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Q uesto secondo numero di Communio 2012-2013 va alle stampe a poco più di due mesi da quando Papa Benedetto XVI ha annunciato la rinuncia al ministero petrino e a un mese dall’elezione del suo successore Francesco: il primo Papa proveniente dalla Compagnia di Gesù e il primo Pontefice nella storia della chiesa che ha scelto di chiamarsi con il nome del «poverello di Assisi». V orrei allora dedicare a questi due vescovi di Roma l’introduzione al presente numero del nostro giornalino. Nel farlo, ripropongo a tutti i nostri lettori anche alcuni passaggi di due lettere che don Armando Nugnes, uno degli attuali formatori del nostro seminario, ha inviato ai seminaristi della sua comunità di quinto anno. D urante l’udienza speciale che Papa Benedetto ci aveva riservato lo scorso anno in occasione del Centenario del seminario, nel breve colloquio personale alla fine dell’incontro egli si era voluto rassicurare che l’unico seminario interdiocesano in Italia condotto dai gesuiti continuasse ad essere affidato alla Compagnia di Gesù. Camminiamo insieme Foglio di informazione interno del Pontificio Seminario Campano Interregionale segue a pag. 3

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Page 1: Camminiamo insieme · 2013. 10. 7. · l laboratorio ad audiendas, proposto alla comunità di quinto anno, durante la terza e la quarta settimana di febbraio, è stato guidato nella

Questo secondo numero di Communio 2012-2013 va alle stampe a poco più di due mesi da quando Papa Benedetto XVI ha annunciato la rinuncia al ministero petrino e a un mese dall’elezione del

suo successore Francesco: il primo Papa proveniente dalla Compagnia di Gesù e il primo Pontefice nella storia della chiesa che ha scelto di chiamarsi con il nome del «poverello di Assisi».

Vorrei allora dedicare a questi due vescovi di Roma l’introduzione al presente numero del nostro giornalino. Nel farlo, ripropongo a tutti i nostri lettori anche alcuni passaggi di due lettere che don

Armando Nugnes, uno degli attuali formatori del nostro seminario, ha inviato ai seminaristi della sua comunità di quinto anno.

Durante l’udienza speciale che Papa Benedetto ci aveva riservato lo scorso anno in occasione del Centenario del seminario, nel breve colloquio personale alla fine dell’incontro egli si era

voluto rassicurare che l’unico seminario interdiocesano in Italia condotto dai gesuiti continuasse ad essere affidato alla Compagnia di Gesù.

Camminiamo insieme

Foglio di informazione interno del Pontificio Seminario Campano Interregionale

segue a pag. 3

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Camminiamo insieme

È tempo di CresCere insieme

ministri di Cristo e della Chiesa

il CarCere: “Casa del padre”

Un “laboratorio” da vivere

QUel Che il signore esige da noi

il Convegno del settore bibliCo...

omaggio a padre enriCo Cattaneo

SommarioFoglio di informazione interno del Pontificio Seminario Campano InterregionaleVia Petrarca, 115 - 80122 Napoli - Tel. 081.2466011 mail: [email protected]

RedazioneMariano Signore (coordinatore), Giuseppe De Marco, Marco Montano, Antonio Mele.

Grafica e ImpaginazioneGiammaria Cipollone, Lorenzo Zambetta

StampaPromofactory Orta di Atella (Ce) - Tel. 081/5022079

Hanno collaborato a questo numero:P. Roberto Del Riccio s.j., Giuseppe Vito, Vincenzo Garofalo, Roberto Di Chiara, Biagio Barra, Antonio Salvatore Macolino, p. Carlo Manunza s.j., prof. Sergio Tanzarella.

Nota redazionale

Coerentemente con quanto esplicitato nella nota redazionale precedente, offriamo alla lettura il secondo numero del giornalino.

Pubblicare due numeri all’interno di uno stesso anno ha come intento primo quello di seguire gradualmente gli eventi che hanno caratterizzato, in maniera significativa, la vita del seminario. Quest’ultima – come evidenziato dagli articoli stessi - non inerisce solamente ciò che in ‘pratica’ avviene all’interno delle mura del seminario stesso, dal momento che molteplici attività, pur prendendo avvio dal progetto formativo, hanno trovato ‘luogo’ all’esterno. E ciò in forza di una attenzione che ogni futuro presbitero deve avere nei confronti del territorio, foss’anche quello nel quale non svolgerà la sua futura

attività pastorale; d’altronde la Chiesa è universale e, quindi, coglierne le sue diverse espressioni, in zone talvolta non sempre facili, significa sentirsi ‘membra’ di un unico progetto di salvezza. Vorremmo, infine, come redazione, manifestare gratitudine per la fiducia che i formatori hanno

posto nel nostro lavoro in vista della realizzazione di questo piccolo ‘foglio’ di informazione. Abbiamo svolto un servizio che ci ha fatto sentire, ancor di più, partecipi di un comune progetto di vita che non trova altra finalità se non nella conformazione a Cristo.

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RedazioneRedazione

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Questa consapevolezza di Papa Benedetto riguardo all’ignazianità della nostra

formazione a Posillipo mi è tornata alla memoria, nel riascoltare e rileggere le espressioni da egli usate, nel descrivere come fosse giunto alla sua decisione di rinunciare al ministero petrino: «dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio» (conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata)». L’esaminare la propria coscienza davanti a Dio è uno degli esercizi spirituali fondamentali proposto dalla scuola della spiritualità ignaziana che – scrive don Armando - «ci invita a coltivare quotidianamente l’esame di coscienza, quale “luogo” in cui discerniamo la concreta chiamata di Dio insieme alla nostra risposta, con le sue ricchezze e le sue miserie». Ho sentito qui una profonda consonanza di spirito con il Santo Padre, anche perché, come nota sempre don Armando: «sembrerebbe scontato, ma non lo è! Il Papa ha sentito di esaminare davanti a Dio più volte la sua coscienza, “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (Gaudium et spes, 16). Chissà quante altre volte avrà fatto quest’esame per altre decisioni, credo quotidianamente. Allora la “grazia di stato” non ci esime dal dover ricercare sempre ed attentamente la volontà di Dio per la nostra vita e la nostra missione... allora l’assunzione di un “ruolo” non ci rende affatto infallibili nelle nostre scelte, non ci mette al riparo dalla fatica del discernimento, dal dover quotidianamente mettere in discussione la nostra vocazione per comprendere

quale forma concreta debba assumere in quel momento il “sì” pronunciato una volta per tutte».

L’elezione del cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro ha suscitato in me

gesuita, insieme a grande sorpresa ed emozione, anche un forte senso di responsabilità, come ebbi

modo di dire alla comunità riunita in preghiera la sera dell’elezione di Papa Francesco. Al di là della persona scelta come nuovo Papa, però, sono stato consolato dall’esperienza che ancora una volta Dio entra nella storia e lo fa nella misura in cui noi lo accogliamo. Ancora una volta faccio mie le parole di don Armando, il quale scrive «la mia gioia profonda nasce dall’esperienza di avere un “nuovo papa” prima ancora di avere “questo” papa. Mi è rimasta nel cuore la sensazione che provavo in auto dopo

la fumata bianca, mentre cercavo di raggiungere

in fretta il seminario, bloccato nel traffico della tangenziale... Ascoltavo la gioia e l’eccitazione della folla in piazza San Pietro e il grido “Viva il Papa!”. Ecco un’immagine di Chiesa molto semplice, ma molto vera... si grida “Viva il Papa” prima ancora di sapere il suo nome... è la gioia di chi avverte la premura del Signore che assicura una guida visibile al suo popolo, un fratello, un testimone che ha il compito di camminare un passo oltre, accomunato dalla ricerca continua del Signore e della sua volontà».

p. Roberto Del Riccio s.j.

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Vita della ChiesaVita della Chiesa

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“Ragazzi, oggi pomeriggio siete impegnati: ci sono le dinamiche con Annalisa”.

Ognuno di noi, nell’ascoltare questa frase, prova emozioni contrastanti: noia, entusiasmo, pesantezza, gioia. La domanda che ci poniamo riguarda l’utilità di queste attività nell’ambito

della formazione. Analizzate singolarmente, infatti, esse sembrano essere scollegate, fini a se stesse, quasi inutili. Dubbi e perplessità svaniscono se si sceglie di partecipare attivamente a ciò che viene proposto, mettendosi in gioco tanto da poter notare una maturità crescente sia nella percezione di se stessi sia nella qualità delle relazioni comunitarie. Esperienza, quest’ultima, che abbiamo vissuto concretamente come comunità.

Parafrasando un noto testo di J. Saramago, si può dire che “Viaggio verso l’isola (s)conosciuta” esprime l’obiettivo di queste dinamiche laboratoriali che, come comunità di II anno, stiamo vivendo guidati

da Annalisa, con l’aiuto di Salvatore e Mariella. Se nel primo anno le dinamiche avevano come obiettivo il dare la possibilità di scoprirsi e vedersi parte di un gruppo, inseriti in una rete di relazioni autentiche, liberi da maschere e condizionamenti, il secondo anno, invece, si caratterizza per una maggiore, se non esclusiva, attenzione alla propria personalità e alla “personalità” della comunità stessa. E se stiamo crescendo insieme, è anche grazie a tutto ciò.

È tempo di crescere insieme Giuseppe Vito

Ministri di Cristo e della Chiesa Vincenzo Garofalo

Il laboratorio ad audiendas, proposto alla comunità di quinto anno, durante la terza e la quarta settimana di febbraio, è stato guidato nella prima parte da p. Robert Geisenger s.j. – docente di Diritto Canonico

– e da p. Giulio Parnofiello s.j. – docente di Teologia Morale – nella seconda parte. Il sacramento della riconciliazione è un dono per tutta la Chiesa e per ogni singolo membro del Corpo di Cristo: questo potrebbe essere il nucleo attorno al quale si è costituito il laboratorio. Il presbitero, ministro di riconciliazione, all’interno della dinamica sacramentale, è chiamato ad essere giudice, medico, pastore e padre; nei casi di confessione simulata che il p. Geisenger ha proposto, ognuno ha fatto esperienza non solo della misericordia di Dio e della sua bontà di Padre, ma anche della sollecitudine per la cura della coscienza, nel condurla ad un’onesta relazione con Dio, con sé e con gli altri uomini, cercando di coniugare la logica del Vangelo, il Magistero della Chiesa e il bene della persona.

In un primo momento ci si è soffermati sull’aspetto specificamente canonico della riconciliazione, facendo riferimento al documento Sacramentorum Sanctitatis Tutela, in seguito si è affrontato

l’ambito morale.

È stata un’esperienza davvero bella da vivere: mentre si sta concludendo il cammino di formazione presso il Seminario Maggiore, questi giorni di laboratorio hanno permesso di comprendere a

quale ricchezza il Signore chiama i suoi discepoli, nell’amministrare, per mezzo della Chiesa, la riconciliazione e la pace.

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Vita di SeminarioVita di Seminario

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Secondo il piano formativo del nostro Seminario il terzo anno prevede occasioni di formazione e confronto circa le attività pastorali che normalmente sono presenti in una parrocchia. Anche

quest’anno, il 21 e il 22 febbraio, la nostra comunità ha svolto un laboratorio di pastorale presso la Parrocchia San Luca Evangelista in Varcaturo (diocesi di Aversa). Tale attività è seguita ad un incontro “teorico”, tenuto da don Carmine Fischetti, di preparazione previa, che ci ha aiutato a conoscere la finalità e la costituzione di alcuni movimenti e associazioni presenti nella realtà ecclesiale,

La parrocchia, presso cui ci siamo recati, è situata in un’area di recente urbanizzazione, e costituisce, in tale contesto, l’unica occasione d’incontro per le persone del luogo; proprio per questo non si offre

un unico cammino di fede alle persone, ma si è cercato di dare voce a diversi movimenti, così da offrire ad ognuno la possibilità di seguire quello maggiormente rispon-dente alla propria situazione personale e spirituale.

In questi due giorni abbiamo avuto la possibilità di incontrare i rappresentanti dei vari movimenti della realtà parrocchiale e di coadiuvarli nella preparazione degli incontri; ciò ci ha permesso di

confrontarci con l’attività di movimenti e associazioni non ancora conosciute.

Un “Laboratorio” da vivereBiagio BArra

Il carcere: “Casa del Padre” Roberto Di Chiara

L’ esperienza pastorale del quarto anno si è svolta nel carcere di Secondigliano, nei giorni 18-20-22 febbraio 2013. Il primo sentimento, emerso nell’entrare in quel luogo, è stata la malinconia: perché

questa è l’emozione che provano coloro che ci entrano come detenuti. Risuona, però, vera l’espressione di Giovanni XXIII che definiva il carcere come la “Casa del Padre”: proprio in quel luogo si respira la misericordia di Dio, che perdona a prescindere dalle nostre pur meschine azioni e, come nella parabola lucana, è lì che attende chi ritorna pentito “a casa”.

Tali sentimenti emergono dallo stralcio della lettera che un detenuto, Michele, ha scritto per noi e che ci ha consegnato alla fine di questa esperienza:

“cari fratelli, vi chiamo così perché vi ritengo dei fratelli, questi tre giorni passati insieme sono stati molto belli e pieni di sincerità. Ci avete aiutato molto nel vostro piccolo, anche dal semplice ascoltare la Parola di Dio: sappiamo che Lui non ci abbandona mai, che sta sempre insieme con noi e le nostre famiglie, facendoci comprendere la distinzione tra il bene ed il male. Fratelli questa esperienza che voi state facendo è molto importante sia per voi che per noi. Io spero che un giorno, quando finirò la mia condanna, di cambiare vita perché questa non si può fare più, e questo lo dico a me e ai miei compagni, perché spero con tutto il cuore possano cambiarla anche loro, per il fatto che Dio quando ha creato l’universo ha creato anche la libertà che è la cosa più bella”.

Credo non ci sia da aggiungere nulla, dal momento che queste poche righe, composte di parole semplici, hanno reso perfettamente l’esperienza da noi vissuta in quei tre giorni.

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Quel che il Signore esige da noi (cfr. Mi 6, 6-8)

Antonio Salvatore Macolino

Questo è il tema che quest’anno ci ha accompagnato nell’ormai consueta

Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani. Tale consuetudine risale agli inizi

del XX secolo quando si cominciò, in ambiente riformato, a pregare per il ristabilimento della comunione tra tutte le Chiese con quella di Roma. L’iniziativa in area cattolica fu “accolta” in chiave apologetica, cioè come un pregare per il “ritorno a Roma dei dissidenti”. L’ecumenismo degli inizi ebbe uno sviluppo vivace: nascevano, infatti, numerosi movimenti (come il Faith and Order o Life and Work) con l’intento di favorire uno scambio su evangelizzazione, teologia, problemi sociali tra le varie confessioni dell’area protestante, alla quale si sarebbe affiancato, poi, il mondo dell’Ortodossia; da questi movimenti fu pressoché assente (almeno ufficialmente) la Chiesa cattolica. Dopo il secondo conflitto mondiale, questi esperimenti portarono alla fondazione del CEC - Consiglio Ecumenico delle Chiese, con la funzione di raccordare le diverse realtà cristiane. Sul versante cattolico solo con il Concilio Vaticano II, si registrò un cambiamento di direzione: lo testimonia il decreto conciliare Unitatis Redintegratio, con il quale si

intraprese il cammino di riavvicinamento alle altre confessioni cristiane. Proprio in vista di questo dialogo fu creato il Segretariato per

l’Unità dei Cristiani, poi evolutosi in Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Questa stagione di riconciliazione si è aperta, nel gennaio 1964, con l’incontro tra Paolo

VI, e il patriarca ortodosso Atenagora I: da tale gesto scaturì la Dichiarazione comune cattolico-ortodossa, con la quale si abolivano le reciproche scomuniche del 1054. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno avvertito come prioritario l’impegno ecumenico nel loro ministero: basti

pensare ad altri due documenti importanti d’intesa, cioè la Comune dichiarazione cristologica con la Chiesa assira d’Oriente (1994) e la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione con la Federazione luterana (1999).

Da tempo anche la nostra sezione

S. Luigi si impegna nel proprio piccolo a coltivare l’amicizia con le comunità cristiane operanti sul territorio partenopeo e campano, organizzando ogni anno, proprio in occasione dell’Ottavario, una preghiera ecumenica: quest’anno il 19 gennaio sono stati presenti con noi per la preghiera il pastore luterano H. Milkau, il pastore anglicano K. Joyce, il cappellano ortodosso della base NATO di Gricignano J. Pelikan, oltre al p. Gamberini s.j., docente della sezione, che da anni si occupa di ecumenismo.

Auspichiamo che tale incontro non rimanga solo una formalità ma possa

essere testimonianza di un cammino vero di riconciliazione e di fattiva costruzione della Chiesa così come il Signore la desidera e portare tutti gli uomini a Lui: «quel che il Signore esige da noi».

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Il convegno del Settore Biblico: “Il racconto biblico. Narrazione, storia, teologia”

p. Carlo Manunza s.j.

Il 23 e 24 ottobre si è svolto un convengo di studio sul racconto biblico, organizzato dal Settore

biblico della nostra Sezione. Si è voluta offrire, a studenti ed esperti dell’Italia Meridionale, un’occasione per “fare il punto” sull’apporto dato dall’analisi narrativa alla riflessione teologica degli ultimi decenni.J.-N. Aletti s.j., del Pontificio Istituto Biblico di Roma, ha svolto la relazione d’apertura, un bilancio dell’approccio narrativo ai racconti biblici e uno sguardo sulle prospettive.

Seguendo la “novità” apportata da

quest’approccio, nella serata il convegno ha proposto ai partecipanti l’uscita dalle aule di studio per immergersi dal vivo nel modo in cui la tradizione del Meridione ha recepito e attualizzato la Bibbia attraverso le forme artistiche. G. Agnisola, direttore dell’Alta Scuola di Arte e Teologia della Sezione, ha guidato un percorso tematico nella sacrestia vasariana e nella chiesa di S. Anna dei Lombardi (ex refettorio e chiesa del monastero dei PP. Olivetani), nel quale è stata inclusa l’audizione di canti medievali di devozione popolare offerti dal gruppo vocale e strumentale Ave Gratia Plena. Lo spessore culturale e cultuale “incorporato” nelle espressioni musicali e figurative, fortunatamente vive e fiorenti nel nostro Meridione, ha fatto da concreto contrappunto all’aspetto riflessivo-teorico visto in apertura, aprendo quello spazio d’interazione fra il Vangelo e i suoi destinatari, che inizia dal culto e dalla preghiera per entrare anche nelle altre dimensioni di vita e che costituisce il terreno nel quale si avventura l’analisi narrativa.

La giornata seguente ha affrontato diversi crocevia nei quali la narratologia si incontra

(e a volte si scontra) con altre discipline teologiche. E. Franco, direttore del Settore biblico, e V. Appella, docenti presso la sezione, sono entrati nel “nodo storico”, soffermandosi sulle relazioni fra il metodo narrativo e quello

storico. È stata anche l’occasione per rendere esplicito omaggio al compianto P. Fanuli, C.Ss.R., brillante studioso d e l l ’ A n t i c o Testamento, a lungo docente presso la nostra Sezione e maestro di tanti

di noi.

Gli interventi fra loro coordinati di E. Salvatore e di A. Guida, i due registi del convegno, e

del sottoscritto hanno invece proposto alcuni elementi innovativi di approccio, che l’analisi narrativa e le sue conseguenze ermeneutiche offrono alla cristologia. L’intervento di A. Cozzi, cristologo della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, ha mostrato alcune piste di recezione di queste istanze. J.-P. Sonnet SJ, dell’Università Gregoriana, e B. Salvarani, della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, hanno poi mostrato con brevi saggi alcune aperture che il metodo dà sull’etica e sulla soteriologia. Dopo un disteso e ricco dibattito, cui han preso parte anche diversi studenti, ha chiuso il convegno il preside della PFTIM, G. Castello, biblista della Sezione S. Tommaso.

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Omaggio a padre Enrico Cattaneoprof. Sergio Tanzarella

Era stupito il prof. Enrico Cattaneo nel vedere lo scorso 28 febbraio tanta

partecipazione, soprattutto di seminaristi ed ex studenti, all’incontro organizzato

dall’Istituto di storia del cristianesimo “Cataldo Naro” per ricordare i suoi 70 anni. Una iniziativa semplice e significativa che voleva essere un riconoscimento di gratitudine a colui che per 34 anni ha insegnato presso la sezione san Luigi e contemporaneamente è stato guida spirituale per centinaia di seminaristi, oggi preti e parroci in tante diocesi d’Italia.

Un debito di riconoscenza che gli è stato espresso pubblicamente dal Preside della

Facoltà prof. Castello, dal Decano della Sezione prof. Bastianel s.j., dal Rettore del seminario p. Del Riccio s.j. Una gradita sorpresa è stata la presenza del Rettore del Pontificio Istituto Orientale il prof. MaCann che ha ricordato gli anni della giovinezza vissuti con il prof. Cattaneo da colleghi-studenti a Parigi. Nell’occasione è stato presentato il volume preparato in onore del prof. Cattaneo da molti colleghi e curato dalla prof.ssa Carfora e dalla prof.ssa Bastit, quest’ultima in rappresentanza delle istituzioni culturali francesi con le quali il prof. Cattaneo ha in passato collaborato.

La sua intensa attività di studio, di ricerca e di insegnamento ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo delle conoscenze degli ambiti ai quali si è applicato. Con i suoi lavori la comunità scientifica si è confrontata e continua a confrontarsi, secondo una dialettica fertile e costruttiva: è in questo spirito che il volume è stato concepito e composto. (Anna Carfora)

Il compito principale che egli ha avuto nella Facoltà Teologica di Napoli è l’insegnamento dei Padri della Chiesa. Rivela una forte passione di vita santa e di conoscenza teologica profonda. Egli si appassiona nel cercare e nel descrivere il modo in cui questi autori hanno continuato e approfondito con cura quanto narrato dai Vangeli e dalle Lettere apostoliche. (Antonio Baruffo)

da Vangelo, tasmissione, verità. Studi in onore di Enrico Cattaneo nel suo settantesimo compleanno, a cura di A. Bastit-Kalinowska e A. Carfora, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2013.

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