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arcidiocesi di pesaro BOLLETTINO DIOCESANO GENNAIO - MARZO 2018

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BOLLETTINODIOCESANO

GENNAIO - MARZO 2018

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DOCUMENTI DEL SANTO PADREFRANCESCO

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA LI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° Gennaio 2018 Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace 1. Augurio di pacePace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta. Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale.Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate. Praticando la virtù della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, «nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento». Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare.

2. Perché così tanti rifugiati e migranti?In vista del Grande Giubileo per i 2000 anni dall’annuncio di pace degli angeli a Betlemme, San Giovanni Paolo II annoverò il crescente numero di profughi tra le conseguenze di «una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”», che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre.

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Ma le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il «desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “disperazione” di un futuro impossibile da costruire». Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunità di lavoro o di istruzione: chi non può godere di questi diritti, non vive in pace. Inoltre, come ho sottolineato nell’Enciclica Laudato si’, «è tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale».La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza né opportunità, e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta. In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano. Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace.

3. Con sguardo contemplativoLa sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». Queste parole ci ripropongono l’immagine della nuova Gerusalemme. Il libro del profeta Isaia (cap. 60) e poi quello dell’Apocalisse (cap. 21) la descrivono come una città con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze. La pace è il sovrano che la guida e la giustizia il principio che governa la convivenza al suo interno.Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze [...] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia», in altre parole realizzando la promessa della pace.Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei «limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso», considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi.Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che

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già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.

4. Quattro pietre miliari per l’azioneOffrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. “Accogliere” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo».“Proteggere” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova».“Promuovere” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto».“Integrare”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio».

5. Una proposta per due Patti internazionaliAuspico di cuore che sia questo spirito ad animare il processo che lungo il 2018 condurrà alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza.Il dialogo e il coordinamento, in effetti, costituiscono una necessità e un dovere proprio della comunità internazionale. Al di fuori dei confini nazionali, è possibile anche che Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilità dei fondi necessari.

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La Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha suggerito 20 punti di azione quali piste concrete per l’attuazione di questi quattro verbi nelle politiche pubbliche, oltre che nell’atteggiamento e nell’azione delle comunità cristiane. Questi ed altri contributi intendono esprimere l’interesse della Chiesa cattolica al processo che porterà all’adozione dei suddetti patti globali delle Nazioni Unite. Tale interesse conferma una più generale sollecitudine pastorale nata con la Chiesa e continuata in molteplici sue opere fino ai nostri giorni.

6. Per la nostra casa comuneCi ispirano le parole di San Giovanni Paolo II: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”». Molti nella storia hanno creduto in questo “sogno” e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile.Tra costoro va annoverata Santa Francesca Saverio Cabrini, di cui ricorre nel 2017 il centenario della nascita al cielo. Oggi, 13 novembre, molte comunità ecclesiali celebrano la sua memoria. Questa piccola grande donna, che consacrò la propria vita al servizio dei migranti, diventandone poi la celeste patrona, ci ha insegnato come possiamo accogliere, proteggere, promuovere e integrare questi nostri fratelli e sorelle. Per la sua intercessione il Signore conceda a noi tutti di sperimentare che «un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace».

Dal Vaticano, 13 novembre 2017Francesco

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MESSAGGIO DEL SANTO PADREPER LA CIV GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

14 gennaio 2018

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati” Cari fratelli e sorelle!

«Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,34).Durante i miei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. Si tratta indubbiamente di un “segno dei tempi” che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo sin dalla mia visita a Lampedusa l’8 luglio 2013. Nell’istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta.Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore. Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. È una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.Al riguardo, desidero riaffermare che «la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».

Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali. Torno a sottolineare l’importanza di offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa. «I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo». Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto

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XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, postulano che vengano loro garantiti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati.

Il secondo verbo, proteggere, si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio.[ Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale. Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono. Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione. Per coloro che decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale». Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio.

Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore. Tra queste dimensioni va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa. Molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate. Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli», incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e

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un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita. Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori». La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti –, senza mai farlo dipendere da requisiti economici. Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti. Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità.

L’ultimo verbo, integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. È un processo prolungato che mira a formare società e culture, rendendole sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini». Tale processo può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese. Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. Mi preme sottolineare il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie. Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria.In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie. Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiati per salvare le loro vite e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale. A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti.

Cari fratelli e sorelle, alla luce di questi processi avviati, i prossimi mesi rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e sostenere le azioni concrete nelle quali ho voluto declinare i quattro verbi. Vi invito, quindi, ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti

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– o interessati a partecipare – al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali.Oggi, 15 agosto, celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima in Cielo. La Madre di Dio sperimentò su di sé la durezza dell’esilio (cfr Mt 2,13-15), accompagnò amorosamente l’itineranza del Figlio fino al Calvario e ora ne condivide eternamente la gloria. Alla sua materna intercessione affidiamo le speranze di tutti i migranti e i rifugiati del mondo e gli aneliti delle comunità che li accolgono, affinché, in conformità al sommo comandamento divino, impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero, come noi stessi.Dal Vaticano, 15 agosto 2017

FRANCESCO

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DISCORSO DEL. SANTO. PADRE AI SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE E SEMINARISTI DELLE CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE

DEL NORD DEL PERÙCollegio Seminario San Carlos y San Marcelo (Trujillo)

Sabato, 20 gennaio 2018

Cari fratelli e sorelle, buonasera!

[grande applauso] Siccome è consuetudine che l’applauso sia alla fine, vuol dire che già è finito, allora me ne vado… [gridano: No!] Ringrazio per le parole che Mons. José Antonio Eguren Anselmi, Arcivescovo di Piura, mi ha rivolto a nome di tutti i presenti.Incontrarmi con voi, conoscervi, ascoltarvi e manifestare l’amore per il Signore e per la missione che ci ha donato è importante. So che avete fatto un grande sforzo per essere qui, grazie!Ci accoglie questo Collegio Seminario, uno dei primi ad essere fondati in America Latina per la formazione di tante generazioni di evangelizzatori. Essere qui e insieme a voi fa percepire che ci troviamo in una di quelle “culle” che hanno dato alla luce tanti missionari. E non dimentico che questa terra ha visto morire, mentre era in missione – non seduto dietro a una scrivania –, San Toribio de Mogrovejo, patrono dell’Episcopato Latino-americano. E tutto ciò ci porta a guardare alle nostre radici, a quello che ci sostiene nel corso del tempo, ci sostiene nel corso della storia per crescere verso l’alto e portare frutto. Le radici. Senza radici non ci sono fiori, non ci sono frutti. Diceva un poeta che tutto quello che l’albero ha di fiorito gli viene da quello che ha sottoterra, le radici. Le nostre vocazioni avranno sempre quella duplice dimensione: radici nella terra e cuore nel cielo. Non dimenticate questo. Quando manca una di queste due, qualcosa comincia ad andare male e la nostra vita a poco a poco marcisce (cfr Lc 13,6-9), come un albero che non ha radici, marcisce. E vi dico che fa molto male vedere un vescovo, un sacerdote, una suora, “marciti”. E ancora più pena mi dà quando vedo seminaristi “marciti”. Questa è una cosa molto seria. La Chiesa è buona, la Chiesa è madre, e se voi vedete che non ce la fate, per favore, parlate finché siete in tempo, prima che sia tardi, prima di rendervi conto di non avere più radici e che state marcendo; così c’è ancora tempo per salvare, perché Gesù è venuto per questo, per salvare, e se ci ha chiamato è per salvare.Mi piace sottolineare che la nostra fede, la nostra vocazione è ricca di memoria, quella dimensione deuteronomica della vita. Ricca di memoria perché sa riconoscere che né la vita, né la fede, né la Chiesa sono iniziate con la nascita di qualcuno di noi: la memoria si rivolge al passato per trovare la linfa che ha irrigato nei secoli il cuore dei discepoli, e in tal modo riconosce il passaggio di Dio nella vita del suo popolo. Memoria della promessa che Egli ha fatto ai nostri padri e che, quando rimane viva in mezzo a noi, è causa della nostra gioia e ci fa cantare: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia» (Sal 125,3).Mi piacerebbe condividere con voi alcune virtù, o alcune dimensioni, se preferite, di questo essere ricchi di memoria. Quando io dico che amo che un vescovo, un sacerdote, un seminarista sia ricco di memoria, cosa voglio dire? E’ questo che adesso vorrei condividere.

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1. Una dimensione è la gioiosa coscienza di sé. Non bisogna essere incoscienti di sé stessi, no; sapere cosa sta succedendo, ma una gioiosa coscienza di sé.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Gv 1,35-42) lo leggiamo abitualmente in chiave vocazionale e così ci soffermiamo sull’incontro dei discepoli con Gesù. Mi piacerebbe, però, prima, guardare a Giovanni Battista. Egli stava con due dei suoi discepoli e vedendo passare Gesù dice loro: «Ecco l’Agnello di Dio» (Gv 1,36). Sentendo questo, che cosa è successo? Hanno lasciato Giovanni e sono andati con l’altro (cfr v. 37). È qualcosa di sorprendente: erano stati con Giovanni, sapevano che era un uomo buono, anzi, il più grande tra i nati di donna, come Gesù lo definisce (cfr Mt 11,11), però non era colui che doveva venire. Anche Giovanni aspettava un altro più grande di lui. Giovanni aveva ben chiaro di non essere il Messia ma semplicemente colui che lo annunciava. Giovanni era l’uomo ricco della memoria della promessa e della propria storia. Era famoso, aveva una grande fama, tutti venivano a farsi battezzare da lui, lo ascoltavano con rispetto. La gente credeva che lui fosse il Messia, ma lui era ricco di memoria della propria storia e non si è lasciato ingannare dall’incenso della vanità.Giovanni manifesta la coscienza del discepolo che sa che non è e non sarà mai il Messia, ma solo uno chiamato a indicare il passaggio del Signore nella vita della sua gente. Mi impressiona come Dio permetta che questo arrivi fino alle estreme conseguenze: muore decapitato in una cella, così semplicemente. Noi consacrati non siamo chiamati a soppiantare il Signore, né con le nostre opere, né con le nostre missioni, né con le innumerevoli attività che abbiamo da fare. Io quando dico “consacrati” comprendo tutti: vescovi, sacerdoti, uomini e donne consacrati e consacrate, religiosi e religiose, e seminaristi. Semplicemente ci viene chiesto di lavorare con il Signore, fianco a fianco, ma senza mai dimenticare che non occupiamo il suo posto. E questo non ci fa “afflosciare” nell’impegno di evangelizzare, ma al contrario, ci spinge, ci chiede di lavorare ricordando che siamo discepoli dell’unico Maestro. Il discepolo sa che asseconda e sempre asseconderà il Maestro. E questa è la fonte della nostra gioia, la gioiosa coscienza di sé.Ci fa bene sapere che non siamo il Messia! Ci libera dal crederci troppo importanti, troppo occupati (è tipico di alcune zone sentire: “No, non andare in quella parrocchia perché il sacerdote è sempre molto occupato”). Giovanni Battista sapeva che la sua missione era indicare la strada, iniziare processi, aprire spazi, annunciare che un Altro era colui che portava lo Spirito di Dio. Essere ricchi di memoria ci libera dalla tentazione dei messianismi, che io mi creda il Messia.Questa tentazione si combatte in molti modi, ma anche col saper ridere. Di un religioso a cui volevo molto bene – un gesuita, un gesuita olandese che è morto l’anno scorso – si diceva che avesse un tale senso dell’umorismo che era capace di ridere di tutto quello che succedeva, di sé stesso e anche della propria ombra. Coscienza gioiosa. Imparare a ridere di sé stessi ci dà la capacità spirituale di stare davanti al Signore coi propri limiti, errori e peccati, ma anche coi propri successi, e con la gioia di sapere che Egli è al nostro fianco. Un bel test spirituale è quello di interrogarci sulla capacità che abbiamo di ridere di noi stessi. Degli altri è facile ridere – vero? –, “spellarli vivi”, ma ridere di noi stessi non è facile. Ridere ci salva dal neopelagianesimo «autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri». Ridi. Ridete in comunità, e non della comunità o degli altri! Guardiamoci da quelle persone così importanti che nella vita hanno

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dimenticato come si fa a sorridere. “Sì, Padre, però lei non ha un rimedio, qualcosa per…?”. Guarda, ho due “pastiglie” che aiutano moltissimo: una, parla con Gesù, con la Madonna nella preghiera e chiedi la grazia della gioia, della gioia nella situazione reale; la seconda pastiglia la puoi prendere varie volte al giorno se ne hai bisogno, o anche una volta basta: guardati allo specchio…, guardati allo specchio: “E quello sono io? Quella sono io? [fa una risata]”. E questo ti fa ridere. Questo non è narcisismo, anzi, è il contrario: lo specchio, in questo caso, serve come una cura.Dunque, la prima cosa era la gioiosa coscienza di sé stessi.

2. La seconda è l’ora della chiamata, farci carico dell’ora della chiamata.

Giovanni l’Evangelista riporta nel suo Vangelo persino l’ora di quel momento che cambiò la sua vita. Sì, quando il Signore fa crescere in una persona la coscienza di essere chiamata…, si ricorda quando è incominciato tutto: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (1,39). L’incontro con Gesù cambia la vita, stabilisce un prima e un poi. Fa bene ricordare sempre quell’ora, quel giorno-chiave per ciascuno di noi, nel quale ci siamo accorti, seriamente, che quello che sentivo non era una voglia o un’attrazione ma che il Signore si aspettava qualcosa di più. E allora ci si può ricordare: quel giorno mi sono reso conto. La memoria di quell’ora in cui siamo stati toccati dal suo sguardo.Quando ci dimentichiamo di questa ora, ci dimentichiamo delle nostre origini, delle nostre radici; e perdendo queste coordinate fondamentali mettiamo da parte la cosa più preziosa che una persona consacrata può avere: lo sguardo del Signore. “No, Padre, io guardo il Signore nel tabernacolo”. Va bene, questo va bene. Ma siediti un momento, e lasciati guardare, e ricorda le volte in cui Lui ti ha guardato e ti sta guardando. Lasciati guardare da Lui”. È la cosa più preziosa che ha un consacrato: lo sguardo del Signore. Forse non sei contento del luogo dove ti ha incontrato il Signore, forse non si adegua a una situazione ideale o che ti “sarebbe piaciuta di più”. Eppure è stato lì che ti ha incontrato e ha curato le tue ferite, lì. Ciascuno di noi conosce il dove e il quando: forse in un momento di situazioni complicate, di situazioni dolorose, sì; ma lì ti ha incontrato il Dio della Vita per renderti testimone della sua Vita, per renderti parte della sua missione e farti essere, con Lui, carezza di Dio per molti. Ci fa bene ricordare che le nostre vocazioni sono una chiamata di amore per amare, per servire. Non per prendere una “fetta” per noi stessi. Se il Signore si è innamorato di voi e vi ha scelti, non è stato perché eravate più numerosi degli altri, anzi siete il popolo più piccolo, ma per amore (cfr Dt 7,7-8)! Così dice il Deuteronomio al popolo di Israele. Non darti tante arie: non sei il popolo più importante, no, sei un po’ scadente, ma Lui si è innamorato di questo, e allora, che volete?, il Signore non ha buon gusto, si è innamorato di questo… Amore viscerale, amore di misericordia che commuove le nostre viscere per andare a servire gli altri alla maniera di Gesù Cristo. Non alla maniera dei farisei, dei sadducei, dei dottori della legge, degli zeloti, no, no, quelli cercavano la loro gloria.Vorrei soffermarmi su un aspetto che considero importante. Molti, nel momento di entrare in Seminario o nella casa di formazione o al noviziato, eravamo formati con la fede delle nostre famiglie e delle persone vicine. Lì abbiamo imparato a pregare, dalla mamma, dalla nonna, dalla zia, e poi è stata la catechista che ci ha preparato… E così abbiamo fatto i nostri primi passi, appoggiati non di rado alle manifestazioni di pietà e spiritualità popolare che in Perù hanno trovato le forme più stupende e il radicamento

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nel popolo fedele e semplice. Il vostro popolo ha dimostrato un enorme affetto per Gesù, la Madonna, per i Santi e i Beati, con tante devozioni che non oso nominare per timore di tralasciarne qualcuna. In quei santuari, «molti pellegrini prendono decisioni che segnano la loro vita. Quelle pareti racchiudono molte storie di conversione, di perdono e di doni ricevuti, che milioni di persone potrebbero raccontare». Anche molte delle vostre vocazioni possono essere impresse tra quelle pareti. Vi esorto, per favore, a non dimenticare, e tanto meno a disprezzare, la fede semplice e fedele del vostro popolo. Sappiate accogliere, accompagnare e stimolare l’incontro con il Signore. Non trasformatevi in professionisti del sacro che si dimenticano del loro popolo, da dove vi ha tratto il Signore: “da dietro il gregge”, come dice il Signore al suo eletto [Davide] nella Bibbia. Non perdete la memoria e il rispetto per coloro che vi hanno insegnato a pregare.Mi è successo che, in riunioni con maestri e maestre di novizi, o rettori di seminari, padri spirituali di seminario, è uscita la domanda: “Come insegniamo a pregare a quelli che entrano?”. Allora, danno dei manuali per imparare a meditare – a me lo hanno dato quando sono entrato. “Per questo fai così”, “quello no”, “prima devi fare questo”, “poi quest’altro passo”… E in generale, gli uomini e le donne più saggi, che hanno questo incarico di maestri di novizi, di padri spirituali, di direttori spirituali dei seminari, scelgono: “Continua a pregare come ti hanno insegnato a casa”. E poi, a poco a poco, li fanno avanzare in un altro tipo di preghiera. Ma prima: “continua a pregare come ti ha insegnato tua madre, come ti ha insegnato tua nonna”; che del resto è il consiglio che San Paolo dà a Timoteo: “La fede di tua madre e di tua nonna: è questa che devi seguire”. Non disprezzate la preghiera di casa, perché è la più forte.Ricordare l’ora della chiamata, fare memoria gioiosa del passaggio di Gesù nella nostra vita, ci aiuterà a dire quella bella preghiera di San Francisco Solano, grande predicatore e amico dei poveri: «Mio buon Gesù, mio Redentore e amico. Che cosa possiedo che Tu non mi abbia dato? Che cosa so che Tu non mi abbia insegnato?».In questo modo, il religioso, il sacerdote, la consacrata, il consacrato, il seminarista è una persona ricca di memoria, gioiosa e riconoscente: trinomio da fissare e da tenere come “arma” di fronte ad ogni “mascheramento” vocazionale. La coscienza grata allarga il cuore e ci stimola al servizio. Senza gratitudine possiamo essere buoni esecutori del sacro, ma ci mancherà l’unzione dello Spirito per diventare servitori dei nostri fratelli, specialmente dei più poveri. Il Popolo fedele di Dio possiede l’olfatto e sa distinguere tra il funzionario del sacro e il servitore grato. Sa distinguere chi è ricco di memoria e chi è smemorato. Il Popolo di Dio sa sopportare, ma riconosce chi lo serve e lo cura con l’olio della gioia e della gratitudine. In questo lasciatevi consigliare dal popolo di Dio. Qualche volta, nelle parrocchie, succede che quando il sacerdote si perde un po’ e si dimentica della sua gente – sto parlando di storie reali, non è vero? – quante volte la signora anziana della sacrestia – come la chiamano: “la vecchia della sagrestia” – gli dice: “Caro padre, quanto tempo è che non va a trovare sua mamma? Vada, vada a trovare sua mamma, che noi per una settimana ci arrangiamo col Rosario”.

3. Terzo, la gioia contagiosa.

La gioia è contagiosa quando è vera. Andrea era uno dei discepoli di Giovanni Battista che aveva seguito Gesù quel giorno. Dopo essere stato con Lui e aver visto dove

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viveva, tornò a casa di suo fratello Simon Pietro e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,41). E lì fu contagiato. Questa è la notizia più grande che poteva dargli, e lo condusse a Gesù. La fede in Gesù è contagiosa. E se c’è un sacerdote, un vescovo, una suora, un seminarista, un consacrato che non contagia, è un asettico, è da laboratorio. Che esca e si sporchi un po’ le mani e poi incomincerà a contagiare l’amore di Gesù. La fede in Gesù è contagiosa, non può essere confinata né rinchiusa; e qui si vede la fecondità della testimonianza: i discepoli appena chiamati attraggono a loro volta altri mediante la loro testimonianza di fede, allo stesso modo in cui, nel brano evangelico, Gesù ci chiama per mezzo di altri. La missione scaturisce spontanea dall’incontro con Cristo. Andrea inizia il suo apostolato dai più vicini, da suo fratello Simone, quasi come qualcosa di naturale, irradiando gioia. Questo è il miglior segno del fatto che abbiamo “scoperto” il Messia. La gioia contagiosa è una costante nel cuore degli Apostoli, e la vediamo nella forza con cui Andrea confida a suo fratello: “Lo abbiamo incontrato!”. Dunque «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia». E questa è contagiosa.Questa gioia ci apre agli altri, è una gioia non da tenere per sé, ma da trasmettere. Nel mondo frammentato in cui ci è dato di vivere, che ci spinge ad isolarci, la sfida per noi è essere artefici e profeti di comunità. Voi lo sapete, nessuno si salva da solo. E in questo vorrei essere chiaro. La frammentazione e l’isolamento non è qualcosa che si verifica “fuori”, come se fosse solo un problema del “mondo” in cui ci tocca vivere. Fratelli, le divisioni, le guerre, gli isolamenti li viviamo anche dentro le nostre comunità, dentro i nostri presbitéri, dentro le nostre Conferenze episcopali, e quanto male ci fanno! Gesù ci invia ad essere portatori di comunione, di unità, ma tante volte sembra che lo facciamo disuniti e, quello che è peggio, facendoci spesso gli sgambetti a vicenda. O mi sbaglio? [rispondono: No!] Chiniamo la testa e ciascuno “metta nel proprio sacco” quello gli tocca. Ci è chiesto di essere artefici di comunione e di unità; che non equivale a pensare tutti allo stesso modo, fare tutti le stesse cose. Significa apprezzare gli apporti, le differenze, il dono dei carismi all’interno della Chiesa sapendo che ciascuno, a partire dalla propria specificità, offre il proprio contributo, ma ha bisogno degli altri. Solo il Signore ha la pienezza dei doni, solo Lui è il Messia. E ha voluto distribuire i suoi doni in maniera tale che tutti possiamo offrire il nostro arricchendoci con quelli degli altri. Occorre guardarsi dalla tentazione del “figlio unico” che vuole tutto per sé, perché non ha con chi condividere. È viziato il ragazzo! A coloro che devono esercitare incarichi nel servizio dell’autorità chiedo, per favore, di non diventare autoreferenziali; cercate di prendervi cura dei vostri fratelli, fate in modo che stiano bene, perché il bene è contagioso. Non cadiamo nella trappola di un’autorità che si trasforma in autoritarismo dimenticando che, prima di tutto, è una missione di servizio. Quelli che hanno questa missione di essere autorità, riflettano bene: negli eserciti ci sono abbastanza sergenti, non c’è bisogno di metterli nella nostra comunità.Vorrei dire, prima di concludere: essere ricchi di memoria e avere radici. Ritengo importante che nelle nostre comunità, nei nostri presbitéri si mantenga viva la memoria e ci sia il dialogo tra i più giovani e i più anziani. I più anziani sono ricchi di memoria e ci danno la memoria. Dobbiamo andare a riceverla, non lasciamoli soli. Loro [gli anziani], a volte, non vogliono parlare, qualcuno si sente un po’ abbandonato…

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Facciamolo parlare, soprattutto voi giovani. Quelli chi hanno l’incarico della formazione dei giovani, dicano loro di parlare coi sacerdoti anziani, con le suore anziane, con i vescovi anziani… - Dicono che le suore non invecchiano perché sono eterne! – dite loro di parlare. Gli anziani hanno bisogno che facciate loro brillare gli occhi e che vedano che nella Chiesa, nel presbiterio, nella Conferenza episcopale, nel convento ci sono giovani che portano avanti il corpo della Chiesa. Che li sentano parlare, che i giovani facciano domande a loro, e così a loro incominceranno a brillare gli occhi, e incominceranno a sognare. Fate sognare gli anziani. E’ la profezia di Gioele 3,1. Fate sognare gli anziani. E se i giovani fanno sognare gli anziani, vi assicuro che gli anziani faranno profetizzare i giovani.Andare alle radici. Per questo volevo – sto già terminando – citare un Santo Padre, ma non me ne viene in mente nessuno. Ma citerò un Nunzio apostolico. Lui mi diceva, parlando di questo, un antico proverbio africano che ha imparato quando era lì – perché i Nunzi apostolici prima passano per l’Africa e lì imparano molte cose – e il proverbio era: “I giovani camminano velocemente – e lo devono fare –, ma sono i vecchi che conoscono la strada”. Va bene?Cari fratelli, nuovamente grazie; e che questa memoria deuteronomica ci renda più gioiosi e grati per essere servitori di unità in mezzo al nostro popolo. Lasciatevi guardare dal Signore; andate a cercare il Signore, lì, nella memoria. Guardatevi allo specchio, ogni tanto. E che il Signore vi benedica, la Vergine Santa vi protegga, e qualche volta, come dicono in campagna, “fatemi” una preghiera. Grazie!

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXVI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2018

Mater Ecclesiae: «“Ecco tuo figlio ... Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé ...» (Gv 19, 26-27)

Cari fratelli e sorelle,

il servizio della Chiesa ai malati e a coloro che se ne prendono cura deve continuare con sempre rinnovato vigore, in fedeltà al mandato del Signore (cfr Lc 9,2-6; Mt 10,1-8; Mc 6,7-13) e seguendo l’esempio molto eloquente del suo Fondatore e Maestro. Quest’anno il tema della Giornata del malato ci è dato dalle parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e a Giovanni: «“Ecco tuo figlio ... Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,26-27).

1. Queste parole del Signore illuminano profondamente il mistero della Croce. Essa non rappresenta una tragedia senza speranza, ma il luogo in cui Gesù mostra la sua gloria, e lascia le sue estreme volontà d’amore, che diventano regole costitutive della comunità cristiana e della vita di ogni discepolo.Innanzitutto, le parole di Gesù danno origine alla vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità. Lei sarà in particolare la madre dei discepoli del suo Figlio e si prenderà cura di loro e del loro cammino. E noi sappiamo che la cura materna di un figlio o una figlia comprende sia gli aspetti materiali sia quelli spirituali della sua educazione.Il dolore indicibile della croce trafigge l’anima di Maria (cfr Lc 2,35), ma non la paralizza. Al contrario, come Madre del Signore inizia per lei un nuovo cammino di donazione. Sulla croce Gesù si preoccupa della Chiesa e dell’umanità intera, e Maria è chiamata a condividere questa stessa preoccupazione. Gli Atti degli Apostoli, descrivendo la grande effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, ci mostrano che Maria ha iniziato a svolgere il suo compito nella prima comunità della Chiesa. Un compito che non ha mai fine.

2. Il discepolo Giovanni, l’amato, raffigura la Chiesa, popolo messianico. Egli deve riconoscere Maria come propria madre. E in questo riconoscimento è chiamato ad accoglierla, a contemplare in lei il modello del discepolato e anche la vocazione materna che Gesù le ha affidato, con le preoccupazioni e i progetti che ciò comporta: la Madre che ama e genera figli capaci di amare secondo il comando di Gesù. Perciò la vocazione materna di Maria, la vocazione di cura per i suoi figli, passa a Giovanni e a tutta la Chiesa. La comunità tutta dei discepoli è coinvolta nella vocazione materna di Maria.

3. Giovanni, come discepolo che ha condiviso tutto con Gesù, sa che il Maestro vuole condurre tutti gli uomini all’incontro con il Padre. Egli può testimoniare che Gesù ha incontrato molte persone malate nello spirito, perché piene di orgoglio (cfr Gv 8,31-39) e malate nel corpo (cfr Gv 5,6). A tutti Egli ha donato misericordia e perdono, e ai malati anche guarigione fisica, segno della vita abbondante del Regno,

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dove ogni lacrima viene asciugata. Come Maria, i discepoli sono chiamati a prendersi cura gli uni degli altri, ma non solo. Essi sanno che il cuore di Gesù è aperto a tutti, senza esclusioni. A tutti dev’essere annunciato il Vangelo del Regno, e a tutti coloro che sono nel bisogno deve indirizzarsi la carità dei cristiani, semplicemente perché sono persone, figli di Dio.

4. Questa vocazione materna della Chiesa verso le persone bisognose e i malati si è concretizzata, nella sua storia bimillenaria, in una ricchissima serie di iniziative a favore dei malati. Tale storia di dedizione non va dimenticata. Essa continua ancora oggi, in tutto il mondo. Nei Paesi dove esistono sistemi di sanità pubblica sufficienti, il lavoro delle congregazioni cattoliche, delle diocesi e dei loro ospedali, oltre a fornire cure mediche di qualità, cerca di mettere la persona umana al centro del processo terapeutico e svolge ricerca scientifica nel rispetto della vita e dei valori morali cristiani. Nei Paesi dove i sistemi sanitari sono insufficienti o inesistenti, la Chiesa lavora per offrire alla gente quanto più è possibile per la cura della salute, per eliminare la mortalità infantile e debellare alcune malattie a larga diffusione. Ovunque essa cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire. L’immagine della Chiesa come “ospedale da campo”, accogliente per tutti quanti sono feriti dalla vita, è una realtà molto concreta, perché in alcune parti del mondo sono solo gli ospedali dei missionari e delle diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione.

5. La memoria della lunga storia di servizio agli ammalati è motivo di gioia per la comunità cristiana e in particolare per coloro che svolgono tale servizio nel presente. Ma bisogna guardare al passato soprattutto per lasciarsene arricchire. Da esso dobbiamo imparare: la generosità fino al sacrificio totale di molti fondatori di istituti a servizio degli infermi; la creatività, suggerita dalla carità, di molte iniziative intraprese nel corso dei secoli; l’impegno nella ricerca scientifica, per offrire ai malati cure innovative e affidabili. Questa eredità del passato aiuta a progettare bene il futuro. Ad esempio, a preservare gli ospedali cattolici dal rischio dell’aziendalismo, che in tutto il mondo cerca di far entrare la cura della salute nell’ambito del mercato, finendo per scartare i poveri. L’intelligenza organizzativa e la carità esigono piuttosto che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura. Questi orientamenti devono essere propri anche dei cristiani che operano nelle strutture pubbliche e che con il loro servizio sono chiamati a dare buona testimonianza del Vangelo.

6. Gesù ha lasciato in dono alla Chiesa la sua potenza guaritrice:«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: [...] imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17-18). Negli Atti degli Apostoli leggiamo la descrizione delle guarigioni operate da Pietro (cfr At 3,4-8) e da Paolo (cfr At 14,8-11). Al dono di Gesù corrisponde il compito della Chiesa, la quale sa che deve portare sui malati lo stesso sguardo ricco di tenerezza e compassione del suo Signore. La pastorale della salute resta e resterà sempre un compito necessario ed essenziale, da vivere con rinnovato slancio a partire dalle comunità parrocchiali fino ai più eccellenti centri di cura. Non possiamo qui dimenticare la tenerezza e la perseveranza con cui molte famiglie seguono i propri figli, genitori e parenti, malati cronici o gravemente disabili. Le cure che sono prestate in famiglia sono una testimonianza straordinaria

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di amore per la persona umana e vanno sostenute con adeguato riconoscimento e con politiche adeguate. Pertanto, medici e infermieri, sacerdoti, consacrati e volontari, familiari e tutti coloro che si impegnano nella cura dei malati, partecipano a questa missione ecclesiale. È una responsabilità condivisa che arricchisce il valore del servizio quotidiano di ciascuno.

7. A Maria, Madre della tenerezza, vogliamo affidare tutti i malati nel corpo e nello spirito, perché li sostenga nella speranza. A lei chiediamo pure di aiutarci ad essere accoglienti verso i fratelli infermi. La Chiesa sa di avere bisogno di una grazia speciale per poter essere all’altezza del suo servizio evangelico di cura per i malati. Perciò la preghiera alla Madre del Signore ci veda tutti uniti in una insistente supplica, perché ogni membro della Chiesa viva con amore la vocazione al servizio della vita e della salute. La Vergine Maria interceda per questa XXVI Giornata Mondiale del Malato; aiuti le persone ammalate a vivere la propria sofferenza in comunione con il Signore Gesù, e sostenga coloro che di essi si prendono cura. A tutti, malati, operatori sanitari e volontari, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 26 novembre 2017Francesco

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2018

«Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12)

Cari fratelli e sorelle,

ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione», che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).Questa frase si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.

I falsi profetiAscoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti?Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!Altri falsi profeti sono quei “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. È l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.

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Un cuore freddoDante Alighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio; egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti. Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.Anche il creato è testimone silenzioso di questo raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli – che nel disegno di Dio cantano la sua gloria – sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte.L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.

Cosa fare?Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità? Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani

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dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.Vorrei che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!

Il fuoco della PasquaInvito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 essa si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito», affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.Vi benedico di cuore e prego per voi. Non dimenticatevi di pregare per me.

Dal Vaticano, 1 novembre 2017 Solennità di Tutti i SantiFrancesco

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INCONTRO PRE-SINODALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON I GIOVANI

Pontificio Collegio Internazionale “Maria Mater Ecclesiae”Lunedì, 19 marzo 2018

PAROLE DEL SANTO PADRE PRIMA DELLA PREGHIERA

Adesso, ognuno nella propria fede, nel proprio dubbio, in quello che ha nell’anima, pensi a Dio, pensi al bisogno di Dio, pensi al dubbio che ha (se Dio c’è…), pensi alla propria coscienza e chieda la benedizione e la bontà su tutti noi. Amen.

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari giovani, buongiorno!

Saluto tutti i 15340! Speriamo che domani siano di più in questo nostro interloquire per fare uscire quello che ognuno di voi e di noi abbiamo nel cuore. Parlare con coraggio. Senza vergogna, no. Qui la vergogna si lascia dietro la porta. Si parla con coraggio: quello che sento lo dico e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti. Voi sapete parlare così. Ma bisogna ascoltare con umiltà. Se parla quello che non mi piace, devo ascoltarlo di più, perché ognuno ha il diritto di essere ascoltato, come ognuno ha il diritto di parlare.Grazie per aver accettato l’invito di venire qui. Alcuni di voi hanno dovuto fare un lungo viaggio. Altri, invece di andare a dormire – perché è ora di andare a dormire da loro – sono collegati con voi. Faranno la notte ascoltando. Venite da tante parti del mondo e portate con voi una grande varietà di popoli, culture e anche religioni: non siete tutti cattolici e cristiani, nemmeno tutti credenti, ma siete certamente tutti animati dal desiderio di dare il meglio di voi. E io non ho dubbi su questo. Saluto anche quelli che si collegheranno, e che lo già hanno fatto: grazie del vostro contributo!Voglio ringraziare in modo speciale la Segreteria del Sinodo, il Cardinale Segretario, l’Arcivescovo Segretario e tutti, tutti quelli che lavorano nella Segreteria del Sinodo. Hanno lavorato fortemente per questo e hanno avuto una capacità di inventare cose e creatività molto grandi. Grazie tante, Cardinale Baldisseri, e a tutti i vostri collaboratori.Siete invitati perché il vostro apporto è indispensabile. Abbiamo bisogno di voi per preparare il Sinodo che a ottobre riunirà i Vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. In tanti momenti della storia della Chiesa, così come in numerosi episodi biblici, Dio ha voluto parlare per mezzo dei più giovani: penso, ad esempio, a Samuele, a Davide e a Daniele. A me piace tanto la storia di Samuele, quando sente la voce di Dio. La Bibbia dice: “In quel tempo non c’era l’abitudine di sentire la voce di Dio. Era un popolo disorientato”. È stato un giovane ad aprire quella porta. Nei momenti difficili, il Signore fa andare avanti la storia con i giovani. Dicono la verità, non hanno vergogna. Non dico che sono “svergognati” ma non hanno vergogna e dicono la verità. E Davide da giovane incomincia con quel coraggio. Anche con i suoi peccati. Perché è interessante, tutti questi non sono nati santi, non sono nati giusti, modelli degli altri. Sono tutti uomini e donne peccatori e peccatrici, ma che hanno sentito il desiderio di fare qualcosa di buono, Dio li ha spinti e sono

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andati avanti. E questo è bellissimo. Noi possiamo pensare: “Queste cose sono per le persone giuste, per i preti e per le suore”. No, è per tutti. E voi giovani di più, perché avete tanta forza per dire le cose, per sentire le cose, per ridere, anche per piangere. Noi adulti tante volte, tante volte, abbiamo dimenticato la capacità di piangere, ci siamo abituati: “Il mondo è così… che si arrangino”. E andiamo avanti. Per questo vi esorto, per favore: siate coraggiosi in questi giorni, dite tutto quello che vi viene; e se sbagli, un altro ti correggerà. Ma avanti, con coraggio!

1. Troppo spesso si parla di giovani senza lasciarci interpellare da loro. Quando qualcuno vuole fare una campagna o qualcosa, ah, lode ai giovani!, non è così?, ma non permette che i giovani li interpellino. Lodare è un modo di accontentare la gente. Ma la gente non è sciocca o stupida. No, non lo è. La gente capisce. Soltanto gli scemi non capiscono. In spagnolo c’è un motto bellissimo che dice: “Loda lo scemo e lo vedrai lavorare”. Dare la pacca sulla spalla e lui sarà contento, perché è scemo, non se ne accorge. Ma voi non siete scemi! Anche le migliori analisi sul mondo giovanile, pur essendo utili – sono utili –, non sostituiscono la necessità dell’incontro faccia a faccia. Parlano della gioventù d’oggi. Cercate per curiosità in quanti articoli, quante conferenze si parla della gioventù di oggi. Vorrei dirvi una cosa: la gioventù non esiste! Esistono i giovani, storie, volti, sguardi, illusioni. Esistono i giovani. Parlare della gioventù è facile. Si fanno delle astrazioni, percentuali… No. La tua faccia, il tuo cuore, cosa dice? Interloquire, sentire i giovani. A volte, evidentemente, voi non siete, i giovani non sono il premio Nobel per la prudenza. No. A volte parlano “con lo schiaffo”. La vita è così, ma bisogna ascoltarli.Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi “a distanza di sicurezza”, così da non farsi provocare da voi. Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio! Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti. È la filosofia del trucco. Le persone crescono e cercano di truccarsi per sembrare più giovani, ma i giovani non li lascia crescere. Questo è molto comune. Perché? Perché non si lascia che vengano interpellati. È importante. Spesso siete emarginati dalla vita pubblica ordinaria e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani. Non so se questo succede in tutti i vostri Paesi, ma in tanti… Se non sbaglio il tasso di disoccupazione giovanile qui in Italia dai 25 anni in su è verso il 35%. In un altro Paese d’Europa, confinante con l’Italia, 47%. In un altro Paese d’Europa vicino all’Italia, più del 50%. Cosa fa un giovane che non trova lavoro? Si ammala – la depressione –, cade nelle dipendenze, si suicida – fa pensare: le statistiche di suicidio giovanile sono tutte truccate, tutte –, fa il ribelle – ma è un modo di suicidarsi – o prende l’aereo e va in una città che non voglio nominare e si arruola nell’Isis o in uno di questi movimenti guerriglieri. Almeno ha un senso da vivere e avrà uno stipendio mensile. E questo è un peccato sociale! La società è responsabile di questo. Ma io vorrei che foste voi a dire le cause, i perché, e non dire: “Neanch’io so bene il perché”. Come vivete voi questo dramma? Ci aiuterebbe tanto. Troppo spesso siete lasciati soli. Ma la verità è anche il fatto che voi siete costruttori di cultura, con il vostro stile e la vostra originalità. È un allontanamento relativo, perché voi siete capaci di costruire una cultura che forse non si vede, ma va avanti. Questo è uno spazio che noi vogliamo per sentire la vostra cultura, quella che voi state costruendo.

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Nella Chiesa – sono convinto – non dev’essere così: chiudere la porta, non sentire. Il Vangelo ce lo chiede: il suo messaggio di prossimità invita a incontrarci e confrontarci, ad accoglierci e amarci sul serio, a camminare insieme e condividere senza paura. E questa Riunione pre-sinodale vuol essere segno di qualcosa di grande: la volontà della Chiesa di mettersi in ascolto di tutti i giovani, nessuno escluso. E questo non per fare politica. Non per un’artificiale “giovano-filia”, no, ma perché abbiamo bisogno di capire meglio quello che Dio e la storia ci stanno chiedendo. Se mancate voi, ci manca parte dell’accesso a Dio.

2. Il prossimo Sinodo si propone in particolare di sviluppare le condizioni perché i giovani siano accompagnati con passione e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel «riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza» (Documento preparatorio, Introduzione). Tutti noi abbiamo questa chiamata. Voi, nella fase iniziale, siete giovani. Questa è la certezza di fondo: Dio ama ciascuno e a ciascuno rivolge personalmente una chiamata. È un dono che, quando lo si scopre, riempie di gioia (cfr Mt 13,44-46). Siatene certi: Dio ha fiducia in voi, vi ama e vi chiama. E da parte sua non verrà meno, perché è fedele e crede davvero in voi. Dio è fedele. Per i credenti dico: “Dio è fedele”. Vi rivolge la domanda che un giorno fece ai primi discepoli: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38). Anch’io, in questo momento, vi rivolgo la domanda, a ognuno di voi: “Cosa cerchi? Tu, cosa cerchi nella tua vita?”. Dillo, ci farà bene ascoltarlo. Dillo. Di questo abbiamo bisogno: di sentire il vostro cammino nella vita. Cosa cerchi? Vi invita a condividere la ricerca della vita con Lui, a camminare insieme. E noi, desideriamo fare lo stesso, perché non possiamo che condividere con entusiasmo la ricerca della vera gioia di ciascuno; e non possiamo tenere solo per noi Chi ci ha cambiato la vita: Gesù. I vostri coetanei e i vostri amici, anche senza saperlo, aspettano anche loro una chiamata di salvezza.

3. Il prossimo Sinodo sarà anche un appello rivolto alla Chiesa, perché riscopra un rinnovato dinamismo giovanile. Ho potuto leggere alcune e-mail del questionario messo in rete dalla Segreteria del Sinodo e mi ha colpito l’appello lanciato da diversi giovani, che chiedono agli adulti di stare loro vicini e di aiutarli nelle scelte importanti. Una ragazza ha osservato che ai giovani mancano punti di riferimento e che nessuno li sprona ad attivare le risorse che hanno. Poi, accanto agli aspetti positivi del mondo giovanile, ha sottolineato i pericoli, tra cui l’alcool, la droga, una sessualità vissuta in maniera consumistica. Sono dipendenze, no? E ha concluso quasi con un grido: «Aiutate il nostro mondo giovanile che va sempre più a rotoli». Non so se il mondo giovanile vada sempre più a rotoli, non so. Ma sento che il grido di questa ragazza è sincero e richiede attenzione. Sta a voi rispondere a questa ragazza, colloquiare con questa ragazza. È una di voi e bisogna vedere questo “schiaffino” che ci dà, dove ci porta. Anche nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza. È molto importante. Mi viene in mente quando Mosè vuole dire al Popolo di Dio qual è il nocciolo dell’amore di Dio. E dice: “Pensate: quale popolo ha avuto un Dio così vicino?”. L’amore è vicinanza. E loro, i giovani di oggi chiedono alla Chiesa vicinanza. Voi cristiani, voi che credete nella vicinanza di Cristo, voi cattolici, siate vicini, non lontani. E voi sapete bene che ce ne sono tante, tante modalità di allontanarsi, tante. Educate tutti, con guanti bianchi, ma prendere distanza per non sporcarsi le mani. I giovani, oggi, ci chiedono vicinanza: ai cattolici, ai cristiani, ai

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credenti e ai non credenti. A tutti. E a questo proposito, un giovane ha raccontato con entusiasmo la sua partecipazione ad alcuni incontri con queste parole. Così dice: «La cosa più importante è stata la presenza di religiosi in mezzo a noi giovani come amici che ci ascoltano, ci conoscono e ci consigliano». Uomini e donne consacrati che sono vicini. Ascoltano, conoscono e a chi chiede consiglio, consigliano. Io conosco alcuni di voi che fanno questo.Mi viene in mente lo splendido Messaggio ai giovani del Concilio Vaticano II. È anche oggi uno stimolo a lottare contro ogni egoismo e a costruire con coraggio un mondo migliore. È un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa. Perché è in Gesù e nello Spirito che la Chiesa trova la forza di rinnovarsi sempre, compiendo una revisione di vita sul suo modo di essere, chiedendo perdono per le sue fragilità e inadeguatezze, non risparmiando le energie per mettersi al servizio di tutti, col solo intento di essere fedele alla missione che il Signore le ha affidato: vivere e annunciare il Vangelo.

4. Cari giovani, il cuore della Chiesa è giovane proprio perché il Vangelo è come una linfa vitale che la rigenera continuamente. Sta a noi essere docili e cooperare a questa fecondità. E tutti voi potete collaborare a questa fecondità: che siate cristiani cattolici, o di altre religioni, o non credenti. Vi chiediamo di collaborare alla fecondità nostra, a dare vita. Lo facciamo anche in questo cammino sinodale, pensando alla realtà dei giovani di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di riappropriarci dell’entusiasmo della fede e del gusto della ricerca. Abbiamo bisogno di ritrovare nel Signore la forza di risollevarci dai fallimenti, di andare avanti, di rafforzare la fiducia nel futuro. E abbiamo bisogno di osare sentieri nuovi. Non spaventatevi: osare sentieri nuovi, anche se ciò comporta dei rischi. Un uomo, una donna che non rischia, non matura. Un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce. Rischiate, accompagnati dalla prudenza, dal consiglio, ma andate avanti. Senza rischiare, sapete cosa succede a un giovane? Invecchia! Va in pensione a 20 anni! Un giovane invecchia e anche la Chiesa invecchia. Lo dico con dolore. Quante volte io trovo comunità cristiane, anche di giovani, ma vecchie. Sono invecchiate perché avevano paura. Paura di che? Di uscire, di uscire verso le periferie esistenziali della vita, di andare là dove si gioca il futuro. Una cosa è la prudenza, che è una virtù, ma un’altra è la paura. Abbiamo bisogno di voi giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma non truccato, come ho detto: non ringiovanito artificialmente, ma ravvivato da dentro. E voi ci provocate a uscire dalla logica del “ma si è sempre fatto così”. E quella logica, per favore, è un veleno. È un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima e ti lascia come anestetizzato e non ti lascia camminare. Uscire dalla logica del “sempre è stato fatto così”, per restare in modo creativo nel solco dell’autentica Tradizione cristiana, ma creativo. Io, ai cristiani, raccomando di leggere il Libro degli Atti degli Apostoli: la creatività di quegli uomini. Quegli uomini sapevano andare avanti con una creatività che se noi facciamo la traduzione a quello che significa oggi, ci spaventa! Voi create una cultura nuova, ma state attenti: questa cultura non può essere “sradicata”. Un passo avanti, ma guarda le radici! Non tornare alle radici, perché finirai sotterrato: fai un passo avanti, ma sempre con le radici. E le radici – questo, perdonatemi, lo porto nel cuore – sono i vecchi, sono i bravi vecchi. Le radici sono i nonni. Le radici sono quelli che hanno vissuto la vita e che questa cultura dello scarto li scarta, non

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servono, li manda fuori. I vecchi hanno questo carisma di portare le radici. Parlate con i vecchi. “Ma cosa dirò?”. Prova! Ricordo a Buenos Aires, una volta, parlando con i giovani, ho detto: “Perché non andate in una casa di riposo a suonare la chitarra agli anziani che sono lì?” – “Ma, Padre…” – “Andate, un’oretta soltanto”. [Rimasero] più di due ore! Non volevano uscire, perché i vecchi che erano così [un po’ addormentati], hanno sentito la chitarra e si sono svegliati, svegliati, svegliati e hanno incominciato [a parlare], e i giovani hanno sentito cose che li toccavano dentro. Hanno preso questa saggezza e sono andati avanti. Questo il Profeta Gioele lo dice tanto bene, tanto bene. Al capitolo terzo. Per me questa è la profezia di oggi: “I vecchi sogneranno, e i giovani profetizzeranno”. Noi abbiamo bisogno di giovani profeti, ma state attenti: mai sarete profeti se non prendete i sogni dei vecchi. Di più: se non andate a far sognare un vecchio che sta lì annoiato, perché nessuno lo ascolta. Fate sognare i vecchi e questi sogni vi aiuteranno ad andare avanti. Gioele 3,1. Leggi questo, ti farà bene. Lasciatevi interpellare da loro.Per sintonizzarci sulla lunghezza d’onda delle giovani generazioni è di grande aiuto un dialogo serrato. Vi invito allora, in questa settimana, a esprimervi con franchezza e in tutta libertà, l’ho detto e lo ripeto. Con “faccia tosta”. Siete i protagonisti ed è importante che parliate apertamente. “Ma ho vergogna, mi sentirà il cardinale…”. Che senta, è abituato. Vi assicuro che il vostro contributo sarà preso sul serio. Già da ora vi dico grazie; e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. E quelli che non possono pregare, perché non sanno pregare, almeno mi pensino bene. Grazie.

DOMANDE DEI GIOVANI E RISPOSTE DEL SANTO PADRE

Domanda n. 1 - Blessing OKOEDION – giovane vittima di tratta della NigeriaMi chiamo Blessing Okoedion e sono nigeriana. Quattro anni fa sono arrivata in Italia coinvolta con inganno nella tratta degli esseri umani. Un’esperienza drammatica, di totale annullamento delle mia dignità. Ma con la fede in un “Dio che non dorme” ho trovato il coraggio di denunciare e di uscire da quell’inferno. In una comunità di suore, ho ritrovato la mia resurrezione. Ma è proprio per questa libertà conquistata che sento forte e faccio mio il grido di aiuto e di liberazione di tante giovani donne mie sorelle, ancora oggi umiliate e schiavizzate sulle nostre strade e mi chiedo: come aiutare i giovani a prendere consapevolezza di questo “crimine contro l’umanità”, come Tu Papa Francesco l’hai definito? Come aiutarli a restare umani e contrastare e vincere una mentalità malata che riduce la donna a schiava, a proprietà dell’uomo, a merce o per profitto o per proprio piacere egoistico? Cara Papa Francesco, quello che più mi inquieta è proprio la domanda, i troppi clienti e molti di questi, come è stato detto, sono cattolici. Mi chiedo e ti chiedo, ma la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi con verità su questa alta domanda dei clienti? Può essere credibile nel proporre ai giovani cammini di relazione tra uomo e donna libere e liberanti?[Sig.ra Blessing OKOEDION, giovane vittima di tratta. Ha raccontato la sua storia nel libro “Il coraggio della libertà”, Ed. Paoline (Nigeria)]

Papa Francesco:La domanda è senza anestesia, ma è la realtà, è la realtà. Sono stato l’anno scorso

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a visitare una delle case delle ragazze che sono state liberate da questa schiavitù: è da non credere. Una è stata rapita in Moldavia e portata in macchina, dietro, dove vanno i bagagli, legata, tutta una notte, fino a Roma, minacciata, se fosse scappata, di uccidere i genitori. Poi, quelli che resistono – lo abbiamo sentito nel primo intervento sull’Africa – ci sono i giorni di ammorbidimento – in spagnolo diciamo el ablande: ti picchiano, torturano, e alla fine vincono. Poi – questo mi raccontavano le ragazze – poi incominciano il lavoro e in quel momento, per difendersi, fanno quello che io chiamo – non so se scientificamente sia così, ma io lo chiamo – una schizofrenia difensiva: isolano il cuore, isolano la mente e soltanto dicono: “Questo è il mio lavoro”, ma non si coinvolgono, per salvare quello che possono della loro dignità interna, ma la dignità esterna e sociale è a terra. E così si difendono. Ma senza alcuna speranza. Alcune sono riuscite a fuggire, ma la mafia di questa gente, le cordate tra loro, le perseguitano; le trovano e alcune volte si vendicano. Quelle che vengono, per esempio, dall’Africa e da un Paese dell’Europa – almeno questo è quello che so – vengono ingannate per un lavoro, non solo rapite, ma alcune ingannate: [promettono] un lavoro di hostess o di aiutante in aerei, e qui subito sono infilate in questa vita. Ma quando si liberano, non hanno il coraggio di tornare a casa, perché c’è la dignità della famiglia, e non hanno il coraggio di dire la verità, non possono. Ma non perché siano codarde, perché amano tanto la famiglia che questo impedisce che i loro genitori, i loro fratelli e sorelle siano sporcati da questa storia. E non possono tornare. E rimangono girando come possono, trovando un altro lavoro… Una delle ragazze ha detto che quando due volte non ha portato la somma che doveva portare quel giorno, le hanno tagliato l’orecchio; altri rompono loro le dita, e queste cose, torture, se non fanno questo. Questa è una schiavitù di oggi. E credo che qui in Italia, parlando dei clienti, credo – faccio un calcolo senza fondamento, ma credo che sia verosimile – il 90% sono battezzati cioè, come diceva lei, cattolici. Io penso allo schifo che devono sentire queste ragazze quando questi uomini fanno fare loro queste cose… Ricordo una volta, c’è stato un incidente a Buenos Aires, in un discoteca, sono morte 200 persone; io sono andato a trovare i feriti in ospedale e in una terapia intensiva c’erano due anziani: avevano perso i sensi, avevano avuto un ictus. Mi hanno detto: “Questi due sono stati portati qui dal postribolo”. Anziani, giovani… queste ragazze sopportano tutto… Ho parlato con loro – una bella riunione – in una delle case di don Benzi, un sacerdote che ha fatto tutto un lavoro per riscattare queste ragazze; loro hanno un metodo. Le ragazze sono sorvegliate; si avvicina uno di loro e incomincia a parlare, apparentemente per mettersi d’accordo sul prezzo, ma invece di dirle: “Quanto costi?”, si domanda: “Quanto soffri?”. La ragazza ascolta, lui le parla brevemente, le dà un biglietto: “Noi ti porteremo via, nessuno ti troverà”, con un numero di telefono. E l’80% delle ragazze chiama. “Va benissimo, stai tranquilla: quale giorno è il più sicuro per te?” – “Tale” – “In quell’angolo a tale ora”, passa con la macchina… e la portano fuori Roma. Hanno le case, e lì incomincia la terapia. È una bella terapia che fanno. E poi l’inserimento. È una delle opere che si fa qui a Roma, che io conosco, che mi ha coinvolto; ma se ne fanno tante. Poi parlo del fenomeno, ma ho voluto incominciare con questo [aspetto] positivo. È interessante: in quella riunione c’erano il cappellano e due volontari. Quando una ragazza ha raccontato la storia, il volontario che era accanto, uno di quelli che l’aveva aiutata a riprendersi… era il marito! Si erano innamorati, si erano sposati. E l’altro era il fidanzato dell’altra. Ho visto un reinserimento bellissimo. Ma ritorno qui a quello che lei ha detto: è un crimine contro l’umanità, è un delitto contro

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l’umanità e nasce da una mentalità malata: la donna va sfruttata. E al giorno d’oggi non c’è femminismo che sia riuscito a togliere questo dalla coscienza, dall’inconscio più profondo o dall’immaginario collettivo, diciamo così. La donna va sfruttata, in un modo o nell’altro. E così si spiega questa… malattia dell’umanità, è una malattia di un modo di pensare sociale, è un crimine contro l’umanità.Ho parlato dei metodi [per aiutarle]. Quelle che sono capaci di aiutare meglio queste ragazze, sono le donne, le suore. Ma ci sono anche donne che le vendono! Ho saputo la storia di una dell’Africa, una ragazza che aveva finito una parte dell’università e voleva lavorare; e una signora, non ricordo se era una consacrata di una parrocchia o una signora dell’Azione Cattolica di quella parrocchia, si è interessata: “Io ti faccio il collegamento, tutto il collegamento…”, e l’aspettavano in aeroporto e dall’aeroporto a lavorare. È stata ingannata. Poi è stata riscattata da uno di questi gruppi e l’hanno portata in una casa per riprendersi. È uscita la superiora: “No!”, ha gridato [quella ragazza]; ha visto una suora e ha detto “No!”, perché era stata venduta. Non so se da una suora, forse… lei diceva una signora, una laica, una cattolica, ma della parrocchia. E alla fine è rimasta lì e ha aiutato tanto. Ma anche gente che si dice cattolica… ma forse una minoranza di questi… è una malattia: la donna va sfruttata! Io mi rallegro che i giovani lottino per questa causa. Questa è una delle lotte che io chiedo a voi giovani di fare: per la dignità della donna. Per la dignità, che è di più del fatto che la donna possa fare questo o non possa fare quest’altro, che possa diventare questo o quell’altro, no: è degna, è figlia di Dio. Di più: nel racconto della Creazione è quella che ha stupito l’uomo: ah, la bellezza, la bellezza della donna! E poi, si finisce così. Alcuni governi cercano di fare pagare multe ai clienti, ma non funzione tanto questo, per i dati che ho. Il problema che tu hai detto è un problema grave, grave, grave, e io vorrei che voi lottaste per questo. I giovani. E per favore, se un giovane ha questa abitudine, la tagli! È un criminale. Chi fa questo è un criminale. “Ma Padre, non si può fare l’amore?” No, no, questo non è fare l’amore. Questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini. Questo è criminale. Mentalità malata. E io voglio approfittare di questo momento, perché tu hai parlato di battezzati, di cristiani, per chiedere perdono a voi e alla società, per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale.

Domanda n. 2 - Maxime RASSION – FranciaTrès Saint-Père, Je m’appelle Maxime, je suis étudiant en Droit à Paris. Je n’ai pas été baptisé et je ne suis pas catholique. Aujourd’hui, comme des milliers de jeunes, croyants ou non, je dois faire des choix, notamment autour de mon orientation professionnelle. Cependant, je suis indécis, perdu et inquiet. Ce choix crucial pour mes études, a fait resurgir en moi, une forme d’insécurité et d’oppression. Comme si je m’étais essentiellement construit sur la forme et non pas sur le fond. Je me retrouve actuellement comme face à un mur, celui du sens profond à donner à ma vie. Je pense avoir besoin de discernement face à ce vide. Je voudrais trouver mes fondations afin de mieux me connaitre, de savoir qui je suis, dans ce monde et par rapport à Dieu. Si je crois en une puissance transcendante, je suis dépassé par l’immensité de l’Eglise et questionné entre ma volonté personnelle ou l’influence que peut avoir un mouvement. J’ai l’impression de ne pas avoir réellement construit ma colonne vertébrale, je voudrais bâtir une forteresse dans mon coeur. Je veux pouvoir choisir et avancer, j’ai cette volonté au plus profond de moi, mais je ne sais pas par ou commencer, savez-vous quel chemin dois-je prendre ? Je vous remercie sincèrement.

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Sig. Maxime RASSION, Presidente della « Junior Consulting » dell’Institut Catholique de Paris (ICP) (Francia)

Papa Francesco:Ti dico: con questo, tu già hai incominciato. Il pericolo è non lasciare sorgere le domande. Quello che vedo è che tu le lasci venire su, per vederle. Tu già hai incominciato; tu hai incominciato col lasciare venire su le domande, senza anestetizzare le domande! Le nostre domande forti – e questo è importante, prendete nota – possono subire il processo di essere abbassate nel tono, anestetizzate un po’, un po’, un po’ o totalmente. C’è un modo “educato” di anestetizzare le domande e questo non è sociale. È la tecnica che finisce nella corruzione coi guanti bianchi! Si incomincia così. La lealtà verso sé stessi deve avere il coraggio di dire le verità crude, come sono e farsi le domande crude, come sono, senza anestesia. “Je pense avoir besoin de discernement face à ce vide ». È vero. Tutti noi abbiamo bisogno del discernimento. Per questo nel titolo del Sinodo c’è questa parola, non è così? E quando c’è questo vuoto, questa inquietudine, bisogna discernere. Dobbiamo dire, su questo punto, che tante comunità ecclesiali non sanno farlo o manca ad esse la capacità di discernimento. È uno dei problemi che noi abbiamo, ma non bisogna spaventarsi. [I giovani] vivono questa inquietudine, alcune inquietudini, che tante volte vengono moralmente respinte. [Invece] non spaventarti: prendila, accompagnala, aiuta a discernere. Discernere, accompagnare, ascoltare e cercare che la persona tiri fuori tutto e lei stessa cerchi di trovare la strada. Voi avrete qui, per esempio, facilitatori nei gruppi: è un modo di aiutare a fare in modo che le domande vengano fuori. Aiutano a discernere. Il dialogo, il dialogo per discernere. Fare che ti aiuti. Questo è riguardo al “besoin de discernement face à ce vide”. Perché c’è un vuoto dentro. Nella vita bisogna sempre avere due cose: primo, avere coraggio di parlare delle cose che accadono; ma non di tutte le cose si può parlare con tutti; ci sono cose che riguardano la nostra identità più profonda. Cerchi qualcuno che ti dia fiducia? Può essere un anziano, una persona saggia, un giovane saggio: la saggezza l’hanno anche i giovani! Pensa a Salomone. I giovani hanno la saggezza. Alcuni giovani. Cerca una persona saggia. Il saggio è uno che non si spaventa di nulla, che sa ascoltare e che ha il dono del Signore per dire la parola giusta al momento giusto. Lascia che lui sia interpellato dalla tua inquietudine, e lasciati interpellare da lui: il dialogo, no? Ma questo che tu hai detto, Maxime, è una delle cose di cui abbiamo più bisogno. Tu sei Presidente della “Junior Consulting” dell’Istitut Catholique de Paris. Lì, hai esperienza di come si fa questo e come si aiuta in tutto questo. È importante, perché quando un giovane non trova questa strada di discernimento – non solo vocazionale, discernimento è mille cose, di quello che senti tu, no? – si chiuderà in modo negativo. E chiudersi così nella vita è portare dentro un tumore. Una cosa chiusa nell’anima che presto o poi ti fa un peso e ti toglie libertà. È importante aprire tutto, non truccare i sentimenti, non mimetizzare i sentimenti. I pensieri che vengono su siano [portati] nel discernimento, con qualcuno. Io credo che quello che tu dici, che tu vorresti “choisir et avancer”, credo che questa volontà tanto profonda è proprio l’inizio di un processo di discernimento che deve andare avanti e dura tutta la vita. Ma è bello quando uno ha una persona con cui parlare su queste cose. Lasciare venire fuori i sentimenti. Non anestetizzarli, non diminuirli. Cercare qualcuno che mi dia fiducia per parlarne e fare il discernimento. Questa è la mia risposta à toi, Maxime.

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Domanda n. 3 - María de la Macarena SEGUI – ArgentinaEn nuestra experiencia como estudiantes y también en el trabajo con jóvenes nos dimos cuenta que hoy en día se educa en verdades construidas desde la razón, se transmiten certezas que fueron debilitando el sentido de trascendencia, la duda que permite la creencia y el asombro, entre otros valores que constituyen nuestra humanidad. Como educadores intuimos un camino que desnude nuestra mirada, para abrirnos al misterio del otro y agradecer eso único y por tanto bello de todos. Quisiéramos saber que piensa usted sobre esta concepcion de educación que tiene Scholas y cómo podemos hacer para que la experiencia trascendente que viven los jóvenes en ese Encuentro perdure en el tiempo.[Sig.ra María de la Macarena SEGUI, Scholas Occurrentes (Argentina)]

Papa Francesco:¿Puedo responder en español, está la traducción? [responden si]. María Macarena me dijo: “Scholas me cambió la vida”. Una de las cosas, que ella, dijo críticamente, sobre un sistema educativo, es el sistema educativo que educa en verdades construidas desde la razón, que debilitan, el sentido de trascendencia, debilitan la duda, y debilitan el asombro. Piensen ustedes en estructuras escolares, las hay y muchas, donde se crece en conocimiento muchísimo. Son de excepción, de altísimo nivel en el conocimiento, pero al final, han perdido la capacidad de asombrase. Han perdido la capacidad del estupor. Esto directamente es una herencia educativa del Iluminismo, ¿no? Que, llegó a este tipo de escuela educativa, que hoy día se la critica mucho y se reacciona contra ella. De hecho la experiencia de Scholas como, seguramente, ya contará en el grupo y además de alguna paraguaya de ahí que lo ha hecho también, ahí estás vos, que en Paraguay prendió muy fuerte, se llegó a revertir esta tendencia, incluso a nivel ya de Ministerio de Educación Nacional, ¿no? Y eso es muy importante. No sólo esto de quitar el asombro, lo cual también quita la capacidad de contemplar belleza y de abrirse al misterio del otro. Muy bueno el resumen que hizo.Me repito. Me repito una cosa que me gusta decirla, pero es que para mí es evidente: Para tener una educación completa hay que usar los tres lenguajes: el lenguaje de la cabeza, o sea aprender a pensar bien. No sólo pensar cosas. Saber cosas. Eso es importante. Pero además, pensar y progresar con el pensamiento. Libertad de pensamiento. Buscar con el pensamiento. A eso yo llamo pensar bien. Primero de los tres lenguajes de la cabeza.Segundo: lenguaje del corazón. Aprender a sentir bien. Hay un problema, que es viejo. El problema no es de ahora pero hoy día al menos se habla, el problema del bullying, el problema del bullying en las escuelas es un problema de no sentir bien. Puse un solo ejemplo, pero hay mil cosas. Aprender a sentir bien las cosas. Educar el sentimiento y esto no es tan común en las escuelas herederas del Iluminismo.Y tercero, el lenguaje de las manos: a hacer. Porque también es herencia que recibimos de Dios. Ser artesanos y creadores. El arte nace también de ahí. La ingeniería nace de ahí. La capacidad de construcción nace de ahí.Y esos tres lenguajes, el de la cabeza, el del corazón y el de las manos armonizados. A tal punto que yo piense lo que siento y lo que haga. Sienta lo que pienso y lo que hago y haga lo que siento y lo que pienso. La armonía de los tres lenguajes. Y esa es la experiencia de Scholas. Ir por este camino y avanzar en una educación total y comunitaria. Evidentemente cuando se va por este camino, la educación es personal,

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como persona que necesariamente necesita de la comunidad Å es el camino de la educación. Gracias.

Domanda n. 4 - Yulian VENDZILOVYCH – seminarista dell’Ucraina[Saluta con “Sia lodato Gesù Cristo”; Papa Francesco gli risponde in ucraino.]Sono Yulian Vendzilovych, seminarista del seminario dello Spirito Santo di Lviv, Chiesa greco-cattolica ucraina. Questa è la domanda del nostro Seminario per il Santo Padre. Santo Padre, il nostro tempo è caratterizzato da diversi nuovi movimenti culturali. Oggi è importante che un sacerdote possa essere non solo un insegnante di religione, ma un vivo testimone di Cristo, uno che capisce le richieste del suo tempo e non vuole perdere il soffio dello Spirito Santo, che ispira la cultura di oggi. Secondo Lei, come un giovane che si prepara al sacerdozio e vuole essere aperto alla gioventù e alla cultura odierna, dovrebbe prepararsi per capire che cosa c’è di prezioso nella cultura e che cosa c’è di falso? Per esempio, il tatuaggio per un gruppo di persone esprime vera bellezza, però per un altro è un esempio della cultura, che è difficile da capire e da comprendere. Il giovane pastore come dovrebbe reagire alle circostanze complesse della cultura di oggi? Grazie, grazie Santo Padre.

Papa Francesco:Alla fine è un collega! Ti ringrazio. Tu parli di “vivo testimone di Cristo”. È vero, un sacerdote che non è testimone di Cristo fa tanto male, tanto male. Tanto male, sbaglia, disorienta la gente, fa male. Ma quella che deve essere testimone di Cristo è la comunità: il sacerdote è testimone di Cristo in quanto membro di quella comunità. Il povero prete, in una comunità che non è testimone di Cristo, non so se riuscirà ad andare avanti. Sì, lui potrà testimoniare, ma l’appoggio della comunità è testimonianza, e il primo lavoro è che le comunità siano testimoni di Cristo, comunità cristiane. Altrimenti il prete sarà solo, e poverini, i preti soli, affettivamente soli perché una comunità non li accompagna nella testimonianza, ne fanno un prete soltanto funzionale: la comunità va in chiesa, “affitta” una Messa, chiede una sepoltura, la prima Comunione, e poi lo lascia solo. È un isolato in una comunità che non è testimone di Cristo. La prima cosa che io ti direi è domandarsi: “Come è la tua comunità, o la comunità di tuo fratello, di quell’altro…? Se una comunità non è testimone di Cristo, lì deve intervenire il vescovo e aiutare il sacerdote e non lasciarlo solo. Lo “mangeranno vivo”, perché non si può essere testimone da solo: sempre c’è bisogno della comunità, e i grandi santi – pensiamo a Francesco – hanno subito cercato dei compagni, subito! La comunità. Filippo Neri, subito. Perché non si può essere testimoni di Cristo se non c’è una comunità testimone. Tu sei testimone in una comunità testimone di Cristo. E qui c’è il rapporto fra il prete e la comunità: anche il rapporto dev’essere testimoniale. Perché c’è una malattia molto grande, che è il clericalismo, e noi dobbiamo uscire da questa malattia. Alcuni di voi non sono cattolici, altri siete non credenti, ma io dico con tanta umiltà: è una delle malattie più brutte della Chiesa. Il clericalismo. Quando una comunità cerca un sacerdote e non trova un padre, non trova un fratello, trova un dottore, un professore o un principe… E questa è una delle malattie che fanno tanto male alla Chiesa. Io sono preoccupato di questo, perché si confonde il ruolo paterno del sacerdote e lo si riduce a un ruolo dirigenziale: il “boss”. Il boss della ditta, il dirigente… E mi preoccupano anche atteggiamenti non paterni, non fraterni del sacerdote che nel rapporto con la comunità non lo fanno essere testimone di Cristo.

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Per esempio, lo spiritualismo esagerato: quando tu trovi questi preti che pensano di stare sempre in cielo, che sono incapaci di capire, credono che con un atteggiamento così – come dico io – “con la faccia della beata Imelda” [ride, ridono] così no, non va… Come tu, se hai fatto una di quelle scivolate che si fanno nella vita, vai a dirlo a lui? Ma tu hai paura! Non trovi in lui la testimonianza della misericordia di Cristo. O quando tu vedi un prete che è rigido, che va sempre avanti con rigidità, ma come la comunità può andare da lui? Manca la testimonianza. E quando tu vedi un prete mondano, è brutto, è peggio. Pregate per lui perché il Signore lo converta, perché i preti mondani fanno tanto male, tanto male alle comunità. Ma anche le comunità: devono essere comunità-testimoni. Uno dei vizi della comunità è il chiacchiericcio. Mi raccontava un cardinale, simpatico, che aveva conosciuto un prete con un gran senso dell’umorismo e nella parrocchia aveva una donna tanto chiacchierona, che parlava di tutti e su tutto. Ma abitava vicino vicino alla parrocchia, a tal punto che dalla finestra della sua abitazione poteva vedere l’altare della parrocchia. Veniva a Messa tutti i giorni e poi, le altre ore del giorno girava la parrocchia, sparlando delle altre. Un giorno era malata, chiama il prete e dice: “Padre, sono a letto con un’influenza forte, per favore, mi può portare la Comunione?” – “Non si preoccupi: lei, con la lingua che ha, dalla sua finestra arriva al tabernacolo”. Ma dimmi, in una parrocchia dove i fedeli chiacchierano tutta la giornata contro di loro e contro il prete, il povero prete è solo, senza la testimonianza a Cristo della comunità. E io menziono soltanto il chiacchiericcio, perché per me è una delle cose più brutte delle comunità cristiane. Ma sapete che le chiacchiere sono un terrorismo? Un terrorismo, le chiacchiere? Sì, perché un chiacchierone fa lo stesso di un terrorista: si avvicina, parla con uno, butta la bomba della chiacchiera, distrugge e se ne va. Tranquillo. Tu sei testimone del prete con la comunità e della comunità con il prete.Poi, l’ultima tua domanda, sulla cultura. Non spaventarti dei tatuaggi: gli eritrei, da anni, si facevano la croce qui [indica la fronte], anche oggi li vediamo. Si tatuavano la croce. Sì, ci sono esagerazioni, oggi vedo che alcuni… credo che quelli che hanno una misura forte di tatuaggi non possono dare il sangue, no?, credo qualcosa del genere, perché c’è pericolo di intossicazione… No, quando si esagera…, ma è un problema di esagerazione, ma non di tatuaggio. Il tatuaggio indica appartenenza. Tu, giovane, che ti sei tatuato o tatuata così, cosa cerchi? Quale appartenenza esprimi? E incominciare a dialogare con questo, e da lì si arriva alla cultura dei giovani. È importante. Ma non spaventarti: con i giovani non ci si deve spaventare mai, mai! Perché sempre, anche dietro alle cose non tanto buone, c’è qualcosa che ci farà arrivare a qualche verità. E non dimenticarti mai di questo: la doppia testimonianza insieme, quella del prete e quella della comunità con il prete. Grazie.

Domanda n. 5 - Suor Teresina Chaoying CHENG – CinaBuongiorno a tutti, anche al Santo Padre!Carissimo Papa Francesco, sono suor Teresina Cheng, cinese. Sto studiando scienze religiose alla Pontificia Università Urbaniana, con sede nel Collegio Mater Ecclesiae di Castel Gandolfo. Sono molto onorata e felice di avere questa opportunità di incontrarLa e poterLe chiedere un consiglio. La Cina attualmente sta compiendo passi da gigante nello sviluppo; la gente persegue soprattutto la ricerca di beni materiali, mentre i giovani attraversano una crisi di identità. Il loro cuore è portato al confronto e all’emulazione degli altri. Internet rende tutto rapido e conveniente. In tal

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modo diventa difficile resistere alle proposte della società secolarizzata, e i giovani seguono la corrente. La formazione culturale delle suore è generalmente bassa e solo la loro spiritualità è in grado di interagire con i giovani e attirarli. I risultati spesso non sono molto evidenti. Affrontando questa situazione, Santo Padre, vorrei chiederLe: noi giovani religiose, come possiamo bilanciare la cultura dominante della società e la vita spirituale per realizzare la missione? Grazie.[Suor Chaoying (Suor Teresina) CHENG, Studentessa di Teologia, Collegio Missionario “Mater Ecclesiae” di Castel Gandolfo. Suora della Madre del Signore di Daming-Hebei (Cina)]

Papa Francesco:[la Suora gli ha donato una sciarpa rossa] Da Papa mi ha rifatto cardinale! [ridono] Ha detto che questa è una cosa che fanno loro, che la sciarpa dà calore e che il rosso è il colore della gioia, in Cina; augura che questo dia calore al Papa e gioia. È bello! Vedete, due cose che sono “da casa”, due cose che fanno il rapporto tra la mamma e il papà e il bambino: dare calore e dare gioia. Questi cinesi sanno dove ci sono le radici! Grazie.La tua domanda era più lunga, io l’ho letta ieri. Tu parli della formazione; credo che sia importante quello che tu dici. Prima di tutto, quello che dici dell’ingresso in Congregazione. È vero, c’è un primo tempo di vita spirituale per capire bene la dimensione spirituale; ma poi, non si può andare avanti così senza una formazione di tipo umano, intellettuale… Ma, direi, la vera formazione religiosa nella vita consacrata – questo per le congregazioni che hanno giovani, come anche per i sacerdoti – deve avere quattro pilastri: formazione alla vita spirituale, formazione alla vita intellettuale – devono studiare –, formazione nella vita comunitaria – devono imparare a risolvere i problemi comunitari e a convivere comunitariamente – e formazione alla vita apostolica – devono imparare a fare l’annuncio evangelico. E se una, come tu dicevi qui, sviluppa soltanto la vita spirituale e poi ti inviano a fare scuola o catechesi, psicologicamente sarete immature. E questo è un problema di questa mentalità. Perché si fa questo? Per proteggere dal mondo. Ma proteggere dal mondo “potando” potenzialità? Potenzialità affettive, potenzialità intellettuali, potenzialità comunicative? Questa non è protezione, questo è annullare; mi permetto una parola psichiatrica un poco forte: questo è “castrare” la persona. La vera protezione si fa nella crescita. Una mamma che iper-protegge il bambino, lo annulla, non lo lascia crescere, non lo lascia essere libero. E così troviamo nella vita tanti, tanti zitelli e zitelle che non hanno saputo trovare una vita di amore, di matrimonio perché erano stati costretti alla dipendenza materna o non avevano la libertà di scegliere. Ma è un pericolo, possono perdere la vocazione! Io preferisco che un giovane, una giovane perda la vocazione piuttosto che sia un religioso o una religiosa malato che poi faccia del male. O quando noi leggiamo – bisogna parlare chiaro – quando noi leggiamo i casi di abusi: quanti di questi sono stati annullati nello sviluppo, nella libertà, nell’educazione affettiva e sono finiti così? Non so, ognuno ha la propria storia, ma noi possiamo pensare a gente che finisce così perché non è stata educata nell’affettività. Per questo, io direi, quando tu sarai superiora generale o una cosa simile [ride, ridono], cerca di cambiare questa mentalità. L’educazione spirituale, intellettuale, comunitaria e apostolica. Ma dall’inizio. Secondo le dosi di ogni tappa, ma non trascurare nessuna. Questo è molto importante, molto importante. E questo che è valido per i preti e per le suore,

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è valido anche per i laici. La maggioranza di voi vi sposerete, avrete figli, ma per favore, educateli bene, così, con tutte queste potenzialità. Non annullare. Non iper-proteggere: questo è cattivo, è molto cattivo, e si diventa psicologicamente immaturi.Poi, c’è un’altra cosa… in Cina, per esempio: “ciò che rende difficile lo sviluppo del germe della vocazione presente nei giovani è il fatto che essi sono immersi in un ambiente in cui il confronto con gli altri spinge a intraprendere una corsa verso l’ottenimento di beni materiali sempre maggiori”. È vero. Pensiamo all’incontro di Gesù con il ricco, con quel giovane ricco. Dice il Vangelo che Gesù lo amò. Aveva una vita perfetta, ma era tanto attaccato ai soldi, tanto attaccato ai soldi. E questo fa male. E quando – hanno parlato un prete e una suora, io approfitto dell’occasione – quando un prete o una suora sono attaccati ai soldi, è il peggio. Non dimenticatevi che il diavolo entra dalle tasche. Sempre. È il primo scalino. Poi la vanità, poi la superbia, tu ti credi tutto, e da lì tutti i peccati. Io ricordo – per farvi ridere – una economa di una congregazione, una donna forte, anziana, una tedesca, in Argentina, figlia di tedeschi, della migrazione tedesca; 70 anni aveva, ma era in forma! Reggeva un collegio enorme… Era molto attaccata ai soldi, non per lei, per l’Istituto, ma i soldi erano la cosa principale, povera donna, era buona ma non era stata educata a questo. E un giorno nel caffè, nel break con i professori, svenne. Tutti a dire: “suora, suora, suora”, e non reagiva. E una professoressa ha detto: “Qualcuno ha un biglietto da 100? Passiamoglielo sul naso, forse reagisce”. Questo è il commento della gente quando vede un sacerdote o una suora attaccati ai soldi. Per favore, è meglio fare la fame e non essere attaccati ai soldi.

“A questo punto, Santo Padre – avevi scritto una domanda lunga iniziale – vorrei farLe la seguente domanda: di fronte a culture che non lasciano spazio a Dio, alla società che adora la supremazia della materia, noi giovani religiose come possiamo equilibrare la nostra formazione culturale e la nostra vita spirituale?”. Per favore, proteggete lo sviluppo delle suore, ma proteggetelo con la vita, attraverso il dialogo con questa vita che non cerca Dio, che è attaccata solo ai beni materiali. Che imparino ad andare così, ma non proteggerle come i pomodori d’inverno nelle serre, per favore, no, no. Perché quando verrà l’estate e usciranno da lì, non serviranno, non avranno sapore. Proteggerle è bene, con i rischi dell’ambiente, ma bisogna proteggerle bene. Proteggere è accompagnare, insegnare, aiutare e soprattutto amare. Questo è la cosa principale.

Questo credo che per la Cina sia sufficiente. Grazie.E grazie per la sciarpa!

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

25 marzo 2018

«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30)

Cari giovani,la Giornata Mondiale della Gioventù del 2018 rappresenta un passo avanti nel cammino di preparazione di quella internazionale, che avrà luogo a Panamá nel gennaio 2019. Questa nuova tappa del nostro pellegrinaggio cade nell’anno in cui è convocata l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. È una buona coincidenza. L’attenzione, la preghiera e la riflessione della Chiesa saranno rivolte a voi giovani, nel desiderio di cogliere e, soprattutto, di “accogliere” il dono prezioso che voi siete per Dio, per la Chiesa e per il mondo.Come già sapete, abbiamo scelto di farci accompagnare in questo itinerario dall’esempio e dall’intercessione di Maria, la giovane di Nazareth che Dio ha scelto quale Madre del suo Figlio. Lei cammina con noi verso il Sinodo e verso la GMG di Panama. Se l’anno scorso ci hanno guidato le parole del suo cantico di lode – «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49) – insegnandoci a fare memoria del passato, quest’anno cerchiamo di ascoltare insieme a lei la voce di Dio che infonde coraggio e dona la grazia necessaria per rispondere alla sua chiamata: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Sono le parole rivolte dal messaggero di Dio, l’arcangelo Gabriele, a Maria, semplice ragazza di un piccolo villaggio della Galilea.

1. Non temere!Come è comprensibile, l’improvvisa apparizione dell’angelo e il suo misterioso saluto: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), hanno provocato un forte turbamento in Maria, sorpresa da questa prima rivelazione della sua identità e della sua vocazione, a lei ancora sconosciute. Maria, come altri personaggi delle Sacre Scritture, trema davanti al mistero della chiamata di Dio, che in un momento la pone davanti all’immensità del proprio disegno e le fa sentire tutta la sua piccolezza di umile creatura. L’angelo, leggendo nel profondo del suo cuore, le dice: «Non temere»! Dio legge anche nel nostro intimo. Egli conosce bene le sfide che dobbiamo affrontare nella vita, soprattutto quando siamo di fronte alle scelte fondamentali da cui dipende ciò che saremo e ciò che faremo in questo mondo. È il “brivido” che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione. In questi momenti rimaniamo turbati e siamo colti da tanti timori.E voi giovani, quali paure avete? Che cosa vi preoccupa più nel profondo? Una paura “di sottofondo” che esiste in molti di voi è quella di non essere amati, benvoluti, di non essere accettati per quello che siete. Oggi, sono tanti i giovani che hanno la sensazione di dover essere diversi da ciò che sono in realtà, nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili. Fanno continui “fotoritocchi” delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un “fake”. C’è in molti l’ossessione di ricevere il maggior numero possibile di “mi piace”. E da questo senso di inadeguatezza sorgono tante paure e

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incertezze. Altri temono di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli. In molti, davanti alla precarietà del lavoro, subentra la paura di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni. Sono timori oggi molto presenti in molti giovani, sia credenti che non credenti. E anche coloro che hanno accolto il dono della fede e cercano con serietà la propria vocazione, non sono certo esenti da timori. Alcuni pensano: forse Dio mi chiede o mi chiederà troppo; forse, percorrendo la strada indicatami da Lui, non sarò veramente felice, o non sarò all’altezza di ciò che mi chiede. Altri si domandano: se seguo la via che Dio mi indica, chi mi garantisce che riuscirò a percorrerla fino in fondo? Mi scoraggerò? Perderò entusiasmo? Sarò capace di perseverare tutta la vita?Nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discernimento. Esso ci consente di mettere ordine nella confusione dei nostri pensieri e sentimenti, per agire in modo giusto e prudente. In questo processo, il primo passo per superare le paure è quello di identificarle con chiarezza, per non ritrovarsi a perdere tempo ed energie in preda a fantasmi senza volto e senza consistenza. Per questo, vi invito tutti a guardarvi dentro e a “dare un nome” alle vostre paure. Chiedetevi: oggi, nella situazione concreta che sto vivendo, che cosa mi angoscia, che cosa temo di più? Che cosa mi blocca e mi impedisce di andare avanti? Perché non ho il coraggio di fare le scelte importanti che dovrei fare? Non abbiate timore di guardare con onestà alle vostre paure, riconoscerle per quello che sono e fare i conti con esse. La Bibbia non nega il sentimento umano della paura né i tanti motivi che possono provocarla. Abramo ha avuto paura (cfr Gen 12,10s), Giacobbe ha avuto paura (cfr Gen 31,31; 32,8), e così anche Mosè (cfr Es 2,14; 17,4), Pietro (cfr Mt 26,69ss) e gli Apostoli (cfr Mc 4,38-40; Mt 26,56). Gesù stesso, seppure a un livello incomparabile, ha provato paura e angoscia (cfr Mt 26,37; Lc 22,44).«Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’incredulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio... e anche nella vita! Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365 volte l’espressione “non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura.Il discernimento diventa indispensabile quando si tratta della ricerca della propria vocazione. Questa, infatti, il più delle volte non è immediatamente chiara o del tutto evidente, ma la si comprende a poco a poco. Il discernimento da fare, in questo caso, non va inteso come uno sforzo individuale di introspezione, dove lo scopo è quello di conoscere meglio i nostri meccanismi interiori per rafforzarci e raggiungere un certo equilibrio. In questo caso la persona può diventare più forte, ma rimane comunque chiusa nell’orizzonte limitato delle sue possibilità e delle sue vedute. La vocazione invece è una chiamata dall’alto e il discernimento in questo caso consiste soprattutto nell’aprirsi all’Altro che chiama. È necessario allora il silenzio della preghiera per

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ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza. Egli bussa alla porta dei nostri cuori, come ha fatto con Maria, desideroso di stringere amicizia con noi attraverso la preghiera, di parlarci tramite le Sacre Scritture, di offrirci la sua misericordia nel sacramento della Riconciliazione, di farsi uno con noi nella Comunione eucaristica.Ma è importante anche il confronto e il dialogo con gli altri, nostri fratelli e sorelle nella fede, che hanno più esperienza e ci aiutano a vedere meglio e a scegliere tra le varie opzioni. Il giovane Samuele, quando sente la voce del Signore, non la riconosce subito e per tre volte corre da Eli, l’anziano sacerdote, che alla fine gli suggerisce la risposta giusta da dare alla chiamata del Signore: «Se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”» (1 Sam 3,9). Nei vostri dubbi, sappiate che potete contare sulla Chiesa. So che ci sono bravi sacerdoti, consacrati e consacrate, fedeli laici, molti dei quali giovani a loro volta, che come fratelli e sorelle maggiori nella fede possono accompagnarvi; animati dallo Spirito Santo sapranno aiutarvi a decifrare i vostri dubbi e a leggere il disegno della vostra vocazione personale. L’“altro” non è solo la guida spirituale, ma è anche chi ci aiuta ad aprirci a tutte le infinite ricchezze dell’esistenza che Dio ci ha dato. È necessario aprire spazi nelle nostre città e comunità per crescere, per sognare, per guardare orizzonti nuovi! Mai perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. I cristiani autentici non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità. Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone. Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano.

2. Maria!«Io ti ho chiamato per nome» (Is 43,1). Il primo motivo per non temere è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome. L’angelo, messaggero di Dio, ha chiamato Maria per nome. Dare nomi è proprio di Dio. Nell’opera della creazione, Egli chiama all’esistenza ogni creatura col suo nome. Dietro il nome c’è un’identità, ciò che è unico in ogni cosa, in ogni persona, quell’intima essenza che solo Dio conosce fino in fondo. Questa prerogativa divina è stata poi condivisa con l’uomo, al quale Dio concesse di dare un nome agli animali, agli uccelli e anche ai propri figli (Gen 2,19-21; 4,1). Molte culture condividono questa profonda visione biblica riconoscendo nel nome la rivelazione del mistero più profondo di una vita, il significato di un’esistenza.Quando chiama per nome una persona, Dio le rivela al tempo stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica. E anche quando il Signore vuole allargare gli orizzonti di una vita, sceglie di dare alla persona chiamata un nuovo nome, come fa con Simone, chiamandolo “Pietro”. Da qui è venuto l’uso di assumere un nuovo nome quando si entra in un ordine religioso, ad indicare una nuova identità e una nuova missione. In quanto personale e unica, la chiamata divina richiede da noi il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e irrepetibile per Dio, per la Chiesa e per gli altri.Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per noi. E Dio chiama ciascuno di

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voi per nome. Voi siete il “tu” di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Is 43,4). Accogliete con gioia questo dialogo che Dio vi propone, questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome.

3. Hai trovato grazia presso DioIl motivo principale per cui Maria non deve temere è perché ha trovato grazia presso Dio. La parola “grazia” ci parla di amore gratuito, non dovuto. Quanto ci incoraggia sapere che non dobbiamo meritare la vicinanza e l’aiuto di Dio presentando in anticipo un “curriculum d’eccellenza”, pieno di meriti e di successi! L’angelo dice a Maria che ha giàtrovato grazia presso Dio, non che la otterrà in futuro. E la stessa formulazione delle parole dell’angelo ci fa capire che la grazia divina è continuativa, non qualcosa di passeggero o momentaneo, e per questo non verrà mai meno. Anche in futuro ci sarà sempre la grazia di Dio a sostenerci, soprattutto nei momenti di prova e di buio.La presenza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada della vocazione non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti tentazioni che si incontrano lungo il cammino. Il sentimento di inadeguatezza accompagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia di Dio.Le parole dell’angelo discendono sulle paure umane dissolvendole con la forza della buona notizia di cui sono portatrici: la nostra vita non è pura casualità e mera lotta per la sopravvivenza, ma ciascuno di noi è una storia amata da Dio. L’aver “trovato grazia ai suoi occhi” significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un disegno magnifico per la nostra esistenza. Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo. L’ignoto che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere, ma un tempo favorevole che ci è dato per vivere l’unicità della nostra vocazione personale e condividerla con i nostri fratelli e sorelle nella Chiesa e nel mondo.

4. Coraggio nel presenteDalla certezza che la grazia di Dio è con noi proviene la forza di avere coraggio nel presente: coraggio per portare avanti quello che Dio ci chiede qui e ora, in ogni ambito della nostra vita; coraggio per abbracciare la vocazione che Dio ci mostra; coraggio per vivere la nostra fede senza nasconderla o diminuirla.Sì, quando ci apriamo alla grazia di Dio, l’impossibile diventa realtà. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi “afferra” così come siete, con tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa!Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie. Impiegate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine. Desidero che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti, che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità.

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Vi invito a contemplare ancora l’amore di Maria: un amore premuroso, dinamico, concreto. Un amore pieno di audacia e tutto proiettato verso il dono di sé. Una Chiesa pervasa da queste qualità mariane sarà sempre Chiesa in uscita, che va oltre i propri limiti e confini per far traboccare la grazia ricevuta. Se ci lasceremo contagiare dall’esempio di Maria, vivremo in concreto quella carità che ci spinge ad amare Dio al di sopra di tutto e di noi stessi, ad amare le persone con le quali condividiamo la vita quotidiana. E ameremo anche chi ci potrebbe sembrare di per sé poco amabile. È un amore che si fa servizio e dedizione, soprattutto verso i più deboli e i più poveri, che trasforma i nostri volti e ci riempie di gioia.Vorrei concludere con le belle parole di San Bernardo in una sua famosa omelia sul mistero dell’Annunciazione, parole che esprimono l’attesa di tutta l’umanità per la risposta di Maria: «Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta; […] Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi. […] Per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita. […] Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia. […] O Vergine, da’ presto la risposta» (Om. 4, 8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54).Carissimi giovani, il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la vostra risposta alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita! Mentre si avvicina la GMG di Panamá, vi invito a prepararvi a questo nostro appuntamento con la gioia e l’entusiasmo di chi vuol essere partecipe di una grande avventura. La GMG è per i coraggiosi! Non per giovani che cercano solo la comodità e che si tirano indietro davanti alle difficoltà. Accettate la sfida?

Dal Vaticano, 11 febbraio 2018VI Domenica del Tempo Ordinario Memoria della B.V. Maria di Lourdes

FRANCESCO

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DOCUMENTI DELLACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

CONSIGLIO PERMANENTERoma, 22 - 24 gennaio 2018

COMUNICATO FINALE

Urgenza morale, urgenza spirituale, urgenza sociale in nome del rilancio del Paese. La ricostruzione materiale all’indomani del sisma e quella legata a possibilità di futuro per giovani, famiglie, migranti. Le responsabilità della politica, l’impegno della comunità ecclesiale. Contenuti e toni della prolusione con cui il Cardinale Presidente, Gualtiero Bassetti, ha aperto la sessione invernale del Consiglio Permanente – riunito a Roma dal 22 al 24 gennaio 2018 – sono stati ampiamente condivisi, ripresi e approfonditi dai Vescovi, in un clima di confronto cordiale e fraterno. Nel contempo, proprio a riguardo della prolusione, tra i membri del Consiglio Permanente è emersa la volontà di procedere a un cambiamento delle sue modalità di svolgimento.I Vescovi hanno, inoltre, assunto la proposta, avanzata dal Card. Bassetti, di promuovere come CEI un’iniziativa delle Chiese per contribuire alla pace nel Mediterraneo.Il Consiglio Permanente ha individuato il tema principale dell’Assemblea Generale (Roma, 21-24 maggio 2018) e ha anche stabilito di convocare un’Assemblea Straordinaria in autunno (12-15 novembre 2018).Nel confronto i Vescovi sono tornati sul tema del lavoro, al fine di raccogliere l’eredità della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, celebrata lo scorso ottobre a Cagliari.Nei lavori del Consiglio Permanente sono state offerte alcune comunicazioni, che hanno riguardato: la posizione delle strutture sanitarie cattoliche in seguito alla legge sulle norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento; l’aiuto assicurato alle Diocesi italiane colpite dal sisma del 2016; il percorso per l’approvazione della terza edizione del Messale Romano e per l’introduzione della nuova traduzione italiana del Padre nostro; alcune considerazioni sull’idoneità diocesana in vista del concorso per insegnanti di religione cattolica; un aggiornamento del Decreto generale per la protezione dei dati personali; un’informativa circa il Convegno della Comece (Ri)pensare l’Europa. Un contributo cristiano per il futuro dell’Europa.Il Consiglio Permanente ha esaminato l’iter relativo alle Norme circa il regime amministrativo dei tribunali ecclesiastici italiani in materia di nullità matrimoniale e alle nuove Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. Fra gli adempimenti del Consiglio Permanente anche alcune nomine. Infine, sono state approvati provvedimenti relativi a statuti di alcune Associazioni di fedeli.Con un comunicato stampa i Vescovi hanno espresso solidarietà alla Chiesa e al popolo congolese per il perdurare di un clima di violenza e persecuzione.

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1. Una lettura sapienziale della realtà«Per diritto evangelico»: l’espressione di Paolo VI, ripresa dalla prolusione del Cardinale Presidente, è stata la cifra attorno alla quale si sono ritrovati unanimi i membri del Consiglio Permanente. Nei diversi interventi ha preso volto una Chiesa che, quando si fa interprete del dramma dei giovani disoccupati e di quanti si sono trovati esclusi dal mondo del lavoro; quando dà voce alle famiglie, provate da una precarietà che spesso si trasforma in povertà; quando interviene a difesa della vita; quando sostiene la centralità della scuola tutta, chiedendo attenzione e rispetto anche per quella pubblica paritaria; quando si pone a servizio del malato o del migrante… lo fa animata da un’unica ragione: quel mandato evangelico che diventa annuncio, testimonianza e impegno di giustizia e solidarietà, di compassione, comprensione e disponibilità.Proprio la consapevolezza di come tale sguardo di fede nasca da una precisa esperienza ecclesiale, non è mancato il richiamo a soffermarsi maggiormente anche sul proprio cammino, alla luce del pontificato di Francesco e delle consegne del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze. Nella luce degli Orientamenti pastorali del decennio è riemersa più volte la funzione educativa, quale compito primario della comunità ecclesiale per la formazione delle coscienze e di credenti che vivano davvero secondo Dio.I Vescovi non hanno esitato a dare un nome anche alle divisioni e alle paure che agitano il tessuto sociale e che possono alimentare forme di chiusura e di razzismo. Nell’analisi dei Pastori questo sfondo rende ancora più significativa la generosità di tante famiglie e comunità in cui ci si spende per un’accoglienza che sia inclusione sociale. È stata, quindi, riaffermata la comune volontà di contribuire nei fatti a rasserenare e ricucire, chiedendo nel contempo che pure la politica faccia la propria parte per gestire al meglio fenomeni che richiedono lucidità di analisi e continuità di impegno.Davanti all’approssimarsi dell’appuntamento elettorale (4 marzo 2018), dal Consiglio Permanente è emerso un duplice e unanime appello: agli elettori, perché superino senza esitazione ogni tentazione di astensionismo; ai candidati, perché avvertano la necessità di un cammino formativo e la responsabilità di mantenere per tutta la durata del mandato un vero rapporto con la “base”. Entrambe sono condizioni essenziali per conoscere da vicino e, quindi, affrontare i problemi che toccano la vita reale della gente.L’apprezzamento per il tono sereno, concreto e coraggioso come pure la convergenza sui contenuti della prolusione – definita «una lettura sapienziale della realtà» – non ha impedito al Consiglio Permanente di individuare un’altra modalità per il suo svolgimento. L’esigenza di rinnovarne il metodo è nata proprio dal desiderio di procedere in maniera più sinodale e valorizzare appieno i diversi interventi, espressione spesso del lavoro previo nelle Conferenze Episcopali Regionali. Di qui la scelta dei Vescovi di orientarsi per un nuovo schema: un’Introduzione a porte chiuse, che in maniera problematizzante possa offrire uno sguardo sull’attualità tanto ecclesiale quanto sociale e aprire il confronto; una Conclusione, aperta ai media, con cui “restituire” la ricchezza maturata nel discernimento collegiale; il Comunicato finale, quale testo che raccoglie le decisioni assunte dal Consiglio sulla base dell’ordine del giorno e che viene presentato nella Conferenza stampa conclusiva.

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2. Sulla rotta del Mare NostrumHa suscitato un consenso unanime e convinto la proposta, avanzata dal Cardinale Presidente, di promuovere come Conferenza Episcopale Italiana un Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo, coinvolgendo i Vescovi cattolici di rito latino e orientale dei Paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo.Uno sguardo di particolare attenzione il Consiglio ha chiesto che sia posto per la Terrasanta, per Israele e Palestina. A partire dalla valorizzazione di alcuni luoghi a forte valenza simbolica, la finalità dell’iniziativa è quella di far incontrare culture e popoli, stimolando anche l’Europa a sentire maggiormente la realtà del Mare Nostrum.La proposta nasce dalla constatazione di come da diversi anni l’area mediterranea sia al centro di profonde crisi, che coniugano instabilità politica, precarietà economica e tensioni religiose: dal Medio Oriente alle coste africane, dai Balcani alla Spagna. La CEI intende muoversi per favorire la conoscenza diretta, condizione che consente una lettura profonda delle situazioni, la difesa delle comunità cristiane perseguitate, la promozione del bene della pace e la tutela della dignità umana. L’incontro intende collocarsi idealmente nel solco della visione profetica di Giorgio La Pira, che era solito definire il Mediterraneo come una sorta di «grande lago di Tiberiade», come il mare che accomuna la «triplice famiglia di Abramo».

3. Il mandato della Settimana SocialeLe molteplici aspettative suscitate dalla 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani – svoltasi a Cagliari a fine ottobre, al culmine di un significativo percorso di preparazione – hanno trovato nei membri del Consiglio Permanente riscontro attento e piena disponibilità. Nel confronto è stato rimarcato come un lavoro degno rimanga per il Paese priorità assoluta, rispetto alla quale la Settimana Sociale ha consegnato una novità di metodo – secondo i quattro registri comunicativi della denuncia, delle buone pratiche, del racconto e delle proposte – che, a sua volta, impegna una conversione culturale.Di qui l’indicazione per alcune proposte operative: il potenziamento in tutte le Diocesi della Pastorale sociale, intesa come mezzo e fonte di evangelizzazione, in raccordo stabile con la Commissione del laicato, la Pastorale giovanile, la Caritas; un rilancio deciso del Progetto Policoro e del Progetto Cercatori di Lavoro; la promozione di forme di coordinamento della presenza dei cattolici in politica – nell’apertura anche a quanti provengono da esperienze culturali differenti –, al fine di dare risposte comuni ai problemi vitali delle persone e della società.

4. Unità d’intenti e d’azione per il dopo-sismaNei lavori del Consiglio Permanente non poteva non trovare spazio un’informativa relativa alle Diocesi colpite dal terremoto nel 2016, quale segno di condivisione con le sofferenze di famiglie e comunità, oggi alle prese con le difficoltà legate all’avvio del percorso della ricostruzione.Ai Vescovi è stata presentata la funzione di dialogo con le Istituzioni svolta dalla Segreteria Generale della CEI, attenta a farsi promotrice dell’unità di intenti e di azione tra le Diocesi. Tale lavoro ha conseguito risultati inediti: la stretta sintonia con il Commissario Straordinario per la ricostruzione e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha portato già all’indomani degli eventi sismici alla firma di un

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Protocollo d’Intesa e all’istituzione di una Consulta e di un Tavolo di lavoro tecnico. Nella fase attuale questa modalità di collaborazione si è rivelata preziosa nella definizione del Regolamento attuativo, disposto dal Commissario, circa le procedure pubbliche d’appalto. Alle Diocesi è stata riconosciuta la possibilità di porsi come “enti attuatori” su chiese ed edifici di culto di proprietà degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, di interesse storico-artistico. È stato osservato come tale passaggio sia gravoso di nuove responsabilità; peraltro i Vescovi delle zone direttamente coinvolte confidano che le nuove regole possano consentire di affrontare la riapertura delle chiese nel modo più celere, assicurando la restituzione alle comunità di luoghi di culto e di incontro.

5. Informazioni e comunicazioniAi Vescovi è stata presentata la proposta di un aggiornamento del Decreto generale della CEI del 1999 per la protezione dei dati personali, in modo da conformarlo al Regolamento dell’Unione europea in materia, che diverrà applicabile nei Paesi dell’Unione a partire dal prossimo 25 maggio.L’Europa – in particolare sotto il profilo che il contributo cristiano può assicurare al Continente – è stata oggetto anche di un’informativa, relativa a un’iniziativa promossa lo scorso ottobre dalla Comece e dalla Segreteria di Stato. Per superare il clima di diffuso scetticismo che negli Stati membri accompagna il progetto europeo, si intuisce l’esigenza di maturare una visione comune da parte dei diversi Episcopati, in ordine a questioni rilevanti per la persona e la vita sociale, come pure circa l’orientamento di fondo sul futuro del Continente. Nel contempo, si avverte che il cammino di unificazione europea deve poter coinvolgere l’intera comunità ecclesiale, nella sua capacità di maturare un giudizio storico e un atteggiamento condiviso, da cui far discendere una corrispondente opera educativa.I Vescovi si sono confrontati anche sulla Legge relativa al consenso informato e alle disposizioni anticipate di trattamento, giudicata ideologica e controversa, specie nel suo definire come terapia sanitaria l’idratazione e la nutrizione artificiale o nel non prevedere la possibilità di obiezione di coscienza da parte del medico. Nel riaffermare la centralità dell’alleanza tra medico e paziente, il Consiglio ha ribadito l’impegno culturale della Chiesa nel servizio alla vita come pure nella prossimità alla persona esposta alla massima fragilità.I membri del Consiglio Permanente hanno condiviso alcune considerazioni sulle caratteristiche della certificazione dell’idoneità diocesana degli insegnanti di religione cattolica, in vista di un Concorso nazionale, che nell’anno in corso dovrebbe essere svolto su base regionale e poi articolato secondo i numeri necessari in ciascuna Diocesi.

6. VarieLa situazione di evoluzione culturale della società ha aiutato il Consiglio a individuare il tema principale dell’Assemblea Generale, in calendario dal 21 al 24 del prossimo mese di maggio. I Vescovi, animati dalla volontà di non venir meno a una precisa responsabilità educativa, si sono espressi per una riflessione che aiuti a focalizzare Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo, in linea con la scansione degli Orientamenti pastorali del decennio.Il Consiglio Permanente ha anche stabilito di convocare un’Assemblea Straordinaria

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in autunno (12-15 novembre 2018). Durante quell’assise sarà sottoposta all’approvazione dei Vescovi la terza edizione del Messale Romano nel suo complesso e, contestualmente, si procederà alla decisione circa l’introduzione della nuova formulazione del Padre nostro nella liturgia e nella preghiera personale.Il Consiglio Permanente ha esaminato l’iter relativo alle Norme circa il regime amministrativo dei tribunali ecclesiastici italiani in materia di nullità matrimoniale e alle nuove Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. Infine, sono state approvate modifiche agli statuti dell’Associazione dei Bibliotecari Ecclesiastici Italiani (ABEI), della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL), dell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI) e ha approvato l’ammissione dell’Associazione Incontro Matrimoniale nella CNAL.Con un comunicato stampa i Vescovi hanno espresso solidarietà alla Chiesa e al popolo della Repubblica Democratica del Congo: da anni il Paese è allo stremo, con sacerdoti, religiosi e laici sequestrati e la popolazione sottoposta a ogni genere di vessazioni da parte di formazioni armate.

7. NomineNel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine:

- Membro della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata: S.E.R. Mons. Luigi Ernesto PALLETTI, Vescovo di La Spezia - Sarzana - Brugnato.

- Membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali: S.E.R. Mons. Andrea TURAZZI, Vescovo di San Marino - Montefeltro.

- Rappresentante della Conferenza Episcopale Italiana nel Consiglio di amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: S.E.R. Mons. Nunzio GALANTINO, Segretario Generale della CEI.

- Presidente nazionale del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica (MIEAC): Prof. Gaetano PUGLIESE.

- Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI): Mons. Guido LUCCHIARI (Adria - Rovigo).

- Assistente ecclesiastico nazionale dei Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia: Mons. Vincenzo RINI (Cremona).

- Assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC): Padre Giuseppe ODDONE (Padri Somaschi).

- Consulente ecclesiastico nazionale dell’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM): Padre Giuseppe ODDONE (Padri Somaschi).

- Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici peruviani in Italia: Don Emerson CAMPOS AGUILAR (Palestrina).

Nella riunione del 22 gennaio 2018, la Presidenza ha proceduto alle seguenti nomi-ne:

- Membro del Consiglio Nazionale della scuola cattolica: Avv. Stefano GIORDANO (FISM).

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- Membro del Comitato direttivo della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL): Dott. Riccardo GHIDELLA (UCID).

- Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): Don Maurizio GIARETTI (Asti).

- Vice Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): Mons. Sossio ROSSI (Aversa).

- Rappresentante della CEI presso la Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): S.E.R. Mons. Ernesto MANDARA, Vescovo di Sabina - Poggio Mirteto.

- Membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Istituto Fides: Don Antonio INTERGUGLIELMI (Roma).

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CONSIGLIO PERMANENTERoma, 19 – 21 marzo 2018

Conclusioni

Cari amici,stando al calendario, oggi inizia la primavera. In realtà, siamo alle prese con la coda di un inverno – non solo meteorologico – che potrebbe farci dubitare della buona stagione.I segni dell’inverno parlano nella paura del futuro: paura legata al tasso di disoccupazione dei giovani, al livello di impoverimento delle famiglie, al senso di abbandono che umilia le periferie.L’inverno si esprime nella paura del diverso: una paura che spesso trova nell’immigrato il suo capro espiatorio. In realtà, questa paura è spesso indice di insicurezze e chiusure su cui rischia di attecchire una forma di involuzione del principio di nazionalità.L’inverno si acutizza in un disagio che alla lunga diventa risentimento, litigiosità, rabbia sociale.Spira un vento gelido nella violenza intollerabile che si scatena sistematicamente sulle donne, vento di ignoranza, immaturità e presunzione di possesso.C’è inverno nella disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale, rispetto alla quale ha avuto buon gioco una nuova forma di protagonismo e di consenso dal basso, attivo e diffuso, anche se non è ancora prova di autentica partecipazione democratica.Davanti allo scenario che si è aperto nel Paese con le elezioni dello scorso 4 marzo, vorrei tentare di dar voce unanime a quanto, come Vescovi, ci siamo detti in questi giorni, senza rinunciare nel contempo a farlo secondo una mia precisa sensibilità.Non ci sono facili soluzioni con cui uscire dalla notte invernale. E, comunque, la via non può risolversi nella scorciatoia di promesse di beni materiali da assicurare a tutti, né dalla ricerca di volta in volta di un accordo sul singolo problema. Guai – lasciatemelo dire – se il “particulare” assurgesse a metro, a regola del vivere sociale. Diverrebbe davvero impossibile per tutti amministrare la cosa pubblica.Per ripartire dobbiamo ritrovare una visione ampia, grande, condivisa; un progetto- Paese che, dalla risposta al bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di una cultura solidale.Su questo fronte come Chiesa ci siamo. Ci siamo, con l’onestà di chi riconosce come l’inverno presenti a volte anche il volto di una fede che incide poco. Una fede che, sì, guarda al Cielo, ma che poi stenta a tenere i piedi per terra; una fede che talvolta diserta la strada, una fede che latita dove invece dovremmo trovarla impegnata a tradurre il Vangelo in segni di vita. Una fede, in definitiva, spesso dissociata dal giudizio sulla realtà sociale e dalle scelte conseguenti, che invece dovrebbe generare.Se questo può accadere, come Chiesa abbiamo una ragione in più per rinnovare la nostra disponibilità a continuare a fare la nostra parte. Crediamo che la storia – anche la storia di oggi, la nostra storia – sia guidata dallo Spirito Santo, che suscita uomini “liberi e forti”. Ci riconosciamo nella tradizione democratica del nostro Paese e sentiamo la responsabilità di contribuire a mantenerlo unito. Ci impegniamo ad ascoltare questa stagione, a ragionare insieme e in maniera organizzata sul cambiamento d’epoca in atto e a portare avanti con concretezza un lavoro educativo e formativo appassionato.In questa prospettiva, alla vigilia dell’avvio ufficiale della nuova Legislatura,

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rilanciamo con forza l’invito al dialogo sociale, al dirsi le cose in maniera trasparente e costruttiva. In una società plurale il dialogo dev’essere assunto non tanto per tattica di convenienza, ma per convinzione morale, come metodo, disposti quindi a farne proprie fino in fondo le regole.Non partiamo da zero. I segni di primavera fioriscono ancora in una Carta costituzionale bella e cara, con i suoi valori di lavoro, famiglia, giustizia, solidarietà, rispetto, educazione, merito. Con il valore essenziale della pace, senza la quale tutto è perduto: in casa nostra come in Europa, dove l’Europa – con le sue Istituzioni – rimane orizzonte da riscoprire proprio per poter abitare davvero la casa.Attenzione: quelli sanciti dalla Costituzione non sono principi astratti, buoni per qualche declamazione retorica. Alte cariche dello Stato, come umili servitori, per questi valori hanno saputo dare la vita. Gli anniversari dell’uccisione di Marco Biagi, del rapimento di Aldo Moro e del barbaro omicidio dei cinque uomini della scorta ne sono segno eloquente.Il 4 marzo gli italiani hanno votato. I partiti oggi hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di governare e orientare la società. Per questo il Parlamento deve esprimere una maggioranza che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche, ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in difficoltà.Si governi, fino a dove si può, con la pazienza ostinata e sagace del contadino, nell’interesse del bene comune e dei territori.Alcide De Gasperi, un anno prima di morire, chiudendo la campagna elettorale, il 5 giugno 1953 a Roma, affermò: «In questa dura campagna troppi predicarono l’odio, l’odio della demolizione e della vendetta. Ma il popolo italiano ha bisogno di fraternità e di amore. Tutti ne abbiamo bisogno, i milioni di poveri che reclamano un’opera di redenzione sociale; i milioni del ceto medio che mantengono a fatica, nelle accresciute esigenze, il decoro della vita; i milioni di giovani contesi e straziati da opposte fazioni. Ci vuole più amore, più fraternità».C’è una società da pacificare. C’è una speranza da ricostruire. C’è un Paese da ricucire.Chi è disponibile a misurarsi su questi orizzonti ci troverà a camminare al suo fianco.

Gli altri temi, che nel confronto abbiamo approfondito in questi giorni di lavoro – penso alle iniziative con i giovani in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi; penso, anche, all’iniziativa di un incontro di riflessione e spiritualità per le Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo; penso, infine, alla Lettera alle parrocchie per una riflessione sul tema dell’immigrazione che aiuti a passare dalla paura all’incontro, dall’incontro alla relazione, dalla relazione all’integrazione – questi temi li lascio alla presentazione che ne farà tra poco il Segretario Generale, chiamato a illustrare in conferenza stampa il Comunicato finale di questa sessione del Consiglio Permanente.Concludo con un pensiero affettuoso al Santo Padre. Per tutte le Chiese che sono in Italia il quinto anniversario del suo pontificato è motivo di profonda gratitudine. Come Pastori ci sentiamo interpreti di tale riconoscenza, consapevoli che gli stessi auguri con i quali ci stringiamo al Successore di Pietro, ci impegnano a proseguire con rinnovato slancio il cammino pastorale da lui propostoci con semplicità, umiltà e vigore. Card. Gualtiero Bassetti Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve

Presidente della CEI

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DOCUMENTI DELLACONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA

VERBALE RIUNIONE DELLA CEMLoreto, 16 gennaio 2018 - 1°/2018)

Martedì 16 gennaio 2018, presso la “Sala dei Vescovi” del Palazzo Apostolico di Loreto (AN), si è riunita, in seduta ordinaria, la Conferenza Episcopale Marchigiana.Alle ore 09.32, dopo la recita dell’Ora Media, iniziano i lavori secondo l’Ordine del Giorno a suo tempo trasmesso a domicilio anche per via elettronica.Sono presenti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, è assente S.E. Mons. Francesco Manenti; sono altresì presenti: S.E. Mons. Giuseppe Orlandoni, Vescovo emerito di Senigallia, S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica, Vescovo emerito di Fabriano-Matelica e S.E. Mons. Luigi Conti, Arcivescovo emerito di Fermo; partecipa inoltre don Robert Szymon Grzechnik chiamato a svolgere il ruolo di verbalista.

1. Riflessione spirituale.Dopo la recita dell’Ora Terza, Mons. Pennacchio presenta la riflessione spirituale incentrata sul brano del Vangelo di Marco 1,14 (All. 1).

2. Approvazione del Verbale precedente.Viene approvato, senza osservazioni, il Verbale della riunione della CEM del 06 dicembre 2017.

2-a. Comunicazioni del Presidente.Mons Coccia, fa presenti alcune questioni:• il Consulente Ecclesiastico Nazionale dei Consultori di ispirazione cristiana,

don Mario Camborata (dal Clero della Diocesi di Senigallia), chiede la nomina dell’Assistente Regionale. Il Presidente ricorda che nella riunione della CEM del 04 settembre 2017, don Mario è stato nominato come Consulente Regionale per il triennio 2017/2020.

• È stata richiesta l’audizione, in ordine al progetto Policoro, da parte di don Bruno Bignami (Vice Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro). Viene concordato di invitarlo alla prossima riunione del 14 marzo 2018.

• È pervenuta una richiesta del Dott. Salvatore Martinez (Presidente dell’Associazione LAUDATO SI’) relativa al progetto LAB.ORA MILLE GIOVANI. SERVITORI DEL BENE COMUNE. Nella breve discussione viene ricordato che il Dott. Martinez ha già presentato il progetto nel corso della riunione della CEM del 15 marzo 2017. In quella occasione fu presa la decisione che siano le singole Diocesi ad indicare un rappresentante nella fase preparatoria. Alcuni degli Ecc.mi Presuli sottolineano il fatto che nonostante tale presentazione questi fino ad oggi non sono stati contattati e che comunque non si ritiene partecipare al progetto come Regione Ecclesiastica, ma come singole Diocesi. Mons. Tani evidenzia che si tratta di un momento formativo soprattutto per i delegati che vengono inviati a partecipare.

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Il Presidente informa i confratelli che è stato invitato dall’ISTAO a partecipare ad alcune riunioni riguardanti il cosidetto Patto per la ricostruzione. Egli ha partecipato alla riunione del 22 dicembre 2017 Per la successiva riunione ha delegato don Robert Grzechnik a rappresentarlo. Nel corso della riunione è emersa la scarsità del tempo per predisporre eventuali progetti; si rileva peraltro l’opportunità di delegare comunque persone competenti in materia, Oggi siamo chiamati a prendere una decisione a riguardo, nella speranza di poter essere in tempo a presentare i progetti. Mons. D’Ercole dice che è indispensabile che persone ben preparate abbiano contatti permanenti con la Regione, al fine anche di facilitare il servizio del Presidente della Conferenza Episcopale. Egli vede in questo ruolo i membri dell’Osservatorio Giuridico Legislativo-Regionale della CEM. Viene proposto che presso ISTAO la CEM sia rappresentata dall’Avv. Longhi (Segretario dell’OGL-R). La proposta viene approvata. Mons. Coccia sintetizzando tutti gli interventi conclude dicendo che l’OGL-R deve solo affiancarlo e aiutarlo nei complessi contatti con la Regione ed eventuali altre istituzioni.

3. Pontificio Seminario Regionale “Pio XI”.Il Presidente, informa che si è insediata la nuova Commissione del Seminario e che ha povveduto ad eleggere il suo presidente. Attualmente la Commissione è così composta:S.E. Mons. Angelo Spina - Presidente e Vescovo delegato per Disciplina;S.E. Mons. Francesco Giovanni Brugnaro - Vescovo delegato per l’economia;S.E. Mons. Piero Coccia - Vescovo delegato per gli studi.Ci sono stati contatti più o meno informali tra la Commissione e don Claudio Marchetti (Rettore), a breve la medesima si incontrerà con tutta l’équipe formativa. Già adesso Mons. Coccia chiede la disponibilità dei confratelli a essere generosi, in quanto a brevissimo si dovrà provvedere alla nomina delle figure indispensabili: Vice-Rettore, Padre spirituale stabile, formatori per il propedeutico.Mons. Marconi evidenzia che attualmente ci sono in Regione quattro seminari: Regionale ad Ancona, Arcivescovile di Fermo, Redemptoris Mater di Macerata e quello di Ascoli Piceno, si potrebbe pensare ad una semplificazione e in quel caso non avremmo problemi di eventuali formatori.Mons. Rocconi suggerisce di rivedere il Propedeutico, in modo che quello che i candidati fanno ad Ancona sia preceduto da un percorso, guidato dal Vescovo nella propria Diocesi.Mons. Bresciani evidenzia che il Propedeutico non ha in fondo bisogno di un’altra struttura, ma che come Vescovi abbiamo bisogno di decidere in quale direzione vogliamo andare: unificare o lasciare le cose così come sono, oppure cercare altre soluzioni.Mons. Coccia conclude dicendo che si procederà ad esaminare la questione nella prossima riunione, dopo che la Commissione per il Seminario avrà ascoltato l’équipe formativa.

4. Elezione del Vice-Presidente e del Segretario della Conferenza Episcopale Marchigiana.Mons. Coccia, riferendosi alla proposta avanzata nelle precedenti riunioni, in ordine alla composizione della Presidenza della CEM, pone il problema di Mons.

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Tani, Segretario in carica dal 14 gennaio 2014, in quanto non essendo trascorso il quinquiennio sarebbe necessario che egli si dimettesse. Mons. Tani si rende disponibile e consegna nelle mani del Presidente la lettera di dimmissioni.Mons. Marconi propone che sia nominato come Vice-Presidente Mons. Russo, questo potrebbe dargli più influenza nei rapporti con le Istituzioni riguardo alla ricostruzione post-sisma 2016.Il Presidente decide di procedere alla votazione. A norma del Can. 119 del C.J.C. per la carica di Vice Presidente della CEM, viene eletto alla prima votazione (7/12 voti) S.E. Mons. Stefano Russo, Vescovo di Fabriano-Matelica. Si procede quindi alla votazione per la carica del Segretario della CEM e viene eletto alla terza votazione (5/12 voti) S.E. Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo Metropolita di Fermo. Gli eletti accettano l’elezione e ringraziano i confratelli per la fiducia.

5. Comunicazione sul terremoto.Il Presidente introduce l’argomento e cede la parola a Mons. Russo che, dopo aver consegnato il Verbale della riunione dei delegati a Roma, si sofferma sulle seguenti questioni:• È difficile che le procedure, ove le Diocesi avessero deciso di diventare soggetti

attuatori, possano essere semplificate;• ci si accorge sempre di più che la normativa è molto farraginosa e non c’è grande

speranza che sia più chiara, nonostante le buone intenzioni del Commissario;• per poter decidere come procedere sarebbe opportuno che si aspettasse la normativa

definitiva, magari un testo coordinato.Per quanto riguarda le Ordinanze N° 23 e 32 gli Uffici regionali chiedono sempre nuove integrazioni e gli Uffici Diocesani sono oberati di lavoro rincorrendo le richieste di documenti, che fino ad ora non erano richiesti.Tutti concordano con il relatore e sottolineano che ci si deve sempre di più avvalere delle professionalità delle quali ci fidiamo e che conosciamo. È utile, come già deciso nella precedente riunione, procedere con il gruppo ristretto che rappresenti tutte le Diocesi interessate.

6. Deleghe ai Vescovi.Mons. Coccia invita a riferire brevemente sulle Commissioni presiedute dai singoli Vescovi.Mons. Brugnaro fa presente che la Commissione per l’Ecumenismo si incontra 3 volte l’anno e 2 volte con gli Ortodossi; ci sono inoltre rapporti con studenti ortodossi e i delegati partecipano alle riunioni di Assisi e a quelle Diocesane.Mons. Coccia riferisce su alcuni aspetti delle competenze della Commissione da Lui presideuta: • la Pastorale Scolastica funziona bene;• la Pastorale Universitaria ha qualche difficoltà a decollare. Sarebbe opportuno che

il Delegato provenisse da una città, sede universitaria;• l’Insegnamento della Religione Cattolica, lavora bene e propone, insiemme al

MIUR corsi annuali di aggionamento. In questo momento si sta lavorando per il nuovo concorso.

Mons. Russo sottolinea che il lavoro della Commissione per i Beni Culturali Ecclesiastici deve ricominciare a lavorare sull’ordinario e non rincorrere solo le

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questioni riguardanti il terremoto, ma nello stesso tempo si rende conto che questo nel prossimo futuro sarà difficile. Concorda con Mons. Brugnaro sulla necessità che i nostri Musei Diocesani lavorino in rete e che non si può andare più in ordine sparso.Mons. D’Ercole, riferisce che:• la Commissione per le Missioni si incontra regolarmente ogni due/tre mesi e che

sta progettando anche un viaggio missionario;• la Commissione per la Cultura e le Comunicazioni presenta qualche criticità.

Sarebbe opportuno che in una delle prossime riunioni fosse ascoltato il Delegato Regionale della FISC.

Mons. Vecerrica ritiene che sarebbe opportuno un avvicendamento alla sua delega. Non tutte le Diocesi hanno un delegato.Mons. Conti non ha nessuna delega.• Mons. Orlandoni riferisce, che la Commissione Migrantes si incontra 3/4 volte

l’anno, organizzando un incontro annuale con tutti i sacerdoti stranieri che prestano il loro servizio nelle Marche. C’è una buona collaborazione con la Commissione per le Missioni. È disponibile a lasciare.

Mons. Marconi:• la Pastorale Giovanile lavora bene, in questo momento, in vista del Sinodo dei

Giovani;• per quanto riguarda la Commissione per la Catechesi egli nota una stanchezza

generale, il delegato Regionale, Don Dino Pirri, si è dimesso e sarebbe opportuno trovare un nuovo delegato.

Mons. Bresciani, ritiene che le deleghe a livello regionale devono coincidere con quelle che sia hanno a livello della CEI. Per quanto riguarda la Commissione per i Religiosi egli non intende continuare. È una Commissione inutile e inefficace: non è mai riuscito ad incontrarli; il Giubileo della Vita Consarata, nell’Anno della Misericordia, promosso direttamente dai religiosi, è stata unica occassione in cui si è riusciti ad incontrare i religiosi.Mons. Rocconi riferisce che:• Per quanto riguarda la Pastorale Vocazionale c’è stato un grande impegno di

don Luciano Paolucci-Bedini, ma c’è difficoltà a incontrarsi tra i delegati delle Diocesi;

• Per quanto riguarda il SERAC i delegati hanno lavorato molto insieme con le altre Commissioni, soprattutto quella per il Laicato. Lui ritiene che sarebbe opportuno procedere ad un accorpamento delle Commissioni in quanto è difficile parlare del Laicato, da momento che esso è presente in tutte le Commissioni.

Sulla questione di accorpare eventualmente la Pastorale Giovanile e Vocazionale, egli ritiene che non sarebbe opprtuno; ognuno di questi aspetti richiede un approccio particolare e se si volesse di nuovo unirli, questo potrebbe creare qualche problema soprattutto nell’ambito della Pastorale Vocazionale che necessita di un percorso proprio e particolare. Egli piuttosto ritiene che c’è bisogno di una maggiore collaborazione tra le due Commissioni.Mons. Tani riferisce che la Commissione Presbiterale s’incontra mensilmente ed è abbastanza partecipata. Egli chiede se sia valido uno studio-riflessione sull’essere prete oggi. Questo tema sarebbe studiato a livello delle singole Diocesi, delle Metropolie e della Regione. gli Ecc.mi Presuli esprimono il loro assenso di massima alla realizzazione di questo progetto che potrebbe essere presentato in un Convegno.

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I Diaconi Permanenti stanno preparando un Convegno Regionale.Mons. Coccia propone di istituire una nuova Delega, per le nuove o rinnovate forme di vita consacrata e di affidarla a Mons. Conti.Di seguito viene elaborato un prospetto di massima, con la proposta degli accorpamenti, del cambio delle denominazioni e di eventuali Vescovi delegati, che verrà discusso nella prossima riunione.

Al termine viene redatto e approvato il Comunicato Stampa (All. 2) e la riunione si conclude alle ore 12.50, con il pranzo fraterno gentilmente offerto dalla Delegazione Pontificia.

X Rocco Pennacchio Segretario della Conferenza epiSCopale MarChigiana

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ATTI DI S.E.R. Mons. PIERO COCCIAARCIVESCOVO METROPOLITA

- OMELIE

- MESSAGGI E LETTERE

- DECRETI E NOMINE

- SOMME RACCOLTE – GIORNATE 2017

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OMELIE

OMELIA IN OCCASIONE DELLAGIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Pesaro, Basilica - Cattedrale 1° gennaio 2018

1. Mi è caro salutare tutti voi convenuti in Cattedrale per questa celebrazione eucaristica che dà inizio al Nuovo Anno. Ringrazio in maniera particolare le autorità militari e civili, la cui presenza sta ad indicare il comune impegno per il bene della nostra comunità. Oggi celebriamo la liturgia di Maria Santissima Madre di Dio, cioè di colei che ci ha donato il Salvatore, il “Re della pace”, come viene definito Gesù nei testi biblici. E in questo stesso giorno la Chiesa celebra anche la 51a Giornata Mondiale della Pace. Il tema della pace, infatti, scandisce la liturgia della Parola ora proclamata. Essa ci parla di una pace invocata, realizzata e continuata. Abbiamo ascoltato il testo del Libro dei Numeri (6, 22-27), dove è scritto che gli Israeliti invocavano la benedizione del Signore con una particolare formula: “Il Signore faccia risplendere su di te la luce del suo volto e doni la pace alla comunità”. Il popolo di Israele, dunque, invocava la benedizione con una formula inclusiva la pace.Ma questa pace si è realizzata con la persona di Gesù, come ci racconta il Vangelo di Luca (2, 16-21) parlando dei pastori, i quali, dopo aver trovato a Betlemme Gesù, il Figlio della pace, riferiscono a tutti quanto del bambino era stato loro detto, suscitando ovunque un grande stupore. Infine la liturgia ci ricorda che la pace è un’esperienza che continua. Il testo di san Paolo ai Galati (4, 4-7) ci ricorda che nella pienezza dei tempi “Gesù è nato da donna, nato sotto la Legge per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Ma chi è il figlio di Dio nato da donna e nato sotto la legge per riscattarci se non Gesù, il Figlio della pace, che ci consente l’adozione a figli? Ma l’adozione di cui parla Paolo è una esperienza di perennità e quindi di continuità.

2. Fatti questi riferimenti liturgici ci chiediamo: la pace è un tema che riguarda anche l’attuale contesto culturale, sociale, politico? Risponde a questa domanda Papa Francesco con il Messaggio “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, inviato alla Chiesa universale e a tutti gli uomini di buona volontà, proprio in occasione della 51a Giornata Mondiale della Pace. In esso si sottolineano alcuni elementi che mi permetto di sintetizzare. Il primo. Poiché la pace nasce nel cuore dell’uomo, è necessario che il nostro cuore si apra ai migranti, che sono uomini e donne alla ricerca di una vita di pace. Papa Francesco ci ricorda che nel mondo ce ne sono 250 milioni, tra cui 22 milioni di rifugiati.L’accoglienza dei migranti ci coinvolge a vari livelli, considerata soprattutto l’emergenza che sta vivendo l’Italia, compreso il nostro territorio. Innanzitutto a livello di relazione personale, poiché i migranti vivono tra di noi, condividono il nostro territorio, la nostra città, le nostre strutture.In secondo luogo a livello istituzionale, dal momento che le istituzioni sono chiamate

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a trovare adeguate soluzioni per conciliare l’esigenza di queste persone in cerca di pace, con il bene comune che è bene di tutti e di ciascuno.

3. Sottolineata questa necessità, il Papa si chiede come mai il fenomeno migratorio si sia prodotto in forme così massicce nei nostri tempi. La risposta si radica nella storia del XX secolo, un secolo buio, carico di conflitti, di guerre, di genocidi, di pulizie etniche, che hanno lasciato il segno anche nell’oggi, lacerato da violenze e sopraffazioni tanto da far parlare di “ un Terzo conflitto mondiale a pezzi”. Il Messaggio prosegue precisando che l’attuale fenomeno migratorio va visto in prospettiva. È una realtà con cui dobbiamo fare i conti anche in futuro. Ma abbiamo mezzi e risorse per poter affrontare un problema di cosi vaste e preoccupanti proporzioni? Papa Francesco ci invita ad elevare lo sguardo alla Gerusalemme celeste, che nel testo di Isaia e dell’Apocalisse viene descritta non solo come città regolamentata dalla pace e dalla giustizia, ma anche come città dalle porte aperte, che permettono a tutte le genti di entrare. Dunque, volgendo lo sguardo alla Gerusalemme celeste, verso la quale siamo tutti in cammino, possiamo trovare le giuste indicazioni.

4. Papa Francesco le enuclea in quattro verbi che equivalgono a quattro esperienze. La prima è quella dell’accogliere. Il Pontefice con molto realismo ci dice che per accogliere bisogna coniugare due elementi: cambiare le possibilità d’ingresso legale per i migranti in cerca di pace e tutelare la sicurezza nazionale. Dunque, è un lavoro che vede impegnati tutti, in particolar modo le istituzioni. La seconda esperienza è quella di proteggere i migranti dalle innumerevoli forme di sfruttamento, di manipolazioni, di schiavizzazione cui vengono sottoposte. Non dobbiamo mai dimenticare che la loro dignità è inviolabile e va rispettata. Cosa ci viene chiesto dunque? Di difendere la dignità di queste persone al di là del colore della pelle, della religione e della cultura: sono uomini, donne, bambini che possiedono una dignità che ha valore universale. Papa Francesco indica anche un terzo verbo: promuovere. Siamo tutti chiamati a impegnarci fortemente per promuovere lo sviluppo integrale di ogni migrante, aiutandolo a portare a compimento le sue aspirazioni, doti e capacità.Infine siamo chiamati a integrare i migranti rendendoli partecipi della vita della società che li accoglie, aiutandoli a conoscerne e rispettarne la cultura, la storia, le istituzioni, i valori. A questo riguardo è necessario fare un lavoro incessante, anche se faticoso, di educazione. Del resto dove c’è un’esperienza d’integrazione c’è un arricchimento da parte ti tutti. Accogliamo dunque le indicazioni del Papa e impegniamoci in un lavoro quotidiano scandito da questi quattro verbi.

5. Ma andiamo oltre e chiediamoci: quale ricaduta possono avere queste indicazioni del Papa per la nostra comunità di Pesaro?A mio avviso due. Occorre, innanzitutto, che ognuno di noi, a cominciare da me Arcivescovo, si addentri sempre più in un processo continuo di conversione personale, di cambiamento del cuore. Ma occorre anche una conversione pastorale, un cambiamento cioè del modo con cui viviamo l’esperienza della fede come comunità ecclesiale.

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Non dobbiamo dimenticare che in merito ai migranti, nel nostro territorio ci sono pregiudizi, resistenze, sospetti e precomprensione. Dobbiamo superare queste realtà e metterci su un’altra lunghezza d’onda. Nessuno di noi può dirsi estraneo a questo problema.Evidenzio poi un’altra necessità: quella della costruzione. Nel discorso di fine anno rivolto agli Italiani, il Capo dello Stato ha fatto un preciso riferimento allo spirito di solidarietà di cui la società italiana ha assoluto bisogno. Il Presidente ha affermato che le numerose risorse e potenzialità del nostro Paese vanno indirizzate, guidate, valorizzate dentro un progetto di ampio raggio, per costruire un futuro fondato non solo sul benessere, sul P.I.L., sulla ripresa economica, ma soprattutto sulla solidarietà. Questo è possibile se tutti noi facciamo la nostra parte.Aggiungo un’ultima osservazione. Di fronte a questi problemi a volte siamo tentati di assumere un atteggiamento disfattista. Dobbiamo invece essere realisti e far leva sulle risorse di cui disponiamo, a cominciare dalla fede nel Signore, che è e rimane la vera e più grande risorsa per operare la nostra conversione personale e per costruire una diversa società. Preghiamo affinché la Vergine Santissima, avendo fatto esperienza della migrazione per sfuggire alla violenza di Erode, possa illuminarci, guidarci e sostenerci. Sia lodato Gesù Cristo.

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OMELIA IN OCCASIONE DELLA VEGLIA DI PREGHIERA ECUMENICAPesaro, Cattedrale-Basilica,

19 gennaio 2018

1. Rivolgo un affettuoso saluto a tutti. In particolar modo saluto con animo riconoscente le delegazioni presenti a questa nostra comune Veglia di preghiera. Saluto le delegazioni dei luterani, degli ortodossi, dei non cattolici presenti nel nostro territorio e soprattutto saluto i giovani della nostra Arcidiocesi. Ringrazio tutti coloro che nelle nostre realtà ecclesiali hanno lavorato e continuano a lavorare per un cammino sempre più fruttuoso nell’ambito dell’ecumenismo. La Veglia che stiamo celebrando ha una sua caratteristica: è una veglia animata da giovani che stanno vivendo una forte esperienza di fede cristiana in prospettiva ecumenica e che, tra l’altro, nello scorso periodo estivo hanno avuto l’opportunità di partecipare al Campo-scuola ecumenico svoltosi a Montorso. Questi giovani che appartengono a diverse parrocchie della nostra arcidiocesi, sono particolarmente interessati all’ecumenismo nelle sue varie forme. Del resto, stiamo vivendo l’anno dedicato al Sinodo dei giovani e che il Papa ha voluto centrare sul preciso tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Cari amici, l’esperienza della fede chiama a un discernimento vocazionale anche nel campo dell’ecumenismo e i giovani ne sono i destinatari e i protagonisti primi.

2. In questi giorni stiamo celebrando la Settimana dell’Unità dei Cristiani, il cui tema di fondo – l’esperienza della liberazione dalla schiavitù – si riferisce al testo del Esodo in cui si dice che il popolo di Israele, dopo essere stato liberato dalla schiavitù d’Egitto, innalza un canto di ringraziamento al Signore del cui braccio ha riscontrato la potenza. (cfr. Es 15, 1-21). Ci chiediamo: l’esperienza del popolo di Israele riguarda anche noi oggi? Abbiamo bisogno anche noi di essere liberati dalla schiavitù? Certamente sì. Ma tale liberazione può avvenire perché, come ci ricorda san Paolo nella sua lettera ai Romani, “siamo sotto l’azione dello Spirito e non siamo più schiavi ma liberi” (cfr. Rm 8, 12-27). C’è la forza dell’azione permanente dello Spirito che ci consente di fare l’esperienza della liberazione. Ma da quali schiavitù oggi abbiamo bisogno di essere maggiormente liberati? E soprattutto da quali schiavitù i giovani hanno bisogno di essere guariti da Gesù, come è avvenuto per la figlia di Giairo (cfr. Mc 5, 21-43)?

3. Il testo della Veglia di preghiera che stiamo seguendo ci ricorda che oggi nel mondo dei giovani si riscontrano fondamentalmente tre patologie verso le quali dobbiamo adoperarci per favorirne la guarigione. Innanzitutto riscontriamo la patologia dell’individualismo che è dilagante nella società e nella cultura contemporanea. Soprattutto chi è giovane e quindi in grado di disporre di risorse, di energie e di prospettive, si sente, come si dice nel linguaggio popolare, “padrone del mondo”. C’è dentro di noi e soprattutto dentro i giovani un io ipertrofico che si ritiene in diritto di fare ciò che vuole. Da qui nascono le violenze, le reazioni aggressive, le manipolazioni, le esperienze di sfruttamento. L’individualismo, dunque, risulta la prima forma di schiavitù da cui affrancare tutti, soprattutto i giovani.

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Ma c’è anche un altro tipo di asservimento da cui il mondo giovanile ha bisogno di essere liberato. È quello delle cosiddette dipendenze, frequenti in una cultura e in una società del benessere. Dipendenze dall’alcool, dalla droga, dal gioco, dai consumi e da altre realtà che appaiono affascinanti e attraggono soprattutto i giovani maggiormente irretiti da ingannevoli dinamismi sociali. Urge una “liberazione” da queste prigionie, delle quali purtroppo non sempre abbiamo chiara consapevolezza, immersi come siamo in un clima culturale che offusca le coscienze e le deresponsabilizza. C’è infine una terza schiavitù da cui oggi, come non mai, è necessario essere liberati. È quella della discriminazione sociale. In una società come la nostra, fortemente asimmetrica e differenziata a livello di classi sociali, ci sono indubbi elementi di criticità, che colpiscono soprattutto il mondo dei giovani. Valga per tutti la difficoltà a trovare un lavoro dignitoso che impedisca loro di accettare forme di ricatto come il lavoro nero, il lavoro sommerso, il lavoro inumano. Anche in questo caso, cari amici, ci troviamo di fronte ad una situazione che ci sovrasta, ma che può essere cambiata.

4. A noi spetta il compito di prendere sempre più coscienza non solo delle diffuse e variegate schiavitù che rischiano di imprigionarci, ma soprattutto della potenza della mano del Signore che, donandoci lo Spirito in Cristo, ci ha resi liberi e non schiavi. Occorre però conoscere e utilizzare le risorse che il Signore mette nelle nostre mani, con le quali poter combattere e debellare queste patologie. In particolar modo urge un impegno educativo, formativo, responsabilizzante verso i giovani, per aiutarli a superare le tre schiavitù dell’individualismo, delle dipendenze e della discriminazione sociale. Ho fatto solo alcuni esempi, ma ciascuno di noi ne potrebbe portare altri. Ci sono tante distorsioni, su cui a volte tacciamo, rendendocene complici. Occorre invece reagire. Ciò è possibile perché siamo persone rese libere dallo Spirito, come ci ha ricordato San Paolo. Preghiamo, dunque, insieme alle chiese cristiane nostre sorelle, perché tutti possiamo fare esperienza della libertà, avendo la comune fede nel Signore Risorto che ce la consente. Ma preghiamo anche perché ognuno di noi, dentro il contesto in cui vive, possa dare un contributo maggiormente fattivo ed operativo, per salvare soprattutto i giovani dal pericolo di essere colpiti da quelle tre patologie - individualismo, dipendenze e discriminazione sociale – che ammorbano il tessuto sociale attuale.

Sia lodato Gesù Cristo.

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OMELIA IN OCCASIONE DELLA LITURGIA DELLE CENERIPesaro, Cattedrale Basilica,

14 febbraio 2018

1. Cari fedeli, con la celebrazione odierna diamo inizio al cammino austero della Quaresima. Questo cammino è segnato da un elemento liturgico molto evidente: il segno della cenere. Ma cosa indica la cenere? Due realtà: la fragilità - tanto che la formula liturgica che tra non molto reciteremo dice che siamo polvere e in polvere ritorneremo - e il pentimento. La cenere, dunque, indica l’esigenza di un cammino di conversione e di fortificazione. La liturgia che stiamo celebrando diventa così, ancora una volta, maestra di vita, proponendoci anche tre sentieri da percorrere in questo cammino di conversione e di fortificazione: la preghiera, l’elemosina e il digiuno.Abbiamo ascoltato il testo di Gioele (2, 12-18). Il Signore esorta il profeta a rivolgersi al suo popolo invitandolo a ritornare a lui perché, aggiunge il testo, “il Signore è misericordioso e pietoso, lento all’ira”. Tutti abbiamo bisogno della misericordia del Signore. L’umano è frastagliato, disuguale, in tanti momenti anche contradditorio. Chi o che cosa può ricomporre in piena unità l’umano nella sua interezza? Solo la misericordia del Signore. Non esistono risorse o strumenti umani adeguati. Dunque, il testo di Gioele ci ricorda che possiamo fare appello alla misericordia del Signore. Ma occorre ritornare a Lui e cioè convertirci alla sua misericordia. Ma il testo di Gioele va collegato alla seconda lettera ai Corinzi di S. Paolo (5, 20-6, 2), nella quale l’Apostolo invita la comunità che è in Corinto a lasciarsi riconciliare in Cristo perché, dice Paolo con una frase dalla portata straordinaria, “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio”. San Paolo avverte che umanamente non sarebbe stato possibile riconciliarci con Dio, se Dio stesso non avesse “reso peccato colui che era senza peccato”. Solo nell’esperienza di Cristo noi possiamo essere “giustizia di Dio”. Se dunque il testo di Gioele ci invita alla conversione, il testo di San Paolo ci ricorda che il processo di riconciliazione è possibile unicamente in Cristo.Ma quali sono le vie da seguire, i percorsi da intraprendere in questo cammino di conversione e di riconciliazione? Ci risponde il Vangelo di Matteo (6, 16-18), che riporta le parole rivolte da Gesù ai discepoli esortandoli a pregare, digiunare e fare l’elemosina.

2. E proprio riferendosi a questo testo, Papa Francesco ha inviato, in occasione della Quaresima, un messaggio alla Chiesa universale, in cui fa alcune preziose considerazioni a partire da una constatazione: l’iniquità che c’è nel mondo raffredda l’amore: “Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti” (Mt 24, 12).Tutti facciamo quotidianamente esperienza di questa iniquità che assume a volte forme aberranti e raccapriccianti: valga per tutti lo scempio dei fatti di Macerata, tanto per rimanere vicini al nostro territorio. Ma pensiamo anche alle strumentalizzazioni che si verificano nel mondo del lavoro, della politica, dell’economia e che non mancano neppure nella nostra città. Oppure alle manipolazioni della verità di cui spesso siamo vittime da parte del mondo dei mass media.

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Dunque Papa Francesco, che ha gli occhi ben aperti sul mondo, ci invita a riflettere su questa “iniquità” fatta di aberrazioni, di strumentalizzazioni e di manipolazioni: parole dietro cui si celano esperienze concrete e drammatiche. In questa situazione, noi che cominciamo il cammino quaresimale, cosa possiamo fare? Abbiamo strumenti, risorse e vie da percorrere? Papa Francesco ci ricorda quanto Gesù indica nel Vangelo. La preghiera innanzitutto, perché in essa, carissimi fedeli, noi cogliamo la nostra identità che è quella della creaturalità. Siamo creature, non creatori. Quando ci sostituiamo al Signore, allora si scatenano tutte le possibili forze del male: violenza, aggressività, sopraffazione. Occorre pregare, dunque, non solo per invocare il Signore, ma anche per ricordare a noi stessi la nostra identità di creature, così appannata dalla cultura attuale. L’elemosina è la seconda indicazione del Vangelo sottolineata da Papa Francesco e cioè la solidarietà verso i nostri fratelli. Una solidarietà che deve investire tutta la nostra persona, che deve impegnarci in una relazione costruttiva e donativa, in termini di tempo, risorse, capacità, nei confronti di chi vive con noi. Non basta fare le opere di bene, bisogna che la nostra stessa persona diventi opera di bene. Ciò significa sovvertire il criterio valutativo ed operativo delle relazioni, dei rapporti, delle scelte, degli atteggiamenti, perché quando siamo coinvolti a questi livelli certamente cambia il modo di pensare, di valutare, di agire. La terza via, a cui fanno riferimento il testo del Vangelo e il messaggio del Papa, è il digiuno. Come dobbiamo intendere questa esperienza? Solo nel suo significato materiale? Certamente no.Il digiuno va inteso fondamentalmente come capacità di cogliere l’essenzialità della vita. Viviamo in una cultura del superfluo che ci distoglie da ciò che è essenziale. Occorre invece ritornare alle cose che contano veramente. E questo comporta un processo di purificazione che si traduca in cultura, cioè in modo di pensare e di agire. Cari fratelli, questo cammino quaresimale che ci conduce alla Pasqua, sia per tutti noi un’esperienza preziosa di conversione attraverso le tre vie che Gesù nel Vangelo ci ha suggerito ed il Papa ci ha ricordato: la via della preghiera, del digiuno e della solidarietà. In questo contesto, ricordo a tutta la comunità che il 9 e il 10 marzo, quindi in pieno tempo di Quaresima, anche nella nostra Arcidiocesi ci sarà l’esperienza delle Ventiquattro ore per il Signore. Papa Francesco ce l’ha ricordato anche nel suo messaggio. Ci saranno alcune chiese aperte per ventiquattro ore, dove la preghiera continuativa ci aiuterà a riscoprire in modo ancora più chiaro la nostra creaturalità, a impegnarci più generosamente nella solidarietà verso gli altri e a cogliere nella vita ciò che costituisce veramente l’essenzialità. Maria Santissima ci accompagni in questo cammino quaresimale.

Sia lodato Gesù Cristo.

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OMELIA IN OCCASIONE DEL XIII ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MONS. LUIGI GIUSSANI

E DEL XXXVI DEL RICONOSCIMENTO PONTIFICIO DELLA FRATERNITÀ DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

Pesaro, Basilica Cattedrale18 febbraio 2018

Questa sera, cari amici, ci troviamo insieme per rendere grazie al Signore.Due sono i motivi di questa gratitudine, già anticipati all’inizio di questa celebrazione. Innanzitutto il dono della persona di mons. Luigi Giussani, della cui scomparsa, in questo mese di febbraio, ricorre il tredicesimo anniversario: un sacerdote che è stato anche un grande educatore, attraverso il quale tante persone hanno scoperto o riscoperto la bellezza della fede in Cristo. In secondo luogo il dono della Fraternità di Comunione e Liberazione, riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici trentasei anni fa: un’esperienza di chiesa viva che per molti è stata ed è di grande aiuto nella crescita della fede centrata sul mistero di Gesù Cristo. In occasione di queste due importanti ricorrenze, celebriamo la liturgia eucaristica che oggi, prima domenica di Quaresima, ha come tema conduttore l’Alleanza tra Dio e l’uomo.Un’alleanza che, come ci indicano le letture, è stata “promessa”, “attuata” e “attualizzata”.Il Libro della Genesi (9, 8-15) ci ricorda, infatti, ciò che Dio promise a Noè: “Stabilirò la mia alleanza con voi, con i vostri discendenti e con ogni essere vivente … e non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra”. Dunque Dio ha promesso a Noè che le acque distruttrici del diluvio non avrebbero mai avuto la prevalenza sugli uomini e l’esperienza umana non sarebbe mai venuta meno.Ma la prima lettera di San Pietro (3, 18-22) ci ricorda che questa promessa si è realizzata, è stata mantenuta: “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio…L’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi”. Dunque, l’alleanza promessa da Dio a Noè, si è concretizzata nel Mistero di Gesù Cristo, giusto morto per gli ingiusti, affinché tutti potessimo essere giustificati e avere la pienezza della vita.L’attuazione di questo patto di alleanza tra Dio e l’uomo non è però storicamente circoscritta, è per sempre, è sempre contemporanea, attuale.Il passo del Vangelo di Marco (1, 12-15) racconta che Gesù, dopo essere rimasto quaranta giorni nel deserto, comincia la predicazione pubblica nella Galilea proclamando il Vangelo e dicendo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è tra di voi; convertitevi e credete nel Vangelo”. Le parole di Gesù ci attestano che il regno di Dio è tra di noi, dentro il cammino della storia, dentro le circostanze in cui ci imbattiamo giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. La liturgia di questa domenica, dunque, centrata sul tema dell’alleanza promessa, attuata e attualizzata, ci vuole ricordare che anche noi siamo coinvolti in questo flusso di grazia del Signore.

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Una domanda però si impone, cari amici. Noi che viviamo in un mondo culturalmente progredito, multiforme, dove l’esperienza della fede è solo una delle tante opzioni di vita possibili, abbiamo realmente bisogno di questa alleanza con il Signore e del Signore?La risposta può giungere sia da una constatazione realistica della nostra condizione esistenziale sia da un’analisi obiettiva del contesto in cui ci troviamo a vivere.Sul piano esistenziale non si può non riconoscere che la nostra vita è un continuo oscillare tra illusioni e disillusioni, con la conseguenza che essa rischia a volte di cadere nella disperazione. Pochi giorni fa, durante la mia visita ai malati in ospedale in occasione della Giornata Mondiale del Malato, sono stato condotto nel reparto di rianimazione dove si si trovava un ragazzo che qualche ora prima si era sparato. Ho parlato un momento con i parenti e uno zio mi ha chiesto: “Perché accadono queste cose?”. Non esiste una risposta in termini umani. Solo confidando in Gesù Cristo, che con la Resurrezione ha dato speranza e significato alla Croce, si può illuminare in parte il buio di quel gesto umanamente incomprensibile.Come ci ricorda la Gaudium et spes, solo nel mistero di Cristo trova luce il mistero dell’uomo. Abbiamo bisogno dell’alleanza del Signore per affrontare i nostri piccoli e grandi drammi quotidiani. La condizione esistenziale dell’uomo, seriamente considerata, esige questa alleanza. E noi siamo grati perché questa esperienza ci è stata donata. Abbiamo la possibilità di viverla intensamente e convintamente.C’è un altro motivo, però, per cui possiamo dire che c’è bisogno dell’alleanza con il Signore ed esso ci è dato dal contesto sociale in cui viviamo, ricco di positività, ma anche di elementi critici. Uno di questi elementi di criticità è costituito dalla frantumazione dei rapporti, non solo rilevata dalle analisi sociologiche, ma anche sperimentata ogni giorno da ciascuno di noi. Abbiamo grandi difficoltà a relazionarci in modo maturo, a ricucire rapporti spezzati da rancori, rabbia, risentimenti. Riteniamo di essere autosufficienti e rischiamo di perdere il valore della convivenza sociale.In questa situazione quale è ruolo di noi credenti? È un ruolo di estrema importanza, perché vivendo l’alleanza con il Signore in Cristo, che ricompone ogni frantumazione, possiamo stringere un’alleanza anche con la società e con la cultura di oggi.Possiamo infatti offrire il nostro contributo traducendo l’esperienza dell’alleanza da noi vissuta nel modo di pensare, di agire, di valutare, di scegliere, di guardare al futuro, di gestire le risorse. Dobbiamo perciò vivere la fede consapevoli della sua preziosità per tutti gli uomini. Fate dunque tesoro della fede che il Signore vi ha donato e fate tesoro anche dell’esperienza che state vivendo in Fraternità, accogliendo l’eredità che don Giussani vi ha lasciato.Siate lievito nella massa, fermento teso a diventare pasta.Questo è il contributo culturale e sociale che come credenti possiamo e dobbiamo dare anche nel nostro territorio di Pesaro che ha bisogno di essere scosso ed educato al Mistero del Cristo. Del resto fatti aberranti avvengono anche nella nostra regione, anche in una piccola città come Macerata, che fino a poco tempo fa sembrava tranquilla e sicura. Dobbiamo aprire gli occhi, drizzare le antenne per impegnarci in questo processo di rinnovamento delle coscienze.

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Testimoniare il Mistero di Gesù Cristo è il nostro contributo perché il regno di Dio è tra di noi. La Vergine santissima ci sia veramente di aiuto. San Terenzio, uomo indomito nella fede, ci guidi, ci orienti e ci illumini. Sia lodato Gesù Cristo.

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OMELIA IN OCCASIONE DELLA MESSA CRISMALEPesaro, Cattedrale – Basilica,

28 marzo 2018

1. Mi è caro rivolgere un affettuoso saluto a tutti. Un saluto particolare lo esprimo a Sua Eminenza Cardinale Antonio Maria Veglio, presidente emerito del Pontificio Consiglio dei Migranti e Rifugiati. La sua presenza tra di noi è segno di comunione e di forte legame con la Chiesa di Pesaro che lo ha generato al sacerdozio. Di ciò gli siamo grati. Saluto con piacere i numerosi confermandi che vedo essere qui presenti accompagnati dai loro catechisti. A loro do appuntamento per incontrarli in Episcopio insieme ai loro genitori, padrini, madrine e catechisti prima della celebrazione del sacramento della confermazione.Stiamo vivendo una liturgia che ha una sua precisa “attrazione per i contenuti che esprime attraverso le letture bibliche, la specificità delle preghiere, la benedizione degli oli ed il rinnovamento delle promesse sacerdotali del presbiterio. Ma questa liturgia si pone anche come forte “sollecitazione” per tutta la nostra Chiesa particolare, chiamata a scoprire e a vivere la propria vocazione, la propria consacrazione e la propria missione.Il riguardo quanto mai esplicite sono le letture bibliche ora proclamate.Il testo di Isaia (61,3 – 3a. 6a. 8b – 9) descrive la consacrazione e la missione del profeta in questi termini . “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri”. In questo testo di Isaia riconosciamo la vocazione, consacrazione e missione del profeta, del Cristo e della Chiesa.Giovanni nell’Apocalisse (1, 4.5-8) ci rende certi della nostra compartecipazione alla vocazione, alla consacrazione e alla missione di Cristo quando dice: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli”. Siamo un popolo che partecipa al sacerdozio di Cristo e quindi alla sua missione.Il vangelo di Luca (4, 16 – 21) concentra la nostra attenzione sulla vocazione, consacrazione e missione di Gesù. Ma il testo ci conferma che questa triplice esperienza di Gesù si compie nell’ “oggi” vale a dire ha una sua perenne attualità. Questo è possibile grazie alla Chiesa che sotto l’azione dello Spirito, prolunga nel tempo l’opera del Cristo nella storia. Dunque abbiamo una certezza. Siamo una comunità chiamata, consacrata ed inviata per una precisa missione: quella di portare il lieto annuncio ai poveri, di proclamare la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi. Il tutto nell’ “oggi” del Cristo che implica l’azione della Chiesa.2. A questo riguardo una domanda seria e ponderata si pone ed impone.Noi come Chiesa di Pesaro siamo in grado di compiere la missione che ci attende e che Cristo ci ha affidato? Abbiamo le risorse sufficienti?Del resto alcune sempre brevi considerazioni vanno fatte.La prima. Stiamo vivendo un epoca non di cambiamenti ma un cambiamento d’epoca, come Papa Francesco ci ricorda, con tutto ciò che ne consegue. Ci sentiamo spiazzati nel terreno delle nostre sicurezze. Siamo assaliti da tante sfide culturali, sociali ed ecclesiali. Certi schemi valutativi ed operativi di un passato anche recente, sono saltati. Viviamo nella certezza dell’incertezza. Tutto ciò qualche problema ce lo pone

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anche a livello ecclesiale.Inoltre come Chiesa particolare stiamo vivendo una stagione che a prima vista potremmo definire di difficoltà. Abbiamo pochi sacerdoti, pochi consacrati e consacrate, nessun seminarista. Il nostro laicato ha bisogno di essere aiutato nella formazione e nella corresponsabilizzazione. Avvertiamo la fatica di una diversa impostazione della pastorale che cogliamo non più adeguata alle sfide di oggi.Per di più percepiamo in maniera evidente e crescente i segni di una scristianizzazione che è rilevante anche nel tessuto socio – culturale di Pesaro.Queste seppur brevi considerazioni non ci esaltano. Forse fanno crescere in noi il rischio della depressione. Eppure nonostante tutto ed al di là di tutto, ci sentiamo, perché lo siamo, una Chiesa che, sostenuta e fortificata dallo Spirito, è in grado di vivere fino in fondo l’esperienza della propria vocazione, consacrazione e missione, tesa ha realizzare l’esperienza del Cristo nell’ “oggi”. Del resto abbiamo una certezza che ci viene dalla celebrazione liturgica che stiamo vivendo. Tra pochi istanti il Vescovo, insieme ai sacerdoti concelebranti, così pregherà per benedire l’olio del Crisma: “Ora ti preghiamo o Padre: santifica con la tua benedizione questo olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza dello Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti ed i martiri”. Prosegue ancora la preghiera riferendosi al crisma: “confermalo come segno sacramentale di salvezza e vita perfetta per i tuoi figli rinnovati nel lavacro del Battesimo. Questa unzione li penetri, li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa… Questo olio sia crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo; li renda partecipi della vita eterna e commensali al banchetto della tua gloria”.Dunque consacrati con l’olio del crisma impregnato della forza dello Spirito Santo, noi tutti costituiamo una comunità di redenti chiamata a spandere il profumo di Cristo nell’oggi della storia, della nostra storia, nonostante le tante e molteplici difficoltà. Esiste una chiara convinzione di fondo che non può mai abbandonare un battezzato: quella di appartenere a Cristo, di essere a lui conformato per partecipare alla sua missione.3. Se quanto detto costituisce fondamento e punto di partenza per la missione che ci attende come Chiesa, è anche vero però che la comunità cristiana vive in un tempo ed in un luogo che ad essa chiedono delle scelte e delle priorità.Da qui l’interrogativo: quali sono le priorità che attendono la Chiesa di Pesaro chiamata e consacrata, come la preghiera liturgica citata ci ha ricordato, per annunciare il Cristo?Anche qui faccio dei brevi ma inevitabili riferimenti nell’orizzonte della stagione ecclesiale che stiamo vivendo.La prima ed indiscussa priorità è quella di fare una esperienza sempre più profonda del mistero del Cristo passando da una fede che non poche volte sa di convenzione ad una fede di convinzione matura.Inoltre la nostra Chiesa è chiamata a consolidare ed ad allargare il numero delle unità pastorali. Oltre alle quattordici già costituite, delle altre si profilano all’orizzonte. Ciò comporta un radicale cambiamento di mentalità da parte dei sacerdoti e delle comunità parrocchiali chiamate a vivere la difficoltà dovuta alla scarsità del clero nell’ottica di una vera opportunità, per crescere in una fede vissuta nella dimensione

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della comunione, della corresponsabilizzazione e della collaborazione. Aggiungo un’altra priorità. Al di la della imprecisione giornalistica che appare nella stampa locale. Il numero sempre più ridotto dei sacerdoti diocesani e la coscienza chiara che non ne avremo di nuovi nel prossimo futuro, ci impongono a fare appello alla generosità di Chiese sorelle di altre nazioni. Il che vuol dire che la presenza di sacerdoti stranieri nelle nostre diocesi, pur con la dovuta sapienza pastorale che deve guidare il Vescovo, è destinata ad aumentare. Anche in questo caso occorre aprire ,come già sta avvenendo, il cuore e l’intelligenza all’accoglienza di presbiteri che sono tra di noi per aiutarci dia crescere nella fede. Del resto non possiamo noi dimenticare quanto diciamo nel credo: “Credo nella Chiesa una, santa, cattolica (universale) apostolica” Anche questa esperienza ci fa toccare con mano la cattolicità della Chiesa.Da ultimo ma non per ultimo, appaiono sempre più urgenti la formazione e la valorizzazione dei laici nelle varie forme di ministerialità. La loro presenza nelle nostre comunità non può essere vista e vissuta solo come forma di volontariato collaborativo. Occorre nei loro confronti un sempre più convinto coinvolgimento nella corresponsabilizzazione per il bene di tutta la comunità. A questo riguardo sollecito un forte passo in avanti, dal momento che nella nostra Diocesi molto si è fatto ma molto manca da fare. Cari fedeli tra pochi istanti i sacerdoti rinnoveranno di fronte a tutta la comunità le promesse sacerdotali. Rinnovare significa dare vita nuova in una stagione ecclesiale nuova ed in un contesto culturale e sociale altrettanto nuovo. Sosteniamo i nostri sacerdoti con la preghiera ma anche con il consiglio sapiente e la fattiva collaborazione, affinché la loro vocazione, consacrazione e missione siano vissute con chiarezza e fermezza.Tra poco procederemo alla benedizione degli olii: quello degli infermi, quello dei catecumeni e quello del crisma. Questo gesto liturgico richiami al nostro cuore il compito che Cristo ci affida: quello di espandere il profumo della Sua persona. È di ciò anche la società di Pesaro ha bisogno.La Vergine Santissima e San Terenzio ci accompagnino nel nostro cammino di Chiesa Particolare.

Sia lodato Gesù Cristo .

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MESSAGGI E LETTERE

MESSAGGIO PASQUALEALLA CITTÀ E ALL’ARCIDIOCESI DI PESARO

Pasqua 2018

“Una Pasqua che ci invita alla risurrezione”

La celebrazione della liturgia cristiana, se colta nella sua profondità e vissuta nella sua intensità, è una continua lezione di vita valida per tutti, a cominciare dai credenti.La preghiera del secondo prefazio della Pasqua così si esprime: “In Lui risorto è redenta la nostra morte, in Lui risorto tutta la vita risorge”.Questa affermazione ci da una certezza di cui abbiamo bisogno a livello esistenziale ma anche contestuale. È su questa seconda dimensione che concentro una breve riflessione. Oggi come non mai abbiamo bisogno di fare una forte esperienza della risurrezione in Cristo anche a livello culturale e sociale. Ce lo dicono i fatti che sono sotto gli occhi di tutti. Stiamo vivendo la stagione delle paure in una società fortemente segnata e condizionata da questo elemento. I segni sono evidenti. Si riscontra una paura legata al notevole tasso di disoccupazione, specie tra i giovani, all’impoverimento delle famiglie, all’abbandono delle periferie esistenziali, per dirla con Papa Francesco. Paura del diverso e dell’inedito che è indice di insicurezza e di chiusura. Paura che scatena forme di violenza intollerabile. Paura che genera risentimento e a volta rabbia sociale.Questa paura in tutte le sue varie forme, si ripercuote anche nella vita dei credenti dove a volte l’esperienza della fede è poco incisiva, fa loro disertare la “strada” è fa fatica a raccogliere le grandi sfide dell’oggi. Di fronte a questo quadro, per quanto sommario, cosa ci dice la Pasqua del Signore?Ci invita ad incontrare il mistero del Cristo in cui “La morte è redenta e la vita risorge”. È L’esperienza della risurrezione di Cristo ad impegnarci perché ogni forma di paura e di sfiducia sia superata e ci renda protagonisti nel costruire il futuro.Fa impressione leggere il Rapporto della Caritas Italiana relativo all’anno 2017 che descrive la situazione italiana proiettata al futuro come quella di un “Futuro Anteriore”. Il che la dice lunga.La celebrazione della Pasqua nel Signore ci invita a fissare il nostro sguardo sulla dimensione orizzontale per cogliere le contraddizioni e le difficoltà della società di oggi, ma ancora di più su quella verticale per cogliere nel mistero della risurrezione del Cristo, lo slancio verso un futuro tutto da costruire.In questa prospettiva rivolgo l’augurio pasquale ai credenti e agli uomini di buona volontà, perché tutti si adoperino, secondo le proprie possibilità, per ricostruire una speranza che appare distrutta, per ricucire un paese che si presenta diviso e per riappacificare una società che mostra forte litigiosità.

Buona Pasqua a tutti. X Piero Coccia Arcivescovo

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Pesaro, 13 marzo 2018

Beatissimo Padre,

in occasione dell’anniversario della Sua elezione a Sommo Pontefice, a nome

dell’Arcidiocesi di Pesaro e mio personale Le esprimo i sentimenti della più viva

gratitudine.

I cinque anni del Suo pontificato sono un dono grande che il Signore ha fatto alla

sua chiesa. La comunità cristiana che è in Pesaro ed il suo pastore in piena comunione

con il Suo Magistero, La ringraziano per quanto sta a dirci e ad indicarci nel cammino

della fede e Le assicurano il costante accompagnamento con la preghiera.

Con i sentimenti della comunione e della stima.

X Piero Coccia Arcivescovo di Pesaro

__________________________A Sua SantitàPapa Francesco Palazzo Apostolico00120 Città del Vaticano

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DECRETI E NOMINE

1. Con decreto del 22 febbraio 2018 il CONSIGLIO DEI VICARI FORANEI delle sei Vicarie dell’Arcidiocesi è prorogato per anni uno a far luogo dal 1 marzo 2018.

P. MARIO AMADEO Vicaria di S. Terenzio in città Sac. GIUSEPPE FABBRINI Vicaria di S. Maria di Loreto in città Sac. ENRICO GIORGINI Vicaria di S. Martino in città P. ALVARO ROSATELLI Vicaria di S. Michele Arcangelo in S. Angelo Sac. GIORGIO PAOLINI Vicaria di S. Maria Assunta in Montecchio Sac. DANIELE FEDERICI Vicaria di S. Ermete in Gabicce Mare e Gradara

A far luogo dalla stessa data e fino alla naturale scadenza il 11 febbraio 2018.

2. Con decreto del 22 febbraio 2018 si dispone la composizione del CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’ENTE “SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI PESARO” a far luogo da oggi stesso e per la durata di un quinquennio fino al 22 febbraio 2023 come segue:

Sac. STEFANO BRIZI Pro Rettore e Legale Rappresentante Rag. ELIO MACCHINI Economo Sac. SILVANO PIERBATTISTI Consigliere Prof. PAOLO BONI Consigliere Sig. LUCIO FUMELLI Consigliere Sig. FRANCESCO BARTOLUCCI Consigliere Sig.ra SILVANA BENZO Consigliere

3. Con lettera del 22 febbraio 2018, il REV. SAC. MARCO DI GIORGIO è nominato ASSISTENTE DIOCESANO DEL MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI a far luogo da oggi stesso per la durata di un triennio.

4. Con lettera del 22 febbraio 2018, il REV. SAC. ROBERTO SARTI è confermato ASSISTENTE DIOCESANO dell’Associazione Provinciale del CENTRO ITALIANO FEMMINILE a far luogo da oggi stesso per la durata di un triennio.

5. Con lettera del 22 febbraio 2018, il REV. SAC. STEFANO BRIZI è confermato ASSISTENTE DIOCESANO dell’Associazione dell’U.N.I.T.A.L.S.I a far luogo da oggi stesso per la durata di un triennio.

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COMUNICAZIONI DEL VICARIO - GENERALE

Sac. STEFANO BRIZI

ARCIDIOCESI DI PESAROVicario GeneraleVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422E-mail: [email protected]

Pesaro, 6 gennaio 2018

Ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiosedell’Arcidiocesi di Pesaro

Carissimi/e, spero che queste festività natalizie siano stati per ciascuno di voi l’occasione per sperimentare nuovamente la gioia di fronte al Mistero dell’Incarnazione, che illumina da sempre ogni solitudine umana. Abbiamo sicuramente bisogno di custodire nella nostra vita l’esperienza dell’Emmanuele, il Dio con noi.Vi ricordo i principali appuntamenti dei prossimi due mesi.

MOMENTI DIOCESANI

Giovedì 11 gennaio 2018, ore 21,15, presso la Chiesa Parrocchiale di San Cassiano, Terzo Incontro del Ciclo “Prendi e Mangia”, intitolato “Popoli in cammino”. Interverranno Lucia Ferrati e il Prof. Luigi Panzieri.

Domenica 14 gennaio 2018, ore 16,00, presso Palazzo Montani Antaldi, avrà luogo un Incontro in preparazione alla Giornata di dialogo ebraico-cristiano (del 17 gennaio 2018). Interverranno il dott. Vittorio R. Bendaud e don Mario Florio. L’ incontro avrà per titolo “Il Libro delle Lamentazioni, dalle cinque Meghillot”.

Sempre Domenica 14 gennaio 2018, 104ª Giornata Mondiale delle Migrazioni, incentrata sul tema “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati” ripreso da Papa Francesco anche nel Messaggio per la Giornata della Pace. Di fronte al dramma delle migrazioni di proporzioni bibliche anche la nostra Diocesi continua a sentirsi interpellata. Anche quest’anno l’Ufficio Nazionale Migrantes sta già inviando ad ogni parrocchia il numero speciale di “Servizio Migranti” e la nuova rivista mensile “Migranti press”. Le offerte raccolte saranno consegnate in Curia e verranno date all’Ufficio Nazionale Migrantes. Cerchiamo di fare la nostra parte. Vi allego il messaggio di Papa Francesco.

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Da giovedì 18 a giovedì 25 gennaio 2018 celebreremo la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, che quest’anno ha per titolo “Potente è la tua mano, Signore (cf. Esodo 15, 6)”. Come sempre, è stato inviato dall’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo un sussidio di riflessione e di preghiera che ogni comunità potrà utilizzare nei modi ritenuti più opportuno. Vivremo alcune iniziative promosse dall’Ufficio Diocesano di cui vi informerà don Mario Florio. Io vi ricordo gli appuntamenti seguenti:

Giovedì 18 gennaio 2018. IMPORTANTE: In occasione dell’incontro di aggiornamento di questo gennaio 2018, all’interno della settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, siamo invitati anche quest’anno a partecipare, insieme al Clero delle Diocesi di Fano e di Urbino, ad un appuntamento che si terrà nel Centro Pastorale della Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola (ex Seminario Pontificio Regionale di Via Roma 89). I dettagli sono riportati nella lettera allegata.

Venerdì 19 gennaio 2018 avrà luogo la Veglia diocesana di preghiera per l’unità dei Cristiani, presieduta da Mons. Arcivescovo in Cattedrale alle ore 21,15. Come ormai è tradizione, saranno invitate alla celebrazione le comunità cristiane non cattoliche residenti nella nostra Arcidiocesi e delegazioni di altre Chiese gemellate con le nostre parrocchie.

Venerdì 26 gennaio 2018, presso Villa Borromeo dalle 18,30 alle 20,00, quarto incontro del Corso per Operatori Pastorali. Sarà guidato da Don Giuseppe Fabbrini, e il prof. Simone Betti, sul tema “I Giovani, la Parrocchia e le realtà ecclesiali”.

Domenica 28 gennaio 2018, Incontro dei Catechisti con il nostro Arcivescovo, presso la Parrocchia di San Pietro in Calibano a Villa Fastiggi. Il Diacono Pino Mazzone, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, vi invierà il programma dettagliato dell’Incontro.Sempre domenica 28 gennaio 2018, 65a Giornata per i Malati di lebbra. Il materiale per la celebrazione viene fatto recapitare direttamente alle parrocchie.

Venerdì 2 febbraio 2018, 22a Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Mons. Arcivescovo presiede la concelebrazione eucaristica in Cattedrale alle ore 18,30. In ogni comunità cristiana sarà ricordata la Giornata con preghiere per ringraziare il Signore e chiedergli che custodisca e faccia crescere numericamente le persone consacrate secondo quella varietà di vocazioni che da sempre arricchisce anche la nostra Chiesa Locale. Ricordiamo nella celebrazione della Messa anche il settimo anniversario della morte di Mons. Romano Morini.

Domenica 4 Febbraio 2018, 40a Giornata per la vita. Il messaggio dei Vescovi Italiani ha quest’anno per titolo “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. Il C.A.V. come ogni anno, invierà materiale che comprende il messaggio della CEI, un sussidio di preghiera e informazioni sull’attività svolta con varie problematiche.

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Domenica 11 febbraio 2018, 26a Giornata del Malato, con la concelebrazione eucaristica, presieduta da Mons. Arcivescovo. Luogo e orario preciso verranno comunicati da Padre Aldo Marinelli, delegato Diocesano per la Pastorale Sanitaria. Come tradizione, l’Arcivescovo visiterà alcuni ambienti ospedalieri. Arriverà in parrocchia il materiale che potrà essere usato per qualche momento di preghiera. I “Santini”, con nel retro la preghiera, potranno essere portati nelle case dei malati dai ministri straordinari della S. Comunione. È un modo per rendere partecipi anche i malati allo Spirito della Giornata.Sempre domenica 11 febbraio 2018, avrà luogo per le vie di Pesaro la sfilata dei carri del Carnevale dei ragazzi. Siamo giunti quest’anno alla 61a edizione.

Giovedì 15 febbraio 2018, Ritiro quaresimale del Clero, dei Diaconi e Religiosi della Regione Marche, presso il SANTUARIO DI LORETO. Guiderà il ritiro Mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo della Diocesi di Bologna. Notizie dettagliate vi saranno comunicate in seguito.

Sabato 17 febbraio 2018, ore 21,15, Chiesa di San Giuseppe in Pesaro, quarto incontro del Ciclo “Prendi e Mangia”. Padre Giancarlo Bruni e Rosanna Marchionni ci parleranno sul tema “Il cammino dell’Alleanza. Da Noè alla Pentecoste”.

Venerdì 23 febbraio 2018, presso Villa Borromeo dalle 18,30 alle 20,00, quinto incontro del Corso per Operatori Pastorali. Sarà guidato dalle Professoresse Paola Ida Orlandi e Giovanna Stefanini. Tema dell’incontro, ‘I giovani e la scuola’.

COMUNICAZIONI

Padre Mario Amadeo, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Familiare, ha inviato a tutte le Parrocchie il Calendario dei Corsi in preparazione al Matrimonio 2018. Vi allego la locandina con le date di due incontri programmati dall’Ufficio di Pastorale familiare.

Giovedì 25 febbraio 2018 inizia nella sala della Curia alle ore 21,00, il Corso per gli adulti in preparazione al Sacramento della Confermazione.

È tutto. Fraternamente,

Don Stefano Brizi

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ARCIDIOCESI DI PESAROVicario GeneraleVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422E-mail: [email protected]

Pesaro, 28 febbraio 2018

Ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiosedell’Arcidiocesi di Pesaro

Carissimi/e, il nostro territorio è stato colpito da un’eccezionale ondata di gelo che ha creato a noi e alle nostre famiglie non pochi disagi. Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima, citando il Vangelo di Matteo, ci ha invitati a non sottovalutare un’altra ondata di gelo che tende a raffreddare la nostra fede e la nostra carità: “L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario”. Sicuramente la quaresima ci dà la possibilità e la grazia per contrastare tale deriva.Vi ricordo gli appuntamenti diocesani che volgiamo vivere guidati dallo Spirito divino che ci rende forti nel momento della prova:

MOMENTI DIOCESANI

Domenica 4 marzo, ore 15.30-18.00, Villa Borromeo, 1º Incontro di Formazione Diocesana per i Catechisti. Sarà presente don Mariano Piccotti, dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Iesi, e parlerà sul tema. La formazione spirituale del gruppo dei Catechisti.

Venerdì 9 marzo 2018, presso la Chiesa di San Martino alle ore 21.00 in occasione della celebrazione della XXVI Giornata di preghiera e di digiuno per i Missionari Martiri, l’Ufficio Missionario Diocesano organizza una veglia di Preghiera dal titolo “Chiamati alla vita”. Il dramma della Chiesa perseguitata ormai non fa più notizia. In questa giornata noi vogliamo ricordarla nella nostra preghiera facendo memoria dei 23 missionari consacrati e laici uccisi nel 2017. L’Ufficio Missionario Diocesano, vi invierà comunicazioni riguardo a questa Giornata.

Sempre Venerdì 9 marzo 2018, presso la Chiesa di San Carlo Borromeo, alle ore 21.00, l’Ufficio di Pastorale Giovanile organizza insieme all’Azione Cattolica Diocesana il terzo incontro di formazione per giovani animatori dal titolo “Il coraggio di credere” con la testimonianza di Don Valerio Rastelletti.

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Da Venerdì 9 a sabato 10 marzo 2018, ‘24 ore per il Signore’. Continua questa importante l’iniziativa secondo la volontà di Papa Francesco espressa nella lettera inviata a conclusione del Giubileo “Misericordia et Misera”. Celebrazioni particolari verranno preparate dalle singole Vicarie.

Domenica 11 marzo 2018, Ritiro dei fidanzati a Loreto, con la presenza del nostro Vescovo, Mons. Piero Coccia. Per questo appuntamento diventato ormai tradizionale sono state inviate informazioni più dettagliate dall’Ufficio per la Pastorale Famigliare. Vi chiedo di tenere in conto questo appuntamento da proporre alle coppie dei vostri Corsi per fidanzati.

Giovedì 15 marzo 2018 alle ore 9.30, Incontro di Aggiornamento del Clero Diocesano, dei Diaconi e Religiosi a Villa Borromeo. L’Arcivescovo coordinerà l’incontro che prevede interventi del dott. Massimo Agostini, referente del Servizio Diocesano di Promozione dell’8X1000, del diac. Emilio Pietrelli, riguardo alla gestione delle Caritas Parrocchiali, del dott. Paolo Marchionni, riguardo le preoccupanti questioni aperte dalla legge sul Testamento Biologico. È previsto il pranzo.

Venerdì 16 marzo 2018, presso Villa Borromeo dalle 18.30 alle 20.00, sesto ed ultimo incontro del Corso per Operatori Pastorali della Catechesi, Liturgia e Carità. L’incontro conclusivo del Corso, incentrato sui gruppi di lavoro del Convegno Diocesano di settembre scorso, sarà presieduto dal nostro Arcivescovo, Mons. Piero Coccia.

Domenica 18 marzo 2018, ore 16.00 presso la Sinagoga di Pesaro altro appuntamento mensile del Ciclo ‘Prendi e mangia’, con il prof. Vittorio Robiati Bendaud, e la prof.ssa Margherita Palazzi, sul tema Haggadah di Pesach: la Pasqua ebraica.

Lunedì 19 marzo 2018, ore 21.00-22.30, Villa Borromeo, 2° Incontro di Forma-zione Diocesana per i Catechisti. Sarà presente don Giuseppe Cavoli, dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Fano, e parlerà sul tema. La Catechesi liturgica – come si struttura un momento di preghiera/celebrazione nella catechesi.

Venerdì 23 marzo 2018, ore 21.00, Via Crucis Diocesana. Quest’anno l’itinerario prevede la partenza presso la Parrocchia dei Ss. Vito e Modesto in Mombaroccio e l’arrivo presso il Santuario del Beato Sante. L’ufficio per il Servizio della Pastorale Giovanile vi invierà il materiale con il programma dettagliato. In quell’occasione verrà consegnato dall’Arcivescovo il Messaggio del Papa in occasione della XXXIII Giornata mondiale della Gioventù.

Domenica 25 marzo 2018, Giornata Mondiale della Gioventù, che come ogni anno coincide con la celebrazione della Domenica delle Palme. Il Messaggio di Papa Francesco continua a suggerire ai giovani di volgere lo sguardo a Maria, come modello di ogni vocazione. Il titolo del Messaggio di questa XXXIII Giornata Mondiale per la Gioventù è «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30).

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Mercoledì 28 marzo 2018, in Cattedrale alle ore 18.00 S. Messa Crismale pre-sieduta dal nostro Arcivescovo. Con la concelebrazione e il rinnovo delle promesse sacerdotali faremo memoria della nostra ordinazione sacerdotale. Dopo la liturgia, alle ore 20,00 ci ritroveremo per una cena fraterna a Villa Borromeo, scambiandoci anche gli auguri pasquali. Date la conferma per la cena ai vostri Vicari Foranei.

Venerdì Santo 30 marzo 2018, Giornata per le opere in Terra Santa. Penso sia essenziale anche in questo caso fare tutta la nostra parte. La solidarietà e condivisione spirituale e materiale possono sostenere le Chiese e le opere in Terra Santa, permettere la sopravvivenza ai pochi cristiani che ancora vivono in Terra Santa e garantirne un futuro. L’anno scorso sono stati raccolti € 4.575.

Domenica 15 aprile 2018 verrà celebrata nella nostra Arcidiocesi la prima Giornata della Parola, voluta da Papa Francesco per rilanciare la centralità della Parola di Dio nella vita del credente e della Comunità Cristiana. Ogni comunità parrocchiale può dare origine a iniziative appropriate. Anche l’Ufficio Catechistico, il Settore per l’Apostolato Biblico, insieme all’Ufficio Liturgico della Diocesi ci comunicheranno alcune iniziative in cantiere.

Sempre Domenica 15 aprile 2018, presso la Chiesa di Sant’Agostino in Pesaro, ore 17,00, l’Ufficio di Pastorale Giovanile organizza insieme all’Azione Cattolica Diocesana il quarto incontro di formazione per giovani animatori dal titolo “La bellezza della Chiesa” presieduto da Mons. Francesco Cavina, Vescovo di Carpi.

Sempre Domenica 15 aprile 2018, 94ª Giornata dell’Università Cattolica. Tema della Giornata “Eredi e innovatori. I giovani protagonisti della storia”. L’anno scorso abbiamo raccolto 1.315 €. Facciamo tutta la nostra parte per sostenere questa importante Istituzione formativa.

Giovedì 19 aprile 2018 alle ore 9.30, Incontro di Ritiro del Clero Diocesano, dei Diaconi e Religiosi a Villa Borromeo. Vi comunicherò in seguito tema e relatore. È previsto il pranzo.

Venerdì 20 aprile 2018, alle ore 21.15 in Cattedrale l’Arcivescovo presiederà la Veglia di Preghiera per le Vocazioni, che avrà per titolo “Dammi un cuore che ascolta”. È una veglia che ancora di più in questi tempi deve coinvolgere tutta la comunità diocesana in particolare i giovani che frequentano le nostre comunità.

Sabato 28 aprile 2018, alle ore 21.15, presso il Santuario della Madonna delle Grazie, penultimo appuntamento del Ciclo biblico “Prendi e mangia”, dal titolo “Il principio dei segni, le nozze di Cana” con Fra Riccardo Perez e Don Marco di Giorgio.

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INIZIATIVE UFFICI PASTORALI

Ufficio per la Pastorale Liturgica. In Aprile riprenderanno gli Incontri di Formazione per i Lettori che avranno un duplice percorso: per i principianti e per coloro che hanno già frequentato il Corso precedente. Don Marco di Giorgio ci invierà comunicazioni dettagliate.

Il Calendario delle Confermazioni vi è già stato inviato da Silvano Fabbri che ha provveduto anche a contattarvi per gli incontri che l’Arcivescovo avrà prima dell’estate con cresimandi e genitori. Per eventuali modifiche e correzioni fate sempre riferimento al Segretario dell’Arcivescovo.

Ufficio dell’Economato. Mi permetto di ricordarvi di presentare entro il 31 marzo 2018 i Resoconti economici del 2017. Vi chiedo un’attenzione speciale anche per questo settore.È tutto vi auguro una proficua Quaresima. Nel ricordarci nelle nostre preghiera dei nostri confratelli ammalati o in difficoltà per motivi diversi, accogliamo, in preparazione alla Settimana Santa, il saluto finale del Messaggio di Papa Francesco: … “Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito», affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità”.

Fraternamente, Don Stefano Brizi

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ATTIVITÀ DEGLI ORGANISMI DIOCESANI

- CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO

- CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

- CONSIGLIO VICARI FORANEI ED EPISCOPALI

- CONSULTA AGGREGAZIONI LAICALI

- DIRETTORI UFFICI DI CURIA

- CONSIGLIO AFFARI ECONOMICI

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CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO

ARCIDIOCESI DI PESAROConsiglio Presbiterale DiocesanoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO - VERBALEPesaro, 29 gennaio 2018

Il giorno 29 gennaio 2018, alle ore 10.00, presso la Sala dell’Episcopio, si riuniscono i componenti del Consiglio Presbiterale Diocesano sul seguente ordine del giorno:

ÿ Comunicazioni dell’Arcivescovoÿ Verifica dell’attuazione del Programma Pastoraleÿ Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaÿ Varie ed eventuali

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. Brizi don Stefano 2. Amadeo padre Mario 3. Angelucci P. Damiano 4. De Franceschi mons. Marco 5. Florio don Mario (Vicaria 2)6. Galanti don Walter (Vicaria 6)7. Giorgini don Enrico 8. Gomez Guerrero don José 9. Mancini don Marino

10. Martino padre Renato 11. Paolini don Giovanni 12. Sala Danna Padre Mario 13. Valan Raj don John Maria 14. Volponi don Lorenzo

Assenti giustificati mons. Silvano Pierbattisti, padre Aldo Marinelli

Funge da segretario don Lorenzo Volponi

Apre la seduta S. E. l’Arcivescovo dando alcune comunicazioni.

• Venerdì 2 febbraio 2018: 22a Giornata Mondiale della Vita Consacrata. L’Arcivescovo presiederà la concelebrazione eucaristica in Cattedrale alle ore 18.30, nella quale si ricorderà anche il settimo anniversario della morte di mons. Romano Morini. In ogni comunità cristiana sarà ricordata la Giornata con preghiere

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di ringraziamento e di invocazione al Signore perché custodisca e faccia crescere numericamente le persone consacrate, secondo quella varietà di vocazioni che da sempre arricchisce anche la nostra Chiesa Locale.

• Domenica 4 febbraio 2018: 40a Giornata per la vita. Il messaggio dei Vescovi Italiani ha quest’anno per titolo “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. Il C.A.V. come ogni anno, invierà materiale che comprende il messaggio della CEI, un sussidio di preghiera e informazioni sull’attività svolta.

• Domenica 11 febbraio 2018: 26a Giornata del Malato. L’Arcivescovo presiederà una concelebrazione eucaristica alle ore 18,30 presso la Chiesa del Sacro Cuore di Soria. Come da tradizione, visiterà inoltre i due plessi ospedalieri del San Salvatore (il giorno 9) e di Muraglia (il 10). Il materiale utilizzabile per momenti di preghiera verrà inviato quanto prima alle parrocchie. I “Santini”, contenenti sul retro la preghiera del malato, potranno essere portati nelle case dai Ministri straordinari della S. Comunione.

• Nella stessa domenica 11 febbraio, alle ore 16.30 avrà luogo la 61ª edizione della sfilata dei carri del Carnevale dei ragazzi organizzata dalle parrocchie.

• Mercoledì 14 febbraio: Sacre Ceneri. Inizio della Quaresima• Giovedì 15 febbraio 2018: ritiro quaresimale del Clero, dei Diaconi e Religiosi

della Regione Marche, presso il Santuario di Loreto. Lo guiderà Mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo della Diocesi di Bologna. Notizie dettagliate saranno comunicate in seguito.

• Sabato 17 febbraio 2018, ore 21.15, presso la Chiesa di San Giuseppe in Pesaro: quarto incontro del Ciclo “Prendi e Mangia”. Padre Giancarlo Bruni e Rosanna Marchionni interverranno sul tema “Il cammino dell’Alleanza. Da Noè alla Pentecoste”.

• Venerdì 23 febbraio 2018, presso Villa Borromeo dalle 18.30 alle 20.00: quinto incontro del Corso per Operatori Pastorali. Sarà guidato dalle Professoresse Paola Ida Orlandi e Giovanna Stefanini. Tema dell’incontro ‘I giovani e la scuola’.

• Domenica 11 marzo 2018: ritiro diocesano dei fidanzati a Loreto con l’Arcivescovo.

• Venerdì 16 marzo 2018, presso Villa Borromeo dalle 18.30 alle 20.00: sesto incontro del Corso per Operatori Pastorali. Incontro conclusivo tenuto dall’Arcivescovo.

• Venerdì 23 marzo 2018: la Via Crucis Diocesana che si svolgerà da Mombaroccio al Santuario del Beato Sante sarà presieduta dall’Arcivescovo.

• Mercoledì 28 marzo 2018, ore 18.00 in Cattedrale: Santa Messa Crismale.• Domenica 1 aprile: Santa Pasqua.

Terminate le comunicazioni dell’Arcivescovo, si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’attuazione del programma pastorale.Mons. Coccia ricorda che il progetto pastorale, avviato a Settembre con il Convegno diocesano, è stato impostato sul tema del prossimo Sinodo “I giovani, la fede ed il discernimento vocazionale” e declinato nei cinque ambiti della famiglia, della vita consacrata, della parrocchia, della scuola, dell’impegno sociale. Ricorda anche che il progetto si articola in tre parti, dedicate rispettivamente al riconoscere, interpretare e scegliere la propria vocazione.All’interno di questo percorso, le iniziative su cui la pastorale giovanile sta centrando

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la sua attenzione e il suo impegno, sono quelle relative alla preparazione dell’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco a Roma l’11 e il 12 agosto prossimi.Dal 5 al 10 si svolgerà, insieme alle diocesi della Metropolia un pellegrinaggio da Urbino a Pesaro, passando per Fano. I partecipanti saranno ospitati da alcune famiglie e avranno occasione di conoscersi tra loro.Il 10 agosto tutti i giovani delle Marche si ritroveranno a Loreto, da dove poi partiranno per recarsi a Roma per la Veglia di preghiera con il Papa al Circo Massimo (11 agosto) e in Piazza San Pietro per la celebrazione della Messa (12 agosto).Si invitano i sacerdoti a proporre a tutti i gruppi giovanili questa esperienza.I presenti riferiscono poi quanto viene fatto nelle singole parrocchie e in altre realtà pastorali per favorire il discernimento vocazionale dei giovani. Si riportano alcuni esempi.Si tiene presente questo tema nelle omelie domenicali e se ne fa oggetto di riflessione nei gruppi parrocchiali delle famiglie; si fanno precedere gli incontri di catechesi da riflessioni guidate dal parroco sui temi della libertà e della scelta; si impostano su queste problematiche le settimane vocazionali.

Si passa successivamente al terzo punto all’o.d.g.: Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettiva.L’Arcivescovo riferisce i dati della preoccupante situazione del clero diocesano: 48 sono i sacerdoti diocesani di cui 15 non impegnati pastoralmente per ragioni di salute o di età. Ai 33 che rimangono, di cui diversi anziani e altri con problemi personali, vanno aggiunti circa 10 religiosi e 5 sacerdoti secolari provenienti da diocesi straniere. Non esistono attualmente seminaristi della nostra diocesi. Si è cercato di affrontare la situazione con la costituzione di Unità Pastorali e la richiesta ad altri Vescovi di preti disponibili a trasferirsi. Però occorre un radicale cambiamento di mentalità da parte del clero e delle comunità parrocchiali.L’Arcivescovo apre il confronto tra i componenti del Consiglio.Si vagliano diverse ipotesi. Si potrebbe, ad esempio, allargare l’estensione delle Unità parrocchiali con la presenza stabile di un sacerdote diocesano coadiuvato da sacerdoti stranieri, in modo da evitare frequenti trasferimenti. Ciò comporterebbe la ridefinizione dei confini delle parrocchie con il conseguente smembramento di alcune di esse, cosa non facile e non sempre opportuna.Si potrebbe anche fare dei diaconi il punto di riferimento delle comunità, proponendo loro di risiedere con le proprie famiglie nelle case parrocchiali.Si potrebbe ipotizzare l’affidamento di una intera zona pastorale ad una comunità di presbiteri.Al termine dell’ampio e approfondito confronto viene avanzata la proposta di un tavolo di lavoro per l’elaborazione di un progetto di rivisitazione delle parrocchie. L’Arcivescovo propone che siano i Vicari foranei ad occuparsene.Chiede a tutti, inoltre, collaborazione e corresponsabilizzazione poiché con l’inizio del nuovo anno pastorale si prevedono alcuni trasferimenti del Clero.

Il Consiglio si conclude con la preghiera guidata dall’Arcivescovo alle ore 12,00.

Il Segretario verbalizzante Don Lorenzo Volponi

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CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

ARCIDIOCESI DI PESAROConsiglioPastorale DiocesanoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO - VERBALEPesaro, 29 gennaio 2018

Il giorno 29 gennaio 2018, alle ore 21.00, presso la Sala dell’Episcopio, si riuniscono i componenti del Consiglio Pastorale Diocesano sul seguente ordine del giorno:

ÿ Comunicazioni dell’Arcivescovoÿ Verifica dell’attuazione del Programma Pastoraleÿ La situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaÿ Varie ed eventuali

Presiede S. E. Mons. Piero CocciaSono presenti:

1. Brizi don Stefano (Vicario Generale)2. Acone Emilio (Rappresentante Diaconi)3. Bernardi Roberto (Vicaria 2 “Santa Maria di Loreto”)4. Boni Paolo (I.S.S.R. “Giovanni Paolo II”)5. Campanini Paola (UCS, Cultura, Stampa, Turismo)6. Carboni Michele (Azione Cattolica)7. Fabbri Alberto (Oratori)8. Francini Gianluca (Pastorale Sanitaria)9. Gallizioli Stefano (Vicaria 1 “San Terenzio”)

10. Giorgi Leonardo (Ecumenismo)11. Gomez Guerrero José Jaime (Rappresentante Presbiterio)12. Illuminati suor Marilena (Pastorale Missionaria)13. Lenti Michele (Vicaria 6 “Sant’Ermete”)14. Losurdo Orietta (Pastorale Familiare)15. Mancini Andrea (Centro di Ascolto Diocesano)16. Marchionni Paolo (AMCI)17. Menichetti Rita (Ufficio Catechistico)18. Scavolini Paolo (R.n.S.)19. Segaria Mauro (Vicaria 5 “S. Maria Assunta”)20. Simonetti Lamberto (Movimento dei Focolari)21. Storti Gianluigi (Pastorale Lavoro)22. Zagaria Mauro (C.L.)23. Zuccheri suor Maria Oliva (Delegata USMI)

Funge da verbalista Paola Campanini

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L’Arcivescovo apre la seduta con le comunicazioni dei principali appuntamenti che attendono l’Arcidiocesi nei prossimi mesi.• Venerdì 2 febbraio: Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Alle ore 18.30, in

Cattedrale, si svolgerà una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Si raccomanda di valorizzare questa giornata, proponendone la solennizzazione anche nelle parrocchie.

• Domenica 4 febbraio: Giornata Nazionale per la Vita. L’Arcivescovo, dopo aver comunicato che il C.A.V., insieme ad altre associazioni, ha provveduto a distribuire il materiale, raccomanda che si promuova una cultura della vita, la cui carenza è stata definita dal Consiglio Permanente della CEI come la povertà principale di cui soffre oggi l’Italia.

• Domenica 11 febbraio: Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore di Soria, alle ore 18.30, verrà preceduta dalla tradizionale visita dell’Arcivescovo ai malati e al personale ospedaliero del S. Salvatore (9 febbraio) e di Muraglia (10 febbraio). Nel primo pomeriggio della stessa domenica si festeggerà il Carnevale dei ragazzi, organizzato dalle parrocchie dell’arcidiocesi. E alle ore 17.30, presso Villa Borromeo, si terrà un incontro organizzato dalla Pastorale Familiare.

• Mercoledì 14 febbraio: inizio del periodo quaresimale. Il rito delle Ceneri verrà celebrato alle ore 18.30, in Cattedrale dall’Arcivescovo.

• Domenica 18 febbraio: alle ore 16.30, presso il Cinema Loreto, verrà rappresentato uno Spettacolo teatrale sulla figura del Beato Piergiorgio Frassati, organizzato dall’Azione Cattolica diocesana. Sempre in onore del Beato, sabato 17 febbraio, in Cattedrale, alle ore 18.30, l’Arcivescovo presiederà una celebrazione eucaristica.

Nella stessa domenica, alle ore 19.30, in Cattedrale si terrà una celebrazione eucaristica nell’anniversario della morte di don Luigi Giussani, presieduta dall’Arcivescovo.

• Domenica 11 marzo: tradizionale ritiro dei fidanzati a Loreto con l’Arcivescovo.• Venerdì 16 marzo: alle ore 18.30, presso Villa Borromeo, si svolgerà l’incontro

conclusivo del Corso per Operatori Pastorali centrato sul tema del Convegno diocesano “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il prof. Boni riferisce che il Corso, dal punto di vista dell’offerta dei relatori e dell’impostazione esperienziale degli incontri, è stato ricco.

• Venerdì 23 marzo: Giornata dei Missionari Martiri. Alle ore 20.00 inizierà da Mombaroccio la Via Crucis diocesana, che si concluderà nel santuario del Beato Sante.

• Mercoledì 28 marzo, ore 18.00, in Cattedrale: Messa Crismale presieduta dall’Arcivescovo.

• Giovedì 29 marzo, ore 18.30, in Cattedrale: Messa con Lavanda dei piedi, celebrata dall’Arcivescovo.

• Venerdì 30 marzo: Passione del Signore. Alle ore 14.30 avrà inizio dal Santuario della Madonna delle Grazie la Via Crucis cittadina promossa da Comunione e Liberazione, che terminerà in Cattedrale con l’Arcivescovo. Alle ore 18.30, in Cattedrale, si svolgerà il rito dell’adorazione della Croce.

• Sabato 31 marzo, ore 22.00, in Cattedrale: Veglia Pasquale e Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo con il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana a quattro adulti.

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• 1 aprile: Santa Pasqua di Resurrezione.

Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’attuazione del Programma Pastorale.L’Arcivescovo, dopo aver ricordato che il cammino pastorale di quest’anno è iniziato con il Convegno di Settembre sul tema del prossimo Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” – tema che è stato declinato in cinque ambiti (giovani e famiglia, giovani e vita consacrata, giovani e parrocchia, giovani e scuola, giovani e impegno sociale) – invita i presenti a riferire sinteticamente le esperienze più significative vissute in questi ambiti dalle proprie comunità di appartenenza. • Ufficio Comunicazioni Sociali: è stata organizzata, in collaborazione con la

Pastorale Giovanile, la proiezione del film del giovane regista marchigiano Simone Riccioni “Tiro libero”, le cui tematiche, centrate sui temi dello sport, della disabilità, della famiglia, si inseriscono pienamente all’interno del progetto giovanile e vocazionale dell’arcidiocesi . È stato inoltre promosso, in collaborazione con la Pastorale dei problemi sociali e del Lavoro e con la Caritas, un incontro pubblico sull’esperienza compiuta a Cagliari dai tre delegati diocesani durante la Settimana Sociale dei Cattolici. All’interno di tale iniziativa è stato costituito un Laboratorio di sviluppo territoriale con lo scopo di proseguire in loco il lavoro iniziato in ambito nazionale.

• Caritas: relativamente all’impegno verso i giovani, anche quest’anno è stato attivato, in collaborazione con l’Ufficio Scuola diocesano, un progetto a cui hanno aderito 37 classi di Istituti Superiori, avente lo scopo di informare gli studenti sulle povertà presenti nella nostra città, sollecitandoli a individuare situazioni specifiche di bisogno e a presentare concrete soluzioni all’interno di un’Assemblea plenaria conclusiva del progetto. Agli studenti, inoltre, verrà proposta una convivenza estiva di una settimana, durante la quale potranno svolgere un servizio in Caritas e conoscere altre realtà caritative del nostro territorio.

Oltre al progetto con le Scuole, è stato attivato già dallo scorso anno, con il supporto di alcuni specialisti, il “Progetto Hobbit” a sostegno dei figli di malati psichici.

Da quest’anno, infine, la Caritas, avendo vinto un apposito bando di concorso, può avvalersi dell’aiuto di quattro giovani che vi svolgono il “servizio civile”.

• Rinnovamento nello Spirito: i giovani che aderiscono al Movimento, partecipano alle iniziative regionali che si svolgono periodicamente a Loreto (Montorso) presso il Centro Giovanni Paolo II. Per la prossima estate era stata programmata a Pesaro l’iniziativa “Estatevangelizzando”, che però, in vista dell’incontro dei giovani con Papa Francesco nel mese di agosto, è stata dislocata in un posto vicino a Roma.

A Pesaro invece si terrà, dal 28 aprile al 1° maggio, la convocazione nazionale del Rinnovamento presso l’Adriatic Arena.

• AMCI: in seguito alla recente approvazione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (D.A.T.), si evidenzia la necessità di organizzare un incontro pubblico su questo tema per comprenderne pienamente la portata. Occorre, infatti, che la comunità cristiana si interroghi sul radicale mutamento culturale che sta avvenendo nelle nostre realtà civili e vinca il rischio di anestetizzarsi su alcune questioni che hanno a che fare con l’umano. Viene ipotizzata, come

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data approssimativa, la metà di aprile e si decide di riaggiornarsi per dare ampia visibilità all’iniziativa.

• Vicaria 2: numerose sono le attività rivolte ai giovani soprattutto dai gruppi Scout e dall’Azione Cattolica. Nelle parrocchie invece il punto di forza è rappresentato dagli Oratori, che ormai si sono consolidati e sono diventati un’esperienza permanente e non solo estiva, con iniziative che variano dallo sport all’aiuto allo studio o agli incontri di discernimento vocazionale.

• Fraternità di Comunione e liberazione: con gli studenti delle Scuole Superiori prosegue settimanalmente il cammino di catechesi, all’interno del quale si sono vissute due importanti esperienze: una caritativa, la Colletta del Banco Alimentare, condivisa con tante associazioni cittadine; l’altra culturale, un ciclo di incontri tenuti presso il Teatro Sperimentale dal fisico prof. Marco Bersanelli, che hanno coinvolto numerose classi dei Licei Mamiani e Marconi.

• Oratori: nella ricorrenza del decimo anniversario della nascita degli Oratori a Pesaro, il 22 giugno, presso l’Adriatic Arena, si svolgerà un evento in cui le parrocchie, suddivise in quattro gruppi, presenteranno la loro esperienza decennale attraverso video e perfomance varie. Sarà un evento imponente, dove è prevista la partecipazione di circa 9.000 persone tra ragazzi e adulti.

• Vicaria 1: sono state vissute diverse esperienze significative, della cui organizzazione si sono assunti la responsabilità i giovani. Tra queste: un incontro, molto partecipato dai ragazzi delle diocesi di Pesaro e Fano, con don Luigi Epicoco sul tema vocazionale “Solo l’amore decide”, tenutosi in occasione della festa dell’Unità Pastorale del Centro; una “Missione Giovani” svoltasi dall’8 all’11 novembre con i frati di Assisi, in occasione del diaconato di Stefano Gennari e Matteo Curina.

• Vicaria 6: la Vicaria soffre di una notevole carenza di giovani, forse a causa dell’ampiezza del suo territorio. L’Arcivescovo sollecita un impegno maggiore nella pastorale giovanile da parte delle comunità parrocchiali.

• Pastorale Giovanile: è in corso di svolgimento il Progetto organizzato dalla Pastorale Giovanile e Vocazionale, nel quale sono stati programmati, in collaborazione con l’Ufficio Comunicazioni Sociali e con l’Azione Cattolica, incontri mensili che hanno ottenuto grande partecipazione di giovani. Sono in preparazione le iniziative per la prossima estate, in vista dell’incontro con il Papa a Roma dell’11e12 agosto. Sarà un incontro che per molti sostituirà quello della prossima Giornata Mondiale dei Giovani a Panama (22 - 27 gennaio 2019), alla quale solo un numero ristretto di ragazzi italiani potrà partecipare, considerati gli impegni scolastici di quel periodo.

Nella nostra Metropolia, pertanto, i giovani faranno un pellegrinaggio partendo da Urbino (5 agosto), passando per Fano e giungendo a Pesaro. Il 10 agosto si ritroveranno con gli altri giovani delle Marche a Loreto per una Veglia di preghiera e l’11 agosto saranno a Roma al Circo Massimo con il Papa.

• Ufficio Liturgico: non è stato elaborato un programma preciso riguardante i giovani. Si sta lavorando con le Vicarie che chiedono un aiuto per la formazione dei Ministri Straordinari della Comunione.

• Presbiteri: per quanto riguarda i giovani e il discernimento vocazionale, i sacerdoti si stanno impegnando nelle diverse attività che si svolgono nelle parrocchie, quali gli oratori, le settimane vocazionali e l’adorazione eucaristica. Durante le

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Messe, inoltre, le omelie vengono impostate con particolare attenzione al tema vocazionale a partire dalla liturgia della parola.

• Pastorale Sanitaria: alcune persone della Cappellania ospedaliera hanno partecipato al Convegno nazionale su “Giovani, fede e malattia”, dove sono state trattate delle tematiche importanti. Quando è possibile, essendo l’ospedale un luogo in cui si incontrano anche persone che non frequentano gli ambienti ecclesiali, si propone loro un’esperienza di comunità in parrocchia. L’Arcivescovo, comunque, sottolinea che, a prescindere dalla fattibilità delle proposte e dalla rispondenza dei giovani, la presenza stessa della Cappellania all’interno dell’ospedale è di grande significato e valore.

• Vicaria 5: si riscontra una notevole difficoltà ad affrontare il tema vocazionale, perché normalmente i giovani vivono senza chiedersi che cosa il Signore voglia da loro. Si ritiene più praticabile la proposta di attività concrete attraverso cui riflettere su che cosa impostare la vita e come scoprire la propria vocazione. In questo momento si stanno raccogliendo adesioni all’incontro della prossima estate con il Papa.

• USMI: considerato che solo le suore impegnate nella scuola, nel catechismo o in attività parrocchiali hanno contatti con la realtà giovanile, mentre altre per motivi di età o di servizio non ne hanno, sono stati programmati momenti comuni di preghiera per sostenere tutte le iniziative diocesane nel settore dei giovani, delle vocazioni, delle famiglie.

• Pastorale Familiare: per le famiglie sono previsti tre incontri sul tema “Vocazione matrimoniale al servizio della missione della Chiesa”, il primo dei quali si è già tenuto il 15 gennaio e ha ottenuto una buona partecipazione.

Per i fidanzati è stato organizzato per l’11 marzo, sullo stesso tema, il tradizionale incontro a Loreto con il nostro Arcivescovo.

Per le coppie dei separati, proseguono gli incontri mensili (4ª domenica del mese), in cui si prega, si legge, si commenta la Parola e si cena insieme. L’Arcivescovo raccomanda di sostenere questa iniziativa e di proporla a chi vive situazioni problematiche.

• Ufficio Catechistico: l’Assemblea diocesana dei Catechisti, svoltasi il 28 gennaio, è stata molto partecipata. Dopo l’introduzione dell’Arcivescovo e la relazione di don Giuseppe Fabbrini sul tema “Catechista, maestro di discernimento”, i presenti si sono suddivisi in sei laboratori dove si è riflettuto sul ruolo del catechista e sull’importanza del discernimento.

Per l’immediato futuro sono in programma incontri di formazione per i Catechisti e due percorsi di catechesi per giovani confermandi (in due distinti periodi).

• Movimento dei Focolari: si è constatato che là dove si affrontano tematiche forti e coinvolgenti i giovani sono presenti. È accaduto, ad esempio, nella Veglia ecumenica, momento intenso di preghiera e di dialogo con gli ortodossi e gli anglicani; accade costantemente con la Casa di accoglienza per padri separati, a sostegno dei quali i giovani sono impegnati in prima linea; accade con l’esperienza dei “Cittadini in dialogo”, aperta alle tematiche politiche e sociali.

• Istituto di Scienze Religiose: è soprattutto il Corso per Operatori pastorali, organizzato dall’Istituto, ad andare incontro al bisogno degli adulti di capire come rapportarsi con i giovani, sia perché tutti gli adulti hanno a che fare con loro (fossero anche solo figli e nipoti) sia perché le difficoltà del rapporto sono

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notevoli. Il Corso presenta una buona impostazione esperienziale, costringe a mettersi in discussione, ma la partecipazione ha avuto una flessione negli ultimi tempi.

• Pastorale Sociale e del Lavoro: l’incontro del 25 gennaio sulla Settimana dei Cattolici di Cagliari è stato positivo sia per la partecipazione ampia e qualificata di pubblico sia per la disponibilità ad impegnarsi di due nuovi componenti dell’Ufficio. Le problematiche sociali e del lavoro sono complesse anche in considerazione della destrutturazione politica dei cattolici e del periodo culturalmente molto insidioso per la nostra presenza.

Si può contare sulla collaborazione di più uffici per un progetto comune.• Ufficio Missionario: l’Ufficio si sta riorganizzando e si è formato un bel gruppo di

persone disposte a lavorare, tra cui alcuni giovani che, avendo vissuto un’incisiva esperienza di missione in Africa, ora vorrebbero metterla a disposizione della diocesi. Si sta pensando a una collaborazione con Il Nuovo Amico.

• Azione Cattolica: l’associazione è presente sia sul piano parrocchiale che su quello diocesano. In ambito parrocchiale i giovani e i giovanissimi stanno seguendo il percorso formativo proposto a livello nazionale e intitolato “Motore di ricerca”. In ambito diocesano è stato attivato un percorso formativo per educatori di sette incontri, alcuni dei quali organizzati in collaborazione con la Pastorale giovanile e vocazionale, come lo spettacolo su Pier Giorgio Frassati che sarà rappresentato il 18 febbraio. Dall’11 al 13 maggio, inoltre, in Piazza del Popolo, a 150 anni dalla nascita dell’associazione a Pesaro, si terrà un momento di festa e di rievocazione storica.

• Ecumenismo: i due momenti più intensi di questo ultimo periodo sono stati la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, culminata nella Veglia ecumenica e l’incontro dei giovani a Loreto sul tema della vocazione all’ecumenismo, che verrà sviluppato anche in futuro con altre simili iniziative.

Al termine degli interventi il Vicario Generale, don Stefano Brizi, esprime la propria soddisfazione per la ricchezza e la vitalità delle iniziative, che vedono coinvolti tanti laici e diversi uffici pastorali. Invita ad un maggiore coordinamento tra le varie attività, per evitare sovrapposizioni.

Si passa successivamente al terzo punto all’odg: Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettiva. L’Arcivescovo fornisce i dati relativi alla critica situazione del clero diocesano: 48 sacerdoti complessivi, di cui 18 malati. Dei 30 restanti molti hanno già superato i 75 anni e pur impegnandosi ancora generosamente, svolgono con fatica il loro ministero. E, tra l’altro, non essendoci attualmente nessun seminarista diocesano, non si prevedono per il futuro nuove ordinazioni.Un aiuto provvidenziale è offerto da 8/9 Religiosi e da alcuni sacerdoti stranieri, ma il loro servizio non copre tutte le necessità: in due parrocchie infatti non si celebra più l’eucarestia domenicale, ma solo la liturgia della Parola.Tale situazione coinvolge indirettamente anche i laici, i quali sono chiamati non solo a pregare per nuove vocazioni, ma anche a responsabilizzarsi più di quanto già accada sia assumendosi compiti che richiedono competenze specifiche, non attinenti al ministero dei sacerdoti sia aiutando le comunità ad accettare gli inevitabili

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cambiamenti predisposti dall’Arcivescovo.La collaborazione dei laici non dovrebbe essere motivata solo dalla necessità, ma certamente la situazione di necessità in cui si trova attualmente l’arcidiocesi la favorisce.

Terminati i punti all’o.d.g., l’Arcivescovo ringrazia i presenti e conclude l’incontro con una preghiera alle ore 23.00.

La verbalista Paola Campanini

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VICARI FORANEI ED EPISCOPALI

ARCIDIOCESI DI PESAROVicari Foranei ed EpiscopaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO DEI VICARI FORANEI - VERBALEPesaro, 1 febbraio 2018

Il giorno 1 febbraio 2018 alle ore 10.00, nei locali della Curia, si riunisce il Consiglio dei Vicari con il seguente ordine del giorno:

ÿ Comunicazioni dell’Arcivescovoÿ Verifica dell’Attuazione del Programma Pastorale ÿ Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaÿ Varie ed eventuali

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. don Stefano Brizi (Vicario Generale)2. Amadeo padre Mario (Vicaria 1)3. Fabbrini don Giuseppe (Vicaria 2) 4. Federici don Daniele (Vicaria 6)5. Giorgini don Enrico (Vicaria 3)6. Paolini don Giorgio (Vicaria 5) 7. Rosatelli padre Alvaro (Vicaria 4)

Assente giustificato Marinelli padre Aldo (Vita religiosa)

Funge da segretario verbalizzante padre Mario Amadeo

Apre l’incontro l’Arcivescovo con le comunicazioni relative alle date dei principali appuntamenti diocesani: • Venerdì 2 febbraio: Giornata Mondiale della Vita consacrata. I religiosi

e le religiose si incontreranno in Cattedrale alle ore 18.30 per la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo.

• Domenica 4 Febbraio: Giornata Nazionale della Vita. Nelle parrocchie è già stato consegnato il materiale per l’animazione. Si raccomanda di promuovere, insieme a questa giornata, la cultura della vita, la cui carenza è una delle povertà principali del nostro tempo.

• Domenica 11 febbraio: Giornata Mondiale del Malato. Dopo la visita dell’arcivescovo alle due strutture ospedaliere della nostra città nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 febbraio, verrà officiata in questa giornata una celebrazione

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eucaristica alle ore 18.30 nella chiesa del Sacro Cuore. Sempre l’11 Febbraio si svolgerà il tradizionale Carnevale dei ragazzi organizzato

dalle parrocchie e per lo stesso giorno a Villa Borromeo alle ore 17.00 è previsto l’incontro diocesano per le famiglie.

• Mercoledì 14 Febbraio: Le Ceneri, inizio della Quaresima. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo in Cattedrale alle ore 18.30.

• Giovedì 15 Febbraio: ritiro regionale del clero a Loreto Marche, dalle ore 9.30. Sarà guidato da S.E. Mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna. Si raccomanda la partecipazione a questo momento di fraternità.

• Sabato 17 febbraio, in Cattedrale, alle ore 18.30: l’Arcivescovo presiederà una celebrazione eucaristica per gli associati dell’Azione Cattolica diocesana.

• Domenica 18 febbraio: alle ore 16.30, presso il Cinema Loreto, verrà rappresentato uno Spettacolo teatrale sulla figura del Beato Piergiorgio Frassati, organizzato dall’Azione Cattolica diocesana. Alle ore 19.30, in Cattedrale, l’Arcivescovo presiederà una concelebrazione eucaristica per il movimento di Comunione e Liberazione, nel XIII anniversario della morte di don Luigi Giussani.

• Domenica 11 marzo: tradizionale incontro dei fidanzati a Loreto con l’Arcivescovo. L’Ufficio di Pastorale Familiare farà pervenire per tempo agli interessati le note organizzative.

• Giovedì 15 marzo, alle ore 9.30, presso Villa Borromeo: incontro mensile del clero diocesano. Sono stati invitati il dott. Paolo Marchionni, il dott. Massimo Agostini e il diacono Emilio Pietrelli per presentare rispettivamente il DAT, la situazione dell’8‰ e la conduzione delle Caritas parrocchiali.

• Venerdì16 marzo, alle ore 18.30, presso Villa Borromeo: incontro conclusivo del Corso di formazione per Operatoti Pastorali. Interverrà l’Arcivescovo Piero Coccia.

• Venerdì 23 marzo: alle ore 21.00 Via Crucis diocesana, con partenza da Mombaroccio e arrivo al Santuario del Beato Sante. Ogni vicaria si organizzerà in proprio per il trasporto dei fedeli con pullman o altri mezzi. Si consiglia di anticipare l’arrivo a Mombaroccio alle ore 20,15.

• Mercoledì 28 marzo alle ore 18,00 in Cattedrale: Messa Crismale. Alle ore 20.00: cena fraterna del clero a Villa Borromeo. I vicari sono impegnati a raccogliere e comunicare per tempo le adesioni.

• Domenica 1 Aprile: Pasqua di Resurrezione.

Al termine delle comunicazioni, l’Arcivescovo chiede ai Vicari un parere circa l’opportunità di mantenere in vita la Consulta dei Laici, dal momento che molti rappresentanti delle varie aggregazioni fanno già parte del Consiglio Pastorale e trovano già in questo ambito l’occasione di rapporto e di conoscenza reciproca con le altre realtà diocesane.Dopo un aperto scambio di opinioni, si conviene di sciogliere la Consulta delle aggregazioni laicali dal prossimo anno pastorale. L’Arcivescovo, comunque, raccomanda ai vicari, oltre che di essere fedeli agli incontri mensili, di condividerli con i laici per coinvolgerli sempre più nella vita della comunità diocesana. Raccomanda inoltre di sollecitare i sacerdoti a partecipare regolarmente agli incontri del clero.

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Si passa quindi al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’Attuazione del Programma Pastorale. Tutti i Vicari assicurano che nelle parrocchie l’impostazione del cammino pastorale sta seguendo le linee del Convegno diocesano di settembre, che ha declinato in cinque ambiti (famiglia, vita consacrata, parrocchia, scuola, impegno sociale) il tema sinodale “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Don Enrico Giorgini, responsabile della Pastorale Giovanile, presenta le iniziative in programma per la prossima estate, in vista dell’incontro dei giovani con il Papa a Roma l’11e il 12 agosto. I giovani della nostra Metropolia faranno un pellegrinaggio partendo da Urbino (5 agosto), passando per Fano e giungendo a Pesaro. Il 10 agosto si ritroveranno con gli altri giovani delle Marche a Loreto per una Veglia di preghiera; l’11 agosto saranno a Roma al Circo Massimo con il Papa e il 12 parteciperanno alla celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro. Il materiale informativo sulle modalità di adesione sarà distribuito quanto prima alle parrocchie.

Un ampio e approfondito confronto viene dedicato al terzo punto all’o.d.g.: La situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaI dati relativi a tale situazione sono estremamente critici e preoccupanti: 48 sacerdoti complessivi, di cui 15 malati o in pensione. Dei 33 restanti alcuni hanno già superato i 75 anni e altri presentano situazioni di difficoltà varie. Attualmente, tra l’altro, non ci sono seminaristi né altre vocazioni in vista.Un aiuto è offerto da circa 10 Religiosi, impegnati nel ministero parrocchiale con responsabilità dirette, ai quali si aggiungono 6 sacerdoti fidei donum, il cui servizio però, oltre a prevedere una scadenza, non riesce a coprire tutte le esigenze dell’arcidiocesi, tanto che in alcune parrocchie non si tengono più celebrazioni eucaristiche.L’Arcivescovo chiede ai vicari di offrire suggerimenti idonei a fronteggiare tale situazione.Dagli interventi emergono alcune indicazioni condivise:- istituire nuove Unità Pastorali e consolidare quelle esistenti con la valorizzazione,

dove è possibile, dei diaconi permanenti e dei laici più motivati;- continuare a chiedere aiuto ad altre diocesi;- coinvolgere in una seria riflessione tutte le componenti della vicaria per una

fruttuosa ricerca di soluzioni possibili;- dedicare a questo tema, nel prossimo anno pastorale, gli incontri mensili del clero

e gli incontri per gli operatori pastorali.

Terminato l’esame dei punti all’ordine del giorno, si dà appuntamento al prossimo mese di Maggio e si termina con la preghiera alle ore 12.00.

Il Verbalista P. Mario Amadeo

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CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI

ARCIDIOCESI DI PESAROConsulta delle Aggregazioni LaicaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI - VERBALEPesaro, 31 gennaio 2018

Il giorno 31 gennaio 2018, alle ore 21.00, presso la Sala dell’Episcopio, si riuniscono i componenti della Consulta delle Aggregazioni laicali sul seguente ordine del giorno:

ÿ Comunicazioni dell’Arcivescovoÿ Verifica dell’attuazione del Programma Pastoraleÿ Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaÿ Varie ed eventuali

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. Don Stefano Brizi (Vicario Generale)2. Antinori Livio (in sostituzione di Morini Giancarlo e Anna Neocatecumenali)3. Campanini Paola (Segretario)4. Fabbri Silvano (Amici Università Cattolica)5. Foschi Claudia (in sostituzione di Cecconi Adriano Milizia Immacolata

P. Kolbe)6. Frassanito Rita (MASCI) 7. Giorgi Leonardo (Imprenditori e Dirigenti Cattolici)8. Gorini Giuseppina (in sostituzione di Gentilini Graziella Vitali C.I.F.) 9. Gravagna Alessandro (Comunità Papa Giovanni XXIII)

10. Guccini Gianna (Ordine Secolare Conventuale)11. Marchionni Giulia (in sostituzione di Tonelli Luigi Azione Cattolica)12. Naticchi Antonello (Movimento Mariano Sacerdotale)13. Pianosi Milena (in sostituzione di Mazzoli Maurizio Movimento Focolari)14. Renzi Silvia (in sostituzione di Cecconi Adriano Milizia Immacolata P. Kolbe)15. Talevi Roberto (AGESCI)16. Tonelli Roberta (in sostituzione di Gentilini Graziella Vitali C.I.F.) 17. Ugolini Leda (Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione)

Funge da verbalista prof.ssa Paola Campanini

L’Arcivescovo apre la seduta con le comunicazioni dei principali appuntamenti che attendono l’Arcidiocesi nei prossimi mesi.• Venerdì 2 febbraio: Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Alle ore 18.30, in

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Cattedrale, si svolgerà una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Si raccomanda di valorizzare questa giornata, proponendone la solennizzazione anche nelle parrocchie.

• Domenica 4 febbraio: Giornata Nazionale per la Vita. L’Arcivescovo, dopo aver comunicato che il C.A.V., insieme ad altre associazioni, ha provveduto a distribuire il materiale, raccomanda che si promuova questa giornata, perché contribuisce a creare nelle coscienze una cultura della vita, di cui il mondo attuale è carente.

• Domenica 11 febbraio: Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore di Soria, alle ore 18.30, verrà preceduta dalla tradizionale visita dell’Arcivescovo ai malati e al personale ospedaliero del S. Salvatore (9 febbraio) e di Muraglia (10 febbraio). Nel primo pomeriggio della stessa domenica si festeggerà il Carnevale dei ragazzi, organizzato dalle parrocchie dell’arcidiocesi, mentre alle ore 17.30 si terrà a Villa Borromeo un incontro organizzato dalla Pastorale Familiare.

• Mercoledì 14 febbraio: Inizio del periodo quaresimale. Il rito delle Ceneri che verrà celebrato alle ore 18.30, in Cattedrale, sarà presieduto dall’Arcivescovo.

• Domenica 18 febbraio, Cinema Loreto, ore 16.30: Spettacolo Teatrale sulla figura del Beato Piergiorgio Frassati. L’Arcivescovo cede la parola a Giulia Marchionni, che presenta le iniziative organizzate dall’Azione Cattolica diocesana in tre giornate. Venerdì 16 verrà aperta, in una sala del Palazzo Lazzarini, una mostra su Piergiorgio Frassati, che vedrà coinvolte anche alcune classi delle Scuole primarie.

Sabato 17 febbraio, in Cattedrale, alle ore 18.30, l’Arcivescovo presiederà una celebrazione eucaristica per l’A.C. Domenica 18 verrà rappresentato lo spettacolo suddetto.

• Domenica 18 febbraio, alle ore 19.30, in Cattedrale: celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo in occasione del XIII anniversario della morte di don Luigi Giussani.

• Domenica 11 marzo: tradizionale ritiro dei fidanzati a Loreto con l’Arcivescovo.• Venerdì 16 marzo, ore 18.30, presso Villa Borromeo: incontro conclusivo del Corso

per Operatori Pastorali svoltosi sul tema del Convegno diocesano “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, articolato in cinque ambiti. L’incontro verrà tenuto dall’Arcivescovo.

• Venerdì 23 marzo: alle ore 21.00 partirà la via Crucis diocesana da Mombaroccio fino al Santuario del Beato Sante.

• Mercoledì 28 marzo, ore 18.00, in Cattedrale: Messa Crismale presieduta dall’Arcivescovo.

• Giovedì 29 marzo, ore 18.30, in Cattedrale: Messa della Cena del Signore con lavanda dei piedi, celebrata dall’Arcivescovo.

• Venerdì 30 marzo: Passione del Signore. Ore 14.30 Via Crucis cittadina, promossa da Comunione e Liberazione, con partenza dal Santuario della Madonna delle Grazie e conclusione in Cattedrale con l’Arcivescovo. Ore 18.00 celebrazione della Passione del Signore in Cattedrale.

• Sabato 31 marzo, ore 22.00, in Cattedrale: Veglia Pasquale e Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo con il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana a quattro adulti.

Si passa quindi al secondo punto all’o.d.g. : Verifica dell’attuazione degli Orientamenti pastorali dell’Arcidiocesi.

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L’Arcivescovo invita i presenti a riferire sinteticamente come si sta svolgendo, nelle rispettive comunità, il cammino di questo anno pastorale centrato sui giovani e il discernimento vocazionale.• Comunità Papa Giovanni XXIII: a seguito della proposta, partita a livello

nazionale, di istituire un Ministero della Pace (sul quale verrà distribuito a breve materiale esplicativo) si stanno organizzando degli incontri sia con politici di buona volontà sia con giovani all’interno delle scuole, per confrontarsi sui temi della pace, dei conflitti e sulla necessità di testimoniare il Vangelo in questo ambito. Per il 23 febbraio, giornata di preghiera e digiuno per la pace, si sta cercando la collaborazione con vari movimenti, per organizzare un incontro aperto a tutti ma particolarmente ai giovani che si stanno affacciando al mondo e vogliono capire la realtà che li circonda.

• AGESCI: l’associazione sta affrontando, a livello nazionale, il tema del discernimento e ha prodotto un documento sul quale, in ambito locale, sta lavorando la comunità-capi, suddivisa in piccoli gruppi, insieme agli assistenti. Il 16 marzo si terrà un incontro di sintesi, in cui convergeranno i vari apporti.

• MASCI: essendo il movimento formato essenzialmente da coppie, il tema vocazionale viene trattato soprattutto all’interno di ciascuna famiglia, senza tuttavia trascurare altre eventuali occasioni di incontro. Alcuni coniugi, ad esempio, hanno portato la loro testimonianza - sia a coppie di giovani che si preparano al matrimonio sia a coppie di conviventi o sposati civilmente. Un problema che si pone sia a livello nazionale che locale è quello dell’invecchiamento delle comunità. In regione tuttavia sono nate quattro nuove comunità MASCI costituite da giovani che hanno completato il percorso del roverismo.

• Cammino Neocatecumenale: negli ultimi tempi ci sono stati diversi giovani che hanno deciso di compiere questo cammino e hanno formato nuove comunità. E saranno tanti i giovani, provenienti da tutto il mondo, che si ritroveranno in maggio a Roma per celebrare i 50 anni del movimento.

• Ordine Francescano Secolare: le persone che appartengono a questo ordine (50 iscritti) stanno camminando insieme da ormai 25 anni, riunendosi settimanalmente tra loro e semestralmente con le altre fraternità delle Marche del Nord, ma con difficoltà riescono ad aggregare i giovani. In questi ultimi mesi, inoltre, in seguito al trasferimento ad altra diocesi dei frati conventuali, è stato assegnato un nuovo assistente, padre Claudio Fanetti, che però, risiedendo a Urbino, ha una disponibilità limitata di tempo e di movimento.

• Milizia dell’Immacolata: l’associazione sta attraversando una fase di transizione, essendo rimasta senza assistente e avendo da poco rinnovato il Consiglio. I consacrati sono tanti (circa centocinquanta), ma gli aderenti attivi sono molto meno e anziani. La loro forza dunque è tutta nella preghiera. Un incontro di preghiera per la pace è stato anche l’evento del 27 gennaio, organizzato nella parrocchia di San Pietro in Calibano con le reliquie di padre Kolbe.

• Movimento dei Focolari: il tema vocazionale viene affrontato all’interno dei gruppi in cui è suddivisa la comunità dei Focolari, i cui incontri sono centrati prevalentemente su testimonianze di Vangelo vissuto. Esiste anche un bel gruppo di giovani, seguito da una coppia di coniugi, che si impegna nell’ambito dell’ecumenismo e in quello della solidarietà.

• C.I.F. : le attività di formazione spirituale proseguono grazie all’assistente don

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Giovanni Paolini. È stato organizzato un ciclo di conferenze su temi culturali molto interessante.

• Movimento Mariano Sacerdotale: già da tempo il Movimento sta concentrando il suo impegno, oltre che sull’apostolato della preghiera, sull’ambito della famiglia e della formazione delle giovani coppie di fidanzati e di sposi, organizzando degli incontri che hanno ottenuto e stanno ottenendo una nutrita partecipazione. Tra i temi affrontati vi sono quelli vocazionali e bioetici. L’arcivescovo raccomanda al Movimento di mantenere costanti rapporti con l’Ufficio per la Pastorale Familiare, per lavorare in unità.

• Azione Cattolica: i giovani, in preparazione al Sinodo, stanno seguendo un percorso formativo proposto a livello nazionale, intitolato “Motore di ricerca”. In ambito diocesano sono stati organizzati, in collaborazione con la Pastorale giovanile e vocazionale, sette incontri per educatori, aperti non solo ai giovani ma anche agli adulti. Dall’11 al 13 maggio, inoltre, in Piazza del Popolo, a 150 anni dalla nascita dell’associazione a Pesaro, si terrà un momento di festa e di rievocazione storica, teso a recuperare la memoria dei primi fondatori dell’Azione Cattolica locale.

• Cellule di evangelizzazione: le cellule sono presenti in quattro parrocchie, sono guidate dai rispettivi parroci e vivono momenti di preghiera (tra cui un’ora settimanale nella Chiesa dell’Adorazione) e di formazione. Sono un’esperienza in espansione, che coinvolge anche coppie di giovani, soprattutto appartenenti alla parrocchia di San Francesco.

• U.C.I.D.: dopo l’elezione del nuovo presidente, l’associazione, che lavora nel campo della formazione spirituale degli imprenditori, è ancora in una fase di riorganizzazione.

L’Arcivescovo, dopo aver ringraziato i presenti per i loro contributi, che evidenziano un impegno comune per la costruzione della chiesa locale, passa al terzo punto all’o.d.g.: Situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettiva.L’Arcivescovo non nasconde la sua preoccupazione per la situazione molto critica del clero diocesano: solo una trentina di sacerdoti diocesani attivi, tra cui alcuni anziani e nessun seminarista in cammino. Ricorda che, pur avendo il provvidenziale supporto di alcuni Religiosi, ha dovuto chiedere sacerdoti stranieri ai Vescovi di altre diocesi. Tali sacerdoti tuttavia, a cui pure è dovuta una profonda gratitudine per la loro generosa accettazione, non bastano ancora a coprire tutte le necessità (in due parrocchie non si celebra più l’eucarestia) e, tra l’altro, sono tra noi a tempo determinato.Le soluzioni non potranno essere solo di tipo strutturale (continuare nella costituzione di Unità Pastorali), ma dovranno essere soprattutto di natura educativa. Le comunità parrocchiali devono essere educate a collaborare con i presbiteri, a superare lo spirito campanilistico e ad accettare gli inevitabili cambiamenti cui l’Arcivescovo sarà costretto anche in tempi ravvicinati.

Con questa raccomandazione, accompagnata da una preghiera, si chiude l’incontro alle ore 23.00

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DIRETTORI DI CURIA

ARCIDIOCESI DI PESARODirettori di CuriaVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

DIRETTORI DEGLI UFFICI DI CURIA - VERBALEPesaro, 31 gennaio 2018

Il giorno 31 gennaio 2018 alle ore 10.00, nei locali della Curia, si riuniscono i Direttori degli Uffici Pastorali sul seguente ordine del giorno:

ÿ Comunicazioni dell’Arcivescovoÿ Verifica dell’attuazione del Programma Pastoraleÿ La situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettivaÿ Varie ed eventuali

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti: 1. Don Stefano Brizi (Vicario Generale / Ufficio Beni Culturali) 2. Agostini dott. Massimo (Promozione Sostegno Economico alla Chiesa)3. Amadeo p. Mario (Pastorale Familiare)4. Buttafarro dott. Gaetano (Ufficio Amministrativo)5. Campanini prof.ssa Paola (Comunicazioni Sociali, Cultura, Turismo, Sport)6. Di Giorgio don Marco (Ufficio Liturgico/ Diaconato e Ministeri laicali/

Apostolato biblico)7. Florio don Mario (Ufficio Ecumenismo)8. Macchini rag. Elio (Economo) 9. Marinelli p. Aldo (Pastorale Sanitaria)

10. Mazzone Giuseppe (Ufficio Catechistico)11. Pietrelli dott. Emilio (Ufficio Caritas /Migranti)12. Rastelletti don Valerio (Pastorale Vocazionale)13. Sardella padre Michele (Pastorale Missionaria) 14. Volponi don Lorenzo (Cancelleria)

Funge da verbalista prof.ssa Paola Campanini

L’Arcivescovo apre la seduta con le comunicazioni dei principali appuntamenti che attendono l’Arcidiocesi nei prossimi mesi.• Venerdì 2 febbraio: Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Alle ore 18.30, in

Cattedrale, si svolgerà una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Si raccomanda di valorizzare questa giornata, proponendone la solennizzazione anche nelle parrocchie.

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• Domenica 4 febbraio: Giornata Nazionale per la Vita. L’Arcivescovo, dopo aver comunicato che il C.A.V., insieme ad altre associazioni, ha provveduto a distribuire il materiale, raccomanda che si promuova una cultura della vita, la cui carenza è stata riconosciuta dal Consiglio Permanente della CEI come la povertà principale di cui soffre oggi l’Italia.

• Domenica 11 febbraio: Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore di Soria, alle ore 18.30, verrà preceduta dalla tradizionale visita dell’Arcivescovo ai malati e al personale ospedaliero del S. Salvatore (9 febbraio) e di Muraglia (10 febbraio). Nel primo pomeriggio della stessa domenica si festeggerà il Carnevale dei ragazzi, organizzato dalle parrocchie dell’arcidiocesi.

• Mercoledì 14 febbraio: Inizio del periodo quaresimale. Il rito delle Ceneri celebrato alle ore 18.30, in Cattedrale verrà presieduto dall’Arcivescovo.

• Domenica 18 febbraio, Cinema Loreto, ore 16.30: Spettacolo Teatrale sulla figura del Beato Piergiorgio Frassati, organizzato dall’Azione Cattolica diocesana. Sempre in onore del Beato, sabato 17 febbraio, in Cattedrale, alle ore 18.30, l’Arcivescovo presiederà una celebrazione eucaristica.

• Domenica 18 febbraio, alle ore 19.30, in Cattedrale: celebrazione eucaristica in occasione dell’anniversario della morte di don Luigi Giussani, presieduta dall’Arcivescovo.

• Domenica 11 marzo: ritiro dei fidanzati a Loreto con l’Arcivescovo.• Giovedì 15 marzo: ritiro dei sacerdoti presso Villa Borromeo• Venerdì 16 marzo, ore 18.30, presso Villa Borromeo: incontro conclusivo del Corso

per Operatori Pastorali svoltosi sul tema del Convegno diocesano “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il prof. Boni riferisce che il Corso, dal punto di vista dell’offerta dei relatori e dell’impostazione esperienziale degli incontri, è stato ricco; la partecipazione ha avuto fasi alterne.

• Venerdì 23 marzo: Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari Martiri. Alle ore 21.00 ci sarà la via Crucis diocesana da Mombaroccio fino al santuario del Beato Sante.

• Mercoledì 28 marzo, ore 18.00, in Cattedrale: Messa Crismale presieduta dall’Arcivescovo.

• Giovedì 29 marzo, ore 18.30, in Cattedrale: Messa con Lavanda dei piedi, celebrata dall’Arcivescovo.

• Venerdì 30 marzo: Passione del Signore. Ore 14.30 Via Crucis cittadina, promossa da Comunione e Liberazione, con partenza dal Santuario della Madonna delle Grazie e conclusione in Cattedrale con l’Arcivescovo. Alle ore 18.30, in Cattedrale, celebrazione della Passione del Signore presieduta dall’Arcivescovo.

• Sabato 31 marzo, ore 22.00, in Cattedrale: Veglia Pasquale e Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo.

• 1 aprile: Santa Pasqua di Resurrezione.

Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’attuazione del Programma Pastorale.L’Arcivescovo invita i direttori a riferire come i vari uffici stiano attuando gli orientamenti dell’anno pastorale dedicato ai giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

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• Sostentamento economico del clero: è difficile coinvolgere sia i giovani che gli adulti in questo settore così specifico che pure dovrebbe avere, secondo decreto vescovile, un referente per ogni Consiglio degli Affari economici parrocchiale. Tuttavia l’esperienza della raccolta di firme e di schede per l’8‰ nell’anno 2017 è stata positiva e la nostra diocesi risulta nettamente al primo posto nella regione, se si considera il rapporto tra le schede raccolte e il numero di fedeli. Non mancano comunque le difficoltà a costituire un gruppo di lavoro stabile e a coinvolgere pienamente i parroci. L’Arcivescovo raccomanda di continuare a sensibilizzare la comunità, facendo presente che la situazione futura, anche a livello nazionale, si prospetta sempre più preoccupante. Si decide, quindi, di convocare il gruppo di lavoro nel mese di aprile. L’Arcivescovo, inoltre, invita il dott. Massimo Agostini, referente diocesano, a parlare con i sacerdoti durante l’incontro del clero, che si svolgerà il 15 marzo presso Villa Borromeo.

• Pastorale Familiare: l’Ufficio, sulla scia del Convegno diocesano, ha organizzato tre incontri sui temi della vocazione, del sacramento, della missione. L’11 marzo, inoltre, ha in programma a Loreto il tradizionale incontro dei fidanzati con il nostro Arcivescovo, mentre prosegue il cammino mensile con le coppie dei separati, che vede coinvolto un discreto numero di persone.

• Ufficio missionario: sono diverse le iniziative messe in atto dall’Ufficio per e con i giovani. Nello scorso ottobre si è svolta la Veglia missionaria che è stata un momento di aggregazione di numerose realtà giovanili. Il direttore, padre Michele Sardella, ha tenuto per un gruppo di giovani scouts un incontro sull’Amoris laetitia a cui ne seguiranno altri. Con la collaborazione, inoltre, del prof. Marco Signoretti e del dott. Edoardo Beltrami, sta seguendo un gruppo di giovani che faranno un’esperienza di missione in Etiopia o in Brasile per fornire loro alcuni elementi di comprensione della realtà missionaria e culturale di quei luoghi. L’Ufficio ha deciso di anticipare al 9 marzo la celebrazione della Giornata dei Missionari Martiri del 23 marzo, data in cui si svolgerà la Via Crucis diocesana. Il programma della Giornata prevede una Veglia di preghiera alle ore 21.00, presso la Chiesa di San Martino, con la partecipazione del Vescovo emerito di Macheni in Sierra Leone, Mons. Giorgio Biguzzi. È in cantiere infine un progetto di esplorazione dell’ambito dei migranti e il rapporto con i lavoratori giovani ospitati dalle cooperative.

• Cancelleria: il lavoro dell’Ufficio è molto sostenuto in questo periodo e procede di pari passo con l’attività pastorale e con le decisioni dell’Arcivescovo.

• Ecumenismo: è stata organizzata anche da alcune realtà giovanili la Settimana per l’Unità dei Cristiani, culminata nella Veglia di preghiera dove è stato sottoscritto il gemellaggio ecumenico tra la parrocchia di Tavullia e la parrocchia luterana di Vadstena (Svezia). Il direttore, don Mario Florio, sottolinea la necessità che la dimensione ecumenica rientri nella prassi ordinaria della pastorale, soprattutto giovanile. Lo stesso Ufficio Nazionale, per favorire questa sensibilità, ha predisposto una serie di schede da utilizzare mensilmente per incontri o momenti di riflessione. Le persone che fanno parte del gruppo ecumenico si incontrano regolarmente una volta al mese per leggere un testo di don Angelo Maffei sul dialogo ecumenico. L’Arcivescovo, constatando il rischio di fraintendimenti che possono sorgere nel rapporto con altre religioni cristiane, invita i sacerdoti a riprendere in mano il Direttorio sull’Ecumenismo e ad attenersi alle disposizioni

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in esso contenute.• Ufficio comunicazioni sociali: l’Ufficio ha collaborato sia con la Pastorale

giovanile e vocazionale per la proiezione del film “Tiro libero” e l’incontro con il giovane regista Simone Riccioni, sia con la Pastorale del Lavoro per l’organizzazione dell’assemblea del 25 gennaio sulla Settimana dei Cattolici di Cagliari, in seguito al quale si è costituito un “Laboratorio di sviluppo territoriale” con 12 persone disposte a collaborare. Si tratta ora di attuare in loco le indicazioni emerse a Cagliari.

• Pastorale sanitaria: per quanto riguarda la formazione degli operatori pastorali si è cercato di incoraggiarne la partecipazione sia ai Convegni nazionali che ai Corsi diocesani.

In vista della Giornata Mondiale del Malato è stata programmata, oltre alla Messa dell’11 febbraio nella Chiesa del Sacro Cuore di Soria e alla visita dell’Arcivescovo ai due plessi ospedalieri, anche una Veglia di preghiera nella Parrocchia di Santa Maria Regina per venerdì 9 febbraio, allo scopo di sensibilizzare anche le comunità parrocchiali alla pastorale sanitaria. Inoltre, in collaborazione con l’Ufficio della Salute della diocesi di Fano, è stata pubblicata un’agenda per tutti gli operatori dell’Azienda Marche Nord, contenente testi di Santa Teresa di Calcutta e della nuova Carta degli operatori sanitari.

In un recente incontro regionale con il nuovo direttore nazionale don Massimo Angelelli è emerso che in un prossimo futuro sarà necessario, per lavorare all’interno delle strutture sanitarie, possedere una competenza e un titolo adeguati. Occorre perciò che gli interessati si formino in questo campo, utilizzando le strutture che gestiscono la formazione (es. Fatebenefratelli). L’arcivescovo fa presente la preoccupazione della CEI sulle nuove disposizioni di trattamento anticipato (DAT) e comunica che per la metà di aprile si organizzerà incontro di informazione e di giudizio. Si rileva anche la necessità di un incontro analogo per i sacerdoti.

• Pastorale giovanile e vocazionale: si è dato seguito alle indicazioni emerse nel Convegno diocesano con l’elaborazione di un progetto che è in pieno svolgimento e sta avendo un buon successo tra i giovani, anche grazie alla collaborazione, per alcuni incontri, con l’Azione Cattolica e l’Ufficio Comunicazioni Sociali.

Per quanto riguarda la pastorale vocazionale si stanno tenendo nelle parrocchie le Settimane Vocazionali e si sta preparando la Veglia del 20 aprile. Per il prossimo Sinodo dei Giovani, l’Ufficio Nazionale ha preparato un ottimo sussidio con proposta di percorsi e di laboratori, che sarà inviato a tutti i parroci. Inoltre l’Ufficio diocesano, con la collaborazione dell’Ufficio Scuola, ha preso contatti con alcuni insegnanti di religione per incontrare le classi degli Istituti Superiori.

Si sta svolgendo in collaborazione con l’Azione Cattolica un corso di formazione per educatori. Il prossimo appuntamento per i giovani sarà la Via Crucis diocesana. Sono in preparazione le iniziative per la prossima estate, in vista dell’incontro con il Papa a Roma dell’11e12 agosto: pellegrinaggio di Metropolia (dal 5 al 10); raduno a Loreto dei giovani delle Marche (10) e poi a Roma con Veglia al Circo Massimo e Messa a San Pietro (11). Va invece ripensata l’iniziativa delle Notti di Nicodemo.

• Pastorale liturgica: sono in programma o in corso di svolgimento: un incontro dei chierichetti e dei ministranti a Villa Borromeo (domenica 10 giugno); un corso

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per lettori a due livelli (uno per i nuovi e uno per tutti). Ci sono nuove persone che si sono proposte per i ministeri istituiti, tra cui 5 o 6 per il diaconato. In collaborazione con l’Ufficio Catechistico il 15 aprile si celebrerà la Giornata della Parola: alle parrocchie si chiederà di valorizzare in modo particolare la liturgia della Parola di quel giorno; come gesto diocesano si ipotizza la lettura integrale del Vangelo di Marco in Cattedrale o in altro luogo pubblico.

• Caritas: l’Ufficio, che quest’anno si avvale anche dell’aiuto di quattro giovani del Servizio Civile, sta lavorando sia per la formazione degli operatori diocesani sia per accompagnare il cammino della Caritas parrocchiali. A breve la responsabilità del Centro di Ascolto passerà in altre mani, dal momento che Andrea Mancini si occuperà della formazione dei formatori anche a livello regionale e nazionale. Continua il progetto con le scuole, cui hanno aderito 37 classi di Istituti Superiori ed anche il progetto Hobbit. Continueranno inoltre i tirocini formativi per il lavoro. Per i Migrantes si sta lavorando con la Metropolia: a dicembre si è svolto un incontro con i musulmani in Assisi e a maggio si visiterà una moschea di Roma. L’Arcivescovo invita il direttore Pietrelli a un incontro con il clero sulla gestione economica delle Cartitas parrocchiali.

• Ufficio Catechistico: dopo il Convegno diocesano, l’Ufficio si è mosso sempre secondo le indicazioni emerse, dedicando al tema del discernimento anche la recente assemblea dei catechisti, organizzata in collaborazione con la Pastorale giovanile e vocazionale. Occorre proseguire il lavoro iniziato e digitalizzare i dati riguardanti gli operatori per capire quanti ce ne sono in ciascuna parrocchia. È stato promosso anche un Corso di formazione in tre appuntamenti con la collaborazione dell’Ufficio Liturgico e Biblico.

L’Arcivescovo, dopo aver sottolineato l’importanza del servizio dei Catechisti per le parrocchie e per la diocesi, dichiara che è necessario verificare la validità dei nuovi percorsi dell’iniziazione cristiana che si stanno sperimentando in alcune parrocchie.

• Amministrazione: si sta completando il passaggio alla Fondazione Caritas delle attività della Fondazione Opera di Religione, la quale, non avendo più compiti operativi, rimane a disposizione di eventuali richieste dell’Arcivescovo. Si sta gestendo, inoltre, la transizione della gestione di Villa Borromeo all’Associazione San Terenzio, che ne assumerà l’incarico. È stata interrotta, per alcune difficoltà sopraggiunte, l’istruttoria per la costruzione delle nuove chiese di Fanano e di San Pietro in Calibano, mentre è stata avviata un’istruttoria per sistemare una porzione del tetto di palazzo Lazzarini, non ancora restaurata. Altre attività sono in corso: la sistemazione di alcune case parrocchiali e il restauro di alcune chiese danneggiate dal terremoto (a Colombarone, Fiorenzuola di Focara, Novilara e Candelara).

• Economato: i problemi finanziari dell’arcidiocesi si stanno ulteriormente aggravando, non solo perché la gestione ordinaria diventa sempre più pesante, ma soprattutto perché si dovranno affrontare a breve impegni piuttosto onerosi: ristrutturazione di parte del Palazzo Mondaini, che presenta il tetto danneggiato e gli appartamenti non a norma; intervento su parte del tetto di Palazzo Lazzarini (oltre 200 mila euro); pagamento dei progetti delle due nuove chiese, la cui costruzione è stata rimandata (100 mila euro circa); completamento della chiesa di Padiglione i cui lavori si sono fermati per difficoltà economiche dell’impresa (probabilmente 100 mila euro oltre ai 300 mila stanziati dalla CEI); smaltimento

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dell’amianto della Casa di Monte Petrano, il cui costo, qualora si perdesse il ricorso presso il Consiglio di Stato, non è attualmente quantificabile; richiesta dell’Agenzia delle Entrate per la quale si attende l’esito del ricorso fermo ancora al secondo grado.

Si passa successivamente al terzo punto all’o.d.g.: La situazione del clero diocesano nel contesto attuale e in prospettiva.L’Arcivescovo esprime la sua preoccupazione per la situazione fortemente problematica del clero diocesano sia nel periodo attuale che in prospettiva. La nostra diocesi è nelle Marche quella con il minor numero di preti in rapporto agli abitanti. E non ha neppure un seminarista. Sono state stipulate delle convenzione per avere sacerdoti stranieri, ma non si può ignorare che il loro inserimento in un contesto completamente nuovo, oltre a scadere dopo tre anni, comporta difficoltà notevoli.L’Arcivescovo perciò chiede al clero diocesano massima collaborazione sia nell’aiutare i sacerdoti stranieri, sia nell’accettare con disponibilità la creazione di altre eventuali Unità pastorali, sia nel collaborare con i laici, affidando loro compiti e responsabilità.Si sottolinea che sarebbe necessario individuare delle figure di riferimento da affiancare al parroco in ciascuna comunità con precisi compiti. L’Arcivescovo sottolinea che al riguardo occorre sempre più incrementare la formazione e la corresponsabilizzazione del laicato.

Terminato l’esame dei punti all’ordine del giorno, la seduta viene tolta alle ore 12.30.

Il verbalista Paola Campanini

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CONSIGLIO PE R GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALEPesaro, 8 gennaio 2018

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia,

Sono presenti i Consiglieri: 1. Sac. Stefano Brizi Vicario, 2. Mons. Silvano Pierbattisti,3. Sac. Lorenzo Volponi, 4. Avv. Renato Brualdi, 5. Ing. Alberto Marchetti,6. Dott. Pasquale Sanarico,7. Dott.ssa Arianna Taboni, 8. Economo Elio Macchini relatore,9. Dott. Gaetano Buttafarro segretario

Assenti giustificati don Fabio Casadio

1. Chiesa di Padiglione – Parrocchia Corpus DominiDa contatti intercorsi con la società ICOR DORICA srl appaltatrice della costruenda chiesa in Padiglione di Tavullia è emersa l’impossibilità da parte della società di concludere i lavori, a causa delle difficoltà economiche in cui versa l’azienda. Il Parroco, constatata la sospensione dei lavori dai primi giorni del mese di agosto 2017, ha provveduto ad inviare il 23 dicembre 2017 una lettera tramite PEC per la risoluzione contrattuale. La società si è resa disponibile a consegnare il cantiere a patto che la diocesi riconsegni la fidejussione prestata da terzi a garanzia del corretto adempimento contrattuale. Occorre procedere alle verifiche tecniche e legali per la risoluzione contrattuale con la società ICOR DORICA srl ed affidare i lavori ad un nuovo soggetto al fine di completare l’opera.

2. Fondazione Anna e Mario GaudenziIn seguito a solleciti pervenuti dalla Fondazione “Anna e Mario Gaudenzi” circa una decisione in merito alle richieste tendente ad ottenere la diminuzione del canone di affitto e l’allungamento del periodo di validità del contratto per poter rinegoziare il mutuo contratto dalla fondazione.Il Consiglio ritiene corretto il canone applicato, inoltre dal riesame del contratto di affitto è emerso che di fatto la scadenza effettiva è 2028 per effetti della proroga di sei anni, già prevista contrattualmente, dal 2022 scadenza naturale del contratto di affitto.

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Pertanto il Consiglio non ritiene accordabili le richieste avanzate dalla Fondazione.Per la discussione dell’argomento seguente si assenta l’ing. Alberto Marchetti.

3. Gabicce Monte ex Circolo ACLI - Offerta di acquisto È pervenuta una nuova richiesta di acquisto dell’immobile ex Circolo ACLI di Ga-bicce Monte da parte di alcuni professionisti che in passato avevano già richiesto l’acquisto dell’immobile. Dopo il respingimento della prima offerta, ora propongono l’acquisto ad un prezzo ritenuto congruo. Considerato lo stato dell’immobile che ne-cessita di lavori di consolidamento e che è situato all’interno del Parco San Bartolo e la destinazione d’uso (commerciale) non può essere variata, il Consiglio esprime il proprio consenso all’alienazione dell’immobile.Rientra l’ing. Alberto Marchetti.

4. Chiesa di Fanano – Parrocchia di San Michele ArcangeloIn seguito al riesame del progetto di costruzione della nuova chiesa di Fanano di Gradara, da parte della CEI, sono emerse difficoltà inerenti gli spazi e i volumi previsti, di fatto il progetto è stato bloccato. Nel frattempo il nuovo parroco ha fatto presente che altri edifici di Gradara hanno bisogno di urgenti lavori di restauro e consolidamento. In considerazione dell’attuale affluenza di fedeli alle funzioni religiose, si ritiene sufficiente utilizzare l’aula attualmente attrezzata a chiesa ed avviare con prontezza le opere di consolidamento necessarie a mettere in sicurezza la struttura, rinviando al futuro la costruzione della chiesa. Pertanto, l’eredità di don Alceo Caselli ex parroco di Gradara, destinata alla costruzione della nuova chiesa è stata trasferita alla parrocchia di San Giovanni Battista in Gradara il cui amministratore parrocchiale è il rev. don Leonardo Reggiani.Il Consiglio esprime il proprio consenso alla liquidazione degli onorari dei tecnici e degli artisti che hanno lavorato al progetto della nuova chiesa nonché alla definizione della messa in sicurezza delle opere già realizzate e degli impegni assunti con il Comune di Gradara, conducendo una eventuale transazione con i progettisti e il Comune in considerazione dei lavori non eseguiti.

5. Chiesa di S. Pietro in CalibanoAnalogamente a quanto avvenuto per il progetto di Fanano di Gradara, anche il progetto per la nuova chiesa di S. Pietro in Calibano è stato ritenuto non idoneo dalla CEI. Dai colloqui avuti con il nuovo parroco è emersa la possibilità di rinunciare per il momento alla costruzione della nuova chiesa, lasciando ogni decisione futura alla parrocchia. Il Consiglio esprime il proprio consenso alla liquidazione degli onorari dei tecnici e degli artisti che hanno lavorato al progetto della nuova chiesa, conducendo una eventuale transazione con i professionisti in considerazione dei lavori non eseguiti.

6. Palazzo LazzariniSi rammenta che i lavori eseguiti sul tetto di Palazzo Lazzarini non furono completati per una porzione dello stesso. In considerazione dello stato attuale, appare necessario completare i lavori di risanamento e ristrutturazione del tetto nonché esaminare l’urgenza di altri interventi da mettere in atto.

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Pertanto si dà mandato all’ing. Alberto Marchetti di valutare i costi di completamento dei lavori di ristrutturazione del tetto e degli altri interventi che rivestono carattere di urgenza. In considerazione della necessità di completare urgentemente i lavori di risanamento e ristrutturazione del tetto il Consiglio esprime il proprio consenso all’effettuazione dei lavori.

Il Segretario Il Relatore (Rag. Elio Macchini) (Dott. Gaetano Buttafarro)

Consigliere Verbalista(Dott. Pasquale Sanarico)

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ATTIVITÀ DEGLI UFFICI PASTORALI

- UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI, CULTURA E STAMPA

- UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA

- UFFICIO PASTORALE GIOVANILE

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UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI CULTURA E STAMPA

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Pesaro, 22 gennaio 2018

ESEQUIE DI PADRE TARCISIO PAZZAGLIA

“Cinquantaquattro anni di lavoro apostolico come Missionario Comboniano. Sacerdote assetato di Dio, chiamato a donare la vita a Lui e a testimoniarlo in Africa, presso la numerosa tribù degli Acholi stanziata nell’Uganda settentrionale. Uomo di preghiera – lo si trovava fin dal mattino presto in chiesa – e uomo del fare: nel drammatico contesto ugandese, in mezzo a guerre e carestie, si è prodigato affinché ogni persona potesse avere, per quanto possibile, un pezzo di pane, una medicina, un insegnamento nelle scuole, una visione di vita migliore, in modo da sentirsi concretamente amata da Dio”.Padre Tarcisio Pazzaglia, che il 18 gennaio ha “aperto gli occhi all’incontro con quel Dio che gli è stato sempre papà”, è stato ricordato con queste parole dal padre Comboniano Piergiorgio Rossi, responsabile dell’Ufficio Missionario e Migrantes della diocesi di Urbino, che sabato mattina, 20 gennaio, in Cattedrale, ha presieduto il rito funebre.Tante le opere avviate da padre Tarcisio, tante le riprese compiute con una piccola Super8 per documentare le condizioni in cui versava la sua cara gente e per darle voce. E tante anche le sfide affrontate, come quella di incontrare personalmente i guerriglieri per garantire sicurezza alla sua missione e a quelle vicine. Padre Piergiorgio, che ha condiviso con il confratello tanti anni di esperienza in Uganda, ha rievocato le telefonate che ogni sera si facevano per sapere se qualche missione fosse stata incendiata e distrutta.“C’è un pensiero che sopra tutti ci consola, ha sottolineato il celebrante: in Uganda oggi c’è una Chiesa a cui padre Tarcisio ha dato origine; ci sono catechisti, da lui istruiti e diretti, indispensabili in una situazione in cui un parroco ha trenta o quaranta chiese per svolgere il servizio pastorale e permettere alla gente di mettersi in contatto con Dio.Si può accomunare la persona di padre Tarcisio a quella di padre Bernardo Sartori, proclamato servo di Dio nel 1998: entrambi si sono sfiniti nel pregare e nel camminare per diffondere la fede”.“Veramente un grande” ha detto uno dei suoi nipoti, precisando però che “in realtà lo

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zio era piccolo, ma faceva spazio a Qualcuno immensamente grande di cui si fidava”. Padre Tarcisio, grazie alla pace che effondeva, all’entusiasmo con cui condivideva la vita, all’interesse sincero che mostrava verso gli altri, ha lasciato un segno profondo, come molti hanno testimoniato al termine della celebrazione: prima di tutto nella sua famiglia, così numerosa e ricca di fede, dove c’è già una “erede”, giovane medico, che sogna di partire per l’Africa e di prestare lì il suo servizio.Anche il nostro Arcivescovo, attraverso le parole di don Stefano, ha fatto pervenire il suo affetto e la sua vicinanza ai familiari e a tutta la comunità dei Missionari Comboniani.

Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 12 febbraio 2018

26ª GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Il dramma cristiano della crocifissione, nel quale è assunta la sofferenza di ogni uomo, non è una tragedia senza speranza che paralizza – scrive Papa Francesco nel suo Messaggio per la ricorrenza della 26ª Giornata Mondiale del Malato – ma è il luogo da cui inizia un cammino di donazione e di amore.Gesù, affidando Giovanni a Maria, si prende a cuore la Chiesa e l’umanità; a Maria affida una vocazione materna, con le preoccupazioni e i progetti che ciò comporta; a Giovanni – e con lui a tutti gli uomini – chiede di fare propria questa vocazione e di prendersi cura soprattutto di coloro che sono nel bisogno.È da qui che trae origine la missione particolare della Chiesa verso i malati, concretizzatasi nella sua storia bimillenaria in una ricchissima serie di iniziative e operante ancora oggi in tutto il mondo, tanto che in alcune aree – ricorda il Pontefice – sono solo gli ospedali dei missionari e delle diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione. È un’eredità che non va dimenticata. E proprio per ricordarla è stata istituita la Giornata del Malato, celebrata anche nella nostra arcidiocesi, dove tante associazioni sono attive nei campi più disparati della malattia e dove operano con ammirevole dedizione i frati e i laici della Cappellania ospedaliera, guidata da padre Aldo Marinelli, direttore della Pastorale della Salute. A questo vasto mondo ha espresso profonda gratitudine l’Arcivescovo Piero Coccia, il quale, come accade ormai da anni, ha voluto anche portare ai malati la sua vicinanza carica di affetto e conforto. Ha visitato infatti, uno ad uno, i degenti di tutti i reparti delle due strutture ospedaliere di Muraglia e del San Salvatore, ascoltandone le preoccupazioni e accompagnandoli con la preghiera. Si è inoltre intrattenuto con i medici e il personale sanitario, ai quali ha manifestato apprezzamento, oltre che riconoscenza, per il servizio svolto, scambiando con loro alcune parole sui complessi problemi dell’azienda ospedaliera. “Voglio ringraziare l’Arcivescovo – ha detto padre Aldo durante la celebrazione eucaristica svoltasi domenica 11 nella Chiesa del Sacro Cuore in Soria e trasmessa in diretta da Radio Incontro – per l’attenzione costante che mostra verso queste strutture e per la delicatezza con cui ha visitato i malati. Il suo gesto, con la fatica anche fisica che comporta, rende non formale la celebrazione di questa Giornata e porta la presenza reale di Cristo nei luoghi della sofferenza”.Padre Aldo ha anche ricordato che la pastorale della salute non è riservata ad alcuni specialisti o ad alcuni luoghi di cura, ma è un compito essenziale da vivere a partire

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dalle comunità parrocchiali. Non si può dimenticare infatti che tante famiglie seguono con grande tenerezza e spirito di sacrificio genitori e parenti anziani, malati cronici e figli gravemente disabili. Queste cure sono una testimonianza straordinaria di amore per la persona e di una responsabilità che arricchisce tutta la comunità religiosa e civile.

Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 19 febbraio 2018

INIZIO DELLA QUARESIMA

L’immagine dantesca di Lucifero imprigionato nel ghiaccio sul fondo dell’abisso infernale è la potente metafora con cui Papa Francesco, nel Messaggio da lui inviato in occasione della Quaresima, indica il “gelo dell’amore soffocato” che rischia costantemente di paralizzare il cuore degli uomini.È a questo Messaggio che si è riferito l’Arcivescovo Piero Coccia nella celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, che ha dato inizio, lo scorso 14 febbraio, al “cammino austero della Quaresima”. Quel gelo è provocato da “truffatori” che “approfittando delle emozioni umane, presentano il male come bene e il falso come vero” e lusingano soprattutto i giovani, sbandierando per felicità “il piacere di pochi istanti, le relazioni “usa e getta”, i guadagni facili, una vita completamente virtuale”. E in questo modo, tolgono agli uomini i beni più preziosi: la dignità, la libertà, la capacità di amare.Di questo “raffreddamento della carità” siamo testimoni tutti: non solo noi uomini, ma il creato stesso; non solo il mondo esterno, ma anche le nostre comunità.Non dobbiamo però meravigliarcene né intimorirci, rassicura il Pontefice. Da sempre esistono i “padri della menzogna” e se “a volte la carità sembra spenta in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci offre sempre nuove occasioni per ricominciare ad amare”.E un’occasione propizia è proprio il tempo di Quaresima, in cui la Chiesa ci propone “il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina, del digiuno”.Lo ha sottolineato anche l’Arcivescovo con il supporto delle letture del giorno, precisando che queste tre “medicine” ci aiutano a riscoprire la nostra identità, la solidarietà e l’essenzialità della vita.L’identità, perché con la preghiera si fa memoria della propria creaturalità e si disvela la menzogna dell’autosufficienza con cui tante volte inganniamo noi stessi.La solidarietà, perché l’elemosina aiuta a scoprire che ciò che abbiamo non appartiene solo a noi: anzi, è la nostra stessa persona che deve diventare “opera di bene”.L’essenzialità, perché il digiuno, oltre a renderci fisicamente più vicini a chi conosce ogni giorno i morsi della fame, esprime simbolicamente la condizione del nostro spirito, affamato non di cose superflue, ma di bontà e di verità.Queste tre dimensioni, frutto di un processo di purificazione, possono tradursi in una nuova cultura, in un modo nuovo di pensare e di agire.“Cari fratelli, ha augurato mons. Coccia, il cammino di Quaresima, che ci conduce alla Pasqua, lasci nel nostro cuore un’impronta buona e duratura e ci converta a Dio,

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a Colui che ci conosce nel profondo e vuole veramente il nostro bene”.L’Arcivescovo ha poi annunciato che proprio nel pieno del periodo quaresimale – il 9 e il 10 marzo – la nostra Arcidiocesi, rispondendo all’invito di Papa Francesco, vivrà l’esperienza delle “24 ore per il Signore”: alcune chiese rimarranno aperte per ventiquattro ore, offrendo a tutti la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.

Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 12 marzo 2018

24 ORE PER IL SIGNORE

“È da incrementare in tutte le Diocesi del mondo l’iniziativa ‘24 ore per il Signore’ da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV domenica di Quaresima. Mi auguro che le nostre chiese possano rimanere aperte 24 ore consecutive per accogliere quanti vorranno prepararsi alla Santa Pasqua celebrando il sacramento della Riconciliazione…Poniamo di nuovo al centro con convinzione questo sacramento, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore” (Misericordiae vultus, 17).Fedele alla sollecitazione di Papa Francesco, la nostra arcidiocesi ha vissuto – venerdì 9 marzo e sabato 10 – due intense giornate di preghiera e di silenzio, allo scopo di girare lo sguardo verso Gesù (cum-vertere) e di fissarlo sulla sua persona.Cuore dell’iniziativa è stata la chiesa di San Giacomo, dove si sono alternate adorazione eucaristica, liturgie penitenziali comunitarie, confessioni individuali, vespri solenni : esperienze culminate sabato mattina nella Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Piero Coccia, concelebrata da don Marcello Balducci e animata dalle sorelle della fraternità monastica alla cui cura la chiesa è affidata. Questo è un momento propizio – ha detto il nostro arcivescovo – per metterci di fronte al Signore e pregarlo per noi, per l’umanità in travaglio, per la Chiesa universale e per la nostra Chiesa locale, mettendo al primo posto le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa.Il Vangelo di Luca – ha proseguito – suggerisce anche di chiederci “come” preghiamo: se con l’ipocrisia e l’arroganza del fariseo, che, standosene baldanzosamente i piedi, sfoggia i propri meriti e disprezza i peccatori, allontanandosi di fatto dal cuore di Dio che non disprezza nessuno; oppure con l’umiltà del pubblicano, colmo di dolore perché consapevole della sua incoerenza e del suo bisogno di perdono, ma nello stesso tempo pieno di fiducia perché sa che attraverso la sua umanità piena di limiti si può manifestare la presenza del Signore. Questa alternativa radicale, per la quale passa la sottile lama della libertà, si pone ancora a noi oggi: o il moralismo arrogante di chi si considera onesto e si fida di se stesso oppure l’umile consapevolezza di doversi sempre rialzare dalle proprie cadute e di doversi affidare alla misura senza misura di Dio.

Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 12 marzo 2018

L’ARCIVESCOVO CON LA COMUNITÀ TERAPEUTICA “IL TINGOLO”

“Offrire a un nostro grande amico quello che di bello e di buono succede qui. Raccontargli perché il nostro cuore ricomincia a battere”. Per questo motivo Silvio Cattarina, martedì 6 marzo, ha invitato l’arcivescovo Piero Coccia, a cui è legato da un rapporto di stima e di amicizia reciproca, ad una cena-incontro con le venti ragazze attualmente ospitate nella Comunità terapeutica femminile “Il Tingolo” e con i loro operatori (Giancarlo, Grazia, Augusta, Beatrice, Paolo, Valeria). Presenti anche alcuni amici: don Giuseppe Gaudenzi, Marco Cangiotti, Manuela Scavolini, Alberto Marchetti.Durante l’ottima cena, preparata dalle ragazze stesse sotto la guida di uno chef, Ilaria, Eleonora, Martina, Sara, Elisabetta hanno raccontato la loro vita prima e dopo l’ingresso in comunità. Dal loro racconto sono emerse esperienze uniche e irripetibili, eppure tanto simili nella drammaticità di quel ritrovarsi in situazioni di schiavitù e di buio: istinti autodistruttivi, attacchi di panico, depressione, “male di vivere”. E simili anche nell’illusione: potersi liberare con la droga da quella incredibile sofferenza.Perché tutto questo accade? Una spiegazione sociologica risponde in parte: disagio familiare, violenze, padri pericolosi, amicizie sbagliate. Ma perché allora è accaduto anche a Ilaria, bella ragazza, brava a scuola, nella danza, nel rapporto con i genitori o a Eleonora, campionessa di pattinaggio?Evidentemente la ragione va cercata più al fondo, in quella misteriosa insoddisfazione del cuore umano che nei più si maschera dentro la normalità della vita, mentre nelle persone più sensibili esplode.Ma il fatto straordinario è che da questo buio si può rinascere e si può riprendere in mano la propria esistenza. Lo hanno testimoniato le ragazze stesse, pur senza nascondere la lotta che ciò comporta.Quali le condizioni di questa rinascita? Da un lato, regole molto severe: cosa che, ad esempio, Eleonora ha detto di non aver trovato in una precedente comunità del Trentino. Dall’altro, rapporti autentici con operatori abituati a riconoscere il male senza barare, ma anche capaci di scommettere sul bene e di dimostrarne l’esistenza. Dentro un rapporto vero, è stato detto, si recupera ogni errore, ogni sofferenza. L’importante è sapere “con chi” piangere, “per che cosa” veramente piangere, “a chi” offrire il proprio pianto.

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L’arcivescovo ha ascoltato attentamente e ringraziato le ragazze, rispondendo anche alle loro domande sulla sua vocazione sacerdotale. Poi, dopo aver consegnato il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù, ricordando che le parole dell’angelo a Maria “Non temere!” sono dirette a ognuno di noi, ha dato loro appuntamento per la “Lavanda dei piedi” del Giovedì Santo e ha promesso di organizzare per tutta la Comunità dell’Imprevisto un’udienza a Roma dal Papa.

Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 19 marzo 2018

INCONTRO ALLA RESIDENZA DI GALANTARA DELLA UNITÀ PASTORALE 4 / 3

Ogni terza domenica del mese i parrocchiani di San Michele Arcangelo in Novilara e di San Giuliano Martire in Trebbiantico, convocati dal loro parroco don Valan Raj, si riuniscono per celebrare l’eucarestia con i ragazzi che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e con i loro genitori.È un gesto di unità, che vuole avere una valenza educativa: orientare le due comunità, costituite in Unità Pastorale, a un vissuto di comunione fraterna che superi il ristretto ambito del proprio campanile ed abbia un respiro più ampio. Per il mese di marzo don Valan ha invitato l’Arcivescovo Piero Coccia a presiedere la celebrazione ed ha scelto, come luogo, la residenza sanitaria “Galantara”, in coincidenza con la conclusione dell’esperienza delle “24 ore per il Signore”, svoltasi per la Vicaria 4 proprio in quella struttura. Affollavano la sala adibita a cappella anche tanti degenti, con il personale sanitario e i volontari. Presente la direttrice Luciana Moscatelli.Dare appuntamento a bambini e ragazzi in un luogo dove si rendono evidenti le difficoltà e i limiti umani – ha detto l’Arcivescovo – è un bene, perché li aiuta ad introdursi anche negli aspetti più problematici della realtà. Contrariamente a una certa cultura del nostro tempo, che tende a preservare i più piccoli dalle esperienze dolorose, di cui opera una netta censura, la fede cristiana favorisce il loro aprirsi alla vita intera in modo semplice e realistico, offrendo una prospettiva buona e carica di speranza.Un segno di tale positività è anche quella dedizione, quello spirito di solidarietà, quell’ “alleanza” che si crea tra gli operatori, i volontari, la direzione della struttura “Galantara” nell’accompagnare e sostenere gli ospiti, bisognosi sia di riabilitazione fisica che di conforto spirituale. Di un’alleanza umana tutti sperimentiamo la necessità, anche nelle situazioni normali della vita. Essa è un riflesso, seppure opaco, di quell’alleanza profonda e tenace che Dio ha promesso, realizzandola con Gesù, non solo al popolo di Israele, ma a tutti gli uomini.Nel grido dunque di quei Greci di cui parlava il Vangelo di Giovanni nella liturgia del giorno – “Vogliamo vedere Gesù” – è espresso il desiderio di ogni uomo, di ogni tempo, nell’affanno di ogni esistenza. Desiderio non di garanzie o di certezze teoriche, ma di un incontro, di un volto. Di un’alleanza con Qualcuno che ci guardi, ci riconosca e ci indichi la via della felicità. Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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Pesaro, 19 marzo 2018

VISITA DELL’ARCIVESCOVO ALLA UNITÀ PASTORALE DEL CENTRO

“Sono quarantotto complessivamente i sacerdoti della nostra arcidiocesi. Il numero più basso delle Marche se rapportato al numero degli abitanti. Di loro, quindici sono impossibilitati a svolgere il ministero pastorale per motivi di età o di salute. Dei trentatré restanti, non pochi hanno superato la soglia dei settantacinque anni, pur impegnandosi ancora con generosità e sacrificio. Nessuna nuova ordinazione in prospettiva, poiché nessun giovane della nostra città o dei dintorni sta attualmente frequentando il seminario regionale di Ancona. Nonostante l’aiuto provvidenziale di alcuni religiosi e di nove sacerdoti stranieri, non si riescono a coprire tutte le necessità: a Villa Betti e a Montegaudio solo una volta al mese si celebra l’eucarestia, sostituita settimanalmente dalla liturgia della Parola guidata da un diacono. Siamo a un punto di svolta storico della Chiesa di Pesaro. Dobbiamo prenderne coscienza e domandarci che cosa il Signore stia chiedendo alla nostra comunità in una situazione così critica”.La preoccupazione dell’Arcivescovo Piero Coccia per il clero e la realtà diocesana si è percepita chiaramente nelle parole rivolte, domenica scorsa 18 marzo, ai fedeli dell’Unità Pastorale del Centro Storico, durante la Santa Messa celebrata nella chiesa di San Cassiano.“Quello che ci è chiesto – ha proseguito – non è soltanto una soluzione, pur necessaria, di tipo strutturale: costituire nuove Unità Pastorali rispetto alle quattordici tuttora esistenti. Ci è chiesto prima di tutto una conversione delle nostre persone e delle nostre comunità. Dobbiamo essere educati ad accettare i cambiamenti, a superare le chiusure individualistiche, a lavorare insieme, sacerdoti e laici, a facilitare l’inserimento nelle nostre parrocchie dei preti stranieri, i quali, provenendo da altre luoghi e tradizioni, fanno una certa fatica ad ambientarsi in un contesto completamente nuovo.È proprio, dunque, per aiutare le comunità parrocchiali a vivere questa difficile contingenza come occasione di conversione e di crescita che l’Arcivescovo sta visitando periodicamente le Unità Pastorali diocesane, sia celebrando in esse l’eucarestia sia incontrando gli operatori dei Consigli Pastorali e degli Affari Economici. Per ribadire che le Unità Pastorali non sono semplici espedienti organizzativi e magari turbativi della vita parrocchiale, ma sorprendenti opportunità per comprendere meglio che cosa implichi l’“essere chiesa”: comunione, corresponsabilità, missionarietà.

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Pesaro, 26 marzo 2018

FESTA DEL RINGRAZIAMENTO DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

“Due soprattutto sono le ragioni per cui questa sera rendere grazie al Signore” – ha detto Paolo Scavolini, responsabile del gruppo del Rinnovamento nello Spirito della nostra diocesi, in occasione dell’incontro con l’arcivescovo Piero Coccia svoltosi giovedì 22 marzo a Villa Borromeo: l’anniversario dell’approvazione definitiva dello Statuto da parte del Consiglio Permanente della C.E.I. (14 marzo 2002) e la Convocazione Nazionale del Movimento, che per la prima volta, dopo quarant’anni, si terrà a Pesaro all’Adriatic Arena dal 28 aprile al 1° maggio.Un evento, quest’ultimo, auspicato come “corrente di grazia” per tutta la comunità diocesana dall’Arcivescovo, il quale ha ricordato le parole rivolte dal Papa, lo scorso 3 giugno, ai membri del Rinnovamento: “È il momento di lasciarsi alle spalle la polvere del tempo, ringraziando per quello che abbiamo ricevuto e affrontando il nuovo con fiducia nell’azione dello Spirito”. Ridare fiducia, ha affermato mons. Coccia, è proprio il compito specifico dei cattolici nel contesto attuale. Lo stesso Consiglio permanente della CEI lo ha recentemente sottolineato: siamo chiamati a pacificare le relazioni, minacciate da un’aggressività sempre crescente e a ricostruire una speranza ragionevole in una società scoraggiata da tante paure (della disoccupazione, dell’impoverimento, dei migranti, della delinquenza).Tale compito va attuato ovunque, in particolare nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, nel mondo dei consacrati, nell’impegno politico: ambiti, a cui la nostra diocesi ha dedicato un’attenzione prioritaria in questo anno pastorale.È una missione per la quale i carismi suscitati dallo Spirito sono un dono, una ricchezza. Una conferma di ciò sarà certamente la Convocazione Nazionale del Rinnovamento, che, come scrive il Presidente Salvatore Martinez, avrà come filo conduttore la parabola del buon Samaritano: “Gesù, infatti, è Colui che ‘vede l’uomo’ in tutto il suo bisogno; ‘ha compassione’ e ‘si prende cura’ di lui; lo fa ospitare in una ‘locanda’”. La locanda è la Chiesa, “che tutti siamo chiamati a rendere luogo di aiuto, di fraternità, di liberazione”. “Ecco perché, conclude Martinez, la Convocazione Nazionale si offre a tutti, in special modo a quanti non hanno ancora incontrato Gesù come Signore e Salvatore. E tutti siamo invitati a partecipare”. Paola Campanini (da “Il Nuovo Amico”)

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UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA

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PRENDI E MANGIAAppuntamento mensile per “assaggiare” la parola di Dio

Ore 21,15

Giovedì 11 gennaio 2018 – Chiesa di San CassianoPopoli in cammino: Poesie, musiche, immagini dedicate ai migrantiCommento musicale: Enzo Vecchiarelli,chitarraVoce narrante: Lucia Ferrati Interviene: Luigi Panzieri

Sabato 17 febbraio 2018 – Chiesa di San GiuseppeIl cammino dell’Alleanza da Noè a PentecosteCommento musicale: Les Flutes JoyeusesVoce narrante: Lucia FerratiInterviene: fra’ Giancarlo Bruni, Rosanna Marchionni

Domenica 18 marzo 2018 – SinagogaHaggadah du Pasach: la Pasqua ebraicaCommento musicale: Cecilia Cartoceti, violinoVoce narrante: Lucia FerratiInterviene: Vittorio Robiati Bendaud, Margherita Palazzi

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Pesaro, 11 Gennaio 20183° incontro “Prendi e mangia”

POPOLI IN CAMMINOpoesie, musiche, immagini dedicate ai migranti

Evangelii gaudium, di Papa Francesco (209-210-211)

Capii nel buio, da Cesare Pavese, La luna e i falò, Einaudi, Torino, 1952

Amara terra mia, testo di Enrica Bonaccorti, Domenico Modugno e Giovanna Marini, 1973

Con gli occhi spenti, da Edmondo De Amicis, Gli emigranti in Poesie, Fratelli Treves, Milano, 1882

La luna rossa, Salvatore Quasimodo, Lamento per il Sud in La vita è un sogno, Mondadori, Milano, 1949

Ho perduto, da Rocco Scotellaro, Passaggio alla città in È fatto giorno. 1940-1953, Mondadori, Milano, 1954

Ciao amore ciao, di Luigi Tenco, 1967

Alì dagli occhi azzurri, da Pier Paolo Pasolini, Profezia in Poesia in forma do rosa, Garzanti, Milano, 1964

Mi dissero vai!, da Grazia Maria Pellecchia, Mi dissero vai! in Sotto il cielo di Lampedusa, Rayuela, Milano, 2014

Io sono il bambino, da Mario Meléndez, La nave dell’addio in Appunti per una leggenda, Edizioni de Il Convivio-Centro studi e Ricerche “Aleph” press, 2012

Da giorni prima, da Erri De Luca in Solo andata, Feltrinelli, Milano, 2014

Pane e coraggio, testo di Ivano Fossati, 2003

Ci sarà il sole, da Wole Soyinka, Migrante in Migrazioni. La notte dei poeti-afro italiana, 66th and 2nd, Roma, 2016

Si chiamava, da Giuseppe Ungaretti, In memoria in Allegria di naufragi, Vallecchi, Firenze, 1919

In sella ai nostri anni migliori, da Mohamed Malih, Profughi in Sotto il cielo di Lampedusa, Rayuela, Milano, 2014

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L’erranza è un principio, da un intervista de “Il Corriere della Sera” di Claudio Magris a Édouard Glissant scrittore discendente di schiavi, 1° ottobre 2009

Un ringraziamento, da Dino Buzzati, Gratitudine in In quel preciso momento, Neri Pozza, Vicenza, 1950

Ritals, di Gianmaria Testa, 2006

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Pesaro, 17 febbraio 20184° incontro “Prendi e mangia”

IL CAMMINO DELL’ALLEANZA DA NOÈ ALLA PENTECOSTE

L’alleanza cosmica attraverso Noè

L’alleanza attraverso Noè e la sua famiglia si colloca nell’epilogo della sezione del diluvio universale (Gn 6-9). A scatenare la catastrofe del diluvio è la violenza (hamas) prodotta dagli effetti del peccato originale (Gn 3), che ha corrotto i rapporti sociali tra gli uomini ed ha introdotto una crescita inarrestabile del male nel mondo (Gn 6,5-6). L’evento distruttivo del diluvio non è dunque una minaccia o una rovina che viene “dal di fuori” del mondo, bensì è frutto della mortale potenza negativa prodotta dalla violenza umana. Tuttavia la distruzione provocata dall’inondazione della terra non fa ritornare il mondo nel caos, così da rendere necessaria una seconda creazione, ma costituisce come un “nuovo inizio” mediante la benedizione di Dio (Gn 9,1) e la salvezza della famiglia di Noè, il “primo salvato dalle acque”.

Il racconto è ricco di molti simbolismi che si collegano al tema della creazione (l’acqua, l’arca con gli uomini e gli animali, l’arcobaleno) e che rivelano la volontà libera di Dio nell’annunciare l’alleanza (berît) con il mondo “ri-creato”.

Se osserviamo con attenzione il brano di Gn 9,1-17, vediamo che il soggetto dell’azione rimane Dio: egli solo parla e stabilisce l’alleanza (9,9.11.17), dona la berît, l’arcobaleno sulle nubi (v. 13a), ricorda la berît (v. 15), vede l’arcobaleno per ricordare l’alleanza (v. 16). Dio è il signore e l’amante della vita, l’alleato dell’uomo e del cosmo. La sua signoria è simboleggiata proprio dall’arcobaleno, che rappresenta la potente regalità sul mondo intero.

L’intento del narratore è quello di presentare, nel segno dell’arcobaleno, la garanzia della stabilità e della vita sul mondo che Dio stabilisce come un impegno-promessa nei riguardi della terra (v. 13) e di tutti gli uomini (vv. 15.16). Qui l’alleanza ha dunque il senso di una “promessa irrevocabile”, totalmente gratuita e misericordiosa, che il creatore estende all’intero cosmo. Si tratta di una formulazione importante per comprendere il rapporto tra Dio e il cosmo in termini di libertà e di amore per la vita. Così ogni volta che la violenza tende a riportare il mondo nel caos, Dio interviene con la sua promessa a garantire l’ordine cosmico, a salvare il mondo dalla distruzione. Questa “promessa” può essere considerata il “primo atto”, contestualizzato nei racconti delle origini (preistoria biblica), che introduce il lettore alla successiva “storia della salvezza”.

La Pentecoste

La Pentecoste affonda le sue radici in una festa ebraica, la Shavuot (Pentecoste o festa delle settimane). Dopo il faticoso lavoro della mietitura la Shavuot voleva essere una festa di ringraziamento e di gioia, per questo la si celebrava nel tempio con diversi sacrifici. In seguito venne collegata con il ricordo dell’Alleanza del Sinai e con la consegna, che ne era seguita, dei dieci comandamenti. Divenne così festa memoriale

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della storia della salvezza di Israele. Sul Monte Sinai Dio rivela se stesso a Mosè attraverso una teofania: Mosè vide un arbusto che bruciava e che non si consumava mai.

Per descrivere gli interventi di Dio nella storia, la Bibbia si ispira ad immagini del fuoco, del vento e di altri elementi naturali che esprimono la superiorità del mondo di Dio sulla fragilità del mondo dell’uomo. Inoltre, secondo un racconto del Midrash, la voce di Dio sul Monte Sinai si divise in settanta lingue affinché tutti i popoli avessero potuto udirla (gli antichi credevano che i popoli presenti sulla terra fossero 70).

La Pentecoste cristiana è l’ultima tappa della storia della salvezza che porta a compimento il grande progetto di Dio Padre sull’umanità attraverso il dono dello Spirito Santo. Anche in questo giorno avviene una teofania: un vento impetuoso si abbatte gagliardo nella stanza, le lingue di fuoco si posano sulle persone presenti, si sente il fragore di un tuono. Ricompare il dono delle lingue. Lo Spirito sceso sui presenti dà loro la capacità di riunire nell’unità di fede tutti i popoli presenti nel mondo. Le quindici nazionalità, elencate da est verso ovest, formavano per l’ebreo di allora un orizzonte completo di nazioni pertanto sono, per la mentalità orientale, tutto il mondo abitato, l’universalità.

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Pesaro, 18 MARZO 20185° incontro “Prendi e mangia”

HAGGADAH DI PESACH: LA PASQUA EBRAICA

Pèsach o Pesah, detta anche Pasqua ebraica, è una festività ebraica che dura otto giorni (sette nella sola Israele) e che ricorda la liberazione del popolo israelita dall’Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. La parola ebraica Pèsach è tradotta letteralmente in lingua italiana con “passaggio”; viene anche detta dal popolo ebraico “Zman Cherutenu”, cioè “tempo della nostra liberazione”. Nel Tanakh (acronimo con cui si designano i testi sacri dell’ebraismo, formato dalle prime lettere delle tre sezioni della Bibbia secondo la tradizionale divisione ebraica), il nome di Pèsach indica particolarmente la cena rituale celebrata nella notte fra il 14 e il 15 del mese di Nisan (il settimo mese del calendario ebraico secondo il computo ordinario. Corrispondeva a parte di marzo e di aprile. Ne 2:1; Est 3:7), in ricordo di quella che aveva preceduto la liberazione dalla schiavitù in Egitto. I successivi sette giorni vengono chiamati Festa dei Pani non lievitati (o Festa dei Pani Azzimi). Questa settimana trae origine da un’antica festa per il raccolto delle prime spighe d’orzo e il loro utilizzo per preparare focacce senza lasciare il tempo necessario per il formarsi di nuovo lievito e così ottenere la fermentazione della nuova farina. La Pèsach, quindi, segna il principio della primavera ed è anche chiamata “festa della primavera”. Il termine Pèsach trae origine da un episodio del Libro dell’Esodo: Dio annuncia al popolo di Israele, ridotto in schiavitù in Egitto, che Lui lo libererà e, dato il rifiuto degli egiziani, Dio annuncia la loro punizione: “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame.” Tramite Mosè, Dio ordina al popolo di Israele di marcare gli stipiti delle loro porte con del sangue di agnello cosicché: “Io vedrò il sangue e passerò oltre, colpirò invece con il mio castigo l’intero Egitto e a voi non succederà niente”. La frase “passerò oltre” viene resa in ebraico con la parola Pèsach. Il termine italiano “Pasqua” deriva da un’erronea trascrizione in greco (pascha), che per almeno due secoli venne spesso interpretata come un riferimento alla Passione di Gesù. In greco, infatti, “pascho” vuol dire “patire”. Il termine passò successivamente in latino. La prima notte in particolare è la più importante, soprattutto in Terra d’Israele. Durante le prime due sere si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l’appunto ordine, durante il quale si narra l’intera storia del conflitto con il faraone, delle 10 piaghe e della fuga finale seguendo l’Haggadah di Pèsach.La celebrazione è colma di gesti visibili ed elementi necessari soprattutto perché i bambini possano osservare ed apprendereLa lettura dell’Haggadah di Pesach inizia con un ricordo, un brano in lingua aramaica; poi i bambini chiedono agli adulti quale sia il significato di Pèsach. Gli si risponde e si narrano gli eventi relativi all’uscita dall’Egitto. Poco dopo vi è il ricordo delle dieci piaghe inflitte da Dio all’Egitto per indurre il

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Faraone a lasciare liberi gli Ebrei. Più avanti, si ripete la promessa eterna. Nel corso del Seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, secondo alcuni cinque.Terminato il pasto, successivo alla prima parte del Seder, si consumano i bicchieri di vino restanti con la recitazione della benedizione dopo il pasto, la Birkhat haMazon, e dell’Hallel dopo cui si permette di bere solo acqua e si proibisce di mangiare altro sino all’alba o dopo la recitazione di Shakhrit. Col Seder di Pèsach si presenta l’unica occasione in cui gli ebrei sono liberi di recitare l’Hallel di sera e/o notte poiché Pèsach rappresenta una giornata magnificente di libertà nel corso dell’anno ebraico. Ma dove e quando nasce Pèsach? La radice psch probabilmente esprime l’idea del saltellare del gregge che indica l’origine pastorizia della celebrazione. Forse all’inizio coincideva con un’antica festa di primavera, in cui i pastori esprimevano il loro ringraziamento per la nascita dei nuovi agnelli del gregge. Poi nella storicizzazione biblica il “passare oltre”, il “saltare” sono stati riferiti all’azione del Signore che risparmia le case degli ebrei mentre colpisce i primogeniti d’Egitto (Es 12,33). Ma c’è un altro rito agricolo che viene a coincidere con quello pastorizio: la festa del “pane non lievitato” (mazzot). Gli azzimi (assieme alle erbe amare) ricordavano a Israele sia il pane dell’oppressione mangiato per anni in Egitto, sia la liberazione tanto repentina da non consentire di far lievitare il pane.Nei secoli successivi la celebrazione della Pasqua si concentrò attorno alla narrazione, al sacrificio dell’agnello e alla consumazione dei pani azzimi e delle erbe amare almeno fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.). Questo evento segna uno spartiacque nelle vicende del popolo ebraico e anche il rito della Pasqua testimonia il cambiamento avvenuto. Non essendo più possibile salire a Gerusalemme per offrire sacrifici, la celebrazione si fonderà sulle benedizioni, sul racconto e sulla consumazione del seder (la cena pasquale).

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ARCIDIOCESI DI PESAROUfficio Pastorale Catechistica-Apostolato BiblicoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected]

Pesaro, 26 marzo 2018

Ai Presibiteri e Diaconialle Comunità Religiose maschili e femminili

alle Aggregazioni laicali

Carissimi,

come sapete, Papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa a scegliere una domenica, per farne la “Giornata della Parola di Dio”. Nella Lettera “Misericordia et Misera” a conclusione del Giubileo della Misericordia, così si esprime: “Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la cre-atività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola. Certamente, tra queste iniziative vi è la diffusione più ampia della lectio divina, affinché, attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita spirituale trovi sostegno e crescita. La lectio divina sui temi della mise-ricordia permetterà di toccare con mano quanta fecondità viene dal testo sacro, letto alla luce dell’intera tradizione spirituale della Chiesa, che sfocia necessariamente in gesti e opere concrete di carità” (n. 7).

Come forse sapete, la nostra Arcidiocesi ha scelto come data DOMENICA 15 APRI-LE. Tra le varie iniziative che si possono attuare, proponiamo a mo’ di esempio:

1. Animazione delle S. Messa Riti di introduzione

• Preparare una monizione introduttiva alla celebrazione sulla falsariga della seguente: “Oggi celebriamo la Domenica della Parola di Dio. Il senso di questa Giornata è indicato da Papa Francesco nella Lettera apostolica Misericordia et misera: “Si tratta di rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo”. Ringraziamo il Signore per il dono della sua Parola, luce ai nostri passi e apriamo il nostro cuore al suo ascolto obbediente.

• Scegliere un canto d’ingresso adatto.

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• Alla processione introitale, si può portare l’Evangeliario (in alternativa il Lezionario) e collocarlo sull’altare; verrà poi posto sull’ambone e incensato per la proclamazione del Vangelo. In processione possono partecipare i lettori, oltre che i Ministranti.

• L’atto penitenziale può essere così proposto: Fratelli e sorelle, Cristo è la Parola eterna, il Verbo che è venuto ad abitare in mezzo a noi. La Chiesa lo riconosce presente nelle sacre Scritture, che di lui parlano. Chiediamo perdono per tutte le volte che non abbiamo messo la Parola di Dio al centro della nostra vita e non l’abbiamo messa in pratica (breve silenzio)- Signore, con la tua Parola tu ci parli con amore e ci guidi alla salvezza.

Perdonaci se non abbiamo saputo ascoltarti: Signore pietà.- Cristo, l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Te. Perdona la nostra

superficialità e la presunzione di conoscerti: Cristo pietà.- Signore, nella tua bontà non ti stanchi di rivolgerci ogni giorno la tua

Parola. Perdona le nostre sordità e resistenze e donaci un cuore nuovo: Signore pietà.

Liturgia della Parola• Si può proporre come preparazione alla liturgia della Parola un canto

sull’ascolto della Parola (Es: Beati quelli che ascoltano…, Ogni tua Parola…).• La processione con l’Evangeliario (Lezionario), sia accompagnata dai ceri e

dall’incenso.• Intenzioni da aggiungere alla Preghiera dei fedeli:

- Per la Chiesa, perché i pastori e i fedeli si lascino trasformare dalla Parola che proclamano e diventino segno luminoso della misericordia di Dio che guarisce e perdona. Preghiamo.

- Per le famiglie, perché ogni giorno traggano forza e grazia della condivisione della Parola di Dio che è alimento del cammino di fede, fonte della speranza, sorgente di carità. Preghiamo.

- Per i giovani, perché nell’ascolto assiduo della Parola sappiano discernere la volontà di Dio sulla loro vita. Preghiamo.

Alla fine della celebrazione

• Invitare i presenti, se in Parrocchia ci sono, a partecipare a gruppi di Ascolto della Parola.

• Consegnare simbolicamente la Bibbia a un bambino, un giovane, una coppia, una religiosa, un anziano… accompagnando il gesto con queste o simili parole (al singolare o plurale, a seconda delle circostanze): “La Parola di Dio sia luce sul vostro cammino [oppure: Ricevete il libro delle Sacre Scritture]. Impegnatevi a conoscerla, meditarla e a viverla”. R. AMEN.

• Si può dare la benedizione con l’Evangeliario dopo la proclamazione e/o al termine della Messa invitare i fedeli a baciare il libro dei Vangeli.

• A ogni parrocchia verranno inviati 100 segnalibri, con l’invocazione allo Spirito prima di leggere la Parola di Dio. Se necessitano più copie potete richiederle direttamente a me.

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2. Iniziative varieSi possono valorizzare alcune iniziative tra quelle proposte per la Giornata, quali:

• Banchetto per la vendita di Bibbie e/o altro materiale di approfondimento biblico: è sempre possibile chiedere alla Buona Stampa o a Fontana di offrire dei libri in conto vendita per allestire un banchetto in fondo alla chiesa o sul sagrato (ad es., Bibbia nell’ultima traduzione CEI del 2008, ancora poco diffusa; testi per aiutare giovani/adulti ad accostare e comprendere la Sacra Scrittura e introdurli nella pratica della lectio; materiale illustrato per i bambini più piccoli…).

• Stand: si può allestire uno stand con materiale informativo riguardante la Bibbia, coinvolgendo anche adolescenti e giovani che potranno avvicinare le persone, consegnare del materiale o anche semplicemente una citazione biblica. Si possono affiggere cartelli con citazioni bibliche in alcuni punti del territorio o sulle porte delle case, coinvolgendo i ragazzi e le famiglie.

• Lettura comunitaria di un libro biblico: si può organizzare la lettura di un testo biblico in un contesto comunitario, anche pubblico (con le autorizzazioni del caso), con eventuale sfondo o intermezzi musicali e consegna di materiale e/o di un segno di benvenuto a coloro che partecipano o sostano ad ascoltare per qualche tempo.

• Animazione didattica e/o ricreativa per bambini e ragazzi: si possono organizzare attività e giochi che riguardano la conoscenza della Bibbia (ad es., un cruciverba gigante).

3. Iniziativa diocesana: la lettura integrale del Vangelo di MarcoCome iniziativa diocesana abbiamo pensato di proporre la lettura in Cattedrale di tutto il Vangelo di Marco che si svolgerà domenica 15 dalle ore 15.30 alle ore 18. La lettura sarà ascoltabile anche dall’esterno, da chi passerà in via Rossini e si alternerà con interventi musicali dal vivo. Per questo chiedo, se possibile, di indicarmi al più presto, qualche persona disponibile a leggere uno o due capitoli del Vangelo, previe alcune prove con Lucia Ferrati. Grazie a tutti per l’attenzione e buon lavoro nella Vigna del Signore.

Il direttore d. Marco Di Giorgio

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UFFICIO PASTORALE GIOVANILE E VOCAZIONALE

ARCIDIOCESI DI PESARO Ufficio Pastorale Giovanile e VocazionaleVia Rossini, 56 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected] [email protected]

Pesaro, 17 gennaio 2018

Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose, Catechisti, Responsabili di gruppi e Animatori,

Vi scriviamo per informarvi della proposta che la CEI e la Pastorale giovanile italiana hanno pensato per prepararci al prossimo Sinodo dei giovani di Ottobre 2018, e cioè il

PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI ITALIANIdal 5 al 12 agosto 2018

Sarà un’occasione d’incontro per i giovani delle diocesi di Pesaro, Urbino e Fano che cammineranno insieme (nel vero senso della parola!) attraverso i posti significativi per la fede del nostro territorio: dal Duomo di Urbino passando per il territorio di Fano, giungeremo al Duomo di Pesaro, dopodiché faremo tappa a Loreto per incontrare i pellegrini di tutta le Marche e poi giungere a Roma all’incontro con papa Francesco previsto per sabato 11 e domenica 12 agosto con i giovani di tutta Italia (ovviamente i tratti più lunghi saranno percorsi in autobus o treno!). Saranno comunque previste alcune “opzioni” per permettere la partecipazione di tutti.Nel numero de Il Nuovo Amico di domenica 21 gennaio troverete un articolo illustrativo dell’esperienza a cura di don Andreas Fassa (Urbino).Maggiori dettagli verranno forniti al più presto; intanto era nostra premura comunicarvi le date esatte (purtroppo ci sono stati dei cambiamenti rispetto a quanto detto qualche mese fa), in modo tale da tenere in considerazione nella vostra programmazione estiva questo importante evento.Siamo a disposizione per informazioni e chiarimenti.Un saluto e un ricordo reciproco nella preghiera, soprattutto per i nostri giovani e per le vocazioni!!!

L’Ufficio di Pastorale giovanile

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AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

GENNAIO 2018 Lunedì 1Capodanno • Alle ore 18.00 presiede in Cattedrale la solenne celebrazione

Eucaristica in occasione della 51ª Giornata Mondiale della Pace e consegna il Messaggio di Papa Francesco alle Autorità e ai responsabili della educazione e della formazione.

Martedì 2 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio è in visita ad alcune parrocchie.Mercoledì 3 • È fuori sede per motivi di Ufficio. Giovedì 4 • È fuori sede per motivi di Ufficio. Venerdì 5 • In mattinata presiede un incontro con i collaboratori della

Curia. Sabato 6 • Alle ore 11.30 in Cattedrale celebra la Messa Pontificale in

occasione dell’Epifania.Domenica 7 • Alle ore 10.00 celebra l’Eucaristia nella Casa di Riposo di

S. Colomba. • Alle ore 16.30 è in visita ad alcune parrocchie. Lunedì 8 • Alle ore 10.00 presiede il Consiglio per gli Affari economici

dell’Arcidiocesi. • Nel pomeriggio è ad Ancona per motivi di Ufficio. Martedì 9 • In mattinata riceve per udienze.Mercoledì 10 • In mattinata riceve per udienze.Giovedì 11 • In mattinata presiede un incontro con i collaboratori della

Curia.Venerdì 12 • In mattinata riceve per udienze.Sabato 13 • È fuori sede per motivi di Ministero.Domenica 14 • È fuori sede per motivi di Ministero.Lunedì 15 • In mattinata riceve per udienze.Martedì 16 • A Loreto partecipa all’incontro della CEM.Mercoledì 17 • In mattinata riceve per udienze. • Nel Pomeriggio visita alcune parrocchie. Giovedì 18 • Alle ore 9.30 a Fano partecipa all’incontro del clero della

Metropolìa.Venerdì 19 • In mattinata incontra alcuni collaboratori della Curia. • Alle ore 17.00 a Mombaroccio celebra l’Eucaristia per il Corpo

della Polizia Municipale di Pian del Bruscolo. • Alle ore 21.00 presiede in Cattedrale la Veglia di preghiera

Ecumenica.Sabato 20 • In mattinata riceve per udienze.Domenica 21 • Alle ore 11.00 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di

S. Lorenzo a Case Bruciate.

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Lunedì 22 • È a Roma per partecipare al Consiglio Episcopale Permanente della CEI.

Martedì 23 • È a Roma per partecipare al Consiglio Episcopale Permanente della CEI.

Mercoledì 24 • È a Roma per partecipare al Consiglio Episcopale Permanente della CEI.

Giovedì 25 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 21.00 nella Sala Pierangeli della Provincia presiede

l’incontro sulla 48a Settimana Sociale dei Cattolici svoltasi a Cagliari.

Venerdì 26 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio incontra alcuni parroci.Sabato 27 • In mattinata riceve per udienze.Domenica 28 • Alle 11.00 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Martino. • Alle ore 15.00 nella parrocchia di S. Pietro in Calibano

presiede il Convegno Diocesano dei Catechisti. Lunedì 29 • Alle ore 10.00 presiede il Consiglio Presbiterale Diocesano. • Alle ore 21.00 presiede il Consiglio Pastorale Diocesano. Martedì 30 • È fuori sede per motivi di Ufficio. Mercoledì 31 • Alle ore 10.00 presiede l’incontro con i Direttori degli Uffici di

Curia. • Alle ore 21.00 presiede l’incontro con la Consulta Diocesana

dei Laici.

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FEBBRAIO 2018

Giovedì 1 • Alle ore 10.00 presiede il Consiglio dei Direttori di CuriaVenerdì 2 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 18.30 presiede in Cattedrale la celebrazione

Eucaristica per la XXII Giornata Mondiale della Vita Consacrata.

Sabato 3 • È fuori sede per motivi di Ministero. Domenica 4 • È fuori sede per motivi di Ministero. Lunedì 5 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti.Martedì 6 • In mattinata incontra alcuni direttori di Uffici della Curia. • Nel pomeriggio a Loreto presiede l’incontro regionale con i

Direttori diocesani degli Uffici di Scuola.Mercoledì 7 • È fuori sede per motivi di Ministero. Giovedì 8 • È fuori sede per motivi di Ministero. Venerdì 9 • In mattinata incontra gli operatori sanitari dell’ospedale

San Salvatore e visita tutti i pazienti dei reparti dello stesso ospedale in occasione della Giornata Mondiale del Malato.

Sabato 10 • In mattinata incontra gli operatori sanitari dell’ospedale di Muraglia e visita tutti i pazienti dei reparti dello stesso ospedale in occasione della Giornata Mondiale del Malato.

• Alle ore 18.30 celebra l’Eucaristia nella chiesa di S. Giuseppe dell’Unità pastorale di Gradara.

Domenica 11 • Alle ore 16.00 assiste alla sfilata dei carri del Carnevale dei bambini.

• Alle ore 18.30 nella parrocchia di S. Cuore di Soria celebra l’Eucaristia in occasione della XXVIa Giornata Mondiale del Malato.

Lunedì 12 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio visita alcune parrocchie.Martedì 13 • In mattinata riceve per udienze.Mercoledì 14 • In mattinata incontra alcuni collaboratori della Curia. • Alle ore 18.30 in Cattedrale celebra la liturgia delle Ceneri.Giovedì 15 • A Loreto partecipa alla giornata di spiritualità del Clero

Marchigiano.Venerdì 16 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio ad Ancona incontra i responsabili dell’ISSR

Regionale “Redemptoris Mater”Sabato 17 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 18.30 celebra l’Eucaristia per gli aderenti all’AC

dell’Arcidiocesi.

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Domenica 18 • Alle ore 11.30 celebra l’Eucaristia nella parrocchia del S. Cuore di Soria.

• Alle ore 19.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia in occasione dell’anniversario della scomparsa di Mons. Luigi Giussani.

Lunedì 19 • In mattinata ad Ancona incontra la Commissione della CEM per ISSR.

Martedì 20 • È fuori sede per motivi di Ufficio.Mercoledì 21 • In mattinata riceve per udienze.Giovedì 22 • In mattinata presiede un incontro con alcuni collaboratori della

Curia. Venerdì 23 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 20.30 a Longiano celebra l’Eucaristia nel Santuario

del SS. Crocifisso per i Venerdì di Quaresima della diocesi di Cesena.

Sabato 24 • In mattinata riceve per udienze. • Ne pomeriggio visita alcune parrocchie della città. Domenica 25 • Alle ore 11.15 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di Cristo

Risorto. • Alle ore 15.30 incontra i catechisti a Villa Borromeo. Lunedì 26 • In mattinata riceve per udienze.Martedì 27 • In mattinata incontra alcuni collaboratori della Curia.Mercoledì 28 • È fuori sede per motivi di Ufficio.

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MARZO 2018

Giovedì 1 • È fuori sede per motivi di UfficioVenerdì 2 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti malati. Sabato 3 • È fuori sede per motivi di Ufficio.Domenica 4 • È fuori sede per motivi di Ministero. Lunedì 5 • In mattinata riceve per udienze. • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti malati.Martedì 6 • In mattinata presiede una riunione con alcuni tecnici

collaboratori della Curia. • In serata incontra le ragazze della struttura terapeutica del

“Tingolo”. Mercoledì 7 • È fuori sede per motivi di Ufficio.Giovedì 8 • In mattinata incontra alcuni sacerdoti.Venerdì 9 • In mattinata è fuori sede per motivi di Ufficio. • Nel pomeriggio visita alcuni cantieri dell’Arcidiocesi.Sabato 10 • Alle ore 8.30 celebra l’Eucaristia nella chiesa dell’Adorazione. • Alle ore 10.00 riceve per udienze. Domenica 11 • Ore 8.30 tiene il Ritiro mensile per le suore dell’Arcidiocesi. • È a Loreto Marche per presiedere il Ritiro annuale dei fidanzati

dell’Arcidiocesi. Lunedì 12 • In mattinata riceve per udienze.Martedì 13 • È fuori sede per motivi di Ufficio.Mercoledì 14 • È a Loreto per la riunione della CEM. Giovedì 15 • In mattinata presiede l’incontro diocesano del clero. • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti malati. Venerdì 16 • In mattinata incontra alcuni collaboratori della Curia. • Alle ore 12.00 incontra il personale dell’ASUR di via Motti. • Alle ore 18.30 a Villa Borromeo conclude l’annuale Corso per

gli operatori pastorali dell’Arcidiocesi. Sabato 17 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 16.00 celebra l’Eucaristia nella struttura di Galantara

per i bambini ed i genitori dell’Unità pastorale di S. Michele Arcangelo di Novilara e di San Giuliano in Trebbiantico.

• Alle ore 18.30 celebra l’Eucaristia in Cattedrale per il decimo anniversario della morte di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari.

Domenica 18 • Alle ore 10.30 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Cassiano ed Eracliano.

Lunedì 19 • È a Roma per partecipare al Consiglio Permanente della CEI.

Martedì 20 • È a Roma per partecipare al Consiglio Permanente della CEI.

Mercoledì 21 • È a Roma per partecipare al Consiglio Permanente della CEI.

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Giovedì 22 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 18.00 a Villa Borromeo incontra gli aderenti

al movimento del Rinnovamento nello Spirito dell’Arcidiocesi.

Venerdì 23 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 21.00 a Mombaroccio presiede la Via Crucis

diocesana che si conclude al Santuario del Beato Sante. Sabato 24 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 21.00 nella chiesa di S. Agostino partecipa al Concerto

dello “Stabat Mater” di Vivaldi in occasione del WORLD ORGAN DAYS.

Domenica 25 • Alle ore 11.15 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Vito e Giulitta a Montelabbate.

Lunedì 26 • Alle ore 10.00 in Cattedrale celebra l’Eucaristia per il Precetto pasquale dell’Interforze.

• Alle ore 18.00 a Villa Borromeo presiede l’incontro dei responsabili parrocchiali del Sovvenire.

Martedì 27 • In mattinata riceve per udienze. Mercoledì 28 • Alle ore 11.30 presiede la via Crucis organizzata dagli alunni,

dai loro genitori e dai docenti della Nuova Scuola. • Alle ore 18.00 in Cattedrale presiede la solenne celebrazione

eucaristica della Messa Crismale. • Alle ore 20.00 è a cena con tutti i sacerdoti e i religiosi

dell’Arcidiocesi a Villa Borromeo. Giovedì 29 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 12.30 è a pranzo con i sacerdoti nella Casa del Clero. • Alle ore 18.30 in Cattedrale presiede l’Eucaristia in “Coena

Domini”.Venerdì 30 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 14.30 nelle vie del Centro storico presiede la Via

Crucis • Alle ore 18.30 in Cattedrale presiede la celebrazione della

Passione del Signore. Sabato 31 • In mattinata riceve per udienze. • Alle ore 22.00 in Cattedrale celebra la solenne liturgia della

Veglia Pasquale e conferisce i sacramenti dell’Iniziazione cristiana agli adulti.

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NELLA CASA DEL PADRE

Pazzaglia P. Tarcisio – Comboniano

Nato a Serravalle di Carda, comune di Apecchio (PS) il 15.02.1934, dopo gli studi ginnasiali e liceali, ha frequentato il corso teologico nel Seminario Comboniano di Verona. Emise i voti temporanei l’1.11.1953 e i perpetui il 9.09.1959. Ordinato sacerdote il 2.04.1960, fu incardinato nella Diocesi di Pesaro, ma restò sempre a servizio della Comunità dei Missionari Comboniani, dai cui responsabili fu inviato in Uganda. Molte furono le sue opere e le sue testimonianze rilasciate in conferenze ogni volta che aveva la possibilità di tornare in Italia. Ad esempio molto riuscito fu l’incontro tenuto mercoledì 17 ottobre 2007 a Spoleto, presso la Sala della Giunta durante il quale diede una forte testimonianza della sua attività svolta in Africa, soffermandosi sul problema dei bambini soldati. La sua fu una vita di fede, preghiera, opere ed avventure, come quella raccontata dal suo grande amico P. Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione, quando nel 2002, entrambi prigionieri e destinati all’esecuzione, furono risparmiati dal semplice fatto che chi era incaricato di sparare ha riconosciuto in Giulio il sacerdote cui aveva da piccolo servito la S. Messa. Scampato il terrore, P. Tarcisio commentò, tra il serio e il faceto, “Non siamo stati riconosciuti degni del martirio”. Trascorse una vita tutta dedita ai poveri e indifesi dell’Uganda, 54 anni di lavoro apostolico come missionario comboniano, sacerdote assetato di Dio, chiamato a donare la vita a Lui e a testimoniare la fede in Africa, presso la numerosa tribù degli Acholi stanziata nell’Uganda settentrionale. Uomo di preghiera e dell’operare nel contesto ugandese, in mezzo a guerre e carestie, si è prodigato affinché ogni persona potesse avere il necessario per nutrirsi, curarsi, conoscere, istruirsi, con lo scopo di sentire Dio come Amore.Dopo una vita intensa per il regno di Dio, si è spento a Milano giovedì 18 gennaio 2018. Le esequie funebri furono effettuate nella Cattedrale di Pesaro, presiedute dal padre Comboniano Piergiorgio Rossi, responsabile dell’Ufficio Missionario e Migrantes della diocesi di Urbino, assistito da moltissimi Sacerdoti del clero religioso e diocesano di Pesaro, Fano e Urbino, oltre che da numerosi fedeli, tra cui il fratello Gino. Fu quindi tumulato nel cimitero familiare di Serravalle di Carda.

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Ottaviani P. Fabio, cappuccinoNato a Piobbico il 29 giugno 1938, nutrito dalla grande fede dei genitori, era entrato nella Comunità dei Cappuccini da cui ebbe una solida formazione spirituale e culturale. Fu ordinato sacerdote il 7.10.1962 nella Basilica di Loreto. Ha coltivato la musica in ambito liturgico, perfezionandosi al Conservatorio di Pesaro. Tra i suoi primi incarichi pastorali ebbe quello di vice parroco nella parrocchia dei Cappuccini di Pesaro dal 1970 al 1985, allorché con il suo confratello P. Valerio Grazioli, anch’egli vice parroco della stessa Parrocchia, diede vita alla famosa manifestazione del Grillo d’oro, concorso canoro per bambini di fama nazionale. P. Fabio con molta diligenza e competenza preparava al canto i piccoli cantori dai tre ai dieci anni. Dal 1971 la manifestazione annuale, arricchita della premiazione di maestri elementari distintisi per particolari benemerenze cui veniva consegnato un “Cuore d’oro”, fu denominata “Festa Nazionale del Maestro”. Trasferito da Pesaro a Loreto, troppo difficile fu per P. Fabio continuare a preparare i piccoli cantori e così nel 1987 anche la manifestazione canora finì. A Loreto (AN) egli fu Parroco della Parrocchia della Santa Casa per diciannove anni, finché nel 2004 venne richiamato a Pesaro come Parroco della Parrocchia di S. Francesco d’Assisi a sostituire P. Alberto D’Antonio. Qui restò fino al 2013, allorché fu assegnato alla S. Casa di Loreto come vicario della fraternità dei cappuccini e vice rettore del Santuario della Santa Casa, ricoprendo nel contempo l’ufficio di penitenziere e animatore musicale. Ultimamente, libero dalle mansioni parrocchiali, sempre animato da spirito pastorale, inviava ogni mattina le celebri “pillole quotidiane”, cioè le sue riflessioni sul vangelo tramite whatsapp, a migliaia di persone. Il Signore lo ha chiamato a sé mercoledì 24 gennaio 2018 all’età di 79 anni, mentre si trovava presso l’ospedale di Osimo per un problema respiratorio. Le esequie funebri, presiedute dal Padre Provinciale dei Frati Cappuccini, furono celebrate nella Basilica della Santa Casa con la partecipazione di moltissimi sacerdoti religiosi e diocesani e da moltissimi fedeli che hanno gremito la chiesa. La sua vita è costellata di bontà, umiltà e operosità, tra cui ricordiamo i pellegrinaggi alla Madonna di Lourdes e a S. Giovanni Rotondo, l’istituzione della fiaccolata dell’Assunta nella parrocchia dei Cappuccini di Pesaro. In lui si ammiravano sempre la fede genuina, la serenità interiore e tanta gioia che partecipava a tutti, unite alle numerose virtù francescane. La Comunità parrocchiale di S. Francesco di Pesaro, con la quale ha condiviso 24 anni di vita, lo compiange e prova per lui sentimenti di gratitudine.

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INDICE

Documenti Del Santo PaDre FranceSco• Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace ................................................... 3• Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del rifugiato ....................... 7• Discorso ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi del Perù ..................... 11• Messaggio pe la XXVI Giornata mondiale del Malato ....................................... 17• Messaggio per la Quaresima 2018 ...................................................................... 20• Incontro Pre-Sinodale con i giovani del Collegio “Maria Mater Ecclesia” ........ 23• Messaggio per la XXXIII Giornata mondiale della Gioventù ............................ 36

Documenti Della conFerenza ePiScoPale italiana• Comunicato finale del Consiglio Permanente del 24.01.2018 ............................ 41• Conclusioni del Consiglio Permanente del 21.03.2018 ...................................... 47

Documenti Della conFerenza ePiScoPale marchigiana• Verbale della riunione CEM del 16.01.2018 ....................................................... 49

atti Di S.e. monS. Piero coccia• Omelie

Omelia in occasione della giornata Mondiale della Pace .............................. 55 Omelia in occasione della Veglia di Preghiera Ecumenica ........................... 58 Omelia in occasione della Liturgia delle Ceneri............................................ 60 Omelia in occasione dell’anniversario della morte di Mons. Giussani ......... 62 Omelia in occasione della Messa Crismale ................................................... 65

• messaggi e lettere

Messaggio Pasquale alla Città e all’Arcidiocesi ............................................ 68 Lettera al Santo Padre Francesco ................................................................... 69

• Decreti e nOmine

Elenco ............................................................................................................ 70• sOmme raccOlte

Riepilogo offerte raccolte nelle giornate 2017 .............................................. 71

comunicazioni Del Vicario generale • Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Diaconi: incontri e comunicazioni ............. 73• Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Diaconi: incontri e comunicazioni ............. 76

attiVità Degli organiSmi DioceSani • cOnsigliO Presbiterale DiOcesanO

Consiglio Presbiterale Diocesano: Verbale del 29.01.2018 ........................... 81• cOnsigliO PastOrale DiOcesanO

Consiglio Pastorale Diocesano: Verbale del 29.01.2018 ............................... 84• cOnsigliO Vicari FOranei eD ePiscOPali

Consiglio dei Vicari: Verbale del 01.02.2018 ................................................ 91

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• cOnsulta aggregaziOni laicali

Consulta Aggregazioni Laicali: Verbale del 31.01.2018 ............................... 94• DirettOri uFFici Di curia

Direttori Uffici di Curia: Verbale del 31.01.2017 .......................................... 98• cOnsigliO DiOcesanO aFFari ecOnOmici

Consiglio Diocesano Affari economici: Verbale del 08.01.2018 ................ 104

attiVità Degli uFFici PaStorali • uFFiciO cOmunicaziOni sOciali, cultura e stamPa

Esequie di Padre Tarcisio Pazzaglia ............................................................ 108 XXVI Giornata Mondiale del Malato .......................................................... 110 Inizio della Quaresima ................................................................................. 112 24 Ore per il Signore ................................................................................... 114 L’Arcivescovo con la Comunità Terapeutica Il Tingolo .............................. 115 Incontro alla Residenza di Galantara della Unità Pastorale 4/3 .................. 117 Visita dell’Arcivescovo alla Unità Pastorale del Centro ............................. 118 Festa del ringraziamento del Rinnovamento nello Spirito .......................... 119

• uFFiciO PastOrale catechistica

“Prendi e mangia” - Programma .................................................................. 120 Popoli in cammino ....................................................................................... 121 Il cammino dell’Alleanza da Noè alla Pentecoste ....................................... 123 Haggadah di Pesach: la Pasqua ebraica ....................................................... 125 Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Diaconi e Aggregazioni laicali ............. 127

• uFFiciO PastOrale giOVanile e VOcaziOnale

Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Diaconi, Catechisti ............................... 130

agenDa Dell’arciVeScoVo• Gennaio 2018 .................................................................................................... 131• Febbraio 2018 .................................................................................................... 133• Marzo 2018 ....................................................................................................... 135

nella caSa del PaDre• Pazzaglia P. Tarcisio .......................................................................................... 137• Ottaviani P. Fabio .............................................................................................. 138

A cura degli Uffici Comunicazioni Sociali, Cultura e Stampa e Cancelleria Vescovile

Via Gioacchino Rossini, 6261121 Pesaro

Tel.: 0721.30043 – Fax 0721.32422

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