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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 187 (48.511) Città del Vaticano mercoledì 19 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!:!#!;! la buona notizia Il Vangelo della XXI Domenica del Tempo ordinario (Matteo 16, 13-20) Le domande di Gesù Dopo un’ondata di scioperi, mentre l’Ue minaccia sanzioni Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni MINSK, 18. Spiragli di dialogo nella crisi in Bielorussia. Il presidente Ale- xander Lukashenko ha dichiarato, ieri, che si potranno tenere nuove elezioni, ma solo dopo l’approvazio- ne della nuova costituzione attraver- so un referendum. «Dobbiamo ap- provare la nuova costituzione» ha detto il presidente, al potere dal 1994, nel corso di un incontro con i lavoratori trasmesso dalle tv di Sta- to. «Bisogna approvarla con il refe- rendum e dopo, con la nuova costi- tuzione, tenere nuove elezioni parla- mentari e presidenziali». Immediata la replica dell’opp o- sizione, che ha definito le promes- se di Lukashenko «un trucco». «Negli ultimi 26 anni abbiamo sentito vari tipi di promesse da parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute. Per noi questa promessa, come per altri, è solo un trucco e un tentativo di ri- manere al potere ad ogni costo» ha detto a Interfax l’addetto stam- pa di Viktor Babariko, candidato alle presidenziali. L’opp osizione ha poi sostenuto che la Commis- sione elettorale centrale non si è offerta di riconteggiare i voti dopo le elezioni. «Sin dal primo giorno abbiamo cercato di stabilire alme- no un minimo di contatti e di dia- logo con le autorità; tuttavia, han- no rifiutato». L’apertura di Lukashenko è giun- ta al termine di una giornata di scio- peri: migliaia di lavoratori dei gran- di colossi industriali, in prevalenza statali (come Belaruskali, Naftan, Mzkt, Mtz e Bmz) hanno incrociato le braccia per protestare contro la re- pressione. I manifestanti chiedono il riconoscimento delle elezioni come illegittime e la nomina di nuovi can- didati, nonché il rilascio dei prigio- nieri politici. Diverse centinaia di persone si sono inoltre riunite nei pressi della Radiotelevisione bielo- russa (Belteleradio, Btrc) a Minsk. I manifestanti hanno chiesto di vedere l’amministratore delegato di Btrc Ivan Eismont. Va detto inoltre che un gran nu- mero di camion Ural e KamAZ (sen- za numeri di identificazione e identi- ci a quelli della Rosgvardia, corpo di vigilanza interno della Russia) sono stati avvistati il 16 agosto sulle auto- strade E95 e M1 mentre si dirigevano verso la Bielorussia. La notizia è sta- ta diffusa ieri dal Conflict Intelligen- ce Team, riprendendo segnalazioni emerse dei social. Il Team ha stima- to che potessero trasportare «almeno 600 uomini». Il distretto militare oc- cidentale russo ha smentito la pre- senza di militari russi nell’area. Non ci sono riscontri ulteriori. Sul piano politico, aumenta il pressing dell’Ue per far ripartire il dialogo a Minsk. «Quello a cui stia- mo assistendo in Bielorussia non è accettabile» ha scritto ieri il presi- dente del Consiglio europeo Charles Michel nella lettera di invito ai lea- der Ue per il vertice straordinario di mercoledì in videoconferenza. «Le elezioni del 9 agosto — ha sottoli- neato — non sono state né libere né corrette, la violenza successiva con- tro i manifestanti pacifici è stata sconvolgente e deve essere condan- nata. Sulla stessa linea, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «Il popolo bielorus- so deve sapere che l’Ue è fermamen- te al suo fianco e che i responsabili delle violazioni dei diritti umani e delle violenze saranno sanzionati» ha scritto in un tweet. Sulla questione è intervenuto oggi anche il presidente russo, Vladimir Putin. In un colloquio con il cancel- liere tedesco, Angela Merkel, Putin ha detto che ogni tentativo di inter- ferire nella situazione interna della Bielorussia è «inaccettabile». Putin ha inoltre auspicato che «la situazio- ne si normalizzi il prima possibile». Merkel, dal canto suo, ha detto che «che il governo bielorusso deve im- pegnarsi ad evitare la violenza con- tro i manifestanti pacifici e rilasciare i prigionieri politici». Ventilatori ed ecografi saranno distribuiti agli ospedali Il Papa dona al Brasile apparecchiature mediche per la lotta al virus Diciotto ventilatori Draeger per la terapia intensiva e 6 ecografi porta- tili Fuji stanno per essere spediti in Brasile: sarà la nunziatura apostoli- ca a farli arrivare direttamente agli ospedali che ne hanno particolare necessità nell’impegno per contra- stare il coronavirus. Lo ha reso no- to il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, facendo presente che, fin dall’inizio dell’emergenza sani- taria, «Papa Francesco incessante- mente rivolge il suo accorato ap- pello alla generosità e alla solida- rietà verso quelle popolazioni e quei Paesi che maggiormente sof- frono». L’invio di ventilatori ed ecografi per il Brasile, spiega il cardinale, è possibile «grazie al generoso impe- gno dell’associazione Hope onlus, che, altamente specializzata in pro- getti umanitari sulla salute e sull’educazione, si è adoperata a re- perire le apparecchiature medicali salvavita di alta tecnologia attraver- so diversi donatori», provvedendo «alla procedura di trasporto e all’installazione nei singoli ospeda- li». E con l’impegno diretto della nunziatura apostolica in Brasile «questo gesto di solidarietà e carità cristiana può aiutare davvero le persone più povere e bisognose». Il cardinale ha anche ricordato che «l’Elemosineria apostolica, per rendere concreti la vicinanza e l’af- fetto del Santo Padre in questo momento di dura prova e difficol- tà, si è mobilitata in diversi modi e su più fronti a cercare materiale sa- nitario e apparecchiature elettrome- dicali da donare a molte strutture sanitarie che si trovano in situazio- ni di emergenza e di povertà», aiu- tandole così «a reperire i mezzi ne- cessari per salvare e curare molte vite umane». Per tirare la volata a Biden alla Casa Bianca I dem schierano Sanders e Michelle Obama WASHINGTON, 18. Con alcuni vi- deo, tra cui l’inno cantato da ra- gazzi dei vari Stati americani, è co- minciata ieri sera ufficialmente la convention dei democratici di Mil- waukee, la prima virtuale nella sto- ria degli Stati Uniti a causa della pandemia di covid-19. Convention che giovedì incoronerà il tandem Biden-Harris per la Casa Bianca. Tra gli oratori, la senatrice ed ex candidata presidenziale, Amy Klobuchar, il governatore di New York, Andrew Cuomo, la sua colle- ga del Michigan, Gretchen Whit- mer, e, alla fine, i due protagonisti principali della serata, intitolata «We People»: il senatore Bernie Sanders e l’ex first lady, Michelle Obama. Come primo tema è stato affron- tato quello delle ingiustizie razziali, esploso recentemente dopo l’ucci- sione a Minneapolis dell’afroameri- cano George Floyd. Ne ha parlato il fratello dello stesso Floyd — che ha ricordato tutte le persone morte per mano della polizia —, il sinda- co di Washington, Muriel Bowser, il deputato Jim Clyburn e Joe Biden in un video preregistrato con alcuni persone, tra cui la madre di Eric Garner, anche lui ucciso dall’uso eccessivo della forza da parte della polizia. «Ecco la promessa che vi faccio: se sarò eletto presidente, sceglierò sempre di unire piuttosto che di di- videre. Mi assumerò le responsabi- lità, anzichè incolpare gli altri. Non dimenticherò mai che l’incari- co non riguarda me, ma voi», ha scritto in un tweet Biden in apertu- ra della convention dem. «La lea- dership conta e noi abbiamo biso- gno di un buon leader come sono buoni gli americani. E quel leader è Joe Biden: può risanare l’anima dell’America», ha dichiarato dal canto suo Cuomo. Sanders ha lanciato un appello all’unità del Paese, poiché ha precisato nel suo intervento — il presidente Donald Trump «è una minaccia alla democrazia e sta spingendo gli Stati Uniti verso l’autoritarismo». «Lavorerò con i progressisti, con i moderati e anche con i conservatori per salvare il Paese dalla minaccia di Trump», ha precisato. «Il nostro movimento — ha aggiunto — continua e diven- ta sempre più forte, ma se Trump verrà rieletto tutti i progressi fatti finora saranno in pericolo». «Que- sta è l’elezione più importante del- la nostra storia moderna perché siamo alle prese con una crisi sani- taria e un collasso economico senza precedenti dalla grande depressio- ne», ha concluso il senatore. Molto duro anche l’intervento di Michelle Obama. «Trump — ha di- chiarato l’ex first lady — è il presi- dente sbagliato per il nostro Paese, che si trova chiaramente in una si- tuazione più grande di lui», ag- giungendo che l’economia statuni- tense «è allo sbando, a causa del virus che questo presidente ha mi- nimizzato troppo a lungo». «Conosco invece Joe Biden, è un uomo profondamente perbene, che sa ascoltare, che dirà la verita e che crede nella scienza», ha prose- guito. «Joe è stato un magnifico vicepresidente» e come presidente «farà piani intelligenti, gestirà buo- ni team e governerà come qualcu- no che ha vissuto una vita che tutti noi possiamo riconoscere», ha ag- giunto Michelle Obama. Secondo le ultime rilevazioni del quotidiano «The Wall Street Jour- nal» e dell’emittente Nbc, Joe Biden ha il 50 per cento dei con- sensi a livello nazionale contro il 41 per cento di Donald Trump. Il contributo femminile nelle più importanti istituzioni religiose saudite Incarichi di rilievo per dieci donne alla Mecca e a Medina U n nuovo passo in avanti per le donne saudite sul percorso della loro integrazione ad ogni livello è stato compiuto con la recente nomina di dieci di esse a in- carichi di rilievo nei due luoghi santi più importanti dell’islam, le moschee della Mecca e di Medina. La presen- za femminile ai vertici delle istituzio- ni religiose è rara nel regno, che le ha per lungo tempo tenute fuori dal- la popolazione attiva. Secondo la presidenza generale per gli affari delle due sacre moschee, «potenziare l’accesso delle donne a posizioni di leadership è qualcosa di molto rile- vante che avrà conseguenze sullo sviluppo e sull’economia» del paese del Golfo. Le nuove assunzioni, vie- ne spiegato, mirano a «sostenere il processo di creatività e il raggiungi- mento dei massimi standard di qua- lità e di eccellenza», come auspicato dai responsabili locali; riguardano «tutte le specializzazioni e tutti i ser- vizi forniti nei luoghi santi: direzio- ne, ingegneria, amministrazione, su- pervisione o accompagnamento», precisa Kamelia Al-Daadi, della pre- sidenza generale, intervistata dal quotidiano anglofono «Arab News». Secondo i responsabili dei luoghi santi, quasi la metà dei pellegrini che si recano alla Mecca sono don- ne. Le nomine puntano anche a re- sponsabilizzare i giovani, di entram- bi i sessi, e a investire energie e ca- pacità al servizio dei pellegrini. Le recenti nomine sono parte inte- grante del piano Vision 2030 avviato quattro anni fa dal principe eredita- rio Mohammed bin Salman, che tende a diversificare l’economia dell’Arabia Saudita e a porre fine al- la sua dipendenza eccessiva dal pe- trolio. Oggi le donne sono alla gui- da di istituti bancari, imprenditori, guardie di frontiera, agenti di poli- zia, cameriere. Nel terzo trimestre del 2019 era occupato oltre un milio- ne di esse, rappresentando un totale del 35 per cento della forza lavoro del paese. Sono anche la maggioran- za (84 per cento) delle persone in cerca di un mestiere in uno Stato dall’alto tasso di disoccupazione. Le progressive conquiste delle donne saudite non riguardano sol- tanto il mondo del lavoro. Un anno fa il governo di Riyadh, attraverso una legge voluta dal principe eredi- tario, ha stabilito che le donne sopra i 21 anni di età potevano fare richie- sta del passaporto senza l’obbligo di avere un’autorizzazione da parte di un tutore di sesso maschile, sia esso il padre, il fratello o il marito. Fino- ra da tale regola erano esentate solo quelle che avevano più di 45 anni. Tale possibilità di viaggiare libera- mente all’estero ha costituito un tra- guardo considerevole per le donne saudite che, in altre circostanze, de- vono comunque ancora essere “auto- rizzate” da un loro familiare di sesso maschile. (charles de pechpeyrou) La riflessione di Hanna Arendt alla luce del recente lockdown I tre volti della solitudine LUCIO CO CO A PAGINA 4 Le Banche dei cereali in Ciad Chi salva dalla fame lo manda Dio ENRICO CASALE A PAGINA 6 ALLINTERNO Emergenza educativa in Africa GIULIO ALBANESE A PAGINA 2 Manifestazione di protesta a Minsk (Epa) L’unità di cura intensiva in un ospedale da campo allestito a Rio de Janeiro (Reuters) di GIOVANNI CESARE PAGAZZI D avanti al mistero di Cristo è perfino banale dire che, essen- do la verità, è la risposta alle nostre domande. Egli infatti non si limita a rispondere, ma domanda. Non alla maniera del professore antipatico, smanioso d’interrogare gli studenti, ma come chi apre il cuore, rivelando quanto vi freme, come un’esposi- zione del Santissimo. A differenza dei problemi che, prima o poi, trovano sempre una soluzione, le domande esigono di dissolversi in esse, poiché non lasciano più come prima. Sono pericolosissime: chi le pone passa alle dipendenze di chi risponderà e chi le ascolta ne rimane disturbato. Nel Vangelo odierno, il Signore pone una delle più rischiose domande: «Chi sono per voi?», «Chi sono per te?». Probabilmente avremmo molta paura ad esprimerci così, per- fino con la persona più amata. Non sappiamo come risponderà. Gesù afferma di essere «la via, la verità e la vita» e al contempo chiede: «Chi sono per te?», «Forse volete andarvene anche voi?», «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», «Pietro, mi ami tu?», «Mi vuoi bene?». Cancellare dalla verità che è Gesù le sue domande, quelle che legano il Figlio di Dio ad ogni nato da don- na, significa trasformarlo in un ricettario di puntigliose risposte a questioni che magari più nessuno pone. Avessimo il coraggio di ri- volgere le medesime domande di Cristo, di sentirne il peso, l’in- quietudine, il rischio, il dolore! Ci sentiremmo fratelli e sorelle di tutti; non ci vergogneremmo di nessuno, come lui non si vergogna di noi. La nostra anima è uno scaffale di risposte, o trema ancora alla voce di qualche domanda? Quale? Un metodo efficace per ammu- tolire le domande è moltiplicare i problemi. Così si resta dinamici, agitati, eppure lontani dalla vita.

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Page 1: Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni apparecchiature … · 2020. 8. 18. · parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 187 (48.511) Città del Vaticano mercoledì 19 agosto 2020

.

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not

izia Il Vangelo della XXI Domenica del Tempo ordinario (Matteo 16, 13-20)

Le domande di Gesù

Dopo un’ondata di scioperi, mentre l’Ue minaccia sanzioni

Bielorussia: Lukashenko aprea nuove elezioni

MINSK, 18. Spiragli di dialogo nellacrisi in Bielorussia. Il presidente Ale-xander Lukashenko ha dichiarato,ieri, che si potranno tenere nuoveelezioni, ma solo dopo l’a p p ro v a z i o -ne della nuova costituzione attraver-so un referendum. «Dobbiamo ap-provare la nuova costituzione» hadetto il presidente, al potere dal1994, nel corso di un incontro con ilavoratori trasmesso dalle tv di Sta-to. «Bisogna approvarla con il refe-rendum e dopo, con la nuova costi-tuzione, tenere nuove elezioni parla-mentari e presidenziali».

Immediata la replica dell’opp o-sizione, che ha definito le promes-se di Lukashenko «un trucco».«Negli ultimi 26 anni abbiamosentito vari tipi di promesse daparte di Lukashenko ma purtropposono solo parole, sono vuote, nonsono mai state mantenute. Per noiquesta promessa, come per altri, èsolo un trucco e un tentativo di ri-manere al potere ad ogni costo»ha detto a Interfax l’addetto stam-pa di Viktor Babariko, candidatoalle presidenziali. L’opp osizioneha poi sostenuto che la Commis-sione elettorale centrale non si è

offerta di riconteggiare i voti dopole elezioni. «Sin dal primo giornoabbiamo cercato di stabilire alme-no un minimo di contatti e di dia-logo con le autorità; tuttavia, han-no rifiutato».

L’apertura di Lukashenko è giun-ta al termine di una giornata di scio-peri: migliaia di lavoratori dei gran-di colossi industriali, in prevalenzastatali (come Belaruskali, Naftan,Mzkt, Mtz e Bmz) hanno incrociatole braccia per protestare contro la re-pressione. I manifestanti chiedono ilriconoscimento delle elezioni comeillegittime e la nomina di nuovi can-didati, nonché il rilascio dei prigio-nieri politici. Diverse centinaia dipersone si sono inoltre riunite neipressi della Radiotelevisione bielo-russa (Belteleradio, Btrc) a Minsk. Imanifestanti hanno chiesto di vederel’amministratore delegato di BtrcIvan Eismont.

Va detto inoltre che un gran nu-mero di camion Ural e KamAZ (sen-za numeri di identificazione e identi-ci a quelli della Rosgvardia, corpo di

vigilanza interno della Russia) sonostati avvistati il 16 agosto sulle auto-strade E95 e M1 mentre si dirigevanoverso la Bielorussia. La notizia è sta-ta diffusa ieri dal Conflict Intelligen-ce Team, riprendendo segnalazioniemerse dei social. Il Team ha stima-to che potessero trasportare «almeno600 uomini». Il distretto militare oc-cidentale russo ha smentito la pre-senza di militari russi nell’area. Nonci sono riscontri ulteriori.

Sul piano politico, aumenta ilpressing dell’Ue per far ripartire ildialogo a Minsk. «Quello a cui stia-mo assistendo in Bielorussia non èaccettabile» ha scritto ieri il presi-dente del Consiglio europeo CharlesMichel nella lettera di invito ai lea-der Ue per il vertice straordinario dimercoledì in videoconferenza. «Leelezioni del 9 agosto — ha sottoli-neato — non sono state né libere nécorrette, la violenza successiva con-tro i manifestanti pacifici è statasconvolgente e deve essere condan-nata. Sulla stessa linea, il presidentedella Commissione europea Ursulavon der Leyen. «Il popolo bielorus-so deve sapere che l’Ue è fermamen-te al suo fianco e che i responsabilidelle violazioni dei diritti umani edelle violenze saranno sanzionati»ha scritto in un tweet.

Sulla questione è intervenuto oggianche il presidente russo, VladimirPutin. In un colloquio con il cancel-liere tedesco, Angela Merkel, Putinha detto che ogni tentativo di inter-ferire nella situazione interna dellaBielorussia è «inaccettabile». Putinha inoltre auspicato che «la situazio-ne si normalizzi il prima possibile».Merkel, dal canto suo, ha detto che«che il governo bielorusso deve im-pegnarsi ad evitare la violenza con-tro i manifestanti pacifici e rilasciarei prigionieri politici».

Ventilatori ed ecografi saranno distribuiti agli ospedali

Il Papa dona al Brasileapparecchiature mediche

per la lotta al virus

Diciotto ventilatori Draeger per laterapia intensiva e 6 ecografi porta-tili Fuji stanno per essere spediti inBrasile: sarà la nunziatura apostoli-ca a farli arrivare direttamente agliospedali che ne hanno particolarenecessità nell’impegno per contra-stare il coronavirus. Lo ha reso no-to il cardinale elemosiniere KonradKrajewski, facendo presente che,fin dall’inizio dell’emergenza sani-taria, «Papa Francesco incessante-mente rivolge il suo accorato ap-pello alla generosità e alla solida-rietà verso quelle popolazioni equei Paesi che maggiormente sof-f ro n o » .

L’invio di ventilatori ed ecografiper il Brasile, spiega il cardinale, èpossibile «grazie al generoso impe-gno dell’asso ciazione Hope onlus,che, altamente specializzata in pro-getti umanitari sulla salute esull’educazione, si è adoperata a re-

perire le apparecchiature medicalisalvavita di alta tecnologia attraver-so diversi donatori», provvedendo«alla procedura di trasporto eall’installazione nei singoli ospeda-li». E con l’impegno diretto dellanunziatura apostolica in Brasile«questo gesto di solidarietà e caritàcristiana può aiutare davvero lepersone più povere e bisognose».

Il cardinale ha anche ricordatoche «l’Elemosineria apostolica, perrendere concreti la vicinanza e l’af-fetto del Santo Padre in questomomento di dura prova e difficol-tà, si è mobilitata in diversi modi esu più fronti a cercare materiale sa-nitario e apparecchiature elettrome-dicali da donare a molte strutturesanitarie che si trovano in situazio-ni di emergenza e di povertà», aiu-tandole così «a reperire i mezzi ne-cessari per salvare e curare moltevite umane».

Per tirare la volata a Biden alla Casa Bianca

I dem schierano Sanderse Michelle Obama

WASHINGTON, 18. Con alcuni vi-deo, tra cui l’inno cantato da ra-gazzi dei vari Stati americani, è co-minciata ieri sera ufficialmente laconvention dei democratici di Mil-waukee, la prima virtuale nella sto-ria degli Stati Uniti a causa dellapandemia di covid-19. Conventionche giovedì incoronerà il tandemBiden-Harris per la Casa Bianca.

Tra gli oratori, la senatrice ed excandidata presidenziale, AmyKlobuchar, il governatore di NewYork, Andrew Cuomo, la sua colle-ga del Michigan, Gretchen Whit-mer, e, alla fine, i due protagonistiprincipali della serata, intitolata«We People»: il senatore BernieSanders e l’ex first lady, MichelleO bama.

Come primo tema è stato affron-tato quello delle ingiustizie razziali,esploso recentemente dopo l’ucci-sione a Minneapolis dell’a f ro a m e r i -cano George Floyd. Ne ha parlatoil fratello dello stesso Floyd — cheha ricordato tutte le persone morteper mano della polizia —, il sinda-co di Washington, Muriel B o w s e r,il deputato Jim Clyburn e JoeBiden in un video preregistrato conalcuni persone, tra cui la madre diEric Garner, anche lui uccisodall’uso eccessivo della forza daparte della polizia.

«Ecco la promessa che vi faccio:se sarò eletto presidente, sceglieròsempre di unire piuttosto che di di-videre. Mi assumerò le responsabi-lità, anzichè incolpare gli altri.Non dimenticherò mai che l’incari-co non riguarda me, ma voi», hascritto in un tweet Biden in apertu-ra della convention dem. «La lea-dership conta e noi abbiamo biso-gno di un buon leader come sonobuoni gli americani. E quel leaderè Joe Biden: può risanare l’animadell’America», ha dichiarato dalcanto suo Cuomo.

Sanders ha lanciato un appelloall’unità del Paese, poiché — haprecisato nel suo intervento — ilpresidente Donald Trump «è unaminaccia alla democrazia e staspingendo gli Stati Uniti versol’autoritarismo». «Lavorerò con iprogressisti, con i moderati e anchecon i conservatori per salvare ilPaese dalla minaccia di Trump»,ha precisato. «Il nostro movimento— ha aggiunto — continua e diven-ta sempre più forte, ma se Trump

verrà rieletto tutti i progressi fattifinora saranno in pericolo». «Que-sta è l’elezione più importante del-la nostra storia moderna perchésiamo alle prese con una crisi sani-taria e un collasso economico senzaprecedenti dalla grande depressio-ne», ha concluso il senatore.

Molto duro anche l’intervento diMichelle Obama. «Trump — ha di-chiarato l’ex first lady — è il presi-dente sbagliato per il nostro Paese,che si trova chiaramente in una si-tuazione più grande di lui», ag-giungendo che l’economia statuni-tense «è allo sbando, a causa delvirus che questo presidente ha mi-nimizzato troppo a lungo».

«Conosco invece Joe Biden, èun uomo profondamente perbene,che sa ascoltare, che dirà la verita eche crede nella scienza», ha prose-guito. «Joe è stato un magnificovicepresidente» e come presidente«farà piani intelligenti, gestirà buo-ni team e governerà come qualcu-no che ha vissuto una vita che tuttinoi possiamo riconoscere», ha ag-giunto Michelle Obama.

Secondo le ultime rilevazioni delquotidiano «The Wall Street Jour-nal» e dell’emittente Nbc, JoeBiden ha il 50 per cento dei con-sensi a livello nazionale contro il 41per cento di Donald Trump.

Il contributo femminile nelle più importanti istituzioni religiose saudite

Incarichi di rilievo per dieci donne alla Mecca e a Medina

Un nuovo passo in avanti perle donne saudite sul percorsodella loro integrazione ad

ogni livello è stato compiuto con larecente nomina di dieci di esse a in-carichi di rilievo nei due luoghi santipiù importanti dell’islam, le moscheedella Mecca e di Medina. La presen-za femminile ai vertici delle istituzio-ni religiose è rara nel regno, che leha per lungo tempo tenute fuori dal-la popolazione attiva. Secondo lapresidenza generale per gli affaridelle due sacre moschee, «potenziarel’accesso delle donne a posizioni dileadership è qualcosa di molto rile-vante che avrà conseguenze sullosviluppo e sull’economia» del paesedel Golfo. Le nuove assunzioni, vie-ne spiegato, mirano a «sostenere ilprocesso di creatività e il raggiungi-

mento dei massimi standard di qua-lità e di eccellenza», come auspicatodai responsabili locali; riguardano«tutte le specializzazioni e tutti i ser-vizi forniti nei luoghi santi: direzio-ne, ingegneria, amministrazione, su-pervisione o accompagnamento»,precisa Kamelia Al-Daadi, della pre-sidenza generale, intervistata dalquotidiano anglofono «Arab News».

Secondo i responsabili dei luoghisanti, quasi la metà dei pellegriniche si recano alla Mecca sono don-ne. Le nomine puntano anche a re-sponsabilizzare i giovani, di entram-bi i sessi, e a investire energie e ca-pacità al servizio dei pellegrini.

Le recenti nomine sono parte inte-grante del piano Vision 2030 avviatoquattro anni fa dal principe eredita-rio Mohammed bin Salman, che

tende a diversificare l’economiadell’Arabia Saudita e a porre fine al-la sua dipendenza eccessiva dal pe-trolio. Oggi le donne sono alla gui-da di istituti bancari, imprenditori,guardie di frontiera, agenti di poli-zia, cameriere. Nel terzo trimestredel 2019 era occupato oltre un milio-ne di esse, rappresentando un totaledel 35 per cento della forza lavorodel paese. Sono anche la maggioran-za (84 per cento) delle persone incerca di un mestiere in uno Statodall’alto tasso di disoccupazione.

Le progressive conquiste delledonne saudite non riguardano sol-tanto il mondo del lavoro. Un annofa il governo di Riyadh, attraversouna legge voluta dal principe eredi-tario, ha stabilito che le donne soprai 21 anni di età potevano fare richie-

sta del passaporto senza l’obbligo diavere un’autorizzazione da parte diun tutore di sesso maschile, sia essoil padre, il fratello o il marito. Fino-ra da tale regola erano esentate soloquelle che avevano più di 45 anni.Tale possibilità di viaggiare libera-mente all’estero ha costituito un tra-guardo considerevole per le donnesaudite che, in altre circostanze, de-vono comunque ancora essere “auto-rizzate” da un loro familiare di sessomaschile. (charles de pechpeyrou)

La riflessione di Hanna Arendtalla luce del recente lockdown

I tre voltidella solitudine

LUCIO CO CO A PA G I N A 4

Le Banche dei cereali in Ciad

Chi salva dalla famelo manda Dio

ENRICO CASALE A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

Emergenza educativain Africa

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 2

Manifestazione di protesta a Minsk (Epa)

L’unità di cura intensiva in un ospedale da campo allestito a Rio de Janeiro (Reu t e rs )

di GI O VA N N I CESARE PAGAZZI

Davanti al mistero di Cristo è perfino banale dire che, essen-do la verità, è la risposta alle nostre domande. Egli infattinon si limita a rispondere, ma domanda. Non alla maniera

del professore antipatico, smanioso d’interrogare gli studenti, macome chi apre il cuore, rivelando quanto vi freme, come un’esp osi-zione del Santissimo. A differenza dei problemi che, prima o poi,trovano sempre una soluzione, le domande esigono di dissolversi inesse, poiché non lasciano più come prima. Sono pericolosissime:chi le pone passa alle dipendenze di chi risponderà e chi le ascoltane rimane disturbato. Nel Vangelo odierno, il Signore pone unadelle più rischiose domande: «Chi sono per voi?», «Chi sono perte?». Probabilmente avremmo molta paura ad esprimerci così, per-fino con la persona più amata. Non sappiamo come risponderà.

Gesù afferma di essere «la via, la verità e la vita» e al contempochiede: «Chi sono per te?», «Forse volete andarvene anche voi?»,«Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», «Pietro, mi amitu?», «Mi vuoi bene?». Cancellare dalla verità che è Gesù le suedomande, quelle che legano il Figlio di Dio ad ogni nato da don-na, significa trasformarlo in un ricettario di puntigliose risposte aquestioni che magari più nessuno pone. Avessimo il coraggio di ri-volgere le medesime domande di Cristo, di sentirne il peso, l’in-quietudine, il rischio, il dolore! Ci sentiremmo fratelli e sorelle ditutti; non ci vergogneremmo di nessuno, come lui non si vergognadi noi.

La nostra anima è uno scaffale di risposte, o trema ancora allavoce di qualche domanda? Quale? Un metodo efficace per ammu-tolire le domande è moltiplicare i problemi. Così si resta dinamici,agitati, eppure lontani dalla vita.

Page 2: Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni apparecchiature … · 2020. 8. 18. · parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 19 agosto 2020

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L’aumento della presenza militare Usa in Polonia potrebbe portare a nuove tensioni

Mosca avverte Washington

Il segretario di Stato Usa Pompeo insieme al ministro degli esteri polacco Czaputowicz (Afp)

L’Egitto ratifica l’accordo marittimocon la Grecia

Spagna e Francia in forte difficoltàdopo l’aumento dei casi di coronavirus

IL CA I R O, 18. Il Parlamento egizia-no ha ratificato l’accordo marittimocon la Grecia, che stabilisce una zo-na economica esclusiva tra i duepaesi nel Mediterraneo orientale,nonostante le tensioni con la Tur-chia, che già nelle scorse settimaneaveva definito «nulla» questa inte-sa. L’accordo sarà invece presentatonel parlamento di Atene per il votodi ratifica la prossima settimana, haannunciato un portavoce del gover-no greco. La Grecia ha firmato ac-cordi sulla demarcazione delle zoneeconomiche esclusive con Italia ed

Egitto, rispettivamente lo scorso 9giugno e il 6 agosto.

La questione del Mediterraneoorientale sarà intanto al centro diun vertice straordinario, che si terràil 24 e 25 settembre. Lo ha confer-mato il presidente del Consiglio eu-ropeo, Charles Michel, nella letteradi invito mandato ai leader dei 27per il summit straordinario di mer-coledì in videoconferenza sulla Bie-lorussia. La questione delle tensionitra Grecia e Turchia è stata discussavenerdì scorso dai ministri degliEsteri dell’Ue, ha ricordato Michel.

di GIULIO ALBANESE

I l covid-19 ha messo in ginocchioil sistema scolastico africano, unp o’ a tutti i livelli: dalla scuola

primaria all’università. A causa dellachiusura delle attività didattiche im-posta dall’applicazione delle misuregovernative di contrasto alla diffu-

ai materiali necessari per continuaread apprendere mentre le scuole sonochiuse è ampiamente diseguale» el’Africa, da questo punto di vistarappresenta il fanalino di coda inconfronto ad altri continenti. In con-siderazione di questo scenario, il di-rettore generale dell’Unesco, AudreyAzoulay, ha osservato che «il perse-guimento dell’insegnamento e del-l’apprendimento non può essere li-mitato ai soli mezzi online», auspi-cando l’utilizzo di tecnologie alter-native, in particolare l’uso delle tra-smissioni radiofoniche e televisive,per garantire alcuni margini di ap-prendimento, anche per quelle areemaggiormente disagiate. Alcuni ten-tativi, a questo riguardo, stanno giàavvenendo in paesi come il Senegal,la Costa d’Avorio, il Burkina Faso eil Niger anche perché la posta ingioco è alta, soprattutto guardandoal futuro delle giovani generazioni.

Occorre comunque rilevare cheprima del covid-19 si era radicata unp o’ ovunque in Africa una delle piùbrillanti convinzioni formulate dalcompianto presidente sudafricanoNelson Mandela: «L’educazione èl’arma più potente che puoi usareper cambiare il mondo». Sagge pa-role che peraltro hanno trovato inquesti anni — è il caso di riconoscer-lo — un felice riscontro nell’imp egnoe nella determinazione del mondomissionario, promuovendo il dirittoallo studio delle giovani generazioniafricane attraverso numerose opereeducative (dalle primarie alle secon-darie, dagli istituti di arti e mestierialle università).

Naturalmente la sfida educativaper l’Africa, prescindendo dall’attua-le pandemia, è molto complessa emeriterebbe un’attenta disamina. In-fatti, questo tema non può essere va-lutato solo in riferimento alla cresci-ta delle iscrizioni avvenuta in questianni, sia nelle scuole primarie e se-condarie come anche nelle universi-tà, ma anche e soprattutto rifletten-do sul binomio “s c u o l a - l a v o ro ”. Giàalcuni anni fa, nel 2016, l’a u t o re v o l esettimanale britannico «The Econo-mist», rilevò un vero e proprio para-dosso africano: «Più tempo passi ascuola, meno possibilità hai di trova-re un lavoro». In effetti è stato di-mostrato che i tassi di disoccupazio-ne, in non pochi Paesi africani, au-mentano con l’innalzamento del li-

vello di istruzione. Le ragioni sonomolteplici. In primo luogo, in Africaè diffusa l’occupazione informale,vale a dire che molte persone lavora-no al di fuori dell’economia ufficialeed è più probabile che un laureatosenza lavoro risulti “diso ccupato” ri-spetto a chi lascia la scuola primariasenza avere un’occupazione. In se-condo luogo, i laureati sono moltoesigenti riguardo ai posti di lavoro,

in attesa di occupazioni consone alloro indirizzo di studio (che tradi-zionalmente nell’Africa post-colonia-le del secolo scorso erano lavori nelpubblico impiego). Viene spontaneodomandarsi, guardando al futuro, aquello cioè che viene comunementedefinito post-covid, quale indirizzoimprimere per rilanciare la sfidaeducativa in Africa.

Una provocazione interessanteviene da uno studioso senegalese,Felwine Sarr, economista, scrittore emusicista che propone l’affermazionedi un’antropologia a partire dalla ri-scoperta del patrimonio culturaleafricano. «Pensare un progetto di ci-viltà che metta l’uomo al centro del-le sue preoccupazioni proponendoun maggiore equilibrio tra ordini di-versi: quello economico, quello cul-turale e quello spirituale, articolandoun rapporto diverso tra il soggetto el’oggetto». Si tratta di un vero eproprio decentramento narrativo percui la vera sfida sarà quella di lascia-re che l’Africa sia pensata a partiredall’Africa, attraverso la valorizzazio-ne della sua identità culturale, an-dando al di là delle categorie occi-dentali. Un impegno che certamentevedrà in prima fila il vasto areopagodella cooperazione missionaria tra leChiese e il mondo della Cooperazio-ne allo sviluppo.

sione del coronavirus, secondo leprevisioni della organizzazione nongovernativa Save the children, si sti-ma che 262,5 milioni di bambini del-la scuola materna e secondaria — os-sia circa il 21,5 per cento della popo-lazione totale africana — non sianoattualmente in grado di frequentarela scuola e molti tra gli studenti so-no a rischio di non poterci più tor-nare, in particolare le ragazze.

Sempre secondo la stessa fonte, 9dei 12 Paesi in cui il rischio di incre-mento di abbandono scolastico èestremamente elevato, sono africani:Niger, Mali, Ciad, Liberia, Guinea,Mauritania, Nigeria, Senegal e Costad’Avorio. La crisi economica deter-minata sia dalla speculazione finan-ziaria come anche dal crollo degliscambi commerciali, la scarsità di li-quidità nel pubblico e nel privato,unitamente all’assenza di un welfareche protegga i ceti meno abbienti,sono tra le principali cause dell’im-passe in cui il continente si trova.Da rilevare che, dopo i primi tentati-vi di riapertura delle scuole nellescorse settimane, molti governi afri-cani sono stati costretti o a postici-pare a tempo indeterminato le lezio-ni, come nel caso del Senegal o aprogrammare il ritorno sui banchi dagennaio del prossimo anno, come adesempio ha stabilito il governo ke-niano.

Dal punto di vista sanitario, è be-ne ricordare che in Africa la pande-mia procede, in generale, a ritmimoderati. Sebbene abbia superato lasoglia del milione di contagi, sonostati registrati poco più di 25 miladecessi. Al momento sono stati effet-tuati circa 9 milioni di tamponi (dicui un terzo corrisponde solo al SudAfrica) per una popolazione totale alivello continentale di oltre 1,3 mi-liardi di abitanti. Un numero di test,ritenuto comunque insufficiente afornire una risposta adeguata alladiffusione del coronavirus secondol’Organizzazione mondiale della sa-nità (Oms). Anche se poi non èchiaro come mai le infezioni in Afri-ca risultino essere meno gravi rispet-to ad altre parti del mondo; una ri-flessione questa che può essere este-sa anche in riferimento al numero didecessi avvenuti in questi mesi (circa25 mila), anch’esso limitato se con-frontato con altre aree geografichedel pianeta.

Sta di fatto che la resilienza dellepopolazioni africane non è comun-que riuscita a scongiurare il quasigenerale blocco del sistema scolasti-co continentale. Purtroppo l’inade-guatezza di molte scuole con accessolimitato all’acqua corrente e in molticasi la totale mancanza di dispositivie attrezzature per contrastare la dif-fusione del virus tra gli studenti(mascherine, sapone, detergente) haindotto i governi locali ad imporrela sospensione delle lezioni. Questechiusure stanno penalizzando glistudenti per quanto concerne le atti-vità di e-learning. La Banca mondia-le registra una media del 22 per cen-to di utenti telematici nell’Africasubsahariana, rispetto al 55 per centoin Nord Africa e Medio Oriente, peruna media globale del 49 per cento(contro l’81 per cento in Europa e il77 per cento in Nord America). Perquanto concerne la popolazione sco-lastica, l’Unesco ritiene che l’a re amaggiormente penalizzata sia quellasubsahariana dove l’89 per cento de-gli studenti non ha accesso ai com-puter di casa e l’82 per cento nondispone di un collegamento perso-nale alla rete. Secondo il responsabi-le Unicef per l’Istruzione, RobertJenkins, «l’accesso alle tecnologie e

Mario Draghi al Meeting di Rimini

R i p a r t i redalla speranza

MADRID, 18. Il coronavirus è torna-to a colpire l’Europa, obbligandoad una progressiva riadozione dellerestrizioni e dei controlli alle fron-tiere. Nelle ultime settimane è di-fatti gradualmente aumentato il nu-mero di casi e un certo numero dipaesi sta registrando un’imp ennatadei contagi, compresi Francia, Ger-mania, Paesi Bassi, Spagna e Re-gno Unito. Lo rende noto l’O rga-nizzazione mondiale della Sanità.

In forte difficoltà sono Spagna eFrancia, che si contendo il primatodella crescita dell’epidemia. Il mini-

stero della Sanità spagnolo ha rile-vato 16.269 contagi da covid-19 dal-lo scorso venerdì ad oggi, 1.833 nel-le sole ultime 24 ore. Si tratta diuna media di oltre 5.000 casi algiorno, mentre sono almeno 29 idecessi. La situazione non è miglio-re in Francia, dove le autorità sani-tarie hanno registrato 493 nuovi ca-si, in netto calo però rispetto aglioltre 3 mila registrati in ciascunodei due giorni precedenti. Per ilterzo giorno consecutivo sono inve-ce aumentati i ricoveri (+65): 4.925in totale. Malta — dopo gli ulteriori

69 casi delle ultime 24 ore — c o r reai ripari, chiudendo da domani bare locali notturni e imponendo l’ob-bligo di mascherina nei luoghipubblici al chiuso. Anche in Re-pubblica Ceca, dove domenica so-no stati registrati 121 casi, tornal’obbligo delle mascherine dal 1 set-tembre. In Germania si registranoalcune tensioni. A Tegel, uno deidue aeroporti di Berlino, un dipen-dente in un centro per il test delcovid-19 è stato aggredito perché siè rifiutato di eseguire il test a chinon ne aveva diritto.

MOSCA, 18. La Russia ha avvertitogli Stati Uniti che la decisione diaumentare la propria presenza mili-tare in Polonia potrebbe portare auna «escalation di tensione» con«incidenti non intenzionali».

Secondo Mosca, «l’aumento del-la presenza militare statunitense inPolonia non risolve il problemadella sicurezza, ma piuttosto aggra-va la già complicata situazione aiconfini occidentali della Russia»,ha detto il portavoce del ministerodegli esteri russo, Maria Zajarova.

Secondo quanto riporta l’agen-zia di stampa russa Sputnik, Zaja-rova ha confermato che la maggio-re presenza di truppe statunitensiin Polonia potrebbe finire per con-tribuire a «aumentare il rischio diincidenti involontari».

Il portavoce del ministero degliEsteri ha anche denunciato che lapresenza militare rafforzata degliStati Uniti in Polonia «contraddicel’atto istitutivo tra Russia e Natodel 1997, che fissa l’obiettivo gene-rale di rafforzare la stabilità nellaregione euro-atlantica».

«Questo — ha aggiunto Zajarova— scredita completamente le di-chiarazioni dei vertici della Natosecondo cui l’Alleanza atlantica èun garante della sicurezza ed è in-teressata a ridurre le tensioni inE u ro p a » .

Gli Stati Uniti e la Polonia han-no annunciato sabato scorso diaver raggiunto un accordo in baseal quale l’Amministrazione di Wa-

shington rafforzerà la propria pre-senza militare nel Paese europeocon altre mille truppe e vi stabiliràil quartier generale del Quinto cor-po d’armata. Attualmente ci sonocirca 5.000 soldati statunitensi inPolonia. L’intesa — sotto la deno-

minazione di Enhanced DefenceCo-operation Agreement (Accordodi cooperazione alla difesa poten-ziata) — è stato firmato a Varsaviadal segretario di Stato americano,Mike Pompeo, e dal ministro dellaDifesa polacco, Mariusz Błaszczak.

ROMA, 18. «La società nel suocomplesso non può accettare unmondo senza speranza; ma deve,raccolte tutte le proprie energie eritrovato un comune sentire, cerca-re la strada della ricostruzione». Ècon un appello alla ripresa e allasolidarietà che Mario Draghi, exgovernatore della Banca d’Italia edex presidente della Bce (Bance cen-trale europea), è intervenuto oggial Meeting per l’amicizia tra i po-poli a Rimini. Un appello cheguarda all’Europa: «Da questa crisil’Europa può uscire rafforzata.L’azione dei governi poggia su unterreno reso solido dalla politicamonetaria. Nell’Europa forte e sta-bile che tutti vogliamo, la respon-sabilità — ha aggiunto — si accom-pagna e dà legittimità alla solida-rietà. Perciò questo passo avantidovrà essere cementato dalla credi-bilità delle politiche economiche alivello europeo e nazionale».

La pandemia — ha sottolineatoDraghi — ha colpito una società,quella occidentale, che stava uscen-do da un decennio molto compli-cato, segnato in profondità dallagrande crisi economica e dall’insta-bilità politica. L’ex numero unodella Bce ha parlato soprattutto delpragmatismo e del realismo neces-sari in questo momento: «Tutte lerisorse disponibili sono state mobi-lizzate per proteggere i lavoratori ele imprese che costituiscono il tes-

suto delle nostre economie. Si èevitato che la recessione si trasfor-masse in una prolungata depressio-ne» ha spiegato Draghi. Tuttavia, isussidi non dureranno in eterno:«Ora è il momento della saggezzanella scelta del futuro che vogliamoc o s t ru i re » .

Questo significa che occorrepuntare sui valori essenziali, altri-menti il rischio è il disorientamen-to. Draghi ricorda che l’abbandonodel multilateralismo, lo scetticismonei confronti delle istituzioni e lamancanza di un serio dialogo tra lenazioni per fronteggiare insiemesfide come quella del riscaldamen-to climatico hanno prodotto un’on-data populista e un clima di incer-tezza autodistruttivo. «Dobbiamoora pensare a riformare l’esistentesenza abbandonare i principi gene-rali che ci hanno guidato in questianni: l’adesione all’Europa con lesue regole di responsabilità, ma an-che di interdipendenza comune edi solidarietà; il multilateralismocon l’adesione a un ordine giuridi-co mondiale» ha detto l’ex gover-natore. «Il futuro non è in unarealtà senza più punti di riferimen-to, che porterebbe, come è succes-so in passato, si pensi agli anni ‘70del secolo scorso, a politiche errati-che e certamente meno efficaci, aminor sicurezza interna ed esterna,a maggiore disoccupazione, ma ilfuturo è nelle riforme anche pro-fonde dell’esistente». I modelli aiquali ispirarsi esistono; «l’esempiodi coloro che ricostruirono il mon-do, l’Europa, l’Italia dopo la se-conda guerra mondiale. Si pensi aileader che, ispirati da J. M. Ke-ynes, si riunirono a Bretton Woodsnel 1944 per la creazione del Fondomonetario internazionale, si pensi aDe Gasperi, che nel 1943 scrivevala sua visione della futura demo-crazia italiana e a tanti altri che inItalia, in Europa, preparavano ildop oguerra».

Tra tutti i settori sui quali occor-re puntare per far ripartire la cre-scita, l’istruzione ha un posto diprimo piano. «Alcuni giorni primadi lasciare la presidenza della Ban-ca centrale europea lo scorso anno— ha ricordato — ho avuto il privi-legio di rivolgermi agli studenti eai professori dell’Università Catto-lica a Milano. Lo scopo della miaesposizione in quell’occasione eracercare di descrivere quelle checonsidero le tre qualità indispensa-bili a coloro che sono in posizionidi potere: la conoscenza, per cui ledecisioni sono basate sui fatti, nonsoltanto sulle convinzioni; il corag-gio che richiedono le decisioni,specialmente quando non si cono-scono con certezza tutte le loroconseguenze, poiché l’inazione haessa stessa conseguenze e non eso-nera dalla responsabilità; l’umiltàdi capire che il potere che hanno èstato affidato loro non per un usoarbitrario, ma per raggiungere gliobiettivi che il legislatore ha loroassegnato nell’ambito di un precisomandato». La situazione di oggi ri-chiede però un impegno speciale:«La costruzione del futuro, perchéle sue fondazioni non poggino sul-la sabbia, non può che vedere coin-volta tutta la società che deve rico-noscersi nelle scelte fatte perchénon siano in futuro facilmente re-versibili».

Page 3: Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni apparecchiature … · 2020. 8. 18. · parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 19 agosto 2020 pagina 3

Quindici anni dopo l’attentato

Il Libano attende la sentenzasul caso Hariri

La giornata mondiale dell’aiuto umanitario

L’e ro i s m odi chi aiuta il prossimo

E s e rc i t a z i o n icongiuntetra Israele

e GermaniaBE R L I N O, 18. Per la prima volta,ieri, caccia dell’aviazione israelia-na sono arrivati in Germania perprendere parte, nelle prossimedue settimane, a delle esercitazio-ni congiunte tedesco-israelianesul territorio tedesco.

I primi tre caccia F-16 israelia-ni sono stati accolti e scortati alloro arrivo in Germania da duevelivoli Eurofighter nella base ae-rea di Noervenich in Nordreno-Westfalia. L’esercitazione prendeil nome di BlueWings2020 eMagday, ha reso noto il comandodell’aviazione oggi a Berlino.Domani è in programma un sor-volo congiunto israelo-tedescodella base per ricordare l’attenta-to alle olimpiadi di Monaco del1972.

BE I R U T, 18. «Attendo il verdetto. Lorispetterò qualsiasi esso sia. Di piùnon voglio dire, se non rimarcareche sono trascorsi 15 anni dall’assas-sinio e la giustizia dopo un periodotanto lungo non è più giustizia».Queste le parole pronunciate oggi,in un’intervista, dal presidente liba-nese, Michel Aoun, facendo riferi-mento alla sentenza sull’omicidiodell’ex premier Rafiq Hariri che iltribunale internazionale dell’Aja staper emettere mentre il giornale è inchiusura.

Il Libano che attende la sentenzaè un paese in profonda crisi. Sonotrascorse meno di due settimanedalla terribile esplosione nel porto

di Beirut che ha ucciso 177 personee ne ha ferito almeno seimila. La so-cietà libanese sta cercando di ripren-dersi da questo disastro, e i casi dicoronavirus stanno esplodendo inun paese già piegato da una fortecrisi economica, con grandi manife-stazioni contro tutta la classe politi-ca. A causa dell'esplosione, la sen-tenza è stata posticipata. Era infattiinizialmente prevista per il 7 agosto.

L'assassinio di Hariri avvenuto il14 febbraio 2005 costituisce una feri-ta profonda nel popolo libanese.L'attentato venne portato a terminecon un camion bomba vicino al-l'Hotel Saint-Georges, nel centro diBeirut. L’esplosione fece saltare ilconvoglio blindato del premier. Do-po quindici anni e mezzo, suo figlioBahaa Hariri, ha affermato: «Voglia-mo sapere la verità sull'assassinio»,ma il popolo libanese deve rimanere«calmo» e ad astenersi da «reazionidi rabbia non necessarie». L'indagi-ne all'inizio era stata diretta controil regime siriano e i suoi uomini al-l'interno dell'apparato statale libane-se. La Siria ha negato però ognicoinvolgimento e ha denunciato unapoliticizzazione delle indagini, men-tre Hezbollah ha incolpato Israele.Dopo l'assassinio ci sono state mas-sicce proteste nel centro di Beirut egli ultimi soldati siriani che stazio-

navano nel paese sono stati costrettiad abbandonarlo nell'aprile del2005.

Successivamente, le indagini sisono concentrate su esponenti diHezbollah, precisamente su quattromembri del movimento sciita: SalimJamil Ayyash, Hassan Habib Merhi,Assad Hassan Sara e Hussein Has-san Oneissi. Lo scorso 14 agosto, illeader di Hezbollah Hassan Nasral-lah ha affermato in un discorso tele-visivo: «Se i nostri fratelli vengonocondannati ingiustamente, come ciaspettiamo, continueremo a sostene-re la loro innocenza».

Intanto, come accennato, conti-nuano le indagini sull’esplosione nelporto di Beirut. Ieri i ministri finan-ziari del G7, nel corso della loro riu-nione virtuale, hanno sottolineatol’importanza del sostegno all’econo-mia libanese. «Occorre uno sforzocomune per estendere la sospensio-ne del debito per i paesi meno svi-luppati», nonché «impegno per af-frontare la tragica crisi libanese» hadichiarato il commissario Ue all’eco-nomia Paolo Gentiloni.

Intanto, un giudice libanese haemesso un ordine di arresto per ilcapo delle dogane al porto di Bei-rut, Baderi Daher. Altre 16 personesono state arrestate in relazioneall’esplosione.

In un’area naturale protetta nella zona nordorientale

Trump autorizzatrivellazioni in Alaska

Te n s i o n eal confine

della Strisciadi Gaza

TEL AV I V, 18. In seguito al ripe-tersi, anche ieri, di lanci da Gazadi palloni incendiari verso il Ne-ghev, l’esercito israeliano è torna-to la scorsa notte a colpire obiet-tivi di Hamas. Fra questi, ha pre-cisato un portavoce, erano torret-te di avvistamento dislocate lun-go il confine. Negli ultimi diecigiorni, secondo Israele, i palloniincendiari (e talvolta esplosivi)lanciati da Gaza hanno provoca-to quotidianamente decine di in-cendi, ed ingenti danni. Per rea-zione Israele ha chiuso ai pesca-tori di Gaza lo spazio marino eha sigillato i valichi commerciali.

L’Iran smentisce di collaborarecon i talebani in Afghanistan

KABUL, 18. Dura replica dell’Iranagli Stati Uniti, che ieri hanno ac-cusato Teheran di collaborare con italebani in Afghanistan.

Le accuse del dipartimento distato Usa «sono infondate e assur-de», ha detto il portavoce del mini-stero degli Esteri iraniano, SaeedKhatibzadeh, citato dall’agenzia distampa Irna.

«Quello che sta succedendo oggiin Afghanistan — ha denunciato — èil risultato delle azioni degli StatiUniti e delle loro interferenze negliaffari dell’Afghanistan».

Non solo: secondo il portavoce,le accuse degli Stati Uniti sono«un tentativo di distogliere l’o p i-nione pubblica afghana dall’a s s i-stenza di Washington allo Statoislamico».

Secondo l’intelligence americana,ha riferito l’emittente televisivaCnn, l’Iran avrebbe offerto ricom-

pense ai talebani perché attaccasse-ro le truppe statunitensi e dellacoalizione in Afghanistan: un’accu-sa già mossa nelle settimane scorseanche alla Russia.

Le agenzie di intelligence avreb-bero rintracciato presunti pagamen-ti legati ad almeno sei attacchi —solo lo scorso anno — condotti daitalebani contro militari americani,tra cui un attentato suicida nellabase aerea di Bagram.

Sempre secondo la Cnn, un do-cumento informativo del Pentago-no avrebbe accertato che questisoldi sarebbero stati dati da un go-verno straniero, identificato appun-to con l’Iran, alla rete di Haqqani,legata ai talebani per l’attacco allabase di Bagram dell’11 dicembrescorso, nel quale sono morti duecivili ed erano stati feriti oltre set-tanta, tra cui quattro militari statu-nitensi.

Forte terremotonelle Filippine

di SI LV I A CAMISASCA

«È il giorno più nero nellastoria delle Nazioni Uni-te» dichiarò l’allora se-

gretario generale Kofi Annan: era il19 agosto 2003 e, a Baghdad, conun camion bomba lanciato da unattentatore suicida contro il CanalHotel, quartier generale della mis-sione delle Nazioni Unite, l’agenziainternazionale veniva colpita dura-mente come mai in passato.Nell’esplosione 22 vittime, tra cui ilbrasiliano Sergio Vieira de Mello,Alto commissario per i diritti umanie capo della missione di ricostruzio-ne in Iraq. Quel giorno rappresentauna data simbolo, che segna unospartiacque tra il vecchio e il nuovomillennio: il passaggio alla nuovaepoca — segnata da inedite incertez-ze globali — è annunciato da undrammatico salto di qualità nella fe-rocia della strategia del terrore.

Cinque anni dopo l’Assembleagenerale a New York istituiva ilWorld Humanitarian Day, Giornatamondiale dell’aiuto umanitario, asostegno di tutti gli operatori uma-nitari impegnati nel mondo e in ri-cordo di coloro che avevamo persola vita sul “camp o”, adempiendo al-la propria missione. Quest’annoRealLifeHeroes è il leit motiv dellacampagna mondiale dell’O cha,l’Agenzia Onu per gli affari umani-tari, perché forse, più che mai nelpassato, intervenire sui tanti frontidi emergenza nel pianeta, ha com-portato in questi mesi uno spiritoeroico. Cosa può significare, nel pie-no di una pandemia, con i bisogni ei rischi che si moltiplicano, i conflit-ti che si acuiscono, le differenze chesi radicalizzano e le distanze che siestremizzano, arrivare all'altro, a chicon la vita sta perdendo la dignità.A chi non ha voce e forza per chie-dere aiuto. A chi si trova nella di-sperazione o in solitudine. E, talvol-ta, questo “a l t ro ” non è così lontanoda noi. Perché l’aiuto umanitario èuna forma di solidarietà che non sitraduce solo in missioni internazio-nali, non è destinata solo ai Paesidel terzo mondo, alle popolazioniperseguitate da regimi dittatoriali,genocidi, repressioni sanguinarie osfollate a causa di guerre o terrori-smo, come non è destinata solo aiprofughi, costretti da disastri natu-

rali, epidemie o carestie ad abban-donare casa e terra in cerca di sal-vezza.

Certo, sono organizzati e coordi-nati per far fronte a emergenze ecrisi, allo scopo, in primo luogo, disalvare vite umane e alleviare situa-zioni di sofferenza, portando assi-stenza logistica e sanitaria, forniturealimentari, mezzi di primo necessità,allestendo campi profughi, predi-sponendo strutture di accoglienza ericostruendo infrastrutture e mezzidi comunicazione. Ma, anche accan-to a noi, nelle nostre città, come de-nunciano i tanti “angeli” della stra-da, i nuclei familiari e i senzatetto,gli anziani e i più fragili, privi diogni mezzo di sostentamento, sonosempre di più. In tutti i casi, all'e-stremità del globo o sotto il portonedi casa, sono coinvolti volontari, as-sociazioni no profit, organizzazioninon governative, ed è questa rete,questa catena umana, che, il piùdelle volte, consente di arrivare lad-dove talvolta appare impensabile.

«A 17 anni da quel 2003, i datinon sono rassicuranti» commentaKostas Moschochoritis, segretariogenerale Intersos, la più grande or-ganizzazione umanitaria italiana, da27 anni in prima linea per garantireprotezione e aiuti salvavita alle vitti-me di conflitti, violenze e disastrinaturali, a cominciare dai più vulne-rabili, donne e bambini: la dichiara-zione giunge proprio mentre è incorso l'ultimo di una serie di inter-venti in Libano, a sostegno dellepersone colpite lo scorso 4 agostodall’esplosione che ha distrutto ilporto di Beirut, provocando oltre200 morti e 300 mila sfollati. E,quel RealLifeHeroes trova riscontronei numeri, visto che per gli opera-tori umanitari svolgere il proprio la-voro è spesso un'impresa eroica: so-lo lo scorso anno si sono contati 483attacchi violenti, 125 vittime, 234 fe-riti e 124 rapiti. «Abbiamo ancoranegli occhi le orribili immaginidell’esecuzione a freddo di 5 nostriamici rapiti in Nigeria nel corso diun agguato: uno di una lunga serie— racconta Moschochoritis — con-dotti da gruppi armati e milizie, co-sì come da eserciti di Stati sovrani,con un preciso obiettivo: i principiinviolabili dell’azione umanitaria,indipendente da ogni condiziona-mento esterno, neutrale e imparzia-le».

In testa alla classifica dei paesicon il più alto numero di attacchi, sicolloca, per la prima volta, la Siria,con 36 vittime nell’ultimo anno, lamaggior parte delle quali provocateda bombardamenti aerei ed esplo-sioni. Un triste primato che, permolti anni, era appartenuto al SudSudan, ancora impegnato in un fra-gilissimo processo di transizione dalconflitto civile scoppiato nel 2013.«Sono numeri che, purtroppo, nonstupiscono — osserva Moschochori-tis — perché cresce la complessitàdegli interventi, l’instabilità dellecondizioni, la frammentazione degliattori in gioco e degli interlocuto-ri». Si tratta, per altro, di gestirecrisi che si protraggono anni, talvol-ta, decenni, come nei casi di Afgha-nistan, Somalia, Sud Sudan e Con-go. Insurrezioni, raid e regioni fuorida ogni controllo rendono lenta eassai rischiosa la negoziazionedell’accesso umanitario. Da qui l'im-portanza di non perdere di vista ilvero obiettivo: «Concentrare i nostriinterventi sui bisogni dei singoli: unpasto, un letto in un ospedale, unbanco a scuola o un riparo in cuitrovare protezione» sintetizza il di-rettore Moschochoritis, ricordandoche, nella sua trentennale esperien-

za, ha assistito ad un generale cam-biamento del contesto operativo,con un parziale aumento delle risor-se disponibili, a fronte, però, di sfi-de sempre più impegnative da af-frontare. «Il punto fermo è che que-sto mondo, quello in cui viviamo,ha un estremo bisogno di azioniumanitarie e di umanità» sottolineal'operatore. «Tra il 2019 e il 2020 lepersone bisognose di assistenzaumanitaria sono passate da 131 a 168milioni: sfollati e rifugiati hanno su-perato i 70 milioni. Numeri mai vi-sti, a fronte dei quali gli stanzia-menti destinati agli interventi sonocresciuti da 22 a 29 miliardi di dol-lari: insufficienti già prima dell'e-mergenza sanitaria».

Come prevedibile, infatti, la pan-demia ha esasperato tutte le situa-zioni di fragilità e i bisogni hannosubito una repentina e drammaticaimpennata. Tra i 40 e i 60 milionidi persone, secondo la Banca mon-diale, stanno precipitando nella po-vertà estrema. Aumenta la fame,quella vera: secondo le previsioni, lafascia di individui che non riusci-ranno a provvedere al fabbisognoalimentare potrebbe raddoppiare,raggiungendo i 265 milioni e la-sciando adombrare lo spettro, pur-troppo molto reale, secondo i datidel Programma alimentare mondia-le, di carestie multiple e diffuse indiverse aree del mondo. A causadell’interruzione dei programmi divaccinazione, molti bambini potreb-bero non superare l'anno per causep re v e n i b i l i .

Intanto, in molte regioni, si regi-stra la crescita esponenziale, oltre alcoronavirus, di morbillo e colera.Non solo. Non è trascurabile, poi,l'effetto prodotto dal lockdown, im-posto in buona parte del mondo al-lo scopo di contenere la diffusionedei contagi, sulle vulnerabilità giàesistenti: donne e bambini oggettodi violenza, perseguitati per ragionipolitiche o razzismo, disperatischiacciati nella loro solitudine edemarginazione. Un dato, in tuttoquesto, non può lasciare indifferen-ti: «La tendenza a ridurre i fonditra il 2020 e il 2021 e che sta giàsortendo effetti drammatici, adesempio nella crisi yemenita — ri-marca ancora Moschochoritis — p erla quale l’ultima conferenza dei do-natori ha stabilito un dimezzamentodelle risorse rispetto all'anno prece-dente». Occorre, dunque, interro-garsi su quale mondo immaginiamo:se è vero che nulla sarà come prima,in quale direzione intendiamo anda-re? «Se condividiamo il camminoverso un modello inclusivo e solida-le, è il momento di rilanciare unabattaglia di riaffermazione dellospazio umanitario: lo spazio in cuisi realizza l’idea di un'umanità incui ci riconosciamo».

I media stessi non possono esi-mersi dalla responsabilità di tenerealti interesse e attenzione sui valoriumanitari, senza dimenticare che,pur avendo radici profonde, il dirit-to umanitario ha una storia relativa-mente recente e, forse, non può es-sere dato per scontato. C'è un enor-me bisogno di comprendere e testi-moniare, soprattutto, ai più giovanile esperienze di vita di chi ha sceltodi dare qualcosa di sé al prossimo:«Tra noi ci sono tanti giovani pro-fessionisti, molti italiani, preparatis-simi e motivatissimi. E ci sono mi-gliaia di operatori locali nei paesi incui lavoriamo, altrettanto preparati,ancora più esposti ai rischi delle cri-si in cui sono quotidianamente im-mersi: non meritano di essere ab-bandonati sulla prima linea».

WASHINGTON, 18. L’amministrazioneTrump ha dato il via libera alle tri-vellazioni nell’Arctic National Wil-dlife Refuge, un’area naturale protet-ta nella zona nordorientale dell’Ala-ska. La misura consentirà di vendereall’asta i diritti per il gas e il petrolioin quella zona.

L’Arctic National Wildlife Refugeè il più grande dei 16 National Wil-dlife Refuge dell’Alaska ed è un’a re ache ospita orsi, volpi e caribù tra gli

altri animali selvaggi. E’ rimasta in-violata per oltre 30 anni e ora rischiadi essere vittima delle trivellazioniche potrebbero compromettere seria-mente il suo delitto ecosistema.

La decisione di Trump ha trovatoil plauso dei rappresentanti repub-blicani locali, tra cui la senatrice Li-sa Murkowski e il governatore MikeDunleavy, secondo cui le trivellazio-ni contribuiranno allo sviluppo eco-nomico dell’Alaska.

MANILA, 18. Almeno una persona èmorta nel forte terremoto che hacolpito nella notte le Filippine. Si-sma di magnitudo 6.5 sulla scalaRichter che ha anche provocatogravi danni alle case e alle strade, ecostretto molti residenti a lasciarele proprie abitazioni. Si teme checon il passare delle ore il bilanciodelle vittime possa aumentare.

«Ci sono molte case danneggia-te», hanno riferito le autorità dellacittà di Cataingan, circa 50.000abitanti, sull’isola di Masbate, unadelle zone più colpite dal terremo-to, che ha avuto il suo epicentrodavanti alle coste dell’isola di Sa-mar. Numerose scosse di assesta-mento, almeno 14, hanno indotto asgomberare alcuni ospedali.

Un giornalista di una radio loca-le ha riferito di avere visto i soccor-ritori estrarre il corpo senza vita diun uomo dalle macerie di una casa

di tre piani a Cataingan. La moglieè invece rimasta indenne. La poli-zia ha poi confermato la mortedell’uomo. Al momento non ci so-no notizie certe di altre vittime, masi scava ancora sotto diversi edificic ro l l a t i .

Secondo i dati dell’Istituto na-zionale di geofisica e vulcanologiae del servizio geologico statuniten-se Usgs, il sisma ha avuto ipocen-tro a circa dieci chilometri di pro-fondità. Il forte terremoto ha colpi-to l’arcipelago asiatico che sta giàcombattendo contro una forte on-data di contagi di coronavirus, con164.000 casi accertati e severe re-strizioni degli spostamenti con va-rie modalità a seconda delle zone.

Un quarto della popolazionedelle Filippine è attualmente sotto-posto a lockdown. Un alleggeri-mento delle restrizioni sarebbe pre-visto per domani.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 19 agosto 2020

di LUCIO CO CO

Le ultime pagine del li-bro Le origini dei totali-tarismi (“The Originsof Totalitarianism” edi-zione in inglese, da cui

cito, 1951) di Hannah Arendt so-no dedicate all’analisi di tre ter-mini — isolation, loneliness e solitu-de — che rappresentano altrettantimodi dello stare soli che la filoso-fa tedesca naturalizzata statuni-tense analizza con una alta preci-sione linguistica che induce a farechiarezza sul concetto di solitudi-ne e aiuta ad orientarsi dentroquesto sentimento che si è mani-festato con grande evidenza nelrecente lockdown e che tuttaviarappresenta una condizione concui l'uomo deve da sempre fare iconti.

Nella sequenza che impostal’autrice, che assume il caratteredi un vero e proprio «klimaxascendente», prima viene l’isola-tion, l’isolamento. Esso equivale auna condizione di solitudine nellaquale «tutti i contatti fra gli indi-vidui sono spezzati» e «le capaci-tà di azione frustrate». L’isola-mento va ad incidere sulla funzio-ne relazionale e politica dell’uo-mo di organizzarsi, di fare team,di creare gruppo. L’uomo isolatosconta in primo luogo l’imp ossi-bilità della socializzazione. Di so-lito, dice Arendt, di questa situa-zione si sono sempre avvantaggia-ti i regimi totalitari, dove l’uno

mo è inserito, fa di lui un’isola,però niente impedisce che su que-st’isola ci possa essere vita. Infat-ti, per quanto isolato, l’uomoconserva intatte le sue facoltàcreative. Anzi l’isolamento corri-sponde a una loro esigenza per-ché egli possa affermarsi come ho-mo faber. Nell’isolamento egli puòcontinuare a lavorare, a progetta-

suo isolamento viene completa-mente annullato. A prevalere inquesta seconda condizione è ildato esistenziale del «senso dinon appartenenza al mondo [notbelonging to the world at all]», cheper la scrittrice tedesca «è una frale più radicali e disperate espe-rienze umane [which is among themost radical and desperate experien-ces of a man]». La loneliness, ag-giunge, «è strettamente connessaallo sradicamento e alla superflui-tà [uprootedness und superfluou-sness]; lo sradicamento di nonavere un posto riconosciuto e ga-rantito dagli altri; la superfluitàdi non sentirsi del mondo».

La solitudine della lonelinesscorrisponde perciò a una formadi alienazione che è «contraria al-le esigenze fondamentali dellacondizione umana». Tuttavia, co-me capita a Dante che nellosmarrimento della «selva» scorgeanche del «bene», anche questooscuro passaggio esistenziale checoincide con l’estraniazione di sé,dal punto di vista psicologicorappresenta «una delle esperienzebasilari della vita di ognuno [one

of fundamental experiences of everyhuman life]», nel senso che ognivita per formarsi e rafforzarsi de-ve fare necessariamente i conticon una tale condizione di abban-dono.

La loneliness, precisa tuttavia lafilosofa in un passaggio molto si-gnificativo della sua argomenta-zione, non è la solitude. Nella lo-

La riflessione di Hanna Arendt alla luce del recente lockdown

I tre voltidella solitudine

Nella «loneliness» io sono uno,abbandonato da tuttimentre nella «solitude» io sonocon me stesso e perciò due-in-unoargomenta la filosofa tedesca

re. Il mondo, da cui èisolato, rimane semprenel suo orizzonte, pro-prio attraverso il suofare e realizzare. Scri-ve infatti Arendt che«nell’isolamento l’uo-mo rimane in contattocon il mondo comeartificio umano», e ciònella misura in cuiegli riesce a preservare«la capacità di ag-

prevale sui molti (pollói), su cui èinvece costruita la democraziadella polis che deve la sua etimo-logia proprio all’aggettivo polýs[molto]».

Dal punto di vista psicologicol’isolamento interrompe le magliedella relazionalità dentro cui l’uo-

giungere qualcosa di proprio almondo comune».

Diversamente stanno le cosecon la seconda forma di solitudi-ne, la loneliness, presa in conside-razione dalla filosofa tedesca.Nella loneliness l’orizzonte monda-no che l’uomo presuppone nel

Il controverso ed intrigante rapporto fra Baudelaire e la società

Che il mondo sappia che sono solodi GABRIELE NICOLÒ

Sin da adolescente, Baudelaire era benconsapevole di «non essere unoqualunque». Di conseguenza esortava sé

stesso a non cadere nella facile tentazione diintegrarsi nella massa. Sarebbe stata una faticacontropro ducenteper un uomo di genio nato per distinguersida quella massa.Tuttavia è proprio su tale divario che si misura lacronica insoddisfazione del poeta, il quale piùcercava la solitudine più avvertiva l’amarezza chescaturisce dal distacco, doloroso e polemico,dalla società.Aveva ben visto Sartre quando dichiarava cheBaudelaire reclamava di essere diverso, ma«diverso in mezzo agli altri». Un rilievo, quellodi Sartre, che riecheggia la massima di OscarWilde: «C’è solo una cosa peggiore del fatto chesi parli di voi. Che non si parli di voi». Si assisteallora a una sorta di cortocircuito che si specchianella volontà di Baudelaire di ispirare «ildisgusto e l’orrore universali» per poter poi«conquistare la solitudine».Insomma il mondo, da lui biasimato, deveaccorgersi di lui e sapere che è solo. Non c’ègrandezza autentica se non viene riconosciutaalmeno da un testimone: se poi tale testimone èil mondo intero, meglio ancora. L’atteggiamentodi Baudelaire — osserva sempre Sartre — richiamala psicologia dell’assassino che ha compiuto ildelitto perfetto, che tenta sì, come è naturale chesia, di sfuggire dalle grinfie della giustizia, mache al contempo brama di avere testimoni delsuo misfatto, abominevole ma comunquecompiuto a regola d’arte. Baudelaie ben sapevache alla solitudine, in fondo, doveva essere gratoperché essa rappresentava per lui la classicatemperie propizia a far emergere le sue energiepiù vigorose e i suoi talenti più puri e cristallini.Una solitudine che si configura come un terrenofertile dove gettare i semi di un capolavorodestinato a germogliare e a fruttificare con pienorigoglio.E la solitudine che avvelena e fa soffrire il poetanon solo la teorizzò, ma la sperimentò di personaquando l’amico Sainte-Beuve, da lui semprevenerato, dapprima non si pronunciò sul suo

capolavoro I Fiori del male, poi lo recensì confreddezza, non tessendo elogio alcuno. Unaclamorosa miopia, quella di Saint-Beuve, che fupuntualmente sferzata da Proust, il quale, nelsaggio intitolato proprio Contro Sainte-Beuve,scrive: «Quando si è passata la propria vita a farecomplimenti a tanti scrittori senza talento, comesi può passare sotto silenzio un capolavoro comeI Fiori del male?». Aveva dunque ragioneFlaubert che, in Madame Bovary, ammonisce:«Non bisogna toccare gli idoli, la doratura puòrestarci incollata alle dita».

Il poeta francesce Charles Baudelaire

Il dramma dell’immigrazione nel film «Nour» di Maurizio Zaccaro

Un medicoa Lampedusa

di ED OARD O ZACCAGNINI

Il placido guardar le stelle didue turiste in barca viene in-terrotto da grida d’aiuto. Lanotte calma, poetica d’una va-canza nel Mediterraneo, nel

lembo più a Sud di terra italiana, in-contra la tenebra fredda, disperata, incui altra umanità si trova prigioniera.È così, con questo contatto inevitabi-le, con questi due mondi uno nell’al-tro, volti diversi dello stesso mare, chesi apre N o u r, il film di Maurizio Zac-caro ispirato al libro Lacrime di sale,scritto — insieme alla giornalista LidiaTilotta — da Pietro Bartolo: il medico,oggi europarlamentare, che per circat re n t ’anni è stato direttore del poliam-bulatorio di Lampedusa e responsabi-le delle prime visite ai migranti sbar-cati sull’isola.

La sua storia, la sua incoraggiante,esemplare, ostinazione lavorativa, vi-sceralmente legata a una radicale ideadi umanità, sono affidate a Sergio Ca-stellitto, che con un delicato accentosiciliano e un trasporto visibile inogni sequenza, sostiene e accompagnaquesto film — uscito nelle sale dal 10,al 12 agosto e dal 20 visibile su Sky —nel delicato compito di rendere piùtangibile, vivo, necessariamente dolo-roso a ogni cuore distratto, il fenome-no delle migrazioni, con le storie,spesso tragiche, di quegli esseri umaniche a un certo punto del film guarda-no in macchina pronunciando nome e

«aspetto», nella sua opera di soccorri-tore, da abitante di quell’isola che hasempre considerato «porto aperto» eche definisce «alta» e «fiera» per lasua capacità di abbracciare il bisogno-so nonostante i segni portati dentroper il dolore visto, per la morte tocca-ta tante volte.

Anzi proprio per questo è necessa-rio esserci. «Dicono che ci si abitua —spiega il medico in un’altra sequenza— ma non ci si abitua mai». Lo stessoha scelto di spendere, di dedicare —non di sprecare come qualcuno vuolefargli credere nel film — la sua vita lì,per ciò che è «giusto», e la sua testi-monianza è il motore con cui Nour sipropone di penetrare la pelle dellospettatore meglio dei fiumi di notiziecon i loro numeri freddi. Lo fa sce-gliendo la strada dell’asciuttezza, del-la semplicità narrativa al servizio dellasostanza, di una magrezza robusta enon impermeabile a immagini e paro-le importanti, a pensieri come quelloche Bartolo esprime dialogando conun fotografo perplesso, impaurito, chesi chiede dove finisca tutta quella gen-te dopo che il medico l’ha curata.

«Mi piace immaginare l’umanitàcome un unico corpo — spiega il dot-tore di Lampedusa — se ti fa male unbraccio tutto il corpo sta male. Se unaparte dell’umanità soffre, tutto il restodell’umanità non può stare sereno». Èuna frase che riprende i versi antichidel poeta persiano Saadi di Chiraz,leggibili anche sul palazzo di vetro

provenienza direttamente allo spetta-tore: per ricordargli che sono personecon dignità e identità, anche se puòessergli rimasto solo il «corpo» e la«fame», dice Bartolo, e la «paura»dopo la costrizione «a vivere pagan-dosi la morte».

L’esperienza del medico è versatain questo film dedicato a ErmannoOlmi — di cui Zaccaro è stato amico ecollaboratore — che ha il suo nucleocentrale nella storia di Nour, una ra-gazzina siriana di 11 anni, la quale, se-parata a forza dalla madre in Libia,poco prima di salire su un barcone,viene aiutata proprio da Bartolo a ri-trovarla. È a lieto fine, la vicenda diNour, ed è un racconto di speranzapiù che una trama televisiva; è unastoria vera frutto della tenacia del fi-glio di un pescatore: l’unico, tra settefratelli, a poter studiare e diventaremedico.

Da qui un «peso», e una «respon-sabilità», ricorda il protagonista, queimuscoli dell’anima per saltare sopraogni forma di sufficienza, per andare,se serve a costruire il bene, oltre ilprotocollo: aiutando quella donna chedeve volare a Palermo per partorire anon separarsi dai suoi cari, e più ingenerale a vedere una vita da proteg-gere dietro le facce smarrite e le sago-me provate, ammassate tra le copertetermiche. È una storia, quella diNour, la cui luce offre ossigeno per ri-manere in apnea tra gli abissi di altrestorie, come quella di Hassan — rac-conta sempre il film — che ha perso ilsuo bambino nella traversata, e a Bar-tolo tocca l’amaro compito di comuni-cargli il ritrovamento, dopo averlo ri-conosciuto coi pantaloncini rossi den-tro un sacco numerato, il 209, in mez-zo ad altri corpi senza vita. «Apro gliocchi e lo vedo, chiudo gli occhi e lovedo», confessa a sua moglie parlan-do di questa storia tragica, accolta,come tutte le altre, senza tirarsi indie-tro, con quella sofferenza che non gliimpedisce di dire, alla fine del film,

dell’Onu. È piena di bellezza perchéparla di umanità prima che di qualsia-si altra cosa e di un unico paese, diuna relazione e di uno scambio, diuna solidarietà tra tutti gli uomini chevale il beneficio di ognuno. È un in-coraggiamento, anche, a quella gior-nalista che arrivata sull’isola, di frontealla tragedia si chiede: «Scriviamo ar-ticoli su articoli, non so se serve aqualcosa». Serve a non voltarsi dal-l’altra parte perché «l’orrore ha biso-gno di testimoni» risponde il medicoappena uscito da un’altra dolorosaispezione cadaverica. «Fai bene a dir-lo», consiglia anche al giovane cheparla dal microfono di Radio DeltaLampedusa, anche se non sono intanti ad ascoltare, anche se facilmentequel che accade provoca rabbia e fru-strazione, e la triste forza degli eventiè superiore all’impegno di uominisensibili e combattivi.

Anche se un gruppo di tombe sen-za nome, in uno spazio ricavato den-tro al cimitero, ha bisogno di un car-tello che ricordi di non gettarvi soprai rifiuti: la necessità di quella scritta èun sottile indicatore della quantitàenorme di lavoro da fare, e il primopasso da compiere è una stretta dimano tra uomini come quella che Pie-tro Bartolo allunga al sacerdote dopole loro piccole incomprensioni e di-scussioni per le richieste continue delmedico. È una unione necessaria acombattere quella «globalizzazionedell’indifferenza» in cui siamo «cadu-ti», disse Papa Francesco nel suoviaggio a Lampedusa nel 2013. E il ci-nema, con un paradigma etico e diperseveranza come quello di PietroBartolo, può offrire occhi per far la-vorare dentro di noi la verità, per ren-denderci meno «insensibili alle gridadegli altri», disse ancora Bergoglionell’omelia sull’isola, esprimendo, inquella sua visita, già tutta la sua pro-fonda compassione per ogni vita ri-schiosamente in fuga da situazionidifficili.

Linda Mresy e Sergio Castellitto in una scena del film

Tra «loneliness» e «solitude»s’incunea una via d’uscitarappresentata da «lonely man»che riprende a parlare di sé cosìche il mondo e i suoi similitornano a popolare il suo io

neliness, infatti, «io sono effettiva-mente uno, abbandonato da tutti[deserted by all others]», mentrenella solitude io sono «con mestesso e perciò due-in-uno [two-in-one]». Nella solitude io manten-go un «dialogo pensante [thinkingdialogue]» con me stesso nel qualenon perdo mai di vista i miei si-mili e il mondo, che rimangonosempre presenti nell’io con il qua-le conduco il dialogo.

Nella loneliness questo riferi-mento al mondo si è perso e l’uo-mo si trova nell'incapacità di farsicompagnia nell’intimo colloquioche intrattiene tra sé e sé. È pro-prio questo tipo di solitudinebuona, la «solitudine bianca»,che fa dire a Catone nel De re pu-blica di Cicerone (la citazione èsempre della Arendt) che «maiera meno solo di quando era solo[numquam minus solum esse quamcum solus esse]». Viceversa è la so-litudine cattiva, «la solitudine ne-ra» della loneliness, che «perde ilcontatto con il mondo dei proprisimili» e consegna l’uomo allacondizione di sentirsi «abbando-nato dal consorzio umano [I as aperson feed myself deserted by allhuman companionship]».

C’è tuttavia una via d’uscitaper questa situazione. Ciò avvienequando il lonely man riesce a ri-trovare se stesso e a ricominciare«il dialogo della solitudine [thedialogue of solitude]». Quandocioè riprende a parlare con sé cosìche il mondo e i suoi simili torna-no a popolare il suo io come rife-rimenti possibili anche se nonpresenti. È evidente che qui l’au-trice de La banalità del male fa ri-ferimento alla sorte dei tanti in-ternati nei lager nazisti, che riu-scirono a salvarsi dalla disperazio-ne e dalla follia, quando non cad-dero nelle mani dei loro aguzzini,proprio ritrovando spazi di solitu-dine vera. Tuttavia in questo mo-do la scrittrice di origini ebraichesta mostrando a tutti noi la stradaper risalire la china della «perditadell’io» che si verifica nella loneli-ness attraverso la riconquista «del-la fede in se stessi come partnerdei propri pensieri [the trust inhimself as partner of his thoughts]»,che rappresenta il presuppostoper trasformare una condizione dichiusura in un vissuto positivo diapertura alla vita che è alla basedi ogni «solitudine buona» in cuiciascuno non sente di aver perdu-to ma di aver ritrovato se stesso.

La filosofa tedescanaturalizzata statunitense Hannah Arendt

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 19 agosto 2020 pagina 5

di SI LV I A GUSMANO

«A ncora vivo neisuoi libri, Gros-sman ci spronaad assumere sudi noi la re-

sponsabilità della storia, affinché letragedie del “secolo-canelup o” ven-gano scongiurate e non abbiano a ri-

to. Viaggiando al seguito delle trup-pe sovietiche nel 1943-1944 durantela liberazione dell’Ucraina, vede coni propri occhi Babij Jar e le centi-naia di più piccole Babij Jar chehanno insanguinato il suo Paese.Presente alla liberazione di molticampi di sterminio (cominciando daMajdenek), il suo L’inferno diTre b l i n k a , scritto e pubblicato nel

nazismo, il che fu come affermare«che la Shoah non avesse mai avutoluogo. (…) Così il conquistatore del-la Germania nazista divenne compli-ce del proprio nemico. (…) I piùimportanti contributi manoscritti diGrossman sulla storia e la letteraturafurono “a r re s t a t i ” dalle autorità, maalcune copie furono conservate daun piccolo gruppo di devoti e corag-giosi amici, che riuscirono a farlipubblicare solo molti anni dopo lasua morte».

Ne Le ossa di Berdičev l’i n c re d i b i -le vita dello scrittore viene ripercorsainserendola in un discorso ben piùampio. «Ora che si conclude il mar-toriato XX secolo — scrivono gli au-tori —, le cui contraddizioni irrisolteirridono gli ideali sbandierati e la fe-de nell’ineluttabile progresso umano,non possiamo non vedere chiara-mente come le sue abbaglianti con-quiste scientifiche e tecnologichenon siano state impiegate per alle-viare le sofferenze dell’umanità, maper gettare il mondo in orribili guer-re e prepararlo a conflitti più spa-ventosi. (…) Questo è quanto tentia-mo di fare in questo libro: compren-dere meglio dove abbiamo sbagliato,ma non in virtù di un’indagine stori-ca che passa in rassegna i maggiorieventi del XX secolo», ma piuttostoattraverso «l’esame delle istanze cheessi suscitarono nel corso della vita edelle opere» di Grossman.

In lui, infatti, abbiamo l’uomo, iltestimone, lo scienziato e lo scrittoreinsieme. Prima di diventare narrato-re — ricordano Carol e John Garrard— Grossman si era formato comescienziato, il che gli darà piena con-

sapevolezza dei progressi scientifici,in particolare di quelli atomici, bensapendo quanto essi minacciasserol’intera umanità e non solo i nemicidel momento. «La sua formazionescientifica (…) fu un prerequisitocruciale per il suo rifiuto dell’ideolo-gia sovietica».

Il libro non vuole farne un santi-no, ma piuttosto intende restituire aGrossman la complessità che glispetta. «Fu in realtà un uomo segna-to da profonde contraddizioni, comel’epoca in cui visse. La sua fu unavita contrassegnata da conflitti mo-rali, culturali e filosofici. Benché fos-se stato uno dei primi beneficiari delregime sovietico, nonché un intellet-tuale che aveva lavorato e lottato perla sopravvivenza di quest’ultimo, eglisi scostò dall’adesione alla rivoluzio-ne d’Ottobre a un graduale, ma to-

tale rifiuto delle premesse e dei valo-ri fondamentali del marxismo-lenini-smo». Facendo esperienza sia del-l’antisemitismo nazista che di quello

Una biografia ripercorre l’illuminante esperienza di Vasilij Grossman

Te s t i m o n edi un secolo

Lo scrittore ha vissuto direttamenteil flagello della carestia ucrainale persecuzioni del terrore stalinianola seconda guerra mondialel’occupazione nazistae la scoperta della Shoah

1944, è un documentoimportantissimo, unicoresoconto del funziona-mento del campo, scrittoa meno di un anno didistanza dalla rivolta deiprigionieri. Una lunga edettagliata cronaca cheverrà portata come pro-va al processo di Norim-b erga.

Nel dopoguerra Gros-sman concepisce l’idea discrivere una grande epo-

petersi e perseguitare i nostri discen-denti».

Si chiude così Le ossa di Berdičev.La vita e il destino di Vasilij Gros-sman (Bologna, Marietti 1820, 2020,pagine 488, euro 29), la più comple-ta biografia sullo scrittore ucraino(1905-1964). Risultato di un lungolavoro di ricerca svolto in Russia ne-gli anni Novanta, il libro utilizza an-che lettere, testimonianze inedite emateriali d’archivio venuti alla lucedopo il crollo dell’Unione sovietica.Curato da Giovanni Maddalena ePietro Tosco con la traduzione diRoberto Franzini Tibaldeo e MartaCai, e pubblicato nel 2009 (anno incui vinse il Premio Comisso) Le ossadi Berdičev è firmato da John Gar-rard, professore di letteratura russaall’Università dell’Arizona, e da suamoglie Carol.

In Italia la rinascita dell’i n t e re s s eper Grossman risale al 2005 quandosi tennero a Torino alcune iniziativeper ricordarne il centenario dalla na-scita (su iniziativa del centro cultura-le Pier Giorgio Frassati e della Fon-dazione Arte storia e cultura ebraicaa Casale Monferrato e nel PiemonteOrientale-onlus). E se Vita e destino,capolavoro dello scrittore, era giàstato portato in Italia la prima voltanel 1984 da Jaca Book (con tradu-zione di Cristina Bongiorno e intro-duzione di Efim Erkind), nel 2008 èstato Adelphi a riproporlo, tradottoda Claudia Zonghetti.

Ciò che caratterizza la vicendapersonale di uno dei maggiori scrit-tori del Novecento, è il suo esserestato testimone diretto di alcune pa-gine decisive del secolo: il flagellodella carestia ucraina, le persecuzionidel grande terrore staliniano, la se-conda guerra mondiale, l’o ccupazio-ne nazista e la scoperta della Shoah.

Nato in una famiglia ebraica be-nestante e cosmopolita, avversa allozarismo e favorevole alla rivoluzione,Grossman esordisce come scrittorenel 1934. Corrispondente di guerra, èil primo a raccontare le fucilazionidi massa nell’Ucraina occupata dainazisti e poi i campi di sterminio.Nel settembre 1941 proprio nella cit-tadina di Berdičev — dove Grossmannasce il 12 dicembre 1905 — vengonofucilati in soli tre giorni trentamilapersone nella prima operazione dieliminazione degli ebrei pianificatasu vasta scala.

Dal 1941 al 1945 Vasilij Grossmantrascorre oltre mille giorni al frontecon l’Armata rossa, assistendo a piùazioni militari di qualsiasi altro cor-rispondente in qualunque scenariodella seconda guerra mondiale. Pre-sente alle battaglie decisive sul fron-te orientale, documenta per primo laShoah, pubblicando resoconti già apartire dal 1943 mentre tutto è in at-

pea sulla battaglia di Stalingrado; laseconda parte dell’opera, Vita e de-stino, lo inserirà a pieno titolo tra igrandi nomi della letteratura mon-diale. Ma tutto avverrà poi: nel 1961,infatti, il manoscritto viene seque-strato dal Kgb e Grossman muoresenza vederne la pubblicazione, av-venuta solo vent’anni più tardi inOccidente. Un dolore nel dolore:«Verso la fine della sua vita — scrivo-no i Garrard — Grossman fu letteral-mente trasformato in “non-p ersona”dalle ferree autorità sovietiche e lesue maggiori opere tolte dalla circo-lazione». Subito dopo la guerra, in-fatti, Stalin vietò ogni riferimentoagli ebrei come vittime principali del

Pur essendo tra i primi beneficiaridel regime sovieticopassò gradualmentedall’adesione alla rivoluzionea un totale rifiuto delle premessee dei valori del marxismo-leninismo

vicende umane e profondità di mes-saggio: l’affermazione dell’irriducibi-lità dell’io di fronte a ogni potere, lanatura violenta di qualsiasi ideologia

Vasilij Grossman a Stalingrado

Il massacro di Babij Jar in una foto d’epoca

«Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime» è il tema proposto quest’anno dal Meeting di Rimini

La necessità dello stuporedi AUGUSTO PESSINA

È difficile per un ricercatore nonsentirsi provocato dal titolo delMeeting di Rimini 2020 che que-st’anno propone «Privi di meravi-glia, restiamo sordi al sublime».

Infatti, questa frase di Abraham Joshua He-schel descrive bene anche il cammino chemolti ricercatori (i cosiddetti scienziati) han-no percorso. Va sottolineato altresì che per lacultura ebraica il termine sublime completa esupera il concetto estetico di bellezza co-gliendo ed esprimendo la percezione di tra-scendenza di tutto il reale.

Lo stesso Henry Poincarè, l’ultimo grandescienziato filosofo, ha potuto scrivere che «ilgenio scientifico è la capacità di restare sor-presi» e, da non credente, ha fatto un monu-mento all’esperienza: «L’esperienza è la sor-gente unica della verità: essa sola può inse-gnare qualcosa di nuovo, essa sola può darcila certezza». Va notato che, pur da scienzia-to, Poincarè non parla di “esp erimenti” madi esperienza, volendo sottolineare qualcosala cui connotazione fondamentale è data daldiretto rapporto della “p ersona” con la real-tà. Come scrive Giovanni Paolo II nella Fideset ratio «le conoscenze fondamentali scaturi-scono dalla meraviglia suscitata nell'uomodalla contemplazione del creato (…) Senzameraviglia l’uomo cadrebbe nella ripetitivitàe, poco alla volta, diventerebbe incapace diun’esistenza veramente personale». In questosenso la sorpresa, lo stupore, la meravigliarappresentano l’esperienza umana, e non soloin scienza, capace di dare consistenza allap ersona.

Come anche evidenziato dalla presentazio-ne del Meeting di Rimini, paradossalmente iltema della meraviglia può rappresentare unimportante punto di partenza perfino per ca-pire il tempo che stiamo vivendo con il coro-navirus. Mentre alcuni credevano chiusa lapartita e altri aspettano e sperano che la bu-fera passi per tornare alla vita di prima, dob-biamo essere grati a Papa Francesco che nonperde occasione per ricordarci che dobbiamo,invece, cambiare tante cose della nostra vitapersonale e sociale. Parlando con alcune per-

sone ho potuto registrare interessanti espe-rienze, tra queste la percezione di vivere unfilm o un sogno caratterizzato da un mix diincredulità, timore e stupore per la presenzadi un nemico invisibile ma tenace. Una pre-senza della quale ci si dimenticherebbe infretta se, a ricordarcelo fino alla noia e, gliallarmanti e ripetitivi richiami dei notiziari.

Ciò che Heschel scrive, proprio a riguardodi stupore e timore, è così vero e radicatonella coscienza umana da far capolino anchedi fronte ai drammatici eventi vissuti circa lasalute, la vita di relazione e la crisi economia.Se la meraviglia, di cui parla Heschel, è unapotente molla per la scienza, il filosofo ci tie-ne a chiarire che il livello di stupore cui si ri-

ha per oggetto un segmento determinato dellarealtà, lo stupore radicale si riferisce alla realtànel suo insieme». Bisogna dunque imparare afidarsi di più delle esperienze che facciamoanche quando siamo disorientati e non è chia-ro quale sia la strada da percorrere perchésuggerisce il grande C. S. Lewis «quello chemi piace dell’esperienza è che si tratta di unacosa così onesta. Potete fare un mucchio disvolte sbagliate, ma tenete gli occhi aperti enon vi sarà permesso di spingervi troppo lon-tano prima che appaia il cartello giusto. Pote-te avere ingannato voi stessi ma l’esp erienzanon sta cercando di ingannarvi: l’universo ri-sponde il vero, quando lo interrogate onesta-mente».Forse è necessario recuperare una po-

La copertina di «Alice nel Paese delle meraviglie»illustrato da Salvador Dalí

Come spiega Heschel ne «L’uomo non è solo»quel che ci colpisce non è il comprensibilema ciò che, pur trovandosi alla nostra portataè al di là della nostra comprensioneNon è l’aspetto quantitativo della naturama qualcosa di qualitativo

ferisce non è una banale cu-riosità ma una sensazioneprofonda di fronte al miste-ro della vita tutta, uno “stu-pore radicale” che così de-scrive nel suo capolavoro(L’uomo non è solo): «Quelche ci colpisce con incessan-te stupore non è il com-prensibile e il comunicabilema ciò che, pur trovandosialla nostra portata, è al di làdella nostra comprensione;non è l'aspetto quantitativodella natura ma qualcosa di qualitativo; nonciò che si estende al di là del nostro tempo edel nostro spazio, bensì il significato vero, lasorgente e il termine dell’essere: in altre paro-le, l’ineffabile». Per Heschel anche il timoreè una forma di rapporto con quanto di mi-sterioso sperimentiamo ma esso è superatodalla «meraviglia» che (diversamente dal ti-more) permette di instaurare una relazionecon ciò che costituisce la trascendenza stessa:«Lo stupore radicale possiede un raggiod’azione più vasto di ogni altro atto umano.Mentre ogni atto di percezione o cognizione

sizione umana capace di scavare nella profon-dità della esperienza e in questo ci aiuta il ri-chiamo di Eugenio Borgna il grande psichia-tra. Lui che ha passato tutta la vita prima inmanicomi e poi nei reparti di psichiatria dovel’abisso dell’umano ha potuto vederlo da vici-no così scrive nel suo ultimo libro (Il fiumedella vita): «Mai rinunciare a convertire leesperienze esteriori in esperienze interiori...non perdere mai l’abitudine a scendere negliabissi delle nostre interiorità». Forse in questadiscesa, mai priva di dolore, potremmo sco-prire anche la gioia della meraviglia.

sovietico, «l’esistenzadell’ebreo Grossman sisvolse alternando assimi-lazione e opposizione».

La vicenda personaledi Vasilij Grossman e lesue opere «si intreccianoinscindibilmente — scrivenella presentazioneall’edizione italiana Mi-chele Rosboch dell’uni-versità di Torino, presi-dente del Study CenterVasily Grossman — of-frendo una testimonianza unica nelpanorama del Novecento per ric-chezza di personaggi, lungimiranzanella lettura storica, pluralità delle

e la ricchezza delle domande ultimesul significato della vita e il suo de-stino che caratterizzano il cuoredell’uomo».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 19 agosto 2020

Ricchi di viteIl multiforme impegno della missione fondata da suor Laura Girotto in Etiopia

di CRISTINA UGUCCIONI

Ogni mattina nel mondo qual-cuno si alza e, con la graziadel Signore, cerca di costrui-

re e rinsaldare quei legami di affettoe di cura che rendono “umana” lavita e tengono in piedi il pianeta,quei legami invincibili che consento-no a donne, uomini e bambini inmolti modi feriti di non precipitarenello sprofondo della miseria,dell’avvilimento che accartoccial’anima, della solitudine maligna.Così, ogni mattina, quando l’agap einizia a circolare, qualcuno riprendefiato e speranza scoprendo la pro-pria vita benvoluta e accudita condelicatezza. Accade anche ad Adwa,cittadina a 2000 metri di quota si-tuata nel Tigrai, la regione più de-pressa dell’Etiopia, al confine conl’Eritrea. Qui si trova la missioneKidane Mehret, fondata e diretta dasuor Laura Girotto, 76 anni, salesia-na. La missione è la prima presenzacattolica ad Adwa dal 1620, anno incui tutti i gesuiti presenti venneroscacciati. Sono stati gli anziani dellacittà, alla fine del secolo scorso, achiedere ai salesiani di aprire unascuola dopo aver visto la dedizionedella congregazione nella vicina val-le di Makallè.

Nel 1993 suor Laura giunge adAdwa: non ci sono strade asfaltate,né corrente elettrica, né acqua; gliabitanti vivono nella miseria. Inmaggioranza sono cristiani (prote-stanti e ortodossi); i cattolici sonomeno del 2 per cento; quasi metàdella popolazione professa la fedeislamica. Suor Laura si stabilisce inuna tenda e inizia la costruzione del-la missione che nel corso degli annidiventa un complesso di vaste di-mensioni. Oggi è gestita da 297 per-sone che lavorano e vivono insieme:sei suore salesiane, due suore diS.G.B. Cottolengo, due MemoresDomini, moltissime coppie e singlecon cultura, formazione e professio-nalità differenti. Tutti insieme siprendono cura di migliaia di perso-ne che ricevono accudimento, prote-zione, affetto. Ci sono oltre millecin-quecento bambini e bambine che co-minciano a costruire il loro futurofrequentando la scuola della missio-ne (dalla materna alle superiori) e

centinaia di giovani che seguono icorsi professionali e imparano unmestiere riuscendo a metter su fami-glia. Ci sono milleduecento ragazzi eragazze di Adwa che ogni domenicaaffollano l’oratorio e trascorrono in-sieme ore serene, e poi giovani eadulti che si impegnano nel progettoagricolo: coltivano frutta e verdura,allevano animali riuscendo non soloa garantire l’autonomia alimentaredella missione, ma anche ad assicu-rare il sostentamento a numerose fa-

miglie della zona provate dalla po-vertà, le quali ricevono regolarmenteanche medicine e un aiuto economi-co.

Nel corso degli anni suor Laura(cavaliere dell’Ordine al merito dellaRepubblica italiana e cittadina ono-raria di Adwa) è anche divenuta la“mamma” di sessantanove bambiniabbandonati dalle famiglie, avendo-ne ricevuto la tutela legale dai servi-

zi sociali: molti sono ormai adulti el’hanno resa nonna.

Le donne, che in Etiopia sono te-nute in scarsa considerazione e ac-quistano una qualche rilevanza so-ciale esclusivamente in quanto ma-dri, nella missione possono contaresul Centro di promozione femminilepresso il quale apprendono le nozio-ni base dell’igiene personale e dellacura dei neonati, e anche un mestie-re: spesso si appassionano al cucito eal lavoro all’uncinetto e sono aiutate

ad avviare piccole attività che assicu-rano loro autonomia economica.

«Alla missione — dice la Girotto —ci prendiamo cura anche di diversebambine (al momento sono undici)che ci sono state affidate dalle loromadri, donne che sono state abban-donate dai partner, in alcuni casi la-voratori stranieri impegnati tempora-neamente in Etiopia. Inoltre accu-diamo le donne malate di aids

preoccupandoci che ricevano pertempo la terapia antivirale dallo Sta-to, il quale in genere la garantiscequando ormai le condizioni dei pa-zienti sono molto gravi. Ci impe-gniamo anche a seguire le detenutedel carcere di Adwa, che vivono incondizioni molto difficili e spessoinsieme ai loro figli piccoli».

Nella missione è quasi del tuttoultimato un ospedale con duecentoposti letto che accoglie già numerosipazienti e può contare su un affiata-to staff di operatori sanitari di origi-ne etiope, cubana e kenyota. «Ab-biamo deciso di aprire l’ospedale —racconta la salesiana — perché lamortalità tra i giovani era, e purtrop-po continua a essere, molto elevata:qui bambini e ragazzi muoiono perun’appendicite, per il tifo e la mala-ria, per una banale ferita che si in-fetta, per una gastroenterite che inOccidente si cura in casa: è una stra-ge degli innocenti».

Il prossimo progetto di suor Lau-ra, oltre alla scuola per infermieregià avviata, è creare un villaggioadiacente all’ospedale utilizzando glioltre centocinquanta container con iquali, nel corso degli anni, sonogiunti aiuti dall’Europa. Questi con-tainer saranno trasformati in casetteche potranno accogliere i pazientimeno gravi che dovranno restare neipressi dell’ospedale per completarele cure. «Anche questo — afferma lareligiosa — è un progetto impegnati-vo ma lavorando tutti insieme, comeabbiamo sempre fatto, riusciremo aportarlo a termine. La nostra è unagrande famiglia composta da 297persone molto diverse fra loro chevivono insieme in armonia, sono sor-rette da valori inderogabili e hannoun obiettivo comune: aiutare chi sof-fre. In una nazione come l’Etiopia,attraversata da continue lotte tribalied etniche e prostrata dalla miseria,evangelizzare comporta anzitutto of-frire testimonianza di amore e di vitaautenticamente fraterna suscitandodomande di senso. Sono grata al Si-gnore che mi ha donato una vita ric-ca di vite, la possibilità di essere ma-dre di decine e decine di personepovere di ogni età che ho sentito af-fidate alle mie cure». Così succedeall’ombra di Dio: la vita si genera esi rigenera.

I tanti virusdell’Africa

Amara riflessione di un vescovo in Sierra Leone

di PAT R I Z I A CA I F FA

In Sierra Leone, in questo pe-riodo di pandemia, «le altremalattie e la fame uccidono

più del covid-19»: a descrivere lasituazione di uno dei Paesi africanipiù poveri al mondo è monsignorNatale Paganelli, amministratoreapostolico di Makeni. Sessantatréanni, originario del Bergamasco,missionario saveriano, è alla guidadella diocesi di Makeni dal 2012;una zona rurale, afflitta per un de-cennio da un conflitto tra ribelli eforze governative, conosciuta ancheper il triste fenomeno dei bambinisoldato. Qui e in tutta la SierraLeone l’ebola ha mietuto vittime inmaniera implacabile fino a pochianni fa: almeno cinquemila perso-ne. «Vedevamo le persone amma-larsi e cadere», racconta Paganelliin video chiamata.

Anche la malaria affligge pesan-temente il Paese: muoiono ogni an-no mille bambini sotto i 5 anni e il

40 per cento dei pazienti visitatinegli ospedali accusano sintomi diquesta malattia. «La popolazionedubita della pericolosità del covid-19», rivela il presule, «la gente haabbandonato gli ospedali e va daimedici nativi a farsi curare». In piùin questi giorni i pochi medici sier-raleonesi (solo un migliaio in unanazione carente di infrastrutture sa-nitarie) sono in sciopero per lamancanza di dispositivi di prote-zione individuale come guanti emascherine. Reclamano dal Gover-no il pagamento del bonus pro-messo per la pandemia e mai arri-vato.

D all’inizio della dichiarata emer-genza a oggi sono stati registratiufficialmente 1.956 casi positivi e69 morti, non molti rispetto ai cir-ca 7.900.000 abitanti. In un paesea maggioranza musulmana, i catto-lici sono circa il 7 per cento dellapopolazione ma sono presenti conscuole e servizi per la comunità.«Onestamente nella mia diocesi hovisto pochi contagi e quei pochiche ho visto, tra cui due riguardan-ti sacerdoti, non erano sintomati-ci», precisa l’amministratore apo-stolico di Makeni. Quello che piùlo preoccupa, come sta accadendoin altri Stati africani, è l’impattoeconomico su una popolazione giàpovera, che fatica a guadagnare ilnecessario per portare ogni giornoil cibo a casa. Le miniere sono an-cora chiuse per il lockdown, c’èstato il coprifuoco, le persone nonpotevano uscire in strada per ven-dere i loro prodotti nel commercioinformale. La fame è aumentata adismisura e dalla povertà si è pas-sati in tempi brevi alla miseria.

La Caritas diocesana ha iniziatoa distribuire cibo, anche con il sup-porto di Caritas Italiana e dellaConferenza episcopale italiana. LePontificie opere missionarie stannoinvece sostenendo i sacerdoti, le re-ligiose e i catechisti impegnati nellapromozione umana e nelle attivitàpastorali, anche nella capitale Free-town. «Abbiamo dovuto chiedereaiuto per poter distribuire riso, ci-polle, sale e condimenti per garan-tire ai più poveri la sopravviven-za», dice monsignor Paganelli, cheaggiunge: «La solidarietà è tanta.Abbiamo visto gente che andava alavorare i campi di chi stava inquarantena. Ora le misure restritti-ve si stanno riducendo ma tra duemesi vedremo gli effetti sull’econo-mia reale. È un problema struttura-le».

Qui il discorso si amplia al livel-lo geopolitico e macroeconomico:«Conviene tenere l’economia afri-cana povera e dipendente dagliaiuti dall’estero, in modo da potercontrollare le loro ricchezze». LaSierra Leone — ricorda il vescovo —è ricca di minerali ma più del 70per cento della popolazione è inpovertà. «Un efficace interventointernazionale dovrebbe creare unaseria classe dirigente per il Paese.Dobbiamo bloccare il grande virusdella corruzione che sta bloccandol’Africa. Altrimenti il covid-19 puòdiventare, per alcuni, un’o ccasioneper ottenere risorse a beneficio per-sonale. Purtroppo c’è chi vuolel’Africa povera e a chi fa comodola corruzione, perché in questo mo-do si controllano i minerali. È ne-cessario vigilare», conclude Paga-nelli.

Nell’esperienza delle Banche dei cereali in Ciad un valore economico e religioso

Chi salva dalla fame lo manda Diodi ENRICO CASALE

È una banca, ma non ha spor-telli, né forzieri, né lingottid’oro, né valuta pregiata. Nel-

le sue “casseforti” sono custoditi ce-reali. Solo cereali. È quanto ha co-struito nella regione del Guéra, inCiad, padre Franco Martellozzo, ge-suita italiano, da più di cinquant’an-ni missionario in Africa. Un’istitu-zione, quella delle Banche dei cerea-li che, nel tempo, ha assunto ungrande valore economico, ma ancheculturale e religioso.

In Ciad si pratica un’agricolturadi sussistenza che offre ai contadiniil minimo per sopravvivere. La sta-gione agricola è una sola e va daaprile a settembre. Questo è l’unicoperiodo in cui le condizioni climati-che permettono di coltivare la terrapiantando miglio, sorgo e arachidi.A settembre-ottobre si può poi rac-cogliere i frutti del proprio lavoro.Al momento del raccolto, la mag-gior parte degli agricoltori vendeuna porzione del miglio e del sorgoper ricavare un po’ di soldi per lenecessità delle proprie famiglie. Equi nasce il problema: se tutti ven-dono nello stesso momento, i prezzisi abbassano. I contadini quindi nonriescono a realizzare un guadagnosufficiente. Parallelamente, i com-mercianti comprano, immagazzina-no e aspettano che le riserve di mi-glio e sorgo dei contadini scarseggi-no. Questo avviene nel periodo det-to di “saldatura”, cioè quello dellastagione delle piogge, quando si de-ve lavorare per il nuovo raccolto e lescorte della stagione precedente so-no ridotte al minimo. Quasi tutti inquel momento comprano e quindi ilprezzo, per una legge di mercato,cresce, arrivando anche al triplo diquello al quale i contadini avevanovenduto ai commercianti. Per otte-nere i soldi necessari a vivere, c’è chivende l’aratro o capi di bestiame e,se non basta, va a lavorare per i

grandi commercianti, innescando uncircolo vizioso di debiti e crediti cheporta molti agricoltori a uno statodi semischiavitù.

Nel 1994, di fronte a una grandesiccità, la Chiesa cattolica ha inizia-to a riflettere su quali strumentimettere in atto per uscire dal circolovizioso di fame e speculazione suicereali. «Ci si accorse — ricorda pa-dre Martellozzo — che la distribu-zione dei viveri risolveva il problemain modo temporaneo, ma ispiravaun sentimento di de-responsabilizza-zione. Da qui l’idea di costruire unmagazzino dove conservare una ri-serva di miglio, che poi sarebbe sta-to dato in prestito durante il perio-do della “saldatura”. Le proposte fu-rono accettate e il magazzino diven-ne una vera e propria “Banca dei ce-re a l i ”».

Il sistema è semplice. Agli agri-coltori si prestano uno o più sacchidi cereali che si trovano nella banca.I contadini si impegnano a rendereil sacco dopo il raccolto, con un “in-t e re s s e ” di venti chili di miglio. «Su-perate le prime perplessità e dopoqualche duro contrasto con i com-mercianti — osserva il missionariogesuita — abbiamo oggi in Ciad 334banche in altrettanti villaggi, riunitein una federazione con trentacinque-mila aderenti capi-famiglia. Ciò si-gnifica che la federazione raggiunge350.000 persone e molti altri villaggisono sulla lista d’attesa, in previsio-ne o in formazione. La conseguenzapiù importante è la quasi elimina-zione degli usurai. Adesso ogni con-tadino lavora la sua terra e ha riac-quistato la libertà», commenta conso ddisfazione.

L’esperienza delle Banche dei ce-reali ha però una valenza superiorea quella economica. «Attraversoquesta rete di banche — continuaMartellozzo — vogliamo creare unrapporto di collaborazione tra cri-stiani e musulmani. Benché fruttodella carità evangelica, esse si pre-sentano come una struttura laica, in-dipendente dalle istanze ecclesiasti-che, e si appoggiano su associazionilocali che lavorano sul terreno e chesono in gran parte formate da cre-denti musulmani». Inizialmente,racconta il missionario italiano, ladiffidenza dei musulmani era gran-de. Essi temevano che, attraversoquesti aiuti umanitari, la Chiesa cat-tolica avesse una sorta di disegno diassimilazione religiosa. «Non si puòdare loro torto», commenta il gesui-ta: «Alcune ong musulmane e orga-

nizzazioni di matrice protestanteoperano con questa subdola ideolo-gia: “Io ti aiuto, se tu abbracci lamia fede!”». Per superare questoproblema, fin dall’inizio, le équipeche gestivano le singole banche era-no composte da membri dell’élitemusulmana insieme a personaggidella comunità cattolica. «Si è subi-to instaurato un ottimo clima di col-laborazione», osserva. Questa impo-stazione «è tra l’altro in sintonia conla laicità dello Stato proclamata dal-la Costituzione ciadiana».

Negli anni, le resistenze al proget-to sono arrivate dai commerciantiall’ingrosso che, sentendosi tagliarel’erba sotto i piedi, si sono rivolti adalcuni imam per far dichiarare ha-ra m cioè impure, e quindi proibite,le Banche dei cereali. Impure, a loroparere, perché, al momento del rim-borso del miglio, il contadino deveaggiungere un “i n t e re s s e ” alla quan-tità presa in prestito, cioè qualchechilo in più i cui proventi vengonoutilizzati per il funzionamento dellabanca stessa. Nella legge islamicaqualsiasi prestito deve essere senzainteresse (riba). «Per chiarire chenon avevamo alcun intento specula-tivo — conclude padre Franco — ab-biamo organizzato una grande riu-nione alla quale abbiamo invitato lepiù alte autorità civili e religiose. Laquestione è stata risolta facilmenteattraverso un confronto semplicequanto diretto. Qualche tempo do-po, però, il tema è tornato alla ribal-ta. Alcuni esponenti islamici fonda-mentalisti che venivano da fuori ilGuéra hanno chiesto scandalizzatialla comunità musulmana locale:“Come mai collaborate con i cristia-ni che sono impuri?”. La risposta èstata diretta: “Non possono essereimpuri coloro che ci hanno salvatidalla fame per puro amor di Dio.Non ci hanno chiesto nulla in con-traccambio. Solo Dio può ispiraretali sentimenti”».

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 19 agosto 2020 pagina 7

In preghieraper la BielorussiaIniziative in Europa e nel Paese

Le speranze della Chiesa cattolica alla vigilia della Conferenza di Panglong dove si gioca il futuro del Myanmar

Non c’è pace senza giustizia

Discernere la verità in tempo di crisiAppello dei vescovi filippini ai fedeli

Memorandum del patriarca di Antiochia dei Maroniti

Al Libano serveuna neutralità attiva

di PAOLO AF FATAT O

I l Myanmar vive una preziosaopportunità per promuovere unapace stabile e duratura in un

Paese tormentato da conflitti etnici.È questa la visione della Chiesa bir-mana alla vigilia della quarta sessio-ne della Conferenza sulla pace diPanglong del XXI secolo, come è sta-to intitolato il vertice che si tienenella capitale Naypyidaw dal 19 al 21agosto. Il summit vede riunite allostesso tavolo le entità, le organizza-zioni e i gruppi che hanno combat-tuto contro l’esercito regolare e con-diviso l’accordo di tregua nazionale(Nationwide Ceasefire Agreement)siglato nel 2015, ma anche movimen-

ti armati che hanno continuato la ri-bellione. I temi in agenda, per quel-la che si preannuncia come una con-ferenza determinante per il futurodel Paese, riguardano sia l’attuazionee l’allargamento dell’accordo di ces-sate-il-fuoco sia ulteriori negoziatisui principi basilari per formareun’unione federale. Va notato cheper la prima volta il federalismo,idea finora rigettata a priori dal go-verno centrale, fa il suo ingresso altavolo negoziale, e potrebbe risultareun tema cruciale in vista delle ele-zioni politiche previste nel prossimoautunno.

L’ultima conferenza di pace si ètenuta nel settembre 2016, quando siera per la prima volta insediato ilgoverno civile di cui è parte il pre-mio Nobel Aung San Suu Kyi, mi-nistro degli Esteri e consigliere di

Stato, ruolo simile a quello del pri-mo ministro che le conferisce potereeffettivo sulle principali questioni digoverno. Quella conferenza si chiusecon una roadmap per la riconcilia-zione nazionale e la pace, che preve-deva sette passaggi, alcuni dei qualirimasti lettera morta, che oggi ven-gono nuovamente posti all’o rd i n edel giorno. Aung San Suu Kyi haespresso fiducia sull’imminente radu-no, affermando che «il processo dipace in Myanmar è tornato sullabuona strada; siamo ora in grado ditenere un’altra sessione della Confe-renza di pace di Panglong del XXIsecolo e potremo formulare, attraver-so l’attuazione graduale, accordi po-litici su un’unione federale democra-

tica, per la riconciliazione nazionalee la pace».

La leader si sente particolarmentecoinvolta perché la speciale confe-renza di pace prende il nome dellacittà in cui suo padre, Aung San, fir-mò un accordo nel 1947 con i leaderdi alcuni dei principali gruppi etnici:shan, kachin e chin. Il patto si sciol-se poco dopo l’indipendenza delPaese dalla Gran Bretagna, nel 1948,generando decenni di guerre e con-troversie ancora irrisolte sull’autono-mia.

Il moderno raduno di Panglongrappresenta l’ultimo dei quattroround negoziali tenuti sotto il gover-no della Lega nazionale per la de-mocrazia (Nld) prima delle elezionigenerali previste a novembre. Pe rquesto la conferenza viene definita«un’occasione d’oro» dai leader reli-

giosi del Myanmar che, riunitinell’organizzazione Religions forPeace, hanno diffuso un accoratoappello «a tutti i leader del Myan-mar affinché si ascoltino l’un l’a l t ro ,e decidano di cercare il bene di tutti.Invitiamo ognuno a cogliere l’attimoperché il popolo del Myanmar meri-ta la pace, non una guerra senza fi-ne», hanno aggiunto i leader delleprincipali religioni presenti, rimar-cando: «Non può esserci pace senzagiustizia. Non può esserci giustiziasenza verità. Facciamo nascere unnuovo Myanmar di speranza, pace eprosperità. Cogliamo questa oppor-tunità».

Facendosi interprete del desideriodi pace e di riconciliazione della co-munità cattolica birmana e dell’inte-ra popolazione, a nome della Chiesain Myanmar il cardinale CharlesMaung Bo, arcivescovo di Yangon,ha diffuso un messaggio in cui ricor-da che, in tempo di pandemia, «ilsegretario generale delle NazioniUnite e Papa Francesco invocanoche tutti i conflitti siano sospesi inmodo da sconfiggere un nemico piùgrande e comune. All’indomani diquesta crisi del covid-19 e seguendola nostra storia di inutili conflitti —rileva il porporato — non c’è altravia che il dialogo. Il dialogo scaturi-sce da menti e cuori aperti, da quel-la passione per la verità senza laquale la società si disintegra. Siamotutti danneggiati dalla guerra. Solocon la pace l’umanità vince».

La Chiesa cattolica vede oggiplausibile la prospettiva del federali-smo economico e politico e invita «aprocedere su questo cammino attra-verso un dialogo rispettoso e il pote-re della negoziazione», osserva Bo,invitando ad «abbandonare soluzio-ni militari controproducenti» e ascegliere «la cooperazione, la civiltàe la sagacia», lavorando per una pa-ce inclusiva di tutti i gruppi etnici,senza alcuna discriminazione. «Learmi più potenti della democraziasono gli strumenti della riconcilia-zione e della giustizia», ha ricordatol’arcivescovo di Yangon. «Pace signi-fica sviluppo. La pace è il nostro de-stino. Possa questa conferenza trova-re la visione, il coraggio e il cuoreper intraprendere la via della pace»,ha concluso.

Non sarà, tuttavia, un cammino indiscesa quello che si delinea nel ver-tice di Naypyidaw. Sul processo dipace pesano diversi fattori: la forzadi contrattazione delle diverse forzein campo, che possono contare sullapressione militare dei relativi esercitilocali; i conflitti in corso, soprattutto

negli Stati di Chin e di Rakhine, aiquali contribuiscono gruppi armatiesclusi dal negoziato e, come nel ca-so dell’Arakan Army, iscritti nella li-sta dei gruppi terroristici. Gli attualinegoziati sono indeboliti dall’assen-za di diversi importanti gruppi etni-ci. I ribelli del Karenni NationalProgressive Party non parteciperan-no all’incontro e la federazione di al-tri sette gruppi etnici ha annunciatoil forfait, ufficialmente a causa delcovid-19 ma, ufficiosamente, in se-gno di protesta per l’esclusionedell’Arakan Army, che combatte inuno degli scenari più violenti, quellodello stato di Rakhine, dove prose-guono bombardamenti e sfollamentidi civili.

Scontri armati hanno interessatonegli ultimi mesi anche gli stati diChin, Karen e Shan, aree in cui èforte la presenza di minoranze cri-stiane, musulmane e indù. In parti-colare il cristianesimo — seconda re-ligione del paese dopo il buddismo— è praticato soprattutto da popola-zioni di etnia chin, kachin, karen,shan e da eurasiatici, ed è professatoda circa l’1,5 per cento dei cinquan-tatré milioni di abitanti della nazio-ne dove vivono centotrentacinquediversi gruppi etnici.

Sebbene non tutte le organizza-zioni armate etniche saranno presen-ti, i negoziati costituiranno la baseper costruire un’unione federale, chepuò nascere solo da una riconcilia-zione nazionale. In questa prospetti-va prosegue instancabile l’azionedella comunità cattolica che «ha tut-tora un ruolo importante nel proces-so di pace in Myanmar», riferisce a«L’Osservatore Romano» StephenTjephe, vescovo della diocesi di Loi-kaw, capoluogo dello stato birmanodi Kayah, definito la “roccaforte delcattolicesimo”, con circa il 30 percento di fedeli tra la popolazione. Ilpresule nota con soddisfazione chein questo Stato il cessate-il-fuocoregge ormai da anni e non vi sonoepisodi di violenza: «Il popolo bir-mano, di ogni etnia e cultura, desi-dera la tregua, anela alla pace, èpronto a lavorare per una nazionedemocratica, giusta e pacifica, in cuinessuno si senta escluso», ha dichia-rato indicando la direzione dellaroadmap e partendo da una realtà,quella del Kayah, dove il 75 per cen-to degli abitanti appartiene a mino-ranze etniche.

Pari opportunità, uguaglianza, ri-conoscimento dei legittimi diritti, in-clusione, prosperità: su queste paro-le-chiave si gioca il futuro del Myan-m a r.

MANILA, 18. I vescovi filippini han-no esortato i fedeli a rispondere allapandemia del coronavirus «con gliocchi della fede, con il cuore dellacarità e con la cintura della verità»:lo scrivono in una lettera pastoralefirmata da monsignor Socrates B.Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan, responsabile della Com-missione per i seminari, e da monsi-gnor Roberto C. Mallari, vescovo diSan Jose, presidente della Commis-sione per la catechesi e l’educazionecattolica. Secondo le ultime statisti-che l’arcipelago del sud-est asiaticoriporta più di 169.000 casi di conta-gio, mentre il numero dei morti haraggiunto quota 2.687.

I presuli fatto appello alle comu-nità dei fedeli affinché in questotempo di pandemia — in cui la po-polazione ha sofferto, fra le altre co-se, per l’isolamento, per la pauradella malattia e della morte, per laperdita del lavoro e delle libertà fon-damentali e per il crollo dell’econo-mia — si riesca a discernere la veritàe a prendere decisioni appropriatesulla base di questa verità. «Abbia-mo bisogno — si legge nel testo — dichiarezza d’intenti e di certezza diguida da parte dei nostri leader inquesto percorso tortuoso». L’episco-pato deplora la marginalizzazionedei valori religiosi nei programmi dilotta contro questa pandemia. «Ilprogramma covid-19 — scrive l’epi-scopato filippino — deve essere radi-cato nell’etica, un’etica incentratasulle persone».

I vescovi esortano i circoli di stu-dio all’interno delle comunità di fe-de affinché siano critici e perspicacidi fronte alle storie false dei media ealle molte decisioni pubbliche non

scientifiche e irragionevoli, invitandogli istituti e le università cattoliche, ei loro centri di ricerca, «ad assicurar-si che gli studi scientifici sul covid-19 siano ampiamente condivisi dalgrande pubblico usando la ragione,la scienza e gli insegnamenti socialicattolici. Questi — hanno affermato— daranno ai nostri connazionali unaccesso alla verità che li libererà dapaure infondate e da ansie superflue.Esortiamo le nostre reti di comuni-cazione cattolica a diffondere unaprospettiva olistica dell’epidemia e aincoraggiare voci responsabili e ra-gionevoli a essere ascoltate, anche sequeste sono contrarie ai resocontiprevalenti. Dobbiamo mantenere eproteggere le nostre libertà di pen-siero, movimento, parola e riunio-

ne», si legge ancora nella lettera pa-storale. A tutti i media i vescovihanno quindi chiesto di essere equi-librati nei loro servizi sul covid-19,«veramente indipendenti e senzapaura», e di seguire «la verità ovun-que essa possa portare».

Dalle due commissioni viene an-che l’invito ai funzionari governativia essere «più aperti alle nuove intui-zioni scientifiche e alle esperienzeglobali intorno al covid-19», anchese esse possono mettere in discussio-ne le proprie certezze e i sistemi digestione della pandemia, così comealla saggezza e all’esperienza deiprofessionisti in tutti i settori dellasocietà, imparando dalle esperienzedi altri paesi a combattere l’epidemia«con umiltà politica e onestà collet-

tiva». La nazione «ha capito checinque mesi fa il governo non avevaaltra scelta se non quella di metterein atto misure estreme di quarantenaper proteggere la vita dei suoi citta-dini», si legge nella dichiarazione.Tuttavia, ritengono i rappresentanticattolici, «il blocco continuo e senzafine non è necessario», dati i tassi dimortalità in calo nel Paese. «Decinedi Paesi in tutto il mondo hanno re-vocato il lockdown e sono state ria-perte le scuole», aggiungono i ve-scovi, esortando poi il governo a po-tenziare la capacità degli ospedali ea razionalizzare gli spazi ospedalieri,per sfruttarli al meglio. «Concentria-mo la nostra strategia — scrivono —sulla protezione dei gruppi più vul-nerabili della società, compresi glianziani e le persone minacciate daaltre patologie», individuando «chidovrebbe ricevere la priorità nellecure ospedaliere».

La lettera prosegue con un appel-lo indirizzato ai genitori e insegnan-ti: «Chiediamo loro di occuparsi deibisogni speciali dei nostri figli inquesti tempi speciali. I nostri figlisaranno piccoli solo per pochi anni.Siamo responsabili della loro crescitae della formazione della loro mente,del loro corpo e della loro anima.Hanno bisogno di attività fisichesufficienti, di sonno e di una correttaalimentazione». Denunciando, infi-ne, la drammatica situazione vissutadalla nazione in questo periodo (leuccisioni, la violenza contro donne ebambini, il degrado ambientale, lacorruzione delle istituzioni, la pover-tà) i presuli invitano i fedeli a «nonscoraggiarsi di fronte alle lungheombre della morte proiettate sul no-stro Paese».

MINSK, 18. «Invitiamo tutti i cri-stiani a unirsi nella recita del Pa d ren o s t ro per il popolo bielorusso,martedì 18 agosto alle ore 18, affin-ché la verità, la giustizia e la paceprevalgano»: con queste parole ilcomitato esecutivo di Iustitia etpax Europa, la rete continentaledelle commissioni per i diritti uma-ni della Chiesa cattolica, ha lancia-to l’iniziativa di fronte ai dramma-tici eventi che si vivono in questeore in Bielorussia. Sempre oggi epiù o meno alla stessa ora, su ini-ziativa del presidente della Confe-renza episcopale bielorussa, Tadeu-sz Kondrusiewicz, arcivescovo diMinsk-Mohilev, rappresentanti divarie denominazioni cristiane,ebraiche e musulmane pregherannoinsieme nella chiesa dei Santi Si-mone ed Elena (conosciuta come la“chiesa rossa”) nella capitaleMinsk.

Com’è noto, dopo le votazionipresidenziali del 9 agosto migliaiadi manifestanti sono scesi in piazzaper protestare contro la sesta riele-zione di Alexander Lukashenko.Ne sono seguiti scontri con le forzedi sicurezza che hanno provocatomorti, feriti e numerosi arresti. «Larepressione dei diritti e delle libertàcivili si è intensificata — ha scrittoIustitia et pax Europa in una nota— e questa allarmante situazionerappresenta una grave minaccia perla giustizia e la pace non solo inBielorussia, ma in tutta la regio-ne». L’organismo europeo sottoli-nea l’importanza da parte delle au-torità bielorusse di attivarsi in ognimodo per impedire «ogni forma diviolenza», chiedendo «il rilascioimmediato di tutti coloro che sonostati arrestati senza alcuna giustifi-

cazione» per aderire così ai «prin-cipi democratici e a rispettare pie-namente i diritti umani». Fonda-mentale inoltre, viene rimarcato,sostenere gli sforzi dell’Unione eu-ropea affinché «lavori su misuremirate contro i responsabili di gra-vi violazioni dei diritti umani». Unpensiero di solidarietà è poi rivoltoai vescovi cattolici della Bielorussiache in questi giorni hanno ribaditola necessità di «cercare la veritàsulla base di un dialogo pacifico einclusivo tra la leadership politicabielorussa e la società tutta, così daevitare ulteriori violenze».

«Non siamo soli, anche il SantoPadre è con noi», ha dichiaratomonsignor Kondrusiewicz ricor-dando l’appello di Papa Francescopronunciato domenica scorsa altermine della preghiera dell’Ange-lus. «Penso — ha osservato il presu-le — che questo sia molto impor-tante per la nostra gente e per lanostra Chiesa. Anche i media na-zionali hanno rilanciato la solida-rietà del Pontefice al popolo e so-prattutto il suo appello a fermarequeste brutalità e a intraprendere lavia del dialogo per risolvere tutti iproblemi». La grande speranza, haauspicato l’arcivescovo, è che ci siaun “risveglio”, «una nuova Bielo-russia costruita sui valori cristiani».E questo è possibile solo iniziandoun «percorso di pentimento, purifi-cazione spirituale e morale, senza ilquale è impossibile superare la crisiso cio-p olitica».

Anche il sinodo della Chiesa or-todossa bielorussa, in nomedell’unità, ha esortato a porre fineagli scontri, mentre il patriarca diMosca, Cirillo, prega affinché siadoperino «strumenti di pace».

BE I R U T, 18. Un memorandum incinque punti affinché venga salva-guardata la neutralità del Libano,garanzia di pace e stabilità: lo hapresentato ieri il patriarca di Antio-chia dei Maroniti, cardinale Bécha-ra Boutros Raï, durante una confe-renza stampa a Dimane. Il porpo-rato, ricordando il suo appello alleNazioni Unite del 5 luglio scorsoper riaffermare l’indipendenza delPaese, ha sottolineato l’imp ortanzastrategica del Libano (grazie allasua posizione privilegiata nel Me-diterraneo) per contribuire allaprosperità della regione, difendere idiritti dei popoli arabi e definirerelazioni giuste ed eque tra MedioOriente ed Europa.

Nel documento Raï spiega ilconcetto di “neutralità attiva” svi-luppato in tre dimensioni: il rifiutodefinitivo del Libano di unirsi acoalizioni, assi, conflitti politici eguerre a livello regionale e interna-zionale, confermando altresì la vo-lontà di restare membro attivo siadella Lega araba sia delle NazioniUnite, scelta che «non solo contri-buisce alla prospettiva di solidarie-tà tra le nazioni ma rafforza anchel’impegno internazionale per la pa-ce e il progresso umano»; la solida-rietà del Libano con le cause deidiritti umani e della libertà, in par-ticolare le cause arabe che hannoottenuto il sostegno unanime deipaesi membri della Lega araba edelle Nazioni Unite; il rafforza-mento dello Stato libanese attraver-so le sue varie istituzioni (militare,giudiziaria, legislativa ed esecutiva)in modo da promuovere unità, pa-ce e giustizia per tutti i suoi citta-dini e garantire opportunità dicreatività, imprenditorialità e pro-sperità sociale ed economica.

Nel memorandum si chiede allecomunità arabe e internazionali dicomprendere le ragioni storiche, disicurezza, politiche, economiche eculturali che spingono la maggiorparte dei libanesi ad adottare la“neutralità attiva”; e si sollecital’Onu a «decidere sulla neutralitàdel Libano in modo tempestivo».Il patriarca di Antiochia dei Maro-niti mette in evidenza «il sistemadi governo politico democratico eliberale, lo specifico pluralismo re-ligioso e culturale, organizzato nelquadro della Costituzione e delPatto nazionale». Il Libano, «gra-zie alla sua posizione sulle rive del

Mediterraneo tra Oriente ed Euro-pa, ha il ruolo di promuovere lapace e la stabilità nella regione».

Intanto, fra le tante iniziative disolidarietà nei confronti dei libanesivittime delle devastanti conseguenzedell’esplosione del 4 agosto, si se-gnala quella del Segretariato gene-rale della gioventù cristiana in Pale-stina che ha lanciato la campagna«Da Gerusalemme un saluto di pa-ce a Beirut». Dal 15 agosto, giovani,scout e volontari distribuiscono evendono i rosari nelle chiese di tut-to il territorio. Il ricavato sarà invia-to alle autorità per aiutare le fami-glie colpite dal disastro e per rico-struire i quartieri distrutti.

Page 8: Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni apparecchiature … · 2020. 8. 18. · parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 19 agosto 2020

Online

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Cattedrale di Nantes

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A Venezia il patriarca celebra la festa di Rocco da Montpellier

Il santo del tempodella fragilità

Per tutti — e in particolare per la cit-tà di Venezia di cui è compatrono —san Rocco «ottenga giorni di pace edi speranza, segnati, innanzitutto,dalla carità fatta anche di piccoli ge-sti generosi e sinceri, con un’atten-zione più spiccata e meno “ideologi-ca” al bene comune». È la preghieradel patriarca della città lagunare,Francesco Moraglia, durante la cele-brazione della messa presieduta nellasala capitolare della Scuola grandedi San Rocco domenica mattina, 16agosto, in occasione della ricorrenzaliturgica del santo.

Il presule ne ha rievocato la testi-monianza, ricordando che egli nac-que a Montpellier, ma fu “legato” inmodo speciale a Venezia. Nella chie-sa a lui intitolata — e che oggi necustodisce le spoglie — il santo«guariva sempre nel nome e con ilsegno di Cristo». Proprio per questoancora oggi Rocco «invita a rimette-re al centro di tutto il Signore Gesùin ogni ambito della vita, perché èLui il primo, l’unico necessario, il

colpiti da malattie del corpo e dellospirito». Il santo, infatti, si presenta-va sempre come “un umile servitoredi Gesù Cristo” ed «era conosciutocome l’amico degli ultimi, degli ap-pestati e dei poveri». La sua testi-monianza è preziosa «in questo tem-po di fragilità, come spesso ci ricor-da Papa Francesco», perché «ci invi-ta a ripartire proprio dall’uomoamandolo e rispettandolo nella suaunicità, irripetibile». Soprattutto og-gi, san Rocco «ricorda che la vitaumana va rispettata dal concepimen-to fino alla morte naturale, soccor-rendola adeguatamente proprioquando fragilità, malattie, difficoltàe disagi bussano alla porta dell’esi-stenza di ciascuno di noi». Renderebanali «le scelte che riguardano l’in-tangibilità e il valore della vita uma-na sempre, dal suo concepimento èsconfitta per tutti credenti e non cre-denti» ha ribadito il patriarca, invo-cando in conclusione il Padre miseri-cordioso affinché «conceda di imita-re san Rocco nel suo amore e nel

L’attualità del messaggio di Bernardo di Chiaravalle

Una narrazionedell’amore di Dio

per ogni uomo

Un mese fa. È il 18 luglio 2020 quando, in Francia, un incendio infiamma ilcuore della cattedrale di Nantes. Un atto doloso che ha provocato la distruzio-ne del grande organo centrale e del baldacchino, contemporaneo alla costru-zione dell’edificio sacro, che erano sopravvissuti al grande incendio del 1972. Ilsito internet della cattedrale gotica del XV secolo dedicata ai santi Pietro e Pao-lo pubblica le immagini dei danni causati dalle fiamme. Ma presenta anche lastoria della chiesa che durante la seconda guerra mondiale venne ferita daibombardamenti che centrarono la sacrestia. Un tour interattivo consente, no-nostante la chiusura temporanea, di passeggiare virtualmente tra le navate ac-costandosi alla cappella dei Santi Donaziano e Rogaziano, fratelli cristianimartirizzati nel IV secolo d.C. e patroni della diocesi, sino a raggiungere lacappella dell’Immacolata. Ogni ambiente è riprodotto attraverso fotografie eaccompagnato da didascalie. Come ricorda il portale web, accogliendo i visita-tori digitali lungo la Loira, «la cattedrale rimane, ieri come oggi, la “casa dellep re g h i e re ” dei cattolici, ma è anche un’oasi di pace e bellezza, offerta a tutti».

http://cathedrale-nantes.fr

di DAV I D E MARIA MARTELLIe ROBERTO CETERA

Un paradosso permea non so-lo la Chiesa ma il mondooccidentale. In quello che

ormai tanti individuano come unvero e proprio passaggio di civiltà,si avverte il bisogno di rinnovate eforti esperienze monastiche, lievitoe filtro di un mondo nuovo che sipresenta con tratti tanto affascinantiquanto a volte allarmanti.

Pensiamo cioè a quella straordi-naria capacità che, in un analogopassaggio, pugni di uomini a parti-re dal V secolo, sopravanzate le an-sie della contingenza storica nel si-lenzio dei chiostri, seppero esprime-re accogliendo il “nuovo” senzasmarrire le fondamenta del riccoumanesimo trasmessoci dalla classi-cità. Un passaggio che per moltiversi rimanda ai tempi nostri.

E così pure, in questo tempo dipandemia, non possiamo non pen-sare al caposaldo civile e culturaleche i monasteri rappresentarono,lungo quindici secoli, nelle ricorren-ti catastrofi sanitarie del continenteeurop eo.

Presidi di vita in mondi perico-lanti.

Solo già scorrendo le puntuali eintense pagine della Storia del mo-nachesimo occidentale di MarianoD ell’Omo, ci si rende agevolmenteconto di quanto la modernità intanti aspetti — anche economico-so-ciali — sia debitrice all’esp erienzamonastica europea, e di quanto im-propria sia l’interpretazione delclaustro come mera estraniazione dalmondo. I monaci sono nel mondo,lo vivono, lo interpretano, e lo mo-dificano tanto con l’ora che con ill a b o ra .

Tra i padri del monachesimo oc-cidentale la figura di san Bernardoè sicuramente quella che meglioesprime una sintesi alta tra i duepoli della contemplazione edell’azione. Sintesi e non mediazio-ne, perché in Bernardo convivono ilmassimo della contemplazione e ilmassimo dell’azione. Ciò pone Ber-nardo in una dimensione che, tra-scendendo dall’altrettanto difficilecontesto storico in cui visse, mostrauna stringente attualità del suo pen-siero e del suo agire. I tre piani del-la sua azione e predicazione, verso imonaci, verso la Chiesa e verso ilmondo, si intersecano continuamen-te nei numerosi scritti dell’abate ci-stercense: fonti a cui attingere quan-tomai ricche e diversificate: sermo-ni, trattati, lettere, opuscoli, senten-ze che si offrono come prezioso pa-trimonio teologico e spirituale de-gno di un autore non a caso defini-to come «l’ultimo dei Padri dellaChiesa».

San Bernardo, in effetti, nei suoiscritti si è rivolto prevalentemente aisuoi monaci, indirizzando a loro icontenuti dei suoi numerosi sermo-ni, tra i quali i celebri Sermoni sulCantico dei Cantici: «A voi, fratelli,si devono dire cose diverse da quel-le che si dicono agli altri (comunicristiani), o per lo meno in mododiverso. A quelli, infatti, chi, nell’in-segnamento segue il metododell’Apostolo, porge latte, e non ci-bo solido. Che poi agli uomini spi-rituali debbano somministrarsi cosepiù solide, lo indica ancora sanPaolo con il suo esempio, dove di-ce: Parliamo, non con parole dottesecondo l’umana sapienza, ma conun linguaggio suggerito dallo spiri-to, esprimendo cose spirituali in ter-mini spirituali» (Serm. Cant. I, 1).

Tuttavia, nella sua ricca produ-zione ebbe anche a scegliere comedestinatari dei suoi scritti, e partico-

larmente delle sue lettere, figureprovenienti dalle più varie estrazio-ni sociali, a cui pur rivolgere discor-si ed esortazioni.

Tra suoi trattati troviamo indiffe-rentemente testi rivolti a personeconsacrate o ad alti rappresentantidella Chiesa, ma si trovano ancheinseriti occasionalmente consigli eammonizioni indirizzati a ben altrecategorie di lettori laici, ai quali Ber-nardo riteneva opportuno riservarecomunque una qualche breve rifles-sione tanto spirituale che pratica.

Ciò gli consentì di rendere piùdiscorsivi dei testi altrimenti parti-colarmente densi, ma anche di di-versificare la fruibilità dei suoi scrit-ti, rendendoli sempre adatti e utilianche al contesto a cui si riferivano.Ed è proprio questo il piano che lirende tuttora attuali.

Si pensi ad esempio al celebre DeC o n s i d e ra t i o n e , nel quale Bernardonon si limita a supportare e orienta-re il suo ex discepolo Bernardo diPisa, abate cistercense delle TreFontane in Roma, salito alla catte-dra di Pietro col nome di EugenioIII, ma esorta e ammonisce indiret-

tamente tutti coloro che, leggendo-ne i doveri, erano comunque tenutia obbedirgli, senza recalcitrare oadombrarsi. O ancor più: senza ca-dere nella demagogia degli Albigesie dei Valdesi non ha timore alcunonel denunciare le non poche colpee vergogne che affliggono la Chiesadel tempo, e verso cui sarà essen-zialmente orientata l’opera riforma-trice di Papa Eugenio.

Nella lettera enciclica Spe salvi,Papa Benedetto XVI attesta chiara-mente come la riflessione sulla di-mensione spirituale e contemplativadella vita in Bernardo non sia certoconfinata all’ambito della sua comu-nità e del suo ordine di appartenen-za, ma si allarga a una più ampiadimensione solidale con tutta l’uma-nità, sia in senso propriamente spi-rituale, con la preghiera di interces-sione, soprattutto per le necessitàdei fratelli nella fede, sia di tipopratico e concreto, attraverso la par-tecipazione al lavoro anche manualequotidiano e con la condivisione co-munitaria di tutti i beni: «Cerchia-mo di gettare, piuttosto a caso, unosguardo su un momento del me-dioevo sotto certi aspetti emblema-tico. Nella coscienza comune, i mo-nasteri apparivano come i luoghidella fuga dal mondo (“contemptusmundi” ) e del sottrarsi alla respon-sabilità per il mondo nella ricercadella salvezza privata. Bernardo diChiaravalle, che con il suo Ordineriformato portò una moltitudine digiovani nei monasteri, aveva su que-sto una visione ben diversa. Secon-do lui, i monaci avevano un compi-to per la Chiesa universale e conse-guentemente anche per il mondo...La nobiltà del lavoro, che il cristia-nesimo ha ereditato dal giudaismo,era emersa già nelle regole monasti-che di Agostino e di Benedetto.Bernardo riprende nuovamente que-sto concetto. I giovani nobili cheaffluivano ai suoi monasteri doveva-

no piegarsi al lavoro manuale»(Lett. enc. Spe salvi, 15).

Dal punto di vista più stretta-mente teologico i testi di Bernardohanno un carattere tipicamente Cri-stocentrico e soprattutto parlanoampiamente dell’esperienza umanavissuta da Gesù nelle sue molteplicidimensioni; l’Incarnazione per Ber-nardo è un momento storico e at-tuale allo stesso tempo, in quantocoinvolge la vita di ogni uomo, ren-dendolo “capax Dei”, partecipe del-la vita divina, in quanto Dio stessoha voluto farsi partecipe della vitaumana. Superato ormai il pericolodell’arianesimo, la natura teandricafino ad allora sbilanciata sulla divi-nità del Cristo, si riequilibra conBernardo sul versante della suaumanità. Un movimento teologicoiniziato dall’abate claravallense eche troverà la sua apoteosi un seco-lo più tardi in Francesco d’Assisi.Un Dio uomo ricco di passione ecompassione per l’uomo. «Dio èanche impassibile, ma non privo dicompassione, essendo proprio diLui aver sempre pietà e perdonare»(Serm. Cant. 26.5).

Va sicuramente evidenziata ancheuna qualità “ecologica” della dottri-na bernardiana, che emerge in nu-merosi passi di sermoni e trattati,ma anche in alcune lettere: «Credi achi ne ha esperienza: nelle selve tro-verai qualcosa di più che non nei li-bri. La legna e le pietre t’insegne-ranno ciò che non puoi ascoltaredai maestri» (Lett. 106.2 al nobile emaestro Enrico Murdac).

La teologia di Bernardo può esse-re definita come teologia per ognitempo, in quanto narrazionedell’amore di Dio per l’uomo lungola storia e in tutti i suoi moltepliciasp etti.

La Santissima Trinità si fa cono-scere dall’uomo e invita l’uomo aconoscerla; ciò in un’ottica di pro-gresso spirituale che implica neces-sariamente l’impegno primario a co-noscere sé stessi.

Questo principio socratico hauna lunga tradizione anche nellaletteratura cristiana e Bernardo lo fasuo declinandolo nell’ottica del-l’amore tra Dio e la sua creatura.

Una dottrina dell’amore divino,quella di Bernardo, che ha le suefonti privilegiate nel testo biblico,riferimento continuo e imprescindi-bile in tutti i suoi scritti: «La misu-ra di amare Dio è amarlo senza mi-sura» (L’amore di Dio, I, 1).

«Felice l’uomo che ha meritato diraggiungere il quarto grado del-l’amore, per cui egli non ama più séstesso, se non per amore di Dio...Chi potrà salire sul monte del Si-gnore? (Sal 23, 3) Questo luogo èfondato nella pace... per cui l’ani-ma, inebriata dall’amore divino, di-mentica di sé stessa e divenuta aisuoi propri occhi come un vaso in-degno, possa passare totalmente inDio e, unendosi a Lui, divenga unsolo spirito con Lui e dica: Vengo-no meno la mia carne e il mio cuo-re; ma Dio è roccia del mio cuore,la mia parte per sempre (Sal 72,26)» (L’amore di Dio, VIII, 27).

«Le due parti dell’anima, la ra-gione e la volontà, sono l’una istrui-ta dalla Parola di verità, l’altra ali-mentata dallo Spirito di verità; laprima purificata dall’issopo del-l’umiltà, l’altra accesa dal fuoco del-la carità. L’anima è così perfetta: ...e allora il Padre l’unisce a sé qualesposa gloriosa... Quest’anima beatagioisca solamente nel dire: Il re miha introdotta nella sua cella» (I gra-di dell’umiltà e della superbia, 21).

Bernardo rimane attuale non solonella Chiesa e nella spiritualità, maanche attraverso la storia (con le di-verse vicende politico-religiose incui è stato chiamato a intervenire, acominciare dalla disputa per il pa-pato tra Anacleto II e Innocenzo II)e la letteratura, con il suo ruolo diguida di Dante negli ultimi versidella Commedia; in prossimità dei700 anni dalla morte di Dante è do-veroso ritornare a questi celebri ver-si, in cui risuona una delle preghie-re alla Vergine tra le più ispirate ditutta la tradizione cristiana: «Vergi-ne Madre, figlia del tuo Figlio,umile e alta più che creatura, termi-ne fisso d’etterno consiglio, tu se’colei che l'umana natura nobilitastisì, che ’l suo fattore non disdegnòdi farsi sua fattura. Nel ventre tuosi raccese l'amore, per lo cui caldone l’etterna pace così è germinatoquesto fiore. Qui se’ a noi meridïa-na face di caritate, e giuso, intra’mortali, se’ di speranza fontana vi-vace» (Dante Alighieri, La Divinacommedia - Paradiso, XXXIII, 1-12).

La memorial i t u rg i c a

celebrata a Roma

Nel giorno in cui ricorre lamemoria liturgica, giovedì 20agosto, alle 18, nella chiesa ro-mana di San Bernardo alleTerme, il vescovo Daniele Li-banori, ausiliare per il settoreCentro della diocesi, presiede-rà la celebrazione eucaristicain onore del santo abate edottore della Chiesa.

pa, deposte le armi, si fece “samari-tano” per assistere e curare gli am-malati e i morenti. Ora, nell’anno2020 in corso, medici, infermieri eaddetti all’assistenza ed alla cura, findal primo apparire del covid–19 sisono prodigati nella città e nel terri-torio dell’Ulss 3 Serenissima. Lohanno fatto per prevenire e combat-tere gli esiti di un virus aggressivo esconosciuto. Con dedizione e impe-gno, e spesso in condizioni di peri-colo e di contagio, essi sono riuscitia contenere una pandemia che ri-schiava di uscire dalle possibilità dicontrollo e di cura, con esiti sfavore-voli per la comunità».

Salvatore o, come lo chiamiamo vo-lentieri noi veneziani, il nostro Re-d e n t o re » .

San Rocco — ha auspicato ancorail patriarca — aiuti a muovere «i pas-si giusti in questo tempo di “r i p re s a ”così travagliato e difficile in tantiambiti, per le persone e le loro fami-glie, dall’economia alla scuola, dalmondo del lavoro a quello del turi-smo e della cultura, così importantiper Venezia e per tutta l’Italia». In-tanto, ha affermato, è necessario «re-cuperare la nostra più autenticaumanità, che non è quella di chi s’il-lude di avere, o d’essere lui stesso, larisposta a tutte le domande e la so-luzione a tutti i problemi, ponendola propria persona al posto di Dio».Essere uomini moderni, all’altezzadelle problematiche che ci attendo-no, «vuol dire riscoprire, con umilee decisiva verità, il nostro esserecreature consce dei propri limiti econsapevoli di aver bisogno degli al-tri», riconoscendo che non si puòguardare «solo all’efficienza o allaperformance, ritrovando così la gioiae la bellezza dell’incontro reale epersonale, innanzitutto con l’A l t ro(Dio) e poi con gli altri (gli uomi-ni), non restando ingabbiati in con-torti percorsi virtuali». Da qui l’in-vocazione al santo, perché ispiri«quell’umanità e quella fraternitàsenza pregiudizi e discriminazioni;umanità e fraternità che il nostrosanto lega alla carità, ossia, alla divi-na misericordia ricevuta e donata».

Proprio la giustizia e la misericor-dia, sia pure in diverso modo, eranoal centro delle prime due letture del-la liturgia del giorno. Il patriarca viha fatto riferimento, evidenziandoche «le virtù teologali, fede, speran-za e carità» si esprimono concreta-mente «nelle opere di misericordiaspirituali e materiali». Moraglia hapoi chiesto, attraverso l’i n t e rc e s s i o n edi san Rocco «pellegrino e tauma-turgo, il sostegno, il conforto e laguarigione per quanti sono afflitti e

suo pellegrinaggioverso Dio e i fratelli,specialmente i più bi-sognosi, per condivi-dere, un giorno, la vi-ta e la casa stessa diDio che è, senzaesclusioni, per tutti gliuomini e per tutti ip op oli».

Al termine dellamessa, è stato conse-gnato al direttore ge-nerale dell’azienda sa-nitaria 3 Serenissima,Giuseppe Dal Ben, lospeciale riconoscimen-to che ogni anno l’ar-ciconfraternita di SanRocco conferisce nelgiorno della festa li-turgica a personalitàdistintesi nelle opereumanitarie. La cerimo-nia si è svolta alla pre-senza, tra gli altri, diFranco Posocco,“guardian grando”della Scuola. «Nellontano Medioevo —si legge nella motiva-zione del premio — unsoldato di ventura,Rocco da Montpellier,al diffondersi della pe-ste in Italia e in Euro-

Il disegno dell’artista Franco Murer realizzato in occasionedel conferimento del premio San Rocco 2020

Filippino Lippi, «Apparizione della Verginea san Bernardo» (1482-1486)