biosfera2702

16
Eolico, via col vento Il problema energetico in Italia viene af- frontato come se il nucleare fosse l’unica soluzione possibile ed efficace, anche per l’ambiente. Questo, almeno, ritengono al- cuni nostri politici nonostante le opinioni diverse di gran parte della comunità scien- tifica. Il nostro Paese è in realtà ricco di ben altre fonti di energia, sicuramente più pulite e meno rischiose, rinnovabili e real- mente inesauribili, il cui sfruttamento risul- terebbe meno costoso, a parità di produ- zione, rispetto alle risorse necessarie per la realizzazione di una centrale nucleare. Fra queste, l’energia eolica è certamente una delle più antiche (si pensi ai mulini a vento o alle navi a vela), ma anche fra le meno utilizzate in Italia. Puntare sull’energia ge- nerata dal vento, sviluppando la ricerca in questa direzione, potrebbe portare a risultati davvero sorprendenti se solo si ca- pisse che l’eolico è in grado di soddisfare una larga fetta del fabbisogno energetico della nazione. In Danimarca lo soddisfa per il 20%, in Germania per il 6% e in Spa- gna per il 5%. L’Italia, invece, sta a guar- dare e abbraccia una mentalità nucleare ormai indietro di 20 anni. Intanto altrove si progettano turbine eoliche rivoluziona- rie per uso domestico, come quella che ha permesso a Ben Storan – un laureato in disegno industriale al londinese Royal College of Art – di ottenere il primo pre- mio al prestigioso Bsi Sustainability Design Awards del 2007. Si tratta di turbine a rotazione verticale, la stessa soluzione in- novativa su cui si sta lavorando con il Kite Wind Generator (un brevetto italiano) per la realizzazione di centrali eoliche in grado di captare il vento d’alta quota, più costan- te e intenso. Non tutti però gradiscono la presenza di turbine eoliche nel paesaggio, ritenendole elementi deturpanti. Noi allo- ra, provocatoriamente, nella foto di coper- tina abbiamo voluto immaginare le turbine di Storan, dal design più elegante rispetto alle tradizionali pale eoliche, inserite in un contesto ambientale di pregio come quello del fiume Po. Perché a volte un’immagine vale più di mille parole al vento. La Redazione ORO NERO dalle fogne a pag. 3 CARTIERE con la proboscide a pag. 7 surgelate DAL MARE a pag. 5 la chiave PER DIFFERENZIARE a pag. 8 APPRODO nei PORTI VERDI a pag. 11 ballando con le ONDE a pag. 10 nucleare e reazioni... a catena a pag. 13 UN CALCIO all’inquinamento a pag. 15

Upload: edit-italia-srl

Post on 12-Mar-2016

215 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

Eolico, via col vento

TRANSCRIPT

Page 1: biosfera2702

Eolico, via col ventoIl problema energetico in Italia viene af-

frontato come se il nucleare fosse l’unica soluzione possibile ed efficace, anche per l’ambiente. Questo, almeno, ritengono al-cuni nostri politici nonostante le opinioni diverse di gran parte della comunità scien-tifica. Il nostro Paese è in realtà ricco di ben altre fonti di energia, sicuramente più pulite e meno rischiose, rinnovabili e real-mente inesauribili, il cui sfruttamento risul-terebbe meno costoso, a parità di produ-zione, rispetto alle risorse necessarie per la realizzazione di una centrale nucleare. Fra

queste, l’energia eolica è certamente una delle più antiche (si pensi ai mulini a vento o alle navi a vela), ma anche fra le meno utilizzate in Italia. Puntare sull’energia ge-nerata dal vento, sviluppando la ricerca in questa direzione, potrebbe portare a risultati davvero sorprendenti se solo si ca-pisse che l’eolico è in grado di soddisfare una larga fetta del fabbisogno energetico della nazione. In Danimarca lo soddisfa per il 20%, in Germania per il 6% e in Spa-gna per il 5%. L’Italia, invece, sta a guar-dare e abbraccia una mentalità nucleare

ormai indietro di 20 anni. Intanto altrove si progettano turbine eoliche rivoluziona-rie per uso domestico, come quella che ha permesso a Ben Storan – un laureato in disegno industriale al londinese Royal College of Art – di ottenere il primo pre-mio al prestigioso Bsi Sustainability Design Awards del 2007. Si tratta di turbine a rotazione verticale, la stessa soluzione in-novativa su cui si sta lavorando con il Kite Wind Generator (un brevetto italiano) per la realizzazione di centrali eoliche in grado di captare il vento d’alta quota, più costan-

te e intenso. Non tutti però gradiscono la presenza di turbine eoliche nel paesaggio, ritenendole elementi deturpanti. Noi allo-ra, provocatoriamente, nella foto di coper-tina abbiamo voluto immaginare le turbine di Storan, dal design più elegante rispetto alle tradizionali pale eoliche, inserite in un contesto ambientale di pregio come quello del fiume Po. Perché a volte un’immagine vale più di mille parole al vento.

La Redazione

ORO NERO dalle fogne a pag. 3

CARTIERE con la proboscide a pag. 7

surgelate DAL MARE a pag. 5

la chiave PER DIFFERENZIARE a pag. 8

APPRODO nei PORTI VERDI a pag. 11ballando con le ONDE a pag. 10

nucleare e reazioni... a catena a pag. 13

UN CALCIO all’inquinamento a pag. 15

Page 2: biosfera2702

muoversi

2.

Page 3: biosfera2702

muoversi

.3

I progetti innovativi per trasformare

le scorie umane in carburante ecologico

È stato scoperto un nuovo oro nero: non occorre cercarlo in luoghi esoti-ci, perché si trova a circa due metri dal livello stradale delle nostre città. I pozzi da cui sarà estratto saranno niente meno che... quelli neri: le fo-gne, appunto. Proprio così, quello che è ritenuto il rifiuto per antonomasia, gli escrementi, saranno riciclati. Non si tratta di andare a “produrre” nel proprio orto, il che risulterebbe per il senso comune del pudore indubbia-mente imbarazzante. Né di girare con strani apparecchi per le deiezioni.

Recentemente sono stati infatti mes-si a punto progetti innovativi da parte di varie aziende nel mondo. Per esem-pio, la Qteros, compagnia ame-ricana che sviluppa bio-carburanti, ha ideato un modo per estrarre etanolo cellulosico da un batterio, il Clostridium phyto-fermentans, detto anche “Microbo Q”. Tale microrga-nismo è dotato di potenti enzimi che trasformano le feci in biocarburante, attraver-so un rapido processo di fermentazione del-la cellulosa: da una tonnellata di scorie si potrebbero così ottenere 520 litri di biodiesel (men-

tre dalla stessa quantità di mais ne derivano solo 400 litri). Diversamente dal biodiesel prodotto dalla fermen-tazione di prodotti agricoli sottratti all’uso alimentare, come i cereali, il propellente che deriva dalla cellulo-sa conterrà una miscela di moleco-le più complesse dell’etanolo – gli acidi etil-esteri – che, come sostiene il ricercatore Eric Steen dell’Università di Berkeley, pro-ducono una quantità doppia di ener-gia rispetto al biodiesel tradizionale, e non ci sarebbe nemmeno bisogno di sostituire i sistemi di combustione, come richiede il bioetanolo. Se que-sto progetto riscuotesse il successo prospettato, sarebbero quindi risolte questioni sia etiche – non si sottrar-rebbe terreno alle coltivazioni di pro-dotti alimentari - sia economiche.

I vantaggi rappresentati da que-sto studio sono innumerevoli:

la materia prima è inesau-ribile e gratuita, e il pro-dotto sarà ecososteni-bile.

I rifiuti solidi verreb-bero separati dalla parte liquida attraver-so dei filtri e sarebbe-

ro pompati verso raffi-nerie ad hoc. Ma nulla

probabilmente verrebbe buttato. C’è infatti già sta-

to un brindisi molto speciale con l’urina riciclata: a maggio dell’anno scorso, tra gli astronauti della stazione spaziale in-ternazionale.

Lo smistamento solidi/liquidi è ef-fettuato da tempo nello stato india-no del Tamil Nadu. Due anni fa sono stati infatti installati 1.200 gabinetti separatori: con i rifiuti solidi si con-cimano gli orti. E andare alla toilette

pubblica non costa nulla, anzi, fa gua-dagnare cinque centesimi di rupia: da ogni “contribu-to” viene raccolta l’urea, usata nelle

risaie per aumentarne la produttività. Nella più vicina Norvegia, entro la

fine dell’anno, sarà realizzato un altro progetto nel settore bioenergetico: sorgeranno dei “biocentri”, ossia delle toilette tecnologiche, che smisteran-no i rifiuti solidi verso il depuratore di Bekkelaget, a Oslo. Attraverso il processo di scrubbing, necessario per ripulire il metano dalla CO2, sarà prodotto il carburante ecologico. Ole Jakob Johansen, il responsabile del progetto di ricerca, sostiene che con tale combustibile saranno riforniti “gli 80 autobus della capitale, che per-corrono circa 100mila km all’anno”. Johanson calcola che una persona potrà infatti produrre circa otto litri di diesel, e sottolinea come le spese di trasformazione della materia prima risulteranno tagliate del 30-40%.

Dalle scorie umane sarà dunque prodotta un’energia veramente puli-ta. Si prevede che genererà un crollo dell’85% delle emissioni di gas serra, rilasciando, rispetto al gasolio, il 78% in meno di nitrati. Le temute polveri sottili saranno invece quasi eliminate: si prevede un calo del 98%. L’ecosi-stema della terra potrà finalmente, forse presto, respirare.

La materia prima inesauribile si estrarrà dai pozzi neri

Il nuovo propellente ridurrebbe gas serra e polveri sottili

UN RISPARMIO ACQUA E SCIACQUONEL'acqua è limitata. Un consiglio antispreco: si calcola che quando tiriamo lo scarico del wc, consumiamo tra i 10 e i 15 litri per ciascuna volte andiamo in bagno, mentre ne basterebbero 6 o 7 litri al bisogno. In Italia, ogni cittadino produce in media circa 200 litri di scarichi al giorno: l'acqua che scorre dallo sciacquone del wc rappresenta intorno al 30% dell'acqua totale consumata nelle case. Ma c'è un modo che permette di non buttare circa un litro d'acqua ogni volta che tiriamo lo scarico del wc. Basta inserire una bottiglia piena nella cassetta dell'acqua: tale sistema inganna il wc, facendo risparmiare circa 5 litri al giorno. In questo modo, 18 mila metri cubi d'acqua, ovvero 18.250.000 litri, potrebbero essere risparmiati ogni anno in una cittadina di 10 mila abitanti.

Aria pulita dalle fogne

Page 4: biosfera2702

ambiente

4.

Page 5: biosfera2702

ambiente

.5

Le temperature polari hanno fatto strage

di aringhe“Straordinaria moria di pesci sul li-

torale adriatico”. La notizia è apparsa sui giornali il 26 gennaio scorso e ha subito riportato la memoria di molti indietro nel tempo, al 2002 (qual-che pescatore anziano ha citato ad-dirittura il 1929) quando le spiagge dell’Adriatico si sono riempite di pesci morti, in particolare aringhe.

Anche questa volta si è trattato della stessa specie: la “Sardinella Aurita”, meglio conosciuta come Alaccia o Aringa mediterranea. Un pesce più tipico del Sud Italia che, con il riscal-damento delle acque, nel tempo, è giunto anche nell’Alto Adriatico.

Centinaia di pesci morti, dunque, hanno ricoperto nei giorni scorsi le spiagge adriatiche del tratto emiliano-romagnolo e in particolar modo nel ravennate a Punta Marina, Marina di Ravenna e Pinarella di Cervia. Ma an-che a Cesenatico, Rimini e Riccione.

Il fenomeno della moria di pesce az-zurro, verificatosi a fine gennaio e di nuovo a febbraio, è stato monitorato dall’Arpa - con il battello oceanografi-co Daphne 2 – dalla Facoltà di Medi-cina Veterinaria di Cesenatico e dalla Capitaneria di Porto di Ravenna.

I risultati di tutte le analisi – condot-te da Arpa e Ausl - escludono la pre-senza di materiale inquinante, biotos-sine o idrocarburi, e attribuiscono la causa della moria solo alle bassissime temperature che si sono riscontrate, negli ultimi mesi, lungo le coste roma-gnole.

La “Sardinella Aurita” è morta per ipotermia non potendo soppor-tare temperature dell’acqua tra i cin-que e i sette gradi.

Del resto non stu-pisce la notizia di un mare particolar-mente freddo dal momento che l’in-verno di quest’anno, dal quale forse non siamo ancora fuori, è stato uno dei più freddi degli ultimi 60 anni.

La responsabilità di temperature così rigide sarebbe da imputare alla cosiddetta OA, ovvero l’“Oscillazione Artica”: l’indice climatico che, definito dalla diffe-renza di pressione tra l’aria alle medie latitudini e l’aria sull’Artico, influenza il meteo, d’inverno, dell’emisfero nord.

Quando la differenza di pressione diminuisce con-sente all’aria artica, molto fredda, di scivolare a sud, mentre l’aria calda sale a nord.

Nel 2009 le bas-se pressioni si sono piazzate in basso e

l’anticiclone ha bloccato il freddo al nord. In questo modo l’aria fredda

artica ha raffreddato la superficie terrestre alle medie latitudini e que-sto spiega, dunque, la persistenza di un clima rigido nel nostro emisfero che da dicembre ha persistito fino a febbraio.

Stando a quanto affermato dal sito “Climate Monitor”, nelle ulti-me settimane di gennaio l’indice di Oscillazione Artica è letteral-mente sprofondato e altre fonti, in particolare gli studi compiuti dal dipartimenti di Fisica della Terra dell’Università di Castilla-La Mancha, evidenziano il fatto che una situazione simile non si verificava dal 1950.

Pesci ‘rigidi’ dal freddo

Le analisi confermano: sono morte per assideramento

IL BRODO SALVA LE TARTARUGHE

Alzi la zampa la tartaruga che non rabbrividisce al suono della parola “brodo”. Eppure in Florida, precisamente sull’isola di Merritt,

è proprio con un bel brodo caldo e qualche coperta che lo scorso mese un gruppo di scienziati della Nasa ha salvato alcune tartarughe marine da morte certa. A causa di un’acqua troppo fredda, infatti – dovuta, anche negli Stati Uniti, ad un inverno caratterizzato da temperature notevolmente al di sotto della media stagionale – le tartarughe sono cadute in una sorta di torpore che le ha rese prive di funzioni vitali apparenti, impedendo loro di muoversi verso acque più calde. Le tartarughe, scampato il pericolo dello shock termico, sono poi state lasciate di nuovo libere nelle acque del parco nazionale dell’isola di Merritt solo quando la loro temperatura corporea è tornata ad essere abbastanza calda.

Page 6: biosfera2702

riciclo

6.

riciclo

6.

Page 7: biosfera2702

riciclo

.7

Dal letame nascono i... fogliIn Sri Lanka

lo sterco di elefante diventa carta pregiata“Dai diamanti non nasce niente, dal

letame nascono i fiori” cantava De Andrè sui versi di Jacopone da Todi. Senza andare a riesumare la poetica del cantautore genovese, a qualcuno, a migliaia di chilometri di distanza da noi, è venuto in mente che se non pro-prio fiori, dal letame possono nascere fogli. Fogli di carta.

Nello specifico quaderni, blocchetti, etichette per abiti, scatole, libri, agen-de. Ecco cosa può diventare lo sterco di elefante con tanto di logo e brevet-to: “Elephant Dung Paper”; carta di sterco di elefante appunto.

L’idea è di Thusitha Ranasinghe, at-tualmente amministratore delegato di Eco Maximus Pvt: una società nata nel 1997 con appena sette dipenden-ti – oggi trentacinque - e attiva nella produzione di carta riciclata.

La fabbrica nasce vicino a Kegalle, in Sri Lanka, nei pressi della ‘ ’Mil lennium E l e p h a n t Foundation’’, e prende il suo nome dal-la denomina-zione zoologica dell’elefante dello Sri Lanka – l’Elephus Maximus Maximus. Ed è proprio osservando i pachidermi del posto che Ranasinghe comincia a riflettere sulla possibilità che il loro sterco possa trasformarsi in un’otti-ma materia prima nella produzione di

carta e l’animale stesso diventare una risorsa economica e sostenibile. Altro che avorio…

Lavoro sporco? Niente affatto. È in-teressante sottolineare che il letame dell’elefante – che alla vista assomi-glia ad un impasto di foglie e rametti – non emana cattivo odore. Questo perché l’elefante mangia in continua-zione e ha una digestione velocissima, pertanto il cibo non ha il tempo di fermentare e, all’interno dell’apparato digerente, viene semplicemente sbri-ciolato.

Ma come si arriva al foglio di carta? E, soprattutto, è igienico? Il processo di lavorazione è semplice: si raccoglie dai campi la “materia prima” – ogni animale produce mediamente, al gior-no, dai 180 ai 200 chili di escrementi – e la si mette al sole ad essiccare. Successivamente la si fa bollire per un giorno intero per eliminare tutti i germi, processo che permetterà di ottenere un prodotto finito assoluta-

mente igienico, con tanto di certificazione dell’Istitu-to nazionale della Ricerca Scientifica di Ceylon.

La pasta ottenuta, poi, viene versata all’interno di uno stampo immerso in un tino d’acqua sen-za aggiungere nessun tipo di elemento chimico, come nelle grandi c a r t i e r e . Successi-

vamente i torchi eliminano l’acqua e trasformano lo sterco in sottili fogli che poi

vengono fatti passare tra due pesanti rulli che li stirano.

Per ogni dieci chili di escrementi è possibile ottenere, all’incirca, sette-cento fogli formato A4. Il prodotto è del tutto simile alla normale carta ri-ciclata. Stesso colore, stessa compat-tezza, stesso – non c’è da preoccupar-si… - odore. In più il valore aggiunto di un processo di lavorazione ecologico e sano.

E l’idea originale dell’imprenditore asiatico sta facen-do il giro del mon-do. La produzione di Eco Maximus è in continua cresci-ta e le esportazioni ben avviate. In Ita-lia esiste un unico distributore: la so-cietà Vagamondi. Una Cooperativa Onlus di Formigine, in pro-vincia di Modena, che, presente già nello Sri Lanca dal 2 0 0 3 c o n u n

progetto di sostegno, da quattro anni è in contatto con l’azienda di Thusitha Ranasinghe ed è importatrice ufficia-le di “Dung Paper” – carta e prodotti di cartoleria già lavorati – che distri-buisce nelle botteghe del commercio equo e solidale.

Rivalutare gli elefanti da un punto di vista economico assegnando loro un valore di risorsa sostenibile significa molto sia per la sopravvivenza de-

gli animali sia per l’economia dalla popolazione loca-le. Infatti la materia prima per produr-re “Dung Paper”, rinnovabile per ec-cellenza e fonte di reddito assicurato, non finirà fino a quando ci saranno pachidermi a spas-so per la giungla.

Nello specifico quaderni, blocchetti,

etichette per abiti, scatole, libri, agende.

Ecco cosa può diventare l’escremento

del mammifero con tanto di

logo e brevetto

DELICATO COME UN ... PACHIDERMA

Se l’Italia è il paese della pizza, la Thailandia, di certo, è la patria del massaggio:

antichi movimenti compiuti dalle abili mani di donne delicate e

sensuali che con la loro esperienza sanno rigenerare e rilassare. Ma

saremmo altrettanto rilassati se sulla nostra schiena incombesse, invece, la mole del più grosso

mammifero terrestre? Sembra proprio che questa sia la sfida di un turismo, oseremmo

dire, estremo: lasciarsi massaggiare da un elefante. È quello che succede a Chiang Mai, in Thailandia, nel Maesa

Elephant Camp, dove da qualche tempo l'antica arte del massaggio è affidata ai pachidermi. Come? È semplice: la

persona che intende essere massaggiata si distende, prona, a terra e l’elefante esercita la dovuta pressione sulla schiena con la

sua zampa, delicatamente. Gli animali - che si sono rivelati particolarmente bravi

nell’apprendere e nell’esercitare questo tipo di attività - durante il massaggio per precauzione sono sempre affiancati dal loro

istruttore. Tuttavia dal 2006 ad oggi non si è registrato nessun incidente. Mai più quindi insinuare che la delicatezza non possa

essere prerogativa anche di un elefante.

Page 8: biosfera2702

riciclo

8.

Poggio Renatico “oltranzista”

del porta a porta: sanzioni

a chi non lo praticaPorta a porta a tutti i costi. Ci sono

luoghi dove la raccolta differenziata diventa quasi una parola d’ordine e finisce per “differenziare” in senso ecologico il posto in cui si vive. Per chi abita in Emilia-Romagna non occorre andare troppo lontano.

Basta recarsi a Poggio Renatico, a 14 km da Ferrara, per toccare con mano un esempio virtuoso. Questo comune di circa diecimila abitanti ha scelto non solo di raggiungere, ma superare gli obiettivi di legge sulla ge-stione dei rifiuti.

E in questa corsa a chi rispetta di più l’ambiente Poggio sta facendo scuola. L’attuale sistema prevede in partico-lare la raccolta porta a porta di orga-nico, carta e cartone; ma anche il po-tenziamento dei cassonetti stradali e la riorganizzazione della stazione eco-logica attrezzata, in cui pesare i rifiuti

attraverso una tessera magnetica. “Il porta a porta – conferma l’assessore all’Ambiente Rita Pareschi - è la mo-dalità più efficace: in poco più di due anni la raccolta differenziata poggese è passata dal 27% al 50%”.

A gennaio 2010, la svolta “tecnolo-gica”: nella frazione di Gallo è stata introdotta una nuova metodologia di raccolta, integrativa all’attuale, che sarà estesa a tutto il territorio comu-nale. I rifiuti indifferenziati vengono “schedati” tramite una calotta - apri-bile attraverso una chiave elettronica assegnata a ciascun utente -, posizio-

nata su tutti i cassonetti: riconosce, guida e registra l’utente e il volume del rifiuto. Il chip memorizza i dati, che vengono poi scaricati dal perso-nale addetto. Il dispositivo, in acciaio inossidabile Aisi 316, è già stato col-laudato con successo in altre regioni, conseguendo incrementi intorno al 20-30%.

“Questo determinerà - secondo Pa-reschi - una più attenta selezione dei rifiuti, un aumento della differenziata e un minor ricorso all’incenerimento”. Sono abbattuti quindi i costi sostenuti dal Comune: “portare una tonnellata

Dire, fare, differenziare

Page 9: biosfera2702

riciclo

.9

di rifiuti all’inceneritore – evidenzia Pareschi – costa 100 euro. Una tariffa destinata ad aumentare, mentre que-sta nuova tecnologia costa 12 euro all’anno”.

L’ultima carta che il Comune gio-ca sul tavolo dell’ecosostenibilità è quella della “divisione” dei cittadini in “buoni” e “cattivi”. Quelli virtuosi (aziende comprese) hanno l’opportu-nità di una riduzione sino al 75% sulla parte variabile della tariffa di igiene ambientale, grazie all’ampia gamma di agevolazioni cumulabili: 35% di sconto in caso di compostaggio do-

mestico; fino al 30% in caso di conse-gna dei rifiuti alla stazione ecologica attrezzata; il 10%, in caso di adesione all’Albo dei Virtuosi.

Per quelli meno attenti all’ambiente, invece, arriva la mannaia: il consiglio comunale ha introdotto di recente la possibilità di sanzioni da 25 a 500 euro per l’abbandono dei rifiuti fuori dai cassonetti, per la scorretta diffe-renziazione, per il mancato rispetto di modi e tempi di consegna o in caso di mancato ritiro delle chiavi elettroma-gnetiche per l’apertura del cassonetto a calotta.

3 MARZO ore 21 Via Roma, 68 e 76 Reggio Emilia

GUIDA ALLE LEGGENDE SUL CLIMA CHE CAMBIA Presentazione del libro di Stefano Caserini

info: gabella.portalegiovani.eu

12 - 14 MARZO 2010Fieramilanocity – pad. 1 e 2 – Porta Scarampo, 14 Milano

FA LA COSA GIUSTA!Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.

info: www.falacosagiusta.org/milano

22 MARZO 2010Palazzina dell’Auditorio – Via della Lungara, 230 Roma

“FRANE E DISSESTO IDROGEOLOGICO”Accademia Nazionale dei Lincei

in occasione della Giornata dell’Acqua 2010info: http://www.lincei.it/files/convegni/X_giornata_acqua.pdf

23 MARZO 2010 ore 14.30Palazzo delle Stelline C.so Magenta, 61 Milano

VERDE E AMBIENTE: UN BINOMIO DI “AMPIO RESPIRO”

27 MARZO 2010 dalle ore 20.30 alle ore 21.30

ORA DELLA TERRAIn tutto il mondo grandi città con i loro monumenti, piccoli

comuni, aziende e singoli cittadini nelle loro case spengono le luci per chiedere ai grandi della Terra di agire contro i cambiamenti

climatici. Un gesto semplice, per accendere un messaggio che risuonerà in ogni angolo del Pianeta.

wwf.it/oradellaterra

appuntamenti

Page 10: biosfera2702

turismo etico e solidale

10.

turismo etico e solidale

10.

Padre e figlio hanno realizzato con le

proprie mani il sogno di girare il mondo in

catamarano“Questo è l’ombelico del mondo/

dove si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante/ pelle di ebano di un padre indigeno e occhi smeraldo come il diaman-te/ facce meticcie da razze nuove come il millennio che sta arrivan-do/ questo è l’ombelico del mondo e noi stiamo già ballando”. Chi non conosce il ritornello de L’Ombelico del mondo di Jovanotti? Un refrain che si adatta benissimo – basta sostituire il verbo ballando con navigando - a due ferraresi, padre e figlio: partendo da semplici assi di legno dal cortile del centro cit-tà hanno realizzato il sogno di gi-rare il mondo in catamarano. Che hanno battezzato “l’Ombelico del mondo”, appunto.Loro sono Gianni ed Euro Ca-

selli: il primo, 63 anni, ex dipen-dente comunale, il secondo, 36, piccolo imprenditore, accomunati dall’amore primordiale per l’ac-qua. Per sottolineare questa svi-scerata propensione, il padre ha voluto battezzare il figlio “Euro”, come il nome di un vento variabile che spira saltuariamente all’auro-ra dalle coste africane.E in attesa di accarezzare dal vivo

quel vento, la prima cosa da fare

era costruire delle ali. Quelle di un bellissimo catamarano. Sono stati necessari anni per la costruzione dell’imbarcazione di oltre 12 me-tri, emblema della libertà e delle energie pulite, essendo alimentato da pannelli solari ed eolici. I Caselli si sono messi a costruirlo assem-blando ogni pezzo nel cortile della loro casa in Borgo Leoni per ben cinque anni.

La storia – o, meglio, il sogno che si è realizzato –è iniziata dal Lido degli Estensi, dove è avvenu-to il varo il 3 settembre del 2006. L’ambizione è di quelle che tolgono il fiato. Dalle acque dell’Adriati-co passare come in un’odissea lo stretto di Gibilterra ed affrontare a viso aperto l’Oceano Atlantico per toccare in sequenza Isole Ca-narie, Capo Verde e Martinica. Meno di un anno per varcare lo stretto di Panama. Il ritorno sulle acque dell’Oceano Indiano, Stretto di Suez, Mediterraneo.

Ma le prime difficoltà arrivano già dopo poche settimane sul mar Tirreno, al largo delle coste di Ca-gliari: il mare raggiunge forza 9 e solamente l’intervento della Ca-pitaneria di Porto scongiurerà il peggio. Questo il racconto di quei momenti drammatici: “A volte la notte è rischiarata a giorno, siamo protagonisti e spettatori impotenti dello scatenarsi della forza della natura. Ormai non possiamo fare più niente è troppo pericoloso an-dare ad abbassare la randa. A un certo punto il vento ci “prende”, 10

tonnellate di barca partono in surf. Non sentiamo più gli alti e i bassi delle onde ci sembra di stare su un mare piatto, la barca corre molto velocemente alzando una striscia di schiuma. Non siamo più in gra-do di controllarla” (23 settembre 2009).

I lavori di manutenzione e mi-gliorie tecniche avvengono on the road, ma ciò non impedisce ai due ferraresi di iniziare nel gennaio 2007 la traversata dell’oceano At-lantico.

Ci sono anche i guai fisici che attendono gli audaci turisti e nel dicembre 2007 un problema al gi-nocchio costringe Euro ad un inter-vento chirurgico, mentre sono in Venezuela. L’avventura rivela anche gli aspetti più cru-di. Si sopravvive grazie alla clemenza della natura, si mangia quanto si pesca, spesso solamente con un po’ di limo-ne crudo sopra. Ma ci sono attimi che cancellano la durezza del cammi-no: “Il tempo non è bello, nuvoloni e vento giusto giusto contro, andia-mo a vela facendo dei bordi, poi ci rendiamo conto di non farcela, non troviamo neanche la corrente che ci aiuterebbe, decidiamo di anda-re a motore e di fermarci a Reggio Calabria. Arrivano un gruppetto di delfini a farci compagnia, si met-

tono a prua per farci strada, noi facciamo un tale casino di gioia per chiamarli che loro scappano subi-to” (18 settembre 2006, dal diario di bordo on line con cui i Caselli of-frivano real time il loro percorso).Arrivano poi le coste di Casa-

blanca, le Canarie, il Brasile, l’incontro con altri “viag-

giatori” oceanici, altre popolazioni, altre cul-

ture. Una sfida con se stessi. Il viaggio di Gianni ed Euro è stato tutto questo e tanto altro. Ma lo scafo de L’Om-belico del Mondo

è stato precursore, oltre che dei viaggi

“verdi”, anche del… marketing green, in svilup-

po esponenziale al giorno d’og-gi: il mogano sapientemente cura-to da padre e figlio è stato un for-midabile veicolo di pubblicità per la città di Ferrara, essendovi stato dipinto lo stemma del Comune.

Un’odissea del terzo millennio

Con oltre due anni di lavoro, nel "cantiere" impiantato nel

giardino di casa, i ferraresi Gianni ed Euro Caselli si sono costruiti una barca

transoceanica di 12,5 mt per realizzare un giro nei mari

del mondo in barca a vela. Il catamarano è stato realizzato

artigianalmente a Ferrara, pezzo per pezzo, partendo

dal disegno realizzato dal progettista inglese Richard

Wood. L’Ombelico del mondo è stato trasportato, a fine

estate 2003 nella Darsena di Ferrara per l'assemblaggio

finale, il montaggio degli impianti tecnici e le finiture.

Il varo definitivo del catamarano è stato il 13

maggio 2006, data dell'inizio di un viaggio per i mari del

mondo che durerà 3-5 anni.

Page 11: biosfera2702

turismo etico e solidale

.11

Porti verdi col vento in poppaEntro breve l’Italia

potrà disporre di tre grandi scali ecosostenibili

Green. In tutto il globo, salvo rare ec-cezioni, la strada tracciata dall’econo-mia all’architettura per finire al mar-keting, è verde. Per necessità o per tendenza, l’occhio all’ambiente sarà ri-chiesto tassativamente in ogni ambito. E se negli anni abbiamo ormai fatto l’abitudine allo sviluppo continuo di auto ibride, auto elettriche, prototipi di auto ad idrogeno, costruzioni eco-compatibili, case ad emissioni zero, il basso impatto ambientale verrà applicato anche ai porti marittimi. Il quotidiano, per chi non vive zone marittime o fluviali, difficilmente ci porta a pensare le banchine di porti e moli come sorgente di elevata con-taminazione ambientale, ma le strate-gie che stanno per essere applicate indicano negli attracchi una fonte di inquinamento. E non solo atmosfe-rico e acquatico, ma anche sonoro. Ma vediamo quali saranno le opere progettate che permetteranno di uni-re la tecnologia che avanza al rispet-to per l’ambiente: entro brevissimo in Italia diventeranno realtà i primi tre porti verdi. Il bouquet di inter-venti sarà imper-niato su molteplici aspetti, dall’elet-trificazione delle banchine per l’at-tracco di navi da crociera allo studio sulla mobilità elet-trica di passeggeri e merci nel porto,

alla realizzazione di impianti fotovol-taici, eolici, per finire al monitoraggio costante dei consumi del porto e il mi-glioramento dell’efficienza energetica. E, perché anche l’occhio vuole la sua parte, anche illuminazioni “artistiche”, sempre facenti parte del green style in quanto ad alta efficienza energetica con tecnologia a led.Prendiamo ad esempio l’elet-trificazione delle banchine: in Italia, Civitavecchia è il pri-mo scalo del Mediter-raneo a proporre questo innovativo meccanismo. E, quando si par-la di energia, nel nostro Paese non può non essere accostata Enel. È infatti grazie anche all’intervento del colosso che fornisce luce che le aree portua-li si ottimizzeranno e valorizzeran-no dal punto di vista ambientale. Il sistema che elettrificherà le ban-chine è denominato “cold ironing”. Come funzionerà? Quando la nave sarà attraccata, i motori che bruciano gasolio verranno spenti e l’energia ne-cessaria per far funzionare in maniera

ottimale i servizi di bordo verrà fornita dalla rete elettrica di terra – cui la nave verrà oppor-tunamente colle-gata - per erogare i servizi di bordo. Il meccanismo già per un profano fa trasparire un im-patto ambientale

pressoché nullo per quanto riguarda le emissioni di CO2. Ma “quanto” vie-ne risparmiato all’atmosfera? In virtù della maggiore efficienza e ai sistemi di abbattimento delle emissioni pre-senti nelle centrali elettriche, rispetto ai tradizionali generatori di bordo il “cold ironing” per- mette una ridu-z i o n e di oltre il 30%

delle emissioni di CO2, di più

del 95% per gli ossidi di azoto e il

particolato, mentre l’inquinamento acusti-

co viene azzerato. Gli esperti hanno già fornito numeri tangibili relativi a queste percentuali: una nave da cro-ciera che viene ali-mentata mediante il sistema di “cold

ironing” e non attraverso i sistemi tra-dizionali in dieci ore di attracco riduce le emissioni di anidride carbonica da 72,20 a 50,16 tonnellate. Ma non è solo la CO2 a scemare: l’ossido di azoto cala da 1,47 a 0,04 tonnella-te, e parallelamente l’ossido di zolfo passa da 1,23 a 0,04 tonnellate. Non solo la struttura portuale ed il “sistema porto” verranno adattati alle esigenze del futuro prossimo in tema di sostenibilità ambientale. Un’altra sfaccettatura del poliedrico progetto sarà imporre agli armatori l’utilizzo di combustibili con tenore di zolfo allo 0,1% durante la sosta in porto; nel caso non venisse soddisfatta questa imposizione, arriverà un incremento di costo per la maggiore onerosità del combustibile e per la necessità di pre-disporre una doppia cisterna.

Elettrificazione delle banchine, impianti fotovoltaici e illuminazioni a led

ECO APPRODI IN ITALIA E NEL MONDOCivitavecchia - che vanta la prima banchina elettrificata del Mediterraneo

La Spezia e Venezia saranno i primi tre Porti Verdi italiani. Oltre alle banchine spezzine, sempre in Liguria, a Vado Ligure (Sv),

è al vaglio la proposta del locale Pd per rendere la piattaforma Maersk funzionante ad impatto ambientale come fosse un Porto Verde a tutti gli effetti.

Nel resto del mondo però le banchine cuore del sistema cold ironing sono già funzionanti nell’America del Nord, esattamente a Los Angeles e Seattle (Usa), Vancouver (Canada) e Juneau (Alaska); in Europa

il meccanismo è già applicato nei porti di Goteborg (Svezia) e Lubecca (Germania), Oulu, Kemi e Kotka (Finlandia) e Zeebrugge (Belgio).

Agevolazioni per imbarcazioni con combustibile a basso tenore di zolfo

Manifesto del Terzo paesaggio

è il primo libro tradotto in italiano

di uno tra i più noti paesaggisti

europei. Con l’espressione “Terzo

paesaggio”, Gilles Clément indica

tutti i “luoghi abbandonati dall’uo-

mo”: i parchi e le riserve naturali,

le grandi aree disabitate del pia-

neta, ma anche spazi più piccoli e

diffusi, quasi invisibili: le aree indu-

striali dismesse dove crescono rovi

e sterpaglie; le erbacce al centro

di un’aiuola spartitraffico… Sono

spazi diversi per forma, dimen-

sione e statuto, accomunati solo

dall’assenza di ogni attività uma-

na, ma che presi nel loro insieme

sono fondamentali per la conser-

vazione della diversità biologica.

Questo piccolo libro ne mostra i

meccanismi evolutivi, le connes-

sioni reciproche, l’importanza per

il futuro del pianeta. È un’opera di

grande densità teorica, che apre

un campo di riflessione anche ad

implicazioni politiche. “Terzo pa-

esaggio” rinvia a “Terzo stato”, al

pamphlet di Seyès del: “Cos’è il

Terzo stato? – Tutto. Cosa ha fatto

finora? – Niente. Cosa aspira a di-

ventare? – Qualcosa”.

Gilles ClementManifesto del Terzo paesaggio

Ed. Quodlibet, 96 pagine

il libro

Page 12: biosfera2702

energia

12.

energia

12.

Page 13: biosfera2702

energia

.13

Pro e contro di un “ritorno” che solleva

ancora molti dubbi e reazioni

Nucleare. Alzi la mano chi, senten-do la parola, non viene percorso da un brivido sulla schiena. Perché non sono poi così lontane le immagini, anche se sfocate, della tragedia di Chernobyl, del deserto che si creò nella zona, dell’obbligo anche in Italia di lavare accuratamente frutta e ver-dura prima dell’utilizzo, delle immagi-ni a distanza di anni dell’azione della radioattività su bimbi e adulti esposti al micidiale mix di radiazioni. E tutto-ra esposti, visto che il tempo di de-cadimento – ovvero quanto impiega l’isotopo radioattivo impiegato nella reazione di base a trasformarsi in una forma stabile e non reattiva – è pra-ticamente infinito se paragonato alla lunghezza media della vita dell’uomo. Ma perché in Italia, ed in Emilia Roma-gna in particolare, negli ultimi mesi è tornato in auge un argomento che da sempre ha infer-vorato le piazze? Si sa che una delle strategie che acco-muna tutti i Paesi del globo è la pro-duzione di energia da fonti rinnovabi-li, non inquinanti, che portino ogni forza planetaria ad autoprodurre in maniera “pulita” l’energia di cui ne-cessita. O quanto-meno avvicinarvisi, staccandosi sem-pre più dalla dipendenza dal petrolio per questioni economiche e di salva-

guardia di clima, atmosfera e pianeta. L’attuale Governo ha pianificato il ri-torno alla produzione di energia attra-verso l’impianto di centrali nucleari: la scelta dovrebbe veder così autopro-dotto dall’incommensurabile energia contenuta nell’atomo – la particella alla base della vita – un quarto del fabbisogno energetico, rientrando così nei parametri imposti dall’Unione Europea denominati 20-20-20. Ovve-ro, entro il 2020 tutti i Paesi membri dovranno abbassare del 20% le emis-sioni di CO2 (parametro di confronto i dati del 1990), raggiungere il 20% del contributo dato dalle rinnovabili al fabbisogno energetico e abbas-sare del 20% i consumi energetici. Ecco uno dei motivi per virare ver-so la “nuova” era del nucleare, che in un sol colpo coprirebbe, se non tutti, la maggior parte di queste necessità per il futuro prossimo. Tutto semplice? Nucleare sicuro? Domanda da un milione di punti. Le potenzialità date dai reattori nuclea-ri in termini di energia prodotta non sono in discussione, ma dalla sicu-

rezza al teorico basso costo per la produzione, Le-gambiente & Co. stanno portano avanti senza so-sta la campagna “Per il clima con-tro il Nucleare”, che ha coinvolto anche i candidati alle prossime Ele-zioni Regionali, schieratisi in larga parte per il “no”. Sta di fatto che ad oggi risultano quin-

dici le Regioni che si sono opposte alla Legge Sviluppo che rilancia il nucleare in Italia. E undici di loro, tra cui l’Emi-

lia Romagna, hanno avanzato ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti della norma varata dal Governo che (caso unico nei Paesi occidentali) pre-vede la possibilità di avviare la costru-zione di una centrale nucleare o di un impianto di trattamento di scorie anche in presenza di un parere con-trario delle istitu-zioni locali e delle regioni interessa-te, militarizzando inoltre i siti scelti. In Emilia Romagna parrebbe che i ter-ritori individuati in un primo screening come possibili ospi-tanti nel nucleare sia-no Ravenna e ancor di più Caorso (Pc). Inutile sottolineare come a Ferrara – dove i consiglieri di mag-gioranza di Pd, Idv, Sinistra Aperta e Laici Rifor- mis t i hanno firmato un’interpellanza diretta al Ministro dello sviluppo economico, al presidente della Regione, ai par-lamentari ed ai consiglieri regionali ferraresi – ed in regione, attraverso il presidente regionale Legambien-te, Lorenzo Frattini, si indica per il futuro come unica strada percorri-bile lo studio di un reale e forte pia-no di risparmio energetico e la dif-fusione crescente delle rinnovabili. Ma vediamo i pro e i contro va-lutati in una scelta di produzio-ne di energia non-petrolio dipen-dente come quella del nucleare. I vantaggi. Assenza di emissioni di anidride carbonica, ossidi di azo-to e zolfo: annullando le principali cause di buco dell’ozono ed effet-to serra, l’impatto sui cambiamen-ti climatici sarebbe favorevole.

Indipendenza dal petrolio: questo aspetto incide favorevolmente sul-la stabilità economica di un Paese; sempre in conseguenza di questo fatto, si ridurrebbe l’instabilità poli-tica in Medio Oriente, dove la mag-gior parte dei conflitti sono nati per

la dipendenza da tali fonti del mon-do occidentale. Gli svantaggi. Sen-za conseguire una laurea in chimica, il tema sicurezza è quello che più ac-cende l’opinione comune. Verissimo

che da Chernobyl ad oggi il tema sicurezza è stato

implementato in ma-niera corposa, ma in caso di errore, tecni-co o umano che sia,

la radioattività non perdonerebbe per millenni.

Ed anche se le probabilità di in-cidenti nucleari è ridotta grazie allo sviluppo di reattori di ultima genera-zione, rimane il problema dello smal-timento delle scorie radioattive. Ad oggi, l’unica soluzione è rappresenta-ta dal loro stoccaggio per migliaia di anni in depositi creati ad hoc, che ri-chiedono una precisione di individua-zione ed allestimento non indifferente. Senza contare che un altro punto critico per chi sviluppa il tema sicu-rezza è il trasporto ottimale dalla centrale al sito di stoccaggio, che av-viene attraverso aree urbane abitate. Assodata la realizzazione di una cen-trale nucleare in un determinato terri-torio, poi, gli slittamenti fisiologici del termine dei lavori e le (finora) imman-cabili proteste per la scelta da parte dei cittadini portano inevitabilmente ad un aumento dei costi preventivati.

Nucleare al ‘nocciolo’ della questione

Vantaggi: assenza di emissioni.

Svantaggi: costi , sicurezza e

scorie

Quindici regioni si sono opposte e undici hanno

avanzato ricorso

CIFRE ATOMICHEREATTORI NUCLEARI NEL MONDO: 440 (104 USA, 59 FRANCIA, 53 GIAPPONE)

ENERGIA COMPLESSIVA PRODOTTA: 370 GIGAWATT, 16% DELLA PRODUZIONE MONDIALE

PAESI UE: L’ENERGIA NUCLEARE SODDISFA IL 35% DEL FABBISOGNO INTERNO

10 NUOVE CENTRALI NUCLEARI IN ITALIA (ipotesi non ufficiali): Monfalcone (Go) Scanzano Jonico (Mt) Palma (Ag) Oristano (Or) Chioggia (Ve)Caorso (Pc) Trino Vercellese (Vc) Montalto di Castro (Vt) Termini Imerese (Pa) Termoli (Cb)

Page 14: biosfera2702

bioarchitettura

14.

Page 15: biosfera2702

bioarchitettura

.15

ISSN 2037-4461

NO SPAM

Questo gio

rnale non riceve contributi per l'e

ditoria a

fondo

perduto

EDITORE: Edit Italia s.r.lDirezione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21 Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI

CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di:FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE,PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 RavennaTel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55

Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010Direttore responsabile: ROBERTO AMADORIArt Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop.

Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)

Il movimento “New Urbanism”

progetta campi sportivi

sostenibili nei centri cittadini

Addio lunghe code in autostrada, allo stadio si va a piedi o con i mezzi pubblici. Per vedere la partita, ma an-che per fare shopping, per mangiare con gli amici e magari per un “rest-yling” in un centro benessere. Il se-greto? È l’“integrazione”: questa è la parola d’ordine di quello che è stato definito il Rinascimento urbano. Ga-briele Tagliaventi, professore di Archi-tettura tecnica presso l’Università di Ferrara, è uno dei fondatori di questo movimento architettonico, che mira a rivoluzionare i canoni proposti dalle politiche urbane tradizionali. L’urbani-sta bolognese riassume il progetto di cui si fa portatore: “La demolizione delle aree subur-bane è una forma di civilizzazione. Una città efficien-te – l’architetto cita il presidente Barack Obama - è una città compat-ta”.

Il movimento, anche detto New Urbanism, si pone da antagonista alla suburbanizzazio-ne – quel processo contemporaneo di espansione geografica delle città - perché genera una minore densità abitativa: le persone vivono in un’area, in un’altra lavorano, in un’altra ancora

fanno acquisti, e per divertirsi si reca-no in una nuova zona. Per muoversi da un quartiere all’altro, l’auto risulta quindi indispensabile. “Le reti di tra-sporto pubblico – evidenzia l’urba-nista - non sono infatti sufficiente-mente sviluppate, e mancano spes-so infrastrutture come marciapiedi o piste ciclabili. Spostarsi in mac-china – continua Tagliaventi - con-tribuisce quindi a creare traffico, e il traffico significa inquinamento”. Inte-grare le aree funzionali di una città, sarebbe, quindi, “un modo - spiega il professore – per sviluppare una co-munità vivace: la gente potrebbe sce-gliere se prendere l’auto o lasciarla in garage, poiché i nuovi quartieri urbani sarebbero progettati tenendo conto

di tutte le esigen-ze dei loro abitan-ti. Ogni quartiere avrebbe negozi, appartamenti, uf-fici, centri sportivi, piazze e parchi”.

Rapida sarebbe, secondo Tagliaven-ti, la scomparsa dei parcheggi, come dimostrano vari progetti realizzati

in America e in Europa. Il professore porta a titolo di esempio lo stadio di Toronto: ospita 60 mila posti, pun-tualmente prenotati, e possiede ap-pena 400 parcheggi circa. Per vedere la partita, i tifosi vanno a piedi o in

metro: la stazione è all’interno dell’im-pianto sportivo. “Gli stadi dovrebbero divenire – sostiene l’architetto - veri e propri isolati urbani al centro della

città, intorno a cui costruire piazze, negozi, musei, pa-lestre: un proget-to di questo tipo, come è stato pro-vato in America e in varie città euro-pee, dà un ritrova-to senso di identità alla città”.

Circa 500 milioni di dollari, questo l’investimento per costruire la maggior parte degli stadi americani. Un nuovo tipo di impian-to sportivo che è stato definito non a caso “eco-stadio”, dato che porte-rebbe ad una drastica riduzione della congestione stradale e alla conserva-zione storica dei centri cittadini. Ma c’è un altro aspetto da non dimentica-re, come spiega uno dei collaboratori di Tagliaventi, l’ingegnere Alessandro Bucci: “Una rivoluzione urbanistica di questo tipo rappresenta anche un modello di gestione del territorio più efficiente, in quanto locale, e contri-buirebbe a creare una maggiore sicu-rezza, sia stradale che sociale, nei vari distretti urbani”.

Ricostruire un tessuto urbano sem-bra coincidere dunque con la creazio-ne di un nuovo tessuto sociale, e quin-di culturale: appare allora indubbio il miglioramento della qualità della vita degli abitanti delle città.

Calcio d’inizio per gli eco-stadi

Piazze, negozi e musei attorno ad arene calcistichepolifunzionali raggiungibili a piedi

L’architetto Tagliaventi: “Una città compatta èpiù efficiente e inquina meno”

BOLOGNA: IL “DALL’ARA”

CITTADELLA DELLO SPORTIl movimento del Nuovo

Urbanesimo potrebbe presto concretizzarsi in progetti urbani

anche in Italia, candidata ai Campionati europei del 2016.

Nel frattempo Tagliaventi ha presentato un piano di

ristrutturazione secondo i canoni Uefa dello stadio “Renato Dall'Ara”

di Bologna. “Può diventare – auspica l'architetto - il centro di

un nuovo distretto sportivo, che contribuirà alla riqualificazione

dell'intero quartiere. Su 15 ettari, oggi vuoti e di proprietà

comunale – spiega Tagliaventi - progettiamo ristoranti, caffé, un

hotel, appartamenti, uffici, un Wellness Center, palestre, il Museo

del Bologna F.C. 1909 e, anche, parcheggi”. “Un centro – conclude

il professore – che sarebbe finalmente accessibile alle

famiglie, che potranno trovarsi a varie ore del giorno durante

l'intera settimana, come avviene nei più importanti stadi europei e

americani”. Lo stadio non apparirà più dunque come un'astronave

atterrata nel mezzo della campagna, circondata da enormi parcheggi, ma un luogo urbano,

conviviale, alla scala della città. “Un luogo aperto – sottolinea

Tagliaventi - dove si possa fare la spesa, incontrare amici, praticare

sport e partecipare a eventi sportivi”.

Page 16: biosfera2702