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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 59 Solstizio d’Inverno 2015 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista Stampato in proprio

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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 59 Solstizio d’Inverno 2015

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista

Stampato in proprio

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ORDINE MARTINISTAORDINE MARTINISTA

2Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

SOMMARIOSOMMARIO

ARTURUS - S:::G:::M::: - CHI SEI E SU QUALE SENTIERO CAMMINI - pag.3

ASAR - LA LUCE - pag.6

HASIDD - PREGHIERA E MEDITAZIONE - pag.8

MOSE’ - BUON NATALE E BUON SOLSTIZIO D’INVERNO - pag.12

OBEN - DISSERTAZIONI VARIE ANCHE IN CHIAVE ASTROLOGICA - pag.15

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CHI SEI E SU QUALE

SENTIERO CAMMINI

ARTURUS S:::I:::I:::S:::G:::M:::

Chi sei può non esserti chiaro, ma l’inevitabile sen-

sazione d’armonia o di disarmonia di ciò che pensicon quello che dici e che fai, ti qualifica con la tuacoscienza.

In questo strano e confuso periodo si può constatareche molti parlano e scrivono sul Martinismo ma, inol-tre, non pochi lo fanno anche ed indubbiamente, asproposito.Non è una cosa nuova. Lo stesso Gastone Ventura lorilevava tanti anni addietro e ciclicamente indirizzavalettere straordinarie a tutti i Martinisti d’Italia per por-tare la loro attenzione sulle distorsioni informativeche circolavano nel nostro paese ed in altre nazioni(ad esempio, è emblematica quella del 1971).Credo sia opportuno rammentare, ancora una volta,che il Martinismo, come forma strutturata, nacque nel1881, ad opera dell'esoterista francese Papus, al seco-lo Gérard Encausse, che fondò in Francia l'OrdineMartinista, dando vita, di fatto, a ciò che conosciamocome Martinismo e che con tale termine si identifica. In Italia la sua diffusione avvenne tramite un precisoincarico dato dallo stesso Papus a DustanoCancellieri (solo a lui e non ad altri; come si puòintuire, non è un particolare ininfluente per indivi-duare il ramo”legittimo” della trasmissione) di cui,come è noto, conserviamo in archivio la “bolla” ori-ginale che sancisce l’unicità e la continuità di quelloche si chiama semplicemente Ordine Martinista(quindi, senza alcun altro aggettivo). L'Ordine, dunque, si rifà non solo filosoficamente aSaint Martin, ma quest'ultimo non aveva strutturato ipropri discepoli secondo una struttura iniziatica cheassomigliasse ad un Ordine, bensì semplice-

mente come una sorta di "gruppo di amici",sparsi ovunque nel modo, con cui condivide-re la propria visione esoterica (influenzata

indubbiamente anche dagli insegnamenti dottrinali,teurgici, di Martinez de Pasqually), ma soprattuttomistica (le “visioni” di Jacob Böhme, ebbero un pesonotevole). Quindi, pur trasmettendo, tramite la sem-plice imposizione delle mani, il personale “contat-to/eredità” spirituale, non diede vita ad alcuna strut-tura che potesse essere individuata come Martinista eneppure codificò alcun metodo specifico; cosa che,dopo quasi un secolo, fece invece Papus, il quale scri-veva nelle dichiarazioni costitutive del 1881:“L’Ordine è essenzialmente spiritualista, combattecon tutte le sue forze l’ateismo ed il materialismo; incollegamento con tutte le altre fratellanze iniziatiche,combatte l’ignoranza e dà al simbolismo la grandissi-ma importanza che gli compete in tutte le serie ini-ziazioni”.Aldebaran ci ricorda che: ….tali dichiarazioni furonoconfermate in Italia nel 1923, quando il GranConsiglio italico, sette anni dopo la morte di Papus,si staccò dal tronco francese che, in quel periodo,aveva fatto del Martinismo un’appendice paramasso-nica della chiesa gnostica, con rituali pressoché mas-sonici, e pretendeva, escludendo le donne dai gradi dipronazione, che tutti i Martinisti dovessero possedereil terzo grado muratorio. Diceva la comunicazioneufficiale del 5 maggio 1923: “L’Ordine Martinistanon è una Massoneria, non richiede alcun giuramen-to, non impone vincoli di specie alcuna. Le sue loggenon hanno il significato che intende la Massoneria; iliberi muratori di ogni Rito, possono iscriversiall’Ordine Martinista sicuri di rinforzare nello studioe nella meditazione dei simboli, la fede Massonica”.Tali dichiarazioni, sempre rispettate in Italia, furonoriconfermate nel 1945, all’uscita dalla clandestinitàdell’Ordine, e nel 1962 (11 dicembre) nel protocollodi unificazione degli Ordini Martinisti italiani, nelquale si riconosceva come unica e autentica filiazio-ne Martinista in Italia quella della GrandeMontagna.Inoltre noi abbiamo, come ogni Ordine, uno statuto il

cui primo articolo recita: “L’Ordine Mar-

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tinista è una libera associazione di Uomini didesiderio i quali si propongono lo studio deirapporti tra Dio, l’uomo e la natura, e siimpegnano ad usare a fine di bene il frutto della loroconoscenza”….A seguito di questo brevissimo promemoriastorico/culturale, credo possa essere gradito ricordareanche alcuni “doveri” di un “Martinista”, che se vera-mente tale, sentirà nell’intimità più profonda l’esi-genza di osservare quelle norme che promanano daisimboli principali dell’Ordine stesso: trilume,maschera, mantello, senza perdere di vista gli statutied i fondamenti sui quali si basa la disciplina di tuttii Martinisti che, solo attraverso la via del cuore,l’hanno forse compresa (non occorre certo ricordareche unicamente con la mente non si percorre alcunpasso su questa via; per tale motivo, inoltre, il subiresemplicemente delle iniziazioni, non è affatto sinoni-mo di rigenerazione evolutiva).Ad ogni modo, abbiamo purtroppo constatato in que-sti ultimi tempi ed in diversi ambiti, una strana “irre-quietezza” che sta pervadendo non pochi soggetti,che ci ha lasciato perplessi, sia riguardo la “genuini-tà” della loro iniziazione tradizionale, che della capa-cità di trarre quegli insegnamenti che sono indispen-sabili per raggiungere in successione la correttamessa in pratica della maschera e poi del mantello.Ovviamente, come ho già precisato più volte (ma nonlo faccio certo per primo) magari qualcuno, per erro-re suo (in buona fede o meno) o di qualche iniziatore,potrebbe essersi convinto di aver conquistatomaschera e mantello attraverso la trasmissione delgrado che questi simboli descrive.Con buona pace di tutti, è bene convincersi che si ètrattato di un errore. L’acquisizione, prima della “maschera”, poi del“mantello”, non dipende dalla trasmissione di ungrado, ma bensì dalla cosciente consapevolezza inte-riore di averli raggiunti, lungo la pesante strada dellostudio, della trasformazione della personalità checonsente di trarre dal proprio Io il germoglio del Sé,il quale in progressiva dominanza di un nuovo e rige-nerato stato dell’essere, porta a prendere diversacoscienza di ogni cosa ed a perdere ogni

interesse per quegli elementi di competizione“profana”, invece così cara a coloro che pri-vilegiano la via della controiniziazione.

Aldebaran non si stancava di ripetere (ed io, ovvia-mente in funzione dei riscontri derivati dalle persona-li esperienze, lo condivido pienamente): ….che l’ac-quisizione di un grado d’iniziazione non può essereconcessa da nessuno, ma si conquista da sé stessi.Consegue a ciò che i gradi concessi dagli iniziatorinon possono assolutamente rappresentare l’acquisi-zione di una maggior conoscenza e, quel che piùconta, di un avvicinamento alla realizzazione, masono soltanto un incarico gerarchico necessario percostruire la piramide di un Ordine iniziatico che pos-siede i poteri di trasmissione della via iniziatica tra-dizionale e che tale trasmissione deve effettuare permantenere la tradizione (in altre parole “perché lafiaccola non sia mai spenta”) indicando la via dellarealizzazione, ma che la realizzazione non può tra-smettere (ed è ovvio sia così, altrimenti l’Ordine nonsarebbe – come lo è – una organizzazione umana maqualcosa di soprannaturale) perché la realizzazione èuna cosa assolutamente personale. E chi dice il con-trario afferma il falso.Ovvio il dire che in una organizzazione come lanostra e cioè un Ordine iniziatico – i gradi che costi-tuiscono gli incarichi sono affidati – o almeno lodovrebbero essere - a chi ha dato dimostrazione diaver studiato e appreso le dottrine e la materia adat-te ad aprire la via della realizzazione, e di aver dimo-strato di aver ben compreso i tre fondamentali sim-boli dell’Ordine.Che quanto abbiamo detto risponda al vero è prova-to da un fatto certo: chi ha raggiunto la realizzazionenon ha più bisogno di insegnamenti o di guida, né diappartenere a cariche gerarchiche perché è al disopra di tutto ciò….

L’Ordine Martinista non è dunque una Massoneriaanche se alcune sue forme esteriori possono far ricor-dare quelle Massoniche che però, giusto per dissiparealcuni equivoci, sono state, per lo più, emulate dalleorganizzazioni cavalleresche o militari in genere, che,

a loro volta, avevano attinenza anche con

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diverse organizzazioni iniziatiche. Per tale motivo, il Martinismo, come Ordineiniziatico, si è richiamato alle organizzazionipiù antiche del suo tipo, e non a quelle Massoniche,come qualcuno vorrebbe far equivocare.L’ambito Martinista è quello ove sciarpe, gradi, cari-che tipiche di altre convenzioni sono dimenticate infunzione di una comunione di intenti spirituali chepromana dalla reale progressiva consapevolezza disentirsi in quella unità fraterna che si recita frequen-temente nei salmi, sempre meno influenzati da solle-citazioni profane, senza giri di tronchi, di borse, senzabalzelli da pagare, senza giuramenti restrittivi e/ointimidatori; insomma uomini che, provenendo damolteplici estrazioni (in ottemperanza alle direttiveche abbiamo ricevuto e convintamente applicato inin-terrottamente da oltre un secolo, evitando omogenei-tà profane), cercano di conquistare quella libertà inte-riore che proviene dall’essersi avvicinati, almeno diqualche passo, al proprio Creatore, senza essere statilegati ad imposizioni od a restrizioni contrarie ai con-vincimenti della propria coscienza.Quindi, su questa nostra via non si cerca potenza ter-rena, ambizioni profane, non si vuol giungere a postidi potere nelle competizioni politiche e/o sociali, maessendo solo uomini di desiderio che cercano cono-scenza e verità, si tenta di trovare dentro sè stessi ungermoglio del Sé che, se ne si avrà la capacità, potràessere fatto sviluppare. Ciò al fine di rettificare, mutare, trasformare quantosarà necessario per ciascuno in modo da conquistarela personale e poi collettiva realizzazione.Come ho già scritto in altre occasioni, credo, in fun-zione di alcune esperienze vissute (che comunqueognuno potrà/dovrà verificare a sua volta), che anchenon riuscendo a far sviluppare più di tanto quel ger-moglio, il solo fatto di averlo ritrovato o addiritturaanche soltanto di stare convintamente, sinceramente,lavorando per riuscirci, prendendo sempre piùcoscienza delle personali passioni e dei pensieri,parole, azioni collegati che hanno contraddistinto lapersonale esistenza, si potrà riscontrare una progres-siva tranquillità interiore che già di per sé, rappresen-ta una sorta di realizzazione, la quale ci farà

“vivere” in un mondo che inizieremo a per-cepire un poco alla volta straordinariamentericco di valori che forse ci sembravano dis-

persi, dimenticati, e che magari noi stessi non senti-vamo più dentro di noi. Chi non dovesse riuscire a comprendere tutto ciò,perché commetterà l’errore di continuare ad osserva-re con una mentalità profana, magari avviluppata dal-l’ambizione, purtroppo si troverà fuori dalla nostracatena anche se crederà di farne ancora parte (semmaine ha fatto parte).Ognuno di noi può però mutare; è possibile anche percoloro che possano avere commesso errori gravi edazioni conseguenti altrettanto importanti.La riflessione, lo studio dei vademecum, delle dichia-razioni di principio, la meditazione, l’osservazionefredda, distaccata, dei propri pensieri, delle parolepronunciate, delle azioni compiute, possono aiutarci acomprendere quanto di noi può, anche unitamenteall’ammissione dei personali errori (prima con noistessi), essere recuperato virtuosamente.Chissà, forse, di fronte ad un indubitabile recupero diconsapevole, cosciente, sincera, umiltà, potrebbeintervenire qualche atto di “caritas” e ciò che potevaapparire come irrimediabilmente, giustamente, chiu-so, potrebbe anche riaprirsi.Coraggio ed animo sincero, possono aiutare a prova-re a bussare....ed anche a ribussare.

ARTURUS S:::I:::I:::S:::G:::M:::

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LA Luce

ASARS:::I:::

Nella concezione esoterica, due volte all'anno si

aprono le porte del cielo, ed il Cielo entra in comuni-cazione con la terra: ciò avviene in occasione delSolstizio d'estate ed in quello d'inverno, che coin-cidono con la celebrazione dei due santi: San

Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.

Si tratta dei due momenti misterici più importanti del-l'anno, poiché in queste due date il Sole si trova alloZenit rispettivamente sul Tropico del Cancro e sulTropico del Capricorno e lì staziona per diversi gior-ni.Le porte che si aprono durante il Solstizio d'estate edil Solstizio d'inverno rappresentano la separazionespirituale – ma anche il mezzo di comunicazione —tra il basso e l'alto, tra il Cielo e la Terra, tra il micro-cosmo ed il macrocosmo.Al Solstizio d'estate — Festa delle Rose — corri-sponde la porta aperta verso il basso, quindi al pas-saggio del benefico flusso energetico che consente lamaturazione dei frutti della terra ed il rafforzamentodi tutti gli esseri che la popolano.Al Solstizio d'inverno — Festa della Luce — si aprela porta rivolta verso l'alto per permettere alle creatu-re di farvi transitare l'auspicio, ossia la richiesta alCreatore per ottenere l'avvio a1 ripristino del predo-minio della Luce sulle tenebre e, quindi, dello spiritosulla materia.Con il Solstizio d'estate è la natura, la mate-ria, che si risveglia; con il Solstizio d'inver-no, è lo spirito che riprende il sopravvento,riprendendo il suo eterno cammino verso laLuce, esso è considerato il simbolo della

rinascita spirituale, nonché il simbolo dellasconfitta del male e delle tenebre.Da sempre, in qualsiasi tempo ed in qualsia-

si latitudine, in questo periodo che va dal 20 al 25Dicembre (anticipato dai popoli nordici al 13Dicembre per farlo coincidere con la Festa di SantaLucia, per antonomasia apportatrice di luce) si è sem-pre festeggiato, nelle varie religioni, il Dio Sole.Già nel 3000 a.C. in Mesopotamia i Babilonesi cele-bravano Shamash, rappresentato da un disco solare; ecome in tutte le religioni, con il passare degli anni gliDei cambiano nome, ma non sostanza: così successi-vamente il culto di Shamash si trasforma in quello diIsthar, la Regina del Cielo, rappresentata con un'au-reola di dodici stelle (i 12 segni Zodiacali) con inbraccio il suo unico figlio Tammuz, creduto la rein-carnazione del Sole, e che nasce proprio il giorno delSolstizio d'inverno.In Egitto, ad Heliopolis — Città del Sole — nel perio-do del Solstizio d'inverno si celebra la nascita di Ra,figlio del Sole e Sole egli stesso; in seguito assumeràsvariati nomi: Ra, Aton, Osiride, Serapide ed Horus;quest'ultimo rappresentato come un bambino con unacorona di stelle in testa; in Egitto il culto del Sole eracosì importante da dedicargli una città, Heliopolis, edi suoi sacerdoti erano i più potenti dell'antichità, ingrado di influenzare prima la religione romana, e poil'ebraismo ed il cattolicesimo.Anche il culto di Mitra ha origini eliosofiche: natointorno al 1400 a.C. in Persia, arriva fino a Roma enei primi secoli successivi all'avvento di Cristo, ilMitraismo è considerata la religione rivale delCattolicesimo. Mitra, nella tradizione, come Ra, è figlio del Sole eSole egli stesso, ed alla sua morte tornerà al padre sulCarro del Sole.Ed anche a Roma, durante il Solstizio d'inverno, c'è ilDies Solis Invictus, la Festa del Sole Invitto, impor-

tata dalla città siriana di Emesa: il culto erarappresentato da una pietra rotonda conincisa un'aquila che tiene in bocca un ser-pente, appunto un simbolo del Sole.Ma anche il Cristianesimo non è immune

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da influssi solari: basta guardare la forma del-l'ostensorio — un cerchio con i raggi che sidipartono da esso – che è la copia dell'imma-gine del Sole che i Sacerdoti di Ra, nell'antico Egitto,mostravano ai propri fedeli.Ma tutto ciò è solo storia e tradizione; noi dobbiamospingerci ben oltre e comprendere il profondo signifi-cato mistico del Solstizio d'inverno e della sua Festadella Luce.Come recitano degli antichi manoscritti"Il Sole, simbolo visibile dello spirito, si è ritratto

nelle caverne del Settentrione. Le giornate si sonoaccorciate ed allungate le notti. Il dolore è nellenostre anime perché il Sole è calore, vita, luce. Noi,ravvisiamo in questa rituale morte del Sole, una fasedella perenne lotta tra il bene ed il male. Ma il nostrodolore è temperato dalla certezza che il Sole, dopo lasua discesa agli Inferi, risalirà allo Zenit della nostracoscienza.Così lo Spirito dell'Uomo, dopo avere dormito nellamisteriosa Tomba di Saturno, vegliato dai neri corvidella morte, risorgerà a nuova vita in un volo dicolombe".

ASARS:::I:::

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PREGHIERA

e MEDITAZIONE

HASSID S:::I:::I:::

Sono argomenti questi che stanno a cuore ad ogni

buon Martinista. Il nostro V::: M::: L.C. di SaintMartin insegna che la preghiera è il respiro dell’ani-ma; e Gesù istruiva con le seguenti parole: “quandopregate, non siate come gli ipocriti che amano pre-gare stando in piedi nelle sinagoghe o agli angolidelle piazze per essere visti. Io vi dico in verità chequesto è il premio che ne hanno. Ma tu quando pre-ghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta,rivolgi la preghiera al padre tuo che è nel segreto, tene darà la ricompensa.” La scienza dello spirito sifonda sul concetto: “l’energia segue il pensiero”. Lagaranzia che l’energia arrivi a destinazione è datadalla potenza del Pensiero. Nel momento in cui pre-ghiamo ci rivolgiamo ad un Dio di cui non abbiamoidea di chi o cosa sia. Non abbiamo un’immagine eanche se l’avessimo sarebbe vaga ed indefinita. Vatenuto presente che anche la comunicazione sarebbeinefficace se non avvenisse tra due campi magneticicomunicanti.La preghiera è una richiesta emotiva e mentale alivello psichico; se non cogli l’obiettivo torna indie-tro oppure si disperde. Se ci rendiamo conto e accet-tiamo che tutto quello che succede è per opera evolontà del Padre, smettiamo di chiedere, poiché achiedere è la personalità. Molti intendono lapreghiera come baratto “se tu mi dai, io tido”. L’uomo di Desiderio per cercare Dio estrapparlo alla sua contemplazione usa laconcentrazione e la meditazione. Per comu-

nicare con l’anima, che sta sul piano superio-re, è necessario costruirsi un corpo vibrazio-nale con le qualità adatte ad ottenere e regge-

re questa comunicazione. Il compimento dell’operadella preghiera è l’azione stessa, che rappresentala generazione viva dell’ordine divino che si trasferi-sce in lui. Non si può pretendere di sconfiggere leTenebre mediante la speculazione e la ragione.L’unico mezzo è il ricorso alla preghiera per ottenerela mano suprema che tutto governa e sostiene.L’Uomo di Desiderio, operando col suo pensierosostenuto dalla preghiera e dalla fede, ossia con lasostanza emotiva legata al plesso solare o al cuore,riuscirà a sentire Dio stesso che prega in lui ottenendoil riposo dell’anima; sempre che la preghiera recitatanon è per ottenere la realizzazione dei propri desideripersonali ed egoistici. Molti studiosi sostengono chela meditazione profonda si basa essenzialmente sulmetodo dell’esicasmo, noto come preghiera delcuore. Questo mostra sorprendenti similitudini con ladisciplina yoga. La Meditazione è altra cosa.Meditazione è dal latino meditatio, riflessione. Vienepraticata per raggiungere la padronanza delle attivitàdella mente in quanto il pensiero è un potere creatoreche può influenzare ed educare la mente propria equella di altri. Tutto questo però dimostra che oltre lamente può esserci altra cosa che si distingue da essae che può servirsi come strumento. Lo studioso checerca di comprendere se stesso, si accorge di avera che fare con una mente difficile da dominare; i pen-sieri scaturiscono spontaneamente accavallandosisenza avere libertà di scelta, ed egli viene a trovarsiassillato da problemi che vorrebbe fossero diversi.Ogni genere di fantasticheria che vorrebbe scacciarenon vi riesce, non sa liberarsene, si sente impotente.Alla fine si rende conto che soltanto la padronanzadella mente gli consentirebbe il dominio del pensiero.Questo è possibile se si prende l’abitudine giornalie-

ra di pensare consecutivamente concentran-do, per qualche tempo, il pensiero su unsolo oggetto. Se la mente tende a divagare va richiamatae riportata sull’oggetto.

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Questo esercizio porterà lentamente allameditazione che addestrerà la mente alla con-centrazione e contemporaneamente porteràalla fissità del pensiero. La concentrazione può esse-re devozionale e intellettuale. È bene imparare ameditare in entrambi i modi, poiché la meditazioneserve per entrare in rapporto con l’Anima o AngeloSolare. Attraverso il cuore e la mente ascoltiamo lavoce di Dio. Mentre il cuore desidera, con la menteavviene il contatto. Così che anima, cuore e menteuniti in sincronica energia diventano un solo Essere,visto che è il pensiero che domina ed educa. Va ricor-dato che l’uomo diventa lentamente ciò su cui riflet-te. Riflettendo sull’amore e la comprensione si puòalla fine diventare amorevoli e comprensivi. Durantela meditazione, la mente inferiore si farà calma e tran-quilla facendo sorgere così la coscienza più profondadal proprio intimo: la cosiddetta “coscienza superio-re”. A quel punto l’uomo sa, non per autorità, ma perconoscenza propria di essere qualcosa più dellamente. Sa che la sua coscienza è più grande dellacoscienza passeggera, conosciuta dalla mente comeintelletto. Comincia così ad identificare se stesso conla Coscienza Superiore ed afferra un barlume dellaMaestà del proprio Sè. In uno stadio ulteriore di

meditazione l’uomo diventerà il Superiore,venendo a comprendere ciò che Ermete hainteso dire col suo famoso detto che ha in sè

la proclamazione dell’innata Divinità dell’Uomo

HASSID S:::I:::I:::

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Buon Natale

e Buon Solstizio d’Inverno MOSE’

S:::I:::I:::

....e poi ci saranno le tradizionali grandi abbuffa-

te di cibo e di vino e alcolici … e se ne andrannoanche gli ultimi spiccioli rimastici in acquisti super-flui, spesso inutili e in parte dannosi ... seguendo unaspecie di frenesia compulsiva che ci avvolge e ci tienerelegati a soggiacere all’impulso dell’acquisto, siapure motivato a far piacere … Ciò anche perchè il Natale ha radici antichissime chesi collegano a una festa pagana in cui il volgo si dedi-cava alle crapule e ai baccanali … L’atmosfera del Natale è infettiva e molta gentecomincia, con parecchio anticipo, a entrare in fibrilla-zione, come i bambini di tanto tempo addietro … lemamme, le nonne e le ragazze non vedono l'ora dipreparare l’albero di natale e il presepe, di addobbar-lo con tante lucine e decorazioni, di preparare i pac-chettini, di spendere gli ultimi euro, se ne è rimastoqualcuno … per gli ultimi regalini o per arricchiremeglio pranzi e cene … per ostentare benessere … Certamente … si va pure in chiesa … per dare atto,ciascuno a suo modo, a Gesù salvatore … ma poi lavita proseguirà come sempre, senza lasciare spazio ariflessioni, intimità, affetti, rapporti umani veri … Ma, no! il Natale è un’altra “cosa” assai differente …il Natale contiene il segreto della nascita del Divinonell'Umano, il Natale porta con sé il miracolodell'Incarnazione … il Natale è magico … è unmomento sacro anche a livello cosmico ed energetico… e se noi lo vogliamo e ci prepariamo adeguata-mente potrà nascere dentro di noi qualcosa di nuovoe di importante … potrà nascere dentro di noi ilBambinello … Probabilmente molte personeriusciranno a comprendere il significato tra-scendente del Natale e a collegarsi col campo energeti-

co del Solstizio d' inverno … che simboleg-gia la rinascita spirituale e la sconfitta delmale e delle tenebre da parte del Sole …

Un antico rituale massonico, trattando del solstiziod’inverno recita così: «Il Sole, simbolo visibile dello spirito, si è ritrattonelle caverne del Settentrione (Il solstizio d’inverno èla porta d’accesso alla caverna). Si percepisce l’im-minente morte del Sole che è calore, vita, luce…”, madentro di noi regna la certezza e la fiducia che un Solenuovo presto risorgerà dagli Inferi e risalirà fino alcentro della nostra coscienza … questo rituale dimorte del Sole è solo una fase della lotta infinita tra ilbene e il male”. A ogni Natale accade qualcosa di straordinario e dimagico, con il Solstizio d’Inverno che rappresenta unevento cosmico universale che ha radici primordiali… vedi i megaliti di Stonehenge, di Newgrange, diKnowth e di Dowth … non è casuale che nell’anti-chità, la maggior parte dei popoli abbia fissato lanascita dei propri Dei intorno alla data del solstiziod’inverno …Uscendo dalla Caverna Cosmica, nel Solstiziod'Inverno, l’uomo, geometricamente, passa dal dive-nire sensibile, rappresentato dalla circonferenza,all’eterno presente, dal nulla all'unità … Esotericamente la caverna, luogo buio, nascosto echiuso, per un iniziato, simboleggia un posto di tota-le interiorizzazione dell'essere, cioè il trasferimentodi se stesso all'interno della propria coscienza, dovesoltanto può accadere la rinascita, detta pure secondanascita, dell’iniziato che riesce a raggiungere taleluogo … e allora un'improvvisa luce riflessa illumi-nerà la caverna e la sua vita “nova” … In estrema sintesi, in illo tèmpore, il solstizio d’in-verno veniva vissuto dagli antichi come un dramma,come un periodo del ciclo annuale colmo di mistero edi pericolo … con le giornate sempre più corte e buiee le notti sempre più lunghe … e il sole che era lì lì asoccombere alle tenebre … e con la natura che appa-

riva anch’essa partecipe di questa mortesimbolica del dio Sole che rappresentaval’unica garanzia di vita e di benessere … esi attendeva con ansia la sua resurrezione

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rigenerante… affinchè, nuovamente, il poteredel Dio Sole potesse ricrescere e rimanife-starsi in tutto lo splendore della sua Luce … È l’antico mito, sempre attuale, della morte-rinascitache si ricarica, ogni volta, di potenti energie magichee propiziatorie … la morte del vecchio per la nascitadel nuovo, la morte del seme nel grembo della Terrada cui nascerà la pianticella che l’aveva prodotto eche lo produrrà ancora … la morte/rinascita continuadelle nostre cellule corporali che si rinnovano e sirigenerano periodicamente … Questo, in generale, è il significato ermetico delNatale e del Solstizio d’inverno … noto a molti …compreso da pochi … e vissuto da pochissimi … diesso è sopravvissuta la tradizione dello scambio didoni … la tradizione delle famiglie che si riunisconocon i parenti di primo grado e si ritrovano per tra-scorrere insieme la cena della vigilia e il pranzo delgiorno di Natale … il presepe … l’albero di natale … IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL NATALE(scritto da Sabrina Parisi) Gesù è nato in Palestinaduemila anni fa, ma questo è soltanto l’aspetto stori-co del Natale. L’apparizione del Cristo è soprattutto un eventocosmico: rappresenta la prima manifestazione dellavita nella natura ed il principio di tutto ciò che esiste.Il 25 dicembre rappresenta il momento in cui il sole èappena entrato nella costellazione del capricornodando luogo nella natura alla nascita del principio cri-stico (la luce ed il calore che trasformano tutto).Infatti il capricorno rappresenta simbolicamente lemontagne e le grotte: è appunto nell’oscurità di unagrotta (l’interiorità) che il Bambino Gesù può nasce-re. L’approssimarsi dell’inverno corrisponde allasospensione di molte attività e a momenti obbligati disolitudine, di meditazione e di raccoglimento, checonsentono all’uomo di penetrare nella profondità delsuo essere e di trovare le condizioni per la nascita delBambino (la nuova vita che può nascere in ogni uomoe che si può verificare simbolicamente dentrodi noi, non solo a Natale, ma in ogni istantedell’esistenza. Se fosse bastata la venuta diGesù sulla terra che, pure, ha rappresentato un

evento storico di grande importanza, le guer-re, le miserie, le malattie sarebbero già scom-parse da tempo … Occorre lavorare, studia-

re, comprendere gli aspetti cosmici e mistici dellafesta di Natale per poter superare i propri limiti affin-ché possa nascere questa nuova coscienza che simanifesterà come una luce interiore rinnovata e capa-ce di scacciare le tenebre e di indicare la strada daseguire. Fino a quando l’uomo non possiederà in sé luce edamore, il bambino Gesù non potrà mai nascere in lui:potrà attenderlo, invocarlo, festeggiarlo … ma nulladi più. La nascita del Cristo (sé superiore) rappresenta unavvenimento che si ripete ogni anno nell’universo …per alcuni è già nato, per altri nascerà più o meno pre-sto, per altri ancora non nascerà che fra qualche seco-lo. Giuseppe e Maria sono due simboli della vita interio-re: il padre Giuseppe è l’intelletto, lo spirito dell’uo-mo, il principio maschile; la madre Maria è il cuore, l’anima, il principio fem-minile. Quando il cuore e l’anima sono purificati loSpirito Santo (l’Anima Universale) sotto forma difuoco (amore divino) viene a fecondare l’anima ed ilcuore dell’essere umano e nasce il figlio. La stalla e la mangiatoia rappresentano le povertà del-l’anima e le difficoltà che l’uomo incontra per rag-giungere la spiritualità. E che cos’è la stella? È l’uomo stesso. Un penta-gramma vivente che esiste in duplice forma (ciò cheè in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in bassoè come ciò che è in alto). La stella che brilla sopra lamangiatoia rappresenta la luce cristica che ogni esse-re può far splendere dentro di sé quando raggiungeràun alto grado di spiritualità … molto difficile da rag-giungere … infatti anche i grandi capi religiosi, i ReMagi Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, sentono chenon sono ancora giunti a quel livello di spiritualità;per tale motivo vanno da Gesù ad apprendere, ad

inchinarsi ed a portare in dono oro, incen-so e mirra, doni che simboleggiano i tremondi: pensiero, sentimento e corpo fisi-co: l’oro è il simbolo della saggezza che è

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caratteristica del re, l’incenso è il simbolo delsacerdote, della religione, dell’amore, lamirra è il simbolo dell’immortalità del corpo(con essa si imbalsamava il cadavere per preservarlodalla decomposizione post mortem. La grotta/stalla rappresenta anche il corpo fisico; ilbue, come il toro, anticamente è stato sempre consi-derato come il simbolo della fertilità e della fecondi-tà; l’asino, invece, simboleggia la personalità, la natu-ra inferiore dell’uomo (entrambi questi animali eranolà per servire Gesù) … infatti l’iniziato, nel suo lavo-ro di evoluzione, entra in conflitto con la sua perso-nalità (l’asino) e con la sua sensualità (il bue) chedeve accudire e coordinare. L’iniziato è appunto colui che è riuscito a dominarequeste due energie (bue e asino) ed a metterle a suoservizio, ma non le reprime in quanto sono energiestraordinariamente utili se messe all’opera sotto ilgiusto controllo. Il Natale dunque ci ricorda che ilsignificato dell’esistenza umana è quello di risveglia-re il sé inferiore e metterlo al servizio dell’anima e ciòavviene mediante l’arte di vivere … con lesue prove, i suoi errori, le piccole vittorie, le

ricadute e le rinascite … arte che si ottienegradualmente attraverso un progressivoriorientamento dei desideri e delle mete e, di

conseguenza, attraverso l’identificazione con il Sésuperiore.

MOSE’S:::I:::I:::

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Dissertazioni varie

anche in chiave astrologica

OBENS:::I:::

Ritengo che se ci soffermiamo a riflettere, potremo

cogliere molte analogie tra l’attuale periodo dell’an-no e l’immagine simbolica, nei Tarocchi, “dell’Ere-mita”, particolarmente nota e ritengo anche “cara” atutti noi Martinisti.L’Autunno ed in qualche misura anche l’inverno, amio parere, sono ben rappresentati dalla figura di unvecchio coperto da un mantello che incede lento, pre-ceduto da un serpente, che in questa rappresentazionenon gli morde il calcagno, illuminando il suo cammi-no con una lampada. Lume il cui olio (mi piace par-lare di lampada ad olio poiché ciò richiama analogi-camente alla mente anche una nota parabola) non-ostante il trascorrere del tempo, non si è esaurito, mabensì rinvigorito e stabilizzato. Così come la naturapare riposare, ma il fuoco della vita è più vivo chemai ed aspetta di risorgere, la fiaccola della tradizio-ne pare a tratti scomparire, ma in realtà essa è sempreviva per chi non si stanca di cercare, e continua sem-pre a illuminare la via per la verità. Per rimanere in tema d’autunno ed osservando il cielodi novembre, appena trascorso, nella mappa generaledel cielo, redatta per le nostre latitudini (quindi tipicoapproccio di studio di ciò che è già accaduto o staaccadendo), credo che se gli “addetti ai lavori” diquesta disciplina indagassero le predisposizioni attri-buibili alla configurazione dei transiti planetari sul-l’eclittica zodiacale, forse potrebbero ipotizzare unaprobabile turbolenza nella fiamma della nostraTradizione, anche se credo occorrerà condursi semprecon prudenza e non cedere alle suggestioni di Nettunoche, quando si unisce alla Luna, può anche stare adindicare un eccesso d’immaginazione con intuizioninon sempre affidabili. Ad ogni modo, provia-

mo ad osservare il movimento del Sole nelsegno dello Scorpione (potenziale predispo-sizione alle situazioni di morte e rinascita) e

Nettuno (per un breve periodo influenzato anchedalla Luna) che in quadratura con Saturno inSagittario è anche in opposizione a Venere.Sembrerebbe configurarsi, in generale, la possibilitàper “fibrillazioni” pericolose, riguardo a stimolazioni“occulte”, affatto luminose, riguardanti interruzionidel corretto fluire spirituale, a causa di possibili “ano-male e ingannevoli” situazioni. Si potrebbe banal-mente oggettivare il tutto nell’identificazione di “per-versioni e tradimenti” di ciò che si presenta come uncorretto riferimento.Ovviamente, non c’è solo questo aspetto che ho estra-polato dal contesto generale. Infatti, dal 1 al 22novembre poi Giove è stato in Trigono con Plutone,dal 2/11 Mercurio è entrato in Scorpione, dal 9/11Venere è in bilancia. Luna nuova l’11 alle 16,48 oraitaliana, a 09°,01’ del laborioso e critico segno dellaVergine in congiunzione con Venere e in sestile conMarte e Plutone; Per tutto il mese di novembre Urano è stato in qua-dratura con Plutone (altra anomalia di lungo periodoper la fibrillazione generale), e Nettuno è in sestilecon Plutone. Dal 1 al 30, Saturno che ha già iniziatoil suo transito nel segno del Sagittario è in quadraturacon Nettuno. Quindi, come sempre, tenendo conto delle potenzialiinfluenze intrecciate: elettrizzanti, concretizzanti,amplificanti, solventi, dirompenti, ecc., si può chiara-mente intuire, che la decriptazione delle predisposi-zioni non è affatto semplice, anche se si tratta a di unavisione generale (le cose si complicherebbero note-volmente quando il tutto venisse ricondotto sullamappa natale di ogni singolo soggetto). Cautamente,lascio comunque tale compito a coloro che sonomolto più esperti di me, in modo che possano intuire(analizzando le predisposizioni in funzione dei cano-ni di questa disciplina), per lo meno la tendenza più omeno evolutiva riguardante le conseguenze del movi-mento di pianeti lenti come Nettuno (profondità,diluizione estrema, fluidità, ecc.) e quello un poco più

celere di Saturno (contrazione, cristallizza-

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zione, pesantezza, rigore, ecc), in rapportoangolare non “benevolo”.Una quadratura è in generale per tutti la rap-presentazione di qualche cosa che deve essere affron-tato (non è mai piacevole o facile) e possibilmente,superato positivamente per poter andare avanti secon-do la programmazione auspicata.La contrapposizione delle predisposizioni dei duepianeti può rappresentare lo scenario di scontro diquelle forze in campo e quindi le difficoltà che deb-bono essere inevitabilmente affrontate. Poiché ciò siriverbererà anche dentro di noi, sarà interessante ten-tare di comprendere anche la “battaglia interiore” equindi le possibilità di evoluzioni personali oltre chegenerali. Nel frattempo, potremo anche trovarci adovere osservare, in ambiti organizzativi, ostacoli dauna parte ed una sorta di fanciullesca utopia dall’al-tra. Così, guardando come soffiano i venti e dove cispingono, occorrerà cercare di indirizzare bene lenostre vele per proseguire, senza rovesci, il camminoscelto. Tra le varie attribuzioni simboliche riferite al pianetaGiove, mi è gradito focalizzarne alcune, similmente acome, in alcuni casi, lo vedeva anche R.Steiner; quin-di, non solo sotto l’aspetto materiale, ma sopratuttospirituale, ossia come sede di importanti gerarchie(IV gerarchia, le Dominazioni). Giove in un temanatale, può, secondo le consuete decodificazioni,amplificare ogni tendenza e quindi il nostro Giovenatale è da comprendere e da tenere in particolareconsiderazione nelle sue interazioni con il resto del-l’oroscopo. Vorrei ricordare che, spesso, quandoGiove è nel quadrante superiore di un tema natale, percoloro che sono chiamati all’insegnamento (potrebberiguardare i maestri come concetto esteso) in ogniambito, questo generalmente, si suppone conferiscala possibilità per questi di avere una sorta di “status”funzionale a questa attività. La configurazione positiva o negativa richiede proveper i potenziali Insegnanti che così possono rivelarsibuoni o pessimi (dipende da come superano le prove,in funzione di tali configurazioni). Essere veramentemotivati altruisticamente e mai prevaricatori in ogniambito sarebbe già un’interessante base di

partenza. Essere veramente ricercati e nonimporsi presuntuosamente per il desiderio disoddisfare personali cupide esigenze sarebbe

parimenti interessante.Ovviamente, per costoro, i problemi più significativida risolvere sono generalmente problemi animici. Alcune di queste prove sorgono, di regola, dallanecessità di rigenerare quelle che si potrebbero defi-nire qualità di un Giove negativo (tipica situazioned’affrontare nelle nostre meditazioni strutturate)come ad esempio: - Orgoglio intellettuale: l’insegnante prova un sensodi superiorità verso coloro ai quali insegna. Tendenzaalla quale si potrà forse rimediare solo con un “muta-mento di coscienza”. In Primis, comprendendo chenessuno ha mai tutta la conoscenza dell’universo suun particolare argomento, che chiunque può aggiun-gere qualcosa alla conoscenza di un altro ed esserecongenitamente Suo superiore in saggezza. - In sostanza, non si deve mai dimenticare che anchechi Insegna qualcosa, ha affrontato un cammino diapprendimento e che in termini di sviluppo personalesta sicuramente ancora cercando d’imparare altro.In sostanza, nell’insegnamento si dovrebbe mantene-re sempre un atteggiamento fluido, dinamico, espan-dendo, migliorando ed allargando (il rapporto trainsegnante ed allievo dovrebbe essere sempreimprontato su due vie). Solo così credo si possa per-venire a rigenerare il Giove nel proprio tema per evi-tare le cristallizzazioni (aspetti negativi, di nascita)causate dall’Orgoglio. Ovviamente per quanto saràpossibile e soprattutto se morirà la vecchia personali-tà (condizione ineludibile ed indispensabile) per ten-tare di far posto ad una nuova, luminosamente altrui-stica.Anche il desiderio di riconoscimenti e lodi è un’e-spressione di un Giove “afflitto”, come conseguenzadi vanità e di avidità. In questa situazione, l’Insegnante cercherà continua-mente di brillare sopra ai propri colleghi. Desidereràl’adulazione dei suoi studenti; una spinta a migliora-re le sue abilità e ad allargare la sua influenza saràfondamentalmente motivata solo dal suo desiderio di

ricevere considerazione.

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Così facendo, spesso ci si dimenticherà chequesta visione “egocentrica” starà gettando isemi della sua stessa disintegrazione e dellesue opere. In sintesi, cari fratelli, quello che andrebbe superatoper rigenerare un Giove (ammesso che sia possibile,attraverso la conquista di una “vera” evoluzione spi-rituale) mi riporta alla nostra prima fondamentalemeditazione (summa sintesi e motivazione di tutte lealtre). Meditare in questo periodo dell’anno (meglio ancoraquando la luce della luna è fioca o inesistente) per-mette di scendere molto in profondità in noi stessi pervedere ciò che c’è (ed eventualmente) da rettificare,prima di amplificare e spiritualmente potenziare qual-siasi aspetto di noi stessi. In conclusione, credo che se ci trovassimo nel corsodel nostro cammino a dovere insegnare ad altri ciòche abbiamo appreso, la nostra responsabilità saràmolto grande. Vorrei sottolineare poi, che il miglioreinsegnamento è sempre l’esempio concreto, quotidia-no. Non va per altro scordato che occorre non presu-mere mai a priori di potersi proporre come insegnan-ti, ma ogni situazione o contesto andrà sempre atten-tamente considerato e valutato (ad escludere che ilpossibile insegnamento non soddisfi esclusivamentele nostre cupidi passioni e quindi le nostre carenzeoscure di personalità). Credo che anche il lasciare chesiano sempre gli altri a cercarci ed a chiedere il nostroaiuto non escluda automaticamente tale ulti-mo rischio. Chi cerca aiuto generalmente èin stato di bisogno, sente di esserlo, ed èquindi potenzialmente più debole, vulnera-

bile e manipolabile da parte di chiunque.Conseguentemente, anche in tal caso, saràbene meditare e valutare se si è veramente

idonei, prima di assumersi una simile responsabilitàche dovrà impegnarci a far sì che l’allievo possa con-quistare con successo ciò che cerca e possibilmentepossa andare ben oltre a dove noi siamo giunti.

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Alla gloria di Grande Architetto dell’Universo

e sotto gli auspici del

Filosofo Incognito nostro Venerato Maestro

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