breve corso di fisica 1: meccanica (per studenti delle...

127
Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle Facoltà Scientifiche) Stefano Ranfone _____________________________________

Upload: ngodiep

Post on 15-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per

studenti delle Facoltà Scientifiche)

Stefano Ranfone

_____________________________________

Page 2: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Introduzione al corso

Queste brevi “Dispense” nascono dall’esigenza di fornire un riassunto schematico delle lezioni

di un corso di Fisica 1 (Meccanica). Si tratta di materiale parzialmente riciclato da “internet”.

Possono essere utili allo studente nella preparazione dell’esame, ma non hanno nessuna

pretesa di sostituire completamente i libri di testo, che, rispetto a quanto qui riportato,

contengono esempi, esercizi risolti e molte informazioni, anche di natura storica. Pertanto si

consiglia di completare la preparazione con un approfondimento della materia sui libri di testo

consigliati.

Il corso e’ costituito da sei unità didattiche. Si presuppone che prima di affrontare questo esame

lo studente abbia frequentato il corso di Matematica I. Nell’esame finale lo studente dovrà

affrontare una prova scritta a cui seguirà una verifica orale; pertanto, oltre allo studio della teoria

e’ fondamentale che una larga parte della preparazione sia dedicata alle tecniche di risoluzione

degli esercizi, reperibili anche tra i testi consigliati.

La meccanica viene comunemente divisa in cinematica, dinamica e statica; anche se quest’

ultima può essere semplicemente considerata un “caso particolare” della dinamica stessa. La

cinematica può essere vista come una sorta di linguaggio matematico, che permette di definire

le grandezze necessarie per formulare le leggi della fisica in maniera rigorosa. La dinamica

contiene invece dei veri concetti fisici (leggi), che legano fra loro le grandezze considerate.

Consigli per la risoluzione dei problemi

Una parte fondamentale di ogni corso di Fisica è la risoluzione di problemi. Risolvere problemi

spinge a ragionare su idee e concetti e a comprenderli meglio attraverso la loro applicazione.

Gli esempi qui riportati illustrano, in ogni capitolo, casi tipici di risoluzione di problemi.

Il sommario alla fine di ogni unità didattica offre un breve quadro d’insieme delle idee più

importanti per la soluzione dei problemi di quel capitolo.

Riguardo alla soluzione dei problemi di Fisica, si consiglia quanto segue:

Leggere attentamente il testo del problema.

Preparare un elenco completo delle quantità date (note) e di quelle cercate (incognite).

Page 3: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Disegnare uno schema o un diagramma accurato della situazione. Nei problemi di dinamica,

assicurarsi di aver disegnato tutte le forze che agiscono su un dato corpo (diagramma di corpo

libero).

Ricordare sempre la gravità nei sistemi verticali

Dopo aver deciso quali condizioni e principi fisici utilizzare, esaminare le relazioni matematiche

che sono valide nelle condizioni date. Assicurarsi sempre che tali relazioni siano applicabili al

caso in esame. E’ molto importante sapere quali sono le limitazioni di validità di ogni relazione o

formula.

Molte volte le incognite sembrano troppe rispetto al numero di equazioni. In tal caso è bene

chiedersi, ad esempio:

Esistono altre relazioni matematiche ricavabili dalle condizioni del problema?

E’ possibile combinare alcune equazioni per eliminare alcune incognite?

E’ buona norma risolvere tutte le equazioni algebricamente e sostituire i valori numerici soltanto

alla fine. Conviene anche mantenere traccia delle unità di misura, poiché questo può servire

come controllo.

Controllare se la soluzione trovata è dimensionalmente corretta. Arrotondare il risultato finale

allo stesso numero di cifre significative che compaiono nei dati del problema.

Ricordare che per imparare a risolvere bene i problemi è necessario risolverne tanti: la

risoluzione dei problemi spesso richiede creatività, ma qualche volta si riuscirà a risolvere un

problema prendendo spunto da un altro già risolto.

Testi Consigliati:

M. Alonso, E.J. Finn, Elementi di Fisica per l'Università: Vol. 1° - Meccanica e termodinamica II

ed, Milano, Masson Italia Editori, 1993

D. Halliday, R. Resnick, K.S. Krane, Fisica 1 IV ed, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, 1995

P. Mazzoldi, M. Nigro, C. Voci, Fisica, Meccanica-Termodinamica, Napoli, EdiSES Società

Editrice Scientifica, 1991

C.Mencuccini, V. Silvestrini, Fisica I. Meccanica Termodinamica, Napoli, Liguori Editori, 1987

Page 4: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità Didattica 1

Unita di misura

Classe di grandezze

È un insieme di enti, omogenei fra di loro, per i quali si possano stabilire le relazioni di

uguaglianza, di disuguaglianza e l’operazione di addizione.

Ad esempio: una classe di segmenti, oppure di angoli. Quando ciò sia possibile, si dice anche

che gli enti in oggetto sono misurabili.

Definizione operativa delle grandezze

Precisiamo subito, però, che quando affermiamo che le grandezze sono enti misurabili, non

dobbiamo limitarci ad immaginare un procedimento qualsiasi, mediante il quale ciò sia

possibile, solo in linea di principio, ma dobbiamo indicare le operazioni che consentano di

misurare effettivamente le grandezze in esame.

Unità di misura

É una grandezza campione, omogenea con la grandezza data, scelta in maniera arbitraria. Ad

esempio: il metro per la misura delle lunghezze.

Misura di una grandezza

É il numero reale ottenuto dal rapporto fra la grandezza data e la sua unità di misura. Esso

rappresenta il numero di volte che l’unità di misura è contenuta nella grandezza stessa; e può

essere razionale o irrazionale, a seconda che la grandezza data e la sua unità di misura siano

commensurabili o incommensurabili fra di loro.

Indicando con

G la grandezza data, con

G la sua misura e con

[G] la sua unità di misura, si ha:

G G

[G] d a c u i :

G G [G]

Esempio.

Se AB è un segmento dato, m (metro) una sua unità di misura e 10 la sua misura (cioè il

rapporto fra il segmento AB e il metro), allora:

AB/m = 10 oppure: AB = 10 m

Page 5: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Il rigore formale della fisica non è così accentuato come quello della matematica, tuttavia alcuni

chiarimenti sull’uso di certi termini può servire ad evitare confusioni.

Abbiamo appena detto che la misura di una grandezza è un numero reale e non una

grandezza, tuttavia spesso con tale termine si intende anche la grandezza stessa.

Volendo essere più precisi, dovremmo parlare di misura astratta di una grandezza, che è il

numero reale sopra definito e di misura concreta, che è il prodotto dell’unità di misura della

grandezza per la sua misura e che, in fisica, si preferisce scrivere indicando prima la misura e

poi l’unità.

In pratica, però, questa distinzione non si osserva quasi mai. Nel seguito, quindi, useremo

l’espressione “misura di una grandezza”, indifferentemente, nei due sensi. Lo studente dovrà

intenderne il significato di volta in volta.

Tuttavia, eviteremo espressioni del tipo “la grandezza

“ ed altre consimili, che pure alcuni

adoperano, a proposito delle “grandezze adimensionali”, cioè le grandezze individuate solo da

numeri, come l’indice di rifrazione.

Operazioni con le grandezze

Grandezze come monomi.

Si conviene di considerare una grandezza fisica come un monomio, in cui la parte numerica ne

rappresenta la misura, mentre la parte letterale ne indica l’unità di misura.

Esempio.

10 m è una grandezza, in cui 10 è la misura ed m ne è l’unità di misura; 34 g si interpreta in

modo analogo;

12 m / s è una grandezza (velocità) in cui m / s ne è l’unità di misura.

Le operazioni si eseguono con le stesse regole usate per i monomi.

Esempio.

4m 10m 8m 6m; 3m 5m 15m2

14m

6m

7

3; 16m2 4m

12m

4s 3m /s;

4m /s

2s 2m /s2

Page 6: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Notazione scientifica (o esponenziale)

Quando la misura di una grandezza è data con molte cifre, spesso con diversi zeri, si usa

esprimerla mediante opportune potenze di 10, ad esponente positivo o negativo, a seconda che

si tratti di numeri molto grandi o molto piccoli.

Si conviene, in tali circostanze, di spostare la virgola in modo che il numero ottenuto sia minore

di 10 (quindi la parte intera è di una sola cifra) e di moltiplicarlo, dopo, per quella potenza di

dieci che lasci inalterato il valore iniziale.

Esempio.

Rappresentare in notazione esponenziale i seguenti numeri:

121000 1,21 10 5

0,00013 1,3 104

Ordine di grandezza di una misura

Molte volte non interessa riportare la misura esatta di una grandezza, ma solo alcune

indicazioni che ne diano l’idea, senza molta precisione.

Per risolvere il problema, si determina solo l’ordine di grandezza della misura, che corrisponde

alla potenza di 10 più prossima alla misura stessa.

A tal fine si procede in questo modo, come facilmente si capisce:

si scrive il numero in notazione esponenziale;

si considera il numero che si ottiene eliminando la potenza di 10.

Ebbene, se tale numero è minore di 5, allora l’ordine di grandezza è la potenza di 10 del

numero stesso; se è maggiore di 5, si considera la potenza di 10 che si ottiene aumentando di

un’unità l’esponente; se è proprio uguale a 5, si può procedere nell’uno o nell’altro modo.

Esempio.

Determinare l’ordine di grandezza dei seguenti numeri (già posti in forma esponenziale):

a)3,56 104 b)7,23105 c)4,3105 d)6,4 103

Seguendo le regole indicate, si hanno i seguenti risultati:

a)104 b)106 c)105 d)102

Grandezze fondamentali e derivate

Per poter misurare tutte le grandezze fisiche occorre stabilire un’unità di misura per ciascuna di

esse. Tale scelta potrebbe farsi, teoricamente, indicando per ciascuna grandezza una propria

unità di misura, in modo del tutto indipendente dalla scelta delle altre.

Page 7: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Tuttavia, a parte la difficoltà per definire l’unità per alcune di queste, si è visto che è più

conveniente fissarne alcune come grandezze fondamentali stabilendone, arbitrariamente, le

rispettive unità di misura e poi determinare, per tutte le altre, dette grandezze derivate, le

rispettive unità di misura, ricavandole dalle relazioni matematiche che le legano alle precedenti.

Il numero delle grandezze fondamentali è arbitrario; addirittura si potrebbe ridurre ad uno.

In altre parole, sarebbe sufficiente stabilire l’unità di misura di una sola grandezza fondamentale

per poter dedurre, poi, le unità di misura di tutte le altre grandezze fisiche.

Un esame approfondito del problema ha suggerito la scelta di poche ed opportune grandezze

fondamentali, in modo che tutte le altre grandezze si possano esprimere agevolmente in

funzione di queste.

L’insieme delle unità di misura fondamentali e di quelle derivate costituisce un sistema di unità

di misura. Un sistema di unità si dice coerente, quando tutte le unità sono derivate solo da

quelle fondamentali, come nel caso in esame.

Il sistema, poi, si dice assoluto se le unità stabilite per le grandezze si conservano

rigorosamente costanti nel tempo e non dipendono dal luogo.

Esistono diversi sistemi di unità di misura, che differiscono sia per la scelta delle grandezze

fondamentali che delle rispettive unità.

In pratica però, almeno recentemente, sono pochi i sistemi adottati dai Paesi più civili. Fra

questi, il sistema assoluto (CGS), il Sistema Tecnico (non assoluto) e, soprattutto, il Sistema

Internazionale (SI), anch’esso assoluto.

Sistema internazionale, SI

In passato era chiamato MKS (metro, chilogrammo, secondo). Si basa su sette grandezze

fondamentali. Negli argomenti trattati in seguito si useranno le seguenti.

1. Lunghezza

2. Massa

3. Tempo

4. Intervallo di temperatura

5. Intensità luminosa

6. Intensità elettrica

7. Quantità di materia

A queste bisogna aggiungerne altre due, dette supplementari, che sono:

8. Unità di misura degli angoli piani

Page 8: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

9. Unità di misura degli angoli solidi.

Quindi, complessivamente, le grandezze fondamentali diventano nove.

1) Unità di lunghezza. E’ il metro, indicato col simbolo m.

La Conferenza generale di Pesi e Misure, tenuta a Parigi nel 1889, adottò la seguente

definizione per l’unità di lunghezza: il metro è la distanza, alla temperatura di 0 °C, tra due tratti

paralleli incisi sopra un regolo campione di platino-iridio, conservato nell’ Archivio Internazionale

di Pesi e Misure di Sèvres, presso Parigi.

Il metro doveva corrispondere, secondo la primitiva definizione (Parigi,1799), alla

quarantamilionesima parte del meridiano terrestre. Successivamente risultò, da misure più

precise del meridiano terrestre, di circa 0,2 mm più corto. Tuttavia, esso non fu modificato per

non dover riprodurre anche tutte le copie fornite ai vari Paesi che l’avevano adottato come unità

di misura delle lunghezze. Da quel momento però il metro non fu più considerato come unità

naturale, ma convenzionale.

In tempi più recenti, sono state date nuove definizioni del metro, che lo riconducono ad unità

naturale. L’ultima, decisa dalla XV Conferenza Generale dei Pesi e Misure, nel 1975 a Parigi, è

la seguente: il metro è la lunghezza uguale a 1.650.763,73 lunghezze d’onda nel vuoto della

radiazione corrispondente alla transizione tra i livelli 2p10 e 5d5 dell’atomo di cripto 86.

2) Unità di massa. E’ il kilogrammo-massa, indicato col simbolo kg.

Il kilogrammo-massa è la massa di un cilindretto campione, di platino-iridio (in peso, 90% di

platino e 10% di iridio), conservato alla temperatura di 0 °C, nell’ Archivio Internazionale di Pesi

e Misure di Sèvres, presso Parigi. Il kg ha la massa di

5,01881025 atomi dell’isotopo carbonio

12. Esiste anche l’unità di massa atomica, definita come la dodicesima parte della massa

dell’atomo di carbonio 12 .

Il kilogrammo-massa, secondo la primitiva definizione, doveva corrispondere alla massa di un

decimetro cubo di acqua distillata, sotto la temperatura di 4°C e alla pressione normale di

un’atmosfera, ma risultò più grande di circa 27 milligrammi.

Anche in questo caso non fu apportata alcuna modifica, ma pure questa unità di misura si deve

considerare convenzionale e non naturale.

3) Unità di tempo. E’ il secondo, simbolo s.

Il secondo è nato come la 86.400-ma parte del giorno solare medio, dell’anno 1900.

Page 9: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

La più recente definizione del secondo è data dalla XV Conferenza Generale dei Pesi e Misure,

nel 1975: il secondo è l’intervallo di tempo che contiene 9.192.631,770 periodi della radiazione

corrispondente alla transizione tra i due livelli iperfini dello stato fondamentale dell’atomo di

cesio 133.

Le definizioni che seguono, relative alle altre unità di misura del sistema SI, sono ancora quelle

date dalla XV Conferenza del 1975, di cui sopra.

4) Unità di intervallo di temperatura. É il Kelvin, simbolo K.

Il Kelvin è la frazione di 1/273,16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell’acqua.

5) Unità di intensità luminosa. É la candela, simbolo cd.

La candela è l’intensità luminosa di una superficie di area

1/600.000 m2 del corpo nero alla

temperatura di solidificazione del platino, emessa nella direzione perpendicolare alla superficie

stessa, alla pressione di

101.325 Pa .

6) Unità di intensità di corrente elettrica. E’ l’ampere, simbolo A.

L’ampere è l’intensità di corrente elettrica che, mantenuta costante in due conduttori rettilinei,

paralleli, di lunghezza infinita, di sezione circolare trascurabile e posti alla distanza di 1 m l’uno

dall’altro, nel vuoto, produce tra i due conduttori la forza di

2 107N per ogni metro di

lunghezza.

7) Unità di quantità di materia. É la mole, simbolo mol.

La mole è la quantità di sostanza di un sistema che contiene tante entità elementari quanti sono

gli atomi in 0,012 kg di carbonio 12.

8) Unità di angolo piano. E’ il radiante, simbolo rad.

Il radiante è l’angolo al centro di una circonferenza, a cui corrisponde un arco di lunghezza

uguale al raggio. Per convertire gradi sessagesimali in radianti basta ricordare che:

1 2

360rad

9) Unità di angolo solido. E’ lo steradiante, simbolo sr.

Lo steradiante è l’angolo solido di un cono avente il vertice nel centro di una superficie sferica, a

cui corrisponde una calotta la cui area è uguale a quella del quadra-to avente per lato il raggio

della superficie sferica.

Page 10: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Multipli e sottomultipli

Le unità di misura così ottenute, talvolta sono troppo piccole o troppo grandi per rappresentare

le misure di certe grandezze, nel senso che queste sarebbero espresse da numeri molto grandi

o molto piccoli e, quindi, scomodi per i calcoli e per gli usi pratici.

Ad esempio, è chiaro come non convenga esprimere in metri la distanza fra due città, oppure lo

spessore di un foglio di quaderno.

Nel primo caso, la distanza sarebbe espressa da un numero molto grande, nel secondo da uno

molto piccolo. Per ovviare a questi inconvenienti, sono stati adottati degli opportuni multipli e

sottomultipli delle unità sopra considerate, molti dei quali già noti a tutti.

Tali multipli e sottomultipli si ottengono facendo precedere le unità fondamentali da opportuni

prefissi, i quali indicano certe potenze di 10. In tal modo l’unità, preceduta da uno di tali prefissi,

si deve considerare moltiplicata per la corrispondente potenza di 10.

Prefissi Simboli Rapporto unità ----- unità

100

yotta Y

1024

deci d

101

zetta Z

1021 centi c

102

exa E

1018 milli m

103

peta P

1015 micro

106

tera T

1012 nano n

109

giga G

109 pico p

1012

mega M

106 femto f

1015

kilo K

103 atto a

1018

etto H

102 zepto z

1021

deca Da

101 yocto y

1024

Grandezze Comuni

Si e’ detto che per definire, in maniera più semplice, le grandezze fisiche conviene fissarne

alcune come fondamentali e dedurre le altre, ossia quelle derivate, dalle prime. Tutto ciò

presuppone che fra le grandezze derivate e quelle fondamentale esistano delle relazioni che

consentano effettivamente di esprimere le prime mediante le seconde. Tali relazioni fra

grandezze vengono chiamate equazioni fisiche fra grandezze. E’ anche importante sottolineare

come nella definizione di alcune grandezze fondamentali si faccia riferimento ad altre

grandezze derivate (Newton, Pascal, etc). Esse servono per definire le grandezze derivate e

per esprimere, in termini matematici, le leggi fisiche quantitative.

Page 11: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esempio: per definire la velocità di un punto che si muove di moto uniforme, scriviamo:

v s

t.

Dal punto di visto matematico, una tale espressione sarebbe completamente priva di significato,

tuttavia, notando che per calcolare la misura di quella grandezza, chiamata velocità, dobbiamo

eseguire proprio il rapporto fra la misura dell’arco di traiettoria percorso (detto con termine

improprio, spazio) e la misura del tempo impiegato, siamo indotti a considerare tale rapporto

per definire la nuova grandezza, ossia la velocità, derivata da quelle di spazio e di tempo.

Quindi, ogni volta che si considera un’equazione fisica fra grandezze, ad essa viene sempre

associata un’altra fra le misure delle grandezze stesse dell’equazione.

La fisica è una “scienza sperimentale”.

Le sue leggi sono infatti state “verificate” tramite degli opportuni esperimenti (riproducibili da

chiunque si ponga nelle condizioni idonee).

Per studiare un fenomeno fisico occorre prima di tutto effettuare una osservazione di tipo

“qualitativo” (es. “un corpo privato di sostegno cade verso terra”), poi occorre considerare quali

“grandezze fisiche” caratterizzano il fenomeno (es. “velocità”, “massa”, ecc.), in quale “misura” e

in che modo queste grandezze interagiscono fra loro.

Misura di grandezze fisiche

Misurare una grandezza fisica significa effettuare un “confronto” fra la grandezza da misurare e

il “campione”, opportunamente scelto, in modo da stabilire una corrispondenza univoca tra la

grandezza stessa e un “numero” che ne rappresenta la “misura” nell’unità di misura prescelta.

Errori di misura: valori tipici

Misure di Lunghezza

Metodo Errore Massimo Errore Relativo

Corde Metriche

0,5cm

100 m

5105

Metro a Nastro

0,5mm

2m

3104

Calibro Digitale

5m

10cm

5105

Interferometro

1nm

10m

1010

GPS

0,3m

105Km

3109

Rivelatori di Onde Gravitazionali

1018m

1Km

1021

Microscopio a Effetto Tunnel

1011m

109m

102

Page 12: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dal momento che la precisione di una misura è sempre limitata (dipende dalla precisione dello

strumento utilizzato, dalla tecnica con la quale si esegue la misura e dalla possibilità, sempre

presente di errori sperimentali) bisogna sempre associare, ad ogni misura, il relativo “errore”.

Le misure sono note (registrate) con un certo numero di cifre significative. Conviene dunque

rappresentare i numeri sempre in notazione esponenziale. L’errore ha generalmente 1 (o

tuttalpiù 2) cifre significative, dunque il risultato della misura va dato fino alla (seconda) cifra

dell’errore

Equazioni dimensionali

Di ogni grandezza fisica è possibile dare una “equazione dimensionale”, cioè un’equazione che

esprima la grandezza fisica presa in considerazione in “funzione” di L, M e t.

Esempio:

la velocità è una grandezza fisica derivata che si esprime in funzione dello spazio percorso e

del tempo impiegato:

v dx

dt da cui: [v] [L t1]

l’accelerazione, a sua volta, può essere ricavata dalla velocità:

a dv

dt da cui: [a] [L t2]

Nella formulazione di una “legge fisica” bisogna tenere conto della “omogeneità dimensionale”,

cioè le equazioni dimensionali dei due membri dell’equazione che esprime la legge stessa

devono essere equivalenti (in caso contrario significa che sono presenti degli errori).

Esempio:

h(t) h0 1

2gt2 [L] [L][

L

t2][t]2 [L] [L]

da notare che il valore ½ è un numero e, quindi, “adimensionale”

Grandezze fisiche “scalari” e “vettoriali”

Le grandezze fisiche possono essere di due tipi:

scalari : sono le grandezze per le quali è sufficiente conoscerne il valore nell’unità di misura

prescelta (es. tempo, temperatura, massa, energia ecc.);

vettoriali: sono le grandezze individuate tramite l’utilizzo di un “vettore”, cioè quelle grandezze

per le quali occorre definire, oltre al modulo, anche una direzione e un verso (es. velocità,

spostamento, accelerazione, forza, ecc.).

Page 13: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Leggi fisiche

Definire una “legge fisica” significa individuare le relazioni che legano fra loro le varie grandezze

fisiche che compaiono nel fenomeno.

Dal momento che tutte le misure delle grandezze effettuate contengono degli errori il risultato

ottenuto con l’applicazione della legge fisica conterrà a sua volta degli errori (in base alla “legge

di propagazione degli errori”).

Page 14: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di Schematizzazione

Grandezza: quantità fisica che può essere misurata; i l suo valore numerico dipende dall’unita di

misura usata; quando ci si riferisce ad una grandezza fisica, e quindi strettamente necessario

specificare l’unità di misura, in quanto i l numero in se non ha alcun significato. (ad esempio, la

lunghezza s di un tavolo può essere 1 o 100 o qualunque altro numero. Per cui si dovrà sempre

scrivere s = 1m = 100cm).

Unità di misura: e una grandezza presa come campione con cui confrontare tutte le grandezze

dello stesso tipo.

Grandezze fondamentali: sono quelle per mezzo delle quali si possono esprimere tutte le

grandezze fisiche. La scelta delle grandezze fondamentali e convenzionale e determina il

Sistema di Unita di Misura. Nella meccanica si usano tre grandezze fondamentali lunghezza,

massa e tempo, ma quando si studiano i fenomeni elettromagnetici e necessario introdurne

altre.

Sistema Internazionale (SI): e fondato su sette unita d i misura indipendenti: metro (m),

chilogrammo (kg), secondo (s), ampere (A), Kelvin (K), mole (mol) e candela (cd) corrispondenti

rispettivamente alle grandezze lunghezza, massa, tempo, corrente elettrica, temperatura,

quantità di materia e luminosità.

Grandezze derivate: sono espresse mediante le grandezze fondamentali ma per ragioni

pratiche, spesso le loro unita di misura hanno un nome specifico. Ad esempio la forza nel SI si

misura in newton (N), mentre l’unita di misura della velocità non ha un nome specifico.

Alt r i sistemi d i unita: per ragioni di comodità a volte si usano altri sistemi di misura. I l sistema

CGS (o di Gauss), ad esempio, offre dei vantaggi da un punto di vista teorico (elettromagneti-

smo), però le equazioni sono espresse in unita che non sono molto utili da un punto di vista

pratico (sono troppo piccole e troppo grandi per l’uso comune).

Page 15: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità didattica 2

Esercizi riassuntivi UD1:

Quanto pesa un piede cubo di acqua?

Se la terra fosse fatta d’acqua, quanto peserebbe?

Che errore c’è su questo risultato se l’errore sul raggio è 1 km?

Quanto ci mette la luce ad andare dal sole alla terra? E dalla luna alla terra? Con che errore

avete ottenuto il risultato?

Nozione di vettore

Il concetto di vettore trova la sua origine nell’ambito della Fisica in quanto in essa la descrizione

basata solo su grandezze elementari quali per esempio il tempo, la massa, la temperatura, il

volume, si dimostra ben presto inadeguata alla rappresentazione degli oggetti e delle loro

relazioni. Le grandezze fisiche si distinguono perciò essenzialmente in due grandi classi. Quelle

che risultano completamente definite quando se ne conosce la sola misura rientrano nella

categoria delle grandezze scalari le altre richiedono di norma un maggior contenuto informativo

e vengono rappresentate dalle grandezze vettoriali. Nella prima categoria rientrano grandezze

come la lunghezza, l’area, il volume, il tempo, la temperatura, il calore specifico, l’energia, etc e

per queste è sufficiente fornire la loro grandezza relativamente ad una opportuna unità di

misura: esempi tipici delle grandezze vettoriali sono invece lo spostamento, la velocità,

l’accelerazione, la forza, l’impulso. Prima quindi di introdurre queste nuove grandezze e

formalizzarne le proprietà in un importante capitolo della Matematica come il Calcolo Vettoriale,

conviene discuterne l’utilità attraverso un esempio che ne favorisca la comprensione intuitiva.

Supponiamo di voler definire con precisione la posizione finale raggiunta da una sferetta

disposta inizialmente nel punto A del piano π.

Page 16: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

E’ evidente che se diciamo che il suo spostamento è pari ad 1 metro, l’affermazione non ci

permette di individuare univocamente la posizione in quanto questa può trovarsi in un punto

qualsiasi della circonferenza di centro A e raggio 1 m. Dobbiamo pertanto aggiungere delle altre

informazioni, in particolare quelle legate alla nozione geometrica di direzione. Tracciata quindi

una retta r per A, così da rappresentare la direzione di moto, potremo ora individuare due punti,

definiti dalle intersezioni della circonferenza con tale retta. La posizione definitiva non è ancora

descritta adeguatamente e solo se aggiungiamo in quale verso si percorre tale retta la

posizione finale B viene univocamente determinata. Così se associamo al piano un sistema di

assi cartesiani ortogonali (sulle carte geografiche questi assi si identificano con le direzioni

Nord–Sud ed Est–Ovest), B sarà individuato dalle seguenti 3 affermazioni:

distanza da A: d = 1 m,

direzione individuata dalla retta r,

verso: Nord–Est.

I 3 enunciati sopra costituiscono gli elementi di base per la definizione di una nuova entità, il

vettore spostamento della sferetta A, grandezza che sinteticamente vuole riassumere il

contenuto informativo delle 3 affermazioni. Nei prossimi paragrafi si cercherà di proporre una

formalizzazione matematica di tali idee così da disporre di strumenti e metodi

convenientemente precisi e sintetici e in grado di descrivere un’ampia gamma di situazioni

matematiche e fisiche.

Segmenti orientati e vettori

La definizione di segmento `e nota dalla geometria elementare. Un tale insieme di punti verrà

indicato tramite il simbolo [AB], dove A e B costituiscono gli estremi del segmento. Se A ≡ B

allora il segmento [AB] individua un’unica retta simbolizzata da AB. Sappiamo che, scelta

un’unità di misura, ad ogni segmento [AB] si può associare un numero reale non negativo

AB,

la misura del la lunghezza di [AB]. Il passo successivo consiste nel definire un segmento

orientato come quel segmento di estremi A e B nel quale si sia assegnato un ordine e quindi

Page 17: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

si possa distinguere un punto iniziale ed uno finale. A tal fine si sceglie il simbolo

AB

convenendo di considerare A come il punto iniziale e B come quello finale. Graficamente ciò si

esprime tramite una freccia che parte da A e giunge in B.

Il simbolo

BA individua il segmento orientato opposto ad

AB e si pone

ABBA. La (misura

della) lunghezza di entrambi è ancora la medesima,

ABBA, e risulta un numero positivo se

A B mentre è nulla se

A B. In tal caso il segmento è detto il segmento orientato nullo.

A questi nuovi enti si possono in modo del tutto naturale estendere i concetti di parallelismo e

perpendicolarità. In particolare

AB risulta parallelo ad una retta r se lo sono le rette r e la retta

univoca passante per A e B. Così i segmenti orientati

AB e

CD si dicono collineari o paralleli,

se esiste una linea retta r alla quale entrambi risultano paralleli.

Due segmenti orientati possiedono lo stesso verso se sono collineari e le semirette [AB e [C D

appartengono al medesimo semipiano tra i due individuati dalla retta passante per AC . Se sono

collineari ma le semirette indicate appartengono ciascuna ad un diverso semipiano allora i due

segmenti orientati possiedono versi opposti.

Un segmento orientato

AB può quindi essere posto in corrispondenza con un altro segmento

orientato

CD per mezzo della sua:

lunghezza,

collinearità,

verso.

Pertanto sull’insieme dei segmenti orientati del piano `e possibile definire una

relazione che associ

AB con

CD se e solo se:

1.

AB//CD

2.

ABCD ,

3.

ABCD.

Tale relazione, detta di equipollenza, risulta essere una relazione di equivalenza, per cui

l’insieme dei segmenti orientati si può suddividere in classi di equivalenza. Ad una singola

classe di equivalenza apparterranno quindi tutti quei segmenti orientati caratterizzati dalla

medesima direzione, dall’avere verso concorde ed uguale lunghezza.

Page 18: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Si giunge pertanto alla seguente definizione di vettore: Un vettore nel piano (o nello spazio) è

definito come l’insieme di tutti i segmenti orientati equipollenti, ossia di tutti i segmenti orientati

aventi la medesima direzione, verso e lunghezza.

Somma e differenza di vettori

Dati due vettori è naturale definire delle operazioni tra essi in modo da associare a ciascuna

coppia un altro vettore. Prendendo spunto da una situazione fisica, consideriamo una particella

che inizialmente si sposti da un punto A al punto B. Tale spostamento è rappresentato dal

vettore

a.

Successivamente la particella si muove da B a C e questo ulteriore spostamento viene

rappresentato da

b . Lo spostamento complessivo è dato dal nuovo vettore

c . Quest’ultimo è

quello che si definisce vettore somma di

a e

b . Difatti la somma di due vettori

a e

b è un

vettore

c a b la cui direzione e verso si ottengono nel modo seguente: si fissa il vettore

a e,

a partire dal suo punto estremo, si traccia il vettore

b . Il vettore che unisce l’origine di

a con

l’estremo di

b fornisce la somma

c a b.

Dalla definizione si deducono facilmente le seguenti proprietà:

a b b a Proprietà commutativa.

(ab)c a (bc) Proprietà associativa.

a 0 a Elemento neutro.

Moltiplicazione scalare–vettore

Dato uno scalare

(numero reale) e un vettore

a è possibile definire una nuova operazione

tale da associare a questi due un altro vettore. Allora si fornisce la seguente definizione:

La moltiplicazione

a di un vettore

a con il numero reale

è un vettore

b a , collineare ad

a,

di modulo

a e verso coincidente con quello di

a se

0, opposto se

0.

Possiamo quindi scrivere che:

b a

a a 0

a a 0

a a

In particolare

1 a a,

1 a a e

0 a 0.

Page 19: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Seguono direttamente le proprietà associativa rispetto ai fattori numerici, distributiva rispetto

alla somma degli scalari, distributiva rispetto alla somma dei vettori.

Da queste definizioni discende un importante criterio per determinare la collinearità di due

vettori. Difatti vale il seguente teorema: un vettore

b è collineare con il vettore non nullo

a se e

solo se esiste un numero

tale che sia

b a .

Scomposizione di un vettore

Siano

a e

b due vettori non collineari e tali da avere l’origine O in comune cioè

a OA e

b OB. Detto π il piano individuato dai tre punti O, A, B, sia

c un vettore complanare con

a e

b :

ciò significa che

c appartiene a π oppure è ad esso parallelo. Possiamo ora tracciare due rette,

r ed s, uscenti da C aventi direzioni parallele ad

a e in modo che

r //a e

s //b. Indicati i punti di

intersezione delle rette {D} = s ∩ OA e {E} = r ∩ OB e, in accordo alla regola della somma dei

vettori, possiamo scrivere che:

c ODOE

Poichè il vettore

OD è collineare con

a (e questo non è il vettore nullo), dal criterio sulla

collinearità tra vettori è possibile determinare un numero

tale che

ODa. Con simili

considerazioni discende pure che esiste un

tale che

OE b . Sostituendo queste ultime due

otteniamo che

c ab . Questo costituisce un risultato molto importante; difatti la precedente

equazione rappresenta la scomposizione di un vettore lungo le direzioni individuate da

a e da

b e i vettori

OD e

OE si dicono i componenti o proiezioni di

c .

Versori

Può risultare comodo esprimere un vettore

a come un prodotto tra uno scalare ed un vettore

che abbia modulo pari ad uno. A tal fine un qualsiasi vettore di modulo unitario viene detto

versore per cui si definisce versore, un vettore

u tale che

u 1. Dato il vettore

a è immediato

costruire un versore che abbia la medesima direzione di

a e con verso concorde:

u 1

aa

Page 20: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Prodotto scalare

Si consideri i vettori nello spazio

a (ax ,ay,az ) axˆ i ay

ˆ j azˆ k dove

ˆ i ,

ˆ j e

ˆ k sono

rispettivamente i versori degli assi X, Y e Z e

b (bx,by,bz ) bxˆ i by

ˆ j bzˆ k espressi nella loro

decomposizione cartesiana. Vogliamo associare ad essi un numero reale in modo da definire

un’operazione del tipo

a b R

Scegliamo quindi di coinvolgere il prodotto delle coordinate omonime dei due vettori e poiché

tale operazione ci fornirà un numero reale assegneremo a questa operazione il nome di

prodotto scalare: diamo quindi la seguente definizione: dicesi prodotto scalare di due vettori

a e

b, la somma dei prodotti delle componenti omonime (e quindi relative agli stessi assi). In

simboli:

a b axbx ayby azbz k

Dalla definizione è facile dimostrare la validità delle proprietà commutativa e distributiva rispetto

alla somma. Utili relazioni discendono considerando dei casi particolari; difatti nel caso che sia

a b risulta:

a a axax ayay azaz a2 a2

Analogamente

b a discende

a b a (a) a2

Per i versori cartesiani

ˆ i ,

ˆ j e

ˆ k si ottiene che

ˆ i ˆ i ˆ j ˆ j ˆ k ˆ k 1 (regola valida generalmente

per ogni versore) mentre per i prodotti misti si hanno:

ˆ i ˆ j 1 0 0 1 0 0 0

ˆ j ˆ k 0 01 0 0 1 0

ˆ i ˆ k 1 0 0 0 0 1 0

Queste ultime relazioni evidenziano come il prodotto scalare tra versori ortogonali risulti nullo.

Dalla definizione del prodotto scalare si ottiene anche un’altra proprietà fondamentale: definito

l’angolo compreso tra i vettori

a e

b il prodotto scalare e’ calcolabile come nella seguente

equazione.

a b a b cos

Prodotto vettoriale

Affrontiamo infine un ultima operazione nell’insieme V dei vettori. Di questa daremo solo le linee

generali in quanto richiede, in misura maggiore che nelle altre, ulteriori conoscenze di

geometria ed algebra. Vogliamo comunque definire un’operazione interna a V e quindi dovremo

associare alla coppia di vettori

a e

b un vettore

c che simbolizzeremo come

c a b.

Page 21: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Il primo problema che si incontra riguarda la direzione. Dobbiamo costruirci una regola che,

partendo dai due vettori iniziali, sia in grado di fornirci una direzione. Notiamo che, fissati

a e

b

ed applicati allo stesso punto O, risulta in generale (per ora escludiamo che siano paralleli)

definito un piano π passante per O e gli estremi A e B.

Assegnare una direzione in questo piano o in un piano ad esso parallelo riesce problematico e

non univoco mentre è immediato associare a π una direzione ad esso perpendicolare: difatti

tutte le rette perpendicolari a π possiedono la medesima direzione, univocamente determinata

appena sono dati i due vettori.

Conveniamo quindi di assegnare a

c a b la direzione perpendicolare al piano individuato dai

due vettori: in tal modo si ha

(ab)a e

(ab)b.

Si tratta ora di determinare il verso. A prima vista si potrebbe pensare di utilizzare le nozioni di

rotazione oraria e antioraria: per esempio, il verso di

c a b potrebbe essere uscente dal

piano dei due vettori se la rotazione che porta il primo vettore

a a sovrapporsi al secondo

b

attraverso l’angolo

minore di 180° risultasse antioraria, o viceversa. Una tale convenzione

non sarebbe comunque soddisfacente in quanto la nozione di rotazione oraria e antioraria

dipende dal punto di osservazione: difatti se si osserva la rotazione da punti appartenenti a

ciascuno dei due semispazi formati dal piano π, si ottengono risultati opposti.

Prendiamo invece una comune vite avvitata su una sottile tavola di legno. Questa, solo se

ruotata in un certo modo avanza, mentre per estrarla la si deve ruotare nel verso opposto. Un

tale comportamento rimane immutato se si guarda dall’altro lato della tavola: ancora per farla

avanzare nello stesso verso di prima bisogna ruotarla nello stesso modo. Un tale oggetto quindi

permette di associare univocamente ad un verso di rotazione un verso di avanzamento. Poiché

comunque esistono viti (poche) che si comportano diversamente (le prime si dicono destrorse,

queste ultime sinistrorse), conviene rifarci ad un oggetto che, per ora esiste solo nella versione

“destrorsa” ed è noto a tutti: il cavatappi. Possiamo quindi in definitiva definire la regola per il

verso di

a b: il vettore

c a b possiede il verso di avanzamento di un cavatappi fatto ruotare

concordemente alla rotazione che sovrappone il primo vettore

a sul secondo

b attraverso

l’angolo convesso

< 180.

Page 22: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Tale operazione prende il nome di prodotto vettorale. Le conseguenze di una tale posizione

sono immediate: osservando la figura qui sopra risulta evidente che

abba e quindi che i

due vettori possiedono versi opposti, proprietà anticommutativa. Mentre per il calcolo di

c e’

necessario fare ricorso al calcolo matriciale, il suo modulo è pari all’area del parallelogramma

definito da

a e

b ed è calcolabile come:

c ab a b sin

E’ immediato verificare come il prodotto vettoriale tra due vettori paralleli sia perciò nullo.

Page 23: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Cinematica

La fisica si occupa di descrivere e prevedere il mondo. Si cerca di descriverlo per poi provare a

prevederlo con il concetto di causa-effetto. La descrizione e’ complicata perchè si cerca di

descrivere con metodi propriamente umani l’intero Universo: una rappresentazione attraverso

concetti che sviluppiamo nella nostra esperienza sarà perciò soggetta a continue

approssimazioni.

Nella fisica classica, la parte che cerca di descrivere il moto e’ la cinematica: gli oggetti sono

considerati come dei punti (punti materiale), ipotesi accettabile se si osserva il sistema da

lontano, e viene trascurata qualunque influenza nel moto da attriti.

E’ innanzitutto fondamentale descrivere la posizione del punto materiale: ciò pone il problema di

scegliere un opportuno sistema di riferimento. Per individuare la posizione del punto P sono

necessarie le 2 coordinate in un sistema a 2 dimensioni, 3 coordinate in un sistema a 3

dimensioni.

Il sistema di riferimento più comune e’ il sistema cartesiano.

Sistema cartesiano

P P(x,y,z) R

La posizione e’ identificata da un raggio vettore da O al punto P di

coordinate (x, y, z) il cui modulo e’ banalmente definito come:

R x2 y2 z2

E’ comunque opportuno a seconda delle situazioni utilizzare anche sistemi di riferimenti

differenti.

Coordinate sferiche o Coordinate polari nello spazio

Servono a identificare un punto nello spazio, una volta fissata una terna di assi cartesiani (x, y e

z). Un punto P è individuato dalla terna

r0 ,

e

dove:

r0 è chiamato raggio vettore (distanza PO)

è chiamato distanza zenitale o colatitudine (angolo formato da PO con l'asse z, dove

O è l'origine degli assi)

P

O

z

x

y

R

Page 24: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

si chiama azimut o longitudine (angolo formato da OH con l'asse x dove H è la

proiezione ortogonale del punto P sul piano xy)

Su questa base si definiscono sia le coordinate terrestri che le coordinate astronomiche.

La terna (

r0 ,

,

) è legato alla terna (x, y, z) dalle seguenti espressioni:

x r0 sin cos

y r0 sin sin

z r0 cos

Coordinate polari

Se descriviamo un sistema in due dimensioni, piano X,Y e vogliamo utilizzare questo tipo di

coordinate basta porre

0 e si ottengono le coordinate polari nel piano:

x r0 cos

y r0 sin

Coordinale cilindriche

Le coordinate cilindriche nello spazio individuano la posizione di un punto P mediante una

quota

z0 e una coppia di coordinate polari

0 e

.

x 0 cos

y 0 sin

z z0

Page 25: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Descrizione del moto di un punto materiale

Il moto è interamente noto nell’intervallo di tempo

t1 t t2 sono note

x(t)

y(t) e

z(t).

Le tre coordinate cartesiane di un punto sono le componenti dello spostamento che porta

dall’origine a quel punto: il raggio vettore r. Se si cambia origine le coordinate cartesiane

cambiano ed il raggio vettore cambia. Le tre componenti di uno spostamento da A a B non

dipendono invece dalla scelta dell’origine.

Gli spostamenti sono vettori e godono di tutte le loro proprietà. E’ importante quindi per il

proseguo del corso conoscere i concetti di somma e prodotto tra vettori e scalari.

Cambio di coordinate: rotazione degli assi (coordinate polari).

Supponiamo di voler passare da un sistema

X,Y ad

un sistema

X , Y avente la stessa origine ma ruotato

di un angolo

.

Dalla costruzione geometrica si nota che:

X X cos Y sin

Y X sin Y cos

Ricorrendo alla scrittura matriciale diventa immediato calcolare la funzione inversa:

X

Y

cos sin

sin cos

X

Y

da cui si ottiene

X

Y

cos sin

sin cos

X

Y

ossia:

X X cos Y sin

Y X sin Y cos

Page 26: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

E’ immediatamente verificabile che le componenti dello spostamento si trasformano come le

coordinate dei punti. Supponiamo di spostarci dal punto P al punto Q:

XP X P cos Y P sin

YP X P sin Y P cos e

XQ X Q cos Y Q sin

YQ X Q sin Y Q cos

XP XQ

X

( X P X Q )

X

cos ( Y P Y Q )

Y

sin

YP YQ

Y

( X P X Q )

X

sin ( Y P Y Q)

Y

cos da cui

X X cos Y sin

Y X sin Y cos

Si dimostra invece che il modulo, ovvero la lunghezza del segmento da P a Q e’ uno scalare

invariante e non dipende dal sistema scelto:

r2 X 2 Y 2

X 2 cos2 Y 2 sin2 2 X Y cos sin X 2 sin2 Y 2 cos2 2 X Y cos sin

X 2 Y 2 r 2

Moti unidimensionali (moto rettilineo)

E’ il caso più semplice che si può considerare e corrisponde al moto di una particella P lungo

una retta data. Nello studio del moto rettilineo è perciò sufficiente utilizzare un solo asse

coordinato (ad esempio l’asse x). In questo caso le grandezze vettoriali (spostamento, velocità

e accelerazione) avranno la stessa direzione del versore

i e possiamo quindi effettuare i

calcoli tenendo conto solo del modulo.

Supponiamo che sia

x1 la posizione dell’oggetto all’istante

t1 e

x2 la posizione dell’oggetto

all’istante

t2. Definiamo “spostamento” del corpo lo spazio percorso dallo stesso nell’intervallo di

tempo (

t t2 t1) e lo indichiamo con

x x2 x1.

Definiamo “velocità media” di un corpo il rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato a

percorrerlo:

vm v x

t.

Supponendo di arrivare a intervalli di tempo infinitesimali otteniamo invece la definizione di

“Velocità istantanea”:

v limt0

x

t

dx

dt

Page 27: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Supponiamo che

v1 sia la velocità dell’oggetto all’istante

t1 e

v2 la velocità dell’oggetto all’istante

t2. In maniera analoga si definisce “Accelerazione media” il rapporto:

am a v

t

Mentre si definisce “Accelerazione istantanea” il limite

a limt0

v

t

dv

dt

d2x

dt2.

Possiamo considerare due tipi di “moto rettilineo”:

Il moto rettilineo uniforme

Il moto rettilineo uniformemente accelerato

Nel primo caso la velocità si mantiene costante (sia in modulo che in direzione e verso) e quindi

l’accelerazione è uguale a zero.

Questo è l’unico caso nel quale ciò è possibile. Infatti, negli altri casi, pur non variando il

modulo, il vettore velocità non può essere costante in quanto varia la direzione e/o il verso e, di

conseguenza, l’accelerazione è sempre diversa da zero.

Considerando quindi che

v v0 e

a 0, calcoliamo la “equazione oraria del moto”, cioè la

posizione dell’oggetto in funzione del tempo e della sua posizione iniziale:

v v0 dx

dt v0 dx v0dt

integrando ambo i membri dx v0 dt x v0t c

La costante arbitraria “c” deve essere valutata sulla base delle “condizioni iniziali”. Se infatti,

nell’equazione ottenuta, poniamo

t 0, otteniamo

x c . In pratica la costante rappresenta la

posizione dell’oggetto nell’istante

t0, cioè nell’istante iniziale.

Chiamando

x0 la posizione iniziale dell’oggetto si ottiene la seguente equazione oraria del moto

rettilineo uniforme:

x v0t x0

Nel caso del moto rettilineo uniformemente accelerato, invece, è l’accelerazione a mantenersi

costante. Operando in modo analogo al precedente possiamo quindi calcolare la relativa

equazione oraria in funzione del tempo e della posizione e velocità iniziale di un oggetto:

Page 28: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

a a0 dv

dt a0 dv a0dt

integrando ambo i membri dv a0 dt v a0t c1

Il valore della costante può essere ricavato ponendo

t 0 dalla quale si ottiene che

c1 v0

ovverosia la velocità iniziale.

Dal momento che

v dx

dt, possiamo sostituire questo valore nell’equazione precedente

ottenendo:

dx

dt v0 a0t dx v0dt at dt

integrando ambo i membri dx v0 dt a t dt x c2 v0t

1

2at2

Chiamando nuovamente

x0 la posizione iniziale dell’oggetto si arriva all’equazione oraria del

moto rettilineo uniformemente accelerato:

x x0 v0t 1

2at2

Caduta libera dei gravi

Un oggetto posto in vicinanza della superficie terrestre è sottoposto ad un’accelerazione

g ,

diretta secondo la verticale del luogo, che prende il nome di “accelerazione di gravità” e ha un

valore di circa

9,8m /s2. Supponiamo il vettore

g costante in modulo, direzione e verso.

In realtà questi vettori non sono paralleli, ma puntano verso il centro della Terra (vedi disegno a

lato). Tuttavia, se si prende in considerazione una superficie molto piccola (in relazione al

raggio della Terra), è possibile considerare tali vettori paralleli, trascurando la curvatura della

superficie considerata.

TERRA

g

Page 29: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

In realtà anche il modulo del vettore

g non è costante, bensì varia in base alla distanza. Anche

in questa caso è comunque possibile considerare questo valore costante per distanze molto

piccole rispetto al raggio terrestre. L’accelerazione di gravità è una costante valida per ogni

corpo in modo del tutto indipendente dalla sua “massa”: due corpi lasciati cadere nel vuoto

cadono esattamente alla stessa velocità. (Le differenze di velocità osservate nella vita

quotidiana sono dovute alla “resistenza” esercitata dall’aria). La caduta di un grave e’ perciò un

moto uniformemente accelerato.

v0 0 e

y0 altezza iniziale

g j 9,8

v v0 gt gt

y y0 v0t 1

2gt2 y0

1

2gt2

Il tempo di caduta si ricava ponendo y = 0 nell’equazione:

y0 1

2gt2 0 da cui : t0

2y0

g

Conoscendo

t0 è possibile calcolare la velocità dell’oggetto quando tocca il suolo:

v f gt 2y0g

Nota: trasformazione tra km/h e m/s

s

mv

s

mv

h

kmv

sh

mKm

6,3106,3

10

106,31

101

3

3

3

3

6,3

h

kmv

s

mv e 6,3

s

mv

h

kmv

Moto in più dimensioni

Nello studio del moto in più dimensioni bisogna ricordare che spazio, velocità ed accelerazione

sono dei vettori. In modo analogo a quanto ottenuto per il modo unidimensionale si ricava che

data una traiettoria in funzione del tempo

s (t) (x(t),y(t),z(t)):

Page 30: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

v (t) ds (t)

dt

dx(t)

dt,dy(t)

dt,dz(t)

dt

vx (t),vy (t),vz (t)

a (t) dv (t)

dt

dvx (t)

dt,dvy (t)

dt,dvz (t)

dt

ax (t),ay (t),az (t)

La velocità istantanea e’ sempre tangente alla traiettoria nel punto considerato.

Un qualunque moto piano può quindi essere considerato come la composizione di due moti

rettilinei.

Abbiamo dunque:

v 0 i v0x j v0y e

a i ax j ay

Possiamo perciò applicare le formule già adoperate per i moti rettilinei:

vx v0x axt e

x x0 v0xt 1

2axt

2 per il moto lungo l’asse delle x

vy v0y ayt e

y y0 v0yt 1

2ayt

2 per il moto lungo l’asse delle y

Esempio: Moto del “proiettile”

Il moto si studia considerando le due componenti. Lungo l’asse X e’ un moto rettilineo uniforme,

lungo l’asse Y e’ un moto uniformemente accelerato. Consideriamo i punti limite del problema.

Page 31: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

In

ymax la velocità ha solo la componente orizzontale (

v0x); la componente

v y si è annullata per

effetto dell’accelerazione di gravità che agisce in senso opposto all’asse y scelto.

Ponendo

vy 0 otteniamo:

v0 sin gt 0 da cui si ricava

t v0 sin

g2

Sostituendo nell’equazione della y il valore di t si trova:

ymax 0 v0 sin t 1

2g t 2

v0

2sin2

g

1

2g

v0

2sin2

g2

v0

2sin2

2g

Dal momento che la curva è simmetrica il tempo di volo sarà esattamente (in assenza di attrito)

il doppio del tempo necessario a raggiungere

ymax, cioè:

tvolo 2v0 sin

g;

Calcolare la gittata e’ perciò immediato:

xmax 2v0

2sin cos

g

v0

2sin2

g

Possiamo inoltre determinare l’angolo per il quale si ottiene la massima gittata (a parità di altre

condizioni): il valore “massimo” di

xmax si ottiene quando

sin2 1, cioè quando

45.

Moto circolare uniforme

Una particella vincolata a muoversi, con velocità costante, lungo una circonferenza compie un

moto definito moto circolare. Visto come moto unidimensionale lungo una guida circolare è un

caso particolare del moto rettilineo uniforme. La differenza sostanziale consiste nel fatto che la

coordinata

s (t), che individua la particella sulla guida e che rappresenta l’arco percorso, è una

variabile periodica di periodo uguale alla lunghezza della circonferenza.

Essendo il raggio costante e variando solo l’angolo e’ immediato scrivere:

s (t) r (t)

v (t) ds (t)

dt r

d(t)

dt r

Page 32: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Il vettore

v (t) viene definito velocità tangenziale, mentre

e’ la velocità angolare (misurata in

rad/s). La velocità angolare non è una grandezza scalare, ma vettoriale; oltre a definirne il

modulo occorre quindi indicarne anche la direzione e il verso: la direzione è ortogonale al piano

del movimento mentre il verso è determinato secondo la “regola della mano destra” tenendo

conto della seguente relazione

v r (dove il segno

indica il prodotto vettoriale). Se la

velocità angolare e’ costante (perciò una accelerazione angolare nulla) si parla di moto circolare

uniforme e la legge oraria che si ricava e’:

d dt

da cui integrando ambi i membri

t 0

Le cose cambiano significativamente se si considera il moto circolare un moto in un piano. In tal

caso la circonferenza è il bordo di un cerchio di raggio

r , con centro in O e la velocità, vista

come vettore nel piano, non è più costante perché nonostante il suo modulo resti costante la

sua direzione varia. La traiettoria può essere descritta efficacemente tramite l’equazione

parametrica:

P(x(t),y(t)) rcos(t),rsin(t) con

(t)t essendo un moto uniforme.

Si ricava la velocità tangenziale derivando rispetto al tempo:

v dr

dt r

dcost

dt,r

dsint

dt

r sint,r cost

a dv

dt r

dsint

dt,r

dcost

dt

r 2 cost,r 2 sint

Questo significa che esiste un’accelerazione, detta accelerazione centripeta, di modulo

costante pari a

r 2 v2/r , orientata come il vettore che va da P a O, che fa cambiare direzione

alla velocità tangenziale.

Se la velocità angolare non fosse costante il moto sarebbe circolare non uniforme e derivando

in funzione del tempo bisogna considerare che

non e’ una costante ma dipende dal tempo.

Page 33: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Moto circolare e oscillazioni armoniche

Il punto “A” si muove di moto circolare uniforme con velocità

angolare

venendosi a trovare successivamente nei punti B, C, D

ecc. Imponiamo

0 0, abbiamo che la legge oraria e’ descritta

dall’equazione

t .

Se esaminiamo le proiezioni sull’asse x delle varie posizioni del punto (

A ,

B , ecc.) ci

accorgiamo che la x oscilla fra “- r” e “r” mentre il punto compie la sua traiettoria circolare.

Osserviamo quindi che:

A rcos rcost .

In generale possiamo affermare che:

x x0 cos(t 0). Questa equazione rappresenta il moto

di un punto materiale che oscilla da

x0 a

x0. In questo caso la

prende il nome di “pulsazione

del moto armonico”.

Definiamo “periodo” (che indichiamo con

T ) il tempo impiegato dalla particella ad effettuare un

movimento periodico completo. Il periodo

T corrisponde al tempo impiegato per compiere un

intero giro nel caso del moto circolare, al tempo impiegato per compiere un’oscillazione

completa nel caso di un moto oscillatorio, tipo pendolo o molla.

Se il moto è uniforme, si ha:

t , cioè:

t

da cui otteniamo

T 2

ed

f 1

T

Definiamo “frequenza” (che indichiamo con

f ) l’inverso del periodo. La frequenza indica quanti

giri (nel caso di moto circolare) o quante oscillazioni complete (nel caso di moto oscillatorio)

vengono effettuate in un secondo. Si misura in “hertz” (Hz, cicli al secondo).

Si ponga ora

0 0 e si consideri la legge oraria

x x0 cos(t 0)

v dx

dt x0sen t

xtxdt

dva 2

0

2 cos

La quantità

x0 prende il nome di ampiezza della velocità e dipende dall’ampiezza

dell’oscillazione (

x0) e dalla pulsazione del moto armonico (

).

4

3

T 2

1

T

4

1

T

t

x

x

0

-

x0

T

Page 34: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

L’accelerazione è proporzionale allo spostamento

x , quindi anche la forza che causa

l’accelerazione dovrà essere proporzionale ad

x e tende a riportare l’oggetto nella posizione di

“equilibrio” centrale.

L’equazione dell’accelerazione scritta sopra permette di vedere immediatamente come questo

moto sia descritto da una equazione differenziale del secondo ordine. Infatti:

d2x

dt2 2x la cui soluzione e’ data ovviamente da

x x0 cos( t ) .

Relativita’ Galileiana

Ci poniamo il problema di come legare le varie grandezze fisiche nei diversi sistemi di

riferimento. Ogni fenomeno, infatti, “appare” in modo diverso in base al sistema di riferimento

considerato.

La “relatività galileiana” si basa su due postulati fondamentali:

1. Gli intervalli di tempo sono gli stessi, misurati nei diversi sistemi di riferimento (

t t );

2. Le lunghezze sono uguali, misurate in tutti i sistemi di riferimento (

s s ).

Queste considerazioni sono valide solo per oggetti che abbiano una velocità molto inferiore a

quella della luce (fino a un valore v = 0,1 0,2 C con C = velocità della luce = 3 108 m/s).

Si prenda ora un generico punto P in

movimento. Si consideri un sistema di

riferimento

OXYZ ed un sistema di riferimento

O XYZ . Il moto relativo più semplice è il moto di

traslazione dell’origine con una velocità relativa

v R, con gli assi che mantengono orientazioni

relative fisse.

Per convenzione si consideri

OXYZ il sistema mobile,

O XYZ il sistema fisso. Ad un generico

tempo

t di definisce:

r P come la posizione del punto P rispetto al sistema mobile

r P come la posizione di P nel sistema fisso

rO O la posizione dell’origine del sistema mobile rispetto al sistema fisso

Page 35: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Per la regola della somma fra vettori si ha:

r P r P r O O . Derivando rispetto al tempo si ottiene la

velocità:

d r P

dt

d(r P r O O )

dt da cui:

v P v P v R

Per quanto riguarda l’accelerazione possono verificarsi due diversi casi.

1. Il sistema

OXYZ si muove con velocità uniforme

v R rispetto al sistema

O XYZ :

d v P

dt

dv P

dt

dv R

dt da cui, visto che

dv R

dt 0 si ricava:

a a

Ossia nei due sistemi si ha la stessa “legge del moto”.

2. Il sistema

OXYZ si muove rispetto al sistema

O XYZ con velocità

v R non costante:

d v P

dt

dv P

dt

dv R

dt da cui si ottiene:

a P a P a R

L’accelerazione non è la stessa in tutti i sistemi di riferimento. Nel sistema di riferimento

OXYZ

possono esserci delle accelerazioni dipendenti da

a R che vengono chiamate anche

“accelerazioni fittizie” in quanto non provocate dall’azione di nessuna forza (v. esempio del tram

che frena). Nel caso di una rototraslazione di un sistema rispetto all’altro questo risultato

sarebbe decisamente più complesso e sarà analizzato in seguito.

Si e’ dimostrato quindi il principio di relatività: se si effettua lo stesso esperimento in due diversi

sistemi di riferimento in moto relativo rettilineo uniforme si ottiene lo stesso risultato.

Le trasformazioni di Galileo furono messe in crisi da esperimenti effettuati nell’Ottocento con i

quali si dimostrò che la luce si propaga nel vuoto sempre alla stessa velocità in qualunque

sistema di riferimento. L’errore è dovuto proprio ai due postulati. Ad altissime velocità (prossime

a quelle della luce) si ha una “dilatazione dei tempi” e una “contrazione delle lunghezze”.

Sistemi non inerziali: accelerazioni apparenti.

Page 36: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Consideriamo ora il caso di moto di un punto materiale

P descritto in sistema di riferimento mobile che ruota

rispetto ad un sistema di riferimento fisso con una

velocità angolare costante. Questo e’ il caso ad

esempio del nostro pianeta; la Terra infatti non è un

sistema inerziale, perché ruota intorno al Sole e ruota

attorno al proprio asse.

Nel sistema di riferimento mobile il moto di P e’ descritto dalle coordinate in funzione del tempo:

P x y ( x (t), y (t)) V x y (v x (t),v y (t)) a x y (a x (t),a y (t))

da cui derivando e’ possibile ottenere velocità ed accelerazione.

Si vuole ora descrivere il moto di P nel sistema di riferimento fisso XY. Per comodità si

utilizzano le coordinate polari già studiate in precedenza:

x x cos y sin

y y cos x sin

x(t) x (t)cos(t) y (t)sin(t)

y(t) y (t)cos(t) x (t)sin(t)

Derivando rispetto al tempo e’ possibile ottenere la velocità e l’accelerazione. Per semplicità si

riportano i calcoli solo per la coordinata x.

vx dx

dt v x cos(t) x sin(t)v y sin(t) y cos(t)

ax dvx

dt a x cos(t) v x sin(t) v x sin(t) 2 x cos(t)

a y sin(t) v y cos(t) v y cos(t) 2 y sin(t)

ossia, raccogliendo si ottiene:

ax a x cos(t) a y sin(t) 2[ x cos(t) y sin(t)]2[v x sin(t) v y cos(t)]

Con un procedimento analogo e’ possibile ricavare il moto lungo y. Ritornando alla scrittura

vettoriale e’ possibile formulare in risultato sopra ottenuto nella forma:

a a ( r )2 v

Page 37: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

dove il vettore

(0,0,) ed

indica il prodotto vettoriale,

( r ) è l’accelerazione

apparente definita accelerazione centripeta e

2 v e’ l’accelerazione apparente definita

accelerazione di Coriolis.

L'effetto sull'atmosfera

L'effetto Coriolis ha un ruolo molto importante nella dinamica atmosferica e sulla meteorologia,

poiché influisce sui venti, sulla formazione e rotazione delle tempeste, così come sulla direzione

delle correnti oceaniche (spirale di Ekman).

Masse d'aria si riscaldano all'equatore, diminuiscono in densità e salgono, richiamando aria più

fredda che scorre sulla superficie terrestre verso l'equatore. Poiché non c'è abbastanza attrito

tra la superficie e l'aria, questa non acquisisce la velocità necessaria per mantenersi in co-

rotazione con la terra. I venti che normalmente scorrerebbero verticalmente dai poli verso

l'equatore sono quindi deviati dalla forza di Coriolis e danno origine a quei venti costanti noti

con il nome di alisei. Nell'emisfero nord questi venti soffiano da nord-est verso sud-ovest e

nell'emisfero sud soffiano da sud-est verso nord-ovest. I flussi d'aria che si sollevano

all'equatore non giungono fino ai poli, poiché la forza di Coriolis costringe le correnti d'aria a

muoversi in circolo intorno alle regioni polari.

Esempio: pendolo di Focault. Se mettiamo un pendolo al polo la forza centrifuga sarà nulla

perchè r = 0, ma esiste ancora la forza di Coriolis. Sperimentalmente si osserva che il piano di

rotazione del pendolo ruota a causa della non inerzialità della Terra.

Page 38: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di Schematizzazione

Moti (cinematica del punto materiale)

Velocità media:

v mx

t

x fx i

t ft i

Dove

vm e’ velocità media,

x lo spazio percorso,

t il tempo impiegato a percorrerlo,

x i,

x f le

posizoni all’istante iniziale (

t i) e finale (

t f ).

Velocità istantanea:

v limt0

x

t i

dx

dt i

Accelerazione media:

am v

t

v f v i

t f ti

[2s

m]

Dove

am e’ l’accelerazione media,

v la variazione di velocità,

t il tempo impiegato,

v i ,

v f le

velocità all’istante iniziale (

t i) e finale (

t f ).

Accelerazione istantanea:

a limt0

v

t lim

t0

v

t i

dv

dt i

Moto uniforme (

v cost,

a 0):

x x0 v0t

Moto uniformemente accelerato (

a cost):

v v0 at ,

x x0 v0t 1

2at2

Moto dei gravi:

Corpi in caduta libera

Si consideri un sistema di riferimento con l’asse y verticale rivolto verso l’alto. Il moto di un

corpo (nel vuoto) sottoposto alla gravità terrestre è uniformemente accelerato con

accelerazione:

g 9,8m

s2 diretta verso il basso.

Corpo in caduta libera:

y h 1

2gt2

vy v gt

Con

h la posizione iniziale del corpo

(yi h):

Tempo di caduta: g

htc

2

Page 39: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Velocità finale di caduta:

v f 2gh

Lancio verticale verso l’alto:

Se il corpo viene lanciato dall’origine degli stessi assi con velocità iv

diretta verso l’alto:

y v0t 1

2gt2

vy v v0 gt

Massima altezza raggiunta:

ymax v0

2

2g

v 0

Tempo necessario per raggiungere

ymax:

tmax v0

g

Moto in un piano verticale:

Un esempio di moto con accelerazione costante è quello di un proiettile. Il proiettile ha

un’accelerazione costante uguale a

g e diretta verso l basso. La velocità e’ un vettore con

componenti in x ed in y. Benché la componente orizzontale della sua velocità sia diversa da

zero, è invece nulla la componente orizzontale della sua accelerazione.

vx vx0 durante tutto il

percorso. La distanza orizzontale R rappresenta la gittata del proiettile.

x (v0 cos) t

y (v0 sin) t 1

2gt2

vx v0 cos

vy v0 sin gt

Massima altezza e gittata raggiunta:

ymax v0

2 sin2

2g

xmax v0

2 sin2

g

Tempo di volo:

tv 2 v0 sin

g

Moto circolare uniforme:

Il corpo si muove su una traiettoria circolare di raggio R con velocità costante in modulo. Poiché

la velocità istantanea v

(tangente alla traiettoria) cambia continuamente in direzione,il corpo è

soggetto ad una accelerazione, detta centripeta (in quanto diretta verso il centro della

traiettoria). Se la velocità non è costante, vi sarà accelerazione sia centripeta sia tangenziale.

Il moto circolare può anche essere scritto in termini di variabili angolari.

L’equazione oraria e’:

(t)

La velocità e l’accelerazione lineare di un punto che si muove lungo la circonferenza sono:

Page 40: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

v R

aT R

ac v 2

R R 2

La frequenza

f ed il periodo

T sono definita:

2f

T 1

f

Page 41: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità didattica 3

Esercizi riassuntivi UD2.

Esercizio 1

Il sistema, mostrato in figura, è costituito da una massa m appoggiata su una guida rettilinea

inclinata di un angolo

rispetto all'orizzontale. Calcolare l'accelerazione

a t con la quale deve

muoversi la guida orizzontalmente affinché la massa m cada verticalmente con accelerazione

pari a

g .

[ 30,g 9,8m /s2]

Suggerimento: tenere conto che

g è diretta solo verticalmente, mentre

a t è diretta solo

orizzontalmente.

Soluzione:

L’ accelerazione della massa è

g rispetto ad un osservatore inerziale, e

a rispetto ad un

riferimento non inerziale solidale con la guida.

L'accelerazione di gravità nel riferimento solidale con la guida è:

g g a t

Indicato con

a il modulo dell'accelerazione della massa nel riferimento solidale con la guida

vale:

a gsin at cos

La componente orizzontale di

a deve equilibrare

a t , quindi:

at at cos2 gsin cos g

tan 5,7m /s2

rivolti all’indietro.

Esercizio 2

Un vecchio cannone viene fatto sparare orizzontalmente dalla cima di una montagna e la

velocità

v della palla viene regolata in modo tale da farle colpire un bersaglio posto nella

pianura sottostante solo al secondo rimbalzo.

Page 42: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Nel rimbalzo la componente verticale della velocità

v0y si riduce di un fattore f e la componente

orizzontale

v0x rimane costante.

Qual è la velocità

v0 di uscita della palla del cannone per poter colpire un bersaglio distante d,

se la montagna sulla cui cima è situato il cannone è alta h? Qual è la velocità

v0 di uscita della

palla se si vuole colpire il bersaglio direttamente? [f=0,6; h = 1km; d = 9km]

Suggerimento: calcolare la durata del moto in verticale ed ricordare che in tale tempo viene

percorsa orizzontalmente la distanza d.

Soluzione:

a) La componente orizzontale del moto si mantiene costantemente uniforme, per cui basta

calcolare la durata del moto verticale ed imporre che

d vxt , cioè

vx d /t .

Il primo impatto avviene dopo il tempo

t1:

t1 2h

g10 2 14,1 secondi

mentre il secondo impatto avviene con un ritardo

t2:

t2 2vy

g12 2 17 secondi

dove

v y è quella subito dopo l'urto:

vy fgt1 60 2 84,9 m/s

Quindi:

vx d

t d

g

2h 630 m/s

b) La componente verticale del moto è uniformemente accelerata con accelerazione

9.8m/s2

perciò il tempo impiegato dalla palla per raggiungere il suolo è:

t 2h

g

In questo tempo la palla percorre orizzontalmente la distanza

d vxt 9 km, cioè:

vx d

t d

g

2h 630 m/s

Page 43: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esercizio 3

Una ruota panoramica ha un raggio r = 60 m e gira in un piano verticale facendo un giro

completo in un tempo T = 10 minuti. Il centro O della ruota si trova ad un’altezza h = 65 m

rispetto al suolo. Un turista sbadato si sporge e lascia cadere la macchina fotografica, la quale

cade al suolo in un tempo

t1 = 4,5 s. Determinare da quale altezza H rispetto al suolo è caduta

la macchina fotografica e in quali punti e ragionevole cercarla.

Soluzione

Sia O(x,y) il piano in cui gira la ruota, con origine nel centro della ruota, l’asse x orizzontale e

l’asse y verticale. Si indichi con

P(r,) il punto in cui si trova la macchina fotografica prima di

cadere, con

r e la distanza di P da O e

l’angolo che la retta passante per P e O forma con

l’orizzontale.

La velocità angolare della ruota è

2 /T e quindi ogni oggetto al suo interno ha una velocità

v , tangente alla circonferenza di raggio

, dove

è la distanza dell’oggetto dal centro. Il

problema in esame è quello di un corpo che cade dal punto P nel campo di gravita con una

velocità iniziale

v . Le condizioni iniziali, scritte per componenti rispetto al riferimento O(x,y)

sono:

x0 rcos ,

y0 rsin,

vx rsin e

vy rcos

Le equazioni del moto diventano:

x(t) vxt x0 rtsin rcos e

y(t) 1

2gt2 vyt y0

1

2gt2 rtcos rsin

All’istante

t1 la macchina fotografica si trova al suolo, quindi:

y(t1) h 1

2gt1

2 rt1 cos rsin h 0

Con la sostituzione

cos z e

sin 1 z2 l’equazione precedente diventa un’equazione di II

grado in z, cioè:

rt1z r 1 z2 (1 2t12)r2z2 2rt1z

2 r2

dove si e posto

h gt12/2. Risolvendo l’equazione si ottiene:

Page 44: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

z1,2 t1 (12t1

2)r2 2

(12t12)r

con condizione che

(12t12)r2 2 0

Il determinante dell’equazione deve essere positivo affinché le soluzioni siano reali; inoltre le

soluzioni, in valore assoluto, devono essere minori o uguali a 1 (questo e certamente vero se i

dati sono sensati). Sostituendo i valori numerici si verifica che il determinante e effettivamente

positivo e si ottiene:

z1 cos1 0,8471 0.6rad

z2 cos2 0,7941 2.5rad

Come si vede entrambe le soluzioni sono accettabili. Le coordinate dei due punti possibili da cui

e caduta la macchina fotografica sono quindi

P1 (rcos1,rsin1) (rz1,r 1 z1

2 ) (50.86m,31.82m)H1 96.82m

P2 (rcos2,rsin2) (rz2,r 1 z2

2 ) (47.64m,36.47m)H2 101.47m

Le coordinate dei possibili punti finali sono invece:

˜ P 1 (x(1),H1) (47.92m,96.82m)

˜ P 2 (x(2),H2) (49.76m,101.47m)

Le zone in cui cercare la macchina fotografica sono le due strisce ortogonali al piano di

rotazione, con coordinate 47,92 m e 49,76 m rispettivamente.

Page 45: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dinamica

La dinamica è la parte della fisica che studia le cause che producono il movimento dei corpi.

Le leggi della dinamica di Newton

La dinamica classica (di Newton) si basa sull’ipotesi che la massa inerziale di un corpo sia

costante (indipendentemente dalla sua velocità). In realtà, secondo la teoria relativistica, la

massa di un corpo dipende dalla sua velocità nel seguente modo:

mv m

1v 2

C 2

dove

C e’ la velocità della luce e

m la massa a riposo

Se poniamo

v 0.1C otteniamo:

mv m

10,1C

C

2

m

0,99 m.

Risulta quindi evidente che, per valori molto inferiori alla velocità della luce, è possibile

considerare la massa come se fosse costante e applicare le leggi della dinamica di Newton.

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9

velocità della luce

ma

ssa

de

l co

rpo

Risulta evidente, tanto dal grafico quanto dalla formula, il motivo per il quale nessun corpo

materiale può essere accelerato ad una velocità pari a quella della luce. Infatti se

v C si

annulla il denominatore della frazione quindi la massa tende all’infinito.

Page 46: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dinamica classica

La dinamica classica si prefigge lo scopo di scoprire le cause che determinano una

“accelerazione” nei corpi causandone il movimento o, al contrario, arrestandone il moto. Queste

“cause” prendono il nome di “forze” e sono determinate dalle interazioni fra i corpi.

Le Tre Leggi Della Dinamica Di Newton

I) PRINCIPIO D’INERZIA

Un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo e uniforme fino a che non

intervenga una causa (forza) esterna a modificare questo stato di quiete o di moto rettilineo e

uniforme.

(Nota: lo stato di quiete è un particolare stato di moto rettilineo e uniforme con

v 0).

In un “sistema accelerato” non vale il principio d’inerzia: lo stato di un corpo può cambiare

anche senza che si verifichi alcuna interazione fra i corpi (v. esempio del tram in frenata).

Un sistema di riferimento viene definito “sistema di riferimento inerziale” se è possibile verificare

che in quel particolare sistema di riferimento è valido il principio d’inerzia (almeno nei confronti

del tipo di esperimento che si intende effettuare). Il pianeta terra, per esempio, può essere

considerato un sistema inerziale per certi esperimenti (ad esempio oscillazione del pendolo in

un periodo di tempo relativamente breve) e non per altri (ad esempio oscillazione del pendolo in

un periodo di tempo relativamente lungo, vedi esperimento del pendolo di Foucault).

Osservazione

Se un sistema di riferimento è inerziale allora tutti i sistemi di riferimento che si muovono con

velocità costante (moto rettilineo e uniforme) rispetto ad esso sono sistemi di riferimento

inerziali.

Massa inerziale

Definiamo “massa” (inerziale) di un oggetto l’inerzia che ha l’oggetto stesso a cambiare il suo

stato di quiete o di moto rettilineo e uniforme. Quando si applica una “forza” ad un oggetto,

questo acquista un’accelerazione che è “inversamente proporzionale” alla sua massa inerziale.

A parità di forza applicata, quindi, un oggetto con massa inerziale maggiore acquisterà

un’accelerazione minore di uno con massa inerziale inferiore.

Page 47: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

F m1a 1

m2a 2

m

a

Per misurare la massa si utilizza una “massa campione”. Si applica la stessa forza sia alla

massa campione che a quella in esame. Si misurano le accelerazioni ottenute e si ricava il

valore della massa cercata nel seguente modo:

m mcac

a (

mc e

ac indicano rispettivamente

massa e accelerazione del campione).

Inoltre si verifica sperimentalmente che l’accelerazione acquistata dal corpo ha la stessa

direzione e lo stesso verso della forza applicata. Anche la forza, infatti, è una grandezza

vettoriale.

II) SECONDA LEGGE DELLA DINAMICA

La seconda legge della dinamica è una diretta conseguenza di quanto appena detto.

La forza applicata ad un corpo di massa

m è uguale al prodotto della massa per l’accelerazione

acquistata dal corpo. In pratica si ha:

F m a .

Se ad un corpo si applicano più forze per ognuna è valida la legge di Newton. L’accelerazione

acquistata dal corpo è determinata dalla “risultante” di tutte le forze applicate:

m a F ii1

n

.

Ovviamente se si ha un “equilibrio di forze”, cioè se la risultante delle forze applicate è “nulla” si

avrà un’accelerazione uguale a zero.

III) PRINCIPIO DI AZIONE E REAZIONE

Si considerino due masse m1 e m2 che interagiscono fra loro cioè esercitano delle forze uno

sull’altro. S è un sistema isolato e non ci sono influenze esterne sui due corpi

F12 è la forza esercitata da m2 su m1 (agisce su m1)

F21 è la forza esercitata da m1 su m2 (agisce su m2)

m1

m2

F

F a

1

a

2

Page 48: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Il principio di “azione e reazione” afferma che queste due forze sono uguali in modulo e

direzione, ma hanno verso opposto: F12 = - F21.

Forza Peso

Considerato che ogni corpo sulla terra e’ sottoposto all’accelerazione di gravità, risulta che ad

ogni corpo e’ applicata una forza, chiamata forza peso, definita come:

P m g

Dove

g 9.8m /s2 e’ l’accelerazione di gravità. La forza peso e’ la forza con la quale la Terra e

un oggetto si attraggono.

Osservazione.

La forza è una grandezza fisica “derivata”.

“Equazione dimensionale”:

[F] [M] [a] [MLT2]

Nel sistema MKS (normalmente utilizzato) si ha:

F Kg m s2 N (newton)

Nel sistema CGS (ormai in disuso) si ha:

F g cm s2 dyne (dina)

Quantità di Moto

Definiamo “quantità di moto” di un oggetto il prodotto della sua massa per la velocità.

p m v

m

1

m

1 F12 F21

S

Page 49: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

quindi

p è parallelo al vettore velocità e quindi tangente in ogni punto alla traiettoria percorsa.

Nella dinamica classica (nella quale si suppone che la massa sia costante) si ha:

F m a mdv

dt

Nella dinamica relativistica, invece, la massa varia in funzione della velocità. Quindi

l’applicazione di una forza non influisce solo sulla velocità di un corpo, ma sulla sua “quantità di

moto”:

F dp

dt

d

dt(mv ).

Quest’ultima è la definizione “corretta” di forza, valida sia per la dinamica classica che per

quella relativistica. Se ci troviamo in un sistema isolato come quello considerato in precedenza,

abbiamo:

F 12 dp 1

dt e

F 21 dp 2

dt

da cui, per il “principio di azione e reazione” si ha:

dp 1

dt

dp 2

dt

Si verifica uno “cambio di quantità di moto”: la quantità di moto persa (o guadagnata)

dall’oggetto uno viene guadagnata (o persa) dall’oggetto due.

Osserviamo anche che:

dp 1

dt

dp 2

dt 0

d

dt(p 1 p 2) 0

la somma delle quantità di moto non varia rispetto al tempo (derivata nulla) quindi possiamo

affermare che:

p 1 p 2 è costante.

Principio di conservazione della quantità di moto

In un sistema isolato la quantità di moto è costante. L’esempio sopra considerato su un sistema

isolato di soli due oggetti, può essere esteso al caso di un sistema isolato di “n particelle”.

Page 50: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Si avrà quindi:

p 1 p 2 ......... p n p i costantei1

n

p (quantità di moto totale del sistema).

La quantità di moto delle singole particelle può variare (e in generale varia). È solo la quantità di

moto totale a rimanere costante.

Esempio

Un fucile di massa

m f = 5 Kg spara un proiettile di massa

mp = 20 gr ad una velocità

v p = 100

m/s. Calcolare la velocità di rinculo del fucile.

Condizione iniziale:

p f _ i p p _ i 0

Condizione finale:

p f _ f p p _ f 0

m f v f mpv p 0 v f mpv p

m f

2 102 10 2

5 0,4m /s (con verso opposto rispetto a

v p ).

Vincoli: forze vincolari

Si consideri una massa m appoggiata sopra una superficie. La massa esercita sulla superficie

la sua forza peso

P diretta verticalmente. La superficie a sua volta esercita sul corpo una forza

R .

La forza

R viene definita “reazione del vincolo” o “reazione vincolare” ed e’ la forza esercitata

dal piano sul blocco. All’interno del piano sono presenti delle “forze molecolari” che a loro volta

controbilanciano la forza

R evitando che il piano si deformi).

Esempio:

Omino sulla bilancia: In realtà la bilancia non misura

P , ma

R che, su

un piano orizzontale, è esattamente uguale a

P .

La bilancia funziona con la forza “peso”, ma è poi tarata per dare il valore della “massa”.

Page 51: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Questo tipo di bilancia funziona invece creando un equilibrio tra i

“momenti” delle forze peso.

Se invece ci si trova su un piano inclinato bisogna scindere la forza

P nelle sue due

componenti

P n e

P t , ossia le componenti normale e tangente alla superficie. In questo caso si

avrà

R P n

Pn P cos mg cos

Pt P sin mg sin

R P n

In questo caso la forza con la quale il blocco “schiaccia” il piano non è più la forza peso, ma

solo la sua componente “normale” rispetto al piano (

P n ) e la direzione di

R è uguale in modulo e

di verso opposto.

La componente normale del peso è perciò equilibrata dalla reazione del vincolo:

P n R 0

La componente

P t invece tende ad accelerare il corpo lungo la direzione del piano.

In assenza di forze frenanti (forze di attrito) si ha:

Pt m a da cui

a gsin

L’angolo

è l’angolo formato dal piano sul quale scorre il blocco rispetto alla direzione

orizzontale. All’aumentare dell’angolo

si ha un aumento del modulo della componente

Pt e di

conseguenza un aumento dell’accelerazione e una diminuzione della forza con la quale il

blocco schiaccia il piano.

I vincoli più frequenti

Filo

Page 52: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esaminiamo il caso di un oggetto appeso ad un filo inestensibile (cioè che non si allunga

quando vi si appende un oggetto) a sua volta fissato a un piano indeformabile.

TP 0T mg

Esaminiamo ora quali forze agiscono nel filo:

T Pf T 0 T m f gT T

La tensione

T applicata dal blocco al filo si trasmette al soffitto,

T ; un filo inestensibile di

massa trascurabile trasmette semplicemente la tensione da un punto ad un altro.

Per ogni forza si può identificare una “azione” e una corrispondente “reazione” (uguale e

contrario secondo il terzo principio della dinamica). Non sempre però interessa conoscerle

entrambe. Nel caso del filo attaccato al soffitto, per esempio, non interessa la forza di reazione

esercitata dalle forze molecolari presenti all’interno della struttura del soffitto che ne

impediscono la deformazione o il crollo.

Guida circolare orizzontale

Esaminiamo il caso di un oggetto che si muove all’interno di una “guida

circolare” posta su un piano orizzontale. Il corpo è vincolato dalla

presenza della guida a compiere un percorso circolare.

Supponiamo inoltre che la guida sia “indeformabile”.

Supponiamo

v sia costante. Affinché la pallina compia un percorso

circolare è necessario che si abbia una accelerazione centripeta:

R

v

Fc

Page 53: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

ac v2 /R

La forza centripeta necessaria per ottenere questa accelerazione è fornita dal vincolo della

guida.:

Fc m ac mv2 /R

A questa ovviamente corrispondere una forza di reazione

F c , uguale in modulo e direzione, ma

di verso opposto, che è la forza esercitata dalla pallina sulla guida.

Le forze di attrito

Fino ad ora abbiamo sempre considerato delle superfici perfettamente “lisce” che non

oppongono nessuna resistenza al movimento degli oggetti. Nella realtà però ciò non accade

mai a causa della presenza delle “forze di attrito”.

Se si considera di appoggiare un oggetto su un piano e poi di inclinare gradualmente il piano

stesso si vede che il corpo non si mette in movimento fino a quando non si raggiunge un certo

angolo di inclinazione (che varia in base alle caratteristiche del piano e dell’oggetto).

Fino a quando il corpo non si mette in movimento significa che la componente

P t della forza

peso, quella che dovrebbe determinare l’accelerazione del corpo, è esattamente equilibrata

dalle “forze di attrito”. In questo caso si parla di “attrito statico di strisciamento”, cioè di un attrito

che si manifesta su un oggetto fermo quando cerchiamo di metterlo in movimento facendolo

strisciare. Considerando che in un corpo in quiete la somma delle forze ad esso applicato e’

nulla e che aumentando l’angolo di inclinazione la componente

P t aumenta, significa che la

forza di attrito non è costante ma aumenta proporzionalmente alla forza applicata fino a quando

non si raggiunge una situazione di “attrito massimo” oltre la quale il corpo inizia a muoversi.

Il valore

FasMax (forza di attrito massimo) dipende da due componenti:

Page 54: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

1. la forza

P n che il corpo esercita sul piano di scorrimento;

3. il “coefficiente di attrito statico”

s che dipende dalle caratteristiche delle superfici che

vengono a contatto.

Attrito statico

La situazione limite e’ quindi raggiunta quando:

Pt FasMax s Pn

Mentre in ogni istante precedente nel quale il corpo e’ in quiete vale la disuguaglianza:

Fas FasMax

La direzione del vettore

F as è sempre uguale (ma di verso opposto) a quella della forza che

causa il movimento del corpo al quale

F as si oppone.

Attrito dinamico di strisciamento

A differenza della forza di attrito statico, la forza di attrito dinamico è costante. Si ha:

Fad d Pn

dove

d indica il “coefficiente di attrito dinamico”.

Misura del coefficiente di attrito statico

Pn P cos mgcos

Pt P sin mgsin

Fas sR sPn

Fas smgcos

Fino a quando l’oggetto non si muove significa che c’è “equilibrio di forze” nelle due direzioni:

“ortogonale” al piano:

P n R 0

“parallela” al piano:

P t F as 0

Page 55: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

La seconda relazione comporta che

Fas Pt sPn e sostituendo le proiezioni si ottiene:

Psin sPcos s tan

Il “coefficiente di attrito” è determinato dal rapporto fra due forze, quindi risulta adimensionale.

Altri tipi di attrito

Oltre al tipo di attrito fin qui esaminato, ne esistono altri due tipi:

attrito volvente: attrito causato da un corpo che “rotola” (per esempio una ruota che gira). Il suo

valore è generalmente molto basso.

attrito viscoso: attrito esercitato da un fluido (un gas o un liquido) su un corpo che si muove

all’interno di esso. La direzione della forza di attrito è opposta a quella del vettore

v che indica

la velocità di movimento del corpo, in quanto si oppone all’avanzare del corpo nel fluido. La

relazione che lega la forza di attrito viscoso e la velocità e’ data dall’equazione:

F av kv

dove

k e’ un coefficiente geometrico (“cx” che dipende dalla forma dell’oggetto)

e’ la viscosità del fluido (dipende dalle caratteristiche del fluido stesso)

Esempio: caduta libera di un corpo in un fluido

Supponiamo un corpo che penetra in un fluido sotto la spinta di gravità. E’ possibile ricavare

l’equazione differenziale disomogenea di secondo ordine che descrive lo spostamento.

ma F ma mg kv

d2s

dt2

k

m

ds

dt g

la cui soluzione generale e’ data da:

s c1 mg

kt c2e

k

mt

v mg

k c2

k

me

k

mt

a c2

k 22

m2e

k

mt

m g

- k v

f l u i d o

Page 56: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

con

c1 e

c2 costanti dipendenti dalle condizioni iniziali del moto.

Consideriamo lo spazio e la velocità iniziali uguale a zero (

t 0): l’attrito, di conseguenza, sarà

nullo. All’aumentare della velocità si avrà un progressivo aumentare dell’attrito viscoso. Ad un

certo punto però la forza di attrito viscoso controbilancerà esattamente la forza peso.

Matematicamente si può calcolare che:

c1 c2 0

mg

k c2

k

m 0

c1 m2g

k 22

c2 m2g

k 22

e perciò

v(t) mg

k

mg

ke

k

mt

La funzione della velocità ha perciò un andamento come

quello in figura.

Per

t

v mg

k

l’accelerazione diventa nulla e la velocità resta costante.

A causa della presenza dell’attrito viscoso, quindi, un

corpo in caduta libera non può acquistare una velocità

superiore ad una certa velocità limite (dipendente dal

coefficiente geometrico del corpo e dal coefficiente di

attrito viscoso del fluido):

vmax m g

k .

Forze elastiche

Le forze elastiche sono delle reazioni vincolari che “contrastano le deformazioni”. Quando si

deforma un oggetto si creano al suo interno delle forze proporzionali alla deformazione stessa,

che, una volta eliminata la forza che l’aveva causata, tendono a eliminare la deformazione

ritornando alla situazione iniziale (sempre che non sia stata superata la caratteristica di

“elasticità” propria del corpo che è stato deformato).

Un classico esempio è quello di una “molla”.

QuickTime™ e undecompressore TIFF (Uncompressed)

sono necessari per visualizzare quest'immagine.

Page 57: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Nello studio del caso in figura si introducono tre ipotesi:

la massa della molla è trascurabile;

l è la lunghezza della molla “a riposo”;

In sistema di riferimento e’ orizzontale

Imponendo una deformazione x si instaura nel sistema una forza

F con verso opposto allo

spostamento.

F è una “forza di richiamo” che tende a riportare la molla nella sua situazione di

“equilibrio” (a riposo). Si ha:

F kx

dove k è detta “costante elastica”, dipende dal materiale con cui è costruita la molla e

dimensionalmente si misura in N/m. Questa relazione prende il nome di “legge di Hooke”.

Rilasciando il corpo si instaura un moto oscillatorio armonico come facilmente si dimostra

matematicamente. Infatti si può riscrivere l’equazione di Hooke come:

F kx 0 ma kx = 0 d2x

dt2

k

mx = 0

La soluzione generale di questa equazione differenziale omogenea di secondo ordine e’ data

da:

x(t) x0 cos( t )

dove

e’ chiamata la pulsazione ed è uguale a:

k

m, da cui si ottiene che il periodo

T è uguale a

2m

k.

I valori

x0 e

che compaiono nell’equazione del moto armonico dipendono dalle condizioni

iniziali del sistema. Il periodo di oscillazione invece dipende solo dalle caratteristiche del

sistema (massa e costante elastica della molla). Il tempo impiegato per compiere

un’oscillazione completa (in assenza di attrito) è indipendente dall’ampiezza dell’oscillazione

stessa (se l’oscillazione è più ampia risulterà maggiore la velocità).

m

l

m

l + x

F

Page 58: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Supponendo come nel caso in esame che lo spostamento iniziale imposto sia l e che la velocità

iniziale sia nulla, l’equazione oraria del moto che si ricava e’:

x(0) l

v(0) 0

x0 l

0

x(t) lcos(t)

v(t) lsin(t)

Nella realtà la presenza delle forze d’attrito genera invece delle “oscillazioni smorzate” fino a

fermare il sistema nella sua posizione di equilibrio (si ha:

F kx v per la presenza di attrito

viscoso).

oscillazione “teorica” (senza attrito) oscillazione “smorzata”

F m a md2x

dt2 kx

dx

dt da cui si ricava:

d2x

dt2

m

dx

dt

k

mx 0.

La soluzione di questa equazione differenziale del secondo ordine corrisponde all’equazione del

“moto armonico smorzato”. Il fattore di smorzamento (che dipende dalla velocità e dalla massa

dell’oggetto) causa l’introduzione nella soluzione di un esponenziale negativo.

Massa “appesa” a una molla

Per misurare le forze spesso si usa un “dinamometro” il cui principio di funzionamento è basato

sulla “misura” dell’allungamento di una molla sotto l’azione di una forza.

Page 59: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Si raggiunge la posizione di equilibrio quando la forza peso è bilanciata esattamente dalla forza

elastica della molla, quindi si avrà:

mg kxeq da cui

xeq mg /k

Tipi di forze in Natura

In natura esistono solo quattro tipi di forze:

1. Forze gravitazionali (si esercitano fra le masse: agiscono a livello macroscopico);

2. Forze elettromagnetiche (si esercitano fra le cariche: agiscono fra le molecole;

mantengono unito l’atomo e sono responsabili delle “forze di attrito”);

3. Forze deboli (o interazioni nucleari deboli: si trovano nei “decadimenti radioattivi”);

4. Forze nucleari (si esercitano all’interno del nucleo atomico).

L’ordine di grandezza dell’intensità di queste forze è notevolmente diverso. Se poniamo

idealmente l’intensità delle forze nucleari pari a “1”, avremo che l’intensità delle forze deboli e

dell’ordine di 10-7, quella delle forze elettromagnetiche è dell’ordine di 10-2 e quella delle forze

gravitazionali è dell’ordine di 10-38. L’intensità di queste forze, però, varia notevolmente in base

alla distanza che divide i “corpi” sui quali agisce: l’intensità della forza gravitazionale, ad

esempio, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza, mentre le forze nucleari

sono molto forti solo per particelle particolarmente vicine, ma decrescono molto rapidamente

all’aumentare della distanza.

Da un punto di vista squisitamente teorico due oggetti non si “toccano” mai, infatti, quando la

distanza fra di essi è sufficientemente piccola, entrano in azione le forze elettromagnetiche

repulsive: le cariche di segno opposto di attirano e quelle dello stesso segno si respingono. I

contatti fra due corpi (a livello macroscopico) sono solo “apparenti”.

Interazione gravitazionale e “legge di gravitazione universale”

Prese due masse puntiformi poste a una certa distanza

r fra queste due masse si esercita una

forza di tipo attrattivo direttamente proporzionale al prodotto delle masse e inversamente

proporzionale al quadrato della distanza:

F 21 F12 Gm1 m2

r2

Page 60: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

G corrisponde alla costante di gravitazione universale ed e’ pari a

6.67 1011Nm2 /Kg2. La

misura di questa costante è molto complicata in quanto bisogna supporre che le due masse

interagiscano solo fra di loro, senza interferire con altre masse del mondo esterno).

Osservazione

Il concetto di “massa gravitazionale” è teoricamente diverso da quello di “massa inerziale”.

Infatti la “massa gravitazionale” è la proprietà di un oggetto che fa sì che esso interagisca con

altri oggetti attraendoli e venendo a sua volta attratto da essi. La “massa inerziale” invece è

l’inerzia che ha un corpo a cambiare il suo stato di quiete o di moto rettilineo e uniforme.

In realtà si può dimostrare che hanno lo stesso valore, si può quindi parlare genericamente di

“massa” senza distinguere tra “inerziale” e “gravitazionale”.

La Forza di gravità è una “forza centrale”, ciò diretta sempre verso uno stesso punto che viene

detto “centro di forza” (sarebbe centrale anche se avesse verso opposto).

Macchina di Atwood

Sappiamo anche che la forza peso:

P m g è una forza costante in modulo, direzione e verso

nell’ipotesi di essere sufficientemente vicino alla superficie terrestre da poter tralasciare la

curvatura della Terra e la variazione di

g in base alla distanza dal centro della Terra.

È possibile estendere la dimostrazione effettuata per la forza peso a tutte le forze costanti

(prendendo un sistema di riferimento diretto secondo la direzione della forza stessa)

Ipotesi:

1. la carrucola non gira (altrimenti si avrebbe un consumo di

energia cinetica per far girare la carrucola);

2. non sono presenti “forze di attrito” di nessun genere;

3. la massa del filo è trascurabile;

Quindi il filo si limita a “trasmettere la tensione” dai pesi alla carrucola e da questa al soffitto.

m1g

m2g

T

T

T T

2T

Page 61: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Se

m2 m1 si avrà una “discesa” di

m2 e una contemporanea “salita” di

m1, ovviamente con

delle accelerazioni

a1 e

a2 uguali in modulo e direzione, ma con versi opposti. Studiando

matematicamente il sistema si ottiene:

m2 g T m2 a2

T m1g m1a1

m2gT m2a

T m1g m1a

a (m2 m1)g

(m2 m1)

Ossia si ricava il modulo dell’accelerazione delle masse. La direzione ed il verso

dell’accelerazione dipendono dal sistema di riferimento scelto.

Proviamo a calcolare la velocità delle due masse (si noti che è la stessa per entrambe) quando

la massa

m2 è scesa di

h (quindi, analogamente, la massa

m1 sarà salita di

h ). Si supponga

la velocità iniziale nulla, ossia

v0 0. Si avrà perciò che:

h 1

2a t 2 t

2h

a v a t 2h a 2h

(m2 m1)g

(m2 m1)

Page 62: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di schematizzazione

Dinamica del punto

Le tre leggi del moto di Newton sono le leggi fondamentali per la descrizione del moto stesso.

La prima legge di Newton afferma che, se la forza risultante su un corpo puntiforme è zero,

allora esso resta in quiete o si muove lungo una linea retta con velocità costante (moto rettilineo

uniforme). La tendenza di un corpo a resistere ad un cambiamento del suo stato di moto si

chiama inerzia. La massa è la misura dell’inerzia di un corpo.

La seconda legge del moto di Newton afferma che l’accelerazione di un corpo è direttamente

proporzionale alla forza risultante che agisce su di esso e inversamente proporzionale alla sua

massa. La forza risultante su un oggetto indica il vettore somma di tutte le forze che agiscono

su di esso. Nella sua formulazione più generale, la seconda legge di Newton afferma che la

forza risultante agente su un corpo di massa m e velocità è data da:

F ma dmv

dt

dove

F rappresenta il vettore somma di tutte le forze agenti sul corpo, m è la sua massa e a

l’accelerazione prodotta e

mve’ la quantità di moto.

Solitamente (ma ci sono eccezioni) un corpo non perde nè acquista massa durante il moto,

La terza legge del moto di Newton afferma che se un primo corpo esercita una forza su un

secondo corpo, allora il secondo corpo esercita sempre sul primo una forza uguale in intensità e

direzione, ma di verso contrario.

BAAB FF

BBAB amF

(forza azione)

AABA amF

(forza reazione)

La forza esercitata su un corpo dalla superficie liscia su cui è appoggiato agisce

perpendicolarmente alla comune superficie di contatto e per questo si dice che è una forza

normale. E’ un tipo di forza vincolare, perché limita la libertà di movimento del corpo e la sua

intensità dipende dalle altre forze che agiscono su quel corpo.

Page 63: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Per risolvere i problemi in cui compaiono forze su uno o più corpi è essenziale disegnare il

diagramma di corpo libero per ogni singolo corpo, mettendo in evidenza tutte le forze che

agiscono su quel corpo. Per ogni corpo la seconda legge di Newton può essere applicata a

ciascuna componente della forza risultante

Alcune forze importanti sono:

Forza peso. Il peso si riferisce alla forza di gravità che agisce su un dato corpo e vale P = mg;

Forza d’attrito. Quando un corpo è in movimento su una superficie scabra, la forza dovuta

all'attrito (radente) dinamico agisce nella direzione opposta a quella del moto. La sua intensità è

data da:

Pt FasMax s Pn , relazione tra l’intensità della forza d’attrito, che agisce

parallelamente alla superficie di contatto e l’intensità della forza normale

Pn che agisce

perpendicolarmente alla superficie stessa. Non è un’equazione vettoriale, poiché le due forze

sono perpendicolari l’una all’altra.

s è detto coefficiente di attrito dinamico e dipende dai

materiali con cui sono fatti i due oggetti.

Quando un corpo si muove con velocità sufficientemente bassa attraverso un fluido, subisce

una forza d'attrito viscoso diretta nel verso opposto a quello del moto. La sua intensità è data

da:

F av kv

Forza elastica (legge di Hooke). Per tenere una molla compressa o tesa di una lunghezza x

oltre quella di riposo è necessaria una forza:

F kx

k e’ una costante elastica [

newton

metroN /m ]

x e’ lo spostamento del corpo dalla posizione d’equilibrio.

Un corpo di massa m soggetto alla forza F si muove di moto armonico con velocità angolare:

k

m

Per una particella si definisce quantità di moto la grandezza:

p mv

La seconda legge della dinamica, nella sua forma più generale, si scrive:

Page 64: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

F dp

dt

dmv

dt

dove

F è la forza totale agente sulla particella.

Si ha quindi che la prima legge di Newton e’ rispettata quando la quantità di moto e’ costante,

per cui la sua derivata prima sia nulla.

Page 65: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della
Page 66: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità didattica 4

Esercizi riassuntivi UD3.

Esercizio1

Due masse

m1 ed

m2 giacciono su un piano senza attrito e vengono spinte da una forza

applicata

F 1, che si esercita sulla massa

m1. Si determinino intensità e direzione di ciascuna

delle forze di interazione tra

m1 ed

m2.

Supponendo che venga eliminata la forza

F 1 e che sulla massa

m2 agisca la forza applicata

dall'esterno

F 2, si determinino intensità e direzione di ciascuna delle forze di interazione in

quest'ultimo caso.

[

F1 =

F2=12 N;

m1 = 4 kg ;

m2 = 2 kg]

Suggerimento: si scriva l'equazione del moto considerando il punto materiale di massa

(

m1+

m2). Si scrivano quindi le equazioni di corpo libero per ciascuna massa.

Soluzione

L’accelerazione di

m1 ed

m2 è

a F1

m1 m2

2m /s2

Ma allora la forza di interazione

F1,2 esercitata da

m1 su

m2 vale

F1,2 m2a 4N , mentre per il

principio di azione e reazione la forza di interazione

F2,1 F1,2.

Nel secondo quesito l’accelerazione vale ancora

2m/s2, ma questa volta su

m2 agisce anche la

forza

F 2. Quindi ora è

F2,1 m1a8N .

In base alla seconda legge del moto di Newton la forza totale agente su ciascuna delle due

masse è la stessa (a meno del verso) nei due casi esaminati. Però una delle due masse è

accelerata dalla sola forza di interazione, e nel secondo caso si tratta della massa maggiore. E’

ovvio che per produrre la stessa accelerazione in una massa maggiore, occorre una forza

maggiore.

Esercizio 2

Un blocco di massa

m2 poggia su un blocco di massa

m1 che è posto su un tavolo privo di

attrito (vedere figura). I coefficienti di attrito statico e dinamico fra i due blocchi sono

rispettivamente

s e

d .

Page 67: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Quanto vale la massima forza

F che si può applicare senza che il blocco

m2 strisci su

m1?

Se il valore di

F è doppio di quello trovato nel precedente quesito, si trovino sia l'accelerazione

assoluta di ciascun blocco sia la forza di attrito agente su ciascun blocco.

Un osservatore inerziale vede il blocco

m2 muoversi verso destra (direzione di

F ) o verso

sinistra?

[

m2= 2 kg;

m1 = 4 kg;

s = 0,3;

d = 0,2]

Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero per ciascun corpo in condizione di moto

di

m1 e imporre la condizione di equilibrio di

m2 rispetto ad

m1 (moto relativo).

Soluzione

a) In un riferimento inerziale, in assenza di attrito con il tavolo la massa

m2 si muove con

m1,

quindi la forza di attrito statico che agisce su

m2 deve essere pari a:

m2sg Fm2

m1 m2

da cui

F (m1 m2)sg17.7N

b) Posto

F 2 17.7N 35.4N , la massa

m2 scivola su

m1 esercitando su di essa la forza di

attrito dinamico

Fad m2gd , per cui:

am1

F m2gd

m1

7.9m /s2

dove

am1 è l’accelerazione della massa

m1.

La forza di attrito dinamico vale naturalmente

m2gd 3.9N .

Nel riferimento solidale con la massa

m1, la massa

m2 subisce sia la forza di attrito dinamico,

sia la forza fittizia

m2am1. Quindi in tale riferimento l’accelerazione

ar vale:

ar d g am1 5.9m /s2

mentre in un riferimento inerziale vale:

a ar am1 2m /s2

c) Come si evince dal punto b), mentre nel riferimento non inerziale l’accelerazione è diretta

verso sinistra (nel verso negativo delle ascisse), in un riferimento inerziale l’accelerazione è

positiva, quindi diretta verso destra.

Page 68: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esercizio3

I corpi di massa

m1,

m2 ed

m3 sono collegati come in figura. Le carrucole e le funi sono ideali.

Quali valori può assumere il coefficiente di attrito statico

s fra tavolo e corpo di massa

m1

affinché

m1 non si muova?

Calcolare l’accelerazione dei due corpi

m2 ed

m3 quando è soddisfatta la condizione di cui al

punto a). In assenza di attrito fra il tavolo ed

m1, calcolare l’accelerazione dei corpi

m1,

m2 ed

m3. [

m1 = 10 kg;

m2 = 2 kg;

m3 = 3 kg]

Suggerimento: scrivere l’equazione di equilibrio per

m1 e quella per il moto di

m2 ed

m3.

Soluzione

a) e b) Condizione di equilibrio di

m1:

m1gs 2T

Le accelerazioni di

m2 ed

m3 hanno somma nulla, per cui le equazioni del moto di

m2 ed

m3 si

possono scrivere in termini della sola accelerazione

a di

m3:

T m3g m3a

T m2g m2(a)

T m3g m3a

m2g T m2a

dove l’asse verticale del riferimento è orientato verso l’alto. L’accelerazione di

m3 vale:

a m2 m3

m2 m3

g 2m /s2 (verso il basso).

La tensione

T della fune che lega

m2 ed

m3:

T m3(g a) 2m2m3

m2 m3

g 23.5N

Mentre il coefficiente di attrito statico lo si trova con:

s 2T

gm1

0.5

c) In assenza di attrito, siano

a1,

a2 e

a3 le accelerazioni delle tre masse in un riferimento

inerziale. Vale allora:

m1a1 2T

m2(a1 a2) T m2g

m3(a1 a3) T m3g

Page 69: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

a1 a2 e

a1 a3 sono le accelerazioni delle masse

m2 ed

m3 nel riferimento solidale con la

seconda carrucola, riferimento in cui è valido il calcolo precedente, nonché la condizione:

a2 a1 (a3 a1)

che in precedenza ci ha consentito di scrivere le equazioni del moto di

m2 ed

m3 in termini della

sola accelerazione di

m3. Eliminando le tensioni delle corde, si ottiene:

m2 m1

2

a1 m2a2 m2g

m3 m1

2

a1 m3a3 m3g

2a2 a1 a3 0

a1 4m2m3

m1(m3 m2)g

a2 m1(m3 m2) 4m2m3

m1(m3 m2)g

a3 m1(m2 m3) 4m2m3

m1(m3 m2)g

a1 4.7m /s2

a2 2.7m /s2

a3 6.7m /s2

Perciò

m1 si muove in avanti,

m2 ed

m3 verso il basso. Si noti che nel riferimento non inerziale

solidale con la carrucola mobile (che scende), le accelerazioni di

m2 ed

m3 hanno lo stesso

modulo, ma

m3 scende ed

m2 sale.

Page 70: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Lavoro di una forza

Consideriamo un oggetto puntiforme di massa

m che si muova sotto l’azione di una forza. Si

definisce lavoro compiuto dalla forza

F la grandezza:

dW F ds = lavoro infinitesimo della forza

F che causa uno spostamento di

ds dell’oggetto

m .

Il prodotto tra forza e spostamento e’ un prodotto scalare, quindi

dW è una “grandezza scalare”

(

dW F ds Fdscos ). Il concetto di “lavoro” è sempre legato a uno spostamento. Nel SI il

lavoro di misura in Joule ( J ):

1J 1Nm

Tenendo conto delle proprietà del prodotto scalare di due vettori possiamo affermare che:

dW assume il massimo valore positivo se

F e

ds sono paralleli e hanno lo stesso verso;

dW assume il massimo valore negativo se

F e

ds sono paralleli, ma hanno verso

opposto;

dW assume valore nullo se

F e

ds sono ortogonali (ad esempio forza peso che agisce

su un oggetto che si sposta su un piano orizzontale).

Se consideriamo un punto che si muove lungo una traiettoria finita (da un punto A ad un punto

B) possiamo definire il “lavoro finito”

W svolto dalla forza

F :

W dwA

B

F dsA

B

F ds cosA

B

Fxdx Fydy FzdzA

B

Energia

Quando una forza compie lavoro su un corpo, questo viene accumulato dal corpo stesso, nel

senso che il corpo potrà restituire in futuro una pari quantità di lavoro, contrastando una forza

non necessariamente dello stesso tipo.

Quando un corpo cade liberamente, la forza di gravita compie lavoro sul corpo e lo accelera. Il

corpo potrà restituire il lavoro accumulato, contrastando forze di tipo elastico (ad esempio

comprimendo una molla), o forze di attrito (fermandosi ad esempio in un fluido viscoso), o

quello che volete voi.

B

A

Page 71: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Si dice che un corpo in grado di compiere lavoro è dotato di energia. Il lavoro fatto da una forza

viene trasformato in energia del corpo. L’energia (meccanica) può essere energia cinetica, che

e quella strettamente legata al moto del corpo ed energia potenziale, che e quella che il corpo

possiede (potenzialmente) in quanto si trova in un campo di forze. In base al tipo di forze

considerate, si parlerà di energia potenziale gravitazionale, elastica, elettromagnetica,...

L’energia ha ovviamente le stesse dimensioni del lavoro e nel SI si misura in joule (J).

Energia cinetica

E’ l’energia dovuta al movimento del corpo. Per ragioni dimensionali dovrà essere proporzionale

alla massa e al quadrato del modulo della velocità. Vale a dire

Ec Kmv2.

Per calcolare il coefficiente di proporzionalità

K e sufficiente considerare una forza costante

che agisce su un corpo, inizialmente fermo, per un tratto

x . Il moto del corpo e uniformemente

accelerato, valgono quindi le formule

v at,

x at2,

ax v 2

2

da cui segue che il lavoro fatto dalla forza e’

W Ec Fx ma x 1

2mv2

La grandezza

Ec è detta energia cinetica. Si osservi che

Ec è sempre positiva; essa è inoltre

un concetto relativo in quanto la velocità dipende dal sistema di riferimento scelto. (La valigia

nel portabagagli di un treno in movimento ha energia cinetica nulla rispetto ad un osservatore

sul treno, mentre ha energia cinetica diversa da zero per l’osservatore a terra).

Teorema dell’energica cinetica

Consideriamo un punto di massa

m che si muove lungo una traiettoria

ds sottoposto ad una

forza applicata

F . Si considerino i versori

u t , tangente alla traiettoria e

u n normale alla

traiettoria.

a a n a t u tdv

dtvar iaz.mod.v

u nv2

rvar iaz.direz.v

Page 72: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

F m a m ut

dv

dt m un

v 2

r

ds utds

dW F ds m ut

dv

dt m un

v 2

r

utds

Ricordando che

ut ut 1 e che

un ut 0

dW mdv

dtds m

dv

dtv dt m v dv

Si nota che solo la componente tangenziale della forza compie lavoro, la componente normale

no! Integrando tra una posizione iniziale e una posizione finale si trova il lavoro totale.

W dWi

f

mv dvi

f

m v dvi

f

1

2mv 2

i

f

1

2mv f

2 1

2mv i

2 W Ecf E ci

Il lavoro compiuto da una forza è uguale alla differenza fra l’energia cinetica finale e quella

iniziale.

L’energia cinetica varia tutte le volte che varia il “modulo” della velocità (se si cambia solo la

direzione della velocità non si hanno variazioni di energica cinetica).

Questo teorema vale per qualsiasi tipo di forza. Nella dimostrazione abbiamo applicato solo

l’ipotesi che la massa fosse costante (e questo è sempre vero nella “dinamica classica”), non si

e’ fatta alcuna ipotesi sulla natura della forza, quindi si può affermare che vale per ogni

F .

Forze conservative

Una forza è conservativa se il lavoro da essa svolto dipende solo dai punti “iniziale” e “finale”

dello spostamento e non dalla traiettoria seguita (es. forza peso, forze elastiche, ecc.). Un

esempio di forza non conservativa e’ invece la forza di attrito.

Una definizione alternativa delle forze conservative viene data utilizzando l’integrale su un

percorso chiuso:

Fds = 0

Ossia se l’integrale di una forza lungo una circuitazione chiusa e’ nullo, allora la forza è una

forza conservativa.

Page 73: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dimostriamo che la “forza peso” è una forza conservativa

p m g j

ds i dx j dy

dw p ds (m g j) ( i dx j dy) m gdy

W m g dyi

f

m g y i m g y f

Il lavoro effettuato dipende solo dalla coordinata verticale del punto iniziale e del punto finale,

non dalla traiettoria percorsa, quindi possiamo affermare che la forza pesò è una forza

conservativa.

Energia potenziale

L’energia potenziale (o energia di posizione) di un punto materiale dipende dalla sua

“posizione” ed è “associata” alla presenza di una “forza conservativa”. Anche questa si misura

in Joule.

Per definire l’energia potenziale, si consideri un corpo che si muove lungo un qualunque

cammino che congiunge un punto O e un punto P, in un campo di forze conservative. Il lavoro

W fatto dalle forze non dipende dal cammino scelto per calcolarlo, ma soltanto dai punti

estremi. Quindi si può definire una funzione del punto

U(P) mediante:

U(0)U(P) W Fds0

P

dove

F è la componente della forza tangente al percorso considerato e

ds è la coordinata su

tale percorso. L’integrale può essere fatto su un qualunque cammino e la funzione

U(P) è

chiamato potenziale.

L’energia potenziale è invece definita a meno di una costante

U(0) e pertanto, ciò che

fisicamente significativo, è la variazione di energia potenziale.

L’energia potenziale per le forze conservative considerate sopra (basta cambiare il segno al

lavoro) e data da:

EP(y) mgy energia potenziale gravitazionale

EP (x) 1

2k(x x0)2 energia potenziale elastica

Page 74: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Nella prima equazione l’asse y è diretto verso l’alto e lo zero dell’energia e stato scelto

nell’origine

U(0)0. Nella seconda equazione si e posta a zero l’energia con la molla a riposo

U(x0) 0 e

EP U(P).

In presenza di una “forza conservativa” possiamo dire che:

W E pf E pi

Ad esempio, nel caso precedentemente considerato, della forza peso si ha che:

EP mgy c

dove

c è una costante che dipende dal valore di riferimento rispetto al quale calcoliamo

l’altezza

y . E’ importante notare che il suo valore è praticamente ininfluente in quanto

lavorando su “differenze” di energia potenziale e non su valori assoluti la costante viene

“eliminata” e non influisce sul risultato finale.

Teorema di conservazione dell’energia totale meccanica

(vale solo per le forze conservative)

Quando sul moto di un corpo agiscono solo forze conservative si ha:

W Ecf Eci E pf E pi da cui si ottiene che

Eci E pi Ecf E pf

Se definiamo l’energia totale meccanica come:

E Ec E p , possiamo affermare che, durante

un moto sotto l’azione di forze conservative, l’energia totale meccanica si mantiene costante.

Possiamo anche dire che:

W Ec E p .

Si ha una trasformazione di “forme di energia”: ciò che viene perso come energia cinetica viene

acquistato come energia potenziale e viceversa.

La legge di conservazione afferma che, in ogni campo di forze conservative, l’energia

meccanica totale si conserva durante il moto.

Page 75: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Lavoro ed energia

Mentre la definizione di lavoro e’ semplice ed univoca e si rifà a quanto visto prima al prodotto

della forza per lo spostamento, il termine energia si presta spesso ad avere connotazioni

diverse.

L'energia viene definita normalmente come la capacità di compiere un lavoro, del quale ha la

stessa grandezza dimensionale, il Joule.

E’ anche importante ricordare che l’energia non è un’invariante: al variare del sistema di

riferimento (anche mantenendosi su sistemi di riferimento inerziali) l'energia cambia e quindi

l'energia stessa deve essere definita volta volta in un sistema di riferimento specifico. A livello

microscopico e/o matematico inoltre l'energia può essere divisa in energia cinetica ed energia

potenziale. Tutte le altre forme di energia (calore, energia chimica ecc.) possono sempre essere

ricondotte a queste due ed esistono in forma separata solo per motivi storici.

Macchina di Atwood, dimostrazione energetica

Abbiamo dimostrato che la forza peso è una forza costante. È possibile estendere la

dimostrazione effettuata per la forza peso a tutte le forze costanti (prendendo un sistema di

riferimento diretto secondo la direzione della forza stessa) e affermare che: le forze “costanti”

sono tutte “conservative”. Quindi, in presenza di forze costanti, vale il “principio di

conservazione dell’energia meccanica”.

Si può ottenere lo stesso risultato trovato precedentemente applicando l’analisi delle forze

effettuando delle “considerazioni energetiche”, cioè applicando il principio di conservazione

dell’energia meccanica (si noti che è possibile in quanto nel sistema agisce solo la forza peso

che è una forza conservativa).

Si tenga conto che le considerazioni energetiche devono essere fatte sul “sistema” nella sua

totalità e non sulle singole masse.

(Ec1 Ec2 E p1 E p2)i (Ec1 Ec2 E p1 E p2) f

0 0 m1gh1 m2gh2 1

2(m1 m2)v 2 m1g(h1 h) m2g(h2 h)

1

2(m1 m2)v 2 m1g(h) m2g(h) da cui: v 2h

(m2 m1)g

(m2 m1)

Page 76: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Pendolo semplice

Si consideri un filo lungo

l di massa trascurabile ed inestensibile con appeso al fondo un

oggetto di massa

m . Il moto di quest’ultimo è vincolato a causa della presenza del filo e perciò

l’oggetto percorre una traiettoria circolare di raggio

l .

Nella posizione di equilibrio verticale, bilanciando unicamente

la forza peso si ottiene:

T mg 0

da cui segue considerando i moduli che:

T mg

In generale invece si ha:

T Pn mgcos

Pt mgsin

E’ immediato verificare che la tensione massima si ha nel punto di equilibrio verticale, mentre,

all’aumentare dell’angolo

si ha una corrispondente diminuzione del modulo di

T . Se,

idealmente, fosse possibile raggiungere una posizione orizzontale si annullerebbe la tensione

del filo.

Invece, dal momento che

a Pt /m, si verifica che il modulo dell’accelerazione aumenta

all’aumentare dell’angolo

. Nella posizione di equilibrio si ha invece accelerazione nulla. In

assenza di attrito il pendolo si muoverebbe all’infinito tra

e

.

Conservazione dell’energia pendolo semplice

In un pendolo verticale si suppone il centro ad una altezza

hc ; l’altezza generica

h raggiunta dal

punto materiale e’ definita da

h hc lcos .

Se vi considera come punto iniziale del moto il punto dove il pendolo ha raggiunto la massima

altezza (

h1, con

v 0), ed il punto finale quando in punto materiale si trova sulla verticale (

h0 ed

a 0 il bilanciamento dell’energia si può scrivere come:

Eci Epi Ecf E pf 0 mgh1 1

2mv2 mgh0

v 2gh 2gl(1 cos)

mg Pn

T Pt

l

h1

h0

Page 77: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

In assenza di forze dissipative il pendolo compie delle “oscillazioni persistenti” intorno alla

propria posizione di equilibrio.

Se fossero presenti delle forze dissipative si avrebbero invece delle “oscillazioni smorzate”.

Piccole oscillazioni

Quando l’angolo

è abbastanza piccolo (cioè sia tale che

sin ) si può dimostrare che le

oscillazioni compiute dal pendolo sono delle “oscillazioni armoniche”.

a gsin l ld2

dt2 ossia

d2

dt2

g

lsen

g

l .

E’ quindi possibile studiare l’equazione differenziale di secondo ordine omogenea:

d2

dt2

g

l = 0

la cui soluzione e’ data da:

0 sin( t )

dove

è l’accelerazione angolare,

è la pulsazione del pendolo,

la fase; il segno meno

compare perché la forza che agisce sul pendolo è una “forza di richiamo” che tende a riportarlo

nella posizione di equilibrio, quindi l’accelerazione ha sempre verso opposto a quella nella

quale avviene il movimento.

Si ha anche

2 g

l

cioè la pulsazione del pendolo è determinata solo dal valore di

g e dalla lunghezza del filo (non

dipende dalla massa attaccata al filo) e ed periodo

T e’ dato dalla relazione:

T 2

2

l

g.

Esempio: un pendolo lungo 1 m ha un periodo di oscillazione di circa 2 secondi.

Page 78: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Se gli angoli sono più grandi le oscillazioni sono sempre periodiche, ma non sono più

armoniche.

Energia potenziale elastica

Quando si sposta un oggetto attaccato ad una molla dalla sua “posizione di equilibrio” il sistema

“molla + massa” acquista energia. Dal momento che vale il principio di conservazione

dell’energia meccanica è evidente che questa “energia acquisita” deve essere fornita

dall’esterno. L’aumento di energia del sistema è uguale al “lavoro” compiuto dalle forze esterne.

Per effetto delle forze esterne che comprimono o allungano la molla il sistema acquista una

certa “energia potenziale iniziale” pari a:

E p 1

2k x0

2 (in questo momento si ha

E p = max e

Ec 0).

Quando si elimina l’azione delle forze esterne lasciando l’oggetto libero di muoversi quest’ultimo

sarà soggetto all’azione di una “forza di richiamo” che tenderà a riportare l’oggetto nella

posizione di equilibrio. Il sistema perderà gradualmente energia potenziale che si trasformerà in

energia cinetica. Una volta raggiunta la posizione centrale di equilibrio si avrà:

Ec = max e

Ep 0 . Il sistema continua comunque a muoversi nella stessa direzione ritrasformando

gradualmente energia cinetica in energia potenziale fino a raggiungere la posizione

x0 nella

quale si avrà nuovamente

E p = max e

Ec 0 .

È evidente che il sistema avrà velocità massima nel punto di equilibrio e nulla nei due punti

estremi; per l’accelerazione invece si avrà un massimo nei due estremi e zero nel punto di

equilibrio.

In assenza di forze di attrito il sistema oscilla indefinitamente tra la posizione

x0 e la posizione

x0.

dW F d l k x d x k x dx W dWi

f

k x dxi

f

1

2kxi

2 1

2kx f

2

Il lavoro compiuto dipende solo dall’allungamento della molla: la forza elastica è una forza

conservativa.

Abbiamo definito “energia potenziale elastica”:

E p 1

2kx2 c

Page 79: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

W E pi E pf Ecf Eci

Anche in questo caso vale il principio di conservazione dell’energia meccanica. La soluzione del

sistema porta da un risultato perfettamente analogo a quello trattato precedentemente

considerando solo le forze agenti.

In una situazione fisica reale è possibile che si debbano considerare contemporaneamente più

energie potenziali diverse (ad esempio nel caso di un oggetto “appeso” a una molla), in questo

caso si può affermare che:

Eci Epi Ecf Epf cioè si ha: Ec Ep costante.

Dinamometro (molla verticale)

Nella situazione iniziale si ha:

Eci 0 Epmolla 0 E ppeso max

Quando l’oggetto viene lasciato libero, la molla si allunga verso il basso: si ha una perdita di

energia potenziale della forza peso che si trasforma in energia cinetica e energia potenziale

elastica.

Una volta raggiunta la posizione di equilibrio l’oggetto continuerà a muoversi trasformando

l’energia cinetica acquistata in energia potenziale elastica raggiungendo una posizione

simmetrica a quella iniziale rispetto al punto di equilibrio (allungamento totale:

l 2xeq ).

In questo caso si ha un bilancio della “conservazione dell’energia” con due diverse energie

potenziali (peso e elastica) e l’allungamento totale

x della molla e’ definito da:

mghi mghf 1

2kx2 mg(hi h f )

x

1

2kx2 x

2mg

k 2xeq

Energia potenziale gravitazionale

Dimostriamo che il lavoro fatto dalla forza gravitazionale dipende solo dal punto iniziale e da

quello finale e non dal percorso compiuto.

dW F ds Gm1 m2

r2ur ds G

m1 m2

r2 dscos G

m1 m2

r2 dr

Page 80: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

dove

dr è la proiezione dello spostamento

ds in direzione radiale.

W dWi

f

Gm1m2 dr

r2

i

f

Gm1m2

rf

Gm1m2

ri

ossia il lavoro svolto non dipende dalla traiettoria. Possiamo quindi definire l’energia potenziale

gravitazionale:

E p Gm1 m2

r

ed affermare che, come nei casi precedenti si ha:

W E pi E pf .

La forza gravitazionale è una forza centrale. Si può dimostrare che tutte le forze centrali sono

conservative (si può applicare il principio di conservazione dell’energia meccanica).

La forza peso, studiata in precedenza, è un caso particolare di “interazione gravitazionale”.

Conoscendo il valore della massa e del raggio della Terra è possibile calcolare il valore di

g .

P GmT m

RT

2 mg g G

mT

RT

2 6.6711011 5.98 1024 Kg

6.37 106 2

m 9,8313...

m

s2.

In realtà è abbastanza facile calcolare sperimentalmente il valore di

g e questo procedimento è

stato applicato in senso inverso per calcolare la massa della Terra.

Superfici equipotenziali

Consideriamo una forza conservativa

F lungo una certa traiettoria

ds; si e’ visto che il lavoro

compiuto dipende solo dal punto iniziale e da quello finale.

W F dsi

f

E pi E pf

Una “superficie equipotenziale” è il luogo dei punti nei quali si ha

E p = costante, ossia la

superficie lungo la quale uno spostamento non richiede lavoro.

La forma della superficie equipotenziale dipende ovviamente dall’equazione che esprime

E p .

m1

m2

m2

ri

rf

Page 81: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esempi:

Forza peso,

Ep mgh e’ solo funzione di y. Le superfici equipotenziali sono dei piani paralleli

alla superficie terrestre.

Forza gravitazionale,

Ep Gm1m2

r e’ solo funzione di r. In questo caso è più pratico utilizzare

le coordinate polari, le superfici equipotenziali sono delle superfici sferiche.

Si osserva anche che il vettore di una forza conservativa è diretto sempre ortogonalmente alla

sua superficie equipotenziale e punta nel verso nel quale l’energia potenziale decresce.

Infatti se ci muoviamo lungo una superficie equipotenziale si ha

Ep c e quindi

W 0 . Dal

momento che

W F ds F dscos 0 ed assumendo che sia lo spostamento sia la forza

abbiano modulo diverso da zero si deve avere necessariamente

90.

Conoscendo la formula che esprime l’energia potenziale è possibile ricavare il vettore della

corrispondente forza conservativa

F .

W F dsi

f

E pi E pf

possiamo dire che la quantità

F dsè il “differenziale esatto” della funzione

E p cambiato di

segno. Infatti scrivendo la variazione di

E p al variare di x,y,z si ottiene:

dE p E p

xdx

E p

ydy

E p

zdz

F i Fx j Fy k Fz

ds i dx j dy k dz

F ds Fxdx Fydy Fzdz

E p

xdx

E p

ydy

E p

zdz

da cui si ha:

Fx E p

x Fy

E p

y Fz

E p

z cioè: F (E p ).

E p è una grandezza scalare, mentre il “gradiente di

E p ” è una grandezza vettoriale.

Si ha un gradiente ogni volta che si ha una “variazione” nella grandezza considerata.

Dal momento che

F (E p ) si può dire che il gradiente è sempre ortogonale alla superficie

equipotenziale e punta nel verso nel quale l’energia potenziale aumenta.

Page 82: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Punti di Equilibrio

grafici dell’energia potenziale

Disegniamo una ipotetica curva che rappresenti un energia potenziale funzione della sola x:

I punti A e B sono detti “punti di equilibrio”.

In questi punti la risultante delle forze applicate è nulla.

Un corpo inizialmente fermo in uno di questi punti vi può

rimanere indefinitamente, cioè fino all’intervento di una forza

che sia in grado di “allontanarlo”.

F iE p

x 0

Un punto di equilibrio è un punto nel quale la derivata parziale dell’energia potenziale si annulla;

è quindi un punto di “massimo” oppure di “minimo”.

Il punto A è un “punto di equilibrio instabile”: non appena un corpo inizialmente fermo in A si

sposti, per una causa qualsiasi, in una delle due direzioni le forze legate all’energia potenziale

tenderanno ad allontanarlo definitivamente dal punto di equilibrio.

Il punto B è un “punto di equilibrio stabile”: non appena un corpo inizialmente fermo in B si

sposti, per una causa qualsiasi, in una delle due direzioni le forze legate all’energia potenziale

tenderanno a riportarlo nella posizione di equilibrio stabile.

E

p

x

A

B

xA xB

Page 83: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Lavoro su una linea chiusa

Si e’ già detto che una forza conservativa compie un lavoro nullo agendo lunga una linea

chiusa. In generale, quando si parla di “circuitazione”, non è detto che ci si riferisca ad un

“lavoro”.

Si ha la “circuitazione di un vettore” quando si calcola l’integrale lungo una curva chiusa del

prodotto scalare del vettore stesso per il vettore

ds .

Il vettore potrebbe non essere una forza, ma un vettore qualsiasi. In questo caso quindi non si

parla più di “forze conservative”, ma di “campo conservativo”.

Forze non conservative

Si dimostra ora che le forze d’attrito non sono conservative, cioè che il lavoro da esse svolto

“dipende” dalla traiettoria percorsa. Le forze di attrito hanno sempre la stessa direzione del

movimento, ma con verso opposto; quindi l’angolo compreso tra i vettori “forza” e

“spostamento” sarà di 180° (

radianti).

dW F a ds Fa ds cos Fa ds W dWi

f

Fa dsi

f

Fa S1

S1 rappresenta la “lunghezza del percorso” compiuto tra inizio e fine; abbiamo anche supposto,

per semplicità di calcolo, che la forza fosse costante, ma questa ipotesi non è necessaria.

Abbiamo dimostrato che il lavoro svolto dalle forze di attrito è uguale alla “forza” esercitata per

la “lunghezza del percorso”. Quindi se si cambia il percorso anche il lavoro compiuto cambia.

In presenza di forze non conservative NON si può applicare il principio di conservazione

dell’energia meccanica, è comunque valido il teorema dell’energia cinetica.

WTOTALE WF.cons. WF .non cons. Ecf Eci E pi E pf WF.non cons. Ecf Eci

(Ecf E pf ) (Eci E pi) WF .non cons. E f E i WF .non cons.

Questo significa che non si ha più conservazione dell’energia meccanica.

W F ds Epi Epf 0i f

Page 84: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dal momento che le forze di attrito producono sempre un lavoro negativo si avrà

E f E i

(l’attrito fa perdere energia meccanica). Globalmente comunque l’energia si conserva. La parte

di energia meccanica “persa” a causa dell’attrito si trasforma in altre forme di energia (es.

energia termica).

Impulso di una forza

In generale le forze applicate non sono costanti, ma variano in funzione del tempo. Supponendo

la massa costante si ottiene:

I Fdtt

m adtt

d p

dtdt

t

d ppi

p f

p f pi mv f mv i

L’impulso di una forza è uguale alla “variazione della quantità

di moto” che essa provoca nel corpo alla quale viene applicata.

Per ottenere la stessa variazione di quantità di moto non è necessario applicare sempre una

forza uguale, è sufficiente che le due forze applicate abbiano lo “stesso impulso” (cioè che

l’area sottesa alla curva che rappresenta la variazione della forza rispetto al tempo sia la

stessa).

Potenza

La stessa quantità di lavoro può essere compiuta in tempi brevi o in tempi molto lunghi. Ai fini

pratici tuttavia, e’ estremamente utile avere una misura della rapidità con cui un certo lavoro

può essere compiuto. La grandezza che ci permette di quantificare questo è detta potenza, la

quale rappresenta la quantità di lavoro fatta da una forza nell’unita di tempo ed è definita

mediante la relazione:

P dW

dt

Nel caso la forza sia costante nel tempo la relazione si può ulteriormente scrivere come:

P d

dt(F d s) F

d s

dt F v

F

t

Page 85: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Questa in generale dipende dall’istante considerato (potenza istantanea).

Nel SI la potenza si misura in Watt (W). Il watt per secondo corrisponde al Joule e a volte viene

usato come unita di misura dell’energia elettrica (watt per ora).

Momento della quantità di moto

In un sistema xyz, definito il vettore posizione

r ed il vettore della quantità di moto

p , inclinato

di un certo angolo

, si definisce momento della quantità di moto (o momento angolare) il

prodotto vettoriale:

L r p

Il cui modulo e’ dato da:

L rpsin

Il vettore

L per la proprietà del prodotto vettoriale e’ ortogonale al piano formato dai versori di

r

e di

p .

Momento della forza

In un sistema xyz, definito il vettore posizione

r ed il vettore della forza applicata

F , inclinato di

un certo angolo

, il seguente prodotto vettoriale definisce momento della forza:

r F

Il cui modulo e’ dato da:

rF sin

Il vettore

per la proprietà del prodotto vettoriale e’

ortogonale al piano formato dai versori di

r e di

p .

y

z

x

Piano(r,p)

L r

p

y

z

x

r

F

Page 86: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Relazione fra “momento angolare” e “momento della forza”

E’ immediato verificare che il momento della forza e’ la derivata prima rispetto al tempo del

momento angolare.

d L

dt

d

dt( r p)

d r

dt p r

d p

dt v mv r F 0

Conservazione del momento angolare

Vogliamo ora studiare quando si “conserva” il momento angolare, cioè in quali condizioni

L è

costante.

L costante dL

dt 0 0 r F 0

F 0

r // F

Il momento angolare si conserva se non c’è nessun momento di forza, quindi se la risultante

delle forze applicate è nulla oppure è applicata parallelamente al vettore posizione (ad esempio

nel caso di una forza centrale quando l’origine è nel centro di forza).

Page 87: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di schematizzazione

Lavoro ed energia. Conservazione dell’energia.

Il lavoro

W compiuto da una forza

F variabile che agisce su un punto materiale spostandolo da

un punto A ad un punto B lungo una linea è dato da:

W dwA

B

F ds A

B

dove

ds è lo spostamento infinitesimo lungo il percorso della particella.

L’energia cinetica di una particella di massa

m che si muove con velocità

v è data da:

Ec 1

2mv2

Il teorema dell’energia cinetica afferma che il lavoro totale compiuto su un punto materiale dalla

forza risultante per spostarlo da un punto A ad un punto B è uguale alla variazione di energia

cinetica del punto materiale:

W 1

2mvB

2 1

2mvA

2 Ec

Il lavoro fatto da una forza conservativa su di una particella dipende solo dai due punti di

partenza e di arrivo e non dal cammino percorso dalla particella. Il lavoro fatto da una forza

conservativa è recuperabile, cosa che non è vera per una forza non conservativa, come l’attrito.

Associato ad una forza conservativa si introduce il concetto di variazione di energia potenziale.

Sotto l’azione di una forza conservativa

F si definisce la variazione di energia potenziale come

l’opposto del valore del lavoro compiuto dalla forza:

E p E pB E pA F ds A

B

Solo le variazioni dell’

E p sono significative dal punto di vista della fisica, per cui si può sostituire

E p (x) con

E p (x) c , con

c costante arbitraria, ogni volta che conviene.

Quando agiscono solo forze conservative, l’energia meccanica totale

E , definita come la

somma delle energie cinetica e potenziale, si conserva:

E Ec Ep k

con

k costante.

Se agiscono anche forze non conservative, entrano in gioco altri tipi di energia. Quando si

includono tutte le forme d’energia, l’energia si conserva sempre (legge di conservazione

dell’energia).

Esempi di forze conservative per le quali si parla di energia potenziale sono:

Page 88: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Forza peso e sua energia potenziale. Questa vale

Ep mgh per una particella posta ad

un’altezza

h al di sopra di un riferimento orizzontale scelto ad arbitrio.

Forza elastica

F kx ;energia potenziale elastica

E p 1

2kx2 per una molla con costante

elastica

k , allungata o compressa di una lunghezza

x rispetto alla posizione di riposo.

Forza gravitazionale (descritta dalla legge di gravitazione universale di

Newton).L’energia potenziale di una particella di massa m dovuta alla forza

gravitazionale esercitata su di essa dalla Terra è data da

E p (r) GmMT

r dove

MT è la

massa della Terra ed

r la distanza della particella dal centro della Terra (

r>=raggio della

Terra).

E p () 0 è il riferimento di zero per

E p .

Impulso di una forza

F :

I mv f mv i ; e’ uguale alla variazione della quantità di moto.

Potenza:

P dW

dt, ossia il lavoro fatto da una forza nell’unità di tempo; si misura in Watt.

Momento della quantità di moto:

L r p il cui modulo e’ dato da

L rpsin

Momento della forza:

r F , il cui modulo e’ dato da

rF sin

Page 89: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità didattica 5

Esercizi riassuntivi UD4.

Problema 1

Un punto materiale di massa

m scende (partendo da fermo) lungo la sagoma in figura, che è

opportunamente raccordata nel punto B in modo che la velocità del punto materiale in B cambi

in direzione ma non in modulo. Il coefficiente di attrito dinamico tra punto materiale e piani vale

d . Sapendo che la velocità nel tratto BC è costante: Quanto tempo impiega il punto materiale

per scendere da A a C? Quanto vale il lavoro compiuto dalla forza di attrito?

Risolvere la parte b) sia usando la definizione di lavoro, sia ricordando che il lavoro compiuto

dalla forza di attrito è uguale alla variazione dell’energia meccanica tra A e B.

[AB = BC = l = 2 m;

= 30°;

d 1/ 3 ;

m = 0,5 kg]

Soluzione:

Innanzi tutto calcoliamo

. Poiché la velocità nel tratto BC è costante, la forza di attrito uguaglia

la componente del peso parallela a BC:

dmgsin mgcos Da cui:

tan 1

d

a) L’accelerazione della massa

m nel tratto da A a B è data da:

(cos d sin)g a 5.8m /s2

Quindi il tempo richiesto da A a B è:

t 2l

a

2l

(cos d sin)g 0.8s

mentre in B la velocità è:

vB at 4.6m /s

Il tempo

t impiegato per percorrere BC è

t l /vB 0.4s, quindi il tempo totale

tt t t 1.2s

b)Il lavoro compiuto dalla forza di attrito è:

W d mgl(sin cos)1

2mvB

2 7.7J

Oppure, il lavoro compiuto dalla forza di attrito si può ottenere dalla variazione dell’energia

meccanica:

Page 90: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

W mgl(sin cos)1

2mvB

2 7.7J

dove

mgl(sin cos) e’ l’energia potenziale del punto A rispetto al punto C . Si noti che nel

tratto BC varia solo l’energia potenziale.

Esercizio 2

Un secchio pieno d’acqua di massa complessiva

m0 viene portato da un pozzo nel mezzo di un

cortile fino alla cima di una torre alta

h . Essendo però bucato, quando arriva sulla torre contiene

solo metà dell’acqua che conteneva inizialmente. Supponendo che la velocità di salita sulla

torre e la perdita in massa del secchio

dm

dt siano costanti, e che il peso del secchio vuoto possa

essere trascurato, determinare il lavoro compiuto esprimendolo in joule.

[

m0 = 3,78 kg;

h = 50 m]

Suggerimento:

Si ricordi che, detto

x il tratto percorso dal secchio e

v la sua velocità,

dm

dx

dm

dt

dt

dx

dm

dt1

v k

con

k costante, per cui

m(x) è una funzione lineare.

Soluzione:

Osservato che

m(x) è una funzione lineare, con

m(0) m0 e

m(h) m0 /2, si ha:

m(x) m0 1x

2h

lavoro è dunque dato da:

W Fdx0

h

gm(x)dx0

h

m0g 1x

2h

0

h

dx

Calcolando l’integrale, si trova:

W m0g3

4h 1389.2J

Esercizio 3

Un estremo di una molla priva di massa è posto su di una superficie piatta, con l’altro estremo

che punta verso l’alto(vedi figura). Una massa

m1 è posta delicatamente sopra la molla e

permette di comprimere la molla di

x1, ad una nuova posizione di equilibrio. Successivamente,

la massa

m1 viene rimossa e sostituita con una massa

m2. La molla è poi compressa con le

mani cosicché l’estremo della molla si trova in una posizione

x2 rispetto alla posizione originale

di riposo (quella occupata dalla molla senza nessuna massa appoggiata). La molla è poi

rilasciata. Quanto vale la costante

k della molla? Qual è la massima energia cinetica della

massa?

Page 91: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

[

m1= 1,0 kg;

m2= 2,0 kg;

x1 = 17 cm;

x2= 42 cm]

Suggerimento: risolvere il problema sia scrivendo l’equazione del moto del punto materiale, sia

scrivendo la conservazione dell’energia meccanica.

Soluzione:

a) Riferita l’energia potenziale gravitazionale all’asse delle ascisse, la costante elastica della

molla vale:

k m1g

x1

57.6N /m

b) Per conservazione dell’energia, la massima energia cinetica della massa

m2 corrisponde alla

minima energia potenziale. L’energia potenziale ha un andamento parabolico:

E p 1

2kx2 m2gx

m1g

2x1

x 2 m2gx

Questa parabola ha il vertice in:

xv m2g

k

m2x1

m1

E p min m2

2g

2m1

x1 m2

2g

m1

x1 m2

2g

2m1

x1

quindi l’energia cinetica massima è:

Ec max E E p min E p,i E p min m1g

2x1

x2

2 m2gx2 m2

2g

2m1

x1 0.2J

Il problema può essere risolto anche utilizzando direttamente l’equazione del moto:

m2Ý Ý x kx m2g x(t) Asin(t )

m2g

k

Si noti che

x* m2g

k è la soluzione di equilibrio dell’equazione del moto, mentre

Asin(t ) e’

l’oscillazione generica: la molla oscilla attorno alla posizione di equilibrio

x* anziché attorno ad

x 0 . Imponendo le condizioni iniziali:

x(0) Asin m2g

k x2 e

v(0)Acos 0 si ottiene:

x(t) x2 m2g

k

cost

m2g

k e

v(t) x2 m2g

k

sint dove

k

m2

La velocità è massima per

sint 1;1, cioè quando l’energia cinetica vale:

Ec max 1

2m2

2 x2 m2g

k

2

1

2k x2

m2g

k

2

0.2J

Page 92: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Sistemi di particelle

Si consideri ora un corpo formato non da un singolo punto materiale, ma dall’unione di un certo

numero di punti. Si introducono le seguenti definizioni:

Sistema discreto: sistema costituito da un certo numero finito di “particelle puntiformi”.

Sistema continuo: corpo rigido formato da un numero infinito di punti vicini tra loro tali da

poter essere considerato un “continuo”. Lo trattiamo in modo analogo al caso precedente

immaginando di dividerlo in tanti elementini di massa dm ognuno dei quali sia

abbastanza piccolo da poter essere considerato puntiforme).

Centro di massa: punto ideale di un corpo nel quale (almeno per certi tipi di problemi) si

può pensare che sia “concentrata” tutta la massa del corpo (coincide con il “centro di

gravità”). Ad esempio un corpo sferico di densità uniforme avrà il centro di massa nel

centro della sfera.

Centro di massa di un sistema di particelle

Si supponga, nel caso più semplice, di avere due corpi di massa

m posti sull’asse x

rispettivamente nel punto

x1 e nel punto

x2, allora possiamo dire che:

xCM x1 x2

2 (media

aritmetica). Se invece i due corpi avessero massa diverse (rispettivamente

m1 e

m2) il centro di

massa risulterebbe “spostato” verso la massa più grande:

xCM m1x1 m2x2

m1 m2

(media ponderata).

Estendendo quanto sopra ad un generico sistema formato da “n” particelle e lavorando in tre

dimensioni si ottiene la definizione generale del centro di massa per un sistema discreto:

rCM

mi ri

i1

n

mi

i1

n

mi ri

i1

n

M

(dove con

ri intendiamo il vettore posizione della i-esima particella e con

M la massa totale del

sistema).

Page 93: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Centro di massa di un corpo rigido

Operiamo in modo analogo al caso di “n” particelle. Supponiamo di dividere il corpo in tante

masse

dm tanto piccole da poter essere considerate puntiformi e poi integriamo:

r CM r dmM

r dVM

.

In realtà il calcolo non viene effettuato sulla massa, ma sul volume applicando la relazione

dm dV (dove rappresenta la “densità” del corpo, che può essere o meno uniforme). Nei

teoremi seguenti verrà presentato il caso di sistemi discreti, ma la loro validità e’ estesa anche

ai sistemi continui, basta sostituire l’integrale rispetto alla massa alla sommatoria.

Dinamica di un sistema di particelle

In un sistema di particelle possiamo distinguere due tipi di forze:

forze interne: dovuta all’interazione delle particelle fra di loro; si ha sempre un’interazione

tra “coppie” di particelle e, in base al principio di “azione e reazione”, si può affermare

che la sommatoria di tutte le forze interne risulta uguale a zero;

forze esterne: dovute a “eventuali” interazioni delle particelle con l’ambiente esterno.

Un sistema che non interagisce con l’esterno viene detto sistema isolato.

Quantità di moto di un sistema di particelle

Si consideri un sistema discreto sottoposto all’azione di forze esterne. Per brevità di

esposizione di consideri la presenza di sole due masse, ma lo stesso discorso e’ parimenti

valido per un numero n. Da una analisi dinamica si ricavano le seguenti considerazioni:

F 12 F 21 (principio di azione e reazione)

F1ext e

F2ext non sono legate fra loro da alcuna relazione: le reazioni a queste due forze sono

estranee al sistema considerato e quindi non ci interessano. La quantità di moto “totale” del

sistema e’ perciò data dalla relazione:

p p1 p2 m1 v1 m2 v

2.

Ricordiamo che, in base alla II legge della dinamica, si ha:

Page 94: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

F m a d p

dt.

Ricaviamo la variazione della quantità di moto delle singole particelle del sistema:

per

m1 si ha che

d p1

dt F12 F1ext mentre per

m2 vale extFFdt

pd221

2

La variazione della quantità di moto “totale” del sistema corrisponde alla somma delle variazioni

delle quantità di moto dei singoli punti. Nel caso considerato la relazione che si ottiene e’ la

seguente.

extextextextext Fdt

pdFFFFFF

dt

pd

dt

pd

dt

pd 21221112

21 .

In un sistema isolato (nel quale la sommatoria delle forze esterne è nulla) si avrà:

d p

dt 0, cioè

p e’ costante: “la quantità di moto totale di un sistema isolato si conserva”.

Moto del “centro di massa”

Derivando rispetto al tempo la posizione del centro di massa e’ immediato trovare la sua

velocità. Si suppone che la massa dei punti sia costante.

rCM

mi ri

i1

n

M v

Cm

d rCm

dt

mi vi

i1

n

M

p

M

Il centro di massa si comporta come un “punto materiale” che trasporta tutta la quantità di moto

del sistema.

In un sistema isolato la quantità di moto è costante, quindi anche la velocità del centro di massa

risulta costante: “in un sistema isolato il centro di massa si muove di moto rettilineo uniforme”.

Questo lo si ricava anche calcolando la sua accelerazione.

aCm

d v

Cm

dt

1

M

d p

dt

1

MF ext

Definizione: sul centro di massa agisce la risultante di tutte le forze esterne

Molto interessante e’ notare come le forze interne non influiscano in alcun modo sul moto del

centro di massa. Sono responsabili solo del moto delle particelle all’interno del sistema.

Page 95: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esempio: una cassa di esplosivo che viaggia con moto rettilineo uniforme esplode sotto

l’azione delle forze interne dividendosi in tanti frammenti. Risulta molto complicato studiare il

moto dei singoli frammenti. Possiamo però affermare che il centro di massa dei frammenti

continua a muoversi di moto rettilineo uniforme alla stessa velocità che aveva prima di

esplodere.

Esempio: un missile lanciato in aria viaggia secondo la classica traiettoria parabolica del “moto

del proiettile”. A un certo punto esplode in tanti frammenti sotto l’azione delle forze interne.

Possiamo comunque affermare che il centro di massa dei frammenti continuerà a muoversi

secondo la traiettoria parabolica originariamente seguita dal missile. I frammenti invece si

muoveranno in traiettorie diverse sotto l’azione delle forze interne.

Energia cinetica di un sistema di particelle

Anche l’energia gode di analoghe proprietà di addizione; l’energia cinetica totale di un sistema

di “n” particelle è data dalla somma delle energie cinetiche di tutte le singole particelle:

Ec 1

2miv i

2

i1

n

Il “teorema dell’energia cinetica”, essendo valido per ogni singola particella, vale anche per un

sistema di particelle in generale:

Ecf Eci Wtotale Wforze int W forze ext

dove il pedice f indica la situazione finale, i quella iniziale mentre int ed ext indicano

rispettivamente le forze interne e quelle esterne. Se le forze interne sono “conservative” si può

scrivere:

Wint E p int i E p int f

da cui si ottiene la seguente relazione:

W forze ext. (Ec E p int ) f (Ec E p int )i

La quantità

Ec Ep int prende il nome di “energia interna” (o propria) di un sistema.

Page 96: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

In un sistema isolato l’energia interna si conserva (si possono comunque avere trasformazioni

di

Ec in

E p e viceversa nelle singole particelle).

Urti

Quando due particelle si urtano si ha l’azione di forze interne di tipo “impulsivo”. Per quanto

riguarda il momento dell’urto il sistema formato dalle due particelle che si scontrano può essere

considerato “isolato”. Infatti, nel momento nel quale si scontrano, la forza dell’urto è molto

maggiore rispetto a tutte le altre forze eventualmente coinvolte. Possiamo quindi compiere

un’approssimazione e considerarla come se fosse l’unica.

Il vantaggio nel considerare il sistema come se fosse isolato consiste nella possibilità di

applicare il “principio di conservazione della quantità di moto”.

Applicando il suddetto principio si ha:

m1 v1im2 v

2im1 v

1 fm2 v

2 f

Questo principio è valido in ogni tipo di urto. Gli urti possono essere classificati in due diverse

categorie: “urti elastici” e “urti anelastici”.

Urti elastici

Si ha un urto “perfettamente elastico” quando due oggetti si urtano senza deformarsi. In natura

non è possibile generare un urto perfettamente elastico; ci sono però alcune situazioni che si

possono approssimare ad un urto elastico (es. lo scontro di due palline di acciaio, l’urto fra due

palle da biliardo, ecc.).

In un urto “perfettamente elastico” si conserva l’energia cinetica del sistema (trascuriamo le

perdite di energia dovute all’attrito, alle onde sonore, ecc.). Non si hanno perdite di energia

dovute alla deformazione dei corpi (quando un corpo si deforma, infatti si ha una variazione

delle energie potenziali delle particelle presenti all’interno del corpo; quindi una parte

dell’energia cinetica del sistema si trasforma in energia potenziale).

Page 97: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Nello studio di un urto elastico possiamo quindi utilizzare due equazioni:

m1 v1i m2 v

2i m1 v

1 f m2 v

2 f

1

2m1v1i

2 1

2m2v2i

2 1

2m1v1 f

2 1

2m2v2 f

2

Urti anelastici

Si ha un urto “anelastico” quando due oggetti urtandosi si deformano in modo permanente, o

più correttamente quando durante l’urto si una una dispersione di energia. Gli urti anelastici

possono essere di due tipi:

1. urti “endotermici”, sono urti nei quali si perde

Ec e si acquista

E p (sono i più frequenti)

2. urti “esotermici”, sono urti nei quali si acquista

Ec e si perde

E p (poco frequenti)

Un urto si dice “perfettamente anelastico” se i due oggetti, dopo lo scontro, restano “uniti”.

Urti unidimensionali

Si ha un urto “unidimensionale” quando le particelle, prima e dopo l’urto, si muovono lunga una

stessa direzione fissa (ad esempio l’asse x).

Nel caso di un urto elastico unidimensionale, risolvendo le due equazioni trovate, si ottiene:

v1 f m1 m2

m1 m2

v1i 2m2

m1 m2

v2i e v2 f 2m1

m1 m2

v1i m2 m1

m1 m2

v2i

Vediamo alcuni casi particolari che si possono presentare.

m1 m2 (masse uguali): si ha che

v1 f v2i e

v2 f v1i ossia i due corpi si scambiano le

velocità. Se la particella 2 fosse inizialmente ferma si avrebbe

v1 f 0 e

v2 f v1i .

m2 m1 (bersaglio di grande massa fermo):

v1 f v1i e

v2 f 0. La particella 1 rimbalza

indietro con la stessa velocità, mentre il bersaglio resta fermo.

m2 m1 (bersaglio di massa piccola fermo):

v1 f v1i e

v2 f 2v1i , quindi la particella 1

prosegue circa con la stessa velocità mentre la particella 2 acquista velocità doppia.

Urto completamente anelastico

In questo caso si conserva la quantità di moto, ma non l’energia cinetica del sistema.

L’equazione della conservazione della quantità di moto diventa:

Page 98: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

m1v1i m2v2i (m1 m2)v f

Infatti i due corpi, dal momento che dopo l’urto rimangono attaccati, avranno la stessa velocità

finale che sarà uguale a:

v f m1v1i m2v2i

m1 m2

E’ importante sottolineare che il centro di massa continua a muoversi di moto rettilineo

uniforme. La sua velocità prima dell’urto infatti era:

vCM p

m1 m2

m1v1i m2v2i

m1 m2

v f

La velocità finale dei due corpi rimasti uniti è quindi anche la velocità del loro centro di massa.

Durante l’urto infatti agiscono solo “forze interne” che non influiscono sul moto del centro di

massa.

Si potrebbe studiare anche l’urto in un sistema di riferimento solidale con il centro di massa. In

questo caso la quantità di moto sarebbe uguale a zero e le due masse si muoverebbero sempre

in direzioni opposte (avvicinandosi o allontanandosi).

Urti elastici bidimensionali

Si applicano sempre le due condizioni di “conservazione della quantità di moto” e

“conservazione dell’energia cinetica”, ma in questo caso bisogna tenere conto delle componenti

della velocità, o meglio si considera il vettore velocità e non solo il suo modulo.

Se lavoriamo nel piano xy otteniamo tre equazioni:

m1v1xi m2v2xi m1v1xf m2v2xf conservazione della quantità di moto lungo l'asse x

m1v1yi m2v2yi m1v1yf m2v2yf conservazione della quantità di moto lungo l'asse y

1

2m1v1i

2 1

2m2v2i

2 1

2m1v1 f

2 1

2m2v2 f

2 conservazione dell'energia cinetica

In generale però ci sono quattro incognite (i moduli delle due velocità finali e le loro direzioni). È

molto difficile “calcolare” i due angoli in base alle forze che agiscono nell’urto. Normalmente è

più comodo “misurare” uno dei due angoli e ricavare le altre incognite tramite le equazioni

suddette.

Page 99: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di schematizzazione

Per un sistema di particelle o per un corpo esteso (distribuzione continua di materia) il centro di

massa (CM) si definisce come:

xCM

mix i

i

M

yCM

miy i

i

M

zCM

mizi

i

M

dove

mi è la massa dell’i-esima particella di coordinate (

xi,

yi,

zi) in un sistema di riferimento

inerziale ed

M è la massa totale del sistema.

Oppure, nel caso di un corpo esteso:

xCM 1

Mxdm

M

yCM 1

Mydm

M

zCM 1

Mzdm

M

Il teorema del centro di massa (o prima equazione cardinale della dinamica dei sistemi) è scritto

come:

Ma CM F E

ossia il centro di massa si muove come una particella singola di massa

M sulla quale agisce la

stessa forza esterna risultante

F E .

Per un sistema di particelle, la quantità di moto totale è:

P miv i i

Mv CM P CM

Il teorema del centro di massa si può scrivere anche:

dP

dt F E

Quando la forza risultante esterna per un sistema è zero (sistema isolato), la quantità di moto

totale resta costante (legge di conservazione della quantità di moto di un sistema isolato).

La legge di conservazione della quantità di moto è molto utile nel trattare la classe di fenomeni

noti come urti.

Page 100: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

In un’urto, due o più corpi interagiscono tra loro per un tempo molto breve con una forza molto

grande rispetto alle altre, sicchè si può considerare il sistema isolato. Pertanto negli urti la

quantità di moto totale si conserva. Anche l’energia totale si conserva, ma questa

conservazione può non essere utile a risolvere il problema se avvengono trasformazioni di

energia da cinetica a non cinetica.

Un urto che conserva l’energia cinetica totale del sistema prende il nome di urto elastico.

Invece, un urto che non conserva l’energia cinetica totale del sistema si dice anelastico.

Se a seguito dell’urto i due corpi restano attaccati tra loro, formando un corpo unico, l’urto si

dice completamente anelastico.

Page 101: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Unità didattica 6

Esercizi riassuntivi UD5.

Esercizio 1

Un proiettile di massa 2m, lanciato dal suolo con una certa angolazione, quando raggiunge

l’apice della traiettoria esplode in due frammenti di eguale massa m.

Sapendo che uno dei due frammenti torna al punto di partenza ripercorrendo la traiettoria

iniziale, determinare la posizione in cui cade l’altro e stabilire se essi toccano o meno terra nello

stesso istante.

Suggerimento: la quantità di moto si conserva.

Soluzione:

Disegnare il problema.

Il moto del centro di massa del sistema delle due parti in cui si è diviso il proiettile è la

continuazione del moto del proiettile integro. I due frammenti toccano terra nello stesso istante

perchè la componente verticale del moto è la stessa per entrambi. Detta

v x la componente

orizzontale della velocità del proiettile, nel punto culminante la sua quantità di moto è

orizzontale e vale

2mvx . La velocità del frammento che torna indietro, nell’istante

dell’esplosione, è

vx quindi la sua quantità di moto vale

mvx , e quella dell’altro frammento

deve essere

2mvx (mvx) 3mvx .

Quindi il secondo frammento parte con velocità

3vx .

Detto

t il tempo di volo, il frammento che torna al punto di partenza percorre la distanza:

O O vxt a

mentre il frammento che prosegue percorre:

Page 102: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

A O 3vxt 3a

ed il centro di massa:

A O vxt a

Il frammento che prosegue cade dunque in

A con ascissa

4a .

Esercizio 2

Una chiatta di massa M e lunghezza L è ferma in acqua tranquilla, senza alcun ancoraggio, con

un estremo A a contatto con la parete del molo (vedi figura). In questa situazione un uomo di

massa m sta sulla chiatta all’altezza del suo estremo opposto B. Ad un certo punto l’uomo

comincia a camminare ed arriva all’estremo A, dove si ferma. Se si trascura l’attrito della chiatta

sull’acqua, di quanto si allontana l’estremo A dal molo?

[M = 150 kg; L = 5 m; m = 75 kg]

Suggerimento: lo spostamento della barca rispetto alla banchina è uguale a quello del centro di

massa rispetto alla barca

Soluzione 1:

Poiché il sistema è isolato, la quantità di moto totale rimane nulla, vale a dire che il centro di

massa rimane fermo, rispetto alla banchina. L’ascissa del centro di massa soddisfa inizialmente

l’equazione:

xCM Mg

L

2 mgL

(m M)g

L(M 2m)

2(M m)

Detta

x l’ascissa finale di A, l’ascissa del centro di massa soddisfa (alla fine):

xCM

MgL

2 x

mgx

(m M)g

x(m M) ML

2m M

x M

L

2m M

Uguagliando i secondi membri delle due equazioni si ottiene:

L(M 2m)

2(M m) x

ML

2m M

x mL

m M1.67m

Page 103: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Soluzione 2:

Si ricordi che il sistema è isolato (soluzione 1).

Posto:

v 1 = velocità dell’uomo rispetto alla banchina (massa

m )

v 2 = velocità della barca rispetto alla banchina (massa M) vale:

mv 1 Mv 2 0 v2 m

Mv1

Lo spazio percorso dall’uomo è:

x1 v1 t

Lo spazio percorso dalla barca è:

x2 v2

v1

x1 m

Mx1 x2 x1

m

Mx1 x1 L

Quindi:

x1 LM

m M 3.33m

La posizione dell’uomo rispetto alla banchina è:

L x1 1.67m

Soluzione 3:

Dette

v la velocità (negativa) dell’uomo (che ha massa

m ) e

V la velocità della barca(di massa

M ) rispetto alla banchina, vale:

mv MV 0

Ma, detta

vr la velocità dell’uomo relativa alla barca, è:

v vr V m(vr V) MV vr Vm M

m

Nel tempo

t in cui l’uomo percorre L con velocità relativa alla barca

vr, il centro di massa della

barca si sposta di

x (distanza finale di A dalla banchina):

L

t

x

t

m M

m x L

m

m M1.67m

Esercizio 3

In un incrocio un’automobile A di massa

mA urta un’automobile B di massa

mB . I rilievi della

polizia rivelano che, subito prima dell’urto, l’automobile A viaggiava verso est, mentre B era

diretta a nord (figura). Dopo l’urto, i rottami delle due auto sono rimasti uniti ed i loro pneumatici

hanno lasciato strisciate di slittamento lunghe

d in direzione

prima di arrestarsi. Calcolare le

velocità

vA e

vB di ciascuna automobile prima dell’urto.

Page 104: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Una delle automobili superava il limite legale di velocità

vL ?

Si supponga che le ruote di entrambe le automobili siano rimaste bloccate dopo l’urto e che il

coefficiente di attrito dinamico fra le ruote bloccate e la pavimentazione sia

d .

[

mA = 1100 kg;

mB = 1300 kg;

d = 18,7 m;

vL = 90 km/h;

= 30° da est verso nord;

d =0,80]

Suggerimento: la conservazione della quantità di moto è una relazione vettoriale

Soluzione:

a) L’urto è completamente anelastico, per cui la quantità di moto si conserva, mentre l’energia

cinetica no. Il modulo

v della velocità subito dopo l’urto, si calcola dalle strisciate (l’energia

cinetica dopo l’urto è stata dissipata dall’attrito):

mA mB gd d 1

2mA mB v 2 v 2gd d 17m /s

D’altra parte, la conservazione della quantità di moto si scrive (per componenti):

mAvA mA mB v cos

mBvB mA mB v sin

da cui:

vA mA mB

mA

v cos 32.3m /s 116 .5km/h diretta verso est

vB mA mB

mA

v sin 15.8m /s 56.9km/h diretta verso nord

b) L’auto A superava il limite dei 90 km/h.

Esercizio 4

Il corpo A mostrato in figura, di massa

mA e struttura prismatica, appoggiato su un piano

orizzontale liscio, viene colpito da un corpo puntiforme B di massa

mB e velocità

v 0.

Page 105: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Sapendo che dopo l’urto il corpo B rimbalza verticalmente raggiungendo l’altezza

h rispetto al

punto di impatto mentre A trasla sul piano di appoggio, si determinino la direzione ed il verso

del vettore

v 0. Si supponga che l’urto sia elastico.

[

mA = 100 kg;

mB = 50 g;

v 0 = 5 m/s;

h = 80 cm]

Suggerimento: la componente orizzontale della quantità di moto si conserva, quella verticale no

Soluzione:

In questo problema si conservano la componente orizzontale della quantità di moto e l’energia,

per cui, dette

vA e

vB le velocità di A e B subito dopo l’urto, vale:

mBv0 cos mAvA

1

2mBv0

2 1

2mBvB

2 1

2mAvA

2

1

2mBvB

2 mB gh

Dove

è l’angolo di impatto mostrato in figura, mentre la terza equazione vale per il moto di B

dopo l’urto.

Sostituendo la terza equazione nella seconda, si ricava:

1

2mBv0

2 mBgh 1

2mAvA

2

e quindi:

cos mBmA (v0

2 2gh)

mBv0

0.863 30.3

Page 106: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Dinamica del corpo rigido

Si definisce Corpo Rigido un oggetto solido che supponiamo assolutamente “indeformabile”, le

distanze fra le particelle al suo interno sono costanti.

Traslazione

Si ha un moto di “pura traslazione” quando tutti i punti del corpo si muovono su traiettorie

parallele. In questo caso per studiare il moto del corpo rigido è sufficiente studiare il moto del

centro di massa (che è rappresentativo del moto dell’intero corpo).

Un corpo si muove in questo modo se la “forza” che causa il movimento viene applicata nel

centro di massa (in caso contrario si avrà anche un moto “rotazionale”).

Rotazione

Si ha un moto di “pura rotazione” quando tutti i punti del corpo descrivono traiettorie circolari

intorno ad un asse che viene detto “asse di rotazione”. In generale l’asse di rotazione non

coincide con il centro di massa, ma può dipendere da eventuali vincoli esterni).

In generale un corpo rigido descriverà un moto “roto-traslatorio” che può essere studiato

dividendolo in due moti distinti: una “traslazione” del centro di massa e una “rotazione” intorno

ad un asse passante per il centro di massa (se ne ha un esempio nel moto della ruota di un

automobile).

In questo caso si ha una traslazione del centro di massa, dovuta alla

forza applicata dall’auto, che può essere studiata applicando le leggi della

dinamica del punto.

Si ha inoltre una rotazione intorno al centro di massa dovuta alla

presenza della forza di attrito che non è applicata nel centro di massa,

ma in un punto sul diametro della ruota. Nello studio dei moti rotazionali

non è sufficiente conoscere il valore della forza applicata, è importante

conoscere il “momento della forza” rispetto all’asse di rotazione:

r F .

Le masse compiono traiettorie circolari rispetto all’asse di rotazioni (con raggio diverso a

seconda della loro posizione all’interno del corpo e rispetto all’asse di rotazione).

Page 107: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Tutte le traiettorie giacciono però su piani paralleli.

Il vettore

(velocità angolare) è ortogonale rispetto al piano di rotazione ed è diretto secondo

l’asse di rotazione. Il suo verso è determinato in base alla regola della mano destra.

La velocità angolare è la stessa per tutti i punti del corpo, variano invece le velocità tangenziali

che dipendono dalla distanza del punto dall’asse di rotazione secondo la legge:

v r .

Energia cinetica di rotazione: il momento di inerzia

Applicando l’equazione dell’energia cinetica per un sistema discreto si ricava l’energia cinetica

di rotazione, come espressa nella seguente equazione:

Ec 1

2miv i

2

i1

n

1

2mi

2ri

2 1

2 2 miri

2

i1

n

i1

n

1

2 2I

Si e’ definito:

I miri

2

i1

n

il “momento d’inerzia” del corpo; il suo valore dipende dalla “struttura” del corpo e dalla scelta

dell’asse di rotazione. Si può considerare come l’equivalente rotazionale della “massa” di un

corpo (cioè la sua inerzia a porsi in rotazione intorno ad un certo asse).

Esempi di calcolo del momento d’inerzia:

Sistemi discreti, 2

iirmI

I m1

d

2

2

m2

d

2

2

(m1 m2)d2

4 3 0,25 0,75 Kgm2 1.

I1 I2

I2 > I1

Page 108: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

I m1 0 m2 d2 m2 d2 2 1 2 Kgm2 2.

Corpo continuo,

I r2 dmm

Questo integrale è abbastanza facile da calcolare per i corpi geometrici “noti” quali sfera,

cilindro, ecc.; può essere molto difficile per corpi irregolari.

1. Anello sottile di raggio r e massa M; rispetto ad un asse perpendicolare al

piano dell’anello e passante per il centro

I Mr2

2. Sfera di massa M e raggio r; rispetto ad un qualsiasi asse passante per il

centro

I 2

5Mr2

3. Barretta omogenea sottile rettangolare di lunghezza L e massa M; rispetto

all’asse baricentrale giacente nel piano della barretta e perpendicolare alla

lunghezza

I 1

12ML2

Lavoro in un moto rotazionale

Si consideri una forza

F viene applicata nel punto C a distanza

r dall’asse di rotazione.

Il momento della forza è:

r F rF sin rFN

La componente

FN , normale alla direzione di r, è l’unica che tende a mettere in rotazione il

corpo. La componente

FP , parallela alla direzione di r, tende invece a “traslare” l’asse di

rotazione; se questo è fissato (oggetto vincolato) la

FP non ha alcun effetto.

Q uic kT ime ™ e u nd ec o mp r es s or e T IF F ( N on co m pr e ss o )

s on o n e ce s sa r i pe r vis ua lizz a r e q ue s t'im ma g ine .

Q uic kT ime ™ e u nd ec o mp r es s or e T IF F ( No n co mp r e ss o )

s on o n e ce s sa r i pe r vis ua lizz a re q ue s t'im ma g ine .

QuickTime™ e undec ompres sore TIFF (Non c om pres so)

s ono nec es sari per vis ua lizzare quest'immagine.

Page 109: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Anche se il modulo della forza applicata è diverso da zero, non è detto perciò che si abbia un

“momento di forza” non nullo, ossia una componente

FN 0 .

Questo può succedere solo le se:

non si applica alcuna forza (oppure la risultante delle forze applicate è nulla);

si applica la forza nell’asse di rotazione (in questo caso si ha r = 0);

si applica una forza parallelamente all’asse di rotazione (si ha cioè

sin 0), in questo

caso non si ha una rotazione, ma, se il corpo non è vincolato, si potrebbe avere una

traslazione.

Se la forza applicata provoca uno spostamento

ds , con una rotazione di

un angolo

, il lavoro si calcola nel modo consueto.

W di

f

(nell’ipotesi che sia costante).

Per il teorema dell’energia cinetica si ha:

Ecf Eci W 1

2I f

2 1

2I i

2 .

Il lavoro fatto dalla forza si trasforma in energia cinetica rotazionale.

Momento della quantità di moto di un corpo rigido che ruota

Rispetto all’elemento i-esimo si ha che:

vi ri dove

ri e’ distanza di

mi dall’asse di rotazione

Il momento della quantità di moto,

L i e’ definito dal prodotto vettoriale:

L i R i p i miR i v i

In generale la direzione del vettore del momento della quantità di moto

non coincide con l’asse di rotazione. Sull’asse si avrà solo una

componente del vettore stesso.

Per trovare il momento della quantità di moto totale di un corpo bisogna sommare i momenti

delle quantità di moto di tutti i singoli elementi.

Page 110: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Se l’asse di rotazione coincide con un asse di simmetria le varie componenti ortogonali all’asse

si annullano per motivi di simmetria e rimane solo la componente parallela all’asse di rotazione.

(In effetti in ogni corpo esistono tre particolari assi detti “assi principali d’inerzia” per i quali vale

quanto appena detto per gli assi di simmetria.)

Li asse Li cosi miRivi cosi miri ri miri

2 L Li asse miri

2 I

Se la rotazione avviene lungo uno degli assi principali d’inerzia, si può dire anche che:

L i I

Relazione tra “momento angolare” e “momento della forza” nel corpo rigido

Se deriviamo rispetto al tempo il momento della quantità di moto si ottiene una relazione

interessante:

dL

dt

ext int

Si può dimostrare che le forze interne non hanno momento e quindi che

int 0.

d L

dt

d

dt(I ) I

d

dt I da cui si ottiene che

ext I

Questa e’ definita legge della dinamica del corpo rigido ed e’ equivalente alla seconda legge

della dinamica.

Conservazione del momento angolare di un corpo rigido

Da quanto sopra esposto possono essere tratte anche altre conclusioni. E’ stato dimostrato che

L I e

I quindi:

L costante 0 0

F 0

r 0

F // r

Se ne conclude che quando:

0 I costante se I costante allora costante

se I costante allora si ha: I11 I2 2

Page 111: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Se ne ha un esempio nel caso del pattinatore che ruota (verticalmente) su sé stesso più o meno

velocemente (a parità di altre condizioni) a seconda che abbia le braccia aperte oppure chiuse.

Chiudendo le braccia infatti diminuisce il suo momento d’inerzia aumentando di conseguenza la

sua velocità angolare. Quanto detto è vero in quanto non c’è alcun momento di forze esterne.

La chiusura delle braccia è causata da “forze interne” che non influiscono sul momento

angolare.

E’ impostante ricordare che la conservazione del momento angolare è completamente

indipendente rispetto alla conservazione dell’energia cinetica. Nel caso del pattinatore, per

esempio, si ha un aumento di energia cinetica dovuto al lavoro fatto dalle forze interne.

Inoltre se l’asse di rotazione non è perfettamente verticale, ma è inclinato (come nel caso della

trottola) si ha un “moto di precessione”. Mentre la trottola gira su stessa si ha un

contemporaneo moto “conico” dell’asse. In questo caso il momento delle forze esterne non è

nullo in quanto agisce una componente della forza peso.

Coppia di forze

Si ha una coppia di forze quando ci sono due forze uguali in modulo e direzione, ma di verso

opposto. Applicate a un corpo rigido causano solo una rotazione e non una traslazione.

RF RF 2(RF) d F con

d 2R

In generale si ha:

dF sen F b

con b il braccio della coppia di forze.

Page 112: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Teorema di Huygens-Steiner

Il teorema di Huygens-Steiner (o teorema degli assi paralleli) ci permette di calcolare il

momento di inerzia di un solido rispetto ad un asse parallelo a quello passante per il centro di

massa evitando in molti casi (dove è presente una struttura simmetrica) il laborioso calcolo

diretto.

Il teorema ha come tesi che il momento rispetto ad un asse parallelo si ottiene sommando al

momento di inerzia rispetto all'asse passante per il centro di massa del solido, il prodotto tra la

sua massa e la distanza tra l'asse precedente e quello di rotazione al quadrato.

Per la sua dimostrazione si consideri un sistema di riferimento 0xy

con l'origine nel centro di massa e un altro sistema di riferimento

traslato lungo l'asse x di una certa quantità, in modo che le

coordinate siano

y y e

x x d , dove

d è la distanza tra l'asse

passante per il centro di massa e quello parallelo di rotazione

(rispetto al quale calcoliamo il momento).

Si prenda un elemento infinitesimo

dm , il cui momento di inerzia rispetto al centro di massa è

dato da

dI R2dm. Integrando lungo tutto il corpo e considerando questo sistema di riferimento

(

R2 x2 y2) si ha che

ICm x2 y2dm .

Per calcolare il momento d’inerzia rispetto al nuovo asse z si prende nuovamente un elemento

dm e si considera il sistema di riferimento traslato; poiché

R 2 x 2 y 2, applicando le

trasformazioni nel sistema di riferimento precedente e integrando lungo tutto il corpo si ha:

Iz x 2 y 2dm (x d)2 y2dm

Sviluppando il quadrato e raccogliendo si ottiene:

Iz x2 y2dm d2 dm 2d xdm .

QuickTime™ e undecompressore TIFF (Non compresso)

sono necessari per visualizzare quest'immagine.

Page 113: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Il primo termine corrisponde al momento di inerzia rispetto all'asse passante per il centro di

massa

ICm , calcolato precedentemente. Il secondo termine è pari alla quantità

Md2, mentre il

terzo termine è nullo, poiché x e’ l’ascissa del centro di massa che, essendo sull’origine è pari a

0.

Si arriva quindi al risultato finale:

Iz ICm Md 2

Schema riassuntivo

Dinamica del punto Dinamica del corpo rigido

2

2

1vmEc

Ec 1

2I2

f

i

if vmvmsdFW 22

2

1

2

1 22

2

1

2

1if

f

i

IidW

vmp IL

dt

pdamF

dt

LdI

Page 114: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Fase di schematizzazione

Un corpo rigido può ruotare oltre che traslare. Il moto traslatorio è descritto specificando quello

del centro di massa.

Rotazione intorno ad un asse fisso.

Quando un corpo rigido (idealizzato come un insieme di punti materiali le cui mutue distanze

sono fisse) ruota intorno ad un asse fisso, ogni suo punto è fermo rispetto agli altri. Pertanto le

rotazioni intorno ad un asse fisso si possono descrivere mediante un solo angolo

. Se un

punto ruota di

, gli altri sono costretti a ruotare dello stesso angolo.

Di conseguenza, tutti i punti del corpo rigido hanno la stessa velocità angolare:

d

dt

e la stessa accelerazione angolare:

d

dt

d2

dt2

Sia

che

sono vettori con la direzione dell’asse di rotazione (preso di solito come asse z) ed

il verso dato dalla regola della mano destra.

Si definisce momento d’inerzia del corpo rigido rispetto all’asse di rotazione la grandezza:

I miRi

2

i

dove

Ri

2 è la distanza dall’asse del punto i-esimo di massa

mi.

La definizione può essere estesa ad un corpo continuo:

I R2dmM

Uno strumento utile per la valutazione del momento d’inerzia è il teorema di Huygens-Steiner (o

dell’asse parallelo). Questo teorema afferma che il momento d’inerzia di un corpo rispetto ad un

asse qualsiasi è dato da:

Iz ICM Md2

dove

ICM è il momento d’inerzia rispetto all’asse parallelo a quello dato e passante per il centro

di massa, M la massa del corpo a d la distanza tra i due assi.

Il momento angolare (o momento della quantità di moto)

L z di un corpo in rotazione attorno

all’asse fisso z è dato da:

L z Iz

Per rotazioni di un corpo rigido simmetrico attorno ad un asse di simmetria, il momento

angolare è:

Page 115: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

L I

Quando un corpo rigido ruota attorno ad un asse che non è di simmetria, il momento angolare

L può non essere parallelo e concorde rispetto alla velocità angolare

nel qual caso il corpo è

in una condizione di squilibrio dinamico e la direzione del momento angolare

L varia nel tempo

(anche se

è costante: è questo il caso della precessione di

L ).

Il teorema del momento angolare (seconda equazione cardinale della dinamica dei sistemi di

punti) è, nella forma più semplice:

d L

dt

ext

con

ext

momento totale delle forze esterne calcolato rispetto al polo O. Anche

L è calcolato

rispetto allo stesso polo. Il polo O deve essere fisso rispetto al riferimento scelto.

Nei moti di rotazione attorno ad un asse fisso il concetto di forza è letteralmente sostituito da

quello di momento della forza, quello di massa dal momento d'inerzia, e l'accelerazione è quella

angolare. Tra queste grandezze vige infatti un’analoga relazione che lega forza, massa ed

accelerazione:

ext

d

dt(I ) I

Se

ext

è costante, allora anche

è costante e le equazioni del moto rotatorio divengono:

k

0 t

0 0t (1/2)t 2

e

2 0

2 2( 0)

dove

0 e

0 sono i valori iniziali (

t t0 0) della velocità angolare e dell’angolo che definisce

la posizione iniziale. Queste equazioni sono analoghe a quelle del moto rettilineo uniforme in

una dimensione.

L’energia cinetica di rotazione di un corpo rigido che ruota attorno ad un asse fisso z è:

Ec 1

2Iz

2

mentre il lavoro fatto dal momento

ext

assume la forma:

W extd 0

Il teorema lavoro-energia è dato da:

W extd 0

EC EC 0

Page 116: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Se il momento risultante delle forze agenti sul corpo è nullo, cioè

d L

dt 0, allora

L e’ costante.

Questa è la legge di conservazione del momento angolare per un corpo in rotazione. Se il

momento d’inerzia è costante (come per un singolo corpo rigido) la conservazione del momento

angolare equivale all’affermazione che la velocità angolare

è costante nel tempo.

Per sistemi più complessi, in cui il momento d’inerzia può variare (basta che ci siano due corpi

rigidi interagenti), la conservazione del momento angolare è uno strumento potente nella

soluzione di problemi e può caratterizzare il sistema dinamico ad ogni istante.

Il momento risultante delle forze esterne

ext ri Fi,ext

i

sarà automaticamente nullo per i sistemi isolati, ma può essere nullo anche quando

Fi,ext 0

essendo in tal caso essenziale la scelta del polo rispetto al quale si calcolano i momenti delle

forze.

Rototraslazione senza strisciamento.

Nel rotolamento il moto traslatorio è combinato con quello rotatorio. Oggetti con raggio

r che

rotolano senza strisciare hanno la velocità angolare

e la velocità del centro di massa

v CM

legate dalla relazione:

vCM r

L’energia cinetica di un corpo che rotola senza strisciare è la somma della sua energia cinetica

rotazionale attorno all’asse di rotazione baricentrico e di quella traslazionale del centro di

massa:

Ec 1

2ICM Mr2 2

1

2ICM 2

1

2MvCM

2

Statica del corpo rigido.

La statica può essere vista come un caso limite della dinamica: quello in cui "tutto è fermo",

anche se ci sono forze. Le condizioni da applicare sono quindi due:

Fi,ext

i

0 per non avere moti di traslazione

ri Fi,ext

i

0 per sopprimere le rotazioni

Per applicare queste condizioni è necessario conoscere non solo le forze esterne, ma anche i

loro punti di applicazione.

Page 117: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

La gravità agisce come se fosse applicata al centro di massa del corpo rigido. Il polo rispetto al

quale si calcolano i momenti delle forze deve essere scelto con cura, onde semplificare al

massimo la risoluzione del problema. Conviene anche scegliere un riferimento cartesiano

opportuno: alle due equazioni vettoriali dell’equilibrio corrispondono sei equazioni scalari.

Page 118: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esercizi riassuntivi UD6.

Esercizio 1

Determinare le lunghezze dei pendoli semplici aventi medesimo periodo di oscillazione di due

pendoli composti quadrati di lato

l e vincolati a ruotare attorno all’asse orizzontale passante per

il punto medio di uno dei lati e perpendicolare a questo lato.

I due quadrati sono formati:

1. uno da quattro masse puntiformi uguali collocate nei vertici ed unite da asticelle rigide di

massa trascurabile

2. l’altro da quattro aste rigide omogenee ed uguali.

Come cambierebbero i risultati se i pendoli fossero vincolati a ruotare attorno ad uno dei lati del

quadrato?

Indicare con m la massa totale del pendolo.

Suggerimento: il periodo di un pendolo composto è:

T 2IP

mgd con

IP momento d’inerzia del

pendolo rispetto all’asse di oscillazione e

d distanza del centro di massa dall’asse.

Soluzione:

Asse perpendicolare al piano del foglio (fig. a e b):

detti

I p il momento d’inerzia delle masse puntiformi e

Ic quello delle aste omogenee, si trova:

Ip m

4

l

2

2

l

2

2

5

4l2

5

4l2

3

4ml2

Ic 4m

4

l2

12

m

4

l2

4

m

l2

4

7

12ml2

Page 119: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Per la valutazione di

Ic si è prima calcolato il momento d’inerzia rispetto al centro di massa e

poi si è utilizzato il teorema dell’asse parallelo.

Il braccio della forza peso è la distanza

d del centro di massa dall’asse:

d l /2

Il periodo del pendolo è:

Tp 2Ip

mgd 2

3l

2g 2

l p

g

Tc 2Ic

mgd 2

7l

6g 2

l cg

con

Tp ,

Tc ,

l p e

l c periodi e lunghezze dei pendoli semplici equivalenti. Quindi:

l p 3l

2 e

l c 7l

6

Asse orizzontale passante per il punto medio di uno dei lati(fig. a’) e b’)):

definiti ancora una volta

I p il momento d’inerzia delle masse puntiformi e

Ic quello delle aste

omogenee, si trova:

Ip 2ml2

4

ml2

2

2

Ic 2m

4

l2

12

m

4

l2

4

m

l2

4

5

12ml2

Per la valutazione di

Ic si è prima calcolato il momento d’inerzia rispetto al centro di massa e

poi si è utilizzato il teorema dell’asse parallelo.

Il braccio della forza peso è la distanza d del centro di massa dall’asse:

d l /2

Il periodo del pendolo è:

Tp 2Ip

mgd 2

l

g 2

l p

g

Tc 2Ic

mgd 2

5l

6g 2

l cg

Quindi:

l p l e

l c 5l

6

Esercizio 2

Due corpi sono appesi mediante fili ideali a due pulegge solidali fra loro e girevoli attorno ad un

asse comune, come illustrato in figura. Il momento d’inerzia complessivo è

I ed i raggi dei

dischi sono

R1 ed

R2 . I fili non slittano nelle gole delle pulegge.

Page 120: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

a) nota

m1, si trovi

m2 tale che il sistema sia in equilibrio

b) posta delicatamente una massa

m3 sopra

m1, si trovino l’accelerazione angolare dei dischi e

le tensioni dei fili.

[

m1 = 24 kg;

m3 = 12 kg;

R1 = 1,2 m;

R2 = 0,4 m;

I = 40 kgm2]

Suggerimento: utilizzare i momenti delle forze.

Soluzione:

a) La condizione di equilibrio è:

m1gR1 m2gR2 m2 m1

R1

R2

72kg

b) Le equazioni del moto del sistema dopo l’aggiunta di

m3 sopra

m1, sono:

m1 m3 gT1 m1 m3 a1

T2 m2g m2a2

R1T1 R2T2 I

a1

R1

a2

R2

cioè, eliminando le accelerazioni lineari:

T1 m1 m3 R1 m1 m3 g

T2 m2R2 m2g

R1T1 R2T2 I 0

Risolvendo il sistema, si trova:

T1 m1 m3 m2R2

2 m2R2R1 I

m1 m3 R1

2 m2R2

2 Ig 294N

T2 m1 m3 R1

2 R2R1 I

m1 m3 R1

2 m2R2

2 Im2g 745N

m1 m3 R1 m2R2

m1 m3 R1

2 m2R2

2 I1.4rad /s2

Page 121: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Esercizio 3

Una ruota di Prandtl (figura) è formata da un disco di raggio

R e massa

M e da un cilindro di

raggio

r e momento d’inerzia trascurabile rispetto all’asse di rotazione. Non c’è attrito ed il filo

inestensibile non slitta sull’albero. All’istante

t = 0, la massa

m , inizialmente in quiete, viene

lasciata scendere.

a. Calcolare il tempo

t0 affinché la massa

m percorra l’altezza

h .

b. Calcolare il numero corrispondente di giri compiuti dalla ruota.

c. Sul bordo della ruota è attaccato un magnetino di massa

m0 e dimensioni

trascurabili che esercita una forza

F sul disco. Verificare se al tempo

t0 il

magnetino è ancora attaccato al disco.

[

M = 0,5 kg;

R = 0,2 m;

r = 2 cm;

m = 1 kg;

h = 2 m; m0 = 0,01 kg;

F = 5 N]

Suggerimento: il momento d’inerzia del magnetino è trascurabile. Quando la ruota è in

rotazione sul magnetino agisce la forza centrifuga.

Soluzione:

a) Momento d’inerzia

I della ruota di Prandtl:

I MR2 0.01kgm2

Equazioni del moto del sistema (

a = accelerazione di

m ,

T = tensione del filo,

=accelerazione

angolare):

mgT ma

Tr I

a /r

Eliminando l’accelerazione angolare e la tensione del filo:

mgr mar Ia

r a

mr2

mr2 Ig

Dunque:

Page 122: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

t0 2h

a

2h

g

mr2 I

mr2 3.2s

b) Il numero di giri n è fornito da un puro calcolo geometrico:

n h

2r15.9giri

c) Il momento d’inerzia del magnetino è trascurabile rispetto a quello della ruota di Prandtl,

quindi non ne altera la velocità di rotazione. Perciò, la forza centrifuga agente sul magnetino è:

m02R m0

at0 2

R 7.5N

per cui il magnetino si è già staccato. Si può usare anche la conservazione dell’energia:

m0gh 1

2m0v

2 1

2I 2

1

2m0v

2 1

2I

v 2

r2

F m0

v 2

r

cioè:

F m0

2m0ghr

m0r2 I

7.5N

Page 123: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Sommario

INTRODUZIONE AL CORSO 2

Consigli per la risoluzione dei problemi 2

UNITÀ DIDATTICA 1 4

Unita di misura 4

Classe di grandezze 4

Definizione operativa delle grandezze 4

Unità di misura 4

Misura di una grandezza 4

Operazioni con le grandezze 5

Grandezze come monomi. 5

Notazione scientifica (o esponenziale) 6

Ordine di grandezza di una misura 6

Grandezze fondamentali e derivate 6

Sistema internazionale, SI 7

Multipli e sottomultipli 10

Grandezze Comuni 10

Misura di grandezze fisiche 11

Equazioni dimensionali 12

Grandezze fisiche “scalari” e “vettoriali” 12

Leggi fisiche 13

Fase di Schematizzazione 14

UNITÀ DIDATTICA 2 15

Esercizi riassuntivi UD1: 15

Nozione di vettore 15

Segmenti orientati e vettori 16

Somma e differenza di vettori 18

Moltiplicazione scalare–vettore 18

Scomposizione di un vettore 19

Versori 19

Page 124: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Prodotto scalare 20

Prodotto vettoriale 20

Cinematica 23

Sistema cartesiano 23

Coordinate sferiche o Coordinate polari nello spazio 23

Coordinate polari 24

Coordinale cilindriche 24

Descrizione del moto di un punto materiale 25

Cambio di coordinate: rotazione degli assi (coordinate polari). 25

Moti unidimensionali (moto rettilineo) 26

Caduta libera dei gravi 28

Moto in più dimensioni 29

Moto circolare uniforme 31

Moto circolare e oscillazioni armoniche 33

Relativita’ Galileiana 34

Sistemi non inerziali: accelerazioni apparenti. 35

L'effetto sull'atmosfera 37

Fase di Schematizzazione 38

UNITÀ DIDATTICA 3 41

Esercizi riassuntivi UD2. 41

Dinamica 45

Le leggi della dinamica di Newton 45

Dinamica classica 46

Le Tre Leggi Della Dinamica Di Newton 46

Massa inerziale 46

Forza Peso 48

Quantità di Moto 48

Principio di conservazione della quantità di moto 49

Vincoli: forze vincolari 50

I vincoli più frequenti 51

Le forze di attrito 53

Attrito statico 54

Page 125: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Attrito dinamico di strisciamento 54

Misura del coefficiente di attrito statico 54

Altri tipi di attrito 55

Forze elastiche 56

Massa “appesa” a una molla 58

Tipi di forze in Natura 59

Interazione gravitazionale e “legge di gravitazione universale” 59

Macchina di Atwood 60

Fase di schematizzazione 62

UNITÀ DIDATTICA 4 66

Esercizi riassuntivi UD3. 66

Lavoro di una forza 70

Energia 70

Energia cinetica 71

Teorema dell’energica cinetica 71

Forze conservative 72

Energia potenziale 73

Teorema di conservazione dell’energia totale meccanica 74

Lavoro ed energia 75

Macchina di Atwood, dimostrazione energetica 75

Pendolo semplice 76

Conservazione dell’energia pendolo semplice 76

Piccole oscillazioni 77

Energia potenziale elastica 78

Dinamometro (molla verticale) 79

Energia potenziale gravitazionale 79

Superfici equipotenziali 80

Punti di Equilibrio 82

Lavoro su una linea chiusa 83

Page 126: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Forze non conservative 83

Impulso di una forza 84

Potenza 84

Momento della quantità di moto 85

Momento della forza 85

Relazione fra “momento angolare” e “momento della forza” 86

Conservazione del momento angolare 86

Fase di schematizzazione 87

UNITÀ DIDATTICA 5 89

Esercizi riassuntivi UD4. 89

Sistemi di particelle 92

Centro di massa di un sistema di particelle 92

Centro di massa di un corpo rigido 93

Dinamica di un sistema di particelle 93

Quantità di moto di un sistema di particelle 93

Moto del “centro di massa” 94

Energia cinetica di un sistema di particelle 95

Urti 96

Urti elastici 96

Urti anelastici 97

Urti unidimensionali 97

Urto completamente anelastico 97

Urti elastici bidimensionali 98

Fase di schematizzazione 99

UNITÀ DIDATTICA 6 101

Esercizi riassuntivi UD5. 101

Dinamica del corpo rigido 106

Traslazione 106

Rotazione 106

Page 127: Breve Corso di Fisica 1: Meccanica (per studenti delle ...files.stefano-ranfone.webnode.it/200000095-8e538904b5/Breve Corso... · Disegnare uno schema o un diagramma accurato della

Energia cinetica di rotazione: il momento di inerzia 107

Esempi di calcolo del momento d’inerzia: 107

Lavoro in un moto rotazionale 108

Momento della quantità di moto di un corpo rigido che ruota 109

Relazione tra “momento angolare” e “momento della forza” nel corpo rigido 110

Conservazione del momento angolare di un corpo rigido 110

Coppia di forze 111

Teorema di Huygens-Steiner 112

Fase di schematizzazione 114

Esercizi riassuntivi UD6. 118