artigianato&pmi oggi - novembre 2013

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Artigianato Oggi & PMI è consultabile e scaricabile dal sito cnafrosinone.it Plurisettimanale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione Provinciale di Frosinone Edizione: CNA Frosinone - Aut. Trib. Frosinone n° 126 del 30/11/77 - Iscrizione al registro nazionale della stampa n° 2684 - Poste Italiane Spa – Sped. in abb. postale D.L. 353 (convertito in Legge del 27/2/2004) art. 1 comma 1 – DCB Frosinone - Redazione via Mària, 51 - 03100 Frosinone - Direttore Responsabile: Amedeo Di Sora - Progetto Grafico Loreto Pantano N°28 NOVEMBRE 2013 La storia dei Sifonatteri è nata il 24 ottobre durante il seminario sulla comunicazione di cui troverete il resoconto nelle pagine interne. Giovanni Re, il relatore del corso, ci racconta la storia della pulce (il sifonattero) che nonostante possa saltare seicento volte la lunghezza del suo corpo se costretta in una boccia tara la spinta del salto in funzione dello spazio disponibile, ma se si toglie la boccia, ci si accorge che continua a saltare come se ci fosse. L’allegoria è calzante con la situazione attuale in cui operano le nostre aziende, qualunque sia il settore di business, solo che non credo che ci abbiano tolto la boccia. Di sicuro ci hanno tolto l’entusiasmo. A dispetto di tutto non credo che ci abbiano chiuso in una boccia che nel caso, per le caratteristiche strutturali del vetro sarebbe davvero impossibile uscirne se non infrangendola, piuttosto credo che siamo racchiusi all’interno di una scatola di quelle con i buchi sopra il coperchio in cui una volta nelle fiere di paese mettevano gli anatroccoli. Ecco nonostante in questi anni ci abbiano pian piano racchiusi in una scatola restringendo sempre più i margini di competitività delle nostre aziende ci sono i buchi per uscirne. Certo direte sono piccoli, pochi, ma ci sono! Il problema è individuarli. Certo sarebbe più semplice che ci togliessero il coperchio compito che spetterebbe alla politica cosa che, visto l’attuale panorama, non mi sembra realizzabile nel breve periodo e a tante aziende di tempo ne resta davvero poco. Eppure la politica è un fattore chiave della società. La politica ha il compito di governare il paese attraverso un sistema democratico che consente ai cittadini Governo? ...time out! La sindrome dei Sifonatteri SINTOMI E RIMEDI PER USCIRNE INDENNI

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La sindrome dei sifonatteri. Sintomi e rimedi per uscirne indenni

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Page 1: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Artigianato Oggi & PMI è consultabile e scaricabile dal sito cnafrosinone.it

Plurisettimanale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione Provinciale di Frosinone Edizione: CNA Frosinone - Aut. Trib. Frosinone n° 126 del 30/11/77 - Iscrizione al registro nazionale della stampa n° 2684 - Poste Italiane Spa – Sped. in abb. postale D.L. 353 (convertito in Legge del 27/2/2004) art. 1 comma 1 – DCB Frosinone - Redazione via Mària, 51 - 03100 Frosinone - Direttore Responsabile: Amedeo Di Sora - Progetto Grafico Loreto Pantano

N°28 NOVEMBRE 2013

La storia dei Sifonatteri è nata il 24 ottobre durante il seminario sulla comunicazione di cui troverete il resoconto nelle pagine interne. Giovanni Re, il relatore del corso, ci racconta la storia della pulce (il sifonattero) che nonostante possa saltare seicento volte la lunghezza del suo corpo se costretta in una boccia tara la spinta del salto in funzione dello spazio disponibile, ma se si toglie la boccia, ci si accorge che continua a saltare come se ci fosse. L’allegoria è calzante con la situazione attuale in cui operano le nostre aziende,

qualunque sia il settore di business, solo che non credo che ci abbiano tolto la boccia. Di sicuro ci hanno tolto l’entusiasmo.

A dispetto di tutto non credo che ci abbiano chiuso in una boccia che nel caso, per le caratteristiche strutturali del vetro sarebbe davvero impossibile uscirne se non infrangendola, piuttosto credo che siamo racchiusi all’interno di una scatola di quelle con i buchi sopra il coperchio in cui una volta nelle fiere di paese mettevano gli anatroccoli. Ecco nonostante in questi anni ci abbiano pian piano racchiusi in una scatola restringendo sempre più i margini di competitività delle nostre aziende ci sono i buchi per uscirne. Certo direte sono piccoli, pochi, ma ci sono!Il problema è individuarli. Certo sarebbe più semplice che ci togliessero il coperchio compito che spetterebbe alla politica cosa che, visto l’attuale panorama, non mi sembra realizzabile nel breve periodo e a tante aziende di tempo ne resta davvero poco. Eppure la politica è un fattore chiave della società. La politica ha il compito di governare il paese attraverso un sistema democratico che consente ai cittadini

Governo?...time out!La sindrome dei

SifonatteriSINTOMI E RIMEDI PER USCIRNE INDENNI

Page 2: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Artigianato & PMI Oggi 3

La sindrome dei Sifonatteri pag.1

CNA Lazio: relazione sui dati del 9°censimento istat su industria e servizi,istituzioni pubbliche e non profit pag.4

Indagine congiunturale sulle piccoleimprese della Regione Lazio pag.8

Ivan MalavasiContrastare il declino dell’Europa: unanuova visione per le imprese italiane pag.13

Report Seminario Comunicazione pag.17

Affitto della poltrona: da oggi si puòConvegno della CNA pag.18

Vendita prodotti ittici: obblighi informativa per i Clienti pag.19

La CNA contro la riforma RC Auto chepenalizza cittadini ed imprese dicarrozzeria

Certificazione crediti e rilascio DURC pag.20

Avviata collaborazione tra UnioneItaliana Ciechi ed Ipovedenti sezioneprovinciale di Frosinone e CNAFrosinone pag.21

È tempo di ripartire siamo pronti? pag.22

inquestonumero

attraverso l’espressione del voto ma anche e soprattutto le rappresentanze sia esse associative, sindacali, professionali di indicare la strada, di rivelare i bisogni, sollecitare interventi, ma poi spetta alla nostra classe politica muovere le leve affinché le richieste si traducano in azioni concrete attraverso decreti, leggi, strumenti costituzionali che permettano il cambiamento verso la giusta direzione.

È evidente come la politica, la BUONA politica, sia essenziale nell’attuazione della vita democratica del paese e nella BUONA amministrazione dello stesso. È allora noi che possiamo fare? Tornando ai sifonatteri, innanzitutto non abituarci a stare nella scatola. Iniziando noi per primi ad attuare quei principi di trasparenza, meritocrazia e organizzazione all’interno delle nostre aziende ma non solo. Applicare quei principi e valori cardini di ogni società che meriti tale definizione, noi per primi per poterli poi esigere dagli altri.

Noi come associazione provinciale abbiamo avuto qualche mese fà il rinnovo delle cariche e nel farlo abbiamo ritenuto opportuno tenere ben presente i principi enunciati che già da diversi anni sono la rotta su cui la CNA di Frosinone opera nell’interesse degli associati. A volte ci riusciamo altre volte forse no, ma teniamo sempre ben saldo il timone senza lasciarci distrarre da sirene o da approdi facili.

A breve, precisamente il 12 dicembre, saremo chiamati per il rinnovo della carica del Presidente

Nazionale, essendo Ivan Malavasi, giunto al termine del proprio mandato svolto con grande impegno e dedizione, cogliamo l’occasione per ringraziarlo da queste pagine per il lavoro svolto in un momento congiunturale davvero difficile per le relazioni con le istituzioni.

È un momento importante per la nostra associazione per la responsabilità che comporta una simile scelta che determinerà le politiche per i prossimi anni della CNA in uno scenario politico

Ivan Malavasi - Presidente uscente CNA Nazionale

La CNA ha partecipato alla Giornata di lutto nazionale. Avviata una raccolta di fondi e una ricognizione dei danni subiti dalle imprese

La Confederazione ha espresso il proprio cordoglio per i tanti morti provocati dall’alluvione ed è solidale con tutta la popolazione dell’Isola, e con gli artigiani e gli imprenditori che hanno subito danni gravissimi anche nelle loro attività, spesso perdendo laboratori e officine.

La CNA ha, pertanto, deciso di intervenire concretamente, aprendo un conto corrente bancario al quale potranno essere indirizzati i contributi dell’intero Sistema Confederale.Questi gli estremi del conto corrente

Monte dei Paschi di SienaAgenzia n.4 Via Napoleone III n.2 Roma Codice IBAN: IT 52 M 01030 03204 000000832028 Causale: Sardegna

La CNA, allo scopo di valutare i danni subiti dalle attività produttive dell’Isola, ha deciso di avviare una ricognizione capillare delle imprese colpite dal cataclisma. Le Associazioni provinciali di tutta la regione hanno già cominciato a raccogliere dati e informazioni dagli imprenditori sulla gravità dei danni subita delle imprese e anche dalle strutture di servizio e dalle infrastrutture.

Alluvione inSardegna

complesso in cui ci dovremmo confrontare per richiedere ed ottenere quelle riforme di cui il paese e, di conseguenza, le nostre aziende hanno un disperato bisogno da anni. L’Italia è l’unico paese tra gli otto più importanti della comunità Europea che non sta crescendo e che anche nel 2014 sarà ancora in recessione. È inaccettabile!

La CNA, attraverso la nuova presidenza dovrà in collaborazione con le altre associazioni, farsi carico del difficile compito di rappresentare le esigenze dei suoi

associati alle istituzioni, spingere per l’attuazione dei programmi che rilancino l’economia di questo paese e che vengano attuati quei comportamenti virtuosi di cui oggi purtroppo non troviamo traccia nelle cronache, e di cui abbiamo bisogno per ridare il giusto ruolo nell’Europa al nostro paese. È questo il compito della nostra associazione; è questo l’impegno a cui è chiamata la nuova presidenza e, ne siamo certi, che si assumerà e porterà avanti con lo stesso vigore a cui ci ha abituato Ivan Malavasi.

Loreto Pantano

CNA NAZIONALE - La sede di Roma

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Artigianato & PMI Oggi 3

La sindrome dei Sifonatteri pag.1

CNA Lazio: relazione sui dati del 9°censimento istat su industria e servizi,istituzioni pubbliche e non profit pag.4

Indagine congiunturale sulle piccoleimprese della Regione Lazio pag.8

Ivan MalavasiContrastare il declino dell’Europa: unanuova visione per le imprese italiane pag.13

Report Seminario Comunicazione pag.17

Affitto della poltrona: da oggi si puòConvegno della CNA pag.18

Vendita prodotti ittici: obblighi informativa per i Clienti pag.19

La CNA contro la riforma RC Auto chepenalizza cittadini ed imprese dicarrozzeria

Certificazione crediti e rilascio DURC pag.20

Avviata collaborazione tra UnioneItaliana Ciechi ed Ipovedenti sezioneprovinciale di Frosinone e CNAFrosinone pag.21

È tempo di ripartire siamo pronti? pag.22

inquestonumero

attraverso l’espressione del voto ma anche e soprattutto le rappresentanze sia esse associative, sindacali, professionali di indicare la strada, di rivelare i bisogni, sollecitare interventi, ma poi spetta alla nostra classe politica muovere le leve affinché le richieste si traducano in azioni concrete attraverso decreti, leggi, strumenti costituzionali che permettano il cambiamento verso la giusta direzione.

È evidente come la politica, la BUONA politica, sia essenziale nell’attuazione della vita democratica del paese e nella BUONA amministrazione dello stesso. È allora noi che possiamo fare? Tornando ai sifonatteri, innanzitutto non abituarci a stare nella scatola. Iniziando noi per primi ad attuare quei principi di trasparenza, meritocrazia e organizzazione all’interno delle nostre aziende ma non solo. Applicare quei principi e valori cardini di ogni società che meriti tale definizione, noi per primi per poterli poi esigere dagli altri.

Noi come associazione provinciale abbiamo avuto qualche mese fà il rinnovo delle cariche e nel farlo abbiamo ritenuto opportuno tenere ben presente i principi enunciati che già da diversi anni sono la rotta su cui la CNA di Frosinone opera nell’interesse degli associati. A volte ci riusciamo altre volte forse no, ma teniamo sempre ben saldo il timone senza lasciarci distrarre da sirene o da approdi facili.

A breve, precisamente il 12 dicembre, saremo chiamati per il rinnovo della carica del Presidente

Nazionale, essendo Ivan Malavasi, giunto al termine del proprio mandato svolto con grande impegno e dedizione, cogliamo l’occasione per ringraziarlo da queste pagine per il lavoro svolto in un momento congiunturale davvero difficile per le relazioni con le istituzioni.

È un momento importante per la nostra associazione per la responsabilità che comporta una simile scelta che determinerà le politiche per i prossimi anni della CNA in uno scenario politico

Ivan Malavasi - Presidente uscente CNA Nazionale

La CNA ha partecipato alla Giornata di lutto nazionale. Avviata una raccolta di fondi e una ricognizione dei danni subiti dalle imprese

La Confederazione ha espresso il proprio cordoglio per i tanti morti provocati dall’alluvione ed è solidale con tutta la popolazione dell’Isola, e con gli artigiani e gli imprenditori che hanno subito danni gravissimi anche nelle loro attività, spesso perdendo laboratori e officine.

La CNA ha, pertanto, deciso di intervenire concretamente, aprendo un conto corrente bancario al quale potranno essere indirizzati i contributi dell’intero Sistema Confederale.Questi gli estremi del conto corrente

Monte dei Paschi di SienaAgenzia n.4 Via Napoleone III n.2 Roma Codice IBAN: IT 52 M 01030 03204 000000832028 Causale: Sardegna

La CNA, allo scopo di valutare i danni subiti dalle attività produttive dell’Isola, ha deciso di avviare una ricognizione capillare delle imprese colpite dal cataclisma. Le Associazioni provinciali di tutta la regione hanno già cominciato a raccogliere dati e informazioni dagli imprenditori sulla gravità dei danni subita delle imprese e anche dalle strutture di servizio e dalle infrastrutture.

Alluvione inSardegna

complesso in cui ci dovremmo confrontare per richiedere ed ottenere quelle riforme di cui il paese e, di conseguenza, le nostre aziende hanno un disperato bisogno da anni. L’Italia è l’unico paese tra gli otto più importanti della comunità Europea che non sta crescendo e che anche nel 2014 sarà ancora in recessione. È inaccettabile!

La CNA, attraverso la nuova presidenza dovrà in collaborazione con le altre associazioni, farsi carico del difficile compito di rappresentare le esigenze dei suoi

associati alle istituzioni, spingere per l’attuazione dei programmi che rilancino l’economia di questo paese e che vengano attuati quei comportamenti virtuosi di cui oggi purtroppo non troviamo traccia nelle cronache, e di cui abbiamo bisogno per ridare il giusto ruolo nell’Europa al nostro paese. È questo il compito della nostra associazione; è questo l’impegno a cui è chiamata la nuova presidenza e, ne siamo certi, che si assumerà e porterà avanti con lo stesso vigore a cui ci ha abituato Ivan Malavasi.

Loreto Pantano

CNA NAZIONALE - La sede di Roma

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Artigianato & PMI Oggi 4 Artigianato & PMI Oggi 5

In questi giorni alcuni dati economici ampiamente ripresi dalla stampa delineano dei primi, timidi, segnali di ripresa. In realtà anche il 2013, così come il 2012, sarà un anno difficile per il sistema Italia. A dimostrarlo sono sia i dati ufficiali a consuntivo sia le previsioni. Per la flebile ripresa bisognerà aspettare il biennio 2014-2015. Mentre buona parte dell’Europa e dell’Eurozona ha ripreso a crescere, l’Italia resta fanalino di coda e sembra non riuscire a superare definitivamente le proprie paure ed i propri deficit strutturali. Purtroppo le scelte difficili ma necessarie per il Paese sembra siano destinate ad essere sempre in qualche modo rimandate a tempi migliori e lontani.

Nella speranza che l’attuale fase di incertezza politica venga superata in modo definitivo e che l’Europa diventi un fattore positivo per la crescita, e non restrittivo e penalizzante, le piccole e medie imprese italiane si trovano a dover superare gli ostacoli sempre più irti della crisi economica con il pericolo dietro l’angolo della disaggregazione sociale. Nel frattempo il PIL italiano continua a registrare variazioni negative, con da ultimo la diminuzione dello 0,3% registrata nel II trimestre del 2013 rispetto al I trimestre. Sul fronte del lavoro, continua la crescita del tasso di disoccupazione, sia considerato nel totale sia con riferimento alla componente giovanile che hanno raggiunto

rispettivamente i valori del 12% e del 39,5% nel mese di Luglio. Il Lazio non si muove in maniera differente dal resto dell’Italia. Infatti le previsioni per il Valore Aggiunto regionale indicano ancora una flessione nel 2013 e poi

una lenta ripresa per il 2014 ed il 2015. La contrazione a livello regionale nel 2013 sarà simile a quella nazionale (-1,8%), mentre nel 2014 la ripresa sarà leggermente superiore al dato nazionale (+1% contro il +0,8%) per poi riallinearsi nel corso del 2015 (+1,2%). Ampie differenze emergono tra i diversi settori; in particolare, la performance più negativa contraddistinguerà il settore delle costruzioni per il quale si prevede una contrazione del valore aggiunto anche per il 2014, oltre che per il 2013.

Preoccupano i recenti dati della Banca d’Italia sull’indebitamento degli enti locali nella regione Lazio. Il debito accumulato dalle amministrazioni pubbliche regionali è pari a 20,4 miliardi, in aumento del 4,1% rispetto alla fine del 2011. Ogni cittadino laziale, secondo la Banca d’Italia, si trova alle spalle un fardello debitorio di 3.463 euro, 140 euro in più della media nazionale. E a nulla serve la generosità dei contribuenti sul fronte della tassazione, dove il versamento medio procapite per la voce imposte locali arriva a 2.073 euro contro i 1.855 della media italiana. La credibilità del rilancio competitivo del nostro territorio si costruisce dunque a partire

dalla capacità di fornire proposte concrete e compatibili con i severi vincoli di bilancio delle Amministrazioni, vincoli che imporranno delle scelte su priorità e questioni strategiche. Amministrare significa quindi scegliere, e noi ci aspettiamo delle scelte precise: è indispensabile limitare il numero degli interventi, evitare la polverizzazione delle risorse, concentrarsi sui nodi strategici per la competitività del territorio.

La nostra è però, secondo l’Istat, la prima regione italiana per crescita delle imprese. Sono 425.730, pari al 9,6% del totale nazionale (4.425.950), le imprese rilevate sul territorio del Lazio dal 9° Censimento Istat su industria e servizi, istituzioni pubbliche e non profit. La variazione percentuale rispetto al 2001, anno dell’ultimo Censimento, è pari al +18,7%, molto superiore rispetto al dato medio nazionale (+8,4%), che porta la regione al primo posto per tasso di crescita. Abbiamo iniziato a realizzare la nostra indagine congiunturale quattro anni fa, all’inizio della crisi finanziaria. Siamo giunti ora alla nona edizione e possiamo affermare che le imprese hanno sempre previsto con una certa precisione l’andamento della congiuntura del nostro territorio. Le imprese sono il vero barometro della crisi. Ogni sei mesi abbiamo scritto un diario di bordo sulle loro sensazioni, i loro problemi, le loro speranze e le loro aspettative. Registrando spesso giudizi severi sulla qualità della politica e sulla credibilità dell’azione amministrativa. L’ultima indagine congiunturale semestrale della CNA Lazio, evidenzia un netto miglioramento per il futuro di tutti i fattori, ad esclusione del solo indicatore sul fatturato estero, anche se i saldi rimangono ancora in territorio negativo. Continua anche il trend negativo che contraddistingue la propensione ad investire da parte delle piccole e medie imprese del Lazio. La disponibilità di credito bancario per le piccole e medie imprese del Lazio evidenzia una lenta e continua erosione semestre dopo semestre, ed un terzo delle imprese intervistate ha ricevuto richieste di rientro.

Analizzando i dati a livello provinciale emerge come le imprese delle province di Frosinone e di Rieti evidenzino saldi negativi tra i più ampi nel Lazio. Le imprese di Latina e Roma hanno i saldi negativi meno ampi mentre le imprese della provincia di Viterbo registrano l’unico saldo non negativo a livello regionale per il fatturato estero. Il tessuto produttivo regionale è forte di oltre 600.000 imprese ed è sede di sistemi di impresa e di eccellenze, dalle ceramiche al marmo lapideo, dall’aerospazio all’audiovisivo, dal tessile al farmaceutico, dall’alimentare alla nautica. Si tratta sia di settori tradizionali che di settori ad alto contenuto innovativo. Si tratta di un sistema che soffre la piccola dimensione delle imprese, la bassa attitudine alla collaborazione che si evince anche dallo scarso numero di contratti di rete registrati rispetto alle altre regioni italiane, gli scarsi investimenti privati in ricerca e sviluppo nonostante l’altissima concentrazione di centri di ricerca e università, un ritardo nei processi di internazionalizzazione. Si tratta inoltre di un’economia che ha incontrato la grande recessione senza essere riuscita ad innovare il suo modello produttivo, senza

aver definito per tempo una identità forte e chiara tale da rendere le sue produzioni indispensabili pure in un quadro di crisi economica generale. Con i processi di globalizzazione e il rafforzamento progressivo delle economie emergenti il nostro Paese appare infatti sempre più piccolo. E’ quindi indispensabile un percorso di specializzazione affinché nel contesto globale ciascun territorio possa collocarsi in base

CNA LAZIO Relazione sui datidel 9° censimento Istat su

industria e servizi, istituzionipubbliche e non profit

alla propria identità. Manca un forte intervento di valorizzazione e marketing del territorio affinché esso sia attrattivo e attraverso una politica efficace nel campo turistico si costruisca un vero e proprio sistema di eccellenze regionali. Il turismo può essere il punto di forza per rilanciare il territorio.

Ci troviamo di fronte ad un importante appuntamento che è al contempo una grande opportunità: la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. L’uso efficace dei fondi strutturali comunitari è una leva essenziale per invertire il corso della crisi che attanaglia le nostre imprese. I Fondi Strutturali non sono solo incentivi ma l’occasione per avere una visione, per attuare un disegno di politica industriale a medio-lungo periodo. Prepariamo il nostro territorio alla sfida della programmazione perché una delle leve per promuovere la crescita è certamente rappresentata da attente ed adeguate politiche pubbliche e da un apparato amministrativo che soddisfi con pienezza le esigenze dell’utenza. Le politiche per il nuovo periodo di programmazione 2014-20 devono mirare a modernizzare l’impiego dei fondi e le procedure di attivazione della finanza agevolata, ricercando un maggior allineamento con gli obiettivi della strategia Europa 2020, e cioè crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Diviene quindi centrale interpretare, quale fattore di reale innovazione e promozione del percorso di raggiungimento degli obiettivi di crescita stabiliti, l’attivazione di iniziative di miglioramento dei funzionamenti della macchina amministrativa pubblica, se si vuole assicurare un uso efficace delle risorse, non solo comunitarie, ma anche nazionali.La mancanza di liquidità nelle imprese è la prima emergenza da affrontare: va favorito l’accesso al credito degli artigiani e dei piccoli imprenditori attraverso l’impegno nel rafforzamento

Assemblea Elettiva 2013 Roma 18 ottobre 2013Alessia Zaninello Vice Presidente Nazionale, Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA Roma, Danilo Martorelli Presidente CNA Lazio

Assemblea Elettiva 2013 Roma 18 ottobre 2013

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In questi giorni alcuni dati economici ampiamente ripresi dalla stampa delineano dei primi, timidi, segnali di ripresa. In realtà anche il 2013, così come il 2012, sarà un anno difficile per il sistema Italia. A dimostrarlo sono sia i dati ufficiali a consuntivo sia le previsioni. Per la flebile ripresa bisognerà aspettare il biennio 2014-2015. Mentre buona parte dell’Europa e dell’Eurozona ha ripreso a crescere, l’Italia resta fanalino di coda e sembra non riuscire a superare definitivamente le proprie paure ed i propri deficit strutturali. Purtroppo le scelte difficili ma necessarie per il Paese sembra siano destinate ad essere sempre in qualche modo rimandate a tempi migliori e lontani.

Nella speranza che l’attuale fase di incertezza politica venga superata in modo definitivo e che l’Europa diventi un fattore positivo per la crescita, e non restrittivo e penalizzante, le piccole e medie imprese italiane si trovano a dover superare gli ostacoli sempre più irti della crisi economica con il pericolo dietro l’angolo della disaggregazione sociale. Nel frattempo il PIL italiano continua a registrare variazioni negative, con da ultimo la diminuzione dello 0,3% registrata nel II trimestre del 2013 rispetto al I trimestre. Sul fronte del lavoro, continua la crescita del tasso di disoccupazione, sia considerato nel totale sia con riferimento alla componente giovanile che hanno raggiunto

rispettivamente i valori del 12% e del 39,5% nel mese di Luglio. Il Lazio non si muove in maniera differente dal resto dell’Italia. Infatti le previsioni per il Valore Aggiunto regionale indicano ancora una flessione nel 2013 e poi

una lenta ripresa per il 2014 ed il 2015. La contrazione a livello regionale nel 2013 sarà simile a quella nazionale (-1,8%), mentre nel 2014 la ripresa sarà leggermente superiore al dato nazionale (+1% contro il +0,8%) per poi riallinearsi nel corso del 2015 (+1,2%). Ampie differenze emergono tra i diversi settori; in particolare, la performance più negativa contraddistinguerà il settore delle costruzioni per il quale si prevede una contrazione del valore aggiunto anche per il 2014, oltre che per il 2013.

Preoccupano i recenti dati della Banca d’Italia sull’indebitamento degli enti locali nella regione Lazio. Il debito accumulato dalle amministrazioni pubbliche regionali è pari a 20,4 miliardi, in aumento del 4,1% rispetto alla fine del 2011. Ogni cittadino laziale, secondo la Banca d’Italia, si trova alle spalle un fardello debitorio di 3.463 euro, 140 euro in più della media nazionale. E a nulla serve la generosità dei contribuenti sul fronte della tassazione, dove il versamento medio procapite per la voce imposte locali arriva a 2.073 euro contro i 1.855 della media italiana. La credibilità del rilancio competitivo del nostro territorio si costruisce dunque a partire

dalla capacità di fornire proposte concrete e compatibili con i severi vincoli di bilancio delle Amministrazioni, vincoli che imporranno delle scelte su priorità e questioni strategiche. Amministrare significa quindi scegliere, e noi ci aspettiamo delle scelte precise: è indispensabile limitare il numero degli interventi, evitare la polverizzazione delle risorse, concentrarsi sui nodi strategici per la competitività del territorio.

La nostra è però, secondo l’Istat, la prima regione italiana per crescita delle imprese. Sono 425.730, pari al 9,6% del totale nazionale (4.425.950), le imprese rilevate sul territorio del Lazio dal 9° Censimento Istat su industria e servizi, istituzioni pubbliche e non profit. La variazione percentuale rispetto al 2001, anno dell’ultimo Censimento, è pari al +18,7%, molto superiore rispetto al dato medio nazionale (+8,4%), che porta la regione al primo posto per tasso di crescita. Abbiamo iniziato a realizzare la nostra indagine congiunturale quattro anni fa, all’inizio della crisi finanziaria. Siamo giunti ora alla nona edizione e possiamo affermare che le imprese hanno sempre previsto con una certa precisione l’andamento della congiuntura del nostro territorio. Le imprese sono il vero barometro della crisi. Ogni sei mesi abbiamo scritto un diario di bordo sulle loro sensazioni, i loro problemi, le loro speranze e le loro aspettative. Registrando spesso giudizi severi sulla qualità della politica e sulla credibilità dell’azione amministrativa. L’ultima indagine congiunturale semestrale della CNA Lazio, evidenzia un netto miglioramento per il futuro di tutti i fattori, ad esclusione del solo indicatore sul fatturato estero, anche se i saldi rimangono ancora in territorio negativo. Continua anche il trend negativo che contraddistingue la propensione ad investire da parte delle piccole e medie imprese del Lazio. La disponibilità di credito bancario per le piccole e medie imprese del Lazio evidenzia una lenta e continua erosione semestre dopo semestre, ed un terzo delle imprese intervistate ha ricevuto richieste di rientro.

Analizzando i dati a livello provinciale emerge come le imprese delle province di Frosinone e di Rieti evidenzino saldi negativi tra i più ampi nel Lazio. Le imprese di Latina e Roma hanno i saldi negativi meno ampi mentre le imprese della provincia di Viterbo registrano l’unico saldo non negativo a livello regionale per il fatturato estero. Il tessuto produttivo regionale è forte di oltre 600.000 imprese ed è sede di sistemi di impresa e di eccellenze, dalle ceramiche al marmo lapideo, dall’aerospazio all’audiovisivo, dal tessile al farmaceutico, dall’alimentare alla nautica. Si tratta sia di settori tradizionali che di settori ad alto contenuto innovativo. Si tratta di un sistema che soffre la piccola dimensione delle imprese, la bassa attitudine alla collaborazione che si evince anche dallo scarso numero di contratti di rete registrati rispetto alle altre regioni italiane, gli scarsi investimenti privati in ricerca e sviluppo nonostante l’altissima concentrazione di centri di ricerca e università, un ritardo nei processi di internazionalizzazione. Si tratta inoltre di un’economia che ha incontrato la grande recessione senza essere riuscita ad innovare il suo modello produttivo, senza

aver definito per tempo una identità forte e chiara tale da rendere le sue produzioni indispensabili pure in un quadro di crisi economica generale. Con i processi di globalizzazione e il rafforzamento progressivo delle economie emergenti il nostro Paese appare infatti sempre più piccolo. E’ quindi indispensabile un percorso di specializzazione affinché nel contesto globale ciascun territorio possa collocarsi in base

CNA LAZIO Relazione sui datidel 9° censimento Istat su

industria e servizi, istituzionipubbliche e non profit

alla propria identità. Manca un forte intervento di valorizzazione e marketing del territorio affinché esso sia attrattivo e attraverso una politica efficace nel campo turistico si costruisca un vero e proprio sistema di eccellenze regionali. Il turismo può essere il punto di forza per rilanciare il territorio.

Ci troviamo di fronte ad un importante appuntamento che è al contempo una grande opportunità: la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. L’uso efficace dei fondi strutturali comunitari è una leva essenziale per invertire il corso della crisi che attanaglia le nostre imprese. I Fondi Strutturali non sono solo incentivi ma l’occasione per avere una visione, per attuare un disegno di politica industriale a medio-lungo periodo. Prepariamo il nostro territorio alla sfida della programmazione perché una delle leve per promuovere la crescita è certamente rappresentata da attente ed adeguate politiche pubbliche e da un apparato amministrativo che soddisfi con pienezza le esigenze dell’utenza. Le politiche per il nuovo periodo di programmazione 2014-20 devono mirare a modernizzare l’impiego dei fondi e le procedure di attivazione della finanza agevolata, ricercando un maggior allineamento con gli obiettivi della strategia Europa 2020, e cioè crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Diviene quindi centrale interpretare, quale fattore di reale innovazione e promozione del percorso di raggiungimento degli obiettivi di crescita stabiliti, l’attivazione di iniziative di miglioramento dei funzionamenti della macchina amministrativa pubblica, se si vuole assicurare un uso efficace delle risorse, non solo comunitarie, ma anche nazionali.La mancanza di liquidità nelle imprese è la prima emergenza da affrontare: va favorito l’accesso al credito degli artigiani e dei piccoli imprenditori attraverso l’impegno nel rafforzamento

Assemblea Elettiva 2013 Roma 18 ottobre 2013Alessia Zaninello Vice Presidente Nazionale, Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA Roma, Danilo Martorelli Presidente CNA Lazio

Assemblea Elettiva 2013 Roma 18 ottobre 2013

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del sistema dei Confidi, una risorsa che interviene concretamente e positivamente nel rapporto tra banca e impresa. Un plauso in questo senso va al Presidente della Regione per aver affrontato il riordino degli strumenti e delle società regionali nel settore del credito, eliminando sovrapposizioni e duplicazioni di interventi a vantaggio di una integrazione virtuosa tra strumenti e fondi pubblici e privati. Così come non possiamo che apprezzare lo sblocco dei pagamenti per i debiti della PA, con 5,3 miliardi di euro immessi nel sistema produttivo, con l’auspicio che tali risorse arrivino il prima possibile alle imprese.E’ indispensabile rilanciare il settore strategico dell’edilizia. Si deve sostenere una nuova fase del recupero, che non punti più soltanto su interventi spiccioli e polverizzati, mirati a sostituire elementi fabbricativi o impianti guasti. Tema fondamentale rimane la riqualificazione energetica: in relazione alla certificazione energetica degli edifici la Regione Lazio deve rendere applicabile la normativa nazionale ed istituire un efficace sistema regionale di certificazione. Ulteriore filone da seguire è quello della riqualificazione urbana, intesa come intervento di rigenerazione dello spazio costruito, utile al miglioramento della qualità della vita, che tenga conto delle varie destinazioni funzionali che contribuiscono a dare valore ai sistemi locali. In questa fase di indiscutibile difficoltà economica il partenariato pubblico privato può svolgere un ruolo determinante per portare avanti progetti di riqualificazione urbana che tengano conto delle esigenze del territorio. La Regione deve stimolare e valorizzare l’apporto progettuale e finanziario dei privati e favorire l’impegno degli istituti bancari su progetti medio piccoli.

Occorre varare un intervento di semplificazione di respiro generale che superi l’approccio prevalentemente settoriale, con provvedimenti spesso non coordinati tra loro. Una legge quadro sulla materia dovrebbe individuare i nodi strategici su cui intervenire, migliorare la qualità della regolazione,

prevedere strumenti di misurazione degli oneri ricadenti sulle imprese, razionalizzare, abrogare e accorpare le norme. L’azione in materia deve necessariamente tener conto dello spirito insito nell’esperienza dell’Agenzia delle imprese (autocertificazione). La legge quadro sull’Artigianato va adeguata a queste esigenze. Occorre inoltre coinvolgere i sistemi associativi nei processi di modernizzazione, gestione e crescita dei territori: l’approccio auspicato vede una Regione impegnata a regolamentare in materia di processi e non ad attuare gli stessi. In tema di sostegno allo sviluppo è giunto il momento di abbandonare l’approccio distrettuale degli strumenti pubblici di sostegno, non più rispondente alle esigenze delle imprese; esse vanno accompagnate in un percorso di consolidamento strutturale che va al di là dell’appartenenza a singoli comparti.

Il sistema produttivo regionale dovrebbe camminare su due gambe verso la strada per la ripresa: con una serie di meccanismi generalizzati per la riqualificazione ed il rafforzamento della piccola e media impresa, da sostenere attraverso l’innovazione, l’ottimizzazione dei processi per la riduzione dei costi, la promozione degli investimenti, la qualificazione del personale, la crescita dimensionale attraverso forme di aggregazione; con sistemi di incentivazione su misura che tengano conto dell’evoluzione dei distretti industriali e della polarizzazione produttiva intorno a comparti strategici per lo sviluppo del territorio. E’ inoltre necessario far leva sulle PMI per affermare una strategia dello sviluppo sostenibile anche nei centri urbani nell’ottica di stimolare la filiera regionale della green economy; in tale ambito va favorita la partecipazione delle PMI, sia in quanto consumatori di energia che come soggetti che operano attivamente nel settore energetico, al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica e promozione delle fonti rinnovabili, anche mediante incentivi specifici e facilitazione dell’accesso al credito. E’ indispensabile sostenere i percorsi di internazionalizzazione delle imprese del Lazio attraverso un

da sx Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA RomaDanilo Martorelli Presidente CNA Lazio

piano strategico organico che metta a sistema risorse e competenze diverse. E’ importante attrarre investimenti sul territorio, ma tenendo presente che gli stessi devono avere sostegno solo se i progetti insediativi hanno un effetto chiaro e misurabile in termini di occupazione creata e di animazione delle filiere di fornitura e servizi nel territorio.

A livello strategico infine, non puntiamo solo o soprattutto su paesi lontani e difficili da aggredire. Le altre Regioni italiane fanno il loro business in termini di export soprattutto nei Paesi limitrofi. L’Europa non è un mercato domestico ed esportare nei Paesi europei deve essere una priorità per le nostre imprese, anche perché può essere il primo passo di un percorso di apprendimento per le stesse. Occorre intervenire per compensare i ritardi in termini di infrastrutture materiali e immateriali che pesano sull’intero sistema imprenditoriale: diffusione delle ICT e della banda larga, efficienza dei servizi e della logistica dei trasporti, rete ferroviaria, porti, interporti, aeroporti ed, in particolare, la grande viabilità regionale, articolata sulle direttrici longitudinali collegate dagli assi viari trasversali. Specialmente sul versante della mobilità sia delle persone che delle merci, va incentivato lo sviluppo del trasporto pubblico su ferro, i processi di integrazione fra ferro e gomma (parcheggi di scambio), la realizzazione di piattaforme logistiche, l’ammodernamento del sistema viario. Va affrontato con urgenza il problema degli spazi produttivi in tutto il territorio regionale. Vanno inoltre valorizzati e salvaguardati i territori urbani attraverso il sostegno al commercio e all’artigianato di vicinato, a quello artistico e alle botteghe storiche. Strategico è il tema del digitale, ossia di quelle infrastrutture immateriali, telematiche e giuridiche di interesse pubblico che nel Lazio sono ancora carenti e senza le quali non è possibile sostenere adeguatamente l’innovazione delle nostre imprese e il loro posizionamento in una economia sempre più globale. Le infrastrutture digitali sono dunque una priorità strategica: va sostenuta la connettività attraverso le reti telematiche territoriali, l’interoperabilità, la disponibilità

dei dati anche nel dialogo con un’Amministrazione sempre più open.

La formazione è un ambito di intervento che, per scelte errate compiute nel passato, è oggetto di sospetti a volte anche non giustificati. Appare dunque come un settore in cui è auspicabile una grande operazione di trasparenza nei confronti dei beneficiari e del territorio. E’ necessario che nella prossima programmazione siano garantite procedure snelle, trasparenti, tempi certi e un’interlocuzione efficace con il pubblico decisore. L’interpretazione corrente delle politiche formative è legata al sostegno di interventi a favore dei disoccupati e dei lavoratori delle imprese medio grandi. I tempi e le modalità organizzative delle micro e piccole imprese (94% del totale, 60% dell’occupazione private) sono poco considerati. Soprattutto i titolari delle micro e piccole imprese non sono ritenuti soggetti da formare mentre per la tipologia di attività che prestano nelle loro imprese, sia a livello pratico che manageriale, sono gli snodi su cui puntare: in pratica si formano i “vagoni” ma non la “locomotiva”. La formazione intesa in senso tradizionale è solo uno degli strumenti attivabili col Fondo Sociale Europeo. Essa prevedendo la compresenza di docenti e discenti in un luogo fisico per un elevato numero di ore non appare adatta alle modalità operative di una micro e piccola impresa che per la maggior parte dei casi non può privarsi per periodi così lunghi di forza lavoro non sostituibile.Metodi più flessibili appaiono la formazione a distanza e la formazione “off line” che andrebbe incentivata. La formazione in pratica deve adeguarsi ai nuovi linguaggi (web, videoconferenze, ecc.).

Relativamente alle micro e piccole imprese dovrebbe essere adottato il criterio di equiparare il titolare al lavoratore rispetto alla formazione, considerato che in tale tipologia di impresa l’imprenditore anche secondo la previsione della legge partecipa all’attività produttiva.

Nella nuova programmazione è necessario coinvolgere la micro e piccola impresa e gli aspiranti imprenditori non tanto in corsi di formazione ma in “progetti obiettivo”, che prevedano diffusione della cultura imprenditoriale, accompagnamento, formazione, assistenza ex post. C’è dunque bisogno di passare dalla logica dell’intervento spot ad un approccio di accompagnamento integrato.

Rileviamo una situazione perdurante di stallo per quanto riguarda le politiche regionali per il sostegno al reddito. Gli ammortizzatori sociali in deroga necessitano di una programmazione temporale e di una capacità finanziaria certa, in modo da consentire alle aziende in difficoltà di programmare adeguatamente il loro utilizzo nell’ambito dei piani di ristrutturazione aziendali. Riconsiderare i destinatari dell’intervento regionale consentirebbe di finalizzare al meglio le poche risorse disponibili in modo che esse vadano a vantaggio di soggetti che non accedono ad altri strumenti alternativi di sostegno al reddito. Le attività commerciali e artigianali rappresentano larga parte della struttura portante del tessuto economico e occupazionale del Lazio. Le oltre 160.000 imprese del commercio e le 100.000 dell’artigianato però sono anche fattori insostituibili per garantire qualità urbana alle città, in particolar modo quelle più piccole e isolate, e servizi diffusi e accessibili alla popolazione. La rivisitazione della legge sul Commercio e di quella sull’Artigianato, pur nel rispetto delle norme generali, dovranno caratterizzarsi come strumenti in grado di favorire quindi una ricomposizione dei tessuti urbani. La Regione deve riscoprire e rafforzare il ruolo di acquisizione di aree e progettualità di medio periodo sugli insediamenti da realizzare. Il ruolo della Regione deve essere attivo e vissuto come politica per le imprese, e non solo ridotto ad un mero sportello procedurale a livello urbanistico.

L’estensione dell’indagine congiunturale a tutta la regione ha permesso ai singoli territori sia di approfondire la conoscenza sull’andamento ciclico che di sviluppare specifiche iniziative. Dobbiamo proseguire questo processo, ampliandolo alle diverse problematiche (legislative, credito, energia, infrastrutture, ecc.) ed individuare eventuali interessi di specifiche categorie.

da sx nella foto: Angelo Pieri Presidente CNA Viterbo, Giovanni Proia Presidente CNA Frosinone, Danilo Martorelli Presidente CNA Lazio, Arnaldo Cesarini Presidente CNA Rieti ed Erino Colombi Presidente CNA Roma

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del sistema dei Confidi, una risorsa che interviene concretamente e positivamente nel rapporto tra banca e impresa. Un plauso in questo senso va al Presidente della Regione per aver affrontato il riordino degli strumenti e delle società regionali nel settore del credito, eliminando sovrapposizioni e duplicazioni di interventi a vantaggio di una integrazione virtuosa tra strumenti e fondi pubblici e privati. Così come non possiamo che apprezzare lo sblocco dei pagamenti per i debiti della PA, con 5,3 miliardi di euro immessi nel sistema produttivo, con l’auspicio che tali risorse arrivino il prima possibile alle imprese.E’ indispensabile rilanciare il settore strategico dell’edilizia. Si deve sostenere una nuova fase del recupero, che non punti più soltanto su interventi spiccioli e polverizzati, mirati a sostituire elementi fabbricativi o impianti guasti. Tema fondamentale rimane la riqualificazione energetica: in relazione alla certificazione energetica degli edifici la Regione Lazio deve rendere applicabile la normativa nazionale ed istituire un efficace sistema regionale di certificazione. Ulteriore filone da seguire è quello della riqualificazione urbana, intesa come intervento di rigenerazione dello spazio costruito, utile al miglioramento della qualità della vita, che tenga conto delle varie destinazioni funzionali che contribuiscono a dare valore ai sistemi locali. In questa fase di indiscutibile difficoltà economica il partenariato pubblico privato può svolgere un ruolo determinante per portare avanti progetti di riqualificazione urbana che tengano conto delle esigenze del territorio. La Regione deve stimolare e valorizzare l’apporto progettuale e finanziario dei privati e favorire l’impegno degli istituti bancari su progetti medio piccoli.

Occorre varare un intervento di semplificazione di respiro generale che superi l’approccio prevalentemente settoriale, con provvedimenti spesso non coordinati tra loro. Una legge quadro sulla materia dovrebbe individuare i nodi strategici su cui intervenire, migliorare la qualità della regolazione,

prevedere strumenti di misurazione degli oneri ricadenti sulle imprese, razionalizzare, abrogare e accorpare le norme. L’azione in materia deve necessariamente tener conto dello spirito insito nell’esperienza dell’Agenzia delle imprese (autocertificazione). La legge quadro sull’Artigianato va adeguata a queste esigenze. Occorre inoltre coinvolgere i sistemi associativi nei processi di modernizzazione, gestione e crescita dei territori: l’approccio auspicato vede una Regione impegnata a regolamentare in materia di processi e non ad attuare gli stessi. In tema di sostegno allo sviluppo è giunto il momento di abbandonare l’approccio distrettuale degli strumenti pubblici di sostegno, non più rispondente alle esigenze delle imprese; esse vanno accompagnate in un percorso di consolidamento strutturale che va al di là dell’appartenenza a singoli comparti.

Il sistema produttivo regionale dovrebbe camminare su due gambe verso la strada per la ripresa: con una serie di meccanismi generalizzati per la riqualificazione ed il rafforzamento della piccola e media impresa, da sostenere attraverso l’innovazione, l’ottimizzazione dei processi per la riduzione dei costi, la promozione degli investimenti, la qualificazione del personale, la crescita dimensionale attraverso forme di aggregazione; con sistemi di incentivazione su misura che tengano conto dell’evoluzione dei distretti industriali e della polarizzazione produttiva intorno a comparti strategici per lo sviluppo del territorio. E’ inoltre necessario far leva sulle PMI per affermare una strategia dello sviluppo sostenibile anche nei centri urbani nell’ottica di stimolare la filiera regionale della green economy; in tale ambito va favorita la partecipazione delle PMI, sia in quanto consumatori di energia che come soggetti che operano attivamente nel settore energetico, al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica e promozione delle fonti rinnovabili, anche mediante incentivi specifici e facilitazione dell’accesso al credito. E’ indispensabile sostenere i percorsi di internazionalizzazione delle imprese del Lazio attraverso un

da sx Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA RomaDanilo Martorelli Presidente CNA Lazio

piano strategico organico che metta a sistema risorse e competenze diverse. E’ importante attrarre investimenti sul territorio, ma tenendo presente che gli stessi devono avere sostegno solo se i progetti insediativi hanno un effetto chiaro e misurabile in termini di occupazione creata e di animazione delle filiere di fornitura e servizi nel territorio.

A livello strategico infine, non puntiamo solo o soprattutto su paesi lontani e difficili da aggredire. Le altre Regioni italiane fanno il loro business in termini di export soprattutto nei Paesi limitrofi. L’Europa non è un mercato domestico ed esportare nei Paesi europei deve essere una priorità per le nostre imprese, anche perché può essere il primo passo di un percorso di apprendimento per le stesse. Occorre intervenire per compensare i ritardi in termini di infrastrutture materiali e immateriali che pesano sull’intero sistema imprenditoriale: diffusione delle ICT e della banda larga, efficienza dei servizi e della logistica dei trasporti, rete ferroviaria, porti, interporti, aeroporti ed, in particolare, la grande viabilità regionale, articolata sulle direttrici longitudinali collegate dagli assi viari trasversali. Specialmente sul versante della mobilità sia delle persone che delle merci, va incentivato lo sviluppo del trasporto pubblico su ferro, i processi di integrazione fra ferro e gomma (parcheggi di scambio), la realizzazione di piattaforme logistiche, l’ammodernamento del sistema viario. Va affrontato con urgenza il problema degli spazi produttivi in tutto il territorio regionale. Vanno inoltre valorizzati e salvaguardati i territori urbani attraverso il sostegno al commercio e all’artigianato di vicinato, a quello artistico e alle botteghe storiche. Strategico è il tema del digitale, ossia di quelle infrastrutture immateriali, telematiche e giuridiche di interesse pubblico che nel Lazio sono ancora carenti e senza le quali non è possibile sostenere adeguatamente l’innovazione delle nostre imprese e il loro posizionamento in una economia sempre più globale. Le infrastrutture digitali sono dunque una priorità strategica: va sostenuta la connettività attraverso le reti telematiche territoriali, l’interoperabilità, la disponibilità

dei dati anche nel dialogo con un’Amministrazione sempre più open.

La formazione è un ambito di intervento che, per scelte errate compiute nel passato, è oggetto di sospetti a volte anche non giustificati. Appare dunque come un settore in cui è auspicabile una grande operazione di trasparenza nei confronti dei beneficiari e del territorio. E’ necessario che nella prossima programmazione siano garantite procedure snelle, trasparenti, tempi certi e un’interlocuzione efficace con il pubblico decisore. L’interpretazione corrente delle politiche formative è legata al sostegno di interventi a favore dei disoccupati e dei lavoratori delle imprese medio grandi. I tempi e le modalità organizzative delle micro e piccole imprese (94% del totale, 60% dell’occupazione private) sono poco considerati. Soprattutto i titolari delle micro e piccole imprese non sono ritenuti soggetti da formare mentre per la tipologia di attività che prestano nelle loro imprese, sia a livello pratico che manageriale, sono gli snodi su cui puntare: in pratica si formano i “vagoni” ma non la “locomotiva”. La formazione intesa in senso tradizionale è solo uno degli strumenti attivabili col Fondo Sociale Europeo. Essa prevedendo la compresenza di docenti e discenti in un luogo fisico per un elevato numero di ore non appare adatta alle modalità operative di una micro e piccola impresa che per la maggior parte dei casi non può privarsi per periodi così lunghi di forza lavoro non sostituibile.Metodi più flessibili appaiono la formazione a distanza e la formazione “off line” che andrebbe incentivata. La formazione in pratica deve adeguarsi ai nuovi linguaggi (web, videoconferenze, ecc.).

Relativamente alle micro e piccole imprese dovrebbe essere adottato il criterio di equiparare il titolare al lavoratore rispetto alla formazione, considerato che in tale tipologia di impresa l’imprenditore anche secondo la previsione della legge partecipa all’attività produttiva.

Nella nuova programmazione è necessario coinvolgere la micro e piccola impresa e gli aspiranti imprenditori non tanto in corsi di formazione ma in “progetti obiettivo”, che prevedano diffusione della cultura imprenditoriale, accompagnamento, formazione, assistenza ex post. C’è dunque bisogno di passare dalla logica dell’intervento spot ad un approccio di accompagnamento integrato.

Rileviamo una situazione perdurante di stallo per quanto riguarda le politiche regionali per il sostegno al reddito. Gli ammortizzatori sociali in deroga necessitano di una programmazione temporale e di una capacità finanziaria certa, in modo da consentire alle aziende in difficoltà di programmare adeguatamente il loro utilizzo nell’ambito dei piani di ristrutturazione aziendali. Riconsiderare i destinatari dell’intervento regionale consentirebbe di finalizzare al meglio le poche risorse disponibili in modo che esse vadano a vantaggio di soggetti che non accedono ad altri strumenti alternativi di sostegno al reddito. Le attività commerciali e artigianali rappresentano larga parte della struttura portante del tessuto economico e occupazionale del Lazio. Le oltre 160.000 imprese del commercio e le 100.000 dell’artigianato però sono anche fattori insostituibili per garantire qualità urbana alle città, in particolar modo quelle più piccole e isolate, e servizi diffusi e accessibili alla popolazione. La rivisitazione della legge sul Commercio e di quella sull’Artigianato, pur nel rispetto delle norme generali, dovranno caratterizzarsi come strumenti in grado di favorire quindi una ricomposizione dei tessuti urbani. La Regione deve riscoprire e rafforzare il ruolo di acquisizione di aree e progettualità di medio periodo sugli insediamenti da realizzare. Il ruolo della Regione deve essere attivo e vissuto come politica per le imprese, e non solo ridotto ad un mero sportello procedurale a livello urbanistico.

L’estensione dell’indagine congiunturale a tutta la regione ha permesso ai singoli territori sia di approfondire la conoscenza sull’andamento ciclico che di sviluppare specifiche iniziative. Dobbiamo proseguire questo processo, ampliandolo alle diverse problematiche (legislative, credito, energia, infrastrutture, ecc.) ed individuare eventuali interessi di specifiche categorie.

da sx nella foto: Angelo Pieri Presidente CNA Viterbo, Giovanni Proia Presidente CNA Frosinone, Danilo Martorelli Presidente CNA Lazio, Arnaldo Cesarini Presidente CNA Rieti ed Erino Colombi Presidente CNA Roma

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INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE IMPRESE DELLA REGIONE LAZIO

Consuntivo I semestre 2013 e Aspettative II semestre 2013

FOCUS

L’Indagine semestrale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) di Roma e Lazio è finalizzata alla conoscenza ed alla quantificazione dello stato di salute delle piccole e medie imprese che operano nell’intera regione Lazio. L’Indagine si suddivide in diverse sezioni tematiche ed analizza i giudizi espressi dagli imprenditori sia per il consuntivo del semestre appena chiuso che in previsione per il semestre che si è appena aperto. L’Indagine oltre ad avere una parte strutturale costante nel tempo e che analizza i principali indicatori, si arricchisce di volta in volta di un focus incentrato su tematiche attuali che impattano in maniera decisiva sull’universo della piccola e media impresa.

La rilevazione è stata effettuata nei mesi di Giugno e Luglio 2013 e le statistiche ufficiali a corredo dell’analisi sono aggiornate al 12 Settembre 2013. L’analisi presentata nel Rapporto è incentrata sulla regione Lazio considerata come unità senza tuttavia trascurare le esperienze a livello provinciale. L’Indagine è curata da un gruppo di lavoro congiunto della CNA Roma e Lazio e del Centro Europa Ricerche (CER). Hanno collaborato alla stesura del Rapporto Sabina Russillo per CNA Roma e Lazio, Stefano Fantacone e Giovanni Pesce per il CER.

Sintesi e conclusioni

Come il 2012, anche il 2013 sarà un anno difficile per il sistema Italia. A dimostrarlo sono sia i dati ufficiali a consuntivo sia le previsioni. Per la flebile ripresa bisognerà aspettare il biennio 2014-2015. Mentre buona parte dell’Europa e dell’Eurozona ha ripreso a crescere, l’Italia resta fanalino di coda ed appare non riuscire a superare definitivamente le proprie paure ed i propri deficit strutturali. Le scelte difficili ma necessarie sembra siano destinate ad essere sempre in qualche modo rimandate a tempi migliori e lontani e la situazione politica creatasi in conseguenza alle elezioni della primavera del 2013 hanno certamente complicato il quadro politico ed istituzionale con tutte le conseguenze negative sul tessuto economico e sociale del Paese.Nella speranza che l’attuale fase di incertezza politica venga superata in modo definitivo e che l’Europa diventi un fattore positivo per la crescita e non restrittivo e penalizzante, le piccole e medie imprese italiane si trovano a dover superare gli ostacoli sempre più

irti della crisi economica con il pericolo dietro l’angolo della disaggregazione sociale.

Nel frattempo il PIL italiano continua a registrare variazioni negative con da ultimo la diminuzione dello 0,3% del II trimestre del 2013 rispetto al I trimestre del 2013. Il 2013 sarà così ancora un anno di debolezza. La ripresa dell’economia italiana, più volte rimandata, arriverà solo nel 2014 per poi proseguire anche al 2015. Tuttavia la crescita dell’economia italiana sarà solo un piccolo barlume di luce nel buio pesto degli ultimi anni che non riuscirà a riportare l’economia italiana sui valori precedenti la crisi del 2009. Continua anche la debolezza della domanda interna come testimonia la brusca caduta dei consumi italiani nel 2012 e, se confermate le previsioni, nel 2013. Inoltre, la ripresa che caratterizzerà il biennio 2014-2015 sarà lenta e flebile tanto da apparire più come un consolidamento della situazione attuale che una vera e propria ripresa dei consumi.

Continuano le difficoltà del tessuto produttivo italiano caratterizzato da una lenta ma inesorabile discesa della produzione, dei nuovi ordinativi (anche se per questi ultimi emergono timidi

segnali di recupero negli ultimi tre mesi) e del fatturato dell’industria. Nonostante una lieve correzione, l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali resta su valori molto elevati con tutti gli effetti negativi sull’industria italiana. Di conseguenza, viaggiano ancora in pieno territorio negativo il risultato lordo di gestione, la quota di profitto ed il tasso di investimento delle imprese.

Le famiglie presentano ancora un quadro caratterizzato da un’estrema debolezza di fondo anche se qualche timido segnale di ripresa si intravede per il reddito nominale delle famiglie che nel I trimestre del 2013 è rimasto sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2012. Mentre negativo resta il quadro per il reddito reale delle famiglie, reddito reale caratterizzato ancora da variazioni tendenziali ampiamente negative anche se di ampiezza ridotta rispetto al passato. In controtendenza la propensione al risparmio delle famiglie che nel I trimestre del 2013 registra una crescita del 9,6% sullo stesso periodo del 2012.

Sul fronte lavoro, continua crescita del tasso di disoccupazione sia considerato nel totale sia con

riferimento alla componente giovanile che hanno raggiunto rispettivamente i valori del 12% e del 39,5% nel mese di Luglio. La debolezza dell’economia si riflette anche sui prezzi al consumo che continua a rallentare la propria crescita con tassi di variazione che negli ultimi mesi risultano appena superiori all’1%.

A livello regionale e provincialeLa regione Lazio non si muove in maniera differente dal resto dell’Italia. Infatti le previsioni per il Valore Aggiunto regionale indicano ancora una flessione del dato regionale nel 2013 e poi una lenta ripresa per il 2014 ed il 2015. La contrazione a livello regionale nel 2013 sarà simile a quella nazionale (-1,8%) mentre nel 2014 la ripresa sarà leggermente superiore al dato nazionale (+1% contro il +0,8%) per poi riallinearsi allo stesso nel corso del 2015 (+1,2%). Ampie differenze emergono tra i diversi settori tra cui si distingue la performance più negativa che contraddistinguerà il settore delle costruzioni per cui si prevede una contrazione del valore aggiunto anche per il 2014 oltre che per il 2013. Tuttavia, il settore a livello regionale evidenzierà una maggiore resistenza sia per il 2013 che per il 2014 rispetto all’Italia ed all’Italia Centrale e di conseguenza il rimbalzo del 2015 sarà meno ampio per la regione.

Dall’Indagine tra le piccole e medie imprese del Lazio emerge come tutti gli indicatori principali evidenziano saldi ampiamente negativi sia per il consuntivo del I semestre del 2013 che per le previsioni per il II semestre del 2013. Tuttavia, rispetto alle passate indagini, le previsioni nella presente Indagine evidenziano, ad esclusone dell’indicatore sul fatturato estero, un netto miglioramento per il futuro anche se i saldi sono ancora negativi. L’indicatore della produzione registra un saldo del -34,4% a consuntivo e del -26,4% per le previsioni mentre l’indicatore degli ordini registra rispettivamente per il consuntivo del I semestre del 2013 e per le previsioni del II semestre del 2013 i valori di -35,4% e di -25,8%. Anche le previsioni per il fatturato totale e per l’utile lordo evidenziano un netto miglioramento rispetto al consuntivo: dal -38,8% al -30,8% per il fatturato totale e da -46,5% al -34,9% per l’utile lordo. L’indicatore sul fatturato estero evidenzia al contrario una sostanziale stabilità con un saldo che si posiziona al -42,7%

per il consuntivo del I semestre del 2013 e al -42,6% per le previsioni per il II semestre del 2013.

Per il consuntivo, tutti i settori registrano saldi per l’indicatore sintetico ampiamente negativi tra cui spiccano quelli del settore dell’elettromeccanica ed elettronica (-100%) e del settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero (-81,7%) mentre i settori del commercio all’ingrosso (-7,2%), dei trasporti e della logistica (-18,9%) e dei servizi (-20%) hanno resistito in misura maggiore. Per le previsioni per il II semestre del 2013, il settore delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento ed il settore del chimico, plastica e gomma registrano gli unici saldi positivi pari nell’ordine al +8% ed al +10%. Restano negativi i saldi per tutti gli altri settori produttivi tra cui si segnalano i settori dell’elettromeccanica ed elettronica (-100%), del ceramico e vetro (-64,3%) e delle produzioni e lavorazioni metalmeccaniche (-57%). Confrontando i dati a consuntivo con i dati per le previsioni, tra il I semestre del 2013 ed il II semestre del 2013 migliorano la propria posizione i settori produttivi del chimico, plastica e gomma (dal -40% al +10%), del commercio al dettaglio (dal -58,9% al -15,6%), delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (dal -28% al +8%) e del tessile, abbigliamento e calzaturiero (dal -81,7% al -47,5%). Al contrario peggiorano in misura più ampia le piccole e medie imprese dei settori del ceramico e vetro (dal -50% al -64,3%), dei servizi (dal -20% al -32,4%) e delle produzioni e lavorazioni metalmeccaniche (dal -49,1% al -57%).

Le imprese artigiane nel I semestre del 2013 evidenziano una performance simile alle imprese non artigiane mentre le previsioni per il II semestre del 2013 evidenziano un saldo meno negativo per le imprese non artigiane rispetto alle imprese artigiane. Come in passato, le piccole e medie imprese del Lazio condotte da un titolare o un amministratore con meno di 40 anni riescono a fare meno peggio delle imprese “over 40”. Diversamente che in passato, non appare con grande chiarezza che le imprese condotte da uno dei due sessi registri performance migliori rispetto alle altre in misura sistematica. Stesso discorso vale anche per la cittadinanza del titolare/amministratore che presenta

risultati diversi a seconda del periodo preso a riferimento. Le ditte individuali e le società in nome collettivo sono quelle che hanno registrato il saldo negativo più ampio per l’indicatore sintetico sia a consuntivo che per le previsioni. Anche se in misura minore rispetto al passato, viene confermata l’esistenza di un certo effetto dimensionale positivo, sia in termini di addetti che in termini di fatturato, grazie al quale le imprese di maggiori dimensioni riescono in generale a contenere i saldi negativi rispetto alle imprese di minori dimensioni. Infine, l’appartenenza ad una rete di imprese non ha portato benefici alle imprese appartenenti alle stesse che al contrario evidenziano performance negative più ampie rispetto al resto delle imprese.

Nonostante le imprese di tutte le cinque province del Lazio registrino saldi ampiamente negativi, come in passato emergono grandi differenze tra le stesse. Le imprese delle province di Frosinone e Rieti evidenziano i saldi negativi più ampi mentre più contenuti e simili tra loro risultano i saldi per le imprese delle altre tre province del Lazio.

Continua il trend negativo che contraddistingue la propensione ad investire da parte delle piccole e medie imprese del Lazio. Infatti, il 19,6% delle piccole e medie imprese che hanno partecipato all’Indagine hanno realizzato investimenti nel corso del I semestre del 2013 e le previsioni indicano una quota del 15,3% di imprese che prevede di effettuare investimenti nel corso del II semestre del 2013. Con riferimento al I semestre del 2013, le imprese della provincia di Latina evidenziano la propensione maggiore ad investire (30,6%) mentre per il II semestre del 2013 sono le imprese della provincia di Rieti a registrare la propensione maggiore (28,6%). Mentre le piccole e medie imprese della provincia di Viterbo evidenziano per entrambi i semestri del 2013 la minore propensione ad investire tra tutte le imprese del Lazio (7,1% e 6,1% rispettivamente per il I semestre e per il II semestre).

Sia per i dati del consuntivo del I semestre del 2013 che per le previsioni per il II semestre del 2013, gli indicatori relativi al numero di addetti, alle ore lavorate ed al lavoro straordinario registrano tutti saldi ampiamente negativi e tra questi è da

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INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE IMPRESE DELLA REGIONE LAZIO

Consuntivo I semestre 2013 e Aspettative II semestre 2013

FOCUS

L’Indagine semestrale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) di Roma e Lazio è finalizzata alla conoscenza ed alla quantificazione dello stato di salute delle piccole e medie imprese che operano nell’intera regione Lazio. L’Indagine si suddivide in diverse sezioni tematiche ed analizza i giudizi espressi dagli imprenditori sia per il consuntivo del semestre appena chiuso che in previsione per il semestre che si è appena aperto. L’Indagine oltre ad avere una parte strutturale costante nel tempo e che analizza i principali indicatori, si arricchisce di volta in volta di un focus incentrato su tematiche attuali che impattano in maniera decisiva sull’universo della piccola e media impresa.

La rilevazione è stata effettuata nei mesi di Giugno e Luglio 2013 e le statistiche ufficiali a corredo dell’analisi sono aggiornate al 12 Settembre 2013. L’analisi presentata nel Rapporto è incentrata sulla regione Lazio considerata come unità senza tuttavia trascurare le esperienze a livello provinciale. L’Indagine è curata da un gruppo di lavoro congiunto della CNA Roma e Lazio e del Centro Europa Ricerche (CER). Hanno collaborato alla stesura del Rapporto Sabina Russillo per CNA Roma e Lazio, Stefano Fantacone e Giovanni Pesce per il CER.

Sintesi e conclusioni

Come il 2012, anche il 2013 sarà un anno difficile per il sistema Italia. A dimostrarlo sono sia i dati ufficiali a consuntivo sia le previsioni. Per la flebile ripresa bisognerà aspettare il biennio 2014-2015. Mentre buona parte dell’Europa e dell’Eurozona ha ripreso a crescere, l’Italia resta fanalino di coda ed appare non riuscire a superare definitivamente le proprie paure ed i propri deficit strutturali. Le scelte difficili ma necessarie sembra siano destinate ad essere sempre in qualche modo rimandate a tempi migliori e lontani e la situazione politica creatasi in conseguenza alle elezioni della primavera del 2013 hanno certamente complicato il quadro politico ed istituzionale con tutte le conseguenze negative sul tessuto economico e sociale del Paese.Nella speranza che l’attuale fase di incertezza politica venga superata in modo definitivo e che l’Europa diventi un fattore positivo per la crescita e non restrittivo e penalizzante, le piccole e medie imprese italiane si trovano a dover superare gli ostacoli sempre più

irti della crisi economica con il pericolo dietro l’angolo della disaggregazione sociale.

Nel frattempo il PIL italiano continua a registrare variazioni negative con da ultimo la diminuzione dello 0,3% del II trimestre del 2013 rispetto al I trimestre del 2013. Il 2013 sarà così ancora un anno di debolezza. La ripresa dell’economia italiana, più volte rimandata, arriverà solo nel 2014 per poi proseguire anche al 2015. Tuttavia la crescita dell’economia italiana sarà solo un piccolo barlume di luce nel buio pesto degli ultimi anni che non riuscirà a riportare l’economia italiana sui valori precedenti la crisi del 2009. Continua anche la debolezza della domanda interna come testimonia la brusca caduta dei consumi italiani nel 2012 e, se confermate le previsioni, nel 2013. Inoltre, la ripresa che caratterizzerà il biennio 2014-2015 sarà lenta e flebile tanto da apparire più come un consolidamento della situazione attuale che una vera e propria ripresa dei consumi.

Continuano le difficoltà del tessuto produttivo italiano caratterizzato da una lenta ma inesorabile discesa della produzione, dei nuovi ordinativi (anche se per questi ultimi emergono timidi

segnali di recupero negli ultimi tre mesi) e del fatturato dell’industria. Nonostante una lieve correzione, l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali resta su valori molto elevati con tutti gli effetti negativi sull’industria italiana. Di conseguenza, viaggiano ancora in pieno territorio negativo il risultato lordo di gestione, la quota di profitto ed il tasso di investimento delle imprese.

Le famiglie presentano ancora un quadro caratterizzato da un’estrema debolezza di fondo anche se qualche timido segnale di ripresa si intravede per il reddito nominale delle famiglie che nel I trimestre del 2013 è rimasto sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2012. Mentre negativo resta il quadro per il reddito reale delle famiglie, reddito reale caratterizzato ancora da variazioni tendenziali ampiamente negative anche se di ampiezza ridotta rispetto al passato. In controtendenza la propensione al risparmio delle famiglie che nel I trimestre del 2013 registra una crescita del 9,6% sullo stesso periodo del 2012.

Sul fronte lavoro, continua crescita del tasso di disoccupazione sia considerato nel totale sia con

riferimento alla componente giovanile che hanno raggiunto rispettivamente i valori del 12% e del 39,5% nel mese di Luglio. La debolezza dell’economia si riflette anche sui prezzi al consumo che continua a rallentare la propria crescita con tassi di variazione che negli ultimi mesi risultano appena superiori all’1%.

A livello regionale e provincialeLa regione Lazio non si muove in maniera differente dal resto dell’Italia. Infatti le previsioni per il Valore Aggiunto regionale indicano ancora una flessione del dato regionale nel 2013 e poi una lenta ripresa per il 2014 ed il 2015. La contrazione a livello regionale nel 2013 sarà simile a quella nazionale (-1,8%) mentre nel 2014 la ripresa sarà leggermente superiore al dato nazionale (+1% contro il +0,8%) per poi riallinearsi allo stesso nel corso del 2015 (+1,2%). Ampie differenze emergono tra i diversi settori tra cui si distingue la performance più negativa che contraddistinguerà il settore delle costruzioni per cui si prevede una contrazione del valore aggiunto anche per il 2014 oltre che per il 2013. Tuttavia, il settore a livello regionale evidenzierà una maggiore resistenza sia per il 2013 che per il 2014 rispetto all’Italia ed all’Italia Centrale e di conseguenza il rimbalzo del 2015 sarà meno ampio per la regione.

Dall’Indagine tra le piccole e medie imprese del Lazio emerge come tutti gli indicatori principali evidenziano saldi ampiamente negativi sia per il consuntivo del I semestre del 2013 che per le previsioni per il II semestre del 2013. Tuttavia, rispetto alle passate indagini, le previsioni nella presente Indagine evidenziano, ad esclusone dell’indicatore sul fatturato estero, un netto miglioramento per il futuro anche se i saldi sono ancora negativi. L’indicatore della produzione registra un saldo del -34,4% a consuntivo e del -26,4% per le previsioni mentre l’indicatore degli ordini registra rispettivamente per il consuntivo del I semestre del 2013 e per le previsioni del II semestre del 2013 i valori di -35,4% e di -25,8%. Anche le previsioni per il fatturato totale e per l’utile lordo evidenziano un netto miglioramento rispetto al consuntivo: dal -38,8% al -30,8% per il fatturato totale e da -46,5% al -34,9% per l’utile lordo. L’indicatore sul fatturato estero evidenzia al contrario una sostanziale stabilità con un saldo che si posiziona al -42,7%

per il consuntivo del I semestre del 2013 e al -42,6% per le previsioni per il II semestre del 2013.

Per il consuntivo, tutti i settori registrano saldi per l’indicatore sintetico ampiamente negativi tra cui spiccano quelli del settore dell’elettromeccanica ed elettronica (-100%) e del settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero (-81,7%) mentre i settori del commercio all’ingrosso (-7,2%), dei trasporti e della logistica (-18,9%) e dei servizi (-20%) hanno resistito in misura maggiore. Per le previsioni per il II semestre del 2013, il settore delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento ed il settore del chimico, plastica e gomma registrano gli unici saldi positivi pari nell’ordine al +8% ed al +10%. Restano negativi i saldi per tutti gli altri settori produttivi tra cui si segnalano i settori dell’elettromeccanica ed elettronica (-100%), del ceramico e vetro (-64,3%) e delle produzioni e lavorazioni metalmeccaniche (-57%). Confrontando i dati a consuntivo con i dati per le previsioni, tra il I semestre del 2013 ed il II semestre del 2013 migliorano la propria posizione i settori produttivi del chimico, plastica e gomma (dal -40% al +10%), del commercio al dettaglio (dal -58,9% al -15,6%), delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (dal -28% al +8%) e del tessile, abbigliamento e calzaturiero (dal -81,7% al -47,5%). Al contrario peggiorano in misura più ampia le piccole e medie imprese dei settori del ceramico e vetro (dal -50% al -64,3%), dei servizi (dal -20% al -32,4%) e delle produzioni e lavorazioni metalmeccaniche (dal -49,1% al -57%).

Le imprese artigiane nel I semestre del 2013 evidenziano una performance simile alle imprese non artigiane mentre le previsioni per il II semestre del 2013 evidenziano un saldo meno negativo per le imprese non artigiane rispetto alle imprese artigiane. Come in passato, le piccole e medie imprese del Lazio condotte da un titolare o un amministratore con meno di 40 anni riescono a fare meno peggio delle imprese “over 40”. Diversamente che in passato, non appare con grande chiarezza che le imprese condotte da uno dei due sessi registri performance migliori rispetto alle altre in misura sistematica. Stesso discorso vale anche per la cittadinanza del titolare/amministratore che presenta

risultati diversi a seconda del periodo preso a riferimento. Le ditte individuali e le società in nome collettivo sono quelle che hanno registrato il saldo negativo più ampio per l’indicatore sintetico sia a consuntivo che per le previsioni. Anche se in misura minore rispetto al passato, viene confermata l’esistenza di un certo effetto dimensionale positivo, sia in termini di addetti che in termini di fatturato, grazie al quale le imprese di maggiori dimensioni riescono in generale a contenere i saldi negativi rispetto alle imprese di minori dimensioni. Infine, l’appartenenza ad una rete di imprese non ha portato benefici alle imprese appartenenti alle stesse che al contrario evidenziano performance negative più ampie rispetto al resto delle imprese.

Nonostante le imprese di tutte le cinque province del Lazio registrino saldi ampiamente negativi, come in passato emergono grandi differenze tra le stesse. Le imprese delle province di Frosinone e Rieti evidenziano i saldi negativi più ampi mentre più contenuti e simili tra loro risultano i saldi per le imprese delle altre tre province del Lazio.

Continua il trend negativo che contraddistingue la propensione ad investire da parte delle piccole e medie imprese del Lazio. Infatti, il 19,6% delle piccole e medie imprese che hanno partecipato all’Indagine hanno realizzato investimenti nel corso del I semestre del 2013 e le previsioni indicano una quota del 15,3% di imprese che prevede di effettuare investimenti nel corso del II semestre del 2013. Con riferimento al I semestre del 2013, le imprese della provincia di Latina evidenziano la propensione maggiore ad investire (30,6%) mentre per il II semestre del 2013 sono le imprese della provincia di Rieti a registrare la propensione maggiore (28,6%). Mentre le piccole e medie imprese della provincia di Viterbo evidenziano per entrambi i semestri del 2013 la minore propensione ad investire tra tutte le imprese del Lazio (7,1% e 6,1% rispettivamente per il I semestre e per il II semestre).

Sia per i dati del consuntivo del I semestre del 2013 che per le previsioni per il II semestre del 2013, gli indicatori relativi al numero di addetti, alle ore lavorate ed al lavoro straordinario registrano tutti saldi ampiamente negativi e tra questi è da

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segnalare come il saldo per il numero degli addetti evidenzia un peggioramento nelle previsioni rispetto al consuntivo della prima parte del 2013 al contrario per gli altri due indicatori si registra un modesto miglioramento. Ancora una volta le imprese delle province di Frosinone e di Rieti evidenziano i saldi negativi più ampi tra tutte le province del Lazio. Le difficoltà sul fronte del lavoro sono anche confermate dall’aumento delle imprese che nel II semestre del 2013 (12,1%) ricorrerà agli ammortizzatori rispetto al I semestre del 2013 (7,5%).

La disponibilità di credito bancario per le piccole e medie imprese del Lazio evidenzia una lenta e continua erosione semestre dopo semestre. Infatti, nel I semestre del 2013 il 47,3% delle imprese ha avuto accesso al credito bancario contro una percentuale del 49,6% relativa al II semestre del 2013. Pari al 56,8% ed al 54% era la quota di imprese che rispettivamente nel II semestre del 2011 e nel I semestre del 2012 aveva accesso al credito bancario. Il saldo inoltre risulta negativo sia con riferimento alla componente di breve termine del credito bancario sia alla componente di medio e lungo termine per le quali si registra rispettivamente un saldo negativo del -9% e del -9,3%. Diverso il comportamento tra le imprese delle cinque province del Lazio tra cui quelle della provincia di Frosinone evidenziano la percentuale più elevata di imprese con accesso al credito bancario nel I semestre del 2013 (il 58,8%) mentre quelle della provincia di Latina la percentuale minore (pari al 38,7%). Sempre nel campo del credito, continua il peggioramento delle condizioni di accesso al credito bancario con in primis, in termini di saldo più ampio, le garanzie richieste (+42,1%) e poi a seguire i tassi di interesse praticati (+27,2%) ed i tempi di concessione (+20,7%). Aumentano rispetto al passato anche le riduzioni, le richieste di rientro e/o una revoca del credito bancario a disposizione che nel I semestre del 2013 ha interessato il 29,3% delle imprese del Lazio ma con differenze a livello provinciale.

La burocrazia e la tassazione sulle imprese ovviamente sono due fattori che influenzano in misura importante, e per lo più in maniera negativa, le performance delle piccole e medie imprese del Lazio. È importante

sottolineare come il 17,5% delle imprese del Lazio dedichi in media oltre il 25% del proprio lavoro totale al soddisfacimento degli adempimenti burocratici, adempimenti burocratici che in termini di fatturato in media assorbono oltre il 25% del totale per il 16,2% delle piccole e medie imprese del Lazio. Ne consegue che per il 25% delle imprese che hanno partecipato all’Indagine, la burocrazia costituisca un importante ostacolo e fonte di ritardo per l’attività della propria impresa. Per quanto concerne la tassazione, sono soprattutto le tasse/imposte sul reddito ed i contributi sul lavoro ad influire negativamente in misura maggiore sulla crescita delle imprese, crescita delle imprese che riceverebbe nuova linfa vitale da una riduzione del prelievo fiscale totale sulle imprese fermo il punto che le tasse bisogna pagarle e bisogna pagarle tutti.

Da ultimo è da sottolineare come un lieve segnale positivo emerge dal fatto che la percentuale di imprese che indicano che il peggio della crisi deve ancora arrivare diminuisce nel corso del tempo fino a raggiungere il 43,6% nel I semestre del 2013 ed al contempo aumenta la quota di imprese (il 7,3%) che vede alle spalle la parte peggiore della crisi.

Burocrazia, Tassazione e Crisi

L’Indagine si chiude con il focus “Burocrazia, Tassazione e Crisi” che ha come obiettivo quello di analizzare alcuni aspetti particolarmente critici nello scenario attuale e che collegano le piccole e medie imprese del Lazio con la burocrazia, la tassazione e la fase attuale della crisi economica che continua a caratterizzare la vita del Paese.

Entrando più nel dettaglio alle piccole e medie imprese del Lazio sono state poste alcune semplici domande per poter investigare quali sono gli effetti che gli adempimenti burocratici producono sul lavoro in azienda e più in generale quanta parte del fatturato aziendale assorbono e quanto sia la burocrazia un ostacolo e/o ritardo all’attività dell’impresa. Per quanto riguarda il tema della tassazione si è voluto investigare il sentiment degli imprenditori sulle principali tasse/imposte a cui sono soggetti e quali tra queste incidono negativamente in misura maggiore sulla crescita dell’impresa od in altri

termini quali tra queste secondo loro se ridotte od eliminate potrebbero far ripartire la crescita. Come ormai consuetudine, si è infine chiesto un parere circa l’eventuale chiusura delle imprese appartenenti al proprio settore nel corso del 2013 oltre che cercare di posizionare all’interno della crisi economica l’attuale fase che attraversa tutto il sistema produttivo italiano ed in particolar modo le piccole e medie imprese.

Iniziamo la nostra analisi dagli effetti che la burocrazia italiana, sempre additata come grande ostacolo per il tessuto imprenditoriale italiano (e più in generale per l’intera cittadinanza), produce sulle piccole e medie imprese del Lazio.

Il soddisfacimento degli adempimenti burocratici richiesti alle imprese assorbe in media una quota di lavoro che dipende dalle diverse caratteristiche di ciascuna impresa come ad esempio il settore nel quale operano. Certamente un’impresa agroalimentare sarà soggetta ad adempimenti burocratici differenti da quelli richiesti ad un’impresa che opera nel settore del commercio al dettaglio. Da ciò deriva che le imprese intervistate si distribuiscano in misura più o meno equivalente tra tutte le diverse classi di quote di lavoro. Così ad esempio per il 14,2% delle imprese il soddisfacimento degli adempimenti burocratici assorbe in media meno del 5% del lavoro totale mentre per il 16,3% assorbe una quota compresa tra il 10% ed il 15% e per il 15% delle imprese tra il 20% ed il 25% del lavoro totale. È comunque importante sottolineare come per il 17,5% delle piccole e medie imprese del Lazio (a cui si aggiunge il già citato 15% di imprese che si posizionano tra il 20% ed il 25%) il soddisfacimento degli adempimenti burocratici porti a dedicare agli stessi una quota che in media supera il 25% del lavoro totale in azienda evidenziando come la burocrazia per una buona parte delle imprese costituisca un fattore importante e che richiede elevate risorse nel complesso delle attività aziendali.

Il quadro si presenta sostanzialmente identico se si valutano le risorse necessarie a soddisfare gli adempimenti burocratici da parte delle imprese in termini di fatturato. Nel dettaglio, per il 14,5% delle piccole e medie imprese del Lazio gli adempimenti burocratici assorbono

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La disponibilità di credito bancario per le piccole e medie imprese del Lazio evidenzia una lenta e continua erosione semestre dopo semestre. Infatti, nel I semestre del 2013 il 47,3% delle imprese ha avuto accesso al credito bancario contro una percentuale del 49,6% relativa al II semestre del 2013. Pari al 56,8% ed al 54% era la quota di imprese che rispettivamente nel II semestre del 2011 e nel I semestre del 2012 aveva accesso al credito bancario. Il saldo inoltre risulta negativo sia con riferimento alla componente di breve termine del credito bancario sia alla componente di medio e lungo termine per le quali si registra rispettivamente un saldo negativo del -9% e del -9,3%. Diverso il comportamento tra le imprese delle cinque province del Lazio tra cui quelle della provincia di Frosinone evidenziano la percentuale più elevata di imprese con accesso al credito bancario nel I semestre del 2013 (il 58,8%) mentre quelle della provincia di Latina la percentuale minore (pari al 38,7%). Sempre nel campo del credito, continua il peggioramento delle condizioni di accesso al credito bancario con in primis, in termini di saldo più ampio, le garanzie richieste (+42,1%) e poi a seguire i tassi di interesse praticati (+27,2%) ed i tempi di concessione (+20,7%). Aumentano rispetto al passato anche le riduzioni, le richieste di rientro e/o una revoca del credito bancario a disposizione che nel I semestre del 2013 ha interessato il 29,3% delle imprese del Lazio ma con differenze a livello provinciale.

La burocrazia e la tassazione sulle imprese ovviamente sono due fattori che influenzano in misura importante, e per lo più in maniera negativa, le performance delle piccole e medie imprese del Lazio. È importante

sottolineare come il 17,5% delle imprese del Lazio dedichi in media oltre il 25% del proprio lavoro totale al soddisfacimento degli adempimenti burocratici, adempimenti burocratici che in termini di fatturato in media assorbono oltre il 25% del totale per il 16,2% delle piccole e medie imprese del Lazio. Ne consegue che per il 25% delle imprese che hanno partecipato all’Indagine, la burocrazia costituisca un importante ostacolo e fonte di ritardo per l’attività della propria impresa. Per quanto concerne la tassazione, sono soprattutto le tasse/imposte sul reddito ed i contributi sul lavoro ad influire negativamente in misura maggiore sulla crescita delle imprese, crescita delle imprese che riceverebbe nuova linfa vitale da una riduzione del prelievo fiscale totale sulle imprese fermo il punto che le tasse bisogna pagarle e bisogna pagarle tutti.

Da ultimo è da sottolineare come un lieve segnale positivo emerge dal fatto che la percentuale di imprese che indicano che il peggio della crisi deve ancora arrivare diminuisce nel corso del tempo fino a raggiungere il 43,6% nel I semestre del 2013 ed al contempo aumenta la quota di imprese (il 7,3%) che vede alle spalle la parte peggiore della crisi.

Burocrazia, Tassazione e Crisi

L’Indagine si chiude con il focus “Burocrazia, Tassazione e Crisi” che ha come obiettivo quello di analizzare alcuni aspetti particolarmente critici nello scenario attuale e che collegano le piccole e medie imprese del Lazio con la burocrazia, la tassazione e la fase attuale della crisi economica che continua a caratterizzare la vita del Paese.

Entrando più nel dettaglio alle piccole e medie imprese del Lazio sono state poste alcune semplici domande per poter investigare quali sono gli effetti che gli adempimenti burocratici producono sul lavoro in azienda e più in generale quanta parte del fatturato aziendale assorbono e quanto sia la burocrazia un ostacolo e/o ritardo all’attività dell’impresa. Per quanto riguarda il tema della tassazione si è voluto investigare il sentiment degli imprenditori sulle principali tasse/imposte a cui sono soggetti e quali tra queste incidono negativamente in misura maggiore sulla crescita dell’impresa od in altri

termini quali tra queste secondo loro se ridotte od eliminate potrebbero far ripartire la crescita. Come ormai consuetudine, si è infine chiesto un parere circa l’eventuale chiusura delle imprese appartenenti al proprio settore nel corso del 2013 oltre che cercare di posizionare all’interno della crisi economica l’attuale fase che attraversa tutto il sistema produttivo italiano ed in particolar modo le piccole e medie imprese.

Iniziamo la nostra analisi dagli effetti che la burocrazia italiana, sempre additata come grande ostacolo per il tessuto imprenditoriale italiano (e più in generale per l’intera cittadinanza), produce sulle piccole e medie imprese del Lazio.

Il soddisfacimento degli adempimenti burocratici richiesti alle imprese assorbe in media una quota di lavoro che dipende dalle diverse caratteristiche di ciascuna impresa come ad esempio il settore nel quale operano. Certamente un’impresa agroalimentare sarà soggetta ad adempimenti burocratici differenti da quelli richiesti ad un’impresa che opera nel settore del commercio al dettaglio. Da ciò deriva che le imprese intervistate si distribuiscano in misura più o meno equivalente tra tutte le diverse classi di quote di lavoro. Così ad esempio per il 14,2% delle imprese il soddisfacimento degli adempimenti burocratici assorbe in media meno del 5% del lavoro totale mentre per il 16,3% assorbe una quota compresa tra il 10% ed il 15% e per il 15% delle imprese tra il 20% ed il 25% del lavoro totale. È comunque importante sottolineare come per il 17,5% delle piccole e medie imprese del Lazio (a cui si aggiunge il già citato 15% di imprese che si posizionano tra il 20% ed il 25%) il soddisfacimento degli adempimenti burocratici porti a dedicare agli stessi una quota che in media supera il 25% del lavoro totale in azienda evidenziando come la burocrazia per una buona parte delle imprese costituisca un fattore importante e che richiede elevate risorse nel complesso delle attività aziendali.

Il quadro si presenta sostanzialmente identico se si valutano le risorse necessarie a soddisfare gli adempimenti burocratici da parte delle imprese in termini di fatturato. Nel dettaglio, per il 14,5% delle piccole e medie imprese del Lazio gli adempimenti burocratici assorbono

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Artigianato & PMI Oggi 12 Artigianato & PMI Oggi 13

Giovanni Re Community Manager at Roland DG Mid Europe

“Il contesto economico e produttivo è ancora lontano dal trovare risposte durature ad una crisi il cui superamento tende a spostarsi sempre più avanti. Questa situazione rischia di consolidare un pericoloso senso di impotenza, dentro e fuori di noi. Per tale motivo, noi pensiamo che vada contrastata non solo la crisi, ma anche quell’atteggiamento che possiamo chiamare “declinismo”, che dà per scontato che esistano solo interventi finalizzati a limitare i danni, perché il destino resta segnato. (...)Alla base di questo fenomeno, a mio parere, troviamo due aspetti, entrambi da contrastare con forza.Il primo è il pessimismo, che sfocia in un diffuso senso di sfiducia, nella convinzione di non poter incidere sul cambiamento. (...)Un recente editoriale del New York Times dal titolo “L’Italia, il paese che spezza il cuore”, rileva come alla base della nostra difficoltà nel reagire ci siano non soltanto i dati economici, ma soprattutto la diffusione del pessimismo, generato dal senso di impotenza. Sorprende che sui media internazionali gli Italiani siano dipinti come un popolo senza più speranze, campione del lamento e del pessimismo.L’altro aspetto che genera declinismo è la rassegnazione nel credere nell’impossibilità di modificare il nostro destino.Il declinismo è divenuto, per troppi italiani, ma anche per molti europei, una sorta di “cuccia calda”, nella quale rifugiarsi in questo momento di incertezza e di confusione. Ci rannicchiamo sperando che qualcuno al posto nostro arrivi a risolverci il problema. In questo modo ci creiamo comodi alibi e pratichiamo uno sport diffuso: la fuga dalle valutazioni, dalle verifiche e dalle responsabilità. Responsabilità individuali e collettive, che riguardano in primo luogo chi ha poteri decisionali.Qualcuno ha scritto: “Siamo preda di un deficit di motivazioni che alla fine ci fa preferire il declino piuttosto che metterci in discussione”. Noi non stiamo in questo gruppo. Noi vogliamo contrastare il declinismo. Noi sappiamo bene dove stanno i problemi e cosa va fatto. (…)Oggi, la dimensione europea e mondiale dell’economia caratterizza l’azione quotidiana di tutte le imprese e delle famiglie. La prospettiva degli scambi internazionali ha perso il suo carattere di occasionalità ed è diventata un elemento di approccio “ordinario” anche fra le nostre imprese.Oggi il primato dell’internazionalizzazione non è più legato unicamente alle grandi o grandissime imprese.La diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, insieme ad altri fattori economici, politici e culturali, ha rilanciato un numero

Roma 6 ottobre conferenza internazionale

“Contrastare il declinismo dell'Europa: una nuova visione per le imprese italiane”Sintesi del discorso pronunciato nell’occasione da Ivan Malavasi,Presidente nazionale della CNA

una quota del fatturato inferiore al 5% mentre per il 16,2% la burocrazia necessita di oltre il 25% del fatturato totale dell’azienda.

Su una scala da 1 a 10 dove l’1 indica che la burocrazia non è un ostacolo/ritardo per l’attività dell’impresa ed il 10 indica al contrario che la stessa costituisce un ostacolo/ritardo importante, gran parte degli imprenditori sono abbastanza concordi nel ritenere che la burocrazia sia un ostacolo ed una fonte di ritardo importante come dimostra il fatto che un’impresa su quattro (il 25%) ha giudicato in tal modo la burocrazia. Inoltre, per l’8,5% ed il 15,8% delle imprese la burocrazia si avvicina molto (l’opzione “9” e quella “8”) ad essere un ostacolo ed a causare un ritardo importante nell’attività dell’impresa. Appena il 10% delle imprese non vede un ostacolo ed una fonte di ritardo nella burocrazia per l’attività della propria impresa (opzioni “1”, “2” e “3”) sottolineando come ben poche imprese non risentano del peso imposto loro dalla burocrazia. La restante parte delle imprese tende a distribuirsi uniformenete tra gli altri gradi di ostacolo/ritardo con percentuali che pian piano crescono spostandosi verso i gradi maggiori di ostacolo/ritardo.

Passiamo adesso all’analisi dei giudizi espressi dagli imprenditori in merito alla tassazione ed alle diverse imposte a cui sono soggetti. Diversamente da quanto è emerso per la burocrazia, il quadro che emerge per l’aspetto in questione è molto chiaro. Poco meno di un’impresa su due (per la precisione il 47,5%) indica nella tassazione sul reddito di impresa (IRPEF, IRES ed IRAP) un fardello che incide negativamente in misura considerevole sulla crescita dell’impresa stessa. Un terzo circa delle imprese (il 31,5%) individua nei contributi sul lavoro un importante freno alla crescita della propria impresa mentre sia la tassazione locale (TARSU ed addizionali) che la tassazione sugli immobili strumentali d’impresa ovvero la tanto discussa IMU a giudizio delle piccole e medie imprese del Lazio ha un peso negativo

decisamente meno rilevante sulla crescita dell’impresa.Come anticipato, alle imprese è stato chiesto di individuare una tassa od imposta che se ridotta o eliminata porterebbe un significativo contributo positivo alla ripresa della crescita economica. Dalle indicazioni fornite dai piccoli e medi imprenditori del Lazio più che una singola tassa od imposta emerge la necessità di una diminuzione della pressione fiscale sotto le diverse forme. Infatti, se una buona parte delle imprese che hanno partecipato all’Indagine indica un taglio alle tasse sul reddito d’impresa od ai contributi sul lavoro per far ripartire la crescita, un’altra buona parte concorda sulla necessità di diminuire l’IVA ed in generale fissare un tetto massimo di prelievo fiscale che non superi un livello posto tra il 30% ed il 40% del reddito prodotto con la consapeolezza che tutti debbano pagare le tasse e che lo Stato debba agire per raggiungere tal fine.

Il 43,6% degli imprenditori ritiene che il peggio della crisi deve ancora arrivare mentre per circa un terzo (il 33,4%) la fase attuale rappresenta l’apice della crisi. Di parere completamente opposto rispetto al primo gruppo di imprese è appena il 7,3% degli imprenditori a capo delle piccole e medie imprese del Lazio per cui il peggio della crisi è ormai alle spalle. Completano il quadro il 12,2% delle imprese che dichiara di non sapere individuare con precisione in che fase della crisi siamo ed infine il 3,4% che non indica alcuna delle opzioni disponibili.

Qualche speranza sul futuro deriva dal fatto che nel corso degli ultimi due anni la percentuale di piccole e medie imprese del Lazio che si aspettavano che la fase più acuta della crisi doveva ancora giungere è diminuita costantemente passando dal 68,2% dell’Indagine (del consuntivo) del II semestre del 2011 e (delle previsioni) del I semestre del 2012 al 57,8% dell’Indagine (del consuntivo) del I semestre 2012 e (delle previsioni) del II semestre del 2012 fino al 44,6% dell’Indagine (del consuntivo) del II semestre del 2012 e (delle previsioni) del I semestre del 2013 prima del sopracitato 43,6% di imprese relativo alla presente Indagine. Allo stesso tempo aumenta, seppur in lieve misura, la percentuale di imprese che più fiduciose nel futuro vedono ormai alle spalle la fase peggiore dell’attuale crisi economica: dal 2,3% al 3% prima, poi al 6,6% e da ultimo fino al 7,3%.

Il peggio della crisi deve ancora arrivare soprattutto per le piccole e medie imprese della provincia di Rieti per cui il 57,1% delle imprese che hanno partecipato all’Indagine indicano tale evento. Leggermente più pessimiste rispetto alla media del totale delle imprese del Lazio risultano anche le imprese delle province di Roma (47,7%) e di Frosinone (44,1%) mentre una percentuale minore di imprese che ritengono che il peggio deve ancora arrivare si registra per le province di Latina (40,3%) e soprattutto Viterbo (31,6%). Per quest’ultima provincia la maggioranza relativa (il 43,9%) delle imprese indica come l’attuale fase rappresenti l’apice della crisi, fase ritenuta tale dal 33,9% delle imprese della provincia di Latina, dal 30,9% delle imprese della provincia di Roma, dal 29,4% delle provincia di Frosinone e dal 28,6% delle imprese della provincia di Rieti. Infine è da sottolineare come il più folto numero (anche se del tutto minoritario) di imprese ottimiste, che ritengono cioè, che il peggio della crisi è già passato si registra per le imprese delle province di Frosinone (14,7%) e di Latina (12,1%). Numerosità che diminuisce per le province di Roma (6,3%) e di Viterbo (3,1%) e si annulla per la provincia di Rieti.

Continua ad essere elevata la probabilità di chiusure aziendali nel corso del 2013 come conseguenza della crisi economica che imperversa ancora nel nostro Paese. Infatti, rispetto alla precedente Indagine, la distribuzione delle risposte delle piccole e medie imprese resta sostanzialmente immutata anche se diminuiscono le percentuali delle opzioni più negative che prevedono un vero e proprio tracollo del sistema produttivo italiano (e/o della propria realtà aziendale).

Così nel dettaglio, le frequenze maggiori si registrano ancora per l’opzione che indica che tre imprese su dieci chiuderanno nel corso del 2013 (per il 21,4%) e l’opzione che indica come cinque imprese su dieci saranno costrette a chiudere per sempre i battenti (per il 18,6%). Diminuiscono, come già detto, le imprese che prevedono una chiusura generalizzata (dieci imprese su dieci) rappresentando le stesse il 4,1% del totale delle piccole e medie imprese che hanno partecipato alla presente Indagine.

Assai differente risulta il quadro per ciascuna provincia. Meno pessimistiche appaiono le piccole e medie imprese delle province di Frosinone, Rieti1, Roma e Viterbo per cui la percentuale massima di risposte si registra per l’opzione che indica come nel corso del 2013 falliranno tre imprese su dieci. Al contrario per la provincia di Latina, la percentuale maggiore si registra per l’opzione che indica che le imprese che falliranno nel 2013 saranno cinque ogni dieci. Inoltre, quest’ultima provincia come pure la provincia di Roma presenta un buon numero di imprese che si posizionano sulla parte destra della distribuzione evidenziando, rispetto alle altre province, previsione più pessimistiche circa la sopravvivenza delle piccole e medie imprese a livello provinciale. Al contrario la provincia di Viterbo (ed in parte quella di Frosinone) evidenziano una distribuzione delle risposte che presenta frequenze maggiori sul lato sinistro della stessa evidenziando maggiore ottimismo circa la tenuta del sistema delle piccole e medie imprese a livello provinciale.

INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE IMPRESE DELLA REGIONE LAZIO

Consuntivo I semestre 2013 e Aspettative II semestre 2013

FOCUS

Ivan Malavasi Presidente CNA

Page 13: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Artigianato & PMI Oggi 12 Artigianato & PMI Oggi 13

Giovanni Re Community Manager at Roland DG Mid Europe

“Il contesto economico e produttivo è ancora lontano dal trovare risposte durature ad una crisi il cui superamento tende a spostarsi sempre più avanti. Questa situazione rischia di consolidare un pericoloso senso di impotenza, dentro e fuori di noi. Per tale motivo, noi pensiamo che vada contrastata non solo la crisi, ma anche quell’atteggiamento che possiamo chiamare “declinismo”, che dà per scontato che esistano solo interventi finalizzati a limitare i danni, perché il destino resta segnato. (...)Alla base di questo fenomeno, a mio parere, troviamo due aspetti, entrambi da contrastare con forza.Il primo è il pessimismo, che sfocia in un diffuso senso di sfiducia, nella convinzione di non poter incidere sul cambiamento. (...)Un recente editoriale del New York Times dal titolo “L’Italia, il paese che spezza il cuore”, rileva come alla base della nostra difficoltà nel reagire ci siano non soltanto i dati economici, ma soprattutto la diffusione del pessimismo, generato dal senso di impotenza. Sorprende che sui media internazionali gli Italiani siano dipinti come un popolo senza più speranze, campione del lamento e del pessimismo.L’altro aspetto che genera declinismo è la rassegnazione nel credere nell’impossibilità di modificare il nostro destino.Il declinismo è divenuto, per troppi italiani, ma anche per molti europei, una sorta di “cuccia calda”, nella quale rifugiarsi in questo momento di incertezza e di confusione. Ci rannicchiamo sperando che qualcuno al posto nostro arrivi a risolverci il problema. In questo modo ci creiamo comodi alibi e pratichiamo uno sport diffuso: la fuga dalle valutazioni, dalle verifiche e dalle responsabilità. Responsabilità individuali e collettive, che riguardano in primo luogo chi ha poteri decisionali.Qualcuno ha scritto: “Siamo preda di un deficit di motivazioni che alla fine ci fa preferire il declino piuttosto che metterci in discussione”. Noi non stiamo in questo gruppo. Noi vogliamo contrastare il declinismo. Noi sappiamo bene dove stanno i problemi e cosa va fatto. (…)Oggi, la dimensione europea e mondiale dell’economia caratterizza l’azione quotidiana di tutte le imprese e delle famiglie. La prospettiva degli scambi internazionali ha perso il suo carattere di occasionalità ed è diventata un elemento di approccio “ordinario” anche fra le nostre imprese.Oggi il primato dell’internazionalizzazione non è più legato unicamente alle grandi o grandissime imprese.La diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, insieme ad altri fattori economici, politici e culturali, ha rilanciato un numero

Roma 6 ottobre conferenza internazionale

“Contrastare il declinismo dell'Europa: una nuova visione per le imprese italiane”Sintesi del discorso pronunciato nell’occasione da Ivan Malavasi,Presidente nazionale della CNA

una quota del fatturato inferiore al 5% mentre per il 16,2% la burocrazia necessita di oltre il 25% del fatturato totale dell’azienda.

Su una scala da 1 a 10 dove l’1 indica che la burocrazia non è un ostacolo/ritardo per l’attività dell’impresa ed il 10 indica al contrario che la stessa costituisce un ostacolo/ritardo importante, gran parte degli imprenditori sono abbastanza concordi nel ritenere che la burocrazia sia un ostacolo ed una fonte di ritardo importante come dimostra il fatto che un’impresa su quattro (il 25%) ha giudicato in tal modo la burocrazia. Inoltre, per l’8,5% ed il 15,8% delle imprese la burocrazia si avvicina molto (l’opzione “9” e quella “8”) ad essere un ostacolo ed a causare un ritardo importante nell’attività dell’impresa. Appena il 10% delle imprese non vede un ostacolo ed una fonte di ritardo nella burocrazia per l’attività della propria impresa (opzioni “1”, “2” e “3”) sottolineando come ben poche imprese non risentano del peso imposto loro dalla burocrazia. La restante parte delle imprese tende a distribuirsi uniformenete tra gli altri gradi di ostacolo/ritardo con percentuali che pian piano crescono spostandosi verso i gradi maggiori di ostacolo/ritardo.

Passiamo adesso all’analisi dei giudizi espressi dagli imprenditori in merito alla tassazione ed alle diverse imposte a cui sono soggetti. Diversamente da quanto è emerso per la burocrazia, il quadro che emerge per l’aspetto in questione è molto chiaro. Poco meno di un’impresa su due (per la precisione il 47,5%) indica nella tassazione sul reddito di impresa (IRPEF, IRES ed IRAP) un fardello che incide negativamente in misura considerevole sulla crescita dell’impresa stessa. Un terzo circa delle imprese (il 31,5%) individua nei contributi sul lavoro un importante freno alla crescita della propria impresa mentre sia la tassazione locale (TARSU ed addizionali) che la tassazione sugli immobili strumentali d’impresa ovvero la tanto discussa IMU a giudizio delle piccole e medie imprese del Lazio ha un peso negativo

decisamente meno rilevante sulla crescita dell’impresa.Come anticipato, alle imprese è stato chiesto di individuare una tassa od imposta che se ridotta o eliminata porterebbe un significativo contributo positivo alla ripresa della crescita economica. Dalle indicazioni fornite dai piccoli e medi imprenditori del Lazio più che una singola tassa od imposta emerge la necessità di una diminuzione della pressione fiscale sotto le diverse forme. Infatti, se una buona parte delle imprese che hanno partecipato all’Indagine indica un taglio alle tasse sul reddito d’impresa od ai contributi sul lavoro per far ripartire la crescita, un’altra buona parte concorda sulla necessità di diminuire l’IVA ed in generale fissare un tetto massimo di prelievo fiscale che non superi un livello posto tra il 30% ed il 40% del reddito prodotto con la consapeolezza che tutti debbano pagare le tasse e che lo Stato debba agire per raggiungere tal fine.

Il 43,6% degli imprenditori ritiene che il peggio della crisi deve ancora arrivare mentre per circa un terzo (il 33,4%) la fase attuale rappresenta l’apice della crisi. Di parere completamente opposto rispetto al primo gruppo di imprese è appena il 7,3% degli imprenditori a capo delle piccole e medie imprese del Lazio per cui il peggio della crisi è ormai alle spalle. Completano il quadro il 12,2% delle imprese che dichiara di non sapere individuare con precisione in che fase della crisi siamo ed infine il 3,4% che non indica alcuna delle opzioni disponibili.

Qualche speranza sul futuro deriva dal fatto che nel corso degli ultimi due anni la percentuale di piccole e medie imprese del Lazio che si aspettavano che la fase più acuta della crisi doveva ancora giungere è diminuita costantemente passando dal 68,2% dell’Indagine (del consuntivo) del II semestre del 2011 e (delle previsioni) del I semestre del 2012 al 57,8% dell’Indagine (del consuntivo) del I semestre 2012 e (delle previsioni) del II semestre del 2012 fino al 44,6% dell’Indagine (del consuntivo) del II semestre del 2012 e (delle previsioni) del I semestre del 2013 prima del sopracitato 43,6% di imprese relativo alla presente Indagine. Allo stesso tempo aumenta, seppur in lieve misura, la percentuale di imprese che più fiduciose nel futuro vedono ormai alle spalle la fase peggiore dell’attuale crisi economica: dal 2,3% al 3% prima, poi al 6,6% e da ultimo fino al 7,3%.

Il peggio della crisi deve ancora arrivare soprattutto per le piccole e medie imprese della provincia di Rieti per cui il 57,1% delle imprese che hanno partecipato all’Indagine indicano tale evento. Leggermente più pessimiste rispetto alla media del totale delle imprese del Lazio risultano anche le imprese delle province di Roma (47,7%) e di Frosinone (44,1%) mentre una percentuale minore di imprese che ritengono che il peggio deve ancora arrivare si registra per le province di Latina (40,3%) e soprattutto Viterbo (31,6%). Per quest’ultima provincia la maggioranza relativa (il 43,9%) delle imprese indica come l’attuale fase rappresenti l’apice della crisi, fase ritenuta tale dal 33,9% delle imprese della provincia di Latina, dal 30,9% delle imprese della provincia di Roma, dal 29,4% delle provincia di Frosinone e dal 28,6% delle imprese della provincia di Rieti. Infine è da sottolineare come il più folto numero (anche se del tutto minoritario) di imprese ottimiste, che ritengono cioè, che il peggio della crisi è già passato si registra per le imprese delle province di Frosinone (14,7%) e di Latina (12,1%). Numerosità che diminuisce per le province di Roma (6,3%) e di Viterbo (3,1%) e si annulla per la provincia di Rieti.

Continua ad essere elevata la probabilità di chiusure aziendali nel corso del 2013 come conseguenza della crisi economica che imperversa ancora nel nostro Paese. Infatti, rispetto alla precedente Indagine, la distribuzione delle risposte delle piccole e medie imprese resta sostanzialmente immutata anche se diminuiscono le percentuali delle opzioni più negative che prevedono un vero e proprio tracollo del sistema produttivo italiano (e/o della propria realtà aziendale).

Così nel dettaglio, le frequenze maggiori si registrano ancora per l’opzione che indica che tre imprese su dieci chiuderanno nel corso del 2013 (per il 21,4%) e l’opzione che indica come cinque imprese su dieci saranno costrette a chiudere per sempre i battenti (per il 18,6%). Diminuiscono, come già detto, le imprese che prevedono una chiusura generalizzata (dieci imprese su dieci) rappresentando le stesse il 4,1% del totale delle piccole e medie imprese che hanno partecipato alla presente Indagine.

Assai differente risulta il quadro per ciascuna provincia. Meno pessimistiche appaiono le piccole e medie imprese delle province di Frosinone, Rieti1, Roma e Viterbo per cui la percentuale massima di risposte si registra per l’opzione che indica come nel corso del 2013 falliranno tre imprese su dieci. Al contrario per la provincia di Latina, la percentuale maggiore si registra per l’opzione che indica che le imprese che falliranno nel 2013 saranno cinque ogni dieci. Inoltre, quest’ultima provincia come pure la provincia di Roma presenta un buon numero di imprese che si posizionano sulla parte destra della distribuzione evidenziando, rispetto alle altre province, previsione più pessimistiche circa la sopravvivenza delle piccole e medie imprese a livello provinciale. Al contrario la provincia di Viterbo (ed in parte quella di Frosinone) evidenziano una distribuzione delle risposte che presenta frequenze maggiori sul lato sinistro della stessa evidenziando maggiore ottimismo circa la tenuta del sistema delle piccole e medie imprese a livello provinciale.

INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE IMPRESE DELLA REGIONE LAZIO

Consuntivo I semestre 2013 e Aspettative II semestre 2013

FOCUS

Ivan Malavasi Presidente CNA

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Artigianato & PMI Oggi 14

consistente di piccole e medie imprese che competono nel mondo.Il valore aggiunto delle piccole e medie imprese italiane supera quello di tutte le grandi imprese francesi ed è pari a 3/4 di quelle tedesche. Se vogliamo capire dove si trovi la nostra capacità di competere dobbiamo tutti riprendere a guardare con attenzione il tessuto produttivo che caratterizza il Paese, perché li sta il nostro tesoro. Ed è proprio da qui che dobbiamo ripartire: la crisi di questi anni ha a che vedere con l’aumento del debito pubblico, con le difficoltà di governo e con il carico fiscale, più che con le nostre difficoltà nella globalizzazione. (…)Il mondo vuole made in Italy e non a caso l’Italia è oggi il Paese più visitato al mondo proprio dai cittadini dei paesi guida del nuovo sviluppo: Brasile, Russia e Cina. La nostra piccola e media impresa non si può limitare a vendere all’estero, ma deve puntare a consolidare una propria presenza internazionale, sia attraverso la creazione di strutture qualificate, sia grazie allo sviluppo di reti di fornitura di beni e di servizi.C’è una globalizzazione che chiede beni e servizi di qualità, in risposta ad una sovrapproduzione di merci di basso valore, a cui possiamo e vogliamo rispondere proprio attraverso la riconosciuta capacità di fare qualità.Non è quindi il mercato il problema, non manca la domanda per chi offre beni e servizi di eccellenza.La volontà delle imprese non incontra però un adeguato supportodall’ambiente esterno, poco adatto a generare sviluppo. Conta non solo cosa fai, ma anche dove lo fai. (…)Siamo consapevoli che le politiche e le istituzioni europee hanno ancora margini per mettersi in sintonia con i bisogni e con le capacità di sviluppo del nostro Paese. La crisi, infatti, si può battere con nuove energie e con nuove strategie di attacco.Le energie al nostro Paese non mancano! E’ vero, molte imprese non hanno retto la flessione della domanda e i sacrifici sono stati notevoli, ma al tempo stesso i dati mostrano che non è affatto scomparsa la voglia di rischiare, tutt’altro!Piuttosto, accanto alla propensione al rischio, è emersa una piena consapevolezza delle nostre imprese sulla necessità di irrobustirsi e di ampliare il proprio sistema di relazioni per rimanere competitive.I segnali che questo processo possa ancora avviarsi e che le imprese italiane possano guidare una fase di rinnovata autorevolezza si raccolgono con sempre maggiore frequenza. Gli elementi di discontinuità positiva che arrivano sono all’insegna della contaminazione nei modi di produrre e di scambiare beni e servizi. (…)Il nostro mondo è da sempre consapevole che la qualità economica dipende dal mantenimento della qualità sociale nei territori. Si lavora male dove si vive male. L’aumento di iniziative di impresa ad alto contenuto di relazionalità è favorito anche dalla diffusione di tecnologie digitali che offrono opportunità a soggetti che prima non potevano accedervi con la stessa velocità.Forse la tecnologia non ha ancora abbattuto le divisioni spesse della politica e dei media, ma certamente sta creando nuove comunità imprenditoriali in cui ciascun operatore ha una consapevolezza maggiore delle sue responsabilità verso il suo ambiente produttivo e sociale.

Questo processo di cambiamento necessita di una ulteriore discontinuità, forse meno visibile delle altre, ma non meno attesa.Non possiamo riprendere a correre se la burocrazia resta un peso legato alle nostre gambe. Anche la burocrazia deve imparare a correre.

Per fronteggiare il cambiamento in atto le imprese, infatti, devono poter interloquire con una burocrazia intelligente.Per R.E TE. Imprese Italia la semplificazione e l’interpretazione intelligente dei processi collegati è uno degli elementi necessari per recuperare efficienza e riavviare l’economia.(…) Chiediamo al Governo e alle Regioni di utilizzare al meglio i fondi europei per lo sviluppo, vincolandoli al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi per le reti di impresa diffusa sul territorio.Chiediamo, inoltre, di vigilare sul corretto utilizzo dei fondi e di monitorare attentamente la qualità della spesa. (...)L’Italia, possiede ancora tante potenzialità e le risorse umane in grado di intercettare i nuovi segnali e tentare di sovvertire la fase in cui ci troviamo.La ripresa economica, è bene non dimenticarlo, passa unicamente attraverso le imprese e la testa delle persone. Specie per quelle che rappresentiamo, perché noi siamo imprese e persone, per il nostro riconosciuto ruolo di creazione di occupazione e di ricchezza diffusa.Perché questa possibilità non sia vanificata, come qualcuno ha suggerito, occorre avviare una battaglia per superare il senso di sfiducia e contrastare quella voglia di declino che serve per creare alibi e per non cambiare. Perché se il declino lo vuoi, ecco che arriva davvero.Lo sforzo che si richiede agli attori economici si basa sulla discontinuità, occorre uscire dallo stato di

Emma Bonino Ministro degli Affari Esteri, Ivan Malavasi Presidente CNA

Page 15: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

IMPRESEPER LE

Artigianato & PMI Oggi 15

Corsi gratuitiper le imprese associate

Sicurezzanei luoghi di lavoro

Fino al 31/12/2013:

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Essere Sociha i suoi Vantaggi!

con il personale CNA

Frosinone – Via Mària, [email protected] Tel. 0775/82281

Anagni – Località Osteriadella [email protected] Tel. 0775/772162

Cassino – Via Bellini [email protected] Tel. 0776/24748

Sora – Via G. Ferri, 17 [email protected] Tel. 0776/831952

autocommiserazione e rimettere in moto tutte quelle energie che non si sono ancora esaurite, ma rimangono sottese. Questo sforzo, sia ben chiaro, ha senso solo in presenza di una prospettiva di responsabilizzazione collettiva da parte delle forze produttive e delle istituzioni politiche ed economiche, e dalla consapevolezza che l’impegno sia congiunto e duraturo.Questa battaglia si vince se finalmente il fare, tanto diffuso nelle imprese, vince sul far credere, tanto diffuso tra i nostri decisori politici.L’Italia ce la fa se si è convinti di farcela e se tutti veniamo misuratirispetto a questi obiettivi comuni. Nessuno escluso.(..) Per allontanare il rischio di una prolungata stagnazione o addirittura di un arretramento è innanzitutto l’Europa a dover porre in essere azioni forti sia sul versante delle politiche comuni che della governance .Le strategie per risolvere i nodi strutturali di lungo corso, devono basarsi su una maggiore compattezza dell’azione europea.Solo attraverso un progetto di respiro europeo, si potrà ricostruire la credibilità e attribuire fiducia ai nostri mercati.Se da una parte, occorre proseguire nella definizione di una comune gestione del debito sovrano, dall’altra parte, va perseguito l’obiettivo di un’Europa politicamente compiuta.Sia chiaro: a nessuno (...), piace l’idea di un’Europa a più velocità, specie dopo i grandi sacrifici sin qui richiesti a cittadini e imprese.Anche per noi rimane prioritario e doveroso rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea, dal momento che in gioco c’è la credibilità internazionale del Paese.Al contempo, non ci stanchiamo però di affermare che l’integrazione tra rigore, crescita ed equità è la questione più urgente da affrontare.È impellente riallineare i tempi e le scelte della politica europea alle richieste e alle aspettative dei cittadini che attendono dall’Europa azioni più incisive in materia di rilancio della crescita e dell’occupazione.Devono essere messi in campo progetti di rilevante portata che possano coinvolgere sia i grandi che i piccoli attori.Per fare questo, vanno attuate con coraggio e coerenza riforme economiche favorevoli alla crescita e promossi investimenti mirati: questo è l’unico modo per ripristinare la fiducia degli investitori e procedere sulla strada della promozione di uno sviluppo solido e duraturo.Non è dunque azzardato dire che ci troviamo oggi su di un crinale: per la “salvezza” dell’Italia (e dell’Europa), per fronteggiare le emergenze della finanza pubblica, per procedere nella strada della crescita e, infine, per reagire ad una stagione difficile è necessaria una chiara scelta europeista.Diventa, inoltre, inderogabile puntare ad un riposizionamento strategico dell’Europa intera nello scacchiere mondiale, un’Europa realmente unita, che sappia immaginare ed attuare strategie per conquistarsi un ruolo diverso.Presupposto per

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Artigianato & PMI Oggi 17Artigianato & PMI Oggi 16

questo disegno sono l’integrazione politica e una cooperazione rafforzata sul piano fiscale e nelle politiche commerciali, nonché la capacità di espressione unitaria per l'Unione Europea nei principali organismi internazionali.Per scongiurare la diffusione di sentimenti anti europei è urgente che l’Europa sia in grado di incidere più efficacemente nei rapporti internazionali, nei sistemi di difesa e di cooperazione, nella definizione di politiche industriali ed energetiche, riconoscendo al Parlamento Europeo un ruolo di maggior rilievo per affrontare le imponenti sfide che abbiamo di fronte. Nei prossimi mesi l’attività delle istituzioni comunitarie dovrà essere orientata al perseguimento di tre obiettivi prioritari.Il primo è dare continuità alle politiche di aggiustamento strutturale, da affiancare ad interventi di miglioramento dell’efficienza e della qualità della spesa, per “liberare” le risorse necessarie a promuovere investimenti per l’ammodernamento del sistema Italia, per la crescita della produttività, specie delle piccole e medie imprese, e per la riduzione della disoccupazione.Il secondo è trovare soluzioni alle difficoltà di liquidità, migliorando l’accesso al credito, garantendo forme adeguate di partecipazione al capitale e valorizzando le nuove opportunità di finanziamento offerte dalla Banca europea degli investimenti.Il terzo è sfruttare al meglio le risorse finanziarie che saranno attivate dai Fondi strutturali nel ciclo di programmazione 2014-2020.

Si tratta di risorse ingenti che devono essere indirizzate a finanziare progetti e misure di immediata cantierabilità e l’occupazione dei giovani.Il rispetto degli impegni di risanamento di bilancio, assunti per assicurare la credibilità internazionale e la stabilità della moneta unica, non può rappresentare l’unica strategia europea per ripristinare un clima di fiducia sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana.I sacrifici sin qui richiesti a cittadini e imprese risulterebbero vani se non fossero accompagnati da nuovi indirizzi europei di intonazione fortemente espansiva.In materia di lavoro e politiche sociali, riteniamo di fondamentale importanza che i programmi di azione della Commissione Europea e del Consiglio dell’Unione Europea, nel quadro della strategia Europa 2020 e della nuova Youth Guarantee comunitaria, mettano al centro la politica occupazionale.È essenziale che nell’adottare misure in tema di nuove regole della tassazione dei risparmi e delle transazioni finanziarie ed in materia di lotta alle frodi Iva internazionali, non si producano ulteriori aumenti di pressione fiscale.Ritiamo che le imprese e le famiglie non possano sopportare tali ulteriori aumenti, se pur giustificati dalla necessità di raggiungere una maggiore equità nel sistema fiscale ovvero una riduzione dei margini di concorrenza sleale connessa all’adozione delle frodi Iva internazionali.

Concludo. Nell’editoriale del New York Times che ho citato all’inizio del mio intervento è contenuta una frase chiara e condivisibile: “l’Italia è quello che succede quando un Paese sa benissimo quali sono i problemi, ma non ha né la disciplina né la volontà di risolverli”.Se questa opinione diventa in noi un giudizio definitivo, diventiamo vittime del declinismo. Noi sappiamo benissimo quali sono i problemi, ma abbiamo anche la disciplina e la volontà per risolverli. Per questo, tra i commenti dei lettori americani a questo articolo, vi segnalo questa frase:“Ho vissuto in Italia. L’Italia ha molto da mostrare al mondo. I loro prodotti agricoli e manifatturieri sono tra le eccellenze mondiali. L’Italia è un bel Paese, con la ricchezza di diverse culture e davvero tante sfumature da conoscere. La gentilezza dei nostri vicini mi ha restituito senso e fiducia nella comunità. Nell’economia globale, l’Italia deve solo capire come “capitalizzare” la sua ricchezza: il loro inconfondibile ed unico modo di “essere italiani”.Penso anch’io che questa sia la via per uscire dal declinismo e dal declino: occorre credere fino in fondo nelle nostre possibilità, con convinzione e radicalità. Ce la possiamo fare! Come ha detto una delle più grandi poetesse americane del novecento, Emily Dickinson, “non potremo conoscere la nostra statura, fino a che non saremo chiamati ad alzarci”.

da sx Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA RomaSergio Silvestrini SegretarioGenerale CNA

Foto ricordo della giornata

CNA FROSINONE

24OTTOBRE 2013SEMINARIOGRATUITO

Community Manager Roland

Giovanni Re Relatore

Il mercato cambia?Ripensiamo le strategie

e i processi dell’azienda per tornare a competere!

Si è svolto con successo lo scorso 24 ottobre il seminario riservato al settore della comunicazione sull’innovazione e le strategie a disposizione per i nuovi mercati tenuto da Giovanni Re Community Manager Roland.Personaggio davvero singolare, competente e istrionico ha conquistato la platea in un attimo riuscendo a far scorrere ben oltre il tempo prefissato per l’incontro senza subire...”perdite”.Con una presentazione multimediale accattivante, ci ha raccontato delle evoluzioni del mercato attraverso case studies e best practices illustrandoci in maniera chiara e diretta di come le nuove tecnologie siano determinanti nei processi aziendali e nelle strategie di riposizionamento sui mercati dell’azienda.Nella prima parte del seminario c’è stata anche la testimonianza diretta di

per tutti quelli chenon c’erano...il video del seminarioè online cliccatesul sifonattero :-)

Enzo Canettieri, uno dei primi tipografi a credere nella svolta digitale del settore, che ha raccontato la sua esperienza attraverso una toccante lettera indirizzata proprio allo staff della Roland che lo avevano sostenuto nella delicata fase della transizione e formazione.Cambiare è possibile, Giovanni Re lo ha detto chiaramente facendoci capire che non siamo Sifonatteri (qui dovete vedere il video cliccate sul link a fine articolo) soprattutto ha insistito nell’utilizzo della rete per ampliare il business delle nostre aziende. Con una rapida carrellata ci ha presentato i vari social attraverso i quali con un uso sapiente dei mezzi è possibile promuoversi e trovare nuove opportunità praticamente a costo zero.Ci siamo lasciati con la promessa di una trasferta in casa Roland per

toccare con mano e provare le nuove tecnologie. Vi terremo informati su tempi e modi per raccogliere le adesioni.

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Artigianato & PMI Oggi 17Artigianato & PMI Oggi 16

questo disegno sono l’integrazione politica e una cooperazione rafforzata sul piano fiscale e nelle politiche commerciali, nonché la capacità di espressione unitaria per l'Unione Europea nei principali organismi internazionali.Per scongiurare la diffusione di sentimenti anti europei è urgente che l’Europa sia in grado di incidere più efficacemente nei rapporti internazionali, nei sistemi di difesa e di cooperazione, nella definizione di politiche industriali ed energetiche, riconoscendo al Parlamento Europeo un ruolo di maggior rilievo per affrontare le imponenti sfide che abbiamo di fronte. Nei prossimi mesi l’attività delle istituzioni comunitarie dovrà essere orientata al perseguimento di tre obiettivi prioritari.Il primo è dare continuità alle politiche di aggiustamento strutturale, da affiancare ad interventi di miglioramento dell’efficienza e della qualità della spesa, per “liberare” le risorse necessarie a promuovere investimenti per l’ammodernamento del sistema Italia, per la crescita della produttività, specie delle piccole e medie imprese, e per la riduzione della disoccupazione.Il secondo è trovare soluzioni alle difficoltà di liquidità, migliorando l’accesso al credito, garantendo forme adeguate di partecipazione al capitale e valorizzando le nuove opportunità di finanziamento offerte dalla Banca europea degli investimenti.Il terzo è sfruttare al meglio le risorse finanziarie che saranno attivate dai Fondi strutturali nel ciclo di programmazione 2014-2020.

Si tratta di risorse ingenti che devono essere indirizzate a finanziare progetti e misure di immediata cantierabilità e l’occupazione dei giovani.Il rispetto degli impegni di risanamento di bilancio, assunti per assicurare la credibilità internazionale e la stabilità della moneta unica, non può rappresentare l’unica strategia europea per ripristinare un clima di fiducia sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana.I sacrifici sin qui richiesti a cittadini e imprese risulterebbero vani se non fossero accompagnati da nuovi indirizzi europei di intonazione fortemente espansiva.In materia di lavoro e politiche sociali, riteniamo di fondamentale importanza che i programmi di azione della Commissione Europea e del Consiglio dell’Unione Europea, nel quadro della strategia Europa 2020 e della nuova Youth Guarantee comunitaria, mettano al centro la politica occupazionale.È essenziale che nell’adottare misure in tema di nuove regole della tassazione dei risparmi e delle transazioni finanziarie ed in materia di lotta alle frodi Iva internazionali, non si producano ulteriori aumenti di pressione fiscale.Ritiamo che le imprese e le famiglie non possano sopportare tali ulteriori aumenti, se pur giustificati dalla necessità di raggiungere una maggiore equità nel sistema fiscale ovvero una riduzione dei margini di concorrenza sleale connessa all’adozione delle frodi Iva internazionali.

Concludo. Nell’editoriale del New York Times che ho citato all’inizio del mio intervento è contenuta una frase chiara e condivisibile: “l’Italia è quello che succede quando un Paese sa benissimo quali sono i problemi, ma non ha né la disciplina né la volontà di risolverli”.Se questa opinione diventa in noi un giudizio definitivo, diventiamo vittime del declinismo. Noi sappiamo benissimo quali sono i problemi, ma abbiamo anche la disciplina e la volontà per risolverli. Per questo, tra i commenti dei lettori americani a questo articolo, vi segnalo questa frase:“Ho vissuto in Italia. L’Italia ha molto da mostrare al mondo. I loro prodotti agricoli e manifatturieri sono tra le eccellenze mondiali. L’Italia è un bel Paese, con la ricchezza di diverse culture e davvero tante sfumature da conoscere. La gentilezza dei nostri vicini mi ha restituito senso e fiducia nella comunità. Nell’economia globale, l’Italia deve solo capire come “capitalizzare” la sua ricchezza: il loro inconfondibile ed unico modo di “essere italiani”.Penso anch’io che questa sia la via per uscire dal declinismo e dal declino: occorre credere fino in fondo nelle nostre possibilità, con convinzione e radicalità. Ce la possiamo fare! Come ha detto una delle più grandi poetesse americane del novecento, Emily Dickinson, “non potremo conoscere la nostra statura, fino a che non saremo chiamati ad alzarci”.

da sx Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA RomaSergio Silvestrini SegretarioGenerale CNA

Foto ricordo della giornata

CNA FROSINONE

24OTTOBRE 2013SEMINARIOGRATUITO

Community Manager Roland

Giovanni Re Relatore

Il mercato cambia?Ripensiamo le strategie

e i processi dell’azienda per tornare a competere!

Si è svolto con successo lo scorso 24 ottobre il seminario riservato al settore della comunicazione sull’innovazione e le strategie a disposizione per i nuovi mercati tenuto da Giovanni Re Community Manager Roland.Personaggio davvero singolare, competente e istrionico ha conquistato la platea in un attimo riuscendo a far scorrere ben oltre il tempo prefissato per l’incontro senza subire...”perdite”.Con una presentazione multimediale accattivante, ci ha raccontato delle evoluzioni del mercato attraverso case studies e best practices illustrandoci in maniera chiara e diretta di come le nuove tecnologie siano determinanti nei processi aziendali e nelle strategie di riposizionamento sui mercati dell’azienda.Nella prima parte del seminario c’è stata anche la testimonianza diretta di

per tutti quelli chenon c’erano...il video del seminarioè online cliccatesul sifonattero :-)

Enzo Canettieri, uno dei primi tipografi a credere nella svolta digitale del settore, che ha raccontato la sua esperienza attraverso una toccante lettera indirizzata proprio allo staff della Roland che lo avevano sostenuto nella delicata fase della transizione e formazione.Cambiare è possibile, Giovanni Re lo ha detto chiaramente facendoci capire che non siamo Sifonatteri (qui dovete vedere il video cliccate sul link a fine articolo) soprattutto ha insistito nell’utilizzo della rete per ampliare il business delle nostre aziende. Con una rapida carrellata ci ha presentato i vari social attraverso i quali con un uso sapiente dei mezzi è possibile promuoversi e trovare nuove opportunità praticamente a costo zero.Ci siamo lasciati con la promessa di una trasferta in casa Roland per

toccare con mano e provare le nuove tecnologie. Vi terremo informati su tempi e modi per raccogliere le adesioni.

Page 18: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Artigianato & PMI Oggi 18

I mutamenti della situazione socio-economica del Paese e le ripercussioni che tali cambiamenti hanno comportato sulle imprese del settore benessere, hanno indotto la CNA ad analizzare nuovi modelli di gestione aziendale che consentano da una parte l’ottimizzazione e quindi la riduzione dei costi fissi per i titolari dei saloni di acconciatura e dei centri estetici e dall’altra la regolarizzazione delle prestazioni di quei soggetti che non avendo la disponibilità di tenere in piedi un’azienda regolare, spesso e volentieri svolgono l’attività in maniera completamente “sommersa” danneggiando in tal modo la Categoria e l’economia del Paese.

Benedetto Recchia: Presidente Prov.le Unione CNA Benessere e Sanità: La CNA ha svolto una serie di approfondimenti mirati a verificare la fattibilità del modello sul nostro territorio dato che tale strumento viene già utilizzato in alcune province, ma l’orientamento delle Istituzioni locali è disomogeneo. Abbiamo avviato in questi giorni un’intensa attività di contatto con gli sportelli unici e con gli uffici commercio dei Comuni, al fine di promuovere il nostro modello che favorirà l’applicazione di questa importante pratica anche per tutti gli acconciatori ed estetisti della nostra provincia che lo vorranno.

Davide Rossi – Responsabile della categoria: Si tratta di un contratto di affitto tra il concedente (titolare del salone/centro) e l’affittuario (imprenditore in possesso dell’abilitazione professionale) che prevede la cessione in uso di una postazione di lavoro già esistente, affinché quest’ultimo possa esercitare autonomamente la propria attività. Il contratto deve contenere, oltre alla durata, alle facoltà di recesso anticipato ed alle cause di risoluzione anticipata, specifici riferimenti relativi a: superficie data in uso, postazioni date in uso, eventuale uso di prodotti e attrezzature, rimborso delle utenze. Ovviamente se i locali sono condotti in locazione, è necessario il consenso espresso del proprietario (se non compreso nel contratto originario).

D. In che modo concreto si svolgerà il lavoro dato che si tratta di due aziende che condividono gli stesi spazi?

R. Davide Rossi: Trattandosi di due imprese autonome, il cedente e l’utilizzatore dovranno rilasciare ciascuno le fatture/scontrini fiscali relativi alle prestazioni rese alla propria clientela. Ai fini del rapporto tra le due imprese, il cedente fatturerà all’utilizzatore il corrispettivo per l’uso della poltrona/cabina e per gli altri elementi convenuti, che costituirà ricavo per il cedente e spesa deducibile dal reddito d’impresa per l’utilizzatore. Il grado di dettaglio con il quale verrà stipulato il contratto sarà inoltre determinante per consentire una corretta applicazione degli studi di settore oltre che per evitare problemi tra i due contraenti.

D. Ma non vi è il rischio di abusi di tale strumento?

R. Davide Rossi: E’ indispensabile che le due 'attività siano esercitate senza ulteriori elementi di commistione rispetto ai locali. Ogni imprenditore interviene esclusivamente sulla propria clientela, alla quale rilascia ricevuta fiscale. Non devono avvenire scambi di prestazioni, quali ad esempio quelli in cui nel salone/centro sono presenti più clienti di un imprenditore e nessuno dell'altro. In tale ipotesi si configurerebbe infatti una prestazione di lavoro o manodopera resa in favore dell'altro soggetto, con conseguenze sul piano del trattamento fiscale e contributivo. Ciò non impedisce che i due soggetti possano scambiarsi i clienti in caso di necessità (es. malattia, periodi di ferie, ecc.) ma sempre a condizione che il soggetto che effettua la prestazione sia poi lo stesso che rilascia la ricevuta e incassa il compenso dal cliente.

Acconciatori ed estetiste sono invitate a partecipare ad un seminario illustrativo che si terrà lunedì 9 dicembre alle ore 15,00 presso la Sala “Bruno Leonetti” in CNA Frosinone.Interverrà il Presidente Nazionale dell’Unione CNA Benessere e Sanità, Antonio Stocchi.

Seminario gratuito per le imprese associate. Tesseramento speciale per i non associati.

InformazioniTel. 0775/82.28.223 – [email protected]

Affitto della poltrona:da oggi si può!Un convegno della CNA per spiegare ad acconciatori ed estetiste come fare

CNA FROSINONE PERACCONCIATORI ed ESTETISTE

AFFITTO DELLA POLTRONAUn’opportunità per i titolari di attivitàdi acconciatura ed estetica

Page 19: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

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Frosinone – Via Mària, [email protected] Tel. 0775/82281

Anagni – Località Osteriadella [email protected] Tel. 0775/772162

Cassino – Via Bellini [email protected] Tel. 0776/24748

Sora – Via G. Ferri, 17 [email protected] Tel. 0776/831952

Artigianato & PMI Oggi 19

& ARTIGIANCASSA

prestito alle imprese al 4%Accesso al credito

CNA ed Artigiancassa (gruppo BNL BNP Paribas) hanno stipulato una convenzione che prevede prestiti alle imprese a breve termine ad un tasso del 4% per un massimo di 60 mesi.

Vendita prodotti Ittici: obbligo di esporre un cartello contenente le informazioni ai consumatori per il corretto impiego di pesce e cefalopodi freschi

Per le imprese commerciali che vendono prodotti ittici, il 25agosto 2013 è entrata in vigore una norma del Decreto del Ministro della Sanità recante “Informazioni obbligatorie a tutela del consumatore di pesce e cefalopodi freschi e di prodotti di acqua dolce”.

L’art. 2 del decreto in oggetto stabilisce che “l’operatore del settore alimentare che offre in vendita al consumatore finale pesce anche di acqua dolce e cefalopodi freschi, sfusi o preimballati per la vendita diretta ai sensi dell’art. 44 del regolamento (CE) n. 1169/2011 deve esporre apposito cartello con le informazioni riportate all’allegato 1”.

Il cartello deve essere apposto in modo da essere facilmente visibile dalla posizione in cui il consumatore prende o riceve la merce. Le informazioni riportate devono essere chiaramente leggibili ed in nessun modo nascoste, oscurate, limitate o separate da altre indicazioni scritte o grafiche o da altri elementi suscettibili di interferire.

La norma non si applica: ai prodotti della pesca decongelati che sono stati conservati congelati per un periodo di tempo sufficiente a uccidere i parassiti vivi.

L’inosservanza della norma è sanzionata ai sensi dell’ 8, comma 5, del decreto 158/2012 prevede una sanzione pecuniaria da euro 600 a euro 3500.

Le imprese associate alla CNA di Frosinone posso richiedere il cartello da esporre direttamente in formato digitale alla CNA di Frosinone ([email protected])

Page 20: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Artigianato & PMI Oggi 21Artigianato & PMI Oggi 20

“Sono a rischio la libertà di scelta dei cittadini e la sopravvivenza di 17.000 imprese di carrozzeria”. E’ l’allarme lanciato dalla CNA in merito a due ipotesi di provvedimenti all’esame del Governo e del Parlamento e riguardanti la riforma della disciplina Rc Auto.

Da un lato si sta tentando di far diventare obbligatorio il risarcimento “in forma specifica”, vale a dire far riparare il veicolo incidentato esclusivamente dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione, e dall’altro di annullare l’istituto della cessione del credito a favore dei carrozzieri. Se passasse l’obbligo del risarcimento in forma specifica, i veicoli danneggiati saranno d’ora in avanti riparati solo presso carrozzerie convenzionate con le compagnie di assicurazione.

In tal modo – spiega Davide Rossi, responsabile CNA della categoria - oltre a ledere la libertà di scelta dei consumatori, si metterebbero in ginocchio 2/3 delle imprese di carrozzeria indipendenti che non operano in convenzione con le compagnie di assicurazione. Inoltre l’obbligo del risarcimento in forma specifica è incostituzionale perché aggira la sentenza della Corte Costituzionale 19 giugno 2009, n. 180, dove viene confermato che il sistema del risarcimento diretto è facoltativo e che tale sistema non può e non deve essere considerato e/o utilizzato come se fosse “obbligatorio”, quanto piuttosto quale alternativa rispetto al sistema tradizionale che prevede il risarcimento corrisposto dalla compagnia del responsabile.

Un tentativo simile di favorire con un premio economico la riparazione in forma specifica è stato già fatto in occasione dell’approvazione della vigente legge n°27 del 24 marzo 2012. In quella occasione la proposta fu di decurtare il risarcimento del danno del 30% se non si utilizzavano le carrozzerie convenzionate. Tale previsione fu poi cancellata dal testo della legge approvata, anche a seguito di una forte mobilitazione della categoria.

I rappresentanti dei Carrozzieri di tutte le Confederazioni artigiane hanno espresso tale problema nel corso di una recente Audizione presso la 6° Commissione Finanze della Camera, chiedendo l’eliminazione dell’obbligo del risarcimento in forma

Avviata la collaborazione tra Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti Sezione Provinciale di Frosinone e CNA FrosinoneE’ stata sottoscritta un’importante intesa tra la l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, Sezione Provinciale di Frosinone (di seguito denominata UICI) e la CNA, Associazione Provinciale di Frosinone che sin dai prossimi mesi vedrà impegnate le due realtà associative per la crescita reciproca dei servizi e dell’assistenza verso i propri consociati. La convenzione consentirà all’UICI di fungere da centro raccolta dati privilegiato per la documentazione dei propri associati che vorranno usufruire dei servizi del CAF CNA Srl e del Patronato Epasa. Inoltre si favorirà la crescita di entrambe le realtà associative attraverso lo scambio di competenze e la messa a disposizione di strumenti di comunicazione per promuovere iniziative ed eventi specifici.

Giovanni Proia – Presidente CNA Frosinone: la nostra è un’associazione che da 40 anni rappresenta gli interessi degli artigiani e delle PMI, ma forniamo altresì alle persone servizi altamente qualificati attraverso il patronato EPASA ed il CAF. Conosciamo da sempre le qualità indiscusse dell’UICI, che opera con serietà ed impegno nell’assistenza ai ciechi ed agli ipovedenti del nostro territorio, promotrice in tal senso di numerose e note attività, e di fatto responsabile dei grandi cambiamenti intervenuti negli anni nel mondo dei disabili. E’ un settore al quale ci sentiamo particolarmente vicini e che intendiamo sostenere mettendo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze. Se da un lato l’UICI ha scelto la CNA quale partner sul versante dei servizi di assistenza fiscale e del Patronato Epasa, anche la nostra vicinanza all’UICI non è affatto casuale. Affiancheremo infatti il nostro nome a quello di un’associazione che come noi può vantare una lunga esperienza ed una presenza consolidata sul territorio, conosciuta e stimata da tutti e della quale conosciamo lo spirito di assoluta dedizione alla causa ed alle tante sfide a favore dei ciechi ed ipovedenti.

Claudio Cola – Presidente Provinciale UICI di Frosinone: dal 1970 l’UICI di Frosinone tutela e rappresenta gli interessi morali e materiali dei minorati della vista, prestando particolare attenzione ai ciechi ed ipovedenti con minorazioni aggiuntive. Come Presidente UICI sono particolarmente contento dell’avvio della collaborazione con la CNA perché attraverso di essa l’UICI può mettere a disposizione degli associati servizi aggiuntivi di alta qualità, quali pratiche di patronato e CAF e altri servizi.Particolarmente apprezzato è il fatto di poter offrire ai nostri soci tali servizi direttamente nei nostri uffici di Frosinone, Sora, Cassino e Anagni. Già da alcuni anni ho avuto modo di apprezzare l’operato della CNA nella nostra Provincia. In passato, tra l’altro, abbiamo avuto il piacere di collaborare ad alcune sporadiche iniziative che ora vengono riprese con maggior impegno, dando ad esse continuità.

specifica dalla risoluzione in discussione, sottolineando che esso impedirebbe agli automobilisti di esercitare la libera scelta di essere risarciti in denaro e di farsi riparare l’auto dall’officina di fiducia del carrozziere di fiducia. A dar ragione alle Associazioni di categoria dei carrozzieri è anche il decreto legge ‘CrescItalia’ varato il 24 gennaio 2012, dal quale, grazie alle battaglie della CNA e delle altre Associazioni, è stata eliminata proprio una norma che avrebbe limitato la libertà dei cittadini e altera la concorrenza nel mercato delle riparazioni di auto.

Perché ritenete che anche i cittadini siano penalizzati?

Davide Rossi – Quando da cittadini, in veste di assicurati, ci vediamo sottoporre polizze con la clausola “RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA”, ciò significa quasi sempre che, in cambio di un piccolo sconto la nostra auto, in caso di incidente che ci veda non responsabili, verrà riparata obbligatoriamente presso una carrozzeria di fiducia dell’assicurazione stessa. Le assicurazioni quindi controllano l’esecuzione del lavoro, con facoltà ad esempio di disporre la riparazione anziché la necessaria sostituzione di un pezzo.

La CNA contro la riforma RC Auto che penalizza cittadini ed imprese di carrozzeria

Quali sono le attività sulle quali collaborerete?Giovanni Proia: I punti di contatto tra due realtà così “distanti”, una che tutela i disabili, l’altra le imprese, sono in realtà molteplici. Al di là delle nostre indubbie differenze potremo beneficiare di sinergie che verranno a crearsi in particolare sui servizi del nostro patronato e del CAF, ma anche su specifiche azioni di sostegno che la nostra associazione potrà mettere in atto per la crescita dell’UICI di Frosinone.Intendiamo fornire la massima visibilità all’UICI quale sportello privilegiato per le attività del CAF e del Patronato Epasa, sia verso gli attuali che verso i potenziali e futuri iscritti della stessa Unione. Auspichiamo in tal senso una crescita numerica degli associati UICI incentivati, oltre che dalle sue comuni e storiche attività, anche dall’assistenza tipica di un moderno ed efficiente Patronato.

Con che modalità intendete supportare l’Unione Ciechi?Giovanni Proia: La CNA promuoverà azioni di sensibilizzazione per il sostegno dell’UICI di Frosinone attraverso la misura “5 per mille”. Si tratta d una fonte di primaria importanza per il finanziamento delle attività che l’UICI svolge a favore dei suoi iscritti e parteciperemo con entusiasmo e determinazione alla prossima “campagna” di promozione e coinvolgimento dei contribuenti a favore di questa associazione.Lo faremo comunicando con i contribuenti ai quali è erogato dalla CNA in forma diretta il servizio di compilazione del modello di dichiarazione dei redditi ma anche attraverso azioni di sensibilizzazione di tutti nostri Associati, che siamo sicuri sapranno accogliere e rispondere con altrettanto entusiasmo a questa sfida. Siamo sicuri che la collaborazione con l’UICI porterà effetti positivi anche al nostro stesso sistema associativo.

Certificazione crediti e rilascio DURCCon la circolare n. 40/2013 del 23 ottobre il Ministero del Lavoro consente il rilascio del DURC “in presenza di una certificazione (…) che attesti la sussistenza e l’importo di crediti certi, liquidi ed esigibili vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni di importo almeno pari agli oneri contributivi accertati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto”. La circolare, più volte sollecitata dalle associazioni imprenditoriali, ed in primo luogo dalla CNA, cerca di risolvere il problema di quelle imprese che non riuscivano ad ottenere il rilascio del Documento Unico di Regolarità Contributiva perché in debito con gli Istituti Previdenziali, ma in credito con le pubbliche amministrazioni per lavori non ancora pagati. La circolare del Ministero, che fa riferimento al DM 13/3/2013, precisa che gli istituti previdenziali sono obbligati al rilascio del DURC qualora l’impresa richiedente abbia la certificazione dei crediti da lei vantati nei confronti della pubblica amministrazione ai sensi dell’art. 9, comma 3 bis, del D.L. n. 185/2008 convertito in legge con la L. 2/2009.

Le imprese associate possono richiedere la Circolare del Ministero alla CNA di Frosinone ([email protected])

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Artigianato & PMI Oggi 21Artigianato & PMI Oggi 20

“Sono a rischio la libertà di scelta dei cittadini e la sopravvivenza di 17.000 imprese di carrozzeria”. E’ l’allarme lanciato dalla CNA in merito a due ipotesi di provvedimenti all’esame del Governo e del Parlamento e riguardanti la riforma della disciplina Rc Auto.

Da un lato si sta tentando di far diventare obbligatorio il risarcimento “in forma specifica”, vale a dire far riparare il veicolo incidentato esclusivamente dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione, e dall’altro di annullare l’istituto della cessione del credito a favore dei carrozzieri. Se passasse l’obbligo del risarcimento in forma specifica, i veicoli danneggiati saranno d’ora in avanti riparati solo presso carrozzerie convenzionate con le compagnie di assicurazione.

In tal modo – spiega Davide Rossi, responsabile CNA della categoria - oltre a ledere la libertà di scelta dei consumatori, si metterebbero in ginocchio 2/3 delle imprese di carrozzeria indipendenti che non operano in convenzione con le compagnie di assicurazione. Inoltre l’obbligo del risarcimento in forma specifica è incostituzionale perché aggira la sentenza della Corte Costituzionale 19 giugno 2009, n. 180, dove viene confermato che il sistema del risarcimento diretto è facoltativo e che tale sistema non può e non deve essere considerato e/o utilizzato come se fosse “obbligatorio”, quanto piuttosto quale alternativa rispetto al sistema tradizionale che prevede il risarcimento corrisposto dalla compagnia del responsabile.

Un tentativo simile di favorire con un premio economico la riparazione in forma specifica è stato già fatto in occasione dell’approvazione della vigente legge n°27 del 24 marzo 2012. In quella occasione la proposta fu di decurtare il risarcimento del danno del 30% se non si utilizzavano le carrozzerie convenzionate. Tale previsione fu poi cancellata dal testo della legge approvata, anche a seguito di una forte mobilitazione della categoria.

I rappresentanti dei Carrozzieri di tutte le Confederazioni artigiane hanno espresso tale problema nel corso di una recente Audizione presso la 6° Commissione Finanze della Camera, chiedendo l’eliminazione dell’obbligo del risarcimento in forma

Avviata la collaborazione tra Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti Sezione Provinciale di Frosinone e CNA FrosinoneE’ stata sottoscritta un’importante intesa tra la l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, Sezione Provinciale di Frosinone (di seguito denominata UICI) e la CNA, Associazione Provinciale di Frosinone che sin dai prossimi mesi vedrà impegnate le due realtà associative per la crescita reciproca dei servizi e dell’assistenza verso i propri consociati. La convenzione consentirà all’UICI di fungere da centro raccolta dati privilegiato per la documentazione dei propri associati che vorranno usufruire dei servizi del CAF CNA Srl e del Patronato Epasa. Inoltre si favorirà la crescita di entrambe le realtà associative attraverso lo scambio di competenze e la messa a disposizione di strumenti di comunicazione per promuovere iniziative ed eventi specifici.

Giovanni Proia – Presidente CNA Frosinone: la nostra è un’associazione che da 40 anni rappresenta gli interessi degli artigiani e delle PMI, ma forniamo altresì alle persone servizi altamente qualificati attraverso il patronato EPASA ed il CAF. Conosciamo da sempre le qualità indiscusse dell’UICI, che opera con serietà ed impegno nell’assistenza ai ciechi ed agli ipovedenti del nostro territorio, promotrice in tal senso di numerose e note attività, e di fatto responsabile dei grandi cambiamenti intervenuti negli anni nel mondo dei disabili. E’ un settore al quale ci sentiamo particolarmente vicini e che intendiamo sostenere mettendo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze. Se da un lato l’UICI ha scelto la CNA quale partner sul versante dei servizi di assistenza fiscale e del Patronato Epasa, anche la nostra vicinanza all’UICI non è affatto casuale. Affiancheremo infatti il nostro nome a quello di un’associazione che come noi può vantare una lunga esperienza ed una presenza consolidata sul territorio, conosciuta e stimata da tutti e della quale conosciamo lo spirito di assoluta dedizione alla causa ed alle tante sfide a favore dei ciechi ed ipovedenti.

Claudio Cola – Presidente Provinciale UICI di Frosinone: dal 1970 l’UICI di Frosinone tutela e rappresenta gli interessi morali e materiali dei minorati della vista, prestando particolare attenzione ai ciechi ed ipovedenti con minorazioni aggiuntive. Come Presidente UICI sono particolarmente contento dell’avvio della collaborazione con la CNA perché attraverso di essa l’UICI può mettere a disposizione degli associati servizi aggiuntivi di alta qualità, quali pratiche di patronato e CAF e altri servizi.Particolarmente apprezzato è il fatto di poter offrire ai nostri soci tali servizi direttamente nei nostri uffici di Frosinone, Sora, Cassino e Anagni. Già da alcuni anni ho avuto modo di apprezzare l’operato della CNA nella nostra Provincia. In passato, tra l’altro, abbiamo avuto il piacere di collaborare ad alcune sporadiche iniziative che ora vengono riprese con maggior impegno, dando ad esse continuità.

specifica dalla risoluzione in discussione, sottolineando che esso impedirebbe agli automobilisti di esercitare la libera scelta di essere risarciti in denaro e di farsi riparare l’auto dall’officina di fiducia del carrozziere di fiducia. A dar ragione alle Associazioni di categoria dei carrozzieri è anche il decreto legge ‘CrescItalia’ varato il 24 gennaio 2012, dal quale, grazie alle battaglie della CNA e delle altre Associazioni, è stata eliminata proprio una norma che avrebbe limitato la libertà dei cittadini e altera la concorrenza nel mercato delle riparazioni di auto.

Perché ritenete che anche i cittadini siano penalizzati?

Davide Rossi – Quando da cittadini, in veste di assicurati, ci vediamo sottoporre polizze con la clausola “RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA”, ciò significa quasi sempre che, in cambio di un piccolo sconto la nostra auto, in caso di incidente che ci veda non responsabili, verrà riparata obbligatoriamente presso una carrozzeria di fiducia dell’assicurazione stessa. Le assicurazioni quindi controllano l’esecuzione del lavoro, con facoltà ad esempio di disporre la riparazione anziché la necessaria sostituzione di un pezzo.

La CNA contro la riforma RC Auto che penalizza cittadini ed imprese di carrozzeria

Quali sono le attività sulle quali collaborerete?Giovanni Proia: I punti di contatto tra due realtà così “distanti”, una che tutela i disabili, l’altra le imprese, sono in realtà molteplici. Al di là delle nostre indubbie differenze potremo beneficiare di sinergie che verranno a crearsi in particolare sui servizi del nostro patronato e del CAF, ma anche su specifiche azioni di sostegno che la nostra associazione potrà mettere in atto per la crescita dell’UICI di Frosinone.Intendiamo fornire la massima visibilità all’UICI quale sportello privilegiato per le attività del CAF e del Patronato Epasa, sia verso gli attuali che verso i potenziali e futuri iscritti della stessa Unione. Auspichiamo in tal senso una crescita numerica degli associati UICI incentivati, oltre che dalle sue comuni e storiche attività, anche dall’assistenza tipica di un moderno ed efficiente Patronato.

Con che modalità intendete supportare l’Unione Ciechi?Giovanni Proia: La CNA promuoverà azioni di sensibilizzazione per il sostegno dell’UICI di Frosinone attraverso la misura “5 per mille”. Si tratta d una fonte di primaria importanza per il finanziamento delle attività che l’UICI svolge a favore dei suoi iscritti e parteciperemo con entusiasmo e determinazione alla prossima “campagna” di promozione e coinvolgimento dei contribuenti a favore di questa associazione.Lo faremo comunicando con i contribuenti ai quali è erogato dalla CNA in forma diretta il servizio di compilazione del modello di dichiarazione dei redditi ma anche attraverso azioni di sensibilizzazione di tutti nostri Associati, che siamo sicuri sapranno accogliere e rispondere con altrettanto entusiasmo a questa sfida. Siamo sicuri che la collaborazione con l’UICI porterà effetti positivi anche al nostro stesso sistema associativo.

Certificazione crediti e rilascio DURCCon la circolare n. 40/2013 del 23 ottobre il Ministero del Lavoro consente il rilascio del DURC “in presenza di una certificazione (…) che attesti la sussistenza e l’importo di crediti certi, liquidi ed esigibili vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni di importo almeno pari agli oneri contributivi accertati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto”. La circolare, più volte sollecitata dalle associazioni imprenditoriali, ed in primo luogo dalla CNA, cerca di risolvere il problema di quelle imprese che non riuscivano ad ottenere il rilascio del Documento Unico di Regolarità Contributiva perché in debito con gli Istituti Previdenziali, ma in credito con le pubbliche amministrazioni per lavori non ancora pagati. La circolare del Ministero, che fa riferimento al DM 13/3/2013, precisa che gli istituti previdenziali sono obbligati al rilascio del DURC qualora l’impresa richiedente abbia la certificazione dei crediti da lei vantati nei confronti della pubblica amministrazione ai sensi dell’art. 9, comma 3 bis, del D.L. n. 185/2008 convertito in legge con la L. 2/2009.

Le imprese associate possono richiedere la Circolare del Ministero alla CNA di Frosinone ([email protected])

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Artigianato & PMI Oggi 23Artigianato & PMI Oggi 22

Dai risultati dall’Indagine Congiunturale sulle Piccole Imprese della Regione Lazio emerge una situazione economica sicuramente ancora difficile in particolare sul fronte della dinamica occupazionale, con ancora grosse perplessità sul fronte dell’accesso al credito e sull’andamento ancora “flat” dei prezzi di vendita. Ma su tutti i fattori considerati notiamo, nelle risposte delle aziende coinvolte, un moderato ottimismo, prudente, ancora minoritario ma presente in tutti gli item considerati. Bene, se i numeri dicono che il peggioramento non è più in caduta libera, occorre mettere in moto il motore fondamentale che spinge ogni iniziativa industriale, commerciale e di servizi: LA FIDUCIA.

Ripartire dalla fiduciaPier Luigi Celli, imprenditore, dirigente d'azienda, saggista e scrittore italiano, soleva definire la fiducia: la misura delle nostre aspettative nei confronti dei comportamenti degli altri. Ma chi sono questi altri? E che cosa si aspettano questi altri da un imprenditore? Cosa deve fare un imprenditore per modificare i comportamenti di questi altri secondo le sue aspettative? Sono le domande alle quali cercheremo di dare delle risposte in questo articolo.

Cosa genera fiducia in un azienda.Pensiamo per un attimo al contrario, quando ci sentiamo sfiduciati in azienda? Sicuramente quando gli affari vanno male, perché c’è poco profitto, perché i costi sono alti, ma soprattutto quando ci sentiamo soli ed abbandonati al nostro destino di imprenditore. Dunque è la solitudine nell’esercizio dell’impresa che ci fa sentire privi di energia, incapaci di reagire di fronte a problemi che consideriamo ostacoli insormontabili. E allora cerchiamo conforto ed aiuto dalle persone intorno : i familiari, i

collaboratori, i clienti, i fornitori, le autorità, le banche, la pubblica opinione, i mas media, insomma chiunque possa aiutarci nella gestione della nostra impresa quando siamo in difficoltà. Ma questi stakholders (portatori di interessi) non sono gli altri che cercavamo quando parlavamo di fiducia?Dunque abbiamo identificato le figure dalle quali dobbiamo ricevere fiducia , ma quali comportamenti ci dobbiamo attendere da loro e soprattutto come facciamo per

determinarli con nostre azioni funzionali a tale scopo? Esaminiamo questi portatori di fiducia uno per volta e cerchiamo di capire come possiamo attivare la loro fiducia.

I FamiliariE’ questo un tema molto importante specie per le PMI in cui l’apporto dei familiari al lavoro d’impresa è rilevante. Ancora più sensibile è l’annoso problema della successione generazionale nella gestione dell’impresa che invece di essere un’opportunità spesso si trasforma in una trappola ! La prima regola da seguire è la seguente: IL LAVORO NELL’AZIENDA NON DEVE DIVENTARE UN DIRITTO ACQUISITO, MA UN PRIVILEGIO CHE SI CONQUISTA.

Nel mio lavoro di coach d’impresa mi sono confrontato con imprenditori che pur avendo la legittima aspettativa di vedere un proprio discendente alla guida della azienda che hanno fondato , sono stati abilli nello sfuggire a questa trappola. E’ naturale che un’impresa familiare accolga membri della nuova generazione ed è sano introdurveli in giovane età da poter imparare il mestiere dell’imprenditore. In ogni caso il lavoro in azienda di famiglia non deve diventare un diritto, a chi vuol entrarci non va riservato alcun trattamento di favore, meno che mai il proprietario di un impresa deve far sentire i propri figli obbligati a prendere il proprio posto in azienda. Le migliori pratiche insegnano che nominare un mentore non appartenente alla famiglia che possa seguire e far crescere “liberamente” il futuro capo azienda attraverso una vera competizione con il mercato e la crescita del business, è la scelta migliore che si possa fare per avere familiari che generano fiducia.

I CollaboratoriLe persone che lavorano in una impresa non vi è alcun dubbio che sono la “componente” più importante fra tutti gli stakeholder. Certo non può esistere un’azienda senza l’imprenditore, i clienti, fornitori etc., ma l’azienda È chi ci lavora! . L’imprinting vero ad un’impresa non viene dato dal prodotto, dai suoi azionisti (quando non sono parte attiva e visibile nell’azienda), dai suoi clienti o fornitori, ma dai suoi dipendenti: a partire dal capo azienda fino agli operatori di produzione, ovviamente con livelli di impatto diversi, ma tutti importanti. La ricchezza esistente nelle persone è immensa, essa è pari ad un giacimento inesauribile e necessita solo di essere portata “in superficie”. La vera difficoltà non è la conoscenza di ciò che si ritiene utile fare , ma è la capacità di riuscirlo a realizzare. Occorrerà sempre una idea imprenditoriale, dei mezzi finanziari e un’organizzazione idonea allo scopo ,ma sono le persone che, con le loro competenze e con i loro comportamenti osservabili, possano raggiungere ogni traguardo. Sono certo che i problemi (chiaramente identificati) possono trasformarsi in obiettivi grazie alle capacità residenti nelle persone e infine in soluzioni se si riesce ad attivare la esperienza e la creatività di coloro che

È tempo di ripartire,siamo pronti?

hanno un interesse comune ad agire in maniera professionale. Mettendo in moto LA RISORSA UMANA disponibile per trovare delle soluzioni significa. ricevere FIDUCIA dal proprio personale e dunque non sentirsi mai soli in azienda!

I ClientiDa oltre venti anni si parla di organizzazioni aziendali customer oriented per significare l’importanza del cliente per le aziende, tanto che si accetta l’espressione: meglio un cattivo cliente che nessun cliente! E’ evidente che in un mercato saturo rispondente alle logiche di acquisto per sostituzione e non di prima acquisizione del prodotto, il cliente è diventato super coccolato.Quindi il cliente esercita più scelte data l’abbondanza della offerta, acquista per opportunità e non per necessità, infine chiede al prodotto proprietà funzionali, estetiche e di status, con un occhio ai costi che devono essere i più bassi possibili. Quindi il cliente si aspetta pazienza, comprensione, soddisfazione e magari adulazione da parte del venditore per la scelta che ha fatto, in quanto fra le tante possibili ha preferito proprio acquistare quella determinata cosa proprio da lui.Dove acquistare, come pagare, quando utilizzare il prodotto, cosa si può fare con quel dato oggetto sono sempre più preoccupazioni di chi vende e non di chi acquista, dunque vendere è diventato sinonimo di corteggiare. Fare tutte queste cose significa ottenere l’agognata fiducia anche da parte del cliente.

I fornitoriGli ultimi anni hanno visto accorciare ed integrare i processi produttivi tra l’azienda cliente e quella fornitrice, specie nei rapporti business to business. Regole, procedure e sistemi di certificazione comuni hanno comportato che l’impresa supplier (fornitrice) sia diventata un reparto a monte di quella che riceve il bene o il prodotto semilavorato, pertanto la standardizzazione dei processi aziendali e la conformità dei comportamenti sono diventati fattori indispensabili tra imprese che hanno rapporti commerciali tra di loro.La reciproca conoscenza, gli scambi continui e gli obiettivi comuni sono gli elementi imprescindibili del rapporto cliente-fornitore al punto tale che spesso non si fa differenza nell’applicazione di strumenti informatici o processi di fabbricazione tra diverse aziende all’interno della supply chain (catena di fornitura).E’ diventato abbastanza comune che l’azienda fornitrice elabori budget pluriennali in funzione dei fabbisogni delle aziende clienti, le cui vendite condizionano il master plan produttivo. Rendere visibile i propri costi (e impegnarsi ogni anno a ridurli) è una prassi ormai costante per un fornitore verso i suoi clienti, dai quali si aspetta fidelizzazione e informazioni affidabili per meglio gestire i propri processi aziendali. Questa interconnessione cliente–fornitore genera fiducia ogni giorno.

Il sistema Politico/AutoritàGli anni che viviamo sono percorsi da tensioni e cambiamenti ampi e complessi. Sul piano politico la caduta delle ideologie

che facevano da “contenitore” a partiti e movimenti diversi ha comportato il nascere di iniziative socio/politiche che sotto la “caducità” dei media hanno un tempo di interesse verso l’opinione pubblica breve ma intenso. Più che un’idea di Paese si rincorre una visibilità patinata e chiassosa che non aiuta a scorgere una direzione duratura su cui impostare progetti e programmi : dunque navigare su rotte parallele evitando inutili e pericolosi incroci sembra essere la migliore strategia per affrontare lo stakeholder del Sistema Politico/Autorità. Mantenere Il fattore politico neutrale quando interagisce con l’impresa, evitando conflitti e contrasti, appare la strategia più funzionale agli obiettivi aziendali. Dunque operare attraverso una programmazione dei processi aziendali che debbano tener conto “dell’esistenza” più che “dell’influenza” delle organizzazione politiche è ciò che in termini di costi /benefici appare vantaggioso.Verso gli organi di controllo, le aziende da sempre prestano una attenzione particolare basata sulla sfiducia e prudenza. Salvo lodevoli eccezioni che sicuramente esistono, il funzionario pubblico non incontra il responsabile aziendale per contribuire al miglioramento dei processi interni, ma per “scovare” non conformità a norme e regolamenti allo scopo di erogare sanzioni. Anche l’attuale assetto normativo non aiuta nella direzione della collaborazione, infatti se un ispettore identifica un comportamento illecito (anche commesso dall’azienda in buona fede) e non agisce con la prevista sanzione, rischia di commettere una omissione di atti che il suo “ufficio” è obbligato ad emettere. Dunque il rapporto non potrà essere che di natura formale, basato su fatti e documenti che sono rapportati a comportamenti di natura prescrittiva.

di Pierluigi Palmigiani

Nel corso degli anni ho avuto modo di incontrare funzionari pubblici (anche perché sono le persone che fanno le cose e non viceversa), che durante le ispezioni invece del codice facevano un ampio uso del buon senso, pertanto anche in questo campo la persona può fare la differenza e dunque contribuire a dar fiducia all’impresa.

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Artigianato & PMI Oggi 23Artigianato & PMI Oggi 22

Dai risultati dall’Indagine Congiunturale sulle Piccole Imprese della Regione Lazio emerge una situazione economica sicuramente ancora difficile in particolare sul fronte della dinamica occupazionale, con ancora grosse perplessità sul fronte dell’accesso al credito e sull’andamento ancora “flat” dei prezzi di vendita. Ma su tutti i fattori considerati notiamo, nelle risposte delle aziende coinvolte, un moderato ottimismo, prudente, ancora minoritario ma presente in tutti gli item considerati. Bene, se i numeri dicono che il peggioramento non è più in caduta libera, occorre mettere in moto il motore fondamentale che spinge ogni iniziativa industriale, commerciale e di servizi: LA FIDUCIA.

Ripartire dalla fiduciaPier Luigi Celli, imprenditore, dirigente d'azienda, saggista e scrittore italiano, soleva definire la fiducia: la misura delle nostre aspettative nei confronti dei comportamenti degli altri. Ma chi sono questi altri? E che cosa si aspettano questi altri da un imprenditore? Cosa deve fare un imprenditore per modificare i comportamenti di questi altri secondo le sue aspettative? Sono le domande alle quali cercheremo di dare delle risposte in questo articolo.

Cosa genera fiducia in un azienda.Pensiamo per un attimo al contrario, quando ci sentiamo sfiduciati in azienda? Sicuramente quando gli affari vanno male, perché c’è poco profitto, perché i costi sono alti, ma soprattutto quando ci sentiamo soli ed abbandonati al nostro destino di imprenditore. Dunque è la solitudine nell’esercizio dell’impresa che ci fa sentire privi di energia, incapaci di reagire di fronte a problemi che consideriamo ostacoli insormontabili. E allora cerchiamo conforto ed aiuto dalle persone intorno : i familiari, i

collaboratori, i clienti, i fornitori, le autorità, le banche, la pubblica opinione, i mas media, insomma chiunque possa aiutarci nella gestione della nostra impresa quando siamo in difficoltà. Ma questi stakholders (portatori di interessi) non sono gli altri che cercavamo quando parlavamo di fiducia?Dunque abbiamo identificato le figure dalle quali dobbiamo ricevere fiducia , ma quali comportamenti ci dobbiamo attendere da loro e soprattutto come facciamo per

determinarli con nostre azioni funzionali a tale scopo? Esaminiamo questi portatori di fiducia uno per volta e cerchiamo di capire come possiamo attivare la loro fiducia.

I FamiliariE’ questo un tema molto importante specie per le PMI in cui l’apporto dei familiari al lavoro d’impresa è rilevante. Ancora più sensibile è l’annoso problema della successione generazionale nella gestione dell’impresa che invece di essere un’opportunità spesso si trasforma in una trappola ! La prima regola da seguire è la seguente: IL LAVORO NELL’AZIENDA NON DEVE DIVENTARE UN DIRITTO ACQUISITO, MA UN PRIVILEGIO CHE SI CONQUISTA.

Nel mio lavoro di coach d’impresa mi sono confrontato con imprenditori che pur avendo la legittima aspettativa di vedere un proprio discendente alla guida della azienda che hanno fondato , sono stati abilli nello sfuggire a questa trappola. E’ naturale che un’impresa familiare accolga membri della nuova generazione ed è sano introdurveli in giovane età da poter imparare il mestiere dell’imprenditore. In ogni caso il lavoro in azienda di famiglia non deve diventare un diritto, a chi vuol entrarci non va riservato alcun trattamento di favore, meno che mai il proprietario di un impresa deve far sentire i propri figli obbligati a prendere il proprio posto in azienda. Le migliori pratiche insegnano che nominare un mentore non appartenente alla famiglia che possa seguire e far crescere “liberamente” il futuro capo azienda attraverso una vera competizione con il mercato e la crescita del business, è la scelta migliore che si possa fare per avere familiari che generano fiducia.

I CollaboratoriLe persone che lavorano in una impresa non vi è alcun dubbio che sono la “componente” più importante fra tutti gli stakeholder. Certo non può esistere un’azienda senza l’imprenditore, i clienti, fornitori etc., ma l’azienda È chi ci lavora! . L’imprinting vero ad un’impresa non viene dato dal prodotto, dai suoi azionisti (quando non sono parte attiva e visibile nell’azienda), dai suoi clienti o fornitori, ma dai suoi dipendenti: a partire dal capo azienda fino agli operatori di produzione, ovviamente con livelli di impatto diversi, ma tutti importanti. La ricchezza esistente nelle persone è immensa, essa è pari ad un giacimento inesauribile e necessita solo di essere portata “in superficie”. La vera difficoltà non è la conoscenza di ciò che si ritiene utile fare , ma è la capacità di riuscirlo a realizzare. Occorrerà sempre una idea imprenditoriale, dei mezzi finanziari e un’organizzazione idonea allo scopo ,ma sono le persone che, con le loro competenze e con i loro comportamenti osservabili, possano raggiungere ogni traguardo. Sono certo che i problemi (chiaramente identificati) possono trasformarsi in obiettivi grazie alle capacità residenti nelle persone e infine in soluzioni se si riesce ad attivare la esperienza e la creatività di coloro che

È tempo di ripartire,siamo pronti?

hanno un interesse comune ad agire in maniera professionale. Mettendo in moto LA RISORSA UMANA disponibile per trovare delle soluzioni significa. ricevere FIDUCIA dal proprio personale e dunque non sentirsi mai soli in azienda!

I ClientiDa oltre venti anni si parla di organizzazioni aziendali customer oriented per significare l’importanza del cliente per le aziende, tanto che si accetta l’espressione: meglio un cattivo cliente che nessun cliente! E’ evidente che in un mercato saturo rispondente alle logiche di acquisto per sostituzione e non di prima acquisizione del prodotto, il cliente è diventato super coccolato.Quindi il cliente esercita più scelte data l’abbondanza della offerta, acquista per opportunità e non per necessità, infine chiede al prodotto proprietà funzionali, estetiche e di status, con un occhio ai costi che devono essere i più bassi possibili. Quindi il cliente si aspetta pazienza, comprensione, soddisfazione e magari adulazione da parte del venditore per la scelta che ha fatto, in quanto fra le tante possibili ha preferito proprio acquistare quella determinata cosa proprio da lui.Dove acquistare, come pagare, quando utilizzare il prodotto, cosa si può fare con quel dato oggetto sono sempre più preoccupazioni di chi vende e non di chi acquista, dunque vendere è diventato sinonimo di corteggiare. Fare tutte queste cose significa ottenere l’agognata fiducia anche da parte del cliente.

I fornitoriGli ultimi anni hanno visto accorciare ed integrare i processi produttivi tra l’azienda cliente e quella fornitrice, specie nei rapporti business to business. Regole, procedure e sistemi di certificazione comuni hanno comportato che l’impresa supplier (fornitrice) sia diventata un reparto a monte di quella che riceve il bene o il prodotto semilavorato, pertanto la standardizzazione dei processi aziendali e la conformità dei comportamenti sono diventati fattori indispensabili tra imprese che hanno rapporti commerciali tra di loro.La reciproca conoscenza, gli scambi continui e gli obiettivi comuni sono gli elementi imprescindibili del rapporto cliente-fornitore al punto tale che spesso non si fa differenza nell’applicazione di strumenti informatici o processi di fabbricazione tra diverse aziende all’interno della supply chain (catena di fornitura).E’ diventato abbastanza comune che l’azienda fornitrice elabori budget pluriennali in funzione dei fabbisogni delle aziende clienti, le cui vendite condizionano il master plan produttivo. Rendere visibile i propri costi (e impegnarsi ogni anno a ridurli) è una prassi ormai costante per un fornitore verso i suoi clienti, dai quali si aspetta fidelizzazione e informazioni affidabili per meglio gestire i propri processi aziendali. Questa interconnessione cliente–fornitore genera fiducia ogni giorno.

Il sistema Politico/AutoritàGli anni che viviamo sono percorsi da tensioni e cambiamenti ampi e complessi. Sul piano politico la caduta delle ideologie

che facevano da “contenitore” a partiti e movimenti diversi ha comportato il nascere di iniziative socio/politiche che sotto la “caducità” dei media hanno un tempo di interesse verso l’opinione pubblica breve ma intenso. Più che un’idea di Paese si rincorre una visibilità patinata e chiassosa che non aiuta a scorgere una direzione duratura su cui impostare progetti e programmi : dunque navigare su rotte parallele evitando inutili e pericolosi incroci sembra essere la migliore strategia per affrontare lo stakeholder del Sistema Politico/Autorità. Mantenere Il fattore politico neutrale quando interagisce con l’impresa, evitando conflitti e contrasti, appare la strategia più funzionale agli obiettivi aziendali. Dunque operare attraverso una programmazione dei processi aziendali che debbano tener conto “dell’esistenza” più che “dell’influenza” delle organizzazione politiche è ciò che in termini di costi /benefici appare vantaggioso.Verso gli organi di controllo, le aziende da sempre prestano una attenzione particolare basata sulla sfiducia e prudenza. Salvo lodevoli eccezioni che sicuramente esistono, il funzionario pubblico non incontra il responsabile aziendale per contribuire al miglioramento dei processi interni, ma per “scovare” non conformità a norme e regolamenti allo scopo di erogare sanzioni. Anche l’attuale assetto normativo non aiuta nella direzione della collaborazione, infatti se un ispettore identifica un comportamento illecito (anche commesso dall’azienda in buona fede) e non agisce con la prevista sanzione, rischia di commettere una omissione di atti che il suo “ufficio” è obbligato ad emettere. Dunque il rapporto non potrà essere che di natura formale, basato su fatti e documenti che sono rapportati a comportamenti di natura prescrittiva.

di Pierluigi Palmigiani

Nel corso degli anni ho avuto modo di incontrare funzionari pubblici (anche perché sono le persone che fanno le cose e non viceversa), che durante le ispezioni invece del codice facevano un ampio uso del buon senso, pertanto anche in questo campo la persona può fare la differenza e dunque contribuire a dar fiducia all’impresa.

Page 24: Artigianato&PMI Oggi - novembre 2013

Dalla CNA prestiti agevolati e consulenzafinanziaria per la tua impresaLa CNA nella convinzione che il credito rappresenta per l’impresa uno strumento essenziale per programmare e perseguire i propri obiettivi di crescita, per sostenere adeguatamente politiche di investimento o per far fronte ad esigenze finanziarie derivanti dall’attività di gestione, mette a di-sposizione dei propri associati i seguenti strumenti:

- Pianificazione finanziaria;

- Prestazioni di garanzia fino al 50%;

- Credito agevolato e convenzionato;

- Mutui Artigiancassa;

- Finanziamento scorte;

- Contributi a fondo perduto;

- Leasing strumentale edimmobiliare;

- Assistenza e finanziamenti antiusura con garanzia fino al 90%;

- Consulenza per partecipare a bandi di emanazione regionale e statale;

- Consulenza per programmi non legati a bandi di concorso, ma la cui presentazione è effettuabile "a sportello".

Questi gliIstituti di Credito

convenzionaticon Artigiancoop

società cooperativa di garanzia

www.artigiancoop.com

Artigianato & PMI Oggi 25Artigianato & PMI Oggi 24

La Pubblica Opinione Tra gli stakeholder o portatori di interesse di cui un’azienda deve tenere conto, da ultimo si è inserito (direi di prepotenza) la Pubblica Opinione. In un mondo sempre più globale e aperto, con i mezzi di comunicazione (internet e social-network vari) diffusi e accessibili a tutti , ciò che dicitur è diventato di vitale importanza per un’impresa. Senza soffermarsi ad analizzare le conseguenze negative di un class action, oggi agevolata dalla facilità con cui “girano” le informazioni (specie quelle cattive dalle quali si può trarre vantaggio), penso sia condivisibile ritenere che una pubblica opinione avversa ai propri prodotti può determinare seri problemi alle aziende produttrici, viceversa il comune gradimento può far decollare fatturati e profitti. Quindi osserviamo imprese che sono sempre più impegnate in operazioni “simpatia”, quali: restauri di monumenti, finanziamenti di campagne su temi di rilevanza sociale, costruzione di opere di pubblica utilità a favore di popolazioni bisognose , sponsorizzazioni anche di piccoli eventi che hanno un impatto sulla

comunità in cui insiste l’impresa.Infine è noto che ogni nuovo prodotto, specie se destinato al largo consumo, prima di essere lanciato sul mercato è stato preceduto da indagini conoscitive, verifiche su determinati campioni di popolazione e varie altre technicality di marketing per essere “on line” con il gradimento generale delle persone.

Le BancheUn detto popolare recita; se Dio avesse fatto gli uomini giusti, essi non avrebbero inventato le banche! In realtà gli istituti finanziari partecipano alla vita economica di un impresa in maniera fondamentale e quando lo fanno in maniera fisiologica provocano effetti positivi per la vita di un’impresa. Purtroppo in questi ultimi anni si è diffuso un virus tanto contagioso quanto pericoloso: la stretta creditizia. Ma dobbiamo ricordarci che la banche vivono attraverso i prestiti e per continuare a vivere non possono far morire le imprese! Ecco allora che un controllo di gestione trasparente e predittivo (cioè proiettato ad un periodo di almeno tre mesi) che consenta alla banca di osservare una buona gestione dell’impresa è forse un elemento (certo non il solo) per ottenere anche dagli istituti di credito quella fiducia che stiamo ricercando in tutti gli stakeholders esaminati.

ConclusioniUna gestione professionale dell’impresa è il presupposto che genera fiducia ed è ciò che dobbiamo perseguire per ripartire. Una buona gestione d’impresa significa il controllo e lo sviluppo di tutti gli stakeholders esaminati, nessuno escluso. E’ la gestione integrata e coordinata di questi fattori che determina le condizioni di una fiducia che si autoalimenta nel qui ed ora, ma anche nel tempo. Tutti questi fattori devono interagire tra di loro per rafforzarsi a vicenda, far leva sui più forti per energizzare i più deboli. L’imprenditore è consapevole che se riceve fiducia da tutti questi importanti fattori che insistono nell’azienda è pronto per ripartire e raggiungere mete all’altezza delle sue ambizioni.

Pierluigi PalmigianiWABC ( Worldwide Association of Business Coaches)Certified Business Coach ( CBC)[email protected]

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Dalla CNA prestiti agevolati e consulenzafinanziaria per la tua impresaLa CNA nella convinzione che il credito rappresenta per l’impresa uno strumento essenziale per programmare e perseguire i propri obiettivi di crescita, per sostenere adeguatamente politiche di investimento o per far fronte ad esigenze finanziarie derivanti dall’attività di gestione, mette a di-sposizione dei propri associati i seguenti strumenti:

- Pianificazione finanziaria;

- Prestazioni di garanzia fino al 50%;

- Credito agevolato e convenzionato;

- Mutui Artigiancassa;

- Finanziamento scorte;

- Contributi a fondo perduto;

- Leasing strumentale edimmobiliare;

- Assistenza e finanziamenti antiusura con garanzia fino al 90%;

- Consulenza per partecipare a bandi di emanazione regionale e statale;

- Consulenza per programmi non legati a bandi di concorso, ma la cui presentazione è effettuabile "a sportello".

Questi gliIstituti di Credito

convenzionaticon Artigiancoop

società cooperativa di garanzia

www.artigiancoop.com

Artigianato & PMI Oggi 25Artigianato & PMI Oggi 24

La Pubblica Opinione Tra gli stakeholder o portatori di interesse di cui un’azienda deve tenere conto, da ultimo si è inserito (direi di prepotenza) la Pubblica Opinione. In un mondo sempre più globale e aperto, con i mezzi di comunicazione (internet e social-network vari) diffusi e accessibili a tutti , ciò che dicitur è diventato di vitale importanza per un’impresa. Senza soffermarsi ad analizzare le conseguenze negative di un class action, oggi agevolata dalla facilità con cui “girano” le informazioni (specie quelle cattive dalle quali si può trarre vantaggio), penso sia condivisibile ritenere che una pubblica opinione avversa ai propri prodotti può determinare seri problemi alle aziende produttrici, viceversa il comune gradimento può far decollare fatturati e profitti. Quindi osserviamo imprese che sono sempre più impegnate in operazioni “simpatia”, quali: restauri di monumenti, finanziamenti di campagne su temi di rilevanza sociale, costruzione di opere di pubblica utilità a favore di popolazioni bisognose , sponsorizzazioni anche di piccoli eventi che hanno un impatto sulla

comunità in cui insiste l’impresa.Infine è noto che ogni nuovo prodotto, specie se destinato al largo consumo, prima di essere lanciato sul mercato è stato preceduto da indagini conoscitive, verifiche su determinati campioni di popolazione e varie altre technicality di marketing per essere “on line” con il gradimento generale delle persone.

Le BancheUn detto popolare recita; se Dio avesse fatto gli uomini giusti, essi non avrebbero inventato le banche! In realtà gli istituti finanziari partecipano alla vita economica di un impresa in maniera fondamentale e quando lo fanno in maniera fisiologica provocano effetti positivi per la vita di un’impresa. Purtroppo in questi ultimi anni si è diffuso un virus tanto contagioso quanto pericoloso: la stretta creditizia. Ma dobbiamo ricordarci che la banche vivono attraverso i prestiti e per continuare a vivere non possono far morire le imprese! Ecco allora che un controllo di gestione trasparente e predittivo (cioè proiettato ad un periodo di almeno tre mesi) che consenta alla banca di osservare una buona gestione dell’impresa è forse un elemento (certo non il solo) per ottenere anche dagli istituti di credito quella fiducia che stiamo ricercando in tutti gli stakeholders esaminati.

ConclusioniUna gestione professionale dell’impresa è il presupposto che genera fiducia ed è ciò che dobbiamo perseguire per ripartire. Una buona gestione d’impresa significa il controllo e lo sviluppo di tutti gli stakeholders esaminati, nessuno escluso. E’ la gestione integrata e coordinata di questi fattori che determina le condizioni di una fiducia che si autoalimenta nel qui ed ora, ma anche nel tempo. Tutti questi fattori devono interagire tra di loro per rafforzarsi a vicenda, far leva sui più forti per energizzare i più deboli. L’imprenditore è consapevole che se riceve fiducia da tutti questi importanti fattori che insistono nell’azienda è pronto per ripartire e raggiungere mete all’altezza delle sue ambizioni.

Pierluigi PalmigianiWABC ( Worldwide Association of Business Coaches)Certified Business Coach ( CBC)[email protected]

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Artigianato Oggi & PMI è consultabile e scaricabile dal sito cnafrosinone.it

Plurisettimanale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione Provinciale di Frosinone Edizione: CNA Frosinone - Aut. Trib. Frosinone n° 126 del 30/11/77 - Iscrizione al registro nazionale della stampa n° 2684 - Poste Italiane Spa – Sped. in abb. postale D.L. 353 (convertito in Legge del 27/2/2004) art. 1 comma 1 – DCB Frosinone - Redazione via Mària, 51 - 03100 Frosinone - Direttore Responsabile: Amedeo Di Sora - Progetto Grafico Loreto Pantano

N°28 NOVEMBRE 2013

La storia dei Sifonatteri è nata il 24 ottobre durante il seminario sulla comunicazione di cui troverete il resoconto nelle pagine interne. Giovanni Re, il relatore del corso, ci racconta la storia della pulce (il sifonattero) che nonostante possa saltare seicento volte la lunghezza del suo corpo se costretta in una boccia tara la spinta del salto in funzione dello spazio disponibile, ma se si toglie la boccia, ci si accorge che continua a saltare come se ci fosse. L’allegoria è calzante con la situazione attuale in cui operano le nostre aziende,

qualunque sia il settore di business, solo che non credo che ci abbiano tolto la boccia. Di sicuro ci hanno tolto l’entusiasmo.

A dispetto di tutto non credo che ci abbiano chiuso in una boccia che nel caso, per le caratteristiche strutturali del vetro sarebbe davvero impossibile uscirne se non infrangendola, piuttosto credo che siamo racchiusi all’interno di una scatola di quelle con i buchi sopra il coperchio in cui una volta nelle fiere di paese mettevano gli anatroccoli. Ecco nonostante in questi anni ci abbiano pian piano racchiusi in una scatola restringendo sempre più i margini di competitività delle nostre aziende ci sono i buchi per uscirne. Certo direte sono piccoli, pochi, ma ci sono!Il problema è individuarli. Certo sarebbe più semplice che ci togliessero il coperchio compito che spetterebbe alla politica cosa che, visto l’attuale panorama, non mi sembra realizzabile nel breve periodo e a tante aziende di tempo ne resta davvero poco. Eppure la politica è un fattore chiave della società. La politica ha il compito di governare il paese attraverso un sistema democratico che consente ai cittadini

Governo?...time out!La sindrome dei

SifonatteriSINTOMI E RIMEDI PER USCIRNE INDENNI