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WEB19/05/16 AGENPARL.COM 1 Giornata per la Ricerca 2016, sempre più forte l’impegno di

Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e delPoliclinico A. Gemelli

... 1

19/05/16 ANSA.IT 1 Giornata per la Ricerca 2016, cibo amico e nemico salute - Sanità- Salute e Benessere

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20/05/16 INFORMAGIOVANIAGROPOLI.IT

1 Giornata per la Ricerca 2016, cibo amico e nemico salute ... 8

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26/05/16 ILFARMACISTAONLINE.IT

1 Giornata per la Ricerca della Cattolica e del Gemelli. Se lanutrizione può salvare la vita

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26/05/16 METEOWEB.EU 1 Salute: una dieta scorretta in gravidanza può portare a difetticongeniti del neonato

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26/05/16 QUOTIDIANOSANITA.IT 1 Giornata per la Ricerca della Cattolica e del Gemelli. Se lanutrizione può salvare la vita - Quotidiano Sanità

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26/05/16 ABOUTPHARMA.COM 1 Nutrizione e salute, alla Giornata della ricerca gli studi di Gemelli eCattolica

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1 La genetica per diete personalizzate "proteggi-fegato" ... 33

26/05/16 IT.NOTIZIE.YAHOO.COM

1 Giornata Ricerca, impegno Cattolica e Gemelli in tema nutrizione ... 34

26/05/16 ILTIRRENO.GELOCAL.IT

1 Nutrizione e salute, il benessere del cervello dipende anche daquello che mangiamo - Pagina Nazionale - La Provincia Pavese

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26/05/16 SALUTEDOMANI.COM 1 Giornata per la Ricerca 2016: i risultati degli studi sulla nutrizionedella Cattolica e del Gemelli

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27/05/16 LASTAMPA.IT 1 Impulso a studio e ricerca Premio “Giovanni Paolo II” allaFondazione Ferrero

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27/05/16 PRIMADANOI.IT 1 La dieta scorretta della mamma puo' portare a difetti congeniti delbimbo

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27/05/16 ROMAONLINE.ORG 1 Giornata per la Ricerca 2016, tutti i goal della Cattolica e delGemelli in tema di nutrizione e salute.

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30/05/16 MAMMEOGGI.IT 1 Gravidanza, la dieta giusta per evitare malattie congenite albambino

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01/06/16 CINQUANTAMILA.IT 1 1 Giugno 2016 Troppi dolci danneggiano il cervello ... 72

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Lazio Notiziario Generale Salute & Benessere

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Giornata per la Ricerca 2016, sempre più fortel’impegno di Facoltà di Medicina e chirurgiadell’Università Cattolica e del Policlinico A.Gemelli

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AGP NEWS: Giornata per la Ricerca 2016, sempre più forte l’impegno di Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Univ… - about 1 min ago

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(AGENPARL) – Roma, 19 mag 2016 – Il cibo è amico e nemico della nostra salute,sempre più un fattore di prevenzione e cura, ma anche – quando le scelte alimentarisono scorrette – colpevole di indurre, anticipare ed aggravare diverse malattie. Laricerca scientifica mondiale non fa che delineare sempre maggiori dettagli su comedeterminati alimenti possano aiutarci a prevenire e curare patologie o su come, alcontrario, possano farci ammalare. Dato il forte impatto che la nutrizione ha sulla saluteumana, la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e laFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli sono impegnate in numerosi progetti diricerca sul tema della nutrizione, dalla ricerca di base, con studi molecolari, alla ricercapreclinica e clinica sul cibo come fonte di prevenzione e cura in tutti i campi come, adesempio, nelle malattie del metabolismo quali diabete ed obesità, ma anche nellecondizioni di fragilità, quali l’invecchiamento, nelle patologie del fegato e dei reni, nellemalattie neurologiche o in particolari condizioni come la gravidanza.È proprio per presentare la ricerca presente e futura in questo ambito che va in scena laquinta edizione della “Giornata per la Ricerca 2016” di Università Cattolica del SacroCuore e Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, che avrà luogo, giovedì 26maggio, a partire dalle ore 8,30 nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli.Tema della Giornata è – analogamente al 2015 – “Il ruolo della Nutrizione dallaprevenzione alla cura”.“La Giornata per la Ricerca – afferma il Preside di Medicina, professor Rocco Bellantone– si incentra anche quest’anno sul tema della nutrizione, su tutti i riflessi che lanutrizione ha sulla nostra salute, soprattutto perché riteniamo sia ancora poco o noncorrettamente conosciuto l’impatto che questa ha sulla prevenzione e cura dellemalattie; poco si conosce che, per esempio, un malato oncologico può essere curatomeglio potenziando l’efficacia delle cure se si sta più attenti alla sua alimentazione; altremalattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche o neurologiche possono essereprevenute con una maggiore attenzione nutrizionale”. “L’intuizione geniale del nostrofondatore Padre Gemelli – continua – fu quella di creare un Policlinico universitarioproprio nella convinzione che non si potesse fare una buona didattica senzaaccomunarla a una ricerca di altro livello. La ricerca è l’inizio di una buona assistenza.Non è possibile fare un’assistenza moderna, aggiornata se gli stessi operatori medicinon sono coinvolti in ricerche di altissimo livello”. Purtroppo “si investe molto poco in

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ricerca – dichiara Bellantone – e investendo poco siamo costretti ad acquistare da altrenazioni i risultati della ricerca, e questo comporta un ritardo nel somministrare cured’avanguardia ai nostri pazienti e dal punto di vista economico ciò comporta costi moltosuperiori a quelli che avremmo se si investisse maggiormente in ricerca”. “Fare buonaricerca è la condizione essenziale per poter poi garantire buone cure ai nostri pazienti -afferma l’ingegnere Enrico Zampedri, Direttore Generale del Policlinico A. Gemelli – .Per noi è un tutt’uno la parte universitaria e clinica affinché si possano dare ai nostripazienti le migliori cure oggi e anche domani. Fare ricerca etica è per noi mettere lapersona al centro delle nostre attenzioni, quindi non fare ricerca in maniera speculativa.Questo è il principio generale che deve guidare chiunque, a maggior ragione una realtàcome la nostra che è un ospedale di ispirazione cattolica”.L’impegno di Università Cattolica e Policlinico A. Gemelli nella ricerca in campobiomedico: studi e risorse: un mese interno per presentarne al pubblico i risultatiCon 253 nuovi progetti di ricerca no profit che ogni anno portano ad oltre 1500pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali, oltre 19 milioni di euro diricerca finanziata nel corso del 2015, 17 brevetti attivi e depositati, 15 Istituti dellaFacoltà di Medicina e chirurgia che hanno ottenuto finanziamenti europei, 142sperimentazioni cliniche avviate e 329 sperimentazioni in corso nel 2016, l’UniversitàCattolica è impegnatissima sul fronte della ricerca biomedica. Per questo l’intero mesedi maggio è dedicato a presentare l’attività di ricerca che viene svolta dalla Facoltà diMedicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e dalla Fondazione PoliclinicoUniversitario A. Gemelli di Roma. Medici, ricercatori e studenti di Gemelli e Facoltà diMedicina della Cattolica saranno a disposizione degli utenti del Gemelli presso la hall delPoliclinico per fornire spiegazioni e invitare a sostenere economicamente i nuoviprogetti di ricerca.Il programma della V Giornata per la RicercaI lavori della Giornata per la Ricerca saranno aperti alle ore 9.00 dal Magnifico Rettoredell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professor Franco Anelli, e dal Presidente dellaFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, dottor Giovanni Raimondi, cui seguiràl’intervento di Sua Eccellenza Monsignor Angelo Vincenzo Zani, Segretario dellaCongregazione per l’Educazione Cattolica.Segue (ore 9,45) il conferimento della V edizione del Premio “Giovanni Paolo II”,attribuito quest’anno alla Fondazione Ferrero di Alba, presieduta dalla signora MariaFranca Ferrero, e rappresentata dal dott. Edo Milanesio, Segretario Generale dellaFondazione, e dal dott. Ettore Bologna, Responsabile del Servizio Medico, per l’impulsoalle attività di studio e ricerca. Il premio viene conferito per il duplice impegno dellaFondazione nel sociale e per la ricerca. Nel sociale con iniziative umanitarie gestite nellearee ove opera con i Progetti Imprenditoriali “Michele Ferrero” (iniziative indirizzatealla tutela della salute e alla crescita educativa e sociale dei bambini e dei ragazzi, che sisviluppano sotto l’insegna “United Kinder of the World”).A favore della ricerca scientifica per la sua attività nell’organizzazione di convegni diricerca sui temi relativi all’alimentazione, in particolare quella collegata al benessere ealla longevità, e per il cosiddetto “invecchiamento di successo”, che sta contribuendo inmodo rilevante e significativo alla crescita della consapevolezza in questo importantesettore di ricerca.Le ricerche protagoniste della V edizione della GiornataAnche in questa edizione parte centrale della Giornata sarà la presentazione dei miglioriprogetti di ricerca svolti o in cantiere presso gli Istituti della Facoltà di Medicina e delGemelli nel campo della nutrizione umana (ore 9.45). Quest’anno le ricerche abbracciano4 macro-aree relative al tema della nutrizione, che spaziano dalla prevenzione alla cura.In particolare si parlerà di nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reni, nutrizionein gravidanza e durante lo sviluppo del bambino, nutrizione e fragilità dell’anziano,infine nutrizione e plasticità cerebrale, fondamentale per il buon funzionamento delcervello e protettiva contro il declino cognitivo. Nella seconda parte della Giornataspazio alla tavola rotonda (ore 11.30) intitolata “La strategia di ricerca in Europa”,moderata dal Prof. Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.Interverranno la Dott.ssa Sandra Caldeira della Commissione Europea (Institute forHealth and Consumer Protection); il Prof. Luca Simone Cocolin, docente delDipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino eMembro della Piattaforma Tecnologica Europea “Food for Life”; la Prof.ssa Inge Tetens,docente in Nutrition presso il National Food Institute della Technical University ofDenmark e Membro dell’ Executive Board dell’Infrastruttura per la Ricerca sullanutrizione in Europa Euro-DISH; la Dott.ssa Rosanna Bellotti, Direzione Regionale perlo Sviluppo Economico e le Attività Produttive della Regione Lazio; il Prof. RoccoBellantone, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica delSacro Cuore; l’Ing. Enrico Zampedri, Direttore Generale della Fondazione PoliclinicoUniversitario A. Gemelli.Gli interventi che si susseguiranno hanno l’obiettivo d’inquadrare e definire gli scenarieuropei in cui la ricerca scientifica portata avanti dall’Università Cattolica e dallaFondazione Policlinico A. Gemelli si vanno a inserire.Alle ore 12.30 l’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica, Mons.Claudio Giuliodori, consegnerà i premi ai giovani autori delle migliori pubblicazionidell’anno 2015 e al miglior dottore di ricerca della Facoltà di Medicina e chirurgia della

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Giornata per la Ricerca 2016, sempre più forte l’impegno di Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli

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Giornata per la Ricerca 2016, cibo amico enemico saluteGemelli e Cattolica Sacro Cuore insieme nei progetti19 maggio, 16:28

(ANSA) - ROMA, 19 MAG - Il cibo è amico e nemico della nostra salute, sempre più un fattore di prevenzione ecura, ma anche - quando le scelte alimentari sono scorrette - colpevole di indurre, anticipare ed aggravare diversemalattie. E' alla luce del forte impatto che la nutrizione ha sulla salute umana, che la Facoltà di Medicina eChirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli sonoimpegnate in numerosi progetti di ricerca sul tema della nutrizione, dalla ricerca di base, con studi molecolari,alla ricerca preclinica e clinica sul cibo come fonte di prevenzione e cura in tutti i campi come, ad esempio, nellemalattie del metabolismo quali diabete ed obesità, ma anche nelle condizioni di fragilità, quali l'invecchiamento,nelle patologie del fegato e dei reni, nelle malattie neurologiche o in particolari condizioni come la gravidanza.

È proprio per presentare la ricerca presente e futura in questo ambito che va in scena la quinta edizione della"Giornata per la Ricerca 2016" di Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli, che avrà luogo, giovedì 26 maggio, nell'Aula Brasca del Policlinico Gemelli. Tema della Giornata è -analogamente al 2015 - "Il ruolo della Nutrizione dalla prevenzione alla cura". "La Giornata per la Ricerca -afferma il Preside di Medicina, Rocco Bellantone - si incentra anche quest'anno sul tema della nutrizione, su tuttii riflessi che la nutrizione ha sulla nostra salute, soprattutto perché riteniamo sia ancora poco o noncorrettamente conosciuto l'impatto che questa ha sulla prevenzione e cura delle malattie; poco si conosce che,per esempio, un malato oncologico può essere curato meglio potenziando l'efficacia delle cure se si sta piùattenti alla sua alimentazione; altre malattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche o neurologiche possonoessere prevenute con una maggiore attenzione nutrizionale". "Fare buona ricerca è la condizione essenziale perpoter poi garantire buone cure ai nostri pazienti", ha detto Enrico Zampedri, Direttore Generale del PoliclinicoA.Gemelli . (ANSA).

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Attualità - Giovedì, 19 Maggio 2016 16:38

Giornata per la Ricerca 2016:l'Università Cattolica premia laFondazione Ferrero

Giovedì 26 maggio, a Roma, in occasione

della V edizione della Giornata per la Ricerca

2016 saranno presentati i risultati di studi e

le ricerche in corso sul ruolo della nutrizione

nella salute, dalla prevenzione alla cura ad

opera della Facoltà di Medicina e chirurgia

dell’Università Cattolica e del Policlinico A.

Gemelli.

Interverrà S. E. Mons. Angelo Vincenzo Zani,

Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Alla Fondazione Ferrero di Alba sarà assegnata la quinta edizione del Premio “Giovanni Paolo II”.

I lavori della Giornata per la Ricerca saranno aperti alle ore 9.00 dal Magnifico Rettore dell’Università

Cattolica del Sacro Cuore, professor Franco Anelli, cui seguirà l’intervento di Sua Eccellenza Monsignor

Angelo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Seguirà il conferimento della V edizione del Premio “Giovanni Paolo II”, attribuito quest’anno alla

Fondazione Ferrero di Alba, presieduta dalla signora Maria Franca Ferrero e rappresentata dal dott. Edo

Milanesio, Segretario Generale della Fondazione e dal dott. Ettore Bologna, Responsabile del Servizio Medico,

per l’impulso alle attività di studio e ricerca. Il premio viene conferito per il duplice impegno della

Fondazione nel sociale e per la ricerca. Nel sociale con iniziative umanitarie gestite nelle aree ove opera con

i Progetti Imprenditoriali “Michele Ferrero” (queste iniziative sono indirizzate alla tutela della salute e alla

crescita educativa e sociale dei bambini e dei ragazzi e si sviluppano sotto l’insegna “United Kinder of the

World”).

A favore della ricerca scientifica per la sua attività nell’organizzazione di convegni di ricerca sui temi

relativi all’alimentazione, in particolare quella collegata al benessere e alla longevità, e per il cosiddetto

“invecchiamento di successo”, che sta contribuendo in modo rilevante e significativo alla crescita della

consapevolezza in questo importante settore di ricerca.

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26 Maggio Giornata della Ricerca. Alla Cattolicafocus su obesità

Roma, 19 mag. (askanews) - Il cibo è amico e nemico della nostra salute, sempre più un fattore diprevenzione e cura, ma anche - quando le scelte alimentari sono scorrette - colpevole di indurre,anticipare ed aggravare diverse malattie. La ricerca scientifica mondiale non fa che delinearesempre maggiori dettagli su come determinati alimenti possano aiutarci a prevenire e curarepatologie o su come, al contrario, possano farci ammalare. Dato il forte impatto che la nutrizione hasulla salute umana, la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e laFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli sono impegnate in numerosi progetti di ricerca sultema della nutrizione, dalla ricerca di base, con studi molecolari, alla ricerca preclinica e clinica sulcibo come fonte di prevenzione e cura in tutti i campi come, ad esempio, nelle malattie delmetabolismo quali diabete ed obesità, ma anche nelle condizioni di fragilità, quali l'invecchiamento,nelle patologie del fegato e dei reni, nelle malattie neurologiche o in particolari condizioni come lagravidanza.

È proprio per presentare la ricerca presente e futura in questo ambito che va in scena la quintaedizione della "Giornata per la Ricerca 2016" di Università Cattolica del Sacro Cuore e FondazionePoliclinico Universitario A. Gemelli, che avrà luogo, giovedì 26 maggio, a partire dalle ore 8,30nell'Aula Brasca del Policlinico Gemelli.

Tema della Giornata è - analogamente al 2015 - "Il ruolo della Nutrizione dalla prevenzione alla cura"."La Giornata per la Ricerca - afferma il Preside di Medicina, Rocco Bellantone - si incentra anchequest'anno sul tema della nutrizione, su tutti i riflessi che la nutrizione ha sulla nostra salute,soprattutto perché riteniamo sia ancora poco o non correttamente conosciuto l'impatto che questaha sulla prevenzione e cura delle malattie; poco si conosce che, per esempio, un malato oncologicopuò essere curato meglio potenziando l'efficacia delle cure se si sta più attenti alla suaalimentazione; altre malattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche o neurologiche possonoessere prevenute con una maggiore attenzione nutrizionale". Purtroppo "si investe molto poco inricerca - dichiara Bellantone - e investendo poco siamo costretti ad acquistare da altre nazioni irisultati della ricerca, e questo comporta un ritardo nel somministrare cure d'avanguardia ai nostripazienti e dal punto di vista economico ciò comporta costi molto superiori a quelli che avremmo sesi investisse maggiormente in ricerca".

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È proprio per presentare la ricerca presente e futura in questo ambito che va in scena la quinta edizione della“Giornata per la Ricerca 2016” di Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Policlinico UniversitarioA. Gemelli, che avrà luogo, giovedì 26 maggio, nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli, Roma. Tema dellaGiornata è – analogamente al 2015 – “Il ruolo della Nutrizione dalla prevenzione alla cura”.

fonte: ansa

Giornata per la Ricerca 2016, cibo amico e nemicosalute

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NUTRIZIONE / RICERCA

Giornata per la Ricerca 2016. Nutrizione e saluteal centro di un convegno al Policlinico GemelliDI INSALUTENEWS · 20 MAGGIO 2016

Giovedì 26 maggio in occasione della V edizione della Giornata saranno presentati i risultati di studi e

le ricerche in corso sul ruolo della nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura. Interverrà S. E.

Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Alla

Fondazione Ferrero di Alba la quinta edizione del Premio “Giovanni Paolo II”

Roma, 20 maggio 2016 – Il cibo è

amico e nemico della nostra salute,

sempre più un fattore di prevenzione e

cura, ma anche – quando le scelte

alimentari sono scorrette – colpevole

di indurre, anticipare e aggravare

diverse malattie. La ricerca scientifica

mondiale non fa che delineare sempre

maggiori dettagli su come determinati

alimenti possano aiutarci a prevenire

e curare patologie o su come, al

contrario, possano farci ammalare.

Dato il forte impatto che la nutrizione ha sulla salute umana, la Facoltà di Medicina e Chirurgia

dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli sono

impegnate in numerosi progetti di ricerca sul tema della nutrizione, dalla ricerca di base, con studi

molecolari, alla ricerca preclinica e clinica sul cibo come fonte di prevenzione e cura in tutti i campi

come, ad esempio, nelle malattie del metabolismo quali diabete e obesità, ma anche nelle

condizioni di fragilità, quali l’invecchiamento, nelle patologie del fegato e dei reni, nelle malattie

neurologiche o in particolari condizioni come la gravidanza.

È proprio per presentare la ricerca presente e futura in questo ambito che va in scena la quinta

edizione della “Giornata per la Ricerca 2016” di Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione

Policlinico Universitario A. Gemelli, che avrà luogo, giovedì 26 maggio, a partire dalle ore 8.30

nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli. Tema della Giornata è – analogamente al 2015 – “Il ruolo

della Nutrizione dalla prevenzione alla cura”.

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Tag: cibo diabete Enrico Zampedri Giornata per la Ricerca 2016 gravidanza invecchiamento malattie neurologiche

nutrizione obesità Policlinico Gemelli prevenzione ricerca Rocco Bellantone Università Cattolica

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proprio medico di base o allo specialista.

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“La Giornata per la Ricerca – afferma il Preside di Medicina, prof. Rocco Bellantone – si incentra

anche quest’anno sul tema della nutrizione, su tutti i riflessi che la nutrizione ha sulla nostra

salute, soprattutto perché riteniamo sia ancora poco o non correttamente conosciuto l’impatto che

questa ha sulla prevenzione e cura delle malattie; poco si conosce che, per esempio, un malato

oncologico può essere curato meglio potenziando l’efficacia delle cure se si sta più attenti alla sua

alimentazione; altre malattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche o neurologiche possono

essere prevenute con una maggiore attenzione nutrizionale”.

“L’intuizione geniale del nostro fondatore Padre Gemelli – continua – fu quella di creare un

Policlinico universitario proprio nella convinzione che non si potesse fare una buona didattica

senza accomunarla a una ricerca di altro livello. La ricerca è l’inizio di una buona assistenza. Non è

possibile fare un’assistenza moderna, aggiornata se gli stessi operatori medici non sono coinvolti

in ricerche di altissimo livello”.

Purtroppo “si investe molto poco in ricerca – dichiara Bellantone – e investendo poco siamo

costretti ad acquistare da altre nazioni i risultati della ricerca, e questo comporta un ritardo nel

somministrare cure d’avanguardia ai nostri pazienti e dal punto di vista economico ciò comporta

costi molto superiori a quelli che avremmo se si investisse maggiormente in ricerca”.

“Fare buona ricerca è la condizione essenziale per poter poi garantire buone cure ai nostri pazienti

– afferma l’ing. Enrico Zampedri, Direttore Generale del Policlinico A. Gemelli – Per noi è un

tutt’uno la parte universitaria e clinica affinché si possano dare ai nostri pazienti le migliori cure

oggi e anche domani. Fare ricerca etica è per noi mettere la persona al centro delle nostre

attenzioni, quindi non fare ricerca in maniera speculativa. Questo è il principio generale che deve

guidare chiunque, a maggior ragione una realtà come la nostra che è un ospedale di ispirazione

cattolica”.

fonte: ufficio stampa

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SLA, a Milano meeting dell’EuropeanNetwork for the Cure of ALS20 MAG, 2016

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Ddl Lorenzin, iniziata la discussione alSenato. AIFI continua la sua battagliaper il rispetto delle regole20 MAG, 2016

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Giornata per la Ricerca 2016: la"Cattolica" premia la FondazioneFerrero

ALBA E LANGHE | lunedì 23 maggio 2016, 11:42

Alla fondazione verrà assegnata la 5^ edizione delpremio "Giovanni Paolo II", per il duplice impegno nelsociale e nella ricerca scientifica

La Fondazione Ferrero

Giovedì 26 maggio, a Roma, in occasione della V^ edizione della Giornataper la Ricerca 2016 saranno presentati i risultati di studi e le ricerche incorso sul ruolo della nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura adopera della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e delPoliclinico A. Gemelli.

Interverrà Monsignor Angelo Vincenzo Zani, Segretario dellaCongregazione per l’Educazione Cattolica. Alla Fondazione Ferrero di Albasarà assegnata la quinta edizione del Premio “Giovanni Paolo II”.

I lavori della Giornata per la Ricerca saranno aperti alle ore 9 dal MagnificoRettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professor Franco Anelli,cui seguirà l’intervento di Vincenzo Zani, Segretario della Congregazioneper l’Educazione Cattolica.

Seguirà il conferimento della V^ edizione del Premio “Giovanni Paolo II”,attribuito quest’anno alla Fondazione Ferrero di Alba, presieduta dallasignora Maria Franca Ferrero e rappresentata dal dottor Edo Milanesio,Segretario Generale della Fondazione e dal dottor Ettore Bologna,Responsabile del Servizio Medico, per l’impulso alle attività di studio ericerca.

Il premio viene conferito per il duplice impegno della Fondazione nel socialee per la ricerca.

Nel sociale con iniziative umanitarie gestite nelle aree ove opera con iProgetti Imprenditoriali “Michele Ferrero” (queste iniziative sonoindirizzate alla tutela della salute e alla crescita educativa e sociale deibambini e dei ragazzi e si sviluppano sotto l’insegna “United Kinder of theWorld”). A favore della ricerca scientifica, invece per la sua attivitànell’organizzazione di convegni di ricerca sui temi relativi all’alimentazione,in particolare quella collegata al benessere e alla longevità, e per il

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cosiddetto “invecchiamento di successo”, che sta contribuendo in modorilevante e significativo alla crescita della consapevolezza in questoimportante settore di ricerca.

c.s.

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26 maggio 2016

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Nutrizione e salute, ilbenessere del cervellodipende anche daquello che mangiamoDimmi cosa mangi ti dirò comeinvecchierai. Nella "Giornata per laRicerca 2016" organizzatadall'Università Cattolica e dalpoliclinico Gemelli di Roma si è fattoil punto sui rapporti traalimentazione e plasticità cerebrale.E si è sottolineato ancora una voltal'importanza della prevenzione, daadottare da giovanissimi. Anche peril bene dei nostri figli e nipoti

Le conseguenze di una cattiva dieta si ripercuotono anche sui nostri figli e suinostri nipoti. La buona notizia è che il nostro stile di vita può resettare questaeredità pesante: Salvatore Fusco, ricercatore presso l’Istituto di Fisiologiaumana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ci spiega quali sono inostri alleati e quali i nostri nemici nel contrastare le malattie cronichedegenerative tipiche dell’invecchiamento.

Una dieta troppo ricca di grassi saturipuò influenzare la plasticità cerebrale? “Il nostro cervello ha una particolarecapacità (definita neuroplasticità) diadattarsi agli stimoli provenientidall’ambiente circostante come adesempio i nutrienti. L’alimentazione puòagire sulla neuroplasticità modificando lacapacità che i neuroni hanno di scambiareinformazioni o influenzando il pool di cellulestaminali che risiede in alcune aree delcervello importanti per la regolazione dellefunzioni cognitive. Un eccesso di grassisaturi nella nostra dieta altera la capacitàdelle cellule nervose di comunicare tra diloro, proprietà alla base dei meccanismi diapprendimento e memoria. In questosenso un eccesso prolungato di grassinella dieta può contribuire ad accelerare ildeclino delle nostre funzioni cognitive”.

E una dieta troppo ricca di zuccheripuò rappresentare un fattore di rischioper il cervello? “L’iperglicemia riduce la capacità dellecellule staminali del cervello, importanti per la capacità di apprendimento ememoria, di moltiplicarsi e conservarsi nel tempo. Il nostro gruppo di ricerca,coordinato dal professore Claudio Grassi, ha di recente dimostrato che alteconcentrazioni di glucosio possono inibire la replicazione delle cellule staminaliattraverso modificazioni epigenetiche (ossia che alterano la struttura e non lasequenza del Dna) in grado di modulare l’espressione di geni chiave per laproliferazione. Questo meccanismo molecolare può spiegare come una dietatroppo ricca in zuccheri semplici impoverisca la riserva di cellule staminali,

HOME > ITALIA MONDO > CIBO AMICO DEL CERVELLO, LA...

Cibo amico del cervello, laprevenzione a tavola comincia dagiovanissimi"Una dieta non corretta può influenzare la struttura del Dna ed esseretrasmessa alla generazioni future: ma uno stile di vita sano puòresettare questa eredità pesante", spiega Salvatore Fusco, ricercatorepresso l’Istituto di Fisiologia umana dell’Università Cattolica del SacroCuore di Roma, in occasione della Giornata per la ricerca 2016 che fa ilpunto sugli studi sul ruolo dei nutrienti nella salute, dalla prevenzionealla curadi Cinzia Lucchelli

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26 maggio 2016

contribuendo ad accelerare l’invecchiamento cerebrale in patologie come ildiabeto mellito”.

Una dieta non equilibrata può avere conseguenze anche per legenerazioni future? “La nostra dieta può influenzare la struttura del Dna e quindi lo stato di attivazioneo repressione di alcuni geni. Recenti ricerche, finanziate dal nostro ateneo e dalministero della Salute e della Ricerca, sono volte a identificare le tracce che glialimenti imprimono su nostro Dna, modificandone la struttura senza alterarla.Ci sono studi che dimostrano come figli e nipoti di soggetti che hanno assuntonell’adolescenza una dieta ricca di cibi ad alto indice glicemico hanno unmaggior rischio di sviluppare malattie metaboliche come diabete e obesità. Inostri studi hanno dimostrato in modelli sperimentali come una dieta troppo riccadi grassi saturi possa determinare alterazioni epigenetiche anche nel cervellodei discendenti, trasmissibili fino alla terza generazione. La conferma in studiclinici potrebbe fornire nuovi marcatori di suscettibilità al declino cognitivo e dirischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative.”

Si può intervenire su questa eredità?“I fattori di rischio possono essere trasmessi, ma il nostro stile di vita puòresettare questa eredità epigenetica: esercizio fisico e allenamento mentalepossono contrastare gli effetti dannosi di un’alimentazione non corretta dei nostriavi”.

L'alimentazione può, al contrario, rallentare il declino delle funzionicognitive?Sicuramente una dieta sana deve contenere in maniera equilibrata tutti i nutrientitipici della nostra dieta mediterranea. Sono da escludere a priori dieteimprontate su uno o pochi nutrienti considerati come panacea per ogni male.Carboidrati, proteine e grassi (soprattutto mono e poliinsaturi) devono esserepresenti sulla nostra tavola ogni giorno. Inoltre alcune vitamine (in particolarequelle del gruppo B sembrerebbero molto utili al nostro cervello) e oligoelementipossono fornire una riserva antiossidante molto utile per contrastarel’invecchiamento cerebrale.

Quanto si sa fino ad ora del ruolo della prevenzione dell'alimentazionenelle malattie neurodegenerative?“La prevenzione è fondamentale per tutte le malattie croniche degenerativetipiche dell’invecchiamento. Queste patologie si manifestano clinicamente dopouna storia molto lunga, di anni se non di decenni, di esposizione del nostro corpoa diversi fattori di rischio. E’ fondamentale anche il tempismo della prevenzione:occorre iniziare il prima possibile a seguire un corretto stile di vita. Seguire dagiovani una dieta non equilibrata può cominciare a ridurre la neuroplasticità delnostro cervello. La dieta mediterranea, molto ricca di vitamina B e di omega 3 eben bilanciata, rappresenta la strategia migliore assieme a un moderatoesercizio fisico per ridurre rischi di malattie neurodegenerative.”

Vale tanto più per chi ha casi in famiglia di malattie neurodegenerative? “Nelle malattie multifattoriali c’è una componente familiare ma lo stile di vita,soprattutto per l’impatto che esso ha sulle modificazioni epigenetiche, incideprincipalmente: l’alimentazione, l’esercizio fisico, l’esposizione a farmaci osostanze potenzialmente tossiche, lo stress psico-fisico. Ad oggi ancora nonconosciamo tutti i fattori di rischio per le malattie neurodegenerative masappiamo che le strategie migliori di prevenzione si basano suuna sanaalimentazione e un corretto e regolare esercizio fisico".

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SALUTE

GIORNATA RICERCA “GEMELLI”:NUTRIZIONE E SALUTE AL CENTRODEGLI STUDI E DELLE RICERCHEPRESENTATI10:36

POLITICA

UNIONI CIVILI: ALLE 12.30 INCASSAZIONE DEPOSITO QUESITO PERREFERENDUM10:33

SOCIALE

RIFORMA TERZO SETTORE: CNESC,SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE“RISORSA IMPORTANTE PERCONTRASTARE I CRESCENTINAZIONALISMI, RAZZISMI ED EGOISMI”10:26

SOCIALE

RIFORMA TERZO SETTORE: BARBIERI(FORUM), “RISULTATO POSITIVO EMOLTO IMPORTANTE”. DECRETIDELEGATI SARANNO “BANCO DIPROVA”10:25

SALUTE

GIORNATA RICERCA “GEMELLI”:MONS. ZANI (SANTA SEDE), “SE ÈRIGOROSA NON È MAI IN CONTRASTOCON ANTROPOLOGIA CRISTIANA”10:19

POLITICA

MARÒ: GENTILONI, PREMIATOIMPEGNO GOVERNO CON SOSTEGNOPARLAMENTO10:03

POLITICA

MARÒ: PINOTTI, FINALMENTE GIRONE

26 maggio 2016

ROMA

ROMAx

ROMAx

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ROMAx

ROMAx

ROMAx

Centralità della ricerca e unità del sapere, sinergia e

collegamenti internazionali, collegamento con l’istruzione. Sono

questi i punti su cui si sofferma monsignor Angelo Vincenzo

Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica,

nel suo intervento alla quinta Giornata per la Ricerca promossa

dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di

Roma e dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino

Gemelli. “L’università – osserva Zani – è il luogo dove i valori

della ricerca si confrontano costantemente, si prende atto dei

successi ma anche degli insuccessi perché la ricerca è un

processo fatto di cadute e riprese”. Nella costituzione apostolica

“Ex corde ecclesiae”, ricorda, Giovanni Paolo II “dà indicazioni

precise, anzitutto la collaborazione tra diversi saperi,

l’integrazione tra discipline. Il principio dell’unità del sapere nel

campo della ricerca è fondamentale”, ma il dialogo deve

svilupparsi “anche tra le persone”. Il magistero sostiene inoltre

“l’importanza del dialogo tra scienze e fede: la ricerca metodica e

rigorosa, se condotta in maniera veramente scientifica e secondo

le leggi morali non può mai trovarsi in contrasto con i principi

antropologici della religione cristiana” perché “unisce scienza a

coscienza”. Mons. Zani richiama anche la dichiarazione

conciliare “Gravissimum educationis” e il suo invito alle

università cattoliche perché sviluppino la “dimensione

internazionale e la collaborazione con istituzioni di ricerca

stranieri”. Infine il collegamento tra prevenzione ed educazione:

“La prevenzione, per diventare un percorso efficace, deve

coniugarsi con gli strumenti dell’informazione e della

SALUTE

Giornata ricerca“Gemelli”: mons. Zani(Santa Sede), “se èrigorosa non è mai incontrasto conantropologia cristiana”26 maggio 2016 @ 10:19 6

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POLICLINICO GEMELLI UNIVERSITÀ CATTOLICA

VINCENZO ZANI Luoghi ROMA

formazione. Occorre educare sul valore fondamentale della

salute e sugli strumenti per curarla e conservarla”. “Credo –

conclude – ci sia molto da fare nel nostro Paese, soprattutto nel

sistema dell’istruzione che spesso si presenta troppo ingessato”.

© Riproduzione Riservata26 maggio 2016

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SALUTE

GIORNATA RICERCA “GEMELLI”:MONS. ZANI (SANTA SEDE), “SE È

26 maggio 2016

CREMONA

ROMAx

ROMAx

ROMAx

ROMAx

ROMAx

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Argomenti SALUTE SANITÀ Persone ed Enti

POLICLINICO GEMELLI UNIVERSITÀ CATTOLICA Luoghi

ROMA

È la Fondazione Ferrero di Alba, istituita dalla nota e omonima

azienda dolciaria e presieduta da Maria Franca Ferrero, la

vincitrice della quinta edizione del Premio “Giovanni Paolo II”. Il

riconoscimento è stato consegnato questa mattina, nel corso

della quinta Giornata per la ricerca promossa a Roma dalla

Facoltà di medicina e chirurgia dell’Ateneo e dalla Fondazione

Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Nel conferire il

riconoscimento a Edo Milanesio, segretario generale della

Fondazione, e a Ettore Bologna, responsabile del servizio

medico, “per l’impulso alle attività di studio e ricerca”, Rocco

Bellantone, preside della Facoltà di medicina e chirurgia

dell’Ateneo, ha sottolineato “il duplice impegno della

Fondazione nel sociale e per la ricerca”.

© Riproduzione Riservata

SALUTE

Giornata ricerca“Gemelli”: Premio“Giovanni Paolo II” allaFondazione Ferrero diAlba26 maggio 2016 @ 10:45

26 maggio 2016

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Assumete troppi zuccheri? Il vostro cervelloinvecchierà prima"Questo studio si completerà entro l'anno e mira a individuare le molecolee i meccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono più esposti al rischio dicompromissione delle funzioni cognitive"

Di Monia Sangermano - 26 maggio 2016 - 10:53

Troppo zucchero nel sangue può in uire negativamente sul rinnovamento delle cellule staminali nel

cervello, causando una diminuzione delle capacità di apprendimento e memoria. E’ quanto emerso una

delle tante ricerche condotte dagli scienziati della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università

Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, messe in vetrina in occasione della quinta

edizione della “Giornata per la Ricerca”.

Secondo i risultati preliminari, su soggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2, una

dieta ad alto contenuto di zuccheri si associa a ridotte performance cognitive nei domini

dell’attenzione, della capacità di apprendimento e della memoria a breve termine. “Anche alcuni

oligoelementi, tra cui il rame, implicati nei processi ossidativi, possono giocare un ruolo nell’accelerare

l’invecchiamento del nostro cervello“, ha spiegato Camillo Marra, responsabile della Clinica della

Memoria del Policlinico Gemelli. “Analizzando i livelli del rame libero nel sangue di soggetti con declino

cognitivo – ha continuato – si è messo in luce un ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte

concentrazioni di rame libero nel sangue sono presenti già nelle fasi prodromiche della malattia di

Alzheimer e costituiscono un indice di progressione del danno cognitivo“.

Un modello sperimentale per identi care i fattori ormonali connessi alla dieta in grado di in uenzare il

funzionamento del sistema nervoso potrà, inoltre, venire da uno studio in corso in una popolazione di

pazienti obesi prima e dopo trattamento con chirurgia bariatrica. “Questo studio – ha sottolineato

Marra – si completerà entro l’anno e mira a individuare le molecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e i

meccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono più esposti al rischio di compromissione delle funzioni

cognitive“. In ne, nell’ambito di studi nanziati dal ministero della Salute, “ stiamo dimostrando in

modelli sperimentali che l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi può alterare la comunicazione

tra le cellule nervose e che, se l’eccesso di grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare le

funzioni cognitive della prole e anche delle generazioni successive, accelerando l’invecchiamento

cerebrale“ , h a r i f e r i t o Salvatore Fusco, r icercatore presso l ’ Ist ituto di Fis iologia Umana

dell’Università Cattolica.

Il bufalo si salva dall'attacco deileoni

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Salute: grazie alla genetica arrivano le dietepersonalizzate “proteggi-fegato”Fegato e alimentazione: "esiste una interazione tra geni e alimenti e chealcune persone, per motivi genetici, hanno una predisposizione al dannoepatico"

Di Monia Sangermano - 26 maggio 2016 - 11:29

Una cura ad hoc per ogni tipo di patologia: a questo si sta puntando nell’ambito delle ricerche sulla

nutrizione umana presentate in occasione della V edizione della “Giornata per la Ricerca” della Facoltà

di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli, che si tiene

oggi a Roma. Le ricerche svolte dall’ateneo romano hanno contribuito a comprendere i meccanismi di

progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione e siopatologia del diabete e della

sindrome metabolica.

“I dati dei nostri studi – ha detto Luca Miele, scienziato del Policlinico Gemelli di Roma – hanno

contribuito a comprendere come l’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importante spia dello

stato di salute dell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si puo’ associare a condizioni

apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severita’ clinica della psoriasi, alla

maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventi cardiovascolari che

spesso viene osservato“.

Gli studi dei ricercatori hanno inoltre dimostrato come gli alimenti possano interagire direttamente con

i l microbiota intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. “Abbiamo documentato – ha detto

Miele – che esiste una interazione tra geni e alimenti e che alcune persone, per motivi genetici, hanno

una predisposizione al danno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i test

diagnostici e gli approcci terapeutici al fine di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie“.

Monia Sangermano

Nata a Cosenza il 19 Settembre 1981, è giornalista pubblicista dal 2012. Laureata

in Storia delle Civiltà presso l'Università del Piemonte Orientale, ha conseguito nel

2008 un Master in Giornalismo, Metodi e Tecnologie della Comunicazione

plurimediale, a Torino.

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Il bufalo si salva dall'attacco deileoni

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Scienza e Farmaci

Giornata per la Ricerca della Cattolica e del Gemelli.Se la nutrizione può salvare la vitaDalla salute di reni e fegato a quella del feto e del bambino; dalla salute del cervello a ricetteanti-ageing. In occasione dell’evento presentati i risultati degli studi e le ricerche in corsosul ruolo della nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura. Alla Fondazione Ferrero ilPremio “Giovanni Paolo II”.

26 MAG - Dagli studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzatecon effetti preventivi e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a quelli suinutrienti “amici” del bambino, determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) epost-natale; dalle ricerche sui nutrienti che rallentano i naturali processidell’invecchiamento, a quelle sugli effetti dannosi di diete troppo ricche dizuccheri o di grassi sul cervello.

Sono solo alcune delle attività - svolte o in cantiere – nell’ambito della nutrizione umana messe invetrina in occasione della V edizione della“Giornata per la Ricerca” della Facoltà di Medicina eChirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli. Tema della Giornata è anchequest’anno “Il ruolo della Nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura”. Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-aree relative al tema della nutrizione. Nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reniStudi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere la salute epatica,ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali i nemici, di due organi fondamentali perl’organismo umano quali sono reni e fegato. Sono le principali novità in scena in questa area dellaricerca su nutrizione e salute. La grande disponibilità di cibo e le variazioni dello stile di vita e delcomportamento alimentare hanno contribuito ad aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei renie del fegato, che sono i principali ‘filtri’ dell’organismo. Nelle persone che si sottopongono a ecografiasempre più frequentemente viene documentata la presenza di ‘fegato grasso’ e di ‘calcolosi renale’,condizioni apparentemente benigne ma che in realtà possono rappresentare indicatori di un futurodanno d’organo. “Il fegato grasso”, spiega il dottor Luca Miele, ”è la prima e immediata conseguenza di uno stile divita scorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Le alterazioni di quantità e di qualità deglialimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi, l’accumulo di grasso all’interno delle cellule delfegato. Questa condizione, comune anche a chi consuma alcolici in quantità eccessive, favoriscel’insorgenza di patologie più gravi come la steatoepatite (ovvero l’infiammazione), la cirrosi e il tumoredel fegato (epatocarcinoma). La presenza del diabete, dell’obesità e/o delle dislipidemie (elevateconcentrazioni di grassi nel sangue) o altre sostanze sono le condizioni che facilitano l’accumulo delgrasso nel fegato, che spesso rappresenta il primo campanello di allarme per il rischiocardiometabolico (infarto e diabete)”. Le ricerche svolte presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli hanno contribuito acomprendere i meccanismi di progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione efisiopatologia del diabete e della sindrome metabolica. “I dati dei nostri studi”, prosegue Miele,“hanno contribuito a comprendere come l’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importantespia dello stato di salute dell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si può associarea condizioni apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severità clinica dellapsoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventicardiovascolari che spesso viene osservato”.

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1 - Riforma Ordini e sperimentazioni cliniche.Il Senato approva ddl Lorenzin. Sì alleprofessioni di osteopata e chiropratico. Il testoalla Camera

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7 - Assemblea Federfarma. Standard

Quotidiano della Federazione Ordini Farmacisti Italiani Giovedì 26 MAGGIO 2016 Ultimo aggiornamento ore 11:14:00

Redazione Uffici Commerciali

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Scienza e Farmaci

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Gli studi dei ricercatori della Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato come gli alimenti possanointeragire direttamente con il microbiota (l’insieme di microrganismi che si trovano nel tubo digerente)intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. Infine, spiega il dr Miele, “abbiamo documentatoche esiste una interazione tra geni e alimenti e che alcune persone, per motivi genetici, hanno unapredisposizione al danno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici egli approcci terapeutici al fine di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie”. Tutto ciòcontribuirà sempre più a personalizzare le terapie. “La calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui frequenza sta aumentando in diverse areedel mondo”, afferma il dottor Pietro Manuel Ferraro, nefrologo. “In Italia, secondo uno studioepidemiologico che abbiamo condotto di recente, la calcolosi interesserebbe circa una persona suundici. Chi ne soffre non deve fronteggiare ‘soltanto’ dolorosi episodi di coliche, spesso ripetuti neltempo: da studi epidemiologici, cui ha contribuito anche il nostro gruppo di ricerca, si profila infatti unruolo della calcolosi nello sviluppo di condizioni come insufficienza renale cronica(la progressiva perditadi funzione dei reni fino alla necessità - in alcuni casi - della dialisi), osteoporosi (riduzione dellacompattezza dell’osso che aumenta il rischio di fratture) e persino infarto miocardico”. La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla formazione dei calcoli renali, oviceversa nel favorirla. “Una nostra ricerca epidemiologica”, prosegue Ferraro, “condotta su unapopolazione di circa 200.000 persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la metà dei casi dicalcolosi sia causata da abitudini nutrizionali scorrette e possa pertanto essere prevenuta,modificando adeguatamente queste ultime”. Sia un eccessivo introito calorico che un’alimentazionesbilanciata a favore di alcuni cibi (primi tra tutti quelli ricchi in proteine) causano modifiche dellacomposizione delle urine che possono favorire la formazione di calcoli. Anche il tipo di bevande ha unruolo. Per esempio, aggiunge Ferraro, “una nostra ricerca sul rischio di calcolosi legato all’assunzione dialcune di esse ha messo in luce come un eccesso di bevande zuccherate possa essere nocivo, mentrel’assunzione di caffè, tè, succhi di frutta (in particolare il succo di arancia) e - in dosi moderate - vinoe birra sia protettivo. Un altro elemento potenzialmente importante, che stiamo studiando, riguarda ilruolo di fonti di proteine, frutta e verdura e la loro interrelazione. In particolare, le nostre ricerche sisono focalizzate sul carico di acidi o di basi che viene generato da una dieta ricca in proteine animali oin frutta e verdura; i primi risultati ci fanno pensare che un eccesso di proteine animali siapotenzialmente dannoso, al contrario di un apporto equilibrato e accompagnato da una adeguataquantità di vegetali”. Studi futuri dovranno consentire di ottimizzare e personalizzare l’approccio nutrizionale allepersone con calcoli renali, studiandone non solo le abitudini alimentari, ma anche la composizioneurinaria e magari la predisposizione genetica. “Abbiamo in programma di analizzare i dati di oltre6.000 persone, con e senza calcolosi renale”, anticipa Ferraro, “di cui conosciamo sia le abitudinialimentari sia il profilo genetico, con l'obiettivo di capire se la predisposizione genetica influenzi larelazione tra dieta e rischio di formare (o riformare) calcoli. È comunque già da adesso possibile - eanzi auspicabile - un approccio personalizzato alla gestione nutrizionale della calcolosi, che passa perun accurato studio delle abitudini alimentari e di altri fattori di rischio. L’obiettivo è dunque arrivare a‘diete anti-calcoli’ personalizzate, ‘ritagliate’ sulla singola persona e sulle sue abitudini ed esigenze”. Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppoLa nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del bambino, quindi“problemi nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e patologie pediatriche”, spiegano ledottoresse Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigente medico. “La qualità e laquantità dei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l’acido folico, ma anche gli zuccheri, esoprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno un impatto enorme sul paziente pediatrico,essendo in grado di modificarne lo sviluppo prenatale e post-natale”. Sono pertanto numerose le attività di ricerca che su questo tema vengono svolte presso la Facoltà diMedicina della Cattolica e il Policlinico Gemelli, con una forte integrazione dei tre ambiti di ricerca dibase, traslazionale e clinica, integrazione resa possibile grazie all’approccio multidisciplinare dellericerche. In particolare, spiegano, “la ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di studiare lecaratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, percapire come agiscono sullo sviluppo del feto”. La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo delfeto e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita. Per esempio, lacarenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodo immediatamenteprecedente al suo inizio, è associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Inoltre, se un correttoapporto di vitamine A, D, E, K è necessario per l’adeguato sviluppo del feto, dosi eccessive divitamina A possono avere effetti teratogeni (cioè indurre malformazioni). Invece, un inappropriatoapporto di vitamina D nelle prime fasi di vita dopo la nascita ostacola il corretto sviluppo delloscheletro. Sta inoltre emergendo negli ultimi anni il ruolo che la nutrizione può esercitare sul DNA,modificandone le caratteristiche chimiche.

Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatrici affetti da patologiecongenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le patologie associate e per migliorarne la crescita.

omogenei, farmaci innovativi in farmacia e piùservizi. Racca: “Vogliamo essere un Hub sulterritorio. Ora rinnovo convenzione scadutada 18 anni”

8 - Ma quanti professionisti sanitari ciserviranno tra 20 anni? Il ministero dellaSalute lancia il progetto di monitoraggioeuropeo per medici, infermieri, farmacisti,odontoiatri e ostetriche

9 - Gare d’acquisto per farmaci ad equivalenzaterapeutica. Milillo (Fimmg): “A rischio larimborsabilità di 1.500 medicinali innovativi eper malati cronici. Aifa ritiri la determina”

10 - Ddl Lorenzin. Mangiacavalli (Ipasvi):“Ordini regionali? Noi abbiamo già affrontatoil problema lasciando liberi gli attuali Collegi”

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In pazienti pediatrici con difetti congeniti alimentarsi è spesso un processo gravato danumerose difficoltà. Alcuni bambini possono non essere in grado di compiere in maniera completala deglutizione, per cui si individuano strategie alternative di somministrazione degli alimentiutilizzando per esempio dispositivi gastrici o digiunali. Invece, spiegano le ricercatrici “in altri bambinicon patologie genetiche abbiamo imparato che il metabolismo basale è accelerato, e per evitare cheincorrano in quadri clinici di magrezza estrema e malnutrizione, forniamo schemi dietetici con apporticalorici giornalieri modellati sulla tipologia di difetto genetico”. Questo progetto si svolge presso ilCentro di malattie rare e difetti congeniti del Policlinico Gemelli e ha interessato soprattutto bambiniaffetti da sindrome di Costello e sindrome Cardiofaciocutanea. “Sono infatti diverse le patologie congenite e pediatriche per le quali il nostro centro rappresenta unriferimento nazionale e internazionale”, affermano le dottoresse Giorgio e Lattanzi, “tra le qualiricordiamo le malformazioni cranio-faciali (come le craniosinostosi), i difetti di chiusura del tuboneurale (la spina bifida), le patologie neurologiche su base genetica (le atrofie muscolari spinali, lemalattie rare, i disturbi cognitivi), e numerose altre patologie pediatriche. In tutti questi casi,modificazioni, in eccesso o in difetto, del bilancio nutrizionale possono rappresentare sia fattori dirischio, che fattori protettivi”.

Sono poi numerosi i progetti di ricerca in corso nell’ambito di collaborazioni multicentricheinternazionali, condotti dai diversi gruppi attivi presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli.Per esempio, il Gemelli rappresenta il referente italiano nell’ambito di un vasto consorziointernazionale (che include oltre 20 centri in tutto il mondo), finanziato dal National Institutes ofHealth, la principale istituzione internazionale dedicata alla ricerca biomedica. Lo studio condotto daquesto gruppo internazionale analizza il ruolo di geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientali nellacraniosinostosi, una malformazione del cranio relativamente frequente nella nostra popolazione,legata alla prematura chiusura delle suture e fontanelle del cranio nel neonato. Questo studio haconsentito finora di reclutare un ampio campione di pazienti italiani che vengono ricoverati e operatinel centro del Policlinico. I primi risultati dello studio saranno disponibili alla fine del 2019. “Stiamo studiando anche le caratteristiche dell’alimentazione di un gruppo di bambini con difetti deltubo neurale afferenti al Centro Spina Bifida del Gemelli”, proseguono Lattanzi e Giorgio. “Ciaspettiamo di caratterizzare l’alimentazione tipica di questo gruppo di bambini, spesso nondeambulanti, per comprenderne l’introito calorico giornaliero e la spesa energetica al fine di metterein atto delle misure personalizzate per la prevenzione dell'obesità”. Naturalmente non si fa esclusivamente ricerca in ambito nutrizionale: vi sono molti servizi diassistenza clinica attivi presso il Gemelli dedicati alla valutazione nutrizionale dei piccoli pazienti:dall’ambulatorio di pediatria dedicato ai neonati sani, all’ambulatorio, ai servizi di Day Hospital e didegenza ordinaria medico-chirurgica per i bambini affetti da patologie congenite, malattie rare o altrepatologie acute e croniche. Nutrizione e fragilitàNei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capire quali siano inutrienti che rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è un obiettivo fondamentale su cuidiverse linee di ricerca dell’Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli sono fortemente impegnate. Negli anni si è assistito a un notevole aumento dell’aspettativa di vita che ha portato a un incrementodella percentuale di anziani in tutto il mondo occidentale, in particolar modo in Italia. Ciò haconseguenze soprattutto se si tiene conto che una buona parte degli ultra sessantacinquennipresenta una o più patologie. Oggi uno degli obiettivi della medicina deve essere di affiancareall’aumento della speranza di vita, anche quello di una vita priva di malattie di rilievo e invalidanti. Èimportante quindi associare a un approccio classico di prevenzione e cura delle malattie grazie avaccini, stili di vita corretti, terapie farmacologiche e chirurgiche, un approccio di tipo preventivo chepermetta di rallentare o prevenire i processi fisiologici e patologici della senescenza. L’invecchiamentoè spesso associato a un aumento della fragilità che corrisponde a uno stato di maggiore“vulnerabilità” intesa come una ridotta capacità di reagire a eventi stressanti. La fragilità è associata a un aumento di eventi avversi tra cui cadute, ospedalizzazione edisabilità. Tra i diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità,la sarcopenia, definita come la perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempio la forza peralzarsi da una sedia senza dover spingere con le mani sulle ginocchia), rappresenta un elementodeterminante.Studi svolti presso L’Università Cattolica e il Gemelli dimostrano che la sarcopenia è unacondizione molto comune che interessa il 20-30% degli anziani in ospedale, il 10-20% di quelli aldomicilio e il 30-40% di quelli ‘istituzionalizzati’. La nutrizione rappresenta uno degli interventi più importanti nel contrastare la sarcopenia,in particolare attraverso l’introduzione nella dieta di apporti nutrizionali mirati. Non a caso lanutrizione, e in particolare un adeguato apporto energetico e proteico giornaliero, è alla basedell’intervento del progetto europeo SPRINTT avviato nel 2014 (Sarcopenia and Physical frailty inolder people: multi-componenT Treatment strategies), coordinato dall’Istituto di Medicina Interna eGeriatria dell’Università Cattolica finalizzato a testare nuove strategie terapeutiche per contrastare lafragilità fisica. Tale studio rappresenta un progetto multicentrico finanziato dalla CommissioneEuropea nel contesto del bando Innovative Medicine Initiative (IMI). Ricerche condotte pressol’Università Cattolica e la Fondazione Policlinico A. Gemelli sono mirate allo studio dei meccanismiattraverso i quali specifici aminoacidi (i mattoni delle proteine) e vitamine regolano i processi di

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Page 24: Articoli di siti internet

rigenerazione, sintesi/degradazione proteica e infiammazione, in modelli sperimentali.

Per esempio, uno studio in corso mostra che la somministrazione di taurina (un amminoacidopresente in carne, latte e pesce) in un modello sperimentale rappresentato da topi"anziani" diminuiscel'espressione di molecole coinvolte nel processo di infiammazione e accelera la rigenerazionemuscolare. Rilevante è anche l’aspetto metabolico con ricerche rivolte a stabilire in che misura il metabolismodegli zuccheri e l’infiammazione cronica associate all’invecchiamento, influiscano sulla riduzione dellamassa e della funzionalità dei muscoli. Lo studio MID frail, che coinvolge i ricercatori dell’UniversitàCattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, sta testando l’efficacia di specifici regimidietetici per migliorare la funzione fisica e la qualità della vita in anziani diabetici. MID frail è unprogetto europeo cui partecipano 16 centri (tra questi la Cattolica/Gemelli) in 7 Paesi europei e sipropone di studiare un intervento per prevenire la fragilità in pazienti diabetici basato su eserciziofisico+dieta. Nutrizione e plasticità cerebraleDagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici dei grassiessenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell’obesità sul cervello, fino aricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima i suoi segni sui geni stessi, conconseguenze che si ripresentano per generazioni. Sono solo alcune delle novità presentate dal teamdi ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione PoliclinicoA. Gemelli in relazione al tema nutrizione e plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hanno investigato i meccanismi con cui l’abbondanza di zucchero nuoceal cervello e identificato un nuovo network molecolare attraverso il quale l’eccesso di zucchero nelsangue può inibire il rinnovamento delle cellule staminali nel cervello, causando il deterioramento dellecapacità di apprendimento e memoria. Una conferma clinica di questi dati è giunta dai risultatipreliminari di un Progetto di Ateneo su soggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2che hanno dimostrato come una dieta ad alto contenuto di zuccheri si associ a ridotte performancecognitive nei domini dell’attenzione, della capacità di apprendimento e della memoria a brevetermine. “Anche alcuni oligoelementi, tra cui il rame, implicati nei processi ossidativi, possono giocareun ruolo nell’accelerare l’invecchiamento del nostro cervello. Analizzando i livelli del rame libero nel sangue di soggetti con declino cognitivo, osserva ilprofessor Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli, “si è messo inluce un ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte concentrazioni di rame libero nel sanguesono presenti già nelle fasiprodromiche della malattia di Alzheimer e costituiscono un indice diprogressione del danno cognitivo”. Un modello sperimentale per identificare i fattori ormonaliconnessi alla dieta in grado di influenzare il funzionamento del sistema nervoso potrà, inoltre, venireda uno studio in corso in una popolazione di pazienti obesi prima e dopo trattamento con chirurgiabariatrica (un trattamento chirurgico indicato nei casi gravi di obesità per ottenere dimagrimenti rapidie definitivi). “Questo studio”, prosegue Marra, “si completerà entro l’anno e mira a individuare lemolecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e i meccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono piùesposti al rischio di compromissione delle funzioni cognitive”. In particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamento chirurgico, ai quali sipreleva il siero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l’effetto di fattori contenuti nel siero sullaplasticità sinaptica in modelli sperimentali con particolare attenzione alla leptina (l’ormone ‘spezza-fame’). Infatti anche l’attività di aree del cervello deputate al controllo di memoria e apprendimento,come l’ippocampo, è influenzata da questo ormone presente in alte concentrazioni nel siero dipazienti obesi. Si svilupperebbe dunque una sorta di leptino-resistenza simile all’insulino-resistenzache si osserva nei soggetti diabetici E non è tutto. Nell’ambito di studi finanziati dal Ministero della Salute (Giovani Ricercatori) edal MIUR (SIR 2014) che costituiscono un progetto tutt’ora in corso, “stiamo dimostrando in modellisperimentali che l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi può alterare la comunicazione tra lecellule nervose e che, se l’eccesso di grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare lefunzioni cognitive della prole e anche delle generazioni successive, accelerando l’invecchiamentocerebrale”, spiega il dott. Salvatore Fusco, ricercatore presso l’Istituto di Fisiologia Umanadell’Università Cattolica. “Questo avviene perché l’eccesso di grassi nella dieta innesca un meccanismo cosiddetto‘epigenetico’ (alcuni geni vengono ‘taggati’’ (identificati)con dei gruppi chimici – metile o acetile – e inquesto modo spenti o accesi) che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre in figlio”.“Questi studi”, continua il dott. Fusco, “se confermati anche sull’uomo, potrebbero portare a tracciareuna mappa dei segni (dei tag epigenetici) che una dieta non equilibrata imprime sul nostroDNA, mappa che potrebbe essere usata per prevedere la suscettibilità individuale alle malattieneurodegenerative e, per questo, potenzialmente utilizzabile nella diagnosi precoce onell’identificazione delle popolazioni a rischio”. L’alimentazione è però, per fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostro cervello. Dauno studio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’UniversitàCattolica di Piacenza si è visto che l’aggiunta di acidi grassi essenziali (omega-6) alla dieta potrebbeavere un ruolo nel rallentare il declino delle funzioni cognitive nel corso della senescenza. Lo studio èattualmente in corso e dovrebbe concludersi entro l’anno.

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Spesa farmaceutica Ssn. Superati i 18miliardi tra ospedaliera e territoriale.Tetti sfondati per 1,880 miliardi. Ticketa 1,521 miliardi. Il consuntivo Aifa

Vaccini. Antitrust. “Per quelli nei Lea enel Piano nazionale prezzo diriferimento valido in tutto il Paese”

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Numerosi sono ancora i punti da chiarire circa il ruolo che l’alimentazione può giocare nellaprevenzione delle malattie neurodegenerative(come l’Alzheimer) o nella insorgenza del declinocognitivo legato all’età e allo stile di vita, ma alcuni dei risultati ottenuti dai gruppi di ricercadell’Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli pongono le basi per lo sviluppo di nuove strategienutrizionali di prevenzione e intervento volte a contrastare l’aumentata incidenza di patologieneurologiche correlate alla dieta e all’invecchiamento.

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Salute: una dieta scorretta in gravidanza puòportare a difetti congeniti del neonato"La qualità e la quantità dei nutrienti, e soprattutto il loro bilanciamentonella dieta, hanno un impatto enorme sul paziente pediatrico"

Di Monia Sangermano - 26 maggio 2016 - 11:07

La nutrizione è fondamentale anche nello sviluppo fetale e del bambino, quindi problemi nutrizionali

possono essere associati a difetti congeniti e patologie pediatriche. Questo è quanto emerso dalla

quinta edizione della “Giornata per la Ricerca” dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico

A. Gemelli di Roma. “La qualità e la quantità dei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l’acido

folico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno un impatto enorme

sul paziente pediatrico, essendo in grado di modi carne lo sviluppo prenatale e post-natale“, hanno

spiegato Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigente medico dell’Università Cattolica di

Roma.

“La ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di studiare le caratteristiche sico-chimiche

dei nutrienti e i loro meccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per capire come agiscono sullo

sviluppo del feto“, hanno aggiunto. La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano

agire sullo sviluppo del feto e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della

crescita. Per esempio, la carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel

periodo immediatamente precedente al suo inizio, e’ associata allo sviluppo di spina bi da n e l

nascituro. La ricerca, inoltre, valuta lo stato di salute dei pazienti pediatrici affetti da patologie

congenite, cercando di stabilire quale sia la dieta più corretta per ridurre le patologie associate e per

migliorarne la crescita.

I progetti di ricerca in corso nell’ambito di collaborazioni multicentriche internazionali, condotti dai

diversi gruppi attivi presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli sono numerose. Il Gemelli,

ad esempio, è il referente italiano nell’ambito di un vasto consorzio internazionale che sta facendo uno

studio sul ruolo di geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientali nella craniosinostosi, u n a

malformazione del cranio relativamente frequente nella nostra popolazione.

Monia Sangermano

Nata a Cosenza il 19 Settembre 1981, è giornalista pubblicista dal 2012. Laureata

in Storia delle Civiltà presso l'Università del Piemonte Orientale, ha conseguito nel

2008 un Master in Giornalismo, Metodi e Tecnologie della Comunicazione

plurimediale, a Torino.

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Giornata per la Ricerca della Cattolica e del Gemelli.Se la nutrizione può salvare la vitaDalla salute di reni e fegato a quella del feto e del bambino; dalla salute delcervello a ricette anti-ageing. In occasione dell’evento presentati i risultati deglistudi e le ricerche in corso sul ruolo della nutrizione nella salute, dallaprevenzione alla cura. Alla Fondazione Ferrero il Premio “Giovanni Paolo II”.

26 MAG - Dagli studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzatecon effetti preventivi e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a quelli suinutrienti “amici” del bambino, determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) epost-natale; dalle ricerche sui nutrienti che rallentano i naturali processidell’invecchiamento, a quelle sugli effetti dannosi di diete troppo ricche dizuccheri o di grassi sul cervello. Sono solo alcune delle attività - svolte o in cantiere – nell’ambito della nutrizioneumana messe in vetrina in occasione della V edizione della “Giornata per laRicerca” della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e dellaFondazione Policlinico A. Gemelli. Tema della Giornata è anche quest’anno “Il

ruolo della Nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura”. Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-aree relative al tema della nutrizione.

Nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reniStudi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere la salute epatica, ricercheper comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali inemici, di due organi fondamentali per l’organismoumano quali sono reni e fegato. Sono le principali novitàin scena in questa area della ricerca su nutrizione esalute. La grande disponibilità di cibo e le variazioni dellostile di vita e del comportamento alimentare hannocontribuito ad aumentare il riscontro di alterazioni acarico dei reni e del fegato, che sono i principali ‘filtri’dell’organismo. Nelle persone che si sottopongono aecografia sempre più frequentemente viene documentatala presenza di ‘fegato grasso’ e di ‘calcolosi renale’,condizioni apparentemente benigne ma che in realtàpossono rappresentare indicatori di un futuro danno

d’organo. “Il fegato grasso”, spiega il dottor Luca Miele, ”è la prima e immediata conseguenza di uno stile di vitascorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Le alterazioni di quantità e di qualità degli alimenti cheingeriamo favoriscono, in alcuni casi, l’accumulo di grasso all’interno delle cellule del fegato. Questacondizione, comune anche a chi consuma alcolici in quantità eccessive, favorisce l’insorgenza di patologiepiù gravi come la steatoepatite (ovvero l’infiammazione), la cirrosi e il tumore del fegato (epatocarcinoma).La presenza del diabete, dell’obesità e/o delle dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue) oaltre sostanze sono le condizioni che facilitano l’accumulo del grasso nel fegato, che spesso rappresenta ilprimo campanello di allarme per il rischio cardiometabolico (infarto e diabete)”. Le ricerche svolte presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli hanno contribuito acomprendere i meccanismi di progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione efisiopatologia del diabete e della sindrome metabolica. “I dati dei nostri studi”, prosegue Miele, “hannocontribuito a comprendere come l’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importante spia dello statodi salute dell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si può associare a condizioniapparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severità clinica della psoriasi, alla maggiorefrequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventi cardiovascolari che spesso vieneosservato”.Gli studi dei ricercatori della Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato come gli alimenti possanointeragire direttamente con il microbiota (l’insieme di microrganismi che si trovano nel tubo digerente)intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. Infine, spiega il dr Miele, “abbiamo documentato cheesiste una interazione tra geni e alimenti e che alcune persone, per motivi genetici, hanno unapredisposizione al danno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici e gliapprocci terapeutici al fine di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie”. Tutto ciò contribuirà semprepiù a personalizzare le terapie. “La calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui frequenza sta aumentando in diverse aree delmondo”, afferma il dottor Pietro Manuel Ferraro, nefrologo. “In Italia, secondo uno studio epidemiologicoche abbiamo condotto di recente, la calcolosi interesserebbe circa una persona su undici. Chi ne soffre nondeve fronteggiare ‘soltanto’ dolorosi episodi di coliche, spesso ripetuti nel tempo: da studi epidemiologici, cuiha contribuito anche il nostro gruppo di ricerca, si profila infatti un ruolo della calcolosi nello sviluppo dicondizioni come insufficienza renale cronica(la progressiva perdita di funzione dei reni fino alla necessità - in

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alcuni casi - della dialisi), osteoporosi (riduzione della compattezza dell’osso che aumenta il rischio difratture) e persino infarto miocardico”. La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla formazione dei calcoli renali, o viceversanel favorirla. “Una nostra ricerca epidemiologica”, prosegue Ferraro, “condotta su una popolazione di circa200.000 persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la metà dei casi di calcolosi sia causata daabitudini nutrizionali scorrette e possa pertanto essere prevenuta, modificando adeguatamente questeultime”. Sia un eccessivo introito calorico che un’alimentazione sbilanciata a favore di alcuni cibi (primi tratutti quelli ricchi in proteine) causano modifiche della composizione delle urine che possono favorire laformazione di calcoli. Anche il tipo di bevande ha un ruolo. Per esempio, aggiunge Ferraro, “una nostra ricerca sul rischio di calcolosi legato all’assunzione di alcune diesse ha messo in luce come un eccesso di bevande zuccherate possa essere nocivo, mentre l’assunzionedi caffè, tè, succhi di frutta (in particolare il succo di arancia) e - in dosi moderate - vino e birra sia protettivo.Un altro elemento potenzialmente importante, che stiamo studiando, riguarda il ruolo di fonti di proteine,frutta e verdura e la loro interrelazione. In particolare, le nostre ricerche si sono focalizzate sul carico di acidio di basi che viene generato da una dieta ricca in proteine animali o in frutta e verdura; i primi risultati cifanno pensare che un eccesso di proteine animali sia potenzialmente dannoso, al contrario di un apportoequilibrato e accompagnato da una adeguata quantità di vegetali”. Studi futuri dovranno consentire di ottimizzare e personalizzare l’approccio nutrizionale allepersone con calcoli renali, studiandone non solo le abitudini alimentari, ma anche la composizioneurinaria e magari la predisposizione genetica. “Abbiamo in programma di analizzare i dati di oltre 6.000persone, con e senza calcolosi renale”, anticipa Ferraro, “di cui conosciamo sia le abitudini alimentari sia ilprofilo genetico, con l'obiettivo di capire se la predisposizione genetica influenzi la relazione tra dieta erischio di formare (o riformare) calcoli. È comunque già da adesso possibile - e anzi auspicabile - unapproccio personalizzato alla gestione nutrizionale della calcolosi, che passa per un accurato studio delleabitudini alimentari e di altri fattori di rischio. L’obiettivo è dunque arrivare a ‘diete anti-calcoli’personalizzate, ‘ritagliate’ sulla singola persona e sulle sue abitudini ed esigenze”. Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppoLa nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del bambino, quindi “probleminutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e patologie pediatriche”, spiegano ledottoresse Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigente medico. “La qualità e la quantitàdei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l’acido folico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto il lorobilanciamento nella dieta, hanno un impatto enorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di modificarnelo sviluppo prenatale e post-natale”. Sono pertanto numerose le attività di ricerca che su questo tema vengono svolte presso la Facoltà diMedicina della Cattolica e il Policlinico Gemelli, con una forte integrazione dei tre ambiti di ricerca di base,traslazionale e clinica, integrazione resa possibile grazie all’approccio multidisciplinare delle ricerche. In particolare, spiegano, “la ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di studiare lecaratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per capirecome agiscono sullo sviluppo del feto”. La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto edel bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita. Per esempio, la carenza di acidofolico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodo immediatamente precedente al suoinizio, è associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Inoltre, se un corretto apporto di vitamine A, D,E, K è necessario per l’adeguato sviluppo del feto, dosi eccessive di vitamina A possono avere effettiteratogeni (cioè indurre malformazioni). Invece, un inappropriato apporto di vitamina D nelle prime fasi di vitadopo la nascita ostacola il corretto sviluppo dello scheletro. Sta inoltre emergendo negli ultimi anni il ruoloche la nutrizione può esercitare sul DNA, modificandone le caratteristiche chimiche.

Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatrici affetti da patologie congenite,ottimizzandone la dieta per ridurre le patologie associate e per migliorarne la crescita. In pazienti pediatrici con difetti congeniti alimentarsi è spesso un processo gravato da numerosedifficoltà. Alcuni bambini possono non essere in grado di compiere in maniera completa la deglutizione, percui si individuano strategie alternative di somministrazione degli alimenti utilizzando per esempio dispositivigastrici o digiunali. Invece, spiegano le ricercatrici “in altri bambini con patologie genetiche abbiamoimparato che il metabolismo basale è accelerato, e per evitare che incorrano in quadri clinici di magrezzaestrema e malnutrizione, forniamo schemi dietetici con apporti calorici giornalieri modellati sulla tipologia didifetto genetico”. Questo progetto si svolge presso il Centro di malattie rare e difetti congeniti del PoliclinicoGemelli e ha interessato soprattutto bambini affetti da sindrome di Costello e sindrome Cardiofaciocutanea. “Sono infatti diverse le patologie congenite e pediatriche per le quali il nostro centro rappresenta unriferimento nazionale e internazionale”, affermano le dottoresse Giorgio e Lattanzi, “tra le quali ricordiamo lemalformazioni cranio-faciali (come le craniosinostosi), i difetti di chiusura del tubo neurale (la spina bifida),le patologie neurologiche su base genetica (le atrofie muscolari spinali, le malattie rare, i disturbi cognitivi), enumerose altre patologie pediatriche. In tutti questi casi, modificazioni, in eccesso o in difetto, del bilancionutrizionale possono rappresentare sia fattori di rischio, che fattori protettivi”.

Sono poi numerosi i progetti di ricerca in corso nell’ambito di collaborazioni multicentricheinternazionali, condotti dai diversi gruppi attivi presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli. Peresempio, il Gemelli rappresenta il referente italiano nell’ambito di un vasto consorzio internazionale (cheinclude oltre 20 centri in tutto il mondo), finanziato dal National Institutes of Health, la principale istituzioneinternazionale dedicata alla ricerca biomedica. Lo studio condotto da questo gruppo internazionale analizzail ruolo di geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientali nella craniosinostosi, una malformazione del craniorelativamente frequente nella nostra popolazione, legata alla prematura chiusura delle suture e fontanelledel cranio nel neonato. Questo studio ha consentito finora di reclutare un ampio campione di pazienti italianiche vengono ricoverati e operati nel centro del Policlinico. I primi risultati dello studio saranno disponibili allafine del 2019. “Stiamo studiando anche le caratteristiche dell’alimentazione di un gruppo di bambini con difetti del tuboneurale afferenti al Centro Spina Bifida del Gemelli”, proseguono Lattanzi e Giorgio. “Ci aspettiamo dicaratterizzare l’alimentazione tipica di questo gruppo di bambini, spesso non deambulanti, percomprenderne l’introito calorico giornaliero e la spesa energetica al fine di mettere in atto delle misurepersonalizzate per la prevenzione dell'obesità”. Naturalmente non si fa esclusivamente ricerca in ambito nutrizionale: vi sono molti servizi di assistenzaclinica attivi presso il Gemelli dedicati alla valutazione nutrizionale dei piccoli pazienti: dall’ambulatorio dipediatria dedicato ai neonati sani, all’ambulatorio, ai servizi di Day Hospital e di degenza ordinaria medico-chirurgica per i bambini affetti da patologie congenite, malattie rare o altre patologie acute e croniche. Nutrizione e fragilitàNei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capire quali siano i nutrientiche rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è un obiettivo fondamentale su cui diverse linee di

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ricerca dell’Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli sono fortemente impegnate. Negli anni si è assistito a un notevole aumento dell’aspettativa di vita che ha portato a un incremento dellapercentuale di anziani in tutto il mondo occidentale, in particolar modo in Italia. Ciò ha conseguenzesoprattutto se si tiene conto che una buona parte degli ultra sessantacinquenni presenta una o piùpatologie. Oggi uno degli obiettivi della medicina deve essere di affiancare all’aumento della speranza divita, anche quello di una vita priva di malattie di rilievo e invalidanti. È importante quindi associare a unapproccio classico di prevenzione e cura delle malattie grazie a vaccini, stili di vita corretti, terapiefarmacologiche e chirurgiche, un approccio di tipo preventivo che permetta di rallentare o prevenire iprocessi fisiologici e patologici della senescenza. L’invecchiamento è spesso associato a un aumento dellafragilità che corrisponde a uno stato di maggiore “vulnerabilità” intesa come una ridotta capacità di reagire aeventi stressanti. La fragilità è associata a un aumento di eventi avversi tra cui cadute, ospedalizzazione edisabilità. Tra i diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità, la sarcopenia,definita come la perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempio la forza per alzarsi da una sediasenza dover spingere con le mani sulle ginocchia), rappresenta un elemento determinante.Studi svoltipresso L’Università Cattolica e il Gemelli dimostrano che la sarcopenia è una condizione molto comune cheinteressa il 20-30% degli anziani in ospedale, il 10-20% di quelli al domicilio e il 30-40% di quelli‘istituzionalizzati’. La nutrizione rappresenta uno degli interventi più importanti nel contrastare la sarcopenia, inparticolare attraverso l’introduzione nella dieta di apporti nutrizionali mirati. Non a caso la nutrizione, e inparticolare un adeguato apporto energetico e proteico giornaliero, è alla base dell’intervento del progettoeuropeo SPRINTT avviato nel 2014 (Sarcopenia and Physical frailty in older people: multi-componenTTreatment strategies), coordinato dall’Istituto di Medicina Interna e Geriatria dell’Università Cattolicafinalizzato a testare nuove strategie terapeutiche per contrastare la fragilità fisica. Tale studiorappresenta un progetto multicentrico finanziato dalla Commissione Europea nel contesto delbando Innovative Medicine Initiative (IMI). Ricerche condotte presso l’Università Cattolica e la FondazionePoliclinico A. Gemelli sono mirate allo studio dei meccanismi attraverso i quali specifici aminoacidi (i mattonidelle proteine) e vitamine regolano i processi di rigenerazione, sintesi/degradazione proteica einfiammazione, in modelli sperimentali.

Per esempio, uno studio in corso mostra che la somministrazione di taurina (un amminoacido presente incarne, latte e pesce) in un modello sperimentale rappresentato da topi"anziani" diminuisce l'espressione dimolecole coinvolte nel processo di infiammazione e accelera la rigenerazione muscolare. Rilevante è anche l’aspetto metabolico con ricerche rivolte a stabilire in che misura il metabolismo deglizuccheri e l’infiammazione cronica associate all’invecchiamento, influiscano sulla riduzione della massa edella funzionalità dei muscoli. Lo studio MID frail, che coinvolge i ricercatori dell’Università Cattolica e dellaFondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, sta testando l’efficacia di specifici regimi dietetici per migliorare lafunzione fisica e la qualità della vita in anziani diabetici. MID frail è un progetto europeo cui partecipano 16centri (tra questi la Cattolica/Gemelli) in 7 Paesi europei e si propone di studiare un intervento perprevenire la fragilità in pazienti diabetici basato su esercizio fisico+dieta. Nutrizione e plasticità cerebraleDagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici dei grassi essenzialiomega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell’obesità sul cervello, fino a ricerche sul Dnaper vedere come una dieta squilibrata imprima i suoi segni sui geni stessi, con conseguenze che siripresentano per generazioni. Sono solo alcune delle novità presentate dal team di ricercatori della Facoltàdi Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli in relazione al temanutrizione e plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hanno investigato i meccanismi con cui l’abbondanza di zucchero nuoce alcervello e identificato un nuovo network molecolare attraverso il quale l’eccesso di zucchero nel sanguepuò inibire il rinnovamento delle cellule staminali nel cervello, causando il deterioramento delle capacità diapprendimento e memoria. Una conferma clinica di questi dati è giunta dai risultati preliminari di un Progettodi Ateneo su soggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 che hanno dimostrato come unadieta ad alto contenuto di zuccheri si associ a ridotte performance cognitive nei domini dell’attenzione, dellacapacità di apprendimento e della memoria a breve termine. “Anche alcuni oligoelementi, tra cui il rame,implicati nei processi ossidativi, possono giocare un ruolo nell’accelerare l’invecchiamento del nostrocervello. Analizzando i livelli del rame libero nel sangue di soggetti con declino cognitivo, osserva ilprofessor Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli, “si è messo inluce un ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte concentrazioni di rame libero nel sangue sonopresenti già nelle fasiprodromiche della malattia di Alzheimer e costituiscono un indice di progressione deldanno cognitivo”. Un modello sperimentale per identificare i fattori ormonali connessi alla dieta in grado diinfluenzare il funzionamento del sistema nervoso potrà, inoltre, venire da uno studio in corso in unapopolazione di pazienti obesi prima e dopo trattamento con chirurgia bariatrica (un trattamento chirurgicoindicato nei casi gravi di obesità per ottenere dimagrimenti rapidi e definitivi). “Questo studio”, prosegueMarra, “si completerà entro l’anno e mira a individuare le molecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e imeccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono più esposti al rischio di compromissione delle funzionicognitive”. In particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamento chirurgico, ai quali si preleva ilsiero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l’effetto di fattori contenuti nel siero sulla plasticità sinaptica inmodelli sperimentali con particolare attenzione alla leptina (l’ormone ‘spezza-fame’). Infatti anche l’attività diaree del cervello deputate al controllo di memoria e apprendimento, come l’ippocampo, è influenzata daquesto ormone presente in alte concentrazioni nel siero di pazienti obesi. Si svilupperebbe dunque unasorta di leptino-resistenza simile all’insulino-resistenza che si osserva nei soggetti diabetici E non è tutto. Nell’ambito di studi finanziati dal Ministero della Salute (Giovani Ricercatori) e dalMIUR (SIR 2014) che costituiscono un progetto tutt’ora in corso, “stiamo dimostrando in modelli sperimentaliche l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi può alterare la comunicazione tra le cellule nervose eche, se l’eccesso di grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare le funzioni cognitive della prolee anche delle generazioni successive, accelerando l’invecchiamento cerebrale”, spiega il dott. SalvatoreFusco, ricercatore presso l’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica. “Questo avviene perché l’eccesso di grassi nella dieta innesca un meccanismo cosiddetto‘epigenetico’ (alcuni geni vengono ‘taggati’’ (identificati)con dei gruppi chimici – metile o acetile – e in questomodo spenti o accesi) che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre in figlio”. “Questi studi”,continua il dott. Fusco, “se confermati anche sull’uomo, potrebbero portare a tracciare una mappa dei segni(dei tag epigenetici) che una dieta non equilibrata imprime sul nostro DNA, mappa che potrebbe essereusata per prevedere la suscettibilità individuale alle malattie neurodegenerative e, per questo,potenzialmente utilizzabile nella diagnosi precoce o nell’identificazione delle popolazioni a rischio”. L’alimentazione è però, per fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostro cervello. Da unostudio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di

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Medicina scienza e ricerca

Nutrizione e salute, alla Giornata dellaricerca gli studi di Gemelli e CattolicaDalla salute di reni e fegato a quella del feto e del bambino, dai benefici per ilcervello alle ricette anti-aging. In occasione della V edizione della giornataorganizzata dalla Facoltà di Medicina, giovani ricercatori presentano i risultatiottenuti e le ricerche in corso

di Redazione Aboutpharma Online

Le genetica per sviluppare dietepersonalizzate utili a prevenire malattieepatiche e renali, i nutrienti “amici” deibambini e quelli per rallentare i processinaturali dell’invecchiamento, gli effettinegativi dell’eccesso di zuccheri e grassi sulcervello. Questi sono soltanto alcuni degliambiti di ricerca esplorati all’UniversitàCattolica e al Policlinico Gemelli di Roma e

presentati oggi in occasione della V edizione della Giornata per la Ricerca organizzatadalla Facoltà di Medicina e Chirurgia intitolata “Il ruolo della nutrizione nella salute, dallaprevenzione alla cura”. Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori, riguardanoprincipalmente quattro macro-aree. Ecco i contenuti principali.

Nutrizione, salute del fegato e dei reni.

Studi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere lasalute epatica, ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali i nemici, di dueorgani fondamentali per l’organismo umano quali sono reni e fegato. Sono – si legge in uncomunicato – le principali novità in scena in questa area della ricerca su nutrizione esalute. La grande disponibilità di cibo e le variazioni dello stile di vita e del comportamentoalimentare hanno contribuito ad aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei reni e delfegato, che sono i principali ‘filtri’ dell’organismo. Nelle persone che si sottopongono aecografia sempre più frequentemente viene documentata la presenza di ‘fegato grasso’ edi ‘calcolosi renale’, condizioni apparentemente benigne ma che in realtà possonorappresentare indicatori di un futuro danno d’organo.

“Il fegato grasso – spiega uno dei ricercatori, Luca Miele – è la prima e immediataconseguenza di uno stile di vita scorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Lealterazioni di quantità e di qualità degli alimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi,l’accumulo di grasso all’interno delle cellule del fegato. Questa condizione, comune anche achi consuma alcolici in quantità eccessive, favorisce l’insorgenza di patologie più gravicome la steatoepatite (ovvero l’infiammazione), la cirrosi e il tumore del fegato(epatocarcinoma). La presenza del diabete, dell’obesità e/o delle dislipidemie (elevateconcentrazioni di grassi nel sangue) o altre sostanze sono le condizioni che facilitanol’accumulo del grasso nel fegato, che spesso rappresenta il primo campanello di allarmeper il rischio cardiometabolico (infarto e diabete)”.

Le ricerche svolte da Cattolica e Gemelli hanno contribuito a comprendere i meccanismi diprogressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione e fisiopatologia del diabete edella sindrome metabolica. “I dati dei nostri studi – prosegue Miele – hanno contribuito acomprendere come l’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importante spia dellostato di salute dell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si può associarea condizioni apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severità clinicadella psoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggiorrischio di eventi cardiovascolari che spesso viene osservato”.

Gli studi dei ricercatori della Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato come glialimenti possano interagire direttamente con il microbiota (l’insieme di microrganismi chesi trovano nel tubo digerente) intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. Infine,spiega ancora Miele, “abbiamo documentato che esiste una interazione tra geni e alimentie che alcune persone, per motivi genetici, hanno una predisposizione al danno epatico. Talidati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici e gli approcci terapeutici alfine di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie”. Tutto ciò contribuirà sempre piùa personalizzare le terapie.

“La calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui frequenza sta aumentando indiverse aree del mondo”, spiega Pietro Manuel Ferraro, nefrologo. “In Italia, secondo unostudio epidemiologico che abbiamo condotto di recente, la calcolosi interesserebbe circauna persona su undici. Chi ne soffre non deve fronteggiare ‘soltanto’ dolorosi episodi dicoliche, spesso ripetuti nel tempo: da studi epidemiologici, cui ha contribuito anche il

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nostro gruppo di ricerca, si profila infatti un ruolo della calcolosi nello sviluppo di condizionicome insufficienza renale cronica (la progressiva perdita di funzione dei reni fino allanecessità – in alcuni casi – della dialisi), osteoporosi (riduzione della compattezza dell’ossoche aumenta il rischio di fratture) e persino infarto miocardico”. La nutrizione ha un ruolocentrale nel proteggere dalla formazione dei calcoli renali, o viceversa nel favorirla. “Unanostra ricerca epidemiologica”, prosegue Ferraro, “condotta su una popolazione di circa200mila persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la metà dei casi di calcolosisia causata da abitudini nutrizionali scorrette e possa pertanto essere prevenuta,modificando adeguatamente queste ultime”. Sia un eccessivo introito calorico cheun’alimentazione sbilanciata a favore di alcuni cibi (primi tra tutti quelli ricchi in proteine)causano modifiche della composizione delle urine che possono favorire la formazione dicalcoli. Anche il tipo di bevande ha un ruolo. Per esempio, aggiunge Ferraro, “una nostraricerca sul rischio di calcolosi legato all’assunzione di alcune di esse ha messo in luce comeun eccesso di bevande zuccherate possa essere nocivo, mentre l’assunzione di caffè, tè,succhi di frutta (in particolare il succo di arancia) e – in dosi moderate – vino e birra siaprotettivo. Un altro elemento potenzialmente importante, che stiamo studiando, riguardail ruolo di fonti di proteine, frutta e verdura e la loro interrelazione. In particolare, le nostrericerche si sono focalizzate sul carico di acidi o di basi che viene generato da una dietaricca in proteine animali o in frutta e verdura; i primi risultati ci fanno pensare che uneccesso di proteine animali sia potenzialmente dannoso, al contrario di un apportoequilibrato e accompagnato da una adeguata quantità di vegetali”.

Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppo

La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del bambino,quindi “problemi nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e patologiepediatriche”, spiegano Wanda Lattanzi (ricercatrice) e Valentina Giorgio (dirigentemedico). “La qualità e la quantità dei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l’acidofolico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno unimpatto enorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di modificarne lo sviluppoprenatale e post-natale”.

Diverse le attività di ricerca in questo campo, con una forte integrazione dei tre ambiti diricerca di base, traslazionale e clinica, integrazione resa possibile grazie all’approcciomultidisciplinare delle ricerche. In particolare, spiegano, “la ricerca di base attiva in questoambito sta consentendo di studiare le caratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loromeccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per capire come agiscono sullo sviluppo delfeto”. La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppodel feto e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita. Peresempio, la carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nelperiodo immediatamente precedente al suo inizio, è associata allo sviluppo di spina bifidanel nascituro. Inoltre, se un corretto apporto di vitamine A, D, E, K è necessario perl’adeguato sviluppo del feto, dosi eccessive di vitamina A possono avere effetti teratogeni(cioè indurre malformazioni). Invece, un inappropriato apporto di vitamina D nelle primefasi di vita dopo la nascita ostacola il corretto sviluppo dello scheletro. Sta inoltreemergendo negli ultimi anni il ruolo che la nutrizione può esercitare sul DNA,modificandone le caratteristiche chimiche. Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo statodi salute dei pazienti pediatrici affetti da patologie congenite, ottimizzandone la dieta perridurre le patologie associate e per migliorarne la crescita.

In pazienti pediatrici con difetti congeniti alimentarsi è spesso un processo gravato danumerose difficoltà. Alcuni bambini possono non essere in grado di compiere in manieracompleta la deglutizione, per cui si individuano strategie alternative di somministrazionedegli alimenti utilizzando per esempio dispositivi gastrici o digiunali. Invece, spiegano lericercatrici “in altri bambini con patologie genetiche abbiamo imparato che il metabolismobasale è accelerato, e per evitare che incorrano in quadri clinici di magrezza estrema emalnutrizione, forniamo schemi dietetici con apporti calorici giornalieri modellati sullatipologia di difetto genetico”. Questo progetto si svolge presso il Centro di malattie rare edifetti congeniti del Policlinico Gemelli e ha interessato soprattutto bambini affetti dasindrome di Costello e sindrome Cardiofaciocutanea. “Sono infatti diverse le patologiecongenite e pediatriche per le quali il nostro centro rappresenta un riferimento nazionale einternazionale”, spiegano ancora Giorgio e Lattanzi, “tra le quali ricordiamo lemalformazioni cranio-faciali (come le craniosinostosi), i difetti di chiusura del tubo neurale(la spina bifida), le patologie neurologiche su base genetica (le atrofie muscolari spinali, lemalattie rare, i disturbi cognitivi), e numerose altre patologie pediatriche. In tutti questicasi, modificazioni, in eccesso o in difetto, del bilancio nutrizionale possono rappresentaresia fattori di rischio, che fattori protettivi”.

Nutrizione e fragilità

Nei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capire qualisiano i nutrienti che rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è un obiettivofondamentale su cui diverse linee di ricerca della Cattolica e del Gemelli sono fortementeimpegnate. Negli anni si è assistito a un notevole aumento dell’aspettativa di vita che haportato a un incremento della percentuale di anziani in tutto il mondo occidentale, inparticolar modo in Italia. Ciò ha conseguenze soprattutto se si tiene conto che una buonaparte degli ultra sessantacinquenni presenta una o più patologie. Oggi uno degli obiettividella medicina deve essere di affiancare all’aumento della speranza di vita, anche quello diuna vita priva di malattie di rilievo e invalidanti. È importante quindi associare a unapproccio classico di prevenzione e cura delle malattie grazie a vaccini, stili di vita corretti,terapie farmacologiche e chirurgiche, un approccio di tipo preventivo che permetta dirallentare o prevenire i processi fisiologici e patologici della senescenza. L’invecchiamentoè spesso associato a un aumento della fragilità che corrisponde a uno stato di maggiore“vulnerabilità” intesa come una ridotta capacità di reagire a eventi stressanti.

La fragilità è associata a un aumento di eventi avversi tra cui cadute, ospedalizzazione edisabilità. Tra i diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità,la sarcopenia, definita come la perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempio laforza per alzarsi da una sedia senza dover spingere con le mani sulle ginocchia),rappresenta un elemento determinante. Studi svolti presso la Cattolica e ilGemelli dimostrano che la sarcopenia è una condizione molto comune che interessa il 20-

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30% degli anziani in ospedale, il 10-20% di quelli al domicilio e il 30-40% di quelli‘istituzionalizzati’. La nutrizione rappresenta uno degli interventi più importanti nelcontrastare la sarcopenia, in particolare attraverso l’introduzione nella dieta di apportinutrizionali mirati. Non a caso la nutrizione, e in particolare un adeguato apportoenergetico e proteico giornaliero, è alla base dell’intervento del progetto europeoSPRINTT avviato nel 2014 (Sarcopenia and Physical frailty in older people: multi-componenT Treatment strategies), coordinato dall’Istituto di Medicina Interna e Geriatriadell’Università Cattolica finalizzato a testare nuove strategie terapeutiche percontrastare la fragilità fisica. Tale studio rappresenta un progetto multicentrico finanziatodalla Commissione Europea nel contesto del bando Innovative Medicine Initiative (IMI).Ricerche condotte presso l’Università Cattolica e la Fondazione Policlinico A. Gemelli sonomirate allo studio dei meccanismi attraverso i quali specifici aminoacidi (i mattoni delleproteine) e vitamine regolano i processi di rigenerazione, sintesi/degradazione proteica einfiammazione, in modelli sperimentali. Per esempio, uno studio in corso mostra che lasomministrazione di taurina (un amminoacido presente in carne, latte e pesce) in unmodello sperimentale rappresentato da topi “anziani” diminuisce l’espressione di molecolecoinvolte nel processo di infiammazione e accelera la rigenerazione muscolare.

Nutrizione e plasticità cerebrale

Dagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici deigrassi essenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell’obesità sulcervello, fino a ricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima i suoi segnisui geni stessi, con conseguenze che si ripresentano per generazioni. Sono solo alcunedelle novità presentate dal team di ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgiadell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli in relazione al temanutrizione e plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hanno investigato i meccanismi concui l’abbondanza di zucchero nuoce al cervello e identificato un nuovo network molecolareattraverso il quale l’eccesso di zucchero nel sangue può inibire il rinnovamento delle cellulestaminali nel cervello, causando il deterioramento delle capacità di apprendimento ememoria. Una conferma clinica di questi dati è giunta dai risultati preliminari di unProgetto di Ateneo su soggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 chehanno dimostrato come una dieta ad alto contenuto di zuccheri si associ a ridotteperformance cognitive nei domini dell’attenzione, della capacità di apprendimento e dellamemoria a breve termine. “Anche alcuni oligoelementi, tra cui il rame, implicati neiprocessi ossidativi, possono giocare un ruolo nell’accelerare l’invecchiamento del nostrocervello. Analizzando i livelli del rame libero nel sangue di soggetti con declino cognitivo,osserva Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli, “siè messo in luce un ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte concentrazioni di ramelibero nel sangue sono presenti già nelle fasi prodromiche della malattia di Alzheimer ecostituiscono un indice di progressione del danno cognitivo”. Un modello sperimentale peridentificare i fattori ormonali connessi alla dieta in grado di influenzare il funzionamentodel sistema nervoso potrà, inoltre, venire da uno studio in corso in una popolazione dipazienti obesi prima e dopo trattamento con chirurgia bariatrica (un trattamentochirurgico indicato nei casi gravi di obesità per ottenere dimagrimenti rapidi e definitivi).“Questo studio”, prosegue Marra, “si completerà entro l’anno e mira a individuare lemolecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e i meccanismi attraverso cui i soggetti obesisono più esposti al rischio di compromissione delle funzioni cognitive”.

In particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamento chirurgico, aiquali si preleva il siero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l’effetto di fattori contenutinel siero sulla plasticità sinaptica in modelli sperimentali con particolare attenzione allaleptina (l’ormone ‘spezza-fame’). Infatti anche l’attività di aree del cervello deputate alcontrollo di memoria e apprendimento, come l’ippocampo, è influenzata da questo ormonepresente in alte concentrazioni nel siero di pazienti obesi. Si svilupperebbe dunque unasorta di leptino-resistenza simile all’insulino-resistenza che si osserva nei soggettidiabetici

E non è tutto. Nell’ambito di studi finanziati dal ministero della Salute (“GiovaniRicercatori”) e dal Miur (SIR 2014) che costituiscono un progetto tutt’ora in corso, “stiamodimostrando in modelli sperimentali che l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi puòalterare la comunicazione tra le cellule nervose e che, se l’eccesso di grassi vieneconsumato in gravidanza, può danneggiare le funzioni cognitive della prole e anche dellegenerazioni successive, accelerando l’invecchiamento cerebrale”, spiega Salvatore Fusco,ricercatore presso l’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica. “Questo avvieneperché l’eccesso di grassi nella dieta innesca un meccanismo cosiddetto ‘epigenetico’(alcuni geni vengono ‘taggati’’ (identificati) con dei gruppi chimici – metile o acetile – e inquesto modo spenti o accesi) che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre infiglio”. “Questi studi”, continua Fusco, “se confermati anche sull’uomo, potrebbero portarea tracciare una mappa dei segni (dei tag epigenetici) che una dieta non equilibrata imprimesul nostro DNA, mappa che potrebbe essere usata per prevedere la suscettibilitàindividuale alle malattie neurodegenerative e, per questo, potenzialmente utilizzabile nelladiagnosi precoce o nell’identificazione delle popolazioni a rischio”.

L’alimentazione è però, per fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostro cervello. Dauno studio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà di Agrariadell’Università Cattolica di Piacenza si è visto che l’aggiunta di acidi grassi essenziali(omega-6) alla dieta potrebbe avere un ruolo nel rallentare il declino delle funzionicognitive nel corso della senescenza. Lo studio è attualmente in corso e dovrebbeconcludersi entro l’anno.

Numerosi sono ancora i punti da chiarire circa il ruolo che l’alimentazione può giocare nellaprevenzione delle malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer) o nella insorgenza deldeclino cognitivo legato all’età e allo stile di vita, ma alcuni dei risultati ottenuti dai gruppidi ricerca della Cattolica e del Gemelli pongono le basi per lo sviluppo di nuove strategienutrizionali di prevenzione e intervento volte a contrastare l’aumentata incidenza dipatologie neurologiche correlate alla dieta e all’invecchiamento.

TAGS: Giornata Per La Ricerca - Nutrizione - Policlinico Gemelli - Ricerche - Studi -

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Salute e Medicina

Salute

La genetica per diete personalizzate "proteggi-fegato"Inviato da desk2 il 26 Maggio, 2016 - 10:33

Studi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali eper difendere la salute epatica, ricerche per comprendere quali sono inutrienti amici, e quali i nemici, di due organi fondamentali perl'organismo umano quali sono reni e fegato. Sono solo alcune dellericerche, svolte o in cantiere, nell'ambito della nutrizione umana messein vetrina in occasione della V edizione della "Giornata per la Ricerca"della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universita' Cattolica e dellaFondazione Policlinico A. Gemelli, che si tiene oggi a Roma.Le ricerche svolte dall'ateneo romano hanno contribuito a comprendere i

meccanismi di progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione e siopatologia del diabete edella sindrome metabolica. "I dati dei nostri studi - ha detto Luca Miele, scienziato del Policlinico Gemelli diRoma - hanno contribuito a comprendere come l'accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importantespia dello stato di salute dell'organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si puo' associare acondizioni apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severita' clinica della psoriasi, allamaggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventi cardiovascolari chespesso viene osservato". Gli studi dei ricercatori hanno inoltre dimostrato come gli alimenti possanointeragire direttamente con il microbiota intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. "Abbiamodocumentato - ha detto Miele - che esiste una interazione tra geni e alimenti e che alcune persone, permotivi genetici, hanno una predisposizione al danno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzarei test diagnostici e gli approcci terapeutici al ne di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie". Perquanto riguarda la calcolosi renale studi epidemiologici, cui ha contribuito anche il i ricercatori dell'ateneoromani, hanno trovato un legame con l'insuf cienza renale cronica, l'osteoporosi e persino l'infartomiocardico. La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla formazione dei calcoli renali, o viceversanel favorirla.

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Giornata Ricerca, impegno Cattolica eGemelli in tema nutrizione

Gci

26 maggio 2016

Roma, 26 mag. (askanews) - Da studi di genetica per arrivare a sviluppare diete

personalizzate con effetti preventivi e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a studi sui

nutrienti "amici" del bambino, determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) e post-natale;

da ricerche sui nutrienti che rallentano i naturali processi dell'invecchiamento, a ricerche

sugli effetti dannosi di diete troppo ricche di zuccheri o di grassi sul cervello. Sono solo

alcune delle ricerche - svolte o in cantiere - nell'ambito della nutrizione umana messe in

vetrina in occasione della V edizione della "Giornata per la Ricerca" della Facoltà di Medicina

e Chirurgia dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli, nell'Aula Brasca

del Policlinico. Tema della Giornata è anche quest'anno "Il ruolo della Nutrizione nella salute,

dalla prevenzione alla cura".

Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi

presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-aree relative al tema

della nutrizione.

Studi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere la

salute epatica, ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali i nemici, di due

organi fondamentali per l'organismo umano quali sono reni e fegato. Sono le principali novità

in scena in questa area della ricerca su nutrizione e salute. La grande disponibilità di cibo e

le variazioni dello stile di vita e del comportamento alimentare hanno contribuito ad

aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei reni e del fegato, che sono i principali 'filtri'

dell'organismo. Nelle persone che si sottopongono a ecografia sempre più frequentemente

viene documentata la presenza di 'fegato grasso' e di 'calcolosi renale', condizioni

apparentemente benigne ma che in realtà possono rappresentare indicatori di un futuro

danno d'organo.

"Il fegato grasso", spiega il dottor Luca Miele,"è la prima e immediata conseguenza di uno

stile di vita scorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Le alterazioni di quantità e di

qualità degli alimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi, l'accumulo di grasso

all'interno delle cellule del fegato. Questa condizione, comune anche a chi consuma alcolici

in quantità eccessive, favorisce l'insorgenza di patologie più gravi come la steatoepatite

(ovvero l'infiammazione), la cirrosi e il tumore del fegato (epatocarcinoma). La presenza del

diabete, dell'obesità e/o delle dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue) o

altre sostanze sono le condizioni che facilitano l'accumulo del grasso nel fegato, che spesso

rappresenta il primo campanello di allarme per il rischio cardiometabolico (infarto e diabete)".

(Segue)

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La nostra pausa pranzo e la nostra capacità di apprendere e ricordare. Il nostrostile di vita e i tempi dell'invecchiamento naturale del nostro cervello. La nostradieta e il bagaglio genetico di figli e nipoti. Un nesso c'è. Numerosi studi sistanno muovendo sul solco dei rapporti tra nutrizione e plasticità cerebrale,stanno scavando per capire sempre meglio le relazioni, quali eccessi evitare,quali nutrienti privilegiare. Concordano nel darci una buona notizia: se da unaparte siamo legati a un impegnativo bagaglio genetico, e non è sempre dettoche sia salutare, dall'altro possiamo incidere sul benessere del nostro cervellosposando uno stile di vita sano, che include anche un'alimentazione corretta.L'importante però è muoversi per tempo: quello che mangiamo fino ai 40 annicirca decide come invecchieremo. Spostare poco più in là nel tempo l'inevitabiledeclino del nostro cervello è possibile.

Di questo, di diete troppo ricche di zuccheri e grassi con effetti dannosi sulcervello e di nutrienti che ne rallentano il naturale processo di invecchiamento,più in generale di cibo può essere amico o nemico della nostra salute, fattore diprevenzione e cura o al contrario colpevole di indurre, anticipare e aggravarediverse malattie, si è parlato nel corso della "Giornata per la Ricerca 2016"

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Nutrizione e salute, il benesseredel cervello dipende anche daquello che mangiamoDimmi cosa mangi ti dirò come invecchierai. Nella "Giornata per laRicerca 2016" organizzata dall'Università Cattolica e dal policlinicoGemelli di Roma si è fatto il punto sui rapporti tra alimentazione eplasticità cerebrale. E si è sottolineato ancora una volta l'importanzadella prevenzione, da adottare da giovanissimi. Anche per il bene deinostri figli e nipoti

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26/05/2016 LAMEZIA CATANZARO VIBO CROTONE COSENZA REGGIO

POSTED ON 26/05/2016 B Y GIUSEPPE NATRELLA

Salute: mangiare troppi zuccherifa invecchiare prima il cervello

Roma – Un eccesso di zucchero nel sanguepuo’ inibire il rinnovamento delle cellulestaminali nel cervello, causando ildeterioramento delle capacita’ diapprendimento e memoria. Questo e’ ilrisultato di una delle tante ricerche condottedagli scienziati della Facolta’ di Medicina eChirurgia dell’Universita’ Cattolica e dellaFondazione Policlinico A. Gemelli di Roma,messe in vetrina in occasione della quintaedizione della “Giornata per la Ricerca”,organizzata e tenuta oggi presso l’ateneo

romano. Risultati preliminari di un progetto dell’ateneo romano hanno dimostrato che, susoggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2, una dieta ad alto contenuto dizuccheri si associa a ridotte performance cognitive nei domini dell’attenzione, della capacita’di apprendimento e della memoria a breve termine. “Anche alcuni oligoelementi, tra cui ilrame, implicati nei processi ossidativi, possono giocare un ruolo nell’accelerarel’invecchiamento del nostro cervello”, ha spiegato Camillo Marra, responsabile della Clinicadella Memoria del Policlinico Gemelli. “Analizzando i livelli del rame libero nel sangue disoggetti con declino cognitivo – ha continuato – si e’ messo in luce un ruolo chiave di questooligoelemento. Infatti alte concentrazioni di rame libero nel sangue sono presenti gia’ nellefasi prodromiche della malattia di Alzheimer e costituiscono un indice di progressione deldanno cognitivo”. Un modello sperimentale per identificare i fattori ormonali connessi alladieta in grado di influenzare il funzionamento del sistema nervoso potra’, inoltre, venire dauno studio in corso in una popolazione di pazienti obesi prima e dopo trattamento conchirurgia bariatrica. “Questo studio – ha sottolineato Marra – si completera’ entro l’anno emira a individuare le molecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e i meccanismi attraverso cui isoggetti obesi sono piu’ esposti al rischio di compromissione delle funzioni cognitive”. Infine,nell’ambito di studi finanziati dal ministero della Salute, “stiamo dimostrando in modellisperimentali che l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi puo’ alterare lacomunicazione tra le cellule nervose e che, se l’eccesso di grassi viene consumato ingravidanza, puo danneggiare le funzioni cognitive della prole e anche delle generazionisuccessive, accelerando l’invecchiamento cerebrale”, ha riferito Salvatore Fusco, ricercatorepresso l’Istituto di Fisiologia Umana dell’Universita’ Cattolica.

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Ricerca: il cibo come cura, in vetrina gli studidella CattolicaLe ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza deglioltre 700 attivi fra università cattolica e Gemelli, abbracciano 4 macro-areein tema di nutrizione, di cui studiano l'impatto

Di Filomena Fotia - 26 maggio 2016 - 14:10

Dagli studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzate con effetti preventivi e terapeutici

sulle malattie epatiche e renali, alle ricerche sui nutrienti ‘amici’ dei più piccoli, fondamentali per lo

sviluppo prenatale (del feto) e post-natale. Ma anche studi sui nutrienti che rallentano i naturali

processi dell’invecchiamento e sugli effetti dannosi di diete troppo ricche di zuccheri o di grassi per il

cervello. Sono solo alcuni dei lavori in corso – o già svolti – sulla nutrizione umana, messi in vetrina in

occasione della V edizione della Giornata per la ricerca della Facoltà di medicina e chirurgia

dell’università cattolica e della Fondazione policlinico Gemelli, oggi nell’Aula Brasca del policlinico.

Tema della Giornata è anche quest’anno “Il ruolo della nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla

cura”. Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi fra

università cattolica e Gemelli, abbracciano 4 macro-aree in tema di nutrizione, di cui studiano l’impatto:

su funzioni di organi come fegato e reni; in gravidanza e durante lo sviluppo; sulla fragilità; sulla

plasticità cerebrale. Ad aprire la giornata per la ricerca 2016 al Policlinico Gemelli di Roma, il rettore

Franco Anelli, ieri confermato alla guida dell’Università cattolica per un secondo mandato, che ha

ricordato la necessità di far conoscere, anche a chi non è medico “cosa si sta studiando. E cosa ci si

propone di studiare per il futuro“. Ma serve anche offrire “ il riconoscimento dei risultati ottenuti“. In

merito agli studi, per quanto riguarda l’impatto della nutrizione sulla funzionalità degli organi, tra le

principali novità delle ricerche presentate dagli 8 giovani ricercatori, ci sono i lavori di genetica per

arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere la salute epatica, le ricerche per

comprendere quali siano i nutrienti amici, e quali i nemici, di due organi fondamentali per l’organismo

umano, reni e fegato. In particolare ‘fegato grasso’ e di ‘calcolosi renale’, sempre più diffusi e indicatori

di futuri danni d’organo, sono le condizioni su cui si sono concentrati Luca Miele (fegato) e Pietro

Manuel Ferraro (reni).

La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche

nel lo sv i luppo feta le e de l bambino , quindi

“problemi nutrizionali possono essere associati a

difetti congeniti e patologie pediatriche“, hanno

spiegato le dottoresse Wanda Lattanzi, e Valentina

Giorgio. “La qualità e la quantità dei nutrienti, quali

per esempio le vitamine, come l’acido folico, ma

an che g l i z u c c h e r i , e s o p r a t t u t t o i l l o r o

bilanciamento nella dieta, hanno un impatto

enorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di modi carne lo sviluppo prenatale e post-natale“. Le

attività di ricerca in questo campo alla cattolica sono diverse, con una forte integrazione dei tre ambiti

di r icerca di base, traslazionale e cl inica, integrazione resa possibile grazie al l ’approccio

Spazio: intervista doppia Nespoli-Parmitano

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multidisciplinare delle ricerche. Altro campo di indagine: invecchiamento e fragilità. Nei cibi, infatti, si

trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capire quali siano i nutrienti che

rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è un obiettivo fondamentale su cui diverse linee di

ricerca dell’Università cattolica e del Policlinico A. Gemelli sono fortemente impegnate. Tra i diversi

fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità, la sarcopenia, de nita come la

perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempio la forza per alzarsi da una sedia senza dover

spingere con le mani sulle ginocchia), rappresenta un elemento determinante. Uno studio in corso

mostra che la somministrazione di taurina (un amminoacido presente in carne, latte e pesce) in un

modello sperimentale rappresentato da topi “anziani” diminuisce l’espressione di molecole coinvolte

nel processo di in ammazione e accelera la rigenerazione muscolare. Diversi i lavori, in ne, mettono in

relazione nutrizione e plasticità cerebrale: dagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di

grassi saturi, ai bene ci dei grassi essenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti

dell’eccesso di peso sul cervello, fino a ricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima i

suoi segni sui geni stessi, con conseguenze che si ripresentano per generazioni.

Filomena Fotia

Nata a Reggio Calabria il 29 Gennaio 1988, è un'esperta di scienza e letteratura.

Laureata nel 2012, scrive per MeteoWeb dal 2013.

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POSTED ON 26/05/2016 B Y GIUSEPPE NATRELLA

Salute: dieta scorretta mammapuo’ portare a difetti congeniti

Roma – La nutrizione gioca un ruoloimportantissimo anche nello sviluppo fetale edel bambino, quindi problemi nutrizionalipossono essere associati a difetti congeniti epatologie pediatriche. Questo e’ quantoemerso dalla quinta edizione della “Giornataper la Ricerca” dell’Universita’ Cattolica e dellaFondazione Policlinico A. Gemelli di Roma.L’evento e’ stata l’occasione per mettere in

vetrinale ricerche, svolte o in cantiere, nell’ambito della nutrizione umana dall’ateneoromano. “La qualita’ e la quantita’ dei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l’acidofolico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno un impattoenorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di modificarne lo sviluppo prenatale epost-natale”, hanno spiegato Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigentemedico dell’Universita’ Cattolica di Roma. “La ricerca di base attiva in questo ambito staconsentendo di studiare le caratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi diazione sulle cellule e sul DNA, per capire come agiscono sullo sviluppo del feto”, hannoaggiunto. La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullosviluppo del feto e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita.Per esempio, la carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nelperiodo immediatamente precedente al suo inizio, e’ associata allo sviluppo di spina bifidanel nascituro. Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatriciaffetti da patologie congenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le patologie associate e permigliorarne la crescita. Sono numerosi i progetti di ricerca in corso nell’ambito dicollaborazioni multicentriche internazionali, condotti dai diversi gruppi attivi pressol’Universita’ Cattolica e il Policlinico A. Gemelli. Per esempio, il Gemelli rappresenta il referenteitaliano nell’ambito di un vasto consorzio internazionale che sta facendo uno studio sul ruolodi geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientali nella craniosinostosi, una malformazionedel cranio relativamente frequente nella nostra popolazione.

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Salute: la genetica per dietepersonalizzate “proteggi-fegato”

Roma – Studi di genetica per arrivare a dietepersonalizzate anti-calcoli renali e perdifendere la salute epatica, ricerche percomprendere quali sono i nutrienti amici, equali i nemici, di due organi fondamentali perl’organismo umano quali sono reni e fegato.Sono solo alcune delle ricerche, svolte o incantiere, nell’ambito della nutrizione umanamesse in vetrina in occasione della V edizionedella “Giornata per la Ricerca” della Facolta’ di

Medicina e Chirurgia dell’Universita’ Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli, che sitiene oggi a Roma. Le ricerche svolte dall’ateneo romano hanno contribuito a comprendere imeccanismi di progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione e fisiopatologiadel diabete e della sindrome metabolica. “I dati dei nostri studi – ha detto Luca Miele,scienziato del Policlinico Gemelli di Roma – hanno contribuito a comprendere comel’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importante spia dello stato di salutedell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si puo’ associare a condizioniapparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severita’ clinica della psoriasi,alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventicardiovascolari che spesso viene osservato”. Gli studi dei ricercatori hanno inoltre dimostratocome gli alimenti possano interagire direttamente con il microbiota intestinale che a sua voltainteragisce con il fegato. “Abbiamo documentato – ha detto Miele – che esiste una interazionetra geni e alimenti e che alcune persone, per motivi genetici, hanno una predisposizione aldanno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici e gliapprocci terapeutici al fine di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie”. Per quantoriguarda la calcolosi renale studi epidemiologici, cui ha contribuito anche il i ricercatoridell’ateneo romani, hanno trovato un legame con l’insufficienza renale cronica, l’osteoporosie persino l’infarto miocardico. La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dallaformazione dei calcoli renali, o viceversa nel favorirla.

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Notizia 26 maggio 2016 17:11

ITALIA - Staminali. Troppo zucchero nel cervello inibiscerinnovamento

Un eccesso di zucchero nel sangue puo' inibire il rinnovamento delle cellule staminali nel cervello, causando ildeterioramento delle capacita' di apprendimento e memoria. Questo e' il risultato di una delle tante ricerche condottedagli scienziati della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universita' Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemellidi Roma, messe in vetrina in occasione della quinta edizione della "Giornata per la Ricerca", organizzata e tenuta oggipresso l'ateneo romano. Risultati preliminari di un progetto dell'ateneo romano hanno dimostrato che, su soggetti conaumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2, una dieta ad alto contenuto di zuccheri si associa a ridotteperformance cognitive nei domini dell'attenzione, della capacita' di apprendimento e della memoria a breve termine.

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// NUTRIZIONE

IL CONVEGNO

Gli alimenti possono aiutarci aguarire. ma a volte fanno ammalareGli sviluppi della ricerca per capire come i cibi possano aiutare a prevenire malattie. Sene è discusso nel corso della Giornata della ricerca al Policlinico Gemelli di Roma

di Maria Giovanna Faiella

Il cibo è amico della nostra salute ma può essere anche nemico. Il mondodella ricerca a livello mondiale punta a capire come determinati alimentipossano aiutare a prevenire e a curare patologie o, al contrario, possano farciammalare. Obiettivo della ricerca, si sa, è poi trasferire i risultati al letto delmalato. Dagli studi di genetica per arrivare a diete personalizzate per la salutedel fegato e dei reni, agli studi sui nutrienti “amici” del bambino o cherallentano i naturali processi di invecchiamento, alle ricerche sugli effettidannosi sul cervello di diete troppo ricche di zuccheri o di grassi: filoni suiquali stanno lavorando anche i ricercatori dell’Università Cattolica e delPoliclinico Gemelli di Roma, che ne hanno parlato in occasione della“Giornata per la ricerca” il 26 maggio. «L’impatto che la nutrizione ha sullanostra salute è ancora poco o non correttamente conosciuto – premetteRocco Bellantone, preside della facoltà di medicina della Cattolica – . Malattiecome quelle cardiovascolari, metaboliche o neurologiche possono essereprevenute con una maggiore attenzione all’alimentazione. Purtroppo –sottolinea Bellantone – nel nostro Paese s’investe ancora poco in ricerca, equesto comporta un ritardo nel somministrare cure all’avanguardia ai nostripazienti».

Diete «anti-calcoli»La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla formazione dei calcolirenali, o viceversa nel favorirla. «Una ricerca epidemiologica che abbiamocondotto su una popolazione di circa 200 mila persone – riferisce il neurologoPietro Manuel Ferraro – ci ha consentito di stimare come oltre la metà deicasi di calcolosi sia causata da abitudini nutrizionali scorrette e possapertanto essere prevenuta, modificandole adeguatamente». L’obiettivo è

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RASSEGNA WEB CORRIERE.IT Data pubblicazione: 26/05/2016

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arrivare a “diete anti-calcoli” personalizzate, ritagliate sulla singola persona esulle sue abitudini ed esigenze. Anche il tipo di bevanda ha un ruolo. «Unostudio ha dimostrato che un eccesso di bevande zuccherate fa aumentare del35% il rischio di formazione dei calcoli – spiega Ferraro – . Mentrel’assunzione di caffè, tè, succhi di frutta (in particolare di arancia) e, in dosimoderate di vino e birra, ha un effetto protettivo».

Fegato grasso associato ad altre malattieAnche il fegato grasso è una conseguenza di uno stile di vita scorretto e diun’alimentazione poco equilibrata. «Le alterazioni di quantità e di qualitàdegli alimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi, l’accumulo di grassoall’interno delle cellule del fegato – spiega l’epatologo Luca Miele –. Questacondizione, comune anche a chi consuma alcolici in quantità eccessive,favorisce l’insorgenza di patologie più gravi come la steatoepatite, fino allacirrosi e al tumore del fegato. Nostri studi evidenziano che il fegato grasso sipuò associare, per esempio, a una maggiore severità clinica della psoriasi, allamaggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio dieventi cardiovascolari».

Se manca l’acido folicoSe manca l’acido folico La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anchenello sviluppo fetale e del bambino. Una dieta scorretta della mammapotrebbe provocare difetti congeniti nel nascituro. La ricerca traslazionalestudia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto e delbambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita. Peresempio, la carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi dellagravidanza e nel periodo immediatamente precedente al suo inizio, èassociata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Inoltre, se un correttoapporto di vitamine A, D, E, K è necessario per l’adeguato sviluppo del feto,dosi eccessive di vitamina A possono indurre malformazioni. Invece, uninappropriato apporto di vitamina D nelle prime fasi di vita dopo la nascitaostacola il corretto sviluppo dello scheletro.

Studio mondiale sulle malformazioni del cranioUno studio internazionale in corso, cui partecipano 20 centri in tutto ilmondo (tra cui il Gemelli), finanziato dal National Institutes of Health,principale istituzione internazionale dedicata alla ricerca biomedica, stacercando di indagare il ruolo di nutrienti, geni e farmaci nella craniosinostosi,una malformazione del cranio relativamente frequente nella nostrapopolazione, legata alla prematura chiusura delle suture e fontanelle delcranio nel neonato.

Nuove terapie contro la fragilità fisicaNei cibi si trovano anche alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo ebene. Da qui l’importanza di capire quali siano i nutrienti che rallentano inaturali processi dell’invecchiamento. Per esempio, l’introduzione nella dietadi apporti nutrizionali mirati è uno degli interventi più importanti nelcontrastare la sarcopenia, ovvero la perdita di massa e funzionalitàmuscolare, per esempio la forza per alzarsi da una sedia senza dover spingerecon le mani sulle ginocchia. La nutrizione, e in particolare un adeguatoapporto energetico e proteico giornaliero, è alla base dell’intervento delprogetto europeo SPRINTT (Sarcopenia and Physical frailty in older people:multi-componenT Treatment strategies) - coordinato dall’Istituto dimedicina interna e geriatria della Cattolica – finalizzato a testare nuovestrategie terapeutiche per contrastare la fragilità fisica. Si tratta di un progettomulticentrico finanziato dalla Commissione Europea nel contesto del bandoInnovative Medicine Iniziative.

Eccesso di grassi e cellule nervoseNell’ambito di studi finanziati dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione ericerca si sta dimostrando in modelli sperimentali che l’assunzione di unadieta ricca di grassi saturi può alterare la comunicazione tra le cellule nervose.«Se l’eccesso di grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare le

Una firma contro la SMSostieni la ricerca contro la sclerosi multipla ac o s t o z e r o : d e s t i n a i l t u o 5 x 1 0 0 0 a l l aF o n d a z i o n e I t a l i a n a S c l e r o s i M u l t i p l ai n d i c a n d o i l n u m e r o d i c o d i c e fi s c a l e95051730109 nella tua dichiarazione deiredditi!

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8xmille ai Valdesi.Leggi il reportdettagliato

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funzioni cognitive della prole e anche delle generazioni successive,accelerando l’invecchiamento cerebrale – spiega Salvatore Fusco, ricercatorepresso l’Istituto di fisiologia umana della Cattolica – . Questi studi, seconfermati anche sull’uomo, potrebbero portare a tracciare una mappa deisegni che una dieta non equilibrata imprime sul nostro DNA, mappa chepotrebbe essere usata per prevedere la suscettibilità individuale alle malattieneurodegenerative e, per questo, potenzialmente utilizzabile nella diagnosiprecoce o nell’identificazione delle popolazioni a rischio».

Vantaggi per il cervelloL’alimentazione è però anche fonte di benefici per il nostro cervello. Da unostudio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà diAgraria dell’Università Cattolica di Piacenza si è visto che l’aggiunta di acidigrassi essenziali (omega-6) alla dieta potrebbe avere un ruolo nel rallentare ildeclino delle funzioni cognitive nel corso della vecchiaia.

26 maggio 2016 (modifica il 26 maggio 2016 | 18:45)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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26-05-2016 0 Commenti

Giornata per la Ricerca 2016: i risultati

degli studi sulla nutrizione della Cattolica

e del Gemelli

Da studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzate con effetti preventivi e

terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a studi sui nutrienti “amici” del bambino,

determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) e post-natale; da ricerche sui nutrienti che

rallentano i naturali processi dell’invecchiamento, a ricerche sugli effetti dannosi di diete troppo

ricche di zuccheri o di grassi sul cervello.

Sono solo alcune delle ricerche - svolte o in cantiere – nell’ambito della nutrizione umana

messe in vetrina in occasione della V edizione della “Giornata per la Ricerca” della Facoltà di

Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli, giovedì 26

maggio nell’Aula Brasca del Policlinico. Tema della Giornata è anche quest’anno “Il ruolo della

Nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura”.

Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi

presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-aree relative al tema

della nutrizione.

Nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reni

Studi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere

la salute epatica, ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali i

nemici, di due organi fondamentali per l’organismo umano quali sono reni e fegato.

Sono le principali novità in scena in questa area della ricerca su nutrizione e salute. La grande

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disponibilità di cibo e le variazioni dello stile di vita e del comportamento alimentare hanno

contribuito ad aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei reni e del fegato, che sono i

principali ‘filtri’ dell’organismo. Nelle persone che si sottopongono a ecografia sempre più

frequentemente viene documentata la presenza di ‘fegato grasso’ e di ‘calcolosi renale’,

condizioni apparentemente benigne ma che in realtà possono rappresentare indicatori di un

futuro danno d’organo.

“Il fegato grasso”, spiega il dottor Luca Miele,”è la prima e immediata conseguenza di uno

stile di vita scorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Le alterazioni di quantità e di

qualità degli alimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi, l’accumulo di grasso all’interno

delle cellule del fegato. Questa condizione, comune anche a chi consuma alcolici in quantità

eccessive, favorisce l’insorgenza di patologie più gravi come la steatoepatite (ovvero

l’infiammazione), la cirrosi e il tumore del fegato (epatocarcinoma). La presenza del diabete,

dell’obesità e/o delle dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue) o altre sostanze

sono le condizioni che facilitano l’accumulo del grasso nel fegato, che spesso rappresenta il

primo campanello di allarme per il rischio cardiometabolico (infarto e diabete)”.

Le ricerche svolte presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli hanno contribuito a

comprendere i meccanismi di progressione del danno epatico e le interazioni tra nutrizione e

fisiopatologia del diabete e della sindrome metabolica. “I dati dei nostri studi”, prosegue Miele,

“hanno contribuito a comprendere come l’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una

importante spia dello stato di salute dell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato

grasso si può associare a condizioni apparentemente distanti tra loro, per esempio a

una maggiore severità clinica della psoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio

policistico nelle donne e a un maggior rischio di eventi cardiovascolari che spesso

viene osservato”.

Gli studi dei ricercatori della Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato come gli alimenti

possano interagire direttamente con il microbiota (l’insieme di microrganismi che si

trovano nel tubo digerente) intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. Infine,

spiega il dr Miele, “abbiamo documentato che esiste una interazione tra geni e alimenti e che

alcune persone, per motivi genetici, hanno una predisposizione al danno epatico. Tali dati ci

consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici e gli approcci terapeutici al fine

di utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie”. Tutto ciò contribuirà sempre più a

personalizzare le terapie.

“La calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui frequenza sta aumentando in

diverse aree del mondo”, afferma il dottor Pietro Manuel Ferraro, nefrologo. “In Italia,

secondo uno studio epidemiologico che abbiamo condotto di recente, la calcolosi

interesserebbe circa una persona su undici. Chi ne soffre non deve fronteggiare ‘soltanto’

dolorosi episodi di coliche, spesso ripetuti nel tempo: da studi epidemiologici, cu i ha

contribuito anche il nostro gruppo di ricerca, si profila infatti un ruolo della calcolosi nello

sviluppo di condizioni come insufficienza renale cronica (la progressiva perdita di funzione

dei reni fino alla necessità - in alcuni casi - della dialisi), osteoporosi (riduzione della

compattezza dell’osso che aumenta il rischio di fratture) e persino infarto miocardico”. La

nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla formazione dei calcoli renali, o

viceversa nel favorirla. “Una nostra ricerca epidemiologica”, prosegue Ferraro, “condotta su

una popolazione di circa 200.000 persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la

metà dei casi di calcolosi sia causata da abitudini nutrizionali scorrette e possa

pertanto essere prevenuta, modificando adeguatamente queste ultime” . Sia un

eccessivo introito calorico che un’alimentazione sbilanciata a favore di alcuni cibi (primi

tra tutti quelli ricchi in proteine) causano modifiche della composizione delle urine che

possono favorire la formazione di calcoli. Anche il tipo di bevande ha un ruolo. Per

esempio, aggiunge Ferraro, “una nostra ricerca sul rischio di calcolosi legato all’assunzione di

alcune di esse ha messo in luce come un eccesso di bevande zuccherate possa essere

nocivo, mentre l’assunzione di caffè, tè, succhi di frutta (in particolare il succo di

arancia) e - in dosi moderate - vino e birra sia protettivo. Un altro elemento

potenzialmente importante, che stiamo studiando, riguarda il ruolo di fonti di proteine, frutta e

verdura e la loro interrelazione. In particolare, le nostre ricerche si sono focalizzate sul carico

di acidi o di basi che viene generato da una dieta ricca in proteine animali o in frutta e

verdura; i primi risultati ci fanno pensare che un eccesso di proteine animali sia

potenzialmente dannoso, al contrario di un apporto equilibrato e accompagnato da una

adeguata quantità di vegetali”.

Studi futuri dovranno consentire di ottimizzare e personalizzare l’approccio nutrizionale

alle persone con calcoli renali, studiandone non solo le abitudini alimentari, ma anche la

composizione urinaria e magari la predisposizione genetica. “Abbiamo in programma di analizzare

i dati di oltre 6.000 persone, con e senza calcolosi renale”, anticipa Ferraro, “di cui conosciamo

sia le abitudini alimentari sia il profilo genetico, con l'obiettivo di capire se la predisposizione

genetica influenzi la relazione tra dieta e rischio di formare (o riformare) calcoli. È comunque

già da adesso possibile - e anzi auspicabile - un approccio personalizzato alla gestione

nutrizionale della calcolosi, che passa per un accurato studio delle abitudini alimentari e di altri

fattori di rischio. L’obiettivo è dunque arrivare a ‘diete anti-calcoli’ personalizzate,

‘ritagliate’ sulla singola persona e sulle sue abitudini ed esigenze”.

Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppo

La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del bambino,

quindi “problemi nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e patologie

pediatriche”, spiegano le dottoresse Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio,

Dirigente medico. “La qualità e la quantità dei nutrienti, quali per esempio le vitamine,

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come l’acido folico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto il loro bilanciamento nella

dieta, hanno un impatto enorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di

modificarne lo sviluppo prenatale e post-natale”.

Sono pertanto numerose le attività di ricerca che su questo tema vengono svolte presso la

Facoltà di Medicina della Cattolica e il Policlinico Gemelli, con una forte integrazione dei tre

ambiti di ricerca di base, traslazionale e clinica, integrazione resa possibile grazie all’approccio

multidisciplinare delle ricerche.

In particolare, spiegano, “la ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di

studiare le caratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi di azione

sulle cellule e sul DNA, per capire come agiscono sullo sviluppo del feto”.

La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto

e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita. Per esempio, la

carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodo

immediatamente precedente al suo inizio, è associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro.

Inoltre, se un corretto apporto di vitamine A, D, E, K è necessario per l’adeguato sviluppo del

feto, dosi eccessive di vitamina A possono avere effetti teratogeni (cioè indurre

malformazioni). Invece, un inappropriato apporto di vitamina D nelle prime fasi di vita

dopo la nascita ostacola il corretto sviluppo dello scheletro. Sta inoltre emergendo negli

u l t imi anni i l ruolo che la nutrizione può esercitare sul DNA, modificandone le

caratteristiche chimiche.

Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatrici affetti da

patologie congenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le patologie associate e per migliorarne

la crescita.

In pazienti pediatrici con difetti congeniti alimentarsi è spesso un processo gravato da

numerose difficoltà. Alcuni bambini possono non essere in grado di compiere in maniera

completa la deglutizione, per cui si individuano strategie alternative di somministrazione degli

alimenti utilizzando per esempio dispositivi gastrici o digiunali. Invece, spiegano le ricercatrici

“in altri bambini con patologie genetiche abbiamo imparato che il metabolismo basale

è accelerato, e per evitare che incorrano in quadri clinici di magrezza estrema e

malnutrizione, forniamo schemi dietetici con apporti calorici giornalieri modellati sulla

tipologia di difetto genetico”. Questo progetto si svolge presso il Centro di malattie rare e

difetti congeniti del Policlinico Gemelli e ha interessato soprattutto bambini affetti da

sindrome di Costello e sindrome Cardiofaciocutanea.

“Sono infatti diverse le patologie congenite e pediatriche per le quali il nostro centro

rappresenta un riferimento nazionale e internazionale”, affermano le dottoresse Giorgio e

Lattanzi, “tra le quali ricordiamo le malformazioni cranio-faciali (come le craniosinostosi), i

difetti di chiusura del tubo neurale (la spina bifida), le patologie neurologiche su base

genetica (le atrofie muscolari spinali, le malattie rare, i disturbi cognitivi), e numerose altre

patologie pediatriche. In tutti questi casi, modificazioni, in eccesso o in difetto, del

bilancio nutrizionale possono rappresentare sia fattori di rischio, che fattori protettivi”.

Sono numerosi i progetti di ricerca in corso nell’ambito di collaborazioni multicentriche

internazionali, condotti dai diversi gruppi attivi presso l’Università Cattolica e il Policlinico A.

Gemelli. Per esempio, il Gemelli rappresenta il referente italiano nell’ambito di un vasto consorzio

internazionale (che include oltre 20 centri in tutto il mondo), finanziato dal National Institutes

of Health, la principale istituzione internazionale dedicata alla ricerca biomedica. Lo studio

condotto da questo gruppo internazionale analizza il ruolo di geni, farmaci, nutrienti e altri

fattori ambientali nella craniosinostosi, una malformazione del cranio relativamente

frequente nella nostra popolazione, legata alla prematura chiusura delle suture e fontanelle

del cranio nel neonato. Questo studio ha consentito finora di reclutare un ampio campione di

pazienti italiani che vengono ricoverati e operati nel centro del Policlinico. I primi risultati dello

studio saranno disponibili alla fine del 2019.

“Stiamo studiando anche le caratteristiche dell’alimentazione di un gruppo di bambini con difetti

del tubo neurale afferenti al Centro Spina Bifida del Gemelli”, proseguono Lattanzi e Giorgio. “Ci

aspettiamo di caratterizzare l’alimentazione tipica di questo gruppo di bambini, spesso non

deambulanti, per comprenderne l’introito calorico giornaliero e la spesa energetica al fine

di mettere in atto delle misure personalizzate per la prevenzione dell'obesità”.

Naturalmente non si fa esclusivamente ricerca in ambito nutrizionale: vi sono molti servizi di

assistenza clinica attivi presso il Gemelli dedicati alla valutazione nutrizionale dei piccoli

pazienti: dall’ambulatorio di pediatria dedicato ai neonati sani, all’ambulatorio, ai servizi di Day

Hospital e di degenza ordinaria medico-chirurgica per i bambini affetti da patologie congenite,

malattie rare o altre patologie acute e croniche.

Nutrizione e fragilità

Nei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capire

quali siano i nutrienti che rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è un

obiettivo fondamentale su cui diverse linee di ricerca dell’Università Cattolica e del

Policlinico A. Gemelli sono fortemente impegnate.

Negli anni si è assistito a un notevole aumento dell’aspettativa di vita che ha portato a un

incremento della percentuale di anziani in tutto il mondo occidentale, in particolar modo in

Italia. Ciò ha conseguenze soprattutto se si tiene conto che una buona parte degli ultra

sessantacinquenni presenta una o più patologie. Oggi uno degli obiettivi della medicina deve

essere di affiancare all’aumento della speranza di vita, anche quello di una vita priva di malattie

di rilievo e invalidanti. È importante quindi associare a un approccio classico di prevenzione e

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cura delle malattie grazie a vaccini, stili di vita corretti, terapie farmacologiche e chirurgiche,

un approccio di tipo preventivo che permetta di rallentare o prevenire i processi fisiologici e

patologici della senescenza. L’invecchiamento è spesso associato a un aumento della fragilità

che corrisponde a uno stato di maggiore “vulnerabilità” intesa come una ridotta capacità di

reagire a eventi stressanti.

La fragilità è associata a un aumento di eventi avversi tra cui cadute, ospedalizzazione e

disabilità.

Tra i diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità, la sarcopenia,

definita come la perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempio la forza per alzarsi da

una sedia senza dover spingere con le mani sulle ginocchia), rappresenta un elemento

determinante. Studi svolti presso L’Università Cattolica e il Gemelli dimostrano che la

sarcopenia è una condizione molto comune che interessa il 20-30% degli anziani in

ospedale, il 10-20% di quelli al domicilio e il 30-40% di quelli ‘istituzionalizzati’. La

nutrizione rappresenta uno degli interventi più importanti nel contrastare la

sarcopenia, in particolare attraverso l’introduzione nella dieta di apporti nutrizionali

mirati. Non a caso la nutrizione, e in particolare un adeguato apporto energetico e proteico

giornaliero, è alla base dell’intervento del progetto europeo SPRINTT avviato nel 2014

(Sarcopenia and Physical frailty in older people: multi-componenT Treatment strategies),

coordinato dall’Istituto di Medicina Interna e Geriatria dell’Università Cattolica finalizzato a

testare nuove strategie terapeutiche per contrastare la fragilità fisica. Tale studio rappresenta

un progetto multicentrico finanziato dalla Commissione Europea nel contesto del bando

Innovative Medicine Initiative (IMI). Ricerche condotte presso l’Università Cattolica e la

Fondazione Policlinico A. Gemelli sono mirate allo studio dei meccanismi attraverso i quali

specifici aminoacidi (i mattoni delle proteine) e vitamine regolano i processi di rigenerazione,

sintesi/degradazione proteica e infiammazione, in modelli sperimentali.

Per esempio, uno studio in corso mostra che la somministrazione di taurina (un

amminoacido presente in carne, latte e pesce) in un modello sperimentale

rappresentato da topi"anziani" diminuisce l'espressione di molecole coinvolte nel

processo di infiammazione e accelera la rigenerazione muscolare.

Rilevante è anche l’aspetto metabolico con ricerche rivolte a stabilire in che misura il

metabolismo degli zuccheri e l’infiammazione cronica associate all’invecchiamento, influiscano

sulla riduzione della massa e della funzionalità dei muscoli. Lo studio MID frail, che coinvolge i

ricercatori dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, sta

testando l’efficacia di specifici regimi dietetici per migliorare la funzione fisica e la qualità della

vita in anziani diabetici. MID frail è un progetto europeo cui partecipano 16 centri (tra questi

la Cattolica/Gemelli) in 7 Paesi europei e si propone di studiare un intervento per prevenire la

fragilità in pazienti diabetici basato su esercizio fisico+dieta.

Nutrizione e plasticità cerebrale

Dagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici dei

grassi essenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell’obesità

sul cervello, fino a ricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima i

suoi segni sui geni stessi, con conseguenze che si ripresentano per generazioni. Sono

solo alcune delle novità presentate dal team di ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia

dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli in relazione al tema nutrizione e

plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hanno investigato i meccanismi con cui l’abbondanza di

zucchero nuoce al cervello e identificato un nuovo network molecolare attraverso il quale

l’eccesso di zucchero nel sangue può inibire il rinnovamento delle cellule staminali nel

cervello, causando il deterioramento delle capacità di apprendimento e memoria. Una

conferma clinica di questi dati è giunta dai risultati preliminari di un Progetto di Ateneo su

soggetti con aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 che hanno dimostrato come una

dieta ad alto contenuto di zuccheri si associ a ridotte performance cognitive nei domini

dell’attenzione, della capacità di apprendimento e della memoria a breve termine.

“Anche alcuni oligoelementi, tra cui il rame, implicati nei processi ossidativi, possono

giocare un ruolo nell’accelerare l’invecchiamento del nostro cervello. Analizzando i livelli

del rame libero nel sangue di soggetti con declino cognitivo, osserva il professor Camillo

Marra, responsabile della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli, “si è messo in luce un

ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte concentrazioni di rame libero nel sangue

sono presenti già nelle fasi prodromiche della malattia di Alzheimer e costituiscono un

indice di progressione del danno cognitivo”. Un modello sperimentale per identificare i

fattori ormonali connessi alla dieta in grado di influenzare il funzionamento del sistema nervoso

potrà, inoltre, venire da uno studio in corso in una popolazione di pazienti obesi prima e

dopo trattamento con chirurgia bariatrica (un trattamento chirurgico indicato nei casi gravi

di obesità per ottenere dimagrimenti rapidi e definitivi). “Questo studio”, prosegue Marra, “si

completerà entro l’anno e mira a individuare le molecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina)

e i meccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono più esposti al rischio di

compromissione delle funzioni cognitive”.

In particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamento chirurgico, ai

quali si preleva il siero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l’effetto di fattori contenuti nel

siero sulla plasticità sinaptica in modelli sperimentali con particolare attenzione alla leptina

(l’ormone ‘spezza-fame’). Infatti anche l’attività di aree del cervello deputate al

controllo di memoria e apprendimento, come l’ippocampo, è influenzata da questo

ormone presente in alte concentrazioni nel siero di pazienti obesi. Si svilupperebbe

dunque una sorta di leptino-resistenza simile all’insulino-resistenza che si osserva nei soggetti

diabetici

E non è tutto. Nell’ambito di studi finanziati dal Ministero della Salute (Giovani Ricercatori) e dal

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MIUR (SIR 2014) che costituiscono un progetto tutt’ora in corso, “stiamo dimostrando in

modelli sperimentali che l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi può alterare la

comunicazione tra le cellule nervose e che, se l’eccesso di grassi viene consumato in

gravidanza, può danneggiare le funzioni cognitive della prole e anche delle generazioni

successive, accelerando l’invecchiamento cerebrale”, spiega il dott. Salvatore Fusco,

ricercatore presso l’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica. “Questo avviene

perché l’eccesso di grassi nella dieta innesca un meccanismo cosiddetto ‘epigenetico’

(alcuni geni vengono ‘taggati’’ (identificati)con dei gruppi chimici – metile o acetile – e in

questo modo spenti o accesi) che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre

in figlio”. “Questi studi”, continua il dott. Fusco, “se confermati anche sull’uomo, potrebbero

portare a tracciare una mappa dei segni (dei tag epigenetici) che una dieta non equilibrata

imprime sul nostro DNA, mappa che potrebbe essere usata per prevedere la suscettibilità

individuale alle malattie neurodegenerative e, per questo, potenzialmente utilizzabile

nella diagnosi precoce o nell’identificazione delle popolazioni a rischio”.

L’alimentazione è però, per fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostro cervello. Da

uno studio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà di Agraria

dell’Università Cattolica di Piacenza si è visto che l’aggiunta di acidi grassi essenziali

(omega-6) alla dieta potrebbe avere un ruolo nel rallentare il declino delle funzioni

cognitive nel corso della senescenza. Lo studio è attualmente in corso e dovrebbe

concludersi entro l’anno.

Numerosi sono ancora i punti da chiarire circa il ruolo che l’alimentazione può giocare nella

prevenzione delle malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer) o nella insorgenza del declino

cognitivo legato all’età e allo stile di vita, ma alcuni dei risultati ottenuti dai gruppi di ricerca

dell’Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli pongono le basi per lo sviluppo di nuove

strategie nutrizionali di prevenzione e intervento volte a contrastare l’aumentata incidenza di

patologie neurologiche correlate alla dieta e all’invecchiamento.

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24-05-2016

In Alimentazione

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« Vaccinazioni, in Lombardia senza le obbligatorie non si accede al nido. Progetto di legge di Patto Civico |Principale

26/05/2016

Da studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzate con effettipreventivi e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a studi sui nutrienti “amici”del bambino, determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) e post-natale; daricerche sui nutrienti che rallentano i naturali processi dell’invecchiamento, a ricerchesugli effetti dannosi di diete troppo ricche di zuccheri o di grassi sul cervello.

Sono solo alcune delle ricerche - svolte o in cantiere – nell’ambito della nutrizioneumana messe in vetrina in occasione della V edizione della “Giornata per la Ricerca”della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della FondazionePoliclinico A. Gemelli, giovedì 26 maggio nell’Aula Brasca del Policlinico. Tema dellaGiornata è anche quest’anno “Il ruolo della Nutrizione nella salute, dalla prevenzionealla cura”.

Le ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700attivi presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-areerelative al tema della nutrizione.

Nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reni

Studi di genetica per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difenderela salute epatica, ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali inemici, di due organi fondamentali per l’organismo umano quali sono reni e fegato.Sono le principali novità in scena in questa area della ricerca su nutrizione e salute.La grande disponibilità di cibo e le variazioni dello stile di vita e del comportamentoalimentare hanno contribuito ad aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei renie del fegato, che sono i principali ‘filtri’ dell’organismo. Nelle persone che sisottopongono a ecografia sempre più frequentemente viene documentata lapresenza di ‘fegato grasso’ e di ‘calcolosi renale’, condizioni apparentementebenigne ma che in realtà possono rappresentare indicatori di un futuro dannod’organo.

“Il fegato grasso”, spiega il dottor Luca Miele,”è la prima e immediata conseguenzadi uno stile di vita scorretto e di una alimentazione poco equilibrata. Le alterazioni diquantità e di qualità degli alimenti che ingeriamo favoriscono, in alcuni casi,l’accumulo di grasso all’interno delle cellule del fegato. Questa condizione, comune

Giornata per la Ricerca 2016: i risultati degli studi sullanutrizione della Cattolica e del Gemelli

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anche a chi consuma alcolici in quantità eccessive, favorisce l’insorgenza dipatologie più gravi come la steatoepatite (ovvero l’infiammazione), la cirrosi e iltumore del fegato (epatocarcinoma). La presenza del diabete, dell’obesità e/odelle dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue) o altre sostanze sonole condizioni che facilitano l’accumulo del grasso nel fegato, che spesso rappresentail primo campanello di allarme per il rischio cardiometabolico (infarto e diabete)”.

Le ricerche svolte presso l’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli hannocontribuito a comprendere i meccanismi di progressione del danno epatico e leinterazioni tra nutrizione e fisiopatologia del diabete e della sindrome metabolica. “Idati dei nostri studi”, prosegue Miele, “hanno contribuito a comprendere comel’accumulo di grasso nel fegato rappresenti una importante spia dello stato di salutedell’organismo. Abbiamo documentato che il fegato grasso si può associare acondizioni apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severitàclinica della psoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a unmaggior rischio di eventi cardiovascolari che spesso viene osservato”.

Gli studi dei ricercatori della Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato comegli alimenti possano interagire direttamente con il microbiota (l’ insieme dimicrorganismi che si trovano nel tubo digerente) intestinale che a sua volta interagiscecon il fegato. Infine, spiega il dr Miele, “abbiamo documentato che esiste unainterazione tra geni e alimenti e che alcune persone, per motivi genetici, hanno unapredisposizione al danno epatico. Tali dati ci consentiranno in futuro di ottimizzare i testdiagnostici e gli approcci terapeutici al fine di utilizzare in modo appropriato le risorsesanitarie”. Tutto ciò contribuirà sempre più a personalizzare le terapie.

“ L a calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui frequenza staaumentando in diverse aree del mondo”, afferma il dottor Pietro Manuel Ferraro,nefrologo. “In Italia, secondo uno studio epidemiologico che abbiamo condotto direcente, la calcolosi interesserebbe circa una persona su undici. Chi ne soffre nondeve fronteggiare ‘soltanto’ dolorosi episodi di coliche, spesso ripetuti nel tempo: dastudi epidemiologici, cui ha contribuito anche il nostro gruppo di ricerca, si profilainfatti un ruolo della calcolosi nello sviluppo di condizioni come insufficienza renalecronica (la progressiva perdita di funzione dei reni fino alla necessità - in alcuni casi -della dialisi), osteoporosi (riduzione della compattezza dell’osso che aumenta il rischiodi fratture) e persino infarto miocardico” . La nutrizione ha un ruolo centrale nelproteggere dalla formazione dei calcoli renali, o viceversa nel favorirla. “Una nostraricerca epidemiologica”, prosegue Ferraro, “condotta su una popolazione di circa200.000 persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la metà dei casi dicalcolosi sia causata da abitudini nutrizionali scorrette e possa pertanto essereprevenuta, modificando adeguatamente queste ultime” . Sia un eccessivo introitocalorico che un’alimentazione sbilanciata a favore di alcuni cibi (primi tra tutti quelliricchi in proteine) causano modifiche della composizione delle urine che possonofavorire la formazione di calcoli. Anche il tipo di bevande ha un ruolo. Per esempio,aggiunge Ferraro, “una nostra ricerca sul rischio di calcolosi legato all’assunzione dialcune di esse ha messo in luce come un eccesso di bevande zuccherate possaessere nocivo, mentre l’assunzione di caffè, tè, succhi di frutta (in particolare il succodi arancia) e - in dosi moderate - vino e birra sia protettivo. Un altro elementopotenzialmente importante, che stiamo studiando, riguarda il ruolo di fonti diproteine, frutta e verdura e la loro interrelazione. In particolare, le nostre ricerche sisono focalizzate sul carico di acidi o di basi che viene generato da una dieta ricca inproteine animali o in frutta e verdura; i primi risultati ci fanno pensare che un eccessodi proteine animali sia potenzialmente dannoso, al contrario di un apporto equilibratoe accompagnato da una adeguata quantità di vegetali”.

Studi futuri dovranno consentire di ottimizzare e personalizzare l’approccio nutrizionalealle persone con calcoli renali, studiandone non solo le abitudini alimentari, maanche la composizione urinaria e magari la predisposizione genetica. “Abbiamo in

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programma di analizzare i dati di oltre 6.000 persone, con e senza calcolosi renale”,anticipa Ferraro, “di cui conosciamo sia le abitudini alimentari sia il profilo genetico,con l'obiettivo di capire se la predisposizione genetica influenzi la relazione tra dietae rischio di formare (o riformare) calcoli. È comunque già da adesso possibile - e anziauspicabile - un approccio personalizzato alla gestione nutrizionale della calcolosi,che passa per un accurato studio delle abitudini alimentari e di altri fattori di rischio.L’obiettivo è dunque arrivare a ‘diete anti-calcoli’ personalizzate, ‘ritagliate’ sullasingola persona e sulle sue abitudini ed esigenze”.

Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppo

La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e delbambino, quindi “problemi nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti epatologie pediatriche”, spiegano le dottoresse Wanda Lattanzi, ricercatore, e ValentinaGiorgio, Dirigente medico. “La qualità e la quantità dei nutrienti, quali per esempio levitamine, come l’acido folico, ma anche gli zuccheri, e soprattutto i l lorobilanciamento nella dieta, hanno un impatto enorme sul paziente pediatrico, essendoin grado di modificarne lo sviluppo prenatale e post-natale”.

Sono pertanto numerose le attività di ricerca che su questo tema vengono svoltepresso la Facoltà di Medicina della Cattolica e il Policlinico Gemelli, con una forteintegrazione dei tre ambiti di ricerca di base, traslazionale e clinica, integrazione resapossibile grazie all’approccio multidisciplinare delle ricerche.

In part icolare, spiegano, “la ricerca di base a t t i va in ques to ambi to s taconsentendo di studiare le caratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti e i loromeccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per capire come agiscono sullosviluppo del feto”.

La ricerca traslazionale studia come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppodel feto e del bambino, portando a malformazioni congenite e disturbi della crescita.Per esempio, la carenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi dellagravidanza e nel periodo immediatamente precedente al suo inizio, è associata allosviluppo di spina bifida nel nascituro. Inoltre, se un corretto apporto di vitamine A, D,E, K è necessario per l’adeguato sviluppo del feto, dosi eccessive di vitamina Apossono avere effetti teratogeni (cioè indurre malformazioni). Invece, un inappropriatoapporto di vitamina D nelle prime fasi di vita dopo la nascita ostacola il correttosviluppo dello scheletro. Sta inoltre emergendo negli ultimi anni il ruolo che lanutrizione può esercitare sul DNA, modificandone le caratteristiche chimiche.

Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatriciaffetti da patologie congenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le patologieassociate e per migliorarne la crescita.

In pazienti pediatrici con difetti congeniti alimentarsi è spesso un processo gravatoda numerose difficoltà. Alcuni bambini possono non essere in grado di compiere inmaniera completa la deglutizione, per cui si individuano strategie alternative disomministrazione degli alimenti utilizzando per esempio dispositivi gastrici o digiunali.Invece, spiegano le ricercatrici “in altri bambini con patologie genetiche abbiamoimparato che il metabolismo basale è accelerato, e per evitare che incorrano inquadri clinici di magrezza estrema e malnutrizione, forniamo schemi dietetici conapporti calorici giornalieri modellati sulla tipologia di difetto genetico”. Questoprogetto si svolge presso il Centro di malattie rare e difetti congeniti del PoliclinicoGemelli e ha interessato soprattutto bambini affetti da sindrome di Costello esindrome Cardiofaciocutanea.

“Sono infatti diverse le patologie congenite e pediatriche per le quali il nostro centrorappresenta un riferimento nazionale e internazionale”, affermano le dottoresseGiorgio e Lattanzi, “tra le quali ricordiamo le malformazioni cranio-faciali (come le

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craniosinostosi) , i difetti di chiusura del tubo neurale ( la spina bifida) , le patologieneurologiche su base genetica (le atrofie muscolari spinali, le malattie rare, i disturbicognitivi), e numerose altre patologie pediatriche. In tutti questi casi, modificazioni, ineccesso o in difetto, del bilancio nutrizionale possono rappresentare sia fattori dirischio, che fattori protettivi”.

Sono numerosi i progetti di ricerca in corso nell’ambito di collaborazioni multicentricheinternazionali, condotti dai diversi gruppi attivi presso l’Università Cattolica e ilPoliclinico A. Gemelli. Per esempio, il Gemelli rappresenta il referente italianonell’ambito di un vasto consorzio internazionale (che include oltre 20 centri in tutto ilmondo), finanziato dal National Inst itutes of Health, la principale istituzioneinternazionale dedicata alla ricerca biomedica. Lo studio condotto da questogruppo internazionale analizza il ruolo di geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientalinella craniosinostosi, una malformazione del cranio relativamente frequente nellanostra popolazione, legata alla prematura chiusura delle suture e fontanelle delcranio nel neonato. Questo studio ha consentito finora di reclutare un ampiocampione di pazienti italiani che vengono ricoverati e operati nel centro delPoliclinico. I primi risultati dello studio saranno disponibili alla fine del 2019.

“Stiamo studiando anche le caratteristiche dell’alimentazione di un gruppo dibambini con difetti del tubo neurale afferenti al Centro Spina Bifida del Gemelli”,proseguono Lattanzi e Giorgio. “Ci aspettiamo di caratterizzare l’alimentazione tipicadi questo gruppo di bambini, spesso non deambulanti, per comprenderne l’introitocalorico giornaliero e la spesa energetica al fine di mettere in atto delle misurepersonalizzate per la prevenzione dell'obesità”.

Naturalmente non si fa esclusivamente ricerca in ambito nutrizionale: vi sono moltiservizi di assistenza clinica attivi presso il Gemelli dedicati alla valutazione nutrizionaledei piccoli pazienti: dall’ambulatorio di pediatria dedicato ai neonati sani,all’ambulatorio, ai servizi di Day Hospital e di degenza ordinaria medico-chirurgicaper i bambini affetti da patologie congenite, malattie rare o altre patologie acute ecroniche.

Nutrizione e fragilità

Nei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a lungo e bene. Capirequali siano i nutrienti che rallentano i naturali processi dell’invecchiamento è unobiettivo fondamentale su cui diverse linee di ricerca dell’Università Cattolica e delPoliclinico A. Gemelli sono fortemente impegnate.

Negli anni si è assistito a un notevole aumento dell’aspettativa di vita che haportato a un incremento della percentuale di anziani in tutto il mondo occidentale,in particolar modo in Italia. Ciò ha conseguenze soprattutto se si tiene conto cheuna buona parte degli ultra sessantacinquenni presenta una o più patologie. Oggiuno degli obiettivi della medicina deve essere di affiancare all’aumento dellasperanza di vita, anche quello di una vita priva di malattie di rilievo e invalidanti. Èimportante quindi associare a un approccio classico di prevenzione e cura dellemalattie grazie a vaccini, stili di vita corretti, terapie farmacologiche e chirurgiche,un approccio di tipo preventivo che permetta di rallentare o prevenire i processifisiologici e patologici della senescenza. L’invecchiamento è spesso associato a unaumento della fragilità che corrisponde a uno stato di maggiore “vulnerabilità”intesa come una ridotta capacità di reagire a eventi stressanti.

La f ragi l i tà è associata a un aumento d i event i avvers i t ra cu i cadute,ospedalizzazione e disabilità.

Tra i diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle condizioni di fragilità, lasarcopenia, definita come la perdita di massa e funzionalità muscolare (per esempiola forza per alzarsi da una sedia senza dover spingere con le mani sulle ginocchia),

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rappresenta un elemento determinante. Studi svolti presso L’Università Cattolica e ilGemelli dimostrano che la sarcopenia è una condizione molto comune che interessail 20-30% degli anziani in ospedale, il 10-20% di quelli al domicilio e il 30-40% di quelli‘istituzionalizzati’. La nutrizione rappresenta uno degli interventi più importanti nelcontrastare la sarcopenia, in particolare attraverso l’introduzione nella dieta di apportinutrizionali mirati. Non a caso la nutrizione, e in particolare un adeguato apportoenergetico e proteico giornaliero, è alla base dell’intervento del progetto europeoSPRINTT avviato nel 2014 (Sarcopenia and Physical frailty in older people: multi-componenT Treatment strategies), coordinato dall’Istituto di Medicina Interna eGeriatria dell’Università Cattolica finalizzato a testare nuove strategie terapeuticheper contrastare la fragilità fisica. Tale studio rappresenta un progetto multicentricofinanziato dalla Commissione Europea nel contesto del bando Innovative MedicineInitiative (IMI). Ricerche condotte presso l’Università Cattolica e la FondazionePoliclinico A. Gemelli sono mirate allo studio dei meccanismi attraverso i qualispecifici aminoacidi (i mattoni delle proteine) e vitamine regolano i processi dirigenerazione, sintesi/degradazione proteica e infiammazione, in modelli sperimentali.

Per esempio, uno studio in corso mostra che la somministrazione di taurina (unamminoacido presente in carne, latte e pesce) in un modello sperimentalerappresentato da topi"anziani" diminuisce l'espressione di molecole coinvolte nelprocesso di infiammazione e accelera la rigenerazione muscolare.

Rilevante è anche l’aspetto metabolico con ricerche rivolte a stabilire in che misura ilmetabolismo degli zuccheri e l’infiammazione cronica associate all’invecchiamento,influiscano sulla riduzione della massa e della funzionalità dei muscoli. Lo studio MIDfrail, che coinvolge i ricercatori dell’Università Cattolica e della Fondazione PoliclinicoA. Gemelli di Roma, sta testando l’efficacia di specifici regimi dietetici per migliorarela funzione fisica e la qualità della vita in anziani diabetici. MID frail è un progettoeuropeo cui partecipano 16 centri (tra questi la Cattolica/Gemelli) in 7 Paesieuropei e si propone di studiare un intervento per prevenire la fragilità in pazientidiabetici basato su esercizio fisico+dieta.

Nutrizione e plasticità cerebrale

Dagli effetti deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici deigrassi essenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell’obesitàsul cervello, fino a ricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima isuoi segni sui geni stessi, con conseguenze che si ripresentano per generazioni. Sonosolo alcune delle novità presentate dal team di ricercatori della Facoltà di Medicinae Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli inrelazione al tema nutrizione e plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hannoinvestigato i meccanismi con cui l’abbondanza di zucchero nuoce al cervello eidentificato un nuovo network molecolare attraverso il quale l’eccesso di zuccheronel sangue può inibire il rinnovamento delle cellule staminali nel cervello, causando ildeterioramento delle capacità di apprendimento e memoria. Una conferma clinica diquesti dati è giunta dai risultati preliminari di un Progetto di Ateneo su soggetti conaumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 che hanno dimostrato come unadieta ad alto contenuto di zuccheri si associ a ridotte performance cognitive neidomini dell’attenzione, della capacità di apprendimento e della memoria a brevetermine. “Anche alcuni oligoelementi, tra cui il rame, implicati nei processi ossidativi,possono giocare un ruolo nell’accelerare l’invecchiamento del nostro cervello.Analizzando i livelli del rame libero nel sangue di soggetti con declino cognitivo,osserva il professor Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria delPoliclinico Gemelli, “si è messo in luce un ruolo chiave di questo oligoelemento. Infattialte concentrazioni di rame libero nel sangue sono presenti già nelle fasi prodromichedella malattia di Alzheimer e costituiscono un indice di progressione del dannocognitivo”. Un modello sperimentale per identificare i fattori ormonali connessi alla

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dieta in grado di influenzare il funzionamento del sistema nervoso potrà, inoltre,venire da uno studio in corso in una popolazione di pazienti obesi prima e dopotrattamento con chirurgia bariatrica (un trattamento chirurgico indicato nei casi gravidi obesità per ottenere dimagrimenti rapidi e definitivi). “Questo studio”, prosegueMarra, “si completerà entro l’anno e mira a individuare le molecole (tra cui leptina,GLP-1, grelina) e i meccanismi attraverso cui i soggetti obesi sono più esposti al rischiodi compromissione delle funzioni cognitive”.

In particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamentochirurgico, ai quali si preleva il siero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l’effettodi fattori contenuti nel siero sulla plasticità sinaptica in modelli sperimentali conparticolare attenzione alla leptina (l’ormone ‘spezza-fame’). Infatti anche l’attività diaree del cervello deputate al controllo di memoria e apprendimento, comel’ippocampo, è influenzata da questo ormone presente in alte concentrazioni nel sierodi pazienti obesi. Si svilupperebbe dunque una sorta di leptino-resistenza simileall’insulino-resistenza che si osserva nei soggetti diabetici

E non è tutto. Nell’ambito di studi finanziati dal Ministero della Salute (GiovaniRicercatori) e dal MIUR (SIR 2014) che costituiscono un progetto tutt’ora in corso,“stiamo dimostrando in modelli sperimentali che l’assunzione di una dieta ricca digrassi saturi può alterare la comunicazione tra le cellule nervose e che, se l’eccessodi grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare le funzioni cognitive dellaprole e anche delle generazioni successive, accelerando l’invecchiamentocerebrale”, spiega il dott. Salvatore Fusco, ricercatore presso l’Istituto di FisiologiaUmana dell’Università Cattolica. “Questo avviene perché l’eccesso di grassi nelladieta innesca un meccanismo cosiddetto ‘epigenetico’ (alcuni geni vengono‘taggati’’ (identificati)con dei gruppi chimici – metile o acetile – e in questo modospenti o accesi) che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre in figlio”.“Questi studi”, continua il dott. Fusco, “se confermati anche sull’uomo, potrebberoportare a tracciare una mappa dei segni (dei tag epigenetici) che una dieta nonequilibrata imprime sul nostro DNA, mappa che potrebbe essere usata per prevederela suscettibil ità individuale alle malattie neurodegenerative e, per questo,potenzialmente utilizzabile nella diagnosi precoce o nell’identificazione dellepopolazioni a rischio”.

L’alimentazione è però, per fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostrocervello. Da uno studio su modelli sperimentali condotto in collaborazione con laFacoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza si è visto che l’aggiunta di acidigrassi essenziali (omega-6) alla dieta potrebbe avere un ruolo nel rallentare il declinodelle funzioni cognitive nel corso della senescenza. Lo studio è attualmente in corsoe dovrebbe concludersi entro l’anno.

Numerosi sono ancora i punti da chiarire circa il ruolo che l’alimentazione può giocarenella prevenzione delle malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer) o nellainsorgenza del declino cognitivo legato all’età e allo stile di vita, ma alcuni deirisultati ottenuti dai gruppi di ricerca dell’Università Cattolica e del Policlinico A.Gemelli pongono le basi per lo sviluppo di nuove strategie nutrizionali di prevenzionee intervento volte a contrastare l’aumentata incidenza di patologie neurologichecorrelate alla dieta e all’invecchiamento.

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art VENERDÌ 27 MAGGIO 2016

SALUTE

Cattolica e Gemelli:quando la nutrizione salva lavitadi Mariaelena Finessi - Mag 27, 2016

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Nella “Giornata per al ricerca” presentati gli studi sul ruolo della corretta alimentazione ingrado di prevenire malattie a reni, fegato e sul feto

Come sviluppare – grazie all’aiuto della genetica – delle diete personalizzate con effettipreventivi e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, e come individuare i nutrienti chefanno bene allo sviluppo del bambino già a partire dalla fase pre-natale o quali,nell’adulto, rallentano invece il processo d’invecchiamento. Sono, questi, solo alcuni degliobiettivi presentati giovedì 26 maggio in occasione della quinta “Giornata per la Ricerca”,ideata dall’università Cattolica e dalla Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Risultatipreziosi, illustrati dai ricercatori dell’ateneo e dell’ospedale, due istituzioni d’ispirazionecattolica nate dalla visione lungimirante di padre Agostino Gemelli.

Tema della Giornata, “Il ruolo della Nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura”,per raccontare l’importanza dell’alimentazione rispetto alla gravidanza, ai bisognidell’anziano, al benessere del cervello e alle funzioni fegato-rene. E proprio lo stato delfegato «è indicatore della salute dell’uomo – spiega Luca Miele, docente diGastroenterolgia alla Cattolica-, capace di condizionare le altre patologie sistemiche». Il“fegato grasso”, che accomuna ormai il 30% della popolazione generale, sembra essere laprima conseguenza di un’alimentazione poco equilibrata, oltre che di una vita sedentaria.Non solo: i ricercatori hanno dimostrato che «il fegato grasso si può associare a condizioniapparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severità clinica dellapsoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio dieventi cardiovascolari». Quanto alla calcolosi renale, che in Italia interesserebbe unapersona su undici, anche qui gioca un ruolo fondamentale la qualità dei cibi ingeriti.

Uno studio, come racconta il nefrologo Pietro Manuel Ferraro, ha per esempio messo inluce che «un eccesso di bevande zuccherate può essere nocivo, mentre l’assunzione dicaffè, tè, succhi di frutta, in particolare il succo di arancia e piccole dosi di vino o birra èinvece protettivo». In fase di studio è poi il ruolo di proteine animali: «I primi risultati cifanno pensare che un loro eccesso sia potenzialmente dannoso». Diversamente, aglianziani un apporto maggiore di proteine animali farebbe invece bene nel contrastare la

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RASSEGNA WEB ROMASETTE.IT Data pubblicazione: 27/05/2016

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sarcopenia, ossia la perdita della massa muscolare e un calo della sua efficienza. A talproposito, uno studio tuttora in corso mostra che la somministrazione di taurina (unamminoacido presente in carne, latte e pesce) in topi “anziani” accelera la rigenerazionemuscolare.

La nutrizione è decisiva anche nello sviluppo fetale e del bambino: per esempio, lacarenza di acido folico nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodoimmediatamente precedente al suo inizio, è associata allo sviluppo di spina bifida nelnascituro, mentre dosi eccessive di vitamina A possono indurre malformazioni.Un’alimentazione equilibrata è il consiglio migliore. «Stiamo dimostrando – racconta ilricercatore Salvatore Fusco – che una dieta ricca di grassi saturi può alterare lacomunicazione tra le cellule nervose>, e se l’eccesso di grassi viene consumato ingravidanza <può danneggiare le funzioni cognitive della prole e anche delle generazionisuccessive».

Dare uno sguardo ai numeri, come ricorda il rettore dell’ateneo romano, Franco Anelli,offre l’occasione di comprendere che «il progresso delle conoscenze è un valore reale peril Paese». Solo lo scorso anno, tra il Gemelli e la Cattolica, sono stati avviati 253 nuoviprogetti di ricerca no profit, per oltre 1.500 pubblicazioni scientifiche, 19 milioni di euro diricerca finanziata, 17 brevetti attivi e depositati, 142 sperimentazioni cliniche avviate e 329quelle in corso nel 2016. «La ricerca è l’inizio di una buona assistenza», spiega il presidedella facoltà di Medicina, Rocco Bellantone. In più, quella qui svolta ha un’attenzionespeciale all’etica: «Per noi è mettere la persona al centro delle nostre attenzioni –sottolinea Enrico Zampedri, direttore generale del Gemelli -, e quindi non fare ricerca inmaniera speculativa». Un principio generale che dovrebbe guidare chiunque, aprescindere dal credo religioso. Tanto più – lo ricorda monsignor Angelo Vincenzo Zani,segretario della Congregazione per l’educazione cattolica – che la scienza e la fede sonoin dialogo: «La ricerca, se condotta in maniera scientifica e secondo le leggi morali, nonpuò mai trovarsi in contrasto con i principi antropologici della religione cristiana».

27 maggio 2016

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SALUTE

La dieta scorretta della mamma puo' portarea difetti congeniti del bimbo

di Redazione Pdn - 27 Maggio 2016 alle 11:22 Letture: 18

SEI IN: > SALUTE

ROMA. La nutrizione gioca un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del

bambino, quindi problemi nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e

patologie pediatriche. Questo e' quanto emerso dalla quinta edizione della "Giornata per la

Ricerca" dell'Universita' Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma.

L'evento e' stata l'occasione per mettere in vetrinale ricerche, svolte o in cantiere,

nell'ambito della nutrizione umana dall'ateneo romano. "La qualita' e la quantita' dei

nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l'acido folico, ma anche gli zuccheri, e

soprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno un impatto enorme sul paziente

pediatrico, essendo in grado di modificarne lo sviluppo prenatale e post-natale", hanno

spiegato Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigente medico

dell'Universita' Cattolica di Roma.

"La ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di studiare le caratteristiche

fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per capire

come agiscono sullo sviluppo del feto", hanno aggiunto. La ricerca traslazionale studia

come i fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto e del bambino, portando a

malformazioni congenite e disturbi della crescita. Per esempio, la carenza di acido folico

nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodo immediatamente

precedente al suo inizio, e' associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Infine, la

ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei pazienti pediatrici affetti da patologie

congenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le patologie associate e per migliorarne la

crescita. Sono numerosi i progetti di ricerca in corso nell'ambito di collaborazioni

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multicentriche internazionali, condotti dai diversi gruppi attivi presso l'Universita'

Cattolica e il Policlinico A. Gemelli. Per esempio, il Gemelli rappresenta il referente italiano

nell'ambito di un vasto consorzio internazionale che sta facendo uno studio sul ruolo di

geni, farmaci, nutrienti e altri fattori ambientali nella craniosinostosi, una malformazione

del cranio relativamente frequente nella nostra popolazione.

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ROMAONLINE.ORG

Giornata per la Ricerca 2016, tutti i goal della Cattolica e del

Gemelli in tema di nutrizione e salute.

Da studi di genetica per arrivare a sviluppare diete personalizzate con effetti preventivi

e terapeutici sulle malattie epatiche e renali, a studi sui nutrienti 'amici' del bambino,

determinanti per lo sviluppo prenatale (del feto) e post-natale; da ricerche sui nutrienti

che rallentano i naturali processi dell'invecchiamento, a ricerche sugli effetti dannosi di

diete troppo ricche di zuccheri o di grassi sul cervello. Sono solo alcune delle ricerche -

svolte o in cantiere - nell'ambito della nutrizione umana messe in vetrina in occasione

della V edizione della 'Giornata per la Ricerca' della Facoltà di Medicina e Chirurgia

dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli ieri,

giovedì 26 maggio nell'Aula Brasca del Policlinico. Tema della Giornata è stato anche

quest'anno 'Il ruolo della Nutrizione nella salute, dalla prevenzione alla cura'. Le

ricerche, presentate da otto giovani ricercatori in rappresentanza degli oltre 700 attivi

presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli, abbracciano 4 macro-aree relative al

tema della nutrizione. Nutrizione e funzioni di organi quali fegato e reni Studi di genetica

per arrivare a diete personalizzate anti-calcoli renali e per difendere la salute epatica,

ricerche per comprendere quali sono i nutrienti amici, e quali i nemici, di due organi

fondamentali per l'organismo umano quali sono reni e fegato. Sono le principali novità in

scena in questa area della ricerca su nutrizione e salute. La grande disponibilità di cibo e

le variazioni dello stile di vita e del comportamento alimentare hanno contribuito ad

aumentare il riscontro di alterazioni a carico dei reni e del fegato, che sono i principali

'filtri' dell'organismo. Nelle persone che si sottopongono a ecografia sempre più

frequentemente viene documentata la presenza di 'fegato grasso' e di 'calcolosi renale',

condizioni apparentemente benigne ma che in realtà possono rappresentare indicatori di

un futuro danno d'organo. 'Il fegato grasso', spiega il dottor Luca Miele,'è la prima e

immediata conseguenza di uno stile di vita scorretto e di una alimentazione poco

equilibrata. Le alterazioni di quantità e di qualità degli alimenti che ingeriamo

favoriscono, in alcuni casi, l'accumulo di grasso all'interno delle cellule del fegato.

Questa condizione, comune anche a chi consuma alcolici in quantità eccessive,

favorisce l' insorgenza di patologie più gravi come la steatoepatite (ovvero

l'infiammazione), la cirrosi e il tumore del fegato (epatocarcinoma). La presenza del

diabete, dell'obesità e/o delle dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue)

o altre sostanze sono le condizioni che facilitano l'accumulo del grasso nel fegato, che

spesso rappresenta il primo campanello di allarme per il rischio cardiometabolico (infarto

e diabete)'. Le ricerche svolte presso l'Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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hanno contribuito a comprendere i meccanismi di progressione del danno epatico e le

interazioni tra nutrizione e fisiopatologia del diabete e della sindrome metabolica. 'I dati

dei nostri studi', prosegue Miele, 'hanno contribuito a comprendere come l'accumulo di

grasso nel fegato rappresenti una importante spia dello stato di salute dell'organismo.

Abbiamo documentato che il fegato grasso si può associare a condizioni

apparentemente distanti tra loro, per esempio a una maggiore severità clinica della

psoriasi, alla maggiore frequenza di ovaio policistico nelle donne e a un maggior rischio

di eventi cardiovascolari che spesso viene osservato'. Gli studi dei ricercatori della

Cattolica e del Gemelli hanno inoltre dimostrato come gli alimenti possano interagire

direttamente con il microbiota (l'insieme di microrganismi che si trovano nel tubo

digerente) intestinale che a sua volta interagisce con il fegato. Infine, spiega il dr Miele,

'abbiamo documentato che esiste una interazione tra geni e alimenti e che alcune

persone, per motivi genetici, hanno una predisposizione al danno epatico. Tali dati ci

consentiranno in futuro di ottimizzare i test diagnostici e gli approcci terapeutici al fine di

utilizzare in modo appropriato le risorse sanitarie'. Tutto ciò contribuirà sempre più a

personalizzare le terapie. 'La calcolosi renale è una condizione molto comune, la cui

frequenza sta aumentando in diverse aree del mondo', afferma il dottor Pietro Manuel

Ferraro, nefrologo. 'In Italia, secondo uno studio epidemiologico che abbiamo condotto

di recente, la calcolosi interesserebbe circa una persona su undici. Chi ne soffre non

deve fronteggiare 'soltanto' dolorosi episodi di coliche, spesso ripetuti nel tempo: da

studi epidemiologici, cui ha contribuito anche il nostro gruppo di ricerca, si profila infatti

un ruolo della calcolosi nello sviluppo di condizioni come insufficienza renale cronica (la

progressiva perdita di funzione dei reni fino alla necessità - in alcuni casi - della dialisi),

osteoporosi (riduzione della compattezza dell'osso che aumenta il rischio di fratture) e

persino infarto miocardico'. La nutrizione ha un ruolo centrale nel proteggere dalla

formazione dei calcoli renali, o viceversa nel favorirla. 'Una nostra ricerca

epidemiologica', prosegue Ferraro, 'condotta su una popolazione di circa 200.000

persone, ci ha infatti consentito di stimare come oltre la metà dei casi di calcolosi sia

causata da abitudini nutrizionali scorrette e possa pertanto essere prevenuta,

modificando adeguatamente queste ultime'. Sia un eccessivo introito calorico che

un'alimentazione sbilanciata a favore di alcuni cibi (primi tra tutti quelli ricchi in proteine)

causano modifiche della composizione delle urine che possono favorire la formazione di

calcoli. Anche il tipo di bevande ha un ruolo. Per esempio, aggiunge Ferraro, 'una nostra

ricerca sul rischio di calcolosi legato all'assunzione di alcune di esse ha messo in luce

come un eccesso di bevande zuccherate possa essere nocivo, mentre l'assunzione di

caffè, tè, succhi di frutta (in particolare il succo di arancia) e - in dosi moderate - vino e

birra sia protettivo. Un altro elemento potenzialmente importante, che stiamo studiando,

riguarda il ruolo di fonti di proteine, frutta e verdura e la loro interrelazione. In particolare,

le nostre ricerche si sono focalizzate sul carico di acidi o di basi che viene generato da

una dieta ricca in proteine animali o in frutta e verdura; i primi risultati ci fanno pensare

che un eccesso di proteine animali sia potenzialmente dannoso, al contrario di un

apporto equilibrato e accompagnato da una adeguata quantità di vegetali'. Studi futuri

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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dovranno consentire di ottimizzare e personalizzare l'approccio nutrizionale alle persone

con calcoli renali, studiandone non solo le abitudini alimentari, ma anche la

composizione urinaria e magari la predisposizione genetica. 'Abbiamo in programma di

analizzare i dati di oltre 6.000 persone, con e senza calcolosi renale', anticipa Ferraro,

'di cui conosciamo sia le abitudini alimentari sia il profilo genetico, con l'obiettivo di

capire se la predisposizione genetica influenzi la relazione tra dieta e rischio di formare

(o riformare) calcoli. È comunque già da adesso possibile - e anzi auspicabile - un

approccio personalizzato alla gestione nutrizionale della calcolosi, che passa per un

accurato studio delle abitudini alimentari e di altri fattori di rischio. L'obiettivo è dunque

arrivare a 'diete anti-calcoli' personalizzate, 'ritagliate' sulla singola persona e sulle sue

abitudini ed esigenze'. Nutrizione in gravidanza e durante lo sviluppo La nutrizione gioca

un ruolo importantissimo anche nello sviluppo fetale e del bambino, quindi 'problemi

nutrizionali possono essere associati a difetti congeniti e patologie pediatriche', spiegano

le dottoresse Wanda Lattanzi, ricercatore, e Valentina Giorgio, Dirigente medico. 'La

qualità e la quantità dei nutrienti, quali per esempio le vitamine, come l'acido folico, ma

anche gli zuccheri, e soprattutto il loro bilanciamento nella dieta, hanno un impatto

enorme sul paziente pediatrico, essendo in grado di modificarne lo sviluppo prenatale e

post-natale'. Sono pertanto numerose le attività di ricerca che su questo tema vengono

svolte presso la Facoltà di Medicina della Cattolica e il Policlinico Gemelli, con una forte

integrazione dei tre ambiti di ricerca di base, traslazionale e clinica, integrazione resa

possibile grazie all'approccio multidisciplinare delle ricerche. In particolare, spiegano, 'la

ricerca di base attiva in questo ambito sta consentendo di studiare le caratteristiche

fisico-chimiche dei nutrienti e i loro meccanismi di azione sulle cellule e sul DNA, per

capire come agiscono sullo sviluppo del feto'. La ricerca traslazionale studia come i

fattori nutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto e del bambino, portando a

malformazioni congenite e disturbi della crescita. Per esempio, la carenza di acido folico

nella dieta durante le prime fasi della gravidanza e nel periodo immediatamente

precedente al suo inizio, è associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Inoltre, se

un corretto apporto di vitamine A, D, E, K è necessario per l'adeguato sviluppo del feto,

dosi eccessive di vitamina A possono avere effetti teratogeni (cioè indurre

malformazioni). Invece, un inappropriato apporto di vitamina D nelle prime fasi di vita

dopo la nascita ostacola il corretto sviluppo dello scheletro. Sta inoltre emergendo negli

ultimi anni il ruolo che la nutrizione può esercitare sul DNA, modificandone le

caratteristiche chimiche. Infine, la ricerca clinica applicata valuta lo stato di salute dei

pazienti pediatrici affetti da patologie congenite, ottimizzandone la dieta per ridurre le

patologie associate e per migliorarne la crescita. In pazienti pediatrici con difetti

congeniti alimentarsi è spesso un processo gravato da numerose difficoltà. Alcuni

bambini possono non essere in grado di compiere in maniera completa la deglutizione,

per cui si individuano strategie alternative di somministrazione degli alimenti utilizzando

per esempio dispositivi gastrici o digiunali. Invece, spiegano le ricercatrici 'in altri

bambini con patologie genetiche abbiamo imparato che il metabolismo basale è

accelerato, e per evitare che incorrano in quadri clinici di magrezza estrema e

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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malnutrizione, forniamo schemi dietetici con apporti calorici giornalieri modellati sulla

tipologia di difetto genetico'. Questo progetto si svolge presso il Centro di malattie rare e

difetti congeniti del Policlinico Gemelli e ha interessato soprattutto bambini affetti da

sindrome di Costello e sindrome Cardiofaciocutanea. 'Sono infatti diverse le patologie

congenite e pediatriche per le quali il nostro centro rappresenta un riferimento nazionale

e internazionale', affermano le dottoresse Giorgio e Lattanzi, 'tra le quali ricordiamo le

malformazioni cranio-faciali (come le craniosinostosi), i difetti di chiusura del tubo

neurale (la spina bifida), le patologie neurologiche su base genetica (le atrofie muscolari

spinali, le malattie rare, i disturbi cognitivi), e numerose altre patologie pediatriche. In

tutti questi casi, modificazioni, in eccesso o in difetto, del bilancio nutrizionale possono

rappresentare sia fattori di rischio, che fattori protettivi'. Sono numerosi i progetti di

ricerca in corso nell'ambito di collaborazioni multicentriche internazionali, condotti dai

diversi gruppi attivi presso l'Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli. Per esempio, il

Gemelli rappresenta il referente italiano nell'ambito di un vasto consorzio internazionale

(che include oltre 20 centri in tutto il mondo), finanziato dal National Institutes of Health,

la principale istituzione internazionale dedicata alla ricerca biomedica. Lo studio

condotto da questo gruppo internazionale analizza il ruolo di geni, farmaci, nutrienti e

altri fattori ambientali nella craniosinostosi, una malformazione del cranio relativamente

frequente nella nostra popolazione, legata alla prematura chiusura delle suture e

fontanelle del cranio nel neonato. Questo studio ha consentito finora di reclutare un

ampio campione di pazienti italiani che vengono ricoverati e operati nel centro del

Policlinico. I primi risultati dello studio saranno disponibili alla fine del 2019. 'Stiamo

studiando anche le caratteristiche dell'alimentazione di un gruppo di bambini con difetti

del tubo neurale afferenti al Centro Spina Bifida del Gemelli', proseguono Lattanzi e

Giorgio. 'Ci aspettiamo di caratterizzare l'alimentazione tipica di questo gruppo di

bambini, spesso non deambulanti, per comprenderne l'introito calorico giornaliero e la

spesa energetica al fine di mettere in atto delle misure personalizzate per la prevenzione

dell'obesità'. Naturalmente non si fa esclusivamente ricerca in ambito nutrizionale: vi

sono molti servizi di assistenza clinica attivi presso il Gemelli dedicati alla valutazione

nutrizionale dei piccoli pazienti: dall'ambulatorio di pediatria dedicato ai neonati sani,

all'ambulatorio, ai servizi di Day Hospital e di degenza ordinaria medico-chirurgica per i

bambini affetti da patologie congenite, malattie rare o altre patologie acute e croniche.

Nutrizione e fragilità Nei cibi si trovano alcuni dei più importanti segreti per vivere a

lungo e bene. Capire quali siano i nutrienti che rallentano i naturali processi

dell'invecchiamento è un obiettivo fondamentale su cui diverse linee di ricerca

dell'Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli sono fortemente impegnate. Negli

anni si è assistito a un notevole aumento dell'aspettativa di vita che ha portato a un

incremento della percentuale di anziani in tutto il mondo occidentale, in particolar modo

in Italia. Ciò ha conseguenze soprattutto se si tiene conto che una buona parte degli

ultra sessantacinquenni presenta una o più patologie. Oggi uno degli obiettivi della

medicina deve essere di affiancare all'aumento della speranza di vita, anche quello di

una vita priva di malattie di rilievo e invalidanti. È importante quindi associare a un

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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approccio classico di prevenzione e cura delle malattie grazie a vaccini, stili di vita

corretti, terapie farmacologiche e chirurgiche, un approccio di tipo preventivo che

permetta di rallentare o prevenire i processi fisiologici e patologici della senescenza.

L'invecchiamento è spesso associato a un aumento della fragilità che corrisponde a uno

stato di maggiore 'vulnerabilità' intesa come una ridotta capacità di reagire a eventi

stressanti. La fragilità è associata a un aumento di eventi avversi tra cui cadute,

ospedalizzazione e disabilità. Tra i diversi fattori che contribuiscono all'insorgenza delle

condizioni di fragilità, la sarcopenia, definita come la perdita di massa e funzionalità

muscolare (per esempio la forza per alzarsi da una sedia senza dover spingere con le

mani sulle ginocchia), rappresenta un elemento determinante. Studi svolti presso

L'Università Cattolica e il Gemelli dimostrano che la sarcopenia è una condizione molto

comune che interessa il 20-30% degli anziani in ospedale, il 10-20% di quelli al domicilio

e il 30-40% di quelli 'istituzionalizzati'. La nutrizione rappresenta uno degli interventi più

importanti nel contrastare la sarcopenia, in particolare attraverso l'introduzione nella

dieta di apporti nutrizionali mirati. Non a caso la nutrizione, e in particolare un adeguato

apporto energetico e proteico giornaliero, è alla base dell'intervento del progetto

europeo SPRINTT avviato nel 2014 (Sarcopenia and Physical frailty in older people:

multi-componenT Treatment strategies), coordinato dall'Istituto di Medicina Interna e

Geriatria dell'Università Cattolica finalizzato a testare nuove strategie terapeutiche per

contrastare la fragilità fisica. Tale studio rappresenta un progetto multicentrico finanziato

dalla Commissione Europea nel contesto del bando Innovative Medicine Initiative (IMI).

Ricerche condotte presso l'Università Cattolica e la Fondazione Policlinico A. Gemelli

sono mirate allo studio dei meccanismi attraverso i quali specifici aminoacidi (i mattoni

delle proteine) e vitamine regolano i processi di rigenerazione, sintesi/degradazione

proteica e infiammazione, in modelli sperimentali. Per esempio, uno studio in corso

mostra che la somministrazione di taurina (un amminoacido presente in carne, latte e

pesce) in un modello sperimentale rappresentato da topi'anziani' diminuisce

l'espressione di molecole coinvolte nel processo di infiammazione e accelera la

rigenerazione muscolare. Rilevante è anche l'aspetto metabolico con ricerche rivolte a

stabilire in che misura il metabolismo degli zuccheri e l'infiammazione cronica associate

all'invecchiamento, influiscano sulla riduzione della massa e della funzionalità dei

muscoli. Lo studio MID frail, che coinvolge i ricercatori dell'Università Cattolica e della

Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, sta testando l'efficacia di specifici regimi

dietetici per migliorare la funzione fisica e la qualità della vita in anziani diabetici. MID

frail è un progetto europeo cui partecipano 16 centri (tra questi la Cattolica/Gemelli) in 7

Paesi europei e si propone di studiare un intervento per prevenire la fragilità in pazienti

diabetici basato su esercizio fisico+dieta. Nutrizione e plasticità cerebrale Dagli effetti

deleteri sul cervello di una dieta troppo ricca di grassi saturi, ai benefici dei grassi

essenziali omega-6; da studi su pazienti obesi per valutare gli effetti dell'obesità sul

cervello, fino a ricerche sul Dna per vedere come una dieta squilibrata imprima i suoi

segni sui geni stessi, con conseguenze che si ripresentano per generazioni. Sono solo

alcune delle novità presentate dal team di ricercatori della Facoltà di Medicina e

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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Chirurgia dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli in relazione

al tema nutrizione e plasticità cerebrale. Studi biomolecolari hanno investigato i

meccanismi con cui l'abbondanza di zucchero nuoce al cervello e identificato un nuovo

network molecolare attraverso il quale l'eccesso di zucchero nel sangue può inibire il

rinnovamento delle cellule staminali nel cervello, causando il deterioramento delle

capacità di apprendimento e memoria. Una conferma clinica di questi dati è giunta dai

risultati preliminari di un Progetto di Ateneo su soggetti con aumentato rischio di

sviluppare diabete di tipo 2 che hanno dimostrato come una dieta ad alto contenuto di

zuccheri si associ a ridotte performance cognitive nei domini dell'attenzione, della

capacità di apprendimento e della memoria a breve termine. 'Anche alcuni

oligoelementi, tra cui il rame, implicati nei processi ossidativi, possono giocare un ruolo

nell'accelerare l'invecchiamento del nostro cervello. Analizzando i livelli del rame libero

nel sangue di soggetti con declino cognitivo, osserva il professor Camillo Marra,

responsabile della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli, 'si è messo in luce un

ruolo chiave di questo oligoelemento. Infatti alte concentrazioni di rame libero nel

sangue sono presenti già nelle fasiprodromiche della malattia di Alzheimer e

costituiscono un indice di progressione del danno cognitivo'. Un modello sperimentale

per identificare i fattori ormonali connessi alla dieta in grado di influenzare il

funzionamento del sistema nervoso potrà, inoltre, venire da uno studio in corso in una

popolazione di pazienti obesi prima e dopo trattamento con chirurgia bariatrica (un

trattamento chirurgico indicato nei casi gravi di obesità per ottenere dimagrimenti rapidi

e definitivi). 'Questo studio', prosegue Marra, 'si completerà entro l'anno e mira a

individuare le molecole (tra cui leptina, GLP-1, grelina) e i meccanismi attraverso cui i

soggetti obesi sono più esposti al rischio di compromissione delle funzioni cognitive'. In

particolare, si prevede di analizzare un centinaio di pazienti in trattamento chirurgico, ai

quali si preleva il siero prima e dopo chirurgia. Si sta valutando l'effetto di fattori

contenuti nel siero sulla plasticità sinaptica in modelli sperimentali con particolare

attenzione alla leptina (l'ormone 'spezza-fame'). Infatti anche l'attività di aree del cervello

deputate al controllo di memoria e apprendimento, come l'ippocampo, è influenzata da

questo ormone presente in alte concentrazioni nel siero di pazienti obesi. Si

svilupperebbe dunque una sorta di leptino-resistenza simile all'insulino-resistenza che si

osserva nei soggetti diabetici. E non è tutto. Nell'ambito di studi finanziati dal Ministero

della Salute (Giovani Ricercatori) e dal MIUR (SIR 2014) che costituiscono un progetto

tutt'ora in corso, 'stiamo dimostrando in modelli sperimentali che l'assunzione di una

dieta ricca di grassi saturi può alterare la comunicazione tra le cellule nervose e che, se

l'eccesso di grassi viene consumato in gravidanza, può danneggiare le funzioni cognitive

della prole e anche delle generazioni successive, accelerando l'invecchiamento

cerebrale', spiega il dott. Salvatore Fusco, ricercatore presso l'Istituto di Fisiologia

Umana dell'Università Cattolica. 'Questo avviene perché l'eccesso di grassi nella dieta

innesca un meccanismo cosiddetto 'epigenetico' (alcuni geni vengono 'taggati''

(identificati)con dei gruppi chimici - metile o acetile - e in questo modo spenti o accesi)

che si trasmetterebbe nel corso delle generazioni di padre in figlio'. 'Questi studi',

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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continua il dott. Fusco, 'se confermati anche sull'uomo, potrebbero portare a tracciare

una mappa dei segni (dei tag epigenetici) che una dieta non equilibrata imprime sul

nostro DNA, mappa che potrebbe essere usata per prevedere la suscettibilità individuale

alle malattie neurodegenerative e, per questo, potenzialmente utilizzabile nella diagnosi

precoce o nell'identificazione delle popolazioni a rischio'. L'alimentazione è però, per

fortuna, anche fonte di fattori benefici per il nostro cervello. Da uno studio su modelli

sperimentali condotto in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell'Università Cattolica

di Piacenza si è visto che l'aggiunta di acidi grassi essenziali (omega-6) alla dieta

potrebbe avere un ruolo nel rallentare il declino delle funzioni cognitive nel corso della

senescenza. Lo studio è attualmente in corso e dovrebbe concludersi entro l'anno.

Numerosi sono ancora i punti da chiarire circa il ruolo che l'alimentazione può giocare

nella prevenzione delle malattie neurodegenerative (come l'Alzheimer) o nella

insorgenza del declino cognitivo legato all'età e allo stile di vita, ma alcuni dei risultati

ottenuti dai gruppi di ricerca dell'Università Cattolica e del Policlinico A. Gemelli pongono

le basi per lo sviluppo di nuove strategie nutrizionali di prevenzione e intervento volte a

contrastare l'aumentata incidenza di patologie neurologiche correlate alla dieta e

all'invecchiamento. Giornata per la Ricerca 2016, le dichiarazioni dei vertici 'La Giornata

per la Ricerca è occasione di riflessione e di divulgazione su studi di eccellenza preziosi

per l'intera società - ha affermato il Rettore dell'Università Cattolica Franco Anelli - . Oggi

premiamo le ricerche di giovani ricercatori della facoltà di Medicina della Cattolica e del

Policlinico A. Gemelli che rappresenta il giusto riconoscimento del lavoro di chi si

impegna e di chi dedica il proprio tempo a realizzare la nostra missione'. 'La buona

ricerca è essenziale per la buona cura - ha considerato il Presidente Fondazione

Policlinico Universitario A. Gemelli Giovanni Raimondi -, ponendo sempre la persona al

centro con attenzione al rafforzamento delle risorse economiche che pubblico e privato

devono destinare ai ricercatori'. Per il Segretario della Congregazione per l'Educazione

cattolica, S.E. Monsignor Angelo Vincenzo Zani, 'se non ci fosse la Ricerca l'istituzione

universitaria non raggiungerebbe la sua natura e vocazione specifica. Il documento Ex

Corde Ecclesiae ricorda il dialogo e l'unità dei saperi nel campo della ricerca che fa

dell'ambiente accademico un luogo di collaborazione fra le persone, nel continuo dialogo

fra scienza e fede'. 'Grazie a tutti i ricercatori, personale amministrativo, borsisti e a tutti i

docenti che hanno lavorato con passione alla realizzazione di questa Giornata', ha detto

il Preside Facoltà di Medicina e chirurgia Università Cattolica Rocco Bellantone. Per il

Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi 'la ricerca biomedica non solo

è essenziale, ma è uno dei settori di punta del nostro Paese che investirà molto in

questo campo nei prossimi anni: attiviamo tutti le migliori strategie'. 'Soprattutto in

ambito europeo ci sono bandi cui accedere - ha proseguito il Direttore Generale

Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Enrico Zampedri. Dobbiamo e possiamo

attivarci insieme traducendo in pratica le grandi potenzialità che l'Università Cattolica del

Sacro Cuore e la Fondazione Policlinico A. Gemelli possiedono'. Infine l'Assistente

Ecclesiastico Generale dell' Università Cattolica Mons. Claudio Giuliodori, che ha

premiato la Fondazione Ferrero per l'attività sociale e i migliori giovani ricercatori della

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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Facoltà di Medicina della Cattolica, 'la ricerca fatta con impegno e passione, come

questi nostri allievi testimoniano, è espressione eminente della Misericordia'.

RASSEGNA WEB ROMAONLINE.ORG Data pubblicazione: 27/05/2016

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GRAVIDANZA

30 maggio 2016 0 (0 votes)

Gravidanza, la dieta giusta perevitare malattie congenite albambino

La nutrizione della mamma, durante la gravidanza, gioca un ruolo importantissimo anchenello sviluppo fetale e del bambino, quindi problemi nutrizionali possono essere associati

a difetti congeniti e patologie pediatriche: zuccheri, acido folico, vitamine hanno un impattofortissimo sulla salute del feto quindi del nascituro. Ecco i consigli emersi dalla V edizionedella “Giornata per la Ricerca” dell’Universita’ Cattolica e della Fondazione Policlinico A.Gemelli di Roma.

(Continua dopo la foto)

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RASSEGNA WEB MAMMEOGGI.IT Data pubblicazione: 30/05/2016

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Secondo gli ultimi studi le caratteristiche fisico-chimiche dei nutrienti ingeriti dalla mammasvolgono una azione sulle cellule e sul DNA del bambino. La ricerca studia come i fattorinutrizionali possano agire sullo sviluppo del feto e del bambino, portando a malformazionicongenite e disturbi della crescita. Per esempio, la carenza di acido folico nella dieta, durantele prime fasi della gravidanza e nel periodo immediatamente precedente al suo inizio, e’associata allo sviluppo di spina bifida nel nascituro. Ecco gli alimenti e i nutrienti daassicurarci durante la gravidanza per scongiurare malattie congenite.

Crescita del feto con le proteine In gravidanza aumenta il fabbisogno di proteine,indispensabili per la crescita del feto. Quali le proteine migliori? “Al contrario di quel che sipotrebbe pensare, quelle con il più elevato valore biologico non sono nella carne ma nelleuova, poiché hanno una compatibilità con le proteine umane pari al 100%, più della carne,del pesce e dei latticini, che invece hanno una biocompatibilità dell’80%. Che significabiocompatibilità? Ogni alimento proteico contiene aminoacidi in determinate proporzioni: gliaminoacidi presenti nelle uova hanno le stesse proporzioni degli aminoacidi presentinell’organismo umano, che quindi non deve compiere alcun ‘lavoro aggiuntivo’ pertrasformarli ed adattarli a sé”. E i legumi? Da soli hanno una compatibilità del 40%, che saleall’80% circa se vengono abbinati ai cereali integrali. Anche i semi oleosi possono costituireuna discreta fonte proteica nonostante abbiano una biocompatibilità minore: mandorle,nocciole, noci, pistacchi, accompagnati da qualche galletta di riso integrale, possonocostituire uno spuntino ideale, perfetto anche per chi soffre di nausee.

La stessa esigenza si presenta per i sali di calcio e fosforo necessari alla formazionedello scheletro e per il ferro indispensabile nella formazione dei globuli rossi del sangue. Unasomministrazione inadeguata provocherebbe gravi carenze soprattutto alla madre(decalcificazione, anemie) perché il feto toglierebbe dalle sue riserve tutto quanto gli serve.

Si ricorda che il calcio e il fosforo abbondano nel latte, nei latticini e nelle uova; il ferro ècontenuto soprattutto nel fegato di animali, nei legumi e nel tuorlo d’uovo, nonché nellafrutta secca. E’ importante provvedere ad una adeguata introduzione di liquidi ed anche saliminerali, specie nei casi di iperemesi gravidica.

Il fabbisogno di vitamine aumenta, specie la A e la D in stretto rapporto all’aumentatofabbisogno di calcio e fosforo. La necessità di vitamine del gruppo B aumenta invece inrelazione all’aumento dell’apporto calorico glucidico. Per quanto riguarda la forma disomministrazione delle vitamine, è preferibile assumerle per via normale, cioè tramitealimenti, anziché sotto forma di preparazioni farmaceutiche. Le vitamine abbondano nellafrutta e nella verdura cruda, nonché nei cereali integrali e nei prodotti comunque nonraffinati.

La quota lipidica, cioè i grassi, non subisce in gravidanza variazioni particolari in sensoquantitativo rispetto alla norma (1 g/kg di peso corporeo); la loro presenza tra l’altro ènecessaria perché “veicoli” nell’assorbimento di alcune vitamine liposolubili (A, D, E, K), chesono di particolare importanza.

I glucidi, infine, sono in genere più graditi dalla gestante, ma sono anche i maggioriresponsabili dell’eccessivo aumento di peso. Il loro fabbisogno aumenta con l’avanzare dellagravidanza parallelamente all’aumento di dispendio energetico che la gestazione comporta,ma anche in funzione del livello di attività fisica e lavorativa della gestante.

e lui precipita dal balcone:tragedia per un bimbo di 3 anni

"È stato come sentire un enormeabbraccio". Quel giorno mammaJamie ha incontrato un angelo,ma non lo sapeva (ancora)

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Dimagrire con la corsa: consigli perperdere peso prima dell’estate “Non sono una mamma che vuole

andare a letto con suo figlio”. Sottoaccusa perché sposa un 20enne che

è il suo sosia

Per la stessa ragione per cui gli alimenti influenzano la salute del nascituro, in gravidanza èbene cessare del tutto il consumo di alcol e smettere di fumare.

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1 giugno 2016

Mercoledì 1 giugno 2016

DAI GIORNALI DI OGGI

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1 giugno 2016• Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Romana,graziosa, lunghi capelli biondi, minuta,diplomata al Conservatorio, a casa siesercitava ancora con il... (leggi)

Di Maio parla di sessola Repubblica, 1 giugno 2016

Negli odierni processi di selezione dellaclasse dirigente, l’intervista ad alto tasso diintimità accompagnata dal serviziofotografico di posato... (leggi)

FILIPPO CECCARELLI

Quello che vidi il 2 giugnola Repubblica, 1 giugno 2016

Caro Augias, il prossimo 2 giugno laRepubblica Italiana compirà 70 anni, sonouna bella età non c’è che dire, le rughecominciano ad essere... (leggi)

CORRADO AUGIAS

Il formalismo dei giapponesi e quel unsordo e fortissimo rancore contro gliamericani non solo per la bombe maanche per avere imposto loro ladevinizzazione dell’Imperatore

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MASSIMO FINI

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il Fatto Quotidiano, 1 giugno 2016Sul Fatto Quotidiano di ieri Luigi Zingales[Leggi qui] ha confermato quanto detto al

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I padronid'Italia

Il Presidentedella

Repubblica èSergio

Mattarella

Il Presidentedel Senato èPietro Grasso

Il Presidentedella Camera èLaura Boldrini

Il Presidentedel Consiglio èMatteo Renzi

Il Ministrodell’ Interno èAngelinoAlfano

Il Ministrodegli AffariEsteri è PaoloGentiloni

Troppi dolci danneggiano il cervelloIl Messaggero, mercoledì 1 giugno 2016

Torte, pasticcini, biscotti e bibite gassate. Un’overdose di dolcezzenon fa solo aumentare di peso. Può anche trasformarsi in un attaccodiretto al cervello. Diventando concausa di un deterioramento dellecapacità di apprendere e della memoria. Da adolescenti adanziani.Troppo zucchero manda in tilt la riproduzione delle cellulestaminali dell’ippocampo, il nostro centro dei ricordi. Una dieta adalto contenuto di zuccheri, dunque, si associa a ridotte performancecognitive per l’attenzione, la capacità di apprendimento e la memoriaa breve termine. Questa la conclusione di uno degli studidell’università Cattolica di Roma presentati durante la Giornata perla ricerca.LE RISERVE«Lo zucchero è un ottimo carburante per il cervello – spiega PaoloRossini ordinario di Neurologia alla Cattolica che, insieme a ClaudioGrassi docente di Fisiologia, ha coordinato la Giornata – lo utilizzasubito come viene ingerito. Ma quando la quantità è eccessiva lenostre riserve vengono minacciate. Sia nel momento della crescita,parlo dell’adolescenza, sia nell’età adulta. Abbiamo evidenzeconsolidate che il cervello di persone malate di obesità presenta unmaggior numero di danni cognitivi rispetto ai coetanei non obesi.Stesso discorso, va ricordato, lo dobbiamo fare per i bambini che,mangiando troppo zucchero, possono seriamente compromettere laloro intelligenza. Ovviamente, tutto questo avviene, con diversi livellidi gravità secondo la suscettibilità dell’organismo della persona».I TOPI A DIETALo studio è stato pubblicato su Cell Reports, a guidare l’équipeGiovanni Pani e Claudio Grassi. Il primo passo è stato quello diesaminare che cosa avviene in una provetta di laboratorio nelmomento in cui le cellule neuronali vengono esposte ad unasovrabbondanza di alimenti dolci. Una condizione, appunto, cheblocca l’autorinnovamento delle staminali. «Una dieta povera dicalorie – fanno sapere i ricercatori – aumenta il numero di cellulestaminali del cervello che danno energia alla memoria e alla capacitàdi apprendimento. Chi consuma molto zucchero rischia un impattonegativo sulle capacità cognitive». Durante lo studio un gruppo ditopi è stato messo a dieta in modo molto rigido per un mese: lecellule neuronali si sono mostrate molto attive, capaci di riprodursi.LA CIOCCOLATAGli zuccheri, secondo un altro studio della Georgetown UniversityHospital, «scavalcano i meccanismi di ricompensa del cervello».«Ma, mentre stimolare la sensazione di ricompensa cerebrale conuna barretta di cioccolato ogni tanto è innocuo – avverte ilneuroscienziato Jordan Gaines Lewis – quando questi meccanismivengono attivati troppo spesso e troppo di frequente iniziano i veriproblemi. Attivare questi sistemi di ricompensa in manieraincontrollata provoca una serie di sfortunate conseguenze».L’ultimonuovo nemico del nostro cervello, dagli esiti dei primi lavori, sembraessere il rame. Contenuto in alcuni alimenti come il fegato, i fruttidi mare, cozze comprese, e tutti i cibi ricchi di grassi saturi (carnerossa). Alla Clinica della memoria del Policlinico Gemelli si stastudiando il rapporto tra il livello di rame nell’organismo e leprestazioni intellettive. Questo può giocare un ruolo importantenell’accelerare l’invecchiamento. Alte concentrazioni di rame nelsangue, come ha dimostrato Camillo Marra che guida la Clinica dellamemoria, «sono presenti già nelle fasi prodromiche della malattia diAlzheimer e costituiscono un indice di progressione del dannocognitivo».

Carla Massi

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RASSEGNA WEB CINQUANTAMILA.IT Data pubblicazione: 01/06/2016

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