotesi chesotto queste identità si nascondano i figli di Giuda il galileo, dei qualidue vengono esplicitamente citati da Giuseppe Flavio coi nomiGiacomo e Simone, giustiziati verso gli anni 46-48, ovverosia in unperiodo che potrebbe essere lo stesso in cui due apostoli-fratelli diCristo, si tratta appunto di Giacomo e Simone, vengono arrestati e ...potremmo dire giustiziati, se non fosse che il racconto degli Atti ne famorire uno solo: Giacomo. L'altro, Simone, si sarebbe salvato graziead un angelo che...

"... toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, infretta!". E le catene gli caddero dalle mani ... Essioltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivaronoalla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì dasé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a untratto l'angelo si dileguò da lui" (At, XII, 7-10).

Questa soluzione letteraria, che ovviamente deve fare ricorso ad unprovvidenziale evento soprannaturale, offre la possibilità di svilupparein seguito la tradizione secondo cui Simon-Pietro sarebbe stato aRoma, sarebbe stato il capostipite della cattedra pontificia, e quivisarebbe stato martirizzato; infatti, mentre i presunti riscontri storici edarcheologici della presenza di Simon-Pietro a Roma sono del tuttoevanescenti, noi abbiamo un'unica certezza, nettamente a sfavore,cioè che il racconto degli Atti, verso la sua metà, pianta in asso Simonee lo fa inspiegabilmente dissolvere nel nulla più assoluto. Mostrandocosì, tra l'altro, che lo scopo di quello scritto era semplicemente digiustificare e sostenere il rimpiazzo arbitrario dei cosiddetti "apostolistraordinari" con la figura invadente ed intrusa di Paolo. Infatti noisiamo perfettamente convinti che nessun cronista della chiesaprimitiva, che fosse stato sinceramente disinteressato allemanipolazioni storiche, avrebbe mai perso per la strada Simon-Pietro,nella sua redazione degli Atti degli Apostoli, se l'apostolo avesse avutoil ruolo che la tradizione gli attribuisce. Ma il redattore degli Atti degliApostoli non voleva affatto concentrare la sua attenzione su Simoneper raccontarci il suo ruolo effettivo nella testimonianzadell'insegnamento di Cristo, voleva piuttosto sbarazzarsi in qualchemodo di lui e mostrare le ragioni (del tutto fittizie) della improvvisasostituzione, nella funzione apostolica, dei personaggi che erano stati acontatto con Gesù, con il personaggio che non l'aveva mai visto néconosciuto. In questo senso, per il suo contenuto globale, queldocumento non avrebbe nemmeno il diritto di portare il nome con cui loconosciamo, poiché esso è semplicemente il frutto di una volontà,ostile alla linea degli apostoli di Cristo, che intende portare acqua almulino della ideologia paolina, e pertanto dovrebbe essere piùonestamente chiamato "arringa in sostegno di Paolo".

Esistono anche indizi per ipotizzare che il Taddeo-Theudas dellacerchia apostolica, oltre che figlio di Giuda il galileo, fosse quel Teudaa cui alcune testimonianze storiche attribuiscono un'altra rivoltamessianica, come sempre finita male. Anche gli Atti degli Apostoliaffiancano i nomi di Giuda il galileo e di Teuda, pur senza prospettarealcuna relazione di parentela ma solo di convergenza ideologica ecomportamentale.

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Gli ebioniti hanno rifiutato Paolo e lo hanno accusato di essere unapostata, ovverosia di mentire in materia di fede, e noi troviamo nellaletteratura qumraniana una contrapposizione interessante fra il maestrodi giustizia (uomo di giustizia, giusto=zaddik), e l'uomo di menzogna.Ebbene, è esattamente ciò che in letteratura neotestamentariaritroviamo come opposizione ideologica fra Giacomo, detto appunto ilgiusto (zaddik), e Paolo il quale, accusato di menzogna, devedifendersi esplicitamente con parole come...

"degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, ilfratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti aDio che non mentisco" (Gal I, 19),

"Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto neisecoli, sa che non mentisco" (2 Cor XI, 31),

"Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienzame ne dà testimonianza nello Spirito Santo" (Rom IX, 1),

offrendo così materia sufficiente per pensare che il contrasto fra l'uomogiusto e l'uomo di menzogna della letteratura qumraniana posse essereindividuato nel disaccordo che ha sempre messo l'apostologiudaizzante Giacomo e il gentilizzante Paolo l'uno contro l'altro.Ovverosia nella contesa fra l'interpretazione esseno-zelotica delconcetto di salvezza, strettamente aderente al più tradizionalemessianismo yahwista, e l'interpretazione liberale che facevaaddirittura ricorso ad un sincretismo spinto, ricco di richiami verso lefigure dei salvatori spirituali greci, caldei, persiani ed orientali.

A Qumran, specialmente da parte della componente zelotica degliadepti, questi riferimenti a spiritualità di carattere non cosìesclusivamente ebraico e tali aperture verso il mondo incirconciso nonpotevano che apparire intollerabili, e il suo promotore non poteva cheessere un vero sacrilego da respingere con infamia.

Genialità della sintesi paolina

Eppure noi non possiamo riconoscere a Paolo lo spirito semplicementedisonesto e malvagio che le sette messianiche gli attribuivano. Alcontrario. Infatti, sebbene la sua sia stata una revisione profondadell'ideale messianico, che non ha potuto fare a meno di ricorrere aduna manipolazione, fatta di proposito e con calcolo ingegnoso, di moltiaspetti storici ed ideologici della figura del salvatore, essa è stata ilrisultato di esperienze e di riflessioni certamente più sagge di quelleche hanno prodotto il fondamentalismo degli esseno-zeloti. A Paolopossiamo riconoscere il merito di non essersi fermato nella posizionedi semplice agente della repressione antimessianista, infatti il suoatteggiamento si è evoluto sotto la spinta di un grave disagio interiore.E' probabile che egli si sia trovato a cavallo fra due realtà opposte chegli sono sembrate entrambe inaccettabili. Da un lato la sceltareazionaria, e intrinsecamente ignobile, di quanti preferivano convivereopportunisticamente col dominio straniero, una scelta che inizialmenteegli si è trovato automaticamente addosso, come appartenente ad undeterminato ceto e per la quale aveva già assunto un ruolo. Dall'altrolato la scelta rivoluzionaria e radicale, sostenuta da un entusiasmopatriottico-religioso che poteva anche avere aspetti di nobiltà, ma cheera basata sull'analisi più dissennata, emotiva, priva di senso dellarealtà e, soprattutto, gravida di tremendi pericoli.

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Se posso esprimere un mio personale giudizio su Paolo, sebbene noncondivida molti aspetti dell'etica e della spiritualità che egli hapredicato, sento di dover dire che è stato senz'altro un genio: uno diquegli uomini che hanno nel proprio vissuto interiore un disagio che èlo specchio del disagio dei tempi e che, avendo bisogno di superare alivello personale questo imbarazzo, finiscono per concepire qualcosache offre una soluzione collettiva al problema sociale. Per Paololimitarsi ad indossare uno degli abiti possibili nel suo ambiente (agentedella repressione governativa, militante del dissenso messianico,rappresentante del qualunquismo di comodo) sarebbe stato comunquedifficile e insopportabile e questo è, senza dubbio, uno dei requisitisostanziali degli uomini grandi. Dunque egli è stato effettivamente ilprotagonista di una importante e straordinaria conversione personale,anche se non si è trattato di ciò che leggiamo nel racconto degli Atti,ovverosia di un miracoloso voltafaccia dall'ostilità nei confrontidell'insegnamento di Cristo alla sua difesa ad oltranza. Questa ultimaversione, di cui forse Paolo non è nemmeno responsabile, non è chel'artificio letterario apparecchiato da un nuovo sistema in via di sviluppoper difendere, sostenere e consacrare sé stesso; è semplice verità diregime, non ha valore come cronaca storica. La conversione autenticadi Paolo, al di là delle presentazioni mistificatorie, è consistita nel suoabbandono della linea dichiaratamente reazionaria e repressiva enell'inizio di una ricerca contemporaneamente spirituale, ideologica epolitica. Egli era spinto dal desiderio di risolvere la gravecontrapposizione che metteva il suo paese e il suo popolo in unacondizione di sottomissione vergognosa o, in alternativa, di conflittodannoso col resto del mondo mediterraneo, con la visione ellenisticadella vita e con lo schiacciante potere di Roma imperiale.

Lui era stato indottrinato alla sapienza di Israele, ma era vissuto ecresciuto fra i gentili, in un luogo dove convergevano tutte le filosofie ele religioni del vicino oriente, e l'imprinting che aveva ricevuto nella suagioventù non era quello che avrebbe potuto dargli l'ambientegerosolimitano, dove il giovane ebreo cresce con la sensazioneincontrastabile che quello sia il centro dell'universo e che il mondogentile non sia che una rozza periferia culturale e spirituale in attesa diessere finalmente ricondotta alla giusta verità.

Paolo ha sentito sbocciare in sé i germogli di una colossale sintesisincretistica, che cercava di sposare la sapienza biblica con quellaellenistica e con quella orientale e ha avuto la visione del "salvatoreautentico". Non autentico nella storicità, ma autentico nell'universalismodel messaggio di liberazione e di salvezza. Un salvatore cheassomigliava ai molti dei incarnati che morivano e risuscitavano.Questo salvatore e il suo insegnamento avevano la capacità disuscitare un riscontro nell'animo di milioni di persone, non solo nellepoche migliaia di ebrei esaltati che erano disposti a rinunciare ad unavita normale per esiliarsi fra le pietre arrostite del deserto, ad attenderee a preparare una improbabile rivolta messianica. Questo messaggioaveva la capacità di toccare le ansie più profonde degli uomini e difornire le risposte più attese dall'immaginario collettivo. E, in fin deiconti, la sostanza ultima di questa salvezza non era invenzione diPaolo, perché Zarathustra, Buddha, Krishna... avevano già configuratol'idea di una salvezza universale, che non appartiene ad un singolopopolo orgoglioso, ma a tutto il genere umano; mentre Osiride, Attis,Mitra, Dioniso... erano già festeggiati da molti e da molto tempo comedei che sconfiggevano la morte.

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La salvezza messianica degli esseno-zeloti prometteva sì un mondoideale, dove gli uomini sono fratelli e amano il prossimo come séstessi, dove la superbia dei ricchi è solo il ricordo di un passatoscomparso, dove la distinzione dell'abito non conta e dove regnano laverità e la giustizia; ma la via per realizzarlo passava attraverso unalotta risolutiva in cui la "pula doveva essere separata dal grano", e inemici della giustizia, i "figli delle tenebre", dovevano essereletteralmente sterminati. Paolo, che inizialmente si era trovato nellacondizione di contrastare questo messaggio, ha operato da esso unadistillazione, recuperando l'idea di un regime di giustizia e scorporandoquella di una causa nazionalistica da combattere con la violenza e conle astuzie della guerriglia. Inutili i suoi tentativi di comunicare questavisione ai messianisti tradizionali; su questo aspetto circoscritto agli Attidegli Apostoli può essere riconosciuto un valore di testimonianzastorica, essi infatti sono abbastanza inequivocabili nel rappresentare ledispute sulla questione della circoncisione, che poi erano i contrasti frala concezione teocratica degli esseno-zeloti, legata all'idea che lasalvezza appartenesse al giudaismo, e quella cosmopolita delneo-cristianesimo paolino, fondata sull'idea che la chiave dellasalvezza fosse nel rapporto fra qualunque uomo e Dio.

Naturalmente, così come l'immagine del "Nostro Signore Gesù Cristo"a cui faceva riferimento Paolo rappresenta una revisione di quellastorica dell'aspirante messia che fu giustiziato da Pilato, anche ladottrina del cristianesimo era destinata a subire ulteriori evoluzionirispetto all'insegnamento di Paolo. Basta considerare che,cronologicamente parlando, i primi documenti del Nuovo Testamentosono le tredici lettere paoline (sebbene non possiamo sapere quante diesse siano autentiche e in che misura) nelle quali, tanto per citare unaspetto importante, manca completamente la Madonna, e non c'ètraccia della nascita verginale, uno dei punti più importanti dellamoderna fede cristiana.

Eredità essena ed eredità paolina a confronto

Man mano che Paolo durante i suoi viaggi, che probabilmente eranodovuti all'attività professionale relativa al commercio dei tessuti,andava formulando e predicando il suo insegnamento alternativo aquello delle sette messianiche tradizionali, il divario con queste ultimesi allargava sempre più per diventare una voragine incolmabile. Gliesseno-zeloti, amareggiati da un continuo ripetersi di insuccessi, sispostavano su posizioni sempre più radicali e sempre meno capaci diraccogliere il consenso popolare. Mentre Paolo moriva a Roma, o forsein Spagna, uomini come gli ultimi discendenti di Giuda il galileoportavano il conflitto antiromano ad una svolta finale, provocando laguerra disastrosa che avrebbe smentito una volta per tutte le velleitàdeliranti espresse dal Rotolo della Guerra e, in fin dei conti, dandoragione a quelli che li avevano osteggiati.

Paolo aveva temuto che gli estremismi del messianismo tradizionalepotessero condurre ad esiti tragici, ma prima di andarsene non potevasapere che ciò si sarebbe tristemente realizzato dopo poco né,tantomeno, che le conseguenze sarebbero state così devastanti pertutto il popolo e per la nazione: città assediate per mesi, fame, carestia,centinaia di migliaia di morti, la distruzione di un tempio appena finito dicostruire e di interi villaggi, deportazioni di massa e riduzione inschiavitù. La descrizione di queste vicende si trova nelle narrazionievangeliche:

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"Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti,sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Alloracoloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloroche sono dentro la città se ne allontanino, e quelli incampagna non tornino in città; saranno infatti giorni divendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni,perché vi sarà grande calamità nel paese e ira controquesto popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condottiprigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestatadai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti" (LcXXI, 5-6).

Anche il testo di Marco, ovverosia il primo fra i quattro testi del NuovoTestamento, reca testimonianza di queste sciagure a dimostrazioneche la redazione evangelica non giudeo-cristiana non può essereanteriore al 70 d.C.

Infatti alcuni discepoli di Paolo, dell'ambiente gentile di Roma, eredi diun messaggio che nella catastrofe di Israele trovava un motivo dirinforzo (perché il messianismo esseno-zelota si era dimostrato nonsolo come un'illusione, ma come una trappola funesta), decisero diredigere un testo che rappresentasse le opere e gli insegnamenti delsalvatore non messianico, quello che non i romani ma addirittura igiudei stessi avrebbero condannato a morte. Non possiamosottovalutare il fatto che questa redazione avvenne dove e quando erafresco il ricordo delle legioni di Tito, che avevano sfilato trionfanti per levie dell'urbe, sbandierando i trofei del saccheggio di Gerusalemme ericoprendo d'infamia i prigionieri giudei condotti in catene. I redattorifecero riferimento alle tradizioni giudeo-cristiane ma, ovviamente,vollero, e dovettero, ribaltarne il senso cosicché, sebbene qualcosa diquegli scritti sia confluito nel vangeli neo-cristiani, il Cristo che essidescrivono per alcuni aspetti ricalca il Messia storico, per altri ne èl'opposto speculare, estraneo alla lotta zelotica e ad ogni ambizione deltitolo messianico.

Nel frattempo una parte della setta esseno-zelota, quella sopravvissutaalla distruzione di Qumran, di Masada, di Gamala, si era trasferita aoriente del Giordano e si era sparsa nei paesi dell'Arabia e della Siria,nel tentativo di mantenere una difficile esistenza e continuità. Unrigurgito di ardore rivoluzionario si svegliò nel 132 d.C., grazie ad undiscendente della famiglia di Giuda il galileo, e probabilmente dellostesso Cristo giustiziato da Pilato, Simone bar Kokba (figlio della stella)il quale, memore dei luoghi che furono teatro delle azioni dei suoiantenati, ritornò nella zona di Qumran e rioccupò alcuni di quei siti perfarne le proprie basi, ma fu presto stroncato dall'intervento dei romani.

Adesso l'eredità del riscatto politico-religioso di Israele sembra proprioestinta, ma non è del tutto vero. Dopo quattro secoli quel frammento dimessaggio che era stato portato nei deserti a oriente della Palestinasarà ispiratore della sintesi islamica, e da esso nascerà la grandeconcezione teocratica e guerriera degli arabi di Mohammed. In Europasi formerà una tradizione, sempre combattuta come eresia dalla chiesaromana, che tenta di salvare la linea del sangue reale di Israele, dettoSang Raal in francese provenzale, o San Graal. Noi la conosciamo,confusa in una complessa quanto fantasiosa giungla di leggendemedievali, come la coppa in cui Giuseppe d'Arimatea avrebbe raccoltoil sangue di Cristo, ma si tratta in verità della dinastia dei figli di Davide,o presunti tali.

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Le obiezioni dei cattolici

La ragione principale per cui i cattolici non sono d'accordo con quantoespresso nei precedenti paragrafi è la seguente:

«Cristo, pur avendo avuto eventuali contatti con le diversesette del dissenso messianico, non ne avrebbe condivisoil pensiero e non avrebbe potuto essere né unqumraniano, né uno zelota, perché nei testi evangelicitroviamo chiare indicazioni che escludono sia l'una chel'altra ipotesi. Innanzitutto abbiamo elementi perdistanziare Cristo dagli autori dei manoscritti qumraniani;per esempio possiamo dire che al rigorismo di questiultimi, proteso verso una osservanza assoluta delle regoledi purità e di culto, si oppone l'elasticità di Cristo neiconfronti dell'osservanza del sabato, la sua disinvolturanel sedere a tavola coi peccatori, coi gentili, con gli impuri,ecc... Per quanto riguarda l'eventuale coinvolgimento diCristo nella lotta zelotica, osserviamo nei vangeli esplicitedichiarazioni di rifiuto del ruolo messianico, affermazioni dicarattere non violento, espressioni come: "Il mio regnonon è di questo mondo", ecc...».

In effetti, quanto affermato dai cattolici, cioè che il Cristo dei vangeliabbia spesso una immagine non violenta assai diversa da quella di unmilitante della lotta yahwista, è assolutamente vero e giusto. Peròquesto fatto offre semplicemente una constatazione e, nel momento incui si osserva che tale immagine deve essere indagata per verificarese essa è fedele alla realtà storica o se non è, piuttosto, il frutto di unadeformazione ideologica, i cattolici si rifiutano di proseguire epreferiscono fermarsi accettando in toto l'immagine evangelica comespecchio, oltre che di una catechesi, anche della realtà storica. Inquesta sede non vogliamo entrare nel merito delle questioni di fede,ma solo analizzare gli aspetti storici della vicenda di Cristo. In talsenso, dobbiamo senz'altro ammettere che sarebbe culturalmentescorretto credere che tutte le affermazioni dei vangeli canonici possanoessere considerate come prove storiche. Con un procedimentoanalogo potremmo dimostrare che Krishna nacque da una vergine, cheMaometto volò per aria, che i Ciclopi erano veramente creature con unocchio solo, che Ercole superò le sette fatiche, che il Bisonte sacro è ilcreatore delle praterie... Il fatto è che i vangeli non sono nati comedocumenti storici, bensì come testi catechistici, composti da e peruna comunità che aveva sviluppato alcune sue convinzioni religiose.Essi non sono abilitati a mostrarci cosa Cristo sia stato realmente nellastoria, ma solo le idee di coloro che hanno rifiutato il messianismoesseno-zelotico e hanno creato un'alternativa ad esso. Pertanto anoi spetta il compito di individuare:

la dinamica del processo che ha portato alla nascita e allaevoluzione di quel pensiero religioso;

in quale misura esso voglia essere una conferma, o unaevoluzione, o una contrapposizione rispetto ad altreconvinzioni religiose precedenti, per esempio quelle delmessianismo ebraico;

in quale misura le figure della narrazione evangelicarisultino fedeli ai personaggi reali della storia o non siano,piuttosto, una loro reinterpretazione, o addirittura figure

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fantastiche.

Questa analisi storica è impossibile arroccandosi nella difesa diposizioni fideistiche, e dando per scontato che i vangeli canonicisarebbero...

ispirati da Dio,i primi ed unici resoconti dei testimoni oculari dei fatti narrati, almeno in due casi,fedeli alle vicende storiche nonché alle identità e ai ruolieffettivamente assunti nella realtà dai personaggi dellanarrazione,

In questo modo ci si allontana da ogni presupposto di scientificità estoricità, si assume una posizione dogmatica, il che può esserelegittimo in un ambito di fede, di culto e di preghiera, ma implica diconseguenza la rinuncia alla volontà di fare critica storica.

Ma lasciamo perdere le argomentazioni generiche per scendere, moltopiù opportunamente, nello specifico delle obiezioni summenzionate.Cristo, come abbiamo già detto, nella narrazione evangelicapresenterebbe alcune caratteristiche tali da distanziarlo sia daiqumraniani che dagli zeloti. Ora, il problema non si esaurisce quì, anzi,è proprio quì che comincia. Infatti sarebbe molto giusto domandarsi perquale motivo Cristo, nella narrazione evangelica, presenta alcunecaratteristiche che lo distanziano sia dai qumraniani che dagli zelotiquando, l'abbiamo visto più volte altrove, esistonocontemporaneamente seri elementi che lo collegano sia coi qumranianiche con gli zeloti. E, fra questi, le tracce significative di una censurafinalizzata a mascherare questi collegamenti.

In altri capitoli abbiamo visto i moltissimi e importanti punti di contattofra la letteratura evangelica e quella qumraniana, fra le parole di Gesùe quelle degli esseni. Negarlo o ignorarlo sarebbe da incoscienti,sarebbe come perseguire un atteggiamento inculturale e quasidisonesto.

Ora, le narrazioni evangeliche, nei fatti, nei ruoli assunti daipersonaggi, e persino nelle loro identità e nei loro nomi, recano i segnievidenti di una manipolazione. Gli autori dei vangeli hanno intrecciatoliberamente la storia con la fantasia perché il loro scopo, dopo losviluppo del pensiero di Paolo quale ideologia contrapposta almessianismo classico degli ebrei, e dopo le amare vicende delladisfatta di Israele nel suo scontro coi romani, è esattamente quello difornire le basi catechistiche di un neo-messianismo de-qumranizzato,de-zelotizzato. Un neo-messianismo che diventerà addiritturade-giudaizzato e che, in quanto tale, non avrà nemmeno il diritto diconsiderarsi una forma di messianismo, ma una nuova espressione diescatologia salvifica soteriologica o orientale (vedi il Soter dei greci, ilSaoshyant dei persiani, il Krishna e il Buddha degli indiani) innestata suun modello giudaico.

Gli autori di questi vangeli, che devono esprimere i concetti sviluppatida Paolo, devono fare riferimento a fatti e personaggi della storia, madevono anche ridisegnarli in modo da renderli idonei alla loro nuovafunzione ideologica. Ed ecco che l'aspirante re dei giudei arrestato dauna coorte di 600 soldati romani, mentre si trovava sul monte degliulivi, in procinto di dare inizio ad una sollevazione messianica, esuccessivamente crocifisso come logica conseguenza del suo reato di

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ribellione alla sovranità romana, è rappresentato nel corso di unprocesso fantoccio che si sarebbe svolto dinanzi ai giudei, che loavrebbero condannato a morte per semplice blasfemia. Mentre ilprocuratore della Giudea Ponzio Pilato è rappresentato nell'atto direcitare una quanto mai improbabile commedia dello sbalordimento, abase di "per me è innocente", "pensateci voi", "me ne lavo le mani",concludendo così l'azione giudiziaria con la condanna di un mitepredicatore e la liberazione di un presunto ribelle assassino.

E ancora, Cristo inneggia al perdono ma anche alla vendetta, allanon-violenza ma anche all'uso della spada, al regno di Dio ma non diquesto mondo, rifiuta il ruolo messianico ma inscena anche uningresso messianico in Gerusalemme a compimento della profezia diZaccaria (il cui significato è inequivocabile), proclama che non saràcontraddetta una sola virgola della legge e dei profeti ma la contraddicelui stesso, sostiene di essere venuto esclusivamente per i figli dellacasa di Israele ma poi rivolge la sua predicazione ai gentili, lascia lasua eredità a dodici apostoli ma poi si pente e decide che Paolo fameglio al caso suo...

Tutte queste palesi contraddizioni trovano spiegazione solo nellastratificazione dei contenuti della letteratura evangelica, di cui abbiamoparlato nel capitolo "Premesse per l'analisi storica del raccontoevangelico"; la cui conseguenza è il tentativo di sostituire le ideeneocristiane alla primitiva matrice messianica che costituiva il pensierooriginale di Gesù e dei suoi seguaci.

Perché Erode il Grande avrebbe voluto uccidere questo fanciullo nellaculla se la sua missione non era messianica? Perché tutti avrebberoinneggiato a Cristo come "figlio di Davide", se costui avesse rinnegatopubblicamente il suo diritto al trono di Israele? Perché egli avrebbeesortato i discepoli a procurarsi delle spade prima di salire al montedegli ulivi (e noi sappiamo che Pietro aveva una spada e la usò senzamezzi termini) se la sua missione avesse avuto una funzioneesclusivamente spirituale, estranea, anzi contraria, all'uso di qualsiasiviolenza? Perché sarebbe stato additato da un predicatorequmraniano, Giovanni il battezzatore, come il Messia che deve venire,che raccoglierà il grano e brucerà la pula, se egli avesse avuto unpensiero palesemente contrastante con quello dei qumraniani? Perchéegli avrebbe cacciato i mercanti dal tempio se la sua intenzione fossestata quella di purificare il tempio dello spirito e non, coerentementecon la volontà dei messianisti, il tempio di Gerusalemme? Perché gliapostoli e Paolo avrebbero continuato a litigare senza soluzione sullaquestione della circoncisione, ovverosia sul fatto che il messaggiofosse relativo ad un ambito esclusivamente giudaico o ad un ambitoallargato ai gentili? Perché i vangeli recano segni inequivocabili che necollocano la redazione ad una data posteriore alla distruzione diGerusalemme (contengono una descrizione accurata delle tribolazionidell'assedio della città, della sua messa a ferro e fuoco nel 70 e delleconseguenze dalla sconfitta sul popolo) se poi gli archeologi e ipapirologi sembrano trovare tracce dei vangeli che risalgono agli anni50, o forse addirittura 40?

Esite una sola strada da percorrere per cercare risposte a questedomande: ammettere la possibilità che il messaggio evangelicoscaturisca da una evoluzione progressiva, al cui inizio è da collocare laconcezione messianica degli esseni e degli zeloti, poi quella deicosiddetti giudeo-cristiani (che probabilmente sono gli esseno-zeloti nelperiodo di imminenza della guerra giudaica), poi quella del riformista

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Shaul-Paolo, poi quella dei suoi seguaci gentili a posteriori delladisfatta di Israele (probabili autori dei vangeli canonici), poi quella deipadri della chiesa palesemente ostili al giudaismo, poi quella dellalobby costantiniana all'inizio del quarto secolo, in cui Eusebio diCesarea ha svolto il ruolo di principe della mistificazione storica.Considerare i vangeli al di fuori di questa immagine progressiva, comelibri scritti di primo pugno tal quali li leggiamo oggi, misconoscendotutta la dinamica della loro genesi ed evoluzione, è roba da bambiniche ascoltano a bocca aperta la fiaba di cappuccetto.

Nel corso di questo lungo e complicato processo evolutivo la figura diCristo si trasforma, perde la sua connotazione messianica, ne acquistaun'altra, i suoi fratelli zeloti diventano apostoli, alcuni di loro si clonanoe diventano più persone, i titoli messianici e settari si denaturano.Qannaim diventa "cananeo", barjona diventa "figlio di Giona", nazoraidiventa "di Nazareth", galilaei diventa "dalla Galilea", la politica diobiezione fiscale diventa un invito a dare a Cesare quel ch'è di Cesare,il regno di Dio diventa "non di questo mondo" o "regno dei cieli",l'espressione Gesù il figlio di Dio finisce per camuffarsimisteriosamente dietro il nome di Barabba, l'osservanza rigorosa dellacirconcisione, del sabato, della purità, diventa una deroga alla legge...

Contemporaneamente nascono Giuseppe e Maria, gli apostoli non piùfratelli, i miracoli, le resurrezioni, tutte cose che non appartengono allastoria, ma al catechismo...

Finché il Nuovo Testamento, scritto appositamente come manifestoideologico di una concezione polemica nei confronti del messianismoesseno-zelota, unitamente ad una puntuale eliminazione dei documentioriginali del giudeo-cristianesimo, finisce per diventare esso stesso unapresunta dimostrazione che Cristo era estraneo e contrario almessianismo degli esseni e degli zeloti. Ma si tratta di un inaccettabileparadosso il cui funzionamento è garantito da un presupposto che lorende quantitativamente assai efficace: la diffusa incapacità dicomprendere i meccanismi complicati della storia e, prima ancora, ilrifiuto fideistico di applicare sulla narrazione evangelica quegli stessicriteri analitici che un cristiano applicherebbe, senza problemi, sulletradizioni dell'induismo, del buddismo e di qualunque altra religione chenon sia la sua.

Conclusioni

Nel corso di questo articolo, per indicare il personaggio che è al centrodel nostro interesse, non ho mai usato il nome Gesù, ma sempre esoltanto il termine Cristo, che è la trasposizione del termine grecoChristos, traduzione dell'ebraico Mashiah (aramaico Meshiha), chesignifica "unto" e indica la persona che, tramite "unzione", è statanominata re di Israele. L'italiano "messia" è invece la trasposizione deltermine originale ebraico e le parole "cristo" e "messia" risultanoperfettamente identiche come etimologia. Nell'accezione comune deicristiani invece diventano due contrari: Cristo non era il Messia attesodagli ebrei.

Il fatto di non avere usato il nome Gesù non è affatto casuale. Infatti,per prima cosa, dobbiamo notare che non esiste alcuna fonte storicaextratestamentaria che, nel primo secolo, conosca il personaggiocentrale della fede cristiana sotto il nome Gesù. Le poche famosecitazioni degli autori Tacito, Svetonio e Plinio, conoscono solo Christuso Chrestus, ma ignorano Gesù. Per quanto riguarda Giuseppe Flavio,

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invece, sappiamo bene che il brano in cui si parla di Gesù, il cosiddetto"testimonium flavianum", secondo il parere unanime di studiosi laici enon, è un clamoroso falso interpolato dagli scribi cristiani. Il nome Gesùesiste solo in quei documenti confessionali che sono espressione diuna fede cristiana già costituita. Perciò saremmo addirittura tenuti aprecisare che, in senso rigorosamente scientifico, non è possibile diparlare di Gesù come di qualcuno che esiste nella storia, ma solo nellatradizione di una fede religiosa.

Ho voluto chiarire questo perché non sono sicuro che il personaggio dicui abbiamo parlato finora, che a scanso di equivoci preferisco definirecon l'espressione "l'aspirante messia che fu crocifisso da Pilato", sichiamasse Gesù. Così come non posso e non voglio assolutamenteaffermare che non si chiamasse Gesù. Non ci è concessa alcunasicurezza a questo proposito. Ma dobbiamo limitarci a constatare chela tradizione cristiana ha sempre considerato al centro della sua fedel'esistenza di un personaggio definito "nostro Signor Gesù Cristo".

Contemporaneamente, però, abbiamo anche alcune certezze. Laprima è che la tradizione cristiana che è giunta fino a noi, iniziando daSan Paolo e attraverso l'opera di innumerevoli padri della chiesa, neisecoli II, III, IV e successivi, sostanzialmente in ambienti nonpalestinesi, ha creato la figura di "nostro Signor Gesù Cristo"assemblando brandelli della figura storica del sedicente messia che fucrocifisso da Pilato con libere formulazioni teologiche. Oppure, nonsolo con brandelli di quella figura storica, ma con brandelli di più figurestoriche; una delle quali potrebbe essere stata veramente un individuodi nome Gesù. Ma chi era, eventualmente, costui? Quello che fucrocifisso da Pilato? O un sacerdote esseno, che si affiancava all'uomoche fu crocifisso da Pilato?

Quest'ultima domanda sembra spostare tutto il problema dal pianodella serietà scientifica a quello della fantastoria, come per uncedimento alle tentazioni del sensazionalismo, affascinanti macampate in aria. Eppure, se ci pensiamo bene, le ragioni per porre unadomanda di questo genere ci sono, e non sono affatto campate in aria:la tradizione Coranica sostiene che Gesù non morì sulla croce e lostesso vangelo di Matteo conserva, camuffata nel suo testo, una fraseche conduce inequivocabilmente a porre quelle domande. E' il passo incui alcuni antichi manoscritti, poi successivamente ritoccati nelleversioni più moderne, parlano di un certo "Iesous Barabbas" che inoccasione del processo dinanzi a Pilato fu rilasciato:

"Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, dettoBarabba" (Mt XXVII, 16 - così leggiamo nelle versionimoderne)

"Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, GesùBarabba, il quale era stato messo in carcere in occasionedi una sommossa scoppiata in città e di un omicidio" (idem- così è scritto nelle versioni antiche. Vedi NovumTestamentum Graece et Latine, A.Merk, Ist. BiblicoPontificio).

Noi sappiamo che l'espressione greca "Iesous Barabbas" non è altroche la traduzione dall'ebraico "Jeshua bar Abbà" ovverosia, in italiano,"Gesù figlio di Dio". Il nome Gesù è stato eliminato nei testi moderni, eil termine Barabba, tutto attaccato, che è stato proposto indebitamentecome un nome proprio, ha cessato di essere inteso col suo significato

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originario: "figlio del Padre", "figlio del Signore", "figlio di Dio". Perché?Cosa era necessario censurare? Cristo è stato giustiziato, mentre Gesùè stato rilasciato? Al posto di "Gesù Cristo" dovremmo leggere inrealtà... "Gesù" e "Cristo"?

Queste, naturalmente sono solo domande, non risposte. Ma, così comesarebbe folle, allo stato attuale delle conoscenze, rispondere concertezza in un modo o nell'altro, sarebbe altrettanto folle continuare asottovalutare o nascondere, come da più parti si vuol fare, le evidenzeche conducono a tali domande e difendere a oltranza la presuntaveridicità storica di quella che, sempre più palesemente, si rivela comeuna leggenda religiosa.

L'analisi del periodo storico in cui si sono svolti i fatti di cui si parla nellaletteratura evangelica mostra un dato inequivocabile: nell'intorno deglianni 30, in Gerusalemme, vi fu un importante complotto messianico eun tentativo di insurrezione, con la partecipazione congiunta di zeloti, diesseni e di isolate personalità compiacenti dell'ambiente farisaico, delsinedrio e, forse, anche dell'entourage erodiano. I romani, con lacollaborazione dei sadducei e di altri ebrei reazionari, hanno sventato ilcomplotto gettando acqua sul fienile prima che i ribelli vi gettassero lascintilla. L'aspirante messia è stato assicurato alla giustizia deidominatori e mostrato al popolo convenuto per la grande festivitàpasquale come un fallito che agonizzava miseramente sulla croce. Sitrattava di colui che, sceso dal suo paese natale, la Palestinasettentrionale, si era unito alla confraternita dei qumraniani e di cuiGiovanni aveva detto: "ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia eper raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuocoinestinguibile".

Ma costui era Gesù? O Gesù era un altro? O non è esistito alcunGesù?

Oggi, così come non è seriamente scientifico affermare "si chiamavaGesù", oppure il contrario "non si chiamava Gesù", oppure "c'eranodue messia, uno regale e uno sacerdotale, cioè Cristo e Gesù", èaltrettanto poco serio il rifiuto di porsi domande di questo genere. Disicuro possiamo dire che l'uomo giustiziato da Pilato era ebreo eintenzionato a rimanere tale. Che non ha mai fondato alcuna religioneextragiudaica e che avrebbe odiato a morte chiunque avesse volutofarlo. Che è stato accolto a Qumran. Che si considerava il re deiGiudei. Che aspirava ad indossare la veste rossa, la corona di Davidee a sedere sul trono in Gerusalemme. Non c'è riuscito, nè lui, né suopadre, né suo nonno. Né alcuno dei suoi fratelli che, dopo di lui, hannoraccolto l'eredità dinastica e hanno proseguito la lotta, portando alladistruzione completa un popolo e una nazione.

I suoi nemici, oltre i confini di Israele e alcuni decenni più tardi, dopoaverlo sconfitto nella carne, lo hanno sconfitto nelle idee, gli hannoplagiato il nome e si sono chiamati chrestianoi, cristiani. Una colossalebeffa del destino. Mentre il Rotolo della Guerra aveva predetto ladistruzione di Assur dei Kittim (Roma) e lo splendore della figlia di Sion(Yerushalem), gli sviluppi della storia al posto del regno di Yahwehhanno fatto nascere la chiesa romana, Gerusalemme è stata rasa alsuolo e Roma, mentre a Qumran non rimanevano che silenziosebriciole di pietra, ha travalicato i secoli come gloriosa capitale di ungigantesco impero.

Così, per quella che possiamo senz'altro definire una immensa fortuna

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per tutto il genere umano, al posto del fondamentalismo etnicoreligioso degli ebrei esseno-zeloti ha trionfato in tutto l'occidentel'universalismo spirituale pensato da San Paolo. Il quale, seppur congravi difficoltà, contraddizioni e ipocrisie, ha senz'altro aiutato il mondoa liberarsi da certe barbarie del passato per muoversi verso unconcetto del diritto fondato sull'uguaglianza e sulla giustizia (lungidall'essere pienamente acquisito). Il Jeoshua ha Nozri, l'uomo verodella storia, che inneggiava, come un moderno terrorista islamico, alladistruzione fisica del nemico spirituale e politico, è stato sconfitto dalGesù Cristo, prodotto della fantasia teologica, che insegna a porgerel'altra guancia. E di ciò non possiamo che ringraziare il cieloaugurandoci, naturalmente, che all'idea possa un giorno seguirel'applicazione.

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