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Resoconti Parlamentari — 2883 — Assemblea Regionale Siciliana
IV L eg islatur a CCCXCIV SEDUTA 19 D ice m bre 1962
C C C X C I V S E D U T A( Antimeridiana )
ME R C O L E D Ì 19 DI CEMBRE 1962B f i • • <co -— ■——
Presidenza del Vice Presidente SEMINARA
I N D I C E
Pag.
Disegni di legge(Richiesta di procedura d’urgenza) :
PRESIDENTE .................................................. . 2883
«Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l ’anno finanziario dal 1" luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (665)(Seguito della discussione) :
P R E S ID E N T E ......................................... 2883, 2886, 2896, 2907RENDA * ................................................................. 2883MANGANO * . ................................................. 2886Z A P P A L A '................................................................. 2896
La seduta è aperta alle ore 10,30.
SCATURRO, segretario ff., dĂ lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende apÂprovato.
Richiesta di procedura di urgenza per l’esame di disegno di legge.
'PRESIDENTE. Si passa alla lettera A) delÂl’ordine del giorno: Richiesta di procedura di urgenza con relazione orale per l’esame del disegno dì legge: «Integrazione del ruolo unico per i servizi periferici dell’AmminiÂstrazione regionale, istituito con legge 20-8- 1962, » n. 23 » (703), presentato dal PresiÂdente della Regione.
PoichĂ© nessuno chiede di parlare, pongo ai voti la richiesta di procedura d’urgenza coli' relazione orale per l’esame del disegno di legÂge numero 703; Chi è favorevole resti seduto, chi è contrario è pregato di alzarsi.
(E’ approvata)
Seguito della discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655).
PRESIDENTE. Si passa al numero 1 della lettera B) dell’ordine del giorno: Seguito delÂla discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della ReÂgione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 »
E’ iscritto a parlare l’onorevole Renda. Ne ha facoltà .
RENDA. Signor Presidente, onorevoli colÂleghi, mi ritengo fortunato di potere parlare ad un uditorio così numeroso ed importante. E’ una cosa eccezionale. Ed allora, per assiÂcurarmi l’uditorio, cercherò di essere anche breve.
Battute a parte, desidero brevemente sotÂtolineare un aspetto dell’attivitĂ della ReÂgione con riferimento alla coopei’azione siciÂliana, che oggi non trova, a mio avviso, il colÂlocamento che sarebbe necessario. Siamo in tempi in cui si parla tanto di programmazioÂne, di sviluppo economico equilibrato, armo-
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nico, in cui i problemi della concorrenza si pongono non solo fra i singoli, ma anche fra le stesse organizzazioni economiche, globalÂmente considerate, in cui da tutti si afferma e si sostiene che non è piĂą possibile resisteÂre in questo mondo moderno con una orgaÂnizzazione la quale è simbolicamente rapÂpresentata dall’aratro a chiodo (il quale non è solo un simbolo perchè ancora oggi in centinaia di migliaia di ettari di terra si conÂtinua ad arare con l’aratro a chiodo) e tutti si è d’accordo sulla necessitĂ che bisogna suÂperare questo stato di arretratezza organizzaÂtiva e di articolazione delle strutture ricorrenÂdo o alle forme classiche dell’economia, come l’azienda capitalistica, oppure alle forme asÂsociate che mettono assieme piccole forze in unitĂ economiche piĂą considerevoli.
Oggi in Italia, su queste tesi, in generale non si trova nessuno che non sia d’accordo; ed anche in Sicilia del resto. Addirittura nei documenti ufficiali della politica economica nazionale, si riconosce apertamente che la cooperazione, specialmente per il MezzoÂgiorno, costituisce la via obbligata dello sviÂluppo economico, la via obbligata e necessĂ Âria per progredire.- Recentemente ho letto il rapporto della F.A.O. sui problemi dello sviluppo dell’agricoltura del Mediterraneo, rapporto denso di dati, di fatti e di consideÂrazioni, da cui poteva concludersi, per esemÂpio, un elemento di critica per la politica da noi fatta in tutti questi anni nel settore della agricoltura. Quando da parte di tecnici e di esperti si insiste sul preteso fallimento della riforma agraria (fallimento in. senso produtÂtivistico perchè gli assegnatari sono purtropÂpo assillati dalle stesse difficoltĂ che gravaÂno sugli altri coltivatori), quando si parla, è vero, di fallimento della riforma agraria, in questo rapporto della F.A.O. si dĂ una rispoÂsta. Ed è che noi abbiamo attuato la riforma agraria in modo parziale e anche in modo non giusto: parziale perchè non si è approÂvata la riforma agraria generale, come saÂrebbe stato necessario, non giusto perchè si è data la terra agli assegnatari, ma questi poi sono stati abbandonati a sè stessi, nè soÂno stati assistiti dalle forme cooperativistiche e consortili necessarie che consentissero un reale progresso.
Oggi ci troviamo, quindi, a dovere rilevare una esigenza su cui siamo tutti d’accordo e
una realtĂ che contraddice l’accordo di caratÂtere generale. La Regione per quanto riguarÂda la cooperazione ha approvato alcuni provÂvedimenti che hanno consentito di tenere acÂcesa questa fiaccola, e mi riferisco in partiÂcolare ai provvedimenti che fanno capo allo Assessorato per il lavoro. Si tratta di provÂvedimenti di incentivazione alle cooperative per l ’acquisto di attrezzature e agli organiÂsmi sindacali della cooperazione per un cerÂto sostegno ed aiuto affinchè possano svolgeÂre la loro attivitĂ . In Sicilia la cooperazione vive in un settore direi, marginale della vita regionale; tuttavia lentamente, faticosamenÂte si sono create alcune strutture che oggi, se noi attuassimo mia volta nell’indirizzo della nostra politica, le consentirebbero di fare un salto.
Vorrei ricordare a me stesso che agli inizi del secolo, quando si ebbe un decennio di sviÂluppo economico poderoso, analogo per molti aspetti a quello di oggi, sviluppo che interesÂsava il Nord, anche allora come oggi, in SiÂcilia sorse un movimento, cooperativistico, che interessò la sinistra, e non. solo la siniÂstra, perchè fra i pionieri di questo movimenÂto vi era anche Fiorio e Vittorio Emanuele Orlando.
Cioè nel momento in cui l ’Italia si appreÂstava a diventare un paese capitalista moÂderno e l’economia del Nord aveva quello impetuoso sviluppo, in Sicilia si avvertiva la esigenza di mutare le strutture, attraverso il movimento cooperativo. Ed anche l ’onorevoÂle Enrico La Loggia, allora dirigendo un moÂvimento cooperativistico, ritenne di potere affermare addirittura che attraverso la cooÂperazione potesse risolversi il problema meÂridionale; forse era esagerata questa afferÂmazione, ma in essa vi era una parte di veÂritĂ . Quindi, uomini dalle diverse tendenze, che giustamente adesso sono nella memoria della nostra vita regionale, si impegnarono seriamente, producendo anche effetti econoÂmici e sociali considerevoli.
Oggi noi siamo in un momento di svolta politica, per cui il problema che si pone, se vogliamo venir fuori dalle molte difficoltĂ realizzando le cose che sembra siano nell’inÂtendimento comune di voler realizzare, è che bisogna tener d’occhio la cooperazione in tutÂte le sue forme, e innanzitutto la cooperazioÂne agricola. Quando noi parliamo di trasforÂmazione delle colture, di organizzazione de-
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gli acquisti e delle vendite dei prodotti _ delÂl’agricoltura; quando noi parliamo della neÂcessitĂ di far sì che i prodotti dell’agricoltuÂra raggiungano rapidamente i mercati di consumo (ricorderete a tal proposito le inchieÂste giornalistiche che hanno dimostrato come un chilo di pomodoro acquistato in campaÂgna a 15 lire, in cittĂ si vende a 70, 80 lire, o come un chilo di arance pagate in campagna 50 lire, in cittĂ si vende a 150-200 lire, metÂtendo in rilievo che, a causa dei passaggi nuÂmerosi e delle intermediazioni il consumatoÂre compra a prezzi elevati ed il produttore non ricava spesso il reddito necessario, che non solo compensi le fatiche, ma addirittura remuneri le spese che sqstiene), quando poÂniamo tali esigenze, per potere superare queÂste strozzature cui ho fatto cenno, la coopeÂrazione si appalesa come elemento indispenÂsabile sia per fare giungere nelle campagne i prodotti dell’industria, che oggi passano atÂtraverso tanti intermediari, sia per far giungeÂre al consumatore, nelle cittĂ , i prodotti delÂl’agricoltura. Quindi, la necessitĂ di incentiÂvare, di sviluppare queste forme associative. Mi riferisco in particolare alle forme associaÂtive che riguardano i coltivatori, i lavoratoÂri, ma che possono interessare anche gli stesÂsi produttori capitalistici. Ora, noi siamo orientati in questa direzione? Certo; infatti tutte le leggi regionali parlano di incentivi, di sviluppo per l’agricoltura, di coltivatori singoli o associati. In realtĂ poi le forme asÂsociative raramente riescono ad avere quello incoraggiamento e quella giusta consideraÂzione che meriterebbero. Anche il Piano verÂde, per esempio, tiene, in particolare consideÂrazione le associazioni cooperativistiche; ma non mi risulta che fino ad oggi vi sia stata una sola cooperativa in Sicilia che abbia poÂtuto beneficiare degli incentivi del Piano. E' anche vero che siamo agli inizi della sua atÂtuazione, ma credo che il problema sia valido porlo sin da adesso, perchè, nei nostri indiÂrizzi, la cooperazione non acquista, non deÂtiene il posto che dovrebbe avere.
La stessa cosa vale per le opere di trasforÂmazione. Oggi il contadino, il coltivatore da solo non riesce, non dico a realizzare le opere, ud acquistare i mezzi meccanici necessari, ma addirittura neanche ad impostare in moÂdo adeguato tutta la complessa pratica buroÂcratica per poter attingere al contributo; ed
invece i contadini oggi hanno bisogno dei trattori, hanno bisogno delle macchine, hanÂno bisogno della piccola motorizzazione agriÂcola, hanno bisogno, di tutti gli strumenti che la tecnica moderna mette al servizio dell’aÂgricoltura; da soli essi non possono conseguiÂre questi risultati. Quindi l’esigenza che poÂniamo intanto è che nell’indirizzo dell’attiviÂtĂ amministrativa, ordinaria della Regione, nella applicazione delle leggi che oggi sono in vigore, si curi in particolar modo lo svilupÂpo delle forme associative. Debbo aggiungeÂre che è all’ordine del giorno dell’AssemÂblea un disegno di legge, giĂ elaborato dalla Commissione, scaturito dalla iniziativa parÂlamentare di un gruppo di questa AssemÂblea, che prevede opportune forme di inÂcentivazione .specifica per lo sviluppo della cooperazione agricola. Non posso evidenteÂmente rivolgere da questo microfono una esortazione all’Assemblea perchè si approvi rapidamente questo disegno dì legge; però il problema esiste e non è possibile che esiÂgenze ,di questo genere rimangano a lungo trascurate. In linea piĂą generale, per quanÂto riguarda lo sviluppo della cooperazione, anche di quella di consumo, esiste un alÂtro disegno di legge per il credito alla cooÂperazione. Io non chiedo aiuti o sussidi alle forme associative; chiedo semplicemente che si attuino idonee iniziative, anche di natura finaziaria, che consentano di sviluppare queÂste forme di attivitĂ economica. Oggi una cooperativa che voglia intraprendere una qualunque attivitĂ , che voglia sviluppare un settore, che voglia acquistare dei mezzi, che voglia costituire un magazzino, si trova nella materiale impossibilitĂ di procedere, perchè gli istituti bancali ordinari non le concedono il ereditò.
Personalmente in questi ultimi tempi ho dovuto trattare con un importante istituto di credito siciliano, il quale ha chiuso gli sporÂtelli ad un importante organismo cooperatiÂvo proprio nel momento in cui quell’organiÂsmo realizzava un favorevolissimo contratto di esportazione di agrumi con un paese dello Est europeo; e sì trattava semplicemente di riscontare il contratto, non di fare un prestiÂto a vuoto senza garanzia, come ordinariaÂmente si fa nell’attivitĂ commerciale. La banÂca, di solito, concede l’affidamento per un certo periodo, tanto piĂą che recenti provvedimenti
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di natura bancaria consentono anche di coÂprire fino al 75 per cento il rischio che diÂscende da provvedimenti di questo genere. Ebbene l’istituto bancario, cui ho poc’anzi fatto riferimento, ha chiuso gli sportelli a quell’organismo cooperativo, non â– si capisce in base a quali valutazioni di natura tecnicoÂfinanziaria; ma indubbiamente vi è un orienÂtamento, da parte degli istituti finanziari in genere, decisamente negativo nei confronti degli organismi cooperativi anche per modeÂste richieste di credito.
Abbiamo potuto notare che a Palermo l’aÂpertura di una sola cooperativa di consumo, realizzata in forma moderna, in forma di self Service, abbia avuto una eco forse sproporÂzionata alla importanza economica dell’orga- ni’smo stesso, anche nel sistema dei prezzi per cui se a Palermo, cittĂ che è considerata tfa le piĂą care d’Italia, avessimo piĂą cooperatiÂve anzi che una sola, evidentemente si creeÂrebbe una condizione di concorrenza e di rottura di quel tale monopolio particolare del mercato che qui esiste. Ora perchè ci si possa muovere in questa dire :ione dobbiaÂmo adoperare lo strumento che è nelle nostre mani. Ho fatto riferimento al disegno di legÂge per il credito alla cooperazione, perchè non si tratta dì spendere denari a vuoto, di concedere contributi a fondo perduto; sì tratÂta di istituire un fondo regionale per il creÂdito che in atto gli istituti non danno. In camÂpo nazionale l ’istituto di credito abilitato a concedere finanziamenti e prestiti alla cooÂperazione è la Banca del lavoro; però questa praticamente in Sicilia opera in un modo cerÂtamente non decisivo, non determinante, daÂto che non costituisce l’istituto di credito piĂą importante. Vi sono quelli a carattere regioÂnale, e quelli a carattere nazionale. ComunÂque anche per ciò che riguarda la cooperaÂzione, l’intervento della Banca del lavoro si può tradurre in percentuali molto basse, il 2, 3, per cento o qualcosa del genere. Pertanto l’intervento della Regione per la istituzione di uno speciale fondo per favorire la erogaÂzione del credito alle cooperative si appalesa quanto mai opportuno e necessario. Questo disegno di legge ha avuto un iter piuttosto singolare in quanto sulla proposta tutti i gruppi e tutti i deputati ci dichiarammo d’acÂcordo. Però, quando si tratta di venire al «dunÂque », non riusciamo a venire fuori. E’ questa
una caratteristica della vita parlamentare, che va però sottolineata perchè credo che dobbiaÂmo fare uno sforzo di buona volontĂ per avÂviare a soluzione il problema del credito che costituisce una forma decisiva di aiuto ai contadini coltivatori associati, agli artigiani associati, ai piccoli esercenti associati, alla cooperazione di consumo, cioè a tutte quelle forme associative che possono consentire ai piccoli produttori e ai consumatori di affronÂtare la concorrenza spesso pesante, che viene esercitata dai gruppi piĂą forti.
Il mio intervento intende appunto richiaÂmare l’attenzione del Governo e dell’AssemÂblea su questi aspetti della nostra attivitĂ . Il discorso sulla cooperazione è un discorso che involge problemi di indirizzo e di scelta della politica generale; non è un settore che possa essere abbandonato in un posto margiÂnale, perchè questo non farebbe che mortiÂficare anche gli stessi tentativi che vengono fatti di una programmazione, di una pianiÂficazione, o comĂąnque di una impostazione del problema dello sviluppo economico reÂgionale.
Noi in questi ultimi dieci anni abbiamo imÂpegnato somme considerevoli del nostro biÂlancio per favorire lo sviluppo deH’industria, per favorire — ma non ci siamo riusciti come nel settore dell’industria — lo sviluppo della agricoltura. La cooperazione però non ha troÂvato il posto che essa meritava, che avrebbe meritato, che merita; e quindi sarebbe auguÂrabile, anche perchè non si tratta di perorare interessi di settore, ma interesse di carattere generale, se noi veniamo fuori dalla discusÂsione del bilancio superando le attuali situaÂzioni di difficoltĂ , che in questo scorcio di leÂgislatura l’Assemblea possa chiudere la sua attivitĂ dando alla cooperazione gli strumenÂti che essa si attende.
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’onoÂrevole Mangano. Ne ha facoltĂ .
MANGANO. Onorevole Presidente, onoÂrevoli colleghi, oltre che come deputato del Movimento sociale italiano sento di parlare in questo scorcio di legislatura, in occasione della discussione sull’ultimo bilancio, come uomo che interpreta il comune sentimento ed anche il comune risentimento che dalle piazze della Sicilia sale fino a noi.
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I siciliani commentano duramente le crisi ricorrenti che durante la legislatura hanno afflitto questo nostro Parlamento e portato sensibile remora al corso dell’evoluzione eco- nomico-sociale della Regione. Hanno ben compreso che le sfumature, cosiddette ideo-
i logiche, che impediscono il coagĂąlo di una ) solida operante maggioranza, sono un preteÂ
sto e che i motivi veri e reconditi sono, in- S vece, costituiti dalla sete di potere, sete tanto
piĂą incoercibile quanto piĂą si avvicina il mo- j mento delle elezioni.i Per circa Ăąn anno e mezzo il Governo reÂ
gionale è stato in crisi e dall’inizio della quarta legislatura ben sette governi si sono
â– succeduti. Altro che buona e sollecita amÂministrazione! L ’amara esperienza di questi
J anni ha fatto decadere gravemente il prestiÂgio dell’Istituto autonomistico e l’ansia di poÂtere ha divorato e divora uomini manifestaÂmente irrequieti e insoddisfatti.
'
E’ a questo punto che io debbo rivendicare al Movimento sociale italiano un gesto che lo
; onora e lo distingue: ciè quando i due assesÂsori Occhipinti e Pettini, per unanime deciÂsione del Gruppo e della direzione del PartiÂto, rassegnarono le dimissioni dal Governo Maiorana. E’ stata quella una manifestazioÂne di vero disinteresse per la poltrona che nessun Assessore dell’attuale, strana ed equiÂvoca maggioranza sarebbe capace di compie-
: re anche al cospetto dei fatti piĂą assurdi e | contrastanti cui dĂ luogo la formula di cenÂ
tro-sinistra. Nel chiuso delle riunioni di gruppo del Partito di maggioranza relativa
;i la lotta per il potere ha assunto, specie in questi ultimi mesi, fasi drammatiche e la Democrazia cristiana cui, incombe la massiÂma responsabilitĂ , non soltanto ha perduto fondamentali posizioni di potere, ma si è anÂche screditata nei confronti di coloro che
i dall’autonomia attendevano opere tecnica- mente studiate, capaci di produrre durevoli effetti economico-sociale. Tutto ciò ha deterÂminato la mancanza di un metodo coordinaÂtore che guidasse l ’attuazione della pubblica
j spesa, mentre non esiste un piano tecnico orÂganizzato secondo le urgenze sociali ed eco-
j comiche.La pubblica spesa è purtroppo determinaÂ
ta dalle ambizioni dei capi elettori e dagli interessi particolari degli uomini politici. Lrirrttqm vivere, deinde philosophare. Su tale
aforisma è stato instaurato il metodo di coÂloro che costituiscono l ’attuale maggioranza.
Noi rivolgiamo pertanto le piĂą severe critiÂche per tutto quanto è accaduto ed accade e ciò non per ansia di polemica, ma per amore della veritĂ e soprattutto perchè le critiche siano rilevate e ne sia tenuto conto per atÂtuare, ove occorrano, le modificazioni di fonÂdo di tutto il sistema.
La Sicilia, sia pure lentamente, e nonoÂstante gli ostacoli massivi della formula di centro sinistra, ha ed avrĂ necessitĂ di molte migliaia di tecnici, di specializzati, di qualiÂficati. Vuole il signor Presidente della RegioÂne far conoscere quanti giovani raggiungono annualmente la qualificazione la specializzaÂzione o comunque un titolo tecnico?
Lo Stato ha istituito numerose scuole meÂdie, molte nei centri piĂą piccoli: tali scuole non potranno che avere un carattere di perÂfezionamento del corso elementare. Si tratÂterĂ di una categoria di studenti che si orienÂterĂ in prevalenza verso studi non tecnici ed essendo divenuti pseudo letterati cercheranÂno un posto quale che sia: usciere, commesÂso, fattorino. Figli di contadini, di agricoltoÂri, di bravi artigiani non continueranno le atÂtivitĂ paterne.
Non pochi continueranno a percorrere la via della emigrazione e la nostra Isola così andrĂ sempre piĂą dissanguandosi. Noi riteÂniamo .urgente che accanto alle scuole medie sorgano scuole tecniche e professionali per specialisti in tutti i settori, dalla metallurgia alle applicazioni elettriche ed elettroniche, nei settori della chimica e della fisica, della meccanica agraria, che vengano istruiti nuÂmerosi tecnici per i caseifici, per gli enopoli e gli oliopoli. Così le campagne potranno arÂricchirsi di fabbriche per trasformare e conÂservare i prodotti agricoli e per fissarvi la popolazione che emigra qualche volta verso il Nord, ma spesso in Germania, in InghilterÂra e in molti altri paesi dove il miracolo ecoÂnomico è una realtĂ e non come da noi una illusione. Non possiamo e non dobbiamo naÂsconderci che l ’emigrazione di massa ha avuÂto notevole ripercussione nelle campagne e nei centri abitati, dove anche le categorie commerciali sono entrate in crisi per la conÂtrazione dei consumi.
Io non saprei precisare il motivo per il quaÂle i giovani non si orientano verso gli studi scientifici, nel senso che non mi spiego se ciò
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avviene perchè manca un sufficiente processo produttivo o se il processo produttivo induÂstriale manca perchè mancano i diplomati ed i laureati in facoltĂ scientifiche. Ma bisogna pur cominciare per creare efficienti quadri per l’industrializzazione. Vi sono, per esemÂpio, fermenti che muoiono soffocati dall’imÂpossibilitĂ di trovare tecnici.
GRAMMATICO. Problemi della mezzadria permettendo.
MANGANO. Si capisce. Financo diventa sempre piĂą difficile la pura e semplice mecÂcanizzazione della stessa agricoltura, dato che non esiste sufficiente manodopera qualificata e si ricorre, quando si riesce a trovarli, ad elementi improvvisati, spesso autodidatti che lavorano male e contribuiscono al rapido deÂterioramento delle macchine gravosamente e penosamente acquistate.
I giovani disertano gli studi tecnici, voÂgliono conquistare un diploma, il meno imÂpegnativo, una laurea, la meno difficoltosa per severitĂ di studi; i giovani vogliono un posto alla Regione, nell’Amministrazione delÂlo Stato, vogliono essere maestri elementari o ragionieri, fattorini o commessi, uscieri o guardie di pubblica sicurezza, e rifiutano di cimentarsi nella sperimentazione, nella anaÂlisi, nella creazione. Preferiscono restare meÂdiocri pur di far presto, anche se tutto ciò comporti un avvenire gramo e modesto.
Noi, onorevole Presidente e onorevoli colÂleghi, raccogliamo oggi i frutti di 15 anni di mancanza di serietĂ e di responsabilitĂ poliÂtica ed amministrativa, frutti divenuti piĂą amari di seguito al nefasto inserimento delle sinistre nella responsabilitĂ del governo, tanÂto che qualche elemento positivo dei primi anni di autonomia va annullandosi durante questo scorcio della quarta legislatura.
Non c’è da compiere sforzi particolari per determinare quali sono stati i pochi giorni fecondi ed i molti sterili della legislatura che sì chiude; non c’è bisogno di ricorrere ai calÂcoli di Ogino e Knaus per affermare che i giorni di questa legislatura possono consideÂrarsi non solo sterili ma addirittura aborÂtivi. Non si è trattato di semplice. immobiÂlismo, ma' soprattutto di opera negatrice e distruttiva, meno che per alcune centinaia di persone investite di responsabilitĂ alla guida, durante il quindicennio, di enti ecoÂ
nomici o membri del Governo regionale. Come sarebbe utile una revisione dei proÂfitti di regime ai fini dell’accertamento delÂla onestĂ degli assenti e dei presenti, un accertamento dei profitti democratici sarebbe certamente piĂą redditizio di quanto non sia stato quello relativo ai profitti del regime faÂscista. Probabilmente si verrebbe ad apprenÂdere come uomini ritenuti francescani si soÂno sacrificati nei posti di responsabilitĂ per amore della res publica, confondendo — erÂrore scusabile — questa con la res propria.
Del resto le correnti in seno ai partiti naÂscono per il raggiungimento di posizioni perÂsonali di potere perchè queste determinano particolari privilegi e prerogative. Se vogliaÂmo dare alle popolazioni un esempio di corÂrettezza formale e sostanziale, proporrei, onorevole Presidente, la nomina di una comÂmissione di magistrati per l ’accertamento delle situazioni patrimoniali di tutti coloro che si sono succeduti alla guida della cosa pubblica dovendosi tener conto dei naturali e giustificabili incrementi.
Si tratta di osservazioni interlocutorie che non abbiamo voluto esimerci dal fare e che ci riportano con costante pensiero al probleÂma dell’agricoltura dove i prezzi all’ingrosso si mantengono ad un livello assolutamente non rimunerativo. Le sole operazioni di mieÂtitura del grano quest’anno hanno assorbito il 20 per cento del valore corrente del prodotÂto e non può non essere rilevato come l’an- tieconomieitĂ dei prezzi in agricoltura in rapporto ai costi sia la causa determinante dell’esodo massivo delle giovani energie. La vita nelle campagne va spegnendosi con i vecchi padri di famiglia tuttavia legaÂti con l’amore alle zolle irrorate di sudoÂre a santificate con la loro fatica. Il setÂtore del grano duro in agricoltura dovrebbe essere aiutato in modo semplice, senza comÂplicazioni, senza disegni di legge elettoralistiÂci dell’ultimo momento che lasciano il tempo che trovano e che vorrebbero mostrare agli agricoltori una predilezione che i fatti recenti e lontani smentiscono.
L’agricoltura ha bisogno nell’ordine: priÂmo, che siano trasformate tutte le trazzere in rotabili; secondo, che siano intensificate le ricerche idriche e che gli abbeveratoi non vengano costruiti soltanto sulle strade, ma anche dove non sono visibili agli escursionisti, ai turisti e a coloro che passano veloci in auto-
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mobile; che le leggi sulle agevolazioni e gli I aiuti alla meccanizzazione diventino una co- ; sa seria nel senso che il contributo per l ’acÂ
quisto delle macchine agricole non sia una i irrisione per la misura e per le modalitĂ di
erogazione. Il contributo, di cui all’apposita legge regionale, dovrebbe essere pagato con
; decurtazione sul costo all’atto del perfezio- ! -lamento della compravendita. L’attuale siÂ
stema prevede invece l ’intervento della Re- j gione nella misura del 17 per cento sulle rate
semestrali e la facilitazione si manifesta ir- risoria, irrilevante (soprattutto perchè ogni
; semestre si rinnova una pratica burocratica, J snervante e diffìcile) tenendo conto che per I un trattore medio del costo di circa due miÂ
lioni e 300mila lire, il contributo sulle rate : semestrali si aggira sulle 20mila lire. Si, ono- ; revole Presidente, un trattoli della potenza | di 40 cavalli, cingolato, idoneo ai lavori nei
nostri terreni di collina, costa circa due miÂlioni e 300mila lire, mentre il modestissimo relativo aratro costa mezzo milione. Sono ciÂfre che non hanno bisogno di commento e che dimostrano il prepotere dell’industria sull’agricoltura costretta a subire senza posÂsibilitĂ di rivalsa.
Quarto, che sia incrementato l’allevamenÂto dei bovini, dei caprini e degli ovini con-
| cedendo sensibili contributi sugli interessi per l’acquisto di animali da latte e da alleÂvamento; che siano costruite centrali per la lavorazione del latte in centri di montagna, quali S. Stefano Quisquina, Corleone, MiÂstretta, sulle Madonie e sui Peloritani laddove concorrono le condizioni opportune per la traÂsformazione e la industrializzazione del pro-
i dotto.Quinto, che sia istituito il marchio di ti-
picizzazione per il classico formaggio siciliaÂno; sesto che siano studiate ed adottate faciÂlitazioni per il trasporto veloce dei prima-
| licci sia sul mercato nazionale che sui merÂcati esteri, venendosi così a dare un grande aiuto a centri, quali Licata e Ribera, e per
| quest’ultimo anche per l ’esportazione massiÂva delle deliziose ed inconfondibili fragole. Settimo: il grano duro dovrebbe essere indiÂrizzato esclusivamente alla pastificazione pregiata di pura semola garantita dal marÂchio regionale; e perdurando le difficoltĂ delÂl’accertamento chimico-fìsico sulla purezza dd prodotto, si potrebbero a richiesta deterÂminare stabilimenti per la fabbricazione
esclusiva di pasta di grano duro vietando la entrata in detti stabilimenti di farina di graÂno tenero o di altri cereali minori. Tale conÂtrollo preventivo pĂłtrebeb dare diritto alla acquisizione del marchio regionale di garen- zia.
E’ questo, onorevoli colleghi, un settore che opportunamente organizzĂ to e sorvegliaÂto faciliterebbe l’esportazione delle paste aliÂmentari nella penisola ed ovunque, dato che gli spaghetti hanno conquistato il mondo inÂtero. Anche ì cinesi, i giapponesi, gli indiani sono divenuti ormai consumatori del buon piatto di pasta asciutta. Tale provvedimento porterebbe certamente ad una rivalutazione del prodotto sulla base di 130-150 lire al chiÂlogrammo, 80-100 volte il prezzo del 1940, e risolvĂ©rebbe in gran parte i motivi di crisi che siamo costretti a rilevare. Tutto quanto precede senza prescindere da un parallelo inÂcremento dei consorzi di bonifica che dovrebÂbero rappresentare gli elementi fondamentali e propulsori dell’economia agraria isolana; e per questo dobbiamo lamentare che l’AmmiÂnistrazione regionale non ha previsto nell’atÂtuale bilancio fondi adeguati al loro potenÂziamento per il completamento delle molte opere lasciate in sospeso o che risultano adÂdirittura abbandonate. D’altra parte la CasÂsa per il mezzogiorno, oltre agli interventi previsti dal suo programma iniziale, ben poÂco ha dato a questi enti che hanno l ’obbligo di rispondere alla pubblica e privata iniziatiÂva al fine di risolvere i problemi connessi ai loro scopi istituzionali.
Bisogna tendere a limitare l’incidenza delÂla spesa a carico della proprietĂ privata, in considerazione dei quasi inesistenti redditi dell’agricoltura. L’odierno progetto di bilanÂcio presenta al capitolo 266 solo 250milioni per opere di manutenzione con un rapporto di almeno lOmilioni per ciascun consorzio, mentre ve ne sono alcuni che per tale voce hanno bisogno di almeno una metĂ della ciÂfra prevista per tutti.
Il progetto di legge non prevede spese per le nuove iniziative e per nuove opere e manÂca ogni indizio di volontĂ di dar luogo alla famosa assistenza tecnica ai proprietari di cui tanto si è parlato e si parla. Ed è con amarezza che dobbiamo rilevare il nostro perenne stato di inferioritĂ se consideriamo che i consorzi di bonifica al di fuori della SiÂ
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cilia hanno dimostrato una esemplare forza realizzatrice.
Nella Regione abbiamo comprensori di boÂnifica sia montani che vallivi di cui ancora non sono stati costituiti i consorzi; e dire che si tratta di zone dove una spinta alla trasforÂmazione fondiaria potrebbe essere sensibilÂmente efficace. Manca, pertanto, un’attiva poÂlitica regionale anche in favore degli agricolÂtori facenti parte dei comprensori classificati di bonifica.
L ’Amministrazione regionale fin’oggi ha liÂmitato i propri interventi alla sostituzione di qualche commissario o vice commissario, che, pur preparati tecnicamente in modo inecceÂpibile, hanno avuto il torto di risultare invisi ai comunisti nostrani. Ciò valga in ispecie per il Consorzio di bonifica del Tumarrano, il cui vice Commissario, cavaliere Benedetto Griffo (Commenti dell’onorevole Scaturro)
L ’onorevole Scaturro si sente pungere forÂse perchè lo riguarda. Dicevo, è stato solleÂvato dell’incarico...
SCATURRO. Hai esperienze personali?
MANGANO ...perchè non gradito alla faÂzione socialcomunista di S. Giovanni GemiÂni, nonostante gli agricoltori interessati ne riÂconoscessero e ne aprezzassero l’alta capaciÂtĂ tecnica e la probitĂ morale.
SCATURRO. Tu sai che cosa rappresenta Griffo per il consorzio di Tumarrano? Tutti i punti Ă mministrativi che ha previsto?
MANGANO. Che cosa può rappresentare per i profittatori che sono attorno al consorzio del Tumarrano, non che cosa rappresenti la persona di Griffo.
SCATURRO. Leggi la relazione Giambal- vo! Pur sapendo che ora un ladrone lo avete fatto vice Commissario al Consorzio.
MANGANO. Ad ogni modo vi sono degli attestati di benemerenza appunto rivolti al cavaliere Griffo dagli agricoltori interessati e dagli amministratori.
SCATURRO. Sono gli atti della CommissioÂne Giambalvo. Fu allontanato apposta!
MANGANO. Stia calmo. In questi giorni abbiamo sentito parlare e parleremo di un biÂlancio fatto di cifre. Ciascuno cercherĂ di dare ad esso un indirizzo, ma nessuno in conÂcreto si ricorderĂ che le cifre sono le mediciÂne per curare i mali sociali.
SCATURRO. Conosco i fatti, so tutto quelÂlo che ha fatto ai danni dei consorziati del Tumarrano!
MANGANO. Le vedremo incasellate ladÂdove la demagogia vorrĂ . Il bilancio non saÂrĂ produttivistico, ma elettorale ed elettorali saranno le opere che seguiranno perchè l ’uoÂmo politico siciliano è ormai un essere che vive solo per le elezioni e, per essere spietaÂtamente sinceri, per la propria rielezione. Tutto ciò non può che farci affermare come l’autonomia si avvìi al fallimento, il quale è da imputarsi soprattutto ai settori dell’attuale maggioranza. Anche nell’era industriale non deve assolutamente essere trascurata l’agriÂcoltura che ha diritto a particolari cure perÂchè la terra rende molte volte quello che le si dĂ , rende sotto l’aspetto economico, rende moltissimo sotto il profilo sociale, legando ed avvincendo ad essa gli uomini. Gli agricoltori respingono i provvedimenti demagogici, le dilazioni e le rateizzazioni delle tasse che servono ad accentuare le loro pene. Si tratta di provvedimenti che non hanno senso e che mortificano le virtĂą civiche di una categoria di produttori che sta alla base della scala ecoÂnomico sociale. Gli agricoltori, sia pure con dura fatica e tenace impegno, vogliono proÂdurre, ma vogliono che i loro prodotti siano giustamente pagati all’atto in cui debbono essere venduti.
Nel 1940 un chilogrammo di grano duro veÂniva pagato all’ammasso lire 1,50; oggi ai cosiddetti granai del popolo, sotto le varie forme di agevolazioni e ai magazzini di stocÂcaggio, quando si ha la fortuna di conferire, viene pagato a circa 85 lire il chilogrammo: ciò mentre la mano d’opera è aumentata da 150 a 200 volte ed in periodo di punta, mieÂtitura, di 300 volte e mentre i concimi chiÂmici ed i mezzi strumentali sono aumentati in media di cento volte e di cento volte i prodotti dell’industria che interessano le atÂtivitĂ agricole.
SCATURRO. E lei, intanto vuole dare i saÂ
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li potassici alla Montecatini a condizioni di favore. Si lamenta che l ’agricoltura è schiacÂciata dall’industria. Ma il monopolio è nemiÂco dell’agricoltura.
MANGANO. Quali sono state e sono le raÂgioni recondite per cui si sono volute imporÂre le catene del servaggio?
SCATURRO. La contraddizione è chiara!
MANGANO. Non esiste contraddizione; è dal suo punto di vista che può esistere!
BUTTAFUOCO. Scaturro vieni qui semÂpre a ripetere sempre le stesse cose; bisogna abolire la regia guardia.
MANGANO. Vìva Misiano. Era Misiano che alla Camera chiedeva l’abolizione della regia guardia.
Quali sono state e sono le ragioni recondite per cui si sono imposte le catene del servagÂgio e dello avvilimento ad una categoria che non è retorica definire benemerita ed eroica? Dove sono andati a finire, gli assegnatari di cui alla famigerata legge numero 104 del 1950 che doveva servire a rendere tranquilli i poÂveri braccianti e che doveva sanare le piaghe dell’agricoltura? Che ne pensa l’Assemblea dei molti miliardi spesi nelle cassette ormai dirute ed abbandonate dagli assegnatari scapÂpati dallo inferno e dalla miseria elargita loro in pompa magna in odio ad una cateÂgoria di agricoltori proprietari cui avremmo dovuto innalzare il monumento della nostra e della pubblica riconoscenza?
Ma il miracolo della volontĂ e della tenaÂcia eroica si perpetua negli uomini della camÂpagna, nei vecchi, grandi o medi proprietari, conduttori di azienda, nei mezzadri negli afÂfittuari logorati ma non domi, ingiuriati ed ingannati, ma non vinti: gli agricoltori resiÂstono e resisteranno sulla mitica ultima trinÂcea e riporteranno al sole della vittoria e della giustizia le bandiere della riscossa. Essi non sentono di accettare i disegni di legge comunque tardivi e propagandati dalla gran- cassa della stampa per salvare uomini e parÂtiti. Per salvare ciò che resta, per ricostruire sulla cenere delle distruzioni effettuate con spietato arrivismo, occorre fare in modo, riÂcorrendo anche al prezzo politico, che il
grano duro sia quotato sulla base delle 150 lire al chilogrammo.
Si tratterebbe di finanziare l’ammasso su tale base di prezzo autorizzando ciascun proÂduttore a conferire 3 quintali per ogni ettaro di terra posseduta, facente parte della rotaÂzione agraria, ed a sollecitare convenzioni con le banche per la diluizione dei loro creÂditi con prestiti a lungo termine.
SCATURRO. Non c’è piĂą. Il trattato di Roma non prevede la possibilitĂ del sosteÂgno.
MANGANO. Ed anche quando tutto ciò dovesse portare ad un aumento del costo delÂla pasta non sarebbe la fine del mondo. BaÂsti pensare alla incidenza che gli altri proÂdotti hanno nella spesa delle famiglie, al creÂscente costo delle sigarette e, perchè no, delle schedine dei concorsi pronostici recentemenÂte aumentati del 50 per cento. La politica dei prezzi manovrata con avvedutezza e il prezÂzo politico lievitato da un temperato ritocco al prezzo della pasta darebbero corso ad un vero e proprio rilancio per i granicultori siÂciliani che, come è noto, nell’economia agriÂcola della Regione costituiscono una forza assai rilevante.
Un aratro meccanico costa mille lire ogni chilogrammo di peso e si rompe al primo giorno di uso. Un modesto abito 40mila lire, un paio di scarse 10.000, una camicia 5.000, una cravatta 1.500 lire, un chilogrammo di frutta al mercato costa in media 220 lire. Ed allora domando per quale motivo, in base a quali componenti negativi un chilogrammo di grano duro deve potersi vendere nei casi favorevoli a 85 lire?
La Regione è giĂ intervenuta in determiÂnati settori ed il denaro da spendere male è stato reperito. Diecine di miliardi è costata la sopravvivenza dell’industria zolfifera che oggi interessa meno di 4mila operai e molto di piĂą gli uomini politici dei partiti di siniÂstra. Che dire dei problemi riguardanti l’inÂdustria, le miniere e il commercio, che dire dell’attivitĂ del governo di centro sinistra in questi settori?
Può affermarsi che esso ha fatto poco e quel poco che ha fatto lo ha fatto veramente male. All’immobilismo che è la caratteristica essenziale in questa ventata di sinistrismo che ormai permea l’attività di governo della
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Sicilia si aggiunge l ’avere operato in modo discriminatorio, fazioso e contrastante con gli interessi della Sicilia in quelle poche circoÂstanze in cui il Governo ha operato.
Citerò qualche esempio incominciando dal problema che abbiamo dibattuto in questi giorni: il problema minerario. Se si guarda la carta dei permessi di ricerca degli idrocarÂburi nell’isola dobbiamo constatare con amaÂrezza e stupore che l ’attivitĂ di ricerca si va sempre piĂą restringendo, nè il governo ha saputo fare nulla per incentivarla sia pure attraverso l ’intervento di enti pubblici, come lo prova il fatto che anche l’E.N.L va rinunÂciando mano mano ai suoi permessi senza chiederne altri. Ed è questo un segno certo ed inconfondibile di sfiducia nei confronti della Amministrazione regionale. Fra l’altro vi era la possibilitĂ di ravvivare la ricerca dopo il ritrovamento di Gagliano. Ma le domande di permesso e di ricerca, giĂ istruite dal DistretÂto minerario, giacciono sui tavoli degli uffici dell’Assessorato.
Sempre nel settore minerario vediamo un altro esempio di infeconda attivitĂ l ’Az.a.si.: un organismo che - si è vantato di lavorare senza impiegati e che dovrebbe sentire il rosÂsore di fare simili affermazioni che stanno sĂłlo a dimostrare la insipienza dei dirigenti e la mancanza vera e propria di possibilitĂ di lavoro, sicchĂ© si parla di intervenire in setÂtori come quello cementiero che giĂ nella stessa zona presenta situazioni di pesantezza.
A tal fine, dimenticando oltre tutto le reÂgole elementari della indagine di mercato che avrebbero dovuto consigliare un approÂfondimento del problema, che giĂ a prima vista presenta lati assolutamente negativi per la impossibilitĂ di superare nei trasporti di cemento un determinato chilometraggio, sono state avanzate trattative con un gruppo teÂdesco, come se in Italia mancassero gruppi cementieri, si è dato sulla stampa larga difÂfusione agli incontri, anche a rischio di caÂdere nel ridicolo, dato che sono avvenuti non con industriali tedeschi ma con organismi di intermediari che dovranno procacciare gli investimenti; cosa però che difficilmente si realizzerĂ .
Ed ancora nel settore minerario l’AssemÂblea aspetta di sapere quali sono stati gli acÂcordi stipulati con l ’E.N.I. a proposito del metano di Gagliano Castel Ferrato. Se le noÂtizie di stampa sono esatte l’Amministrazione
regionale, pur di assicurarsi una maggiore partecipazione azionaria nella societĂ costrutÂtrice degli impianti di Gela, che almeno per i primi anni non potrĂ che apportare al biÂlancio regionale perdite di notevole entitĂ , ha rinunziato ai canoni sul metanodotto per circa 300milioni all’anno e si è addossata l’onere di una parte degli interessi passivi sul maggiore importo delle obbligazioni che la So.Fì.S. dovrĂ emettere per conto dell’Anic Gela, cioè a dire oltre 200milioni all’anno; e tutto questo, avendo, come contropartita, un limitatissimo gruppo di operai da impiegare nella provincia di Enna ed un aumento soÂlamente simbolico degli operai nello stabiliÂmento di Gela che, anche a detta dello stesso compianto Presidente dell’E.N.I., ingegnere Mattei, dovrebbe superare le cinquemila uniÂtĂ , mentre l’impegno ora assunto dall’Anic sarebbe di tremila. Questo sta a dimostrare ancora una volta la leggerezza con la quale un problema così grave viene affrontato dalÂl’Amministrazione regionale.
Nel settore dello zolfo abbiamo assistito ad uno spettacolo veramente poco edificante per l ’obbiettivitĂ e la correttezza deH’Ammini- strazione: sono stati approvati dei piani di riorganizzazione, dopo di che alle ditte, che pur hanno iniziato le opere ed i lavori di riorganizzazione, sono stati negati i finanziaÂmenti, mettendole volutamente in condizioÂne di inadempienza, al fine di pronunciare la decadenza delle aziende.
Sono state fermate le revisioni dei piani di riorganizzazione con motivi piĂą o meno speÂciosi, dimenticando che nell’attivitĂ mineraÂria non si possono fare previsioni certe a lunÂga scadenza e che l’esecuzione delle opere e degli impianti è subordinata alla natura del giacimento ed alla sua conformazione, che può variare da un momento all’altro. Si fa carico agli industriali di non raggiungere deÂterminati limiti di produzione prò - capite, mentre, sottobanco, si aizzano gli operai a fare agitazioni, scioperi ed ostruzionismo. Si nominano commissari nelle aziende che doÂvrebbero essere chiuse e che, invece, vengono lasciate in attivitĂ col risultato di depaupeÂrare le scarse disponibilitĂ del fondo di roÂtazione a tutto danno delle aziende VeramenÂte riorganizzabili. Se dal settore minerario passiamo al settore industriale vero e proÂprio, non possiamo non rilevare la carenza di iniziative, desumibile dalle cifre dei fìnan-
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ziamenti I.R.F.I.S., che hanno portato la SiÂcilia dal primo posto nel Mezzogiorno ad uno degli ultimi.
Si vuol fare della So.Fi.S. un’arma politica e così si sabotano gli accordi So.Fi.S.-MonÂtecatini e So.Fi.S.-Edison, che potrebbero dare alla Sicilia larghe possibilitĂ di investiÂmenti; si minacciano ad ogni piè sospinto sanzioni e si attua un’azione discriminatoria nella concessione dei contributi previsti dalla legge regionale sull’industrializzazione; si tengono accantonate le nuove norme sull’inÂdustrializzazione per lasciare il passo a provÂvedimenti eversivi, facendo arretrare in tal modo la legislazione regionale, rispetto a quella del Mezzogiorno; non si attua alcuna protesta, sia pure platonica, contro la legge sull’imposta cedolare, che, in sostanza, viene ad annullare l ’unica agevolazione aggiuntiva che la Regione poteva vantare, e cioè l’anoÂnimato.
Si lascia alla piena discrezionalitĂ degli enti locali e del Ministero dell’industria e del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, il problema delle aree di sviluppo e dei nuÂclei di industrializzazione, senza alcuna linea programmatica e dì coordinamento regionaÂle e, se qualche volta si interviene, lo si fa per spirito di semplice campanilismo o per una formale rivendicazione di competenza, senza mai penetrare nel merito dei problemi e senza una visione di fondo degli stessi.
Si politicizzano i Centri sperimentali per l’industria Ano al punto di richiedere la tesÂsera di appartenenza al Partito socialista per la nomina dei dirigenti dei Centri (vedi ad esempio la nomina dei direttori dei Centri sperimentali per l’industria mineraria, del Centro sperimentale per l ’industria conserÂviera e quella dell’onorevole Pizzo, nostro ex collega, a Presidente del Centro enologico di Marsala).
Tutto questo non può che comportare una crisi di fiducia negli ordinamenti regionali da Parte di tutti gli operatori, crisi di fiducia che produce inevitabilmente una limitazione degli investimenti in Sicilia e, quindi un arreÂsto al processo di sviluppo economico regioÂnale.
Nè risultati migliori si sono avuti nel setÂtore del commercio.
Non abbiamo notizie di interventi dell’AmÂministrazione regionale per quanto attiene al ventilato aumento delle tariffe ferroviarie
che tanto danno provocherĂ all’attivitĂ ecoÂnomica siciliana. La legge di agevolazioni per il commercio giace ancora presso la ComÂmissione legislativa industria dell’Assemblea, così che tanti strumenti in essa previsti, che avrebbero potuto dare nuovo impulso all’atÂtivitĂ di scambio siciliana, come l ’istituzione del marchio di qualitĂ , il credito agevolato al commercio, l’istituzione di uffici di assiÂstenza all’estero, eccetera, sono rimasti letÂtera morta o sono serviti da esempio all’AmÂministrazione statale per iniziative' analoghe.
La partecipazione siciliana alle Fiere e Mostre va ogni giorno di piĂą scadendo come qualitĂ di prodotti e come efficienza di preÂsentazione, anche perchè l’aumento dei costi della partecipazione, connesso con il generaÂle aumento delle retribuzioni, delle materie prime e del costo della vita, pongono un diÂlemma ,dal quale non si esce: limitare le parÂtecipazioni dando alle stesse notevole prestiÂgio o essere presenti a un maggior numero di manifestazioni con padiglioni insufficienti e affrettatamente allestiti.
Anche la propaganda ai prodotti regionali segue il corso del centrosinistra ed è divenÂtata ormai uno strumento politico a favore dei giornali di partito.
La questione formerà oggetto di una mia interrogazione .specifica sull’argomento, ma desidererei che l’onorevole Assessore all’in- dustria ci precisasse a quali giornali ed in che misura sia stata ordinata la pubblicità ed il motivo per -il quale siano stati esclusi dalla campagna di stampa i giornali esteri, come se per alcuni prodotti di grande rilievo per l’economia siciliana i principali mercati di sbocco non siano proprio quelli esteri.
E mi fermo per caritĂ di patria!Anche in questi settori si nota uno sfaldaÂ
mento progressivo di posizioni e di istituti, una mancanza di obiettivitĂ nell’azione amÂministrativa, l’assenza di qualsiasi forma di coordinamento, la politicizzazione spinta al massimo in ogni atto amministrativo: eleÂmenti tutti che non possono non ingenerare la sfiducia negli operatori economici, cioè in quegli stessi operatori alla cui attività è leÂgato lo sviluppo economico dell’Isola .
Molte diecine di miliardi sono state erogaÂte in favore del’E.S.E., alla vigilia della naÂzionalizzazione, pur sapendo di regalare al- l ’ENEL i limitati e sudati stanziamenti reÂgionali, senza utilitĂ alcuna per gli utenti e
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dimenticando che la SGES aveva già attuato un programma di vasta portata, idoneo a fronteggiare le esigenze dell’utenza.
Dal punto di vista utilistico mi sarei spieÂgato, e non vi sembri un paradosso, la eroÂgazione di 50miliardi in favore della SGES perchè, così operandosi, questa avrebbe poÂtuto abbassare i prezzi di vendita di almeno il 50 per cento.
Ma i miliardi sono stati spesi sull’altare dì una politica che reclama le sue vittime, e la grande vittima resta il popolo siciliano traÂdito nei suoi fondamentali interessi.
Alla gente buona che non grida, che non sciopera, alla gente che non conosce la vita comoda e che nelle campagne siede sulla dura pietra a consumare la parca colazione, al proÂprietario onesto che amministra e dirige, e soffre e spera nella pioggia, nel sole, al coltiÂvatore diretto che cerca di fare tutto con le proprie mani e che si alza molto prima della alba, a tutti coloro che stanno davanti ad uno sportello di banca per il rinnovo di una camÂbiale che non può essere pagata , a tutti coÂloro che n®n conoscono le mollezze e gli straÂvizi della cittĂ , legati come sono alla fatica ed alle loro pietre, a tutta questa umanitĂ si rivolgono ora le promesse dei politici dimenÂticando tuto quanto si poteva fare e non è stato fino ad ora fatto.
All’E.S.E. 50miliardi, alle miniere di zolfo altri 25miliardi, all’agricoltura scorpori, legÂgi speciali per la ripartizione dei prodotti, lesione del diritto di proprietĂ , odio dei conÂcessionari contro i concedenti; infine spartiÂzione della miseria. Il risultato che si voleva raggiungere è stato raggiunto: seminare lo scontento e il disagio per promettere che doÂmani sarĂ meglio, che tutto passerĂ domani, subito dopo le elezioni del 1963.
Intanto il Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, parlando a Washington recenteÂmente alla conferenza annuale della Banca commerciale e del fondo monetario internaÂzionale, ha affermato che l ’Italia aumenterĂ la sua assistenza ai Paesi sottosviluppati del mondo. Noi che siamo i sottosviluppati di caÂsa ne prendiamo atto ed in particolare gli agricoltori che non sono riusciti o non riuÂsciranno ad assolvere i loro doveri verso le banche. Nessuna categoria si salva dal disaÂgio e dalla cattiva amministrazione. Gli imÂprenditori di opere pubbliche che attendono
per anni le certificazioni degli stati di avanÂzamento, le perizie suppletive, i collaudi, i pagamenti delle rate di saldo, i vecchi lavoÂratori che muoiono nella speranza della liquiÂdazione del misero assegno e se ne vanno per sempre prima che questo arrivi; gli invalidi civili che a sei mesi dall’approvazione della legge attendono ancora il regolamento e perÂtanto la legge non viene applicata.
Non esiste la certezza del diritto anche quando si è vinto un concorso; e accade spesÂso che i vincitori stiano ad aspettavi anni il posto conquistato a prezzo di stenti e di saÂcrifìcio. Occorre che chi esercita il potere scenda da cavallo ed impari che la sua è una missione di indirizzo e di servizio e non di comando, che egli è un servitore e non un padrone.
Sul concetto di proprietĂ si possono avere definizioni difformi. I marxisti dicono che essa è un furto, la Costituzione italiana soÂstiene che lo stato rispetta e protegge la proprietĂ privata. Possedere è la piĂą alta aspirazione dell’uomo ed è la carica ineÂsauribile del progresso umano così come laambizione contenuta nelle forme sane delÂl ’agonismo è fonte di progresso economico, sociale e civile. L’aspirazione a possedere si inquadra nella dinamica del progresso moraÂle e materiale e nel rispetto individuale. Io respingo per noi e per tutti i popoli la teoria marxista perchè voglio che tutti possediamo qualche cosa per non essere posseduti. Del resto che cosa occorre?
Accorciare le distanze, incrementare una borghesia intelligente, operosa, dinamica, enÂtusiasta del lavoro nella libertĂ di fare e non di disfare, di creare e non di distruggere; una borghesia che comprenda l’intera popoÂlazione a distanze ravvicinate a mezzo di un sistema tributario duttile ed elastico che, provvedendo ai servizi di carattere generale, elimini le grandi e smisurate ricchezze alÂtrettanto vergognose ed insopportabili come le grandi miserie. Ora, quando, nell’attuale clima e per il settore dell’agricoltura,, il ConÂsiglio nazionale della Democrazia cristiana ha finito con l’affermare che i provvedimenti a venire debbono mirare soltanto alla formaÂzione della proprietĂ contadina, dovendosi abolire la conduzione in economia e la mezÂzadria, c’è da rimanere sbalorditi della facÂcia tosta e della sicumera di coloro che hanÂno fatto tale affermazione che equivarrebbe
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per il settore industriale a regredire l ’induÂstria alla fase medioevale dell’artigianato.
Mi permetto affermare che coloro i quali hanno creduto di esprimere un tale giudizio sono degli irresponsabili o furbi in malafede che mirano ad infuturarsi nella supposizione avveniristica di quanto siamo certi non avÂverrĂ .
Riteniamo si tratti di furbi e non di irreÂsponsabili e di perfidi la cui morale si sostanÂ
ti zia in un ammonimento che un notevole uo- | mo politico, assieme al quale molti anni or ' sono ebbi la ventura di effettuare un viaggio,
mi rivolse; egli con tono di esperienza che non ammetteva obiezioni, mi disse: giovaÂnotto (allora ero giovanotto!) si ricordi se vuole fare carriera di dare sempre ragione ai piĂą e mai ai meno. Si trattava evidentemente di un suggerimento non recepito da me e che si traduce nella pretesa che la forza debba
! prevalere sul diritto.Ma noi schierati contro tali immorali prinÂ
cipi abbiamo la coscienza di dovere dare raÂgione a chi l ’ha, negando ogni nostro apporto alla forza che ha giĂ calamitato notevoli uoÂmini della ex destra democristiana e per i quali il motto « Franza- o Spagna basta che se magna » è diventato attuale.
Un altro aspetto dell’economia siciliana che non dovrĂ essere trascurato e che governi previdenti e sensibili dovranno stimolare è quello relativo alle attivitĂ marinare. Lo StaÂto dovrebbe essere opportunamente solleciÂtato affinchè i porti minori a cominciare da quello di Licata siano resi accessibili ed effiÂcienti per tutte le navi e la Regione non deve disertare la sua opera di stimolo e di inteÂgrazione. Ora a noi appare assurdo come si sia creduto di costruire in quel di Gela un approdo ex novo il cui costo è stato certaÂmente altissimo. Avevamo sostenuto che il porto di Licata avrebbe dovuto essere lo sbocco logico e naturale della grandiosa zona industriale di Gela, si sarebbe così operato con senso di giustizia distributiva.
Al porto di Licata occorreva soltanto una opera di dragaggio, ma anche questa volta anzicchè il buon senso è prevalsa .l ’influenza
| Politica di determinati uomini che da destra ; e da sinistra hanno defraudato Licata, imÂ
miserita e derelitta e disertata da oltre lOmi- | abitanti emigrati all’Estero in cerca di la-
voro e di pane. Tutte le zone costiere della Sicilia da Lampedusa a Porto Empedocle, da
Mazzara a Porticello, da Porticello a MessiÂna, a Siracusa, da Siracusa a Licata, dovrebÂbero essere potenziate ed attrezzate per l’inÂcremento dell’attivitĂ peschereccia stretta- mente collegata al processo industriale della lavorazione del pesce, dotando detti centri di natanti idonei alla pesca di alto mare attraÂverso il potenziamento delle cooperative dei pescatori ed imponendo severi e rigidi conÂtrolli onde non siano strumenti di arricÂchimento per gli amministratori ma organiÂsmi utili ai lavoratori del mare.
Quanto al settore dei lavori pubblici abÂbiamo potuto da sempre rilevare una improvÂvisazione a carattere elettoralistico. La prioÂritĂ nella esecuzione di essi è stata affidata alla influenza piĂą o meno sensibile degli uomini politici ed è mancato e manca un piano coordinato che consenta la rispondenÂza delle opere alle piĂą elementari esigenze economiche della Regione. Uno dei punti esÂsenziali che dopo 15 anni di autononiia avrebÂbe dovuto essere risolto è quello della viaÂbilitĂ rurale. In particolare richiamiamo l ’atÂtenzione del Governo regionale sul mancato esame da parte della quinta Commissione del disegno di legge numero 323 relativo al finanziamento di opere pubbliche nella proÂvincia di Agrigento, la piĂą depressa della Sicilia e particolarmente per i comuni di Agrigento, Licata, Palma Montechiaro, ecceÂtera.
Nel settore turistico-alberghiero la Sicilia arretra paurosamente e l ’Amministrazione regionale rimane ferma regredendo perchè non prende idonee iniziative. Per migliorare le condizioni ambientali avevamo proposto un disegno di legge e ci siamo personalmente adoperati perchè nella zona dei Templi di Agrigento sorgesse un grandioso albergo di lusso capace di attirare un turismo che vorÂrei definire miliardario.
Ostacoli sono stati frapposti alla realizzaÂzione di questa iniziativa e gradiremmo che l ’Assessore al turismo avesse l’amabilitĂ di dare una risposta esauriente a questa AssemÂblea tanto piĂą che la esistenza della Azienda termale in Agrigento ha costituito sempre e costituisce un passivo ed un inutile bagaglio per il bilancio regionale.
Un impulso spettacolare potrebbe essere dato al turismo siciliano dalla realizzazione del ponte sullo Stretto, dalla definizione del programma autostradale del quale si è tanto
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parlato, ed infine dalla messa in funzione del Casinò di Taormina.
Abbiamo creduto di avere sviluppato in occasione della discussione generale sul bilanÂcio una panoramica delle esigenze e delle deÂficienze dei vari settori della vita economica e sociale della Regione; affidiamo al buonÂsenso e alla buona volontĂ del Governo e dei deputati regionali la sollecita attuazione di quanto sarĂ riconosciuto meritevole di una poÂsitiva valutazione. I rilievi esposti sostanziano con una evidenza la insufficienza della azione amministrativa nel recente passato. Essi non sono stati manifestati, come giĂ detto, per amore di polemica, ma al contrario perchè possano costituire monito ed ammaestramento per il presente e per il futuro. Tuttavia non è senza il piĂą vivo rammarico che dobbiamo conÂstatare come la strutturazione del presente progetto di bilancio sia sostanzialmente idenÂtica a quella dei passati esercizi, improntata a criteri lievitati dal peggiore interesse politico e nello scarso rispetto delle esigenze collettive regionali.
Si è fatto e si fa un gran parlare della proÂduttivitĂ della pubblica spesa, ma aspettiamo di conoscere dal Governo regionale dove sia contenuto questo segno produttivistico nel biÂlancio che è stato presentato. Per conto nostro non abbiamo rilevato altri segni che quelli di un interesse elettoralistico. Vero è che per efÂfetto delle varie correnti politiche siamo oggi costretti a deliberare un bilancio alla fine del primo semestre dell’esercizio cui esso si rifeÂrisce; episodio così grave da caratterizzare da solo il malcostume amministrativo dell’Ente regionale, unico esempio nella storia politica del nostro Paese, e deliberiamo quindi, intemÂpestivamente e senza proficuitĂ . Per le irregoÂlaritĂ dell’iter parlamentare, per la povertĂ del programma esposto, per lo scarso rispetto agli interessi della Sicilia, questo progetto di bilancio non può riscuotere l’assenso di quanti in questa Assemblea sentono il peso e la reÂsponsabilitĂ di rappresentare e di amminiÂstrare la comunitĂ regionale. Così avendo parÂlato, abbiamo creduto di compiere il nostro dovere nei confronti dell’elettorato che ci aveva concesso la sua fiducia. (Applausi a destra)
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’onoreÂvole ZappalĂ . Ne ha facoltĂ .
ZAPPALA’. Signor Presidente, onorevoli colleghi, affronterò i problemi che riguardano il settore del turismo, dello spettacolo, dello sport.
Il bilancio che il Governo' ci presenta queÂst’anno negli stati di previsione della entrata e della spesa merita un apprezzamento di non poco rilievo. Un fatto innovativo è quello della nuova impostazione dell’articolato delle varie rubriche in dipendenza dell’approvazioÂne della legge che ha modificato la tradizioÂnale struttura dell’ordinamento amministratiÂvo della Regione
Altro lato importante è quello dell’aumento della spesa con riguardo alla parte straordinaÂria dei settori di interesse produttivistico, in special modo l ’industria, i lavori pubblici, la agricoltura, le foreste. Se per tali attivitĂ il Governo, attraverso le poste di bilancio, ha evidenziato il proprio indirizzo programmati- co per un maggiore impulso e incremento dello sviluppo economico dell’Isola non alÂtrettanto si può dire per il settore del turismo, spettacolo e sport. Quest’ultima attivitĂ poi è stata completamente ignorata e poco riguarÂdata. Basti pensare che solo 450 milioni di liÂre sono stati dedicati al settore del Turismo e 235 milioni per tuttte le attivitĂ sportive.
E’ semplicemente inconcepibile che nella nostra Regione, dopo l’abrogazione della legÂge numero 7, non si sia ancora attuato alcun provvedimento legislativo che disciplini e reÂgolamenti l’incoraggiamento ed il potenziaÂmento delle attivitĂ sportive, fenomeno molÂto sentito e sviluppato nelle altre regioni di Italia e presso tutte le Nazioni. Basti pensare a quello che spende la Russia per le attivitĂ sportive e quali risultati per ogni competizioÂne internazionale conquista. Se l’Italia oggi si va avviando ad un livello discreto per numeri di rappresentanti, quantitativamente e qualiÂtativamente preparati alle varie competizioni internazionali sportive, la Sicilia nella NazioÂne rappresenta la cenerentola dello sport. Ciò va addebbiato alla mancanza di scuole prepaÂratorie per l’atletica, alla deficienza di 'attrezÂzature sportive, alla mancanza di campi, paÂlestre, piscine.
La Sicilia, che si trova per ragioni naturali nella zona piĂą ideale geograficamente per la preparazione e formazione atletica dei giovaÂni, e ciò in dipendenza del clima mite e della stagione calda piĂą lunga delle altre regioni
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d’Italia, è la piĂą mortificata nelle competizioÂni agonistiche e nelle varie branche dello sport per la scarsa preparazione dei suoi atleti che risentono della mancanza di appropriate scuoÂle, di appropriate ed idonee palestre.
Forse che la Sicilia difetta di1 elementi fisiÂcamente idonei all’esercizio dello sport comÂpetitivo? No, di certo, non sono i giovani che mancano, anzi si può senza tema affermare che disponiamo di una grande massa di gio-
j vani fisicamente perfetti che potrebbero comÂpetere con i migliori uomini della atletica di tutto il mondo se avessimo la possibilitĂ di
; istruirli ed allenarli. Sono le scuole che manÂcano, le attrezzature sportive, i mezzi finanÂziari necessari per l’organizzazione delle va-
Irie manifestazioni1 a carattere regionale, naÂzionale ed internazionale.
Mi permetto, pertanto, onorevole AssessoÂre al turismo e allo sport, rivolgermi a lei che
; in questo nuovo incarico ha profuso non solo la intelligenza, ma l’esperienza di uomo di goÂverno e che ha affrontato veramente il proÂblema con molta serietĂ in tutta la branca. Siamo all’inizio e noi ci auguriamo, vogliamo
â– sperare che questo suo impulso, questa sua attivitĂ possa darci i frutti che la Sicilia si atÂtende e che merita. E mi permetto, pertanto, di proporre che venga ripristinato il capitolo
| in bilancio che prevedeva la erogazione di contributi ad enti e societĂ sportive riconosciuÂte e dichiarate idonee dalle varie federazioni
i degli sport per manifestazioni competitive, e i per la creazione di scuole regionali e provinÂ
ciali di atletica leggera, di ginnastica, di ski, di tennis, nuoto, di scherma e di atletica pesante.
Come è indispensabile inoltre che si crei un I fondo di rotazione con opposito disegno di leg- ; §e, che preveda la concessione di mutui per at- ì trezzature sportive; ad esempio potremmo be- i nissimo creare una scuola del nuoto in una pi- ; scina fornita naturalmente d’acqua calda
quella di Vulcano nelle Eolie, dove possono concentrarsi tutti gli atleti della Sicilia, in determinati periodi dell’anno e per l’istruzio- ne e per il perfezionamento dello stile e per
preparazione alle competizioni.In Sicilia potremmo iniziare, prima che in
tutte le altre parti d’Italia, l’attività natatoria già in primavera perchè abbiamo la stagione
; che si presta perfettamente, quindi saremmo 111 una posizione di privilegio, e così dicasi Per la scuola di ski. Noi trascuriamo la nostra
montagna, il nostro Vulcano che in Italia rapÂpresenta la cosa piĂą preziosa nel campo della attrattiva turistica.
Non abbiamo neppure una scuola regionale di ski anche se c’è la possibilitĂ di iniziare gli allenamenti ai primi di dicembre e terminare in maggio, cosa che non avviene in altre locaÂlitĂ , e con il vantaggio di raggiungere i centri abitati in soli 20 minuti. Mentre nella Val d’Aosta e nel settentrione d’Italia sorgono i villaggi turistici e le scuole di ski nelle staÂzioni per sport invernali, noi qui, tranne qualche manifestazione sporadica, di cui una importante è la « tre giorni dèll’Etna », che è gara internazionale, non abbiamo ancora nienÂte e non abbiamo potenziato questo settore sportivo che è molto interessante. Così dicasi per lo spettacolo. Ad eccezione dei due masÂsimi teatri lirici, quello di Palermo e quello di Catania, dedichiamo ben poco alle manifeÂstazioni liriche e concertistiche. E dire che queste manifestazioni assorbono parecchia maÂno d’opera; e, se dal punto di vista sociale faÂremmo un bene nel potenziare questo settore di attivitĂ , dal punto di vista turistico coÂstituiremmo in modo indiscusso, un grande riÂchiamo per le masse turistiche che vengono in Sicilia.
Chiediamo, quindi, al Governo di dedicare maggiore attenzione anche al settore dello spettacolo nell’interesse sia dei teatri sia delÂle cooperative che esistono nel settore e che svolgono la loro attivitĂ presso i centri minoÂri nelle stagioni estive con concerti e con o- pere.
C ALT ABI ANO. La rubrica del turismo è esigua. Nel passato c’era di più.
ZAPPALA’. Il turismo, da manifestazioÂne sporadica di singoli avventurosi, è oggi divenuto aspirazione di tutti, una necessitĂ u- niversale, un bisogno fisiopsichico di evasione dal ritmo incalzante della vita moderna.
Quale manifestazione spontanea dello sviÂluppo economico e sociale della societĂ , il tuÂrismo è oggi un fenomeno collettivo che riÂchiede la massima attenzione e preoccupazione degli organi pubblici responsabili.
Esso, attraverso il continuo avvicendarsi di persone che provoca, è al disopra delle conÂseguenze economiche, un fattore che contriÂbuisce alla umana conoscenza; agisce come « iniziazione al mondo », facilita, quale agente
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di pace, incontri, dissipa idee preconcette, stiÂmola la comprensione fra uomini appartenenti a differenti sistemi, razze e religioni. Il miglioÂramento del tenore di vita, l’esigenza dei poÂpoli di muoversi per incontrarsi, conoscersi, e giudicarsi, l’evoluzione dei mezzi di trasporÂto, in specie di quelli aerei, che accorciando le distanze, consentono facili spostamenti, hanÂno moltiplicato la mobilitĂ degli uomini, hanÂno ridotto le ore di lavoro, consentono piĂą lunÂghi periodi di ferie.
Vasti sono gli aspetti sociali del turismo, ma pure d’incalcolabile e straordinaria imporÂtanza sono i suoi aspetti economici.
Il turismo, infatti, col suo apporto valutario attuale di circa 500 miliardi annui costituisce per l ’Italia una delle ragioni principali della eccedenza attiva della bilancia dei pagamenti, ed un elemento valido della sua stabilitĂ moÂnetaria. In un paese come il nostro, non provÂveduto di abbondanti materie prime e di proÂdotti di base, tale apporto è indispensabile per la sua salvaguardia finanziaria e per le sue reÂlazioni con l’Estero.
Per intendere la portata del fenomeno turiÂstico e fruire dei suoi molteplici benefici, ocÂcorre considerarlo nella sua interezza, aggiorÂnando le vecchie tradizioni ai sostanziali muÂtamenti che sono derivati dalla sua nuova concezione.
Il turismo rappresenta uno strumento essenÂziale per il sollevamento economico e sociale della Sicilia, fra le cui piĂą importanti risorse — per il suo basso tasso di sviluppo industriaÂle ed il suo particolare tipo di ambiente geoÂfisico adatto al soggiorno turistico — viene apÂpunto ravvisata la predisposizione alla valoÂrizzazione turistica.
Il turismo è una fonte economica di primo piano e può costituire per la nostra Regione â– una reale forza equilibratrice e di impulso per tutti gli altri settori economici nello stesso tempo in cui il suo incremento può avvantagÂgiare l ’intera nazione poichĂ© l’economia naÂzionale è integrativa e compensativa.
Il Governo regionale deve incoraggiare — con un intervento sempre piĂą fattivo — tutte le iniziative turistiche — da qualunque parte esse vengano — intese alla valorizzazione delÂl’Isola la quale sulla industrializzazione e sul turismo deve puntare sempre di piĂą per comÂpensare gli inconvenienti insiti nelle sue moÂdeste risorse naturali e nel costante incremenÂto demografico.
E appunto per la .soluzione della piaga delÂla disoccupazione l’incremento turistico può comportare largo impiego di manodopera sia direttamente in quanto settore scarsamente suscettibile di meccanizzazione, sia indirettaÂmente per le attivitĂ economiche che esso è in grado di stimolare.
Inquadrare l’aspetto economico di questo feÂnomeno in una concezione sempre piĂą vasta di ordine sociale significa attendere dal suo sviÂluppo il rafforzamento del prestigio che la noÂstra Regione può raggiungere attraverso il ciÂvismo dei suoi abitanti, un migliore svolgiÂmento della sua vita sociale, l ’organizzazione della sua attrezzatura ricettiva, la ricchezza delle sue bellezze naturali, la varietĂ e l’inÂcomparabile magnificenza dei suoi tesori d’arte. E sono innumerevoli le testimonianÂze delle insigni civiltĂ che si sono succeduÂte nell’Isola attraverso i secoli lasciando tanÂta copia di monumenti che —■giustamente si è detto — è quasi doveroso visitare almeÂno una volta nella vita.
Le favorevoli previsione per il futuro, anÂche in considerazione dell’attuazione del MerÂcato comune e l’estendersi dell’interesse ai viaggi, in strati sempre piĂą vasti della popolaÂzione, sono elementi che debbono essere vaÂgliati, considerati e studiati — con l’ausilio di apposite ricerche di mercato — al fine di ricaÂvarne dei dati sui quali basarsi per la prediÂsposizione di mi « piano » di valorizzazione di tutte le possibilitĂ e risorse turistiche siciliaÂne. Per un armonico sviluppo del turismo nelÂl ’Isola un tale piano deve essere impostato su basi realistiche, deve prevedere una distribuÂzione delle attrezzature e degli impianti lungo tutto il territorio della Regione con la possiÂbilitĂ di allargare l ’area turisticamente utile a localitĂ che realmente — previa una opportuÂna sistemazione delle infrastrutture — meriÂtino di essere valorizzate o potenziate medianÂte una attrezzatura ricettiva adeguata che va dall’albergo ai campi sportivi, dai pubblici esercizi ai locali1 caratteristici in modo conforÂme alle condizioni ambientali e a quelle della clientela che si intende accogliere.
La predisposizione del piano implica necesÂsariamente l’impostazione dei problemi della bassa stagione, dei prezzi, della propaganda e del coordinamento delle manifestazioni.
Risultati positivi e prospettive di un semÂpre migliore sviluppo si potranno avere solÂtanto se guidati da una visione moderna, or-
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ganica, razionale e se vi sarĂ collaborazione fra tutti gli operatori delle categorie variaÂmente interessate al turismo fra i quali è loStato.
Ogni problema deve essere esaminato in ogni suo aspetto ed affrontato perchè tutta la organizzazione turistica isolana venga ridiÂmensionata ed aggiornata, non dimenticando le possibilitĂ future del nostro mondo in conÂtinuo sviluppo.
Nella predisposizione del piano occorre teÂner presente che il turismo è un fenomeno unitariamente omogeneo, ma analiticamente complesso ed è perciò indispensabile, al fine di fruire di tutti i suoi benefìci, procedere ad un esame completo e dettagliato di tutti gli elementi che lo compongono e tenere in debiÂto conto tutti i suoi aspetti.
Il turismo è una voce troppo importante per la ripresa economico-sociale della nostra Isola. Se vogliamo svolgere un’attivitĂ veraÂmente tesa alla produzione del turismo ed alÂla acquisizione della clientela nazionale e inÂternazionale dobbiamo agire, e con praticitĂ , evitando le vecchie formule, tendendo alla riÂcerca, al riconoscimento ed alla correzione di tutti i difetti capaci di danneggiare o,' comunÂque, di intralciare le legittime nostre aspiraÂzioni e realizzazioni future, esaltando tutte le nostre capacitĂ e possibilitĂ , avendo di mira la felice convergenza di tutti i mezzi e di tutÂti gli sforzi per un risultato terminale di miÂglioramento e di sviluppo effettivo, reale delÂla nostra societĂ .
L’odierno progresso della tecnica, consenÂtendo uno sviluppo gigantesco dei mezzi mecÂcanici di locomozione, ha ridotto al minimo gli ostacoli dello spazio e del temDO e permetÂte di sorvolare e di percorrere distanze, fino a poco tempo fa ritenute insormontabili, con mezzi esternamente rapidi, agevoli, economiÂci. Questo fenomemo, unitamente alle mutate, PiĂą favorevoli condizioni sociali ed economiÂche delle masse, ha contribuito a fare del tuÂrismo un fenomeno universale, trasformando h mondo intero in un campo turistico unico cd accessibile. Esso è riuscito ad incanalare verso regioni ancora quasi ignorate un flusso sempre piĂą numeroso di turisti.
E’ ormai scomparso, o quasi, il vecchio tiÂpo di turista solitario, dotato di rilevanti diÂsponibilitĂ economiche, fedele allo stesso alÂbergo, allo stesso ristorante, con soggiorni abÂbastanza lunghi. All’apporto di questo turista
deve indubbiamente molto la nostra attrezÂzatura turistica alberghiera di un certo tono.
Ora, però, con il configurarsi del turismo moderno, al suo posto è subentrato un gran numero di turisti provenienti da differenti strati sociali ed economici, di limitate disponiÂbilitĂ , i quali si fermano dove meglio convieÂne ed ogni anno si recano in posti nuovi semÂplicemente orgogliosi di una cultura .commi-
usurata al numero delle localitĂ visitate. TaÂle mutamento di1 indirizzo impone la necessiÂtĂ di assicurare il continuo ricambio di quel tipo di turista di qualitĂ con il turista econoÂmicamente piĂą debole ma quantitativamente piĂą forte.
La partecipazione al turismo delle categoÂrie meno abbienti ha dato luogo ad una partiÂcolare classificazione del fenomeno nei suoi aspetti e nelle sue strutture, quella del turiÂsmo sociale.
Per turismo sociale deve intendersi funzioÂne di socialitĂ applicata al turismo. Il diritto del lavoratore — artefice oscuro della ricchezÂza della nazione — di partecipare, attraverso il turismo, ai beni della storia, dell’arte e delÂle bellezze del mondo impegna gli organi reÂsponsabili a far si che le attivitĂ turistiche siaÂno sempre piĂą ricche di contenuto, di finaliÂtĂ e contribuiscano veramente all’umana eleÂvazione, materiale, morale e religiosa.
Turismo sociale deve significare elevamenÂto dell’èducazione e diffusione della cultura tra il popolo; esso comporta ripercussioni beÂnefiche nel campo sociale ed economico per la possibilitĂ che offre alle masse di arricchire la loro cultura di nuovo sapere, di nuove espeÂrienze, di nuove risorse, mentre concorre allo sviluppo dei piani alberghieri. Il guadagno, infatti, che può offrire un cliente facoltoso si può ben raggiungere servendo piĂą clienti non facoltosi. Il turismo di massa, con la sua doÂmanda, investe piĂą largamente il sistema ecoÂnomico ed ha effetti piĂą diffusivi, piĂą distribuiÂti del turismo cosiddetto qualificato.
Il turismo interno è divenuto, oggi, con i valori statistici a cui dĂ luogo, un fenomeno di grande importanza per i suoi effetti economiÂci oltrecchè sociali. Esistono localitĂ ove il tuÂrista straniero è quasi sconosciuto, le quali tuttavia dispongono di attrezzature che per effetto, appunto del movimento interno, si vanno costantemente perfezionando; vi sono stazioni termali frequentate esclusivamente
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dalla clientela nazionale e che, grazie ad essa, sono riuscite a conquistare una risonanza che ha ormai superato i limiti regionali.
La maggior parte delle localitĂ turistiche si è affermata principalmente per l ’interesse mostrato dal turismo interno, che ha indotto sia L’iniziativa privata a sempre nuovi e cospiÂcui investimenti e alla costituzione di una buona ricettivitĂ , sia gli Enti pubblici ad eseÂguire le opere di infrastrutture necessarie. In conseguenza di questa metodica opera, paesi e villaggi senza risorsa alcuna hanno gradualÂmente trasformato la loro fisionomia, realizÂzando un soddisfacente tenore di vita.
Il turismo interno, oltre a creare i presupÂposti basilari per la formazione turistica di molte localitĂ , assume per la economia naÂzionale una funzione equilibratrice e di ridiÂstribuzione della ricchezza. I turisti nazionali, infatti, abbandonando le loro sedi di produÂzione del reddito ed affluendo alle sedi di sogÂgiorno turistico e, quindi, di spesa turistica, causano uno spostamento di consumi all’inÂterno del territorio nazionale. Oggi un quarto circa della popolazione italiana soggiorna, anÂnualmente, in alberghi e un’altra parte non determinabile si muove ed utilizza case di amici, affitta camere, camping, colonie estiÂve, ostelli, etc.; tale fenomeno si mostra giĂ come base del nostro movimento turistico.
Dobbiamo pur considerare che in Italia con il crescente sviluppo del turismo sociale, tutÂti i lavoratori appartenenti ai vari settori di produzione, che con le loro famiglie sono staÂti calcolati in circa 34 milioni di persone, poÂtranno dar luogo ad un piĂą vasto movimento turistico, che, con una propaganda razionalÂmente impostata e con una politica turistica sana, potrĂ vitalizzare il turismo interno, asÂsicurando la massima utilizzazione dei nostri impianti e, quindi, un maggior rendimento degli stessi che ci metterĂ in migliore condiÂzioni competitive.
E la Sicilia, in un piano di valorizzazione interna, ha la possibilitĂ di giocare un ruolo importante, anzi determinante, per il multiÂforme aspetto delle sue prerogative turistiche, per il suo clima, le sue bellezze naturali e le sue testimonianze storiche, delle quali abbiaÂmo le piĂą eloquenti tracce, dalla vita dell’uoÂmo preistorico di cui esistono interi villaggi e abitazioni — vedi le Cave di Ispica — ai moÂnumenti dell’antica Grecia. Incanalare le corÂrenti del turismo interno verso la Sicilia siÂ
gnificherebbe poter neutralizzare la propaÂganda turistica estera che sul piano internaÂzionale fa sentire sempre piĂą le sue possibiliÂtĂ concorrenziali, con un’offerta che, in quanÂto connessa a quel tipo di soddisfazione partiÂcolare dell’espatrio, gode, sul mercato turistiÂco interno, di una specie di monopolio psicoÂlogico nei confronti dell’ofTerta nazionale.
Migliorare, valorizzare fattivamente, con opere non con promesse inutili il turismo siÂciliano, significherebbe avvantaggiare di nuoÂvi motivi di attrazione il turismo nazionale, con tutti i suoi benefici economici oltre che valutari in quanto eviterebbe un corrisponÂdente turismo dei. connazionali all’estero con la conseguente uscita delle nostre riserve vaÂlutarie.
Il recente sviluppo del turismo ha imposto, negli ultimi anni, e non solo in Sicilia, un urÂgente potenziamento della rete degli alberghi di media categoria, dotati di moderni impianti, ma accessibili per il modico prezzo alle cateÂgorie meno abbienti; degli alberghetti del tipo a conduzione familiare nei piccoli centri; dei piccoli alberghi di tappa lungo le strade di comunicazione. E tanto, non solo con la creaÂzione di nuovi esercizi, ma anche con un adatÂtamento ed un rimodernamento di quelli esiÂstenti. L’attuale grado di civiltĂ e lo sviluppo assunto dal turismo richiederebbero che ogni cittĂ , ogni centro abitato fosse dotato di un albergo semplice, pulito, decoroso, moderno, per le possibilitĂ che questo ha di agevolare il turismo nella sua alta funzione sociale ed economica e di svolgere, quindi, un servizio di pubblica utilitĂ .
In Sicilia esistono 1.048 esercizi alberghieri con 14.153 comere, 24.045 letti, e 5.170 bagni appena. (A questo ultimo dato viene attribuiÂto l’indice di efficienza dell’attrezzatura). Lo adeguamento del patrimonio alberghiero atÂtuale, che in veritĂ non può dirsi sufficiente nè tampoco confortante, è stato realizzato con erogazioni che vanno oltre i 7 miliardi di lire, tra contributi, mutui e costruzioni dirette, con fondi provenienti dal credito alberghiero siciÂliano, dal Fondo di solidarietĂ alberghiera ed, in piccola parte, dalla Cassa del Mezzogiorno e dallo Stato.
Vi è stato però, come presupposto, uno sforÂzo dell’iniziativa privata, unica valida strutÂtura che costituisce il tessuto connettivo della organizzazione turistica e riesce a concretare ed a sviluppare il turismo sul piano economico,
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a condizione che venga validamente affiancata da una oculata azione ed organizzazione degli enti pubblici interessati. Se l’industria della ricettivitĂ dĂ un certo margine di utile, è da puntualizzare che molti dei capitali privati, se non opportunamente invogliati, potrebbero, anzi potranno, essere indirizzati verso altri setÂtori, in quanto il privato non ha il dovere,
; come gli enti pubblici di tenere presenti i vanÂtaggi connessi all’attivitĂ turistica.
L’intervento pubblico nelle sue multiformi possibilitĂ , deve costituire in questo settore il necessario stimolo ed incoraggiamento alla iniziativa privata. Il denaro pubblico investito nel settore turistico si riversa per piĂą rivoli e coraggio sull’intera economia, in quanto si risolve, prima o dopo, a benefìcio totale dello ambiente in cui opera, rendendolo piĂą idoneo a ricevere un piĂą vasto e qualificato moviÂmento di turisti.
Urge potenziare il complesso di ricettivitĂ siciliana. Tale potenziamento, da effettuare in relazione ad un preordinato piano organico, dipende naturalmente dalla previsione di redÂdito dei capitali da investire; ed il reddito potrĂ ritenersi sufficiente soltanto se il flusso dei turisti si estenderĂ a stagioni abbastanza lunghe. Infatti, la stagionalitĂ accentuata e la brevitĂ della durata media del soggiorno, sono causa di alti costi e di insufficienti e irregolari servizi ricettivi. Dobbiamo puntare, oltre che sulle attrattive naturali e culturali, sulle conÂdizioni climatiche della Sicilia, che rappreÂsentano potenzialmente un valido motivo di richiamo e consentono di prolungare la staÂgione turistica anche ai mesi invernali.
La soavitĂ del nostro clima è sfruttabile tuÂristicamente per tutto l’anno, il che costituiÂsce, senza dubbio, una grazia negata alla magÂgior parte dei luoghi della terra. Alla classica Primavera siciliana e all’Estate in Sicilia dobÂbiamo aggiungere l ’inverno in Sicilia. E’ imÂportante fare conoscere con una buona azione pubblicitaria i vantaggi del turismo inverÂa le in Sicilia e favorirlo con accorgimenti ed agevolazioni che per il turismo internaÂzionale equivalgono ad un miglioramento del cambio reale, sia da parte della Regione che ha parte dello Stato.
Il turismo siciliano, nelle sue vaste possiÂbilitĂ , pone nuove prospettive di incremento a benefìcio di tutto il turismo nazionale in quanto è destinato ad assumere la funzione hel prolungamento della stagione turistica e
a presentare nuovi fascinosi elementi di riÂchiamo sul mercato nazionale ed internazioÂnale. Il potenziamento del turismo siciliano ha un immediato interesse regionale, assuÂmendo nel contempo, l’aspetto di interesse a carattere nazionale.
E’ indispensabile mia gradualitĂ negli inÂvestimenti dedicati al settore alberghiero, perchè questo si evolva in stretta armonia e parallelamente alla evoluzione delle infraÂstrutture del turismo e ciò perchè non si creiÂno dannosi squilibri ed invece si faccia in modo di far convergere univocamente e temÂpestivamente tutti gli elementi atti a soddiÂsfare le necessitĂ dello afflusso turìstico. Urge concentrare ogni impegno con visione lungimirante, rivedendo sin dalle fondamenÂta programmi e strutture, nel compimento' tempestivo di quella immensa mole di opere pubbliche, delle quali la nostra regione, malÂgrado le vaste opere giĂ effettuate in pochi anni di autonomia, ha ancora bisogno. Si tratta di quelle infrastrutture che si chiamaÂno turistiche, ma che potrebbero definirsi talÂvolta civili, in quanto atte a consentire una vita sociale adeguata alle moderne esigenze civili e che dovrebbero anticipare e prediÂsporre lo sviluppo turistico, vie di comunicaÂzione, mezzi di comunicazione, acquedotti, laÂvori di bonifica, etc. Sono le molte cose che, pur non essendo turistiche per definizione, hanno tuttavia una coincidenza di interessi col turismo, in quanto penetrano in profonÂditĂ nella vita e nello sviluppo del turismo, tanto da condizionare addirittura l’esistenza. La Sicilia ha raggiunto nel campo del turismo una certa posizione, grazie alla volontĂ e agli sforzi del suo Governo regionale, malgrado lo Stato non abbia piĂą confermato, contro gii evidenti interessi dell’intera nazione, le traÂdizionali agevolazioni, nè abbia tempestivaÂmente aggiornato strade e mezzi marittimi con la conseguenza di instradare verso altre rotte il flusso turistico, con una azione che potrebbe definirsi, a ragione, non soltanto agnostica, ma anche negativa. L’autostrada del Sole ne è un esempio. Il tratto di questa, che va da Salerno a Reggio Calabria, sarebbe stato indubbiamente molto piĂą urgente dei tratti giĂ realizzati nell’Italia centro settenÂtrionale che disponeva giĂ di una buona rete auto stradale. Il turista, prima di muoversi, si domanda oggi come riuscirĂ a fare il suo
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viaggio in Sicilia. Egli, di fronte alla incoÂgnita che rappresenta un viaggio sulle non certo consigliabili strade della Calabria, pur allettato dalle mille prospettive di godimento di un soggiorno in Sicilia, preferisce non riÂschiare e non viene da noi.
E' improcrastinabile che lo Stato affianchi lo sforzo della Regione, inteso a creare quel complesso di opere atte ad accelerare una buona, cosciente politica turistica. Occorre impegnare lo Stato con una appropriata è deÂcisa linea politica perchè intervenga attivaÂmente ed urgentemente ad agevolare la nostra azione. E non solo lo Stato, ma tutti gli enti interessati, dalla Regione alle province, ai comuni, debbono impegnarsi nella revisione e nella costruzione di una rete autostradale accessibile a tutte le localitĂ , se si vuole riÂchiamare in Sicilia buona parte del turismo motorizzato, il quale costituisce piĂą del 70 per cento dell’attuale movimento turistico.
Fra le infrastrutture indispensabili ed urÂgenti, possiamo ben considerare la creazione di una coscienza turistica. Prima di creare o lanciare un nuovo centro turistico occorre una buona opera, diretta alla normale e natuÂrale maturazione psicologica e mentale delle popolazioni di quella localitĂ per vivificaÂre in essa il concetto di ospitalitĂ . Questo non è nuovo nella nostra storia ma affonda le sue radici nel sacro diritto romano della ospitaÂlitĂ ed ha resistito e perdura fino ai nostri giorni col carattere di generica obbligazione morale.
Occorre vivificare questo senso altamente civico, questa coscienza turistica intesa a far comprendere a tutti, specie al popolo piĂą miÂnuto, che i turisti sono ospiti graditi ed utili da rispettare e da accogliere cordialmente, e non dei limoni da spremere.
La preferenza per una localitĂ dotata di attrattive naturali capaci di soddisfare i bisoÂgni di riposo e di svago piuttosto che per una altra, è determinata in modo prevalente dalle impressioni e dalle esperienze favorevoli, speÂcie quelle attinenti ai contatti personali, come l’ospitalitĂ e la gentilezza della sua popolaÂzione.
Queste qualitĂ , che fanno parte del patriÂmonio turistico di una localitĂ così come il clima, le bellezze naturali ed artistiche e posÂsono essere considerate come un vero e proÂprio fattore economico, contribuiscono a proÂ
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muovere e ad incrementare le correnti turiÂstiche.
Il turista giudica un paese dalle impressioni e dalle esperienze ricevute dall’ambiente prinÂcipalmente attraverso i contatti personali avuÂti con la gente del luogo. Egli, infatti, desidera conoscere il paese in cui soggiorna nella sua realtĂ presente e, perciò, attraverso i contatti personali, cerca di apprendere le nozioni che desidera avere sulla vita sociale e sul fervore delle sue iniziative. Dobbiamo adoperarci con ogni mezzo per rendere piĂą vivo in Sicilia il senso cordiale dell’ospitalitĂ delle nostre poÂpolazioni, rendendo cosciente ciascun cittadiÂno che egli è pure responsabile dell’annata tuÂristica ed è quindi responsabile delle perdite, dei guadagni, del mancato lucro in un settore tanto importante della nostra economia, che è pure responsabile di ciò che il turista straÂniero andrĂ dicendo della nostra terra al suo rientro in patria.
Per la creazione di una educazione, coscienÂza e cultura turistica nei giovani è stata creaÂta in Sicilia una catena di alberghi per la gioÂventĂą che costituiscono una forma di turismo destinata a creare un prezioso focolaio di peÂnetrazione e diffusione. Questi alberghi per lo stile architettonico, per i posti incantevoli in cui sono aperti, per le loro prospettive di sviÂluppo possono ben costituire un vanto della Sicilia, che può stare con dignitĂ accanto alle piĂą progredite nazioni in fatto di turismo gioÂvanile e che, pertanto, assume l’obbligo morale di continuare a sviluppare questo tipo di tuÂrismo socialmente e particolarmente interesÂsante.
Il turismo non è e non deve essere ed, in ogni caso, non va ridotto a materia di sagre domenicali, di fiaccolate, di fuochi di artifiÂcio, di festeggiamenti folkloristici.
Il turismo è una voce importantissima e deÂterminante per la rinascita della Sicilia ed è, quindi, una attivitĂ che bisogna affrontare con una visione nuova a carattere produttiviÂstico, a carattere funzionale, con metodo scienÂtifico. Il turismo, per l’importanza che riveste per tutti i settori della vita siciliana, anche in vista degli impegni nazionali del MEC e della concorrenza nazionale ed internazionale, riÂchiede, come fatto nuovo, una politica nuova, una politica di avanguardia, dinamica, di coÂraggio. E per politica nuova vogliamo intenÂ
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dere non solo la predisposizione di un insieme di provvedimenti e di opere che veda impeÂgnati gli organi di Governo e coordinata razioÂne dei vari enti ed organismi operanti nel settore, ma anche l ’organizzazione univoca di tutti gli operatori che variamente intervenÂgono nel settore turistico.
Occorre un’azione comune, una cosciente organizzazione ed il collegamento di tutti quanti intervengono nel vasto campo di inteÂressi che comporta il fenomeno turistico dei vari enti, dall’albergatore, all’agente di viagÂgio, ed al vettore, al fine di comprendere, conÂcertare, studiare, valutare ed orientare con visione unitaria e coordinatrice ogni iniziativa, ogni azione, diretta ad armonizzare i tempi di lavoro, sfruttare ogni congiuntura favorevole, attivare i periodi di bassa stagione ed impoÂstare vari altri problemi come quello del tuÂrismo sociale; una politica pratica che si proÂponga di risolvere ogni problema che si preÂsenta, dalla ricerca del turista nella sua resiÂdenza e, dopo, al suo soggiorno nelle nostre loÂcalitĂ fino al suo rientro in patria, in modo da lasciargli un senso di benessere tale da farÂlo tornare e da indurre i suoi amici a fare un interessante, istruttivo e variamente piaceÂvole viaggio in Sicilia.
Per una politica turistica a largo respiro, così come per i necessari investimenti a lungo termine, occorre basarsi su appropriate ricerÂche di mercato. Queste hanno la funzione di procurare agli organi responsabili sufficienti informazioni che consentano di dirigere intelÂligentemente ed efficientemente la distribuÂzione, la pubblicitĂ e gli sforzi tendenti a proÂmuovere una organizzazione turistica scientiÂficamente predisposta. Adeguate ricerche debÂbono essere alla base di ogni ponderata deÂcisione.
Queste aiuteranno a studiare e comprendere i fattori dipendenti dai nostri bisogni, le atÂtrazioni ed i servizi di cui disponiamo, le nostre risorse, la natura dei prodotti che possiamo offrire; ci aiuteranno ad accertare la nostra capacitĂ turistica ed a provvedere ad adeguate e<! opportune facilitazioni e servizi, a formuÂlare, insomma, una sana politica tendente a 1 chiamare e trattenere una sempre maggiore corrente di turisti nazionali e stranieri.
H turismo si presenta come una industria polivalente che lungi dal danneggiare, in ra- fpone di quel fenomeno che viene tecnicamenÂ
te chiamato l’equilibrio concorrenziale dei settori economici, può vitalizzare tutte le altre industrie di tipo tradizionale.
Industrializzazione in Sicilia non deve neÂcessariamente significare il forzare un amÂbiente in settoi’i in cui non sempre possono ottenersi risultati economicamente validi; tale indirizzo in Sicilia può rivolgersi verso questo particolare tipo di industria che non è certo meno redditizio delle altre tradizionali, mentre può apportare benefici effetti a tutti i settori dell’economia, dalla produzione alla distribuzione, ai servizi, al consumo e proÂmuovere nel contempo altre valide iniziative. Tale industria si presenta nel mercato interÂno quale fattore esogeno capace di alterarÂne la struttura e la dinamica.
L ’afflusso di una corrente turistica in una determinata area provoca una variazione sia quantitativa che qualitativa della domanda di beni di servizio. Tale domanda, infatti, esÂsendo relativa ad usi e costumi particolari, si presenta nel mercato come domanda agÂgiuntiva nuova e pertanto modificativa che, nel volgere del tempo, promuove l’organizÂzazione di un’offerta di beni e servizi meÂdiante il sorgere di nuove iniziative induÂstriali. Queste in Sicilia possono essere diÂverse dagli impianti tradizionali e pletorici in cui si dibatte la nostra difficile politica induÂstriale. Il nuovo indirizzo di siffatte iniziaÂtive è capace, peraltro, di intervenire in proÂsieguo di tempo per il naturale evolversi delle preferenze e, per la legge di imitazione, ad una modifica ed in ogni caso ad un amÂpliamento della domanda locale. Un conseÂguente ampliamento delle possibilitĂ induÂstriali isolane non può essere che una auspicaÂbile nuova fonte di ricchezza da inquadrare in una visione piĂą ampia delle possibilitĂ econoÂmiche isolane cui dobbiamo tendere. E gli efÂfetti economici positivi saranno ancora piĂą evidenti se si considera il vasto contributo immediato alla soluzione del grave annoso problema della disoccupazione in. Sicilia.
Per attrarre e trattenere con vari e sempre nuovi motivi di richiamo, un crescente flusso di turisti nazionali e stranieri è indispensabiÂle la predisposizione oculata di un piano orÂganico che preveda la dislocazione e quindi, lo sviluppo lungo tutto il territorio dell’Isola, di una catena di localitĂ turistiche adeguate.
L e . localitĂ ed i centri turistici hanno la funzione, rispetto all’intero mercato regionaÂ
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le, di concentrare la domanda turistica; ma gli effetti economici di questa domanda si difÂfondono poi in ogni canale dell’economia di tutto il territorio, poichĂ© si mette in moto un meccanismo moltiplicatore che è di enorme importanza benefica sull’andamento della inÂtera economia regionale e nazionale.
Studi compiuti dall’United States partment of Commerce hanno rilevato che la spesa efÂfettuata dai turisti assume effetti benefici molÂtiplicatori che variano come entitĂ a seconda dello stato della economia del Paese in cui essa viene effettuata. La spesa turistica efÂfettuata nei Paesi sottosviluppati si moltipliÂca in ragione di anno per circa 3-4 volte, coÂstituendo in tal modo un valido e forte stiÂmolo per la loro economia. Ciò significa che ogni 100 dollari spesi dai turisti in uno di questi paesi risulteranno almeno 300-400 dolÂlari in aggiunta alla economia del paese stesÂso. Nei paesi invece a piĂą alto sviluppo, queÂsto fattore moltiplicatore assume il valore di decuplicatore; nel senso che ogni dollaro speÂso dai turisti in uno di questi paesi si moltiÂplicherĂ costituendo un impulso economico di dieci dollari.
Si tratta di rilevazioni condotte con crite^ rio di osservazioni scientifiche che ci debboÂno far soffermare ancora di piĂą sulla imporÂtanza che il turismo può assumere per l’auÂspicato sviluppo della economia siciliana.
Una provvida legislazione si è proposta di promuovere lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di' ricettivitĂ della Regione, sia mediante costruzione diretta che con sovÂvenzioni e finanziamenti ad enti e privati, per rimpianto, il ri ammodernamento o l’amÂpliamento di alberghi, rifugi, alberghi diurÂni, posti di ristoro, villaggi turistici, campeggi, tendopoli. _
Tale legislazione è una conquista, un pasÂso avanti per il suo carattere di intervento fiÂnanziario in quanto ”mira ad adeguare i "mezzi disponibili alle esigenze regionali, di- "sancorando nello stesso tempo il soddisfaci- "mento di esse dalle determinazioni dell’au- "toritĂ del Governo centrale.” (progetto di legge 28 gennaio 1955, nmnero 3). Ma, purÂtroppo, per una parte, essa è stata deludente per la legittima aspirazione di quanti avrebÂbero voluto veder realizzato qualcosa di orÂganico ed evoluto nel campo del credito tuÂristico-alberghiero, forti della esperienza e della attivitĂ svolta e soprattutto consapevoli
delle realizzazioni che nel campo del credito il progresso ha suggerito ed altrove, come in Francia ed in Svizzera, ha reso possibile con larghezza di mezzi e di vedute e con una tecÂnica che sta- all’avanguardia come concezioÂne dinamica e realizzatrice rispetto agli altri settori del credito. Bisogna tener presenti le modifiche, le innovazioni, i perfezionamenti suggeriti dalla evoluzione tecnica del credito, che non può prescindere dai principi della specializzazione e suddivisione. Occorre penÂsare una buona volta alla costituzione di un congegno di credito turistico-alberghiero conÂcepito ed istituito con la capacitĂ di contribuiÂre, con una azione il piĂą possibile snella, alla soluzione dei molti problemi Che si presentaÂno nella varia vita dell’industria in esame. E ciò nell’intendimento di affrontare il probleÂma nella sua vastitĂ e complessitĂ , con il prinÂcipio fondamentale ed indispensabile di anÂdare incontro a questa industria benemerita per apportarvi le migliorìe e i riammodernaÂmenti rivolti alla soddisfazione di quel comÂplesso di esigenze che, se realizzate, faranno dell’attrezzatura recettiva della nostra RegioÂne, un elemento di sana civilitĂ e di ospitale benessere.
Vorremmo qui semplicemente accennare ad un problema, sul quale pare utile soffermarÂsi nella impostazione di un congegno di creÂdito turistico-alberghiero. Esso è quello della accessibilitĂ al credito da parte delle piĂą moÂdeste aziende alberghiere attraverso la semÂplificazione del sistema delle garanzie. Il rapÂporto di garanzia tra l ’immobile oggetto del finanziamento ed il credito concesso — rapÂporto che oggi si aggira sul 50 per cento — poÂtrebbe essere largamente migliorato se l’auÂspicato congegno creditizio prendesse come base operativa un piano preordinato a cui ogni progetto dovrebbe attenersi ed in funÂzione del quale potrebbe ricevere un auÂmento di valutazione in quanto comporterebÂbe accrescimento di previsioni reddituali. Se poi consideriamo l’assimilabilitĂ dell’azienda alberghiera ai tradizionali â– settori dell’induÂstria, del commercio e della esportazione che nei recenti anni hanno ricevuto un decisivo impulso da una legislazione avveduta e lungiÂmirante, possiamo bene impegnare la RegioÂne a che intervenga nei finanziamenti all’inÂdustria turistica, anche per una integrazione a copertura del rischio dell’operazione, cosi
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come ad esempio vi interviene con la CRIAS,| (Cassa Regionale per le Imprese Artigiane in j Sicilia) nel credito d’impianto concesso dalla
Artigiancassa di Roma alle imprese artigiane,
||| in cui la Regione interviene prestando una gaÂ
ranzia sussidiaria del 70 per cento. Attorno al nostro Paese la situazione turistica si va evolÂvendo rapidamente.
LA LOGGIA, Assessore al turismo ed ai trasporti. La garanzia è pericolosa.
ZAPPALA’. Una forma che snellisca tutto il sistema, che dia possibilitĂ di attingere anÂche ad imprenditori di media portata.
LA LOGGIA,, Assessore al turismo ed ai trasporti. L ’impresa artigiana è una cosa, la impresa alberghiera un’altra.
BUTTAFUOCO. L ’onorevole Zappalà è racÂcomandato di ferro: è l’unico oratore che ha avuto la fortuna di essere ascoltato dall’AssesÂsore del ramo.
ZAPPALA’. La pubblicità è l ’anima del tu- j risma non meno di quanto lo sia per il comÂ
mercio. Il turista non si reca in un Paese del ! quale non ha sentito parlare, o dal quale non j è stato attratto. Egli si reca in una contrada ] sulla quale è stato informato o favorevolmente ::j impressionato da una pubblicità adeguata.
Le correnti turistiche si indirizzano verso ; quei paesi che hanno saputo meglio investire
a scopo turistico. I metodi della pubblicitĂ j turistica, nella loro evoluzione, hanno calcato : le orme dei metodi della pubblicitĂ di altrij campi che hanno, peraltro, saputo utilizzare : le nozioni della psicologia e della sociologia.| Per la estensione del turismo nella nostra
Regione è opportuno soffermarsi sull’esame j del comportamento turistico. I suoi fattori de- ! cisivi non sono infatti nè il bel paesaggio nè : la cultura contemporanea e passata, nè glij svaghi e le possibilitĂ curative, nè i trasporti e ! gli alberghi con il loro costo e la loro efficienÂ
za, nè le favorevoli agevolazioni. I fattori de- ; cisivi vanno cercati altrove: nella moda, opi-
nioni, umori, interessi, che, nel loro succeÂdersi, sono da considerare i fattori, cosiddetti, Nazionali del comportamento turistico.
I primi costituiscono le premesse del turismo e COffie tali vanno pubblicizzati; i secondi sono
gli elementi piĂą sensibili alla pubblicitĂ che peraltro può influenzarli e stimolarli in quanto originano nella sfera delle emozioni umane. Il turista vive tra l ’immagine che si era fatta del Paese e la realtĂ che gli si presenta; la relazione tra i due fattori determina il suo giuÂdizio sul Paese visitato. Questo sarĂ positivo nella misura in cui la realtĂ corrisponderĂ alÂla immagine previssuta. La pubblicitĂ deve perciò indirizzarsi verso il mondo della imÂmaginazione del turista, sulla base, beninteso, di una realtĂ concreta, la pubblicitĂ deve stiÂmolare i bisogni di ricreazione, di piacere e di cultura. A tale scopo è indispensabile ed esÂsenziale aver , preventivamente nozioni sul mercato di domanda sul quale si intende agire, quali: reddito medio, vacanze, periodi festivi, mentalitĂ turistica, costumi, preferenze.
Un piano pubblicitario non deve disconoÂscere che non esiste una forma generica o uniÂca di turismo, perchè non vi è un turismo ma molte varietĂ di turismo; non un mercato tuÂristico, ma diverse forme di esso; non un tuÂrista standard avente una predeterminata struttura mentale, gusti uniformi e medesimo potere di acquisto. Ogni forma di pubblicitĂ deve essere concepita e determinata per ogni occasione e secondo il paese cui è diretta, e per ogni paese occorre avere idee chiare sugli strati sociali che intende raggiungere. Per ogni situazione deve essere condotta una speÂcifica campagna con un senso di strategia che, come quella bellica, non ha regole precise, ma può assurgere alla dignitĂ di arte.
Ogni regione ha i suoi panorami, il suo charme; bisogna offrire qualcosa di particolare nella competizione: un particolare ritmo di vita, libertĂ da vincoli sociali, notti lunghe e tanti altri fattori che psicologicamente hanno il loro peso determinante nella scelta da parte del turista potenziale. Poi a prescindere dai vari fattori di differenziazione di ogni singola localitĂ , che pure necessita fare rilevare, la pubblicitĂ deve basarsi sui principi fondamenÂtali della chiarezza di oggetto e della uniforÂmitĂ in maniera da evitare contraddizioni e creare invece l ’impressione che tutta la pubÂblicitĂ della Regione faccia parte di un piano uniforme.
E’ essenziale a tale scopo coordinare l’azione dei vari enti e scaglionare le varie manifestaÂzioni in periodi successivi in modo da evitare concomitanze e far si che il lavoro sia uniforÂ
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me e che l ’attrezzatura ricettiva lavori per tutto l’anno e non sia vuota in alcuni periodi e di contro sovraffollata in altri. I vuoti coÂstituiscono un passivo per l ’economia turiÂstica e in maniera immediata per l ’industria alberghiera che non lavora per il magazzino. Infatti la prestazione approntata e non fruita in un giorno si deve considerare, in questa particolare industria, perduta.
L ’aspetto sociale e morale della pubblicitĂ turistica è tanto importante quanto i risulÂtati economici che essa aiuta a raggiungere. Una campagna pubblicitaria turistica svolge un ruolo istruttivo, etico e sociale, in quanto mentre informa, soddisfacendo il desiderio umano di conoscenza e di miglioramento, è il mezzo per abbattere le prevenzioni create da una malsana politica. Essa può essere, uniÂtamente al fattore turismo, ima vera forza al servizio dell’umanitĂ tutta. Il suo scopo deve essere quello di aiutare il turista ad amÂmirare, conoscere e giudicare, con pienezza di informazioni e su un terreno reale, la noÂstra Regione, i suoi costumi, i suoi abitanti, così come, nel vasto campo internazionale i paesi, i costumi e gli abitanti del mondo.
La pubblicitĂ turistica è mi veicolo di civiÂlizzazione, come ogni sana forma di pubblicitĂ , purchĂ© onesta, veritiera, condotta con senso morale oltrecchè tecnico. Occorrono molti fonÂdi per una campagna pubblicitaria basata su fattori economici, sociologici, psicologi, tecÂnici ed organizzata con ogni mezzo: depliants, radio, televisione, cinema, conferenze, giornali, etc. E’ opportuno, però, non' dimenticare che dobbiamo sì propagandare tutte le cose belle e buone di cui disponiamo, ma dobbiamo pure con coraggio e lealtĂ trasformare, migliorare i lati negativi e correggere fino alla loro elimiÂnazione, i nostri difetti e le nostre insufficienze. Ed ora veniamo al turismo degli italiani allo estero. E concludo signor Presidente, sono stato abbastanza pesante perchè ho svolto una relazione che avevo preparata.
PRESIDENTE. Il suo intervento è stato veramente interessante.
ZAPPALA’. Un aspetto del turismo che ci interessa, non per puro piacere di dissertaÂzione teorica ma per i sui riflessi pratici, è quello riguardante i rapporti del turismo con i nostri connazionali all’estero. Fra gli itaÂ
liani all’estero i siciliani costituiscono, purÂtroppo, il nucleo piĂą numeroso per il triste evolversi della situazione sociale, economica e politica della nostra Isola, turbata nei secoli passati e sino a pochi decenni fa da un malesÂsere particolare e da una condizione di disaÂgio, che non trova riscontro in altre regioni d’Italia. Uno dei motivi immediati è stato senza dubbio la pressione demografica alla quale per innumerevoli ragioni che possono trovare spiegazioni nella tormentata storia di questa nostra terra non si è adeguato il proÂgresso delle attivitĂ isolane per il complesso delle condizioni strutturali e contingenti delÂla economia regionale, che nell’ultimo ottoÂcento aveva aggravato una situazione giĂ croÂnica di disagio economico-sociale. Uno degli effetti sociali del turismo è quello di agevoÂlare ed estendere la comprensione e le simÂpatie fra i popoli. Richiamando forti correnti di turisti stranieri arrechiamo indirettaÂmente un beneficio ai nostri fratelli che hanÂno dovuto cercare altrove nuovi lidi per il proprio sostentamento. E questo beneficio sarĂ direttamente commisurato all’ammirazioÂne che sapremo destare per la nostra vita, per le nostre istituzioni, per la nostra civiltĂ . Il turismo di oggi muove e sospinge una enorme migrazione di masse, fa sì che gli uomini si scambino e si incontrino per le stesse strade, arrivino sulla soglia delle case piĂą remote, conoscano ogni grandezza e miseria umana, le piĂą imponenti costruzioni e il piĂą misero foÂcolare. Il truismo, quale fattore precipuo di progresso e di elevazione dell’umanitĂ , avviÂcina gli uomini fra di loro rendendo possibile, attraverso il diretto incontro, un contributo nobile a quella pace fra i popoli che oggi semÂbra ancora utopica. I rapporti stessi di cultura tra i popoli trovano nel turismo una maggiore e migliore possibilitĂ per nuovi e piĂą attivi scambi facendo si che l’esperienza morale e intellettuale dei vari popoli concorra, attraÂversò gli incontri, ad arricchire il patrimonio spirituale dell’umanitĂ e a farci comprendere il valore umano della ricerca attuale di allarÂgare i confini della nazione.
Lo straniero accolto nella migliore forma nella nostra Isola, il turista che è venuto a conoscerci in terra nostra e ha potuto apprezÂzare la nostra vita dì oggi, le nostre glorie pasÂsate, attraverso le vestigia di tante civiltĂ , la nostra operositĂ , tornando alle sue contrade non potrĂ che mostrarsi piĂą amabile, piĂą coro-
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prensivo. piĂą aperto se incontra un nostro fraÂtello all’estero e fargli sentire meno grave la nostalgia, il peso della lontananza dell’amata terra, abbandonata per bisogni di vita urgenti.
E se, attraverso il contributo del turismo, questi in terra straniera potrĂ sentire elogiaÂre il Paese che gli ha dato i natali, decantarne il cielo, il sole, i monumenti di uria civiltĂ , che, in maniera multiforme, affonda — perchè no? — le sue glorie addirittura nella preistoria; se egli potrĂ trarre benefìcio da un ambiente reÂsosi piĂą cordiale, piĂą vicino, allora sia beneÂdetta l’opera di chi, comprendendo la portata sociale, oltrecchè economica di questo nuovo fenomeno turistico, si adopera per attirarne un sempre crescente flusso nella nostra ReÂgione. (Applausi al centro)
PRESIDENTE. Avverto i presidenti dei gruppi parlamentari che sono convocati per le ore 16 di oggi unitamente al Presidente della Regione, presso l’ufficio del Presidente. La seduta è rinviata ad oggi, 19 dicembre
1962, alle ore 16,30 col seguente ordine del giorno :
A. — Comunicazioni.
B. — Discussione dei seguenti disegni dilegge:
1) «Istituzione in Sicilia di un EnÂte di diritto pubblico, denominato «EnÂte Regionale Sali Potassici » (E.R.S.P.) (485); «Istituzione dell’Azienda chiÂmico-mineraria siciliana » (511); «IstiÂtuzione dell’Ente minerario siciliano » (588);
2) « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione Siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655) (Seguito)-,
3) « Integrazioni e modifcazioni alÂla legge approvata nella seduta del 20 novembre 1962, recante: «OrdinamenÂto del Governo e della AmministrazioÂne centrale della Regione siciliana » (696);
4) « Istituzione di un Centro regioÂnale di studi criminologici presso il manicomio giudiziario «Vittorio MaÂdia» di Barcellona Pozzo di Gotto » (270);
5) « Modifiche alle leggi regionali 13 aprile 1959, ri. 14, e 15 dicembre 1959, n. 31 » (533);
6) « Erezione a Comune autonomo delle frazioni di Rometta Marea e S. Andrea del Comune di Rometta (MesÂsina) sotto la denominazione di RemetÂta Marea » (57);
7) « Modifiche alle leggi regionali 28 luglio 1949, n. 39 e 18 aprile 1958, n. 12 » (534); (Trazzerò viabilitĂ esterÂna, produzione energia elettrica - CliÂnica urologica dell’UniversitĂ di PaÂlermo - Zone industriali)
9) «Provvidenze per le aziende agriÂcole danneggiate» (571); «Modifiche della legge 18 luglio, 1961, n. 11, conÂcernente provvidenze per l’agricoltuÂra» (574);
10) « Agevolazioni straordinarie per la gestione collettiva dei prodotti agriÂcoli e zootecnici» (229);
11) « Agevolazioni fiscali alle coopeÂrative agricole e loro consorzi » (569- 573/A) ;
12) « Istituzione dell’Istituto regioÂnale per il credito alla cooperazione » (252) ; « Istituzione del fondo regionale per il credito alle cooperative » (261); (Seguito)
13) « Contributi per rimpianto di serre destinate alla coltivazione di priÂmaticci e per l’acquisto di attrezzature e macchinari comunque atti alla difeÂsa dal gelo » (76); (Seguito)
14) « Nonne integrative della legge 13 settembre 1956. n. 46, sulla assegnaÂzione dei terreni degli enti pubblici » (163); (Seguito)
15) « Abrogazione del diritto alla trattenuta del sesto dei terreni soggetÂti a conferimento » (135); (Seguito)
16) « Modifica alle norme vigenti in materia di costituzione dei liberi ConÂsorzi dei Comuni » (28) ; (Seguito).
17) « Norme sui patti agrari » (544);(Seguito)
Resoconti-, f. 421 (Y5G)
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18) « Ordinamento delle scuole ruraÂli nella Regione siciliana » (102); « IstiÂtuzione della scuola rurale in Sicilia » (108);
19) «Abolizione del limite di produtÂtivitĂ di 14 q.li per ettaro» (281);
20) « Aumento della spesa annua per contributi in favore di scuole a caratÂtere artigiano » (216);
21) « Provvedimenti per l’industria mineraria» (211);
22) « Concessione di contributi per l ’Ente Fiera di Catania» (97);
23) « Istituzione di un Centro di riÂcerche di virologia medica presso l’IÂstituto d’igiene e Microbiologia della UniversitĂ di Palermo» (119);
24) « Riserve di fornitura e lavoraÂzioni alle imprese siciliane » (333);
25) « Costituzione di un parco regioÂnale di carri-cisterna ferroviari per il trasporto di mosti e di vini» (365);
26) « Emendamenti alla legge 21 otÂtobre 1957, n. 57, recante provvedimenÂti a favore delle aziende esercenti la piccola pesca » (369);
27) « Modifiche alla legge 27 giugno 1955, n. 1, recante provvidenze a favoÂre si sinistrati da tempeste» (311);
28) « Istituzione di corsi di addestraÂmento professionale» (361); « Prow i- dimenti per l ’addestramento, la qualiÂficazione, la specializzazione e la riÂqualificazione dei lavoratori da adibiÂre nelle aziende industriali, commerÂciali, agricole e artigiane » (402); (SeÂguito)
291 « Costituzione del Centro studi per la Storia della Filosofia in Sicilia » (166); « Contributo in favore del CenÂtro di Studi per la Storia della FilosoÂfia in Sicilia » (188);
30) « Istituzione di un posto di ruolo di assistente ordinario alla Cattedra di Storia della Filosofia presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania» (300);
31) « Istituzione di un posto di assiÂstente presso l ’Istituto di Patologia veÂgetale e Microbiologia agraria e tecniÂca presso la FacoltĂ di Agraria della UniversitĂ di Palermo» (305);
32) « Provvedimenti per lo sviluppo dell’agricoltura e norme di attuazione della legge regionale 27 dicembre 1950, n. 104» (19);
33) « Disposizioni per il riordino deiconsorzi di bonifica e di miglioramenÂto fondiario» (137); «Norme per l’inÂcremento della bonifica e della irrigaÂzione e per il finanziamento dei ConÂsorzi di bonifica» (143); «Norme inteÂgrative in materia di trasformazione e sistemazione delle trazzere » (192);« Autorizzazione di spesa concernente i pubblici abbeveratoi» (193);
34) «Provvedimenti contro le malatÂtie infettive e diffusive degli animali » (396);
35) « Provvedimenti per la costruÂzione di una strada di grande comuniÂcazione Messina-Villafranca T. - DiÂvieto, con . galleria sotto i monti Pelo- ritani » (186);
36) « Provvedimenti a favore degli allevatori di bachi da seta» (294);
37) « Modifiche alla legge regionale 13 aprile 1959, n. 15 » (242); (Ruoli orÂganici della Amministrazione regionaÂle)
38) « Provvedimenti in favore della cittĂ di Palermo» (37); «ProvvedimenÂti riguardanti il risanamento dei quarÂtieri malsani della cittĂ di Palermo » (338);
39) « Esecuzione di opere connesse, nei complessi edilizi popolari, con fonÂdi regionali» (535);
40) « Integrazione della legge 4 agoÂsto 1960, n. 33, per il fondo concorso inÂteressi destinato al credito artigiano di esercizio » (423);
41) «Stanziamento di lire 318.370.000 per il finanziamento di manifestazioni nei settori dello spettacolo e del turiÂsmo » (554); ;
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42) « Istituzione di un « Centro per il Calcolo e sue applicazioni » per studi e ricerche connessi con i processi proÂduttivi dell’industria in Sicilia» (453);
43) « Estensione dei benefici della legge regionale 7 agosto 1953, n. 46 moÂdificata dalla legge regionale 4 dicemÂbre 1954, n. 44 » (336); (ProvvedimenÂti in favore dei Comuni della Sicilia)
44) «Provvedimenti per lo sbaraccaÂmento ed il risanamento dei rioni GioÂstra, Camaro inferiore e Gazzi nel CoÂmune di Messina » (178);
45) « Proroga della legge regionale 1 febbraio 1957, n. 13 » (275); (ContriÂbuto per i sinistrati dal terremoto â– del marzo 1952 in provincia di Catania)
46) « Nuove norme per i cantieri scuola di lavoro» (84); «ProvvediÂmenti per l’occupazione nel periodo invernale (modifiche alla legge 18 marzo 1959, n.7) » (85);
47) « Estensione delle provvidenze previste dalla legge 13 marzo 1959, n. 4, all’industria di sfruttamento dei mineÂrali metallici» (450);
48) « Acquisto e sistemazione decoÂrosa della casa di Ribera che diede i natali al grande statista Francesco Cri- spi » (608);
49) « Provvedimenti a favore delle industrie estrattive esercenti nelle picÂcole isole» (123); «Contributi di proÂduttivitĂ alle industrie estrattive di conci di tufo nelle piccole isole » (177);
50) «Modifica alla legge 27 dicembre 1950, n. 104, (515); «Norme integrata ve alla legge regionale 25 luglio 1960, n. 29 » (530);
51) «Contributi in favore dei Centri- tumori della Sicilia» (240);
52) « Concessione di mutui di asseÂstamento a favore delle aziende agriÂcole dei coltivatori diretti, singoli e asÂsociati » (653); «Provvedimenti inteÂgrativi per lo sviluppo della economia agricola» (Norme stralciate) (662); « Costituzione di un fondo destinato alla concessione di mutui di assestaÂmento a favore delle aziende agricole» (663); « Nuove provvidenze per il creÂdito agrario di esercizio» (667);
53) « Provvidenze straordinarie per le cittĂ di Licata e di Palma MonteÂchiaro in attuazione della mozione nuÂmero 32 approvata all’unanimitĂ nella seduta del 13 giugno 1960» (572); «PiaÂno di sviluppo intercomunale di Licata e Palma di Montechiaro » (585);
54) « Costruzione di edifici per le scuole materne e asili nido» (54); «IstiÂtuzione di scuole materne in Sicilia » (247); «Istituzione delle scuole materÂne » (345);
La seduta è tolta alle ore 13.
DALLA DIREZIONE DEI RESOCONTI
Il DirettoreA w . Giuseppe Vaccarino
Arti Grafiche A. RENNA - Palermo