capitolo 2 analisi dei contesti formativi

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Professioni educative per il socialeL’universo in cui viviamo si connota sempre più come un “pluriuniverso” che da un lato seduce e dall’altro genera percezioni e condizioni di insicurezza; permangono i problemi legati allo sviluppo di un sistema economico- sociale e culturale caratterizzata da una grande variabilità interna.LE SITUAZIONI A RISCHIO SOCIALE SONO MOLTEPLICI, si richiede la competenza di figureprofessionali impegnate nella promozione del benessere individuale e nella costruzione di un tessuto sociale sano e solidale:

L’educatore socialeL’assistente socialeL’educatore professionaleLo psicologo impegnato nel sociale

Il cambiamento avviene nella comunicazione

Il paradigma individualistico, che ha segnato e segna il pensiero, le rappresentazioni sociale ecc, cede il campo lasciando emergere le istanze di una concezione relazionale e sistemica secondo cui il rapporto io/altro si inscrive in una visione del mondo dove l’intersoggettività viene letta come il modo in cui riusciamo a conoscere i nostri pensieri.

INTERSOGGETTIVITA’

Forma e definisce l’io attraverso l’altro e viceversa e si basa su un insiemecomplesso di interazioni dinamiche tra soggetti- persone

Il pensiero psicologico e pedagogico riconosce che:

l’educazione del momento individuale della personalità non può compiersi se non nell’ambito più vasto dell’educazione alla società.

Lo sviluppo cognitivo- emotivo è un percorso di natura situata e distribuita:Situata perché dipendente dai contestiDistribuita perché collegata agli strumenti e agli artefatti culturali, ai sistemi di segni di cui ci serviamo normalmente.

La comunicazione disegna e scandisce i confini tra io e mondo, le interazioni e le relazioni tra differenti soggettività, culture, a tal punto da poter affermare chei processi apprenditivi e i cambiamenti avvengono non tanto attraverso la comunicazione, quanto nella comunicazione???????Chi svolge una professione educativa per il sociale è chiamato a:

Progettare micro e macro-contesti in tesse relazioni educative ripetitive, di cura, di empowerement;Coltivare/rafforzare atteggiamenti di apertura costruttiva e creativa che riconoscano e facciano riconoscere appartenenza e cittadinanza attiva;Negoziare un progetto e un contratto educativo la cui responsabilità è condivisa con il team o equipe e con l’utente.

Progetto educativo e set-setting

Si può definire il settino come un’istruzione, ossia una struttura organizzata di spazi.Il setting( il cui termine inglese deriva dal verbo set; significa organizzare mettere a punto, disporre, stabilire e stabilizzare qualcosa. Il settino ha a che vedere con l’attività di fissare condizioni di funzionamento di una cosa o di una situazione

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introducendo parametri di continuità e di regolarità; ha a che vedere con tutto ciò che costituisce il contenitore, la cornice, il confine organizzativo in cui una cosa o un’attività umana viene disposta) è l’organizzazione di spazio, tempo, regole per realizzare il progetto educativo.

In una comunità la “cornice” organizzativa è definità da tutto ciò che l’educatore- discute- comunica- e decide con il gruppo ma anche da:- rappresentazioni- teorie e metodi- modi di vedere e interagire che non vengono esplicitati

lo spazio e il tempo non sono soltanto quelli dell’attività, ma sono anche scanditi da ritualità che danno colore e senso all’intera giornata( come scrive Sabrina Russo, con riferimento a un gruppo- appartamento che ospita soggetti con deficit mentali:” è un fenomeno consueto per i problemi organizzativi o contrattempi, l’educatore si vede costretto a volte a non seguire un utente in una determinata attività. Il non aver vissuto con l’operatore una certa esperienza che presenta cadenza periodica, si presenta come una ritualità interrotta, un sentirsi trascurato. In genere la giornata è persa in quanto l’utente sente interrotto un ritmo interno che non può essere recuperato se non a partire dal giorno successivo).Le relazioni sono scandite dalla dinamica istituto/istituente dove:

l’istituto è tutto quanto dato dall’esterno o imposto dall’alto;l’istituente è l’èquipe degli educatorile istituzioni interne sono quelle regole convenute dal gruppo istituente che devono essere poche e chiare;

il setting è il risultato della progettualità e riflessione sull’esperienza, ma è anche il risultato di un processo di co-costruzione con i fruitori:

costituisce un campo fisico e mentale che via via viene ridefinito e co- costruito insieme,utenti e educatori.LA METAFORA DEL FIUME Una struttura residenziale potrebbe essere definita metaforicamente come il letto di un fiume.Il lavoro dell’èquipe consente ai singoli affluenti di incontrarsi e di continuare insieme un percorso regolare e sicuro. Ciascun affluente porta con se tutti i materiali raccolti durante il percorso.

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IL SETTINGIl setting psicoanalitico crea le condizioni di contesto per rendere osservabili e analizzabili i fenomeni psichici sia per il paziente sia per il terapista, al fine della presa di coscienza mediante comunicazione.I presupposti generali del setting psicoanalitico sono:a) il patto o contratto terapeutico, ossia tutto ciò che l’analista ha comunicato al paziente prima di iniziare il lavoro terapeutico;b) l’assetto organizzativo,ossia il luogo dei fatti concreti che andranno via via distinguendosi dagli eventi immaginari es gli appunti che dichiarano la necessità dell’incontro in uno spazio o un tempo definito; la neutralità ossia la prassi dell’osservazione e la discreta astenzione da ogni giudizio morale; l’astenzione ossia il divieto di azioni a contatto fisico dentro e fuori da ogni seduta ecc…il processo analitico può essere descritto come un procedimento tendente alla progressiva distinzione dell’ordine del reale dall’ordine dell’immaginario mediante l’uso dell’ordine del simbolico.I principi generali del settino psicoanalitico si rivelano proficui nella progettazione dell’assetto organizzativo di un gruppo di lavoro, così come di un’istituzione di educazione, prevenzione e cura,

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Il lavoro dell’educatore consiste nel rafforzare gli argini in modo che possano contenere il flusso l’acqua anche nei periodi di maggiore turbolenza.Il setting è rappresentato proprio dagli argini.Se vi è un momento di grande pericolo e turbolenza i momenti più delicati sono quelli di un cambiamento:

l’apertura di un nuovo servzio;la separazione di alcuni suoi comportamenti;il cambiamento degli educatoriproblemi organizzativi

gli educatori devono rafforzare gli ormeggi, raccogliere a uno a uno quegli stessi materiali che il fiume vorticosamente trascina, e utilizzando quegli stessi materiali, ricostruire. Il letto del fiume è una nuova realtà per gli affluenti che vi arrivano, si incontrano entro quegli argini( spazi, tempi ecc) e si scontrano con essi. Gli utenti, come gli affluenti del fiume propongono cambiamenti nell’assetto strutturale dell’istituzione e del gruppo.

E’ IMPORTANTE CHE:

GLI EDUCATORI sappiano cogliere e valorizzare le caratteristiche e le esigenze di ognuno, e sappiano darvi voce e forma ridefinendo il contesto di vita

AFFINCHE’Le tensioni negative e aggressive non si trasformino in veri e propri ingorghi

relazionaliLO SCOPO ULTIMO DEL LAVORO EDUCATIVO è quello di sviluppare le personali potenzialità e la propria originalità.Gli affluenti di questo fiume hanno bisogno di riconoscere e essere riconosciuti, di formarsi e di essere valorizzati, attraverso l’incontro e il confronto nelle loro diverse individualitàLe acque di questo fiume non possono rimare per sempre unite.

Un gruppo serve per allargare lo spazio di libero movimento individuale in senso fisico e psicologico; serve per co- costruire, riconoscere, affermare identità, originalità e sicurezza, autonomia e deve permettere di aiutare a separarsi per andare verso nuovi incontri ed esperienze

Il set- setting di una struttura residenziale è un campo fisico e mentale che via via si definisce e si modifica per essere proprio quello che serve a quei particolare utenti e educatori.L’insieme di teorie, idee e procedure che costituiscono il set-setting di un intervento educativo deve essere a monte pensato dall’èquipe e dagli educatori per poter essere poi “modellato” sulla quotidianità e co- costruito tenendo conto delle componenti interne e della realtà di contorno.

Progettare e operare attraverso e nella comunicazione

La progettazione e la realizzazione di un progetto educativo richiede che:Si concentri il sistema di ipotesi che si tiene a riferimento nella progettazione e/o nella conduzione di un percorso educativo;Si garantisca un assetto organizzativo spazio- temporale-relazionale dell’intervento educativo che sia coerente con l’approccio teorico adottato.Si tenga presente e si sappia monitorare la dinamica che si crea tra setting del gruppo, sistema di ipotesi di chi ha responsabilità educativa e

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setting dell’istituzione responsabile del mandato, del quale ne risponde alla comunità dei cittadini

SCOPO del lavoro educativo è l’autonomia e il cambiamento individuale. Lo specifico del setting gruppale, è la circolarità della parola e del pensiero, è la creazione di un campo comune a tutti i componenti per confrontarsi e configgere tra pari.Quanto a CONDUZIONE, chi ha la responsabilità di un gruppo, dovrebbe svolgere la funzione di pensatore- progettista, ma anche di facilitatore, co- attore, co- pensatore. In un gruppo una funzione di guida efficace è quella in un adulto che presieda i confini(spazio, tempo, regole). Gli stili di conduzione variano a seconda del set- setting dell’istituzione, della professionalità e delle caratteristiche dell’educatore.Di fronte a stili di conduzione troppo centrati sull’educatore è frequente assistere a fenomeni di regressione.

La regressione può manifestarsi con comportamenti di - Dipendenza( da parte dei componenti del gruppo nei confronti del

leader) o- Controdipendenza( sempre nei confronti del leader attraverso

forme di mascherate,ritardi, assenze, resistenze nel compiere scelte ecc).

In taluni casi può succedere che parte del gruppo discuta fuori dal gruppo.

Fare gruppo fuori dal gruppo può considerarsi un comportamento regressivo di controdipendenza; consiste in un attacco mascherato al leader, ma soprattutto al compito e al setting del gruppo nella sua interezza.

L’ambiente del gruppoL’ambiente gruppo è una cassa di risonanza di emozioni e di razionalità e può funzionare come palestra per imparare a comunicare e a configgere; chi ha responsabilità di un gruppo non deve evitare i conflitti,piuttosto deve permettere che emergano senza accentuarli.L’aggressività nel gruppo può giocare un ruolo importante nei processi di sviluppo emozionale sani,ma può minarne il funzionamento fino a distruggerne l’esistenza, si creano dinamiche distorte e distruttive. Le cause di un funzionamento distorto vengono ricercate nei singoli partecipanti, perdendo di vista il fatto che queste dinamiche sono solitamente espressioni di un setting problematico nel quale, tutti i componenti sono coinvolti, conduttore compreso.CONCETTO DI ANTI-GRUPPO non si tratta di una cosa statica, ma di un insieme di atteggiamenti e impulsi, consci e inconsci, che si manifestano in maniera diversa in differenti gruppi; la maggior parte dei gruppi hanno sempre un anti-gruppo.

Per imparare ad uscire da dall’ anti-gruppo bisogna esserci entrati

e aver provato un acuto fallimento.Bisogna evitare di considerare il singolo soggetto

o sottogruppi come l’unica causa della situazione critica.

Nel setting di gruppo è importante che vengano riconosciute e valorizzate le competenze e le differenze interne ed è importante che tutti i componenti del gruppo imparino a pensare in termini di gruppo, perché successi e difficoltà si manifestano nel campo del gruppo.

La pianificazione e la conduzione di un intervento educativo

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Ogni intervento educativo è compreso in un più ampio sistema e come la sua dinamica interna veda evolvere forze costruttivo-creative e regressivo-aggressive; l’intervento educativo ha bisogno di operare in rete con i servizi intenzionalmente educativi formali( scuola) e non formali( famiglia, enti locali, chiese ecc) e di ripensare il sistema delle risorse disponibili.LA RETE DELLA PERSONA E DELLE RETI SOCIALII bisogni sociali degli individui richiedono un lavoro di rete che raccordi l’individuo con la sua rete di appartenenza e coordini gli interventi di servizi formali e non formali creando una trama di interazioni. Nel caso di devianza e/o criminalità, l’unità del mondo intrapsichico non è data.Un educatore è un operatore pedagogico che lavora sul campo, che deve conoscere le qualità delle offerte e la consistenza delle risorse, nonché le problematiche del campo per scegliere e intervenire a favore degli individui e i gruppi.COSTRUZIONE CONDIVISA DI SENSO E APERTURA AL CAMBIAMENTO

Il progetto educativo la progettazione deve attribuire un valore primario alla costruzione di un contesto che c’è, di uno spazio all’incontro, dove sia possibile il rispecchiamento e lo scambio, il confronto e il conflitto, la negoziazione.L’approccio pedagogico intende rendere il soggetto – persona costruttore attivo del proprio spazio vitale e della propria autonomia e vede l’educatore come una figura di riferimento presente, non intrusiva e coerente.

Può essere opportuno ricercare il cambiamento facendo leva sulle potenzialità non sempre visibili della conoscenza situata,riconoscendo le buone pratiche realizzate e le buone risposte date. Un tale approccio può essere molto utile nella cooperazione tra differenti servizi, dove il problema è quello di stimolare e riconoscere le buone pratiche.Il gruppo di progetto o l’èquipe può ridurre le difese, perché un problema viene vissuto come occasione di indagine.ESSERE E FARE L’EDUCATOREDa un punto di vista pedagogico, quali “stili” e contenuti un educatore dovrebbe privilegiare?Quanto agli stili, confronto democratico, la flessibilità, la convivialità rendono vitali un gruppo; l’educatore svolge una funzione di tutoring nel senso che crea un’impalcatura di sostengo e la ritira non appena il gruppo è in grado di progettare e di fare in modo sufficientemente autonomo. Al fine di svolgere la funzione di tutoring, è di vitale importanza la qualità della comunicazione e della relazione che l’educatore riesce a instaurare con i soggetti, un legame che si basa su:

I meccanismi di transfert di attaccamento,perdità, reattività alla frustrazione, gestione della separazione possono permettere al soggetto di vivere sentimenti mai provati o mai riconosciuti prima e possono rivelargli parte di sé mai considerate; potrà in questo modo portare il soggetto ad accettare e integrare parti di sé precedentemente tenute rigorosamente separate, proiettate e agite, e a divenire interlocutore attivo nella costruzione del proprio percorso formativo e della propria realtà. Per l’educatore questo significa lavorare sia sui meccanismi di transfert sia sul proprio controtransfert, ossia sulle emozioni e i sentimenti che questi meccanismi provocano sul soggetto. In questo modo può modulare la propria comunicazione al fine di svolgere una funzione di sostegno, contenimento, strutturazione.Progettualità condivisa e messa a punto di contesti proiettati. Al soggetto deve essere data la posinbilità

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di partecipare alla progettazione e alla contrattazione del proprio percorso formativo e di sperimentarsi in differenti ruoli e situazioni.L’orientamento al futuro. Il setting della relazione deve essere pensato e realizzato all’insegna dell’autonomia e della separazione. Deve essere basato su una positiva scommessa in ci la posta in gioco è l’acquisizione di competenze di autonomia emotivo- cognitiva e deve prevedere e preparare la separazione come conclusione naturale di un successo educativo.L’autorevolezza, la riservatezza e il giusto di stanziamento emotivo. La competenza, coerenza- stabilità, attendibilità permettono di comprendere senza fondersi- confondersi con l’altro, possono far si che l’educatore diventi un validatore autorevole della realtà e venga percepito come un riferimento sicuro.

Quanto ai contenuti, un educatore professionale coltiva una cultura per la vita, e sollecita la maturazione di forme di progettualità personali e grippali.LA SUPERVISIONE PER OSSERVARE E PER PENSARE L’ESPERIENZA Chi progetta e conduce gruppi educativi, è un professionista che opera continuativamente all’interno di un istituzione, ed ha a che fare con gruppi che possono avere differenti finalità, differente strutturazione e possono riferirsi a differenti categorie di soggetti:BAMBINI, ADOLESCENTI, GIOVANI E ADULTI. Si tratta di professionisti ai quali è richiesto un elevato grado di professionalità, sensibilità,coinvolgimento emotivo, rischio di insuccesso. La funzione più importante che un’istituzione può svolgere è quella di offrire un posto sicuro in cui poter parlare delle difficoltà.

La supervisione può essere definita come una forma di riflessione e di comunicazione di carattere interdisciplinare che intende promuovere il miglioramento delle relazioni sul lavoro.

Dal punto di vista didattico,il processo di supervisione consiste nel tentativo di analizzare se l’operato sia stato coerente con gli obiettivi.

Dal punto di vista dell’analisi della relazione, il processo di supervisione riguarda la riflessione sulle implicazioni personali nella gestione della relazione.

Considerazioni di Gian Paolo Lai, che si è più volte soffermato sul tema, sostenendo che la supervisione serve al gruppo per lavorare meglio in futuro grazie a una particolare riflessione sul lavoro passato. Secondo Lai il supervisore deve astenersi dal valutare l’operato che viene esposto e dal suggerire ipotesi e soluzioni alternative. Se fa riferimento a proprie esperienze non deve proporlo come modello.

LA SUPERVISIONE IN UN SETTING GRUPPALE deve fare i conti con il crearsi di fenomeni anti- gruppo determinati dalle emozioni connesse dall’angoscia di esporsi agli altri e di essere da questi giudicati insufficienti, dalla rivalità, dalla competizione, dall’aggressività latente o manifesta contro i singoli e contro il gruppo.

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