benvenuti nel regno che non c'è

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 il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino    D    i   s    t   r    i    b   u   z    i   o   n   e   g   r   a    t   u    i    t   a    P   o   s    t   e    I    t   a    l    i   a   n   e    S   p   a      S   p   e    d    i   z    i   o   n   e    i   n   a  .   p  .   -    7    0    %       D    C    B    P   e   s   a   r   o Un piccolo paese del frusinate Filettino, grida alla secessione, con un suo governo, un suo stemma e una sua moneta. Storie e racconti di una identità nata per salvarsi dalla crisi Benvenuti nel regno che non c’è dossier di Stefania Carboni 

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Un piccolo paese del frusinate Filettino,grida alla secessione, con un suogoverno, un suo stemma e una suamoneta. Storie e racconti di una identitànata per salvarsi dalla crisi. di Stefania Carboni

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ilDucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

   D   i  s   t  r   i   b  u  z   i  o  n  e  g  r  a   t  u   i   t  a   P  o  s   t  e   I   t  a   l   i  a  n  e   S  p  a  -   S  p

  e   d   i  z   i  o  n  e   i  n  a .  p .  -   7   0   %   -

   D   C   B   P  e  s  a  r  o

Un piccolo paese del frusinate Filettino,

grida alla secessione, con un suo

governo, un suo stemma e una sua

moneta. Storie e racconti di una identità

nata per salvarsi dalla crisi 

Benvenutinel regno che non c’è

dossier

di Stefania Carboni 

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na casa dietrol'altra, tutte infila, per questosi chiama così.Fi l e t t ino, u npiccolo paesino

ai piedi dei Monti Simbruini.Piena Ciociaria, borgo di cin-quecento abitanti che si riem-pie con i "cittadini" che da Ro-ma e dintorni scampano all'afadella capitale.Un paese che spinto dal la pau-ra del decreto milleprorogheche voleva cancellare tutti i co-muni sotto i mille abita nti, si èattrezzato e ha inventato la suapersonale rivoluzione.

Qui non ci sarà un principato?"Signorina, il principato è unastoria lunga. Difficile da farsi"commenta sorridendo un an-ziano per strada.Diffidenza ma anche speranza:"Speriamo, se qui c'è il princi-pato riempio il locale", com-menta un gestore del centro.C'è chi sorride e risponde."Perché no? Magari cambiaqualcosa".Se non è perio-do, se non è finesettimana, Filet-tino sembra ungioiello dimen-ticato in un cas-setto. Immaginile sue piste pienesù a Campo Staf-fi, magari non

sotto una gior-nata nuvolosama sotto un belsole amico cheschiarisce le ci-me azzurre per far vederequanto lontano può arrivarequella seggiovia. Ora intornoall'impianto le case vacanzesono chiuse.Filettino, la patria del mare-sciallo fascista Rodolfo Grazia-ni, a cui è dedicato il parco gi o-chi dei bambini. Filettino laSvizzera d'Italia negli anni no-vanta, altre immagini, casepiene di sci, neve sporca suitappeti e polenta a tavola.Ora quelle case hanno i vetrirotti e le facciata incrostate dal-l'umidità. "Primac'era fila fino alle

sette di sera, il fi-ne settimana nonsi riusciva a sciareda quanto era af-follato", mi rac-conta un dipen-dente degli im-pianti.Forse c'è il riscat-to dietro il pro-getto che è bale-nato in testa alsindaco Luca Sel-lari, neoeletto,che in sette mesi di ammini-strazione ha portato la citta-della sotto l'occhio di emitten-ti straniere, giornalisti e curio-si.Non ci stanno più i filettinesi.La sorgente Aniene è la loro, lepiste le loro, la terra loro.

Dimenticati, con fondi a sin-ghiozzo dalla regione Lazio,iniziano ad appoggiare il sin-daco. Chiedono una percen-tuale per il pompaggio dell’ac-

qua pura che sgorga dalla sor-gente dell’Aniene.Un sogno barzelletta, che dopola stampa dello stemma, dellepenne e delle banconote di-venta serio.Dal folklore si passa al crederciun po’, dopo l'interesse delprincipe indicato, l'avvocatoCarlo Taromina, che parla diampi progetti e iniziative perquel piccolo angolo di paradisoa due passi da Roma. Il 24 set-tembre 2011 più di settecentopersone vanno a votare al barin piazza.Un no, 711 sì e tre schede nulle.Si sceglie la nascita del Princi-

pato di Filettino su una "sche-da referendum" particolare.Non perché gialla, ma perchésul retro indica nome, cogno-me e firma del votante.Subito dopo su 40 candidativengono scelti 30 deputati. Il28 viene eletto come principereggente Carlo Taormina. “Conl’avvocato Carlo Taormina ab-biamo ragionato insieme sulle

ipotesi del pro-getto, specie dalpunto di vista le-gale” spiega ils indac o L u c aSellari.Da lì il “Principa-to” inizia a rom-pere le uova nelpaniere, chie-dendo la gestio-

ne della sorgen-te Aniene o unapercentuale dal-l’Acea, multi ser-vizi che control-

la la rete idrica regionale.La guerra della Ciociaria e deisuoi comuni diventa la guerradell’acqua, dove l’arma è il ri-fiuto di un ulteriore approvvi-gionamento idrico in favoredella Capitale e dei suoi peren-ni problemi legati alla rete idri-ca. In breve tempo spuntanomagliette, adesivi e fac-similedella futura moneta: il fiorito.Scherzi di paese e folklore chediventano sempre più seri dimese in mese, quando vienecreato un governo di undici

persone pre-sentato a Frosi-

none, con il re-gista PasqualeSquittieri comepremier. Inter-pellato dal quo-t i d i a n o L aStampa, Squit-tieri ignora siadella nominache del paese diFilettino.Caduta di stileche si aggravacon la marcia

indietro del sindaco nei giornisuccessivi. Sellari ritratta sul-l’entità di principato parlandodella creazione di un “ente”.Sulla stampa locale (eccolano-tiziaquotidiana.it) Paolo DeMeis consigliere di minoranzacommenta: “Stanno giocando

su un paese che è in agonia, do-ve non c’è più turismo, dove l’e-conomia e pressoché inesi-stente e di conseguenza la dis-occupazione cresce e la piaga

Storia del principe mai natoPer salvarsi dal decreto milleproroghe il piccolo borgo chiede la secessione

Dopo il referendum al bar, si stampano stemmi, bandiere e il “fiorito”, la moneta del nuovo mini-stato 

A settembre 

più di 700 

abitanti 

decisero con 

una scheda 

la nascita del principato 

E il 

Principato 

chiede 

subito una 

percentuale 

sull’acqua del 

“suo” Aniene 

Sopra un panorama di

Filettino. Nella pagina accan-

to il sindaco Sellari che

mostra la bandiera del princi-

pato con stemma, sotto una

veduta di Campo Staffi

A fianco il parco giochi che

porta il nome di Rodolfo

Graziani, gerarca fascista, ori-

ginario del piccolo borgo e

chequi venne “perdonato” da

Giulio Andreotti

Gli indipendentisti di Filettino sono 

ricchi: le sorgenti dell’Aniene, le 

piste di sci e la terra 

’’

        ’        ’

dello spopolamento si alimen-ta, davvero un bel gioco, com-plimenti Sindaco siamo con-tenti che ti stai divertendo sul-la pelle dei cittadini”. La confu-sione sul destino del principa-to aumenta fino al 30 marzo2012 quando la giunta riunitafa saltare l’amministrazioneSellari. Si dimette il vicesinda-co Fabrizio Giacomini, e cin-que consiglieri di cui tre dellamaggioranza. Caduta la giuntaora c’è il commissario prefetti-zio Loredana Filippi che dovràreggere il Comune fino alle ele-zioni del maggio 2013, oltre unanno. Tutto finisce in un soffiocome è iniziato, con un banaleribaltamento di giunta, che

manda in fumo il progetto diFilettino.Ma il sogno dell’indi-pendenza rimarrà sotto la ce-nere, sempre pronto a ripren-dere fuoco.

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DOSSIER

“Un progettoche mi frullanella testa

da vent’anni ”

Intervista al sindaco

Luca Sellari, la mente del regno diFilettino, non è originario delposto. Salito in comune con una

lista civica nel 2011, vicina al centro-destra, è di Frosinone. Prima di met-tersi la fascia tricolore gestiva unasocietà immobiliare. “Ho una casa aFilettino da tanti anni. Il progetto realeè nella mia testa da venti anni”.Era lui l’uomo in prima linea nel proget-to del regno, lui quello che accoglieva inpaese gruppi di curiosi e giornalisti, luiche nei primi mesi di amministrazioneha dedicato tutto al suo progetto. Forseun po’ troppo, tralasciando le reali esi-genze del comune, dato che il 30 Marzocinque consiglieri, tre di maggioranza,compreso il vicesindaco, e due di oppo-sizione lo lasciano solo, costringendoloalle dimissioni e alla caduta della suagiunta.Un mese fa, ancora ignaro di quello chesarebbe successo, prepara la cerimoniadi insediamento dei ministri del Princi-pato di Filettino, raccontandone la sto-ria dal primo voto fino alla nomina deidodici fedeli che avrebbero guidato ilregno. “Quella di Filettino – spiega Sel-lari - è una forma moderna di monar-chia, noi non è che vogliamo i re. Abbia-mo chiesto ai suoi cittadini e loro hannovotato”.Una delle due schede nulle pare appar-tenga al reggente: “Taormina ha sba-gliato. Ha votato davanti a me. Ha mes-so sia sì che no”. Folklore a parte l’ideabase che ha scatenato la secessione èl’acqua: “La sorgente è nostra e non a b-biamo indietro nessun beneficio. Dob-biamo controllare una area vasta, conpoco personale, solo due addetti. Biso-

gna presidiare i corsi, controllare. Senella fonte trovano l’arsenico la respon-sabilità è nostra. A me mi mettono in ga-lera”.Mentre Trevi prende una percentuale, aFilettino non arriva nulla e Acea prelevagratis. Noi chiediamo 15 litri al secondodalle nostre acque, e un impianto di im-bottigliamento. Con questi otteniamo 5milioni di euro l’anno. Se poi Acea ci dàun contributo di 500 mila euro annui,non credo che così fallisca. Anzi, ci met-te anzi nella condizione di autofinan-ziarci”. La goccia che ha fatto trabocca-re il vaso dell’Aniene e di tutti i suoi pro-blemi è un ulteriore pompaggio dellasorgente, progetto ancora fermo in at-tesa di voto da parte del Comune.Tra le mani Sellari tiene una banconota,dieci fiorito, con stampata davanti lasua faccia, come se fosse il nostro Raf-faello sulle vecchie Lire: “Il valore di

scambio è di un fiorito a due euro. L’ideaè quella di usare il tutto come un circui-to interno. Tra agricoltori e attività delluogo, ma anche tra paesini limitrofi”.La moneta locale servirà per scongiura-re la crisi che già tormenta la zona da an-ni e funzionerà da souvenir : “Molti se laporteranno a casa come ricordo di viag-gio, o curiosità” afferma Sellari. Il nomesecondo alcuni abitanti è preso dal co-gnome di un consigliere regionale, mol-to vicino al sindaco: “Io ho una amiciziastretta con il consigliere regionale PdlFranco Fiorito ma in realtà il nome mi èvenuto in mente vedendo un film conTroisi” La pellicola che cita Sellari è Nonci resta che piangere, nella scena in cuiRoberto Benigni e Massimo Troisi, aspasso nel tempo si trovano davanti auna dogana dove si chiede come daziodi passaggio un fiorino.Ma tutti questi soldi per questo proget-

to del Principato chi li caccia? Il sindacosi zittisce e indica sé stesso. A suo dire èlui il finanziatore di t-shirt, capellini,gadget e fiorito. “Sognare non costaniente no?”

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acqua è uno deiterreni di scon-tro maggiori nelfrusinate. E’ dipochi mesi fa lalotta per la dimi-

nuzione delle tariffe idricheda parte della provincia.L’accordo su 1,059 euro permetro cubo erogato, non èstato trovato nell’Assembleadei Sindaci. Ora nel frusinatesi pagheranno 1,359 euro permetro cubo."La tariffa per l’acqua che icittadini della provincia diFrosinone devo-no pagare,secondo quanto

stabilito dalcommissario ad Acta , è moltopiù alta di quel-la che avevamop r o p o s t oall’Assemblea"a f f e r m a A n t o n e l l oIannarilli, presi-dente dellaProvincia diFrosinone. Nonc’è quindi da stupirsi se unpaese piccolo come Filettinopunta i piedi per chiederealmeno qualcosa.Chiedere come la vicina Trevinel Lazio e forse qualcosa inpiù. “Chiediamo subito untavolo di confronto con ilgoverno nazionale e regionale- annunciava il sindaco lo

scorso gennaio al Corriere di

Aniene e la guerra dell’acquaLa regione Lazio è fuori dagli standard europei per inquinamento idrico

Troppo elevati i livelli di arsenico in alcune fonti. Così scatta la corsa al pompaggio della sorgente più pulita 

Roma - allo scopo di chiarire,una volta per tutte, determi-nate situazioni. Non condivi-diamo che il demanio abbiarapporti con i privati. Comecomune siamo obbligati amantenere pulite le sorgenti,fare manutenzione lungo ipercorsi e siamo responsabilidi ciò che accade sul territo-rio, ma Demanio e Acea non ciriconoscono nulla. Da questasituazione non otteniamoniente e vogliamo confrontar-ci con lo Stato”.Gli obiettivi di Filettino era

avere a disposi-zione 15 litri als e c o n d odall’Aniene, eun impianto dii m b o t t i g l i a -mento, cheavrebbe datoimpiego nellazona. Con que-ste disposizionisi riesce a gua-dagnare anche“5 milioni dieuro l’anno” hac o m m e n t a t o

l’ex sindaco Sellari.L’Aniene rifornisce già 50comuni attorno a Roma. Lascintilla che ha fatto scatenare“la guerra dell’acqua” per ilprincipato di Filettino è il fan-tasma di un ulteriore pom-paggio alla sorgente delfiume. Nel territorio quindidel “principato”. “L’Acea sta

facendo cento milioni di inve-

Qui sotto la fontana delle Tre Cannelle dove sgorga l’acqua

dell’Aniene, situata nel centro storico di Filettino. Qui sopra

una mappa del comune ai piedi dei Monti Simbruini

stimento sul nostro terr itorio,con un nuovo sistema di pom-paggio. Noi – racconta Sellari -dovremmo stare zitti e darel’autorizzazione a realizzareun tunnel di un kilometro emezzo. Dobbiamo capireesattamente che progetto è,per ora non autorizziamo”.Tunnel creato per dare acquaal posto della Suria, nella zonadei Castelli. Che ora pare siaricca di arsenico. Acqua comepetrolio. E’ il bene più impor-

tante, e spesso è inquinato. Il5 Marzo 2012 il consiglio deiMinistri ha prorogato lo statodi emergenza nella regioneLazio perché l’acqua in alcunezone della regione, specieRoma e viterbese, presentalivelli elevati di arsenico. Unaproroga che sarà attiva “fino al31 dicembre 2012” data l’alta“concentrazione di arsenico,superiore ai limiti stabiliti daldecreto legislativo n. 31 del2001, riscontrata nelle acque

destinate all’uso umano dialcuni Comuni della RegioneLazio”.Tutto questo per far si che siconcludano le operazioni dipotabilizzazione e di adegua-mento della rete idrica regio-nale.Con questi livelli siamo comun-que fuori dalle direttive europeecome la DWD Drinking water,recepita dal nostro Stato nel2001. Testo in cui i livelli di arse-nico passano dai 50 microgram-mi per litro ai 10. La richiesta daparte dell’Unione Europea eradi abbassare la soglia entro il2003. Sono passati dieci anni e ilivelli di arsenico non sono cala-

ti. L’Unione Europea ha fattosapere che non tollererà altreproroghe. L’ultima preoccupan-te rilevazione è a Vetralla dovel’Arpa Lazio ha rilevato dai 32 e52 microgrammi di arsenico alitro. Attualmente per correre airipari dai rapporti delle asl edalle associazioni dei consuma-tori la Regione Lazio ha emessoun decreto in cui autorizza i cit-tadini a bere l'acqua nei comuniin cui la concentrazione diarsenico non supera di 20µg/litro (ad esempio il comunedi Faleria), sempre prendendocome riferimento la DirettivaEuropea 98/83/CE che permet-te di estendere il limite diarsenico ai 20 µg/litro per unperiodo temporaneo. In attesadi impianti nuovi, dopo lunghidieci anni e violazioni su

direttive Ue.

Il fiume 

rifornisce i comuni intorno 

Roma, previsti 

investimenti 

sulla rete 

idrica 

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DOSSIER

Quando il caffèti costa un fiorito

Parla il barista: “Io inizio a crederci”

“Il regno è tutta unagrande barzelletta”

l tempo di avvicinarsi al banconee chiedere un caffè. Dopo un

sorso l’acqua in un bicchiere. Lasorgente è lì a due passi. Il baristaha un doppio lavoro, pendolarequando serve. L’acqua di Roma è diFilettino, ma Filettino non beccanulla. Racconta con un sorrisoquando è iniziato tutto, dal voto aiprimi curiosi. Sul Principe lasciascappare qualche commento:“Taormina è sicuramente un perso-naggio rilevante, se dice qualcosalui ha più eco. Io mi sento di darglifiducia”. Guarda al futuro del princi-pato in maniera seria: “Sembravauna carnevalata, una bolla di sapo-ne, ma quando poi ho visto le televi-sioni di tutto il mondo, Cnn, AlJaezeera ho capito che non si scher-zava più. Conosco il nuovo progettodi pompaggio. Dobbiamo chiederequalcosa. Potenzialmente questo èun terreno ricchissimo, dall’altopatrimoni o boschivo”. Nel bar sichiacchera della strana barzelletta

del regno, ipotizzando chi potràinvestirci, semmai “tutto questo

Carnevaleprenderà forma”. Unasignora ride e non commenta. Siparla della creazione di un innonazionale, con un filo di orgogliomostra il fiorito: “Adesso dovrannofare la banca” aggiunge. “E’ tuttoiniziato dal decreto tagliacomuni. Iosono curioso se qualche stato stra-niero ci riconosce, che succede?”.I progetti sono tanti dal rimettere insesto le strade a nuove attività,come l’imbottigliamento. Sperare difar tornare i giovani, che sono scap-pati da qui per fare pianta fissa aRoma. Filettino è troppo lontana.“Negli anni 30’ c’erano tremila abi-tanti. Avevamo un piccolo ospedale,qui in quel palazzo giallo davantialla piazza”. Per salutare i clientiassieme allo scontrino regala unadesivo.Sopra c’è scritto nect flector nectfrangor “E’ latino, significa non mipezzo non mi piego”.

o la vedo dura. Sembra unabarzelletta, attira le persone

e i curiosi, e questo comun-que conviene. Ma scusa non ci èriuscito Bossi, ci dobbiamo riuscirenoi?” iniziano così i dubbi di Enrico,gestore di una trattoria in centro.Mentre si servono i piatti tipici diFilettino i discorsi cadono sul desti-no di un principato, di obbiettiviche in questo comune servono.“C’abbiamo Fiuggi che oramaiprende tutto a livello di gestioneidrica. L’acqua nostra è anchemigliore, però non ci stanno legaranzie per metterla in commer-cio”. Chi mangia in trattori a silamenta: “Qui nelle piste non cisono i cannoni che sparano la neve.L’Abruzzo in questo è meglio orga-nizzata. Tutto dipende dal tempo. Alla fine veng o qui – racco ntaMassimo, turista - perché sono affe-zionato al posto , la gente è meravi-gliosa e ospitale”. Ma qualche fedelemolla, nonostante la buona volontà

e l’atmosfera magica del paesino: “Ilproblema è che è aperta la metà

degli impianti. Uno si avvia versoFilettino ma non ha la sicurezza chequel giorno si scii. Se dopo due trevolte trovi tutto spento, uno nontorna più”.Enrico controbatte: “ Ci vorrebbeun investitore per Campo Staffi”. Traquattro chiacchere e un amaro siscopre che il voto per la monarchiaè stato fatto in un baretto qui a fian-co. Anche loro hanno i Fiorito, unpo’ ci credono: “E’ nato tutto perdifendere la vita del paese”.Magari si sogna una zona no tax, ladogana a Trevi, e una nuovaSvizzera, come quella degli anni 90’,presente qui, a due passi dallaCapitale“Qui è un paesino tranquillo, glistranieri sono stupiti che ci sianoquesti angoli di paradiso a due passida Roma. Tutto merito della natura- conclude Enrico - gli uomini quinon hanno fatto nulla”.

Campo Staffi regna il silen-zio. Sarà il tempo che nonaiuta a schiarire le cime dei

monti innevati, sarà che non è nésabato né domenica, ma sulle pistenon c’è quasi nessuno. Le seggioviesono ferme. “Abbiamo subito unforte calo quattro anni fa – com-menta un dipendente dell’impian-to- Siamo stati fermi perché dopo

trent’anni le strutture scadono ebisogna rinnovare. Ora abbiamo unimpianto nuovo. Credo sia costato 1milione e 800 mila, con appaltoprovinciale”. Ma l’impianto di risali-ta apparentemente “pronto” èfermo. “Per cento metri manca lalinea elettrica, ed è richiesta unaulteriore valutazione dell’impiantoambientale”. A non facilitare leacque è anche un contenzioso aper-to tra ITI (impianti turistici inverna-li) e il Consorzio per Campo , chegestisce l’attività di Campo Staffi.“Negli anni novanta, il sabato e ladomenica non sciava da quantagente c’era. Si rimaneva fino allesette di sera” aggiunge il collega allacassa. Ritmi che sembrano dimenti-cati. Inoltre la pulizia delle stradenon aiuta gli sciatori: “Due anni faera aperta la strada per l’Abruzzo,qua dietro, ora è quasi sempre chiu-sa”. Troppa neve, così la strada pro-

vinciale 63 Simbruina (sotto la pro-vincia aquilana) non è pulita, eCampo Staffi diventa più difficile daraggiungere. “Abbiamo la concor-renza con campo Catino. Loro stan-no trenta kilometri prima di noi e ilnumero degli impianti ora è uguale”commenta un altro dipendente.Le seconde case qui intorno sonovuote, nessuna macchina ai par-

cheggi. Si torna sempre meno. “E’chiaro che non c’è concorrenza conl’Abruzzo, ha fatto corsi di forma-zione per gli operatori. Ha investito”commenta una sciatrice, sedutasulla panca all’ingresso. Un dipen-dente con amarezza aggiunge:“Serve dare a tutto un contesto,sistemare tutto. Non si può pensaresolo alle piste. Qui anni fa si davalavoro a 70 persone, oggi siamodieci”. Così tra ipotesi di pacchettiper turisti mai realizzati, speranzein nuovi investimenti, vola il tempo,scende la sera e si arriva alla chiusu-ra. Una cliente sull’ultimo entra allecasse e chiede: “Scusate domani ache ora si chiude?”. “Domani è saba-to. Quattro e mezzo signora” rispon-de il dipendente. Altri tempi e altriorari, che fanno dimenticare quelloche è Filettino è stata: la Svizzeraitaliana degli anni 90’, piena di sci,file e seggiovie compiute.

Qui sopra uno degli impianti di Campo Staffi, sopra il fiorito, la banconota crea-

ta per il principato e a fianco un locale che offre cucina tipica in centro

In centro ancora diffidenze e incertezza

Dagli anni novanta gli impianti sono meno frequentati, non aiuta la poca neve

Campo Staffi: storia di uno skylift mai finito

 

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DOSSIER

asta una bandiera,un progetto di

identità particola-re, qualche segua-ce e il gioco, omeglio il paese, è

fatto. In Italia non è la primavolta che nascono microna-zioni e repubbliche autono-me, la maggior parte di loroha un anno o qualche mese divita, altre invece duranodecenni, senza mai esser rico-nosciute. Reali o virtuali, serio folli, sono diversi i regni natisotto il desiderio dell’indipen-denza dallo stato italiano.Nelle acque di nessuno.L'Isola delle Rose (in esperan-to Insulo de la Rozoj) fu ilnome dato a una piattaformaartificiale di circa quattrocen-to metri quadro al largo dellecoste adriatiche, precisamen-

te a 11,612 km dalla costa for-livese. Importante dettagliodella storia è che questamicronazione si trova a 500metri fuori dalle acque terri-toriali italiane.Il regno è stato costruito dal-l’ingegnere bolognese GiorgioRosa, che il primo maggio del1968 proclamò l’isola artifi-ciale come stato indipendentela Repubblica Esperantistadell'Isola delle Rose. La linguaufficiale era l’esperanto.L’isola aveva un suo governo,una sua moneta chiamata"Mill” ed equivalente a unalira. C’erano perfino delleposte con relativo francobol-lo. La Repubblica non fu mairiconosciuta come stato.Il microstato durò 55 giorni,

poi le forze di polizia lo occu-parono il 26 giugno del 1968,con un blocco navale. Sullapiattaforma al momento dellosgombero c’erano solo il guar-

diano Pietro Ciavatta e a suamoglie. Fu l’unico caso diinvasione militare dello Statoitaliano dal secondo dopo-guerra. La piattaforma fudemolita nel febbraio del1969.Chi ci riprova. Dopo GiorgioRosa Alessandro Magnaterra,blogger e programmatoreinformatico, vuole ritentare,realizzando una piattaforma ametà tra la costa croata equella italiana. Possibilifinanziatori, le compagnie dicrociera che vedrebbero nellaRepubblica di eden una curio-sa meta turistica.L’idea è di far partire tuttocome consolato, strutturatoeconomicamente come grup-po di acquisto solidale. Sulsito isoladieden.com ci sonotutti i progetti di costruzione

della piattaforma e le indica-zioni anche sulla lingua uffi-ciale, l’edeniano, dove non siabbrevia a nn, come diventacm. Simile a quella che usia-mo tutti per la messaggisticaistantanea (sms).Seborga, il re ligure. La citta-dina di 350 anime in provinciadi Imperia, nel '63 fu procla-mata principato da GiorgioCarbone. Alla base dellasecessione la rievocazione diun antico status di cui il paeseanticamente avrebbe goduto,ritenendo quindi non validal'annessione al regno diSardegna. Carbone, ovveroGiorgio I batté moneta e fran-cobolli.Il suo trono durò fino al 25Novembre 2009, anno della

sua morte. Il regno rimasesenza sostituto fino al 25 apri-le 2010, quando salì Marcello Ialias Marcello Menegatto,imprenditore edile di 31 anni,

Stato fai da te, vizio italianoDalla piattaforma off-shore agli isolotti delle coste sarde, corsa ai microregni

 Alcuni appartengono a famiglie, altri hanno vita breve, altri durano per decenni come quello ligure di Seborga 

residente in Svizzera. Ha vintocon 89 voti contro i 67 del

regista Pepi Morgia. Rimarràin carica 7 anni e potrà essererieletto.Le sue prime parole, riportateda Il Giornale sono state:«Cercherò di creare nuoveinfrastrutture e posti di lavoroper i nostri abitanti.Proseguirò la battaglia sull'in-dipendenza. Il mio sogno èche Seborga possa diventarePrincipato a tutti gli effetti”.La moneta di Seborga si chia-ma Luigino, non ha valorelegale ma è spendibile comebuono tra le vie della città.Il valore del Luigino si attestaadesso sui 6 dollari statuni-tensi. Il paese è dotato sia ditarghe personalizzate, passa-porti e patenti di guida con lostemma del principato, che

però hanno la sola funzione difolklore e trovata turistica.La contea per scherzo.Cussignacco, piccola frazionedi Udine nel cuore del Friuli,ricorda l’anniversario dellasua contea ogni primo d’apri-le, quando oltre a esporre allefinestre le bandiere della con-tea, si organizzano scherzioriginali. Fino al 1818 eraComune autonomo. Ognianno, per 24 ore, la Contee diCussignà proclama la sua“indipendenza” da Udine,benedicendo la bandieraall’ingresso della frazione. Atlantide sarda. Una famigliae una isola tutta per loro.Tavolara è un’ lembo di terralargo appena 5,9 kilometriquadrata davanti alle coste di

Olbia. Sul finire del settecentola famiglia genoveseBertoleoni raggiunsero quellembo di terra ancora disabi-tato. Si stabilirono avviando

un allevamento di capre sel-vatiche. Nel 1836 il re di

Sardegna Carlo Alberto diSavoia, notò l'isoletta e viapprodò.Presentatosi ai residenti comere di Sardegna, GiuseppeBertoleoni gli rispose: "E iosono il re di Tavolara!"Secondo la famiglia il re CarloI promise allora di riconosce-re l’indipendenza dell’isolet-ta.Di generazione i Bertoleoni sipassarono il trono.Sotto Re Carlo I Verso la finedell’Ottocento, infatti, la regi-na Vittoria d’Inghilterra,saputo dell’esistenza di que-sto piccolo regno di fronte allacosta sarda, manda con unanave, la Vulcan, i suoi fotogra-fi personali a ritrarre la fami-glia dei sovrani di quel luogo.

Nel museo di BuckinghamPalace, a Londra, è conservatala foto della famiglia reale diTavolara, all’interno della col-lezione di ritratti delle fami-glie reali di tutto il mondo,Carlo I morì il 6 novembre1927; dopo gli sono succeduti"Mariangela", "Paolo II","Carlo II" e, l’ultimo, ToninoBertoleoni, che vive oggi inSardegna a Porto San Paolo.Mal di Ventre. Salvatore(Doddore) Meloni ex impren-ditore ne è il presidente. LaRepubblica di Malu Entu nac-que nell'agosto del 2008,quando Meloni e alcuni attivi-sti del MovimentoIndipendentista PA.RI.S. MaluEntu, invasero l'isolotto diMal di Ventre a largo delle

coste oristanesi. Motivo del-l'occupazione: la richiesta diriconoscimento della terraper usucapione, dato cheMeloni ci abitò dal 1974,

curandone la pulizia e la flora.L'isola occupata è in realtà

proprietà di Rex John Miller,inglese, che la acquistòdecenni fa con la speranza dicostruirvi sopra.In realtà il lord non ci poté farnulla dato che Maldiventre èinedificabile e fa parte diun'area marina protetta dapotenti vincoli ambientali.Nonostante i continui blitzdelle forze dell'ordine (l'ulti-mo nel 2009) gli attivisti diMalu Entu ritornano a occu-pare l'isolotto.

In alto, in grande la

scheda referendum

con cui si è votato per

il pricipato di Filettino.

Qui sopra lo stemma