Òc: terra e lenga - vallidelmonviso · 2015-04-10 · culturalas sal territòri, cors de lenga,...

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ÒC: TERRA E LENGA V valvaraita Realizzato a cura dello Sportello Linguistico della Comunità Montana Valle Varaita nell’ambito del progetto “La lenga per deman” ai sensi della L. 482/99

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ÒC: TERRA E LENGA

Vvalvaraita

Realizzato a cura dello Sportello Linguistico della Comunità Montana Valle Varaita nell’ambito del progetto “La lenga per deman” ai sensi della L. 482/99

Saburre senesceret pessimuslascivius oratori. Matrimoniiiocari adlaudabilis apparatusbellis. Chirographi insectatcathedras. Zothecas deciperetaegre bellus saburre, etfragilis suis adquireret gulosusfiducias. Pretosius ruresmiscere lascivius suis. Utilitascatelli iocari rures. Fiduciasdivinus vocificat planesaetosus matrimonii, iampessimus quinquennalis catellicircumgrediet fragilischirographi, semper planeadlaudabilis ossifragiconubium santet perspicaxzothecas.

La lingua occitana è un elemento culturale chetravalica il tempo e i confini territoriali. Si estende sutre stati, dall’Oceano Atlantico alle valli di Piemonte eLiguria, la regione dove era storicamente parlata: unterritorio vastissimo popolato oggi da tredici milioni dipersone che in parte devono ancora riscoprirequest’importante radice. Sviluppatosi dal latino, in contemporanea alle lingueche oggi chiamiamo italiano e francese, l’occitano havissuto una breve epoca aurea nel XII secolo, per poiessere relegato a lingua minoritaria, quasi un dialettoda parlare soltanto in famiglia, da metà Cinquecento. A distanza di secoli, l’occitano è ancora, e di nuovo,una lingua viva e ricca: una lingua finalmente tutelatada leggi europee e nazionali sulle minoranzelinguistiche, un patrimonio da scoprire e dal qualelasciarsi conquistare.Questo opuscolo, voluto dalla Comunità Montana ValleVaraita, facilita un primo incontro con gli elementistorici e linguistici propri dell’occitano.

INTRODUZIONE

IL SOLO TERRITORIO SOVRANO CHE IL POPOLO OCCITANO POTÉ MAI ABITARE FURONO LA SUA LINGUA E LA SUA LETTERATURA

Robert Marty

testo foto testo foto

La Legge dello Stato italiano15 dicembre 1999, n. 482, inapplicazione dell’articolo 6della Costituzione, hariconosciuto, tra le altre, laminoranza linguistica occitanain Italia.Tale legge, giustamente, haprevisto che fossero lecomunità linguistiche locali ariconoscersi nell’appartenenzaalla singola minoranza,prevedendo, tra l’altro, chefossero i consigli dei comuni apromuovere talericonoscimento da parte deiconsigli provinciali.In Valle Varaita, al momento,hanno richiesto ed ottenuto ilriconoscimento diappartenenza allaminoranza occitana iseguenti comuni: Bellino,Pontechianale,

Casteldelfino, Sampeyre,Frassino, Melle, Valmala,Isasca e Venasca.La Regione Piemonte, benprima del 1999, avevariconosciuto la minoranza dilingua occitana e per questa,come per altre, da molti anniaveva riservato, e riservatutt’ora, risorse e contributiper la promozione della linguae della cultura. Tuttavia ilriconoscimento dello Statoassume un’importanzaparticolare, poiché dàattuazione ad un principiofondamentale dellaCostituzione ed inserisceanche i cittadini di linguaoccitana in Italia nel noverodelle minoranze linguisticheeuropee riconosciute e, difatto, li unisce pienamente aicittadini di lingua occitana in

RICONOSCERE L’IDENTITÀL’IMPORTANZA DI SENTIRSI OCCITANI

quale strumento essenzialerivolto ai non addetti ai lavori. Nel farlo si è voluto tenerconto che tra le tanteproposte di scrittura dellalingua occitana in cui ci si puòimbattere due, più di altre,raccolgono consensi e siinseriscono in una tradizionegrafica che va oltre ilterritorio della nostra Valle odelle valli occitane in Italia.L’una, la cosiddetta grafiadell’Escolo dóu Po, si collocanel filone delle grafie di tipofonetico e per questorisponde certamente meglioalla lettura ed all’annotazionedella parlata occitana dellaValle e delle sue articolazionidialettali. Questa grafia èpiuttosto usata nelle Vallioccitane, ma non è praticataal di fuori di questo territorio.L’altra, definita grafia

etimologica o “classica”, sicolloca pienamente neltradizionale sistema diannotazione grafica dellalingua occitana ed è quella digran lunga più usata in tuttal’area linguistica occitana.Questa grafia, pur con gliadattamenti dovuti alle grandiaree dialettali in cui si articolala lingua occitana che, è benericordarlo, caratterizza unterritorio assai vasto che vadalle Alpi all’Oceano Atlanticoe dal Mar Mediterraneo ed iPirenei al Massiccio Centrale,è oggi di gran lunga la piùutilizzata in campo letterario,giornalistico, scolastico,universitario ed istituzionale.Tenendo conto di questifattori la Comunità Montana inquesti anni ha utilizzato epromosso la conoscenza diquesti due sistemi grafici e

con questo opuscolo intendeulteriormente favorirne l’uso ela conoscenza; tuttavia laComunità Montana haprivilegiato l’uso della grafiacosiddetta classica per ogniattività di comunicazione diarea vasta, vedasi il sitointernet del nostro Ente che sipuò interamente consultare inlingua occitana.In ciò ci si è avvalsi del lavorodi adattamento della grafiaclassica alla parlata delle ValliOccitane in Italia, partefondamentale del progettoEspaci Occitan, a cui questoEnte ha contribuito a dare vitacon l’apporto della RegionePiemonte.

Francia ed in Spagna.Lo Stato in questi anni hainteso destinare le pocherisorse di bilancio messe adisposizione dalla legge482/1999 alle istituzioni localied a quelle scolastiche.La Comunità Montana ValleVaraita, operando spesso condelega dei comuni, sin dalprimo anno, ha ottenuto queifinanziamenti, attivando contali fondi iniziative culturali sulterritorio, corsi di lingua,segnaletica stradale per isingoli comuni, ma soprattuttoistituendo lo sportellolinguistico presso la propriasede istituzionale ed i propriuffici. Per queste attività si èavvalsa della collaborazione,prima di tutto del propriopersonale dipendente, quindidi singoli esperti del settoreculturale linguistico.

Fondamentale è statol’apporto della Società “LaGrisaille”, che ha fornitopersonale per lo sportellolinguistico, nonchédell’Associazione di entipubblici “Espaci Occitan”, acui si è fatto costanteriferimento per gli apporti inmateria linguistica. Da oltre dieci anni questaComunità Montana ha postoall’attenzione della propriaattività amministrativa ilrecupero dell’identitàculturale della Valle Varaita edin questo contesto il fattorelinguistico ha assunto unrilievo particolare. Parlare di lingua occitana vuolcerto dire operare nel campodella tradizione orale, ma vuolanche dire affrontare il temadella lingua scritta; temaquanto mai controverso,

proprio per il fatto che talelingua si è perlopiù conservatagrazie ad una tradizione orale,non avendo potuto nei secoligodere del sostegnodeterminante delle istituzioni,della scuola e dei grandi mezzidi comunicazione.La controversia riguardasoprattutto il sistema discrittura della lingua occitana,il cosiddetto tema della grafia;tema tuttavia ineludibile se sivuol dare dignità ad unalingua e far sì che questaassuma un qualche ruoloquale strumento dicomunicazione.Da questo dato nascel’esigenza di questo piccoloopuscolo sulla lingua occitanache la Comunità MontanaValle Varaita ha volutopubblicare a conclusione dellasua attività amministrativa e

Dino MatteodoVicepresidente

della C.M. Valle Varaita

La Lei de l’Estat italian 15 dedecembre del 1999, n. 482, enaplicacion de l’article 6 de laConstitucion, a reconoissut,entre las autras, la minorançalinguística occitana en Italia.Aquesta lei, justament, aprevist que foguesson lasmesmas comunitatslinguísticas del pòst areconoisser de fart part de laminorança, establent decòque foguesson lhi conselhsdes comunas a promòureaqueste reconoissiment dapart di conselhs provincials.En Val Varacha, al moment,an demandat e obtengut loreconoissiment d’apartenençaa la minorança occitana lascomunas de Blins, Pont e LaChanal, Chasteldalfin, SantPèire, Fraisse, Lo Mèl,Valmala, Isascha e Venascha.La Region Piemont, ben

l’Associaciond’administracions publicas“Espaci Occitan”, constantreferiment per las questionsde matèria linguística.Despuei mai que dètz ansaquesta Comunitat Montana aagut entre lhi objectius de lasia activitat administrativa lorecuper de l’identitat culturalade la Val Varacha e dinsaqueste quadre lo factorlinguístic a agut un relièuparticular. Parlar de lengaoccitana vòl segurament dirtrabalhar dins lo sector de latradicion orala, mas vòl decòdir afrontar la question de lalenga escricha; question bencontrovèrsa, pròpi perquèaquesta lenga s’es gardaa engranda part gracias a unatradicion orala, vist que dinslhi secles a pas polgut aver losostenh determinant des

institucions, de l’escòla e digrands mejans decomunicacion. La controvèrsia regardasobretot lo sistèmad’escrichura de la lengaoccitana, la parelh dichaquestion de la grafia; subjèctque totun chal afrontar si sevòl donar dinhitat a una lengae far en manièra qu’aquestaabie un certen ròtle comainstrument de comunicacion.Nais parelh l’exigençad’aqueste pichòt desplegantsus la lenga occitana que laComunitat Montana ValVaracha a volgut publiar aconclusion de la sia activitatadministrativa e comainstrument essencial adreçatai ren expèrts. Fasent-lo s’esvolgut navisar qu’entre lasnombrosas propòstasd’escrichura de la lenga

occitana que se pòlonrescontrar, doas, mai que lasautras, cuelhon consens eseguisson la dralha d’unatradicion grafica que vai al delai del territòri de la nòstraValada o des valadasoccitanas en Italia. L’una, la parelh dicha grafiade l’Escolo dóu Po, fai partdes grafias de tipe fonetic epr’aquò segurament respondmielh a la lectura e a lanotacion de la parlaa occitanade la Valada e des siasarticulacions dialectalas.Aquesta grafia, per aquestasia caracteristica e per samelhor respondença a lascostumas graficas adobraasaicì, es pituèst emplegaa enlas Valadas occitanas, mas esren praticaa al de fòrad’aqueste territòri. L’autra, definia grafia

denant del 1999, aviareconoissut la minorança delenga occitana e per aquesta,coma per autras, per nombrósans avia reservat, e reservaencara, resorças e contributsper la promocion d’la lenga ed’la cultura. Totun loreconoissiment de l’Estat auna importança particulara,perquè dona actuacion a unprincipi fondamental d’laConstitucion e fai intrar decòlhi ciutadans de lengaoccitana en Italia ental numredes minoranças linguísticaseuropeas reconoissuas e, defach, lhi unís ai ciutadans delenga occitana en França e enEspanha.L’Estat ent’aquesti ans avolgut destinar laspichòtas resorças debilanç butaas adispausicion da la lei

482/1999 a las institucionslocalas e a las escòlas. LaComunitat Montana ValVaracha, obrant sovent embedelega des comunas, jàdespuei lo premier an aobtengut aquelhifinanciaments, activant embeaquesti fons iniciativasculturalas sal territòri, cors delenga, senhals estradals perlas comunas, mas sobretotrealizant lo portanel linguísticen cò del siu sèti institucionale di siei oficis. Per aquestasactivitats a comptat sus lacollaboracion denant tot delsiu personal dependent, puèid’experts del sector cultural elinguístic. Fondamental es estat l’ajutde la Societat “La Grisaille”, qu’a donatpersonal per lo portanellinguístic, e de

RECONOISSER L’IDENTITAT L'IMPORTANÇA DE SENTIR-SE OCCITANS

contibuït a fondar, ensemp aautras comunitats montanase embe lo sostenhfondamental de la RegionPiemont.

etimològica o “classica”, seplaça ental tradicionalsistèma de notacion graficade la lenga occitana e esaquela segurament maiadobraa en tot l’airallinguístic occitan. Aquestagrafia, bèla si embe lhiadaptaments deguts ai grandsairals dialectals ente esarticulaa la lenga occitanaque, chal navisar-lo,caracteriza un territòri bengrand que vai da las Alps al’Ocean Atlantic e da la MarMediterranèa e lhi Pirenèus alMassìs Central, es encueisegurament la mai emplegaaental sector literari,jornalistic, escolastic,universitari e institucional.

Tenent en compte aquestifactors la Comunitat Montanaen aquesti ans a adobrat efavorit la conoissençad’aquesti dui sistèmas graficse embe aqueste desplegantvòl encara de mai n’enpromòure l’empleg e laconoissença; totun laComunitat Montana aprivilegiat l’em pleg de lagrafia parelh dicha classicaper totas activitat decomunicacion sus grandaeschala, coma lo site internetde la nòstra Institucion que sepòl totalament consultar enlenga occitana. Per far aquòs’es emplegat lo trabalhd’adaptament de la grafiaclassica a la parlaa desValadas Occitanas en Italia,qu’es estat part fondamentaladel projèct “Espaci Occitan”,qu’aquesta Institucion a

Dino MatteodoVice-president

de la C.M. Val Varacha

Dante Alighieri e i trovatori

Si estende dalle valli delPiemonte sino alla Spagna laregione linguisticacomunemente detta Occitania,territorio vastissimo che nonha mai costituito una statounitario, e che oggi vede 13milioni di abitanti suddivisi in32 dipartimenti del sud dellaFrancia, la piccola Val d’Aransui Pirenei spagnoli e 14 valli e120 comuni in Italia. Qui lalingua occitana è presente interritorio cuneese in alta ValTanaro, nelle valli Corsaglia,Maudagna e Ellero, (notecome Valli del Quié per laforma quié, io, usata in luogodi iu o mi impiegati nel restodell’Occitania), nelle valliPesio, Vermenagna, Gesso,Stura, Grana, Maira, Varaita ePo con le laterali Bronda eInfernotto; in provincia diTorino sono di lingua occitana

QUALCHE CENNO STORICOLA PATRIA DELLA LINGUA OCCITANA

le valli Pellice, Chisone,Germanasca, e la Valle d’Oulx,ovvero l’alta Val Susa. Leparlate occitane sono presentianche in Liguria, a OlivettaSan Michele e nelle frazioniRealdo e Verdeggia delcomune di Triora, nonchénell’isola linguistica occitanadi Guardia Piemontese inCalabria, popolata nel XIVsecolo da valdesi delle valliPellice e Varaita emigrati permettere a coltura terre di unfeudatariocalabroetuttoraparlantila linguad’òc.

I simboli diun’appartenenzalinguisticaIl popolo occitano è di ceppoquanto mai vario, celto-liguredalle Alpi al Rodano, celto-iberico dal Rodano allaSpagna, basco in Aquitania. Leterre d’òc sono sindall’antichità crocevia didecine di popoli in movimentoche hanno contribuito acreare l’originalità dello spiritooccitano. Vi sono però alcunisimboli comuni dai Pireneialle Alpi, come la croce,detta dei Conti di Tolosa o

catara: la sua origine,così come ladatazione, èincerta. Nel 990GuillameTaillefer, contedi Tolosa,sposò

Emma, figlia ed ereditiera diRoubaud, conte di Provenza,che gli portò in dote alcunecontee. Nelle terre provenzalioccupate dal conte i suoivassalli avrebbero adottatoper primi la croce comesimbolo da imprimere sullearmi. La tradizione localevuole invece che essa siastata portata dal conteRaimondo IV di Saint Gilles alritorno dalla sua primacrociata in Terra Santa nel1099. Nella bandiera delle vallid’Italia accanto alla crocecatara compare una piccolastella a sette punte: FrançoisFontan negli anni ’70 proposedi inserirla per ricordare lesette regioni storichedell’Occitania: Guascogna,Guiana, Linguadoca, Limosino,Alvernia, Delfinato eProvenza. Ad unire i parlanti

della famiglia occitana non èsolo la bandiera, ma ancheuna canzone, Se chanta:attribuita dalla tradizione aGaston Phoebus, conte di Foix,è considerata dagli storici edai critici musicali unacanzone d’amore, unaserenata piena di nostalgiaper la donna lontana. Diffusain Linguadoca, fu portata interre lontane dai marinaitolosani, ed ogni paese eregione la fece propriaapportando al testo qualchevariante, spesso assairomantica e poetica. Così, se nella versioneoriginale si parla di montagne,a Nantes la storia èambientata sul ponte dellacittà. Presso la fonte di Nîmeslo stesso uccellino esaltainvece la pelle candida delledonne: se quella della sua

amata fosse scurita dal sole,egli la laverebbe con l’aigaròsa, acqua di rose o rugiada.Già cantata nelle valli valdesi,la canzone si è infine diffusain tutte le valli occitane nel1977 attraverso i musicisti delconservatorio occitano diTolosa. I valligiani ne furono subitoconquistati, e la versionemontana di Phoebus, conqualche piccola variante,sembrò la più adatta. Il territorio occitano è notoanche come “paese dellacuccagna”. Nel XV secolo nella regione diTolosa si sviluppò la colturadell’isatis tinctoria, guado opastello. Le sue foglie erano ridotte inpolvere e impastate a formadi palla, detta còca: il termineassunse la forma dispregiativa

cocanha perché per ottenereil viraggio l’impasto avvenivacon urina animale. Dalpastello si estraeva unatintura azzurra, destinata aitessitori del Nord Europa: sigiunse a produrne fino a60.000 tonnellate l’anno,vendute a peso d’oro.Quest’attività riversò suTolosa una ricchezza tale cheil termine “Paese dellaCuccagna” finì per designareun mitico luogo dallericchezze inesauribili.

E vei jausen lo joi qu’esper,denan.Ara vos prec, per aquellavalorQue vos guida al som del’escalinaSovenha vos a temps de madolor!PURG., XXVI, VV. 140-148

A partire dalle Crociate delXIII secolo, con l’annessionedelle terre occitane allaCorona di Francia, la linguainiziò un lento declino, finchénel 1539 l’Editto di Villers-Cotteret impose il francese intutti gli atti pubblici.Occorrerà attendere il XIXsecolo per assistere a unaripresa: nel 1854 nasce infattiil Felibrige, movimentoletterario fondato da poetiprovenzali “per provocare laresurrezione della vecchia

lingua della Provenza eriabilitarla con il prestigiodella poesia”, di cui fa parteFrédéric Mistral, autore diMirèio e Calendau, coronatonel 1904 dal Premio Nobel perla letteratura. L’Occitano si divide in duegrandi “famiglie” dallecaratteristiche diverse, quelladel Sud-occitano e quella delNord-occitano. Estese su unterritorio così vasto,presentano naturalmentenumerose varietà: a sud leprincipali sono Guascone,Lengadociano e Provenzale, anord Limosino, Alverniate eVivarese o Occitano alpino(cui appartengono le varieparlate locali delle vallid’Italia). Benché la lingua d’òcsia parlata ancora oggi dacentinaia di migliaia dipersone fino a qualche anno

fa non si aveva coscienza diappartenere a questo gruppolinguistico, e la parlata localeera designata conl’espressione patois o a nòstramòda (alla nostra maniera).

Come scriverel’occitano: la grafia classicaRisalgono all’Ottocento i primitentativi di elaborare unagrafia da utilizzare perscrivere nei dialetti occitani: itrovatori utilizzavano unagrafia di tipo etimologico,basata cioè sull’etimo latinodelle parole. Si veda ad esempio la Vida deltrovatore Peire Vidal: PèireVidal èra de Tolosa e èra filhd’un pelissièr. E èra bontrobaire e lo melhor cantairemas foguèt mai fòl que jamaise foguèt e cresiá arribat tot

L’occitanoL’Occitano, lingua neolatina oromanza, derivata dall’idiomalatino, comparve alla finedell’impero romanocontemporaneamente aportoghese, spagnolo,catalano, francese, italiano,franco-provenzale, sardo,ladino, rumeno e dalmatico. Ilnome si deve a DanteAlighieri, che nel XIV secolotentò una primaclassificazione delle parlateromanze in base alla particellache indicava l’affermazione,determinando tre idiomi:lingua del sì, italiano, linguad’oil, oiltano o francese, elingua d’òc, occitano. Òcderiva dal latino hoc est, èquesto: il termine Occitaniapassò ad indicare l’insiemedelle regioni in cui si parlavala lingua d’òc, e iniziò ad

essere impiegato anche dalpotere centrale francese, cheindicava i propri feudimeridionali come patrialinguae occitanae. Presente nei testi letterari apartire dal X secolo, dal XIIl’occitano conosce la propriastagione aurea grazie ai poetidetti trobadors, dal verbooccitano trobar, comporre.Lingua di straordinarioprestigio, viene addiritturaimpiegata da Dante Alighierinella Divina Commedia: nelCanto XXVI del Purgatorio iltrobador Arnaud Daniel recitainfatti Tan m’abellis vostre cortesdemanQu’ieu no me puesc ni voill avos cobrire.Ieu sui Arnaut, que plor e vaucantanConsiros vei la passada folor

ELEMENTI LINGUISTICIUNA LINGUA CON TANTE GRAFIE DIVERSE

linguadociano, ma rendere lalingua, in quanto viva edunque in naturaleevoluzione, strumento diampia comunicazione.Normare una lingua, specie seminoritaria, significa fornirledelle norme, delle regoleprecise di scrittura, mezzoindispensabile per consentiredi rafforzarla. Si parla quindi di GRAFIAnormalizzata o normativizzatao classica, e non di LINGUAnormalizzata: queste regolegrafiche consentono eauspicano che in futuro ci sicontinui ad esprimere nelleproprie varietà locali, anche informa scritta.

CENNI DI GRAFIA:LA GRAFIA CLASSICA

Le vocali

a, à e aa rappresentano atonica: chat, pensar, conhaa,càpsulaa finale atona può esserepronunciata, a seconda dellelocalità, a oppure o: la filha, lavachaas in posizione finale atonapuò essere pronunciato, aseconda delle località, es, e,as, os, us, aa e indica ilfemminile plurale: las chatasrossas, mas filhas, las pòrton

è rappresenta e tonica aperta:pèl, sèt, paèla, veèle ed é rappresentano e

A

E

chiusa: abelha, pes, francés,prestar, asee atona è generalmente mutaquando si trova tra dueconsonanti semplici, specie sea contatto con r, e nonappartiene alla sillaba finale:derant, degun, decò

i e í rappresentano i: vin,amís, silenci, armariï, con una dieresi, è utilizzataper segnalare lo iato tra la i euna vocale precedente:atribuïr

ò rappresenta o tonica,generalmente aperta: aquò,decò, còl, vòstre, glòriao (a seconda della posizione) eó rappresentano u: dotze,perdon, espós, montanha, lochat, chanto

I

O

çò que li èra desirança efantasiá.I primi a compiere una chiarascelta ortografica e linguisticaper la produzione in linguad’òc furono i membri delFelibrige, che elessero comelingua letteraria il dialettoprovenzale rodaniano e per lagrafia fonetica il modellofrancese, creando la grafiadetta mistraliana omistralenca. Seguendo questicriteri infatti Mistral composele sue opere più celebri: daquesta derivò per le valli lagrafia detta Escolo dóu Po.In risposta alla grafiaselezionata dai Felibreprovenzali, risultata nonsempre adatta per le altrevarietà occitane, nacquel’Escòla occitana, cheproponeva invece un ritornoall’impiego della grafia

classica utilizzata daitrovatori. Nel 1935 LouisAlibert propose infine unagrafia etimologica utilizzabileda tutte le varietà occitane.Detta classica o alibertina,assai simile a quellatrobadorica, poneva in rilievol’unità della lingua basandosisull’etimologia latina. Essaportò ad una sostanziale unitàgrafica secondo principi dicoerenza etimologica epermise realizzazionifonetiche diverse, rispettandole caratteristiche di variabilitàdella lingua. Oggi è emersa la necessità didare alle diverse parlate unitàlinguistica e grafica,permettendol’intercomprensione fraappartenenti a valli e regionilinguistiche differenti econsentendo inoltre l’accesso

all’insieme della produzioneletteraria, giornalistica escientifica dell’intero territoriooccitano. Si è reso quindinecessario stabilire unaconvenzione, allo scopo dievitare che l’uso di formeeccessivamente localiimpedissel’intercomprensione: le regionid’oltralpe hanno scelto illinguadociano come varietàreferenziale per pubblicazionie atti. Nelle valli per conservare leforme dialettali locali si stasvolgendo da una decinad’anni una ricerca scientificadi normativizzazionelinguistica, per proporreregole precise sulla base dellagrafia alibertina adattata allevarietà alpine. L‘obiettivo nonè snaturare o omologare leparlate occitane al

u e ú rappresentano la ü:ruscha, tuchi, degun, tribú,durmir, butarü, con una dieresi, come neldittongo aü, serve a indicarela differenza di pronuncia:aura (vento, pron. àura) e aüra(adesso, pron. aùra)

Gli accentiL’accento grave è utilizzatoper rendere il timbro apertodelle lettere o ed e: còl,vòstre, pèl, sèt.Le parole in cui la finale siatonica che finiscono in unavocale sola o seguita da una s,hanno un accento grafico suquella vocale: bachàs, francés,espós, amís, tribú.Le parole piane portano unaccento grafico sulla vocaledella sillaba tonica seterminano nella grafia con

U una consonante diversa da s–pronunciata o muta -, conuna vocale doppia o con undittongo o un trittongo: àrbol,àngel, cuélher, chantàvem.

Le consonanti

bl può essere pronunciato cosìcome è scritto, o comeavviene nelle valli occitanemeridionali può divenire bi dibianco: blanc, blòu, estable.Restano invariati deble eblagar.

c davanti ad a, o e u e allafine di una sillaba rappresentak: caire, còl, decò, bric, blancc davanti ad i ed erappresenta c di cenere: cèl,nacion, celèstc è generalmente muta

B

C

Frédéric Mistral e il Felibrige

g davanti a a, o e u, e gudavanti ad e, i, rappresenta gdi gamba: gaire, gola, pagarguèrra, guidarg e tg, davanti a e e irappresentano g di gelato:gent, àngel, viatgegl può essere pronunciato cosìcome è scritto, o comeavviene nelle valli occitanemeridionali può divenire ghi dighiotto o addirittura g digioco: glaç, glèisa. Restainvariato glòria.

j e tj, davanti a a, o e urappresentano g di gelato:jalina, jorn, ajuar, viatjar

In occitano lh è la grafia di lpalatale, in italiano la gl diaglio: palha, malh

G

J

LH

Davanti a i è normalmentemuta: abelhier, bulhir, lhi

nh rappresenta n palatalecome la gn di gnomo: nhòc,vinha, montanha, luenh

pl può essere pronunciatocosì come è scritto, o comeavviene nelle valli occitanemeridionali può divenire pi di pioggia:pluma, plomb, exemple. Restainvariato contemplar.

qu davanti a e ed irappresenta k: quèrre, quesar,quietSeguendo principi etimologicie storici, scriviamo qu davantia a o o in alcune parole:quatre, aquò

s sorda è rappresentata da sstra vocali e s nelle altreposizioni: sopa, passar, nas,

S

orsDiversamente las è sonora: ròsa,cosina, cusina,vesinLa s finale di parola

o sillaba può esseremuta: dins, aïns, fins, pas,

mas, mesme.

t finale di norma si pronuncia:chat, sèt (sette), aut, pont, maè muta in un gran numero diparole: prat, set (sete),universitat, chantattz finale in alcune parole:crotz, dètz, raïtz , si pronunciasNella terminazione dellaseconda persona del pluraledei verbi, tz finale ègeneralmente muta: chantatz,voletz, chantàvetz.

T

quando è il primo elemento diun gruppo di consonanti e nonè a inizio sillaba: acceptar,occitan, accionch rappresenta l’italiana c dicippo, cenere: chantar, vacha,fach, lach, nuech, jonchç davanti a a, o e u e alla finedella sillaba rappresenta s:maçar, maioça, braç, dòuçcl può essere pronunciato cosìcome è scritto, o comeavviene nelle valli occitanemeridionali può divenire chi dichiesa o c di cibo: clau, clòt,clavar. Restano invariati clima,clàssic.

fl può essere pronunciato cosìcome è scritto, o comeavviene nelle valli occitanemeridionali può divenire fi difiore: flor, flama. Restainvariato flecha.

F

x, eccetto il prefisso ex-, sipronuncia di norma ss: fixarz e tz prevocalicherappresentano la s sonora:zòna, onze, realizar, dotze,tretze, setze

X

Gli apostrofiSi impiega l’apostrofo persegnare l’elisione di unavocale negli articolideterminativi: l’àrbol, l’abelha;con la preposizione de:d’aquel òme, d’àrbols; colpronome que, qu’es sus lodesc; con la congiunzione se:S’auguesses dich la veritat;con pronomi clitici e indefiniti.

Il trattinoSi impiega il trattino per unirei pronomi enclitici al verbo:Parle-me. Donem-lhi-lo. As-tu? Vòl-le?; nei numerali:dètz-e-sèt, dètz-e-uech, dètz-e-nòu, vint-e-un, vint-e-dui,vint-e-tres, vint-e-quatre; nelleparole prefissate e composte:terra-trema, Jan-Peire.

CENNI DI GRAFIA:L’ESCOLO DÓU POL’Escolo dóu Po, primaassociazione rappresentante lalingua e la cultura d’oc dellemontagne italiane, nasce inoccasione dello storico concorsopoetico “Monviso 1961” svoltosia Crissolo, in valle Po,nell’agosto del 1961. Moltoattiva, grazie soprattutto al suosegretario, il biellese GustavoBuratti, nella riscoperta delpatrimonio folclorico e nellapromozione di nuovaletteratura, l’Escolo dóu Potende ad adottare la grafia diMistral, ma ne avverte soventela difficile applicazione a parlateassai lontane dal provenzalerodaniano. Per questo motivonei primi anni ‘70 giunge anominare una Commissione conil compito di redigere una grafiaadatta a trascrivere le parlate

occitane di qua dalle Alpi. Ilprogetto viene pubblicato suigiornali “Coumboscuro” (n. 44, giugno 1972) e “LouSoulestrelh” (8 agosto 1973) ecostituisce anche una sorta di“canto del cigno” perl’associazione che l’hasostenuto, destinata proprio inquegli anni a venire sopraffattadalle polemiche sempre piùaccese che oppongonopiemontesi, provenzali eoccitani, oppure nazionalisti eregionalisti o tradizionalisti emarxisti. Dall’articolo de “LouSoulestrelh” apprendiamo chela Commissione è “composta datre docenti universitari (prof.riGiuliano Gasca-Queirazza,Corrado Grassi, ArturoGenre) e da alcunivalligiani (AntonioBodrero, SergioOttonelli eGianpiero

Boschero per la Val Varaita,Sergio Arneodo per la ValGrana, Beppe Rosso per la ValleStura)”; e che il progetto è stato“presentato da A. Genre edapprovato dalla Commissione altermine dei suoi lavori”. Le linee guida di taleCommissione linguistica,sempre secondo lo stessoarticolo, risultano le seguenti:

1) costituzione di un sistemagrafico di segni in grado diservire alla trascrizione ditutte le parlateprovenzaleggianti delle Vallialpine del Piemonte, tale cheogni suono, in una dataposizione, sia rappresentatoda un solo segno [...]

2) rinuncia, nella scelta deisegni, a qualsiasi criterioetimologico [...]

3) adozione di una grafia ditipo fonematico piuttosto che

fonetico, che tenga cioè contodei suoni aventi caratteredistintivo all’interno dei varisistemi delle nostre Valli, manon delle sfumature checaratterizzano le loro diverserealizzazioni foniche [...]

4) assunzione della grafiamistraliana come base dilavoro, con la riserva dimodificarla e di arricchirla làdove essa sia insufficiente oinadeguata a rappresentare ilmaggior numero di fonemipresenti in quest’area;

5) rinuncia all’adozione disegni che non siano presentifra i caratteri di una comunemacchina da scrivere, questoper evidenti motivi pratici;

6) rinuncia alla creazione diqualsiasi tipo di «koinè»dialettale, nel rispetto e per lasalvaguardia di tutte le varietà

in uso, anche quando sianorappresentate da un numerominimo di parlanti”.

La nuova grafia viene prestoadottata da due importantiriviste: “Novel Temp”,quadrimestrale di tutta l’areaoccitana italiana nato nel19711, e “La Valaddo”, legataall’omonima associazioneattiva nelle valli Chisone,Germanasca e alta Susa.Anche il mensile “OusitanioVivo” la accoglie, a partire dal1995, come l’unica grafiaammessa insieme a quellaclassica. Degno di nota èinoltre il fatto che i principalidizionari occitani pubblicatinegli ultimi decenni, da “LouSaber” di Giovanni Bernard,dedicato alla parlata di Bellinoin Valle Varaita, al Dizionariodi Robilante e Roccavione diArtusio-Audisio-Giraudo-

Macario, utilizzino questagrafia. Altro suo importantecanale di diffusione sono state le pubblicazioni ele attività di ricerca curate dalcompianto prof. Arturo Genre,la cui funzione rispetto allagrafia Escolo dóu Po èparagonabile a quella diMistral per la grafiaprovenzale o di Alibert perquella classica: si vadall’“Atlante Toponomasticodel Piemonte montano”promosso dall’Università diTorino alla traduzioneoccitana del Vangelo di SanMarco (1978), sino allafondamentale riedizione del“Dizionario del dialettooccitano della ValGermanasca” di Teofilo Pons(1973) in una nuova versionearricchita e condotta concriteri più rigorosi nel 1997.

Ognuna di queste iniziative èstata per Genre l’occasioneper precisare e migliorare lenorme approntate nel 1972. In effetti questa grafia si vadelineando come un work inprogress che, pur nel rispettodei sei criteri citati prima e inriferimento ad aspetticomunque secondari especialistici, continua arecepire proposte eadattamenti dettati soventedalle peculiarità foniche delle parlate occitane presedi volta in volta inconsiderazione.Si assume qui comeriferimento lo schemapubblicato sul n. 61 de “Lou Temp Nouvel”(dicembre 2006), proponendoa margine le eventualiosservazioni su questioniancora non del tutto definite.

Vocalia, e, i, o = come in italiano;ou = u italiana;u = u francese;œ = eu francese, come in peur(paura)2;ë = e muta francese, come le(il);I dittonghi composti da a, o,ecc. più ou si scrivono aou,oou, ecc.3.Le consonanti si scrivonocome in italiano, tranne leseguenti:ch = c(i) italiana, come incece; si usa davanti a tutte levocali ed in posizione finale;c = c(h) italiana, come in cane;si usa davanti ad a, o, œ, ou, ued in posizione finale;qu = c(h) italiana; davanti ade, ë, i;j = g(i) italiana, come in gelo;si usa davanti ad a, o, œ, ou, ued in posizione finale;

Louis Alibert e l’Escòla Occitan

a

tra due vocali5;¨ = la dieresi serve perindicare che non vi è dittongotra due vocali (sta sostituendoh, perché è di uso piùsemplice)6;’ = si indica con il segno diapostrofo la cadutaoccasionale di una o piùarticolazioni7”.Per l’uso del segno grafico “–”occorre rifarsi a Genre: “Leparticelle pronominali che,appoggiandosi al verbo che leprecede, formano con questo,ai fini dell’accento, un gruppounitario, sono state unite alverbo stesso mediante untrattino (fouttre-sé, anà-ou?)”8.

Prosegue l’articolo di “LouTemp Nouvel”: “La lunghezzadelle consonanti si indica conil raddoppiamento del segno,come in italiano. Nei casi dich, nh, ecc., si raddoppiasoltanto il primo elemento.Le vocali lunghe vengonogeneralmente segnalatemediante l’accentocirconflesso (ˆ); quando lavocale siacontemporaneamente tonica,chiusa e lunga si raddoppia ilsegno (es. éé)”.L’aspetto forse piùcontroverso della grafiaEscolo dóu Po è quellodell’accentazione.

g = g(i) italiana, davanti ad e,ë, i;g = g(h) italiana, come in gara,si usa davanti ad a, o, œ, ou, ued in posizione finale;gu = g(h) italiana, davanti ade, ë, i;s = s aspra italiana, come insole; può essere semplice odoppia;z = s dolce italiana, come inrosa; può essere semplice odoppia;ts = z aspra italiana, come inazione;dz = z dolce italiana, come inzebra;sh = sc(i) italiana, come inscena;nh = gn italiana, come insogno;lh = gl(i) italiana, come inaglio;zh = j francese, come in jeu(gioco);

nn = da usarsi in posizionefinale per evitare confusioniquando la pronunciadifferisce, come ad es. an(hanno) e ann (anno) ecomunque per indicare che sitratta di una n apicale;ç = simile al th inglese di thing(cosa); presente in Val Po;x = simile al th inglese di this(questo); presente in Val Po;ii = non indica una i lunga(che è î), ma una successionedi articolazioni, come peresempio in fìi (figlio), che puòessere formata da vocale +semivocale o dasemiconsonante + vocale4; h = serve per indicare che duevocali devono esserepronunciate distintamente enon come vocale lunga, comeper esempio in fehe (pecore);può anche essere usata perindicare che non vi è dittongo

Riguardo ad esso tralasciamole indicazioni piuttostolacunose di “Lou TempNouvel” per rifarci aldizionario Pons-Genre:“L’accento, se non serve aprecisare il grado di apertura,viene indicato di regola soloquando non cade sullapenultima sillaba delle paroleterminanti in vocale, sullasillaba finale che termina inconsonante o in semivocale esui monosillabi. Dunque: viro, bërsac, palai;ma: tèro, sòttoulo, bazlicò,chapèl. Nei nessi digrammatici,l’accento viene posto sulsecondo elemento: avreù,anchoùo [...] Per maggiore chiarezza, si faperò un più largo usodell’accento. È il caso dei dittonghi tonici

costituiti da vocali suscettibilientrambe di assumerefunzione semivocalica e neiquali l’accento segnala l’apicesillabico (vìoure, oùire, boùis),o di alcune forme verbalimonosillabiche, doveevidenzia una distinzionelessicale (à, ài “ha, ho”, controa, ai “a, ai”, ecc.)”9.

Al criterio di Genre diricorrere, “per maggiorechiarezza”, ad “un più largouso dell’accento” si opponeperò sovente l’esigenza di nonappesantire il testo con unaeccessiva accentazione. Da qui le tendenza, nellapratica degli ultimi anni, a nonaccentare gli incontri formatida vocali “forti” (a, e, o) e davocali “dolci” (i, ou, u): si hacosì paire, paoure, peiro,peoure, muere, siaire ecc.

(padre, povero, pietra, pepe,morire, falciatore); oaddirittura a omettere lasegnalazione della vocaleaperta o chiusa, qualoral’accento non sia già previstoper altre ragioni: dunque, perriprendere gli esempi diGenre, si ha tero e chapel(terra e cappello), mentrecréien e charé (credono ebisognerà) mantengonol’accento.Nonostante permanganodifferenti valutazioni e sceltesu questi e altri dettagli, nelcomplesso la grafia Escolodóu Po ha mostrato negliultimi decenni numerosivantaggi, come la velocità di

apprendimento(specie per unapersona abituataad un sistema discrittura

tendenzialmente foneticocome quello italiano) o laprecisione con la qualepermette di documentare leparticolarità fonetiche deitanti dialetti occitani. In un articolo del 200310

Diego Anghilante ha proposto una originalevalutazione di tale grafia e diquella classica o normalizzatain relazione ai rispettivicontesti culturali e politici: “la grafia normalizzata, silegge tra l’altro, inserisce lanostra lingua in un circuitodinamico di aggiornamento edi espansione; la sottrae alledifficoltà diintercomunicazione tra paesie valli lontane, tipiche di unaconcezione statica elocalistica della lingua; apre lanostra montagna allacosiddetta Occitania Grande,

nella convinzione che le ValliOccitane d’Italia non possanotrovare in se stesse il propriobaricentro e che debbanoinvece sviluppare al massimo irapporti culturali, e un domaninon solo culturali, con ilgrande spazio occitanod’oltralpe. Il presuppostoteorico, e quindi anchel’obiettivo a lungo termine,rimane quello di una«nazione» occitana (che nonsignifica, nel quadrodell’Europa unita, uno statocon le sue frontiere e la suaburocrazia) che dovrà prima opoi dotarsi di un’unica lingua edi un’unica identità”. La grafia Escolo dóu Po invece“si inquadra in un contesto disostanziale autonomia dellaminoranza linguistica occitanad’Italia rispetto alla GrandeOccitania che va dalle Alpi

all’Atlantico. La prospettiva è insommaquella di un territorio alpino-occitano che trovi soprattuttoin se stesso, come zonaminoritaria all’interno dellostato italiano e dellatradizione culturale italiana, lapropria ragion d’essere; e che dunque è destinato –visti la sua tormentatamorfologia, il cronicospopolamento e l’assenza diun centro urbano e culturaleforte – ad una sempremaggiore sinergia con le cittàesterne (Cuneo, Pinerolo,Torino, Genova...) e con leculture locali circostanti”.

1 Per ironia della sorte il titolo della rivista più rappresentativa della grafiaEscolo dóu Po è riportato in grafia classica o normalizzata; solamente a partiredal 2000 esso è stato modificato in “Lou Temp Nouvel”.2 Negli ultimi anni si va affermando la tendenza a rendere questa vocale con ildigramma eu (la scelta è avvalorata dal dizionario Pons-Genre del 1997).3 “Il criterio Mistraliano (àu, òu, ecc) non può essere adottato perché ambiguoin condizioni di atonia” (articolo citato de “Lou Soulestrelh”). Occorre peròriconoscere che il rifiuto della soluzione mistraliana comporta formeappesantite e ineleganti: si pensi a lemmi come biooure, uou, neoou(abbeverarsi, uovo, neve) o a neologismi come aoutounoumìo o Eouroupo.4 Non è chiaro perché lo schema di “Lou Temp Nouvel” collochi tra leconsonanti il segno ii. Sulle successioni vocaliche si veda anche il pieghevole diArturo Genre, senza indicazione di data, destinato ai ricercatori dell’AtlanteToponomastico (d’ora in poi citato come ATPM): “Due segni vocalici insuccessione, senza accenti o con l’accento su uno solo dei due, indicano […]non una vocale lunga, ma due articolazioni distinte, come […] in fée “pecore”,féette “piccole pecore”, fìi (voc + semivoc.) “figlio”, fìio, fìiét (voc. + semicons.)“figlia” “figlio” (dimin.), poùoure (voc. + semivoc.) “polvere”.5 Si noti la diversa trascrizione del lemma fehe rispetto al fée dell’ATPM diGenre nella nota precedente.6 Gli esempi si trovano in ATPM: “È così possibile distinguere, ulteriormente,fïét da fiiét e fiét; süou (voc. + voc.) “sudo” da suou (voc. + semivoc.) “sono”;sïou (voc. + voc.) “falcio” da siou (voc. + semivoc.) “(io) sono”.7 ATPM: “(es.: Pra ‘d la Draio, Su p’ la Broùo). Quando questa caduta ha luogoin corpo di parola, si deve evitare di lasciare lo spazio dopo l’apostrofo (es. LaMart’leiro, e non La Mart’ leiro)”. L’uso dell’apostrofo è anche ricorrente perrichiamare la caduta della vocale iniziale nelle parole che iniziano in es: ‘scolo,‘studiar, ‘Sturo per escolo, estudiar, Esturo.8 Pons-Genre, “Dizionario del dialetto occitano della Val Germanasca” (ed.dell’Orso, 1997), Avvertenze, pag. XX.9 Op. cit. pag. XVI10 “Fare, ma prima ancora pensare”, in “Ousitanio Vivo”, n. 282, 28 ottobre 3003.

solelh, aire e sè,findi a tombar ‘ndurmias, ‘nbraç a ‘na flor grinosa.

FARFALLE E APIversione italiana

Farfalle e api non sapevan piùdove andare:o bella! avanti indietro di quadi là tanto odoravano, chiamavanoquei fiori dei pratiche esse han ballato insieme,appese all’aria e al sole,fino a dimenticare tutto: fiori,sole, aria e sé,fino a cadere assopite inbraccio a un fiore amorevole.

GRAFIE A CONFRONTOAntonio Bodrero, detto BarboToni

QUË DË QUIAR Escolo dóu PoQuë dë quiar, bëneit i ouei,couro n’ero un për meiroe la nouech i vitoun treiàven afâ ‘stele;dìen ëncâ i ëstele courogrinour i boouco:“Bafarà, me pa trô; qui cre’ pavene a veire:nous sen i quiar di meire,nove, di vosti reire”.

QUE DE CLARSgrafia classicaQue de clars, beneits lhi uelhs,quora n’era un per meirae la nuech lhi vitons trelhavena far estelas;dien enca’ lhi estelas quoragrinor lhi bòuca:“Bafaratz, mas pas tròp; qui

LAVORAREPER L’OCCITANONel 1999 le ComunitàMontane Valle Varaita, ValMaira, Valli Po-Bronda-Infernotto, Valle Stura, VallePellice, Valli Gesso-Vermenagna-Pesio e ilComune di Dronero hannofondato Espaci Occitan,Associazione di Enti pubblicicon sede a Dronero. Il suoscopo è diffondere esostenere la lingua e lacultura occitanapromuovendone l’identitàattraverso un Istituto di Studiche organizza corsi,

manifestazioni e convegni,una biblioteca e mediatecacon migliaia di volumi sulterritorio e la cultura occitani,un Museo multimediale percompiere un viaggio virtualenella realtà occitanaed un ufficio per lapromozione dell’offertaturistica occitana. In questidieci anni Espaci Occitanha offerto servizi linguistici alterritorio occitano, ecollaborato con enti,istituzioni e scuole operantisul territorio occitano inItalia e all’estero nellarealizzazione di siti internet,attività didattiche epubblicazioni quali la guidaMistà e il Dizionario italiano-occitano-italiano,primo vocabolariodell’occitano alpino in grafiaclassica.

cre pas vene a veire:nos sem lhi clars di meiras,nòvas, di vòstri reires”.

QUANTE LUCIversione italiana

Quante luci, benedetti gliocchi, quando ce n’era una perbaitae la notte i montanarigiocavano a fare stelle;dicono ancora le stelle,quando affetto le guarda:“Sghignazzate, ma nontroppo; chi non crede siaccerti:noi siamo le luci delle baite,nuove, dei vostri avi”.

PARPAIOUN E ABEIEEscolo dóu Po

Parpaioun e abeie savìen pusënt anâ:elà! arìe anan dëdësai dëdëlaitan fiairàven, chamàvenaquëlle fiour di preitqu’an burdì ‘nsem, pëndù al’aire e ar soulei,findi a dërmëntiâ tout: fiour,soulei, aire e si,findi a toumbâ ‘ndurmì, ‘nbras a na fiour grinouzo.

PARPALHONS E ABELHASgrafia classica

Parpalhons e abelhas sabìenpus ent’anar:elà! arrier anant de deçai dedelaitant flairaven, chamavenaquelas flors di praetsqu’an burdit ensem, penduts al’aire e al solelh,findi a desmentiar tot: flors,

Ufficio turistico di Valle, piazza Marconi 5, Frassino.

Tel. 0175.970640; fax 0175.970650;[email protected] www.vallevaraita.cn.it

Testi a cura di Rosella Pellerino (parte generale e testo su grafia classica),

Diego Anghilante (testo sulla Escolo dòu Po)

Coordinamento linguistico Espaci Occitan

Coordinamento redazionale Sportello linguistico e Ufficio Turismo e Cultura -

Comunità Montana Valle Varaita

Illustrazioni Marco Bailone

La lenga per deman