bollettino parrocchia dro ceniga drena - n2 natale 2013

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C OMUNITÀ Natale 2013 BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO Pellegrinaggio Roma anno XXIX - n. 2 PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A ROMA PARROCCHIE DI DRO, CENIGA E DRENA

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Bollettino parrocchia Dro Ceniga Drena - N2 Natale 2013

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Page 1: Bollettino parrocchia Dro Ceniga Drena  - N2 Natale 2013

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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO

Pellegrinaggio Romaanno XXIX - n. 2

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

Piazza San PietroMercoledì, 16 Ottobre 2013

Papa FrancescoUdienza Generale

PELLEGRINAGGIOPARROCCHIALE

A ROMAPARROCCHIE DI DRO,

CENIGA E DRENA

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

Piazza San PietroMercoledì, 16 Ottobre 2013

Papa FrancescoUdienza Generale

PELLEGRINAGGIOPARROCCHIALE

A ROMAPARROCCHIE DI DRO,

CENIGA E DRENA

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don Stefano

Si conclude un anno, il 2013, ricco di eventi importanti e significativi per la Chiesa. L’Anno della Fede, l’Anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, i settecento anni della posa della prima Pietra della Cattedrale di Trento, i 450 anni dal Concilio di Trento, le storiche dimissioni di Benedetto XVI e un Papa venuto dalla fine del mondo che ha in-trodotto un vento nuovo nella chiesa ma anche nell’umanità.Eh sì, Papa Francesco ci ha stupiti ancora, per questo Natale ha fatto alla Chiesa un regalo preziosissimo. Sto parlando dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, la Gioia del Van-gelo. Ed è proprio riprendendo e rac-comandando a tutti la lettura di questo testo, che rivolgo alle Comunità di Ce-niga, Drena e Dro gli auguri di Natale.Dice l’Angelo la notte di Natale: “vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi il Salvatore!”. La gioia, questo sentimen-to, anzi questa realtà così importante per l’uomo di ogni tempo, è data da Cristo Salvatore e dal suo Vangelo. Il Santo Padre, in continuità con Bene-detto XVI, ci raccomanda di annuncia-

re e di vivere il Vangelo con gioia: « LA GIOIA DEL VANGELO riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indiriz-zarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice mar-cata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.»Anche solo prendendo in esame lo schema di questa lettera si coglie quan-to sia importante, per il Papa, trasfor-mare i nostri atteggiamenti, riempire di gioia ogni ambito della vita personale, ecclesiale e sociale. Del resto, questo in-vito non è una novità: nella Sacra Scrit-tura si parla per ben 800 volte di gioia. Noi cristiani, talvolta, non cogliamo questo aspetto della fede, ma in fondo anche Gesù, nelle Beatitudini, invita alla gioia e traccia la strada per la gioia. Certo che si arriva alla gioia quando si vive la fede in uno spirito comunitario

Il saluto

Veramenteun bel regalo

di Natale

Saluto del parroco

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Il sa

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con un’attenzione alla società e al mon-do, ma soprattutto lasciandosi riempire dello Spirito di Dio e guidare dal Van-gelo e dal vero Maestro Gesù che non è solo guida, ma deve diventare presenza nel cuore. In questo richiamo alla gioia il Santo Padre non risparmia nessuno: la Chiesa, l’economia globale, la pasto-rale, i fedeli, le relazioni fra le varie re-ligioni, perfino richiama i sacerdoti e i vescovi su come fare delle omelie che portino alla gioia.

E allora l’augurio più sincero per que-sto Natale è che ciascuno di noi possa camminare sulla via del Signore per incontrarlo e vivere nella gioia. Oggi le nostre comunità e l’umanità hanno bisogno di ritrovare questo. La gioia è dono di Dio, ma può essere anche un impegno per l’uomo.Che per tutti questo Natale e il nuovo anno che si apre, siano portatori di pace e gioia vera.

Conclude la sua lettera Papa Francesco: “È il Risorto che ci dice, con una potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: «Io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Con Maria avan-ziamo fiduciosi verso questa promessa, e diciamole:

Vergine e Madre Maria,tu che, mossa dallo Spirito,hai accolto il Verbo della vitanella profondità della tua umile fede,totalmente donata all ’Eterno,aiutaci a dire il nostro “sì”nell ’urgenza, più imperiosa che mai,di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.Tu, ricolma della presenza di Cristo,hai portato la gioia a Giovanni il Battista,facendolo esultare nel seno di sua madre.Tu, trasalendo di giubilo,hai cantato le meraviglie del Signore.Tu, che rimanesti ferma davanti alla Crocecon una fede incrollabile,e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,hai radunato i discepoli nell ’attesa dello Spiritoperché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.Ottienici ora un nuovo ardore di risortiper portare a tutti il Vangelo della vitache vince la morte.Dacci la santa audacia di cercare nuove stradeperché giunga a tuttiil dono della bellezza che non si spegne.Tu, Vergine dell ’ascolto e della contemplazione,madre dell ’amore, sposa delle nozze eterne,intercedi per la Chiesa, della quale sei l ’icona purissima,

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perché mai si rinchiuda e mai si ferminella sua passione per instaurare il Regno.Stella della nuova evangelizzazione,aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,del servizio, della fede ardente e generosa,della giustizia e dell ’amore verso i poveri,perché la gioia del Vangelogiunga sino ai confini della terrae nessuna periferia sia priva della sua luce.Madre del Vangelo vivente,sorgente di gioia per i piccoli,prega per noi.Amen. Alleluia”.

A proposito di economia…Ricordiamo che ogni settimana in chiesa viene consegnato un foglietto che oltre a contenere gli orari delle Messe, viene usato per le comunicazioni uf-ficiali delle parrocchie. Su questo foglietto in autunno sono stati pubblicati i resoconti economici del 2012. Desideriamo ringraziare tutte le persone di buon cuore che sostengono anche dal punto di vista economico le nostre comunità. Ma richiamiamo tutti a sentirsi corresponsabili della vita della Comunità. Molte delle nostre strutture sono a servizio di tutti, e mantenerle attive e funzionali costa molto. A Dro in particolare, la Parrocchia si trova spesso impegnata a delle spese che non le sarebbero necessarie dal punto di vista pastorale. Non si ritiene opportuno attingere dai fondi raccolti per la pastorale, attraverso l’elemosina, per pagare spese dovute a riscaldamento o simili per feste o sport o attività di altre realtà che spesso sono estranei agli obiettivi propri di una parrocchia.Se rileggiamo i rendiconti dello scorso anno, ci accorgiamo che le offerte date specificatamente per l’utilizzo delle strutture o i rimborsi spesa, talvolta richiesti, non sono sufficienti per coprire i costi di tali servizi. Insomma le uscite, anche se di poco, sono sempre maggiori rispetto alle entrate. E si allontana la possibilità di interventi di manutenzione o, come nel caso di Drena, di poter pensare ad una piccola sistemazione dell’Oratorio o per Ce-niga della Canonica. Non possiamo permetterci di esaurire le piccole scorte accantonate e, come è di moda dire, rischiare il default.Tutto questo solo per ricordare a tutti come sia necessaria la generosità e la corresponsabilità. In questi ultimi tempi le Parrocchie, giustamente, sono anche maggiormente impegnate negli interventi caritativi: ci sono situazioni di fronte alle quali non ci si può nascondere e tirare indietro.

Il saluto

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DOMENICA 29 DICEMBREFesta della sacra Famiglia ricordo degli anniversari di matrimoniocelebrati nel 2013

DOMENICA 12 GENNAIOBattesimo di gesù, sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2013

Orari celebrazioni periodo natalizio

Confessioni:MARtEDì 24 DICEMBREDro: 9.00 - 10.30 / 14.30 - 18.00Drena: 14.30 - 16.30Ceniga: 14.30 - 15.30

Sante Messe:CENIGA:MARtEDì 24 DICEMBRE Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30MERCOlEDì 25 DICEMBRE Natale del Signore Santa Messa - ore 9.30GIOvEDì 26 DICEMBRE Santo Stefano Santa Messa - ore 9.30MARtEDì 31 DICEMBRE Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 19.30MERCOlEDì 1 GENNAIO Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.30

DRENA:MARtEDì 24 DICEMBRE Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30MERCOlEDì 25 DICEMBRE Natale del Signore Santa Messa - ore 10.30GIOvEDì 26 DICEMBRE Santo Stefano Santa Messa - ore 10.30MARtEDì 31 DICEMBRE Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00MERCOlEDì 1 GENNAIO Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 10.30luNEDì 6 GENNAIO festa dell’Epifania ore 14.30 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe

DRO:MARtEDì 24 DICEMBRE Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00MERCOlEDì 25 DICEMBRE Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 - 10.30 - 18.00GIOvEDì 26 DICEMBRE Santo Stefano Santa Messa - ore 18.00MARtEDì 31 DICEMBRE Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00MERCOlEDì 1 GENNAIO Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creatorore 8.00 - 10.30 - 18.00luNEDì 6 GENNAIO festa dell’Epifania durante la Santa Messa delle 18.00 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe

Ora

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Il natale commerciale è stato inaugurato con largo anticipo...sapore di favola an-tica... magia delle tradizioni... fra suggestioni nordiche e radici locali... boschi ar-tistici in piazza... percorsi d’arte... gusto... spettacolo... visite alle officine degli elfi e case delle fate...capatine alla casa di babbo natale e merendine nella cucina di natalina... perchè questo natale sa d’affare!!! E tutto questo condito di musica e lucette sfavillanti. Deve essere proprio una gran festa questo natale!!!!Ma chi stiamo festeggiando? …Mmm.....ORA RICORDO!!!Ma non è una magia! Non è una favola! Non è un affare! E’ Gesù il festeggiato... il Dio incarnato, che nasce in una grotta per portare la Salvezza a tutti gli uomini di buona volontà! E allora approfittiamo di questo tempo d’AVVENTO per pre-pararci al Natale......Al Natale quello vero, quello che richiede l’impegno...il cambiamento del no-stro cuore, perchè diventi culla accogliente per Gesù. Prepariamo un cuore caldo, amoroso, semplice, buono, come piace a Lui.Gesù non cerca la perfezione degli uomini, ma la buona volontà di accogliere il Suo Messaggio e viverlo... allora SI... E’ Natale!

Z.

natale... e ...Natale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,questa seconda domenica di Avvento cade nel giorno della festa dell’Imma-colata Concezione di Maria, e allora il nostro sguardo è attratto dalla bellezza della Madre di Gesù, la nostra Madre! Con grande gioia la Chiesa la contem-pla «piena di grazia» (Lc 1,28), e co-minciando con queste parole la salutia-mo tutti assieme: “piena di grazia”. Tre volte diciamo: “Piena di grazia!” Tutti: Piena di grazia! Piena di grazia! Pie-na di grazia! E così Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo disegno d’amore. L’ha guardata bella, piena di grazia.E’ bella la nostra Madre!. Maria ci so-stiene nel nostro cammino verso il Na-

tale, perché ci insegna come vivere que-sto tempo di Avvento nell’attesa del Si-gnore. Perché questo tempo di Avvento è un’attesa del Signore, che ci visiterà tutti nella festa, ma anche, ognuno, nel nostro cuore. Il Signore viene! Aspet-tiamolo! Il Vangelo di san Luca ci pre-senta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella peri-feria dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per esse-re la madre del suo Figlio.In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione

aVVeNto - aNGelUS 8 DICeMBRe

«la vita di Maria non è stata facile»

Riflessioni

La parola del Papa su Maria Immacolata: a Lei è consacrata la parrocchiale di Dro

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con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere uma-no. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amo-re: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un “sì” a quell’amore, è un “sì” a Dio. Ma non è stato certamente facile per lei! Quando l’Angelo la chiama «piena di grazia» (Lc 1,28), lei rimane «mol-to turbata», perché nella sua umiltà si sente un nulla davanti a Dio. L’Angelo la conforta: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio … e lo chiamerai Gesù» (v. 30).Questo annuncio la sconvolge ancora di più, anche perché non era ancora sposata con Giuseppe; ma l’Angelo ag-giunge: «Lo Spirito Santo scenderà su di te … Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (v. 35). Maria ascolta, obbedisce inte-riormente e risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secon-do la tua parola» (v. 38). Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel

cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. In-fatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi. L’Apostolo Paolo af-ferma che Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Ef 1,4).Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libe-ra dal peccato. E’ un progetto d’amo-re che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei Sacramenti. In questa festa, allora, con-templando la nostra Madre Immacola-ta, bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere tra-sformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio. Guardiamo lei, nostra Madre, e lasciamoci guardare da lei, perché è la nostra Madre e ci ama tanto; lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace.

Papa Francesco

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Il ricordo

Camminando per via Roma in dire-zione di Ceniga, si apre sulla destra il “VICOLO ISOLA “ che tempo fa era detto “VICOLO DEI MADALENI”; termina con due entrate ad arco volta.La prima verso sud entra nella “cort” dei “CARISIMI”, i Fravezzi, quel-la verso nord entra nella “CORT” dei MADALENI”, gli Angeli; le separa un piccolo muretto a sassi e calce, così era al tempo in cui scrivo.Verso i “ Madaleni” stava ben piantato un grande “Morer”, albero di gelso che serviva per ombra durante l’estate e per dar da mangiare ai “ Cavaleri”, i bachi da seta che per anni fu l’entrata princi-pale delle famiglie di Dro.Vi abitava nella parte a nord Dioni-sio Angeli, NONNO, per distinguerlo dal Dionisio nipote ancor vivente, con la moglie Michelina. Dionisio Angeli “ Madalen” ebbe diversi figli e figlie: qui si parlerà di Adriana: la nipote Tiziana Baldessari ne ha narrato la sua storia con grande affetto nel libro “Volevo fare l’architetto”, fortunati chi lo ha, perché ora è introvabile. Adriana sposò Fioravante Malacarne ebbe due figli: Ambrogio nato nel 1934 e Vitto-ria, nata nel 1937. La famiglia viveva a Brescia e nel 1944 sfollarono clandesti-namente e si rifugiarono a Dro; il padre Fioravante era morto da poco, Adria-na aveva 34 anni. Ambrogio verso i 10 anni si trovò a vivere per un periodo, dal nonno e dalla nonna Michelina e spesso dalla “Menicota “, Domenica, ad Oltra. E’ importante sapere che tutti i figli e i nipoti della nonna Michelina e Dionisio, anche se sono del ceppo dei “Madaleni” hanno ricevuto in sopran-

nome è diventato “I MICHELINI”. Ora la “ cort è dell’Abbondio Madalen e del Bruno Michelin.La persona di don Ambrogio merita per le cose da lui compiute un ricordo, ma noi di Dro abbiamo motivo di par-larne perché i ricordi della sua infanzia li ha avuti qui e sono i ricordi che re-stano più cari nella nostra mente. Dal nonno Dionisio la “cort” era sem-pre piena di bambini, ne uscivano da tutte le porte. Ad Ambrogio piaceva cantare, aveva la musica dentro; sali-va sul grande “Morer” e da lì si faceva sentire. Quando la gola si faceva secca allora passava ai discorsi imitando i po-litici del tempo: alla radio non trasmet-tevano che i loro discorsi.Quando andava dalla zia “Menicota” ad “ Oltra”, proprio sotto il campo sportivo per merenda, se nel pollaio ce n’erano, la zia prendeva un uovo lo metteva sot-to la cenere del focolaio, non diventava sodo, ma alla coque, lo metteva dentro una scodella con un cucchiaio di olio e via a mangiare polenta riscaldata a striscioline e uovo. Poco distante dal-la casa vi era un “ Coel “, serviva come piccolo deposito segreto di famiglia, è scavato sotto un sasso nelle marocche, tra i “bagoleri” e i “marteleti “, sono de-gli arbusti che si davano da rosicchiare ai conigli. Ambrogio verso gli 11 anni doveva dare gli esami di ammissione per la scuola media: sì per poter frequentare la scuola media si doveva superare un esame.Alcuni ultrassessantenni ricorderanno, eccome ci ricordiamo del “Doardo e della Cheti “, erano proprietari dell’at-

Un pensiero per don ambrogio Malacarne

22/06/1934 - 23/04/2013

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tuale “Green Bar”. Su via Roma si apri-va lo sportello per la compera del gela-to, i gusti erano vaniglia e cioccolato e basta. Che sospiri quando il “ Doardo” tirava su leggero, leggero con quell’at-trezzo da gelato, la pallina era sempre piccola, piccola…Edoardo Malacarne era la zio di Am-brogio, perché fratello di suo padre, che era morto da poco, è inutile girarci intorno, anche Ambrogio non ha mai fatto indigestione di gelato, noi ne sia-mo certi!Tornando all’esame, per andare a Riva ci voleva una bicicletta, perché sol-di per la corriera servivano ad altro, di più necessario. Ambrogio la chiede al “ Doardo”, ma guarda caso la bici-cletta era impegnata, impegnata a far cosa?...Noi abbiamo già capito! La bici gliela ha presta il Guido Santoni “ Tabiet”“moroso” della Vitalina “Mi-chelina”, sì la zia di Ambrogio, quella che abita nella casa della “ Menicota “ assieme alla figlia Ilda Santoni.A Riva frequenta la prima media e in-tanto, con la mamma Adriana e la so-rella Vittoria, si trasferiscono ad Arco.L’anno dopo è in seminario e da lì co-mincerà il suo cammino per diventare prete. Durante gli studi, l’estate veniva

spesso a Dro in bicicletta per esercitarsi all’organo, “l’organo di Dro con il suo ieratico ripieno”, perché diventerà un bravo organista ed un ottimo cono-scitore della musica. Celebra la prima messa nella Coleggiata di Arco nel 1959 e poi inizia la sua esperienza in varie parrocchie del Trentino.Rimane a Ronzo per 12 anni, mamma Adriana gli fa da perpetua e da colle-gamento con la gente. E’ qui che tro-va il tempo per laurearsi a Padova in “ Lettere e filosofia “ e poi a Roma in “ Teologia”Dopo l’ultima esperienza parrocchiale a S.Alessandro viene chiamato in Dio-cesi come responsabile dell’Arte sacra. Ha catalogato circa 400 Chiesette con i loro capolavori. Ora non è più don Ambrogio, ma Monsignor Ambrogio e Canonico del Duomo; non era tipo però da vantarsene, lo scrivo perché merita farlo sapere.Nel 2004 scrive un Libro “Il Simbolo“: sono appunti per l’arte Sacra, da cui prendo un brano, valida spiegazione per capire una parte della liturgia nelle sacre funzioni.

INCENSOUn segno, usato con frequenza, è l’in-

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censo. Alla fine della Messa, o dopo la liturgia della Parola [quando non si ce-lebra l’Eucaristia] il celebrante incensa la bara del defunto. È un segno di ri-spetto e di riverenza verso la persona. Spargere resine profumate su un bra-ciere, è un’usanza antichissima e docu-mentata in molte culture. Inizialmente è un gesto riservato a persone di alto rango, che possono permettersi il lusso di servirsi di questo profumo per purifi-care l’aria dell’ambiente, e anche quella delle strade dove passavano. L’incenso è conosciuto in Egitto già dal 2500 a. C.; molto in uso è anche presso i Ba-bilonesi e presso i Cananei. L’impiego, così diffuso, simboleggiava le preghiere degli afflitti e anche l’anima dei mor-ti, trasportata verso il cielo. I Greci, i Romani, ma anche i Buddisti, i Mao-mettani e i Giudei impiegano l’incen-so nelle diverse cerimonie di culto e lo stesso vale anche per gli usi domestici. Nel Levitico 16,13, a conferma della tradizione ebraica, leggiamo: “Aronne metterà l’incenso sul fuoco davanti al Signore”. Nei paesi e nelle civiltà dove ci si lava, si impiega anche il profumo. Per i cristiani, l’incenso era inizialmen-te proibito. Il suo profumo evocava il culto degli idoli, e in modo particolare quello degli imperatori. Però, a iniziare dalla seconda metà del secolo V, l’in-censo comincia ad apparire nelle cele-brazioni funebri e attraverso queste si introduce, in seguito, nel culto catto-lico. Nel settimo secolo, in Oriente si fa uso del profumo dell’incenso, come sacrificio del buon profumo offerto a Dio (Filip. 4,181) e segno di una mi-steriosa presenza davanti a Dio. Nel IX secolo l’uso dell’incenso fu riservato alla Messa, ma in seguito fu ugualmen-te impiegato nella maggior parte delle cerimonie religiose. Non bisogna dimenticare l’uso che ri-scontriamo nella tradizione ebraica: l’offerta dell’incenso nel tempio (Lc 1,101), i Magi portano oro, incenso e

mirra (Mt 2,121) per adorare il bam-bino. Anche nella Liturgia della Chiesa l’incenso è uno dei segni della divinità e il suo profumo è come il buon odor del pneuma e “l’anima santa fa del suo cuo-re quasi un turibolo - come dice Gre-gorio Magno - che esala i suoi profumi davanti a Dio”. Il celebrante prima di immettere l’incenso nel turibolo recita in diverse occasioni alcune preghie-re: “Ab illo benedicaris in cuius onere cremaberis” o anche “incensum istud a Te benedictum ascendat ad te Domine et descendat super nos misericordiam tuam.”Dobbiamo rivalutare l’incensa-zione nella celebrazione. Esaminando materialmente i gesti dell’incensazione possiamo scoprire il

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carattere solare del rito e il suo signi-ficato. Possiamo trovare diverse forme: La circumambulazione; il celebrante gira attorno all’altare oscillando il turi-bolo = danza rituale marciando attorno al centro, attorno all’omphalos e tale movimento imita la marcia del sole. Corrisponde ad un impregnarsi delle virtù che emana dal centro e irradia sul mondo.La forma crucircolare: il celebrante in-censa la oblazioni in forma di croce, in-viando l’incenso nelle quattro direzioni dei punti cardinali. Alla fine incensa in forma di cerchio evidenziando la cro-ce iscritta nel cerchio. Questo significa estendere la redenzione al mondo in-tero. L’estensione simboleggiata dalla croce in cui le quattro braccia corri-spondono ai punti cardinali compo-nendo il nome di ADAM A = Anatolè oriente A D = Dysmè occidente D A = Arctos settentrione A M = Mesembrie meridione M Il mondo radunato dai quattro orizzon-ti va ad essere offerto ed elevato al cielo, ed è quanto viene espresso dalla terza elevazione verticale. In forma verticale: la colonna di fumo = veicolo igneo che porta la preghiera verso il trono divino e oltrepassa simbolicamente la volta e raggiunge la pietra angolare o chiave di volta che in tal modo è riunita alla pie-tra dell’altare e oltrepassa la volta per proseguire fino alla sommità del cielo, e veicola la preghiera fino alla volta del tempio, all’occhio della cupola = porta del cielo. Guardini, poeticamente, così descrive l’uso dell’incenso: “Un mistero della bellezza che ignora ogni scopo, ma sale libera; dell’amore che arde e si consuma e trapassa nella morte. Un’offerta del-la fragranza, lo dice la stessa scrittura: ecco che cosa sono le preghiere dei san-ti. Simbolo della preghiera è l’incenso, e proprio di quella preghiera che non mira ad alcun scopo: che nulla vuole e

sale come il gloria dopo il salmo, che adora e vuol ringraziare Dio, ‘perché è così grande e magnifico’. Certo in sif-fatto simbolo si può insinuare della va-nità. Le nubi di profumo possono an-che portare un tiepido sentimento del mistero, uno spasso religioso dei sensi” Incensare la salma, quindi, significa, rispetto, riverenza verso una persona cristiana, battezzata, che è figlia di Dio, tempio dello Spirito Santo, luogo sacro per eccellenza dove è avvenuto in vita, il sacrificium laudis e il rendimento di grazia; nello stesso tempo, l’incenso si relaziona al pregare, come il segno stes-so con le sue volute profumate, vuole esprimere. Nel 2005 fonda l’associazione A.N.A.S.T.A.S.I.A. Amici Nell’Arte Sacra Tra Architettura, Simbologia, Iconografia e Agiografia, ha lo scopo di tutelare, formare e sostenere le guide volontarie che prestano il loro servizio gratuito nelle chiese dell’Arcidiocesi, un centro per lo studio dell’arte sacra che ora conta un centinaio di persone, con sedi distaccate a Cles, TioneIn dicembre dell’anno scorso invita i parenti e tutti i 24 nipoti per un ritrovo familiare e conviviale ed in primavera ci ha lasciato.

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Domenica 22 settembre i famigliari e la comunità hanno potuto ringraziare e rendere omaggio al “dottor Rizzonelli”. Nonostante i suoi 100 anni compiuti il 18 settembre il dottore era grato per il momento preparato dalla moglie, figli e numerosi nipoti. Sono stati invitati a questo momento anche molti parenti e amici del ceppo Rizzonelli, il parroco di Dro, Ceniga e Drena don Stefano Anze-lini, il sindaco-senatore Vittorio Fravezzi, il sindaco di Roncone, paese di origine del dottore, Erminio Rizzonelli. È stata l’occasione per ringraziare e riconoscere quello che come medico ha dato alla no-stra comunità in tutti questi anni.Un dottore, un uomo che chi ha incontra-to certamente non può dimenticare, la sua riservatezza e professionalità sono state caratteristiche toccate con mano da ogni cittadino e paziente della condotta dai confini molto ampi. Una vita dedicata con passione e dedizione al suo lavoro. Fare il medico per lui è stata una missione, un

prendersi cura delle persone davvero in modo premuroso, mettendo a servizio del prossimo ogni conoscenza scientifica. La sua abilità professionale e la sua intuizio-ne diagnostica non sono mai state messe in dubbio dai suoi pazienti e nemmeno dai colleghi. Una dedizione quindi verso l’altro portata avanti nella totale riserva-tezza. Il Dottore dedicava anche periodi di vacanza offrendo la sua professionalità di medico in molti paesi dell’Africa, là sapeva di poter portare aiuto. Una terra che fin dalla sua giovinezza ha portato nel cuore, arrivato durante la seconda Guer-ra Mondiale come ufficiale medico sul fronte africano, fu catturato con il proprio battaglione da parte degli inglesi rima-nendo prigioniero per sette anni… credo un’esperienza che non si può dimenticare. Un uomo, con tanta “carità”, espressa nel-le sue varie forme, che nasce oltre che da uno spessore umano anche dalla sua fede e dovere verso il prossimo.

Patrizia Angeli

I cento anni del dottor Mario Rizzonelli

18 settembre 1913

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Festa Ringraziamento ‘13Anche quest’anno celebriamo la gior-nata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo: è un’occasione sempre preziosa per espri-mere riconoscenza a quanti operano nel mondo rurale e ci procurano il nu-trimento quotidiano mediante un lavo-ro impegnativo e spesso faticoso. Dio li benedica. Questa giornata è anche un’occasione importante di riflessione sui problemi che il mondo del lavoro sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti di una crisi economica e finanziaria di portata mondiale. È sempre più diffici-le il corretto bilanciamento fra la sal-vaguardia dell’ambiente e la necessità di assicurare posti di lavoro alle nuove generazioni.Anche il Papa Francesco ci dice che non possiamo illuderci di uscirne da soli, che non possiamo lasciare per stra-da chi non ce la fa più, che come nuovi samaritani dobbiamo fasciare le ferite e non ignorare chi è caduto.A partire da questi semplici spunti, ci è chiesto di riflettere su come l’agricoltu-ra e tutto il mondo del lavoro, nelle dif-ferenti situazioni che li caratterizzano,

possano raccogliere e affrontare la sfi-da imposta dalla globalizzazione, cioè sulla loro capacità di essere in grado di creare un nuovo modello di sviluppo.È fondamentale che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide sempre più com-plesse del tempo presente. In questa linea, sarebbe importante impegnarsi nell’educazione dei consumatori. Que-sto legame relazionale, costituisce una grande risorsa: sempre più il consuma-tore è chiamato a interagire con il pro-duttore, perché la qualità diventi pre-valente rispetto alla quantità. Si tratta di diffondere comportamenti etici che facciano emergere la dimensione so-ciale dell’agricoltura, fondata su valori perenni, da sempre fecondi, quali “la ri-cerca della qualità del cibo, l’accoglien-za, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro” Lo sguardo al Pane del cielo dia fe-condità al nostro impegno per il pane della terra: senza cielo non si può vi-vere, mentre con il cielo le nostre terre diventeranno un giardino.

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Fatima, D

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Carissimi concittadini di Drena,ho molto gradito il vostro invito e così ho partecipato con vivo interesse alla celebrazione e ai festeggiamenti per il 70esimo anniversario del Santuario della Madonna di Fatima.Durante la celebrazione della Messa alla grotta mi hanno commossa le chiare e profonde parole di riconoscenza di don Stefano nei riguardi di mio fratello don Alberto e del suo gruppo di volontari. Significative le parole scritte sulla targa che è stata scoperta e che rimane a memoria di tutti. Grande è stata la mia gioia di poter essere presente alla soglia dei miei 90 anni e di aver ricevuto tanta riconoscenza e tante attestazioni di affetto.Vi ringrazio tutti di cuore e vi invito a pregare assieme la Madonna perché vigili sempre sugli abitanti e sul paese di Drena.

Con riconoscenza, Miriam Bombardelli

70° anniversariola GRotta DI FatIMa

1943-2013 / Domenica 12 maggio 2013

IL sALUtO DeLLA sOreLLA DI DON ALbertO

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Negli ultimi 20 anni, la Parrocchia di Dro, aiutata dai vari comitati, è stata impegnata nella sistemazione delle sue strutture: l’Oratorio, la Chiesa di S. Abbondio, la Chiesa di S. Antonio e quella dell’Immacolata. Ne rimane an-cora una per completare questo lavoro. La Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro con il campanile.Conosciamo la storia di questa chie-sa, del suo abbandono, del suo utilizzo diciamo inappropriato, e tutti vediamo come sia necessario un radicale inter-vento per completare la sistemazione del centro di Dro. E finalmente pos-siamo dire che è arrivato il momento di intervenire. Nel mese di ottobre in-fatti, la Provincia Autonoma di Trento, e nello specifico il Dipartimento dei Lavori Pubblici, ha concesso alla Par-rocchia dell’Immacolata un contributo per il restauro della chiesa di S. Sisinio. L’intervento prevede un investimento di circa 570.000 € ed è stata ammessa una spesa di 491.000,00 € con un fi-nanziamento pari al 75 %. Già fin da ora va la riconoscenza della comunità alla Provincia e a chi ha preparato tut-ta la documentazione necessaria.È un intervento molto impegnativo e atteso da anni, che restituirà alla co-munità un tesoro prezioso, ricco di storia, ma anche un luogo per la pre-ghiera raccolto ed invitante.In questa occasione si interverrà anche sul campanile che ha necessità di un consolidamento e di un nuovo sistema per il funzionamento delle campane. Il programma è quello di iniziare i la-

vori, che ci impegneranno per circa un anno, entro la prossima primavera. Con la bella notizia arriva però anche la nota dolente: quando si fanno dei lavori si spendono dei soldi e quel-li concessi dalla Provincia non sono sufficienti. Per fare tutti i lavori sono necessari altri 200.000 € e quindi fac-ciamo appello alla generosità della co-munità. Lungo il corso del prossimo anno infatti saranno proposte iniziative per raccogliere fondi per i lavori. In occasione di la-vori su beni artistici viene data la possibilità anche ai privati di detrarre dalle tasse le offerte fatte allo scopo, seguendo una determinata procedura messa in atto dalla Parrocchia.Nei prossimi mesi si inviterà la Comunità ad un incontro per conoscere gli interventi previsti e come verranno portati avanti i lavori, in quell’occasione si da-ranno le indicazioni necessarie anche a riguardo delle offerte.Allora buon lavoro!!

San SisinioChiese restaurate, ne rimane ancora una

Prossimi lavori

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Uno dei servizi essenziali e di grande rilevanza nella vita ecclesiale e liturgica è quello della lettura dei Testi Sacri nelle Celebrazioni, in particolar modo nella Messa domenicale o feriale.Tale compito, fino a qualche decennio fa, era riser-vato esclusivamente ai sacerdoti o ai diaconi, che avevano una preparazione specifica in merito.

Sappiamo che dopo il Concilio Vatica-no II è stata estesa anche ai fedeli la possibilità di proclamare la Parola di Dio dall’ambone proprio in virtù della funzione sacerdotale conferita loro dal Battesimo, poi confermata  cosciente-mente nel Sacramento della Confer-mazione o Cresima. Per cui, in teoria, ogni credente che ne abbia la capacità, può essere un Lettore sacro nelle Cele-brazioni Liturgiche.Occorre  precisare subito, tuttavia, che non si tratta di una lettura qualsiasi,

ma si tratta della proclamazione della Parola di Dio, che, sia per l’autorevole provenienza, sia per l’efficacia che le è propria, esige alcune caratteristiche che sono un po’ la deontologia del Lettore sacro, che diviene in qualche modo me-diatore fra Dio e l’Assemblea.Allora  giova un attimo evidenziare le coordinate per una lettura dignitosa e comprensibile.Innanzitutto, nei limiti del possibile, il Lettore  farebbe bene a leggersi in anticipo il Testo Sacro, desunto da un

lettura dei testi Sacrinelle Celebrazioni

Un servizio essenziale: il lettore

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vaMessalino o dal foglietto domenicale che c’è di solito in ogni Parrocchia, di facile reperibilità: questo allo scopo di avere già un’idea del contenuto, del-la sua struttura sintattica, dei termini nuovi che vi si possono incontrare. cu-randone l’accentazione appropriata che solitamente è evidenziata.In secondo luogo si curi la dizione, la pronuncia, senza affettazione, ma con realismo: la sua voce deve essere per-cepita nitidamente in tutta la chiesa, curando e dosando opportunamente la vicinanza o meno dal microfono fino a trovare l’ottimale per l’audizione. Si possono fare delle prove mirate, se ne-cessario. Le scritte in rosso (le rubriche) che precedono le Letture non si leggono, nè si dica alla fine: “E’ Parola di Dio” ma semplicemente : “ Parola di Dio” : è ovvio che lo è!E’ opportuno che i Lettori salgano as-sieme sul presbiterio per le Letture, aspettando il loro turno nelle vicinanze dell’Ambone aspettandosi per il ritorno, previo un inchino assieme all’Altare.

Nella Lettura sia rispettata la punteg-giatura, e non si legga in fretta, anche se la Lettura è lunga.Ricordiamo in fine, che proclamare la Parola di Dio è un dono, un privilegio che Dio stesso ci concede: chiediamolo questo dono, in modo che siano tanti i Lettori sacri che, a rotazione secondo un calendario predisposto annualmen-te, proclamino la Parola di Dio. Si dice che l’appetito vien mangiando, ebbene anche a leggere bene la Parola si impara...leggendoLa!Il momento di salire verso l’ambone per le Letture, è alla fine della preghiera del Parroco: “....Per Cristo nostro Signore” in modo di non disturbarla prima: an-che all’andata si fa assieme l’inchino all’Altare. Chi desidera diventare Lettore sacro dia il proprio nominativo al Parroco o al Diacono per l ’inserimento tempestivo nel calendario.

Mario e Gabriella

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Anniversari

400 anni fa, esattamente il 7 novembre 1613, venne posta la prima pietra per la costruzione della nuova Collegia-ta Santa Maria Assunta di Arco. La costruzione fu un impegno sia econo-mico che di “forza lavoro” notevole per l’epoca e che ha coinvolto non solo la comunità di Arco, ma anche quelle di Oltresarca (San Martino, Bologna-no, Massone, Caneve), di Romarzollo (Chiarano, Vigne, Varone, Padaro) e di Dro e Ceniga. Non pochi, anche 400 anni fa, furono i dissidi e i contrasti che riguardarono il progetto, ritenuto trop-po ambizioso, ma, come ha bene ricor-dato il vicario generale della Diocesi di Trento mons. Lauro Tisi, questi fanno parte, allora come adesso, di una comu-nità che è viva.

Sabato 9 novembre 2013 per celebra-re l’anniversario di questo evento an-che la comunità di Dro e di Ceniga è stata chiamata a partecipare. L’invito è stato raccolto dal gruppo dei figuranti storici del Circolo Amici dell’Orato-rio che, insieme al gruppo Tamburi S. Abbondio, hanno animato le vie del centro di Arco con un corteo in costu-mi storici del XVII sec. Dopo il corteo, in piazza III novembre, si è tenuta la lettura dell’atto notarile dell’impegno alla costruzione della Collegiata a cui è seguita la Santa Messa solenne. A conclusione della messa tutti i presenti sono stati invitati a tenersi per mano, simbolo di un abbraccio che unisce le nostre comunità con tutta la Chiesa.

Vita di decanato: Grande festa nella Parrocchia di Arco

400 ANNI DALLA pOsADeLLA prImA pIetrA

DeLLA COLLegIAtA DI ArCO

Sebastiano e Laurafirmano l’atto notariledi fondazione della Collegiata, Arco - 9 novembre 2013

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Il significato di CollegiataCon Collegiata si indica, nella tradizione della Chiesa cattolica, una chiesa di una certa importanza nella quale è presente un collegio o capitolo di canonici (preti) che fanno vita comune.

“LA FABBRICA DELLA COLLEGIATA” per conoscere meglio le vicende e personaggi legati alla costruzione della Collegiata di Arco vi proponiamo il libro “La fabbrica della Collegiata” scritto dal noto storico prof. Romano Turrini (editore Sommolago). Al prof. Romano Turrini, a cui è stata consegnata l’onorificenza al merito della città di Arco (lunedì 9 dicembre), va la nostra congratulazione e vo-gliamo anche noi esprimere la riconoscenza per i numerosi studi, ricerche, conferenze fatte con tanta passione sulla nostra Comunità. Auguri Romano!

Un momento della S. Messa celebrata dal vicario mons. Lauro Tisi, Arco - 9 novembre 2013

Foto di Davide Turrini

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Dall’archivio

Gli appunti proseguono con gli appunta-menti dopo Pasqua…

… “L’otava di Pasqua. La messa canta-ta incomincia alle ore 9. Dopo pranzo si raccolgono i biglietti (parochiali?) a Dro”.

Aprile 2. Festa di St Abondio la sera antecedente si da il segno colla cam-pana e la matina si va a St. Abondio col fa bisogno da celebrare messa e col-la Reliqua e finita la messa si recitano le litanie della Madona e poi il baccio della Reliquia.” Sant’Abbondio: si sa poco di lui, fu vesco-vo di Como dal 17 novembre 440, mentre non si conoscono con certezza né la data di nascita né quella della morte. Ignoto anche il luogo di origine. Sappiamo che conosceva bene il greco e, perciò prima di dedicarsi a tempo pieno al servizio episco-pale (e all ’attività missionaria nelle zone montuose vicino a Lugano, ancora scri-stianizzate), fu mandato da Papa Leone I° Magno a Costantinopoli per dirimere, con successo, la questione dottrinale sulle due nature di Cristo suscitata da Nestorio ed Eutiche. Nestorio era un vescovo e Eu-tiche un’archimandrita, cioè il superiore di un monastero nella chiesa cristiana orien-tale: due figure eminenti del cristianesimo orientale, entrambi però in contrasto con la dottrina della Chiesa di Roma e dei concili sul tema delle due nature – umana e divina – nella persona di Cristo. I resti del vescovo sono nella basilica di Como. (Avvenire)Il MartyrologiumRomanum lo ricorda il 2 aprile (come ai tempi del bisnonno)

mentre la diocesi di Como lo festeggia il 31 agosto.Nel volume “Ecclesiae” si legge a proposito della chiesa di Sant’Abbondio: “ La chiesa di Sant’Ab-bondio si trova sulla sommità di un colle a nord dell ’abitato di Dro’ dal quale domina la pia-na circostante e la bassa Valle del Sarca. Qui la popolazione si ritrovava per festeggiare l ’arrivo della buona stagione e ricordare un passato non molto lontano, allorchè al Santo si affidavano le speranze di un raccolto perlomeno sufficiente a garantire la sussistenza. Da qualche anno a questa parte è stata rinverdita anche la celebra-zione del Voto di Sant’Abbondio e dei do-dici sabati, un voto istituito dalla comuni-tà dopo la peste del 1630… La tradizione vuole che Sant’Abbondio sia anche il pro-tettore delle nascite, di quelle dei maschi soprattutto, evidentemente più adatti a garantire una continuità di stirpe che un tempo veniva considerata essenziale. E fu in riconoscenza di tali fertili virtù che la chiesa venne costruita sul colle, almeno così tramanda la leggenda.E’ a partire dalla costituzione della cura-zia di Dro’, ovvero dal 1485 che si parla esplicitamente di Sant’Abbondio”.

Aprile 25.Si va in processione senza cantare evangegli a St. Pietro a Ceniga vi si canta la messa

Maggio 1°. Si suona l’ave 3/3/4 La vi-

Il mio Bisnonno Giovanni Tavernini

sACrIstANO III parte

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Alcune note del diario

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Dall’archivio

gilia del mese si incomincia la funzio-ne della Madona e si finise col 31 e col baccio della Reliquia.

Pentecoste: Messa solenne col Veni Creator Spirito prima della messa. Si fa campanò.La seconda festa della Pentecoste mes-sa solenne a St. Antonio e vespro nella chiesa maggiore (una fede in movi-mento…).

La S.S. Trinità: solenissima

L’Ascensione

Rogazioni minoriSi tengono nei tre giorni precedenti la festa dell’Ascensione.L’usanza ha origini molto antiche e ri-sale a un evento accaduto nella Gallia Lugdunense nel V secolo. Nell’anno 474 si abbatterono nel Delfinato varie calamità naturali e un terremoto. Ma-merto, vescovo di Vienne (poi procla-mato santo) chiese ai suoi fedeli di av-viare un triduo di preghiera e di digiu-no e stabilì di celebrare solenni e pub-bliche processioni verso alcune chiese della diocesi. I tre giorni di penitenza si conclusero il giorno dell’Ascensione.Questa “proposta” di preghiera che il vescovo fece alla popolazione venne chiamata «rogazione», dal latino roga-tio, usato nell’antica Roma per indicare una proposta di legge nata dal popolo.

Le processioni delle Rogazioni minori si svolgevano per tre mattine conse-cutive, nei giorni antecedenti la festa dell’Ascensione: lunedì, martedì e mer-coledì (in quanto l’Ascensione cade sempre di giovedì). Il percorso, che

prendeva inizio già alle 5-6 del mattino e si poteva snodare per diversi chilo-metri, era studiato in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse, sia pure a distanza, essere visto.Il punto di partenza era sempre la chie-sa parrocchiale, ma ogni giorno veni-va seguito un percorso differente, che giungeva fino ad un punto prestabili-to, un luogo significativo del territorio della parrocchia (spesso segnalato da una santella o capitello), in mezzo ai campi.

A Dro il primo giorno si partiva dalla chiesa Parrocchiale alle ore 5.30 per le campagne verso Ceniga e lì arrivati si celebrava la S.Messa cantata.

In testa al corteo stavano le Confrater-nite maschili (ad esempio i disciplini) con le loro insegne, seguiva quindi il clero (chierici, seminaristi, diaconi e sacerdoti). Dietro, le donne, i bambini e in fondo gli uomini. Il sacerdote (che indossava paramenti viola) presiedeva il rito. Non si accendeva il cero pasquale.Durante il cammino si recitava una preghiera di gruppo: il sacerdote into-nava le Litanie dei Santi; non appena si giungeva nei punti prestabiliti, la pro-cessione si fermava, il chierico alzava la croce e, rivolgendosi ai punti cardinali, recitava le invocazioni delle litanie: A folgore et tempestate, A peste, fame et bello, ecc. a cui la popolazione rispon-deva Libera nos Domine.Il sacerdote concludeva la cerimonia proclamando gli oremus finali previsti dalle Litanie dei Santi e dalla “Messa delle Rogazioni” (nella quale non si re-cita né il Gloria né il Credo).

Il secondo giorno si partiva dalla chiesa Parrocchiale alle ore 5.30 per le cam-

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pagne verso S.Antonio e lì arrivati si celebrava la S.Messa cantata.

Il terzo giorno si partiva dalla chiesa Parrocchiale alle ore 5.30 per le cam-pagne verso S.Abbondio e lì arrivati si celebrava la S.Messa cantata.

Corpus Domini: solenissimoSi fa la processione intorno al paese col Venerabile i Chiericoti si prenderano il corporale (tovagliolo di lino bianco che il sacerdote stende sull ’Altare prima di de-porvi il calice e la patena con l ’Ostia con-sacrata) e il campanello nella processio-ne e si fa campanò sotto processione Vespro prima si fa l’Esposizione del S.S. Nell’ottava del Corpus Domini si fa la processione come la III Domenica alle ore 6 del mattino.

16 maggio. La Domenica che segue St. Giovanni Nepumiceno si fa l’esposizio-ne del Venerabile alla messa cantata e dopo la Dotrina colla preghiera aposita al Santo e prima il canto delle Litanie Lauretane 5 Pater Ave Gloria Orazio-ne propria e si finise Tantum ergo e be-nedizione. (Una preghiera a questo Santo la troviamo assieme alla storia della sua vita sul numero precedente del Bollettino).

Maggio 29. Dieci giorni dopo il Cor-pus Domini festa del S. Sacro Cuor di Gesù si fa l’esposizione al vespro con consacrazione e benedizione.

Giugno 13. La Domenica seguente (si suona l’Ave alle 3/1/4) solenita Sacra a S. Antonio. In quel giorno tutte le fun-zioni al Santuario Il Panegirico (scritto o discorso in lode di un santo) al Van-gelo e dopo il Vespro si da il baccio del-la Reliquia.

Leggiamo nel volume “Ecclesiae”: “La Chiesa di Sant’Antonio sorge su un luo-go dove c’era un capitello con l ’immagi-ne di Sant’Antonio: presso l ’immagine santa si portavano i bambini nati mor-ti affinchè potessero ricevere un soffio di vita ed essere quantomeno battezzati…Diversi documenti lasciano intrave-dere che si trattava purtroppo di illu-sioni, talvolta imbrogli, ma nonostan-te gli interventi dello stesso vescovo nel secolo barocco, la fama dell ’immagine andava rapidamene diffondendosi…” Arrivando anche ai giorni del mio bi-snonno che chiamava la Chiesa sopracita-ta “Santuario”.

Giugno 21. S. Luigi Gonzaga (nella chiesa di Dro’ c’è una statua che lo rappre-senta) si fa le 6 Domeniche seguenti

Giugno 29. St. Pietro (non so perché il mio bisnonno ha scritto solo lui trala-sciando San Paolo) a Ceniga giorno sa-cro a quella chiesa tutte le funzioni a Ceniga come a S. Antonio.

Quante feste da preparare, quanti spo-stamenti da fare, quanti santi da ricor-dare, ma sono tutti segni che ci aiutano a tornare con il nostro pensiero e il nostro cuore a Dio; forse noi non baceremo più le reliquie, ma abbiamo tanti altri modi e occasioni preziose per accogliere ed ama-re il Signore. Un grazie va sicuramente a quelli che ci hanno trasmesso, dopo il Si-gnore, il prezioso dono della fede.

Elvira e Mario

IN QUESTE PAGINE SONO STATE RIPORTATE ALCUNE ANNOTAzIONI DAL DIARIO COSì COME VI SI TROVANO SCRITTE.

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Domenica 20 ottobre, nella chiesa dell’Immacolata di Dro, alla Messa se-rale delle ore 18 le Comunità di Dro, Ceniga e Drena si sono ritrovate insie-me per salutare e ringraziare don Mi-chael Korinding per il prezioso servizio che in questi anni ha svolto nelle nostre parrocchie.Don Michael infatti, fin dal 2009, ha affiancato, durante i mesi estivi (da giu-gno a settembre), nel periodo pasquale e in quello natalizio, don Giorgio pri-ma e don Stefano dal 2011 nel servizio liturgico alle nostre parrocchie.La Santa Messa ha visto la chiesa di Dro piena di tantissime persone pro-venienti da tutte e tre le parrocchie ed è stata concelebrata dal decano di Arco don Luigi Amadori, dal parroco di Dro don Stefano Anzelini, da padre Tom-maso e dal diacono Mario Fontana, con la partecipazione dei cori delle tre

parrocchie e i rappresentanti di diverse associazioni comunali. Durante l’Of-fertorio a don Michael sono state rega-late: due stole sacerdotali, una valigetta da viaggio contenente il necessario per le celebrazioni (regalo del gruppo Al-pini di Drena), tre quadri con le foto dei nostri luoghi (una composizione delle facciate delle tre chiese delle no-stre parrocchie; una foto del santuario della Madonna di Fatima a Drena; una foto dei prati e della piccola chiesetta di Cristo Redentore costruita dagli Alpini presso Malga Campo). Dopo la messa la serata è continuata presso l’oratorio di Dro in una conviviale e partecipata cena comunitaria.Don Michael ha concluso in giugno gli studi di Teologia presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma conseguendo la Licenza in Sacre Scritture e nei primi giorni di novembre è rientrato nella sua

GRazIe DoN MIChaelIl nostro amico venuto da lontano... ma vicino!

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diocesi in Uganda (arcidiocesi di To-roro) dove è ora impegnato a fondare una nuova parrocchia formata da molti villaggi che si trovano nel distretto di Kapchorwa nell’Uganda orientale.Il rapporto con don Michael e le nostre comunità continua, sia con la vicinan-za nella preghiera ma anche concreta-mente con il sostegno che la parrocchia vuole dare alla costruzione di un di-spensario e presidio medico che sorge-rà nella comunità di Kapsukunyo, vil-laggio di nascita di don Michael. Nello stesso villaggio già nel 2012 era stato possibile sostenere la costruzione di un pozzo di acqua potabile con il progetto

“Un pozzo per l’Uganda” (vedi bolletti-ni Pasqua-Natale 2012).La realizzazione pratica del progetto è seguita in particolar modo da alcuni vo-lontari della nostra Parrocchia con l’As-sociazione “Aiutiamoli a Vivere” in stret-to contatto con la Caritas Ugandese e con il vescovo dell’arcidiocesi di Tororo. Un resoconto più approfondito di questo progetto sarà dato nel prossimo numero. Ringraziamo anche la Caritas della Romania in quanto molti spunti per la preparazione di questo progetto, sono frutto dell’esperienza di alcuni progetti preparati e già realizzati in Romania.

CHI VOLESSE CONTRIBUIRE E SOSTENERE QUESTO PROGETTO PUò CONSEGNARE IN PARROCCHIA LA SUA OFFERTA O VERSARLA DIRETTAMENTE SUL CONTO DELLA PARROCCHIA DI DRO SPECIFICANDO “PER UGANDA”

IBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

Il consiglio pastoralecon don Michael

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Gli organizzatori

Pellegrinaggio a Roma con Francesco

HABEMUS PAPAM “FRANCI-SCUM”, con questa formula in latino è stato annunciato a tutto il mondo che l’argentino Jorge Maria Bergoglio, gesuita, 76 anni, è il nuovo Papa e si chiamerà Francesco. La fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina è arrivata alle 19.06 di mercoledì 13 marzo. I cardinali, riuniti in Conclave, hanno scelto il nuovo Pontefice che è il 265esimo successore di Pietro e suben-tra a Benedetto XVI che ha rinunciato al Pontificato il 28 febbraio.Con la nomina di Papa Francesco, il parroco don Stefano Anzelini e Seba-stiano Matteotti maturano il desiderio di recarsi a Roma come pellegrini, per salutare il nuovo Pontefice. In questa avventura coinvolgono Rosa Taverni-ni, Katia Mazzardi e Lucia Michelotti. Con la squadra organizzativa viene ri-chiesta la collaborazione all’ammnistra-zione comunale di Dro e di due ditte locali di trasporto, Sarcatour di Ceniga e Sartorelli di Dro. Lo staff è comple-to ed iniziano le iscrizioni nell’ambito parrocchiale di Dro, Ceniga, Drena e Pietramurata per questo grande pelle-grinaggio da Papa Francesco nell’Anno

della Fede. La fede conosce la categoria del “peregrinare”; anzi le è essenziale, fin dai tempi del Padre Abramo. La Chiesa è il popolo di Dio pellegrino nella storia. Il traguardo, però, non è dato dai luoghi santi, o dai santuari: è oltre, è la Gerusalemme del cielo. I singoli luoghi lo evocano, lo richiama-no e sollecitano i pellegrini a puntare lo sguardo in alto. Gli itinerari di pel-

210 pellegrini - 4 pullman

13, 14, 15 e 16 OttObre 2013

Sebastiano, Mariarosa,don Stefano , Lucia e Katia

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legrinaggio, quali che siano, intendono risvegliare la coscienza dei credenti a questo dato ineludibile della loro iden-tità: siamo pellegrini, cioè gente di pas-saggio. Il pellegrinaggio è vero se, tor-nando a casa, si è un po’ migliorati e se lo stesso ritorno è accompagnato anche dall’impegno e da sani buoni propositi.Con la fine di agosto le iscrizioni erano arrivate a 210 (c’era anche una coppia in viaggio di nozze). Totale 4 pullman, si inizia a definire il programma, cer-care l’albergo, le visite, l’udienza dal Santo Padre, i contatti con le agenzie, i moduli, la prenotazione degli aurico-lari, le guide, si stabiliscono i vari colori che contraddistingueranno i vari grup-pi: rosso, giallo, verde e blu.Il 20 di settembre, nel teatro dell’ora-torio, viene presentato ufficialmente, a tutti i pellegrini, con un video, il pro-gramma con tutte le informazioni… e l’entusiamo cresce!Si avvicina la partenza e il gruppo or-ganizzatore prepara le borsette del “kit del pellegrino” che contenevano il sus-sidio per la preghiera, il cartellino info con il colore del gruppo legato con il cordino della Trentino spa e due fasce

colorate giallo-verde colori del nostro comune di Dro.Il materiale è pronto, le attività sono pronte, le liste sono complete; che il pellegrinaggio abbia inizio. E così la mattina del 13 ottobre alle ore 5.15 co-minciano a partire i primi pullman da Pietramurata e ci ritroviamo tutti in-sieme alle ore 5.30 nella piazza di Dro. I 4 pullman sono pronti per partire ver-so Roma.All’arrivo a Roma, la prima tappa po-meridiana sono state le Catacombe di S. Callisto e nel tardo pomeriggio la S. Messa domenicale nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme allietata dal coretto di pellegrini. Alla S. Messa ha partecipato anche suor Maria Bruna Michelotti originaria di Drena. Nella serata ci siamo sistemati in albergo.La mattina del secondo giorno ci sia-mo diretti verso la Città del Vaticano per visitare, con la guida, la Basilica di San Pietro e i Musei Vaticani. Nel po-meriggio direzione centro di Roma e in particolare agli edifici simbolo delle Istituzioni politiche Italiane con due “guide speciali”: Lorenzo Dellai e Vit-torio Fravezzi per visitare Palazzo Ma-

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dama con il Senato, e Palazzo Monte-citorio con la Camera dei Deputati. La sera, comodamente seduti sui nostri pullman abbiamo gustato Roma di notte con i suoi palazzi e monumenti illuminati: era uno spettacolo.Il terzo giorno è stato dedicato alla vi-sita delle Basiliche di S. Paolo fuori le mura, S. Maria Maggiore, S. Prassede e S. Giovanni in Laterano. La visita è continuata in Trastevere con la Basili-ca di S. Maria. Nel tardo pomeriggio ritrovo dei gruppi in Piazza del Popolo con le opere del Caravaggio e a con-clusione della giornata visita a piazza di Spagna. Durante la cena in albergo sia-mo stati omaggiati del gioioso saluto di don Zelindo Trenti, salesiano “droato” che opera a Roma.Il quarto giorno, giornata speciale e attesa da tutti i pellegrini, in piazza S. Pietro ci disponiamo nello spazio riservato, e sono le ore 7.50 del mat-tino, per prepararci all’udienza di Papa Francesco. Lo spazio occupato dai no-stri gruppi, fortunatamente, si trovava vicino al passaggio della papamobile.Alle ore 9.40 Papa Francesco entra in piazza S. Pietro, l’entusiasmo e l’emo-

zione cominciano a salire e tutti insie-me cominciamo a salutare con un “viva Francesco” l’ingresso del Pontefice ac-compagnato dallo sventolamento delle nostre fasce colorate giallo-verde.La catechesi di Francesco ci fa riflette-re su alcuni temi fondamentali: “Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando re-citiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l ’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all ’importanza degli Apo-stoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apo-stolo è una persona che è mandata, è in-viata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù,

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

Piazza San PietroMercoledì, 16 Ottobre 2013

Papa FrancescoUdienza Generale

PELLEGRINAGGIOPARROCCHIALE

A ROMAPARROCCHIE DI DRO,

CENIGA E DRENA

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per continuare la sua opera, cioè prega-re – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono an-dati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi del-la Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fos-se per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Ve-scovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo suc-cessore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è aposto-lica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chieder-ci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.”Il momento è stato commovente e si-

lenzioso dove tutti noi abbiamo potu-to ascoltare la parola del S. Padre, ma in particolare un brivido strano è en-trato in noi con queste parole: “Gesù è con noi, oggi! Cristo è come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l ’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non pas-sa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi”. Conclusa l’udienza abbiamo dedicato del tempo agli acquisti e al pranzo. Nel pomeriggio ci siamo ritrovati per con-cludere il pellegrinaggio con la S. Mes-sa presso la Chiesa dell’Istituto Assi-sium di Roma dove opera suor Maria Bruna. Con la S. Messa si è potuto ringra-ziare Maria perché tutto è andato nel migliore dei modi e anche perché si tornava a casa un po’ migliorati e ac-compagnati anche dall’impegno e da sani buoni propositi. Il nostro andare in questi santuari della fede non è sta-

Gesù è con noi, oggi!

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to solo curiosità e non ha avuto come obiettivo quello di incontrare e vene-rare Maria o altri Santi e nemmeno il Papa, ma quello di incontrare Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. A Lui, attraverso la potente intercessione di Maria, abbiamo affidato le nostre preghiere e abbiamo consegnato ogni nostra preoccupazione, noi stessi, le nostre famiglie, gli ammalati e tutte le necessità della nostra Comunità.Nei giorni seguenti al pellegrinaggio abbiamo raccolto numerosissimi mes-saggi di ringraziamento organizzati-vo ma anche ringraziamenti per aver vissuto emozioni indimenticabili e di aver conosciuto meglio qualche nostro compaesano.Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti gli amici pellegrini per aver con-diviso con noi questo momento di vera comunità dove Gesù era, e ci auguria-mo, resti sempre tra noi.Molti erano stati a Roma, ma la cosa

bella è stata quella di vivere insieme, come comunità questo pellegrinaggio: la presenza di bambini, ragazzi, giovani, famiglie intere, persone più anziane, ha dato a questa esperienza il giusto sapo-re di una piccola porzione di chiesa che cerca di rinnovarsi nella fede per vivere questa fede nell’ambiente quotidiano.

Pellegrinaggio

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la lezIoNe DI CateChISMo DI PaPa FRaNCeSCoDell ’esperienza fatta con la mia famiglia durante il pellegrinaggio a Roma, ricordo la lezione di catechismo di Papa Francesco. In una piazza gremita di persone di ogni età, razza e provenienza, ci ha salutati con la sua cordialità disarmante, ci ha spiegato il significato di essere “apostoli” nella quotidianità, ci ha esortati ad essere umili, cordiali e sorridenti. Non è stato un lungo discorso, le parole e i modi non impegnavano la mente ma il cuore!Il momento più emozionante è stato quando è passato tra la folla. Personalmente non ho voluto accalcarmi vicino alle transenne, mi è bastato scorgere il suo volto da lontano e per me è stato come ritrovare una persona cara. Tante come me avevamo gli occhi lucidi … lucidi per la gioia! La gioia dell ’incontro è stata per noi famiglia, una profonda lezione di catechismo!

Donatella

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all’aSISIUM…UNa FReSCa VeNtata DI atMoSFeRa tReNtINa

Una splendida e graditissima sorpresa quella recataci nel pomeriggio di mercoledì … dal gruppo di oltre duecento pellegrini provenienti dal Trentino, precisamente della zona di Drena, Dro e Ceniga, accompagnati dal parroco , don Stefano Anzelini. La Comunità della Casa generalizia, delle Suore francescane missionarie del sacro Cuo-re, ovviamente informata e consenziente a tale gradevole visita non comune, proposta tramite la nostra suor Maria Bruna Michelotti, compaesana DOC dei moltissimi ‘dre-nesi’, si è trovata spettatrice e partecipe di un entusiasmo genuino, gustoso, espresso con la naturalezza e semplicità tipiche della ‘nostra gente’. Già al loro solenne arrivo nel pomeriggio, dopo essere scesi compostamente e quasi sorpresi dai quattro mastodontici pullman, hanno immediatamente fatto capire la gioia di questa sosta familiare, quasi domestica, presso il nostro Asisium, accolti da tutte le suore, e percepita, a loro dire, come opportuna e piacevole conclusione di un itinerario di autentica fede, che i pellegrini ave-vano vissuto lungo quattro giorni stupendi, tra ininterrotte esplosioni di gioia di fronte a tante nuove scoperte di storia, di arte, di cultura. Le suore, nel vedere tante persone, la gran parte abbastanza lontane dalla verde età ana-grafica, ma tutte così allegre, scattanti, hanno avuto l ’impressione che fossero all ’inizio del pellegrinaggio, non alla fine. Nell ’Asisium, infatti, si è in breve diffusa una conta-giosa aria di simpatia, un soffio di cordiale familiarità, che poi, alla S. Messa, celebrata

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nella nostra cappella come atto di benedizione e gratitudine a Dio per i doni ricevuti, si è trasformato in visibile atteggiamento di devozione e di pietà sincera, in segno edificante di convinzioni profonde riscoperte e rinnovate insieme.E’ stato molto bello poi, rilevare l ’interesse vero espresso da tutte le persone, persino dai ragazzini, cogliere quella curiosità benevola che li mostrava partecipi della nostra storia, della quale, anche durante il momento di convivialità, si è cercato con brevi cenni di far conoscere qualcosa delle nostre origini e sviluppo, di eroiche testimonianze di vita e di servizio a Dio durante le prove più dure, sempre accanto a chi soffre. Naturalmente grande è stata per la maggioranza dei presenti la gioiosa sorpresa di conoscere la loro conterranea Madre Rosa Bonomi, questa religiosa nativa di Stravino (1875-1941), testimone autentica di donna consacrata a Dio e tutta dedita alla carità fraterna, fran-cescana ritenuta santa e della quale poi hanno gradito, chiesto e richiesto la biografia, anzi le biografie ‘Nient’altro che amore’ e ‘Amabile profumo di rosa’ , quasi fieri di poter tornare da Roma con qualcosa di estremamente significativo e stimolante, un fiore an-cora olezzante di profumo, sbocciato proprio tra le loro stesse realtà paesane e montane.

In sintesi, le suore tutte, assistendo alla loro frettolosa partenza, nel saluto reciproco han-no senza dubbio preso atto di trovarsi loro stesse impegnate a ringraziare, rendendo poi lode al Signore dell ’incontro goduto, così espressivo di cordialità nella semplicità che pare ovunque ancora ci caratterizzi.

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

Piazza San PietroMercoledì, 16 Ottobre 2013

Papa FrancescoUdienza Generale

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Pellegrinaggio Roma ottobre 2013, i 210 pellegrini

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

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Pellegrinaggio Roma ottobre 2013, i 210 pellegrini

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Carissimi.

È stata davvero una bella sorpresa la “carovana di Dro”. Tanti e armati di tanta simpatia. Ho passato alcune ore immerso nei ricordi di un mondo che mi resta sempre parlante e familiare.Quando ci si incontra con Amici i ricordi si affollano, ma anche sentimenti ed emozioni fanno ressa…Mi sono ritrovato in un clima assai più affettuosamente vicino di quanto non potessi immaginare.

Congratulazioni per la Vostra bella impresa! Avete esplorato più Roma Voi in pochi giorni di quanto non abbia fatto io in molti anni!E, visto che oltre tutto è stato un pellegrinaggio di fede… romana voglio lasciarvi un piccolo apologo che possa richiamarvi ancora uno spunto del Vostro pellegrinaggio.

Narra la saggezza nel maestro nell ’apologo orientale:Il discepolo alla ricerca di Dio, domanda:- Come posso incontrare Dio?- Il maestro tace, nonostante la comprensibile insistenza del discepolo.- Andiamo al fiume, riprende finalmente il maestro.Si tuffano e mentre nuotano uno accanto all ’altro, il maestro preme vigorosamente la testa del discepolo sott’acqua, vincendone la disperata resistenza.Tornati finalmente a riva il discepolo chiede sconcertato il significato del gesto.- Cosa cercavi disperatamente sott’acqua? chiede il maestro- L’aria, risponde pronto il discepolo.- Bene, così dovrai cercare Dio, se vuoi incontrarlo!suona laconica ma perentoria la risposta del maestro.

Come al solito gli orientali sanno dire cose importanti con rara concisione!Ancora un vivo e affettuoso ricordo a tutti gli amici e al coraggioso ed impareggiabile don Stefano…

Con viva simpatia e affetto; e il più caro augurio a ciascuno per Natale Santo!

don Zelindo Trenti

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uo-mini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Van-gelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apo-stoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella

testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apo-stoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito San-to che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nono-stante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra pa-rola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – , di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel pas-

sato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chie-sa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

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E ventimila scatolette della “medicina” vengono distribuiti in piazza San Pie-tro dopo l’Angelus del Papa. Si tratta di 20.000 rosari, contenuti in una pic-cola scatoletta in tutto simile a quelle dei farmaci - con l’ illustrazione di un miocardio e di un tracciato cardiaco - e accompagnati dalle istruzioni. Tra que-ste: “prima di usare la medicina, leggere il contenuto di questo prospetto; se è necessario leggerlo una seconda volta, e quando è necessario un consiglio o una informazione aggiuntiva, mettersi in contatto con un sacerdote”. Seguono le spiegazioni su cosa sia Misericordina e quando vada usata, sulle precauzioni per l’uso, la posologia, le forme di som-ministrazione, le controindicazioni. Le scatolette - nate da una idea dei semi-naristi polacchi devoti di santa Fausti-na Kowalska (la suora polacca che ha

iniziato il culto della Divina misericor-dia) e realizzate per impulso di padre Konrad, l’elemosiniere del Papa, hanno ricevuto l’approvazione di papa Fran-cesco.All’Angelus il Papa ha suggerito la “Misericordina” come un “modo per concretizzare i frutti dell’Anno della fede che volge al termine. Si tratta - ha detto - di una ‘medicina spiritualè chia-mata ‘Misericordinà. È contenuta in una scatoletta, che alcuni volontari di-stribuiranno mentre lasciate la piazza. C’è una corona del rosario, con la quale si può pregare anche la ‘coroncina del-la Divina misericordià, aiuto spirituale per la nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la frater-nità”. “Vorrei adesso - ha detto prima di consigliare la ‘medicina - consigliarvi una medicina, ‘ma che, ora il Papa fa il farmacista?’”. Tenendo in mano la sca-tolina, e agitandola per farla vedere a tutti, il Papa ha spiegato la iniziativa. “Non dimenticatevi di prenderla - ha esortato - perché fa bene al cuore, all’a-nima, a tutta la vita”.

MisericordinaIL pApA e LA «meDICINA» per IL CUOre

“Come mezzo di prevenzione si assume una volta al giorno - recita la posologia - e in casi urgenti si assume tante volte quante chiede la tua anima. La posologia è identica per bambini e adulti”. Tirati in ventimila copie i “bugiardini” realizzati in italiano, polacco, inglese e spagnolo, spiegano quando ricorrere a “Misericordina - 59 grani per il cuore”.

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Con il 27 ottobre sono ben 10 milioni le persone (e il numero continua a crescere) che in tutto il mondo giornalmente vengono raggiunti dai “tweet” di papa Francesco; ovvero ricevono un breve messaggio una riflessione o un in-coraggiamento scritto personalmente e con cadenza quotidiana da papa Fran-cesco e che viene pubblicato su internet attraverso il social network Twitter.La pagina internet è raggiungibile all’indirizzo https://twitter.com/Pontifex_it/ ed è stata attivata nel dicembre del 2012 da papa Benedetto XVI. Anche attraverso questa una nuova forma di comunicazione è possibile vivere quoti-dianamente il nostro cammino cristiano. Di seguito vi presentiamo i messaggi del mese di ottobre. Ogni messaggio è preceduto dalla data di invio. 31 Ott. - Un cristiano sa affrontare le difficoltà, le prove – anche le sconfitte – con serenità e speranza nel Signore. 29 Ott. - Se i beni materiali e il denaro diventano il centro della vita, ci afferrano e ci fanno schiavi. 28 Ott. - Siamo tutti peccatori. Ma Dio ci guarisce con un’abbondanza di grazia, misericordia e tenerezza. 27 Ott. - Cari Follower ho saputo che siete più di 10 milioni ormai! Vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me. 26 Ott. - Partecipiamo troppo spesso alla globalizzazione dell ’indifferenza; cer-chiamo invece di vivere una solidarietà globale. 25 Ott. - La cultura dello scarto produce molti frutti amari, dallo spreco di ali-menti all ’isolamento di tanti anziani. 24 Ott. - Essere cristiani vuol dire rinunciare a noi stessi, prendere la croce e por-tarla con Gesù. Non c’é altro cammino. 22 Ott. - Il crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; ci parla di un Amore che sconfigge il male e il peccato. 21 Ott. - Per conoscere il Signore, è importante frequentarlo: ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo, accostarsi ai Sacramenti.

Papa Francesco@Pontifex_it

Il Papa in Internet

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19 Ott. - Seguire Gesù vuol dire metterlo al primo posto, spogliarci delle tante cose che soffocano il nostro cuore. 18 Ott. - Non ci rassegnia-mo di fronte al male. Dio è Amore che ha vinto il male nella morte e risurrezione di Cristo. 17 Ott. - La nostra preghiera non può ridursi ad un’ora, la domenica; è importante avere un rapporto quotidiano con il Signore. 14 Ott. - Cari giovani, non abbiate paura di fare passi definitivi nella vita. Abbiate fiducia, il Signore non vi lascia soli! 12 Ott. - Abbi pietà Signore! Tante volte siamo accecati dalla nostra vita comoda e non vediamo quelli che muoiono vicino a noi. #Lampedusa 11 Ott. - Quando incontriamo la croce, ci rivolgiamo alla Madonna: Madre nostra, dacci la fortezza di accettare ed abbracciare la croce! 10 Ott. - Il mistero della Croce, un mistero d’amore, si può capire in preghiera. Pre-gare e piangere in ginocchio davanti alla Croce. 8 Ott. - Il segreto della vita cristiana è l ’amore. Solo l ’amore riempie i vuoti, le vora-gini negative che il male apre nei cuori. 7 Ott. - La misericordia è la vera forza che può salvare l ’uomo e il mondo dal peccato e dal male. 5 Ott. - Cari giovani, avete molti progetti e sogni per il futuro. Mettete Cristo al centro di ogni vostro progetto, di ogni vostro sogno?

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Lo spunto per la riflessione è stato dato dal materiale di lavoro inviato alle par-rocchie dalla Santa Sede in preparazio-ne al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia previsto il prossimo anno.Il Sinodo è un organo della vita della Chiesa che, affrontando la discussione su settori specifici (per argomento o territorio), cerca di indicare alle comu-nità cristiane la via da seguire in ambito normativo o pastorale.Sono state proposte diverse domande che prendevano in considerazione di-versi aspetti della vita famigliare, sono emerse le seguenti riflessioni.Ci sono dei fattori culturali che rendo-no difficile la ricezione del Magistero della chiesa sulla famiglia: in primis la rarefazione della presenza di tanti cristiani all’assemblea domenicale ed anche ai rari ma reali incontri forma-tivi sul tema; la pletora di opinioni e di teorie che i media con grande faci-lità divulgano negativamente sulla fa-miglia e su quanto le attiene, secondo una regia occulta ma realmente mirata a metterla in crisi; forse anche l’erra-ta educazione sessuale  ed umanistica che viene offerta ai giovani che arri-vano al matrimonio senza una corret-ta visione antropologica; la frenesia e l›ansia che caratterizza il nostro tem-po che mal sopporta la riflessione, la spesa del tempo nel non percepibile dai sensi, nel contesto di un pensie-ro liquido orientato al materiale.... Se da una parte a qualcuno non inte-ressa, alcuni divorziati conviventi o risposati vorrebbero sinceramente po-ter accedere ai Sacramenti e aspettano con ansia una pastorale e delle nor-me più attente alla loro situazione...

La reale conoscenza della Humanae Vitae, cioè la lettera enciclica di Paolo VI sulla vita umana, è pressochè nul-la. La paternità e maternità respon-sabile sono calibrate sulla pillola più che sui metodi naturali tipo il Billing o il Knaus, anche se qualche Movi-mento ha tenuto incontri specifici su questo tema in diverse occasioni. La difficoltà di praticare i metodi na-turali, oltre che alla loro reale cono-scenza, è dovuta anche alla  laboriosità ed attenzione che esigono, che talvolta ne compromettono la sicurezza. La pillola appare più sbrigativa e sicu-ra, al di là delle ricadute sulla salute...

Il tema della famiglia e delle sue pro-blematiche, nel tempo attuale, è un tema urgente e necessario. Nella no-stra riflessione si è notato come anche nelle nostre comunità le problemati-che familiari sono molteplici e sempre maggiori: una insufficiente prepara-zione alla vita matrimoniale non solo dal punto di vista della fede ma anche umano; spesso manca la debita prepa-razione e serietà nei confronti del Sa-cramento delle nozze; l’attenzione alle coppie in crisi e in difficoltà è a volte impossibile per la mancanza di cono-scenza e di comunione; nei confronti delle famiglie cosiddette irregolari, che sono sempre di più anche nelle nostre comunità, si invita all’accoglienza ma anche ad una proposta forte della fede soprattutto nei riguardi dei figli; la fa-miglia deve essere educata alla fede sia nel confronto dei figli che degli stessi genitori; spesso si riscontra una for-te difficoltà nella famiglia ad essere educatrice e formatrice; si auspica una maggiore diffusione della Sacra Scrit-

Consiglio Pastorale

DAL CONsIgLIO pAstOrALe

Una riflessione sulle famiglie

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tura; l’insegnamento della Chiesa nei riguardi della famiglia non è un aspetto secondario e va comunicato come an-che deve essere integralmente accettato dalle famiglie che si dicono cristiane; si ricorda come anche la nostra diocesi ha predisposto dei percorsi di fede per co-niugi divorziati e risposati; in un tempo in cui si ricerca il biologico e l’atten-zione alle cose naturali, si raccomanda una riscoperta dei metodi naturali per la programmazione delle nascite. Si deve partire dai giovani, sono loro che

crescendo saranno poi sposi e genito-ri, bisogna dare un messaggio forte di famiglia cristiana, che solo unita nella condivisione in Cristo, ha la forza e gli strumenti, per vivere una vita ricca di amore, di soddisfazioni e di gioia, pur nelle difficoltàSono questi solo alcuni aspetti emersi dalla riflessione e li vogliamo condi-videre con la comunità, nella speranza che si colga l’occasione per approfondi-re queste tematiche

anche con il vostro aiuto continuiamocon “Comunità”Chi volesse sostenere economicamente il costo della stampa (l’impagina-zione è offerta) del nostro notiziario parrocchiale “Comunità” può lasciare la sua offerta in chiesa o rivolgersi alla redazione, grazie

Pelleg

rinaggio

in Terra

Santa Sulle orme

di GesùDopo la positiva esperienza del pellegrinaggio a Roma, viste le nu-

merose richieste, si è pensato di proporre un pellegrinaggio in Terra Santa, all’origine della fede, sulle orme di Gesù e nella culla della prima

comunità Cristiana.È un’esperienza molto bella che richiede però un impegno non indifferente dal punto di vista organizzativo, ma anche della preparazione personale e di gruppo. Ben volentieri, come Parrocchie di Drena, Ceniga e Dro, raccoglia-mo questa idea e proponiamo questo pellegrinaggio che si realizzerà il pros-simo autunno: 23 – 30 ottobre 2014. Per poter dare conferma alle agenzie alle quali ci appoggiamo, è necessario, entro la fine di gennaio, avere un’idea del numero dei partecipanti, quindi chiediamo, a chi fosse interessato, di dare una prima adesione direttamente in parrocchia. Se ci sarà un numero sufficiente si raccoglieranno le iscrizioni definitive entro Pasqua. Il costo preventivato è di circa 1.200 € ed è necessario il passaporto.Può essere un’esperienza molto bella e significativa da vivere come gruppo parrocchiale. Allora arrivederci al prossimo pellegrinaggio.

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Un cambiamenti nella liturgia!“È San Giuseppe, umile custode di un tesoro prezioso, il modello da incarnare con sempre maggiore efficacia nel mon-do di oggi. Questo mandato alla Chie-sa universale è alla base della decisione di inserire il nome dello sposo della Vergine Madre di Dio nella seconda, nella terza e nella quarta Preghiera Eu-caristica, estendendo così anche a que-sti testi più moderni quanto avviene già per la prima Preghiera eucaristica, il Canone Romano. Così dopo le parole “con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio” d’ora in poi bisognerà sempre aggiungere anche “con San Giuseppe, suo sposo”. ..Il Decreto pubblicato in diverse lingue è stato emesso dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacra-menti. Il documento porta la data 1° maggio ed è stato firmato dal prefetto e dal segretario del Dicastero vaticano. L’indicazione non è frutto di una deci-sione dell’ultimo minuto, ma, secondo quanto riporta lo stesso decreto, è stata voluta da Papa Benedetto XVI e ora realizzata da Papa Francesco. “Nella Chiesa Cattolica i fedeli hanno sempre manifestato ininterrotta devozione per San Giuseppe - si legge nel documento -e ne hanno onorato solennemente e costantemente la memoria di sposo ca-stissimo della Madre di Dio e patrono celeste di tutta la Chiesa, al punto che già il beato Giovanni XXIII, durante il Sacrosanto Concilio ecumenico vati-

cano II°, decretò che ne fosse aggiunto il nome nell’antichissimo Canone Ro-mano.Benedetto XVI, spiega ancora il de-creto, “ha voluto accogliere e benevol-mente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il sommo pontefice Francesco ha confermato, considerando la pie-nezza della comunione dei santi che, un tempo pellegrini insieme a noi nel mondo, ci conducono a Cristo e a lui ci uniscono”. Un gesto, quindi, che rende ancora più forte la continuità tra i pon-tificati di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco: il primo, infatti, ha più vol-te ricordato la sua profonda devozione al “proprio santo”, il secondo porta nel proprio stemma (da vescovo, cardina-le e pontefice) il nardo, simbolo dello sposo di Maria. Inoltre il pontificato del Papa argentino è stato ufficialmen-te inaugurato con la Messa d’inizio ministero petrino proprio il 19 marzo, giorno in cui la Chiesa festeggia san Giuseppe. In lui, ha detto Papa Fran-cesco nell’omelia quel giorno, “vediamo come si risponde alla vocazione di Dio,

I Santi

SanGiuseppe

Umile custode

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PReGhIeRa a SaN GIUSePPe.Composta dal Beato Giovanni Paolo II

San Giuseppe, con Te, attraverso di Te,noi benediciamo il Signore!Egli ti ha scelto tra tutti gli uominiper essere il casto Sposo di Maria,Colui che sta alla soglia del misterodella sua Maternità divina,e che, dopo di Lei,accoglie questa Maternità nella fede,come opera dello Spirito Santo.Tu hai dato a Gesù una paternità legalenella stirpe di Davide.Tu hai costantemente vegliatosulla Madre e il Bambinocon affettuosa premuraper permettere di compiere la loro missione.Il Salvatore Gesù si è degnato di sottomettersia Te come ad un padredurante la sua infanzia e la sua adolescenza,e ricevere da Te gli insegnamenti per la vita umana,mentre Tu condividevi la sua vitanell’adorazione del suo mistero.Continua a proteggere tutta la Chiesa,la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù!Guarda alle necessità spirituali e materialidi tutti coloro che ricorrono alla tua intercessione:per mezzo tuo sono sicuri di raggiungerelo sguardo materno di Mariae la mano di Gesù che li soccorre.Amen.

I San

ti

con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vo-cazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”.Parole cui fa eco in parte anche la spie-gazione contenuta nel decreto: San Giuseppe - vi si legge - “aderendo pie-namente agli inizi dei misteri dell’uma-na salvezza, è divenuto modello esem-plare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, uma-

ne e semplici, necessarie perché gli uo-mini siano onesti e autentici seguaci di Cristo. Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Ma-dre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre” ed è stato venerato nei secoli “quale sostegno di quel cor-po mistico che è la Chiesa”. Una chiesa che oggi vuole ripartire proprio dal suo esempio.

(Avvenire giugno 2013)

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Fiori

Nei libri di giardinaggio questo fiore lo troviamo sotto il nome di Helianthus che in greco significa Fior del sole. Fa parte della famiglia delle compositae. L’Helianthus pare nascesse per la pri-ma volta in Europa verso il 1562 nel giardino reale di Madrid, da semi im-portati dal Perù e dal Messico. In Italia, a Firenze, arrivò verso la fine del sedi-cesimo secolo. Vista la caratteristica di seguire con la corolla il giro del sole nel cielo venne chiamato più comunemen-te girasole. I fusti sono alti e robusti, le foglie sono a forma di cuore, il fiore è giallo con un diametro di cm 20-22 e il disco centrale è nero.Questa volta non si tratta di un fio-re che possiamo rimirare nelle nostre chiese. Ho sempre pensato che il gira-sole è un fiore bellissimo perché ha dei colori allegri e lo troviamo nei nostri campi in piena estate; è vivace. Soprat-tutto, però, mi ha sempre fatto riflettere il fatto che è sempre rivolto alla luce, al Cielo; un po’ come dovremmo fare noi, alzando gli occhi al Cielo e pensare e pregare Dio Nostro Padre. Tempo fa ho trovato su un libretto di preghiere che mi ha prestato una mia amica, una riflessione su questo fiore che mi ha riconfermato questa sensazione. Padre Ermes Ronchi (Servo di Maria) scrive:COME UN GIRASOLEIl fiore che preferisco è il girasole. Mi piace la fiamma gialla dei suoi peta-li, dove si condensa la luce; sembrano

i raggi di un ostensorio attorno allo scrigno, al tabernacolo dei cento semi. Mi piace l’arroganza dello stelo dritto e robusto, la danza immobile della sua corolla, il peso del frutto che ne fa recli-nare il capo sul seno della terra.Credo che tutto preghi nell’universo, tutto proteso verso Dio: i passi della luce, i cipressi della Toscana, i castagni e le viti delle mie colline: “Il giorno al giorno annuncia il messaggio di Dio, la notte alla notte. Gli alberi della foresta ne modulano il canto” (cfr. Sal 19).Ma tra tutte le creature, l’immagine più bella della preghiera è proprio il giraso-le: pregare è lasciarsi irradiare dal sole che è Dio; radicarsi con salde radici nella terra e poi muovere verso il cielo.La preghiera non consiste nel dire pre-ghiere, ma è un tendere, con tutto me stesso, verso l’Oltre, verso l’Alto, spesso senza parole, come una pianta che ha sete.Questo accade quando entro in chiesa, sono alla presenza di Dio, e non mi vie-ne nulla da dirgli, nulla esce dal centro arido del cuore. Finisco per dedicar-gli il silenzio. Eppure qualcosa di me prega: prega il mio corpo, prega il mio tempo, ne faccio un piccolo tappeto di minuti, una passatoia di istanti senza parole che stendo davanti ai passi del Signore che viene sempre in me.Girasole della preghiera muta. Umile preghiera dello stare lì, delle ginoc-chia piegate, di tutte le distrazioni e

aNChe I FIoRICI PaRlaNo

DI DIo…

Il girasole

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Fior

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di nessuna formula. Guardo il giraso-le e capisco che non contano le parole, tanto il Signore le conosce tutte prima che salgano alle labbra. Conta il fatto che per un tempo io sto in faccia al mio sole, senza mettere nulla prima di Dio, senza anteporgli nessuno dei miei mil-le affari. Non so cosa dirgli, ma il mio corpo dice che per un tempo niente mi porta via da Dio. Muta dichiarazione d’amore: “Sto qui perché niente è più importante di te, Signore, almeno per un tempo, almeno per qualche minuto”.Girasole della preghiera passiva. Che non fa nulla se non esporsi alla luce, bere il blu del cielo e l’oro del sole, la-sciarsi amare. La forza non è in noi, la forza è nel sole, basta lasciarsi irradia-re, esporsi. Davanti al Crocifisso non si va per guardare il Crocifisso, ma per lasciarsi guardare da quel corpo dove l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili come l’amore.Girasole dell’amore passivo, che ac-coglie la luce e si trasforma: diventa specchio di cielo, immagine del sole, testimone che Dio c’è, che Dio è luce. E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce.Girasole del desiderio attivo. Pregare è diventare cercatore di sole, mendican-te del cielo. E’ sentire che la tua vita si muove al ritmo della luce: il grande viaggio del sole nel cielo si abbrevia sulla terra in piccoli movimenti, un fre-mito tra le piante dell’orto.E’ la grande storia di Dio: l’infinito che si fa piccolo, l’eterno che cammina fra le età dell’uomo.E’ la mia piccola storia, che così poco riesco e vivere, nella quale così poco ri-esco a realizzare del Vangelo. Eppure lo seguo, affascinato da qualcosa che Dio solo ha e nessun altro sa dare.

E poi viene la notte, quando il girasole abbassa la testa, in una sorta di piccola morte quotidiana, quando al tramonto diventa, da specchio di cielo, specchio d’ombra. E il peso della terra è più forte del peso della luce.Così accade per noi, quando l’attrazio-ne delle cose di terra conta più della seduzione del cielo. Ma poi ecco la pic-cola risurrezione quotidiana, quando il sole ritorna.Così mi sento quando prego: un gira-sole che come bussola e come risurre-zione ha la quotidiana seduzione del Cielo.Un uomo che ha strade nel sole. Un nomade cosmico, pellegrino dei cieli, piccolo cielo in cui spazia il Signore”

Dal libro: “Come un girasole” di Padre Ermes Ronchi

Termino con le parole di un canto: “Tu Sole vivo per me sei Signore, vita e ca-lore diffondi nei cuor… Tu sul cammi-no risplendi mio sole, luce ai miei passi ti voglio, Signor…”Buon Natale a tutti nella Luce del Si-gnore.

Elvira

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Solidarietà

Multumin din inimaqueste parole di ringraziamento sono rivolte al parroco don Stefano, ai coor-dinatori del gruppo Giovani dell’ora-torio di Dro, Ceniga e Drena e a tutti i ragazzi coinvolti nel progetto, per la loro preziosa collaborazione.

Una corsa, una minestra calda e un pane per tutti i giorni dell’anno

I pasti vengono preparati nella cuci-na della Casa di Riposo a Gheraiesti, gestita dalla Caritas. La cuoca riempe ogni giorno i contenitori con la mi-nestra calda, a volte aggiunge delle polpette di carne e affianca un grande pane.Poi i volontari con le macchine inizia-no il loro giro. Un giorno mi unisco anch’io e con Bogolam e Petronela an-diamo in città. Alcuni assistiti vivono in appartamenti fatiscenti e in “bloc-chi” anonimi. Poi il giro continua nella periferia di Roman. Arriviamo in aperta campagna dove la strada è di terra battuta. Piove! E’ tutto un pantano. Maria ci aspetta nella sua povera casa. La cucina è anche la sua camera. La troviamo distesa sul letto. E’ molto robusta. Ha tanti vestiti addosso e tiene un fazzoletto in testa. Attaccata al letto, un tavolino con sopra un piccolo gas. Petronela, la volontaria, versa la minestra in un pentolino, lascia il pane e la banana e riprende il conte-nitore per riportarlo alla Mensa. Maria ci accenna un sorriso un po’ sofferente,

è di poche parole ma il ringraziamen-to è caloroso! Mi prende un nodo alla gola: come vorrei aiutarla di più. Le ho promesso che tornerò ancora. Poi il giro prosegue: altri anziani, altri am-malati, altre mamme giovani con i loro bambini appresso. Per loro ci saranno ancora tanti pasti in futuro e questo grazie anche al sostanzioso contributo che la Cassa Rurale ha donato per que-sto progetto. Pure la Coop ha dimostrato sensibilità verso questa realtà di bisogno. Infatti sabato 12 ottobre c’è stata la “Raccol-ta alimentare”. Era presente il gruppo Alpini di Dro alcuni volontari per il trasporto e alcuni giovani per la distri-buzione delle borse e dei volantini. La raccolta è stata particolarmente abbon-dante! In questi giorni è partito il ca-mion per la Romania, organizzato dai Padri Verbiti del Varone (la loro dispo-nibilità dura ormai da 12 anni).

Va anche a loro la riconoscenza: da don Giorgio March, a Padre Franco, a pa-dre Vivian, a Gianni e ad altri volontari che vengono fino a casa mia! Quintali e quintali di pasta, riso, passata di pomo-doro e ancora... per tutta questa “bene-detta Provvidenza” un grazie sincero va agli insegnanti e ai bambini della scuo-la Primaria di Dro che hanno accolto il mio invito, e hanno dimostrato grande sensibilità.

Insieme con gli alimenti partiranno anche molti scatoloni: indumenti in-vernali per bambini e adulti, coperte,

Multumin din inima! (Grazie con il cuore!)

Aprile 2013la corsa “dal Doss al Doss” è iniziata a Dro ai piedi del colle di S.Abbondio, ma la sua solidarietà ha raggiunto un traguardo particolare: quello della condivi-sione con i poveri della Mensa della Caritas di Roman.

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giochi... e i regali per Natale per tante famiglie bisognose. Anche per Traian invierò un dono: un paio di scarpe da ginnastica n.44. Traian è un ragazzo molto alto! La Scuola Speciale è la sua casa. E’ arrivato lì che era bambino. Ha frequentato la scuola facendo clas-si della prima alla decima. E poi? La scuola professionale era troppo difficile per lui, ritornare in famiglia non poteva perché non ha nessuno. Con il consen-so del direttore ha provato a rimanere ed aiutare in altri servizi dell’orfano-trofio. Ha dimostrato una tale serietà ed impegno che ora tutti lo rispettano. Quando, durante la mia permanenza programmo una visita alla scuola, lui mi è sempre vicino e mi aiuta molto. (E’ piu’ sensibile di certi assistenti)I regali faranno brillare gli occhi a...Mi sembra già di vederli tutti quei bambini del paese di Taràta raduna-ti nella sala parrocchiale dal giovane sacerdote don Daniel, che ricevono la maglietta della ciclistica! Al centro Maternale di Turturesti arriveranno in-dumenti, giocattoli e pannolini lavabili. Molto preziosi per quei piccoli.

Multumin din inimaa Dino, direttore della biblioteca comu-

nale di Dro e ai suoi collaboratori per la bella e preziosa iniziativa della raccolta di giocattoli sotto l’albero di Natale che si ripete ormai da alcuni anni. Giocat-toli vecchi e nuovi hanno già rallegrato tante scuole e tanti orfanotrofi, tante famiglie numerose... I bambini di Dro e di Pietramurata, sostenuti dai loro insegnanti, dimostrano ogni volta una grande solidarietà verso i bambini più sfortunati di loro! Pensando a Joana, una bambina di 6 anni che dovrà es-sere operata per aiutarla a camminare, ricordando Ana, Andrela, Diana, Ghe-orghe... ho organizzato un mercatino della solidarietà all’oratorio durante la cena per tutti i volontari, operatori e collaboratori della Residenza Molino.

Multumin din inimaalla Presidente Carla, alla direttrice Anita, e a tutto il Consiglio d’Ammi-nistrazione per la loro generosa dispo-nibilità. E poi all’animatore Bruno e a tutte quelle care persone che con i loro “lavoretti” di cucito, maglia, uncinetto e legno hanno arricchito il mercatino. La solidarietà quella sera è stata grande.E sono sicura che continuerà ancora!

Bruna Bortolotti

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Tema del Grest di quest’anno è stata l’Acqua. Due settimane di divertimen-to e amicizia hanno arricchito i tre mesi di vacanza estive. Dalle ore 14 alle ore 18 del pomeriggio i ragazzi hanno con-diviso momenti di preghiera, di rifles-sione e di svago. Gli animatori si sono impegnati rendendo le due settimane uniche! Il pomeriggio cominciava con l’animazione (balli, canzoni ecc.), pro-seguiva con un approfondimento del tema tramite slide PowerPoint (l’acqua come bene, l’acqua come male, ecc.), la preghiera per arrivare al momento più atteso: il film. Verso le 15 del pomerig-gio i bambini ed i ragazzi si dividevano per età svolgendo lavoretti ed attivi-tà ricreative, seguiva una pausa per la merenda e poi circa un’ora e mezza di attività sportiva a scelta.Per i bambini ed i ragazzi animati il Grest diventa una possibilità per cre-scere e divertirsi stringendo legami e confrontandosi con adulti e ragaz-zi mentre, per gli animatori, giovani e adulti, rappresenta la possibilità di mettersi in gioco facendo squadra e collaborando, ognuno nel suo piccolo.

Il senso di responsabilità verso i bambi-ni viene ripagato dai loro sorrisi e dalla fiducia che rivolgono agli animatori.Per concludere invito tutti a partecipa-re il prossimo anno.

Daphne

Grest

A tutto Grest!

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spazio compitiTerminata la scuola, si sa, ci sono si tre mesi di meritato riposo, ma anche i compiti da fare, che talvolta sono vera-mente molti. Anche l’estate scorsa è sta-ta offerta ai bambini delle elementari e ai ragazzi della prima media l’opportu-nità di fare tali compiti in compagnia, per quattro settimane, aiutati da noi animatori. Le prime due settimane di spazio compiti sono cominciate quando tutti eravamo freschi freschi di scuola: le ultime due settimane di giugno dalle 10 alle 12. Eravamo 15 ragazzi, 3 adulti e una ventina di bambini da aiutare. ll secondo periodo è coinciso con le set-timane di grest: le ultime due di luglio. Anche in questo caso i compiti erano

svolti dalle 10 alle 12, ma a seguire c’e-ra il pranzo per tutti quelli che poi si sarebbero fermati all’oratorio anche il pomeriggio per il grest. I bambini che hanno usufruito di questo servizio sono stati più di 70!!! In questo periodo in particolare si è vista la voglia di noi gio-vani di aiutare gli altri: eravamo in 25, una ventina dei quali hanno dato la loro disponibilità per l’intera giornata, en-trambe le settimane. Gli adulti erano 6, più quattro cuochi che si sono alternati nelle due settimane. È stata veramente una bella esperienza che ci ha fatti cre-scere. Tuttavia ci sentiamo in dovere di scusarci con i genitori dei bambini per gli eventuali errori nei compiti, perché

i bambini erano tanti e non sempre era facile controllare a tutti ogni singolo esercizio.

Un grazie di cuore a tutti coloro che ci han-no dato fiducia!

I giovanidello “Spazio Compiti”

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Ti proponiamo un veloce e simpatico test per scoprire come noi ragazzi e ragazze viviamo l’Oratorio. Ti invitiamo a rispondere alle seguenti domande scegliendo una delle risposte che credi più corretta. In base poi alla maggioranza della lettera scelta vai a pagina seguente per leggere il profilo corrispondente.

1. Cos’è l’oratorio?

A. E’ una grande casa che da la possibilità ai giovani di vivere momenti di divertimento e di crescita insieme.B. Una struttura non solo per adulti e anziani.C. Un insieme di spazi chiusi e aperti dove poter giocare, incontrare nuovi amici e animare altri ragazzi.D. Un punto d’incontro per condividere momenti semplici, realizzare ed organizzare qualcosa per la comunità senza annoiarsi mai!

2. Perchè scegliere l’oratorio e non...

A. Perchè trovi persone a cui piace trascorrere del tempo con te, perchè sei tu, così come sei.B. Perchè la fantasia è alla base di ogni nostra attività.C. Perchè ci divertiamo a colorare, ritagliare ed organizzare insieme qualcosa, perchè insieme è più bello.D. Perchè è possibile proporre un sacco di attività sia per divertirsi sia per fare del bene.

3. a chi è aperto l’oratorio?

A. A tutti coloro che vogliono mettersi in gioco e vivere questo fantastico clima di amicizia.B. Ai bambini, alle famiglie, agli adulti e agli anziani che vogliono trascorre del tempo insieme.C. A coloro che vogliono mettere a disposizione il proprio tempo, le proprie capacità per lasciare un segno positivo.D. A noi giovani

4. a quale evento si riferiscono queste due immagini?

CONOSCIIL NOSTRO ORATORIO?teSt

Spazio Giovani

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A. Una giornata organizzata dalla pastorale giovanile, al PalatrentoB. Una grande Festa per Adolescenti C. Sabato 18 ottobre 2013D. L’incontro per ragazzi e ragazze di tutta la nostra diocesi

5. l’immagine che vedi qui sottoin quale evento pensi possa essere stata scattata?

A. Prove all’oratorio di un balloB. Giornata d’animazione CircOratorioC. CarnevaleD. Spettacolo circense

6. In che giorno e in quale orario ci ritroviamo all’oratorio?

A. Vari giorni della settimanaB. Ogni domenica pomeriggioC. Durante la SS. Messa della domenica alle ore 18.00D. Sabato sera ore 20.30

7. Quali attività pensi facciamo?

A. Giornate d’animazioneB. Pasta party e CioccopomeriggioC. Proiezione film e realizzazione presepeD. Giochi, balli e bans

a pag. 52 seguono i profili...

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CONOSCIIL NOSTRO ORATORIO?TEST

CONOSCIIL NOSTRO ORATORIO?TEST

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Maggioranza risposte A:ti senti anche tu giovane. Ti piace come a noi stare in compagnia e hai la nostra stessa voglia di fare e di metterti in gioco.Anche per te c’è spazio all’oratorio che aspetti?In realtà...

Maggioranza risposte B:hai tanta fantasia come noi. Credi che l’Oratorio sia uno spazio aperto non solo per le persone più grandi e dove si possono organizzare non le solite cose, ma delle fantastiche giornate d’animazione. Che aspetti? L’Oratorio è aperto anche a te!In realtà...

Maggioranza risposte C:ti piace, come a noi, conoscere e fare nuove amicizie. Credi sia importante mettersi a disposizione per gli altri, condividere momenti di divertimento ma anche momenti di riflessione. Allora che aspetti? C’è posto anche per te!In realtà...

Maggioranza risposte D:credi, come noi che il divertimento sia importante, ma che si raggiunga facendo cose semplici come bans o giochi. Non trascuri, però, il fatto che sia importante fare qualcosa per gli altri. Che aspetti? L’Oratorio è aperto anche a te!In realtà...

...tutte le risposte sono corrette, perchè l’Oratorio ha veramente tante sfaccettature. Solo vivendolo si può capire quante opportunità può offrire, quanti momenti di divertimento si possono trascorre, quanti amici si possono conoscere, quante attività si possono fare, quanto si può crescere e quante cose si possono fare per se stessi e per gli altri, ma siamo noi l’Oratorio, noi ne siamo il cuore, noi lo possiamo fare vivere!

L’Oratorio è aperto!!! Noi giovani dalla 3° media in su ci ritroviamo OGNI DOMENICA!!! Per seguirci trovi tutte le info al sitowww.giovanioratoriodrodrena.it

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Hockety Pockety … Dro!Questo è stato il nostro motto del cam-peggio 2013.Un viaggio con il ragazzino Semola attraverso la foresta tenebrosa, il com-battimento tra cavalieri coraggiosi, l’in-contro con Mago Merlino e l’estrazio-ne della spada dalla roccia, nel meravi-glioso castello di Arsio in Val di Non.Ma il campeggio, oltre ad essere espe-rienza, canti in compagnia e attività va-rie, è qualcosa di più …I ragazzi si ricordano i verdi prati, le ca-scate che mostrano i colori dell’arcoba-leno con il riflesso del sole, l’emozione di passare attraverso le rocce di un buio e freddo canyon preoccupati di rivedere uscirne don Stefano sano e salvo.Il campeggio è l’abbuffarsi delle lec-cornie che preparano i cuochi, sono i calzini puzzolenti dell’amico che non li cambia da una settimana, i pantaloni rotti scendendo da un prato, mutande e canottiere non proprie che le mamme poi ritroveranno nelle valigie.Sono le mele rubate dalle campagne e

le conseguenti corse mattutine intorno al campo, i lunghi preparativi, il gel e il trucco per la discoteca.Insomma campeggio vuol dire giochi, sorrisi e pianti di chi non vorrebbe più tornare a casa.

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Campeggio elementari Arsio 2013

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Tutto iniziò in una magnifica mattina di agosto, quando fui svegliata all’im-provviso da schiamazzi e macchine che strombazzavano.- Ma cos’è tutto questo trambusto? - mi chiesi affacciandomi dal mio nido preferito nel sottotetto.Un branco di ragazzi, con delle valigie enormi, scendevano dalle automobili.- Dei nuovi ospiti? - mi domandai per-plessa. Gli ultimi se ne erano andati solo la sera prima e avevo creduto di poter avere un po’ di pace.Nel primo pomeriggio, finalmente, i mezzi di locomozione lasciarono libe-ro il campo da calcio, e io pensai che il peggio era passato; ma non appena mi accomodai tutta accoccolata nel mio nido, per il riposino pomeridiano, ven-ni disturbata da una musica assordan-te. I cuccioli umani stavano danzando in cerchio come se li avesse punti uno sciame d’api!Visto che tutti erano impegnati all’e-sterno, decisi di fare un giretto d’i-spezione. Iniziai dal secondo piano, le

stanze dove avevano dormito gli ospiti precedenti erano state modificate, i letti erano spostati.  Nel camerone centrale contai ventidue materassi.Tutti erano addobbati di cuscini con federe vivaci e sacco a pelo coordinati. Ai piedi di ognuno c’erano un borsone o una valigia. Mi sembrò di essere entra-ta nella ca-setta dei nani di Biancaneve. Peccato che non ci fossero gli uccel-lini e i coniglietti a pulire e mettere in ordine: dopo solo due giorni, infatti, il came-rone sembrava il bazar della fiaba di Alì Babà dopo il passaggio dei quaranta ladroni.Continuai la mia ispe-zioni e mi diressi nella

La Scoiattolina di Arsio racconta...

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stanza che mi interessava di più: la cu-cina.Sbirciai dalla fessura sotto la porta e vidi tre cuoche che si davano da fare per impartire ordini a un povero mozzo il quale cercava di sistemare la dispensa come meglio poteva.C’era di tutto: farina, zucchero, pasta, latte in abbondanza, vasi di marmel-lata, verdura e frutta fresche: era come essere in paradiso!In quel momento immaginai che sarei riuscita a concedermi lauti banchetti, tuttavia ben presto mi accorsi che non sarebbe rimasto granché per me. Nelle pentole, a ogni pasto, c’era una quantità di cibo tale che a me sarebbe bastato per anni, ma i famelici ragazzi spaz-zolavano tutto leccandosi i baffi sod-disfatti. Erano così voraci che a metà settimana arrivarono altri due aiuti per la cucina.Avere dei coinquilini così numerosi e rumorosi non mi ha mai fatto par-ticolarmente felice, ma quella flotta di entusiasmo e allegria mi rese i ragazzi subito simpatici.Facevano delle cose strane, raccontava-no la storia di una certa scuola di Sher-lok Olmes, e gli animatori continuava-no a dire che li avrebbero trasformati in detective!- Che fantasia i giovani d’oggi! - mi ri-petevo ogni vola che li spiavo, mentre si dividevano per parlare nei gruppi di lavoro.E fu così, sbirciando qua e là, che mi accorsi che era proprio vero. Non sa-rebbero certo diventati dei veri detecti-ve, ma ogni volta sembravano scoprire cose nuove: l’importanza della diversità e dell’accettazione degli altri cercan-do di guardare con gli occhi del cuore, senza giudicare; l’importanza di essere sempre sé stessi, senza cadere nel con-

formismo e nell’emulazione degli altri; il valore della corresponsabilità nelle cose che si fanno assieme agli altri e l’importanza di assumersi la propria; che cosa significa essere alla ricerca di Dio e come e se loro lo cercano e lo incontrano nella loro vita. Capirono, con l’aiuto della loro grande guida, qual era il mandato che veniva loro affida-to, quello di essere dei veri testimoni di quanto Dio fa per noi e di quanto ci ama.Ogni tanto mi lasciarono godere della colonia vuota, al mattino partivano con gli zaini in spalla, carichi di panini, e tornavano nel pomeriggio raccontan-dosi quanto era stato bello passeggiare in montagna. Dai commenti che perce-pii, la gita di maggior successo fu quella al lago Smeraldo. Quella volta fecero la visita al canyon di Fondo, un profondo orrido da percorrere su delle passerel-le a sbalzo sul rio che scorre vorticoso centinaia di metri sotto. Videro stalag-miti, stalattiti, cascate improvvise e fos-sili sentendosi anche in quell’occasione dei detective alla scoperta dei segreti delle caverne.Poi, un giorno, mi accorsi di un fer-mento, se possibile, ancora maggiore. Tutti stavano preparando gli zaini e, cosa strana, stavano impacchettando anche i sacchi a pelo. La curiosità, si sa, è femmina, e io certo non potevo rimanerne incolume. Non ci pensai un minuto e saltai nel più grande zaino che trovai. Scoprii più tardi che era il bagaglio dell’umano capo del gruppo, lo chiamavano don Stefano. Ispirava fiducia così grande e imponente qua-le era; a dir la verità mi faceva anche un pò di paura perchè era un pochino burbero, ma essendoci stata a contatto un bel pò, ormai sapevo che era tutta facciata, sgridava quando c’era biso-

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gno, ma subito si voltava col sorrisone sul viso. Dentro lo zaino c’era ancora un angolino libero, dove mi sistemai. Viaggiammo in mezzo ai boschi fino a mezzogiorno, quando la compagnia si fermò sulle rive del laghetto di S. Ma-ria. Poi, ripreso il cammino dopo qual-che ora, ci accampammo in una baita in mezzo a una radura del bosco. Avreste dovuto vedere come dormivano sfiniti e tranquilli, tutti addossati uno all’altro. Settanta ragazzi che russano e parlano nel sonno sono già uno spettacolo di loro, ma pensate a centoquaranta cal-zini, provati da ore di cammino, che atmosfera creano!L’esperienza fu fantastica, non avrei mai pensato che mi sarei divertita tan-to assieme a loro, in trasferta. La sera facemmo un bel falò che riscaldò tutti quanti prima di andare a nanna.Se ci ripenso mi viene ancora un po’ di nostalgia. Sì, perché, come avrete capi-to, poi mi ci affezionai a quei ragazzi. Erano sempre allegri e scoppiettanti, pieni di energia e voglia di fare. A par-te la sera del ritorno dalla gita in bai-ta, quando alcuni si addormentarono mentre guardavano un film tutti insie-me. Quella sera erano davvero troppo stanchi per giocare e fare rumore, ma non si lasciarono certo scoraggiare. Già il giorno seguente, dopo una bella dor-mita, ritrovate le forze, erano di nuo-vo allegri e vivaci. Tanto che una sera mi tennero sveglia fino a tardi, perché - valli a capire come si divertono - ave-vano organizzato un gioco da fare di notte, al buio, con l’unico ausilio delle torce. C’erano ragazzi ovunque e gli animatori che tendevano loro degli ag-guati per spaventarli nel buio. Mi han-no quasi fatta morire di paura, ma alla fine del gioco ci fu una bella ricompen-sa per tutti, il budino, e anch’io riuscii a

guadagnarmene un po’, leccando qual-che ciotola dimenticata in terra.Non feci in tempo ad abituarmi alla loro sveglia con la musica e i balli, alle   preghiere cantate prima dei pa-sti, alla band che a volte si esibiva con batteria, basso e chitarra elettrica, che fu già ora di salutarli. Nemmeno mi accorsi che era già trascorsa una setti-mana, una delle settimane più intense, divertenti e interessanti che avessi mai trascorso. Devo ammettere che mi è scesa una lacrimuccia, quando tutti sono ripartiti, e io sono rimasta qui, sola soletta. Ma sono comunque felice, perché alla loro partenza erano tristi, sarebbero voluti rimanere. Li ho sentiti darsi appuntamento al prossimo anno, e quindi mi sono rallegrata anch’io per-ché so che l’anno prossimo torneranno con il loro entusiasmo e tanta voglia di stare insieme. Grazie ragazzi, vi aspet-to, alla prossima estate!Adesso non mi resta che svernare nel mio nido sgranocchiando un po’ delle caramelle e delle noccioline che ho tro-vato sparse qua e là, dimenticate sotto i letti. Mi crogiolo nel mio letargo aspet-tando che arrivi l’estate che riporterà i miei nuovi amici!!!

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Ricordi

Nel mese di maggio la “nostra Lida”, ancora in giovane età e dopo un perio-do di malattia, ci ha lasciato.A lei piaceva essere chiamala la “nostra Lida”, perché lo era veramente.Persona laboriosa, affidabile, disponibi-le, è sempre stata ben voluta all’Ospe-dale S. Chiara di Trento dove ha pre-stato la sua opera e dove ancora oggi la ricordano con stima e affetto.I suoi due grandi obiettivi sono stati la famiglie e la comunità.Ha assistito per lunghi anni il padre ammalato, donandogli un vero affetto figliale.Alla sua famiglia, marito e figli, ha de-dicato tutta la sua vita, senza limiti di amore, tempo e lavoro.Nella piccola comunità del Luch, dove viveva, ha aiutato tanti anziani. Andava a visitarli, contribuiva a farli incontrare, li teneva informati sugli appuntamenti.Accoglieva quelli che arrivavano in villeggiatura e si preoccupava che si trovassero bene e che stringessero ami-cizie.

Era una persona riservata, parlava poco ma ti sapeva ascoltare e consigliare.Lida aveva grande simpatia per i bam-bini: dove c’era un bambino da accudire lei era presente con fare materno, un bel sorriso e tanta voglia di rendersi utile.Credo che Lida sia stata fedele al Van-gelo e lo abbia ben messo in pratica, non senza sacrificio, ma con una forte e incrollabile fede.Lida, imitarti sarà difficile, ma con il tuo aiuto ci vogliamo provare.Grazie,

Giovanna

Il ricordo

“la nostra Lida Chiarani”

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La comunità del Luch ha salutato, sa-bato 9 novembre, nella Chiesa Parroc-chiale di Drena, la sorella Ilda Bombar-delli, di 85 anni, chiamata alla casa del Padre.Ilda era nata e vissuta al Luch, dove ha trascorso la sua vita con il marito e i figli, e dove ha prestato la sua opera di solidarietà verso tutti.Era una persona semplice, umile, gene-rosa, riservata e soprattutto segreta.Nella sua lunga vita ha assistito tanti ammalati e quando le persone moriva-no in casa era lei ad assisterle e affidar-le al Signore con le sue preghiere, ed a portare il primo conforto ai familiari.Le sue mani non erano mai ferme: amava cucinare non solo per la sua fa-miglia ma anche per qualche famiglia in difficoltà, sempre nella riservatezza.Quando riposava ricamava ed era mol-to brava e precisa: i lavori realizzati li dava in beneficienza.Aveva grande predilezione per i bam-bini, sapeva stare con loro e farsi ben volere.

E’ stata catechista a Drena (la prima catechista!) per molti anni, svolgendo il suo “lavoro” con dedizione, pazienza, iniziativa, non senza sacrificio.Quando Sua Eccellenza mons. Sartori, Arcivescovo di Trento, visitando i bam-bini della scuola di Drena, l’ha voluta conoscere e ringraziare personalmente, lei timidamente ha risposto: “cerco di fare del mio meglio”.Tutta la sua vita è stata caratterizzata da una grande fede che lei ha sempre alimentato con la preghiera personale e comunitaria.Per tutto questo penso che il Signore l’abbia accolta in Paradiso con le parole del Vangelo di Giovanni: “vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”.Con riconoscenza,

Giovanna

Solidarietà verso tutti

il ricordo di Ilda bombardelli

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A Dro in Via Molino 4 abita Valeria Bortolotti vedova Santoni. Quando entri nella sua casa, subito ti trovi in mezzo a tanti quadri, uno più bello dell’altro!Valeria è una nonnina minuta ed ar-zilla. Il suo viso suscita un’immediata simpatia per i suoi occhi vivaci, per il suo sorriso schietto e per quel suo par-lare un po’ in italiano e un po’ in dia-letto. E la sua mente? E’ attiva più che mai. Nel suo raccontare ti dice le date esatte di tante circostanze lieti e tristi della sua lunga vita. Per conoscerla meglio l’abbiamo intervistata.

“Valeria cosa ricordè de quando ere picola?“Sono nata a Drena il 22 novembre del 1922. I miei genitori si chiamava-no Giovanni Bortolotti e Teresa Tur-rina. La mia mamma veniva da Vigo Cavedine e aveva come soprannome “i chitari”. Nella mia famiglia comincia-rono presto le lacrime! La prima figlia Valeria Luigia muore cadendo dal car-ro. Il dolore è così grande per il papà

che decide di partire per l’America. Va nel Montana dove fonda un’impresa che fa strade. Rimane lì fino al 1922. Ritornato a Drena oltre al suo lavoro, dedica tanto tempo a una sua grande passione: la musica. Dopo aver impa-rato a suonare il pianoforte dal mae-stro Travaglia, offre il suo servizio alla comunità. Suona l’armonium in chie-sa. Suona anche a scuola e nel teatro quando c’erano delle feste particola-ri. E poi diventa maestro della banda. Il coro parrocchiale era diretto da un vecchietto di nome Davide. La sua fio-la Maria era la nostra corista durante il mese di maggio. Ricordo ancora: dai cori angelici… e noi ragazze facevamo la seconda voce. Era brava… me la ri-cordo… ghe digo su sempre le orazion anca ades”.

“Valeria ve ricordè quando se caminai da Drena”?“Nel novembre del 1939 siamo ve-nuti a Dro e siamo andati in località Filanda a fare i coloni ai signori An-

la PaSSIoNe PeR la PIttURa NoN ha età!

Valeria Bortolotti originaria di Drena

alessia e Bruna

Valeria fra i suoi quadri Ceniga

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gelini che abitavano in Via Roma. Il mio papà però non abbandonò i suoi impegni musicali. Quando c’e-rano le prove di banda, la sera anche se era stanco, andava a Drena a pie-di, estate e inverno. Ci andava anche ogni Domenica per suonare in chiesa. Alla Filanda quanto lavoro, quante fatiche! In campagna e con le bestie. Al 4 gennaio 1947 mi sono sposata con Valerio Santoni. Era del 1911, aveva tanti anni più di me.Era partito giovane per fare il militare ed è tornato che aveva trentasei anni! E’ stato anche in Africa, in Abissinia. E’ tornato che era “n’ por laor” magro, sarà stato trentasei chili!

“Cosa ricordi Valeria del tempo del fasci-smo?”“Ricordo che mia mamma era molto contrariata perché doveva pagare una tassa anche per il pianoforte e scrisse una lettera a Mussolini.Ricordo i saggi di ginnastica: un due, un due… Mio fratello Gino lo mandarono a fare il militare a Trapani! La mia mamma continuava a piangere…Un frate, venuto in Filanda per la que-stua la consolava… Per fortuna che lag-giù ha incontrato un giovane di Drena che faceva il militare ad Agrigento! Quante vicende nella vita!

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Chiesa S. antonio Dro e prugni in fiore

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“Ma voi Valeria, quando avè cominzià a dipinger?”Da piccola, a scuola la mia maestra Fani Bombardelli (ora a Drena vive ancora la sua nipote Miriam) ci inse-gnava tante cose, era molto brava. Ri-cordo che vicino ad un elaborato o a un compito di matematica ci faceva dise-gnare una ghirlandina di fiori. Erano quelli i miei disegni da bambina. Poi… La Marta, una delle figlie, l’era a Ro-vereto a imparar la maestra d’asilo e portava a casa dei disegni così belli che mi restavo encantà a vederli. Mi è ve-nuta una grande voglia di imparare a dipingere. Sono andata al tabacchino da Paolo Naimor a comperarmi i fasci-coli dell’Enciclopedia dell’Arte. E poi piano piano ho cominciato…. Mi piac-ciono i paesaggi, i fiori, gli uccellini, la frutta. Guarda….”

Valeria apre un grande cassetto in sala e saltano fuori disegni di ogni tipo! Andiamo nella cameretta e sopra l’ar-madio c’è una borsa piena di disegni. La meraviglia abbonda… Poi tornia-mo in cucina e sul tavolo cosa vedi? Un piatto con la frutta? Eh no, Valeria tie-ne sempre lì, a portata di mano la sua scatola di colori per quando le viene “l’ispirazion”! Ora dice, “non ho tem-po , perché sono occupata a preparare i regali di Natale. Farò, come ho sempre

fatto ogni anno, un maglione per tutti i miei nipoti”. La vitalità è di misura extra-large! Prima di salutarmi mi ricorda un’ora-zione antica che recitava a Drena in-sieme con la sua amica Marta prima di andare a dormire:Croce Santa, Croce degna Dio mi salva, Dio m’insegna per prendere una buona viae per salvar l ’anima mia nel dì e nela not,nel punto dela me mortvado in letto e son sicurade levar in grazia di Dioe domandar: Confession, Comunion,Oio Sant e la compagniade lo Spirito Sant”.

Cara Valeria, grazie per la tua bella testimonianza! Ora che l’intervista è terminata, aspettiamo la bella stagione per vederti in giardino a curare i tuoi amati fiori!

Madonna con bambino, particolare Piazza di Dro

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LE PIGOTE

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Viste lì en de la borsa,senza na decoraziom,mi me ciapa en po d’angoscia,de sicur le fa empresiom!Tuti quei corpeti nudi,senza gnanca en toc de maia,trate una sora l ’altra per i morti de na guera.Ma da na roba che par bruta,pol vegnir na roba bela.

Fati i oci e po’ i caveie i vestiti fim ai pei,quel che sembrava na straneza,ades l ’è na bambola de peza!Le Pigote le è così,fate a tochi da pu mam,e se te poi comprarne una te farai na roba bela;tuti ensema aiuterem i puteloti de sta tera.

Anche quest’anno le Donne Rurali di Dro e Ceniga, con la loro delegata Pierina, hanno realizzato ben 100 pigotte (bambole di pezza) per sostenere l’UNICEF, e cosi aiutare tanti bambini nel mondo.

Cogliamo l’occasione per ringraziare Pierina per i suoi dieci anni di delegata, e per congratularci con lei e Gabriele per il loro 50° anniversario di matrimonio, auguriamo a loro ancora tanti anni sereni e ricchi di gioie. La comunità di Ceniga

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Tradizioni

Quest’anno la rievocazione storica del “Voto di S.Abbondio o dei 12 sabati” è arrivata alla sua 20a edizione. Un’edi-zione importate nella quale si è voluto dare maggiore risalto al momento della sottoscrizione del Voto che si è tenuto, diversamente dagli anni precedenti, nel giorno di domenica nella chiesetta di S.Abbondio. Un momento questo nel quale tutta la comunità rievoca un le-game con la storia, con le proprie tradi-zioni e con la devozione ai nostri Santi Patroni.

La manifestazione, come ogni anno, è stata organizzata dal Circolo Culturale Amici dell’Oratorio e la sua prima edi-zione si è tenuta appunto 20 anni fa nel maggio del 1994. La prima edizione fu possibile grazie all’instancabile opera della maestra Paolina Leoni e al coin-

volgimento di numerose sarte casalin-ghe che dedicarono molte delle proprie serate al taglio e al confezionamento dei vestiti d’epoca seicentesca. Come stoffe furono utilizzati i tessuti più vari: tele provenienti da vecchi tappeti, tap-pezzerie di divani, panni di asciugama-ni e vecchi vestiti. Indimenticabile nelle prime edizioni è anche il “carro degli appestati”. Il carro era trainato da cavalli e percorreva le vie di Dro, che nell’occasione erano senza illuminazione, mentre alcuni bambini vestiti di teli bianchi giacevano sul car-ro immobili come morti. Il corteo era preceduto da alcune fiaccole e da un tamburo, che con un battito sordo ne annunciava il triste passaggio.

La manifestazione negli anni è poi cresciuta: con la creazione del gruppo

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Voto di S. Abbondio o dei 12 sabati

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Locandina dell’edizione 1994

Nella pagina accanto immaginedella partenza dal capitello delle Guardiea Ceniga 1994

Tamburi S.Abbondio su iniziativa dei giovani dell’associazione; con la ri-produzione di vestiti d’epoca seicente-sca basati su ricerche storiche accurate; con il percorso eno-gastronomico tra i “porteghi” del paese di Dro e con la partecipazioni di gruppi e compagnie provenienti anche da altre provincie. Sbandieratori, circensi, mangiafuoco, musici, compagnie di spettacolo teatra-li, hanno animano ogni anno nell’ulti-mo week-end di maggio i centri storici di Dro e Ceniga. In questi ultimi anni anche il nostro gruppo di figuranti in costumi storici e il gruppo Tamburi S.Abbondio sono stati a sua volta richiesti a partecipare ad altre manifestazioni. Appuntamento fisso sono diventate, in giugno, le feste Vigiliane di Trento. Ultima uscita in ordine di tempo, questo novembre, è stata la partecipazione alla rievocazio-ne dei 400 anni dalla posa della prima pietra della chiesa Collegiata di Arco.

Per altre informazioni sulla manifesta-zione vi rimandiamo al bollettino di Pasqua 2013 e al sito internet

www.dodicisabati.it

Parrocchia “S. Martino”Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei LaghiIBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449

Parrocchia “Ss Pietro e Paolo”Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto gardaIBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548

Parrocchia “dell’Immacolata”Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto GardaIBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

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ah... me ricordo!

Ricordi

La nostra Prima Comunione,classe 1925 - 27 aprile 1933, Drena

La nostra Prima Comunione, 1934, Dro

Nel gruppo si riconosce Eno Bortolotti

Nel gruppo si riconosce Lino Tavernini

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don Stefano, padre tommaso e i consigli Pastoralidi Drena e Dro-Ceniga vi augurano un

Buon Natale

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Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli,Giovanna Gianordoli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni.

PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DROTel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: [email protected]

Stampa: Grafica 5, Arco

1° turno campeggioELEMENTARI, estate 2013

2° turno campeggioMEDIE, estate 2013