bartolomeo maggio

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Il giornale degli Zucchini Il Bartolomeo Direttrice dixit: ODE AD AMALIA DE BIASE Qualche settimana fa ci è stato annunciato che la professoressa De Biase, con suo e no- stro grande rammarico, terminerà quest’anno la sua lunga e gloriosa carriera di insegnante. Nella mia classe (ma credo in tutte) il colpo si è sentito: sia perché ci era- vamo già figurati che il piede che ci avrebbe assestato il finale calcio nel didietro per eva- dere dallo Zucchi sarebbe stato il suo; sia perché siamo certi che questa scuola senza di lei perderà una parte della propria essen- za e del proprio colore. Ergo mi sembrava solo giusto dedicare l’ultimo articolo del Bartolo di quest’anno a lei, per ringraziarla di quello che ha saputo dare in quattro anni alla IVA e in trenta allo Zucchi. Ode ad Amalia, l’unica che: può chiamare Botticelli “Sandro” e farla sembrare una cosa naturale; afferma che Dan Brown può dire quello che gli pare su Gesù, ma non su Leo- nardo; voleva che il Soldato Ryan morisse più velocemente; il suo motto è la fatidica frase del Marchese del Grillo; si commuove quando ci parla della vista che c’è dal Giardi- no degli Aranci a Roma; il primo giorno di quarta ginnasio ti provoca crisi di ansia fa- cendoti pressa per laurearti nel numero di anni minore possibile; “si dice TITANIC mi- ca TAITANIC”; generalmente è stata prof di tuo fratello, tuo zio, tuo padre, di un mem- bro del tuo consiglio di classe e magari an- che del tuo prof di ripetizioni; ti ha fatto studiare a memoria la piantina dell’Acropoli manco ti ci dovessi perdere dentro; quando parla delle gite, ti indica soprattutto dove e cosa mangiare (considerate che in Sicilia ci siamo andati solo per provare la fantomatica granita con la brioche di cui sentivamo par- lare da 3 anni); inizia la frase con “non cono- sco molto bene l’argomento” e poi ti spiattel- la una spiegazione specialistica con tanto di tavole cronologiche e formule chimiche; prende in giro gli idioti che fanno la fila per vedere Caravaggio o gli Impressionisti; ha praticamente smontato tutti i misteri della storia, è il peggior incubo di Giacobbo; non ha mai paura di esprimere la propria opinio- ne (ed imporla in maniera intransigente su quella altrui); riesce ad aprire una lezione con Fidia e chiuderla con i Beatles (per favo- re non parlatele di Yoko Ono); sulla verifica scrive commenti in calligrafia illeggibile che possono essere decodificati solo dopo ore e con la collaborazione del compagno di ban- co (generalmente è per rimproverarti della tua calligrafia); ha un odio profondo per gli americani, forse più di Al Qaeda; riesce a nominare Pier Paolo Pasolini almeno una volta a settimana; vorrebbe distruggere il palazzo dell’Upim (e gi{ che ci siamo anche quel mostro di bronzo in mezzo alla piazza); ha in odio tutti i laureati del 68 e tutti i lau- reati in architettura (i laureati in architettura del 68 vorrebbe ammazzarli tutti); quando si parla di design si parla dell’Olivetti al Gug- genheim; storpia e italianizza nomi stranieri per orgoglio nazionalistico; ci racconta dei guai in cui si è cacciato suo figlio, da quando si è pestato con il suo compagno a quando le ha mangiato tutta la sua Nutella; quando spiega ti viene il sospetto che abbia presen- ziato agli eventi, quando descrive qualcosa ti sembra di averla davanti, quando parla di qualcosa ti vien voglia di sperimentarla per conto tuo; ti fidi sempre di quello che dice, perché sono poche le volte in cui ha torto (e lei lo sa bene); è osannata da tutti coloro che l’hanno avuta come insegnante (non credo che questa sia l’unica ode che le hanno dedi- cato) e che ci tengono a distinguersi dal vul- go infimo che non ha avuto tale onore ; van- ta di innumerevoli tentativi di imitazione, che, per quanto verosimili, non sono mai riusciti a riprodurre quell’inconfondibile accento; rema contro ogni tipo di tendenza, ogni tipo di moda, anche solo per il gusto di essere reazionaria; ma soprattutto ci ha fatto capire che ciò che è importante sapere va ben oltre la scuola, va ben oltre quello che c’è scritto sui libri; ci ha trasmes- so il suo acceso entusiasmo non solo per l’arte, non solo per la cultura, ma anche per la vita; ha sempre mantenuto l’energia e la freschezza di chi fa le cose per passione e con totale dedizione; ha incarnato davvero il ruolo di insegnante, di chi, prima di imparti- re nozioni, deve saper educare alla bellezze e alle gioie del vivere, di chi, per dirla con pa- role di Teognide, “deve dare le ali per volare sul mare sconfinato” . Prof, lei ci ha veramente cresciuti: non pos- siamo dirle nient’altro se non grazie, grazie davvero. Un arrivederci e non un addio, la IVA

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Page 1: Bartolomeo Maggio

Il giornale degli Zucchini Il Bartolomeo

Direttrice dixit:

ODE AD AMALIA DE BIASE

Qualche settimana fa ci è stato annunciato

che la professoressa De Biase, con suo e no-

stro grande rammarico, terminerà

quest’anno la sua lunga e gloriosa carriera di

insegnante. Nella mia classe (ma credo in

tutte) il colpo si è sentito: sia perché ci era-

vamo già figurati che il piede che ci avrebbe

assestato il finale calcio nel didietro per eva-

dere dallo Zucchi sarebbe stato il suo; sia

perché siamo certi che questa scuola senza

di lei perderà una parte della propria essen-

za e del proprio colore. Ergo mi sembrava

solo giusto dedicare l’ultimo articolo del

Bartolo di quest’anno a lei, per ringraziarla

di quello che ha saputo dare in quattro anni

alla IVA e in trenta allo Zucchi.

Ode ad Amalia, l’unica che: può chiamare

Botticelli “Sandro” e farla sembrare una cosa

naturale; afferma che Dan Brown può dire

quello che gli pare su Gesù, ma non su Leo-

nardo; voleva che il Soldato Ryan morisse

più velocemente; il suo motto è la fatidica

frase del Marchese del Grillo; si commuove

quando ci parla della vista che c’è dal Giardi-

no degli Aranci a Roma; il primo giorno di

quarta ginnasio ti provoca crisi di ansia fa-

cendoti pressa per laurearti nel numero di

anni minore possibile; “si dice TITANIC mi-

ca TAITANIC”; generalmente è stata prof di

tuo fratello, tuo zio, tuo padre, di un mem-

bro del tuo consiglio di classe e magari an-

che del tuo prof di ripetizioni; ti ha fatto

studiare a memoria la piantina dell’Acropoli

manco ti ci dovessi perdere dentro; quando

parla delle gite, ti indica soprattutto dove e

cosa mangiare (considerate che in Sicilia ci

siamo andati solo per provare la fantomatica

granita con la brioche di cui sentivamo par-

lare da 3 anni); inizia la frase con “non cono-

sco molto bene l’argomento” e poi ti spiattel-

la una spiegazione specialistica con tanto di

tavole cronologiche e formule chimiche;

prende in giro gli idioti che fanno la fila per

vedere Caravaggio o gli Impressionisti; ha

praticamente smontato tutti i misteri della

storia, è il peggior incubo di Giacobbo; non

ha mai paura di esprimere la propria opinio-

ne (ed imporla in maniera intransigente su

quella altrui); riesce ad aprire una lezione

con Fidia e chiuderla con i Beatles (per favo-

re non parlatele di Yoko Ono); sulla verifica

scrive commenti in calligrafia illeggibile che

possono essere decodificati solo dopo ore e

con la collaborazione del compagno di ban-

co (generalmente è per rimproverarti della

tua calligrafia); ha un odio profondo per gli

americani, forse più di Al Qaeda; riesce a

nominare Pier Paolo Pasolini almeno una

volta a settimana; vorrebbe distruggere il

palazzo dell’Upim (e gi{ che ci siamo anche

quel mostro di bronzo in mezzo alla piazza);

ha in odio tutti i laureati del 68 e tutti i lau-

reati in architettura (i laureati in architettura

del 68 vorrebbe ammazzarli tutti); quando si

parla di design si parla dell’Olivetti al Gug-

genheim; storpia e italianizza nomi stranieri

per orgoglio nazionalistico; ci racconta dei

guai in cui si è cacciato suo figlio, da quando

si è pestato con il suo compagno a quando le

ha mangiato tutta la sua Nutella; quando

spiega ti viene il sospetto che abbia presen-

ziato agli eventi, quando descrive qualcosa ti

sembra di averla davanti, quando parla di

qualcosa ti vien voglia di sperimentarla per

conto tuo; ti fidi sempre di quello che dice,

perché sono poche le volte in cui ha torto (e

lei lo sa bene); è osannata da tutti coloro che

l’hanno avuta come insegnante (non credo

che questa sia l’unica ode che le hanno dedi-

cato) e che ci tengono a distinguersi dal vul-

go infimo che non ha avuto tale onore ; van-

ta di innumerevoli tentativi di imitazione,

che, per quanto verosimili, non sono mai

riusciti a riprodurre quell’inconfondibile

accento; rema contro ogni tipo di tendenza,

ogni tipo di moda, anche solo per il gusto di

essere reazionaria;

ma soprattutto

ci ha fatto capire che ciò che è importante

sapere va ben oltre la scuola, va ben oltre

quello che c’è scritto sui libri; ci ha trasmes-

so il suo acceso entusiasmo non solo per

l’arte, non solo per la cultura, ma anche per

la vita; ha sempre mantenuto l’energia e la

freschezza di chi fa le cose per passione e

con totale dedizione; ha incarnato davvero il

ruolo di insegnante, di chi, prima di imparti-

re nozioni, deve saper educare alla bellezze e

alle gioie del vivere, di chi, per dirla con pa-

role di Teognide, “deve dare le ali per volare

sul mare sconfinato” .

Prof, lei ci ha veramente cresciuti: non pos-

siamo dirle nient’altro se non grazie, grazie

davvero.

Un arrivederci e non un addio,

la IVA

Page 2: Bartolomeo Maggio

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BARTOLOMEO / POLITICA

n* VIV 2010/2011

E così è quasi passato un altro anno scolastico. Molti studenti realisti staranno ormai, da qualche setti-mana, tenendo zelantemente la

contabilità dei giorni che mancano alla fine, a quel momento di pura euforia che ti con-quista e ti fa sentire sovrappensiero. L’augurio più spassionato sta nel tentativo di evitare che la scuola, sebbene nostra es-senza inconfutabile di vita, possa rimanere materialmente emarginata da quei tanto meritati tre mesi lordi di rilassamento. Que-sto stralcio di filastrocca,“Esplode maggio ed è beato chi per tempo ha seminato”, può essere considerato, metaforicamente par-lando, il più vicino alla nostra situazione: tirare i remi in barca, come si dice, espellere le ultime stanche forze e affidarsi, per il dovuto, alla provvidenza. Per il sottoscritto quest’anno è stato l’ispirazione per una nuova esistenza, più consapevole e al tempo stesso più ribelle e agguerrita. Ho conosciuto, anzitutto, la fiamma d’amore, quella che “inebria, con-quine, distrugge il mio core”: avete presen-te quel sentimento che ti fa palpitare, ti ficca il cuore in gola alla sola vista della concupita? Ecco è proprio quello – la concu-pita, per mio rammarico, rimane, sotto mol-ti aspetti, ancora una donna angelo-. Dopo l’invasatura e l’amor cortese, sono affiorati i primi 4 spaccati nelle versioni, specialmente quelle di greco, che subito ti strappano da questa tua dimensione idilliaca e ti riporta-no alla rude e snervante vita quotidiana. Il logorio della vita moderna, che non si può combattere esclusivamente con un bicchie-re di Cynar, diventa sempre più gravoso e ripetitivo. Scusate la mia schiettezza, poi ho tentato di rinfrancarmi, come feci nel passa-to, sfogliando un quotidiano o ascoltando qualche breaking news. Improvvisamente sono stato ricoperto dalla marea dell’ovvio, del ripetuto, del ribadito fino allo sfinimen-to, dall’assolutamente iniquo e forviante che mi ha reso considerevolmente depresso. Ti passano davanti centinaia di messaggi, dalla scuola al mondo, spesso degli ossimo-ri, posti in sequenza serratissima e tu, es-sendone attratto, tenti di carpirne il più

possibile, rischiando di incartarti. Io, essen-do solo “un ragazzino di quindici anni che Dio solo sa se di politica ci capisce qualco-sa”, attraverso la mia istintivit{ e impeto ho tentato di riassumere tutto ciò in un mes-saggio spontaneo privo di ogni tipo di ten-denza fanatica capace perfino di portarmi all’ “odio” verso un individuo che non mi fa né caldo né freddo. L’avvenimento che tan-to mi ha lasciato basito è con quanta dedi-zione alcuni miei colleghi studenti si siano impegnati per correggere il mio pensiero integralista e fondamentalista, riconducibile a ideali ormai decaduti e sorpassati. Ho tanto ammirato la loro veemenza e convin-zione, a volte con uno smagliante sorriso sarcastico, e accetto volentieri osservazioni più o meno assennate. Mi piacerebbe sfatare questo mito circa le mie tendenze: tenden-zialmente non mi piace promuovere filippi-che contro qualcuno, limitandomi a “sputtanarlo” perché, pur nella mia assoluta fallibilità, trovo ciò asettico. Non depreco una persona o fazione ma un intero costu-me che si è insediato nella nostra quotidia-nità per mezzo di un individuo furbo e mal-vagio. Se alla veneranda età di settantaquat-tro anni si sente l’esigenza di delinquere, andando contro i valori dello stato che tu stesso dovresti tutelare e difendere spac-ciandoti come esempio per i tuoi concittadi-ni che godono dei tuoi stessi diritti, invitan-do alla tua corte una schiera di mignotte o raccontando barzellette davanti ai tuoi sud-diti o abiurando un trattato bilaterale con un dittatore scellerato o spacciando ordigni funesti per “bombe intelligenti” o facendoci restate privi di sviluppo per far fronte a costi bellici inaccettabili ( da 130 mila eural giorno per portaerei e i caccia Eurofighter da 61 mila euro) o definendo la magistratura milanese un cancro o etc., significa che non te ne frega più niente né di te stesso, né dei tuoi simili, né tanto meno di quella invidia-bile costituzione, sulla quale hai giurato. Quella che sto portando avanti è una cam-pagna egoistica: non mi interessa sostenere l’uno o l’altro, mi interessa vivere in un pae-se dove anche io possa studiare, lavorare e farmi una vita rimanendo svincolato dai

problemi che solo una politica disinteressa-ta può arrecare. Mi interessa denunciare un sistema che ci inchioda alla nostra mediocre posizione economica, che delibera più tasse spacciandole come una mossa finanziaria rivoluzionaria, che ci fa apparire all’estero, noi italiani, come delle pedine statiche, aggiogate, che subiscono le ruffianerie di stato e il “leccaculismo” diffuso tra le classi dirigenti. A volte mi fermo a riflettere e mi chiedo perché quel fanciullino, di pascoliana me-moria, non potrebbe abitare dentro ognuno di noi in maniera più marcata. Il fanciullino che ci fa ammirare le cose più semplici con stupore e meraviglia, fino a rivelarne l’anima e il significato. In ogni uomo c’è un fanciullino, destinato ha restare innocente e ingenuo anche durante l’et{ adulta. L’uomo, senza ricorrere alla razionalità, usufruendo di quella purezza dell’animo- bambino, può intuire il mistero della vita nelle umili cose e nel quotidiano. Ecco, a mio giudizio, un pizzico di questo aspetto applicato a tutti noi ci potrebbe dare una bella scossa per uscire veramente dalla avvilente crisi in cui ci collochiamo e ambire, finalmente, alla rinascita più responsabile ed accorta. Insomma passano gli anni ma tra “cu, cu” a capi di stato, tra quella “della mela che sa di figa” e tra “orchidea e …” rimane sempre uno psiconano a cinque stelle che all’estero deridono tanto e che noi invece tanto spon-sorizziamo e appoggiamo. Questo mi fa riflettere: saremo un po’ degli psiconani anche noi?

Andrea Merola IID

E VISSERO CORNUTI E MAZIATI

Page 3: Bartolomeo Maggio

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BARTOLOMEO / ATTUALITÀ

n* VIV 2010/2011

DA CHE PULPITO LA PREDICA?

S eguito ai miei recenti studi che ho potuto condurre grazie ad una figu-ra scolastica dalla mentalità aperta (vedasi professore I.Castellani) ed

alla mia indole da sempre “bastian contra-ria” mi trovo ora a voler riflettere, seppur, lo ammetto, in modo non oggettivo su una tematica che probabilmente non tocca mol-ti di voi in quanto, trovandoci in italia, sia-mo tutti (bene o male) a conoscenza delle autorità ecclesiastiche. Voglio tuttavia pro-porvi questa mia riflessione: quanto può essere anacronistica, alla luce del contesto storico in cui ci troviamo, la scelta/imposizione ufficiale del celibato da parte delle autorità di santa romana chiesa catto-lica? Viviamo in un periodo che potremmo defi-nire “medievale” dal punto di vista morali-stico (vedasi un certo Cavaliere del lavoro…) dove molti predicano bene, ma razzolano male. Da buon cattolico un individuo presu-mibilmente si aspetterebbe storici esempi di santità e castità da parte dei membri del clero, ma a mio parere è molto difficile tro-vare buoni esempi, soprattutto se ci si volge all’alto clero, quello che nel 1511, dopo il suo viaggio a Roma, aveva tanto indignato(purtroppo o per fortuna) il celebre monaco agostiniano M. Lutero, a tal punto da fargli scrivere le sue 95 tesi. Papa Alessandro VI Borgia ebbe numerosi figli cosa del tutto naturale se non fosse che egli in quanto tale non si sarebbe potuto permettere certi “lussi” dell’esistenza uma-

na, quali l’amore carnale o riproduzione. Questi avrebbe dovuto essere stato proces-sato per un reato che, a mio parere, non può essere giudicato tale se non alla luce del suo essere un papa. Dunque come vedere all’alba di tutto ciò questa dura scelta di vita? Per quale ragione fu imposto il celiba-to? Andando a cercare nella quasi notte dei tempi, emerge che il celibato venne imposto affinché l’ordinamento ecclesiastico non diventasse un qualcosa di ereditario con possibili principi di nepotismo, dando così, in linea teorica, la possibilità a tutti i mem-bri del clero di poter arrivare il più in alto possibile. Scala la vetta, arriva al soglio pontificio, predica il modo migliore per avere una fa-miglia, ma tu non averne una. Educa i bam-bini che vengono da te in oratorio, ma non avere figli. Insomma tutto questo mi sembra alquanto contraddittorio se non addirittura ipocrita. Tuttavia questo non viene visto come un effettivo problema in una nazione fortemente cattolica e dannatamente ipocri-ta. Io però continuo a non comprendere, forse perché non sono una santa, come la struttura ecclesiastica cattolica, che dovreb-be essere una delle massime espressioni a favore della difesa dei diritti umani, possa negare la libertà di comportarsi umanamen-te, senza dover per forza cadere nelle turpi-tudine di complesse e maniacali relazioni. I preti non dovrebbero essere un buon e-sempio per i credenti? Adesso, non faccia-mo di tutta l’erba un fascio, ci sono anche

delle brave persone che loro malgrado ri-spettano questa “condanna”, ma fortunata-mente molti dei credenti cattolici non rie-scono ad assumere come proprio il celibato e rinunciano alla rinuncia. Ma viva Dio, sennò la razza umana si sareb-be già estinta in larga parte! Cari lettori, spero che possiate leggere que-sto mio articolo, sempre che non venga messo all’Index come il De Monarchia di Dante…

Elena Mantovani IIIC

Page 4: Bartolomeo Maggio

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BARTOLOMEO / RIFLESSIONIZUCCHINE

n* VIV 2010/2011

COLAZIONE ALLO ZUCCHI

E ccoci dunque al mio ultimo arti-colo. Ammetto che un po’ mi di-spiaccia dover abbandonare que-ste pagine, su cui scrivo ormai da

tre anni, e che mi hanno regalato tante soddisfazioni, soprattutto per le occasioni di confronto che mi hanno offerto. Per queste ultime righe avevo inizialmente pensato ad una veloce rassegna delle mie malefatte indicibili qui allo Zucchi, cosic-chè qualche ardito studente potesse segui-re le mie orme per tentare di svelare, come me, molti dei misteri che questa scuola nasconde. Purtroppo le possibili ritorsioni e/o terribili punizioni che deriverebbero da tale divulgazione mi impediscono di farlo, costringendomi ad assicurarvi (credetemi sulla parola) che di cose interessanti da fare durante la cogestione ce ne sono. Per-tanto, a causa di ciò, non mi resta che rien-trare nel trito clichet dello studente zuc-chino affranto per la fine della scuola e al contempo terribilmente preoccupato per l’imminente maturit{, partendo dalla rie-vocazione dei lieti (si, come no) tempi gin-nasiali fino ad oggi. Dunque partiamo dal principio, dalla quarta ginnasio. Ricordo come fossi rimasto piacevolmente sorpreso dalla semplicità della prima versione (un bell’ otto e mezzo) e dal primo compitino sugli accenti greci, per rimanere poi, però, traumatizzato dalla prima interrogazione di latino ( un bel quattro e mezzo). Ricordo chiaramente come la temutissima prof mi avesse fulminato al primo paradigma erra-to ( si beh, aveva ragione, non è che io mi ammazzassi di studio..)con una truce alza-ta del sopracciglio sinistro, freddandomi poi dicendo “attento, Colombo!! Questo è l’errore che può pregiudicare la sufficien-za!! Stai attento e rispondi bene: quali sono le 6800 particolarità della prima, seconda, terza, quarta e quinta declinazione in ordi-

ne storico-sintatt ico-cronologico-morfologico-filosofico-semantico?”. Per non parlare poi della mitica interrogazione in cui Colei che non deve essere nominata si alzò dalla cattedra, si volse con sguardo fiero verso la lavagna, con nonchalance prese un gesso e segnò un punto, dicendo “ tu sei partito da qui. Hai fatto coosìììì (disegnando un’infinità di cerchi concen-trici) per arrivare qui. Il bello è che dovevi arrivare là (e sempre col gesso segnò sulla lavagna un punto sul lato opposto a dove si era fermata), nulla togliendo alla “libbidine peccaminosa” (detto con accento sensuale) che prese Tarquinio prima di violentare Lucrezia. E già. Per non parlare poi di quando mi si disse che ero peggio di Catili-na, tanto era il mio impegno scolastico (ed ecco svelato l’arcano del mio ormai noto soprannome) .Tuttavia ammetto, lo ripeto, che il mio studio non fosse proprio esage-rato, anzi…Ma passiamo ora al Liceo, com-posto da un primo anno stupendo (Pontiggia docet), un secondo anno esalta-to da una memorabile gita in Grecia con la mitica III G, e un ultimo anno che non posso ancora valutare causa sempre terribi-li ritorsioni, ma che ha molti più lati positi-vi di quel che pensassi. Non posso scordare le memorabili assemblee di classe in cui volavano banchi, coltelli, sciabole e zaini, le assemblee di istituto mai ascoltate, ad eccezione di quella mitica del primo anno, nella quale la Colamaria esclamò nel mez-zo dell’ora, esaltata dal furore bacchico, che “in questa scuola non c’è nemmeno la carta per pulirsi il c—oooo!!!!!!”. E come dimenticare gli “eunoè, eunoè!!” delle ore di Greco, e le sonore risate soffocate (male) mie e della mia esimia compagna di banco durante praticamente tutte le ore della prof Smurra, docente di chimica della seconda Liceo, sempre rigorosamente cromatica-

mente coordinata e con un accento meri-dionale alquanto buffo. Eppure, nonostan-te tutti questi ricordi, sono contento di iniziare (spero) l’universit{, ed entrare finalmente in un’ottica più aperta e multi-culturale, anche se ribadisco il mio attacca-mento a questa scuola, che mi ha dato tan-to e che credo dia tanto a tutti, permetten-do di sviluppare capacità critiche straordi-narie nei confronti di ciò che ci circonda. E per concludere non posso non citare le persone che questa scuola mi ha dato mo-do di incontrare, gli amici con cui ho con-diviso cinque anni, alcuni dei quali spero mi accompagnino per tutta la vita. Mi pia-cerebbe potervi annoiare ancora con le mie pagine interminabili e brachilogiche, farvi arrabbiare a volte con le mie provocazioni (spero) o farvi addormentare con le mie divagazioni politiche , ma è ormai ora di terminare, augurando a tutti una buone fine d’anno, e augurandomi al contempo che l’anno prossimo qualcuno possa racco-gliere l’eredit{ della “colazione allo Zuc-chi”.

Ave atque Vale

Marco Colombo VG

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BARTOLOMEO / RIFLESSIONIZUCCHINE

n* VIV 2010/2011

CUOR NON VEDE OCCHIO NON DUOLE?

A doro invertire le cose. In questo modo infatti scopro nuovi punti di vista. Non a caso ho scelto( e poi cambia-to) come titolo dell' articolo il detto “occhio non vede cuor

non duole” , talmente troppo noto e usato che mi ha decisamente stancata. Così ho pensato che se lo avessi invertito “ a modo mio”, forse sarei riuscita a trarne un pensie-ro profondo. Ecco, ora non so che cosa ne sia uscito: per essere un pensiero, lo è...ma non so sino a che punto “profondo”. Credo anzi che que-sta ponderazione tratti della vita in superfi-cie, la vita di tutti i giorni. In particolare ho voluto analizzare quelle persone che non sanno provare emozioni, permettono che tutto scorra senza sapere di che natura è l'acqua che passa loro sotto gli occhi. Non ho intenzione di dividere il mondo a fette come se fosse una tor-ta:studiare infatti l'essere umano racchiu-dendolo in categorie è riduttivo e parec-chio limitativo. Ma è tuttavia sorprendente notare come il loro cuore cieco possa di-storcere la realtà, sino a tal punto che non soffrono per ciò per cui dovrebbero dolersi e viceversa. Talvolta è meglio non sapere per non soffrire ma, come recita un altro detto, “ la verit{ viene sempre a galla” per-ciò tanto vale vederci chiaro sin dall'inizio! La capacità di cogliere la realtà circostante è secondo me strettamente collegata alla capacità di speculazione e soprattutto di ascolto. Se infatti sai ascoltare gli altri, la difficoltà di conoscere la realtà che appare è minima e ciò permette di esplorare con discrezione l'animo altrui, confrontarsi, accettare e

apprezzare la diversità, senza troppe illu-sioni sin dall'inizio. Anzi, mi correggo, sen-za alcuna illusione, perché già una è troppa e nociva per lo più. Penso che se l'approc-cio tra essere umani è come quello suddet-to, “l'occhio” non dorr{ mai. È però anche affermabile che “Qui auget scientiam, au-get dolorem”: più so e più soffro, perchè sono più consapevole. Invece un cuore cieco e sordo alla voce della conoscenza ignora quasi totalmente ciò che lo circon-da,ne ha spesso un'opinione errata che non crea però sofferenza. L'ignoranza costa perchè spesso ti esclude dalla società, però, alcuni dicono, si ha in questo modo una vita priva di preoccupazioni. Ma cos' è meglio: vivere da incosciente (nel senso etimologico del termine “colui che non sa”) o vivere sofferente però da co-sciente e quindi anche in grado di trovare una soluzione al problema che comporta il peso della sapienza? Non bisogna credere che la felicità consista nel non avere pro-blemi. Spesso infatti è avendoli e risolven-doli che si può affermare di avere compiuto un gradino in più, in modo tale da essere, la volta successiva, maggiormente preparati e in grado di affrontare le situazioni. A tal proposito mi sovviene alla mente quando in prima media ho recitato in un musical la parte del mago Merlino, senza il quale, secondo la leggenda,il piccolo Semola( è questo il nome del ragazzo nel cartone Walt Disney, ma in verità il suo nome era Turacciolo) non sarebbe mai divenuto Re Artù. Se fosse infatti rimasto nella sua fa-miglia il mago non avrebbe mai potuto “inculcargli” insegnamenti che, come leg-gerete, sono degni di nota... Ecco, Merlino insegnò a Semola l'arte dell'imparare e vor-

rei riportare quelle belle parole che ho ri-trovato nel copione di cinque anni fa ormai immerso nella naftalina... “(...)Imparare è la cosa che non fallisce mai. Invecchino pure e diventino tremolanti le tue membra, ti capiti di non riuscire a dor-mire di notte ascoltando il disordine delle tue arterie; di mancare l’occasione dell’unico amore della tua vita o di farti mangiare il denaro da un farabutto; di ve-dere il mondo devastato da pazzi malvagi e di sapere che nella cloaca di menti vili il tuo onore viene calpestato. L’unica cosa che resta è imparare: imparare perché il mondo si agita e che cosa ci si agita…Non lo rimpiangerai, non ti far{ mai soffrire.(...)” Interessante, vero? Mi impe-gnavo molto quando c'era questa scena nel musical: era il mio pezzo preferito. Vi consiglio di rileggere talvolta questo insegnamento e di renderlo vostro. Impa-riamo ad attuare il detto( visto che siamo in tema) “prendi l'arte e mettila da parte” così potremmo confrontarci con idee, per-sone , mondi diversi e sapremo osservare da più punti di vista...che poi, ci avete mai pensato che ogni punto di vista è la vista di un solo punto?

Alice Pennino II°D

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BARTOLOMEO / RIFLESSIONIZUCCHINE

n* VIV 2010/2011

IL MIGNOLO DEL PIEDE

E siste un detto secondo cui i veri amici si contano sulle dita di una mano, e tagliare un dito della mano, qualunque esso sia, è sem-

pre doloroso e svantaggioso. Ebbene, c’è chi volendo strafare, concedere più spazio (come se già non ve ne fosse abbastanza) ai propri tediosi soliloqui o, più generosa-mente, ad altre persone avvicinate a guisa di accessori, preferisce metaforicamente collocarsi sul mignolo del piede. È un tra-sloco che paradossalmente va a buon fine quando l’interessato non compie alcuno sforzo, quando sparisce dalla circolazione per mesi e ricompare improvvisamente non appena può concedersi una vacanza debita-mente pagata dai prodighi amici, o fare la gatta morta con il fidanzato dell’amica, o ostentare qualche dozzinale successo giu-sto per rincarare la propria dose di autosti-ma, che sembra non essere mai troppa. Meglio ancora se non telefona, non rispon-de ai messaggi o, con più classe, li liquida con un “IO NON CI SONO ” secco, puli-to, scevro di inutili orpelli quali una moti-vazione o un “mi dispiace”, così, quando dopo mesi onorerà il mondo della sua atte-sissima epifania, farà un figurone se addur-rà a giustificazione della sua presenza un’insoffribile noia causata dall’assenza del proprio compagno di lenzuola. Risolta l’incombenza di queste sporadiche manife-stazioni, tornerà a volare di amicizia in amicizia, a seconda di chi le presenterà le occasioni più appetibili per la scalata della

piramide sociale, o banalmente il più con-gruo numero di cene gratis. Dunque è per-fettamente coerente se, invitata ad una festa di compleanno, non si degna di ri-spondere, per poi essere scoperta la sera stessa a testare la morbidezza delle proprie natiche sulla panchina del cortile di casa, e se al contempo invita al proprio complean-no (che ovviamente ha luogo a casa di qualche gentile ospite con una casa suffi-cientemente grande) orde di gente, tra cui questi poveri perenni ignorati, conscia che così avrà più possibilità di ricevere un rega-lo costoso. Prediligendo le relazioni di pro-porzionalità inversa, o probabilmente rite-nendo di aver rivestito già troppe volte il ruolo dell’altruista in passato, quanto più le si dà, tanto meno è disposta a dare, e, in-credula di come questo comportamento poco si adegui alla morale comune, a un tratto si ravvede di come “io e questa per-sona (che, per la cronaca, conosce e fre-quenta da undici anni) non abbiamo un legame abbastanza serio perché io possa venire alla sua festa di compleanno” o di come “per lei non ho intenzione di spende-re perché devo mettere da parte i soldi per farmi un tatuaggio”. Quando poi uno, più o meno giustamente estasiato da una così incredibile libertà di spirito, cerca di ren-derne partecipe anche la proprietaria, ed essa risponde: “Va bene, vuoi dirmi che sono cattiva eh, va bene sono cattiva, man-gio i bambini…” è come sentirsi pronuncia-re la password per il completamento del

trasloco. Cara S., benvenuta sul mignolo del mio piede. Se ti piace starci, divertiti. Però tieni presente che il mignolo del piede non serve a granché agli esseri umani e, nel naturale processo di evoluzione, è destina-to a scomparire da solo prima che qualcosa o qualcuno li obblighi a tagliarlo via.

Eva Casini IVB

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BARTOLOMEO / RIFLESSIONIZUCCHINE

n* VIV 2010/2011

ECCO PERCHÉ!

U n po’ di tempo fa mi è capitato di incontrare il mio ex insegnan-te di religione delle medie. Un tipo buffo, a dire la verità. ha

cominciato a raccontarmi del più e del me-no, senza farmi alcuna domanda classica da ex professore, tipo come vanno gli studi, tipo quando hai la maturità e cose del gene-re. Ha iniziato con il chiedermi se stessi bene. Gli ho risposto di sì, abbastanza. - Abbastanza- ha ripetuto lui. – E’ la tipica risposta dell’adolescente. Ma l’adolescente non sta abbastanza bene. L’adolescente sta male e basta.- Non aveva tutti i torti. Poi ha proseguito:- Un adolescente ha sempre le turbe mentali. Tranquillizzati. Io non gli avevo a dire la verità chiesto nes-sun consiglio. Ma lui non desisteva:- Dim-mi, tu non avresti voglia di fare qualcosa di veramente stupido? Non lo faresti? Certo che lo farei, ho risposto. - Perché sei giovane,e tutti i giovani amano le cose stupide e avventate. I giovani sono fatti per questo, i vecchi invece devono dedicarsi a come badare alla casa, ai figli e andare a lavorare. Sono due mondi diversi. Secondo te, perché oggi i giovani non scen-dono più in piazza? – Ottima domanda. Ma non ebbi tempo di rispondere, il prof svoltò l’angolo e io prose-guii diretta verso il mio treno, già in ritardo.

Caro vecchio prof, lei ha ragione a pensare tutto quello che pensa, e dovrebbe essere un’ovviet{ per lei e per tutti coloro che ap-partengono alla sua generazione. Ma la so-cietà di oggi è molto diversa. Vede, è un mondo che tende molto a reprimere senti-menti e “turbe mentali” come lei le ha chia-mate. E’ un mondo che tende ad appiattire, a fare appassire le passioni, a condannare tormenti ed inquietudini. A tanti ragazzi “ va bene così”. Il mondo va bene così, non sentono la legittima voglia di cambiamento, di costruire una realtà mi-gliore per loro. Che importa? I tempi delle lotte e delle rivoluzioni erano quelli dei nostri genitori. Loro ci hanno costruito que-sto comodo mondo in cui noi viviamo felici e adagiati, ci preoccupiamo della scuola al massimo, e dei nostri problemi personali. Non abbiamo voglia di essere artisti e sfoga-re la nostra energia nel creare. La politica è inutile e fa schifo. L’aiuto umanitario è pericoloso. La religione e la spiritualità sono cose da sfigati e rammolliti. Gli ideali sono da visionari. N o i s i a m o l a g e n e r a z i o n e dell’individualismo pragmatico, l’unico ob-biettivo che ci prefiggiamo è quello di fare successo e realizzarci. Del mondo che ci sta attorno, del futuro dei nostri simili non ci interessiamo più di tanto, non è affar no-stro.

Le piccole cose di ogni giorno, le banali felicità quotidiane ci danno soddisfazione e ci riempiono. Nessuna turba mentale, carpe diem! Non preoccupiamoci di problemi più grandi di noi, tutto quello che ci serve è qui, nella nostra vita quotidiana, noi siamo la nostra routine, noi siamo quello che otte-niamo dalla vita. Non c’è niente di più. Lei, prof, e tutti gli adulti ex sognatori, or-mai maturi giudici del mondo moderno si chiedono perché noi non scendiamo più in piazza a protestare contro quelli che sem-brerebbero soprusi, ideologie sbagliate, strumentalizzazioni, ingiustizie, follie. Ma la risposta è molto semplice. perché a noi va bene così, non ci accorgiamo di questi fatti. Oppure non ci sforziamo di accorgercene? Chissà! Ecco perché.

Irene Doda IV D

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PIANETA ZUCCHI

n* VIV 2010/2011

MA IL LATINO E IL GRECO, SERVONO SOLO A FAR-

CI DISPERARE?

E ccoci arrivati finalmente all’ultimo terribile mese di scuola!Presi da un vortice di verifiche e interrogazio-ni, non abbiamo mai il tempo di

pensare al perché del nostro studio, anche se spesso siamo tragicamente certi che tutto quello che apprendiamo non ci servirà a nulla nella “vita vera”… noi siamo però con-vinte che un qualche senso ci debba essere e perciò oggi abbiamo chiesto ai professori Ignazio Roi e Cristina Catalano, docenti di Latino e Greco, cosa dovrebbe spingerci ha studiare le lingue dei nostri antichi prede-cessori. 1. Partiamo dalla domanda che lo Zuc-chino medio si pone tutti i giorni, che senso ha studiare Greco e Latino? C: Lo studio delle letterature antiche aiuta le per-sone ad avere una percezione più profonda della realtà; infatti conoscere da dove venia-mo è utile per sapere dove andremo. R: Non si può essere realmente uomini europei se non si conosce la propria storia e inoltre l’abitudine ad interpretare i testi facilita molto la capacità di risolvere problemi e difficoltà. 2. Cosa l’ha spinta a dedicare i suoi studi a lingue che vengono considerate “morte”? C: Sicuramente una follia!No a parte gli scherzi, un interesse vivo da sem-pre, grazie soprattutto agli insegnati che ho avuto, come per esempio il Prof. Praga, che mi hanno fatto percepire l’importanza di queste materie. R: All’inizio il fatto che mi riuscivano bene e che a scuola non sapevo fare altro. Ora, dopo più di trent’anni, la soddisfazione di un riconoscimento per come insegno e trasmetto le mie conoscen-ze. 3. Preferisce il Latino o il Greco?Perchè? C: Se devo proprio scegliere direi il Greco, perché è più completo e ricco. R: Ora prefe-risco il Latino, perché offre una vasta gam-ma di autori e possibilità di utilizzo, che si estendono ben oltre l’et{ classica, fino al Rinascimento e al Settecento, periodi du-rante i quali sono stati prodotti testi di e-stremo interesse. 4. Quanto la cultura occidentale è in-fluenzata da quella greca e latina? C: Moltissimo, basta pensare alle idee di dirit-to, democrazia, partecipazione politica… persino l’Iliade si apre con una scena di as-

semblea. R: Oggi usiamo parole antiche, per esempio “democrazia”, senza comprenderne a fondo i significati. Dal mondo latino poi, abbiamo ereditato molti meriti, come il diritto e la capacità di amalgamare varie culture, ma anche difetti, uno fra tutti la dilagante corruzione in campo politico. 5. Qual è la differenza tra il ginnasio e il liceo? C: Insegnare al ginnasio significa dover impostare un approccio tecnico allo studio, mentre al liceo si possono fare di-scorsi di più ampio respiro sui caratteri sto-rico-letterari. Mi piacciono entrambi perché nel primo periodo si trasmettono contenuti forti e nel secondo invece c’è una maggiore possibilità di variare. R: Ho ricominciato quest’anno ad insegnare al biennio Italiano, Storia e Geografia e l’ho fatto con lo stesso rigore col quale mi propongo al triennio, pur utilizzando maggiori mediazioni per far capire determinati concetti. 6. Qual è il voto più basso che ha mai dato? C: Penso 2, non di meno, perchè cre-do sia un’umiliazione inutile per lo studen-te. Però ci tengo a sottolineare che in alcuni casi ho dato anche 10! R: Attualmente do 1 solo come punizione. In passato davo 1 e mezzo, ma mi è stato fatto notare che era un voto eccessivamente penalizzante per l’alunno. 7. Autori preferiti? C: In Greco sono tanti, tra i quali Euripide e Saffo; in Latino invece direi Lucrezio, Tacito e Virgilio. R: In Greco i lirici, mentre in Latino Tacito, perché biso-gna “lottare” per capirlo. 8. L’eroe del mito che preferisce? C: Etto-re oppure Antigone. R: Direi Palamede per-ché è un perseguitato che ha subito una forte censura; o anche Agenore. 9. Si descriva da adolescente al liceo. C: Avevo un buon rapporto con lo studio, con gli insegnanti e con la classe; preferivo le materie umanistiche, ma studiavo volentieri anche scienze e fisica. Erano anni di conte-stazione studentesca e tra alunni e professo-ri c’era un rapporto molto più formale ri-spetto ad oggi. R: Inizialmente ero molto timido, poi ero disincantato e scanzonato. Non ero un grande studioso, diciamo che mi accontentavo del minimo. 10. Come definirebbe il suo rapporto con gli studenti? C: Beh, sicuramente è un a-spetto centrale del nostro lavoro, perciò cerco di impegnarmi al massimo, anche se

non so se ci riesco. L’insegnamento è un’attivit{ di relazione, quindi provo ad essere rispettosa dello studente e a non essere invadente. R: In alcuni casi, si instau-rano rapporti di amicizia che continuano nel tempo e questo è un segno del fatto che oltre alla severità, gli studenti colgono in me un’attenzione nei loro confronti e la mia serietà nel lavoro. Bene, a proposito di rapporti interpersonali, speriamo che quest’anno vi siate divertiti a seguire almeno un po’ le nostre interviste, cercando insieme a noi di comprendere, per quanto ci è possibile, quell’universo scono-sciuto che è “la mente del Professore”. Siamo ormai alla fine di questo ultimo arti-colo e perciò vi auguriamo una buona e propizia fine della scuola e vi salutiamo dandovi appuntamento all’anno prossimo. In bocca al lupo a tutti!

Beatrice Mosca e Claudia Pizzagalli

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PIANETA ZUCCHI

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D a qualche mese a questa parte per i corridoi e il loggiato si aggira una zucchina “acquisita”, Giulia Musso. Questa bionda

sedicenne si è distinta fin da subito per l’audacia e il talento con cui ha cantato un pezzo di Christina Aguilera al concerto di Natale della scuola. Ho pensato bene di intervistarla, per cogliere le sue prime im-pressioni riguardo al nuovo pianeta in cui si è trovata a vivere dopo il trasferimento da Rapallo. Da dove vieni e da quanto sei a Monza? Vengo da Rapallo, una cittadina sul mare in provincia di Genova. Lì frequentavo il liceo classico Giovanni Da Vigo. Sono a Monza da dicembre. Come trovi la città di Monza? Sicuramente è una città più grande di Ra-pallo, che ha sì e no 30 000 abitanti. In questo senso all’inizio mi sono sentita un po’ smarrita, e ancora adesso non vado molto in giro perché temo di perdermi! Sono stata al parco e mi è molto piaciuto, soprattutto l’autodromo, dove ho assistito tra le altre cose anche a un paio di incidenti pericolosissimi … condivido questa passio-ne con il mio ragazzo, che faceva rally. Riguardo allo shopping: i negozi di Monza che finora ho visto sono carissimi. Inoltre, inevitabilmente, provo una gran nostalgia per il mare: in questo periodo, infatti, dalla finestra dell’aula del liceo di Rapallo si gode di un bel panorama (che comprende i bagnini che montano le cabi-ne..). Lo Zucchi a primo impatto? La struttura architettonica fa il suo effetto: mi è piaciuta sin da subito. Bisogna am-mettere che non è la solita scuola superio-re. Riguardo alla socializzazione ci è voluto un po’ di tempo per inserirsi davvero, ma pen-so che sia normale entrando in un gruppo classe che è insieme già da quattro anni. È dal corso di recupero di fisica che ho inizia-to a fare amicizia con persone anche al di fuori della classe e ora posso dire di aver

ingranato da questo punto di vista. Anche fuori dalla scuola ho conosciuto delle ra-gazze della nostra età che frequentano il liceo Dehon e che abitano vicino a me. Cosa ti piace molto dello Zucchi? Ho imparato di più dallo Zucchi in 5 mesi che in 15 anni di vita. Io, che mi dichiaro ignorante in materia di politica, ho capito finalmente qualcosa riguardo al decreto Gelmini grazie alla conferenza di qualche mese fa. Penso che gli studenti di quinta che l’hanno tenuta siano stati molto com-petenti: mi è servito davvero. Anche in classe c’è la possibilit{ ogni tanto di parlare di attualità. In generale mi ha stupito posi-tivamente l’opportunit{ che è stata data a degli studenti di realizzare qualcosa in prima persona. A proposito, non ho potuto partecipare molto attivamente alla didatti-ca alternativa causa interrogazioni immi-nenti su Tasso, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto … Forse tre giorni sono stati pochi. Insomma … in questo ambiente sono matu-rata. Magari sto solo crescendo, ma è un fatto che mi sento molto più cresciuta. Poiché era argomento del mio ultimo articolo, ne approfitto per restare in tema: pensi che gli zucchini siano snob? Così a primo impatto..non mi sembra. Sono piuttosto portata a dire che si comportano come dei tipici adolescenti. Mi è capitato anche di sentire le voci che girano fuori su questo liceo e onestamente mi sono assai stupita perché non mi sembravano affatto corrispondere con la realtà che sperimenta-vo durante le lezioni e gli intervalli. Si ten-de a dire che sia molto più complicato di un liceo privato, ma credo che ciò valga in generale, perché in un istituto privato ti seguono maggiormente nel tuo percorso scolastico. Canterai anche al concerto di fine an-no?Ci anticipi qualcosa? Sì, canterò. Posso dire che sarà una canzo-ne tratta da un film che mi piace molto ma, ne sono consapevole, non è molto cono-sciuta. Non sono granché convinta della

riuscita della mia performance, perché non dispongo di un supporto musicale dal vivo, e del resto non lo cerco nemmeno. Infatti temo che sarebbe problematico mettermi d’accordo con una band, costringerla a starmi dietro e magari far fare brutta figura ad altri. Oppure ancora, nel caso che il pezzo riesca bene, non rendere i dovuti meriti. Insomma … farò da sola. Avrai avuto tra le mani almeno una vol-ta il Bartolomeo: cosa ne pensi? C’era qualcosa di simile a Rapallo? Sì, più o meno. Il giornalino lì ha una di-stribuzione molto più limitata: più che leggerlo ne sentivo parlare. Qui noto che la maggior parte degli stu-denti si concentra sulla rubrica Quorin-franti: è decisamente quella che riscuote più successo. A me piacciono le recensioni dei film e mi incuriosiscono le diatribe che nascono ogni tanto tra redattori e lettori.

Irene Pronestì 4D

DA RAPALLO AL PIANETA ZUCCHI

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BARTOLOMEO / CUCINA & MODA

Dulcis In Fundo

C ari amici lettori, eccoci di nuovo insieme per l’ultimo numero del Bartolomeo di quest’anno prima del temuto Giudizio Universale!

Per questo numero abbiamo pensato di dare libero sfogo a tutta la nostra creatività di Zucchine (visto che tanto siamo in una rubrica di cucina…) e di proporvi un sfilza di ricette provenienti dai diversi luoghi che abbiamo visitato nel corso di quest’anno con la nostra rubrica: buon lavoro, speria-mo vi piacciano! Dalla Gre-cia: Artolagano ( P i z z a bianca) I N G R E -D I E N T I : 5OO gr. di farina, 25 gr. di lievi-to, qualche cucchiaiata di olio, 100 gr. di strut-to, qualche cucchiaiata di vino bianco, un po’ di latte, sale (a piacere) e pepe (a piace-re). PROCEDIMENTO: Si aggiunge alla farina sale, pepe e lievito di birra sgretolato nel latte e strutto. Si lavora a fondo fino a che la pasta non risulta ben liscia e morbida ed elastica. Si mette in una terrina infarinata e si lascia lievitare al caldo. Quando il volume raddoppia, si sgonfia e si aggiunge olio. Si rimette la pasta a lievitare, la si sgonfia di nuovo e si depone in una teglia unta di olio dove lieviter{ per l’ultima volta. Si versa un po’ d’olio ed è pronta per la cottura che durerà 20 minuti. Si serve tagliata a quadra-tini. A t t a n i t a i ( F r i t t e l l e a l m i e l e ) INGREDIENTI: 125 gr. di latte cagliato, 125 gr. di farina, ½ cucchiaino di sale, 4 cuc-chiai di miele, 4 cucchiai di olio. PROCEDIMENTO: Sbattere insieme al latte cagliato il miele e il sale. Quando tutto sarà ben amalgamato, si aggiunge la farina e si rigira solo quel tanto che basta per unirla al

composto. La pasta semiliquida viene versa-ta in una padella dove viene aggiunto il latte per farle raggiungere la giusta consi-stenza. Si unge la padella e si cuociono le frittelle una per volta. Quando sono dorate da una parte, si girano e si dorano dall’altra. Si servono bollenti e si versa su di esse il miele in quantità abbondante. Dall’ Egitto: Dulcis Coccora I coccora sono sicuramente semi commesti-bile di piante mediterranee che

nell’antichit{ venivano aggiunti ai dolci. Oggi potrebbero essere sostituiti dai semi del melogra-no o dai frutti di bosco. Preparare i dolcetti lavorando farina, acqua ed aggiungendo all’impasto pezzi di fichi secchi e noci. Modellare delle piccole palline da mettere a cuocere e caramel-lare nel miele bollente. Servire queste delizie miste a coccora.

Dall’ Italia: Epyterum Snocciolare e tritare delle olive nere, possi-bilmente quelle molto grandi e seccate (le “passolone” siciliane, ad esempio, o simila-ri), utilizzando un frullatore. Aggiungere lentamente un po’ di olio e un po’ di aceto. Poi aggiungere un pizzico di ruta (se dispo-nibile altrimenti si può sostituire con poco prezzemolo e foglie di sedano), di semi di coriandolo, di cumino, di finoc-chiella selvatica, di menta. Si formerà in questo modo una sorta di paté che può essere conservato anche per più tempo in un barattolo di vetro in frigo. Suovetaurilia (una specie di spezzatino con carni diverse: maiale, vitello e manzo) si pone la carne al fuoco con olio di oliva ed un battuto di odo-ri: cipolla ed aglio, prezzemolo, timo e men-ta fresca. Si lascia rosolare. Preso il colore si

aggiunge un bicchiere di vino rosso si fa evaporare a fuoco allegro. Si copre con bro-do e si lascia cuocere lentamente, far insa-porire il tutto e servire.

Anna Mottadelli e Federica Viaretti, 5°G

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n*VIV 2010/2011

MUSICA & CINEMA

Le Locandine COME L'ACQUA PER GLI ELEFANTI

Jacob Jankowski, studente vicino alla

laurea, non ha piiù nulla: né genitori,

né speranze, né sogni. Si aggrappa

quindi ad un gruppo di circensi com-

prendenti attrazioni di tutti i tipi...

Entrando in questo circo scopre l'A-

more, un amore impossibile però:

Marlena è già sposata con il direttore

del circo. La storia, ricordata da Jacob

ormai novantenne, è un lungo

flashback narrante questo amore proi-

bito.

CONSIGLIATO: Nì

GIUDIZIO: Film molto interessante

narrante la più grande avventura di tutti i

tempi, l'Amore. Ri-

sulta avvincente per

la maggior parte del-

lo svolgimento, gra-

zie anche all'indiscu-

tibile bravura degli

attori. Peccato per il

finale...

IL PRIMO INCARICO

Negli anni '50 una giovane donna, fidanza

con un ragazzo dell'alta borghesia, è costret-

ta a trasferirsi nel sud Salento per lavoro, è

infatti una maestra. Triste e al contempo

curiosa, parte alla volta del suo nuovo pae-

se. Qui, però, l'aspetta una scuola sperduta

che perde acqua da tutte le parti, dei ragazzi

selvatici tenuti allo stato brado, delle perso-

ne con le quali non trova punti d'incontro...

Resiste, soprattutto perché il suo fidanzato

ama il suo coraggio. Ma un giorno di feb-

braio vede solo nero...

CONSIGLIATO: Sì

GIUDIZIO: Ottima la scelta degli attori e della focalizzazione. La protagonista è una ragazza ed emerge in modo positivo, al con-trario emerge il lato rozzo e insensibile dei protagonisti maschili. Ottima anche la sce-neggiatura. Alla fine è il silenzio a muovere la storia...

Riproponiamo il film..… DEAR JOHN.

Caro John, questa la traduzione del titolo

del film e l’inizio

di tante lettere che

Savannah spedirà

al protagonista,

arruolato

nell’esercito, dopo

l’incontro estivo

in cui i due si sono

promessi di amarsi

e di aspettarsi,

nonostante l’anno

che John dovrà

trascorrere lontano

dalla sua amata. Il famoso attentato alle

torri gemelle comporterà però la sua rima-

nenza nell’esercito. Savannah invece, ri-

sente della lontananza e

spinta dal bisogno di

aiutare l'amico Tim e il

figlio autistico, decide di

lasciare John per sposar-

lo. Il protagonista, rien-

trato dall'Afghanistan

diversi anni dopo, sco-

prirà però che il fuoco

del loro sentimento non

si era mai spento.

CONSIGLIATO: Asso-

lutamente sì.

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n*VIV 2010/2011

MUSICA & CINEMA

MESI ASSASSINI, CHE SI SALVI

PERLOMENO PAPERINO E LA MARMELLATA

Monza, maggio 1971 In questo maggio assassino, scolasticamen-te parlando, ho intenzione di ripescare tre LP del passato prossimo che possono te-nervi compagnia durante le vacanze. Co-minciamo. After the Gold Rush – Neil Young / 1970 : ballata folk per cuori teneri, ottimo per rimorchiare in spiaggia (in quel particolare saltare la traccia 2: Only Love Can Break Your Heart e anzi scegliere When you dance you can really love ). LP pieno di utopia, leggenda, e terre promesse Consigliata: Don't Let it Bring You Down Surf City - Lively ones / 1963 : LP strumenta-le per uno degli esempi di Surf Rock più famoso. Ricorda spiagge deserte ma, a trat-ti, anche feste che di legale hanno ben po-co. Per viaggiatori temerari, esperti nuota-tori o rimorchiatori incalliti. Consigliata: Telstar Surf The Village Green Preservation Society – The Kinks / 1968 : Una delle mie band pre-ferite quindi merita una menzione partico-lare. LP fortemente influenzato da blues, folk, psichedelia, fino ad arrivare alle marce militari. La dolce inghilterra dei pascoli

verdi e dei campanili immacolati non c'è più, e menomale: ha fatto posto ai the Kinks. Tutto l'LP racconta di personaggi al limite del ridicolo, tra chi inneggia a Pape-rino nella prima traccia (God save Donald Duck, Vaudeville and Variety/... God save

strawberry jam and all the different varie-ties) e tra chi cerca un certo Walter (che alla fine nemmeno si trova) : “Walter, isn't it a shame the way our little world has

changed?/ Do you remember, Walter, how we said we'd fight the world so we'd be free/ We'd save up all our money and we'd buy a boat and sail away to sea/ But it was not to be". Tutto sembra un quadro sbiadi-to.

Consigliata: Do You Remember Walter Colgo l'occasione di questo ultimo arti-colo sul Bartolomeo anche per dire che mi sono molto divertita a propinarvi LP introvabili nella nostra piccola e vario-pinta Italia e a farvi spendere tutti i soldi della paghetta (qualora aveste ascoltato i miei discutibilissimi consi-gli, cosa di cui dubito abbastanza forte-mente). Ciao!

Martina Fumagalli VF

“…I SAID IT LOOKS LIKE YOU SUMMER WELL”

da “Summer Well” degl’Interpol

Monza, Fine Primavera 2011 Tamarrate e suprusi dei giudei da ghetto più famosi d'America, i Beastie Boys col loro singolo “Make Some Noise” pubblicano a maggio il nuovo album “Hot Sauce Com-mittee Part Two”. The Antlers con le loro “Corsicana” e “Hounds”, soffuse e armoniose, si prestano benissimo a fare da colonna sonora a que-ste ultime mattinate di tragitti mattutini verso scuola: queste e altre tracce compon-gono “Burst Apart”, la loro ultima raccol-ta. A met{ mese il “Destroyed” di Moby tor-na a stupire, distendendo i nervi e le ap-prensioni dei più, con il curioso e non ba-nale video di “The Day”, mentre il califolk di Ben Harper emerge nei nuovi brani “Don’t Give Up On Me Now” e “Rock N’ Roll is Free” tratti dal nuovo Cd “Give Till It’s Gone”.

Altre novità del maius mensis sono il nuovo dei Wild Beasts “Smother” anticipato dal melodico “Albatross” e il ritorno in grande stile de The Cars che, con i singoli “Blue Tip” e “Sad Song”, puntano a un recupero di immagine e sound col loro nuovo lavoro “Move Like This”. Esce prima dell’inizio dell’estate l’atteso album, con i singoli di successo e le nuove canzoni, degl’Is Tropical “To Native” fe-nomeno alternative inglese, consacrati fin da subito come nuove indie icons. Brilleranno invece al solstizio “Shangri-La” degli YACHT, che con “Dystopia” si confermeranno (a mio parere) come grup-po electropop più distintivo della prossima stagione, e l’omonimo “Bon Iver” dei Bon Iver, gruppo folk del Wisconsin che dopo il successo di “For Emma, Forever Ago” tornano con un album le cui tracce portano il nome di località statunitensi, che si sono rivelate tappe fondamentali per la forma-zione della band.

Tra giugno e luglio escono il “Black EP”, il “Red EP”, l’“Orange EP” ecc ecc che con gli altri colori dell’arcobaleno compongono “The Color Spectrum” il nuovo progetto musicale de The Dear Hunter, che rein-terpretano in chiave cromatica la propria musica. A luglio uscir{ “Within and Without” il terzo album del musicista chillwave Ernest Greene, in arte Washed Out, di cui è stato solamente anticipato il pezzo “Eyes Be Clo-sed”. Godetevi l’estate, godetevi la musica e non smettete mai di ascoltare, s’impara di più con il silenzio che con la retorica.

Yuri Galbiati VF

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MUSICA & CINEMA

IL POTERE DELLA MUSICA

L a musica ha poteri straordinari: è portatrice di valori e scrigno di sentimenti, può essere un insieme di parole senza un senso apparen-

te, ma anche una trascinatrice di masse. La necessità di questa magia è forse quello che ha spinto Harold Pendleton a organizzare il primo festival musicale della storia nel 1961: il Reading and Leeds festival, che da quell’anno si è sempre tenuto l’ultimo week-end di agosto ospitando le più grandi band della storia del rock. Tra i grandi che si sono esibiti sui palchi di Reading e Leeds si ricor-dano Rolling Stones, Who, Cream, Patti Smith, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, e molti altri, troppi per poterli citare tutti. L’evento si terr{ anche quest’anno con la partecipazione di My Chemical Romance, The Strokes e Muse. Solo otto anni dopo, i tre giorni di amore e pace più famosi di sempre: Woodstock. Tale evento accadde all’apice della cultura hippy, che in quei tre giorni vide realizzare in concreto i propri valori, radunando quasi un milione di gio-vani recatisi per assistere alle performance degli artisti più notevoli del tempo: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jefferson Airplanes, The Who, Santana, Crosby Stills Nash & Young. Sono trascorsi cinquant’anni dal primo fe-stival e intanto è cambiato il modo di vede-re il mondo e di concepire la musica, ma la necessità di sentirsi uniti sotto qualcosa, che non sia il simbolo di un partito o il no-me di una squadra, è rimasta, e probabil-mente è cresciuta nelle difficoltà che pone e

ha posto la storia. Per questo è cambiato anche il concetto di festival, non si tratta più solamente di evento musicale, ma anche artistico e teatrale. Ne è un esempio il Lolla-palooza Festival: il nome stravagante rispec-chia la stranezza e l’eccezionalit{ dell’evento, infatti il suo ideatore, Perry Farrell, nel 1991 ebbe l’intuizione che non dovesse obbligatoriamente essere la gente a riunirsi in un solo luogo e in un solo mo-mento per assistere ad uno spettacolo musi-cale, bensì poteva essere la musica stessa ad andare dalle persone. Era il clima rilassante che si respirava a rendere particolare questo festival, infatti oltre ai concerti, si potevano trovare microfoni aperti per la lettura di scritti vari o per comizi,e postazioni per la realizzazione di tatuaggi e piercing. Dopo qualche edizione il festival ha visto il suo declino ed è stato chiuso, dal 2005 però si tiene ancora ogni anno al Grant Park di Chicago e negli anni ha rivisto il successo degli inizi grazie alle sue continue innova-zioni. Giunti quindi all’edizione di quest’anno, gli headliner saranno il rapper Eminem, i Foo Fighters, che saranno anche in Italia il 15 giugno al Rock in Idrho, i Muse e i Coldplay. Sulla west coast, nella Coachella Valley in California, si tiene invece il Coachella Valley Music and Arts Festival. L’evento è molto particolare per ambientazione e spettacoli, infatti è nato nel 1999 per ospitare artisti non solo rock e pop, ma anche alternative e di elettronica.

In un sentimento di amore e odio per la mia Italia, mi accorgo purtroppo che anche mu-sicalmente il nostro Paese è vecchio: basti considerare che l’evento musicale più im-portante è il Festival di Sanremo, che, per quanto sia prestigioso, nel 2011 è ancora tale quale era nel 1955 alla sua prima edizione. È ben diverso dal festival della città dei fiori l’Heineken Jammin’ Festival, che con la sua impronta rock-pop è in grado di competere con gli altri eventi europei e statunitensi. È nato infatti nel 1998 e nonostante le difficol-tà incontrate negli anni – trombe d’aria, nubifragi, piogge … - riesce ad accogliere più di 100 mila appassionati. Confidando nelle condizioni climatiche quest’anno gli organizzatori hanno spostato l’evento a inizio giugno nei giorni 7,8 e 9, in cui si spera che a far tremare il palco di San Giu-liano non sarà il maltempo, bensì Coldplay e Beady Eye, seguiti quindi dagli italiani Negramaro, Vasco Rossi e Cesare Cremoni-ni. “Il ritmo ha qualcosa di magico; ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga.” - Goe-the

Elisa Tonussi III D

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BARTOLOMEO / SPORT

n* VIV 2010/2011

BAR SPORT

PRIMA O POI TUTTO GIUNGE AD UNA FINE…

È la frase più banale e scontata che esista, ma ha il difetto di essere ta-gliente come un coltello Giapponese, tale da non ammettere repliche,

ripensamenti, perché è una legge che vale ed è uguale per tutti, non come quella buf-fonata che si trova incisa nelle aule dei tri-bunali, "prima o poi tutto finisce" può esse-re riscritta tra i dogmi della vita. Si può es-sere moralisti e finti ottimisti con frasi trite e ritrite da dare alla nausea, "chiusa una porta si apre un portone", ma quell'espe-rienza di vita che ti si chiude davanti e devi buttarti alle spalle lascerà comunque uno strascico, un pezzo di se indelebile all'inter-no della tua mente. Dopo 5 anni di Zucchi restano tanti ricordi che non basterebbe un giornalino intero per poterli raccontare, molti di voi non riusciranno a percepire quello che provo ad esprimere in queste poche parole a disposizione perché obnubi-lati dall'insormontabile mole di stress, delu-sioni, scleri, sconforti, incazzature che an-che solo nei primi 9 mesi di vita in questo edificio hanno sperimentato e subito. Ma la chiave, il perno, il punto focale sta proprio qui, tutti noi tra queste 77 colonne ci passia-mo 5 ore ogni giorno moltiplicato per 205 giorni l’anno rimoltiplicato per 5 anni il cui risultato da 5.125 ore della nostra esistenza, all'interno delle quali accadono una serie indefinita e infinita di avvenimenti che ci coinvolgono a pieno e ci aiutano a crescere, ci cambiano, ma soprattutto abbiamo l'op-portunità davvero unica di conoscere tante persone dalle più strambe e insopportabili a quelle straordinarie fin dal primo approccio. A poco meno di un mese dallo scrivere la parola END sul mio percorso da zucchino forse comincio a rendermi conto che non è tutto nero e cenere ciò scorgo guardandomi indietro, un po’ come quando arrivi in cima ad una montagna per un sentiero tortuoso e faticoso, ti volti verso valle e cominci ad osservare la strada che hai fatto, le difficoltà che hai superato, il sudore che hai speso ma poi alzi gli occhi e vedi intorno a te un pa-norama meraviglioso; un famoso regista diceva "la vita è una scalata ma la vista è magnifica" e lo Zucchi, purtroppo o per fortuna a seconda dell'angolatura da cui lo si analizza, è un pezzo di vita perché il liceo per antonomasia lo è e, prendendo spunto dall'articolo sui presunti zucchini snob dello scorso numero, lo Zucchi lo è ancora di più.

Non dimenticherò mai la tensione prima di una terribile interrogazione ginnasiale, non dimenticherò mai la sensazione divina dopo un 8 in greco o quella sconfortante dopo un 3 in matematica, non dimenticherò mai le persone che ho conosciuto qui dentro dall'esuberante cisscooooo ai più introversi ma soprattutto non potrò mai scordare le rocambolesche, assurde e scompiscianti partite di calcetto con i prof. Da queste ho imparato che i miracoli ogni tanto accadono (basti pensare al Cuci che segna con un cucchiaio da centrocampo), che giocare a calcio è sempre meraviglioso ma gratis è meglio (prof marino dopo questa le devo almeno una pizza se no rischio di essere segato lo so), ma soprattutto che anche con loro, icone della dittatura, della cattiveria, dell'oppressività, di qualsiasi tipo di malefi-cità, nella mente di ogni alunno a partire dalla seconda elementare, sia possibile tra-scorrere delle serate dove il minimo comu-ne divisore è il sorriso; allora ho deciso di riportare anche nel mio articolo una sorta di giudizio universale con gli esigui ma signifi-cativi scambi di battute che sono rimasti illesi e intatti nella mia mente censurando forse le migliori ma certamente le meno a d a t t e a d e s s e r e p u b b l i c a t e : Bulega a Tava: “gran bella giocata, ti merite-resti un bel + +...” Bulega: “oggi dovete prestarmi 2 cose i soldi e lo shampoo”. Marino: “si, e tu prestaci tua sorella”! Bulega a marino: “tu devi stare qui vicino a me in difesa!...un po’ come quando mi porti in macchina mi stai di fianco mentre guidi e mi infondi fiducia!” Bulega dopo un tentato sombrero di Gittar-di: “aaaah peccato di ubris!! Questa è traco-tanza!!” Prepartita sotto la neve arriva Bulega e vede tutti imbacuccati...si toglie anche l'unica maglietta che lo copriva ed esclama:” ma dov'è finita la mia squadra virile!?!?” Di Gesu a marino dopo il gol: “prof ma ha visto che palla le ho messo??” Marino: “si si anche perché se non me la davi la tua terza prova cominciava a prendere una brutta strada ripida verso il numero civico 2”... Marino su Bulega: “ma guardate che uomo che statua...” Bulega aprendo l'accappatoio: “no guarda che birillo!!”Marino a Cucinotta: “angelo guarda che ho chiesto e fanno lo sconto agli ultra sessantenni...approfittane!”

Marino: “la mia astinenza da alcool ha rag-giunto le 2 settimane poi non ho più resisti-to...” Bulega: “si anche io arrivo a domenica e dico "da domani niente alcool" pero poi arriva martedì e bisogna fare la spesa quindi eheh vuoi non prendere almeno un mezzo lambrusco??...” Prof ma le mutande?...Bulega:"le mutande?? Ma le portano gli eunuchi le mutande!" Bulega dopo un tap-in facile: “oh ma possi-bile che l'unico passaggio buono sia un tiro sbagliato!? Maurizio ma che C**zo di squa-dra siamo??” Sala a Bulega: “prof ma è possibile che per le quinte quest'anno non si organizza nulla??” Bulega: “eh come no! stiamo organizzando la maturità! Sai una bella festa...ci sono le salamelle e il vin brûlé!” Sala distrutto dopo una partita sotto il sole alle 3 del pomeriggio esclama: "put**na, per dirla in maniera forbita..." Bulega con faccia indignata: "vacca! Put**na, se no perdi l'en-fasi verso il sublime" Marino a Cuconati: “monorotaia stai sca-vando un solco su quel lato non ti è mica vietato convergere al centro!” E nella speranza di non aver provocato la fila di fanciulle alla porta della sala prof per il Francone Bulega è doveroso ringraziare a nome mio e di tutti i ragazzi che come me hanno potuto partecipare a questi veri e propri spettacoli serali tutti i prof e ricorda-re a tutti gli zucchini di non mancare all’ultimissimo match che chiuder{ la sta-gione a giugno dove se ne vedranno ancora di cotte e di crude. Non mi resta ora che salutarvi per l’ultima volta con la speranza di trovare qualcuno adatto a proseguire questa rubrica negli anni futuri cosi come ho avuto l’onere e l’onore di fare io quando mi è stata affidata 2 anni fa dal mio prede-cessore, per il resto auguro a tutti gli zuc-chini presenti e futuri di trascorrere 5 anni pieni di tanta roba per usare un linguaggio che ci appartiene, esattamente come ho avuto la fortuna di fare io, e ricordatevi che non è importante quello che si trova alla fine di una corsa, l’importante è ciò che si prova mentre corri: BUONO ZUCCHI A TUTTI E GRAZIE A COLORO CHE L’HANNO RESO IN QUE-STI 5 ANNI MIGLIORE DI QUANTO POS-SA SEMBRARE.

Federico Sala VG

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BARTOLOMEO / SPORT

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PADDOCK ZUCCHI

L 'autodromo di Monza ospita uno dei circuiti più vecchi e famosi d'Europa e forse del mondo. Per questo è uno dei più ambiti dagli

organizzatori di tutte le categorie motori-stiche, sia di moto sia di auto. La corsa più famosa è il Gran Premio di Formula uno, che si disputa fin da prima della seconda guerra mondiale, ma quasi tutti i più im-portanti campionati nazionali ed interna-zionali fanno tappa qui. In particolare le prime settimane di Maggio è il turno della carovana del mondiale Superbike. Delle Superbike (abbreviato in “Sbk”) ho già accennato qualcosa nei miei articoli precedenti, ma è una categoria che merita di essere conosciuta da tutti in modo più approfondito. La fama che da noi accompa-gna questo mondiale è generalmente quella del “fratello sfigato” del Motomondiale, che, almeno da noi, lo oscura quasi total-mente, ma in realtà non è così. Innanzitut-to nelle due categorie corrono due tipi di moto molto differenti: nella sbk in fatti ci sono solo moto “derivate di serie”, rielabo-razioni di quelle che vediamo in strada che si possono comprare dal concessionario, mentre nel regolamento del motomondiale è esplicitamente vietato far correre moto con componenti copiate da quelle di serie, per cui più che di fratelli si può parlare di cugini. Ed è proprio questa differenza a rendere affascinante la Superbike. Il veder correre dei mezzi che possono essere utiliz-zati da tutti sulle strade è la cosa che più di tutte rappresenta l'essenza del motocicli-smo ed è indubbiamente un elemento che dà quel qualcosa di romantico che fa piace-re questo sport a tutti gli amanti dei moto-ri. Ed è anche un elemento che attira a sé le case produttrici quasi come fossero mo-sche. Infatti la possibilità di far gareggiare gli stessi modelli che poi vengono venduti sul mercato è un'occasione enorme per farsi pubblicità tanto che nel mondo anglo-sassone, dove il successo di questa catego-ria è molto grande, è stato coniato il detto “Win on Sunday, sell on Monday” (la Do-menica vinci, il Lunedì vendi). Questa pub-

blicità planetaria ha oltretutto costi relati-vamente contenuti, grazie ad un regola-mento che permette di sviluppare buone moto senza spendere un capitale. Per que-sto, mentre la Moto Gp fatica ad arrivare al numero minimo di iscritti per far correre il mondiale, nella Superbike sono presenti ben 7 costruttori (Yamaha, Honda, Suzuki, Kawasaki, Aprilia, Ducati e BMW). La ragione principale del mancato sfonda-mento della categoria in Italia è dato dalla presenza piuttosto scarsa di piloti italiani di livello nella categoria. Infatti, mentre nel Motomondiale l'Italia ha avuto, ed ha tut-tora, campioni indimenticabili, come Ago-stini, Rossi e tanti altri che non cito solo per ragioni di spazio, se fino all'anno scorso qualcuno avesse letto l'albo d'oro di questo campionato vi avrebbe trovato solo nomi di americani, australiani e britannici, con l'eccezione di quello del francese Raymond Roche, vincitore nel 1990. Questo perchè i piloti “latini” hanno sempre guardato alla categoria proprio come al “fratello sfigato” di cui avevo parlato prima. Per cui hanno puntato quasi tutti ai campionati dei proto-tipi, lasciando perdere la Superbike consi-derandola come una categoria minore. Quindi, gli appassionati italiani si sono rivolti altrove, nonostante l'Italia sia uno dei pochi stati al mondo ad avere anche un campionato nazionale di questa categoria e che la marca più vittoriosa nella storia del mondiale sia la Ducati . E a questo non ha aiutato per niente il fatto che in passato molti piloti della Sbk, una volta fatte buone prestazioni nella categoria, decidevano di passar subito al motomondiale, peraltro con risultati generalmente scarsi. Solo negli ultimi anni la tendenza sta cambiando, con molti più centauri che passano dalle deri-vate ai prototipi con buoni risultati ed un maggior numero di “prototipisti” che pas-sano alle derivate. Bisogna dire però che spesso questi ultimi cambiano categoria solo perchè ormai nell'altra non li vuole più nessuno. Ė il caso di Biaggi, Melandri o Checa, che, conclusa la loro avventura nel Motomondiale per

mancanza di risultati e/o per raggiunti limiti di età, hanno puntato sulla Superbike come ripiego o pensione di lusso. Un giudi-zio indegno per una categoria come questa, dove le gare sono sempre tiratissime fino all'ultimo, dove tutti combattono sempre con il coltello fra i denti per guadagnare anche solo una posizione, qualsiasi essa sia. Evidentemente però il grande pubblico ignora, volontariamente o no, questo gran-de spettacolo. Per la cronaca, il Gran Premio di quest'an-no si è già corso l'8 Maggio. Entrambe le manches sono state vinte dall'irlandese Laverty, mentre Biaggi e Melandri, rispetti-vamente secondo e terzo nel mondiale, non sono riusciti ad approfittare del week-end storto del leader del mondiale Carlos Che-ca, che è così riuscito a mantenere il prima-to in classifica generale.

Alessandro Mantovani IVD

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n* VIV 2010/2011

BARTOLOMEO / GIOCHI & OROSCOPO

ARIETE Non c’è che dire, in questo mese riuscite a prendere

in mano con sicurezza ogni situazione e a ottenere i risultati che vi siete prefissati da tempo. Se non vi farete spaventare da nul-la…complimenti!

TORO Anche se in questo periodo la vostra attenzione è catturata da qualche ritorno di fiamma, a scuola non lascerete nulla la caso e avrete una buona capacità organizzativa. Bravi!

GEMELLI

I progetti che sognate da tempo (la fine della scuola, ovvio) si stanno finalmente per realizzare! Concentra-tevi però solo su ciò che è importante davve-ro e non perdetevi in cose superficiali.

LEONE

È giunto il momento di far esplodere tutta l’energia che avete accumulato in questi ultimi tempi. È un mese tutto da vivere, non abbiate timore di osare!

.VERGINE

Forse alcuni di voi si sentiranno un po’ soli e cercheranno disperatamente qualcuno. Ricordatevi però che è un momento delicato, non siate frettolosi e stabilite le priorità.

BILANCIA La fantasia e le idee non vi mancano, ma (purtroppo) le cose si realizzano anche con una forte volon-tà. Cercate di mantenere alto il mora-

le e non datevi mai per vinti, la fortuna potrebbe arriva-re inaspettata!

SCORPIONE

È vero, questo mese è già agitato di per sé (vedi accumulo verifiche), non c’è bisogno che peggioriate la situazione! Siete forti e deter-minati, dovete solo ricordarvelo.

.

SAGITTARIO

Nonostante lo stress non indifferente della scuola, sarà un mese sereno e senza troppe difficoltà (ma occhio a non sedervi sugli allori). Continuate così e non complicate le situazioni già chia-re!

CAPRICORNO

Cercate di prendere le distanze da situazioni poco chiare o addirittura pericolose, perché avranno come unico risultato l’aumento di stress (la scuola fa già abbastanza, insomma!)

ACQUARIO

Inizia per voi un periodo pieno di novità che, se sfrutterete al meglio, vi daranno la carica per affrontare nel modo giusto la fine della scuola.

Datevi subito da fare, questo stato di grazia non dura in eterno!

PESCI

In questo periodo sarete portati a fare un sacco di cose, inven-tare, creare, vedere gente…niente male in-somma! Ci sono nell’aria delle belle sensa-zioni, credete in voi stessi e non fatevi fer-mare da nessuno.

Immagini a cura di Elisa Piazza VG

CANCRO

L’ora della riscossa è arrivata! Avete ritrovato la vostra forza di volontà (e anche qualcuno che crede in voi) e siete pronti per realizzare i vostri desi-

deri. Non vi fermerà nessuno!

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Angolus Otiosus

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“Di vecchiaia!” La testa

Un bardo venne condannato a morte per-

ché accusato di aver abusato di una corti-

giana... Il re, sapendo che era una menzo-

gna perché lui l'effettivo colpevole, e per-

ché stimava il bardo, decise di alleviare la

pena e il minimo che poté fare, fu far sce-

gliere al malcapitato il modo in cui venire

giustiziato.

La mattina dell'esecuzione, sul patibolo, il

re chiese: "Di che morte hai deciso di peri-

re bardo?" E lasciando tutti a bocca aper-

ta, il bardo ebbe salva la vita... Perché?

Cosa rispose?

Qual è quella cosa che

se la butti a terra rim-

balza poco e fa male

tanto?

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Quorinfranti

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“Non vedo l’ora che PÜNO

diventi grande!”

“Benny, ora che la scuola sta per

finire...finalmente la smetterai

di

intasare i quorinfranti!”

Per B&Z: bastaa mandar-mi foto! adesso stampate-

le. by la vostra berta

Per Zucco: dai che ce la facciamo ad alzare mate!! by la tua fidan-

zata

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Quorinfranti

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Sulla COSTA di un'isola piena di NEBBIA, c'era un BRI-

VIO che conduceva o alla città dei MARCALETTI (coloro

che marcano i letti) o dei MAIOCCHI (coloro che man-

giano tanti Baiocchi) ; PARISI Hilton, una ragazza ingle-

se, decise di affrontare il LONGO viaggio verso i MAR-

CALETTI. Dopo aver attraversato il fiume GANGI, si pun-

se con un ORNAGO e le apparvero DEgli ANGELIS che le

dissero: "se vuoi giungere dai MARCALETTI, ora tu te

MAGNI un panino con del PEPE'!!" A quel punto vide

SAM MARTINO, il dio del panino, e gli chiese di aiutarla.

Ma lui disse: "ma questa FUMA GALLI!" e lei: "no, man-

gio DINELLA, una nuova marca di nutella!" Ma il dio

scomparve. Lei, sconsolata, si accanì su dei poveri POL-

lIZZI (dei polli truzzi) che scorrazzavano lì accanto. Dopo

averli fatti a pezzi, salì su dei MONti aGUZZI, popolati da

un terribile orso BRUNO, e lì si suicidò.

Prima di morire scrisse una lettera al suo ragazzo, nel

suo dialetto: "CAR OSSIA, CAME SASCA? Ti abBROZZONI

al sole? Ora sarai nero! Attento alla VESCIA nonna mia,

perchè ora sono morta".

P.S: scusaci Lìz se ti abbiamo trasformata in polli, per di

più truzzi :D

Per il mio cioccolatino frangiuto-

pentito:

TI VOGLIO BENE!!!

Da: il croccantino dorato che hai

alla tua destra ogni giorno... :)

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BARTOLOMEO / REDAZIONE

n* VIV 2010/2011

Direttore

Clara Del Genio IVA

Vicedirettore

Marco Colombo VG

Impaginazione e Grafica

Elena Mantovani IIIC

Caporedattori

Benedetta Ratti VG Federico Sala VG

Matteo Monti IVB

Hanno partecipato a questo nume-

ro: Alessandro Mantovani IVD,

Eleonora Bertanza VG,

Federico Sala VG,

Marco Colombo VG,

Alice Pennino IID, E

lena Mantovani IIIC,

Andrea Merola IID,

Beatrice Mosca IVC,

Claudia Pizzagalli IVC,

Irene Doda IVD,

Irene Pronestì IVD,

Eva Casini IVB,

Benedetta Miceli IB,

Chiara Biglieri IB,

Yuri Galbiati VF,

Elisa Tonussi IIID,

Federica Viaretti VG,

Anna Mottadelli VG,

Clara Del Genio IVA

Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo (collaboratori,insegnanti ed operatori scolastici).

Il Bartolomeo vi saluta e vi augura buone vacanze!

P.S. In bocca al lupo a tutti i maturandi!