cent'anni con gratitudine v capitolo

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1912 2012 1912 2012 41 SESAMO Nel tempo dei tempi, in una città della Persia, vivevano due fratelli… Alì Babà e i Quaranta ladroni Le mille e una notte Alì Babà capì allora di non essersi sbagliato e fu certo che quegli uomini dal fiero aspetto erano dei banditi di strada. A un cenno del loro capo, smon- tarono da cavallo, legarono le bestie agli alberi, quindi tolsero dalle selle le bisacce e se le caricarono sulle spalle. Curvi sotto quel peso, s’incammina- rono in fila indiana sfilando sotto l’albero su cui si trovava Alì Babà. Poté così contarli comodamente e vide che erano in tutto quaranta, né uno di più né uno di meno. Chi marciava in testa alla fila, probabilmente il capo dei banditi, arrivato davanti a una grande roccia seminascosta da cespugli folti, si fermò, depositò la propria bisaccia a terra e, con voce squillante, gri- dò: “Apriti, Sesamo”. Non appena ebbe pronunciato queste parole, la roccia girò su se stessa come fa di solito una porta sui cardini e rivelò una vasta apertura. I banditi entrarono uno dopo l’altro, seguiti dal capo. Poi la roccia girò di nuovo su se stessa bloccando l’apertura e per quanto Alì Babà, che pure non era lontano, aguzzasse la vista, non gli fu possibile scorgere un segno o una fenditura che rivelasse l’ingresso di una grotta. Non sapeva come spiegarsi il prodigio, né cosa fare. Dapprima pensò di scen- dere dall’albero, impadronirsi di un paio di cavalli lasciati fuori dai ladroni e fuggire con quelli in città. Riflettendoci bene, però, temette che i banditi uscissero dalla grotta e lo cogliessero mentre cercava di squagliarsela, in tal caso nessuno avrebbe potuto salvarlo da una fine miserevole. Decise perciò di rimanere dove si trovava e vedere che cosa sarebbe successo. Porta corazzata a due battenti da un catalogo del 1935

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Il quinto capitolo del libro “Cent’anni con gratitudine” di Marco Ongaro, che la Conforti spa di Verona ha stampato per celebrare il suo primo secolo di vita

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SESAMO

Nel tempo dei tempi, in una città della Persia, vivevano due fratelli…Alì Babà e i Quaranta ladroni

Le mille e una notte

Alì Babà capì allora di non essersi sbagliato e fu certo che quegli uomini dal fiero aspetto erano dei banditi di strada. A un cenno del loro capo, smon-tarono da cavallo, legarono le bestie agli alberi, quindi tolsero dalle selle le bisacce e se le caricarono sulle spalle. Curvi sotto quel peso, s’incammina-rono in fila indiana sfilando sotto l’albero su cui si trovava Alì Babà. Poté così contarli comodamente e vide che erano in tutto quaranta, né uno di più né uno di meno. Chi marciava in testa alla fila, probabilmente il capo dei banditi, arrivato davanti a una grande roccia seminascosta da cespugli folti, si fermò, depositò la propria bisaccia a terra e, con voce squillante, gri-dò: “Apriti, Sesamo”. Non appena ebbe pronunciato queste parole, la roccia girò su se stessa come fa di solito una porta sui cardini e rivelò una vasta apertura. I banditi entrarono uno dopo l’altro, seguiti dal capo. Poi la roccia girò di nuovo su se stessa bloccando l’apertura e per quanto Alì Babà, che pure non era lontano, aguzzasse la vista, non gli fu possibile scorgere un segno o una fenditura che rivelasse l’ingresso di una grotta.Non sapeva come spiegarsi il prodigio, né cosa fare. Dapprima pensò di scen-dere dall’albero, impadronirsi di un paio di cavalli lasciati fuori dai ladroni e fuggire con quelli in città. Riflettendoci bene, però, temette che i banditi uscissero dalla grotta e lo cogliessero mentre cercava di squagliarsela, in tal caso nessuno avrebbe potuto salvarlo da una fine miserevole. Decise perciò di rimanere dove si trovava e vedere che cosa sarebbe successo.Porta corazzata a due battenti da un catalogo del 1935

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in quell’esatto momento, unico inconveniente possibile nel caso si fosse bersaglio di malintenzionati. Questo, naturalmente, prima che i sistemi di telecamere fossero attivi in ogni punto di versamento.L’idea della “cassa continua” rientra nella formula di centralizzazione della difesa, concezione incentivata dalla ditta Conforti nel suo sviluppo dell’atti-vità di protezione valori fondata sulla prevenzione. Il privato può custodire nella propria cassaforte i preziosi che usa abitualmente, ma la difesa dei valori che sarebbero comunque affidati alla banca in orario d’ufficio è pra-ticabile in qualunque orario grazie a un sistema di versamento automatico sicuro, sollevando così il cittadino dai rischi tipici delle ore notturne. Sesamo è facile da aprire, impossibile da violare. Attenzione, un estraneo potrebbe essere lì dietro a spiare, ma appena i valori sono introdotti nel deposito, l’ingresso diventa inespugnabile.

Dopo essersi laureato in ingegneria elettrotecnica nel 1950, il secondogeni-to di Silvio Conforti, Leopoldo, non entra subito in azienda. Il padre vuole che si faccia le ossa altrove imparando cos’è il lavoro dipendente, cosa da lui già sperimentata presso la Pistono di Torino e la Nicola Romeo durante la Grande Guerra.È così che per due anni il figlio presta servizio presso le Officine Pellizzari di Arzignano, industria produttrice di pompe e motori elettrici. È un im-portante tirocinio per il giovane che partecipa, tra le altre esperienze, al collaudo di una pompa a motore montata poi nell’acquedotto di Nuova Delhi, in India: un apparecchio talmente grande da rendere necessario l’ab-battimento di una parete del capannone per farlo uscire.Com’è stato per il fratello Franco, non è bastata la laurea a fare di lui la se-conda colonna aziendale su cui poggerà l’industria Conforti. Prestare servi-zio altrove ha perfezionato il suo sguardo d’insieme, affinato l’occhio sulle varie fasi produttive e amministrative che regolano il progresso di un’im-presa, forgiando lo spirito del dirigente quanto quello del lavoratore.

La vicenda avventurosa ruota intorno a una grotta ricolma di tesori che sono in verità ricchezze e gioielli rubati da banditi di strada, riposti in un im-menso caveau ante litteram celato alla vista dei curiosi da un incontamina-to paesaggio naturale. Si tratta di una grandissima grotta, un sotterraneo che s’inabissa nelle viscere della terra, protetto da spessa roccia e da una porta segreta il cui meccanismo di apertura risponde a una formula magica.L’ideatore di forzieri deve saper immaginare e prevedere i pensieri dello scassinatore se vuole proteggere i beni dai suoi assalti. Come dimostra la fiaba di Alì Babà, la segretezza è un’arma a doppio taglio, basta un’incrina-tura nel sistema informativo e la diga crolla. Meglio sarebbe rendere nota l’inviolabilità tanto da scoraggiare i malintenzionati, anziché nascondere il forziere sperando che non sia scoperto.Soprattutto, è importante che il sistema di apertura non presenti falle ro-vinose, che non sia lasciato a un unico piccolo stratagemma di cui un estra-neo si possa impossessare passando di lì, qualcosa come una parola d’ordine o una chiave infilata sotto lo zerbino che un osservatore interessato po-trebbe individuare.

Quanta fantasia ci vuole per decidere di chiamare Sesamo un sistema di cassa continua? Non poca. L’apparato progettuale dell’azienda sviluppa col tempo un ramo di comunicazione di acuta efficacia. La “cassa continua” Se-samo ribatte l’ironia della fiaba tratta da Le mille e una notte e fa giustizia dei ruoli. Sesamo serve ai commercianti per non essere derubati dai ladroni, non viceversa, è un sistema che consente al privato di mettere al sicuro a fine giornata i soldi guadagnati con il lavoro senza correre rischi in casa pro-pria. La banca è aperta anche nell’orario di chiusura per chi vuole versare i propri valori anziché tenerseli in casa. La “cassa continua” è accessibile al versamento ma non al prelievo, già questo disattiva ogni illusione furtiva. Non ci sono formule magiche da pronunciare, ma è meglio che chi depo-sita il proprio danaro stia attento a non essere sorpreso da un rapinatore

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Impianto Sesamo presso una filiale del Banco di Santo Spirito

L’ingegnere elettrotecnico è pronto a dare il suo apporto sotto tutti i punti di vista, ma è nella meccanica che si è formato, come il fratello, nella mec-canica vissuta sul campo, in azienda. Silvio Conforti andava in fabbrica tutti i giorni della settimana, e la domenica fino a mezzogiorno portava i figli con sé nello stabilimento. È lì che anche Leopoldo ha formato la sua passio-ne per la lavorazione delle lamiere e per lo studio dei congegni meccanici.Fa il suo ingresso nell’azienda di famiglia nel 1952, nel settore vendite, e si mette a capo di una struttura commerciale con agenzie dirette di vendita a Milano, Trento, Padova, Firenze, Arezzo, Roma, Napoli, Cosenza, Palermo, e Catania. In sostanza, le vendite lungo l’intera penisola fanno capo a lui. Senza dover discutere o mettersi d’accordo tra fratelli e padre, i fratelli Con-forti hanno seguito la loro indole applicandosi spontaneamente alle funzio-ni loro più congeniali. Franco Conforti dirige tutte le lavorazioni meccani-che della fabbrica mentre l’indole versatile porta Leopoldo a occuparsi della comunicazione aziendale e del rapporto commerciale con i grandi clienti, essendo il settore della sicurezza un ramo in piena evoluzione verso un’in-tegrazione sempre più consistente di elementi meccanici, elettronici e or-ganizzativi.Quando entra nella fabbrica di famiglia, l’industria sta continuando la pro-duzione di forni per il pane e incrementando la ricerca nel suo ambito vo-cazionale. Gli scenari sono in movimento e la comunicazione con i clienti, a proposito di necessità e soluzioni, è fulcro del poderoso progresso che si profila all’orizzonte. Il settore della sicurezza, con l’avvento della “cassa continua” Sesamo quale punta di diamante, tornerà a costituire il nucleo centrale produttivo della Conforti S. A.La ditta è pronta a espandersi nuovamente grazie all’acquisto, nel 1958, di un’area di 47.000 metri quadrati nella costituenda zona industriale di San Martino Buon Albergo, a 10 chilometri da via Saffi. Nel ’62 l’area in affitto di Porto San Pancrazio sarà lasciata e la produzione verrà trasferita nella nuova zona di proprietà.