cerimoniale santo sepolcro 24092013
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Un saggio del Dott. Carmelo CataldiTRANSCRIPT
Cerimoniale e ritualità
dell'Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme
Sommario: 1. Introduzione. 2. Il cerimoniale dell'OESSG attraverso i secoli. 3. I prodromi: la processione e il corteo. 4. Le cerimonie proprie dell'Ordine: le Cerimonie religiose. 4.1 La Veglia d'Armi. 4.2. L'Investitura. 4.3. Le preghiere. 4.4. Le ricorrenze e festività dell'Ordine. 4.5. I ricevimenti e conviviali dell'Ordine. Gli Inviti 5. Le cerimonie non dell'Ordine: Cerimonie religiose e laiche. 5.1. Le funzioni in onore dei membri dell'Ordine trapassati. 6. L'etichetta: i rapporti tra membri dell'Ordine. 6.1 L'uso degli appellativi. 7. L'uso dello Stemma e dei simboli dell'Ordine. 7.1. La carta intestata. 7.2. I biglietti da visita. 7.3. Le pubblicazioni. 7.4. I rapporti con i media. 8. L'uso e la tenuta dell'Uniforme. 8.1. Gli abiti da cerimonia e la loro tenuta. 9. Le decorazioni ed il loro uso.
Appendice: Ordine di Processione, Ordine di Corteo, Cerimoniale Liturgico della Veglia d'Armi e di Preghiera, Cerimoniale Liturgico dell'Investitura, Preghiera del Cavaliere e della Dama Preghiera di Nostra Signora di Palestina, Preghiere e Canti, Promessa degli Investendi, Tabelle riassuntive sull'uso degli appellativi, Tabella riassuntiva sull'uso delle decorazioni.
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1. Introduzione.Nella Cavalleria originaria e poi in quella onorifica la ritualità è stata un aspetto
centrale del cerimoniale, costituendone quasi sempre il fulcro essenziale, sia sotto
il profilo formale che quello sostanziale.
La ritualità, nel mondo cavalleresco, fa riferimento specifico a due attività ben note
anche a coloro che sono fuori da un circuito di conferimento degli onori e di
qualsiasi attività filologica e storica sulle crociate e dunque di quello particolare
della cavalleria cristiana e cioè la Veglia d'Armi e l'Investitura.
E' stato proprio attraverso la nascita e lo sviluppo di queste due essenziali attività,
a metà tra il misticismo e l'elitarismo, propedeutiche alla formazione e all'ingresso
del cavaliere cristiano nel proprio Ordine, che all'interno di ogni istituzione
cavalleresca si è formata una specifica e consolidata ritualità, la quale ha
consentito la nascita di un proprio cerimoniale, inteso come somma di
comportamenti e precedenze, sia interni che esterni, all'Ordine di rispettiva
appartenenza.
Agli albori della cavalleria cristiana (XI-XII secolo d.c.) la ritualità era comune a
tutti gli Ordini, soprattutto agli Ordini religiosi e combattenti, che in Terra Santa
ebbero un loro terreno fertile, per l'unicità dei propri fini (la liberazione della Terra
Santa e la propagazione della fede cristiana) e la contiguità territoriale e politica.
Comune a tutti gli Ordini “palestiniani”, e nei secoli tenuto in grande
considerazione, fino a giungere ai nostri giorni quasi immutato nei suoi tratti
essenziali, è stato l'addobbamento1, termine, di origine francofona che trae origine
da dubban, che stava ad indicare l'atto di "colpire", sulla guancia con la mano
(principalmente col rovescio) o sulla nuca e poi sulle spalle, con il piatto di una
spada, del cavaliere più anziano verso il neo cavaliere.
Forse il tocco con la spada è molto più conosciuto in quanto è quello che
maggiormente si è radicato ed è presente, soprattutto ai nostri giorni, poiché lo
vediamo in quasi tutte le cerimonie di “investiture” o di creazione di cavalieri dei
vari Ordini; anche l'atto dell'imposizione delle mani sulle spalle del novizio o
quello più plateale dello schiaffo, come ultima offesa ricevuta da colui che non
1 L'addobbamento (o vestizione) manifestazione esteriore della cavalleria militante e prova di un nucleo sociale e militare, che a partire dall'XI sec. d.c. diventa componente essenziale di ogni esercito, ritagliandosi così un forte ruolo nella cultura sociale e politica dell'Europa, può essere considerato come il rito d'iniziazione del cavaliere attraverso cui il novizio era armato e introdotto nel novero dei cavalieri del proprio Ordine.
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deve più commettere e permettere alcuna ingiustizia2, sono gesti che sono stati per
secoli presenti nel circuito storico cavalleresco della cristianità.
In particolare il rito della vestizione ha assunto, sin dall'inizio della cavalleria
cristiana, un aspetto tipico di sacralità e civismo essendo il cavaliere chiamato, in
un ambito fortemente legato alla spiritualità e indicato come societas christiana, a
svolgere una funzione regolatrice dei rapporti interpersonali e della pace sociale,
attraverso una crescente sensibilità cristiana e ciò in un momento storico
particolare di assenza totale di potere pubblico.
Insomma la Chiesa, oltre a farsi carico dell'iniziativa della liberazione della Terra
Santa, si premurò anche di formare, su un modello sociale di cavaliere pre-
esistente, un soggetto cavalleresco, marcatamente di profilo monastico-militare, a
cui affidare, in nome di Dio, una funzione di protezione e di tutela della quiete
pubblica, secondo quei canoni e quei principi morali ed etici specifici della
cristianità.
Quindi, come poteva essere la ritualità della creazione di un cavaliere cristiano
scevra da una componente fortemente religiosa e cristiana, quando la mission e le
motivazioni stesse del novello cavaliere erano, e lo sono tuttora, impregnate di
un'aspirazione di così alto valore etico e sociale?
La componente religiosa sin dalle origini della cavalleria cristiana ha avuto una sua
specifica valenza nella ritualità dei rispettivi Ordini cavallereschi, sia nella prima
fase originaria degli Ordini monastici-combattenti (Giovannitti, Templari,
Teutonici e Cavalieri del Santo Sepolcro) che in quella in cui questi hanno
ripiegato su una funzione necessariamente più onorifica e di solidarietà sociale.
Questa tradizione intrisa di misticismo religioso è tuttora viva nel così detto rito
della Veglia d'Armi, praticato, secondo una ferrea e quasi immutata ritualità,
ancora oggi, solo dal Sovrano Militare Ordine di Malta (solo per talune categorie) e
dall'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
E' proprio attraverso questo rito catartico che il novizio si appresta a ricevere,
come i suoi illustri predecessori, quella mission di cui si ritiene e lo ritengono
2 Rito magistralmente ripreso dal regista Ridley Scott nel films Le crociate – Kingdom of haven nel 2005, in cui Baliano di Ibelin crea cavaliere un giovane combattente con uno schiaffo e la seguente frase : “ Non abbiate timore innanzi ai vostri nemici, siate impavidi e retti così che Dio possa amarvi, dite il vero… anche se vi conduce alla morte, salvaguardate gli indifesi, è il vostro giuramento. Sorga un cavaliere!”.
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degno gli altri membri dell'Ordine che lo ricevono attraverso l'addobbamento o
vestizione.
Sarebbe improponibile, oggi, un'investitura di spiccata connotazione etico-sociale
priva di una base profondamente religiosa e soprattutto religiosa cristiana e non
collegata al proprio retaggio storico e spirituale.
Non è mai esistita un'uniformità nel cerimoniale cavalleresco, che, peraltro, è stato
un prodotto molto variegato ed elaborato, ottenuto in forma deduttiva da una
prassi costante nei secoli, in tutti gli Ordini di cavalleria passati e presenti e che
tuttora evidenzia elementi di evoluzione formale, a seguito della molteplicità dei
singoli riti adottati da ogni Ordine, sia cavalleresco che di merito.
Poiché la finalità di questa monografia è quella di dare una completa immagine di
quello che è il cerimoniale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme, che non è solo rappresentazione dell'esteriorità e dei formalismi
dell'istituzione cavalleresca, ma anche della sostanziale tradizione storica-
cavalleresca e della sua “regola di vita”, religiosa ed etica, è ovvio che lo sviluppo
filologico della stessa partirà proprio dalla ritualità della Veglia d'Armi e
dell'Investitura, per terminare con gli usi ed i costumi tipici dell'Ordine nella vita
comune di società.
2. Il cerimoniale dell'OESSG attraverso i secoli.L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, come il Sovrano Militare
Ordine di Malta ha mantenuto, nei secoli, in tutti i suoi aspetti religiosi e
cavallereschi e soprattutto in quelli pratici legati ai suoi riti, un carattere
fortemente ancorato alla tradizione.
Nel tempo, a partire dal XIV secolo, l'O.E.S.S.G. (acronimo dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme) ha visto nei propri riti di creazione dei
cavalieri una graduale evoluzione, sia sotto il profilo soggettivo che oggettivo, in
cui gli elementi religiosi ed etici si sono posti come collante dell'intrinseco sentire
del novizio prima e del cavaliere dopo.
Tracce della formulazione della Veglia d'Armi e del rito d'Investitura, come
strumenti tipici dell'Ordine nel creare Cavalieri, e in cui religione ed elemento
cavalleresco sono un tutt'uno, risalgono nel tempo, e ciò è riscontrabile dalla
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presenza inconfutabile di elementi di fatto storicamente documentabili, fin dal
XIV secolo.
La primissima testimonianza di quella che sarebbe continuata, da un determinato
periodo in poi, ad essere una ritualità che ancora oggi è rimasta, nei suoi tratti
principali, essenzialmente immutata, ci perviene attraverso la testimonianza di
Guglielmo di Boldensel3 “eques auratus Hierosolymitanus”4 del 1336 nella sua
opera Liber de quibusdam ultramarinis partibus et praecipue de terra sancta,
che anticipò cronologicamente di qualche anno quella del Mandeville5 e che
riferisce della pratica dell'investitura di nuovi cavalieri sulla tomba del Santo
Sepolcro in questo modo: “Dopo la Messa, io feci cavalieri due gentiluomini sul
Sepolcro cingendo loro la spada e osservando le altre formalità che sono d’uso
per ricevere l’Ordine della Cavalleria.”.
Quanto riferisce l'autore è pochissimo in termini statistici, ma sufficiente a far
capire che ancora, seppur da essa appena acquistato6 il possesso legale di alcuni
luoghi santi e la possibilità di officiare riti sul Santo Sepolcro, quella che sarà poi la
Custodia Francescana in Terra Santa, era assente, infatti solo nel 1342 il Papa
Clemente VI, con le Bolle Gratias agimus e Nuper carissimæ, approvò questa
nuova entità, presidio della cristianità nel cuore dell'islam.
Quello che però rileva in maggior misura è che fino ad allora i Cavalieri del Santo
Sepolcro venivano creati da altri Cavalieri dell'Ordine stesso, sull'altare della
chiesa, o proprio sul Santo Sepolcro di Gesù Cristo, secondo il costume della
cavalleria antica, cioè cingendo la spada e calzando gli speroni, ripetendo ritualità
comuni ad altri Ordini di cavalleria7, ad opera, normalmente, del cavaliere più
anziano presente nei confronti del più giovane ammittendo.
3 Guillaume de Boldensele fu un frate domenicano nato in Germania (nella Bassa Sassonia) nel 1285 e morto nel 1339. Egli documentò nel 1336 il viaggio fatto in terra Santa, in Egitto e nella Penisola del Sinai tra il 1333 nel 1336, unitamente a due suoi amici, Heinrich von Braunschweig-Grubenhagen et Ludolf von Sudheim, che si suppongono essere i due cavalieri creati sul Santo Sepolcro e citati nel testo che egli preparò per il cardinale Hélie de Talleyrand Périgord, tradotto poi in francese nel 1351 da un altro frate, Jean le Long d'Ypres.
4 Jean du Plan de Carpin, Relation des Mongols ou Tartares, Paris 1838, pag. 33.5 Sir John Mandeville, nobile inglese originario della regione di Saint Alban. A suo dire avrebbe
compiuto, tra il 1322 e il 1356, un lungo viaggio in Oriente riportato in un libro in lingua francese dal titolo “Voyage d'outre mer” e pubblicato tra il 1357 e il 1371.
6 Seppure risulta provato storicamente, tra il 1322 e il 1327, la presenza dei Francescani al Santo Sepolcro, il loro definitivo insediamento si ebbe solo grazie all'intervento economico del re di Napoli, Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca, i quali nel 1333 acquistarono, per loro conto dal Sultano d’Egitto, il Santo Cenacolo e il diritto a svolgere celebrazioni al Santo Sepolcro di Gerusalemme.
7 L'autore non fa cenno agli speroni, ma si ritiene che lo stesso non abbia fatto riferimento a questo passaggio perché fatto rientrare tra le “altre formalità che sono d’uso per ricevere l’Ordine della Cavalleria”.
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Il Mandeville, in proposito, non riferisce di alcun rito d'investitura o creazione di
cavalieri sul Santo Sepolcro ma riporta qualcosa, che se fosse degno di credo8,
potrebbe essere di grande importanza nell'ambito dell'esegesi delle fonti e della
storia dell'OESSG e cioè: “ Nella chiesa del Santo Sepolcro soleva esserci canonici
dell'ordine di Sant'Agostino che aveano un priore, ma il patriarca era il loro
sovrano”9.
Si capisce bene, dalle fonti in possesso oggi, che si potrebbe trattare di un abbaglio
del Mandeville l'aver scambiato i francescani, che già nel 1322 erano presenti in
Terra Santa, con i canonici del Santo Sepolcro10 perchè se fosse diversamente
dovremmo rivedere la cronologia degli eventi in merito alla presenza dell'Ordine,
anche solo nella sua forma canonica presso il Santo Sepolcro, tenendo ancora a
mente che anche il Sudheim richiama la presenza di canonici del Santo Sepolcro
nella sua opera ma perchè chiama canonici anche i monaci armeni della Città
Santa, nonché tutti quelli che ufficiavano a suo tempo nel Santo Sepolcro11.
E' soltanto Niccolò da Poggibonsi, il quale non fa alcun cenno a investiture e
cerimonie varie all'interno della chiesa del Santo Sepolcro al di fuori dei riti sacri,
che finalmente dà contezza esatta sulla presenza dei membri dell'Ordine
Francescano di cui faceva parte: “..in quel tempo che dentro dimorai alla chiesa,
che furon ben quatro mesi; però che ci stanno sempre di nostro ordine, cioè de'
frati minori;”12.
Solo nel XV secolo si hanno informazioni certe e più pingue sulla creazione dei
Cavalieri del Santo Sepolcro, in un momento in cui ancora i francescani non
avevano il monopolio delle investiture, come ci riferisce Luchino da Campo nella
cronaca del viaggio del marchese Nicolò d'Este in Terra Santa nel 1413,
confermando che queste venivano fatte sempre ad opera dei cavalieri più anziani
nei confronti degli ammittendi.
In questo caso fu proprio il marchese d'Este che il 17 maggio del 1413 creò cinque
8 Molti autori sono scettici sull'autenticità del Mandeville sia come personaggio effettivamente esistito che su quanto da lui stesso descritto nell'opera “I viaggi di Sir John Mandeville”.
9 John Mandeville, I viaggi di Sir John Mandeville, 1322, cap. X. 10 Questi avevano come regola quella agostiniana e come superiore un Priore e il Patriarca di
Gerusalemme, il quale, da dopo la conquista di Gerusalemme ad opera del Saladino, ad eccezione di una breve parentesi dal 1229 al 1244, in occasione della restituzione della Città Santa ai Franchi, solo nel 1847 potrà ritornare definitivamente a Gerusalemme.
11 Ludolph de SUDHEIM, Itinerarium (De itinere Terrae Sanctae), testo in lingua tedesca pubblicato nel Reyssbuch dess heyligen Lands di Sigmund FEYRABEND, Franckfurt, 1584 in fol. pag. 450 b.
12 Frà Niccolò da Poggibonsi, Libro d'oltramare, pubblicato da Alberto Bacchi della Lega, Bologna, 1881 lib. I pag. 98.
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cavalieri13 nel seguente modo : “ Et nota che a la terza messa che fu dicta sopra il
Sancto Sepolchro, furno facti li cavallieri in fra scriti, per le mani del prefato
Signore marchexe, datoli prima il sacramento usato con le usate cerimonie,
cingendoli la spada:”14.
Il rito si trova all'interno di un cerimoniale in cui sono determinanti la ritualità
religiosa e l'aspetto spirituale della cerimonia, tanto che : “Et facto questo acto del
sacramento et del cingerge la spada , andessemo suso al monte Calvario et lì,
dinanti a quello sanctissimo luocho, il prefato Signore calzò li speroni, dicendoli
che sempre si arecordessino dove havevano recevuto questo ordine della
cavaleria.”15.
Una seconda testimonianza, del fatto che i francescani ancora non avessero
potestà, o quanto meno titolo pieno, all'esercizio del rito dell'investitura, viene
dalla descrizione del viaggio fatto in Terra Santa da Nompar II, Signore di
Caumont, il quale viene creato cavaliere sabato 8 luglio 1419 nel seguente modo 16:-
“Io dimorai tutta la notte davanti al Santo Sepolcro e mi confessai. Quando
venne il giorno seguente era un sabato, l'otto del mese di luglio del 1419, io entrai
in questa cappella ove era il Santo Sepolcro per ascoltare la messa di
Monsignore san Giorgio. Quando essa fu terminata e ebbi ricevuto Nostro
Signore, il buon cavaliere che ho già nominato mi dona l'ordine di cavalleria e mi
cinge della spada e degli speroni dorati. Egli mi colpisce con cinque colpi, in
onore delle cinque piaghe di Nostro Signore e uno in onore di Monsignore San
Giorgio. Dopo, il fratello religioso che aveva cantato la messa e che era ancora
vestito dei suoi abiti sacerdotali, e il cavaliere mi porgevano la detta spada tutta
nuda in mano, mentre che stavo inginocchiato, dicendo le seguenti parole: - che
io prenda questa spada in onore e riverenza di Dio e del mio signore San Giorgio,
per mantenere e difendere la Santa Chiesa e combattere i nemici della fede.
Allora la deponevo nel fodero di che avevo cinto.
Tra l'altro, mi hanno fatto promettere e giurare sei cose sul detto altare del Santo
Sepolcro prima di sei cose dette altare del Santo Sepolcro, come è d'uso a tutti
13 Questi furono: messer Piero Rosso, messer Francesco da Lonà, messer Feltrin Boiardo, messer Tomaxo di Contrari e messer Alberto dalla Salla, seppur era già stato in precedenza fatto cavaliere; Luchino da Campo, Viaggio del marchese Nicolò III d'Este in Terrasanta, 319, 320, 321, 322, 323, pag. 61, introduzione di Caterina Brandoli.
14 Luchino da Campo, Viaggio del marchese Nicolò III d'Este in Terrasanta, 318, pag. 61 introduzione di Caterina Brandoli.
15 Luchino da Campo, Viaggio del marchese Nicolò III d'Este in Terrasanta, 324, pag. 61 introduzione di Caterina Brandoli.
16 Voyage d'oultremer en Jhérusalem, pag. 50-52 , da Voyage d'oultremer en Jhérusalem par le Seigneur de Caumont, par le Marquis de la Grange, Paris, 1868.
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coloro che in questo luogo sacro, prezioso e degno prendere l'ordine di cavalleria.
Le quali cose predette si eseguirono.
Ecco i voti che fanno i cavalieri del Santo Sepolcro di Nostro Signore in
Gerusalemme e che io, Nomper, signore di Caumont, di Chateauneuf, di Château
Cullier e Berbéguières, ha fatto per il piacere di Dio, l'ottavo giorno di luglio
dell'anno dell'Incarnazione 1419: Primo, essi promettono di mantenere e
difendere la Santa Chiesa Secondo, di aiutarla con tutta la forza a conquistare la
terra Santa Terzo, di mantenere e difendere il suo popolo e fare giustizia Il
quarto, di mantenere santamente il proprio matrimonio Il quinto, di non essere
in luogo e posto di fare un tradimento Il sesto, di difendere e mantenere le vedove
e gli orfani.
Dopo che Nostro Signore Gesù Cristo mi ebbe fatta la grazia di aver fatto e
compiuto le suddette cose, io feci mettere la bandiera con le mie armi tutte
dispiegate nella chiesa del santo Sepolcro. Per conoscenza uno scudo d'azzurro a
tre leopardi d'oro unghiati di rosso e coronati d'oro, la quale fu messa accanto
alle armi del re d'Inghilterra.
E quando venne l'ora di prima, i Saraceni vennero alla porta della detta chiesa
santa e io, avendo compiuto interamente per la grazia di Nostro Signore quello
che io volevo e desideravo ardentemente, me ne ritornai a cenare al mio alloggio
in città.”.
L'aver riportato per intero il resoconto del rito d'investitura, fatto dal diretto
interessato, rivestirà notevole importanza più avanti quando si avrà modo di
confrontare il predetto con quelli successivi, così da permettere di valutare quale
evoluzione formale abbia avuto nel tempo una ritualità che oggi sembra scontata e
statica.
E' bene qui precisare che l'attività di creazione dei Cavalieri del Santo Sepolcro
rivestiva, allora, carattere di segretezza in quanto i luoghi erano sotto il controllo
territoriale dei vari governatori musulmani dell'epoca, i quali non avrebbero
permesso che si creassero, sul proprio suolo, dei cavalieri che avessero tra i loro
compiti principali quello “ di aiutare la Santa Chiesa e aiutarla con tutta la forza
a conquistare la Terra Santa”!
Difatti, quasi tutti gli autori del periodo, che va dal XIV al XVII secolo d.c., in
diversi modi fanno intendere che le varie cerimonie, di carattere cavalleresco,
all'interno del Santo Sepolcro, venivano fatte in tutta segretezza, come per esempio
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ricorda frà Bernardo di Breydenbach, canonico di Magonza17, il quale racconta che
all'alba del 16 luglio del 1483, dopo aver trascorso la notte nel Santo Sepolcro, :
“diversi dei nostri pellegrini nobili presero l’ordine della cavalleria osservando le
cerimonie e i riti stabiliti, in modo secreto perché gli infedeli non li permettono.
Acquistarono così la dignità cavalleresca. Terminate queste cerimonie, i Frati
Minori celebrano la Messa nel Sepolcro del Signore”.
Conferma del carattere di segretezza della cerimonia di creazione dei cavalieri, per
timore delle reazioni dei musulmani, se avessero scoperto un'attività di tal genere
all'interno dei propri territori, ne da conto, esattamente un secolo dopo, anche il
Zullardo:- “E perchè tre della nostra compagnia, dei quali indignissimo fui l'uno,
desideravamo e abbiamo ottenuto quel bene, e quel honore d'esser fatti
Cavallieri (cosa veramente di grand'istruttione e devotione, ed che si fa il più
secretamente che si può, dubitando che per invidia, gl'altri Christianazzi no ne
facciano riporto al Turco, ed egli adoperi la sua malitia ordinaria, per cavar
denari)...”18.
Ancora nel 1615 serie preoccupazioni, circa eventuali ritorsioni ad opera del Turco,
in caso di notorietà della creazione di Cavalieri del Santo Sepolcro a Gerusalemme,
affliggevano i pellegrini che si portavano sul Santissimo sacello per essere fatti
cavalieri: “ ...e perchè quest'ordine si da con ogni secretezza possibile, acciò non
venga a notizia del Turco, che vi farebbe pericolo grandissimo della robba e della
vita,”19.
La segretezza comunque, a prescindere dalle motivazioni economiche
rappresentate dal Zullardo, era funzionale prettamente alla sicurezza personale e
rapportata ad equilibri sociali e religiosi instauratisi con lo status quo in cui la
convivenza tra cristiani e musulmani era, come lo è ancora oggi in quei territori,
legata strettamente al credo religioso.
Comunque proprio il Zullardo dà la possibilità di conoscere, attraverso la
rendicontazione del proprio viaggio e dunque della sua creazione di Cavaliere del
Santo Sepolcro, quale fosse in quel tempo il rito d'investitura ed il cerimoniale
adottato dalla “Guardiania”, che ne aveva di fatto e di diritto ormai la completa
autorità per procedere all'investitura secondo i riti propri dell'Ordine ed il cerimo-
17 Peregrinationes in Terram Sanctam del 1486.
18 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma 1587, pag. 214.19 Gio Paolo Pesenti, Viaggio di Gerusalemme, Bergamo, 1615, pag. 75.
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niale liturgico previsto20.
Ecco i tratti più salienti che possono fornire al lettore quei parametri di confronto
con gli altri rituali precedenti e futuri: “ … a gli otto di Settembre, il giorno della
Natività della Madonna, ed essendo noi quivi, furono fatte le ordinarie visitationi
e stationi, per guadagnar l'Indulgenze; Poi dopo il matutino all'hora che si può
dire la mesa, il sudetto Reverendo Padre, in persona s'apparecchio, e si vestì
d'ornamenti Pontificali, con la Mitra in testa, e con il Baston Pastorale in mano;
e facendo una processione solenne, intorno al Santo Sepolcro, ed alla fine vi si
entra e si celebra la detta messa, poi comunica i futuri Cavallieri, ed altri che lo
vogliono; ed il tutto finito, chiama dentro i detti cavallieri, et gli fa mettere in
ginocchione dinazi il S. Sepolcro; e gli renova le propositioni, ed istruttioni fatte
prima, co una piccola essortatione, tale, o simile, in sustanza, come seguita.”21.
In quest'occasione, e per la prima volta, si registra un rituale officiato
essenzialmente ad opera del Padre Guardiano del Santo Sepolcro, mentre nel
precedente, quello descritto dal Numpar, la presenza dei frati minori era rilegata
solo all'aspetto religioso del rito, in quanto ancora permaneva l'usanza di essere
addobbati da altro cavaliere, precedentemente creato.
“Tale come è detto, o simile essortatione fatta: il R.P. Legge gli statuti ed
osservationi, ai quali è sogetto, ed obligato a mantenergli il Cavalliere, quasi
tutti contenuti in ciò ch'é detto di sopra, poi le interrogationi, risposte et
giuramenti ordinari, fatti sopra il S Sepolcro, con belle, e devote cerimonie,
preghi, e benedittioni, dà e fa mettere a i Cavallieri, prima i speroni dorati ai
piedi, e la Spada similmente indorata(la quale alcuni son d'opinione, che sia
stata di Gotifredo di Buglion) al lato, poi una Catena d'oro (alla quale pende una
croce che si bacia) al collo, e repiugliando la detta spada, gli fa inchinare la testa
sopra quel santissimo Sepolcro, e gli dà il colpo del Cavallierato: finite tutte
queste cerimonie, si rifa di nuovo la processione, e si canta, il Te Deum
laudamus;”22.
Quello che in questo cerimoniale si evidenzia, rispetto al precedente, è la ricchezza
della ritualità religiosa a discapito di quella formale e cavalleresca, differenza che
20 Il 1° agosto del 1561 Pio IV aveva emanato la bolla con cui aveva confermato i privilegi e le facoltà in capo al Custode di Terra Santa, tra cui, per delega quello di creare Cavalieri del Santo Sepolcro nella chiesa ove esso è custodito. Privilegi e facoltà che aveva già concesso papa Alessandro VI nel 1496, papa Leone X il 4 maggio 1515 e papa Clemente VII nel 1525.
21 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma, 1587, pagg. 214-215.22 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma, 1587, pagg. 221-222.
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sarebbe meglio compresa se si potesse riportare quella parte intermedia di
esortazioni di ordine morale ed etico fatte dal Padre Guardiano, in cui, peraltro,
vengono indicate le regole e le costumanze del buon Cavaliere dell'Ordine del
Santo Sepolcro, a cui esso doveva essere votato e rispettoso.
E' bene precisare che già nel 1483 i francescani creavano Cavalieri del Santo
Sepolcro, con un rituale poco difforme da quello citato dal Zullardo, in cui erano
anche presenti le “commendationi”, ovvero ragguagli su cosa fosse la militia di cui
si entrava a far parte, rammentando, oltremodo, quali dovevano essere i doveri
morali e religiosi del cavaliere, per far si che non si recasse danno al lustro secolare
dell'Ordine del Santo Sepolcro.
Di tale stato, nella sua opera ne fa menzione il Felicis Fabri che, nel descrivere la
creazione di alcuni cavalieri di origine tedesca, ad opera di altro cittadino tedesco,
fra Giovanni di Prussia, peraltro non Padre Guardiano della Custodia, ma come
indicato Procurator Fratrum montis Syon, inserisce il seguente paragrafo
composto da 40 raccomandazioni23: Commendatio militiae sancti sepulcri et
praeminentiae illorum militum super omni mundi milites.
Per inciso, fra queste raccomandazioni emerge, per importanza, e per la prima
volta, quella(XL) in cui si fa presente che il milite dell'Ordine del Santo Sepolcro
ha preminenza sugli altri militi dei restanti Ordini della Santa Romana Chiesa: “Ex
his patet praeeminentia militum sancti sepulcri supra alios milites”24.
Finalmente, ad opera del Padre Guardiano francescano dei luoghi santi, fonte in
questo caso originaria ed autentica, nel 1623, si istituzionalizza il cerimoniale
relativo alla creazione dei Cavalieri dell'Ordine del Santo Sepolcro di
Gerusalemme.
E' proprio questo, nella persona di frà Tomaso Obicini da Novara, che dà alle
stampe il cerimoniale della creazione dei Cavalieri del Santo Sepolcro sotto il titolo
di “ Incipit forma instituendi, seu ordinandi Milites, & Equites sancitissimi
Sepulchi Domini Nostri Iesu Christi Ierosolymis25“, divenendo questa la formula
principale, per oltre 2 secoli, della ritualità francescana e pietra fondante per
23 Fra Felicis Fabri, Evagatorium in terrae Sanctae, Arabiae et Egipty, Peregrinationem, edizione Conrado Dieteric Hassler, Stuttgart,1846 Vol. III pagg. 5-13.
24 Fra Felicis Fabri, Evagatorium in terrae Sanctae, Arabiae et Egipty, Peregrinationem, edizione Conrado Dieteric Hassler, Stuttgart,1846 Vol. III pag. 13.
25 Frà Tomaso Obicini da Novara Forma instituendi seu ordinandi milites et equites Sanctissimi Sepulchri Nostri Iesu Christi Ierosolymis - Venetis, MDCXXIII, pagg. 83-86.
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quella formalità rituale successiva alla riforma del 184726, anno in cui si dava
delega al Patriarca di Gerusalemme, ritornato in quella città, essendo stato
riattivato il Patriarcato, di amministrare l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme, in ossequio e nel rispetto del volere del suo fondatore Baldovino I.
Questo cerimoniale francescano, “edito” da frà Tomaso da Novara, viene peraltro
riportato integralmente anche dal cavaliere Don Aquilante Rocchetta, che facendo
un pellegrinaggio in Terra Santa, venne creato Cavaliere sul Santo Sepolcro
secondo la ritualità prevista, riportata dallo stesso integralmente27 e preceduta da
un sermone28, ad opera del Padre Guardiano, allora delegato del Papa per il Gran
Magistero. Questo cerimoniale d'investitura terminava con un “Ordo
Porcessionis”29 e Litanie varie30 che seguivano la vera e propria fase di creazione
dei cavalieri.
Esso rimane, nella sua architettura religiosa e cavalleresca, quasi intatto anche
nell'ultima elaborazione avvenuta a seguito della riforma moderna voluta dalla
Sacra Congregazione dei Riti del 25 luglio 1962, rivisitata definitivamente il 17
giugno 1986.
E' opportuno ricordare che, mentre la sacra Congregazione dei Riti ha sancito il
rituale liturgico, religioso e cavalleresco, è solo nel 200631 che il Gran Maestro
disciplina un cerimoniale vero e proprio dell'OESSG in cui inserisce quegli
elementi che fino ad allora erano anche estranei al “cerimoniale” antico, ma che
adesso si rendono necessari a causa del contesto mutato, anche sotto il profilo
civile comune.
3. I prodromi: la processione e il corteo.Prima di inoltrarci nella vera e propria ritualità e nel cerimoniale odierno
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è bene qualificare e
26 Papa Pio IX aveva emanato in quell'anno la bolla Nulla Celebrior .27 Don Aquilante Rocchetta, Peregrinatione di Terra Santa ed altre provincie, Palermo, 1630,
pagg. 397-401.28 Don Aquilante Rocchetta, Peregrinatione di Terra Santa ed altre provincie, Palermo, 1630,
pagg. 395-397.29 Don Aquilante Rocchetta, Peregrinatione di Terra Santa ed altre provincie, Palermo, 1630, pagg.
401-413.30 Don Aquilante Rocchetta, Peregrinatione di Terra Santa ed altre provincie, Palermo, 1630,
pagg. 414-417.31 Norme di comportamento approvate da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale
Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme - Roma il 15 settembre 2006.
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individuare quelli che sono i prodromi religiosi e cavallereschi del cerimoniale e
cioè la Processione e il Corteo, ambedue già presenti e ampiamente illustrati
all'interno di quelle che sono le Norme di Comportamento decretate dal Gran
Maestro nel 2006.
La Processione rappresenta quella parte, essenzialmente di natura religiosa, del
cerimoniale che nelle Norme di Comportamento viene qualificata come: “ una
sfilata ordinata di fedeli con la partecipazione del Clero e in cui le personalità più
importanti, in genere rappresentate dal Clero, chiudono la stessa, precedute, in
ordine decrescente di importanza verso l’inizio della Processione, dagli altri
partecipanti”, in cui la partecipazione è riservata esclusivamente ai membri
dell'Ordine.
Di conseguenza, in occasione di cerimonie religiose dell'Ordine, i famigliari e gli
ospiti non parteciperanno alla Processione, ma si sistemeranno nei banchi ad essi
riservati, direttamente nelle navate della chiesa.
Nelle processioni dell'Ordine, come in qualsiasi altro tipo di processione, esiste un
ordine che potremmo già definire come un protocollo atipico e interno dell'Ordine
stesso in cui il Cardinale Gran Maestro o il Gran Priore dell’Ordine, oggi il
Patriarca Latino di Gerusalemme32, chiuderà la Processione, mentre il Clero, che
precederà il Gran Maestro, sarà a sua volta preceduto da tutti gli altri membri
dell'Ordine, che a loro volta si posizioneranno in ordine decrescente d'importanza,
come indicato nell'elenco delle precedenze33.
Nel caso in cui la Processione abbia un tono diverso da quello solenne, per
l'assenza del Cardinale Gran Maestro o del Gran Priore il Patriarca Latino di
Gerusalemme, e l'autorità religiosa più elevata si identifichi nel Gran Priore della
Luogotenenza, le norme protocollari del 2006 indicano che la Processione dovrà
essere chiusa dalle cariche più elevate presenti, anche se laiche, e precisamente dal
Governatore Generale, dai Membri del Gran Magistero, Luogotenenti e poi il Gran
Priore di Luogotenenza, preceduto dal Clero, ad eccezione del caso in cui il Gran
Priore di Luogotenenza sia un Cardinale, ovvero il Cardinale Gran Maestro abbia
delegato a presiedere la celebrazione un altro Cardinale e per cui, in rispetto della
funzione e della carica, si lascia allo stesso la posizione di chiusura della
Processione, preceduto dal Clero.
32 Art. 18 dello Statuto dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme dell'8 luglio 1977.33 Appendice II dello Statuto del 1977 Cenni di araldica precedenze uniformi ed insegne
dell'Ordine, Titolo I, Cenni di araldica e precedenze; Art.4 (Elenco delle precedenze).
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Al termine della cerimonia, e quindi nel caso di una processione con la presenza
del Clero, perché altrimenti si tratterebbe di un corteo (questo avviene nel caso in
cui il Clero si stacchi autonomamente dalla funzione) i Cavalieri e le Dame, si
porranno longitudinalmente ai lati del percorso di accesso alla sagrestia per far
defluire il Clero e mostrare il proprio deferente atto di saluto al Celebrante.
Per Corteo, invece, sempre secondo le Norme di Comportamento del 2006, deve
intendersi una sfilata ordinata di fedeli senza la presenza del clero, tenendo in
debito conto che le posizioni sono invertite rispetto alla Processione e cioè, le
personalità più importanti sono posizionate all’inizio dello stesso, seguite, in
ordine decrescente di importanza, dalle altre persone e dunque in prima posizione
vi saranno il Governatore Generale, i membri del Gran Magistero, i Luogotenenti
e, in ordine di carica, e grado decrescente, gli altri membri dell’Ordine, tenendo
conto che le Dame, di norma, nel corteo, si posizioneranno in fondo allo stesso,
mentre nella Processione si posizioneranno all'inizio.
Per entrambe le attività cerimoniali riveste essenziale importanza la figura del
Cerimoniere Laico, che, coadiuvato da altri soggetti indefiniti, provvede alla
formazione sia della Processione che del Corteo, in relazione al grado, alla
funzione e alla dignità e in ultimo anche all'altezza individuale dei partecipanti.
Esistono, all'interno delle Norme di Comportamento, delle indicazioni che sono
comuni alla Processione ed al Corteo e che riguardano oggettivamente tutti i
partecipanti, quali ad esempio la puntualità per la formazione della Processione o
del Corteo e per cui, in caso di ritardo, è previsto che coloro che arrivino ad attività
iniziata non potranno parteciparvi, né farne parte o prendere posto in chiesa tra i
banchi riservati ai Cavalieri ed alle Dame; questo al fine di dare compostezza e
solennità all'evento che invece, in quel modo, si vedrebbe disturbato e sminuito
delle predette qualità.
Questo induce a far si che i ritardatari parteciperanno alla cerimonia inserendosi
tra il pubblico, senza però indossare il Mantello, il Tocco/Velo e i Guanti, che
saranno invece indossati dalle Dame e dai Cavalieri che si trovano già inseriti
all'interno della Processione o del Corteo o tra i banchi della chiesa.
Proprio per mantenere la solennità e la compostezza richieste è necessario che i
familiari e gli ospiti prendano al più presto posto in Chiesa, ordinatamente, senza
sostare nel luogo della formazione del Corteo/Processione, né sul sagrato in attesa
dell’inizio della Cerimonia, mentre all’ingresso della chiesa saranno presenti solo
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quei Cavalieri, con Mantello, Tocco e Guanti, subordinati al Cerimoniere Laico,
che accompagneranno gli ospiti nei posti a loro assegnati.
E' dunque comprensibile la necessità secondo cui durante la Processione/Corteo si
debba mantenere una consona distanza dai membri che precedono, in un'ovvia
simmetria con i Confratelli/Consorelle che si trovano lateralmente o davanti, ed è
altresì superfluo ribadire quanto previsto dalle Norme di Comportamento e cioè
che è necessario: “assumere un atteggiamento dignitoso, evitando cenni di
saluto, conversazioni, ecc.”.
Le norme di comportamento infine prevedono che solo i Cavalieri (le Dame non
dovranno mai togliersi la Veletta in chiesa) e solo quando il Luogotenente,
raggiunta la propria posizione in chiesa, si toglierà il Tocco, anch'essi si
scopriranno il capo, ad eccezione dei Cavalieri con incarico di servizio per le sole
Cerimonie della Veglia d’Armi e dell'Investitura, che manterranno il Tocco per
tutta la durata della cerimonia, scoprendo il capo solo alla Consacrazione del
Corpo di Cristo e all'atto della Comunione che riceveranno.
Sarà sempre il Cerimoniere Laico che al termine della cerimonia costituirà la
Processione o il Corteo, come si è riportato prima, se il Clero dall’altare si porta
autonomamente e direttamente in sagrestia.
Se tutto questo attiene alla cerimonia religiosa dell'Ordine, per i riti della Veglia
d’Armi e dell'Investitura, le posizioni sono invece regolate dal Cerimoniale
Liturgico proprio dell’Ordine e di cui si tratterà più avanti, proprio nella parte
descrittiva dei due riti, in cui le precedenze e il protocollo avranno un'autonoma
configurazione rispetto alla classica cerimonia religiosa o laica.
4. Le cerimonie religiose dell'Ordine.Come accennato, nel precedente paragrafo, sarà compito del Cerimoniere Laico,
nelle cerimonie religiose dell'Ordine, perchè per la liturgia vera e propria sarà
presente quello religioso della sede ove si officia34, sovraintendere a tutta la
34 E' bene precisare che il Cerimoniere è quello previsto dall'art. 27 dello Statuto (Cerimoniere dell’Ordine) Il Cerimoniere dell‘Ordine, scelto dal Cardinale Gran Maestro tra i membri ecclesiastici dell’Ordine: a. cura l’organizzazione delle cerimonie e delle manifestazioni religiose dell‘Ordine; b. assolve i particolari incarichi che il Cardinal e Gran Maestro ritiene opportuno affidargli; c. tratta i problemi concernenti la vita spirituale dell’Ordine, qualora il Cancelliere dell’Ordine sia un laico.Esistono però, a livello di Luogotenenze e di Delegazioni Magistrali (art. 42) anche Cerimonieri Ecclesiastici e Cerimonieri Laici.
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l'attività di coordinamento e controllo, nel rispetto del protocollo e del cerimoniale
previsto per l'occasione.
Egli dovrà necessariamente adattarsi al contesto architettonico della chiesa ove
andrà ad essere officiata la liturgia, ed eventualmente il conseguente rito,
valutando tutto in relazione al contesto esistente ed alle regole predisposte nelle
Norme di Comportamento.
Le eventuali variazioni o accomodamenti richiedono la preventiva autorizzazione
della Luogotenenza, competente territorialmente, la quale valuterà caso per caso
gli aggiustamenti necessari e la loro opportunità, autorizzandone l'applicazione.
Il Cerimoniere, secondo una convenzione del tutto logica, e seguendo la struttura
architettonica classica della tipica chiesa di rito cattolico, farà collocare sul lato
sinistro, prospiciente l'altare, il Luogotenente con ai propri lati le due più alte
cariche dell'Ordine presenti alla cerimonia; dirimpetto, e cioè alla destra
prospiciente l'altare, posizionerà i Membri del Gran Magistero ed i Luogotenenti
delle altre Luogotenenze presenti o, in loro vece, chi li rappresenta, mentre i
rappresentanti di altri Ordini35 verranno fatti accomodare separatamente dai
Dignitari dell'Ordine, ma in posti privilegiati e differenti da quelli occupati da tutti
gli altri partecipanti alla cerimonia.
Osservando sempre la prospettiva dalle navate verso l'altare, il Cerimoniere Laico
riserverà i primi banchi della chiesa, sul lato sinistro, alle Autorità presenti alla
cerimonia mentre quelli retrostanti ai Cavalieri ed i primi banchi, sul lato destro,
alle Dame e quelli successivi, eventualmente, ai Cavalieri dell'Ordine che non
abbiano trovato posto sui banchi di sinistra.
Il Cerimoniere Laico è tenuto inoltre, nelle cerimonie religiose, al controllo
dell'osservanza di alcune regole, di comportamento e d'uso, che tutti i partecipanti
sono tenuti a rispettare all'interno anche del rito religioso vero e proprio, come ad
esempio lo scambio del segno della pace, che deve avvenire solo tra i Cavalieri e le
Dame adiacenti, mentre solo la più alta carica dell’Ordine presente si potrà
35 E' buona norma che il Cerimoniere laico, in relazione alla presenza di rappresentanti di altri Ordini, abbia l'accortezza di valutare la corretta e legittima presenza di appartenenti ad ordini riconosciuti dalla Santa sede o appartenenti ad Ordini Sovrani. E' bene ricordare ai sensi dell'art. 3 dello Statuto dell'Ordine che: “ L’Ordine per la sua natura e per le sue finalità strettamente religiose e caritative è estraneo a qualsiasi movimento o manifestazione di carattere politico. I membri dell’Ordine non possono prendere parte ad attività di enti, organizzazioni ed associazioni, il cui carattere, scopi e programmi siano in contrasto con la dottrina e gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, o appartenere a pretesi Ordini ed Istituzioni di asserito carattere cavalleresco, non riconosciuti dalla Santa Sede o non concessi da Stati Sovrani.”.
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avvicinare al Celebrante per scambiare il segno della pace, sempre che questo
preventivamente acconsenta, e ciò per evitare sbracciamenti inutili, confusione e
atti scomposti; per tale motivo anche alla Consacrazione Eucaristica i Cavalieri e
Dame dovranno tutti inginocchiarsi o altrimenti restare tutti in piedi e fare atto di
riverenza con un inchino.
Per adempiere correttamente a questo compito il Cerimoniere Laico dovrà anche
valutare ipotesi difformi in funzione delle diverse situazioni e circostanze che
potrebbero venirsi a creare e comunicarle preventivamente a tutti i Cavalieri e
Dame che parteciperanno alla cerimonia, come, ad esempio, in caso di mancanza
di un adeguato numero di banchi provvisti di inginocchiatoi, ovvero di posti a
sedere, sarà opportuno che comunichi anzitempo che tutti dovranno rimanere in
piedi piuttosto che avere parte dell'assemblea inginocchiata e altra in piedi o
ginocchioni sul marmo.
Comunque, qualsiasi necessità, che dovesse cerare un comportamento anomalo o
difforme, è bene che sia segnalata al Cerimoniere in tempo utile per ovviare
celermente e anzitempo, come ad esempio la partecipazione di Cavalieri o Dame
anziani e non deambulanti.
Il controllo del Cerimoniere Laico si estende anche altresì ai Cavalieri di servizio
alla cerimonia e, pertanto, avrà cura di accertarsi che gli stessi alla Consacrazione
si tolgano il Tocco e s'inginocchino a terra con il ginocchio destro a terra e che
altresì gli stessi, togliendosi il Tocco (il secondo degli unici due casi in cui è
consentito farlo) siano gli ultimi a ricevere la Comunione, dopo che l'abbiano
ricevuta il Luogotenente, i Dignitari dell’Ordine, i Rappresentanti delle altre
Luogotenenze, gli eventuali Rappresentanti di altri Ordini, i Presidi, i Delegati, i
Cavalieri, le Dame, le Autorità ed i rimanenti invitati.
Un momento particolarmente critico, a cui il Cerimoniere Laico dovrà porre molta
attenzione, è quello successivo alla Comunione in cui lo stesso deve
preventivamente avvisare il servizio d'ordine di condurre, nel modo più agevole e
composto, il rientro nei banchi, indicando, ai partecipanti alla cerimonia, un
determinato percorso, mentre questi devono, senza pretendere di ritornare al
posto precedentemente occupato, eseguire le indicazioni dei Cavalieri preposti al
servizio e poi rimanere inginocchiati (se previsto e specificato) o compostamente
in piedi, al loro posto, sino al termine di questa fase del rito religioso.
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Per ultima, ma non secondaria attività di controllo cui risulta incaricato il
Cerimoniere Laico, ma a cui individualmente ogni Cavaliere e Dama sono tenuti
all'osservanza in occasione di cerimonie religiose e non, vi è quella della tenuta e
dell'uso degli oggetti di addobbamento che possono essere indossati fuori dalla
chiesa solo in Processione o in Corteo e secondo cui i Cavalieri indosseranno il
Mantello con la rispettiva decorazione, d'apporre sotto il colletto dello stesso36, con
Tocco e Guanti bianchi, mentre le Dame il Mantello, con la prevista decorazione,
la Veletta di colore nero e i Guanti bianchi. E' ovvio che sotto il mantello ogni
Cavaliere e Dama debba indossare l'abito previsto per la cerimonia corrispondente
e in funzione del contesto di tempo e di luogo, come sarà meglio illustrato nei
prossimi paragrafi.
Anche gli Ecclesiastici appartenenti all'Ordine, nel caso in cui non partecipano alla
funzione religiosa vera e propria (ovvero non concelebrano), rispettivamente
indosseranno: l’abito corale con cotta o rocchetto e Mozzetta dell’Ordine, tutti i
prelati; la veste talare con cotta o rocchetto e Mozzetta dell’Ordine, i sacerdoti;
l’abito proprio dell’Istituto di appartenenza, con cotta o rocchetto e Mozzetta
dell’Ordine, i religiosi. Per tutti vige l'obbligo delle decorazioni al collo della
mozzetta o sulla mozzetta a secondo del grado.
4.1 La Veglia d'armi.La Veglia d’Armi, unitamente all'Investitura, rappresentano nell'OESSG i due unici
riti religiosi presenti all'interno del proprio cerimoniale e sono certamente, come è
stato già ben documentato, quelle esternazioni formali che meglio hanno permesso
di consolidare la tradizione mistico-religiosa ed equestre dell'Ordine.
Entrambi sono regolati dal Cerimoniale approvato dalla Congregazione per il Culto
Divino con prot. n. 1572/86 del 17.6.1986, mentre le altre cerimonie e i riti
connessi sono regolamentati dalle liturgie previste occasionalmente e secondo
quanto deciso dai rispettivi organi preposti.
La Veglia d'Armi, oltre ad essere un momento di carattere preminentemente
spirituale, ha originariamente adempiuto alla necessità di rimanere nel Santo
36 Così come disposto dalla circolare n. 63/2013-Circ rif. EOB/IR del 18 gennaio 2013 del Gran Magistero dell'Ordine, con la quale si è disposto appunto che l'unico abito da chiesa è da considerarsi il mantello e pertanto su di esso possono essere indossate le decorazioni, ma solo quelle dell'Ordine.
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Sepolcro la sera prima dell'investitura37, poiché i custodi materiali della chiesa
chiudevano a chiave, e tuttora lo fanno38, la porta di accesso39 costringendo coloro
che erano all'interno e lo desideravano, a rimanervi fino all'indomani40.
La tradizione nei secoli si è consolidata dando alla Veglia d'Armi un significato
prettamente spirituale, ma che adesso, per le necessità dettate dalla velocità con
cui scorrono le attività dell'uomo, ha assunto forma e significato leggermente
diversi, pur mantenendo il suo carisma di momento altamente significativo e
morale per i Cavalieri e le Dame, in relazione al senso della Promessa che si recita
e si sottoscrive all'interno del rito.
E' questo il momento in cui gli investendi, con la sottoscrizione della Promessa, si
coinvolgono moralmente e materialmente, in prima persona, a mantenere un
comportamento degno di un cristiano e di un Cavaliere/Dama e civicamente a
servire la Chiesa e la Terra Santa attraverso la carità e la solidarietà cristiana.
Per la sacralità intrinseca dell'impegno questa cerimonia deve necessariamente
avere un suo contesto di raccoglimento intimo, scevro da ogni pubblicità, atto a
permettere all'investendo/a una concentrazione spirituale adeguata ed una
riflessione profonda sull'impegno che si accinge a prendere entrando a far parte
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, impegno che cambierà
radicalmente la propria vita ed il modo futuro di agire; per queste motivazioni alla
Veglia d'Armi possono presenziare solo gli appartenenti alla Luogotenenza ed i
famigliari dell'investendo/a.
37 Voyage d'oultremer en Jhérusalem, pag. 50-52, da Voyage d'oultremer en Jhérusalem par le Seigneur de Caumont, par le Marquis de la Grange, Paris, 1868.“ Io dimorai tutta la notte davanti al Santo Sepolcro e mi confessai. Quando venne il giorno seguente era un sabato, l'otto del mese di luglio del 1419, io entrai in questa cappella ove era il Santo Sepolcro per ascoltare la messa di Monsignore san Giorgio. Quando essa fu terminata e ebbi ricevuto Nostro Signore, il buon cavaliere che ho già nominato mi dona l'ordine di cavalleria e mi cinge della spada e degli speroni dorati.”.
38 Dall'epoca in cui il Saladino occupò Gerusalemme (1187), le famiglie palestinesi musulmane Nusayba e Ghudayya, sono stati custodi esclusivi della chiave dell'unico portone di ingresso, nel senso che nessuno delle confessioni religiose presenti hanno avuto ed hanno tutt'ora diritto su quello. Fino al 1831, anno in cui fu abolita, era richiesta una tassa d'ingresso pari a 80 franchi d'oro.
39 Louis Deshayes de Courmenin, Sieur Des Hayes, Voiage de Levant fait par le commandement du Roy en l'année 1621 par le Sr D C, Paris, 1645, pagg. 394-395: “...l'o entroit autresfois en cette Eglise par trois portes: mais auiourd'hui il n'y en a plus qu'une, dont les Turcs gardent soigneusement lers clefs, de peur que le pelerins n'y entret, sans payer les neuf sequins, ou trente-six lires, a quoy ils font taxez, j'entends ceux qui viennent de Chrestienté:”.
40 Viaggio di Lionardo di Niccolò Frescobaldi Fiorentino in Egitto e Terra Santa, Roma, ed. Mordacchini, 1818, pag. 153 : “ Pagasi d'entrare, la prima volta ch'altri entra nella Chiesa del santo sepolcro ducati sei per testa, e puovvi stare un dì intero, cioè ore XXIV. Bene vero ne fanno cortesia di lasciarci stare più alcune ore, ma non è gran quantità. E chi volessi entrare più volte paga quattro daremi, o veraamente quattro Viniziani d'argento che vale l'uno 4 1/4 circa di moneta fiorentina.”.
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Lo svolgimento della Veglia d'Armi avviene il giorno precedente all'Investitura dei
futuri Cavalieri e Dame e si apre con una Processione che segue il protocollo su
indicato, a secondo se sarà presente o meno il Gran Maestro o un Cardinale che lo
sostituisce, Processione che con le stesse modalità pone termine alla cerimonia.
Lo stesso protocollo è osservato per quanto attiene lo svolgimento del rito
all'interno della chiesa e per la posizione dei partecipanti, sia nei banchi che negli
scranni riservati alle Autorità dell'Ordine.
Le parti fondamentali di questo rito sono, come si è avuto modo di accennare, la
Promessa, ovverosia la sottoscrizione della Promessa e la Benedizione dei Mantelli
e delle decorazioni che i Cavalieri e le Dame andranno ad indossare il giorno dopo
all'Investitura.
E' anche prevista, all'interno di questo rito, una terza parte che ha poca attinenza
con la Veglia d'Armi degli investendi in quanto si tratta della consegna delle
decorazioni assegnate ai Cavalieri e Dame già creati e promossi al grado
successivo; questa, secondo logica, nulla avrebbe a che condividere con una
cerimonia fatta di promesse e aspettative poste a fondamento della creazione
equestre che avverrà di lì a poco, ma la tradizione ormai ne ha consolidato la
presenza, incardinandola ufficialmente nella ritualità della Veglia d'Armi.
Le parti religiose sono anch'esse tre e limitate alla liturgia della Parola,
all'acclamazione del Vangelo e all'Omelia.
I particolari e le indicazioni necessarie per partecipare alla Veglia D'Armi sono
presenti nell'Appendice di questa monografia, dove è riportato il rito per intero,
così come statuito dalle disposizioni della Congregazione per il Culto Divino.
4.2 L'Investitura.E' il rito principe dell'Ordine, sia per l'ufficialità dovuta dalla presenza del Gran
Maestro, sia per la tradizione equestre che intrinsecamente riporta e rilancia ai
nostri giorni, sia per la solennità esclusiva che gli si attribuisce e riconosce
nell'ambito cavalleresco.
Proprio per la solennità del rito, diversamente dalla Veglia d'Armi, l'Investitura
prevede di regola la presenza del Gran Maestro, ma solitamente ad essa presenzia,
secondo quanto regolamentato dallo Statuto e dalle Norme di Comportamento più
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volte menzionate, necessariamente, in sua vece, il Gran Priore di Luogotenenza41.
Il rito riveste particolare suggestività perchè in esso si perpetua e rinnovella quella
ritualità tradizionale e remota dell'imposizione della spada, della vestizione con
speroni e Mantello e, oggi, anche della decorazione ornata da un trofeo militare
(quest’ultimo a ricordo delle tradizione militare dell’Ordine) da cui pende la croce
di Gerusalemme (anticamente si accollava il Cavaliere con un medaglione con il
simbolo dell'Ordine42), a dimostrazione della continuità nei secoli dell'Ordine e del
retaggio che ogni Cavaliere sa di portare da questo momento in poi sulle proprie
spalle.
Pubblicamente, davanti a Dio e agli uomini i neo Cavalieri e Dame confermano, in
quest'occasione, una scelta di vita e l’impegno costante alla solidarietà cristiana
verso la Terra Santa, arricchendo di solennità e di concretezza il rito che si svolge
secondo il protocollo previsto dallo Statuto e il Cerimoniale previsto dalla
Congregazione per il Culto Divino del 1986.
Il cerimoniale liturgico prevede, come per la Veglia d'Armi, la Processione all'inizio
ed alla fine del rito, mentre il rito vero e proprio si compone di una parte religiosa,
costituita dalla Liturgia della Parola, Vangelo e Omelia e poi di una parte
cavalleresca vera e propria e cioè la Lettura della Bolla d'Investitura e l'
Investitura, inoltre, con modalità atipica, come per la consegna delle decorazioni ai
Cavalieri e Dame promossi, prevista all'interno del rito della Veglia d'Armi, anche
qui vi è la consegna della Palma di Gerusalemme e delle altre distinzioni peculiari
dell'Ordine43.
41 STATUTO DELL’ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME, art. 11 (Investiture)1. Compete al Cardinale Gran Maestro di effettuare le Investiture; in sua assenza, ai Gran Priori delle rispettive Luogotenenze, per sua delega implicita. I Gran Priori possono delegare, a loro volta, altra Autorità Ecclesiastica.
42 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma 1587, pag. 221: “Fa mettere, ai cavalieri, prima i speroni indorati ai piedi e la spada similmente indorata(la qual alcuni son d'opinione, che sia stata di Gotifredo di Buglion) a lato, poi una Catena d'oro (alla quale pende una croce che si bacia) al collo,”.
43 STATUTO DELL’ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME, Art. 13(Decorazioni al Merito)1. Il Cardinale Gran Maestro, dopo aver consultato il Luogotenente o il Delegato Magistrale, territorialmente competenti, ha la facoltà di conferire a persone di irreprensibile condotta morale e particolarmente benemerite nella carità per la Terra Santa, anche se non possono assumere gli impegni che l’Investitura impone ai Cavalieri ed alle Dame, la Decorazione al Merito, distinta nelle seguenti classi:a. Croce al Merito del Santo Sepolcro di Gerusalemme;b. Croce con Placca d’argento al Merito del Santo Sepolcro di Gerusalemme;c. Croce con Placca d’oro al Merito del Santo Sepolcro diGerusalemme.2. Ai Decorati non spetta il titolo di membri dell’Ordine.
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Poco prima della conclusione della cerimonia il Luogotenente recita la Preghiera
del Cavaliere e della Dama, mentre altre preghiere, salmi e inni vengono profusi
all'interno delle varie fasi del rito (questi sono Lauda Jerusalem (dal Salmo 147)
Pange lingua, Rallegrati Gerusalemme (Salmo 122), Veni, Creator Spiritus, Te
Deum, Salve Regina, Tantum ergo).
Per una questione di praticità, durante questo rito, il protocollo deve essere
modificato in quanto necessita che i Cavalieri e le Dame investendi si trovino in
una posizione comoda per gli spostamenti che seguiranno, prima e dopo la loro
investitura, per cui ai banchi verranno poste le sedie riservate ai Cavalieri
investendi ed ai Padrini, mentre le Dame investende e le loro Madrine avranno un
posto nelle prime file di banchi a esse riservate.
Questo rito prevede necessariamente delle diversificazioni nella creazione e
vestizione in considerazione del fatto che i soggetti che vengono elevati al rango
cavalleresco sono Cavalieri, Dame e anche Ecclesiastici e poiché solo i Cavalieri
possono indossare gli speroni e cingersi della spada, risulta che solo quella dei
Cavalieri è la vestizione che assume quella sostanza e forma tipica della
"creazione" e "addobbamento" dell'antico modo.
Ovviamente alle Dame verrà imposto solo il Mantello e la decorazione mentre agli
Ecclesiastici la decorazione e la Mozzetta e pertanto i tempi saranno enormemente
ridotti per la parte dell'ufficiatura del rito che gli compete.
I tempi, come si è precedentemente accennato, sono contingentati in entrambi i
riti alla contestualità odierna, mentre in passato questi erano del tutto ampliati, sia
per le modalità ed il luogo ove si celebravano i riti della creazione del Cavaliere del
Santo Sepolcro e cioè la Chiesa del Santo Sepolcro e anche perché, come già detto,
i celebranti ed i Cavalieri erano indotti ad una permanenza all'interno del Santo
Sepolcro, obbligata dall'impossibilità di uscirne prima del giorno successivo.
Peraltro, in altri tempi, all'esterno dei riti, vi erano delle parti in cui il Padre Guar-
Art. 14 (Distinzioni speciali)Sono distinzioni speciali dell’Ordine:1. La Palma di Gerusalemme (d’oro, d’argento e di bronzo), conferita dal Cardinale Gran Maestro a persone di specchiata condotta morale, particolarmente benemerite dell’Ordine o delta Terra Santa. La Palma di Gerusalemme può essere conferita per gli stessi motivi e condizioni, in casi particolari, dal Patriarca Gran Priore dell’Ordine a persone con residenza stabile in Terra Santa, ed in casi eccezionali, a persone ivi di passaggio; il Patriarca ne informerà regolarmente il Gran Magistero, trasmettendo la relativa documentazione.2. La Conchiglia del Pellegrino, concessa dal Cardinale Gran Maestro o dal Patriarca Latino di Gerusalemme, a Cavalieri e Dame che abbiano compiuto un pio Pellegrinaggio in Terra Santa.
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diano, o chi ne faceva le veci, e prima e dopo, il Patriarca di Gerusalemme,
elencava delle ammonizioni su quello che doveva essere il modello di vita da
assumere ad opera del Cavaliere e tutte quelle vicende cronologie dell'Ordine sin
dal periodo “palestiniano”, che erano amplissime e documentate e che oggi giorno
sarebbe del tutto superfluo riepilogare.
4.3 Le Preghiere.In cerimonie caratterizzanti sotto il profilo religioso e cavalleresco sono
necessariamente presenti preghiere, salmi e inni di diversa fonte e significato.
Nell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che non fa eccezione a
questa regola non scritta, esistono, e anche da tempi lontanissimi, con consolidata
tradizione, inni e canti che ormai sono quasi come codificati nel DNA stesso
dell'Ordine, come ad esempio il Veni, Creator Spiritus, di cui si ha notizia certa
solo dal 1615 nell'opera del Pesenti.
Qui si afferma che il canto veniva coralmente eseguito subito dopo le prolusione
del Padre Guardiano e prima di leggere gli ordini e capitoli e formulare il proprio
giuramento44.
Ancora oggi, dopo quasi 4 secoli, questo inno viene cantato nella cerimonia
d'Investitura, subito dopo l'Omelia e prima della lettura della Bolla d'Investitura e
del giuramento di quanto promesso nella Veglia D'Armi.
Anche del Te Deum laudamus, canto antichissimo della cristianità, fatto proprio in
tutti i cerimoniali della cavalleria, viene citato nella medesima opera del Pesenti
ma collocato dopo il tocco di spada e quindi alla conclusione del rito
d'Investitura45, allo stesso modo di quanto avviene oggi prima della Processione di
fine cerimonia.
Del canto del Te Deum laudamus ne fa menzione, circa trent'anni prima, anche il
Zullardo indicandolo proprio come canto di conclusione della cerimonia dopo il
tocco della spada46 ma omettendo di indicare l'esistenza del Veni, Creator Spiritus,
e introducendo un elemento interessante e inedito e cioè quello delle propositioni
ed instuttioni47 fatte prima. Qui l'autore, di prima mano, perchè testimone
44 Gio Paolo Pesenti, Viaggio di Gerusalemme, Bergamo, 1615, pag. 77.45 Gio Paolo Pesenti, Viaggio di Gerusalemme, Bergamo, 1615, pag. 78.46 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma 1587, pag. 221.47 Giovanni Zullardo, Il devotissimo viaggio di Gerusalemme, Roma 1587, pag. 215.
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dell'evento, evidenzia che nel tempo precedente al mattino, in cui veniva effettuata
l'investitura, e cioè durante la notte, vi erano delle altre attività collegate, con
promesse d'intenzioni degli investendi e istruzioni dei concelebranti, e cioè quelle
che oggi definiamo come la Veglia d'Armi.
Ora, mentre nel rito d'investitura sono presenti soltanto il canto d'apertura
Rallegrati Gerusalemme, il Veni Creator, Spiritus ed il Te Deum Laudamus, nel
rito della Veglia D'armi sono presenti canti e salmi propri della liturgia religiosa,
quali il Salmo Responsoriale (dal Salmo 18) Il Signore è mia forza e mia salvezza,
di chi avrò timore?, il Salmo responsoriale (dal Salmo 137) Cristo per noi si è fatto
povero, ha dato a noi la Sua ricchezza e il Salmo Responsoriale (Salmo 122)
Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste,
nonché letture della Bibbia e del Vangelo, quali (Is. 54, 1-5 dal Libro del Profeta
Isaia), (15,33-4 7; 16,1-8, Vangelo secondo Marco) e le Lettere di S. Paolo Apostolo
agli Efesini (6, 10-18), ed ai Corinzi (8, 1-14), il tutto secondo quanto disposto
ufficialmente dal Cerimoniale approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il
17 giugno 1986.
Esistono altri canti non espressamente previsti all'interno del Cerimoniale del
1986, ma di uso comune nelle attività proprie dell'Ordine, quali il Lauda
Jerusalem (dal Salmo 147), il Pange lingua e il Tantum ergo.
Due soltanto sono, infine, le preghiere ufficiali dell'Ordine: quella del Cavaliere e
della Dama, letta dal Luogotenente nella Veglia d'Armi, prima della benedizione
finale e quella di Nostra Signora di Palestina, la più recente, istituita dal Patriarca
Mons. Luigi Barlassina il 01.01.1926 a Gerusalemme.
Tra le ultime innovazioni in tema di cerimoniale si osserva la nascita di un Inno
del Cavaliere del Santo Sepolcro con le parole di Luigi Orsini e la musica di
Riccardo Pick-Mangiagalli.
4.4 Le ricorrenze e festività dell'Ordine.L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro, nella sua specialissima veste di istituzione
cristiana - cavalleresca, è titolare di ricorrenze e festività proprie, riconosciute
anche dalla Santa Sede, che in più occasioni ne ha ribadito l'ufficialità sia
attraverso atti veri e propri dei suoi Pontefici che della Congregazione dei Riti,
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attribuendo a queste la possibilità di concedere beneficio sotto forma di
Indulgenza Plenaria48.
Queste ricorrenze e festività sono:
• La Cerimonia dell’Investitura,
• S. Elena (18 agosto),
• S. Pio X (21 agosto),
• L’Esaltazione della S. Croce (14 settembre),
• La Festa della Beata Vergine Maria Regina della Palestina (ultima domenica di
ottobre, secondo le Norme di Comportamento del 2006 e il 22 di agosto secondo
l'Appendice dello Statuto, ma di fatto la data risulta essere quella del 25 ottobre.)49
Durante la partecipazione a queste solennità i membri dell'Ordine si atterrano a
quelle che sono le disposizioni previste per le cerimonie proprie dell'Ordine e della
liturgia religiosa, secondo le indicazioni del proprio Cerimoniere Religioso o Laico.
La stessa regola vale per le altre cerimonie organizzate dall'Ordine nelle occasioni
della Santa Pasqua, del Santo Natale, della Commemorazione dei Defunti e dei
propri incontri spirituali, mentre nelle ricorrenze religiose territoriali e nelle
celebrazioni organizzate dalla Chiesa locale, a cui l’Ordine partecipa in modo
ufficiale, solo a seguito di formale invito da parte dell’Ordinario competente, i
membri dell'Ordine si atterranno alle disposizioni date dal Cerimoniere
Ecclesiastico competente, addobbato per l'occasione con i paramenti dell'Ordine e
le insegne relative alla propria dignità cavalleresca, mentre sarà a carico del
Cerimoniere Laico la vigilanza sulla scrupolosa osservanza delle "norme di
48 Statuto dell'Ordine, Appendice I, BENEFICI SPIRITUALI CONCESSI ALL‘ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME DAI SOMMI PONTEFICI SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICABeatissime Pater, Moderator in spiritualibus Ordinis Equestris S. Sepulcri Hierosolymitani, _ _ humiliter petit lit, ad normam Constitutionis Apostolicae “Indulgentiarum doctrina” diei 1 ianuarii 1967, n. 14, Indulgentiae, a Sancta Sede sodalibus praedicti Ordinis concessae, recognoscantur. Et Deus, etc. Die 23 septembris 1967 SACRA PAENITENTIARIA, de speciali et expressa Apostolica Auctoritate, benigne concedit plenariam Indulgentiam, a praedictis sodalibus acquirendam, dummodo, suetis conditionibus (confessione, communione et oratione ad mentem Summi Pontificis) rite adimpletis, emiserint vel renovaverint, saltem privatim, promissionem fideliter servandi consociationis statuta:
1. - die inscriptionis; 2. - diebus festis: Beatae Mariae Virg. Reginae Palestinae, (ric: 22 Agosto) - Exaltationis S. Crucis, (ric: 14 Settembre)
- S. Pii X, (ric: 21 Agosto) - S. Helenae (ric: 18 Agosto)
Praesenti in perpetuum valituro absque ulla Apostolicarum Litterarum in forma brevi expeditione. Contrariis quibuslibet minime obstantibus. DE MANDATO EMINENTISSIMI.
49 Ciò è avvenuto a seguito della riforma promossa dal Concilio Vaticano II, con cui è stata spostata dal mese di agosto, notoriamente il mese dell’Assunta, al 25 ottobre.
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comportamento", come pure dell'ordinata sistemazione nei posti, degli afflussi e
deflussi, presentandosi con le insegne dell'Ordine e nel rispetto dei propri
ordinamenti.
E' opportuno in questo caso precisare che tra le ricorrenze previste, a cui l'Ordine
dà seguito, come propria cerimonia religiosa, vi è quella in suffragio dei defunti,
che si riveste di particolare attenzione in quanto non è nella sua essenza la
celebrazione di una festa.
Poiché invece si tratta di una cerimonia profondamente religiosa e carica di
elementi di mestizia, è obbligo non indossare il Mantello che viene sostituito
dall'abito scuro.
Come disposto nelle Norme di Comportamento del 2006 sarà esposto sulla destra
dell'altare lo stendardo della Luogotenenza (o della Sezione) abbrunato, mentre, ai
piedi dell’altare saranno deposti un Mantello da Cavaliere, uno da Dama ed una
Mozzetta da Ecclesiastico.
Ovviamente per il corretto svolgimento del rito religioso ci si dovrà attenere alle
indicazioni fornite caso per caso dal Priore o dal Cerimoniere Ecclesiastico.
4.4 I ricevimenti e conviviali dell'Ordine. Gli Inviti.Come in ogni tipo di sodalizio e associazione, sia laica che religiosa, anche l'Ordine
Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha la naturale necessità, a qualsiasi
livello, di organizzare ricevimenti e incontri conviviali come momento d'incontro
tra Confratelli e Consorelle per approfondire e rinsaldare quei rapporti di
fratellanza e di amicizia che contraddistinguono l’appartenenza all’Ordine e alla
società di cui si fa parte integrante, prima come membri e poi come Cavalieri e
Dame.
In questi tipi di incontri risulta ovvio attenersi a protocolli e cerimoniali
convenzionali alla nazione in cui si vive, soprattutto se l'evento prevede
l'intervento di Autorità locali o nazionali; in questo caso il Cerimoniere Laico,
laddove singolarmente e autonomamente non lo facciano già i membri adusi alle
regole del protocollo locale, deve informare e indicare, a scanso di eventuali
equivoci, quali sono le regole generali da applicare.
In capo al Cerimoniere Laico in ogni caso incombe l'onere organizzativo dell'even-
to o dell'incontro, secondo quelle che sono le regole generali appena enunciate.
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Particolare attenzione dovrà essere posta poi, da chi ha il compito di provvedere,
nella preparazione degli inviti a questi momenti di socializzazione, interni o esterni
che siano, e precisamente: per quanto attiene gli appartenenti nell'ambito della
propria luogotenenza, questi vanno rivolti (inviati) a tutti i Membri che la
compongono, salvo restrizioni dovute a problemi logistici o di opportunità decise
dal Luogotenente e nel caso di cerimonie o incontri aperti al pubblico, a tutti
coloro che sono (da inserire) inseriti in un'apposita lista protocollare locale.
In caso che un appartenente all’Ordine abbia intenzione di invitare persone
estranee ad Esso, a cerimonie, ricevimenti o incontri dell’Ordine, deve segnalare
l'invito al proprio Delegato o Preside per ottenerne la preventiva autorizzazione,
precisandone i motivi e il nominativo, onde evitare che si diffonda il malcostume
di estendere inviti a persone estranee all’Ordine al solo fine di ricambiare cortesie
personali.
Peraltro, è prassi consolidata che in caso di un eventuale invito, a titolo personale,
di Alte Cariche dell’Ordine o Alte Cariche ecclesiastiche, di Autorità civili e militari,
la loro partecipazione deve essere preventivamente verificata e concordata con il
Luogotenente competente; sarà suo compito, per le Alte Cariche dell’Ordine e
quelle ecclesiastiche, inoltrare l’invito tramite S.E. il Cardinale Gran Maestro,
diversamente, per la presenza di Autorità civili e militari, sempre il Luogotenente,
dovrà verificare se gli inviti a queste Autorità siano ritenuti compatibili e
opportuni con quella serie di regole previste statuariamente ed eventualmente dal
protocollo nazionale.
Infine, nel caso di inviti da voler far recapitare a Organi e Membri di altra/e
Luogotenenza/e, per attività della Sezione o Delegazione di cui si fa parte, colui
che organizza l'evento è tenuto a chiedere l’autorizzazione al proprio Luogotenente
e trasmettere gli inviti tramite la segreteria della Luogotenenza di appartenenza.
Mentre i membri sono tenuti a rispondere agli inviti, attraverso i propri
responsabili locali, gli altri invitati risponderanno direttamente alla segreteria
dell'organizzatore.
Per quanto attiene gli inviti relativi allo svolgimento delle Cerimonie di Investitura
e della Veglia d’Armi, poiché queste sono aperte alla partecipazione di tutti i
membri della Luogotenenza, sarà cura del Luogotenente diramare, attraverso
un'apposita circolare, gli inviti ai rispettivi membri della propria Luogotenenza e
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inoltrare gli inviti a quei Luogotenenti delle Luogotenenze vicine che, per
consuetudine o tradizione, hanno partecipato in passato alle due Cerimonie.
Sarà sempre cura, in occasione delle Cerimonie della Veglia d'Armi e
dell'Investitura, del Luogotenente competente richiedere la presenza del Cardinale
Gran Maestro per presiedere la Cerimonia di Investitura, mentre il Gran Maestro
deciderà, secondo i casi, se partecipare personalmente o delegare qualcuno in Sua
rappresentanza.
Per gli inviti dei membri del Gran Magistero e di alte Personalità Ecclesiastiche
dell’Ordine o del Patriarcato di Gerusalemme o della Chiesa Cattolica, il
Luogotenente interessato provvederà a proporli al Cardinale Gran Maestro, che a
sua volta deciderà la possibilità di un eventuale inoltro.
5. Le cerimonie non dell'Ordine: Cerimonie religiose e laiche.In una società ove la compartecipazione è fondamentale allo sviluppo dei suoi
stessi membri, come delle organizzazioni di cui si fa parte, anche nel caso della vita
dell'Ordine e dei suoi membri accade che si venga invitati a partecipare ad eventi
propri di altre istituzioni cavalleresche, organizzazioni sociali e sodalizi vari,
presupponendo che sia stato inviato formale invito dal corrispondente organo
preposto. Nel caso di inviti della Diocesi, per cerimonie religiose non dell'Ordine,
questi verranno preparati e recapitati dall'Ordinario diocesano competente.
Ricevuto il formale invito, sarà compito del Luogotenente, in sinergia con il
Preside o il Delegato territorialmente competente, stabilire, in funzione del tipo di
invito, delle circostanze e delle disposizioni del Cerimoniere Ecclesiastico
competente dell'Ordine, le modalità di partecipazione.
Sia per le cerimonie laiche, che per quelle religiose, la partecipazione è di massima
contenuta a quelle che si richiamano allo spirito religioso dell’Ordine, ad esempio i
Riti della Settimana Santa, il Corpus Domini, l’Esaltazione della Santa Croce, il
Santo Natale, ed a quello laicale, quali cerimonie di altri Ordini, cerimonie ufficiali
delle Autorità di governo o di istituzioni pubbliche o private.
Disposta la partecipazione a quelle religiose, sarà compito del Cerimoniere
Ecclesiastico competente indicare i posti da occupare e/o il ruolo da svolgere ed i
membri dell'Ordine sono tenuti ad attenersi a quelle disposizioni preventivamente
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concordate, mentre sarà compito del Cerimoniere Laico dell’Ordine assicurare il
rigoroso rispetto di tali disposizioni.
Poiché l'Ordine ha dignità di Istituzione di Diritto Canonico dello Stato Città del
Vaticano ed Ente Centrale della Chiesa Cattolica, di norma la posizione della sua
rappresentanza, in occasione di Processione di Cerimonie Diocesane, è quella
immediatamente precedente a quella del Clero.
5.1. Le funzioni in onore dei Membri dell'Ordine trapassati.Tra le cerimonie non proprie dell'Ordine, a cui le Luogotenenze o Sezioni e
Delegazioni possono essere invitati, vi è quella della funzione funebre in onore di
Cavalieri, Dame ed Ecclesiastici dell'Ordine defunti.
Ad iniziativa degli organi di governo locale dell'Ordine può essere rappresentata ai
parenti del defunto membro la possibilità della presenza di una delegazione
ufficiale, subordinandola, considerato il carattere strettamente privato della
funzione funebre, sempre al consenso e gradimento della famiglia del
Confratello/Consorella defunti.
Avuto il beneplacito dalla famiglia l’Ordine ufficialmente parteciparà alla funzione
funebre attraverso l'invio di una rappresentanza di due Cavalieri oppure di
quattro, in caso che il trapassato sia stato un Dignitario dell’Ordine, con l'uniforme
da chiesa consistente in: Mantello, Tocco e Guanti bianchi, ricordando che l'uso è
esclusivamente limitato all'interno del luogo in cui si svolge il rito funebre.
Per tale motivo si consiglia (peraltro previsto dalle Norme di Comportamento)
l'uso dell'abito scuro sotto il mantello in modo da partecipare alle esequie del
defunto con un abbigliamento consono a quello degli altri membri dell'Ordine, che
vi partecipano assieme ad altri fedeli e parenti del defunto, soprattutto per la parte
rimanente che si svolge fuori dalla chiesa.
L'attività dei Cavalieri preposti alla funzione sarà quella di scortare il feretro fino
all'altare, attendendolo ovviamente all'ingresso della chiesa; Essi resteranno in
piedi, ai lati del feretro, uno o due per lato, e porranno sul feretro il Mantello ed il
Tocco/Velo del defunto/a, se cosa gradita ai familiari, per tutta la durata della
cerimonia.
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Al termine della funzione i Cavalieri scorteranno il feretro fino all'uscita della
chiesa, e in caso volessero seguire il defunto/a fino al luogo di sepoltura, si
porteranno in sagrestia dove si toglieranno Mantello, Tocco e Guanti e si
accoderanno al corteo, assieme agli altri membri dell'Ordine presenti.
6. L'etichetta: i rapporti tra Membri dell'Ordine.La vita all'interno dell'Ordine è sottoposta a regole comunemente previste ed
accettate in gran parte della società moderna e ciò fa si che i corretti rapporti tra i
membri di un gruppo e di questi con quelli di altri siano catalogati sotto il nome di
etichetta.
La prima di queste regole è quella per cui è implicito, nell'appartenere ad un
sodalizio di qualunque genere, di rispettare i ruoli gerarchici e quindi avere un
doveroso riguardo verso le persone che ricoprono cariche e ruoli nelle varie
strutture organizzative dell'Ordine così da permettere un sereno, corretto e
ordinato governo ed un tranquillo svolgimento delle attività interne ed esterne
all’Ordine.
Il rispetto dei ruoli e dei gradi all'interno dell'Ordine sono funzionali al rispetto
delle competenze e responsabilità che ogni Autorità ha, sia in relazione al livello
gerarchico, che della propria funzione, fatto questo che implica che ogni iniziativa,
prima di essere anche solamente progettata, deve essere sottoposta
all’autorizzazione dell’Autorità competente immediatamente superiore che ne
rilascia in nulla osta.
Per inciso, l’osservanza dei ruoli e delle gerarchie, nel rispetto delle norme e del
protocollo previsti dall'Ordine, è elemento costituente dell’impegno di obbedienza
che ogni membro sottoscrive in occasione dell’Investitura, da valutare non come
una imposizione priva di pregio, ma come richiesta del riconoscimento, secondo
coscienza, delle diverse responsabilità e competenze che permettono in ogni
società civile il corretto svolgersi della vita e delle personali e collettive aspettative.
Ciò comporta che per qualsiasi tipo di necessità o nulla osta, ogni membro
dell’Ordine, dovrà sempre rapportarsi al proprio superiore diretto, in una scala
gerarchica graduale che evita un disordine e una conflittualità decisionale che si
potrebbero ingenerare a causa di eventuali richieste pervenute direttamente alle
Autorità di livello più elevato attraverso il superamento illegittimo di quelle di
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grado immediatamente superiore al richiedente, le quali, invece, oltre ad essere
competenti, sono sicuramente le più idonee a disporre al meglio, sia nel merito che
nella forma.
Ne deriva dunque che spetta all'autorità immediatamente superiore al richiedente
inoltrare richieste e nulla osta a quella alla quale alla fine è attribuita
statuariamente la competenza della decisione finale.
Così saranno i Luogotenenti a mantenere i collegamenti tra le diverse
Luogotenenze, i quali, qualora le circostanze dovessero richiederlo, ed
assumendosi la responsabilità del loro operato, anche per una questione di
economicità e speditezza, potranno autorizzare contatti diretti tra i rispettivi
subalterni.
Per quanto attiene i rapporti tra membri dell'Ordine, a prescindere del grado o
della funzione, questi devono essere improntati sempre alla fraterna
collaborazione, nel pieno rispetto della persona e della dignità altrui, nonché alla
massima collaborazione, sia in ambito strettamente collegato alla vita dell'Ordine,
che all'esterno, nella vita di società, ricordandosi di mantenere costantemente un
contegno adeguato e consono allo stile di vita che si ritiene degno per un membro
dell'Ordine.
In caso di disaccordi questi devono essere ricomposti con serenità e correttezza,
affidandosi anche a terzi o all'autorità preposta o più elevata all'interno
dell'Ordine.
Correttezza, signorilità, generosità ed educazione devono essere peculiarità che
contraddistinguono i rapporti personali dei membri dell'Ordine, sia tra essi che
all'esterno con il resto della società civile, rammentando che ogni proprio atto o
modo di agire, direttamente o indirettamente, potrà influire, anche
irrimediabilmente, sull'immagine dell'Ordine, sia localmente che a livello
superiore.
6.1. L'uso degli appellativi.Ogni Cavaliere e Dama dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
deve, oltre nella sostanza, anche nella forma, apparire persona equilibrata,
puntuale e compita, dimostrandolo quotidianamente soprattutto anche attraverso
la proprietà di linguaggio e la correttezza nell'uso degli appellativi.
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Per tale motivo è bene che essi si approprino degli strumenti di dialettica sociale,
tra i quali proprio l'uso corretto degli appellativi delle persone e delle autorità con
cui vengono a contatto nella loro attività interna all'Ordine, nella vita di società o
professionale in cui, soprattutto, risulta nota la propria militanza nell'Ordine.
L'Ordine ha previsto una necessità di tale genere e per cui ha approntato e
riportato nelle Norme di Comportamento del 2006, come altresì ha fatto per l'uso
dell'uniforme e delle decorazioni, uno schema, riprodotto in appendice alla
presente monografia, in cui si indica, per ogni tipo di rapporto, il titolo da usare
nel rivolgersi alla persona che si troverà di fronte il membro, sia esso un Cavaliere,
una Dama o un Ecclesiastico.
La suddivisione e la completezza degli appellativi ricalcano, a grandi linee nella
sostanza, quelli comuni al cerimoniale di stato ed a tutti gli altri cerimoniali laici o
cavallereschi finora conosciuti, tanto è vero perché le cariche e le persone titolate,
sia religiose che laiche, alla fine sono le medesime in tutti gli ambiti e per tale
motivo si vedono necessariamente attribuito soggettivamente un titolo omologo.
E' il caso delle autorità ecclesiastiche per le quali non si può prescindere di
appellare Eminenza il Cardinale, Eccellenza il Vescovo, Monsignore il Monsignore
e Reverendo il Sacerdote.
Nel caso comunque dell'Ordine si devono aggiungere due appellativi che sono
proprio pertinenti alla vita stessa dell'Ordine e cioè: Sua Beatitudine per il
Patriarca Latino di Gerusalemme e Padre Custode per il Padre Custode
Francescano dei Luoghi Santi di Palestina.
Relativamente alle cariche interne all'Ordine le aggettivazioni dei titoli vengono
riproposte uguali in caso di carica ecclesiastica, per esempio il Gran Maestro sarà
chiamato Eminenza, il Gran Priore (il Patriarca Latino di Gerusalemme) sua
Beatitudine, ed Eccellenza tutti quei Vescovi chiamati ad Uffici del Gran Magistero
(è il caso del Cancelliere e Cerimoniere Religioso); allo stesso modo, per le altre di
natura laica (Luogotenente Generale, Governatore Generale, vice Governatore
Generale) seppur non rivestono una carica religiosa, è attribuito lo stesso
appellativo di Eccellenza.
Fanno eccezione le cariche di Cerimoniere e Cancelliere del Gran Magistero che, in
caso di funzioni svolte da laici, l'appellativo non sarà più quello di Eccellenza bensì
quello di Cancelliere e Cerimoniere.
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Lo stesso appellativo di Eccellenza si trova nel caso delle Luogotenenze, per quanto
attiene alle cariche di Gran Priore di Luogotenenza e Luogotenente, giustificato nel
primo caso dal fatto che la carica è sempre attribuita ad un vescovo e nel secondo
dal fatto che egli è la massima carica a livello luogotenenziale.
Le cariche dei rimanenti uffici sono appellate rispettivamente con i titoli delle
stesse cariche, ad esempio Consigliere per il Consigliere, Preside per il Preside e
così via.
Allo stesso modo ci si regola per i titoli ed i gradi all'interno proprio
dell'organigramma cavalleresco dell'Ordine e per cui il Cavaliere sarà chiamato
Cavaliere, la Dama, Dama e il Commendatore, Commendatore, etc. .
Gli stessi titoli sono da usare, sia nei rapporti verbali che nelle circostanze
pubbliche richieste, nonchè nella corrispondenza epistolare e telefonica.
Ad ogni modo avrà prevalenza, in caso di dubbio, la normativa prevista a livello di
cerimoniale dello Stato di appartenenza della Luogotenenza e per cui sarebbe bene
che il Cerimoniere Laico, laddove fosse possibile, istruisse adeguatamente i
membri locali.
7. L'uso dello Stemma e dei simboli dell'Ordine.L'uso dello Stemma e dei simboli dell'Ordine riveste un aspetto delicatissimo in
quanto essi rappresentano lo Stesso nella sua forma più ufficiale e distintiva, oltre
a riproporre una storica discendenza e lunghissima tradizione araldica. Per tale
motivo il corretto uso dei medesimi necessita di essere sottoposto a regole semplici
ma ferree.
Come ogni simbolo ha un proprio riferimento e significato, sia appunto storico
che araldico, anche quelli dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
hanno precise attribuzioni che permettono, anche, nei casi previsti, di riconoscere
i livelli della struttura operativa cui si riferiscono e proprio per tali aspetti
identificativi vanno riservati e tutelati.
In questa prospettiva formale e funzionale è logico ritenere, e le Norme di
Comportamento del 2006 lo prevedono, che è tassativamente vietato l’uso dello
Stemma dell’Ordine al di fuori degli scopi istituzionali, precludendone l'uso
personale dello stesso a tutti gli appartenenti all'Ordine.
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Fanno eccezione, l’uso dell’intestazione dell’Ordine, degli Stemmi e delle Insegne,
su pubblicazioni di qualsiasi genere, previo nulla osta scritto della Luogotenenza o
del Gran Magistero, a seconda delle circostanze e della casistica riferita all'opera, e
l'uso delle insegne nella punta del proprio scudo gentilizio, in caso di membro
appartenente alla nobiltà riconosciuta.
Proprio l'art. 3 dell'Appendice II dello Statuto regola nel seguente modo l'uso: Gli
Arcivescovi, i Vescovi ed i Prelati che godono del privilegio araldico ed i Cavalieri
cui sia riconosciuto un titolo nobiliare possono:
a. gli ecclesiastici, inquartare il proprio stemma con la Croce Gerosolimitana;
b. i laici, possono accollare il proprio scudo alla Croce dell‘Ordine, privilegio non
trasmissibile.
Anche le Dame che godono di un titolo nobiliare possono accollare il proprio
scudo alla Croce dell’Ordine.
I Cavalieri e le Dame nobili, aventi un proprio stemma, possono sospendere la
Croce dell’Ordine sotto la punta dello scudo:
- i Cavalieri con un nodo fiero;
- i Commendatori appesa ad un nastro fiero limitato alla base dello scudo;
- i Commendatori con Placca con trofeo pendente da un nastro fiero sorgente dai
fianchi dello scudo;
- i Cavalieri di Gran Croce fasceranno lo scudo con il nastro dell’Ordine, da cui
pende la Croce con trofeo;
- i Cavalieri di Collare, i componenti il Gran Magistero, i Luogotenenti in carica e
d’Onore, e i Gran Priori potranno partire della Croce di Gerusalemme con la
partitura crociata a destra.
Il Patriarca Gran Priore e l’Assessore fanno uso del Capo della Croce di
Gerusalemme, ove per questo s'intende la parte alta dello scudo e in araldica
correttamente indicato come “D'argento, alla croce potenziata di rosso,
accantonata da quattro crocette dello stesso”.
I Cavalieri e le Dame che non risultano titolari di un proprio stemma, hanno
facoltà di fregiarsi della Croce dell’Ordine.
E' necessario spiegare, concludendo, che per Stemma dell'Ordine s'intende 50 lo
Stemma attribuito al Regno Latino di Gerusalemme, che è : d’argento alla Croce
50 Statuto dell'Ordine, Appendice II, CENNI DI ARALDICA PRECEDENZE UNIFORMI ED INSEGNE DELL’ORDINE TITOLO I CENNI DI ARALDICA E PRECEDENZE, art. 1 c. 1.
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Gerosolimitana d’oro e smaltata in colore sanguigno. Elmo d’oro, cimato della
Corona di Spine di Nostro Signore Gesù Cristo, al Cimiero, del globo terrestre
sormontato dalla Croce, affiancata da due bandiere d’argento con la Croce di
porpora Gerosolimitana al centro. Tenenti: Due Angeli con dalmatica rossa;
l’uno (a destra) reggente il Vessillo Crociato; l’altro (a sinistra) reggente il
bordone e la conchiglia. Motto: “Deus lo vult” in carattere capitale romano su
lista bifida sotto la punta dello scudo.
Per Sigillo dell’Ordine51 s'intende invece un sigillo a forma di mandorla, chiuso da
una cornice in oro con la Corona di Spine di Nostro Signore Gesù Cristo, che ritrae,
sbalzata in argento, o impressa in cera, la figura di Cristo Risorgente dal Sepolcro.
7.1. La carta intestata.Come accennato, esiste una tutela ferrea dei simboli dell'Ordine e soprattutto dello
Stemma dell'Ordine, la cui origine rimonta a più secoli fa ed è tenuto in gran
conto, oggi più che mai, dalle gerarchie che ne hanno voluto ribadire il concetto di
tutela e di copyright, sia in passato che ancora recentemente nello Statuto
dell'Ordine.
Pertanto lo Stemma dell'Ordine potrà essere usato solo sugli atti e sulla carta
intestata delle massime cariche organizzative e direttive dell’Ordine e del Gran
Magistero, così come regolato nelle Norme di Comportamento del 2006:
- la Luogotenenza, nei propri atti o carta intestata, può usare solo il seguente
Stemma: Scudo d’argento alla Croce di Gerusalemme smaltata, di colore
sanguigno, elmi cimato della corona di spine di Nostro Signore Gesù Cristo, al
Cimiero, del globo terrestre sormontato dalla Croce, affiancata da due bandiere
d’argento caricate da una Croce rossa, con sotto il motto:”Deus lo vult”, in
carattere capitale romano su lista bifida sotto la punta dello scudo, il tutto posto
sul lato sinistro del foglio, con l’intestazione: “Ordine Equestre del Santo Sepolcro
di Gerusalemme”, con sotto, al centro, il nome della Luogotenenza;
- le Sezioni, a loro volta: Scudo d’argento alla Croce di Gerusalemme smaltata di
colore sanguigno con il motto: Deus lo vult”, in carattere capitale romano su lista
bifida sotto la punta dello scudo, posto sul lato sinistro del foglio, con
l’intestazione: “Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”, il nome
51 Statuto dell'Ordine, Appendice II, CENNI DI ARALDICA PRECEDENZE UNIFORMI ED INSEGNE DELL’ORDINE TITOLO I CENNI DI ARALDICA E PRECEDENZE, art. 1 c. 2.
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della Luogotenenza da cui dipendono, nonché sotto, al centro, quello della
Sezione;
- e le Delegazioni: Croce di Buglione scarlatta, posto sul lato sinistro del foglio,
con l’intestazione: “Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”, il nome
della Luogotenenza e della Sezione di cui fanno parte, nonché quello della
Delegazione.
Appare del tutto scontato, dunque, che nella corrispondenza interna dell’Ordine,
tra Luogotenenza, Sezioni, Delegazioni e appartenenti all’Ordine, la carta da
lettera intestata, stampata per uniformità di presentazione nella lingua del Paese
di appartenenza, potrà essere usata esclusivamente da chi ricopre un ruolo
direttivo, rispondendone direttamente per la corretta stampa, l'uso e il contenuto;
proprio per tale motivo solo il Luogotenente, i Presidi e i Delegati sono autorizzati
a far stampare carta intestata dell’Ordine.
Infine, è bene precisare che l’uso di carta da lettera intestata con Stemma
dell'Ordine è consentito solo per la corrispondenza ufficiale, interna ed esterna e
mai per uso personale, escludendo categoricamente che alcun appartenente è
autorizzato a servirsi della carta intestata dell’Ordine, per corrispondenza
personale.
Va da sé che detti Stemmi dell’Ordine non possono essere riprodotti ed utilizzati a
nessun titolo dai singoli membri dell’Ordine, in quanto individuano specifiche
strutture dell’Ordine e l'uso personale a qualsiasi titolo o fine sarebbe una grave
mancanza di natura disciplinare.
7.2. I biglietti da visita.Altro argomento sensibile, come nella maggioranza dei casi in cui membri di un
ordine o di un sodalizio vogliono esternare il proprio status nella società, è quello
che riguarda la produzione dei biglietti da visita.
Ai Membri dell’Ordine è concesso di apporre sul proprio biglietto da visita,
mentre lo è vietato per i cartoncini augurali, solo la Croce dell’Ordine, nell’angolo
alto a sinistra, preferibilmente a secco, o di colore rosso sangue, con al centro dello
stesso il titolo professionale, il nome e cognome, e sotto il grado cavalleresco.
E' bene precisare che nel caso di specie, laddove si indichi già il grado cavalleresco
- 36 -
all'interno dell'Ordine, la sigla (Cav. Com. Gr. Uff. etc.) non deve essere ripetuta
nel rigo soprastante, tra il titolo professionale ed il nome.
Sul biglietto da visita, per i solo Luogotenenti, Presidi e Delegati, è prevista la
possibilità di includere la carica direttiva o operativa ricoperta, tenendo
debitamente in conto che tale biglietto va utilizzato solo nel caso in cui si debbano
presentare come rappresentanti dell’Ordine, escludendo, così, che tali biglietti
possano essere utilizzati anche nei rapporti sociali e professionali.
Le Norme di Comportamento delegano al controllo di abusi nell'uso di tali stampe
i Presidi ed i Delegati, i quali possono drasticamente intervenire vietandone l'uso o
richiedendone le opportune correzioni.
7.3. Le pubblicazioni.Come accennato in precedenza nessuno Stemma o simbolo dell'Ordine può essere
apposto in pubblicazioni di argomento generico o specifico, ad eccezioni di quelle
il cui contenuto o l'argomento richiamano la storia, la tradizione e lo spirito
dell'Ordine, previa autorizzazione degli organi appositamente deputati.
Nei secoli la letteratura sull'Ordine è stata svariata e cospicua ed ancora oggi si
profonde in pubblicazioni varie di modesta o congrua portata e dunque appare
utile, anzi necessaria, una rigida regolamentazione, almeno per quelle opere
prodotte da membri dell'Ordine che gradiscono anche riportare simboli, stemmi e
insegne dell'Ordine nel corpo o nella copertina del libro.
In funzione dell'autore, dell'importanza e dell'argomento della pubblicazione, sono
previste delle preventive, gerarchiche e interne autorizzazioni, che diversamente
non sono previste per l'autore che non si trovi nelle fila dell'Ordine.
Anche per gli articoli di quotidiani, o periodici è preferibile, per ogni membro,
dotarsi di apposita autorizzazione quando questi hanno pertinenza o l'argomento è
direttamente afferente l'Ordine.
Adempiute le previste richieste autorizzative, in caso di pubblicazione, il cui
argomento riguardi l'Ordine e questa rivesta anche un carattere di eminente
interesse, sia sul piano del contenuto che della scientificità, è possibile richiedere,
attraverso i canali interni e gerarchici territoriali, alle massime Autorità
dell'Ordine, nonché quelle spirituali, una presentazione della opera.
- 37 -
7.4. I rapporti con i mediaSe per la tutela della rispettabilità dell'Ordine sono previste, come si è ampiamente
illustrato, in capo a opere e attività del singolo individuo controlli ed autorizzazioni
varie ai rispettivi livelli organizzativi, quando il contenuto è riferibile all'Ordine
stesso o al suo autore come membro, a maggior ragione, vista la potenza di
diffusione in possesso dei media, nessun appartenente all’Ordine, senza aver avuto
autorizzazione preventiva scritta da parte del Luogotenente, potrà rilasciare
interviste o dichiarazioni inerenti l'organizzazione e le attività dell’Ordine.
E' proprio il competente Luogotenente l’unico responsabile verso il Gran
Magistero della correttezza delle informazioni e dell’opportunità del loro rilascio in
funzione delle circostanze, oltre che dunque del controllo su eventuali violazioni.
Effettivamente, a memoria d'uomo non si ricorda alcuna intervista, almeno a
livello nazionale di un qualsiasi membro dell'Ordine, qualificatosi come tale, che
abbia trattato argomenti afferenti all'Ordine o alle sue attività.
A livello locale è possibile che ciò sia avvenuto o che avvenga, ma sicuramente vi
saranno state autorizzazioni preventive, ovvero la persona intervistata sarà stata
quella preposta istituzionalmente.
8. L'uso e la tenuta dell'Uniforme (Mantello, Tocco, Veletta e Guanti bianchi). L'art. 5 c. 1 dell'Appendice II dello Statuto evidenzia che l'uniforme, un tempo
portata per il carattere militare dell'Ordine, oltre che di quello equestre, che oggi
ancora però mantiene, seppur non abolita, non è più obbligatoria.
Poiché il Mantello è stato assimilato52 all’abito da chiesa dei membri dell’Ordine,
oggi, per uniforme, nell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme,
s'intende l'abbigliamento ordinario da chiesa e come tale deve essere indossato con
il rispetto dovuto e non al di fuori dell’area in cui si svolge la cerimonia religiosa.
Esso è composto da Mantello, Tocco, (Veletta per le dame) e Guanti bianchi,
corredato ovviamente delle decorazioni e delle insegne, a secondo dei gradi e delle
rispettive funzioni dei singoli membri.
52 Circolare n. 63/2013-Circ rif. EOB/IR del 18 gennaio 2013 del Gran Magistero dell'Ordine.
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Nelle cerimonie religiose è previsto per il Luogotenente Generale, il Governatore, i
Vice Governatori, i Membri del Gran Magistero, i Luogotenenti in carica e d’onore,
la possibilità di portare il mantello capitolare, che si differenzia dal mantello
ordinario in quanto è di panno bianco, ampio a grande ruota, lungo fino a terra,
con bavero rovesciato con Croce di Goffredo scarlatta sotto la spalla sinistra, di
misura identica a quella dei mantelli d’uniforme, con grande cordoniera di
cordone d’oro con nappe ugualmente in oro e fermaglio scorsoio, lungo circa la
metà del mantello.53
Per le Dame il Mantello è di colore nero, mentre al posto del Tocco è indicata una
Veletta nera; per gli Ecclesiastici è previsto54 usare il rocchetto, con paramani neri,
salvo che per altro titolo non spettino loro paramani di colore violaceo o cremisino,
e la mozzetta di lana, di color bianco, di misura normale, con Croce di Goffredo di
Buglione scarlatta sulla spalla sinistra (cm. 20x20). Non usando la mozzetta, essi
possono indossare il mantello d’uniforme. In ogni caso essi portano le insegne del
proprio grado sul petto e/o al collo, sulla veste talare o sulla mozzetta.
Quando si indossa il Mantello le distinzioni del grado sono visibili sul Tocco, ove
sono apposte come distintivo sulla fascia rigida.
Discorso a se deve essere effettuato dunque per il Tocco, accessorio dell'uniforme
ove si estrinsecano i gradi e le funzioni dei vari membri dell'Ordine sul lato destro
del capo.
Il berretto è di velluto nero, a forma di cuffia, sostenuta verticalmente a destra da
una fascia di velluto uguale, ad ala rialzata e sagomata, che gira tutt’intorno alla
cuffia e a sinistra degrada fino a raggiungere un’altezza di cm. 4. Nel bicorno della
fascia di cm. 12 è applicato il distintivo, con le seguenti distinzioni di grado:
• Cavaliere: - Croce di Goffredo di Buglione scarlatta su Scudo d’Argento
(dimensioni dello scudo mm. 40 x 37,5)
• Commendatore: - Croce di Goffredo di Buglione scarlatta su Scudo d’Argento
su disco di velluto nero (cm. 6) contornato da un cordone di ricamo in oro (mm.
3);
• Commendatore con Placca (Grand’Ufficiale) : - Croce di Goffredo di Buglione
53 Statuto dell'Ordine, Appendice II, CENNI DI ARALDICA PRECEDENZE UNIFORMI ED INSEGNE DELL’ORDINE TITOLO I CENNI DI ARALDICA E PRECEDENZE, art. 5 c. 2. .
54 Statuto dell'Ordine, Appendice II, CENNI DI ARALDICA PRECEDENZE UNIFORMI ED INSEGNE DELL’ORDINE TITOLO I CENNI DI ARALDICA E PRECEDENZE, art. 7 c. .
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scarlatta su Scudo d’Argento su disco di velluto nero (cm. 7,5) contornato da due
cordoni di ricamo in oro (mm. 3);
• Cavaliere di Gran Croce: - - Croce di Goffredo di Buglione scarlatta su Scudo
d’Argento su disco di velluto nero (cm. 7,5) contornato da un cordone di ricamo in
oro (mm. 3). Lo Scudo e contornato da un serto di foglie d’ulivo ricamato in oro;
• Cavaliere di Collare: - Croce di Goffredo di Buglione scarlatta su Scudo
d’Argento, su disco di velluto nero (cm. 7,5) contornato da un cordone di ricamo in
oro (mm. 3). Lo Scudo e contornato da un serto di Corone di Spine.
Recentissimamente dal Gran Magistero sono state dettate le seguenti modifiche:
Sul berretto verranno applicati i distintivi di grado, adornati di serti d’ulivo in
applicazione delle seguenti regole:
• Luogotenenti e Delegati Magistrali: un serto d’ulivo in argento
• Membri del Gran Magistero: un serto d’ulivo in oro
• Vice Governatori Generali: due serti d’ulivo in oro
• Governatore Generale e Luogotenente Generale: tre serti d’ulivo in oro
• Nessun altro tipo di fregio potrà essere applicato sui berretti al di fuori di
quelli sopra indicati.
Sul Mantello, secondo le disposizioni dettate nel 2006, non potevano essere
applicate decorazioni distintive di grado o le decorazioni, ad eccezione della
Conchiglia del Pellegrino (al centro della Croce Potenziata) quale testimonianza
del Pellegrinaggio in Terra Santa e il Distintivo della partecipazione al
Pellegrinaggio Giubilare dell’anno 2000 (al centro della Croce Potenziata in
assenza della Conchiglia del Pellegrino o sulla sommità del braccio verticale della
Croce in sua presenza), che poteva essere portato per concessione del Cardinale
Gran Maestro.
Oggi, a seguito della circolare del Gran Magistero del 2013, sul Mantello ordinario
e sul Mantello capitolare vanno indossati la decorazione da collo e le distinzioni di
grado, ivi comprese le rispettive placche per i Grand’Ufficiali e le Dame di
Commenda con Placca, per i Cavalieri di Gran Croce e le Dame di Gran Croce.
I Cavalieri e Dame col grado di Gran Croce useranno, come decorazione da collo, la
Croce di Commendatore. Oltre a queste, possono essere altresì applicate le
seguenti distinzioni speciali:
• la Palma di Gerusalemme (una sola, quella di livello più elevato);
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• la Conchiglia del Pellegrino, messa al centro della Croce Potenziata (se ricevuta
nel corso di un Pellegrinaggio dell’Ordine in Terra Santa);
• il Distintivo della Partecipazione al Pellegrinaggio Giubilare dell’anno 2000
messa (da coloro che ne hanno diritto) sulla sommità del braccio verticale della
Croce.
Infine, i Dignitari dell’Ordine che cessano dall’incarico e che sono stati insigniti
dal Cardinale Gran Maestro del titolo d’onore della carica precedentemente
ricoperta, appongono sul Mantello capitolare una grande cordoniera, con cordone,
fermaglio e nappe in filo argentato.
Pertanto, quando si accenna alla tenuta dell'uniforme bisogna fare riferimento al
corretto uso di questo corredo di abbigliamento, nonché di tutto quello che è
previsto relativamente alla partecipazione alla vita dell'Ordine e sociale dei singoli
membri.
8.1 Gli abiti da cerimonia e la loro tenuta.Oltre all'uniforme (Mantello, Tocco, Veletta e Guanti bianchi) esistono, per i
membri dell'Ordine, ma anche per gli appartenenti alla società civile, abiti
adeguati e consoni alle varie cerimonie, anche di carattere religioso, laddove non
sia possibile usare detta uniforme.
Comunemente questi tipi di abito si indossano anche alla Veglia D'Armi e durante
il rito d'Investitura, prima di indossare il Mantello che andrà a ricoprirli.
Poiché appunto esistono diverse circostanze e diversi tipi di abito da indossare,
secondo le Norme di Comportamento del 2006, ma lo prevedono anche il senso
comune, e in linea generale le disposizioni sul cerimoniale della Repubblica
Italiana, uniformi a quelle internazionali, l'uso di un capo o di un altro di
abbigliamento viene indicato, oggi, con il termine “Tenuta”.
Pertanto i Cavalieri e gli ospiti di sesso maschile per le serate di gala, i ricevimenti
ed i pranzi ufficiali indosseranno il frac con gilet e cravatta bianca.
L'uso del frac prevede che siano portate le decorazioni solo quando esplicitamente
prescritte nell’invito attraverso l'indicazione “Decorazioni”, mentre sono d’obbligo
quando si partecipa a pranzi e ricevimenti ufficiali cui prende parte un Capo di
Stato o quando l’invito è diramato ufficialmente dai Presidenti dei Supremi Organi
- 41 -
di uno Stato, quali Senato, Camera, Consiglio dei Ministri, Corte Costituzionale,
ecc. o da un rappresentante ufficiale del Governo.
Con il frac, le decorazioni, possono essere portate in due modi:
- “en brochette”, cioè passate, senza nastrino, in una catenella;
- “su sbarretta” di metallo munita di spillo da appuntare sul risvolto della giacca,
con i nastrini affiancati, senza sovrapporre i bordi.
Secondo le regole generali, si indossa una sola decorazione da collo, sotto il nodo
del cravattino ed eventualmente, se rilasciata, quella della nazione di appartenenza
dell'ospite e allo stesso modo una sola Fascia da Cavaliere di Gran Croce, mentre
invece possono essere portate più Placche, fino a quattro, applicate sul lato sinistro
del petto, al di sotto delle Decorazioni, in ordine di importanza, da destra a sinistra
e dall’alto in basso.
La Fascia si porta, di norma, sotto il panciotto della marsina, salvo che sia presente
un Capo di Stato o il Cardinale Gran Maestro, nel quale caso è indossata sopra il
panciotto.
Infine è d'uso negli inviti indicare la tenuta gradita dall'ospite in virtù del tipo di
incontro, pertanto, nel caso del frac sarà indicata la sigla “cravatta bianca”, mentre
per lo smoking negli inviti è indicata la dicitura “cravatta nera”.
Contrariamente all'uso del frac con lo smoking non si indossano Collari, Placche,
Fasce e Decorazioni, ma una sola Rosetta all’occhiello, che di norma è quella
dell’onorificenza più importante e nel caso di inviti a ricorrenze, feste o cerimonie
di Stati stranieri o di Ordini riconosciuti, si porterà la Rosetta relativa alla più alta
onorificenza eventualmente ricevuta dallo Stato o dall’Ordine ospitante, eccezione
fatta in caso di partecipazione, in qualità di rappresentanti dell’Ordine del Santo
Sepolcro, per cui si porterà quella dell'Ordine, secondo il proprio grado.
I Cavalieri e le Dame investendi e promuovendi mantengono, durante il Convivio,
che generalmente segue la Cerimonia di Investitura, la Decorazione da collo55.
L'ultimo abito da poter usare è quello denominato come “abito scuro” che è
indicato per la partecipazione a colazioni e ricevimenti ove non sia prescritto
formalmente l’uso dello smoking e del frac, normalmente al mattino.
55 Per le sole Cerimonie dell’Ordine del S. Sepolcro è consentito l’uso delle decorazioni in formato mignon “su sbarretta” o “en brochette” anche con lo smoking, nonché fregiarsi della Distinzione Speciale della Palma di Gerusalemme, da appuntare sia sul frac, sia sullo smoking, al di sotto delle decorazioni in formato mignon.
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Con questa, che è la tenuta prescritta ogni volta che si indossa il Mantello, si porta
una sola Rosetta all’occhiello del bavero, oppure il distintivo metallico con gli
smaltini delle decorazioni ricevute (Onorificenze e/o Campagne).
Per le Dame e le Signore ospiti, quando indossino l'abito nero lungo, paragonato al
frac maschile, è possibile portare le medesime decorazioni, mentre con l’abito nero
corto o da sera, sempre al di sotto del ginocchio, si seguono le indicazioni anzidette
per l'uso dello smoking.
Nel caso infine che si indossi un abito diverso, le Dame devono usare, sul lato
sinistro dell’abito, soltanto la rosetta dell’Ordine.
Nelle Cerimonie dell’Ordine, se è previsto il frac, i militari indosseranno
l’uniforme di gala con decorazioni mignon, se è prescritto lo smoking, sarà
indossata l’uniforme da sera con nastrini ed infine se è indicato l’abito da
cerimonia o abito scuro, i militari indosseranno l’uniforme da cerimonia con
nastrini ridotti.
In tutte le altre circostanze deve essere sempre indossata l’uniforme ordinaria con
nastrini, mentre Collari, Placche e Fasce devono essere portati in tutti i casi in cui
sono prescritte le insegne metalliche normali o ridotte.
Per gli Ecclesiastici, che partecipino ai ricevimenti ed alle manifestazioni, è
previsto: per i Cardinali, Vescovi, Monsignori, talare filettata con fascia; per i
Sacerdoti, talare nera eventualmente con fascia nera e abito proprio dell’Istituto di
appartenenza, per i Religiosi.
9. Le Decorazioni ed il loro uso.Nelle Norme di Comportamento dell'Ordine si definiscono genericamente Insegne
tutti gli emblemi che identificano una Istituzione quali: stemmi, simboli, vessilli,
uniformi, tenute, ecc. tra cui, in senso generico, rientrano le Decorazioni che
possono essere di diversa foggia quale: medaglie aventi forma di insegna metallica
appesa a nastro, croci ad esempio di Cavaliere, Commendatore e Grand’Ufficiale,
che si portano al collo appese al relativo nastro, fasce solo di Gran Croce con
appesa la relativa Croce e collari.
L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, alla stessa stregua di tutti
gli altri Ordini, ha tra le sue decorazione Medaglie, Croci, Placche e -Collari, distin-
- 43 -
guendoli a loro volta in:
• Grandi Decorazioni: medaglie, croci, placche, collari;
• Piccole Decorazioni dette anche Decorazioni ridotte.
Particolarità dell'Ordine è quella di avere anche delle specifiche Insegne, che
difficilmente si riscontrano nella pluralità degli altri Ordini a livello mondiale e
cioè le Distinzioni Speciali della Palma di Gerusalemme e della Conchiglia del
Pellegrino, a cui si aggiunge, di recente, anche la Palma di Gerusalemme, che
possono essere indossate esclusivamente nelle Cerimonie dell’Ordine.
Come già anzidetto, l'uso dell'abbigliamento consono alla circostanza e il relativo
adeguato uso delle decorazioni trovano regolamentazione in un più ampio sistema
di livello internazionale che non lascia spazio ad interpretazioni personali,
pertanto sarà compito dei Cerimonieri Laici controllare che le regole del bot ton e
dell'uso dell'abbigliamento e insegne siano correttamente applicate, provvedendo
di conseguenza, laddove riscontrano disarmonie con quelle che sono le norme
statuarie e di comportamento più volte qui riportate.
Da tutto ciò discende che esiste una stretta correlazione tra il tipo di Decorazione
da usare ed il tipo di abito (tenuta) che si deve indossare, e non dovrebbe essere
difficile, considerate le poche regole previste da un simile Cerimoniale, adeguare il
proprio agire in ogni circostanza senza difettare in alcun modo, sia nell'uso
dell'abito che delle decorazioni, laddove previste, e non incorrere in situazioni
d'imbarazzo con l'uso di decorazioni non consentite, per tipo o conferimento.
Una questione che è molto sentita all'interno delle gerarchie dell'Ordine è proprio
l'uso corretto delle decorazioni, ma soprattutto dell'uso di quelle consentite,
essendo la questione sotto la lente d'ingrandimento della Chiesa Romana.
Per terminare questo escursus sul cerimoniale, e di tutto quel corollario di cui esso
e composto, si aggiunge che coloro che sono stati insigniti di onorificenze di Ordini
riconosciuti, sia nazionali che esteri, possono fregiarsene dando la precedenza alle
onorificenze del proprio Stato, indossando, di ogni Ordine, una sola insegna e cioè
quella del grado più elevato, seguendo una precedenza fra le insegne degli Ordini
del proprio Stato e quelle dei vari Stati esteri, secondo il criterio cronologico di
istituzione e che in uno Stato straniero, le onorificenze della Nazione ospite
seguono quelle dello Stato ospitante.
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In occasione di ricevimenti o ricorrenze di Stati stranieri, hanno la precedenza le
insegne dell’onorificenza dello Stato che si intende onorare e pertanto risulta ovvio
che nelle Cerimonie dell’Ordine del Santo Sepolcro le insegne dell’Ordine avranno
precedenza sulle altre, così come nelle processioni Esso precede tutti gli altri
Ordini.
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APPENDICE
O R D I N E D I P R O C E S S I O N E56
DamaDama di Commenda
Dama di Commenda con placcaDama di Gran Croce
Dama di CollareCavaliere
CommendatoreCommendatore (Grand'Ufficiale)
Cavaliere di Gran CroceCavaliere di Collare
Priori di Delegazione localeDelegati locali
Priori di SezionePresidi di Sezione
Priori Coadiutori di Luogotenenza o Delegazione MagistraleReggenti di Delegazione Magistrale
Gran Priori di Delegazione MagistraleDelegati Magistrali
Reggenti di LuogotenenzaGran Priori di Luogotenenza
LuogotenentiAltri Membri della Consulta
Altri Membri del Gran MagisteroCerimoniere dell’OrdineCancelliere dell’Ordine
Vice Governatori GeneraliGovernatore Generale
Luogotenente GeneraleAssessore
CleroPatriarca di Gerusalemme Gran Priore
Cardinale Gran Maestro
56 A parità di carica e di grado la precedenza segue l’anzianità di nomina nella carica.
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O R D I N E D I C O R T E O57
Governatore Generale
Vice Governatori Generali
Cancelliere dell’Ordine
Cerimoniere dell’Ordine
Altri Membri del Gran Magistero
Altri Membri della Consulta
Luogotenenti
Gran Priori di Luogotenenza
Reggenti di Luogotenenza
Delegati Magistrali
Gran Priori di Delegazione Magistrale
Reggenti di Delegazione Magistrale
Priori Coadiutori di Luogotenenza o Delegazione Magistrale
Presidi di Sezione
Priori di Sezione
Delegati locali
Priori di Delegazione locale
Cavaliere di Collare
Cavaliere di Gran Croce
Commendatore (Grand'Ufficiale)
Commendatore
Cavaliere
Dama di Collare
Dama di Gran Croce
Dama di Commenda con placca
Dama di Commenda
Dama
57 A parità di carica e di grado la precedenza segue l’anzianità di nomina nella carica.
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ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME
CERIMONIALE LITURGICO58 DELLA VEGLIA DELLE ARMI E DI PREGHIERA
P R O C E S S I O N E D I I N G R E S S O
CerimoniereCavaliere con Decorazioni Investendi
Cavaliere con Decorazioni PromuovendiCavaliere con Spada
Cavaliere con SperoniSacerdoti Investendi
Dame MadrineDame InvestendeCavaliere Padrini
Cavalieri InvestendiCavalieri Vessilliferi di Sezione
Cavaliere con Stendardo di LuogotenenzaDame Promovende
DameCavalieri Promovendi
CavalieriDelegatiPresidi
Cavaliere CrociferoCavaliere con ceroCavaliere con cero
Cavaliere con TuriboloCavaliere con NavicellaSacerdote con Vangelo
SacerdotiGran Priore / Priore di Sezione o Delegazione
Cavaliere di scorta Luogotenente Cavaliere di scorta
58 Cerimoniale approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il 17 giugno 1986 in Roma (prot. 1572/86), per quanto riguarda la formula di Benedizione delle Insegne.
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Durante la Processione, sia d'ingresso che di uscita per la Cerimonia della Veglia
d’Armi e di Preghiera, si seguiranno gli stessi criteri generali indicati per la
Cerimonia di Investitura, con la particolarità che gli investendi non potranno
indossare il Mantello (o la Mozzetta) poiché questi saranno predisposti sulla
balaustra o sulla scalinata prospiciente l’Altare per la Benedizione.
La Processione potrà subire modifiche in base alle Autorità dell’Ordine presenti.
La Spada, gli Speroni e le Decorazioni degli Investendi e dei Promuovendi,
appoggiati su cuscini, vengono portati in Processione da Cavalieri con Tocco e
guanti bianchi calzati.
Tutti i Cavalieri addetti alla Cerimonia calzeranno il Tocco e guanti bianchi per
l’intera durata della Cerimonia.
P O S I Z I O N I I N C H I E S A59
I Cavalieri con i cuscini con Spada, Speroni e Decorazioni, giunti all’Altare, deporranno i cuscini sugli appositi tavolini predisposti ai lati dell’Altare e raggiungeranno i posti loro assegnati.
I Sacerdoti Investendi proseguiranno nella Processione fino all’Altare e si posizioneranno nei posti loro assegnati.
Le Dame Investende, con le Madrine, prenderanno posto nei primi banchi a destra.
I Cavalieri Investendi, con i Padrini, prenderanno posto nei primi banchi a sinistra.
I Cavalieri Vessilliferi delle Sezioni, deporranno i Vessilli nelle apposite basi posizionate sulla destra ai piedi dell’Altare e raggiungeranno i posti loro assegnati, vicino ai Vessilli.
Il Cavaliere Vessillifero di Luogotenenza collocherà lo Stendardo di Luogotenenza nell’apposita base sulla destra dell’Altare e raggiungerà il posto assegnatogli vicino allo Stendardo.
Il Cavaliere Crocifero deporrà la Croce nell’apposita base posizionata alla sinistra dell’Altare e raggiungerà il posto assegnatogli, vicino alla Croce.
Il Cavaliere con il Vangelo deporrà il Vangelo sull’apposito leggìo posto alla destra dell’inginocchiatoio, posizionato davanti al faldistorio/scranna del Celebrante, a sua volta collocato/a davanti all’Altare.
59 In tutto il testo di questo Cerimoniale Liturgico le posizioni destra e sinistra si intendono guardando l’Altare dalla navata della Chiesa.
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I Cavalieri di scorta, dopo aver accompagnato all’Altare il Celebrante, si porteranno, passando per i corridoi laterali, all’ingresso della Chiesa per il servizio d’ordine.
SALUTO DI ACCOGLIENZA
Prima della Liturgia il Celebrante rivolge brevi parole di saluto e augurio.
Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
R. Amen
Cel. La pace sia con voi
R. E con il tuo spirito
Cel. Cavalieri, Dame, fratelli e sorelle, siamo qui raccolti in preghiera, per prepararci a fare il nostro giuramento di fedeltà agli ideali e agli impegni dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, nel quale desideriamo essere ammessi. Rivolgiamo la nostra preghiera a Cristo Salvatore perché ci purifichi dai nostri peccati per la Sua morte in Croce e ci renda partecipi della vittoria della Sua Resurrezione dal glorioso Suo Sepolcro.
Un Cavaliere lettore si porta al leggìo.
Lettore: Ripetiamo insieme: “Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi”.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che per mezzo dello Spirito Santo hai offerto Te stesso innocente e senza macchia a Dio, purificando la nostra coscienza dalle opere morte.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che sei morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che sei morto perché chi crede in Te non perisca, ma abbia la vita eterna.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che sei stato mandato dal Padre non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo Tuo.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Gesù, che sei venuto nel mondo perché gli uomini abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Gesù, Buon Pastore, che dai la vita per il Tuo gregge.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Gesù, verità eterna che ci fai liberi.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
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Lettore: Gesù, unica via che ci conduce al Padre.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Gesù, Risurrezione e Vita, che anche dopo la morte fai vivere chi crede in Te.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: O Salvatore del mondo, che morendo ci hai riconciliati con il Padre.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che sei morto e risorto, e ora siedi alla destra del Padre a intercedere per noi.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che nello Spirito del nostro Dio hai purificato tutti gli uomini, e li hai santificati e giustificati.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che risuscitato dai morti, ci liberi dall’ira ventura.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Tu, che hai vinto la morte e hai fatto risplendere la vita.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Lettore: Maria Tua Madre, rifugio dei peccatori, interceda per noi. E Tu donaci l’indulgenza e la pace.
R. Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi.
Il coro e l’organo eseguono un breve canto o un breve brano musicale.
LITURGIA DELLA PAROLA
Cel. Preghiamo. Rafforza, o Signore, la nostra fede affinché la nostra Veglia, illuminata dalla Tua Parola di salvezza, ci faccia incontrare Cristo Tuo Figlio, morto e risorto, che vive e regna nei secoli de secoli.
R. Amen.
Il Celebrante prende posto sul faldistorio precedentemente preparato posizionato davanti all’altare (o sulla scranna se non è un Vescovo)
Il Cerimoniere si porta al leggìo e introduce all’ascolto della parola di Dio (facoltativo)
Cerimoniere: “Come gli antichi Padri, i Cavalieri e le Dame dell’Ordine del Santo Sepolcro guardano a Gerusalemme come alla Città Santa, centro della storia della Salvezza, figura della Chiesa, simbolo della eterna dimora dei Santi, amata da Dio come una sposa. Ascoltiamo la visione profetica della nuova Gerusalemme in confronto a quella distrutta dai Babilonesi e accendiamo i nostri cuori all’amore per la Città del sacrificio, del Sepolcro e della Resurrezione di Cristo, per la Gerusalemme terrena, la Chiesa, nella speranza di raggiungere la Gerusalemme celeste”.
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Un Cavaliere lettore (preferibilmente un Delegato) si porta al leggìo e legge la prima lettura mentre il Cerimoniere si sposta di lato.
Lettore: Dal Libro del Profeta Isaia (Is. 54, 1-5) Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gloria, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell’Abbandonata che i figli della Maritata, dice il Signore. Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio. Allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza entrerà in possesso delle Nazioni e popolerà le città un tempo deserte. Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata: anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. Poiché tuo sposo è il tuo Creatore, Signore degli Eserciti è il Suo Nome, tuo Redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra. Parola di Dio
R. Rendiamo grazie a Dio
Lettore: Salmo Responsoriale (Salmo 122) Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Quale gioia quando mi dissero:”Andremo alla casa del Signore”. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Gerusalemme è costruita come città salda e compatta.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Là salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Là sono posti i Seggi del giudizio, i Seggi della Casa del Davide.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che Ti amano, sia pace sulle Tue mura, sicurezza nei Tuoi baluardi.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Lettore: Per i miei fratelli e i miei amici io dirò:”Su di te sia pace!”. Per la Casa del Signore Nostro Dio, chiederò per te il bene.
R. Accostiamoci al Monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.
Il Lettore ritorna al suo posto.
Il coro e l’organo eseguono un breve canto o un breve brano musicale..
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Il Cerimoniere si avvicina al leggìo (facoltativo)
Cerimoniere: “L’ideale originario dei Membri degli Ordini Equestri fu la dedizione, anche a costo della vita, a imprese ritenute nobili e, per quanto riguarda l’Ordine del S. Sepolcro, ritenute anche sante. Tali ideali si incarnano ora nella fortezza nelle situazioni ordinarie e soprattutto nelle difficoltà della vita, nell’impegno generoso e costante per la costruzione di un mondo nuovo e per la crescita della Chiesa, nella lotta per il trionfo del bene. Devono essere queste le caratteristiche del Cavaliere e della Dama del Santo Sepolcro. S. Paolo ci indica le armi necessarie per questo combattimento spirituale “.
Un Cavaliere lettore (preferibilmente il Preside) si porta al leggìo e legge la seconda lettura mentre il Cerimoniere si sposta di lato.
Lettore: Dalla seconda Lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesini (6, 10-18) Fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore della Sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le Regioni Celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della Pace. Tenete sempre in mano lo scudo della Fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente, con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza. Parola di Dio.
R. Rendiamo grazie a Dio.
Lettore: Salmo Responsoriale (dal Salmo 18) Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
Lettore: Ti amo, Signore, mia forza, Signore mia roccia, mia fortezza, mio Liberatore.
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
Lettore: Mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
Lettore: Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici.
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
Lettore: Mi circondavano lacci di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi: già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali.
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
Lettore: Nel mio affanno invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal Suo tempio ascoltò la mia voce, al Suo orecchio pervenne il mio grido.
R. Il Signore è mia forza e mia salvezza, di chi avrò timore?
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Il Cavaliere lettore ritorna al suo posto.
Il coro e l’organo eseguono un breve canto o un breve brano musicale.
Il Cerimoniere si avvicina al leggìo (facoltativo)
Cerimoniere: “L’aiuto economico alla Chiesa della Terra Santa, affinché possa vivere e operare dove il Verbo di Dio si è incarnato, è morto, è risorto per la nostra salvezza, si ricollega alla cura che ebbe S. Paolo di soccorrere i bisogni dei poveri della Chiesa di Gerusalemme, organizzando a tal fine, nelle varie Chiese da Lui fondate, apposite collette. Rileggiamo le esortazioni da Lui rivolte a questo scopo ai fedeli di Corinto affinché il nostro gesto di carità sia illuminato dagli stessi motivi e realizzato con la generosità a cui esorta l’Apostolo”.
Un Cavaliere lettore (preferibilmente il Luogotenente) si porta al leggìo e legge la terza lettura mentre il Cerimoniere si sposta di lato.
Lettore: Dalla seconda Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi (8, 1-14) Vogliamo farvi nota, Fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei Santi (i poveri di Gerusalemme). Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento fra voi quest’opera generosa, dato che Lui stesso l’aveva incominciata. E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della Sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall’anno passato siete stati i primi, non solo ad intraprenderla ma a desiderarla. Ora dunque realizzatela, perché come vi fu prontezza del volere, così anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Qui non si tratta di mettere in ristrettezze voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza. Parola di Dio
R. Rendiamo grazie a Dio.
Lettore: Salmo responsoriale (dal Salmo 137) Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
R. Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
Lettore: Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre.
R. Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
Lettore: Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, canzoni di gioia, i nostri oppressori: “Cantateci i canti di Sion”.
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R. Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
Lettore: Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra.
R. Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
Lettore: Mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni parola.
R. Cristo per noi si è fatto povero, ha dato a noi la Sua ricchezza.
ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Il coro e l’assemblea cantano l’alleluia.
Lettore: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso: E’ risorto, non è più qui” (Marco 16,6)
Il Cavaliere lettore ritorna al suo posto
INTRODUZIONE AL VANGELO
Il Cerimoniere si porta al leggìo (facoltativo)
Cerimoniere: “Riportiamoci con la mente e con lo spirito sul Calvario e riviviamo la morte del Signore la sera del Venerdì Santo, la Sua sepoltura, la Sua dimora nel Sepolcro il Sabato Santo e la Sua Resurrezione la mattina del giorno seguente. Seguiamo tutte le mosse del primo Cavaliere del Santo Sepolcro, Giuseppe d’Arimatea e quelle delle prime Dame, le Pie Donne, prime testimoni della Resurrezione di Cristo, e sul loro esempio impegniamo la nostra vita nella consapevolezza della nostra partecipazione alla morte in Croce del Redentore e, sepolti nella Sua morte, risorgiamo con Lui a vita nuova”.
Il Cerimoniere torna al suo posto.
VANGELO
Il Celebrante (o uno dei Sacerdoti assistenti o un diacono) proclama il Vangelo.
Due Cavalieri o Chierici con i candelabri si dispongono ai lati dell‘ambone
Cel. Il Signore sia con voi
R. E con il tuo spirito
Cel. Dal Vangelo secondo Marco (15,33-4 7; 16,1-8)
R. Gloria a Te o Signore.
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Cel. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: “Eloi, Eloi, lema sabactàni”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco chiama Elia!”. Uno corse ad inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla Croce”. Ma Gesù dando un forte grido, spirò. Il velo del Tempio si squarciò in due, dall’alto al basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio”. C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Sàlome, che Lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con Lui a Gerusalemme.
Sopraggiunta ormai la sera poiché era la Parascéve, cioè la vigilia del Sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del Sinedrio, che aspettava anche lui il Regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il Corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto, e chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo lo calò giù dalla Croce e, avvoltoLo nel lenzuolo, Lo depose in un Sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del Sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto. Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salòme, comprarono olii aromatici per andare ad imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al Sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del Sepolcro?” Ma, guardando, videro che il masso era stato già rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel Sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura. Ma Egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai Suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea. Là Lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse uscite, fuggirono via dal Sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. Parola del Signore.
R. Lode a Te o Cristo.
O M E L I A
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BENEDIZIONE DELLE INSEGNE E DEI MANTELLI
Il Celebrante prende posto sul faldistorio o sulla scranna.
Organo
Il Cerimoniere si porta al leggìo.
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Cerimoniere: “Ora la Veglia si fa particolarmente suggestiva. Stiamo per assumere, di fronte a tutta la comunità cristiana che è qui presente, il particolare impegno di CAVALIERI E DAME DEL SANTO SEPOLCRO.
Ciò che farà da segno esterno del nostro impegno — il mantello, la spada, gli speroni — viene benedetto. Subito dopo formuleremo la nostra Promessa solenne.
Attorno a noi, Chiesa militante di quaggiù, stanno gli Angeli e i Santi della Gerusalemme Celeste. Essi intercedono per noi.”
Cerimoniere: “Invito gli Investendi ad alzarsi”
Cel. Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
Investendi: Egli ha fatto cielo e terra.
Cel. Preghiamo. Ascolta, Signore, le nostre preghiere e degnaTi di benedire con la Tua maestà questi distintivi (la spada e gli speroni) e rivesti della custodia della Tua pietà questi Tuoi servi che desiderano portarli, perché siano essi forti nel sostenere i diritti della Chiesa e nel difendere e propagare la Fede Cristiana.
Per Cristo nostro Signore.
Investendi: Amen
Cerimoniere: “Invito gli Investendi a portarsi ai piedi dell’Altare per la benedizione delle Insegne e dei Mantelli”.
Organo
Il Celebrante, accompagnato dal Cavaliere con l‘aspersorio, asperge con l’acqua santa le Insegne e i Mantelli e terminata la Benedizione prende posto sul faldistorio o sulla scranna.
Cerimoniere: “Gli Investendi leggano la promessa”
I Cavalieri, le Dame e i Sacerdoti investendi, dal loro posto, leggono insieme a voce alta la promessa. (vedi allegato)
PROMESSA DEGLI INVESTENDI
Io sottoscritto…………………….
che, in accoglimento di mia domanda, sono stato ammesso nell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme col grado di Cavaliere/Dama
DICHIARO
-di essere onorato di far parte della famiglia dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme;
-di essere a conoscenza che non possono appartenere a Enti e Sodalizi i cui caratteri, scopi e programmi siano in contrasto con la dottrina e gli insegnamenti della Chiesa Cattolica;
-che non appartengo e non apparterrò a Ordini o Istituzioni non riconosciuti dalla Santa Sede o da Stati Sovrani, né parteciperò alle attività o manifestazioni dei detti Enti o Ordini.
PROMETTO
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-di regolare la mia vita secondo i principi morali e religiosi in modo che, con le azioni e con la virtù, possa essere sempre meritevole dell’onore concessomi e della dignità di cui sono stato investito;
-di non macchiare giammai il mio nome con atti disdicevoli per essere sempre degno di appartenere alla Santa Milizia Crociata;
-di uniformarmi alle disposizioni che saranno impartite dalle Autorità dell’Ordine e di osservare la costituzione che ne regola l’attività;
-di contribuire ai bisogni, alle iniziative dell’Ordine e agli aiuti per le opere di Terra Santa.
Prendo atto infine che qualora la mia condotta futura non dovesse essere moralmente o socialmente integerrima, sarò passibile di radiazione dall’Ordine.
Luogo e data……………. Il Candidato………………………..
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Gli investendi si siedono.
Il Cerimoniere chiama all’altare, uno alla volta, i Cavalieri, le Dame e i Sacerdoti investendi per la firma della promessa.
Cerimoniere: “Salga all’altare per la firma della Promessa…………”
L’investendo, dopo aver firmato la Promessa, su indicazioni del Cavaliere addetto, saluta il Celebrante ed il Luogotenente, ritorna al proprio posto e si siede.
CONSEGNA DELLE DECORAZIONI AI PROMOSSI
Il Luogotenente si porta alla destra del Celebrante.
Cerimoniere: “Invito i Promovendi ad alzarsi”
Cerimoniere: ”Sua Eminenza Reverendissima, il Signor Cardinale Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, si è benignamente degnato di conferire le seguenti promozioni:
• a Cavaliere di Gran Croce il Grand’Ufficiale…;
• a Grand’Ufficiale il Commendatore ……..;
• a Commendatore il Cavaliere ………;
• a Dama di Gran Croce la Dama Grand’Ufficiale..........;
• a Dama Grand’Ufficiale la Dama di Commenda..........;
• a Dama di Commenda la Dama ……….
Terminata la lettura i Promovendi si siedono.
L‘Aiutante cerimoniere ed un Cavaliere addetto alla cerimonia, si portano con il cuscino con le decorazioni dei Promovendi, vicino al Luogotenente.
Il Cerimoniere chiama all’altare, uno alla volta i Promovendi.
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Il/la Promovendo/da chiamato/a si porta all’altare e si inchina.
Il Luogotenente consegna la decorazione al Promovendo/a.
Il Promosso/a si inchina e ritorna al proprio posto.
Terminate le promozioni, il Luogotenente torna al proprio posto, così come l’Aiutante cerimoniere ed il Cavaliere con il cuscino.
RITI DI CONCLUSIONE
Celebrante: Preghiamo. O Dio, sorgente di ogni bene, che hai tanto amato il mondo da donare il Tuo unico Figlio per la nostra salvezza, noi T’invochiamo per mezzo di Lui che con la Sua passione ci ha redenti, con la Sua morte in croce ci ha ridato la vita, con la Sua risurrezione ci ha glorificati. Guarda questi Tuoi figli che si raccolgono sotto il segno della Croce di Cristo e in memoria del Suo Sepolcro glorioso, infondi in loro l’amore filiale per Te, la fede nel cuore, la giustizia nelle opere, la verità nelle parole e la rettitudine nelle azioni, e al termine della loro vita possano ottenere l’eredità eterna del Tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen
Il Celebrante annuncia che nella Cerimonia dell‘Investitura, tutti i presenti potranno acquisire l’Indulgenza Plenaria secondo le condizioni stabilite dalla Chiesa.
Cerimoniere: “Invito l’assemblea ad alzarsi per la lettura della Preghiera del Cavaliere e della Dama”
Il Luogotenente si porta al leggìo.
Luogotenente: “Signore, per le Tue cinque piaghe che portiamo sulle nostre insegne, noi Ti preghiamo. Donaci la forza di amare tutti gli esseri del mondo che il Padre Tuo ha creato e, più degli altri, i nostri nemici. Libera la nostra mente ed il nostro cuore dal peccato, dalla parzialità, dall’egoismo e dalla viltà per essere degni del Tuo sacrificio. Fa’ scendere su di noi, Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, il Tuo Spirito, affinché ci renda convinti e sinceri ambasciatori di pace e di amore fra i nostri fratelli e, particolarmente, fra coloro che pensano di non credere in Te. Donaci la Fede per affrontare tutti i dolori della vita quotidiana e per meritare un giorno di giungere umilmente, ma senza timore, al Tuo cospetto. Amen.
Il Luogotenente ritorna al proprio posto.Il Cavaliere Crocifero ed il Cavaliere Vessillifero di Luogotenenza si portano ai lati dell’Altare.
I Cavalieri Vessilliferi si portano ai piedi dell’Altare.
BENEDIZIONECel. Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito
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Cel. Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio
Cel. Vi benedica Dio Onnipotente: + Padre, Figlio e Spirito Santo.
R. Amen
Organo e coro: Salve Regina.
Al termine il Cerimoniere avvia la processione di uscita.
PROCESSIONE DI USCITA
Cerimoniere
Sacerdoti Investendi
Dame Madrine
Dame Investende
Cavalieri Padrini
Cavalieri Investendi
Cavalieri Vessilliferi di Sezione
Cavaliere con Stendardo di Luogotenenza
Dame Promosse
Dame
Cavalieri Promossi
Cavalieri
Delegati
Presidi
Cavaliere Crocifero
Cavaliere con cero Cavaliere con cero
Cavaliere con Turibolo Cavaliere con Navicella
Sacerdoti
Gran Priore / Priore di Sezione e Delegazione
Cavaliere di scorta Luogotenente Cavaliere di scorta
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ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME
CERIMONIALE LITURGICO60 DELL'INVESTITURA
P R O C E S S I O N E D I I N G R E S S O
Rito celebrato dal Gran Maestro
CerimoniereCavaliere con Decorazioni Investendi
Cavalieri con Spada e SperoniSacerdoti Investendi
Dame MadrineDame InvestendeCavalieri Padrini
Cavalieri InvestendiCavalieri Vessilliferi delle Sezioni
Cavaliere con Stendardo di LuogotenenzaDame
CavalieriDelegatiPresidi
Rappresentanti di altri OrdiniRappresentanti di altre Luogotenenze
LuogotenenteMembri Gran Magistero
Cavaliere con cero Cavaliere con ceroCavaliere con Turibolo Cavaliere con Navicella
Cavaliere CrociferoSacerdoti
Sacerdoti dell’OrdineCerimoniere Religioso dell’Ordine
VescoviGran Priore di Luogotenenza
Cavaliere di scorta Cardinale Gran Maestro Cavaliere di scorta
60 Cerimoniale approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il 17 giugno 1986 in Roma (prot. 1572/86), per quanto riguarda le formule di Investitura, da quella dei Cavalieri e delle Dame a quella dei Sacerdoti.
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Rito celebrato dal Gran Priore di Luogotenenza
CerimoniereCavaliere con Decorazioni Investendi
Cavalieri con Spada e SperoniSacerdoti Investendi
Dame MadrineDame InvestendeCavalieri Padrini
Cavalieri InvestendiCavalieri Vessilliferi delle Sezioni
Cavaliere con Stendardo di LuogotenenzaDame
CavalieriDelegatiPresidi
Rappresentanti di altri OrdiniRappresentanti di altre LuogotenenzeCavaliere con cero Cavaliere con cero
Cavaliere con Turibolo Cavaliere con NavicellaCavaliere Crocifero
SacerdotiSacerdoti dell’Ordine
Cerimoniere Religioso dell’OrdineVescovi
Gran Priore di LuogotenenzaLuogotenente
Membri del Gran MagisteroCavaliere di scorta Cavaliere di scorta
Qualora il Gran Priore di Luogotenenza sia un Cardinale (o il Cardinale Gran
Maestro abbia delegato a presiedere la celebrazione un altro Cardinale), per
rispetto dovuto alla carica, è d’uso lasciare allo stesso, preceduto dal Clero, la
posizione di chiusura della Processione.
LA PROCESSIONE ENTRA IN CHIESAMentre la processione entra il Chiesa e durante la sistemazione nei posti, il coro esegue il canto “RALLEGRATI GERUSALEMME” o vengono eseguiti appropriati brani musicali.
POSIZIONI IN CHIESA
- 62 -
I partecipanti alla Processione prendono posto secondo le indicazioni del Cerimoniere.
(La processione di ingresso potrà subire modifiche in funzione delle Autorità dell'Ordine presenti. Allo stesso modo la Cerimonia potrà essere modificata in caso di investitura di Vescovi).
Il cuscino con la Spada e Speroni ed i cuscini con le Decorazioni degli Investendi vengono portati in Processione da Cavalieri con Tocco e guanti bianchi calzati.
Le Mozzette ed i Mantelli vengono portati dai Sacerdoti, Cavalieri e Dame Investendi su braccio sinistro, con la Croce Potenziata rivolta all’esterno.
I Cavalieri investendi terranno tocco e guanti nella mano sinistra. Le Dame investende indosseranno il velo nero.
Tutti i Cavalieri addetti alla Cerimonia manterranno indossati il Tocco e i guanti per tutta la durata della Cerimonia. Si scopriranno il capo soltanto durante la Consacrazione ed al
momento di ricevere l’Eucarestia.
La Cerimonia dell’Investitura ha inizio nel corso della Celebrazione della Santa Messa, subito dopo l’Omelia del Celebrante.
I partecipanti alla Processione prenderanno posto seguendo le indicazioni del Cerimoniere.
In particolare, guardando l’Altare:
• i Cavalieri che portano i cuscini con Spada, Speroni e Decorazioni, li deporranno sugli appositi tavolini predisposti a fianco dell’Altare e prenderanno posizione nei posti loro assegnati;
• i Sacerdoti Investendi proseguono nella Processione fino all’Altare e prenderanno posizione nei posti loro riservati;
• le Dame Investende e le loro Madrine prenderanno posto nei primi banchi sulla destra;
• i Cavalieri Investendi e i loro Padrini prenderanno posto nei primi banchi a sinistra;
• i Vessilli delle Sezioni verranno collocati nelle apposite basi predisposte sul lato destro ai piedi dell’Altare;
• la Croce Astile verrà collocata nell’apposita base predisposta sul lato sinistro dell’Altare;
• lo Stendardo di Luogotenenza verrà collocato nell’apposita base posizionata a destra dell’Altare.
RITI DI INTRODUZIONE
LITURGIA DELLA PAROLA
Un Cavaliere/Dama lettore/lettrice si porta al leggìo per la prima lettura e il salmo.
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Dopo la lettura torna al suo posto.
Un lettore/lettrice si porta al leggìo per la seconda lettura.
Dopo la lettura torna al suo posto.
Organo e coro.
VANGELO
OMELIA
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Organo e coro: “VENI, CREATOR SPIRITUS” (3 strofe)
Terminata la preghiera, il Celebrante prende posto sul faldistorio.
Il Cerimoniere si porta al leggìo per la lettura della Bolla d’Investitura.
LETTURA DELLA BOLLA DI INVESTITURA
Cerimoniere: Si dà lettura del Decreto con il quale Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Cardinale………, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha nominato i Cavalieri e le Dame che oggi riceveranno l’Investitura.
BOLLA DI INVESTITURAIl nobilissimo Ordine Equestre del Santo Sepolcro , già fondato in epoca antica per custodire ed onorare il Sepolcro del Divin Redentore in Gerusalemme, fu sempre oggetto di speciale benevolenza da parte dei Romani Pontefici, come chiaramente dimostrano numerose testimonianze.
Il Papa Pio IX ed i Suoi Successori vollero adattare l’Ordine alle concrete esigenze dei tempi, stabilendo che esso fosse conferito, a titolo di onore, sia a chierici sia a laici, i quali avessero ben meritato della patria terrena del Signore Gesù o fossero disposti ad offrirle la propria opera, stabilendo altresì che le distinzioni onorifiche dell’Ordine fossero conferite anche a quelle pie donne distintesi per sentimenti di pietà e per opere di liberalità.
E ciò fu confermato dal Sommo Pontefice Leone XIII con ulteriore disposizione. Tenendo presente tutto questo ed avvalendoCi della facoltà che ci è stata concessa, come gran Maestro, dal Sommo Pontefice felicemente regnante, cioè di assegnare i diplomi ai chierici e ai laici che siano da ascrivere nell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, Noi eleggiamo, nominiamo e proclamiamo
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Voi qui presenti: Cavalieri e Dame
concedendoVi la facoltà di portare le insegne cavalleresche secondo il grado proprio della Vostra dignità, unitamente a tutti i privilegi, i favori e le prerogative, di cui usufruiscono o usufruiranno i Membri che, come Voi, rivestono in detto Ordine, la medesima dignità.
A garanzia di quanto sopra, abbiamo fatto compilare il presente Diploma, ed avendolo sottoscritto di Nostra mano e munito del sigillo di Nostro Signore Gesù Cristo Risorto, ordiniamo che Vi sia consegnato.
Dato a Roma, dal Palazzo dell’Ordine, il……….. (data dell’investitura)
Il Cardinale Gran Maestro
Cerimoniere: (continua)
Celebrante il Sacro Rito:
Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Gran Maestro ………...,
concelebranti:
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor ………..Gran Priore di Luogotenenza,
alla presenza di
S. E…….. (elencare i Dignitari dell’Ordine presenti)
e di
S. E. ……. Luogotenente della Luogotenenza per …….
Cerimoniere: (quando sia prevista la consegna delle Distinzioni Speciali o il conferimento delle Onorificenze al Merito da parte del Cardinale Gran Maestro): “Nel corso della Cerimonia saranno consegnate le “Distinzioni Speciali (e/o le Onorificenze al Merito)”
INVESTITURA DEI CAVALIERI
Cerimoniere: “I Cavalieri Investendi si avvicinino all’Altare”
Il Celebrante inizia la lettura.
Celebrante: “Cosa chiedete?”
R. Domando di ricevere l’Investitura di Cavaliere del Santo Sepolcro.
Celebrante: “Nel passato, voi lo sapete, i nostri antenati hanno raccolto l’appello del Papa e, muniti della Croce e della Spada, sono partiti per liberare il Santo Sepolcro di Nostro Signore. Diventare Cavaliere del Santo Sepolcro voleva dire: abbandonare i propri beni materiali, la propria casa, la Patria, la famiglia per professare la Fede del Cristo combattendo, ma anche manifestando l’amore per il prossimo. Anche oggi, diventare Cavaliere del Santo Sepolcro vuol dire: lottare per il Regno del Cristo e per la diffusione della Chiesa ed operare per la carità, con lo stesso profondo spirito di Fede e di amore.
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Siete pronti ad accettare questo ideale per la vostra vita?”
R. Sono pronto.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia, con alla sua sinistra il Cavaliere con il cuscino della Spada e Speroni ed il Cavaliere con il cuscino delle Decorazioni, si posiziona alla destra del Celebrante.
Celebrante: “ Se tutti gli uomini devono seguire la loro coscienza per sforzarsi di essere giusti e onesti, a maggior ragione un Cavaliere del Santo Sepolcro deve tutto mettere in opera per non profanare il Suo nome, ma invece gloriarsi di essere soldato di Cristo. Siete pronti a non vergognarvi mai di essere Cristiani ed a comportarvi dovunque e sempre in modo da rendere onore a Cristo ed alla Sua Chiesa?”
R. Sono pronto.
Celebrante: “Siete pronti a promettere con la parola e con il cuore di osservare le Costituzioni di questa Santa Milizia?”
R. Dichiaro e prometto, con la parola e con il cuore, a Dio Onnipotente, a Gesù Cristo Suo Figlio, alla Beata Vergine Maria, di osservare, come vero soldato del Cristo, tutto quello che mi viene imposto.
Celebrante: (stendendo la mano destra verso gli Investendi) “Siate dunque fedeli e valorosi Soldati di Nostro Signore Gesù Cristo, Cavalieri del Santo Sepolcro, forti e coraggiosi, per poter un giorno essere ammessi alla Sua Corte celeste”.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia prende dal cuscino gli Speroni e li porge al Celebrante.
Celebrante: (mostrando gli speroni) “Ricevete questi Speroni che sono simbolo della Vostra Milizia ad onore e gloria del Santo Sepolcro”.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia riprende dal Celebrante gli Speroni e li posa sul cuscino. Prende quindi la Spada e la porge al Celebrante (tenendola per la lama).
Celebrante: (tenendo la Spada in posizione orizzontale) “Ricevete questa Spada che a Voi deve ricordare la difesa della Santa Chiesa di Cristo ed il combattimento per la custodia e tutela della Patria terrena del Redentore Divino, e tenete bene in mente che il Regno di Dio non si conquista con la spada, ma con la Fede e la Carità”.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia riprende dal Celebrante la Spada, la pone sul cuscino e passa davanti ai Cavalieri Investendi, i quali stenderanno, al suo passaggio, la mano destra sul cuscino.
Quindi ritorna al suo posto sull’altare (lato destro del Celebrante) e consegna il cuscino al Cavaliere addetto.
Cerimoniere: “Gli Investendi tornino al loro posto”.
Due Cavalieri si portano ai piedi dell’Altare (sul lato sinistro).
Il Cerimoniere inizia a chiamare, uno per volta, i Cavalieri Investendi sull’Altare, mentre tutti gli altri si siedono.
Cerimoniere: “Salga all’Altare il Cavaliere……………..”
Il Cavaliere Investendo chiamato, con un Padrino (alla sua destra), si porta ai piedi dell’Altare, consegna il mantello al Cavaliere addetto ai mantelli, si inchina e sale i gradini.
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Il Cavaliere addetto ai mantelli consegna il mantello (aperto) al Luogotenente.
L’Investendo si inginocchia mentre il Padrino si posizionerà lateralmente sulla destra (leggermente dietro).
Il Cavaliere addetto alla cerimonia porge la spada (tenendola per la lama) al Celebrante.
Celebrante: (tenendo la spada verticalmente) “In virtù del mandato ricevuto Io ti costituisco e proclamo Cavaliere del Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo”. (toccando con la spada la spalla di ciascun Cavaliere): “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
R. Amen
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia riprende dal Celebrante la spada e la posa sul cuscino; quindi prende dal cuscino la decorazione che porge al Celebrante.
Il Celebrante la pone al collo dell’Investendo.
Celebrante: (mentre pone la decorazione al collo dell’Investendo) “Ricevi la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo perché Essa ti protegga, ed a tal fine ripeti incessantemente: Ti adoriamo, Cristo e Ti benediciamo, perché con la Tua Croce hai redento il mondo”.
Il Padrino allaccia la decorazione.
Mentre il Cerimoniere chiama all’Altare un altro Investendo, il Cavaliere già investito, bacia l’anello al Celebrante, si alza, si inchina e si porta, con il Padrino, dal Luogotenente che lo veste del mantello e dà l’abbraccio di pace.
Dopo aver scambiato il segno di pace, il Cavaliere investito ed il Padrino tornano al proprio posto.
Il secondo Padrino sale all’Altare con un altro Investendo.
N.B.: Qualora il numero dei Cavalieri sia elevato, anziché un Padrino per ogni Cavaliere, si potrà designare un numero ridotto di Padrini (2 o 4), i quali, a rotazione, accompagneranno gli Investendi all‘Altare e, quindi, ai loro posti.
INVESTITURA DELLE DAME
Cerimoniere: “Le Dame Investende si avvicinino all’Altare”.
Le Dame chiamate, accompagnate dalle Madrine, si portano ai piedi della scalinata dell’Altare.
Il Celebrante inizia la lettura.
Celebrante: “Che cosa chiedete?”
R. Chiedo di ricevere l’Investitura di Dama del Santo Sepolcro”.
Celebrante: “Io vi ricordo che se tutti devono considerarsi onorati di praticare la virtù, a maggior ragione una Dama del Santo Sepolcro deve mettere in pratica ogni mezzo per conseguire la perfezione della vita cristiana e deve, con la sua azione e virtù, mostrarsi degna dell’onore che riceve e della dignità di cui è rivestita. Siete pronte a far vostro questo ideale per la vostra vita?”
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R. Sono pronta.
Celebrante: “Promettete, con la bocca ed il cuore, di rimanere fedele a questo ideale?”
R. Con l’aiuto di Dio prometto di non venir mai meno all’onore ed alla dignità di Dama del Santo Sepolcro.
Il Cerimoniere chiama le Dame Investende, una alla volta, sull’Altare.
Cerimoniere: “Salga all’Altare la Dama…………....”
La Dama Investenda chiamata si porta ai piedi dell’Altare, consegna il suo mantello al Cavaliere addetto ai mantelli e, con la Madrina alla sua destra, si inchina e sale i gradini.
L’Investenda si inginocchia mentre la Madrina si posizionerà lateralmente sulla destra (leggermente dietro l’Investenda).
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia porge al Celebrante la decorazione.
Celebrante: “In virtù del mandato ricevuto, io ti costituisco e proclamo Dama del Santo Sepolcro e ti consegno questa Croce quale segno della protezione del Signore in vita e pegno di gloria eterna”.
Il Celebrante appone l’insegna dell’Ordine al collo della Dama Investenda, mentre la Dama Madrina aiuta a sollevare il velo.
Il Cavaliere o Dama addetto/a ai mantelli porge il mantello (aperto) al Luogotenente.
Mentre il Cerimoniere chiama all’Altare un’altra Dama, la Dama già investita, bacia l’anello del Celebrante, si alza, si inchina e si porta, con la Madrina, dal Luogotenente che la veste del mantello e le dà l’abbraccio di pace.
Subito dopo torna, insieme alla Madrina, ai piedi dell’Altare.
Al termine della vestizione delle Dame, il Celebrante riprende la lettura.
Celebrante: “Ora che siete Dame del Santo Sepolcro, procurate di emulare quelle pie donne che seguivano il Signore provvedendo alle necessità quotidiane e che, con viva fede e in lacrime, vegliarono il Suo Santo Sepolcro. Siano quindi le vostre attività ed i vostri pensieri orientati verso la Terra del Redentore ed adoperatevi che il di Lui Santo Nome sia diffuso ed amato ovunque, onde meritarvi la lode del Divino Risorto”.
R. E’ il nostro voto e che il Redentore Divino e la Vergine Maria ci concedano la grazia necessaria.
Le nuove Dame e le Madrine61 si inchinano al Celebrante e ritornano ai loro posti, analogamente ai Cavalieri o Dame addetti ai mantelli.
INVESTITURA DEI SACERDOTI
Il Cerimoniere chiama all’Altare, uno alla volta, i Sacerdoti Investendi.
61 Qualora il numero delle Dame sia molto elevato, anziché una Madrina per ogni Dama, si potrà designare un numero ridotto di Madrine (2 o 4), le quali, a rotazione accompagneranno le Investende all‘Altare e, quindi, ai loro posti.
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Cerimoniere: “Si porti all’Altare …………………”
Il Sacerdote si genuflette davanti al Celebrante e gli porge la mozzetta (aperta).
Celebrante: (ponendo la Mozzetta sulle spalle del Sacerdote) “Ricevi questa Mozzetta ornata della salutifera Croce del Signore nostro Gesù Cristo: Essa sia per te un richiamo a professare fedelmente la fede e ad una vita virtuosa; un aiuto nell’operare per la diffusione del Regno di Cristo”.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia porge la decorazione al Celebrante, il quale la pone al collo del Sacerdote Investendo.
Il Cavaliere addetto alla Cerimonia lega la decorazione al collo del Sacerdote Investendo.
Celebrante: “La pace sia con te”
R. “E con il tuo spirito”.
Il Celebrante scambia l’abbraccio di pace con l’Investendo.
Il Sacerdote Investito si porta verso il Luogotenente per il saluto e torna al suo posto, mentre il Cerimoniere chiama all’Altare un altro Sacerdote.
CONSEGNA DELLA PALMA DI GERUSALEMMEO ALTRE DISTINZIONI
Il Luogotenente si porta alla destra del Celebrante accompagnato dal Cavaliere addetto alla Cerimonia con le Distinzioni Speciali (sul cuscino).
Cerimoniere: “Terminata la Cerimonia di Investitura si procede ora alla consegna delle Distinzioni Speciali”.
Il Cerimoniere inizia a chiamare, uno alla volta, gli Insigniti.
Cerimoniere: “Si porti dal Celebrante, per ricevere la Decorazione della Palma di Gerusalemme, il/la …………………”
Il Luogotenente porge la distinzione al Celebrante che la consegna all’Insignito/a.
Gli Insigniti, man mano che vengono chiamati, con indosso il mantello (se Cavalieri o Dame) si portano dal Celebrante e si inginocchiano.
Gli Insigniti, dopo aver baciato l’anello al Celebrante, scambiano l’abbraccio di pace con il Luogotenente e ritornano al loro posto.
Al termine i Chierici rimuovono l’inginocchiatoio ed il faldistorio.
Un Cavaliere lettore si porta al leggìo.
PREGHIERA DEI FEDELI
Alla fine della Preghiera il Cavaliere lettore torna al suo posto.
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OFFERTORIOOrgano e coro
PREFAZIO
Organo e coro
CONSACRAZIONEI Cavalieri Crocifero, Vessilliferi di Luogotenenza e delle Sezioni, innalzano la Croce ed i Vessilli fino al termine della Consacrazione.
I Cavalieri di servizio si tolgono il tocco inginocchiandosi sul ginocchio destro.
Organo e coro .
SCAMBIO DEL SEGNO DI PACE
Il Luogotenente si porta dal Celebrante per lo scambio del segno di pace.
COMUNIONE
Organo e coro.
Il Celebrante ed i Concelebranti distribuiscono l’Eucaristia seguendo le indicazioni del Cerimoniere.
Al termine della Comunione dei fedeli, il Cerimoniere si porta al leggìo.
LETTURA DELLA PREGHIERA DEL CAVALIERE E DELLA DAMA
Cerimoniere: “Invito l’assemblea ad alzarsi per la lettura della Preghiera del Cavaliere e della Dama”.
Il Luogotenente si porta al leggio, mentre il Cerimoniere ritorna al suo posto.
Luogotenente: “Signore, per le Tue cinque piaghe che portiamo sulle nostre insegne, noi Ti preghiamo. Donaci la forza di amare tutti gli esseri del mondo che il Padre Tuo ha creato e, più degli altri i nostri nemici. Libera la nostra mente ed il nostro cuore dal peccato, dalla parzialità, dall’egoismo e dalla viltà per essere degni del Tuo sacrificio. Fa’ scendere su di noi, Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, il Tuo Spirito, affinché ci renda convinti e sinceri ambasciatori di pace e di amore fra i nostri fratelli e, particolarmente, fra coloro che pensano di non
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credere in Te. Donaci la Fede per affrontare tutti i dolori della vita quotidiana e per meritare un giorno di giungere umilmente ma senza timore al Tuo cospetto. Amen. “
Terminata la lettura il Luogotenente ritorna al proprio posto.
Il Cerimoniere, i Cavalieri addetti alla Cerimonia ed i Cavalieri, Vessillifero di Luogotenenza e Crocifero, si portano ai lati dell’Altare, vicino al Celebrante.
I Cavalieri Vessilliferi delle Sezioni si portano ai piedi dell’Altare (sul lato destro)
RITI DI CONCLUSIONE
Dopo la Benedizione impartita dal Celebrante, organo e coro eseguono il “TE DEUM”.
Al termine del “TE DEUM” il Cerimoniere avvia la processione per l’uscita dalla Chiesa.
PROCESSIONE DI USCITA
Rito celebrato dal Gran Maestro
Cerimoniere
Cavalieri Vessilliferi delle Sezioni
Cavaliere con Stendardo di Luogotenenza
Dame
Cavalieri
Delegati
PresidiRappresentanti di altri Ordini
Rappresentanti di altre Luogotenenze
Luogotenente
Membri Gran Magistero
Cavaliere con cero Cavaliere Crocifero
Cavaliere con Turibolo Cavaliere con Navicella
Cavaliere CrociferoSacerdoti
Sacerdoti dell’Ordine
Cerimoniere Religioso dell’OrdineVescovi
Gran Priore di Luogotenenza
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Cavaliere di scorta Cardinale Gran Maestro Cavaliere di scorta
Rito celebrato dal Gran Priore di Luogotenenza
Cerimoniere
Cavalieri Vessilliferi delle Sezioni
Cavaliere con Stendardo di Luogotenenza
Dame
Cavalieri
Delegati
Presidi
Rappresentanti di altri Ordini
Rappresentanti di altre Luogotenenze
Cavaliere con cero Cavaliere Con cero
Cavaliere con Turibolo Cavaliere con Navicella
Cavaliere Crocifero
Sacerdoti
Sacerdoti dell’Ordine
Cerimoniere Religioso dell’Ordine
Vescovi
Gran Priore di Luogotenenza
Luogotenente
Membri Gran Magistero
Cavaliere di scorta Cavaliere di scorta
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PREGHIERA DEL CAVALIEREE DELLA DAMA
Signore, per le Tue cinque piaghe
che portiamo sulle nostre insegne,
noi ti preghiamo.
Donaci la forza di amare
tutti gli esseri del mondo
che il Padre Tuo ha creato
e, più degli altri, i nostri nemici.
Libera la nostra mente ed il nostro cuore
dal peccato, dalla parzialità, dall’egoismo e dalla viltà
per essere degni del Tuo sacrificio.
Fa’ scendere su di noi,
Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro
il Tuo Spirito
affinché ci renda convinti e sinceri ambasciatori
di pace e di amore fra i nostri fratelli
e, particolarmente, fra coloro
che pensano di non credere in Te.
Donaci la Fede per affrontare tutti i dolori della vita quotidiana
e per meritare un giorno di giungere
umilmente, ma senza timore,
al Tuo cospetto.
Amen.
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PREGHIERA A NOSTRA SIGNORAREGINA DELLA PALESTINA
O Maria Immacolata,dolce Regina del cielo e della terra,
noi qui prostrati ai piedi del Tuo trono regale,pienamente fiduciosi nella Tua bontà
e nella Tua illuminata potenza,Ti supplichiamo di volgere
uno sguardo compassionevole sulla Palestina,terra che è Tua più di ogni altra,
perché Tu l'hai abbellita con la Tua nascita,con le Tue virtù, con i Tuoi dolori;
questa terra dove Tu hai dato al mondoil Divino Redentore.
Ricordati che proprio in questa terraDio ti ha scelta nostra Madre
e dispensatrice di grazie.Veglia sulla Tua patria terrena,
avvolgila di una protezione tutta speciale;dissipa le tenebre dell'errore
là dove ha brillato l'eterno Sole di giustizia.Fa che si realizzi presto la promessa
del Tuo Figlio Divino di formare un solo greggesotto un solo pastore.
Degnati infine di ottenereper noi tutti la grazia di servire Dio
in santità e giustiziatutti i giorni della nostra vita,
sicché nell'ora della nostra morte,per meriti di Gesù e per la Tua materna assistenza,
passiamo dalla Gerusalemme terrena a quella celeste.
Così sia.
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P R E G H I E R E E C A N T I
Lauda Jerusalem (dal Salmo 147)
Lauda Jerusalem Dominum !
Lauda Deum tuum, Sion.
Hosanna, hosanna,Hosanna, Filio David.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum,benedixit filiis tuis in te.
Qui point fines tuos pacem,et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terrae,velociter currit verbum eius.
Qui dat nivem sicut lanam,pruinam sicut cinerem spargit.
Mittit crystallum suam sicut buccellas;ante faciem frigoris eius qui sustinebit ?
Emittet verbum suum et liquefaciet ea,flabit spiritus eius, et fluent aquae.
Qui annuntiat verbum suum Iacob,iustitias et iudicia sua Israel.
*******************
Gerusalemme, loda il Signore !Glorifica il tuo Dio o Sion.
Osanna, osanna,osanna al Figlio di Davide.
Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli ha messo pace nei tuoi confinie ti sazia con fior di frumento.
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Manda sulla terra la Sua parola,il suo messaggio corre veloce.
Fa scendere la neve come lana,come polvere sparge la brina.
Getta come briciole la grandine,di fronte al Suo gelo chi resiste ?
Manda una Sua parola ed ecco si scioglie,fa soffiare il vento e scorrono le acque.
Annunzia a Giacobbe la Sua parola,le Sue leggi e i suoi decreti a Israele.
Pange lingua
Pange, lingua, gloriosicorporis mysterium,
sanguinisque pretiosi,
quem in mundi pretium
fructus ventris generosi
Rex effusi gentium.
Nobis datus, nobis natus
ex intacta Virgine.
Et in mundo conversatus,
sparso verbi semine,
sui moras incolatus
miro clausit ordine.
In supremae nocte coenae
recumbens cum fratribus.
Observata lege plene
cibis in legalibus,
cibum turbae duodenae
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se dat suis minibus.
Verbum caro, panem verum
verbo carnem efficit;
fitque sanguis Christi merum,
et si sensus deficit,
ad firmandum cor sincerum
sola fides sufficit.
*******************
Canta, o lingua, il mistero
del glorioso Corpo
e del Sangue prezioso,
che il Figlio della Donna eccelsa,
Re dei popoli,
versò a riscatto del mondo.
Egli donandosi a noi, nato per noi
da una Vergine purissima,
dopo aver dimorato nel mondo
e sparso il seme della Sua Parola,
chiuse il periodo del suo pellegrinaggio
con un’istituzione meravigliosa.
La notte dell’ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi,
osservata esattamente la Legge
nei cibi rituali,
con le Proprie mani
dà Se stesso in cibo ai Dodici.
Il Verbo Incarnato con la Sua Parola
trasforma il vero pane nella Sua Carne;
il vino diventa Sangue di Cristo
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e se il senso si smarrisce,
la fede sola basta a convincere
un cuore sincero.
Rallegrati Gerusalemme (Salmo 122)
Rit.Rallegrati, Gerusalemme
Accogli i tuoi figli nelle tue mura !
Quale gioia, quando mi dissero:“ Andremo alla casa del Signore “.
E ora i nostri piedi si fermanoalle Tue porte, Gerusalemme !
Gerusalemme è costruitacome città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore,per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:sia pace a coloro che Ti amano,
sia pace sulle Tua mura,sicurezza nei Tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amiciio dirò :” Su di Te sia pace ! “.
Per la casa del Signore nostro Dio,chiederò per Te il bene.
Gloria al Padre e al Figlioe allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e semprenei secoli dei secoli. Amen.
Veni, Creator Spiritus
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Veni, Creàtor Spiritus,mentes tuòrum visita;imple supèrna gràtia,
quae tu creàsti pèctora.
Qui diceris Paràclitus,altissimi donum Dei,
fons vivus, ignis, càritaset spiritàlis iunctio.
Tu septiformis mùneredigitus paternae, dexterae,
tu rite Prossimum Patrissermòne ditans gùttura.
Accènde lumen sènsibusinfùnde amòrem còrdibus,
infirma nostri còrporis virtùtefirmans pèrpeti.
Hostem repèllas lòngiuspacèmque dones pròtinus;
ductòre sic te praeviovitèmus omne nòxium.
Per te sciàmus da Patrem,noscàmus atque Filium,
Teque utriùsque SpiritumCredàmus omni tèmpore.
Amen.
*******************
Vieni, o Spirito Creatore,visita le anime dei Tuoi fedeli,
riempi di celeste graziai cuori che hai creato.
Tu che sei chiamato Paraclito,il dono dell’Altissimo:
sorgente viva, fuoco, caritàe unzione spirituale.
Tu Spirito settiforme,dito della destra paterna,
Tu promesso dal Padre che
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con la parola dischiudi le labbra.
Accendi la luce nei sensi,infondi nei cuori l’amore,
fortifica la nostra debolezzacon il Tuo vigore eterno.
Respingi da noi il nemico,donaci senza indugio la pace;
fa che sotto la Tua guidaevitiamo ogni male.
Facci conoscere il Padre,rivelaci insieme il Figlio;e fa che sempre crediamo
in Te, loro comune Spirito.
Amen.
Te Deum
Te Deum laudàmusTe Dòminum confitemur.
Te aeternum PatremOmnis terra veneràtur.
Tibi omnes Angeli, Tibi caeli,et univèrsae Potestàtes.
Tibi Cherubim et Seraphim,incèssabili voce proclàmant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus DòminusDeus Sàbaoth !
Pleni sunt coeli et terra maiestàtisGloriae tuae.
Te gloriòsus, Apostolòrum chorus.Te Prophetàrum laudàbilis nùmerus.
Te Màrtyrum candidàtus laudatExèrcitus.
Te per orbem terràrumSancta Confitètur Ecclèsia.
Patrem , immènsae maiestatis.Veneràndum tuum verum
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et unicum Filium.
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Tu Rex glòriae, Christe.
Tu Pàtris sempiternus es Filius.
Tu ad liberàndum susceptùrusHòminem non horruìsti Virginis ùterum.
Tu, devìcto mortis acùleo, aperuìsticredèntibus Regna Caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedesin gloria Patris.
Judex crèderis esse ventùrus.
Te ergo quaesumus , tuis fàmulissùbveni, quos pretiòso sànguine redemìsti.
Aetèrna fac cum Sanctis tuisin glòria numeràri.
Salvumfac pòpulum tuum, Dòmine,et benedic haereditàti tuae.
Et rege eos et extòlle illos usquein aeternum.
Per sìngulos dies benedìcimus Te.
Et laudàmus nomen Tuum in saeculumet in saeculum saeculi.
Dignàre, Dòmine, die istosine peccàto nos custòdire.
Miserère nostri, Dòmine,miserère nostri.
Fiat misericòrdia tua, Dòmine,super nos, quemàdmodum
speràvimus in Te.
In Te, Dòmine, speràvi,non confundar in aetèrnum.
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*******************
Te lodiamo Dio,Te confessiamo Signore.
Te eterno Padre,tutta la terra adora.
Te gli Angeli tutti, Te i cieli,e tutte le Potestà.
Te i Cherubini e i Serafinicon incessante cantico acclamano:
Santo, Santo, Santo è il SignoreDio degli Eserciti !
Pieni sono i cieli e la terradella Tua Maestà sovrana.
Il coro glorioso degli Apostoli.La veneranda schiera dei Profeti.
Lo sfolgorante esercito dei Martiricantano le Tue lodi.
Per tutta la distesa della terra,la Santa Chiesa Ti adora.
O Padre, nella Tua immensa maestà.Con Colui che è veramente il Tuo unico Figlio,
degno di adorazione.Con lo Spirito Santo,nostro consolatore.
O Cristo, Tu sei il Re della gloria.Tu l’eterno Figlio del Padre.
Tu incarnandoTi per liberare l’Uomo,non sdegnasTi di scendere
nel seno di una Vergine.
Dopo aver vinta la morte, schiudestiai credenti il Regno dei Cieli.
Tu siedi alla destra di Dionella gloria del Padre.
Tu ritornerai un giorno, lo crediamo,
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a giudicare la terra.
Te dunque preghiamo: soccorri i Tuoi servi,che hai redento con il Tuo
sangue prezioso.
Fa che siano ammessi con i Tuoi Santialla gloria eterna.
Salva, o Signore, il popolo Tuo,e benedici la Tua eredità.
Guida i Tuoi figli e falli giungereall’eternità.
Tutti i giorni esaltiamo i Tuoi benefici.
E noi cantiamo la gloria del Tuo nomeoggi e sempre ed in tutti i secoli.
Degnati, o Signore, di preservarciin questo giorno da ogni peccato.
Abbi pietà di noi, Signore,abbi pietà di noi.
Vegli su di noi, o Signore, la Tuabontà, poiché in Te abbiamo messo
la nostra speranza.
In Te, o Signore, è la mia speranza,che io non sia mai confuso in eterno.
Salve Regina
Salve, Regina, Mater Misericordiae;vita, dulcedo et spes nostra, salve.
Ad te clamamus, exules filii Hevae.Ad te suspiramus gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eja, ergo, advocata nostra,illos tuos misericordes oculos
ad nos converte.
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Et Jesum benedictum fructum ventris tui,nobis post hoc exilium ostende.
O clemens, o pia,o dulcis Virgo Maria.
*******************
Salve, Regina, Madre di Misericordia:vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A Te ricorriamo esuli figli di Eva;a Te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù, dunque, avvocata nostra,rivolgi a noi
i Tuoi occhi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio,Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno.
O clemente, o pia,o dolce Vergine Maria.
Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentumveneremur cernui:
et antiquum documentumnovo cedat ritui;
praestet fides supplementumsensuum defectui.
Genitori, Genitoquelaus et jubilatio,
salus, honor, virtus quoquesit et benedictio:
procedenti ab utroquecompare sit laudatio.
Amen.
*******************
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Questo grande Sacramentoveneriamo supplici,
è il supremo compimentodegli antichi simboli;viva fede ci sorregga,
quando i sensi tacciono.
All’eterno sommo Dio,Padre, Figlio e Spirito,
gloria, onore, lode pienainnalziamo unanimi;il mistero dell’amore
adoriamo umili.
Amen.
Inno dei Cavalieri del Santo Sepolcro
di Luigi Orsini e Riccardo Picò-Mangiagalli
Dio del perdono, Dio della salvezzaraggio che accendi le celesti aurorelume di grazia, fiamma di valore,tèmpraci tutti nella Tua fortezza.
Tu, fonte d’ogni bene e di letizia,sole rovente, mistica rugiada,
nel segno della Croce e della Spadaserbaci degni della Tua milizia.
Contro l’odio de li émpi a torve etàcombattemmo con l’armi in Tua difesa:
or combattiamo per la santa Impresasolo armati di Fede e di Pietà.
Sul Tuo Sepolcro, dove ogni feritaebbe pace nel sonno della morte,
noi Cavalieri delle età risorte,custodiamo la fiamma della Vita.
Sèrbaci saldi nella lunga viache alla suprema Verità conducee confortaci in Te, nella Tua luce,per la vita e la morte. E così sia.
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P R O M E S S A D E G L I I N V E S T E N D I
Io sottoscritto……………………. che, in accoglimento di mia domanda, sono stato ammesso nell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme col grado di Cavaliere/Dama
D I C H I A R O
-di essere onorato di far parte della famiglia dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme;-di essere a conoscenza che non possono appartenere a Enti e Sodalizi i cui caratteri, scopi e programmi siano in contrasto con la dottrina e gli insegnamenti della Chiesa Cattolica;-che non appartengo e non apparterrò a Ordini o Istituzioni non riconosciuti dalla Santa Sede o da Stati Sovrani, né parteciperò alle attività o manifestazioni dei detti Enti o Ordini.
P R O M E T T O-di regolare la mia vita secondo i principi morali e religiosi in modo che, con le azioni e con la virtù, possa essere sempre meritevole dell’onore concessomi e della dignità di cui sono stato investito;-di non macchiare giammai il mio nome con atti disdicevoli per essere sempre degno di appartenere alla Santa Milizia Crociata;-di uniformarmi alle disposizioni che saranno impartite dalle Autorità dell’Ordine e di osservare la costituzione che ne regola l’attività;-di contribuire ai bisogni, alle iniziative dell’Ordine e agli aiuti per le opere di Terra Santa.
Prendo atto infine che qualora la mia condotta futura non dovesse essere moralmente o socialmente integerrima, sarò passibile di radiazione dall’Ordine.Luogo e data…………….
Il Candidato.............................................................Il Gran Priore......................................................Il Luogotenente....................................................
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Tabelle riassuntive sull'uso degli appellativi
Cariche dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
INTERLECUTORI APPELLATIVICardinale Gran Maestro Eminenza
Gran Priore Patriarca Latino di Gerusalemme
Beatitudine
Luogotenente Generale EccellenzaGovernatore Generale Eccellenza
Vice Governatore Generale EccellenzaCancelliere Eccellenza ( se Vescovo) (1)
Cerimoniere Eccellenza ( se vescovo) (1)Gran Priore di Luogotenenza Eccellenza
Luogotenente EccellenzaConsigliere appellativo proprio del grado o
della carica ricoperta o titolo accademico
Preside appellativo proprio del grado o della carica ricoperta o titolo accademico
Priore di Sezione appellativo proprio del grado o della carica ricoperta o titolo accademico
Delegato appellativo proprio del grado o della carica ricoperta o titolo accademico
Priore di Delegazione appellativo proprio del grado o della carica ricoperta o titolo accademico
(1) - Appellativo proprio del grado (se laico)
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Ecclesiastici
INTERLECUTORI APPELLATIVICardinale EminenzaVescovo Eccellenza
Monsignore MonsignoreSacerdote Reverendo
Persone insignite di Onorificenze dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme
INTERLECUTORI APPELLATIVICavaliere/ Dama di Collare appellativo proprio del grado o
titolo accademicoCavaliere/ Dama di Gran Croce
di Gran Croce appellativo proprio del grado o titolo accademico
Commendatore/Dama con Placca (o Grande Ufficiale)
appellativo proprio del grado o titolo accademico
Commendatore/Dama di Commenda
appellativo proprio del grado o titolo accademico
Cavaliere/Dama appellativo proprio del grado o titolo accademico
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Tabella riassuntiva sull’uso delle
decorazioni
DECORAZIONI UNIFORME DA SOCIETA’(MILITARI)
FRAC SMOKING ABITO DA VISITA(ABITO SCURO)
MEDAGLIE, CROCI, STELLE
in miniatura sul lato sinistro del petto
in miniatura, “en brochette” oppure “su sbarretta” (1)
non ammessi non ammessi
COLLARI: cavalierati e commende
uno solo, al collo, sotto il cravattino
uno solo, al collo, sotto il cravattino
non ammessi non ammessi
FASCE una sola, dalla spalla destra al fianco sinistro
una sola, dalla spalla destra al fianco sinistro
non ammesse non ammesse
PLACCHE sul lato sinistro del petto, sotto le decorazioni
sul lato sinistro del petto
non ammesse non ammesse
ROSETTE non ammesse non ammesse onorificenza più elevata, nell’asola (2)
una sola all’occhiello
SMALTINI non ammessi non ammessi non ammessi non ammessi
INDICAZIONE SULL’INVITO
uniforme Società Cravatta bianca Cravatta nera Abito scuro
(1) - Per le Cerimonie dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è consentito
l'uso delle decorazioni in miniatura "su sbarretta" o "en brochette".
(2) - Se non si portano le decorazioni "su sbarretta" o "en brochette".
Dr. Carmelo Cataldi
Dr. Renato Giuliano
Copyright
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