barche feb 2015
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Osservando le immagini di Jill Mathis istintiva-mente mi sono chiesto cosa le rendesse cosìaffascinanti. La risposta, quasi banale, che mi sono datoè perché appaiono leggere e senza peso in aperta contrad-dizione con la nostra istintiva esperienza del mondo e dellecose e, in particolare, della legge di gravità! L’acciaio perde lasua materialità e diventa un elemento etereo, filo conduttore diun pensiero molto profondo. La potenza delle sue immagini vaoltre gli stati delle cose, per indicare o toccare quel limite a par-tire dal quale ogni vera creazione è possibile. Questa poten-za è anche la capacità intrinseca delle immagini di riconfigura-re l'ordine del sensibile, e si oppone al loro potere, alla lorodiscorsività codificata e orientata dai modi di organizzazionedel nostro pensiero. Jill Mathis ha studiato scultura e fotogra-fia al College of Fine Arts presso l’Università del Texas di SanAntonio. Ha iniziato la propria carriera giornalistica mentre fre-quentava ancora la scuola ed ha lavorato per varie testate nelsud degli Stati Uniti. Nel 1988 Jill è stata accettata alla Schoolof Photojournalism presso l’Università del Texas di Austin gra-zie a un suo reportage che documentava la situazione dei sen-zatetto e lo scenario politico a San Antonio. Dopo aver lascia-to la scuola Jill ha iniziato internati presso alcuni dei più grandifotografi di moda a New York. È rimasta nella Grande Mela
La fotografa americana è un’artista sensibile e profonda. Con la sua poetica Mathis è ingrado di trasformare freddi blocchi d’acciaio in vere e proprie sculture di estremo fascino.Il suo viaggio, nel mondo dell’azienda di componentistica navale Guidi, è anche un
evento di grande spessore culturaledi Francesco Michienzi
ARCHEB60 febbraio 2015
ravvicinati Jill MathisIncontri
La potenza delle
immagini
Quello di Jill Mathis è un viaggio nella profondità dell’essere
umano dove le sue attività manuali vengono pennellate su uno
sfondo onirico, la forza e l’intensità dei colori sostiene la
materialità degli oggetti per sottoliearne la potenza assoluta.
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ARCHEB62 febbraio 2015
ravvicinati Jill MathisIncontri
divenendo assistente a tempo pieno di Ralph Gibson. Duran-te tale periodo ha lavorato ad una serie dedicata al Chassidi-smo di Brooklyn, che si è successivamente estesa a varie zonedegli Stati Uniti, ora è esposta presso il Jewish Museum diNew York e queste fotografie vengono spesso utilizzate comemateriale di supporto visivo nei corsi sul giudaismo tenuti pres-so la Columbia University. Il noto critico fotografico americanoTom Beck ha scritto che le sue opere: «Creano un rapportodialettico tra reale e astratto... e costituiscono un omaggiosurrealisticamente romantico alla visione del mondo del XIXsecolo tramite idee relative alla percezione e al confine ambi-guo tra realtà e astrazione». Il suo interesse per la fotografia siè acceso nell’aiutare suo padre nella camera oscura. Era affa-scinata nel guardare la magia della carta bianca in via di svilup-po che diventava fotografia. Jill è cresciuta a San Antonio,Texas, e quando sei una ragazza che cresce nel Sud, o sei unacheerleader o sei tentata di uscire dalla norma. Per lei la foto-grafia è stata questa possibilità. «Quando sono entrata all'uni-versità di Texas/San Antonio, sapevo che volevo essere un arti-sta e ho iniziato con un corso di fotografia di base che face-va parte del curriculum, dopodiché sono passata all’Universi-tà di Texas/Austin e ho cominciato a concentrarmi sul fotogior-nalismo. Mentre ero ancora a scuola, ho partecipato ad unworkshop del fotografo Ralph Gibson, che è sempre stato il
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La scelta di Bruno Guidi di
affidarsi a Jill Mathis
evidenzia lo spessore
culturale di un imprenditore
che va sempre al di là delle
apparenze. Quelle di Mathis
non sono solo fotografie, ma
versi poetici che toccano
l’anima di chi le guarda.
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ravvicinati Jill MathisIncontri
mio modello di artista, e che è ancora oggi uno dei più impor-tanti fotografi d'arte, e da quel momento in poi ho comincia-to a focalizzarmi di più sull'estetica che sul soggetto. Lavoran-do a stretto contatto con lui la mia comprensione di estetica siè evoluta e ho cominciato a imparare a creare dialoghi fra e trale immagini».Nel 1996, inizia quello che sarà il suo lavoro principale, unavasta serie ispirata all’etimologia intitolata Parallel Text. Nel 2008le viene commissionato dallo Studio Anna Fileppo di creare unaserie di fotografie per il 40° anniversario della ditta Guidi. «Lacommissione è stata per me una sfida e anche un ritorno allemie radici di giornalismo, ma fin dall'inizio ho deciso di rimane-re entro i confini dell'arte. Il mio lavoro non è quello di insegna-re o informare. Le immagini per me non devono essere trop-po evidenti ne troppo documentative perché diluirebberoil discorso con la materia, facendole diventare meno diret-te e meno intuitive.La seconda sfida, poiché questo era prima di tutto un lavorocommerciale, era di soddisfare determinati criteri di Guidi e ditrovare le immagini riconoscibili nel prodotto rendendo le foto-grafie meno letterali e più visivamente poetiche per dareun’apertura ad un pubblico più vasto, anzichè una semplicedocumentazione. Sono stata fortunata che Bruno Guidi abbia aperto la sua fab-brica per me e mi abbia dato carta bianca, ma ancora più for-tunata nel trovare qualcuno disposto ad aprire la propria mente.E ci siamo così rapidamente resi conto dei vantaggi di unireinsieme i nostri due mondi: arte e industria».
L’industria Guidi produce dal 1968 accessori nautici, valvole eprese a mare. Tra i suoi punti di forza ci sono un’accurata ricercae selezione delle materie prime, il controllo qualità e test diprodotto eseguiti continuamente, il rigore progettuale e costruttivoe la durata oltre il tempo di ogni articolo. In particolare realizzafiltri di depurazione omologati, scarichi, prese a mare, valvole eraccorderia. Si tratta di pezzi unici, singolarmente collaudati,proprio perché uniche saranno le loro condizioni di utilizzo.
Come possono la poesia e il fetore e il rumore
stridente – la qualità della luce, il tono,
l’abitudine e i sogni – essere messi
su carta in modo da risultare vivi?
John Steinbeck - Cannery Row - 1945.