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CAPITOLO I: IL CONTESTO VITALE NEL TEMPO DI SAN FRANCESCO Introduzione Ogni uomo è figlio non solo dei genitori, ma anche del tempo in cui è nato, vissuto e morto. Non si può comprendere san Francesco, i suoi scritti, il suo pensiero, la sua esperienza carismatica se non si comprende anche i tempi nei quali è vissuto e ha operato. 1. Il contesto storico Assisi: viene collocata nel cuore dell’Umbria, a contatto con gli Appennini e con la vasta pianura che si estende da Spoleto a Perugia, nel medioevo designata con il nome di Valle Spoletana 1 . Umbria propizia ai cammini per monti e per valli, piena di silenzio e di rumore, di luce e di ombra, agricola e commerciale, brulicante di un popolo semplice e profondo, ardente nell’intimo, ma talora preda di brusche infiammate, in armonia con gli alberi, la terra, le rocce, i fiumi sinuosi, popolata da un mondo di animali nobili e familiari – le pecore, i buoi, gli uccelli, tra i quali si distinguono le colombe, le cornacchie e le gracchie cui gli predicò, il falco, il fagiano, le api operose e l’umile cicla che veniva a cantare sulla sua mano. Italia divisa tra papa e imperatore, città levate l’una contro l’altra, nobiltà e popolo, tradizioni rurali e progresso di un’economia sempre più penetrata dal denaro, e che lo univano anche alla sua epoca, questo tempo urbano, dall’inquietudine eretica, dall’entusiasmo – pronto a infrangersi – per la crociata, dalla poesia cortese anch’essa divisa tra la brutalità delle passioni e la raffinatezza dei sentimenti 2 . 1 A. VAUCHEZ, Francesco d’Assisi, Einaudi, Torino 2010, 6. 2 J. LE GOFF, Francesco d’Assisi, Laterza, Roma 2010, 18.

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Capitolo I: Il Contesto Vitale Nel Tempo Di San Francesco

IntroduzioneOgni uomo figlio non solo dei genitori, ma anche del tempo in cui nato, vissuto e morto. Non si pu comprendere san Francesco, i suoi scritti, il suo pensiero, la sua esperienza carismatica se non si comprende anche i tempi nei quali vissuto e ha operato.

1. Il contesto storicoAssisi: viene collocata nel cuore dellUmbria, a contatto con gli Appennini e con la vasta pianura che si estende da Spoleto a Perugia, nel medioevo designata con il nome di Valle Spoletana[footnoteRef:1]. Umbria propizia ai cammini per monti e per valli, piena di silenzio e di rumore, di luce e di ombra, agricola e commerciale, brulicante di un popolo semplice e profondo, ardente nellintimo, ma talora preda di brusche infiammate, in armonia con gli alberi, la terra, le rocce, i fiumi sinuosi, popolata da un mondo di animali nobili e familiari le pecore, i buoi, gli uccelli, tra i quali si distinguono le colombe, le cornacchie e le gracchie cui gli predic, il falco, il fagiano, le api operose e lumile cicla che veniva a cantare sulla sua mano. [1: A. Vauchez, Francesco dAssisi, Einaudi, Torino 2010, 6. ]

Italia divisa tra papa e imperatore, citt levate luna contro laltra, nobilt e popolo, tradizioni rurali e progresso di uneconomia sempre pi penetrata dal denaro, e che lo univano anche alla sua epoca, questo tempo urbano, dallinquietudine eretica, dallentusiasmo pronto a infrangersi per la crociata, dalla poesia cortese anchessa divisa tra la brutalit delle passioni e la raffinatezza dei sentimenti[footnoteRef:2]. [2: J. Le Goff, Francesco dAssisi, Laterza, Roma 2010, 18.]

1.1 Il profilo biografico San Francesco nacque ad Assisi alla fine del 1181 o agli inizi del 1182 da Pietro Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Monna Pica proveniente dalla Provenza. Fu battezzato con il nome di Giovanni. Le fonte agiografiche non ci dicono quando e perch il nome di Francesco sostituisce quello di Giovanni. Ci sono avanzati alcuni ipotesi: il cambiamento del nome da parte del padre al suo ritorno dal paese di cui avrebbe di cui avrebbe dato nome a neonato; lomaggio reso pi tardi alla madre che sarebbe stata francese; la persistenza dun soprannome che gli sarebbe stato dato in giovinezza a causa del suo entusiasmo per la lingua francese[footnoteRef:3]. Questultima sembra lipotesi pi verosimile: francese lingua della poesia e dei sentimenti cavallereschi, la lingua delle sue intime effusioni. Tommaso da Celano dice: Quando era pieno dellardore dello Spirito Santo, egli parlava a voce alta in francese. Cantava nei boschi, mendic un giorno in francese dellolio per la luminaria di san Damiano che andava ripristinando. Il francese lo riempiva di ebbrezza e di giubilo[footnoteRef:4]. ben notare che i nomi in quel tempo avevano un significato profondo carico di seno simbolico il solo fatto di accettare e di divulgare un nome insolito manifestava la volont di innovazione di Francesco. [3: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 29.] [4: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 29.]

Tommaso da Celano aveva accusato i genitori di averlo educato in modo deplorevole e ha dipinto a fosche tinte di quadro della sua adolescenza depravata. Era comune la mentalit dei divertimenti, dei giochi, delle chiacchiere, delle canzoni, della moda. Francesco vive tutto questo, anzi stato definito il jeunesse dore di Assisi. Il tratto pi interessante sta nel fatto che il giovane cerca un tenore di vita cavalleresca, di imitare i comportamenti dei nobili pi che praticare le virt e i difetti della borghesia mercantile[footnoteRef:5]. Tommaso da Celano, lo definisce molto ricco, riconosce peraltro che la fortuna di cui disponeva grazie al suo padre era inferiore alla ricchezza della maggioranza dei giovani nobili. [5: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 30.]

La cultura: grande ammiratore della poesia cortese, si fa tra i compagni autore di canzoni e giullare[footnoteRef:6]. [6: J. Le Goff, Francesco dAssisi,30.]

Il genere di vita: la guerra, il mestiere delle armi. Non sono le occasioni che gli mancano. Ad Assisi si svolgeva una duplice lotta: tra i partigiani del papa e quelli dellimperatore, tra nobilt e il popolo, cio tra le vecchie famiglie feudale e la nuova borghesia mercantile appoggiantesi al popolo minuto per costruire un comune che assicurasse alla citt lindipendenza di fronte allo straniero tedesco o pontificio e allaristocrazia feudale[footnoteRef:7]. [7: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 30.]

Nel 1200 il popolo di Assisi caccia la guarnigione tedesca dalla Rocca, rifiuta di consegnare la fortezza ai legati papali e per maggior sicurezza la distrugge, abbatte o incendia i palazzi dei nobili allinterno della citt e i loro castelli nei ditorni, ne uccide una parte e costringe laltra allesilio, si protegge infine cintando la citt di bsastioni eretti in tutta fretta.Lepisodio di queste lotte fin male per Francesco. Le famiglie nobili cacciati da Assisi, si rifugiano nella valle Spoletana. I perugini, per ristabilirli nei loro beni e nel loro stato, dichiarono guerra al popolo di Assisi: Francesco, che partecip alla battaglia che le due citt ingaggiarono nel 1202 a Ponte San Giovanni sul Trevere, fu fatto prigioniero dai perugini e rest pi di un anno in carcere a Perugia. Liberato nel novembre 1203, non fu distolto dal desiderio della guerra militare n da questa triste esperienza n da una lunga malattia che lo immobilizz gran parte dellanno 1204.Nel 1205 decise di accompagnare in Puglia un nobile di Assisi che andava a prestar servizio nelle armate pontificie contro le truppe imperiali. Un sogno sembra confermarlo in questa intenzione. Vede tutta la sua casa piena di divise militari e di armi. Egli interpreta questa visione come lannuncio di futuri successi militari in Puglia. Non comprende che la visione simbolica, che sar chiamato ad altri cimenti, a usare altre armi, quelle spirituali. Infatti sulla strada della Puglia, a Spoleto, un'altra visione lo arresta. Non andr in Puglia, non sar un glorioso soldato, ma diventer soldato di Cristo[footnoteRef:8]. [8: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 31.]

1. Contesto socio-culturale Al tempo di san Francesco, i valori culturali vengono proposti allideale del cristiano, che la salvezza eterna, domina lo spirito del quid prodest, per cui sufficiente un minimo di cultura per leggere il Salterio, i Vangeli e le storie dei Santi e dei Cavalieri[footnoteRef:9]. [9: Cfr. G. Giraldi, Storia della pedagogia, Roma 1985, 139-140.]

In questo contesto, san Francesco, che non appartiene alla classe dei letterati, ama chiamarsi semplice e ignorante, anche se possiede la cultura sufficiente per valutare le attivit intellettuali. Ha grande venerazione per i teologi e grande stima per la scienza, ma non la pone tra i mezzi di formazione, per timore che lansia del sapere incrinasse i sentimenti di povert e di minorit in mezzo al popolo. Accoglie volentieri i dotti che chiedono labito, ma vuole che liberino la loro dottrina dalla tendenza del proprio io e la pongano a servizio degli altri[footnoteRef:10]. [10: Cfr. L. Iriarte, Vocazione Francescana. Sintesi di san Francesco e di santa Chiara, Casale Monferrato 19993, 25-28.]

Cambiando le circostanze, san Francesco, che non un fanatico, accetta lo studio, cos come accetta le case e le Chiese: cresce infatti il numero dei dotti nellOrdine; questi hanno uninevitabile preponderanza nella vita e nel governo di esso; accanto alla predicazione esortativa urge quella dotta. Per cui, fin dal 1223, san Francesco autorizza santAntonio a insegnare la Sacra Teologia ai frati con la lettera Fratri Antonio, Episcopo meo, a condizione che lo studio non estingua lo spirito di orazione e devozione. Ma questa condizione la pone anche per il lavoro manuale; per cui, queste due forme di occupazione (studio e lavoro manuale) Francesco le pone sullo stesso livello[footnoteRef:11]. [11: Cfr. L. Iriarte, Storia del Francescanesimo, Napoli 1982, 212; L. Iriarte, Vocazione Francescana. Sintesi di san Francesco e di santa Chiara, 109-121.]

Questo rapportarsi di san Francesco con la scienza molto importante, perch qui che si fonda la ricerca scientifica del sapere da parte dei francescani. Francesco si pone modello del discepolo non solo in quanto uomo penitente, evangelico, minore, contemplativo, fraterno, missionario, mariano, obbediente, ma anche come uomo rispettoso della ricerca e della scienza[footnoteRef:12]. [12: Cfr. L. Iriarte, Vocazione Francescana. Sintesi di san Francesco e di santa Chiara, 31-44.]

Per quanto riguarda le intuizioni pedagogiche, Francesco attinge al background culturale e sociale del suo tempo che lo spirito cavalleresco della tavola rotonda: spirito di lealt di nobilt e di fraternit. Egli eleva lo spirito umano e spirituale e lo traduce in termini di fraternit. Profondamente umano e sentitamente democratico, egli eleva ci che buono e di nobile c nella sua prima formazione di uomo. Egli non ha, nel pensiero e nellazione, un sistema ben definito di educazione; ha tuttavia i principi di una orientazione nuova e quasi rivoluzionaria nel campo delleducazione religiosa. Possiamo sintetizzare che san Francesco scopre il Vangelo come progetto di vita[footnoteRef:13]. [13: Egli riesce a educare caratteri opposti e formidabili come Santa Chiara e Frate Elia (cfr. A. Gemelli, San Francesco dAssisi e la sua gente poverella, Vita e Pensiero 1950, 126).]

La dicotomia laico-chiericoIl chierico (colui che percorre una carriera ecclesiastica), per eccellenza il litteratus, colui che conosce la lettera, la lingua latina, in cui viene trasmesso il patrimonio culturale dellOccidente. Ha studiato, sa leggere e scrivere, e per questo motivo un privilegiato e potente[footnoteRef:14]. [14: Aa Vv., Francesco un pazzo da slegare, Cittadella Editrice, Assisi 1997, 53-54.]

Il laico un simplex, rusticus, e Francesco stesso si definisce simplex et idiota, che equivale a colui che non conosce e quindi impotente. Non conosce la cultura trasmessa per iscritto in lingua latina, ed partecipe, invece, di quel luniverso culturale definito folklorico[footnoteRef:15]. [15: Aa Vv., Francesco un pazzo da slegare, 54.]

A partire dallXII secolo, con la schema tripartita in oratores (coloro che pregano), bellatores (coloro che combattono), laboratores (coloro che lavorano), la Chiesa separa i chierici dai laici con la frontiera della sessualit. Tra i cristiani dei due sessi esistono tre ordini o tre livelli: dei laici, dei chierici e dei monaci. Bench nessuno dei tre sia esente dal peccato, il primo buono, il secondo migliore, il terzo ottimo[footnoteRef:16]. [16: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 6; G. Miccoli, I monaci, in J. Le Goff, Luomo medievale, Laterza, Roma-Bari 2004, 59.]

Assisi nel XII secolo: R. Manselli, San Francesco, Bulzoni, Roma 1980, patria del poeta Properzio,....vedi VouchesCostituiva nella seconda met del XII secolo, la punta avanzata, il cuneo del ducato "imperiale" di Spoleto, verso Perugia, che, con molta parte dell'Umbria, era, invece, sotto l'influenza della Chiesa, da cui aveva l'appoggio necessario per salvarsi dalle velleit espansionistiche dell'impero. Nel 21 novembre 1160 Federico Barbarossa conferisce alla citt un'autonomia che gli consentiva uno sviluppo interno, libero da qualsiasi intervento di poteri pi alti, fossero pure quelli dello stesso duca. p. 29.- Nel decembre del 1197, papa Clemente III, aveva mandato un cardinale nel ducato, e un funzionario di questo cardinale aveva ricevuto la sottomissione di Assisi e di altre citt umbre, ma non si sa chi abbia fatto questa sottomissione a nome degli assisani. p. 56 Societ Internazionale di Studi FrancescaneD. Waley, Assisi al tempo di san Francesco (Atti del V Convegno Internazionale), Assisi 1978.- Innocenzo III, eletto papa nel gennaio del 1189, aument la fretta e il vigore della Chiesa in queste vicende e in marzo troviamo il ducato di Corrado, in mezzo al crollo della sua autorit sulle citt umbre, gi occupato in trattative col papa. Dopo che Innocenzo ebbe rifiutato la sua offerta di tenere il ducato come feudatario della Cheisa, Corradolo trasfer al papa, ma all'inizio in Assisi, come in molte altre citt, questo trasferimento non ebbe conseguenze pratiche. Tuttavia il papa stesso venne nel ducato nel 1198 e in quell'anno degli accordi furono convenuti tra l'autorit papale e vari comuni, fra cui quello di Perugia. pp. 56-57. L'accusa fatta da Innocenzo contro i perugini, cio che avevano incoraggiato gli assisani nella resistenza, era sbagliata. In realt i perugini avevano visto Assisi e il suo territorio come potenziali elementi di un impero perugino. Tra le due citt stato una guerra nel dominio sulla zona di mezzo, soprattutto sui proprietari indecisi e schiacciati di quella zona era in gioco. Dal nord, la Lega Toscana (1197), vedeva Perugia e Assisi come membri di un nuovo sistema diplomatico e militare, erede dell'autorit sveva.- Il primo tentativo di risolvere queste discordie interne, almeno di cui rimane traccia nelle fonti scritti, la pace del 1203 ci fornisce il primo quadro sulle primitive istituzioni comunale di Assisi. In un certo senso, questa comune primitivo non una istituzione perche consta di due istituzioni distinte: i boni homines (persone per bene o di buona famiglia) e gli homines populi (possiedono le loro finanze separate). Il comune stata nata in momento di crisi e ideato per affrontare le crisi. 58-60. - Lo sviluppo pi importante di questi anni (1203-1213) che il podest viene a soppiantare il console al capo del comune. Si parla di Gerardo come console alla fine del 1203, ma in giugno dell'anno successivo Innocenzo III scrive di Gerardo come di uno che stato due volte podest. La pace del novembre 1203 parla di Ugolino come console e nel 1204 come podest. I termini console e potest negli anni 1203-1205 sono ambigue. Si tratta, per ambedue, del dominium o regimen di un solo individuo. La pax et concordia del 1210, trattato tra i maiores (o milites) e i minores (o pedites). I maiores sono i boni homines e i minores sono il populus.p. 63. - san Francesco fu influenzato dal sorgere del comune assisano. Furono gli anni pi formativi della vita del Santo; quando il comune fu creato aveva 17 anni, poco dopo era convolto come cittadino nella guerra contro Perugia. La connessione manifestata tra la storia di quegli anni, anni di lotta, di violenza, di guerra tra citt e citt, la pace di Francesco e di suoi seguaci. p. 69.In breve, alla fine del XII secolo in Assisi era un conflitto tra boni homines e homines populi sulla scorta di un documento del 1203. p. 282- Tale discordia esplode nel 1198, quando gli homines populi occupano la citt, distraggono la Rocca e le casetorri dei boni homines. Questi scappano, si ritirano nei loro castelli. Gli homines populi ne prendono o distraggono alcuni, poco meno di una decina. I boni homines, sono costretti di fuggire di nuovo: dal gennaio 1200 alcuni chiedevano la cittadinanza perugina. Perugia li accetta come suoi cives e ne rivendica la difesa. Il conflitto diventa guerra tra Assisi e Perugia. Inevitabile la battaglia: a Collestrada, nel 1203, i buoni homines, ovvero Assisium, sono sconfitti. Alla fine del 1203, i boni homines rientrati in citt e gli homies populi si mettono d'accordo su quelli che erano spomi i pomi della discordia: circa la destructio castrorum, gli homines populi si impegnano a risarcire i danni subiti da una ventina di boni homines mediante o lricostruzione di una casa in citt o il pagamento di una somma in denaro, 30 o 50 libbre. p. 284-285. Alcuni boni homines sono rimasti in Perugia. Il patto del 9 novembre 1210 sancisce la fine delle ostilit in citt. in questa occasione, che le parte contrapposte sono denominate dei maiores e dei minores. 285-286. (A.B. Langeli, Realt sociale assisana, .... I due termini sono irriducibili e complementari: il maiores si definisce in quanto c' il minores, e viceversa. Tra maiores e minores esisteva un rapporto preciso.perch di natura giuridica, personale ma cos diffuso da diventare collettivo, in forza del quale gli uni erano i domini degli altri. p. 315. A.L- Il caso assisiano del 1210 giudicato come riflesso dei quei modi di pensare e di esprimersi, allo stesso modo della.minoritas francescana. Le coincidenze, alle volte, possono anche essere esclusivamente delle coincidenze. p. 320 A.L.- La guerra assisana del 1198-1210 il portato di un'acuta crisi degli equlibri politico-sociale preesistente, e un lungo tentativo di trovarne altri pi adeguati alle capacit di potere che ciascuno dei contendenti mostrava di possedere. La societ con la guerra si spezza in due: quelli che la carta pacis del 1203 chiama i boni homines. Sono coloro ai quali il comune di Assisi, nel 1203, promette il risarciamento dei danni subiti; sono coloro dei quali documentato qualche rapporto amichevole con Perugia. p. 287. Fortini afferma che gli boni homines si possono definirsi in base a tre caratteri comuni: 1) abitano in citt al pi tardi della met del secolo XII, hanno case e beni all'interno della cerchia muraria 2) hanno castre, terre, uomini, giurisdizione, anche distanti tra loro, al contado ( una zona in cui la loro presenza particolarmente fitta quella di Colle, nei pressi di S. Egidio: una sorta di zona- cuscinetto tra Assisi e Perugia, sede di un numeroso sviluppo dei diritti signorili ecclesiastici e laici; 3) sono militia decorati (una caratteristica di cui si ha conferma da un elenco di milites del 1233, nel quale costoro figurano ai primi posto; non documentato che tale milizia i boni homines la esercitarono al servizio dell'imperatore: questa tradizione imperiale avr modo di manifestarsi ancora negli anni del sopravvento di Federico II nenell'Umbria p. 288.Cosa distingue gli boni homines da gli homines populi? la diversa tradizione di rapporto con la citt. Quanto i boni homines vi erano, da tempo, presenti e dominanti, altrettanto questi ne erano assenti. Solo i figli di Simone della Rocca verranno, di l a poco, ad abitare in Assisi, e per i signori di Fossato, ai quali con la sottomissione viene concesso il cittadinatico con Assisi, la relazione del tutto temporanea con Assisi rientrava in un difficile squilibrio tra Perugia e Gubbio. p. 292- Gli homines populi si presentano come un'entit collettiva e anonima. Sono gli uomini di Assisi, gli uomini del comune, che avevano combattuto i boni homines e ora si mettono d'accordo con riconoscon concittadini che si rriconoscono nel comune o riconoscevano il comune come quadro legittimo ed esclusivo della propria presenza pubblica. p.295 A. L.- Il rapporto tra impero e papato nel pontificato di Innocenzo III a proposito di ducato di Spoleto e Assisi, viene praticamente rovesciato. I papi precedenti hanno riconosciuto le dignit e le circoscrizioni territoriali di origine imperiale, anche quando su queste rivendicavano i diritti papale, Innocenzo III si rivole e comunica direttamente con le citt, nelle loro autorit civili e religiose. R. Manselli, Assisi tra impero e papato, p. 350-351- L'area in cui si muove e opera la societ assisana individuata in un contesto globale che permette soltanto di specificare che situata in finibus vallis Spoletanae. S. Da Campagnola, Societ assisana nelle fonti francescane, p. 362.- Da un canto la societ assisana riflette la vita tumultosa di un comune dell'Italia centrale, dall'altro canto riflette gli orizzonti pi vasti per abbracciare racconti di traffici mercantili, di guerre combattute o di spedizioni militari misteriosamente abortite. S Da Campa. p. 368. A differenza dei periodi successivi, l'epoca che accompagna la nascita, la formazione giovanile e la conversione di Francesco presenta un leggenda che - nelle intezioni degli agiografi - intese essere tutta assisana anche se conguagliata nell'azione e nel ricordo di Francesco e della sua famiglia. SC. 368-369- I lebbrosi per i cittadini assiani erano da ignorarli. SC 372- La nuova fraternitas: Bernardo Quintavalle, Pietro Cattani, Egidio, Silvesto e tanti altri seguaci assisani, le vui condizioni socio-culturale influirono sulla formazione della nuova fraternit. SC 376. Il gesto di Bernardo che distribuisce tutti i suoi beni, di Silvestro sacerdote secolari di Assisi suscita interesse e stupore negli assisani.Le scelte dei penitenti di Assisi palesano il contrasto tra una societ agitata e un gruppo di lite che sceglievano di equipararsi per servirei poveri, gli emarginati, per guadagnarsi il vitto quotidiano lavorando manualmente o mendicando in caso di necessit, per annunciare a tutti la pace e il bene. - questione politica (Enrico VI)- Innocenzo III- i poveri1. La nasita e la giovinezza- il nome nell'epoca corrispondeva a francese (panni franceschi furono detti dai mercanti per ancora un paio di secoli i panni provenienti dalla Francia), fosse stato scelto per celebrare i buoni affari conclusi i quel viaggio o, in modo ancora pi probabile, per fermare nelnome di un figlio tutta una felice attivit commerciale. p. 41 2. La conversione: Test- Franceso racconta il momento decisivo della sua conversione, che culmina in un rovesciamento di valori indicato, con l'antitesi amaro-dolce e come questo rovesciamento ha luogo nell'incontro con i lebbrosi. p. 43. Il tempo che ha preceduto il momento decisivo la vita nei peccati (essendo fra i peccati= esse in peccatis ha voluto indicare una vita legata ai piaceri ed ai godimenti del secolo). Il passaggio dall'infanzia alla maturit segnato della grazia divina, nella quale egli si riconosce. Tra i peccati e la penitenza vi il segno dell'intervento di Dio, che ha dato una spinta decisiva a qualcosa che era gi disposto da Dio stesso: l'inizio di una vita di penitenza. p. 43- Possiamo cogliere qui anche il rapporto fra il peccato come lebbra dell'anima, quale designazione corrente nella spiritualit del tempo, e i malati veri, come segno di contraddizione nel segreto di un'anima che non si accorgeva, in un'intima antitesi, di essere lebbrosa, n pi e nemmeno di quelli che lo erano nel corpo e perci gli facevano orrore, mentr orrore non provava di quella morale che lo rendeva di dentro altrettanto orribile. p. 43. Da quanto si sottolineato finora, emerge una conseguenza dalla conversione stessa: la cura con misericordia e con piet amorevole dei lebbrosi. Dobbiamo rilevare che il momento determinante di Francesco stato nell'incontro col lebbroso, al posto dell'orrore che sentiva prima verso da essi. questo vuol dire che il momento centrale della conversione di Francesco stato il passaggio da una condizione umana ad un'altra, l'accettazione del proprio inserimento in buna marginalit, l'ingresso fra gli esclusi, la cui caratteristica era l'essere rifiutati da tutti per la loro condizione di orrore. p. 45. Quindi, Francesco, ha - La vita di Francesco segnata da due dati: 1. l'essere in peccato, come condizione esistenziale precedente il momento della conversio; e quest'ultima come nascita nuova, voluta dal Signore, perch iniziasse nella penitenza una vita nuova; la nuova vita, come terzo dato, comincia con l'abbandono del mondo, anzi, secondo il termine tipico del Medio Evo, del saeculum. p. 46- Francesco ha operato una scelta precisa: non pi un ricco mercante, ma un emarginato tra gli emarginati, lebbroso fra i lebbrosi, povero fra i poveri. Ha compiuto il passo ddcisivo, l'abbandono del mondo in cui viveva, anche se come persona fisica continua a farne parte. p 60- Uscito dal secolo, Francesco non voleva uscire dalla societ cristiana, dalla fraternit con tutti gli uomini in Cristo, ma operarvi all'interno. p. 70Prima san Francesco avverte lo sconvolgimento dei valori interiori, poi esce dal secolo, cio assume la figura giuridica dell'uomo penitenziale. p. 29 R. Manselli, Francesco e i suoi compagni, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 1995Secondo R. Manselli il punto fondamentale dello spirito di san Francesco la priorit e la suprema validit dei fatti interiori. Per Francesco non hanno importanza i fatii che stanno huori, ma quelli che operano dal di dentro. La conversio un fatto che si realizza interiormente, al di qua di quello che sono le considerazioni della realt che ci circonda. Questa conversio si realizzata su un piano psicologico, come capovol dei valori. La conversio la espressione di una realt provvidenziale, che gli ha posto dinanzi il Vangelo, quel Vangelo che si proposto di vivere. Il modo che indicher ai suoi frati di seguire il Vangelo, cio la Regola sine glossa e leggerlo senza commenti, il modo che prima di tutto egli stesso ha applicato quando ha letto il Vangelo. p. 29.

- non aveva rinunciato al padre, alla mercatura, al suo rango sociale, per averne un altro pi prestigioso e non meno sicuro: aveva voluto passare dalla parte di chi non era e non aveva nulla. p. 71- i testi biblici rigurdo alla conferma del suo vissuto- La prima fraternit: viaggio a Roma- un altra strada da vivere- La prima regola- Francesco ed Innocenzo III (1209-1210)= la crociata contro gli albigesi e le sue conseguenze. Le sue origini sono ben note: i catari di Francia o, come da s si dissero, gli albigesi avevano realizzato un'espansione pericolosa, grazie anche all' appoggio dei signori laici. Se si pensa che la sorella diuno dei pi grandi feudatari del territorio a ridosso dei Pirenei, il conte di Foix, Esclarmonda, proteggeva apertamente gli eretici, mentre altri lo faccevano con maggiore o minore prudenza, si pu ben immaginare quale fosse la preoccupazione del papa. Si aggiunga che fra questi grandi, che proteggevano l'eresia, era persino il conte di Tolosa, Raimondo VI: come tanti altri nobili della regione non era personalmente eretico, ma nulla faceva per arrestare la fervida attivit di quanti - catari o valdesi che fossero - predicavano contro la Chiesa cattolica. p. 109A lui, perci, il papa aveva mandato Pietro di Castelnau, un chierico - era arcidiacono a Maguelonne - della ragione, bene al corrente della situazione locale e delle difficolt obiettive, che ne derivavano. Mentre si svolgevano complesse trattative che cercavano d'indurre il conte di Tolosa, Raimondo, a togliere ogni favore ai catari, uno scudiero del conte, credendo di far impresa al suo signore, assasino il legato papale. Era un delitto, a quei tempi, di insuperata gravit: un legato, infatti, era considerato quasi un alter ego del potefice, che si vide costretto ad intervenire, concretando una minaccia, da qualche tempo, presente nelle sue lettere, quella di una crociata in terra cristiana contro gli eretici. Il successo, in verit, non stato dei pi travolgenti, perch il re di Francia, Filippo II Augusto - nella primavera del 1208 - era assai pi preoccupato del contrasto in Germania tra Filippo di Svevia ed Ottone di Braunschweig, dal quale potevano scaturire ben gravi conseguenze per il suo stato. p. 110- La franchezza di Francesco e dei suoi compagni nei riguardi del pontefice; si mostra questi, dall'altra, come preso da un rispetto quasi religioso di fronte ad un'apparizione ai limiti del divino. Che un incontro fra due delle pi grandi personalit del loro tempo, l'umile, ma deciso mercante convertito, chiaro e consapevole nei suoi propositi e il papa, attento, come pochi altri, alla responsabilit di guida delle anime, affidategli da Dio e vosciente del suo supremo potere, possa avere avuto momenti dramatici o di eccezionale tensione, possibile; ma che davvero i due si siano fatti i discorsi che le fonti riferiscono, non sembra probabile. Nessuna delle fonti parla di notizie riferite da qualcuno vicino al pontefice o di confidenze di Francesco; allontanandosi dal tempo degli avvenimenti, i particolari abbandano e si arricchiscono, appunto, di fatti straordinari: tali sono il sogno di S. Giovanni in Laterano cadente, e che un uomo religiosus, piccolo e disprezzato, la sorreggeva. Innocenzo III avrebbe compreso il significato, quando Francesco gli si present per chiedere l'approvazione del suo proposito, basato sui passi evangelici Avrebbe allora pensato: "Davvero questo quell'uomo religioso e santo, peril quale sar sollevata e sostenuta la Chiesa di Dio". Abbraccio allora Francesco, approv la regola che aveva presentato, diede autorizzazione per predicare la penitenza. A sua volta, Francesco, ringrazia a Dio, promise al papa obbedienza e reverenza in umilt e devozione, come fecero dopo di lui tutti gli altri confratelli. vedi LPer. p. 113-118.- Test: Il papa mi conferm il proposito di vita secondo il modello evangelico- la posizione politica nel quadro delle "recuperazioni papali": distinzioni delle classe tra miores e minores, tra nobilt e popolo che doveva portare alla pace (09.11.1210) p. 114- idiota= nel se. XII era inteso come "privo di cultura" e soprattutto della cultura teologica o, in genere, ecclesiastica, indicante cos un'inferiorita insormontabile, un vero e proprio salto di qualit rispetto al livello clericale-monastico. p. 129Di questa interpretazione un esempio classico ci viene dato da san Bernardo parlando degli eretici del proprio tempo: idiotae prorsus et contempnibiles (ignoranti, invero, e spregevoli). La condizione di idiota portava, quasi naturalmente, la conseguenza di una condizione spregevole. p. 129.- all'inizio la fraternit era di idiotae e di subditi omnibus nei riguardi di chi la cultura rischiava di indurre a superbia e vanagloria. p. 130.- il lavoro pp. 130- 132(parte II)- la pace p. 132.- L'incontro decisivo con Innocenzo si colloca algi inizi del 1210, quando san Francesco, avendo ormai accanto a s undici compagni, decide di recarsi a Roma, con tutta la "fraternit", per ottenere l'approvazione della Chiesa Romana al nuovo "propositum".Aa. Vv., Francesco d'Assisi, Vita e Pensiero, Milano 1982, p. 76.Nel primo fervore della sua vita di penitente, il giovane assisate aveva gi accostato di persona la Chiesa di Roma, in un pellegrinaggio del 1205-1206 sul qualedi recente stata attirata l'attenzione. Ma il viaggio che segna il futuro di Francesco e del suo Ordine e senza dubbio quello del 1210. Aa. p. 76.Ugolino da Ostia= Sabatier, vede in Francesco il propugnatore di una religiosit liberamente entusiastica nell'amore degli uomini e della natura, presenta Ugolino come la longa manus di Onorio III, col quale oper per trasformare la libera "fraternit" di entusiasti del Cristo in un ordine religioso che rispondesse alle esigenze della curia e del papato. p. 193- il ruolo che Ugolino svolse nel seno del francescanesimo: Lcomp e le fonti non biografiche. Ugolino si formato ad un'alta scuola di pratica curiale e di relazioni internazionali con Innocenzo III, che lo aveva nominato varie volte come suo diplomatico di fiducia viaggiante al tempo del contrasto in Germania tra Filippo di Svevia e Ottone B., dopo averlo messo, prima, alla prova nelle trattative con i tedeschi rimasti in Italia, dopo la morte dell'imperatore Enrico VI, quale Marcovaldo di Anweiler e Diopoldo di Vohburg. Ancora pi importanza aveva avuto la missione che, mantenendogli la fiducia del suo predecessore, gli aveva affidato Onorio III nel 1217 nel tentativo di mettere pace fra le citt dell'Italia centro-settentrionale con il proposito, poi, di impostare un'organizzazione finanziaria-militare fra le citt allo scopo di riceverne aiuti per i crociati, che avevano gravi difficolt per mantenersi in Terra Santa. p. 194A Firenze incontr Francesco, iniziando con lui un rapporto di reciproca stima, che dur poi fino alla morte. Erano due personalit ben mature quelle che l si vedevano per la prima volta, il diplomatico esperto, come indicano i precedenti rapporti con i cistercensi ed in particolare con il suo maestro, Raniero, che aiut e protesse, mentre non sembra essersi mai in precedenza interessato dei Frati Minori e di Francesco. pp. 194-195- Legcomp= diligere, protegere, fovere (amare, proteggere, sostenere). Francesco si rec da Ugolino con i suoi confratelli, ricevedone un'accoglienza gioiosa ed aperta ad ogni protezione, che venne, spontaneamente e liberamente offerta. Il santo non solo accett quanto il cardinale proponeva, ma espose la sua volont di averlo come "padre e protettore del nostro Ordine", assicurandogli che tutti i frati lo avrebbero ricordato nelle loro preghiere. Lo invit ad intervenire nel prossimo capitolo della Pentecoste (1218) accolto con solennit dai frati. p. 202Sabatier fu il primo a sottolineare ed a dichiarare tutta l'importanza dell'incontro a Firenze e che con tanta finezza ha studiato ed interpretato la psicologia del Santo, non si reso conto che quel dialogo con le sue battute ferme e precise, soprattutto con la salda ed irremovibile fiducia di Francesco nella Provvidenza divina che non aveva mai.mancato di aiutare i suoi frati, dimostra che questi poteva arrendersi alla ragionevolezza di argomenti persuasivi, come quelli che loinducevano a restare in Italia ed in Umbria, per sventare possibii pericoli e minaccie al suo Ordine, ma che non cedeva assolutamente sull'essenziale: rimasti ad Assisi, no richiam i frati inviati in missione.Possiamo concludere affermando che Ugolino, come ci dicono le fonti, appoggi e sorresse lo sviluppo dell'Ordine , sinceramente am Francesco, ammirandone la sanit e, in particolare, la vita eroica, senza modificare nell'essenziale, sul Santo, sulle decisioni, sulla sua volont. p. 203.Le fonti francescane, sono concordi, sia pure con sfumature diverse, di non attribuire nessun intervento vero e significativo, se non soltanto, col suo tono specifico, quello del ritorno di Francesco ad Assisi e della rinuncia al suo viaggio in Francia. E'importante, sottolineare qui, come il gruppo dei frati, non accennano minimamente ad interventi decisivi del cardinale protettore, mentre sottolineano, in varie circostanze la condescensio, la benevolenza di Francesco nel venire incontro alle esigenze ed ai desideri dei frati, anche qualche volta passando sopra la sua volont, sia per affettuosa, paterna arrendevolezza, sia per evitare lo scandalo del dissenso e del contrasto all'interno della fraternitas. p. 203- La prima bolla Cum dilecti filii di Onorio III (11.06.1219), parla della "religio minorum fratrum" come di una "vite via a Romana Ecclesia... approbata". Aa. p. 82.- L'intervento dep papa Gregorio IX (1231-1232): il problema della regola non era lo strumento di coartazione e poi di strumentalizzazione di Francesco da parte della Chiesa, ma piuttosto il mezzo per il quale, regolarizzando la vita dell'Ordine dei Frati Minori, gli si dava diritto di presenza e d'azione all'interno della cristianit, non della sola Italia, ma di tutto l'Occidente. p. 214- Onorio III, Cum secundum consilium (22.09.1220)= disposizioni relative all'accettazione dei novizi. La cultura= del Medioevo permeata dalla presenza del divino. Nella societ medievale, gli uomini non sono uguali fra loro: essi sono davanti a Dio in una posizione differenziata, piramidalee gerarchica. p. 29 P. Urciuoli, Francesco d'Assisi. Giullare, non trovatore, Messagero, Padova 2009. Tutti i rapporti sono organizzati verticalmente, tutti gli esseri sono disposti a diversi livelli di perfezione a seconda della vicinanaza a Dio. A.J. Gurevic, (c cu cartina) Le categorie della cultura medievale, Universale Bollati Boringhieri, Torino 2007, p. 72.In alto vi il monarca, stabilito da Dio stesso nella sua posizione. Non a caso Dio Padre e Dio Figlio sono rappresentati dall'iconografia cristiana in veste di regale, maestosamente assiso in trono nell'alto di presiedere il giudizio universale. Il monarca soggetto a Dio solo e obbedisce a lui soltanto; per i sudditi ribellarsi al monarca come ribellarsi alla legge e all'ordine divino. Il rapporto tra monarca e suditto riflette quello tra Dio e uomo: i suditti hanno dovere di assoluta obbedienza e fedelt nei confronti del monarca che ha ricevuto l'unzione divina e ne rappresenta la personificazione sulla terra.; questi dal canto suo, ha l'obbligo di proteggere e preoccuparsi del bene dei suditti. P. U= p. 29-30- Ai gradini inferiori vi sono i vasalli: conti, marchesi e prelati, vesvovi e abati, almeno fin quando la nomina di questi ultimi rimane nelle attribuzioni del monarca. I vasalli possono nominare i vasalli minori - in genere denominati i valvassori, vassi vassorum - che hanno funzioni pi operative. U: p. 30.- Lo schema piramidale si completa alla base co gli uomini liberi (piccoli proprietari terrieri, artigiani, preti di campagna), servi casati e schiavi. - Un posto a parte in questa piramide sociale occupata dalla cavalleria. Essa nasce per la convergenza di pi interessi. Allo scopo militare, certamente prevalente in una prima fase ( la cavalleria rimane per secoli l'organizzazione tattica tipica dell'esercito feudale, la cui efficienza si basa sul valore e sulla fedelt personali), si somma quello derivato dal carattere ereditario dei feudi: in linea generale la successione avviene a favore del primo figlio maschio - secondo il cosiddetto diritto di maggiorasco - cosicch ai cadetti rimane la carriera ecclesiastica o quella del cavaliere. Come tutti gli ordinamenti medievali, anche l'istituzione cavalleresca ha una gerarchia. Al primo gradino vi il paggio, generalmente figlio di un nobile, che all'et di circa sette anni si mette al servizio di un nobile di categoria superiore, imparando a badare al cavallo. Pi tardi, a quatordici anni, diventa scudiero, apprende le regole del combattimento e porta le armi del suo signore quando questi va in guerra; giunto l'et di ventuno anni nominato cavaliere. U. p. 31.- Nel corso dei secoli la cavalleria subisce profonde trasformazioni: "Ci si diceva cavaliere perch si combatteva a cavallo, con l'equipaggiamento completo; e ci si diceva cavaliere di qualcuno quando si riceveva da quest'ultimo un feudo, che obligasse di servirlo armato cos". M. Bloch, La societ feudale, Einaudi, Torino 1987, p. 356.Gradualmente, i cavalieri prendono coscienza della loro condizione di uomini armati che li differenzia dalla gente comune e sentono il bisogno di istituzionalizzare, di codificare l'appartenenza a questo status con precise formalit e rituali. Ci comporta per il cavaliere anche degli obblighi morali. Il cavaliere non tale perch possiede armi e cavallo, ma perch accetta delle regole, dei doveri con coraggio e generosit egli si impegna a essere sottomesso al feudatario, a mantenersi fedele alla parola data, a proteggere i deboli, le vedovi e gli orfani, a combattere contro l'ingiustizia. U. pp. 32-33- Col declino della societ feudale la cavalleria conosce un periodo di decadenza: i cavalieri sono spesso visti come vagabondi, girovaghi senza arte n parte, preoccupati solo di mantenere un elevato tenore di vita e spese di borghesi e contadini. U. p.33. a questo punto che nella istituzione cavalleresca si inserisce la Chiesa che gli conferisce vigore e dignit. p. 33.- Al termine della cerimonia di investitura (detta anche ordinazione cavaleresca si svolge in una Chiesa, in un castello o in campo di battaglia) il cavaliere giura di sostenere la fede in Ges Cristo sguainando la spada alla lettura del Vangelo, manifestando con ci la disponibilit a spargere il proprio sangue in difesa della dottrina della Chiesa. U.p. 33.- La Chiesa utilizza il nuovocorso della cavalleria per i propri fini politici e in particolare per le Crociate, spedizione militare svoltesi tra il 1095 e il 1270 per la liberazione dei luoghi santi. A partire dal 1100 nascono anche ordini religiosi-militari o monastivo-guerrieri, tra cui l'Ordine degli Ospedalieri, l'Ordine di Malta e l'Ordine dei Templari. U.p. 34.- La distinzione tra maiores e minores. Il termine maiores indica sia l'antica aristocrazia nobile, i cavalieri e i feudatari proprietari di castelli, sia i ceppi familiari di pi recente costituzione, di natali non nobili e appartenente alla nascente borghesia mercantile. U. p. 40 (Nell'Alto Medioevo la distinzione principale stata tra nobili e plebei. In Assisi, come in altre citt dell'Italia centrale, la distinzione era tra boni hominis e hominis populi. Ai primi non appartengono pi soltanto i nobili tradizionali, ma anche i nuovi maggiorenti della citt libera, i piccoli feudatari, i notai, i giudici ed i pi ricchi mercanti. R. Pazzelli, San Francesco e Terz'Ordine. Il movimento penitenziale pre-francescano e francescano, Messagero, Padova 1982, 135)Contesto politico: Le nascenti istituzioni cittadine sulla base di una tradizione cristiana inocussa. Accanto alle cattedrale o ad essa contrapposto il palazzo del Comune con le sue varie dominazioni (Brolo, Broletto, Palazzo della Ragione, Palazzo dei Consuli), con le sue mura e le sue torre, espressione di nuove forze e tendenze che non sono sempre conciliabili con le tradizioni religiose locali e ancor meno con le direttive della politica vescovile. Il fenomeno riguarda le regioni centro-settentrionale della Penisola, giacch nel Meridione, l'unificazione del regno compiuto dai Normanni ha dato vita ad un vasto stato feudale poggiante su altre basi e su altre istituzioni. Il processo contrastato dai vescovi, come quelli da Vercelli, che cercano di reagire con la costruzioni di castelli e di borghi, oppure come dal vescovo S. Lanfranco di Pavia che preferi morire in volontario esilio (1198). p. 279. G. Penco, Storia della Chiesa in Italia. Dalle origini al Concilio di Trento, Vol. I, Jaca Book, Milano 1977.- La situazione all'inizio del XII secolo= Durante questo periodo, la Sede Apostolica, i legati e i prelati avevano dovuto risolvere le controversie, determinare frontieri e legami di dipendenza, richiamare all'ordine individui; in breve, gestire e amministrare, volta per volta, mille casi che riempivano i bullari. Tutto questo richiedeva un grande impegno ai legati, ma non incideva nell'evoluzione della vita della Chiesa. Inoltre, si era potuto assistere alla nascita di una teoria di investiture in cui ogni fase era oggetto di esplicazioni e di applicazioni: nel giro di mezzo secolo un risultato era stato ottenuto. Infine, le autorit ecclesiastiche dovevano sorvegliare la vita del clero, dei monaci, degli eremiti, vigilare sulla dogma e sulla morale, raggiungere i cristiani attraverso le mediazioni del clero. Proprio a questo riguardo i risultati apparivano assai mediocri: canonici e chierici rifiutavano ancora di rispettare il celibato, la corsa alle prebende e il loro cumulo continuavano, i comportamenti lassisti erano ancora frequenti. p. 113 A. Vauchez, Apogeo del papato ed espansione della cristuanit, Vol. V, Borla, Roma 1997.- Il secolo XII fu un'epoca di capovolgimenti sociali, di sviluppo urbano e il tempo di movimento dei Comuni. Con le spedizioni in Oriente (colonizzazione e crociate) l'orizzonte occidentale si allarg e i contatti con il mondo spirituale dell'Islam divennero pi frequetnti. p. 57H. Jedin, Civitas medievale, Jaca Book, Milano 1975.- i giovani chierici cominciarono a trasferirsi irrequieti di scuola in scuola, da un maestro celebre ad un altro; sembrava che non conoscessero pi nessun confine n di diocesi n di territorio. Fino alla met del secolo, nonostante la grande mobilit delle nuove forze clericale, il primato nell'ambito dell'attivit intellettuale e letteraria rest sempre in mano dell'umanesimo monastico. Ricordiamo qui i nuovi ordini di Citeaux e di Premontre, cio rispettivamente dall'orine rifromato dei beneditini e i canonici riformati. p. 57- La cultura delle artes liberales dominava l'intero corso di studi dell'Occidente, e poi man mano circoscritta alle scuoli cattedrali, dove cominci una sua delimetazione nel senso di una pura praticit volta alla rapida preparazione della sudio specifico della teologia, del diritto e della medicina. Cominci anche a deliniars l'isolamento di qualche suo elemento (ad esempio la dialettica), che si costitu in scienza speciale con leggi proprie. Inoltre questa cultura umanistica della gramatica, della retorica e della dialettica incoraggia va quelle forme letterarie, a cui di preferenza si volgevano i rappresentanti dell'umanesimo monastico: il sermo, il dialogo, la lettera, i florilegi, la biografia e in generale tutte le forme della storiografia. Il latino medievale raggiunse quella duttilita, vivacit e pregnanza poetica celebrata da De Ghellinck e da Lehmann. Nel momento in cui le lingue volgare iniziavano le loro prime significative manifestazione letterarie, il latino come lingua della cristianit occidentale, vede una bellezza, il cui splendore ricordai colori dell'autunno. p. 58.La cosa pi importante per l'umanesimo monastico non era la scienza (come per i maestri delle scuole urbane), ma la vita. Per questo con la sua Vita Malachiae Bernardo da Chiaravalle fece il suo ingresso nella shiera degli storiografi. - All'inizio del secolo XII nasce l'opera pi famosa: I quatro libri delle sentenze di Pietro Lombardi.- Le crociate: Il pontificato di Gregorio VIII (1187) fu tutto imperniato sulla preparazione della crociata; gi in questo periodo i primi legati cominciarono a giungere in Germania, Francia, Danemarca e persino in Polonia per predicare la crociata. Papa Clemente III (1187-1191) continu e svilupp questi inizi.- societas = gruppo nella fase pre-istituzionale; a societas subentrano ordo o religio, mentre il termine socii viene riservato a coloro che di volta in volta sipresentano, o vengono presentati come aventi un rapporto particolare con Francesco. Subentra in maniera netta la distinzione tra primi fratres e socii finch questi ultimi diventeranno la presenza e la voce preponderante in ben determinati e chiaramente orientati filoni tradizionali. L. Pellegrini, Storia e geografia del reclutamento francescano, Societ Internazionale di Studi Francescani Centro Interuniversitario Di Studi Francescani, I compagni di Francesco e la prima generazione minoritica, Centro Italiano di studi sull'alto medioevo Spoleto 1992, p. 13.- I loro nomi sono noti a partire da coloro che appaiono come firmatari nella Lettera di Greccio: Leone, Rufino, Angelo. Inolre si fa rifermento alle testimonianze e ricordi di altri socii: lluminato, Masseo, Filippo, Bernardo, Egidio e gli ultimi due figurano come informatori indiretti.- L. Di Fonzo ha collocato l'origine della fraternit tra il 9 e il 14 aprile del 1208.AnPer. colloca l'episodio al 16 aprile 1208 con la scelta della poverta predicata con le parole e con le opere: Ispirati della grazia divina, gli si avvicinarono umilmente Bernardo di Quintavalle, un ricco nobile di Assisi, un certo Pietro, la cui identificazione con Pietro Cattani giurisperito e canonico di san Rufino.Con la riforma gregoriana dellXI secolo (Gregorio VII: 1073-1085) che avr il suo apogeo tra lXII e il XIII secolo in Innocenzo III (1198-216), che il Medioevo trover il suo culmine.Nel secolo XI si verifica una maggiore compenetrazione tra le culture romana e germanica che porter alla formazione e alla strutturazione della societ con caratteristiche tipicamente medievali (principi, liberi, semi-liberi, schiavi e servi della gleba) che influenzeranno anche la struttura e la vita stessa della Chiesa. il periodo in cui Bonifacio e Carlo Magno, stipulando unalleanza tra Chiesa e Stato, gettarono le basi per la formazione dellOccidente. in questo periodo che la figura della Chiesa si associa a quella della propriet terriera e territoriale. La suddivisione della societ in classi si ripercosse anche allinterno della Chiesa che suddivise il clero in alto e basso. Lanimosit combattiva dei Germani si riflette nella formazione delle figure del cavaliere cristiano e delle crociate.La regalit assume toni decisamente sacri e religiosi: il re unto, consacrato dalla Chiesa e si riserva di interferire nelle sue vicende interne fino a giungere alla lotta per le investiture. Sacro e profano si supportano a vicenda, si fondando e si confondono.Leccessiva ingerenza degli imperatori nelle faccende interne della Chiesa provoca la decisa reazione di questa e lestremo tentativo di Bonifacio VIII (1294-1303) da imporsi sul francese Filippo il Bello con la bolla Unam Sanctam, ma inutilmente.Fu questa unepoca alquanto agitata e inquieta che vede Papato e Impero in lotta tra loro: Enrico IV contro Gregorio VII, Barbarossa contro Alessandro III, Federico II contro Innocenzo III; furono queste le punte massime del conflitto.Con Innocenzo III il papato divenne il polo catalizzatore dellintera cristianit occidentale. lepoca delle crociate, ma anche dello sviluppo degli orini monastici, della spiritualit e della cultura: nascono le prime universit europee, ma si sviluppano molto anche le eresie; larte si esprime nel romantico e nel gotico.Le caratteristiche del MedioevoI tratti che caraterizzarono il Medioevo si possono sintetizzare: La comunit occidentale di tutti i popoli condivideva, incontestabilmente, lunica convinzione che un unico legame religioso e metafisico univa tutti a Dio. Esisteva ununica verit e ununica morale, che obbligava e univa tutti gli uomini e in cui tutti si riconoscevano; ununica autorit morlae a cui tutti si sottoponevano: la Chiesa. Quanto a peccatori ed eretici, questi erano controllati e repressi con gravi penitenze su cui si fondava. La vita dellintera comunit dei popoli si riconosceva e dipendeva dalla simbiosi tra Stato e Chiesa, tra Papato e Impero. Mentre in Oriente la vita dei popoli era governata da un unico potere, quello imperiale, in Occidente si configur, fin dallinizi, un dualismo di poteri che sar di fondamentale importanza per lo sviluppo del pensiero e del sentire futuri. Impero e Papato erano due potenze che si erano tra loro condizionate, plasmando lunit occidentale. Rigida suddivisione delle classi sociali, ritenuta pienamente rispondente al valore divino. Il feudalismo si fond su tale ordine. La cultura, fino al XIII secolo, fu monopolio ecclesiastico. Ogni attivit culturale e spirituale era in amano ai chierici e le universit nacquero intorno al 1200 come fondazioni ecclesiastiche. Il laicato dovr attendere la fine del Medioevo per raggiungere un loro autonomia culturale. Assenza di una vera e propria comunit ecclesiale contrapposto o, comunque, diversa da quella profana. Le due societ si identificavano dando origine ad un monismo sociale, religioso e politico che sar alla base delle varie teocrazie e ierocrazie papali che portarono a confusioni di ruoli e perdita di senso delle rispettive missioni. Il nuovo cristiano, pertanto, non apparteneva alla comunit ecclesiale, ma rimaneva inserito in quella civile di due comunit: quella ecclesiale e quela imperiale che prima di Costantino si contrapponevano in duelli mortalli. Nellambito di un cristianesimo diffusoci rapidamente, ma privo di radici profonde, laspetto teologico e dottrinale era spesso sostituito di quello sacramentale, pi visibile e facilmente comprensibile. Il sacramento era visto come una mediazione di grazia e quasi un oggetto sacro a cui erano legati aspetti trascendentali. Cos esorcismi e benedizioni erano sacri riti sentiti pi come atti magici che come sacramentali. La Messa, il Sacerdozio e la Comunione a cui si rapportava come a strumenti di mediazione e di presenza del sacro dai quali il popolo, ritenuto indegno perch non consacrato e immerso nella profondit del quotidiano ne rimaneva distaccato o se ne accostava eccezionalmente. Al clero, che svolgeva nella Chiesa antica una funzione di guida spirituale della comunit, ora che tale funzione assorbita dallo stato, rimane riservato prevalentemente lambito della ritualit e del culto da adempirsi con scrupolosit rituale. Mentre un sacro timore reverenziale definiva il popolo nei confronti della Comunione e della Messa, celebrata per il popolo, ma senza la sua partecipazione. Tutta la vita cristiana era avvolta dalla sacralit a cui si avvicinava con timore perch mediatrice del divino, ma a cui si guardava forse anche in una prospettiva di magico e di misterico che, non di rado, poteva scadere anche in superstizione. Quanto alla Penitenza, questa era legata allarticolazione: comandamento, trasgressione ed espiazione. Essa era finalizzata alla espiazione che ristabiliva la giustizia e al pace. Era necessario, pertanto, stabilire lesatto prezzo (tariffa penitenziale) da versare per ristabilire equilibri violati dalla trasgressione. In tal senso famosi erano i tarrifari dei monaci iro-scozzesi. Strettamente legata alla penitenza fu la Confessione che nel medioevo si privatizz. Non pi, quindi, davanti al vescovo con pubblica ammenda, ma nel segreto del confessionale. Tale prassi fu importata dai monaci iro-scozzesi.La societ feudale era orienta verso la monarchia e la cultura dominante era aristocrazia e cavalleria, il cui sistema di valori cortesi si imponeva alla nuova societ. Sa Francesco subir linfluenza della cultura cavalleresca e la sua povert assumer degli atteggiamenti cortesi. Il suo sogno cavalleresco, incarnato nella visione della casa colma di armi, non scomparir mai completamente dal suo spirito. Madonna Povert rappresenter rifiuto dei valori economici e sociali della societ aristocratico-borghese, ma attraverso il modello cortese, feudale[footnoteRef:17]. [17: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 12.]

Le due categorie sociali nobiles e miles, compaiono anche nei Vangeli: mentre nei francescani miles ha quasi sempre il significato contemporaneo di cavaliere, negli evangelisti ha il significato di soldato. I milites appaiono nel Vangelo solamente negli episodi della Passione. Sono in primo piano tra i carnefici di Cristo. La disputa tra il chierico e il cavaliere il luogo comune anche nella letteratura dellepoca di san Francesco[footnoteRef:18]. [18: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 84-85.]

La visione sociale di san Francesco ordinata intorno a tre societ: la societ celeste, la societ terrestre e la societ francescana.a) La societ celesteSan Francesco per parlare di Dio usa i titoli di Signore (Dominus) e di Re (Rex). Nella catalogazione della societ celeste che si trova nella Rnb[footnoteRef:19], il santo qualifica Dio re del cielo e della terra (Rex coeli et terrae) e Cristo Nostro Signore (Christus Dominus noster), enumera anche le gerarchie celesti dalla Vergine, dagli arcangeli e angeli fino ai santi al di fuori del lessico feudale o monarchico, accontentandosi di dominazioni religiose e liturgiche. Frabcesco non ha stabilito nessun simmetria tra societ celeste e societ terreste (come il modello feudale), ma stabilisce unordine solamente per la societ celeste[footnoteRef:20]. [19: Rnb, XXII.] [20: Rnb, XXIII: testo]

Tomaso da Celano dice che Francesco definisce una sola volta Dio il Grande Imperatore[footnoteRef:21] (Magnus Imperator), mentre negli Scriti, non appare questo titolo attribuito a Dio[footnoteRef:22]. [21: II Cel, 106; Nel percorso della vita di Francesco menzionato solo limperatore Ottone IV che, nel 1209, passava vicino ad Assisi, dove si trovavano Francesco e i suoi primi fratelli. I suoi biografi menzionano, tra i re e le regine de tempo, solo il re e la regina di Francia, Bianca di Castiglia e il suo figlio Luigi.] [22: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 89.]

Il titolo che Francesco usa pi frequente il Padre (Pater), giacch il suo modello sociale quello familiare[footnoteRef:23]. Analogicamente, nomina la Vergine Madre una volta come Domina e Regina, Signora e Regina[footnoteRef:24], in lei vede soprattutto la prima delle creature, legata per eccellenza alla Trinit divina da rapporti familiari figlia e serva del Padre[footnoteRef:25], sposa dello Spirito Santo, Madre di Cristo. Ma anche modello delle creature, santa, povera, dolce e bella[footnoteRef:26]. [23: Dio onnipotente, altissimo, santissimo e sommo, Padre santo e giusto, Signore re del cielo e della terra(Omnipotens, altissime, santissime et summe Deus, Pater sancte et iuste, Domine Rex et terrae) Rnb, XXIII] [24: SalV, I.] [25: OfP, I, C, 12.] [26: OfP, I, C, 12.]

b) La societ francescanaSan Francesco considera se stesso e i suoi fratelli in tre prospettive: Da un punto di vista positivo: la fraternit rappresenta una sintesi della societ terrena poich appartengono alle tre categorie che si possono identificare nella societ o ecclesiastiche: chierici e laici (clerici et laici); istruiti e ignoranti (litterati e illitterati); membri dei tre ordini della societ tripartita: quelli che pregano, quelli che lavorano e coloro che combattono[footnoteRef:27] (oratores, laboratores et bellatores). [27: Francesco esclude questultima insieme i guerrieri, i bellatores, perch non percepisce che il suo ordine possa comprendere dei guerrieri, il che sottolinea la sua distanza sia dalla concezione tradizionale di un monachesimo costituito da milites Christi (concezione bernardiana) sia dallo schema di una Chiesa dal triplice volto: militans, laborans, triumphans. J. Le Goff, Francesco dAssisi, 92.]

Da un punto di vista normativo: la fraternit rappresentate da due gruppi socio-spirituali: gruppo di tutti gli inferiori (i frati sono minori per eccellenza); Francesco stesso qualificandosi per primo come servus (servo), minister (servitore), rusticus (contadino o illettterato), mercenarius (non produttore, dipendente economico), alpigena (montanaro e illetterato), mercator (mercante) , elencando quindi in dettaglio le categorie a cui i Minori dovevano assimilarsi: la gente vile e disprezzata, i poveri e i deboli, i malati, i lebbrosi, i mendicanti e i vagabondi[footnoteRef:28]. [28: Rnb, IX.]

In questa prospettiva, sono tre categorie fondamentali: gli illetterati (idiotae), i sottomessi (subditi) e i poveri (pauperes)[footnoteRef:29]. Dal punto di vista sociale la povert paragonata con la mendicit. Francesco mette in guardia i fratelli contro il possesso del denaro (pecunia), aggiungendo che in caso di necessit i frati possono mendicare del denaro come glia altri poveri. Quindi, Francesco evidenzia quali sono per lui i tre grandi mali, i tre principali poli repulsivi della societ: la scienza, il potere, la ricchezza[footnoteRef:30]. [29: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 93.] [30: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 93.]

La famiglia: lordine deve essere una fratellanza, una confraternita, di tipo laico, che un ordine religioso. Sar il padre dei frati, secondo il modello divino, essendo per lui Dio, come abbiamo visto, un Padre. Il loro amore fraterno deve essere di natura materna[footnoteRef:31]: quelli che vivono negli eremi devono dividersi due a due in madre e figlio, distinzione che corrisponde a quella tra Marta e Maria, tra vita attiva e vita contemplativa[footnoteRef:32]. A frate Leone parla come una madre al figlio[footnoteRef:33]. Nella Lettera a tutti i fedeli, dopo aver ricordato il modello del servaggio e della sottomissione (servi et subditi), invoca un ideale famigliare in cui i fedeli si trasformano in spose, fratelli e madri di Cristo[footnoteRef:34]. [31: Rnb, IX] [32: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 94.] [33: Cos ti dico, figlio mio, come una madre (EpL)] [34: Lfed, 9.]

c) La societ terrenaLapostolato di Francesco si rivolge a tutti e abbraccia lintera societ. Nella Lettera a tutti i fedeli la societ viene catalogata secondo lo stato religioso, clero secolare, laicato (religiosi, clerici, laici), e secondo i sessi uomini e donne (masculi et feminae), che riassume con lespressione tutti coloro che abitano nel mondo intero.Nella Rnb XXIII fa una catalogazione del mondo religioso, nel quale distingue gli gli ordini ecclesiastici (ecclesiastici oridines, cio sacerdotes, diaconi, subdiaconi, acolythi, exorcistae, lectores, ostiarii) che integra con la menzione di tutti i cherici e tutti i monaci tra cui distingue religiosi e religiose. La societ laica: i bambini, i ragazzi e le ragazze, i poveri e gli indigenti, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i signori, le donne vergini, continenti o sposati, i laici, uomini e donne, i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, le persone in buona salute e i malati, i piccoli e i grandi, infine tutti i popoli, popolazioni, trib, gruppi linguistici, tutte le nazioni e tutti gli uomini di tutta la terra, presenti e futuri.Possiamo sintetizzare che san Francesco descrive la societ, seguendo vari criteri: lo stato religioso, let, il sesso, la fortuna, la potenza, loccupazione professionale, la nazionalit, inoltre impiega di preferenza schemi multipli o bipartite. Probabilmente gli schemi multipli gli sembravano pi concreti e pi vicini alla societ reale che voleva salvare perch atti a dialogarvi e, alla stesso tempo, pi lontani da una gerarchizzazione che il Santo preferiva ignorare. Quanto agli schemi bipartite, rappresentano il genere di opposizione terrena che Francesco vuole distruggere attraverso lassociazione fraterna, a immagine della sua fraternit che accoglie chierici e laici, letterati e illetterati, ecc. Concludiamo affermando che san Francesco instaura una societ francescana come mediatrice, la cui strutturazione deve essere negazione e conversione del disordine terrestre[footnoteRef:35]. [35: J. Le Goff, Francesco dAssisi, 98.]

Lorigine della societ feudale inizia alla met del secolo IX fino allinizio del secolo XIII, come inquadramento geografico nellEuropa dovest e del centro[footnoteRef:36]. [36: M. Bloch, Societatea feudal, Vol. I, Dacia, Cluj-Napoca 1996, 21.]

La cavalleria: Che cos' il fenomeno della cavalleria? I tentativi di spegare la genesi furono molteplici, si cercano le ragioni del suo sorgere nelle crociate, nella posizione autonoma dei cadetti di famiglie feudali esclusi, secondo il diritto francese, dalla successione dei feudi, nella opposizione tra valvassori e feudali ecc.- il termine cavalleria (il mito della cavalleria, comunamente accettato il senza macchia e sena paura) della sorge alla met del XI secolo come un'invenzione poetica quando compare il primo grande poema cavalleresco: la Chanson de Roland; Ed forse anche un atteggiamento polemico di una parte della nobilt feudale contro certe abitudini dei vassali del tempo ( verso la fedelt al suo re, vista come un tipo di ideale e una societ ideale) . p. 140 (come elemento sociale fino alla fine di questo secolo non mai esistito) con una accezione feudale: chevalier e vassal sono i termini equipollenti, nella Chanson de Roland, che fa una correlazione tra il vincolo feudale di servitium a cavallo e la sua estrinsecazione pratica. In sostanza, il vassallo combattente a cavallo e quindi cavaliere. Nei documenti il cavaliere sinonimo a miles e miles sinonimo a cavaliere. p. 129-130 C.G. Mor, La cavalleria, in Nuove questioni di storia mediovale, Marzorati, Milano 1964. - San Francesco poteva essere lieto di un tozzo di pane offerto per carit o di accettare di essere rifiutato, invece un cavaliere non poteva vivere di carit e doveva difendere il suo onore. p. 132. - Cavalleria comunale: il concetto di un antagonismo dialettico comune-feudo si ormai superato, per cui uno dei termini avrebbe dovuto eliminare l'altro: i sistema feudale adottato dal Comune (in et romana era usato come sostantivo per indicare il complesso di abitanti, di un municipio e come aggettivo per indicare tutto ci che era municipale, per distinguerlo da ci che era publicum, cio statale; nel secolo XII il termine compare con lo stesso significato per indicare il complesso degli abitanti di una citt G. Fasoli, Le autonomie cittadine nel medioevo, p. 153), si sostituiva pienamente nei diritti del feudale. A questo proposito Pivano, affermava che si potrebbe pesare ad un irrigidimento della cavalleria nobile contro la cavalleria comunale ( o derivazione borghese, come preferisce Fasoli di chiamarla). Patetta accenna i casi in cui i nobili di vecchia tradizio feudale che ricercano e accettano questa nuova forma di cavalleria, tipica dell'Italia. p. 1379-La politica medioevale si caratterizza da una duplice visione: I rapporti di distinzione della morale e della religione dalla politica; il proliferarsi della Chiesa come spirituale autorit fuori dal quadro dello Stato; p. 502 F. Battaglia, Il pensiero politico medievale;- l'atteggiamento mediovale verso la politica complesso. Si pu pensare da un lato che esso sia negativo, avendo riguardo al nesso che la tradizione patristica asserisce con una condizione di peccato, ma d'altra parte non si esclude che essa sia un strumento di un piano provvidenziale, che se ne giovi per un'opera di riscatto. Lo Stato magnum latrocinium di Agostino e l'Impero pagano che persegue la nuova religione, lo Stato remedium peccati quello che, divenuto cristiano, accetta la legge di Cristo. Il primo si oppone alla Chiesa, come ci che convenzionale si oppone a ci che naturale e divino; il secondo uno colla Chiesa, natuta che si santifica nella grazia, natura sui discesa la luce della grazia. p. 507- L'unit cristiana mediovale: communitas christiana il vivo corpo di Cristo rinnova la civitas hominum maxima.- il rapporto tra lo Stato e la Chiesa va letta attraverso la toria gelasiana che mira a coordinare lo spirituale e il temporale. Solo riconoscendo a ciascuna delle due autorit autonomia e priorit della propria sfera, ancorch la si subordinassi all'altra per ci che concerne l'altrui sfera, era possibile dare senso alla unit medievale, erigere coerentemente dell'edificio universalistico di una omnicomprensiva civilt. 511- 512.- P. Brezzi, Societ feudale e vita cittadina, Istituto Di Cultura Nova Civitas 1972 = la reforma gregoriana ha segnato la crisi del Medio Evo pervhew i due organismi - ecclesiastico e civile - dapprima strettamente uniti in una comunione di compiti, da quel momento si divisero ed all' unica societ religioso-politica, che era stata tipica del tempo carolingio ed ottoniano, si sostituirono due modi e strutture spesso in contrasto ed antitesi ideale tra di loro. p. 141- La seconda met del secolo XI le relazioni tra l'autorit sovrana ed il potere ecclesiastico domin tutto il periodo pur presentandosi in maniera differenti da quelle pi note e famose della.lotta per le investiture combattuta tra imperatori e potefici; inoltre il processo di centalizzazione - tipico delle forma politiche pi moderne - fece altri passi avanti mentre le energi vitali dei nuovi esponenti degli interessi ecpa@onomici e commerciali avevano modo di esprimersi pi liberamente in vari settori. p. 171- le crociate furono il frutto diuna forma mentis tipica di quella civilt, ne furono un manifestazione vistosa e fecero sentire a disyanza gli effetti e criteri nati ed applicati nella republica christiana medioevale. p. 204. Le crociate non si comprendono se non si collegano al moto riformatore eccesiastico chiamato di solito gregoriano. Va sott che le crociate la parte decisiva esercitata dalla Santa Sede in tutta l'impresa, il peso da essa sostenuto nel muovere quelle masse di uomini, cos anche da tale punto di vista si deve rivonoscere che le crociate furono la dimostrazione del trionfo papale sugli imperatori dopo la lotta di investiture ed indicarono a tutti chei vescovi di Roma erano ormai la guida morale dell'Europa, i rettori dell'umanit, capaci di raccogliere tutte le forze spirituale e temporale in vista della realizzazione del Regno di Dio sulla terra. p. 205.(gli ordini militare = di sa Giovanni, Templati fondato dai cavalieri francesi p. 207)

- XIII= svolta radicale, con l'emergere della tendenza a considerare il mondo non pi come luogo di peccato, bens come l'ordine armonioso elaborato della mente divina. p. 33 = F. Borkenau, La transizione dall'immagine feudale all'immagine borghese del mondo, Il Mulino, Bologna 1984. - l'ordine (commando esterno) crea il bene: ci che buono tale perch Dio lo impone. pp. 33-34= la legge non solo in Dio, ma anche negli uomini essendo unica ed indivisibile. Essendo la legge regola e misura, si dice che presente in alcuno in un duplice modo: in un modo come in colui che misura e d regole; nell'altro modo come in ci che regolato e misurato. T. d'Aquino, Parte II, Q. 90.- Il monadtero di Cluny= la preghiera era nelle intenzioni dei Cluniacensi in primo luogo un culto reso a Dio per glorificarlo, non tanto una supplica per averne i favori; di qui colpisce il fasto che colpisce a prima vista nella liturgia cluniacense, e per la stessa ragione si spiga il gusto per gli ornamenti nelle loro chiese, quasi un'anticipazione del Paradiso ed un degno omaggio reso al Signore, come gi nell'Antico Testamento aveva fatto Salomone con il suo Tempio. La preghiera era, inoltre, la voce dell'intera comunit cattolica e foveva formare l'occupazione principale, alla quale ogni tutte gli altre cose erano subordinati; anche preghiera privata aveava il suo posto in monasteri, nonch la lettura dei testi patristici; un'altra novit era il numero dei sacerdoti tra i monaci, con la conseguenza di un maggior numero di Messe, con l'uso di offerte spirituale in suffraw delle anime altrui; infine il culto alla Vergine, la "specialis advocata" di tutti i monasteri riformati, e dei Sanyi, riscontrabile anche nell'abbondanza di raffigurazioni artistiche di essi negli edifici sacri che risalgono a quella corrente ed istituzione. p. 285 P B.- La "vita nascosta con Cristo in Dio", che formava l'ideale del monaco e lo portava a lasciare il mondo, a rifiutare le cariche gerarchiche, ad offrire generosa ospitalit, a dare lavoro a tanti dipendenti, a predicare la giustizia ed a consimili altre forme di apostolato quotidiano. p. 285.- Cultura= tra le innovazioni portate da Cluny alla regola benedettina vi fu quella di sosttrare il lavoro manuale ai monaci per lasciarlo ai fratelli laici ed ai cittadini che abitavano sulle terredell'abbazia. Lo studio entrato nella cornice religiosa e di preghiera, il vhe non imped che da scriptorum uscissero capolavori (manoscritti miniate, codici); pi originale e di vasta risonanza fu il contributo cluniacense in architettura, scultura e pittura, nonch nelle cosiddette arti minore (calici, candelieri, croci ecc.)[footnoteRef:37] p. 286 [37: F. Cardine, Il guerriero e il cavaliere, in J. Le Goff, Luomo medievale, Laterza, Roma-Bari 2004, 90-91.]

- san Romualdo (952-1027)= uomo tormentato e inquieto, che dopo varie pellegrinaggi a Venezia e Francia fin a fissarsi a Camaldoi nell'Appennino toscano e dare vita ad un eremo dove il raccoglimento, il lavoro e la preghiera, il culto alla Vergine, soddisfacessero l'anelito alla perfezione.- Pier Damiani (1006-1072)= discepolo di Romualdo, eremita a Fonte Avellana, poi polemista vigoroso, aposyolo della riforma ecclesiastica gregoriana, cardinale e legato potificio. Promuovo la cultura, desiderando che i religiosi fossero istruiti, ma non permise che lo studio diventasse un'occasione per venire meno agli obblighi monastici: se la vultura e fonte di superbia e dispersione, si fugga e si condanni la.cultura, ma se essa contribuisce a far trovare Dio, ben venva come un prezioso ausiliario della fede e della contemplazione. Le sue proteste contro gli abusi vanno di pari passo con l'utilizzazione delle risorse dell'intelligenza umana, cos come il suo ottimismo nelle possibilit della natura umana sempre alleato con una forte diffidenza verso tutti i valori transeuniti. Possiamo dire che i Damiani non voleva umiliare la cultura ma valorizzarla cristianizzandola, potenziarne le capacit indirizzandole al bene, metterla in un scala gerarchica che aveva il supo culmine nella.visione beatifica di Dio stesso.p. 289; p. 309.- L'ideale religioso dei monaci bizantini era ispirato ad un rigido ascetismo, ad un assoluto dominio dell'anima sul corpo per raggiungere la piena comunione con Dio. p. 291.- Strutture ecclesiastiche del secolo XII: mentre il precedenza il papa era visto come "vicarius Petri" (nella tradizione giuridica il termine vicario indicava colui che sostituisce un altro, ne continua l'opera, assolve i compiti della persona che egli rappresenta), adesso si dichiara che egli essenzialmente vicario di Cristo, che presentato non come "rex et sacerdos", cio detentore di tutti i poteri e datore di qualsiasi autorit. p. 329-330.- Carlo Magno in una lettera aveva scritto: la.potenza divina che vi ba fornito di due spade" e re Edgardo aveva detto all'arcivescovo di Canterbury: io ho la spada di Costantino, voi quella spirituale", il passo decisivo fu compiuto quando san Bernardo di Chiaravalle venne proclamato che "pala habet utrumque gladium". p. 331Le due immagini adoperate dagli scrittori mediovali: il paragone dell'anima e del corpo con la Ciesa e lo Stato, che hanno una parit di diritti e un'ugualianza di poteri. L'interpretazione pi ovvia era quella che identificava nel sole il pontefice e nella luna l'imperatore, perch si conchiudeva che, come questa riceve la sua luce da quello, cos il secondo doveva al primo il suo potere. p.331-Nel corso del secolo XII ben tre Concili tenuti ad Laterano (1123, 1139, 1179; un quarto seguir poco dopo, nel 1215), insistono sul dovere di ogni ecclesiastico di non farsi ordinare "per pevuniam" e sulla nullit di atti compiuti con quei mezzi, sulla preparazione culturale e morale dei sacerdoti, sul divieto ai laici di disporre di beni ecclesiastici e su temi consimili personali, n mancatono decisioni giurisdizionali o condanne personali. Sintetizzando potremmo dire che i Padri si mostravano sensibili ai bisogni di rinnovamento e purificazione, ma erano preoccupati dalle riforme troppo ardite e d'innovazione radicali sia nel settore carismatico sacramentale, sia in quella pi prosaico dei possessi delle Chiese. Notevole sono gli inviti all'assistenza verso i poveri, alla pace interna tra i popoli cristiani, all'offensiva contro i Saraceni, alla moderazione nei guadagni ecc. p. 335 PB.- Dawson= il cavaliere venne distaccato dal suo quadro barbarico e pagano essendo cos integrato nella struttura della civilt cristiana, da essede considerato uno dei tre organi indispensabili del corpo sociale insieme al prete e al contadino, ciascuno dei quali reclamava i servizi dell'altro come membra di uno stesso organismo. p. 341.- Le Confraternite= sono un fenomeno religioso basato sul precetto cristiano della fratellanza e della.reciproca assistenza; le confraternite sorsero soprattutto per i bisogni spirituali ed a suffragio delle anime, ma presto in un secondo tempo esse perseguirono svopi d'ordine materiale, come l'assistenza ai malati, l'aiuto ai carcerati, i sussidi ai poveri, la difesa nei tribunali, ecc. L'importanza sociale delle Confraternite medioevale aveva la funzione di tenere avvinti alla Chiesa i fedeli laivi, specialmente i ceti borghesi e popolari in progresso, tessendo una rete che permetteva di riportare sotto l'azione della gerarchia ecclesiastica quegli elementi che tentavano di sfugirle o di cadere in preda all'eresia; di affratellare gli uomini di ceti diversi, favorire la pacificazione degli anime, compiere le opere di carit, ecc.p. 344.- La piet era intensa e si manifestava in molteplici forme, coesist. 345- il secolo XII fu ricchissimo di movimenti ed istituzioni presentando una panorama completamente nuova nell'ambito della religiosit cattolica miedievale.Una prima novit costituita dei canonici regolari che aveva un modo proprio di vivere insieme, di pregare, di fare apostolato, d'imitare la Chiesa primitiva senza ingombri o esagerate penitenze corporali. - I certosini e cistercensi = l'essenza del messaggio certosino consiste nell'adorazione di Dio compiuta con una preghiera continuata che era meno liturgica fatta di riflessioni pi che formule, mirante alla contemplazione; il monaco era staccato dalla Chiesa, era un solitario, anzi, il suo pensiero era rivolto alla salvezza dei fratelli.- San Bernardo (1091-1153)= 86 Sermoni sul CC; era tutto teso verso l'infinito. La novit del suo carisma non era del tutto assoluto nuova. Egli traccia un'itinerario verso Dio dal basso all'alto, la sua novit consiste nel tentativo di definire i singoli momenti. Il primo momento costituito dell' umilt che un conoscimento di s, della.propria miseria, del dono fatto da Cristo all'anima di un amore senza limiti. p. 362-364- sec. XII presenta notevoli cambiamenti nei campi politico, sociale e religioso rispetto al perioda precedente del Medio Evo, della presenza dei laci nella vita religiosa.- Il movimento religioso patarino= sorge a Milano come difesa del clero simoniaco e poi arriv a professare concezioni non del tutto ortodosse circa la validit dei Sacramenti amministrate da preti indegni.Nel sec. XII patarino era diventato sinonimo di eretico.- Il movimento religioso catarino= pur essendo orientati verso un dualismo bogomila costituivano uno dei modi, spesso il pi drammatico e vissuto, con cui le folle cercarono di far propria e vivere l'esperienza cristiana in una religiosit intensa e profonda. p.228 Il rinovamento PB. il pensiero dei catari consisteva nel vedere il mondo come procedesse dal dominio, nel rifiutare i Sacramenti, nel condannare il matrimonio, nel vietare l'uso della carne, delle uova e dei latticini, nell'aborrire i giuramenti, nel negare alle autorit civili il diritto di punire gli eretici. pp. 367-368. Nella pratica spirituale: fuga della vita, lasciarsi morire da fame o di finire in quache altro modo violento l'esistenza terrena; l'antipatia per l'atto sessuale, il digiuno. p. 368- Il movimento religioso valdese= Pietro Valdo (1140-1217) apparteneva alla ricca borghesia cittadina, povo dopo si convert ad una vita di povert. La comunit "Poveri di Lione" composta da persone che giravano scalze, a due a due, imitavano il Cristo nudo predicando la povert. p. 368. - il sec. XII rappresenta per la cultura un'oasi di serena e vivida bellezza, una fervida attivit informata ai pi puri e nobili ideali religiosi e culturali; l'origine delle Chansons de geste sono nate sulle vie dei pellegrinaggi, dei santuari, dalle pagine delle cronache e dei diplomi custoditi nei vari monastri ed hanno preso forma da una collaborazione tra i pellegrini, guerrieri, monaci, giullari, troveri; pp. 378-379- gli scismi, i frequenti duelli tra papi e imperatori, le rivendicazioni dei nuovi Stati e dei Comuni erano occasioni per prese di posizioni in materia di teorie politiche, l'autonomia dei poteri civili. p.385- la pedaogia aveva l'obiettivo di formare uomini forti e coraggiosi, cortesi e disciplinati i quali " nell'affirmazione dei valori sociali e mondani potessero far conoscere il valore e la dignit della persona umana ( Flores D'Arcais).- lo studente si metteva presso un maestro verso i 14 anni e iniziava il tirocinio (studi di grammatica, retorica e dialettica), poi, dopo sette anni, cominciava ad aiutare il suo docente nell'isegnamento dei ragazzi pi giovani, infini si presentava davanti ad un collegio di dottori per difendere la sua tesi e se superava le obiezioni e le critiche riceveva il titolo, era autorizzato ad insegnare ed entrava nella corporazione. p. 405- il termine latino feudum nel sec XI aveva il significato di diritto reale patrimoniale; il feudo appare in un documento francese del 916 ed in Italia appare come un'inventario dei beni del vescovato di Lucca nella meta del sec. IX. L'origine della parola incerta, m la storia del vocabolo vi daw alcuni spiegazioni: nelle lingue germaniche vieh con il signifiacto latino pecus; il gallo-romanone fece fief che significa capo di bestiame e bene, ci che si pu dare in cambio di qualcosa. Per vario tempo, feudum continu a significare i beni immobili contrapponendosi al mobile. p. 431-432- il simbolo della vita di un nobile feudale era il castello, eretto sopra un'altura, a scopo di difesa ma anche di residenza ordinaria, composto di un maschio centrale, di cortili, di case pi modeste e di una cinta muraria punteggiata di torri. p 457la distinzione tra feudalismo e cavalleria: il feudalismo fin dagli inizi era in ordinata gerarchia con obbligo al vassallo del giuramento di fedelt e con riconoscimento in del suo favore del diritto all'alta protezione del signore ed al godimento dei beni avuti n cocessione; la cavalleria si afferm come dignit eminentemente personale, indipendentemente da ragioni di nascita e da signoria di beni; non conobbe n gradi n gerarchie. p. 458- Le Gof ha affermato che uno dei grandi fenomeni della storia occidentale dal X al XIII la comparsa di castelli, il motivo da una parte va ricercato nelle esigenze di sicurezza, nell'urgenza di trovare un rifugio, dall'altra parte va cocepito come evoluzione sociale essendo il centro di attrazione per chi sente il bisogno di ssicurare la.propria posizione. pp. 501-502- Innocenzo (scelto papa nel 1198)= nato al castello di Gravignano, educato a Roma, aveva frequentato le Universit di Bologna e di Parigi, aveva tenuto vari incarichi di rilievo in curia e si fatto notare per seriet e dignit di vita. p. 23- una breve panoramica sulla situazione politica (1215-1250)- L'Impero medioevale non era mai stato universale,per fino al termine del secolo XII aveva fruito di un superiorit sulle altre formazione coeve ed affini e poteva, entro certi limiti, godere della rappresentanza ufficiale di tutto il mondo civile occidentale. Nel Duecento si aumentato il prestigio degli Stati che ormai possiamo chiamare nazionali e l'abbassamento dell'Impero. Il motivo delle carenze imperiali evidente, erauna ragione a cui non si poteva trovare rimedio essendo congenita con la sua stessa natura; l'Impero non poteva non essere elettivo, basato sui grandi feudatari e privo di una birocrazia o di funzionari legati al sovrano da molteplici rapporti ed interessi; man mano si passa al piano dottrinale. Innocenzo III intendeva abbassare la potenza imperiale che pretendeva disporre dei troni ed al suo posto, nella decretale Per venerabilem, riconosceva che il re di Francia non aveva altri superiori a s nell'ordine temporale. p. 161-162- La nota saliente della Chiesa duecentesca la burocratizzazione e l'apparato legislativo che la sosteneva, la enorme diffusione degli studi di diritto, l'impostazione giuridica data a tutto l'operato ecclesiastico, la moltiplicazione degli uffici e quindi dei funzionadi, la sempre pi rigida separazione del clero dal popolo e, nel clero, degli impiegati di curia dai pastori di anime, l'insaziabile necessit del denaro per provvedere al mantenimento di quella macchina e per soddisfare i bisogni (o i gusti, gli appetiti, l'avarizia, le ambizioni, ecc.) dei membri pi o meno altolocati e responsabile del governo centrale. Possiamo cogliere anche i lati positiv: la saldezza d'impianto del sistema, la precisione nell'adempimento delle pratiche, la sottigliezza d'analisi nelle questioni controverse, l'importanza del lavoro compiuto, ecc. p. 169-170.Innocenzo III e il Concilio ecumenico Lateranense (1215) hanno messo le basi della salda impalcatura ecclesiatica presentando la Chiesa come un'unit che si riassume nel pontefice perch lui che rappresenta il vero capo della Chiesa, Cristo, re e sacerdote in eterno. All'inizio del secolo XIII era presa di posizione che non bi fosse soltanto il cosiddetto il primato dello spirituale (ossia cio che si collega direttamente al potere apostolico ed al carisma sacerdotale) ma molte altre facolt legate alla posizione favorevole creatasi per in complesso di circostanze (i papi, ad esempio, erano tutori della societ, superiori feudali di molti Stati, esercotavano funzioni civili, ecc.) p.171.- Innocenzo IV accresce la burocratizzazione dei raporti, privando dell'afflato spirituale (che dovrebbe essere la prerogativa dell'attivit religiosa) il sistema delle relazioni tra centro e periferia, tra pontefice e sacerdoti, tra pastori e fedeli. Le nomine vescovile erano avocate a Roma sovvertendo la prassi precedente e gettando un'ombra sulla raggiunta unit dell'ordinamento ecclesiastico. p.172.- la Chiesa l'arca della salvezza e la cellula del Regno di Dio, ma accango ad essa sussistono le cose che debbono svilupparsi in conformit della loro essenza ed agire in vista del bene temporale, proprio per questo la Chiesa non pu rivendicarsi un potere ma solamente svolgere un'azione direttiva finalizzata in rapporto alla moralit privata e pubblica ed alla salvezza eterna. p.175- Il termine christianitas nel linguaggio ecclesiastico-politico medievale, non era solamente sic et simpliciter la Chiesa, ma l'insieme degli uomini e delle terre abitate da battezzati, quindi con problemi e interessi in quanto cristiani; inevitabilmente l'accento si pone di pone, in una sanctissima societas, pi sui laici che sui sacerdoti, ossia sull'aspetto socio-temporale dell'istituzione e non quello carismatico-sacramentale. 177.- La posizione di Innocenzo III= l'atteggiamento verso gli Stati nazionali nei confronti dell'Impero, la concezione del primato religioso-politico del papato. p. 177-178- La posizione di Gregorio IX= una nuova interpretazione della famosa donazione di Constantino non negando l'autenticit, ma sostenendo che quell'imperatore sapendo di dover governare il mondo con il pungolo della giustizia, aveva rimesso per sempre al pontefice romano, al quale il Signore aveva gi affidato sulla terra il potere sulle cose celesti, anche lo stendardo e lo scettro imperiali...- La posizione di Innocenzo IV= il pontefice in quanto vicario di Cristo esercita una generalis legatio che si estende anche a qualsiasi atto compiuto dai cristiani; la Chiesa una monarchia che possiede naturaliter et potencialiter un principatum imperii e di conseguenza " necessario ricorerre al pontefice o quando vi una necessitas iuris essendo incerto quale sia il giudice che possa proferire legalmente una sentenza, o se vi una necessitas facti non essendovi un giudice superiore o non volendo o non potendo quelli inferiori esercitare la giustizia come il loro dovere. p. 178- Gioacchino da Fiore (1145-1202)= abate calabrese, nasce a Celico nella diocesi di Cosenza, esegeta della Bibbia. Dante nel Paradiso, lo definisce come "di spirito profetico dotato". - terza epoca che Giocchino vide clarificatio Spiritus Sancti sarebbe un terzo Testamento (il primo fu l'et del Padre, che il Cretore dell'universo; il secondo l'et del Figlio che si abbass ad assumere il nostto corpo; il terzo sar l'et dello Spirito come dice sa Paolo: "dove c' lo Siprito del Signore ivi la libert". p. 197-200.- da chi era san Francesco a cosa sappiamo di lui: Al prinipio del secolo XIII era diffusa la convinzione che la Chiesa fosse in rovina e che la si potesse restaurare soltanton con un ritorno al Vangelo; anche Innocenzo III sognasse che la Chiesa di Laterano stava crollando edil Crocifisso di san Damiano avveva invitato a ripararla.- L'intenzione di san Francesco era di ridarci il senso originario cristiano della ugualianza di fronte a Cristo e della nostra fraternit in Lui. Nella societ miedivall'invocazione francescana della fraternit risuona in un forma nuova, inoltre bisogna rinnegare se stessi: sint minores, cio i pi piccoli in ogni confronto con qualsiasi altro, in un continuo esercizio di umilt sempre pi profonda. p. 217.- Nelle lotte civili e nei contrasti di classe san Francesco veniva a portare il senso diuna nuova impostazione dei rapporti umani inserendosi nella vita del Medio Evo con perfetta aderenza ai tempi. 216. Il sentimento della natura diverso dal mondo medievale che aveva conosciuto la realt naturale ma con diffidenza, distacco e sososospetto. Gli esseri della natura sono da Francesco accomunati nel rendere grazie a Dio che li ha creati per la bellezza e l'armonia dell'universo. Animato o inanimata, la realt ha in s presente Dio, specchio della sua potenza e provvidenza; e a questa consapevolezza il Santo ha uniformato tutta la sua vita. pp. 216-217- La cultuta= il genere di studi pi coltivato nelle Universit medioevale erano la Filosofia e il Dirtto facevano da padroni, e su di essi aleggiava la Teologia.- il tipo di sapere dominante era il carattere profondamente filosofico della cultura e il netto primato delle discipline speculative pur nel riconoscimento di un prezioso valore formativo attribuito alle litterae e di una loro indispensabilit anche ai fini dell'apostolato cristiano. p. 290 Il rinascemento...- Il genere della letteratura scolastica ha aperto nuovi campi, come nelle famose "quaestiones disputatae e quaestiones quodlibetales. 290- Universit di Parigi= il maggior centro intellettuale europeo, depositaria di una funzione universale, dotata di diritti e libert proprie, eppure posta al servizio della Chiesa, traente anzi dall'autorit pontificia il pi ambito riconoscimento del suo compito. 292 il riascem...- la scienza: Ruggero Bacone (1214-1292/4) e Raimondo Lullo (1235-1315)- La nuova prospettiva che Ruggero apre alla riflessione medioevale il sapere che dovr essere insieme saggezza pratica e virt morale ed avere anche una capacit persuasiva per convicere gli individue e popoli dei benefici della scienza. p.304 il rinasciRiunire tutte le genti in un'unica societas diretta dalla Chiesa, gu la sua utopia per la quale egli ritenne che i libri dei "gentili, greci, arabi, ebrei" avrebbero contribuito a far convertire le "sectae" alla "catholica veritas" e che la conoscenza scientifica avrebbe collaborato a rendere gli uomini pacifici ed operosi offrendo loro in pari grado la "salus" religiosa e la "potentia" mondana. p. 304 il rinasce.- letteratura francescana: Cantico di frate sole= composto nella chiesetta di san Damiano nel 1224 dopo una notte di sofferenze; p. 330. Il componimento e in versetti di intonazione biblica, seguente il cursus; scritto in volgare umbro. Il Cantico si presenta mosso da un'inspirazione unitaria, sia poeticamente, sia nei temi di esaltazione e di meditazione religiosa; le fonti bibliche restano soltanto un traccia sopra la quale Francesco ha impresso il segno diun personale creazione lirica. pp. 330-331 il rinascim..- Salimbene da Parma (1221-1287)- i mercanti (i mercatores)= categoria sociale che non solo contribu allo sviluppo economico dell'ambiente dentro il quale viveva ed agiva ma soprattutto rec un conttibuto all'individuazione di un nuovo tipo umano nel qua