ardit. una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

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anteprima del romanzo fantasy-fantascienza Ardit di Silvia Matricardi

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Page 1: Ardit. Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

I veggenti sono concordi: è ormai imminente lo scontro finale tra il feroce Maier.sil e gli ultimi superstiti della stirpeDanui. Dall’esito di questa battaglia epocale dipendono lesorti degli uomini, degli ultimi antichissimi dèi e delle lorodiscendenze...Arroccati nell’inespugnabile fortezza di Ardit, i Danui sipreparano a resistere all’assedio e attendono il loro salvatore, l’Elekies del Giorno del Giudizio. E’ rimasto soloun esile filo di speranza, che continua ad assottigliarsi, manmano che gli eserciti del Maier.sil crescono e avanzano. Per avere almeno una possibilità di sopravvivere e salvare

Silvia Matricardi, giornalista e grafica, vive e lavora ad Ardea, in provincia di Roma. Appassionata di archeologia, paleoastronautica, esoterismo ed eventi misteriosi, ha pubblicato centinaia di articoli di cronaca, politica e cultura.

«Un testo lungo e intrigante, con una nar-razione ricca di fantasia e di elementi “im-maginali”. Si tratta di una costruzionearticolata, chiaramente fondata su imma-gini, ognuna delle quali corrispondente adun “mitologema”: la lotta tra il bene e ilmale, il rapporto tra gli dèi e gli uomini, laricerca della “elevazione” spirituale e dellasalvezza recuperando e riscoprendo ciòche in realtà, anche se inconsapevolmente,poiché occultato, già si possiede» Dalla prefazione del dr Francesco Di Mario

«Così come Eva si staccò da una costola diAdamo, Silvia con il suo perfetto e inge-gnoso romanzo Ardit può dichiararsi unadiretta discendente di Tolkien. Ardit peròè molto più di una storia fantasy. Si trattadi un vero e proprio atto d’amore verso il

filone iniziato da Tolkien con la sua su-blime saga Il Signore degli Anelli»

Dalla postfazione dello scrittoreRodolfo Baldassarri

___________________________________

«Battaglie, missioni disperate, astuzia,magia, tecnologia, morte, amore e humor,sono sapientemente miscelati nella narra-zione. Avvincente, appassionato, delicato»«Un romanzo di fantasy-fantascienza folle,geniale, atipico, che coinvolge con una se-quela di emozionanti colpi di scena» «L’epilogo ti stende. Muta la prospettivadell’intero romanzo, quasi vien voglia dirileggerlo dal principio, soprattutto lestrane tavole antiche, per comprenderlodavvero in tutte le sue sfumature»

Le opinioni degli editor

Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

l’umanità, i Danui dovranno riuscire a trovare il coraggio e la capacità di percorrere sentieri inesplorati e di affidarsi alla sapienza segreta dell’antico prigioniero, il misteriosodio dimenticato, l’Ultimo dei Primi.

I veggenti sono concordi: è ormai imminente lo scontro finale tra il feroce Maier.sil e gli ultimi superstiti della stirpeDanui. Dall’esito di questa battaglia epocale dipendono lesorti degli uomini, degli ultimi antichissimi dèi e delle lorodiscendenze...Arroccati nell’inespugnabile fortezza di Ardit, i Danui sipreparano a resistere all’assedio e attendono il loro salvatore, l’Elekies del Giorno del Giudizio. E’ rimasto soloun esile filo di speranza, che continua ad assottigliarsi, manmano che gli eserciti del Maier.sil crescono e avanzano. Per avere almeno una possibilità di sopravvivere e salvare

Silvia Matricardi, giornalista e grafica, vive e lavora ad Ardea, in provincia di Roma. Appassionata di archeologia, paleoastronautica, esoterismo ed eventi misteriosi, ha pubblicato centinaia di articoli di cronaca, politica e cultura.

«Un testo lungo e intrigante, con una nar-razione ricca di fantasia e di elementi “im-maginali”. Si tratta di una costruzionearticolata, chiaramente fondata su imma-gini, ognuna delle quali corrispondente adun “mitologema”: la lotta tra il bene e ilmale, il rapporto tra gli dèi e gli uomini, laricerca della “elevazione” spirituale e dellasalvezza recuperando e riscoprendo ciòche in realtà, anche se inconsapevolmente,poiché occultato, già si possiede» Dalla prefazione del dr Francesco Di Mario

«Così come Eva si staccò da una costola diAdamo, Silvia con il suo perfetto e inge-gnoso romanzo Ardit può dichiararsi unadiretta discendente di Tolkien. Ardit peròè molto più di una storia fantasy. Si trattadi un vero e proprio atto d’amore verso il

filone iniziato da Tolkien con la sua su-blime saga Il Signore degli Anelli»

Dalla postfazione dello scrittoreRodolfo Baldassarri

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«Battaglie, missioni disperate, astuzia,magia, tecnologia, morte, amore e humor,sono sapientemente miscelati nella narra-zione. Avvincente, appassionato, delicato»«Un romanzo di fantasy-fantascienza folle,geniale, atipico, che coinvolge con una se-quela di emozionanti colpi di scena» «L’epilogo ti stende. Muta la prospettivadell’intero romanzo, quasi vien voglia dirileggerlo dal principio, soprattutto lestrane tavole antiche, per comprenderlodavvero in tutte le sue sfumature»

Le opinioni degli editor

Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

l’umanità, i Danui dovranno riuscire a trovare il coraggio e la capacità di percorrere sentieri inesplorati e di affidarsi alla sapienza segreta dell’antico prigioniero, il misteriosodio dimenticato, l’Ultimo dei Primi.

€ 20,00

Page 2: Ardit. Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

A Stefano,che non smette mai di appoggiarmi,

in qualunque follia voglia perseguire,inclusa questa.

A coloro che mi hanno illuminato la via.

ArditSilvia Matricardi

2012 - Youcanprint Self-Publishing

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------PREFAZIONE

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Un testo lungo e intrigante, con una narrazione ricca di fantasia e dielementi “immaginali”. Si tratta di una costruzione articolata, chia-ramente fondata su immagini, ognuna delle quali corrispondente

ad un “mitologema”: la lotta tra il bene e il male, il rapporto tra gli dèi e gliuomini, la ricerca della “elevazione” spirituale e della salvezza recuperandoe riscoprendo ciò che in realtà, anche se inconsapevolmente, poiché occultato, già si possiede.In un’epoca come la nostra, figlia di quel razionalismo che domina quasi to-talmente la nostra esistenza, il messaggio che si cerca di comunicare conArdit corrisponde ad una visione diversa della vita, un tentativo da partedell'autrice di “andare oltre”, cercando di dare risposte a “necessità” interioriprofonde, per tornare a costruire, come facevano i nostri antenati, “un mitodi fondazione e di origine”. In tal modo, i valori che già possediamo, possono acquisire una nuova autorevolezza, una maggiore dignità e profondità, con la speranza, inoltre, di poter raggiungere, e soprattutto trasmettere ai lettori, una “altra” consapevolezza della vita. E Silvia Matricardi persegue il suo scopo operando per archetipi, esattamente come accadeva con i miti in un passato ormai per noi lontano,anche se ancora ben vivo e attuale. La sagesse oracolare della Grande Dea,simbolo della più antica spiritualità, lo scontro continuo tra umani e dèi,raccontato dall'autrice attraverso un magistrale metodo “simbolico-storico”,sono intrecciati abilmente a dati mitico-archeologici, il tutto basato su un“eterno” combattimento decisivo per il raggiungimento di un primordialesistema pacifico.Tutto viene espresso attraverso parole che pian piano realizzano, quasi di-pingendole, forme esistenziali importanti. Ciò viene realizzato anche usando

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“strumenti” come l’analogia e le metafore: la ricerca di quella maggioreconsapevolezza che ognuno di noi persegue, più o meno consapevolmente,per tutta la vita, la necessità di darsi risposte rasserenanti su quelle questioniesistenziali fondamentali e purtroppo prive di qualsiasi certezza, e che damillenni, sempre identiche a se stesse, solleticano e torturano l’uomo che siinterroga e ricerca se stesso. Siamo dinanzi ad un’opera che rappresenta in maniera “essenziale” l’an-tico concetto del mysterium tremendum et fascinans ovvero, di quel prin-cipio di vita che con la nascita, attraverso la crescita e la trasformazione,vuole concludersi con il ritorno alla “sorgente” di tutta la shakti, l’energiain movimento, che ci sostiene e ci (ri)-genera.Silvia Matricardi rende la storia straordinariamente viva, grazie a perso-naggi accattivanti, con una vicenda che è contemporaneamente intrigantee molto piacevole. Una narrazione suggestiva, che seduce il lettore con unascrittura brillante, nonché con una vivida e accurata esposizione di am-bienti e fatti.Ardit è, inoltre, un omaggio alla terra di Ardea, così ricca di importantipresenze antiche, testimonianze ancora vive di una grande civiltà che siperde in un lontano passato e di cui il sito di Castrum Inui (importanteinsediamento sacro e portuale che per la sua ricchezza fu necessario for-tificare), con il “suo” dimenticato dio Inuus, divinità solare e Feconda-tore, rappresenta una delle più evidenti attestazioni. E la citazione diquesto grande sito archeologico, attualmente salvaguardato e tutelatoanche grazie all’operato dell'amica Silvia, rappresenta, da parte dell'au-trice, un ulteriore atto di ossequio e di amore per la terra in cui è nata ein cui tuttora vive.

Francesco Di Mariodirettore degli scavi di Castrum Inui

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SOMMARIO

Prefazione del dr Francesco Di Mario 2

Prologo 6

Capitolo primo L’arrivo ad Ardit 9

Capitolo secondo L'incontro 54

Capitolo terzo L'Ultimo dei Primi 85

Capitolo quarto Zeria 127

Capitolo quinto La Triade 149

Capitolo sesto Le Arche di Nui 173

Capitolo settimo Ramon 205

Capitolo ottavo Amore e morte 229

Capitolo nono L’assedio ha inizio 265

Capitolo decimo Ritirata strategica 307

Capitolo undicesimo Lo scontro finale 333

Capitolo dodicesimo La fine di un’era 359

Epilogo 388

Postfazione dello scrittore Rodolfo Baldassarri 396

Varie 398

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S i l v i a M a t r i c a r d i

A r d i tUna nuova era ebbe inizioquando tutto ebbe una fine

~ • ~

Se poniamo a confronto il fiume e la roccia,

il fiume vince sempre,non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza.

Buddha

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------PROLOGO------

TAVOLA I

Così ha parlato Ptha.ris,Ultimo dei Primi,dio fra gli uomini,signore della scienza,

conoscitore delle cose segrete,che venne dalla Terra perduta di Nui

... lacuna di 5 righe nel testo ...

Con spirito straziato elevo il mio grido di dolore,

gemiti amari riempiono il mio cuore,com’è desolata la terra di Nui

con i suoi abitanti in balia del vento del male,abbandonate le stalle, vuoti gli ovili,come sono desolate le città di cristallo,

i cadaveri degli abitanti ammassati come fieno,annientati dal vento del male,

desolati i campi, la vegetazione appassita,sferzata dal vento del male,

desolati i fiumi, privi di ogni vita,le acque cristalline mutate in veleno.Del suo popolo, gli eterni A.nui,

Nui è ormai svuotata,svanisce ogni forma di vita,

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nelle sue città un tempo maestose,solo il vento ulula

e spande ovunque odore di morte,una calamità mai prima vissuta,

fino a quel giorno ignota,la cui forza non può essere fermata,si è abbattuta su tutte le terre

... lacuna di 4 righe nel testo ...

De.vasi dell’oscurità,coloro che sterminano i mondi,hanno liberato armi avvelenate,

i pochi A.nui sopravvissuti piangonoe abbandonano le città di cristallo,

le lasciano in balia della furia del vento,nulla possono fare per fermarla.

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Page 9: Ardit. Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

Così gridai nell’occhio lontano,fuggite... fuggite... fuggite

nelle barche celestisalpate in tutta fretta.

... lacuna di 2 righe nel testo ...

Prendi la tua sposaprotettore di Nui,

prendi le Luci di Nui,

... lacuna di 2 righe nel testo ...

prendi il sapere che fue più non sarà e fuggi nel mondo lontano,in gran fretta,

sulle arche di salvezzaconduci gli esuli a Thera

... lacuna di 8 righe nel testo ...

distruggi i luoghi di conoscenza,che del viaggio verso la nuova patria

non resti traccia, che la via che vi conducenon venga mai dai De.vasi trovata

... lacuna di due righe nel testo ...

~ • ~

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------CAPITOLO PRIMO

------

L’arrivo ad Ardit

Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.

Eraclito di Efeso

Le prime luci dell’alba accarezzavano timidamente la bassa nebbiasulla sterminata pianura, formando un soffice tappeto scintillantesul quale, ad ovest, galleggiava una luce sfolgorante, quasi adagiata

sulla linea dell’orizzonte: era Ardit, l’imprendibile, che risplendeva ai primiraggi del sole. La foresta di cedri secolari, che giungeva fino al limite dellapiana dei Danui, si tingeva di rosa e si apriva, come un sipario vivente, suquello spettacolo di luci e colori.Aron si fermò ad ammirare, per la prima volta in vita sua, il suggestivo ef-fetto che, ne era certo, si ripeteva in occasione di ogni aurora. La guarni-gione al suo seguito proseguì, mantenendo la lenta andatura. Presto sarebbearrivato a destinazione, presto ogni domanda avrebbe trovato una rispostaed ogni stranezza, forse, avrebbe acquistato un senso.Costruita dagli antichi dèi con pietre di smisurata grandezza, Ardit era

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arroccata su un altopiano che si stagliava, solitario, al centro dell’immensapianura dei Danui, dove ogni vegetazione era rigogliosa e colorata, ma ri-gorosamente inferiore all’altezza delle ginocchia di un uomo. Era di fattoimpossibile, per uomini e animali, avvicinarsi a meno di un giorno di viag-gio senza essere avvistati, ma si diceva che gli occhi della Fortezza fosseroin grado di guardare assai più lontano. Si diceva...Su Ardit si favoleggiava da secoli. I mercanti avevano descritto un impres-sionante sistema di fortificazioni, che circondava l’altopiano. Si parlava didue anelli di immense mura e due fossati estremamente profondi, che pro-teggevano la cittadella, il cuore di tutta la Fortezza, della quale nulla eradato di sapere.A nessun forestiero era, infatti, consentito varcare l’ultimo fossato, perchéla cittadella era terra sacra, proibita a chiunque non fosse un Danui. Alcunimercanti avevano persino raccontato che qualche curioso, riuscito ad elu-dere la sorveglianza, avvicinatosi alla zona interdetta del fossato, fosse im-mediatamente e misteriosamente caduto a terra, privo di sensi. Taleimpudenza veniva poi punita con il bando perpetuo dalla terra dei Danui enon c’era verso, per chiunque fosse dichiarato sgradito, di recuperare il la-sciapassare per l’ambito mercato di Ardit. La stirpe sacra serbava gelosa-mente i suoi segreti. Un’antica ballata diceva:

Due anelli d’acqua e cinque di pietraabbracciano la bianca torre,

ma nessun nato da donna umanane vedrà mai più di due...

Su una cosa erano tutti concordi da sempre: l’arma misteriosa, che rendevaArdit imprendibile, non poteva che essere la magia antica, la stessa magiache l’aveva creata e avrebbe continuato a proteggerla per l’eternità.E di protezione i Danui avevano un gran bisogno. Sebbene stirpe antica ebenedetta dagli dèi, erano vittima del più feroce e interminabile sterminioa memoria d’uomo. Chiunque avesse anche un lontano antenato di tale li-

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gnaggio, se scoperto o semplicemente sospettato, era braccato e ucciso daglieserciti del Maier.sil, il Mietitore di Anime. Così era da migliaia di anni. Nessuno ricordava quando l’incubo fosse iniziato, non esistevano storie re-lative ad un’era priva del grande massacro. Si diceva che la persecuzionerisalisse all’alba dei tempi, quando i figli degli dèi giunsero o caddero inquesto mondo, avvolti in una nube di luce e lampi. Si diceva che l’antico diodel Cielo, nella sua infinita saggezza, avesse inviato tra gli uomini il piùgrande dei mali, per punirli dei loro peccati, insieme al più grande dei beni,per aiutarli, salvarli e redimerli. Una grande tenebra per inghiottire il mondoed una luce altrettanto grande per sconfiggerla.Un’altra versione del mito, riteneva che dall’universo fosse fuoriuscita laluce assoluta e si fosse diretta nel mondo degli uomini, inseguita dal-l’oscurità. Le due forze erano destinate a scontrarsi per l’eternità.Molti saggi avevano tentato di risolvere il grande mistero dello scontro trai Danui ed il Maier.sil, tuttavia nessuno era mai riuscito nell’impresa. Perqualche oscuro motivo, le cose erano sempre andate in questo modo. Lastirpe luminosa da una parte ed il nemico oscuro dall’altra. Gli uni pronti adogni sacrificio per aiutare gli uomini, l’altro pronto ad ogni nefandezza perriuscire a sterminare gli unici in grado di resistergli e fronteggiarlo.Aron sospirò, contemplando ancora un istante il suggestivo panorama.Quanti villaggi aveva visto bruciati e gli abitanti massacrati, solo per nonaver segnalato la presenza di un Danui, o presunto tale, tra di loro! Ormaiaveva perso il conto, purtroppo la lealtà nei confronti dei guaritori, quello,in genere, era il ruolo ricoperto da tale gente benedetta, era pagata a prezzoaltissimo, con il sangue del popolo.I Danui, il popolo della Luce, erano sacri ovunque, per legge. Ogni impe-ratore giurava lealtà e protezione ad Ardit, luce degli uomini e baluardocontro le forze del male.Ciò non fermava il Mietitore di Anime. Nulla fermava il Maier.sil.Per ogni mille guerrieri del male che venivano sconfitti, il demone ne cor-rompeva e soggiogava altrettanti fra gli uomini e li rendeva soldati per il suoesercito infinito. Solo la stirpe benedetta era immune alla sua malìa, non po-

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teva essere corrotta e mutata in malvagia. Questo era il motivo per cui ilMietitore li voleva tutti morti... fino all’ultimo...Povera gente, condannata allo sterminio a causa della sua natura incorrut-tibile. Dopo secoli di massacri, ormai i membri della razza di luce eranoquasi svaniti, non camminavano più con gli uomini, non li guidavano piùcome guaritori e consiglieri, i Danui erano scomparsi.Si diceva che i pochi superstiti fossero tornati tra le sacre mura, a prepa-rarsi per lo scontro finale. I veggenti erano tutti concordi su questo: la lun-ghissima guerra tra la luce e le tenebre stava per terminare, annunciata dauna distruzione senza eguali.Si diceva che l’ultimo scontro fra il bene ed il male fosse ormai imminente,e che entrambe le parti si stessero preparando per la più grande delle batta-glie, quella che avrebbe sancito la definitiva vittoria della luce degli uominio dell’oscurità perpetua.

L’antica profezia lasciava spazio alla speranza di un esito finale favorevole:

Grande è la lotta tra la Luce e l’Oscurità,

ferocemente è stata combattutaattraverso tutte le età,antica e mai nuova.

Eppure verrà un tempo,lontano nel futuro,

in cui la Luce sarà il Tutto e l’Oscurità cadrà.

Fra poco lo scoprirò. Pensò Aron spronando il destriero a riprendere ilpasso. Fra poco potrò finalmente capire cosa c’è di vero e quanto è invecefantasia, tra le storie che ammantano di mistero i Danui.

Mai nella sua vita Aron aveva vissuto tanti cambiamenti tutti insieme. Le

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imprese sui campi di battaglia, per difendere i villaggi dalle incursioni deipredoni e dai massacri dell’armata del Maier.sil, lo avevano reso famoso, ac-clamato come un eroe. Era presto diventato il comandante in capo del-l’esercito imperiale, il più giovane che avesse mai ricoperto tale carica, e lesue gesta venivano cantate dai musici, in tutto l’impero. Il popolo lo ado-rava e lo chiamava il Leone. Poi era arrivata quell’improvvisa convocazione a corte e lo strano incaricodi comandare una guarnigione di rinforzi per la sacra Ardit, un onore maiconcesso ad un uomo, né mai era accaduto che l’imperatore avesse inviatotruppe in appoggio alle difese della Fortezza proibita. Non aveva senso. Si-gnificava disegnarsi sulla schiena un enorme bersaglio, sfidando aperta-mente l’ira del Maier.sil.Poche ore dopo, l’imperatrice lo aveva convocato ed incontrato in segreto.Era stata lei a svelargli chi fosse, alzando una parte del velo che ammantavadi mistero le sue origini.

«Voi siete un Danui, nobile Aron – gli aveva dichiarato senza tanti giri di pa-role Maraja, la donna più potente dell’impero, una dama di rara bellezzache sembrava non risentire affatto del trascorrere degli anni – appartenetealla più nobile e sacra delle stirpi, di cui siete uno dei rari e preziosi LeanaiShaikun, un figlio di sangue reale».

«Vostra altezza – aveva replicato Aron, mantenendo rispettosamente il capochinato, ma non riuscendo a dissimulare né la propria sorpresa né il disa-gio – non per osare contraddirvi ma io sono il figlio di Darrel e Fiona diPasso Scuro, che pur essendo di nobili natali sono un semplice uomo eduna comune dama. Non posso essere né di sangue reale né Danui, tanto-meno entrambe le cose. E mi permetto di aggiungere che la mia presenza,da solo nelle vostre stanze, è di per sé alto tradimento contro l’impero»aveva concluso, sempre più a disagio, osando fin troppa sincerità.

«Quanto vi devo dire non può essere udito da altri orecchi – aveva replicato

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la sovrana con una punta di irritazione, liquidando, con un noncurante gestodella sua esile mano, l’allusione all’inappropriatezza di quell’incontro pri-vato – sono a conoscenza del vostro segreto, so che il vero figlio di Darrel eFiona morì e che voi ne avete preso il posto. Io stessa suggerii che proprioloro fossero scelti come vostra famiglia adottiva. Quando parlo della vostrastirpe mi riferisco naturalmente ai principi Leanai Shaikun, i Danui che vihanno generato, gli stessi che furono attaccati e uccisi mentre vi conducevanoad Ardit. Voi foste salvato da una Guardiana e condotto, in gran segreto, dallafamiglia che vi ha cresciuto. Il Mietitore di Anime vi crede morto da 20 anni»

A quelle parole Aron era impallidito. Nessuno, a parte lui stesso ed i suoi ge-nitori adottivi, sapeva che non era il figlio naturale di Darrel e Fiona, l’unicopadre e l’unica madre che avesse mai conosciuto e che amava profonda-mente. Non avevano mai parlato a fondo delle sue origini, ma se fosse statoun Danui non avrebbero potuto tacerglielo, tantomeno incoraggiarlo, comeavevano fatto sempre, ad una vita pubblica; non avrebbe avuto alcun senso...la stirpe benedetta si doveva nascondere, non esporre. Né aveva mai perce-pito in sé alcun particolare potere sovrumano, da indurlo a sospettare chefosse qualcosa di più che un uomo. Eppure, se la sovrana conosceva la ve-rità su quella notte, forse era plausibile che ne sapesse più di tutti, anchesulle sue origini. Esternare incredulità con l’imperatrice era fuori discus-sione, equivaleva ad insultarla mettendo in dubbio la veridicità delle sueparole. Aron trasse un respiro profondo, sarebbe stato inutile anche tentaredi saperne di più, la donna più potente dell’impero gli avrebbe detto, co-munque, soltanto quanto intendeva dirgli, non una parola in più.

«L’imperatore ne è a conoscenza?» chiese infine rassegnato, decidendo diignorare le mille altre domande, che si affollavano nella sua mente, manmano che rifletteva sulle parole della regina.

Sua altezza aveva ripetuto quel gesto con la mano, come a scacciar via in-setti inesistenti. «L’imperatore non ha sangue Danui nelle vene, e questi

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non sono segreti che possono essere rivelati al di fuori della stirpe sacra.Neanche la vostra famiglia adottiva ha mai saputo chi voi foste in realtà. Perloro eravate il figlio di due ricchi mercanti, miracolosamente sopravvissutoad uno dei tanti massacri dell’esercito del male. Un bambino che aveva bi-sogno di un padre e una madre. La Guardiana si occupò di convincerli del-l’assoluta necessità di spacciarvi come il loro vero figlio, in sostituzione diquello che avevano appena perso. Il luogo dove vivevano era isolato e nes-suno avrebbe prestato attenzione allo scambio»

«Questo può significare solo che anche voi siete una Danui, altezza...» disorpresa in sorpresa... una Danui sul trono.

L’imperatrice lo aveva fissato per qualche istante, poi aveva compiuto qual-che passo verso un tavolo per afferrare due coppe di vino e offrirgliene una.«Solo in parte – aveva risposto con un sospiro e un’espressione imbronciata –quanto basta ad avere la grazia di una vita più lunga del consueto e, al con-tempo, decretare la mia condanna a morte se il Maier.sil dovesse scoprirlo. Equesto – aveva aggiunto con un tono che non ammetteva repliche – la dicelunga sulla necessità che questa conversazione resti assolutamente segreta»

«Tale resterà mia signora»

«A qualsiasi costo» e nel dirlo lo aveva guardato dritto negli occhi.

«Morirò piuttosto che rivelarlo. La mia parola vale più della mia vita, vo-stra altezza»

«Molto bene. Non mi aspettavo niente di meno dal Leone di Passo Scuro.Ora partirete per la vostra terra – la bella Maraja era divenuta di nuovo sor-ridente, il tono suadente e solenne al tempo stesso – fra la vostra gente, shudshuddi, puro tra i puri quale siete, troverete le risposte alle altre domande sulvostro passato e sul vostro destino, che in questo momento si affollano nella

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vostra mente e che saggiamente state tenendo a freno. Fra Danui sono io chedevo obbedienza a voi – aveva aggiunto inarcando un sopracciglio, trafittoda un cerchio d’oro – ma siamo ancora nel mondo degli uomini e in questoluogo io sono la vostra imperatrice. Posso ordinarvi di fare qualsiasi cosa– di nuovo lo aveva trapassato con lo sguardo. Grandi occhi del colore dellapece, brillanti e maliziosi lo avevano assaporato dalla testa ai piedi, comeun frutto prelibato – farete dunque qualsiasi cosa vi chiederò di fare»

Aron si era sentito a disagio. Se l’imperatrice si era invaghita di lui era ingrossi guai, se stava giocando, non aveva la più pallida idea di come af-frontare la situazione. Per tutti gli dèi! Avrebbe preferito trovarsi in batta-glia in quel momento. Cercando di restare impassibile aveva detto l’unicacosa che poteva dire, pregando in cuor suo di non doversene pentire:

«Ai vostri ordini»

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«Molto bene – il sorriso della sovrana era trionfante – alzate il capo Aron,come principe Danui, non dovreste chinarlo neanche davanti a me. Vi doun ultimo ordine, come vostra sovrana tra gli uomini, raggiungerete e pro-teggerete, a qualsiasi costo, la Gemma che Ardit custodisce. Farete qual-siasi sacrificio per essere al suo fianco e salvarla. E’ la più nobile dei Danui,la creatura più preziosa per la sopravvivenza di tutti noi, la depositaria ditutti i segreti e di tutte le antiche conoscenze. La sua vita e la sua sicurezzasono la vostra vera e unica missione e l’unica ragione della vostra vita. Que-sto mondo non può sopravvivere ad un vostro eventuale fallimento. Sonostata chiara?»

«Cristallina, vostra altezza» rispose con malcelato sollievo, rendendosiconto che la sovrana si era semplicemente divertita a far pesare la sua au-torità. Maledetti scherzi da imperatori.

«Dal momento in cui oltrepasserete i sacri alberi, entrando nella terra deiDanui, non dovrete più alcuna obbedienza all’imperatore, né ad alcun uomoo donna di questo mondo. Sarete al solo ed esclusivo servizio della vostragente e della Gemma di Ardit – aveva aggiunto Maraja sedendosi e sorseg-giando il vino pigramente – siete libero di andare e... rammentate che que-sta conversazione non è mai avvenuta... che gli dèi vi proteggano Aron»

«Che gli dèi ci proteggano tutti, altezza» aveva risposto giungendo le manial petto, il congedo previsto per una persona appartenente al suo appenasvelato status di principe, un Leanai Shaikun... di stirpe Danui.

Ripensando a quell’incontro così enigmatico, mentre procedeva, a passolento, verso la città degli dèi antichi, Aron scuoteva il capo, con aria as-sorta: Come può essere possibile che io sia un principe Danui? Io non sochi sono, questa è l’amara realtà, non so nulla del nemico e neanche del ter-ritorio di Ardit... come posso essere di aiuto?

~ • ~

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Page 19: Ardit. Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

TAVOLA II

... lacuna di 2 righe nel testo ...

prima dei tempi remoti ci fu il principio,dopo i tempi remoti

ci furono i tempi antichi,nei tempi remoti

gli dèi non erano ancora scesi sulla terrala loro dimora

era sulla perduta Nui,un grande mondo

illuminato da una grande stella,benedetto da una rigogliosa vegetazione

... lacuna di 3 righe nel testo ...

Grande era il nostro popolo, fin dai tempi del principio,grande al di là dell’immaginazione degli uomini,

saggio del potere della conoscenza della gioventù dell’universo,forte del potere del fuoco eterno

... lacuna di 3 righe nel testo ...

Nei tempi antichi seguimmo la via segreta,studiata e calcolata fin dal principio,

attraverso le sette porte, giungemmo nel nuovo mondo lontanonella terra di vita, approdammo a The.ra,

i raggi del sole erano fulgidi,l’acqua fresca, l’aria profumata,

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Page 20: Ardit. Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

era un mondo pieno di vita,c’erano frutti, animali e pesci,

ridemmo e gioimmo,la notizia fu comunicata a Nui

dove fu festa per sette giorni e sette notti

... lacuna di 5 righe nel testo ...

Erigemmo la nostra dimora,la casa lontano da casa,

e studiammo e calcolammo il nuovo mondo,le piante, le creature viventi,

il tempo e le stelle

... lacuna di due righe nel testo ...

scoprimmo che il tempo vi scorre molto veloce,che un giorno di Nui

dura più di dieci anni su The.rae che le nostre lunghe esistenzequi diventano quasi eterne

... lacuna di 18 righe nel testo ...~ • ~

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La Sala del Potere di Ardit era immensa, di una perfetta forma circolare. Ilpavimento e le pareti, costruiti con massicce pietre del colore dell’ambra,erano levigati e interamente incisi con i glifi della lingua primordiale deiDanui, ma da millenni, ormai, nessuno era più in grado di comprenderla.Non vi erano arredi né ornamenti ed il tetto sembrava non ci fosse, si pote-vano ammirare gli astri e il sole. La sala era interamente occupata da dodicienormi tavoli di pietra, del colore della porpora, che formavano due anelli,uno dentro l’altro. L’anello esterno era composto da otto postazioni opera-tive, quello interno, più piccolo, da quattro. Da ciascun banco di controllosporgeva una piccola piramide luminosa di cristallo, connessa con uno spe-cifico tipo di pietre del potere che erano posizionate in tutto il territoriosacro. Almeno sei delle Guardiane addette al controllo scrutavano, giornoe notte, quelle piramidi. Anche i sedili erano scolpiti nella stessa dura pie-tra dei tavoli, ma un morbido rivestimento, in tessuto del colore dell’oro, lirendeva estremamente confortevoli.

«Ancora pochi passi ed il futuro Protettore entrerà nella nostra terra... èquasi giunto in prossimità dei sacri alberi e nessun uomo è in vista alle spalledella sua guarnigione per almeno 12 ore di cavallo. Non percepisco alcunavariazione di energia oscura. Se il nemico lo ha individuato, mia signora,non sta reagendo in alcun modo». Isabel, Guardiana dei confini, aveva par-lato dopo un lungo silenzio, durante il quale, contemplando la propria pira-mide, aveva attentamente consultato gli occhi e le orecchie di Ardit, quindiaveva riportato la sua mente in sintonia con le pietre di sorveglianza.

Freia si muoveva agitata, i passi leggeri echeggiavano nella gigantesca sala.Il cuore era combattuto fra emozioni contrastanti. Era felice oltre ogni mi-sura, perché finalmente lui stava arrivando. Ogni segreto poteva essere sve-lato, ogni cosa messa al suo posto, la lunga e straziante attesa sarebbe finita.L’euforia era però mista a preoccupazione, perché non sapeva come Aronavrebbe reagito al sovraccarico di scoperte e rivelazioni, e poi, come sarebbestato il loro incontro? Una meraviglia o un disastro? Come se non bastasse

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era tormentata dalla chiara sensazione che qualcosa non sarebbe andato peril verso giusto e sarebbe stato un danno enorme. Sapeva che le mancavanoancora alcuni anni prima di sviluppare il potere della visione nel futuro, tut-tavia sospettava e temeva che il dono potesse anticiparsi con piccole avvi-saglie in forma di sensazioni. Il Mietitore di Anime stava certamentetramando, ne era sicura, ma cosa? Un danno personale riservato a lei o undanno a tutti i Danui? Le due cose non erano poi così distinte. Ancora unavolta fu schiacciata dal peso del suo ruolo, dall’impossibilità di poter vivereuna vita normale, almeno per quanto consentito ad una Danui qualsiasi. Malei non era mai stata solo una Danui. Sulle sue spalle aveva sempre gravatoil ruolo di Gemma e con esso il destino della sua stirpe e di tutti gli uomini.Cosa poteva andare storto? Un attacco del male? Quando? E in che modo?Il flusso dei suoi tormentati pensieri fu improvvisamente interrotto da uninatteso contatto mentale...

Perdonatemi Lampsi Litos... sono Iacha, la sposa del veggente del Tempiodi Crono, vi saluto e vi interrompo così bruscamente per riferirvi una co-municazione molto urgente.

Iacha, salute a voi, riferite pure, vi prego.

Mandise ha visto, mia signora... l’occhio si è aperto nel cuore della notte,egli ha meditato e scrutato ancora, la visione era un messaggio per voi,Lampsi Litos. State per imbattervi in un enigma, la cui unica soluzione èrappresentata dall’antico prigioniero. Dal dio dimenticato dipendono lesorti della speranza per uomini e Danui, egli ha un ruolo fondamentale neldischiudersi delle varie possibilità. Egli è la chiave di ogni cosa. Vi si chiedeuna mente aperta, vi si chiede di avere il coraggio di percorrere sentierimai percorsi. Fatelo e il futuro di tutti potrà essere salvato.

Vi ringrazio Iacha, non mancherò di riflettere su queste parole, vi prego di por-gere la mia gratitudine al vostro sposo e a tutti i confratelli del Tempio di Crono.

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Un elemento di ansia in più si aggiungeva quindi agli altri. Un dio dimen-ticato... un antico prigioniero... Freia respirò profondamente e sollevò unangolo della bocca in un mezzo sorriso: era certa di aver intuito il da farsi,ma non riuscì comunque a placare l’agitazione che la tormentava. Devi fareuna cosa alla volta... si rimproverò, obbligandosi alla concentrazione, e ri-prendendo la sua peregrinazione da una postazione di controllo all’altra,consultando ogni Guardiana.

«Voi cosa mi dite riguardo la guarnigione?» chiese alla giovane Guardianadei visitatori.

«Sono ancora troppo lontani per una lettura profonda – Runa rispose solle-vando gli occhi dalla pietra dei pensieri – ma i primi flussi mentali non sonomalvagi, percepisco 100 menti di uomini fortemente incuriositi che stannopensando soprattutto a vari bisogni fisici... una mente è per me insondabilee... una traccia incerta... femminile... che sembra preoccupata e agitata perqualcosa di non chiaro. Forse una serva. E’ l’unica lettura che, al momento,può destare preoccupazione». Detto ciò Runa tornò ad osservare la sua pi-ramide.

«Una possibile spia... non mi stupirei... comunque la lasceremo nel villag-gio insieme ai soldati. Nessuno oltre a sire Aron varcherà il limite della zonaproibita. Raddoppiate le pietre anti intrusione e mandate altre Guardianenel villaggio, tra i mercanti. Che scrutino ogni mente»

«Perché siete così in ansia Freia? Abbiamo bloccato l’energia di Aron, inmodo che il Maier.sil non potesse percepirlo, neanche un Danui sarebbestato in grado di farlo e neppure una Guardiana. Solo voi avete questo po-tere e solo voi potete entrare nella sua mente. Il nemico poteva solo accor-gersi, ed anche a fatica, che il nostro signore era un Danui, un normalissimoDanui... Ma ormai è praticamente dentro i confini protetti e un attacco aduna guarnigione, per una sola preda, non è nello stile del Mietitore di Anime.

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Il nemico non può vedere e sentire nulla, di quanto avviene nella nostraterra ed Ardit è imprendibile». Le parole di Amantea, la sovrintendente delleGuardiane, in servizio da oltre 700 anni, erano rassicuranti e corrette, tut-tavia la spiacevole sensazione che assaliva Freia non ne voleva sapere di af-fievolirsi.

«Avete ragione, come sempre – rispose la giovane Gemma, sospirando –tuttavia il Maier.sil sa che la cerimonia è vicina e di certo sta tramando qual-cosa, per colpirci prima di quel fatidico giorno. Sento chiaramente una ter-ribile minaccia addensarsi, i rapporti dei nostri fratelli rimasti tra gli uominici confermano che il Mietitore sta deportando prigionieri in massa, devastaun villaggio dopo l’altro, senza sosta. Egli accumula centinaia di schiaviogni giorno, migliaia nel volgere di una luna – aggiunse con voce cupa – sa-pete anche voi cosa significa. E’ andato oltre lo sterminio della nostra gente,si prepara allo scontro finale, siamo prossimi alla resa dei conti. Credo cheil giorno del giudizio sia imminente e che si svolgerà nella nostra terra. Nonso esattamente il perché – concluse chiudendo gli occhi – ma sono assolu-tamente certa che stiamo tutti correndo un grave pericolo»

«Anche se non avete ancora il dono della vista, come Litos non potete averefalse sensazioni Freia, quindi è doveroso restare in allerta ed estremamenteattenti. Rimane comunque il fatto che in questo luogo tutti i poteri di noiDanui sono amplificati. Ardit è e sarà per sempre imprendibile. L’uomoteme il tempo, il tempo teme Ardit»

«Lo spero, per il nostro futuro e per quello degli uomini...» rispose la gio-vane, per niente rassicurata.

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La guarnigione del Leone di Passo Scuro si fermò, per rendere il tradizio-nale e silenzioso omaggio all’ombra dei Sacri Giganti. Unici in tutto ilmondo, antichi forse più dell’uomo stesso, i due alberi erano uno spetta-

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colo di imponenza. Non bastavano 50 uomini, a braccia aperte, per circon-darne il tronco e ciascuna delle chiome era talmente vasta da ombreggiareil riposo di 2000 soldati. Si elevavano come torri altissime nella pianura,dono degli antichi dèi, per segnare l’inizio della terra dei Danui e la finedella potestà degli uomini. Le cerimonie più importanti, i trattati di pace, lealleanze e perfino i matrimoni fra famiglie imperiali, erano inviolabili ed im-periture, se celebrate all’ombra delle antiche chiome. Aron non aveva maimesso piede in quel luogo, lo spettacolo davanti ai suoi occhi era superioread ogni immaginazione. I due Giganti, uno con il tronco nero come la pecee l’altro candido come la neve, emettevano un profumo intenso, che sem-brava lenire ogni stanchezza, donando pace al cuore. Guardò i suoi uomini,sebbene avvezzi alle marce interminabili ed ai combattimenti in ogni con-dizione, erano tutti molto provati dal lungo viaggio, eppure sembravano im-provvisamente rinvigoriti. Solo Darla, la vecchia balia che, quando possibile, lo seguiva ovunque an-dasse, sembrava a disagio. Ormai gli anni le stavano portando via il senno.Aveva sperato che il viaggio ad Ardit, terra di potenti guaritori, le avrebbegiovato, ma il suo malessere pareva peggiorare ad ogni passo che la avvi-cinava alla terra sacra.Con un cenno del capo Aron diede l’ordine di proseguire e oltrepassò perprimo quella sacra soglia formata dai due tronchi. Il cambiamento fu im-mediato. La strada, lastricata di pietra candida, che iniziava all’ombra deiGiganti, sembrava risplendere, la natura pareva più rigogliosa, i colori deifiori e delle erbe più brillanti, i suoni più intensi, la luce più vivida. In lon-tananza scorgeva l’altopiano, sembrava un colle che emergeva dall’acqua epareva sorreggere un altissimo scoglio, sul quale svettava una torre, la cuicima sfiorava le nubi. I contorni del colle, dello scoglio e della torre sem-bravano incoronati di piccole stelle scintillanti. In quel momento Aron com-prese a cosa si riferissero i musici, quando cantavano della bellezza dellecorone di Ardit. Mentre ammirava tale spettacolo, percepiva anche che qual-cosa stava mutando dentro di lui, una sensazione difficile da definire, comese stesse affiorando un antico senso di appartenenza, di leggerezza, quasi di

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euforia. Si sentiva finalmente a casa e si sentiva più forte... molto più forte...doveva essere l’effetto della magia dei Danui... la sua gente.

Dieci cavalieri, su destrieri candidi come la neve, li stavano aspettandoschierati su due file, ai lati della strada. Tutto in loro era del colore dell’oroe risplendeva sotto la luce del sole: le strane armature, sottili come normaliabiti, gli scudi tondi decorati con un fregio a spirale, le piccole spade allaloro cintura, gli archi e le faretre, gli elmi a forma di uccello, con le ali ri-piegate verso il volto, protetto da una visiera a forma di becco. Solo due diloro avevano una criniera sull’elmo, una era bianca e l’altra dorata.

Aron si fermò: «Sono Aron di Passo Scuro, comandante dell’esercito impe-riale delle loro grazie Lugart VI e Maraja I, vengo in pace, da alleato, con l’or-dine di aiutarvi a difendere Ardit dal Maier.sil. Chiedo il permesso di procedere»

Il primo cavaliere, quello con la criniera dorata, si mosse, andandogli in-contro: «Tuya, capitano della guardia personale della Gemma di Ardit. Sieteatteso Leone di Passo Scuro». La voce era di una donna, la tonalità moltobassa, graffiante, cupa, il tono formale, ma un po’ divertito.

Impassibile, ma non per questo meno sorpreso, Aron osservò di nuovo econ più attenzione il drappello di guardie Danui, notandone la corporaturaesile e le armature leggere. La leggendaria guardia di Ardit era probabil-mente composta da sole donne, ma non si sarebbe stupito se ognuna di loro,nonostante lo svantaggio fisico, fosse stata in grado di battere venti dei suoiguerrieri, in pochi minuti di combattimento. Si pose rispettosamente a fiancodel capitano, lasciando che lo precedesse di poco. Il cavaliere con la cri-niera bianca, probabilmente un ufficiale in seconda, era al passo dietro di lui.Gli altri erano rimasti al loro posto, si sarebbero accodati a chiusura delgruppo. Nella pianura, ai lati della strada, si scorgevano un centinaio di per-sone intente a raccogliere fiori, erbe e radici, che venivano stipati in sacchidal diverso colore.

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Mentre Aron andava incontro al suo destino, non molto lontano da Ardit, nelsancta sanctorum del tempio di Crono, Mandise gettava incenso e mirra nelsacro braciere, pregando il dio del tempo di concedergli visioni più chiare.Il veggente era infatti tormentato da immagini complesse, frammenti oltreil velo del presente ma di difficile comprensione. I confratelli lo circonda-rono amorevolmente, con gli scribi sempre pronti a trascrivere ogni sua pa-rola e a trasmetterla ad Ardit attraverso il pensiero di Iacha, la guaritriceDanui e sposa di Mandise.Fissando a lungo lo sguardo nella brace ardente, il veggente sentì l’occhioaprirsi. Scrutò le immagini nello squarcio del tempo.

Vide il tempio allagato di sangue, i cadaveri dei sacerdoti galleggiare sullesacre acque della fonte, i corpi senza vita di se stesso e di sua moglie. Sisforzò di osservare ancora, reprimendo l’angoscia... conosceva già fintroppo bene quella parte del futuro. Vide la sua unica figlia riportare in vitaun guerriero terribilmente martoriato e già sprofondato tra le braccia dellamorte. La scena accadeva nel mezzo di una radura disseminata di sangue ecadaveri. Vide una città bianchissima e scintillante, circondata da un gi-gantesco anello d’acqua... un’isola sulla terra ferma. Sospirò... ancora unavolta l’occhio aveva scrutato troppo lontano.

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TAVOLA III

... lacuna di 4 righe nel testo ...

in principio fu scoperto il segreto,un mondo blu di oceani rigogliosi,

terre fertilie ghiacci perenni,

l’occhio che tutto vede lo scorse nel braccio esterno del vortice bianco,

terzo alla corte di un piccolo lume giallo

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------CAPITOLO SECONDO

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L’incontro

La fortuna è quel momento in cui la preparazione incontra l’opportunità

Randy Pautsch

Freia tremava quando sentì i passi decisi del guerriero risuonare nelcorridoio, sempre più vicini. Mi riconoscerà? Mi amerà ancora?Mille dubbi la tormentavano, ma si rifiutava categoricamente di vio-

lare la mente di lui per trovare le risposte a cui anelava. Non avrebbe usato neanche la vista interiore, almeno in questa primissimae cruciale fase, voleva che tutto fosse semplicemente... umano e spontaneocome lo era stato un tempo. Era sciocco, forse, infliggersi una simile soffe-renza, ma sentiva il bisogno di aggrapparsi a ciò che restava della sua uma-nità. Freia e Aron, un ragazzo ed una ragazza qualsiasi, si erano amatiquando nessuno dei due aveva particolari poteri e facoltà, se quel senti-mento era sopravvissuto, doveva riemergere allo stesso modo.

Deve avvenire in modo naturale. Deve funzionare senza condizionamenti.Deve volermi e amarmi davvero, prima di sapere quanto è tremendamente

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in principio fu scoperto il passaggio,le sette porte segrete,

che rendono il viaggio breve e sicuro,studiammo e scrutammo da lontano,in principio e nei tempi remoti,

misurammo il corso del nuovo mondo,il suo calore, il suo freddo,

le sue bocche di fuoco, i suoi tremori vitali,comprendemmo che era adatto alla vita,comprendemmo che era pieno di vita,lo chiamammo The.ra, terra di vita

... lacuna di 12 righe nel testo ...

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------CAPITOLO TERZO

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L’ultimo dei Primi

Gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare

affrontandone le conseguenze

Paulo Coelho

«State per incontrare l’unico maschio Danui con poteri mentalisuperiori a quelli di qualsiasi Guardiana e con un’esperienzaed una conoscenza prossime ad essere illimitate – gli annun-

ciò Freia affrettando il passo – nessun Danui vivente gli ha mai parlato. Damigliaia di anni egli vive isolato e dimenticato da tutti, avvolto nel misteropiù assoluto. Cercheremo di convincerlo ad aiutarci. Abbiamo bisogno dipercorrere sentieri mai percorsi...»

«Vive da migliaia di anni? Per quale motivo è isolato?» Aron era sbalordito.

«Egli è un antico della nostra specie, in vero è l’unico Antico vivente. Nes-suno conosce la sua età esatta, ma si tratta comunque di migliaia di anni. E’obbligato da una condanna a rimanere confinato nella sua dimora, la cui so-glia è interdetta a chiunque. In effetti è un prigioniero... con un po’ di for-

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tuna è proprio lui il dio dimenticato in grado di fare la differenza»

«Qual’è la colpa di cui si è macchiato per meritare la condanna ad una car-cerazione eterna?»

«Reo confesso di violazione alle leggi fondamentali, i nostri precetti piùantichi e inviolabili. E’ tutto quello che sono riuscita a sapere, non ci sonoparticolari, la natura precisa della sua colpa è un mistero»

«Come è possibile che ci sia un prigioniero condannato all’isolamentoeterno senza che ci sia traccia del motivo esatto – il Leone era incredulo –in migliaia di anni le cose possono mutare, anche la percezione della gra-vità di alcuni crimini può risultare profondamente diversa. Ad esempio ri-cordo dai racconti di Corte che non più di tre generazioni fa era punibile conla morte l’uomo o la donna che osassero mantenere l’altezza della fronte su-periore a quella del sovrano o della sovrana, oggi tale comportamento è ri-tenuto una semplice scortesia non punibile»

«E’ un mistero che stiamo per svelare... se c’è qualcosa di oscuro in questavicenda, come io sospetto, lo chiariremo – fu la risposta di Freia, affret-tando il passo – e spero anche che quest’uomo del nostro passato più re-moto sia per noi una valida risorsa in tempi tanto oscuri»

Aron la seguì silenziosamente fuori dal palazzo, attraverso la piazza, quindiall’interno dell’altopiano, fino giù alla radura. Attraversarono il frutteto egiunsero dinnanzi ad un edificio isolato, era una piramide costruita in biancaroccia, circondata da un giardino tappezzato di fiori gialli e profumatissimi. Freia indugiò qualche istante davanti alla porta, un arco di pietra blu deli-mitato da due colonne dello stesso materiale e colore, poi avanzò, seguitada Aron. Si ritrovarono in un’accogliente sala, molto grande per un’abitazione mapriva dell’imponenza degli edifici della Fortezza. Il pavimento era intera-

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mente ricoperto di tappeti blu, su cui erano adagiati dei cuscini bianchi, suuno dei quali sedeva quello che doveva essere il padrone di casa.

Era un uomo che mostrava più anni di tutti gli altri Danui che Aron avevafinora visto, ma non poteva di certo essere definito anziano. I capelli, delcolor terra, segnati qua e là da candide striature, erano lunghi fino alle spalle;la barba, ben curata, gli si adagiava sul torace; una tunica blu, decorata conricami dorati, gli arrivava ai piedi, evidenziando il fisico alto e slanciato. Gliocchi di un blu vivido sottolineavano un’espressione lucida e vigile, il voltomostrava più i segni di intense emozioni che quelli del tempo. Fosse statoun uomo qualsiasi, gli si sarebbe potuta attribuire un’età di poco superioreo inferiore ai 40 anni.

«E’ un grande onore ricevere la visita della nostra preziosa Litos nella miaumile e solitaria dimora, vi prego, accomodatevi – disse indicando i cusciniintorno a sé con tono e gesto cerimonioso, ma senza alzarsi. Poi si rivolsead Aron, sgranando gli occhi a manifestare una meraviglia assoluta che pro-babilmente provava solo in parte – ed il vostro nobile accompagnatore èl’Urvirardit in persona, quante emozioni improvvise e simultanee per que-sto povero vecchio criminale»Parlava in modo cordiale ma vagamente canzonatorio, come se da tempoimmemorabile avesse atteso quel momento e lo volesse assaporare lenta-mente, forse per una rivincita personale di qualche tipo o forse per esternarela frustrazione di una forzata ed eterna solitudine. L’uomo restò impassibilmente seduto, osservandoli mentre si accomoda-vano; un gesto che probabilmente era scortese anche fra Danui di pari sta-tus... quindi o stava sottolineando un rango immensamente superiore persinoalla Gemma, oppure agiva con voluta impertinenza, malcelata dalla corte-sia nelle parole. Il Leone, sempre più incuriosito, azzardò una fugace oc-chiata con la vista interiore e ne restò sbalordito. L’uomo davanti a lui avevaun enorme nucleo di energia di un blu brillante, che si espandeva ben oltreil suo stesso corpo fisico, riempiendo quasi l’intera stanza ed i filamenti

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erano innumerevoli. Ne contò tre particolarmente evidenti, di cui uno gi-gantesco. Intorno al nucleo e a quel filo enorme saettavano guizzi di ener-gia bianca, come piccole stelle comete che si fermarono improvvisamentee parvero schierarsi in difesa dell’Antico. Osservandolo negli occhi, Aronsi rese conto, con sgomento, che non solo era stato a sua volta scrutato allostesso modo, ma al contempo che la sua ispezione era stata percepita.

«Aron – stava intanto dicendo Freia in tono solenne – vi ho condotto nelladimora di Ptharis, l’Ultimo dei Primi, il Verliede Ilki. L’unico Antico dellanostra stirpe che sia ancora vivente, il più anziano, l’unico anziano di tuttinoi e per questo Puro tra i Puri, Shud Shuddi. Ptharis – proseguì rivolta al-l’Antico – come avete già intuito questi è Aron il Leone, predestinato Pro-tettore di Ardit, uno dei rari leanai shaikun Danui»

«Sono onorato di conoscervi Ptharis»

«Fa piacere anche a me parlare e addirittura con il nostro Elekies Urvirar-dit Kaitshardit – fu la risposta piatta e sbrigativa – come suppongo sappiatenon ho molte occasioni di dedicarmi alla conversazione, visto che il mioesilio mi condanna all’isolamento totale»

«La vostra condanna è stata sospesa – precisò Freia – anche se solo tempo-raneamente, per consentire questo colloquio»

«Allora lasciatemi sperare che questa chiacchierata duri a lungo»

«Non saremmo qui se non fosse una questione di vitale importanza e nonabbiamo molto tempo da dedicare ai convenevoli»

«Lasciate che vi dica una cosa – fu la risposta dell’Anziano, sollevando unsopracciglio e con un tono che tradiva un rancore antico – nobile e luminosaLitos Danui, non è saggio parlare del tempo con me, il mio esilio in questa

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casa dura da quando le fortificazioni sono state costruite. Io stesso ho con-tribuito al loro progetto, anche se dubito che persino voi ne siate a cono-scenza. Sappiate, comunque, che ero già qui prima che Ardit fosseimmaginata... prima che la nostra gente vi si stabilisse, all’inizio dei tempiantichi. Ho trascorso 80.000 anni in questo mondo e ne sono passati 12.000da che non parlo con nessuno, confinato in questa dimora. Non ditemi – ag-giunse scandendo ogni parola – mia radiosa fanciulla, che non c’è tempo perparlare, ve ne prego... rischiate di farmi dimenticare del tutto le buone ma-niere»

«State dicendo che avete più di 80.000 anni? – si intromise Aron, un po’per l’incredibile affermazione, un po’ per allentare la tensione che sentivasalire nella stanza – sapevo che la nostra gente ha una lunga vita ed invec-chia lentamente, ma non immaginavo nulla del genere»

«Siamo un popolo piuttosto longevo, in effetti – rispose l’Antico ricompo-nendosi all’istante e recuperando il tono canzonatorio – e non sono certo unvecchio, come potete vedere con i vostri occhi»

«Perdonatemi – Aron intervenne di nuovo – se non siete vecchio ed avetepiù di 80.000 anni, qual’è la durata della nostra vita, allora?»

«Per quanto riguarda la mia persona – rispose Ptharis sorridendo – non sonoancora giunto alla mezza età, sono in buona salute... e mi aspetto pertantoabbastanza ragionevolmente di vivere altrettanto a lungo. Per ciò che at-tiene ai Danui, temo che la longevità possa essere meno estesa, ma non sa-prei essere più preciso – quindi si rivolse di nuovo a Freia – tornando a noi,mia signora, benché io mi consideri, senza alcun dubbio, la più brillantemente con cui interagire, sono ormai stanco di conversare solo con mestesso. Qualsiasi cosa vogliate chiedermi Lampsi Litos – aggiunse con unsorriso da predatore – temo proprio che vi costerà la fine immediata del mioisolamento»

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------CAPITOLO QUARTO

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Zeria

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia

Arthur C. Clarke

Le Montagne della Speranza, a dispetto del suggestivo nome, eranoinospitali e selvagge. Si stagliavano altissime verso il cielo di po-nente, appena terminata la pianura dei Danui. La natura era talmente

ostile che nessuno viveva tra quelle cime sempre innevate, separate da di-rupi e burroni, scosse da forti venti e percorse da fiere selvagge... nessunotranne i Dazeiri... una tribù solitaria di leggendari cacciatori. Di loro non sisapeva nulla o quasi, perché erano ben pochi i mercanti che si avventura-vano fino alle pendici dei loro monti per comprarne l’esotico pellame. I Dazeiri si coprivano il volto, vestivano tutti allo stesso modo e non parla-vano quasi mai. Molti ritenevano che fossero privi dell’abilità di comuni-care con la voce. I più evitavano di nominarli, temendoli, e ritenendo sitrattasse degli spiriti di guerrieri defunti, fantasmi combattenti condannatia restare in eterno nel mondo dei vivi, pronti a perseguitare chiunque osassesolo pronunciare il loro nome. Era in effetti strano che degli esseri sopran-naturali commerciassero e producessero pellame finemente conciato, ed eraopinione delle menti più acute che in realtà i mercanti si rifornissero di tali

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merci da qualcuno che abitava le pendici, osando vivere vicino agli spettri,sfruttandone l’alone di paura e mistero. Neanche il Maier.sil si era mai in-teressato direttamente ai Dazeiri e alle montagne selvagge da loro abitate,il che era una prova, per i saggi fra gli uomini, che tali leggendari esserifossero solo frutto del mito, oppure che non fossero umani.

La calda e dolce voce di Ptharis aveva raggiunto la mente di Zeria durantel’adunanza nella Grotta delle Decisioni. Tutti si accorsero che la grandemadre era in comunicazione con la suprema divinità e tacquero in rispettososilenzio, rimanendo in attesa. La dèa sorrideva come mai era avvenuto neimillenni, era felice e radiosa.

«Lasciatemi sola con Talya e Esus – disse la donna al termine del contattomentale con il suo sposo – e convocate l’adunanza di tutti nella grande ca-verna». Un ordine di Zeria l’eterna, madre di tutti i Dazeiri e fonte della lorovita immortale, non era da discutere e fu immediatamente eseguito.

«Figli miei adorati – disse Zeria appena fu sola con i suoi bellissimi ge-melli, il suo più grande orgoglio, il tesoro più prezioso, l’unica parte del-l’amato Ptharis che aveva continuato a vivere con lei per migliaia di anni –è giunto il momento che sappiate la verità su vostro padre e sul perché siamoquasi immortali»

Talya e Esus, figli segreti di Ptharis, avevano entrambi ereditato dal padrei doni dei Danui e non solo l’intelligenza, la forza e la longevità che il suosposo le aveva trasmesso, violando le leggi del suo popolo. Avevano quasi12.000 anni, anche se non ne dimostravano più di 20. I loro ragazzi erano,dopo il loro padre, i più anziani Danui viventi ed in effetti la loro famiglia,nel suo complesso, era composta dai più antichi esseri del mondo. Quandoil suo amato l’aveva salvata, Zeria era già incinta, ma non lo sapeva. Nelmomento in cui lui la salutò, prima di essere recluso per sempre nella suastessa casa in Ardit, lei lo sospettava, ma non ebbe cuore di dire nulla, tanto

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era il timore che i Danui, scoprendo anche quella violazione, avrebbero po-tuto privarla del frutto del loro amore. Così, sola e disperata, aveva rag-giunto le Montagne della Speranza. Era stata accolta dai cacciatori del posto,una piccola tribù isolata, ma ospitale e generosa. Ptharis l’aveva assistita mentalmente e presto Zeria era diventata la loroprotettrice, la sposa dell’invisibile, ma premuroso e benevolo, dio dellemontagne, dispensando loro i saggi consigli dello scienziato per vivere me-glio, guarire velocemente, cacciare più facilmente. Poi erano nati i gemelli, la gioia di Ptharis era stata incontenibile e la suaprotezione ancora più assidua. I ragazzi erano cresciuti sani e forti, bril-lando con le loro doti di divinità tra i cacciatori. Anche loro avevano cono-sciuto l’amore tra quelle montagne, ed avevano avuto molti figli, tutti consangue Danui, unito alle doti speciali di Zeria. Nel giro di pochi secoli gli abitanti delle montagne e la progenie di Zeria ePtharis si erano fusi completamente, originando i Dazeiri, il popolo di Zeria. Tutti molto longevi, immuni all’influenza del Mietitore di Anime, dotati digrande forza e con un’intelligenza superiore a quella degli uomini comuni.Nascosti tra le montagne selvagge, loro rifugio, sostentamento e salvezza,né uomini né Danui, o almeno questo era quanto credevano, i Dazeiri si ce-lavano a tutti per proteggere il segreto dei loro doni, grati alla grande madredi averli benedetti, protetti e guidati per migliaia di anni.

«Non siamo figli del dio delle montagne madre? – chiese Talya fissandolacon gli stessi meravigliosi occhi blu di Ptharis – e non è a questo che dob-biamo ciò che siamo?»

«Siete figli di un grande uomo di scienza del popolo Danui – rispose, am-mirando ancora una volta la straordinaria bellezza della sua incantevolebambina, alta, snella, forte e temeraria, degna figlia del padre – il suo nomeè Ptharis, è un Antico, l’Ultimo dei Primi, un dio per gli uomini, il più ec-celso e potente della sua gente. E’ al suo sangue purissimo e unico che do-vete ciò che siete»

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------CAPITOLO QUINTO

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La Triade

L’amore è un frammento di infinitocaduto sulla terra

Anonimo

Freia ed Aron erano soli al cospetto della Luce di Ardit, nei sotterra-nei della torre che sovrastava l’altopiano. La sala era circolare ed iltetto formava una cupola, al cui centro si apriva un minuscolo foro,

da cui un raggio di sole filtrava inondando di luce l’altare sottostante. L’araera un monolite in pietra, a forma di cubo, da cui sporgevano quattro petalidi cristallo, uno per lato. Al centro del monolite, direttamente sotto al rag-gio di luce, una sfera trasparente roteava sospesa nel vuoto, emanando unapropria tenue luminosità.

«Poggiate le mani su uno dei petali – gli disse Freia – io farò altrettanto. Nonopponete alcuna resistenza, non avete nulla da temere»

Appena toccarono i petali, questi si illuminarono, dapprima di rosa, poi diverde. La sfera stessa irraggiò i medesimi colori, emettendo dei lampi diluce intensi, ma non accecanti.

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Gli dèi si circondano di segreti, di forza e potere,per proteggere gli uomini dal male,

per proteggere gli uomini dagli dèi stessie per proteggere i giovani dèi dal potere dimenticato,per salvarli da ciò che non viene più compreso.

... lacuna di 2 righe nel testo ...

Solo colui che non fu mai un figlio di The.ra,solo colui che restò come Ultimo dei Primi dèi,

egli solo conosce, conosce e comprende,ciò che deve restare celato per sempre.

~ • ~

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------CAPITOLO SESTO

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Le Arche di Nui

Il futuro appartiene alle personeche vedono le possibilità

prima che diventino ovvie...

Ted Levitt

Il gioiello, in forma di serpente, avvolgeva da sempre il suo avambrac-cio destro, avvinghiandolo dal gomito al polso. Neanche ricordava piùil giorno in cui l’aveva indossato per la prima volta, era parte di lui,

nel vero senso della parola, essendo a tutti gli effetti unito al suo corpo e allasua mente. Ne rimirò la perfetta fattura. Creato con una lega metallica na-turale estremamente rara e preziosa di Nui, il lucido monile riproduceva unofide in ogni minuzioso dettaglio, pur essendo tutt’altro che un sempliceornamento.

Coraggio Ptharis – disse a se stesso, sospirando e lisciandosi il capo rasa-to – questa cosa va fatta e solo tu la puoi fare... Zeria...

La risposta della sua amata sposa fu immediata, come sempre: Sto arri-vando da te, mio amore, sono ormai prossima al territorio sacro. Fra po-

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chissimo saremo di nuovo insieme.

Ascoltami... la situazione è molto grave, ma abbiamo delle concrete possi-bilità di vittoria. Possiamo risolvere questo maledetto problema una voltaper tutte.

Sarò al tuo fianco, qualsiasi sia il sacrificio da compiere.

Sai che la mia vita non ha alcun significato senza di te... e che attendo da12.000 lunghi anni il momento di riabbracciarti e stringerti a me. Sai chedarei mille volte la mia vita per te...

Che succede? Cosa stai cercando di dirmi? Come al solito Zeria riusciva acomprenderlo anche a distanza, anche senza che i suoi pensieri si espri-messero.

C’è una cosa che va fatta immediatamente, è un compito che spetta a me enessuno può sostituirmi, ma ci sono dei rischi molto grandi.

Nessuna risposta.

Zeria?

Sbrigati. Fa quello che devi fare, eseguilo bene, in fretta e vedi di essercidomani al tramonto, ai grandi alberi. Il tuo posto è al mio fianco e per glidèi ti verrò a stanare ovunque sarai, anche a strapparti dalle fauci dell’ol-tretomba, se solo oserai sottrarti a me proprio adesso che possiamo final-mente ritrovarci.

Ci sarò, anche a costo di fuggire dal regno dei morti.

E non prendere impegni per tutta la notte, dobbiamo parlare molto a lungo,

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------CAPITOLO SETTIMO

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Ramon

Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito,

è il momento in cui tutto ha inizio.

Jim Morrison

Icavalli nitrivano spaventati, nonostante i cappucci con i quali erano statibendati. Il ritrovarsi in un ambiente ignoto senza esserci arrivati con ipropri zoccoli li aveva innervositi. Anche per i dodici guerrieri non era

stato facile, nonostante fossero stati avvisati di nulla temere. Ramon so-spirò, i tanti assalti in prima linea al fianco del Leone di Passo Scuro ave-vano fatto di lui un guerriero duro, in grado di affrontare qualsiasisituazione. Non avendo nulla da perdere e nessun affetto ad attenderlo acasa, aveva sempre combattuto confidando in una morte gloriosa, ma que-sta volta il futuro del mondo era nelle mani di quel gruppo di dodici volon-tari, e quindi una sua responsabilità come loro comandante. Al pari diDamien, era anch’egli un gigante, una montagna di muscoli. Occhi di ghiac-cio, pelle olivastra, il corpo pieno di cicatrici per le innumerevoli ferite ri-portate in battaglia. La sua sola presenza incuteva timore agli avversari esicurezza ai suoi compagni. Si guardò attorno, mentre i destrieri venivano

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------CAPITOLO OTTAVO

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Amore e morte

L’amore è una parola di luce,scritta da una mano di luce,

su una pagina di luce.

Khalil Gibran

Raggiunsero il tempio nelle prime ore del pomeriggio. Evitarono diavvicinarsi troppo e si accamparono lungo il fiume, nel luogo doveera stabilito che completassero quella parte della missione.

«Abbiamo qualche ora prima che il sole cali, riposatevi. Chiaro, Abel, primoturno di guardia, turni da un’ora». Dolcemente Ramon sciolse l’abbracciocon Ziga e smontò da cavallo, aiutandola poi a scendere. Scoprì con piacereche ora riusciva a reggersi sulle sue gambe, lo sguardo meno fisso, più pre-sente. L’aiutò a sedersi su un masso, vicino alla riva del fiume e, come tuttii suoi uomini, iniziò ad occuparsi dei cavalli, facendoli bere e rifocillare,senza mai allontanarsi né perderla di vista.

«Ziga, se vuoi lavarti meglio di quanto abbia potuto fare io – le disse sorri-dendo, appena ebbe terminato con i destrieri – ti lascio un po’ da sola, vado

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dietro quel cespuglio», ma lei rispose con un eloquente sguardo terroriz-zato: non era pronta a restare da sola... non ancora...

«Va bene, ho capito, non mi muovo – si affrettò a rispondere Ramon – restoqui, ma mi volto e non ti guardo, così puoi lavarti con comodo e fare le coseche fate voi ragazze quando siete sole. Va bene?»Lei piegò la testa di lato, lo guardò e poi annuì, stavolta con decisione.

«Voglio che vi allontaniate tutti – gridò rivolto ai suoi – e che nessuno di voisi azzardi a guardare in questa direzione finché non sentite il mio fischio»

Dal fagotto il sergente estrasse una manciata di bacche schiumose e duepanni puliti e li depose vicino a lei: «Non ti addentrare troppo nell’acqua,non sei in forze. Cerca di fare rumore, così mi accorgo se la corrente ti tra-scina via, va bene? – ancora una volta lei annuì – quando sei pronta battile mani, così saprò che posso voltarmi». La ragazza accennò un sorriso e dinuovo annuì con la testa.

Ramon sorrise di rimando e si sedette dandole le spalle. Sentì un fruscio divestiti e poi un deciso sguazzare nell’acqua. Il suo sorriso si allargò. Stareagendo.

Dopo un bel po’ di tempo capì che aveva finito, ma anziché sentirla batterele mani se la ritrovò barcollante in piedi vicino a lui.

«Molto bene piccola – le disse facendola sedere – adesso vorrei fare ancheio la stessa cosa. Puoi stare seduta qui voltandomi le spalle, per qualche mi-nuto? Io ti parlerò per tutto il tempo, così saprai che non mi allontano». Leifece di nuovo un accenno di sorriso, che non le raggiunse gli occhi, edannuì.

Il giovane guerriero si alzò velocemente e raggiunse il suo fagotto, da cui

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estrasse altre bacche, un panno, da bere ed un pezzo di pane. Offrì l’acquae il pane a Ziga, quindi si allontanò. Si spogliò velocemente ed entrò inacqua, senza perderla di vista neanche per un istante.

«Sai, questo posto mi ricorda molto la casa in cui sono cresciuto – iniziò aparlare in tono tranquillo e allegro – c’era un fiume come questo, ci andavosempre a nuotare, anche quando faceva freddo. Mia madre mi inseguivagridando, diceva che mi sarei ammalato, provava anche a chiudermi in casa,ma io trovavo sempre il modo di scappare e tornare al fiume. C’era ungrande albero, di quelli che hanno secoli, che con il tempo si era chinato,aveva formato una sorta di ponte su un tratto del fiume, io mi ci arrampi-cavo e ci passavo le ore lì sopra. Mi piaceva anche dormirci, sospeso sopral’acqua, guardando le stelle... era bello». Continuò per tutto il tempo a par-lare di momenti allegri della sua fanciullezza, finché non fu ragionevol-mente pulito e completamente vestito. Emise il fischio convenuto peravvisare i suoi e tornò a sedersi vicino a lei, notando con piacere che ilpezzo di pane era sparito.

«Ci voleva proprio – disse sorridendo e facendola voltare di nuovo verso ilfiume – e anche il tuo odore è migliorato sai?» Lei si passò le mani tra i ca-pelli, arruffandoli ancora di più, e fece un respiro profondissimo.

«Grazie – la voce di lei era un sussurro – e... scusa per tutto il disagio cheti causo»

Il sorriso di Ramon si fece più ampio «Non dirlo neanche – aggiunse, convoce incupita – molti di noi hanno alle spalle storie come questa, sappiamoun po’ tutti come ci si sente»

«Dici davvero?»

«I due smilzi coi capelli rossi, ad esempio, per salvarsi si erano gettati in un

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pozzo da cui non era possibile uscire, ed erano ancora lì una settimana dopo,quando li abbiamo trovati»

Lei lo guardò negli occhi, lo sguardo era divenuto finalmente limpido e pre-sente: «Stesse... circostanze?»

«Identiche» rispose tristemente Ramon, afferrando un sasso e gettandolorabbiosamente nel fiume.

«E tu?» chiese lei inclinando la testa.

«Storia simile alla tua – fu la risposta, accompagnata da un sospiro – fummoattaccati. Per salvarmi mi hanno chiuso in un baule, ero molto piccolo, sonorimasto immobile mentre... mentre succedeva tutto... e poi, quando non sen-tii più rumori e tentai di uscire... io... io non riuscivo ad aprire il coperchio,ecco, non... era tecnicamente possibile. Mi trovarono i soldati dell’impera-tore tre giorni dopo, più morto che vivo, completamente inzuppato del san-gue di mia madre»

«Allora capisci davvero»

«Sì... capisco... capisco davvero – rispose con un filo di voce, gettando unaltro sasso nel fiume, poi chiuse gli occhi, emise un respiro profondo, li ria-prì e la guardò sorridendo – allora uccellino, ce l’hai un nome? E una sto-ria, prima di questo schifo?»

«Syria – rispose lei inclinando di nuovo la testa – ma Ziga mi piace, pensoche me lo terrò – sospirò – sono nata 18 anni fa e sono figlia di Iacha e Man-dise, una guaritrice Danui e il veggente del tempio di Crono, io stessa sono...ero... appena entrata a far parte delle guardie del santuario»

«Quindi sei anche tu un membro della stirpe benedetta, figlia di una Danui

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------CAPITOLO NONO

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L’assedio ha inizio

Solo quando è molto buio riusciamo a vedere le stelle.

Martin Luther King

«Stanno arrivando – la voce di Isabel, la Guardiana dei confini,ruppe improvvisamente il silenzio ed echeggiò nella Sala delPotere – sono al limite delle capacità di percezione delle pie-

tre, ma già chiaramente individuabili»

«Avvisa la Gemma – le ordinò Amantea – stiamo per essere attaccati»

Freia ci siamo, comunicò mentalmente, il momento che stavamo attendendoè giunto. L’Armata del Maier.sil è in marcia contro Ardit.

Quanti sono?

Una moltitudine sterminata.

Fra quanto saranno qui?

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A questa andatura tre giorni, se rallentano quattro.

Da dove giungono?

Da ogni direzione.

Freia chiuse gli occhi e richiamò Lamis. La bambina luminosa comparve da-vanti a lei. Le tese le mani, come a sfiorarle, ricevendone l’onda di poteredella sua gente. Calmò il respiro, cercò e trovò la pace mentale che le eranecessaria. Dobbiamo parlare con tutti coloro che possono ascoltarci.

Lamis annuì sorridendo. Freia visualizzò tutti i filamenti di energia che par-tivano dal suo corpo, li vide brillare ed espandersi... vide il raggio che la col-legava alla bambina farsi più grande e le migliaia di filamenti che da leidipartivano si illuminarono. Sentì la connessione con tutti i Danui viventi,percepì le loro anime, le loro essenze vitali.

Fratelli, sorelle, il nemico giunge da ogni direzione. Ardit sta per essere as-sediata. Chiunque si trovi alle spalle degli invasori, a più di quattro giornidi distanza dalla Fortezza, fugga verso le Montagne della Speranza. Chiun-que si trovi più vicino abbandoni ogni cosa, prenda armi e viveri e rag-giunga le bianche mura più in fretta che può. Non indugiate, correte,affrettatevi.

Fratelli e sorelle della Fortezza, suonate i corni di guerra, sparate le deto-nazioni di allarme, accogliete il popolo entro la prima cinta di mura, pre-paratevi all’attacco. Il nemico sarà qui entro tre giorni, massimo quattro.

Un cerchio di luce avvolse Freia e Lamis, un potente palpito di energia sidiffuse da Ardit, espandendosi in ogni direzione. L’onda di amore e gioia, calma e pace, dolcezza e bontà dell’Evnovya av-volse ogni membro della stirpe sacra, ovunque nel mondo. Con esso giunse,

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per la prima volta, una sferzata di forza, guarigione e speranza.

Fratelli e sorelle questo è lo scontro finale, combattiamo per sopravvivere,combattiamo per esistere, difendiamo gli uomini e noi stessi dalla distruzione.

Dopo pochi minuti i poderosi corni di guerra di Ardit iniziarono a suonare.Il loro triste canto echeggiò entro le bianche mura e nella pianura circo-stante, fino ai grandi alberi, che parvero fremere, come scossi da un ventoimprovviso. Il cupo annuncio giunse alle sentinelle esterne, che lo rilancia-rono con i loro corni affinché fosse udito in tutta l’area dove era possibilemettere in salvo gli abitanti.

Nei villaggi immediatamente prossimi ad Ardit le campane di allarme ini-ziarono a suonare insistentemente. Dalle bianche mura tre colpi, più potentidi qualsiasi tuono mai udito, esplosero nell’aria e tutta la terra dei Danuitremò.

~ • ~

Quella sera Ramon era di guardia. Come al solito lui e Ziga erano abbrac-ciati, lui seduto con la schiena poggiata ad un albero, lei semidistesa sopradi lui e quasi assopita. Le stava baciando i capelli quando si bloccò repen-tinamente.

«Svegliati uccellino. Subito! – le mormorò scuotendola leggermente e ser-rando tutti i muscoli – va via, striscia verso gli altri, svegliali più silenzio-samente che puoi. Sono almeno un centinaio, forse di più e sono moltovicini. Dì a tutti che arretrino nel bosco e mi aspettino»

Lei sgattaiolò veloce, ma fece pochissimi passi a carponi prima di immo-bilizzarsi improvvisamente in terra. Il suo corpo diventò luminoso e si sol-levò dal suolo.

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Maledizione! imprecò mentalmente Ramon, togliendosi velocemente ilmantello e gettandoglielo sopra, quindi con un balzo si stese su di lei, an-corandola ad un palmo da terra con il peso del proprio corpo. Se ci vedonosiamo morti. Dopo pochi istanti scesero lentamente al suolo e l’erba sottodi loro cessò di essere irradiata dalla luce. Il guerriero si puntellò su gambee gomiti per non schiacciarla.

«L’assedio ad Ardit sta per iniziare» mormorò semplicemente lei aprendogli occhi.

«Vai, ora!» le bisbigliò dopo averle dato un fugace bacio tra i capelli.

Il gruppo si teneva sulla strada, nessun prigioniero al seguito, procedevanoa passo spedito, in direzione di Ardit. In meno di un giorno avrebbero rag-giunto il villaggio successivo... se stavano convergendo per l’assedio nonavrebbero fatto prigionieri... avrebbero massacrato tutti. Ramon, sdraiatotra i cespugli, imprecò tra sé, e si allontanò strisciando. Quando fu abba-stanza lontano procedette carponi, si sollevò in piedi e iniziò a correre soloquando ci fu vegetazione sufficiente alta a garantirgli la necessaria coper-tura. Raggiunse i suoi uomini che era passata quasi un’ora, si annunciò conil verso della civetta e li trovò coi cavalli pronti e le armi sguainate. Zigatratteneva i loro quattro cavalli, pallida come la luna, gli occhi sgranati, i ca-pelli neri scompigliati.

«Centocinquanta, senza prigionieri – riferì avanzando a grandi falcate versodi lei e arruffandole i capelli – convergono probabilmente su Ardit comerinforzo per l’assedio. Ora voliamo al prossimo villaggio prima che lo rag-giungano – e montò a cavallo – cerchiamo di far scappare quanta più gentepossibile e ci dileguiamo prima che arrivino. Combattere sarebbe un suici-dio, quindi dobbiamo limitarci a fuggire. Cerchiamo di salvare quei pove-retti. In sella. Marcia veloce nel bosco finché non riusciamo a superarli.Sono molto vicini. Elio, laterale di vedetta, segnala quando li abbiamo di-

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------CAPITOLO DECIMO

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Ritirata strategica

Mai ti è dato un desiderio senza che ti sia dato

anche il potere di realizzarlo

Richard Bach

Il formicaio di assedianti restava immobile lungo le linee più vicine allemura, ma appariva chiaramente indaffarato nei settori più lontani. Da-mien osservava inquieto. Quanto stava accadendo era un mistero anche

per le vedette Danui munite di cristalli di lontananza, degli strani vetri che,inseriti in anelli di metallo, consentivano a chi le usava di vedere a grandidistanze. Riuscivano a capire solo che erano intenti a costruire qualcosa,anzi, una serie di cose.

«Non mi piace – brontolò il gigante rivolto ad Aron – non mi piace nean-che un po’»

«Credo stiano costruendo le torri di assedio – rispose il Leone con espres-sione concentrata, anche lui stava usando la sua vista potenziata per cercaredi capire – forse assemblano anche qualche nuova macchina da guerra, qual-cosa che non si è mai visto prima. Scorgo manovre e operazioni che non

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comprendo, stanno stendendo una serie di grandi teli di... stoffa, mi sembra»

«Fermiamoli»

«Sono fuori dalla gittata massima delle catapulte maggiori – sospirò Aron –non abbiamo niente che arrivi così lontano»

«Non mi piace per niente»

«Neanche a me, amico mio... neanche a me»

Calò la notte, il vento, che si era levato sempre più forte, sospinse una fittacoltre di nubi scure fino a celare la luna e le stelle, solo le corone di Arditsquarciavano le tenebre. Le vedette erano in massima attenzione, i sensi vi-gili, ma nessuno pensò di scrutare il cielo, tutti erano concentrati sugli as-sedianti sotto le mura, nessuno si accorse che la morte stava scendendo,subdola e silenziosa, dall’alto.

Una raffica di frecce mortali iniziò a trafiggere i Danui ed i guerrieri delLeone, uno dopo l’altro. «Sono dentro!» il grido di Damien risuonò ag-ghiacciante, mentre si tuffava in avanti con la spada in pugno e deviava conun fendente una freccia diretta alla testa del capitano Tuya. I corni suona-rono, le luci di tutte le fortificazioni si accesero, rivolte in ogni direzione il-luminando uno spettacolo terrificante e mai visto prima: i soldati delMietitore scendevano dal cielo, appesi con delle corde a degli enormi teli,alcuni a forma di arco, altri a forma di sfera e, mentre si avvicinavano alsuolo, scagliavano frecce in ogni direzione. Appena raggiunto il terreno, ta-gliavano le funi che li fissavano a quei dispositivi che gli avevano consen-tito il volo e iniziavano a correre verso le postazioni chiave delle difese diArdit. Erano ovunque.

Tuya si immobilizzò, lo sguardo fisso al cielo, mentre Damien cercava di

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------CAPITOLO UNDICESIMO

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Lo scontro finale

Siamo legati da infiniti fili sottili,facili da recidere a uno a uno,

ma che essendo intrecciati tra loro formano corde indistruttibili

Isabel Allende

Ramon era sdraiato in terra, era il suo turno di riposare. Mizar e Ca-liel erano di guardia, arrampicati sugli alberi. Erano passati duegiorni, ormai Kito e gli altri dovevano essere nei paraggi. Ziga lo

aveva contattato tre volte, entrandogli direttamente nei pensieri. Si era abi-tuato velocemente a quel modo strano di comunicare. Era come averla vi-cina, nonostante le distanze. Lei gli aveva riferito dell’assedio, dei rinforzi,e di come fossero tutti ripiegati sul secondo muraglione. Aron aveva la-sciato una torre in piedi, era giunta a ridosso delle mura e stava vomitandoi soldati del Maier.sil. Sorrise. Conosceva il Leone molto bene. Non era tipoda arrendersi, né da cedere terreno al nemico. Se aveva deciso di ripiegarestava sicuramente attuando un piano, che prevedeva esattamente ciò chestava accadendo. Avere gli assedianti dentro Ardit. Probabilmente avrebberipiegato ancora. Gli anelli difensivi interni erano meno estesi e, con i suoi

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------CAPITOLO DODICESIMO

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La fine di un’era

Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo,

lo cambiano davvero.

Albert Einstein

«Perché continuano a combattere? – Aron aveva raggiunto i di-fensori sulle mura, constatando con sgomento che non ave-vano cessato l’assedio – il Maier.sil è morto e l’immunità è

stata attivata, dovevano smettere di attaccare e ridestarsi... non capisco... èimpossibile che nessuno di loro abbia un po’ di sangue Danui nelle vene»

«Lo stato di schiavitù deve aver impedito il risveglio della loro parte Danuisopita – rispose Freia a bassa voce – in tal caso, temo che continueranno adeseguire gli ultimi ordini ricevuti, finché non saranno raggiunti dal liquidodi contagio, con i nostri oproi già desti e attivi»

«I loro ultimi ordini – Aron si passò una mano tra i capelli, gli occhi verdiincupiti – che sicuramente sono di conquistare Ardit e sterminarci tutti»

«Dobbiamo rassegnarci a considerarli come assedianti a tutti gli effetti –

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------EPILOGO------

La pazienza è un albero: le radici sono molto amare,

ma i frutti dolcissimi.

Proverbio Tuaregh

Circa 40.000 anni dopo, nei pressi del sito archeologico di Ardit

«Questa traduzione è assurda – l’aitante professore avanzò agrandi passi brandendo i fogli come una prova di reato, gliocchi blu scintillanti – lo sono entrambe. Ritirare fuori

l’iscrizione controversa poi? E darne una interpretazione letterale ancorapiù pazzesca? E collegarla con il tuo scavo? Ma sei impazzita? Hai decisodi rovinarti? Di coprirti di ridicolo? E’ un suicidio professionale»

«Professore lo sai che è precisa – sbuffò Helena sollevando gli occhi alcielo – non è confutabile in neanche un singolo glifo. Ci lavoro da anni»

«Ascolta... – iniziò lui con voce suadente, era sempre stato estremamente af-fascinante e nonostante dovesse avere almeno una sessantina d’anni, divi-namente portati, non c’era una studentessa o una professoressa che fosseinsensibile a quello sguardo di notte luminosa e a quella mente geniale col-locata in una dimora corporea così invitante. Helena si sforzò di ascoltare –sei la maggiore esperta vivente di lingue arcaiche, dopo di me, ovviamente –

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Gli dèi sono uomini immortali,mentre gli uomini sono dèi mortali.

Eraclito

Nella mitologia egizia Ptha è una divinità creatrice fra le più antiche. E’ lapersonificazione della materia primordiale, il dio del sapere, della cono-scenza, dell’architettura, dell’artigianato e delle arti... ed è anche il custodedel segreto stesso della creazione: egli ha creato ogni cosa e ogni parola di-vina con il cuore ed il pensiero «Il suo potere è più grande di quello di ognialtro dio» (Trattato di teologia di Menfi, 716-701 a.C)La medesima divinità, con i medesimi attributi, era chiamata dai sumeriEnki e dai babilonesi Ea. Signore delle acque abissali, intese come l’infi-nito cosmico, la cui sapienza e magia sono illimitate, era il protettore degliuomini. Fu lui a salvarne la specie quando il diluvio sommerse il mondo.

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------POSTFAZIONE

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Dalle ceneri rinascerà un fuoco

Non tutto quel ch’è oro brilla,Nè gli erranti son perduti;

Il vecchio ch’è forte non s'aggrinza,Le radici profonde non gelano.Dalle ceneri rinascerà un fuoco,

L’ombra sprigionerà una scintilla;Nuova sarà la lama ora rotta,E re quei ch’è senza corona.

Il Signore degli Anelli, John Ronald Reuel Tolkien

Da quando incontrai Silvia Matricardi per la prima volta, son passate ormaitre decadi. Lei era piccolina, aveva le lentiggini e dei capelli lunghi e biondicome l’oro e arrossiva quando la fissavo magari per qualche secondo in

più del dovuto. Lei, sorella di un mio amico di infanzia, è stata sempre per moltotempo la sorella di qualcuno. Quasi che questa definizione le togliesse la possibilitàdi essere se stessa. Poi per un po’ di tempo ci siamo persi di vista. Prima per il fattoche mi ero trasferito a Roma e poi in Germania e in Austria. Ma come spesso accadecon quelle persone particolari, non esito a definire Silvia speciale, anche se non levedi per mesi, anni o ancor più a lungo, quando le incontri sembra che ci si sia sa-lutati il giorno prima, dopo un buon caffè al bar. E con Silvia è proprio così, di leisapevo che era una valida grafica. Infatti è a lei che ho affidato la stesura e la crea-zione della copertina dei miei due libri. Sapevo che amava leggere, amore che ci ac-comuna, e scrivere. Infatti ho sempre associato il suo nome a un mensile localemolto diffuso nel paesino in cui siamo cresciuti, Tor san Lorenzo. Scrivere, altrapassione che ci accomuna. E’ una persona simpatica ed ha le mie stesse radici mar-chigiane; apparentemente non vi era altro ad accomunarci. Ebbene, come spesso ac-cade nei rapporti interpersonali in generale, ed in quelli tra amici in particolare, a

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volte facciamo un errore di valutazione, o meglio di archiviazione, come lo chiamoio. Spesso creiamo un’etichetta e la applichiamo a quella persona, senza andare inprofondità. Ecco allora che per anni abbiamo l’impressione di conoscerla, ma in re-altà quello che sappiamo o crediamo di sapere è solo la famosa punta dell’iceberg!E con Silvia è andata così. Poi di colpo è successo qualcosa di nuovo e inaspettato:mi ha dato da leggere un suo breve racconto fantasy. E’ come se un velo si fossesquarciato. In questa sorta di Epifania, all’improvviso, con stupore e gioiosa sor-presa mi son ritrovato piano piano dinanzi a una persona diversa, con qualità ina-spettate e sorprendenti. Non so bene se stimolata da me (mi piacerebbe crederlo!) oper via della passione e dell’amore che cullava in grembo già da tempo, Silvia mi hapoi fatto leggere una storia molto più lunga, lunghissima: un vero e proprio romanzofantasy: Ardit. Così se il primo racconto mi aveva fatto già comprendere e balenarecon la sua luce rara la capacità espressiva e creatrice di Silvia, Ardit mi ha dissipatoanche il più piccolo dubbio. E anzi conoscendo la sua ammirazione per Tolkien, hovoluto usare proprio una citazione del grande maestro che lei idolatra. In primis persottolinearne quasi la paternità, ma soprattutto per metterla non a confronto con ilgrande Bardo (ancora sarebbe prematuro). Ma più per darle il benvenuto a tutti glieffetti nel panorama italiano degli autori emergenti. Così come Eva si staccò da unacostola di Adamo, Silvia con il suo perfetto e ingegnoso romanzo Ardit può dichia-rarsi una diretta discendente di Tolkien. Ardit però è molto più di una storia fantasy.Si tratta di un vero e proprio atto d’amore verso il filone iniziato da Tolkien con lasua sublime saga Il signore degli anelli. E non solo! Ardit rappresenta anche un attod’amore per la vita e l’intelligenza degli uomini, la cultura, il rispetto della natura,la nostra vera madre e la bellezza del creato. E soprattutto è un omaggio ad Ardea,la terra in cui entrambi siamo nati. Una terra che, come tramandato nei miti, fu in-cendiata dall’assalitore Enea, ma seppe rinascere dalle sue ceneri e rinascerà ancora,dopo la devastazione di una gestione amministrativa miope e limitata. E da questeceneri anche la luminosa stella di Ardit si alzerà alta nel cielo del panorama lettera-rio italiano e farà bella figura in compagnia delle altre stelle. Ardit è scritto con unlinguaggio piano ma poetico, la trama è avvincente e la storia fa intenerire il cuore.Un grande plauso cara Silvia! Che il tuo amore e la tua passione ti continuino a gui-dare e ti diano la forza per creare ancora altri capolavori come questo. Grazie.

Rodolfo Baldassarriscrittore

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Quella che avete appena letto è una storia di fantasia.

Eventuali riferimenti a luoghi, fatti e personaggi realisono del tutto casuali.

I riferimenti alla città di Ardea e al sito archeologico Castrum Inui sono invece voluti... un mio omaggio alla terra dove sono nata

e ad un meraviglioso sito archeologico, che amo eche ho avuto l’onore di contribuire a salvare e valorizzare.

Ringraziamenti

Un grazie di cuore ai miei primissimi lettori, revisori e indispensabili critici:l’amico Flavio (Tito) Pettiti, lo scrittore Rodolfo Baldassarri e ovviamente miomarito Stefano, che ha sopportato con abnegazione mesi e mesi di lavorazionedel manoscritto, credo imparandolo, suo malgrado, a memoria. Un grazie ancheall’amica Patrizia Bartolomucci e allo staff del Castello di Avalon, per il co-stante e fondamentale incoraggiamento. Ad Alessandra D’Anna e Gina Sca-muffa, per l’attentissimo controllo finale. Al dr Francesco Di Mario per avermigratificata dell’onore della sua prefazione. Sono grata anche a tutti coloro chenon ci hanno mai creduto, per aver avuto la gentilezza di non disturbarmi, men-tre ci stavo riuscendo.

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Illustrazioni di copertina e di pagina 172: progetto grafico dell’autrice includendo e manipolando parte dell’opera ID 100101627 Image courtesy of farconville/FreeDigitalPhotos.net

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Con ordine, affronta il disordinecon calma, l’irruenza. (Sun Tzu)

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I veggenti sono concordi: è ormai imminente lo scontro finale tra il feroce Maier.sil e gli ultimi superstiti della stirpeDanui. Dall’esito di questa battaglia epocale dipendono lesorti degli uomini, degli ultimi antichissimi dèi e delle lorodiscendenze...Arroccati nell’inespugnabile fortezza di Ardit, i Danui sipreparano a resistere all’assedio e attendono il loro salvatore, l’Elekies del Giorno del Giudizio. E’ rimasto soloun esile filo di speranza, che continua ad assottigliarsi, manmano che gli eserciti del Maier.sil crescono e avanzano. Per avere almeno una possibilità di sopravvivere e salvare

Silvia Matricardi, giornalista e grafica, vive e lavora ad Ardea, in provincia di Roma. Appassionata di archeologia, paleoastronautica, esoterismo ed eventi misteriosi, ha pubblicato centinaia di articoli di cronaca, politica e cultura.

«Un testo lungo e intrigante, con una nar-razione ricca di fantasia e di elementi “im-maginali”. Si tratta di una costruzionearticolata, chiaramente fondata su imma-gini, ognuna delle quali corrispondente adun “mitologema”: la lotta tra il bene e ilmale, il rapporto tra gli dèi e gli uomini, laricerca della “elevazione” spirituale e dellasalvezza recuperando e riscoprendo ciòche in realtà, anche se inconsapevolmente,poiché occultato, già si possiede» Dalla prefazione del dr Francesco Di Mario

«Così come Eva si staccò da una costola diAdamo, Silvia con il suo perfetto e inge-gnoso romanzo Ardit può dichiararsi unadiretta discendente di Tolkien. Ardit peròè molto più di una storia fantasy. Si trattadi un vero e proprio atto d’amore verso il

filone iniziato da Tolkien con la sua su-blime saga Il Signore degli Anelli»

Dalla postfazione dello scrittoreRodolfo Baldassarri

___________________________________

«Battaglie, missioni disperate, astuzia,magia, tecnologia, morte, amore e humor,sono sapientemente miscelati nella narra-zione. Avvincente, appassionato, delicato»«Un romanzo di fantasy-fantascienza folle,geniale, atipico, che coinvolge con una se-quela di emozionanti colpi di scena» «L’epilogo ti stende. Muta la prospettivadell’intero romanzo, quasi vien voglia dirileggerlo dal principio, soprattutto lestrane tavole antiche, per comprenderlodavvero in tutte le sue sfumature»

Le opinioni degli editor

Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

l’umanità, i Danui dovranno riuscire a trovare il coraggio e la capacità di percorrere sentieri inesplorati e di affidarsi alla sapienza segreta dell’antico prigioniero, il misteriosodio dimenticato, l’Ultimo dei Primi.

I veggenti sono concordi: è ormai imminente lo scontro finale tra il feroce Maier.sil e gli ultimi superstiti della stirpeDanui. Dall’esito di questa battaglia epocale dipendono lesorti degli uomini, degli ultimi antichissimi dèi e delle lorodiscendenze...Arroccati nell’inespugnabile fortezza di Ardit, i Danui sipreparano a resistere all’assedio e attendono il loro salvatore, l’Elekies del Giorno del Giudizio. E’ rimasto soloun esile filo di speranza, che continua ad assottigliarsi, manmano che gli eserciti del Maier.sil crescono e avanzano. Per avere almeno una possibilità di sopravvivere e salvare

Silvia Matricardi, giornalista e grafica, vive e lavora ad Ardea, in provincia di Roma. Appassionata di archeologia, paleoastronautica, esoterismo ed eventi misteriosi, ha pubblicato centinaia di articoli di cronaca, politica e cultura.

«Un testo lungo e intrigante, con una nar-razione ricca di fantasia e di elementi “im-maginali”. Si tratta di una costruzionearticolata, chiaramente fondata su imma-gini, ognuna delle quali corrispondente adun “mitologema”: la lotta tra il bene e ilmale, il rapporto tra gli dèi e gli uomini, laricerca della “elevazione” spirituale e dellasalvezza recuperando e riscoprendo ciòche in realtà, anche se inconsapevolmente,poiché occultato, già si possiede» Dalla prefazione del dr Francesco Di Mario

«Così come Eva si staccò da una costola diAdamo, Silvia con il suo perfetto e inge-gnoso romanzo Ardit può dichiararsi unadiretta discendente di Tolkien. Ardit peròè molto più di una storia fantasy. Si trattadi un vero e proprio atto d’amore verso il

filone iniziato da Tolkien con la sua su-blime saga Il Signore degli Anelli»

Dalla postfazione dello scrittoreRodolfo Baldassarri

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«Battaglie, missioni disperate, astuzia,magia, tecnologia, morte, amore e humor,sono sapientemente miscelati nella narra-zione. Avvincente, appassionato, delicato»«Un romanzo di fantasy-fantascienza folle,geniale, atipico, che coinvolge con una se-quela di emozionanti colpi di scena» «L’epilogo ti stende. Muta la prospettivadell’intero romanzo, quasi vien voglia dirileggerlo dal principio, soprattutto lestrane tavole antiche, per comprenderlodavvero in tutte le sue sfumature»

Le opinioni degli editor

Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine

l’umanità, i Danui dovranno riuscire a trovare il coraggio e la capacità di percorrere sentieri inesplorati e di affidarsi alla sapienza segreta dell’antico prigioniero, il misteriosodio dimenticato, l’Ultimo dei Primi.

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