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TO BE PRECISE DAL PC AL WEB: BYTE DI GENIO ITALIANO c a l e n d a r i o 2017

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TO BE PRECISE

DAL PC AL WEB: BYTE DI GENIO ITALIANO

c a l e n d a r i o 2 0 1 7

ITALIANI: pionieri dell’era informatica e digitale Con l’avvento della tecnologia informatica di massa e la crescita esponenziale d’Internet, l’Italia ha vissuto in questo campo solo brevi exploit di mercato, schiacciata dalle dimensioni di colossi come Sta-ti Uniti d’America, Giappone, Cina. Tuttavia è proprio da Italiani che sono scaturite molte idee rivoluzionarie che ci hanno proiettato in piena Era Digitale: a cominciare dal primo Personal Computer della storia, la P101 prodotta da Olivetti, presentata come prototipo alla Fiera di New York nel 1965, anticipando i successi di player globali come IBM, HP, Apple, Microsoft.

Da questa fonte meravigliosa, sgorgata nel fertile terreno di Pisa, hanno attinto nuova linfa altri ricercatori e imprenditori italiani, pro-tagonisti del processo globale di digitalizzazione con le loro idee e invenzioni: dal microchip del vicentino Federico Faggin all’MP3 del torinese Leonardo Chiariglione, dall’Hyper Search del padovano Massimo Marchiori alla piattaforma per “makers” Arduino del mon-zese Massimo Banzi. A questi pionieri dell’innovazione poco noti, ma il cui contributo creativo è entrato a far parte della nostra quotidianità, BROVEDANI dedica il Calendario 2017, collocando i frutti del loro in-gegno sullo sfondo culturale e artistico della loro Italia: segno tangi-bile che il genio italiano non è confinato in un passato storico, è un seme ancora vivo, che potrà dare ottimi frutti, se saremo consapevoli di questo immenso valore e lo sapremo tutelare e coltivare come ricchezza del nostro Paese.

La sopravvivenza e il futuro di un’azienda industriale dipendono non solo dal suo livello di specializzazione, ma anche dalla capacità di adattare il proprio mondo produttivo a sollecitazioni trasversali e cambiamenti più generali, integrandosi con nuove discipline, co-gliendo nuove forme organizzative e nuove dinamiche di merca-to. Questa logica ha consentito a BROVEDANI di crescere e supe-rare momenti di crisi, pensando oltre la meccanica pura. In un continuo processo di rinnovamento in corso dagli anni Ottanta, le tecnologie informatiche e digitali hanno contribuito a cambiamenti profondi del sistema azienda: nelle sfide d’industrializzazione, nei sistemi di controllo e nell’ingegneria di qualità, nell’organizzazione per processi, nella creazione di un network internazionale di azien-de, che condividono informazioni in tempo reale. Domani “plasmare i metalli” con precisioni al decimo di micron, si-gnificherà operare nei territori dell’Industria 4.0: smaterializzazione della conoscenza, flusso rapido dei dati, intelligenza artificiale, nuove interazioni uomo-macchina.

BROVEDANI: quei byte che hanno cambiato

la meccanica

33078 San Vito al Tagliamento (PN) Italy - Z.I. Ponte Rosso - Via Venzone, 9 • Ph. 0434.849511 • Fax 0434.849564 • www.brovedanigroup.com

Lo schema circuitale della scheda del microprocessore Intel 4004, forse il più grande contributo italiano alla ricerca in campo informatico nel XX secolo. Le iniziali “FF” dell’inventore Federico Faggin appaiono nell’angolo in alto a destra.

Un’immagine simbolica della nuova era dell’industria digitale 4.0, che già

rappresenta una realtà in progress per il Gruppo Brovedani.

Come evolverà il rapporto tra l’uomo e la macchina?Concept, copywriting, graphic design: www.primalinea.net - Pordenone Printed by Arti Grafiche Favia - Modugno (BA)

01 DO 52

02 LU 1

03 MA04 ME05 GI06 VE07 SA08 DO09 LU 2

10 MA11 ME12 GI13 VE14 SA15 DO16 LU 3

17 MA18 ME19 GI20 VE21 SA22 DO23 LU 4

24 MA25 ME26 GI27 VE28 SA29 DO30 LU 5

31 MA

01 ME02 GI03 VE04 SA05 DO06 LU 6

07 MA08 ME09 GI10 VE11 SA12 DO13 LU 7

14 MA15 ME16 GI17 VE18 SA19 DO20 LU 8

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28 MA01 GE

NNAIO

OLIVETTI ELEA: quando Cupertino era in Toscana Negli anni che precedono la produzione della P 101, Adriano Olivetti (1901 – 1960) affida all’inge-gnere italo-cinese Mario Tchou (1924 – 1961) la direzione del gruppo di lavoro di Barbaricina (Pisa) che, in collaborazione con l’Università di Pisa, dà alla luce l’Olivetti Elea, il più grande supercomputer a transitor dell’epoca, coinvolgendo molti giovani in questa straordinaria impresa. “Perché le cose nuove si fanno solo con i giovani. Solo i giovani ci si buttano dentro con entusiasmo, e collaborano in armonia senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria”, dichiara Mario Tchou. Il modello Olivetti fa scuola anche per questa cultura d’impresa “fatta di responsabilizza-zione e valorizzazione dei dipendenti, assenza di gerarchie, difesa della creatività. Tutti concetti, oggi comuni nella Silicon Valley e fra i maker, che la Olivetti mise in pratica oltre mezzo secolo fa”, sottolinea David Bevilacqua, già vicepresidente South Europe di CISCO.

Creatività Brovedani per i mainframe IBM

Agli inizi degli anni ’80, lo sviluppo del mondo dei com-puter prima dell’avvento dei PC su larga scala, ha spalan-cato a Brovedani un nuovo mercato: un “Oceano Blu” nel

quale l’azienda ha saputo cogliere irripetibili opportunità a fianco di IBM, autentica nave scuola per l’impresa friulana. Produrre hard-di-sk per IBM ha significato sia implementare tecnologie molto inno-vative, sia rispondere a livelli di qualità avveniristici, anticipando le norme ISO che sarebbero diventate standard per la manifattura solo anni dopo.

Il supercomputer Elea sullo sfondo della Torre di Pisa (fine XII secolo), dalla quale secondo la leggenda Galileo sperimentò la caduta dei gravi. 02

FEBB

RAIO

01 SA02 DO03 LU 14

04 MA05 ME06 GI07 VE08 SA09 DO10 LU 15

11 MA12 ME13 GI14 VE15 SA16 DO17 LU 16

18 MA19 ME20 GI21 VE22 SA23 DO24 LU 17

25 MA26 ME27 GI28 VE29 SA30 DO

01 ME02 GI03 VE04 SA05 DO06 LU 10

07 MA08 ME09 GI10 VE11 SA12 DO13 LU 11

14 MA15 ME16 GI17 VE18 SA19 DO20 LU 12

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OLIVETTI P101:si chiama “Personal Computer”, ma è nato a Pisa Creata a Pisa da una start-up ante litteram di Olivetti, un gruppo di “giovani folli” guidato dal torinese Pier Giorgio Perotto, la P101 (Programma 101) è una macchina autosufficiente che scrive programmi e memorizza dati e comandi su una scheda magnetica, con un sistema operativo semplice con sole 16 istruzioni, dotata di tastiera e collegata a una stampante e a un sistema video. Come sintetizza Perotto, la P101 è innanzitutto una “macchina amichevole, alla quale delegare quelle operazioni che sono cau-sa di fatica mentale e di errori”. Questo strumento user friendly è valorizzato dallo stile italiano di Mario Bellini, che interpreta a modo suo un mantra di Adriano Olivetti: “il design è l’anima di un prodotto”. Alla Fiera di New York del 1965, la P101 si presenta con tutte le carte in regola per essere definita dal New York Journal American “the first desk top computer of the world”. Due anni dopo è copiata nelle sue componenti fondamentali dalla HP 9100 di Hewlett Packard: un successo incontestabile!

Una nuova intelligenzaper nuovi processi

La “grande bellezza” del Duomo di Pisa (XI-XII secolo) avrà ispirato

il design della P101 Olivetti?

03 M

ARZO

04 AP

RILE

Anche Brovedani ha beneficiato dell’avvento dell’elet-tronica prima e dell’informatica poi, per esprimere ai più alti livelli la genialità meccanica e rivoluzionare il sistema

”fabbrica”, integrando processi produttivi sempre più industrializ-zati e complessi. Dalle macchine a camme e dai calibri meccanici, alle macchine a controllo numerico, ai calibri elettronici, alle automazioni dei pro-cessi: un percorso non semplice, alla continua rincorsa dello “sta-to dell’arte tecnico”, spesso anticipandolo per essere all’altezza di nuovi mercati e di nuove sfide.

01 GI02 VE03 SA04 DO05 LU 23

06 MA07 ME08 GI09 VE10 SA11 DO12 LU 24

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20 MA21 ME22 GI23 VE24 SA25 DO26 LU 26

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02 MA03 ME04 GI05 VE06 SA07 DO08 LU 19

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16 MA17 ME18 GI19 VE20 SA21 DO22 LU 21

23 MA24 ME25 GI26 VE27 SA28 DO29 LU 22

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MICROPROCESSORE INTEL 4004: e se la Silicon Valley cominciasse a Vicenza? La straordinaria esperienza acquisita in Olivetti ha un’onda lunga, improntando lo stile di lavoro e la curiosità per la ricerca di molti giovani che lì si sono formati, come il fisico vicentino Federico Faggin, annoverato tra i più grandi inventori del XX secolo. È Federico Faggin a sviluppare alla Fairchild Semi-conductor di Palo Alto la Silicon Gate Tecnology (SGT), che consente di concentrare la CPU (Cen-tral Processing Unit) in un solo chip, aumentando l’efficienza e diminuendo i costi di produzione dei computer, fattore decisivo per l’avvento dell’informatizzazione di massa. Nel 1971 l’Intel, che ha saputo cogliere e industrializzare l’enorme potenziale economico di questa scoperta, lancia sul mercato l’Intel 4004, il primo microprocessore, il “computer su un chip”, capace di concentrare in soli 12 millimetri quadrati una potenza di calcolo superiore a quella dell’ENIAC, il primo computer al mondo costruito nel 1946, che occupava lo spazio di un grande appartamento. Comincia una nuova era.

Thinking Lean: il microchip d’impresa

Il processore Intel 4004, sullo sfondo della statua

di Andrea Palladio e della palladiana “Basilica” (XVI secolo) di Vicenza.

Sinapsi di genialità?

05 M

AGGIO

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UGNO

Il Lean Manufacturing, di cui Brovedani è stata anticipa-trice in Italia, è un concentrato di pratiche che contribu-isce all’ottimizzazione delle risorse e alla riduzione degli

sprechi. Nell’applicazione del Lean, nella rigorosa metodologia di approccio al problem solving, nella visualizzazione dei dati, l’infor-matica è il vero motore dei sistemi di gestione. Ha inoltre un peso fondamentale nell’accelerare l’apprendimento organizzativo che discende dall’applicazione delle tecniche. È lo strumento ad hoc per raccogliere, distribuire e condividere informazioni con il team.

01 MA02 ME03 GI04 VE05 SA06 DO07 LU 32

08 MA09 ME10 GI11 VE12 SA13 DO14 LU 33

15 MA16 ME17 GI18 VE19 SA20 DO21 LU 34

22 MA23 ME24 GI25 VE26 SA27 DO28 LU 35

29 MA30 ME31 GI

01 SA02 DO03 LU 27

04 MA05 ME06 GI07 VE08 SA09 DO10 LU 28

11 MA12 ME13 GI14 VE15 SA16 DO17 LU 29

18 MA19 ME20 GI21 VE22 SA23 DO24 LU 30

25 MA26 ME27 GI28 VE29 SA30 DO31 LU 31

MP3: quel clima torinese che rese la musica più leggera Alleggerire l’immateriale, comprimere l’informazione è una sfida decisiva dell’Era Digitale. Leonardo Chiariglione, ingegnere torinese formatosi nel Politecnico del capoluogo piemontese e nei labora-tori di ricerca Telecom, nel 1988 fonda l’MPEG (Moving Pictures Expert Groups), team internazio-nale di ricerca impegnato a velocizzare la trasmissione e la condivisione in rete di dati multimediali. Da questo lavoro, inizialmente focalizzato sul video, nasce nel 1992 il formato MP3, un algoritmo di compressione dell’audio, che elimina informazioni ridondanti e impercettibili all’orecchio umano, pre-servando la qualità di ascolto di un CD-ROM, con un flusso di dati 10-12 volte inferiore (192 kilobyte al secondo). Compatibile con tutti gli standard internazionali e migliorato nel tempo, l’MP3 ha rivolu-zionato il modo di ascoltare la musica, con enormi ricadute di mercato, anche grazie ad applicazioni innovative come iTunes di Apple.

Uno sguardo digitaleper Zero Difetti07

LUGL

IO

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Non solo ascoltare, anche guardare in modo nuovo. La ri-voluzione digitale ha trasformato i sistemi di controllo qua-lità, rendendo realizzabile l’asintoto dello “Zero Difetti”. Le

nuove tecnologie di elaborazione delle immagini digitali, unite alle competenze di automazione dei processi produttivi, consentono a Brovedani di ottenere una superiore qualità del prodotto a parti-re dallo “sguardo”. Mediante l’ideazione e la creazione di mezzi di produzione e controllo assolutamente innovativi, è infatti possibile identificare i difetti dimensionali e superficiali del prodotto che sfug-gono ai controlli tradizionali e alla supervisione fallibile dell’uomo.

La “leggerezza” di un lettore MP3confrontata al “peso” di un radioregistratore a nastro,sullo sfondo dell’ardita Mole Antonelliana (XIX secolo) di Torino.

01 DO02 LU 40

03 MA04 ME05 GI06 VE07 SA08 DO09 LU 41

10 MA11 ME12 GI13 VE14 SA15 DO16 LU 42

17 MA18 ME19 GI20 VE21 SA22 DO23 LU 43

24 MA25 ME26 GI27 VE28 SA29 DO30 LU 44

31 MA

01 VE02 SA03 DO04 LU 36

05 MA06 ME07 GI08 VE09 SA10 DO11 LU 37

12 MA13 ME14 GI15 VE16 SA17 DO18 LU 38

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HYPER SEARCH: l’algoritmo padovano che ispirò il PageRank di Google Ogni giorno ci affidiamo a Google per accedere a informazioni. S’investono ingenti risorse per con-quistare un posto in cima alle liste fornite dal motore di ricerca, ottenute digitando le parole chiave. “Storico” ingrediente degli algoritmi di posizionamento di Google è il PageRank, un valore numerico attribuito a ogni pagina web in base ai suoi link con altre pagine più o meno importanti nella struttura della rete. Questa intuizione, sviluppata e “industrializzata” dai fondatori di Google Larry Page e Sergey Bryn, s’ispira in parte all’Hyper Search, l’algoritmo presentato nel 1997 in California dal ventisettenne matematico padovano Massimo Marchiori, che associa il “peso” di una pagina web ai suoi collega-menti ipertestuali con pagine dal contenuto ritenuto interessante. Per i suoi studi sull’“hyperinfo”, nel 2004 Massimo Marchiori è annoverato dalla Tecnology Review tra i 100 migliori ricercatori del mondo.

La tele azienda:il mondo in real time

“Larry Page and Sergey Brin have had the immense persistence to transform an idea

into an industrial project changing everyone’s lives.” Massimo Marchiori

09 SE

TTEM

BRE

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TOBR

EInternet, intranet, cloud computing: l’avvento del web è stato decisivo per lo sviluppo senza frontiere del Gruppo Brove-dani, rendendo sempre accessibili le informazioni condivi-

se da tutte le sedi di questa realtà multinazionale, in Italia, Slovacchia, Messico. Con un unico ERP gestionale, un unico sistema di raccolta e visualizzazione online delle prestazioni produttive in tempo reale, è stato possibile allargare virtualmente i confini operativi del sistema azienda, creando un’unica dimensione di lavoro che consente di sen-tirsi a casa propria anche a migliaia di chilometri di distanza.

Prato della Valle a Padova, tra le più grandi piazze d’Europa, metafora dei vasti spazi di ricerca del Web. Nel search… l’algoritmo Hyper Search.

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05 MA06 ME07 GI08 VE09 SA10 DO11 LU 50

12 MA13 ME14 GI15 VE16 SA17 DO18 LU 51

19 MA20 ME21 GI22 VE23 SA24 DO25 LU 52

26 MA27 ME28 GI29 VE30 SA31 DO

01 ME02 GI03 VE04 SA05 DO06 LU 45

07 MA08 ME09 GI10 VE11 SA12 DO13 LU 46

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21 MA22 ME23 GI24 VE25 SA26 DO27 LU 48

28 MA29 ME30 GI

ARDUINO: concretezza lombarda per un futuro fatto in casa In un’epoca d’industrializzazione estrema, con processi produttivi tesi ad assicurare grandi numeri ai minimi costi, per cicli di vita del prodotto relativamente lunghi, nuove risorse digitali, come la stampa 3D, consentono sul fronte opposto la fioritura dei “makers”, interpreti hi-tech del “fai da te”, che con pochi mezzi si cimentano in svariati progetti, dall’hobbistica alla prototipazione, alle produzioni personalizzate. A loro beneficio va l’inven-zione di Arduino, la “scheda blu” concepita nel 2005 nell’Interaction Design Institute di Ivrea dal gruppo di lavoro del monzese Massimo Banzi. Arduino è una piattaforma open source facile da usare, che consente di tradurre input ambientali in output di automazione, per creare oggetti interattivi. Dalla scienza ai giocattoli, Arduino dà forma all’immaginazione, “cambiando per sempre il significato di fabbrica, che in questo modo si avvia ad uscire dai capannoni per farsi rete”, come scrive Riccardo Luna.

Brovedani 4.0: la sfida continua 11

NOVE

MBRE

12 DI

CEMB

RETra i precursori del Lean Manufacturing, Brovedani è in prima fila anche in una nuova sfida che cambierà gli scenari produttivi globali. Nello specifico, dovrà rispon-

dere in modo innovativo a precise domande. Come tracciare il percorso di ognuno dei 160 milioni di componenti prodotti? Come monitorare il “vissuto” dei processi? Come condividere in tempo reale in ogni posto di lavoro le informazioni e le cono-scenze acquisite? Come sfruttare quest’immensa rete di dati, per le decisioni, dal singolo operatore di macchina ai vertici dell’azienda? La risposta si chiama Industria 4.0.

Brovedani 4.0

La geniale scheda blu Arduino, incorniciata dalla Reggia di Monza, capolavoro neoclassico di Giuseppe Piermarini.