antica locanda mincio: un la cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - amedeo, le pergole del...

20
La Cavalchina: inventò il Custoza I l nome deriva dall’ area dove sorge l’ azienda, probabilmente dovuto al fatto che in passato fu proprietà dei conti Cavalchini. E’ posta in terra di antica vocazione vitivinicola. Il catasto asbur- gico vi riportava già l’ esistenza di un numero consistente di vigne- ti di I e II categoria, che rivela come i terreni fossero già utilizzati per la viticoltura non solo, ma fossero sede di vigneti pregiati. Nell’ Ottocento i suoi terreni furono teatro degli scontri della prima ed in particolare della terza guerra d’ indipendenza, quando vi venne- ro combattute le due battaglie di Custoza, entrambe sfavorevoli alle armi piemontesi. A testimonianza della battaglia del 1866, all’ inizio della strada che porta all’ azienda, vi è il monumento che ricorda il ferimento del principe Amedeo di Savoia. L’ Azienda Agricola Cavalchina venne fondata agli inizi del Novecento con l’ acquisto da parte degli antenati del presente proprietario di un primo nucleo di vigneti. Alla attività di vitivinicoltura, fu per parec- chi anni affiancata quella di distillazione delle vinacce locali, attivi- tà che venne cessata nel 1967. L’ Azienda Vinicola Cavalchina si vanta di aver “inventato” e promosso il vino bianco di Custoza. Furono gli allora proprietari a denominare vino bianco di Custoza il vino ottenuto mediante un uvaggio di Bianca Fernanda, Trebbiano e Garganega ed a presentare questo vino ai mercati di Roma e Milano, allora i principali della penisola. L’ azienda attuale, che si avvale dei più moderni impiani vinicoli, produce vari vini bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi - Santa Lucia, La Rosa , Bardolino e rosati – Bardolino Chiaretto. 117 Antica Locanda Mincio: un gioiello nel cuore della storia N on c’è solo l’incanto di un gioiello incastonato tra le acque di un fiume a Borghetto sul Mincio. Passeggiare nel piccolo borgo, ammirare i mulini e le case antiche, significa anche porsi in comunicazione diretta con una storia secolare che si potrebbe facilmente colorare di epica e di mistero sotto la penna di qualche romanziere contemporaneo. E basta un breve cenno storico per capirlo. Nato in età longobarda nel punto di uno dei più frequentati e sicuri attraversamenti del Mincio, il piccolo villaggio è stato per secoli la principale porta d’accesso alle terre venete. Una posizione oltremodo strategica, che ha permesso il fiorire di attivi- tà economiche di grande rilievo soprattutto nel XIII secolo, quando l’ordine dei Cavalieri Templari rilevato il feudo, fondò una propria Precettoria per il controllo del guado e l’assistenza ai pellegrini che da nord e da sud attraversavano la Pianura Padana. Ed allo stesso periodo risale la storia di una locanda la cui importanza doveva esse- re già rilevante se, in molti dei documenti che attestano e raccon- tano la storia di Borghetto, viene sempre citata come parte inte- grante del feudo la “thaberna templare”. Dei Templari a Borghetto chiaramente non c’è più traccia e a loro si sono susseguiti nei seco- li i Cavalieri di Malta, l’Abbazia di San Zeno, la Serenissima, i Visconti, gli Scaligeri, gli Austriaci e tanti altri illustri personaggi. E tuttavia quella storica locanda vive ancora nella realtà qualificata e godibile dell’attuale ristorante, ne custodisce le fondamenta e l’ere- dità , anche sotto l’aspetto visivo, sia per l’architettura, sia per la posizione, sia per i magnifici ammirati grandi quadri che imperano nelle sale . Un’eredità che Angelo Bertaiola ha reinterpretato nel 1919 trasformando con passione la stazione di posta in trattoria. La storia non si è fermata e continua ancora oggi grazie al nipote Gabriele e al suo agguerrito staff famigliare, che delle antiche tradi- zioni gastronomiche ne hanno fatto portabandiera, non solo quale prerogativa del ristorante, ma anche nell’immagine di Borghetto e nell’immaginario dei numerosi frequentatori, non pochi dei quali sono personaggi e vip di ogni epoca. Ville Valli Vini 116 Una sala del ristorante: da ammirare i bellissimi quadri allegorici, il soffitto e il magnifico camino Caratteristica antica insegna della locanda Luciano e Giulietto Piona in un loro vigneto. Sullo sfondo spicca l’Ossario di Custoza Veduta d’insieme della cantina Cavalchina e residenza dei Piona A-PDF Split DEMO : Purchase from www.A-PDF.com to remove the watermark

Upload: ledien

Post on 20-Feb-2019

225 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

La Cavalchina:inventò il Custoza

Il nome deriva dall’ area dove sorge l’ azienda, probabilmentedovuto al fatto che in passato fu proprietà dei conti Cavalchini.E’ posta in terra di antica vocazione vitivinicola. Il catasto asbur-

gico vi riportava già l’ esistenza di un numero consistente di vigne-ti di I e II categoria, che rivela come i terreni fossero già utilizzatiper la viticoltura non solo, ma fossero sede di vigneti pregiati. Nell’Ottocento i suoi terreni furono teatro degli scontri della prima edin particolare della terza guerra d’ indipendenza, quando vi venne-ro combattute le due battaglie di Custoza, entrambe sfavorevolialle armi piemontesi. A testimonianza della battaglia del 1866, all’inizio della strada che porta all’ azienda, vi è il monumento chericorda il ferimento del principe Amedeo di Savoia. L’ AziendaAgricola Cavalchina venne fondata agli inizi del Novecento con l’acquisto da parte degli antenati del presente proprietario di unprimo nucleo di vigneti. Alla attività di vitivinicoltura, fu per parec-chi anni affiancata quella di distillazione delle vinacce locali, attivi-tà che venne cessata nel 1967. L’ Azienda Vinicola Cavalchina sivanta di aver “inventato” e promosso il vino bianco di Custoza.Furono gli allora proprietari a denominare vino bianco di Custozail vino ottenuto mediante un uvaggio di Bianca Fernanda,Trebbiano e Garganega ed a presentare questo vino ai mercati diRoma e Milano, allora i principali della penisola. L’ azienda attuale,che si avvale dei più moderni impiani vinicoli, produce vari vinibianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi- Santa Lucia, La Rosa , Bardolino e rosati – Bardolino Chiaretto.

117

Antica Locanda Mincio: un gioiello nel cuore della storia

Non c’è solo l’incanto di un gioiello incastonato tra le acquedi un fiume a Borghetto sul Mincio. Passeggiare nel piccoloborgo, ammirare i mulini e le case antiche, significa anche

porsi in comunicazione diretta con una storia secolare che sipotrebbe facilmente colorare di epica e di mistero sotto la pennadi qualche romanziere contemporaneo. E basta un breve cennostorico per capirlo. Nato in età longobarda nel punto di uno dei piùfrequentati e sicuri attraversamenti del Mincio, il piccolo villaggio èstato per secoli la principale porta d’accesso alle terre venete. Unaposizione oltremodo strategica, che ha permesso il fiorire di attivi-tà economiche di grande rilievo soprattutto nel XIII secolo, quandol’ordine dei Cavalieri Templari rilevato il feudo, fondò una propriaPrecettoria per il controllo del guado e l’assistenza ai pellegrini cheda nord e da sud attraversavano la Pianura Padana. Ed allo stessoperiodo risale la storia di una locanda la cui importanza doveva esse-re già rilevante se, in molti dei documenti che attestano e raccon-tano la storia di Borghetto, viene sempre citata come parte inte-grante del feudo la “thaberna templare”. Dei Templari a Borghettochiaramente non c’è più traccia e a loro si sono susseguiti nei seco-li i Cavalieri di Malta, l’Abbazia di San Zeno, la Serenissima, iVisconti, gli Scaligeri, gli Austriaci e tanti altri illustri personaggi. Etuttavia quella storica locanda vive ancora nella realtà qualificata egodibile dell’attuale ristorante, ne custodisce le fondamenta e l’ere-dità , anche sotto l’aspetto visivo, sia per l’architettura, sia per laposizione, sia per i magnifici ammirati grandi quadri che imperanonelle sale . Un’eredità che Angelo Bertaiola ha reinterpretato nel1919 trasformando con passione la stazione di posta in trattoria. Lastoria non si è fermata e continua ancora oggi grazie al nipoteGabriele e al suo agguerrito staff famigliare, che delle antiche tradi-zioni gastronomiche ne hanno fatto portabandiera, non solo qualeprerogativa del ristorante, ma anche nell’immagine di Borghetto enell’immaginario dei numerosi frequentatori, non pochi dei qualisono personaggi e vip di ogni epoca.

V i l l e V a l l i V i n i

116

Una sala del ristorante: da ammirare i bellissimi quadri allegorici,il soffitto e il magnifico camino

Caratteristica antica insegna della locanda

Luciano e Giulietto Piona in un loro vigneto. Sullo sfondo spicca l’Ossario di Custoza

Veduta d’insieme della cantina Cavalchina e residenza dei Piona

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 116

A-PDF Split DEMO : Purchase from www.A-PDF.com to remove the watermark

Page 2: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

HINTERLAND: MORAINIC HILLSLake Garda hinterland embraces the area from the morainic hills around thelake and Custoza. Two small rivers flow around this area: the Biassola and theTione. This vast area embraces cereal fields and hectares of vineyards whichlook like 18th century gardens. Many settlements in this area have alwaysbeen rather delicate, and spare villas appear hidden by cypresses, ancient trees,symbols of immortality for Greeks and Etrurians. Modern destructive mankindhas not yet too deeply violated this paradise, at whose boarders Rivoli’s naturalamphitheatre may be admired.

HISTORYNo other Italian region is so rich in history. There is evidence of ancient peopleliving in what is now Valeggio sul Mincio. Remains of the Roman era, foundin villas and inscriptions, are evidence of a community of boatmen inPeschiera. This area was a battlefield for many great armies of the past.Natural barriers stopped great invaders such as Attila and his Huns. In 1796Napoleon I, who was in Valeggio, barely escaped the Austrian army and foundrefuge in Borghetto. His disorganised army defeated the Austrians on January 15th 1797 and oneof Paris’s most important streets is now dedicated to the small village of Rivoli,near Verona as remembrance of that victory. Castelnuovo has been a town of battles as well. In 1779 General Massendefeated the Austrians. In 1814 there was another war between the Frenchand Austrians. During the first war for Italian Independence (1848) Manara was able to sendthe Austrian army away, and Radetzky organised his victory in Custoza on July25th 1848. Valeggio and Villafranca are both remembered for the end of thesecond war of Independence (July 8th 1866). Pastrengo is remembered for theaction taken by the Carabinieri under Major Neri di Sanfort in saving KingCarlo Alberto from the Austrians. Two unlucky battles took place in Custoza, where Austria defeated the Italianarmy twice. Villa dei Cedri in Colà was the headquarters for Erwin Rommeland his troops in 1943, during World War II.

THE VILLASThe villas all over the country were not only places for pleasure, summer hous-es or homes used during the hunting season. They were actually well function-ing farms which had all the premises they needed to work efficiently and fol-low all phases of production. They were able to provide all that the ownersand the workers needed.

Villa Pignatti Morano di Custoza – This is a great building from the 17th cen-tury on the historical hill of Custoza. It has two façades: the former, towardsthe south on a garden whose cypress-sided staircase majestically descendsdownhill. The latter, towards the north, faces the residential area. It is stillpossible to appreciate the holes caused by shootings during Risorgimento.

Villa Maffei ora Sigurtà - Majestic 18th century building in Valeggio. Built inperfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei. Its 50 hectare park isopen to the public and represents its major attraction. Visiting the villa is anopportunity to see Laura’s hermitage, Nina’s castle and all the flower-sidedlakes.

Villa Tebaldi – (Salionze) This villa was built in the 19th century, however itcontains ruins of more ancient buildings, such as 14th century defence tower.From here it is possible to see the castles of Ponti and Monzambano, as well asa beautiful view of the valley. In 1859 Girolamo Bonaparte, Napoleon’s cousin, lived here. Several villaswere built in Sommacampagna, since this high standing position could offer amarvellous view of Verona. These villas are now all inhabited and it is there-fore very difficult to visit them.

Villa Mosconi: in Sandrà, was built in the 16th century but was renovatedthree centuries later, and this is how it appears nowadays. Its spectacularfaçade and a little 18th century annexed church are its main features.

Villa Da Persico- Poggi: This villa in Affi was originally built in the 18th cen-tury and renovated several times until the 19th century. This is a typical exam-ple of a villa-farm, where nowadays good wines are still produced.

Villa Dolci Saladini de Moreschi – This villa is an example of a patrician coun-try residence. There is a 16th century church annexed to this building. It isfamous for its baroque showcases containing around 3300 relics, which werebrought here in 1770 by Bishop Macantonio Lombardo, the villa owner.Nowadays, this renovated building is the premises for wine growers.

Villa Fracastoro – This villa, owned during the 16th century by GirolamoFracastoro, the father of modern pathology, looks from far away like a castleclung onto a rock. Girolamo decided to spend here, on Mount Moscal, his lastyears. After his death it was left to itself and renovation did not occur untilsome decades ago.

Villa dei Cedri - in Colà di Lazise. This villa appears to look like it is fromthe 19th century, with its big greenhouse and its beautifully scented park. Itsaromas come from all over the world and make a real botanical garden. A nat-ural water-source provides the thermal lake with 37°C hot water. It is current-ly used for different manifestations as well as thermal baths.

THE AGRICULTURAL FARMLA CAVALCHINA:The name derives from the area where the agricultural farm is located, proba-bly because of the fact that it was once owned by the Counts Cavalchini. Itlies in an area which has been dedicated to wine growing since ancient times.The Hapsburg land register reported the existence of a significant number ofvineyards of first and second category, which shows how the land was not usedjust for common wine growing but for the cultivation of precious vineyards.During the nineteenth century, the land on which the farm lies was the sceneof battles of the first and in particular the third war of independence, when thetwo battles of Custoza, both unfavourable to the Piedmontese side, werefought in the area. As a testimony of the 1866 battle, at the beginning of theroad that leads to the farm, there is a monument that recalls the wounding ofPrince Amedeo of Savoy. The Cavalchina agricultural farm was founded at the beginning of the twenti-eth century with the purchase on the part of the ancestors of the current ownerof a group of vineyards. For many years the winegrowing business was accom-panied by the distillation of local marcs, which, however, was abandoned in1967. The Cavalchina agricultural farm prides itself of having “invented” and pro-moted the white wine of Custoza. The former owners denominated Custozathe wine obtained from the Bianca Fernanda, Trebbiano and Garganega grapevarieties and presented this wine on the markets of Rome and Milan, whichwere the most important markets of Italy at the time. Now the agricultural farm, which uses the most modern wine growing tech-niques, produces a variety of white wines, such as Amedeo, Le Pergole del Soleand Bianco di Custoza, red wines, such as Santa Lucia, La Rosa and Bardolinoand rosè wines, such as the Bardolino Chiaretto.

WINE-PRODUCERS’ CO-OPERATIVE CUSTOZAWine-producers’ co-operative Custoza has three Diplomas of Gran Menzionegained in the last International Oenological Contest which took place duringthe fortieth ‘Vinitaly‘. These represent prestigious recognitions for this nearlyforty-year-old cantina (1968), which embraces one thousand hectares of land inthe south of Lake Garda. Its commercially competitive products stem from its principles: quality, plan-ning, computerization and training. Besides the Classici series we find the Valdei Molini wines, obtained from selected high-quality grapes, the Spumanti,vintaged with the Charmat method, the Linea Bio series, from organic farm-ing, the Linea Litro series, fresh everyday-meal wines, the Tamburino wines,red and white, and the Foglia Verde chardonnay. Such a wide range certainlysatisfies all wine lovers’ demands.

FACCIOLI: HISTORIC PASSION, TRADITION VALUES, MODERNWINESAt the heart of the Faccioli brother wine makers lies five generations of coun-try folk. A long tradition of years, lives, loves, passions and pain, working inthe fields under the rain and the sun, in the cold and the heat on a terrain thatis generous and gratifying for those who have understood and loved it. This isthe case of Enzo Faccioli who, in 1969, turned a cottage industry into a trueactivity by purchasing a cottage and vineyards near Lazise del Garda. Theincredible result and the continuing passion brought forth, in the eighties, asecond property in Sona - in the typical area of Bianco di Custoza -, that, tothis day includes more than sixty hectares of land.Further advances were made through the youthful energy and ambition of thesons of Enzo. Marco, Alberto and Daniela expanded the business aiming atapplying new methods of bottling that has allowed them to perfect their pro-duction. In particular, in 2004, they launched a new wine cellar enriched by amodern wine maturing hall (barrique), a spacious area for drying the grapesand a large tasting area. All modern techniques and technologies are used toexploit the old traditions and passions. Soon these traditions can be enjoyed,not only in the wines such from Bardolino to Custoza, from Chardonnay toPinot Grigio, but also by staying in their B&B style accommodation that willprove a useful way to promote the company activities with tastings and gastro-nomical evenings.

VILLA PELLEGRINI CIPOLLA: THE IDEAL LOCATION TO HOSTIMPORTANT EVENTS

Villa Pellegrini Cipolla is under the management of the Soglia group that han-dles “Events and Restaurants” and is a location dedicated to top quality dining.Located in Castion Veronese, the villa is the design of architect Count IgnazioPellegrini who started work in 1760, incorporating into the villa an olderstructure that dated back to the end of the sixteenth century. The villa, the gar-den and the park integrate perfectly into the surrounding countryside: thewhole complex is part of a style and design that hail from Versaille. In fact,surveying the overall layout, from the architecture of the building to the designof the vast garden spread out before the villa, it becomes ever more clear thatthis layout is designed with different ideals from those used at the time formost Veneto villas of the area. The main entrance opens onto the Castion Square and has an impressive eigh-teenth century wrought iron gate flanked by two stone warriors who guard theentrance. The centre of the garden hosts statues representing the four seasons while theraised flower beds are adorned by the four deities. The ground floor of the villa includes the chapel, the study and the dininghalls. On the first floor there is the presentation hall with frescoes presentingHercules, Minerva, Mars and Diana and on the ceiling many mythologicalscenes. In the music room, there is an eighteenth century pianoforte. There are55 rooms in all within the villa, all beautifully decorated and adorned withfrescoes. All of the bedrooms can be found on the second floor. The floors areof stone and bricks laid out in different designs and colours in each of therooms. The Soglia group, that hosts important national and international seminars,meetings and conventions, is proprietor of the “Soglia Hotel and Resort”, oneof the top five hotel chains in Italy. At the head of this empire today isGerardo Soglia, the worthy heir of Giuseppe Soglia, a tireless entrepreneurwho, in over 40 years of work in the construction industry, managed to createwhat is today an incredible hotel chain in the main cities, seaside resorts andmountain retreats of Italy.

PARCO GIARDINO SIGURTA’Considered one of the most beautiful garden parks in the world, the SigurtàBotanical Garden stretches over an area of 560 thousands square metres inValeggio Sul Mincio, at the edge of morainic hills. It is a wonderful oasis, anda heavenly nook, where one can really plunge deep into nature. It has been named after its deviser Count Giuseppe Carlo Sigurtà. In 1941 he

acquired the Agricultural Farm of Valeggio with the annexed Villa Maffei,which was built in 1693 following the project of the architect VincenzoPellesina, a member of the Palladian school.In 1859 the villa became the headquarters of Napoleon III. The only problemof the site was the absolute lack of water. Therefore Count Sigurtà started the irrigation works and , in forty years oflovely care, he succeeded in the marvellous task of turning the arid vegetationof the hills into a luxuriant one.Later on, his grandson Enzo was able to create the prototype of a garden-park.After opening to the public on 13 March 1978, the conservation of this sort ofEden has been left to the visitors’ respect and, to this day, they keep consider-ing it a unique marvel in the world. The park offers a great many attractions : the small Gothic-style temple, called“hermitage”, from the bell tower of which melodious music is broadcast; the“valley of the little goats”, where these animals live absolutely free; the “deer’shut” and the monument to Carlo Sigurtà. Next to the Great Oak there is the wonderful “Stone of Youth”, on which thefollowing lines –taken from the poem of an unknown author- are carved :“Youth is not a period of life, it is a state of mind…one does not grow old forhaving lived a certain number of years, but only when abandoning one’sideal…”Another very peculiar item is the horizontal sundial called “Giulietta e Romeo1992”, desired by Magda and Giuseppe Sigurtà : created in 1990, it is an origi-nally unique work of art. There is the ancient costume of writing a kind of motto on sundials. The onein Sigurtà Park reads: “The sun shines for everybody, let peace shine formankind”… good wishing! It is also to mention the “Votive Grotto”, an antici-pation of Lourdes’. It was built at the end of the eighteenth century, a fewyears before the apparition of the Virgin Mary in France. Another peculiarityof the park is the presence of a dog cemetery, because dogs have always beenvery dear to the Sigurtàs.The seven kilometres of paved paths can be covered on foot or aboard specialnarrow-gauge trains.The park has no architectural barriers thus everybody, even old and disabled,can enjoy its striking natural beauty. Along the paths there are small hills, woods, lawns, crystal clear river and anabsolutely fascinating and luxuriant flora. There one can see a great number of pine trees, hornbeams, poplars, holmoaks, magnolias, cypresses, olive trees standing next to other really impressivetrees, such as a 200-year-old hackberry, an enormous European wolfberry andan extraordinarily huge oak tree which is 400 years old. The elegant tropical water lilies and the other aquatic plants in the numerouslakes and ponds are also not to be missed. A variety of ferns, narcissuses, maylilies, violas, primroses and other flowers richly grow in the underbrush.The Sigurtà Park could be considered an English-style garden formed, howev-er, by an alternation of countless varieties of typically Mediterranean trees andflowers.Many famous people could not resist the call of nature and have wanderedaround the park . Among them we can mention eminent scientists such asFleming, Domagk, Sabin, Lorenz, Waksman, and celebrities like the violinistUto Ughi and Prince Charles of England.

FRAGHE (STRAWBERRIES): A WOMAN’S COMMITMENTMatilde Poggi’s passion for oenology comes from her family, who in 1881 cameto Verona from Busalla, near Geneva. Matilde has been running the familycompany since 1984 and has renovated the 28 hectares of vineyards betweenLake Garda and Valdadige. Replacing the old structures with more modern spurred strings has doubled theamount of vines per hectare. She believes respecting the environment is essential. Her cantina’s premises arehosted in a wonderful farmhouse of the 15th century, where it is possible totaste the excellent Bardolino, Camporengo, Quaiare or any other of her prod-ucts. Matilde is a very determined woman, and although she has alreadyachieved so much, she doesn’t want to stop now.

118 119

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 118

Page 3: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

MONTE DEL FRA ( FRIAR’S MOUNTAIN): THE EMPIRE OFCUSTOZAThe company’s name stems from its location, on an ancient monastic property.There is evidence of vines being farmed here since the 17th century. Theirvineyards embrace the area between Sommacampagna and Custoza for about100 hectares. The company, still run by Eligio and Claudio Bonomo, started itsactivity in 1958, however it reached worldwide popularity in the 1980s. Someof their children are also involved in running the company, and their teamwork makes them proud of their successful achievements. They recentlyacquired 18 hectares of vineyards with farmhouses which will be turned intoBed and Breakfasts, and will be the location for their excellent production ofAmarone and Valpolicella.

ALBINO PIONA: THE PHILOSOPFHER OF CUSTOZAThis company arrived from the last years of the 19th century and went throughfour generations of passionate wine growers. Its grapes have two different ori-gins: Custoza and Cà Palazzina. This family activity continues and today,Albino, who has the company’s founder name, and its family, still run it effi-ciently. Its premises were recently moved to a more modern building in CasaPalazzina di Prabiano, near Villafranca of Verona. Among their wines we find:Custoza DOC “Campo del Selese” which has won contests in Vinitaly,Bardolino DOC, Merlot etc. Albino states that all his activity is carried on intotal respect for nature. “Grapes are the colour the wine maker makes his artwith” he says.

STELLA D’ITALIA: THE GREEN HILL ON THE LAKEAll the ingredients that get three stars in the Michelin restaurant guide arepresent at Stella d’Italia, in Pastrengo. Its history goes a long way back whentravellers stopped here in the town centre to get some rest and food. This tradi-tion has never changed; it has however been refined, both food and wine.Giovanni Battista Segattini who perfected his experience in importantEuropean restaurants, has worked with his son Umberto to make the restau-rant elegant and welcoming. Typical food and originality mix to create deli-cious specialities.

GERARDO CESARI: A GREAT COMPANY FOR GREAT WINESIt all started in 1936, thanks to Gerardo Cesari. Since then the company hasbeen run by Franco Cesari and later by his children Deborah and Gerry. Theyhave two cantinas: one in San Pietro in Cariano where Amarone is vintagedand the other in Cavaion, where wines are produced and bottled through mod-ern technology in total respect for tradition. Two Strade del Vino run throughtheir hundred hectares: the former Bardolino; and the latter Valpolicella. Theirexcellence is based on the quality of their territory and their vines as well astheir experience, traditions and strategies. Their wines have been awarded onseveral occasions, especially their Amaroni.

VILLA POGGI: FINE WINES SINCE 1800The Poggis bought their villa from the Da Persicos in 1870, and they renovat-ed it completely. The garden has been turned into a wonderful park whichembraces plants with different scents. Inside, treasures are found as well, suchas the marble bath tub in one of the bathrooms or the library containing vol-umes from the 18th century. It then became the headquarters for the wine pro-ducing company now run by Fabio Poggi. Many tourists arrive here to tastethe delicious products of this land, especially Bardolino, Garganega, Merlot,Valpolicella, as well as its olive oil and its grappa.

CORTE GARDONI: COMPETENCE AND SUCCESSTheir surname is Piccoli “little” but their wines are great. Gianni Piccoli vin-tages grapes which grow on the morainic hills near the lake. Its 55 hectares arefarmed both with vines and fruit trees. The Piccolis run this company andevery family member has a specific role. Mattia, the wine-making expert, is pri-marily responsible for all the operations in the winery, from vintage to bot-tling. Andrea and Stefano, both agronomists, take care of the vineyards. Awonderful lake-influenced weather helps with growing several kinds of grapes:

corvina, rondinella, trebianello. Modern technology has been used to irrigatethis fruit farm during dry summers. It is possible to find the scents of thesemagnificent garden-like fields when drinking a glass of their Bardolino,Custoza, and Corte red and white wine.

ANTICA LOCANDA MINCIO: A JEWEL IN THE HEART OF HISTORY.Walking through Borghetto easily inspires epic vicissitudes taking place amongits old houses and its mills. Strategically located at the entrance of Venetianlands, Borghetto stands on the banks of the river Mincio and has always beena village of great trading importance, especially during the 13th century. Thehistory of this inn is just as old, as there are several historical documents whichrefer to it. Nowadays the inn is a fine restaurant, whose ancient roots are clear-ly visible in its structure, its position and the magnificent paintings which hangon its walls. Angelo Bertaiola started this in 1919 and his grandson, Gabriele,continues it now, making Borghetto an elegant place often attended by famouspeople.

VILLA DEI CEDRI: A MAGNIFICENT CENTRE FOR THE BODYAND THE SPIRIT.Villa Moscardo-Miniscalchi (or Dei Cedri) stands in Colà, near Lazise and wasbuilt in the 1700s by architect Luigi Canonica. The Miniscalchis, who hadbeen in Verona since 1653, got the villa at the end of the 1700s. A centurylater baron Treves de Bonfigli bought the entire land. In the 1930s it under-went some major restoration and new liberty elements were added. The mostbeautiful part of this villa is its park, where many different species are found.Today this villa offers spa, a wellness centre, conference rooms, a bar and a res-idence everyone can enjoy.

VILLA MEDICI FARMStyle emerges in architecture as well as in wine: it is the result of skill, pas-sion, planning and the work of an architect who reaches successful goals.Luigi Caprara is an architect and the owner of the company that derived itsname from Villa Medici, an eighteenth century house surrounded by vineyardsand located in the area of Custoza, a land highly dedicated to wine growing. The winery, the barrico gallery, the wine cellar and the fruit orchard are justsix kilometers away, in Sommacampagna where stands the family house. Thisdates back to 1760, and was once the “Il Sole” inn where horsemen and hors-es used to lodge.Today, instead of going to the old tavern, guests attend a welcoming tastingroom. Noteworthy is the innovation of the products, which began with thereconstruction of the vineyards, that now extend to the plots from Madonna diMonte up to Valle del Re, (or king’s valley) : a name that recalls the colour ofthe sun and the refined taste contained in the Passito wine. The philosophy ofGrandfather Adelino, -who at the beginning of the twentieth century wouldbring the Custoza wine to Munich, Austria and the important restaurants inVenice-is still followed and says: “let wine be bright, fruity and drinkable,according to ancient tradition and modern functionality.”

120 121

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 120

Page 4: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

DIE MORÄNENHÜGEL SÜDLICH DES GARDASEESDie Moränenhügel begrenzen das südliche Ufer des Gardasees und fallen dannbis Custoza leicht ab. Danach beginnt die große Tiefebene, durch die zwei klei-ne Flüsse fließen, die Bissaola und der Tione. Bis zur Etsch im Osten erstrek-ken sich überall Getreidefelder und Weingärten, bis das Land schließlich hin-ter Santa Lucia in Monti in das Gebiet der Reisfelder übergeht. Hier und datrifft man auf antike Villen, die hinter Jahrhunderte alten Bäumen verborgensind. Trotz der Umweltzerstörung ist noch viel von dem alten Charme derLandschaft erhalten geblieben. Nicht weit von hier entfernt liegt das großenatürliche Amphitheater von Rivoli.

DIE GESCHICHTEVielleicht gibt es keine Region in Italien, wo so viel Geschichte geschriebenwurde. Angefangen bei den Pfahlbausiedlungen von „Isolone del Mincio“ beiValeggio, über die römischen Villen, von denen viele Reste erhalten sind, biszu den vielen anderen Ereignissen. Da inzwischen exakte historische Angabenvorliegen, erkennt man, dass das Gebiet ein einziges Schlachtfeld gewesen ist.Die Moränenhügel und auch der Fluss stellten eine natürliche Barrikade dar.Schon Attila kam bis hierher und musste 453 bei Salionze mit seinen Hunnenwieder abziehen.Am 30. Mai 1796 als Napoleon I sich gerade zur Ruhe gelegt hatte, kamenangriffslustige Habsburger Soldaten ins Dorf Valeggio, besiegten die wenigenfranzösischen Soldaten, drangen in die Residenz Napoleons ein und zwangenihn überstürzt aufs Pferd zu springen, um zu seinen Truppen zu stoßen, die inBorghetto untergebracht waren. Aber am 14. und 15. Januar 1797 gewinnt erdie Schlacht von Rivoli und besiegt damit die Habsburger Armee. Selbst inParis wird eine der wichtigsten Strassen nach der Schlacht von Rivoli benannt.In Castenuovo werden dann die Habsburger1779 von dem General Massenabesiegt. 1814 eine weitere Schlacht zwischen Österreichern und Franzosen.Radetzky gewann dann am 25. Juli 1848 die Schlacht von Custoza.

Valeggio kann sich auch der historischen Begegnung 1866 zwischen NapoleonIII und Viktor Emanuel II rühmen. In Pastrengo, dem Dorf mit denHabsburger Befestigungsanlagen, wurde Carl Albert 1848 von denHabsburgern unter Beschuss genommen und konnte nur durch dieEinsatzbereitschaft der Carabinieri gerettet werden.

In dem Dorf Custoza, das heute nur durch den Wein bekannt ist, haben in derZeit der italienischen Kämpfe um die nationale Einheit zwei wichtigeSchlachten stattgefunden. Noch heute kann man ein Denkmal für die gefalle-nen Soldaten besuchen.Im 2. Weltkrieg schlug der NS Feldmarschall Erwin Rommel sein Quartier inder Villa dei Cedri von Colà di Lazise auf.

DIE VILLENDie über das Land verstreuten Villen waren nicht nur Sommerresidenzen oderJagdschlösser sondern auch der Mittelpunkt wichtiger landwirtschaftlicherBetriebe. Deshalb waren sie mit allen Gebäuden ausgestattet, die für die land-wirtschaftlichen Tätigkeiten notwendig waren. Auch Handwerksbetriebegehörten dazu und machten diese Landgüter zu autarken Lebens- undProduktionsgemeinschaften.

Villa Pignatti Morano di CustozaÜber der Ebene von Villafranca und auf dem Hügel von Custoza erhebt sichdieses Gebäude aus dem 17. Jahrhundert, zu dem eine imposanteMarmortreppe führt, die zu beiden Seiten von Zypressen begrenzt wird.Einschussstellen aus dem Kriegstreiben sind hier noch zu erkennen.

Einst Villa Maffei, heute SigurtàKurz vor dem Dorf Valeggio befindet sich die imposante Villa aus dem 18.Jahrhundert. Sie wurde im klassizistischen Stil von Antonio Maffei erbaut.Wichtigster Anziehungspunkt ist allerdings der viel besuchte Park , der mitseinen 50 Hektar Fläche auch seltene Pflanzenarten aufweist, aber vor allem

eine unvergleichliche Landschaftsgestaltung.Villa Tebaldi – in SalionzeDas Dorf ist durch den Abzug der Hunnen von Attila bekannt. In einer wun-derbaren Lage oberhalb des Mincio befindet sich die Villa aus dem 19.Jahrhundert, zu der auch ein Wehrturm aus dem 14. Jahrhundert gehört. Vonhier aus hat man eine wunderbare Aussicht auf den Fluss und die Burgen vonMozambano und Ponti. Heute sind diese Villen alle noch bewohnt und des-halb für die Besucher nicht zugänglich. Ganz in der Nähe befindet sich inwunderbarer Lage ein Golfplatz mit 18 Bahnen.

Villa MosconiGleich nach dem Dorf Sorgà erhebt sich die Villa Mosconi. Das oft umgebauteGebäude entstand im 16. Jahrhundert, aber das heutige Aussehen geht auf dasEnde des 19. Jahrhunderts zurück. Sehenswert sind die Fassade mit Tympanonund Halbsäulen. Auch die kleine Kirche aus dem 18. Jahrhundert gehört zurVilla.

Villa Da Persico- PoggiIn Affi zu Füssen des Monte Moscal befindet sich die wunderschöne VillaPoggi, die im 18. Jahrhundert und auch später noch erweitert wurde. Sie istein typisches Landgut, das früher eine Seidenraupenzucht beherbergte, sichheute aber zu einem erstklassigen Winzergut entwickelt hat.

Villa Dolci Saladini de MoreschiDie Villa Cordevigo ist ein antiker Landsitz in wunderbarer Umgebung, dieheute ein wichtiges Winzergut geworden ist.

Villa FracastoroAuf dem Gipfel des Monte Moscal sieht sie von weitem wie eine Burg aus. Im16. Jahrhundert wohnte hier der Arzt Girolamo Fracastoro, Gründer dermodernen Pathologie.

Villa die CedriDie in Colà di Lazise gelegen Villa die Cedri präsentiert sich heute in seinerklassizistischen Gestalt, mit einem großen Gewächshaus und einem wunderba-ren Park, den man eher als Botanischen Garten bezeichnen könnte. Dort ent-springt auch eine Thermalquelle, die mit 37 Grad heißem Wasser den kleinenSee füllt. Hier ist heute ein Ferien- und Wellness-Zentrum entstanden.

ALBINO PIONA : DER PHILOSOPH VON CUSTOZABei der kleinen Ortschaft Bella Vista in der Nähe von Custoza, wo diePoebene sich öffnet und den Blick auf die Stadt Mantua freigibt, nahm alles imJahr 1893 seinen Anfang. Vier Generationen leidenschaftlicher Winzer habenden Betrieb zu dem gemacht, was er heute ist. Zu Beginn des letztenJahrhunderts brachte Albino Piona seine Erntefrüchte noch auf den Marktnach Mantua und Verona und auch heute haben seine Nachfahren die Händenicht in den Schoß gelegt. Einige hundert Meter entfernt ist ein neuesGebäude entstanden, um Anlagen auf dem höchsten technologischen Standeinsetzen zu können. Die Weine, die hier gekeltert werden, sind der weißeCustoza DOC “Campo del Selese“, der mit einem Preis auf der Messe Vinitalyausgezeichnet wurde, der Bardolino DOC, Merlot, Corvina, BardolinoChiaretto und der edle Tropfen „Azobè“, ein roter Lagerwein mit schweremund warmen Geschmack anders als der spritzige und frische „Verde“, der sichbesser für die Sommerabende eignet. Als Dessertwein ist dann noch der„Rabitta“ zu empfehlen, eine Trockenbeerenauslese mit fruchtigemHoniggeschmack.

ANTICA LOCANDA MINCIO: EINE KOSTBARKEIT IM HERZENDER GESCHICHTEWie eine Kostbarkeit ist das Borghetto am Mincio zwischen die Wasserläufedes Flusses eingezwängt. Man kann in dem kleinen Dorfkern herumspazierenund sich die Arbeit der Wassermühlen anschauen, die sich seit Jahrhundertendrehen. Schon in der Zeit der Langobarden war hier ein Flussübergang insVeneto und deshalb hatte Borghette eine wichtige strategische Bedeutung. Im

14. Jahrhundert gründeten die Templer hier eine Komturei und eine Herbergefür Pilger. Genau auf diese Zeit geht die Locanda zurück, die in allen histori-schen Urkunden eigens erwähnt wird. Nach den Templern wurde Borghettonoch von vielen anderen beherrscht, aber es hat sich durch die Geschichte hin-durch behaupten können. Man sieht ihr aber die vielen Jahre, die sie auf demBuckel hat, an. 1919 hat Angelo Bertaiola diese Poststation in eine Trattoriaumgewandelt, die noch heute von seinen Kindern und Kindeskindern geführtwird. Sie gehört zu dem Bild von Borghetto wie die berühmten Gäste die hieroft speisen.

WIE DER CUSTOZA IN CAVALCHINA ENTSTANDAuf dem Weingut Cavalchina entstand der gleichnamige Wein, der schon beiden Habsburgern als Weinberg der Güteklasse I und II eingetragen war. Im19. Jahrhundert wüteten hier noch die Kriege um die italienische Einheit.Dort, wo die Strasse zu dem Weingut führt, kann man noch heute einDenkmal sehen, das an die Schlacht von 1866 erinnert. Das WeingutCavalchina wurde Anfang des letzten Jahrhunderts gegründet. Damals wurdehier auch bis 1967 ein guter Grappa gebrannt. Aber wichtig ist, dass hier zumersten Mal der Name Custoza für den aus den Rebsorte Bianca Fernanda,Trebiano und Garganega gekelterten Wein gebraucht wurde. Heute produziertman hier die Weine: Amedeo, Le pergole del sole, den Weiß- und RotweinCustoza - Santa Lucia, La Rosa, Bardolino und Rosè-Weine wie BardolinoChiaretto.

CORTE GARDONI: KOMPETENZ UND ERFOLGIm Südosten der Moränenhügel, zu Füßen des Monte Mamaor, ist der Bodensteinig und arm. Hier in der Nähe von Valeggio sul Mincio befindet sich derWinzerhof Corte Gardoni, der auf seinem 54 Hektar Land nicht nurWeinreben anbaut, sondern auch Obstbäume, Olivenbäume, Wald undFeldfrüchte. Auch wenn die Inhaber dem Namen nach (Piccoli) „klein“ sind,haben sie doch große Ambitionen und die ganze Familie betreibt leidenschaft-lich den Winzerberuf. Aber nicht nur die Kompetenz der Personen auch dasgute Klima ist verantwortlich für das gute Gedeihen der Trauben. Alles hattemit dem Pflanzen der neuen Rebsorten angefangen. Die Corvina-, Rondinella-und Trebianello-Reben sind zwischen die alten Bacca-nera-Reben gesetzt wor-den. Das gleiche ist auch mit der Trebbiano-toscano” und der Garganega-spar-gola-Rebe passiert. Aber die Suche nach immer besserer Qualität führt zu einerimmer geringeren Ausbeute bei der Weinlese. Zwischen den Reben wächstGras, damit das Wasser der Bewässerungsanlage weniger Schaden anrichtetund den Weingärten dadurch das Aussehen eines Parks verleiht

DER LANDSCHAFTSPARK SIGURTÀ: EIN PARADIES AUF ERDENEr gehört zu den fünf schönsten Landschaftsparks der Welt und befindet sichbei Valeggio am Rande der Moränenhügel. Den Namen hat er von dem GrafenGiuseppe Carlo Sigurtà erhalten, der das Weingut 1941 erworben hatte. Dazugehörte damals die aus dem Jahr 1663 stammende und im Palladio-StilerbauteVilla Maffei. Aber da die Böden sehr trocken waren, musste Sigurtàzuerst eine Bewässerungsanlage anlegen. So entstand diese üppigePflanzenwelt. Sein Enkel Enzo hat dann daraus einen Landschaftsparkgemacht, der 1978 eröffnet wurde und heute eines der wichtigstenAusflugsziele der Umgebung darstellt. Aber hier kann man auch noch andereSehenswürdigkeiten bewundern: den „Eremo“, einen kleinen Tempel im goti-schen Stil, das Tal der Ziegen, die Hütte der Hirsche und das Denkmal zuEhren von Carlo Sigurtà. Auf dem „Stein der Jugend“ kann man lesen. „DieJugend ist nicht ein Lebensabschnitt sondern eine Seelenhaltung…man wirdnicht alt, weil man eine bestimmte Anzahl Jahre gelebt hat, sondern weil manirgendwann seine Ideale aufgibt.“ Die horizontale Sonnenuhr „Giulietta eRomeo“ ist ein Werk aus dem Jahr 1992.Sieben Kilometer weit kann man durch den Park fahren oder laufen, auch einekleine Bahn bringt die Gäste an ihr Ziel. Da der Park überall stufenlos Zuganggewährt, können hier auch behinderte Menschen mühelos die Schönheiten derNatur genießen. Der Baumbestand und die Flora sind ausgesprochen abwechs-lungsreich. Eine vier Jahrhunderte alte Eiche mit ihrem enormen Stamm istnur eines der Überraschungen, die der Park zu bieten hat. Kleine Teiche mit

Seerosen und tropischen Pflanzen und vieles mehr. Im englischen Stil angelegtist jedoch sein mediterraner Charakter nicht zu verleugnen.

DIE VILLA PELLEGRINI CIPOLLA: IDEALER ORT FÜR EDLEEVENTSDie von Ignazio Pellgrini 1760 in Castion Veronese erbaute Villa ist heute imBesitz der Gesellschaft Soglia, die dort gehobene Events veranstaltet. Das Hausbildet mit dem schönen Park eine wunderbare Einheit. Anders als die Villendes Veneto will dieses Haus eher Versailles nachahmen. Wenn man aus demDorf Castion kommt, dann gibt ein schmiedeeisernes Tor aus dem 18.Jahrhundert mit zwei Steinfiguren Zugang zu dem Park, in dessen MitteFiguren die Jahreszeiten darstellen, wogegen die Terrasse von vierGötterstatuen geschmückt wird. Im Innern der Villa, die 55 Räume mit denwunderbaren Deckenmalereinen, Fresken, Statuen und antikeEinrichtungsstücken. Im zweiten Stockwerk die Schlafzimmer mit den wunder-baren antiken Fußböden. Das „Soglia Hotel und Resort“ ist eines der wichtigsten Hotelketten Italiensund veranstaltet hier vor allem internationale Kongresse und Meetings.

FACCIOLI: MODERNE WEINE DURCH TRADITIONEnzo Faccioli, der 1969 den Winzerhof in der Nähe von Lazise zu einemmodernen Wein-Unternehmen umbaute, verdankt seinen Erfolg auch den vie-len Generationen vor ihm, die mühsam dieses Land bebaut haben. In den 80erJahren erwarb er dann einen zweiten Hof mit beachtlichen 60 Hektar Land inSona, also im Custoza-Gebiet. Durch seine Kinder wurde das Unternehmennochmals ausgebaut. 2004 wurde eine neue Weinkellerei errichtet, und zwarmit einem modernen Barriquekeller, einem Raum für das Trocknen derTrauben und einem großen Saal für die Weinprobe vom Custoza bis zumBardolino, vom Pinot Grigio bis zum Chardonnay.Nicht zuletzt kann man hier auch übernachten und somit gleich an denThemenabenden über Wein und Küche teilnehmen.

DIE WEINKELLEREI CAORSA: SYMBOL FÜR QUALITÄTDer einflussreichen Winzergenossenschaft Consorzio Agrario LombardoVeneto gehört seit 1987 diese Weinkellerei in Affi. Mit ihren 500 Mitgliedernproduziert sie fast 1200 Doppelzentner Trauben, die auf den 1000 HektarLand heranreifen. Zwei Drittel werden zu dem berühmten Bardolino verarbei-tet. Wenn dieser Wein die Qualitätsbezeichnung UNI ES ISO 9002 erhaltenhat, dann ist es nicht zuletzt der Arbeit dieser Weinkellerei zu verdanken. Eswerden aber auch der weiße Lugana, der Valpolicella, Pinot Grigio, Cabernet,die weiße Trockenbeerenauslese und der Schaumwein Brut hergestellt.Köstlich ist auch das dort gepresste Native Olivenöl, bei dem jede Flaschenummeriert und mit Qualitätssigel versehen ist.

GERARDO CESARI: EIN GROßES WEINGUT MITSPITZENWEINENAlles fing 1936 an, als Gerardo Cesari das Weingut auf der Hügelkette amOstufer des Gardasees erwarb. Seine Weinberge reichen heute von Cavaion bisin die Valpolicella. Hier befindet sich auch eine der Weinkellereien, wo dasTrocknen der Trauben erfolgt und das Keltern des Amarone. Die andereWeinkellerei befindet sich in Cavaion. Hier reifen die Weine in Holzfässernheran. An den Weinstraßen von Bardolino und der Valpolicella wachsen dieverschiedenen Rebsorten: Corvina, Rondinella, Molinara. Die Liebe zum Berufund die jahrzehntelange Erfahrung dieser Winzerfamilie findet man wieder inden Flaschen mit ihren edlen Weinen, wie z.B. den Mara Ripassso ValpolicellaSuperiore und den Recioto della Valpolicella, aber die Spitzenweine sind derBosan 1998 und der Bosco Amarone Valpolicella Doc 2000 mit seiner rubin-roten Farbe und seinem Aroma von Kirsche, Lakritz und Orangenschale.

LE FRAGHE (ERDBEEREN): DAS VERDIENST EINER FRAUEine Leidenschaft für alles, was mit Wein zu tun hat, zeichnet Mathilde Poggiaus. Sie übernahm den Winzerbetrieb von ihren Verwandten im Jahr 1984 undhat den Betrieb seitdem unermüdlich zu dem gemacht, was er heute ist. Die 28Hektar Weingärten, die schon in der Vergangenheit edle Weine hervorgebracht

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

122 123

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 122

Page 5: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

hatten, hat sie neu angelegt und die unökologische Bewässerung der Felderreduziert. Auch die Schädlingsbekämpfung erfolgt nach der integriertenMethode. Die herrliche Weinkellerei ist in einem antiken Hof aus dem 15.Jahrhundert untergebracht. Dort kann man auch den Bardolino, Camporengound Quaiare probieren und viele andere Weine, die hier gekeltert werden.

MONTE DEL FRA: DAS REICH DES CUSTOZADer Name Monte del Fra, Mönchsberg, kommt von dem Kloster, das zwischen1492 und der Zeit Napoleons dieses Land in Besitz hatte. Schon seit dem 17.Jahrhundert wurden hier Weinreben angebaut. Im Osten des Gardasees undmit einem wunderbaren Blick auf die Ebene und die Stadt in der Ferne, zwi-schen Custoza und Sommacampagna, erstrecken sich die 100 HektarWeinreben, die zum großen Teil für die Herstellung des Custoza verwendetwerden. Die Brüder Eligio e Claudio Bonomo gründeten 1958 denWinzerbetrieb, aber erst seit den 80er Jahren wurden sie zu dem, was sieheute sind: ein Betrieb mit Preis gekrönten Spitzenweinen. Die ganze Familieist in dem Unternehmen tätig und jeder einzelne ist stolz auf den gemeinsamerarbeiteten Erfolg. Vor kurzem ist auch ein Weingebiet in der Valpolicelladazugekommen, das mit mehreren Bauernhäusern ausgestattet nach der baldi-gen Restaurierung in Bed & Breakfast umgewandelt werden soll. Dann wer-den auch die Valpolicella-Weine dazu kommen und der Amarone versprichtwieder ein Spitzenwein zu werden.

VILLA MEDICI: DIE ARCHITEKTUR DES WEINSStil besitzt nicht nur die Architektur sondern auch der Wein. Der ArchitektLuigi Caprara, Inhaber des Winzerhofs, hat den Namen von der Villa aus dem18.Jahrhundert übernommen, die inmitten der Weinberge liegt. Nur 6 km ent-fernt, in Sommacampagna, befinden sich in einem Gebäude aus dem Jahr1760, u.z. in den ehemaligen Stallgebäuden, der Weinkeller und derTraubenkeller. Hier kann der Wein in einem wunderbaren Ambiente probiertwerden. Der Passito (Trockenbeerenauslese) ist eines der Spitzenprodukte desBetriebs.Durch die Neuanlegung der Weinberge ist auch ein neues Produkt entstanden,das heute in die ganze Welt exportiert wird.

VILLA POGGI: SPITZENWEINE SEIT 1800Im Jahr 1870 erwarb die Famiglie Poggi die Villa, die schon durch GiuseppeBarbieri restauriert worden war. Der Garten im italienischen Stil wurde ineinen Landschaftspark umgewandelt. Besonders sehenswert im Innern eineMarmorwanne im Bad und eine Bibliothek mit Büchern aus dem 18.Jahrhundert. Im Jahr 1888 wurde hier ein Winzerbetrieb eingerichtet, dessenWeine schon 1892 auf der Landwirtschaftsausstellung ausgezeichnet wurden.Giorgio und Fabia Poggi sind die idealen Gastgeber. Im Saal für denAusschank können ihre Weine probiert werden, angefangen beim BardolinoDOC bis zum Merlot, Garganega und Valpolicella. Auch Öl und Grappa wer-den in der Villa Poggi angeboten.

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

124 125

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 124

Page 6: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

La Val d’Adige

L e V a l l i V e r o n e s i

L’ansa dell’Adige che fluisce sinuosamente verso la Chiusa di Ceraino

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 126

Page 7: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

La Val d’Adige:un’orma verde tra il Monte

Baldo e i Monti Lessini

La Val d’Adige veronese, collocata geograficamente tra il confi-ne regionale Veneto - Tentino Alto Adige e la stretta denomi-nata Chiusa Veneta segue, con andamento Sud-Est Nord-

Ovest, il fiume omonimo per uno sviluppo di circa 20 chilometri.E’ contrassegnata da un fondovalle pianeggiante e da fianchi mon-tani formati da deiezioni rocciose e da conoidi torrentizi che larendono inconfondibile. Il paesaggio è significativamente agrario,ed il vigneto ben si marita con gli ulivi, con gli alberi da frutto e conle fasce di boschi cedui che salgono verso la sommità alpina delVeneto occidentale.Sul finire dell’Ottocento il suolo era una zona di confine e pertan-to legato a tutte quelle servitù di carattere politico-militare cheidentificano le contrade marginali, cioè: scarsità di strutture artigia-nali ed industriali, viabilità strettamente controllata, bassa densitàabitativa, forte presenza dello Stato.In tali contingenze le attivitàeconomiche non potevano che essere di tipo primario; nella fatti-specie rivolte all’agricoltura, all’allevamento del bestiame e allosfruttamento dei boschi.Accanto a questi modelli di utilizzazionedelle risorse naturali vi era una certa attività di ristorazione edalberghiera, stimolata vuoi dall’indole stessa di posto di confine,vuoi dalla vicinanza del santuario Madonna della Corona.Le attività industriali vere e proprie consistevano in un opificioconciario a Belluno Veronese con un discreto giro di affari, in alcu-ni mulini di torrente per la macinatura dei grani (a Peri, a BellunoVeronese ed a Brentino) ed infine in alcune imprese legateall’estrazione del marmo ed alla produzione di mattoni da opera(Dolcé,Volargne) Non mancavano però certune singolari esperien-ze di attività di tessitura a domicilio che interessarono alcune val-ligiane. Anche nei primi decenni del secolo XX la realtà economi-ca era di mera sussistenza e l’allevamento del bestiame era giusti-ficato da un uso prettamente familiare. La mancanza nella Vald’Adige di uno stimolo alla solidarietà sociale nonché umanaportò ad un impoverimento delle energie più sane e desiderose diaffrancamento soprattutto economico; energie ancora più neces-sarie dopo la conclusione della Grande Guerra che con le suedistruzioni aveva ulteriormente impoverito le campagne.Solo assai lentamente, penetrò nella mentalità collettiva dellapopolazione locale l’idea che soltanto l’unione delle forze contadi-ne più dinamiche poteva rappresentare un momento di riscatto inuna realtà agricola fatta, paradossalmente, di grandi fatiche e dialtrettanto grandi insoddisfacenti risultati.Durante il ventennio fascista, l’economia e la società della Vallenon subirono quelle profonde modificazioni che il Regime avevapreannunziato e sbandierato fin dalla sua presa di potere. Lamodernizzazione dei macchinari agricoli non ebbe in Val d’Adigepratica attuazione e l’andamento della vita contadina continuòcon le pulsazioni di sempre. In effetti, per una vera rivoluzioneagraria che avrebbe fatto uscire la zona da un Medioevo culturale,sociale, economico e perfino alimentare, bisognerà attendere iprimi anni sessanta.Solo dopo la seconda guerra mondiale iniziarono ad affacciarsi leprime novità, che nel complesso trovarono piena maturazionedopo l’avvenuto consolidamento delle neonate istituzioni repub-blicane. In realtà fino dai primissimi anni cinquanta del XX secolo,presero le mosse alcuni tentativi di Caseifici Sociali, destinati a fal-

L e V a l l i V e r o n e s i

129

Tipica casa rurale in Valdadige

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 128

Page 8: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

lire non tanto per la scarsa propensione dei soci a collaborare,quanto perché quasi inavvertitamente era ormai iniziata l’era dellaspecializzazione agricola che non lasciava spazio all’allevamento. Ilconcetto di collaborazione cooperativa, a livello locale fu ripresocon successo nel 1957, allorché iniziò a prendere piede l’idea diuna Cantina Sociale della Val d’Adige Veronese con sede in Rivalta.L’ambizioso progetto, concretizzatosi nel 1959, rappresentò unasvolta fondamentale per tutto il comparto vitivinicolo e in genera-le per tutta l’economia dei tre Comuni vallivi veronesi , quello diDolcè, quello di Rivoli soprattutto con le sue frazioni più a nord diCanale e dei Tessari e quello di Brentino-Belluno.Attualmente, tale realtà aziendale rappresenta un punto di riferi-mento assai significativo e può essere considerata il simbolo del-l’impronta della Valle. I vini che la cantina produce e commercia-lizza, sono una certezza nel mercato nazionale; in particolare ilpinot grigio, l’aureola della produzione, è conosciuto ed affermatoin maniera assai significativa. Strada in questo settore i valligiani nehanno fatta molta!In effetti, nella seconda metà del 1800, nel tratto veronese dellavallata dell’Adige la vite non era certamente preminente rispettoad altre colture e la superficie coltivata superava appena di pocoquella tenuta a granoturco. Ciononostante il vitigno da sempre èstato presente sui suoli vallivi, in particolare sui conoidi di deiezio-ne posti sia sulla sponda destra che su quella sinistra del fiume.Già al tempo dell’antica Roma - Plinio, Catone, Catullo, Virgilio,Strabone, Columella, Marziale, Svetonio e più tardi Cassiodorocelebrarono il vino retico prodotto nelle contrade veronesi e trenti-ne. Risale quasi di certo all’epoca romana il nettare di Bacco, allo-ra detto acinatum, ottenuto conservando l’uva fino a dicembre edin tale mese spremendola senza farne bollire il mosto.Attualmente alcune realtà agricole, riproponendo quel metodo dilavoro, stanno ottenendo prodotti di grande qualità da immetteresul mercato dei vini. In tale logica oggi il paesaggio agrario vallivosta mutando significativamente e, abbandonato il tradizionalesistema del pergolato le aziende agricole, per tutta una serie diragioni, si stanno orientando al filare. La coltivazione della vite invalle oltre un secolo fa, era praticata sostanzialmente in due diffe-renti modi a seconda di dove si metteva a dimora l’arbusto. Così,se il vitigno cresceva tra campi condotti a grano o a granone, eranofilari di orni oppure di ornielli o anche di pali secchi a sostenerefestoni o tirate di tralci; invece sui terreni collinari, ai fianchi deicontrafforti montani, vi erano dei vigneti sistemati a contro spal-liera secondo l’antico sistema toscano, magari perfezionato trami-te l’utilizzo di fili di ferro.In quegli anni le varietà spaziavano dalle comuni Corvina dettaanche Corniola, Rossara, Rossignola, Schiava, Pomella, Moscata, Barbera,Crovetta, Garganega, Lambrusca meglio identificata ai nostri giorni conil termine Enantio, alle meno frequenti Pinot nero, Cabernet e Teinturier.Probabilmente la varietà più diffusa era la Negrara, sovente impie-gata per dare tinta ai vini più chiari, mentre per quel che riguarda-va la peculiarità era sicuramente la Casetta nostrana a farla dapadrona col suo vino grosso, colorito, discreto, dolciastro e ingenere, quasi in tutte le vendemmie, di qualità.Alcune di quelle uve sono giunte in maniera significativa fino anoi; ad esse però se ne sono affiancate altre di interessante segno,

quali il Merlot, il Teroldego, e lo Chardonet. Il territorio denominato Vald’Adige veronese, compreso tra l’anfiteatro morenico di Rivoliveronese e gli omogenei venti chilometri verso Nord- Ovest, findall’antichità ricoprì un ruolo strategico pregnante perché attraver-sato dalle vie di transito tra il centro Europa e la Padania; pertantofu costantemente fortificato e munito da castelli e da forti. Leprime forme di difesa militare di cui restano tracce certe, vuoi ditipo archeologico vuoi di tipo documentario o di entrambi, risa-lenti al pieno Medioevo, furono costruite sul monte di Rivoli laRocca, sulle pendici del monte Pastello a Dolcè el Casteleto, in locali-tà Magnon del Comune di Brentino-Belluno Castel Presina, sulMontarion di Ossenigo el Castel ed a Brentino el Castel.Le opere murarie consistevano in manieri, alcuni imponenti altrimeno, ed in torri di guardia o di custodia per i prodotti della terra;tutti edifici comunque posti sia a difesa di interessi territoriali benprecisi sia in funzione di controllo delle vie di comunicazione, conil fiume Adige in prima posizione.Tra la fine del medioevo e fino all’epoca napoleonica, in piena etàmoderna, svolsero un basilare ruolo di sorveglianza e di doganafluviale due castelli, baluardi della Serenissima: quello della Chiusain territorio comunale di Dolcè, e quello della Corvara o Crovara interritorio comunale di Brentino - Belluno. Posti a una decina di chi-lometri di distanza l’uno dall’altro sulle sponde contrapposte delfiume atesino, i due fortilizi agirono di concerto nel controllo delleimbarcazioni commerciali che scendevano o risalivano la correntedel fiume. Sebbene oggi diroccati, di entrambi restano consistentitracce murarie .Conclusa l’esperienza della dominazione veneta nel 1797, la terradi fondovalle e le sue balze montane furono configurate in modorinnovato per quel che riguarda la dislocazione di fortezze e diopere di difesa.L’Austriaco Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona,dopo la sabauda campagna militare del 1848, su suggerimentotratto dalle riflessioni del maresciallo Radetzki, diede corso allaprogettazione ed all’esecuzione delle costruzioni militari, benquattro, che dominano e arginano l’imbocco Sud della valledell’Adige. La loro poligonale di base poco si discosta dalla tipolo-gia classica dei forti costruiti in quel periodo, in muro e terra conle rampe per le artiglierie in barbetta. Il più interessante della seriee anche quello più visibile e identificabile vuoi per la sua originaleimpronta a chiocciola vuoi per la sua collocazione, è forteWohlghemuth sito nelle immediate vicinanze del paese di Rivoliveronese.Di rimpetto a tale costruzione, sulla riva contraria dell’Adige, furo-no innalzati gli altri tre manufatti di simile tenore, forte Hlawaty suun’altura sopra il borgo di Ceraino, forte Mollynari presso l’abitatodi Monte e la Tagliata all’interno della Chiusa veneta, edificata alposto del già segnalato castello della Chiusa innalzato in epoca sca-ligero-veneziana. Dopo il 1866 gli edifici militari passarono inmano italiana e furono inseriti, non senza un opportuno lavorod’adattamento ed ammodernamento, nel sistema difensivo deno-minato Linea delle Alpi.Parallelamente alle opere di riorganizzazione sui quattro capisaldiex-austriaci, tra il 1870 e la fine del secolo scorso, il Regio GenioMilitare Italiano progettò e fece erigere altri immobili vere e pro-

prie cittadelle fortificate, nella parte conclusiva della vallata.Sulla destra idrografica del fiume fu costruito forte San Marco,assieme alla Tagliata di Canale nelle adiacenze dell’omonimo abita-to e forte Cimo Grande a cavallo del confine comunale tra CaprinoVeronese e Brentino-Belluno; sulla sinistra Adige fu messo in can-tiere forte Masua sopra la borgata di Dolcè.Questi forti, che hanno dato ispirazione e vita al marchio “Terra dei

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

130 131

Forti”, del quale si fregiano in particolare le Aziende vitivinicole,sono assai visibili per chi transita lungo le arterie della valle e signi-ficativamente espressivi dell’abbinamento territorio – localizzazio-ne; in effetti le poderose strutture, poste un attimo prima chel’Adige imbocchi la strada della pianura Padana, sono la costanteche rende, senza incertezza alcuna,particolarmente vivida questaterra.

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 130

Page 9: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

Grappoli d’uva posti all’appassimentoappesi catena verticale

Pagina a fianco in alto: un antico vigneto a pergola

Pagina a fianco in basso: geometrici filari di vigneti in una perfetta distesa panoramica di fondovalle

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 132

Page 10: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

Un tratto dell’Adice nella zona tra Peri ed Avio

Pagina a fianco in basso: vignero in autunno dopo la vendemmia

Pagina a fianco in alto: panorama da Villa Guerrieri Gonzaga

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 134

Page 11: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

Grissinificio Zorzi

Brentino Belluno è il primo comune veronese che s’incontraprovenendo dal Trentino, l’antico confine è segnalato da uncippo veneziano-austriaco datato 1754. L’Adige vi scorre in

un paesaggio silvano, quietamente immobile, tra una corona roc-ciosa declinante sull’anfiteatro collinare di Rivoli che si adagia sullago. La zona, disseminata di vigne e cantine, confina con il Garda.Fin dal cuore del Medioevo era presente la viticoltura e vinum albumet vinum rubrum erano trasportati su zattere dalla corrente dell’Adigeverso i mercati della pianura. La Valdadige, per chi viene da nordè la porta d’ingresso verso la solarità della pianura e, al contrario,l’ultimo paesaggio temperato per chi entra nel clima continentale ealpino che porta in Germania.Nel corso dei secoli, castelli e fortezze furono costruiti per salva-guardare il luogo strategico della valle, dove il fiume conclude il suopercorso alpino per immettersi nella pianura veneta. Infatti laValdadige ha il sottotitolo di Terra dei Forti, dai quali, peraltro, nonfu mai sparato un colpo di cannone.In questo contesto di autentica naturalità, esiste un’azienda, laZorzi, che rappresenta emblematicamente la produzione artigiana-le, sfornando grissini con procedimenti tradizionali e materie primedi qualità. Nata nel 1960, conserva quella “sapienza delle mani”incarnata in una lavorazione lunga e paziente, preceduta dalla scel-ta degli ingredienti come le farine ad alto contenuto di proteine el’olio extravergine ottenuto da olive di varietà nocellara. Con que-

ste premesse, i grissini non possono che essere gustosi, fragranti,appetibili, serviti sulle tavole di ogni giorno, in famiglia e nell’altaristorazione.

L e V a l l i V e r o n e s i

137

Cantina Cooperativa Valdadige

Nel 1253 lo «Statuto di Peri» minacciava sanzioni per chiavesse danneggiato «La Vinèa», la vite. Nel 1406 - durante ilgoverno della Serenissima - alcuni editti prescrivevano «la

coltivazione ordinata delle viti». Area viticola da sempre, laValdadige - regione di confine e di comunicazione tra ilMediterraneo e il Nord Europa, percorsa continuamente da eserci-ti e teatro di molte battaglie per il controllo della «chiusa diCeraino», luogo di facile difesa - è un paradiso di vigneti stesi sullearee precollinari dell’anfiteatro morenico glaciale dell’Adige, colma-to di sabbie porfidiche e granitiche scese dai monti che fiancheg-giano il lago di Garda.È in quest’area - divisa amministrativamente tra i comuni diBrentino Belluno, Dolcè e Rivoli Veronese - che opera la Cantina

Valdadige, una società cooperativa che conta oltre duecento soci.Fondata nel 1957, la Cantina è stata parte integrante dell’ampio pro-getto di qualificazione e di specializzazione dei vigneti che ha por-tato prima all’iscrizione nell’elenco CEE dei vini di qualità e poi alriconoscimento della Denominazione di Origine ControllataValdadige nel 1975.I rossi e bianchi Valdadige e Vallagarina sono le linee produttiveprincipali, il frutto di un lungo e appassionato lavoro sulle viti,molte di esse di vita ultracentenaria, e in cantina.Le uve, vendemmiate a mano, a perfetta maturazione, vengonopigiate, lavorate e affinate in cantina, applicando tecnologie moder-ne, ma rispettose dei principi tradizionali, per ottenere prodotti diassoluta genuinità.

V i l l e V a l l i V i n i

136

I grissini Zorzi impastati tradizionalmente a mano

Un Balcone sull’Adige tra i vigneti La magnifica sede della cantina in riva all’Adige, coronata dalle maestose montagne

Ristorante Alla Corte:saper trasmettere antichi sapori

tra l’arte e la fantasia

L’arte in cucina è la prerogativa di chef dalla fantasia fervida ecostruttiva, ma anche dotati di preparazione e passione fuoridal comune, perché oltretutto fare cucina è una fatica, un

impegno, un atto di responsabilità, una continua ricerca, una laten-te sensazione di dubbi e di domande: le risposte si avranno solo altavolo del cliente, solo dal suo compiacimento, dal grado di felicitàche ha potuto ricevere assaporando, gustando,godendo quanto gliè stato preparato.Il ristorante Alla Corte è un capolinea, li vi si giunge direttamentedal confine trentino, li vi si giunge quale confine veronese. Ed iCristini, avveduti gestori di questo avamposto dell’enogastronomiaveronese- trentina, hanno saputo adeguarsi al meglio nel presenta-re i menu stagionali dosati e miscelati all’insegna delle tradizioniinterprovinciali, lontane tra loro, ma riavvicinate dalla ricercatezzadelle specialità presenti in cucina Alla Corte, tanto da poter defini-re questo riuscito connubio la cucina della…Terradeiforti .Un arricchimento quindi del variegato menu che premia le fatiche,non solo con il consenso degli avventori, ma anche dal riconosci-mento generale che pone il ristorante al primo posto nella stati-stica delle realtà vallive. Il locale è ben strutturato in uno storico

palazzo del primo ottocento, con sale caratteristiche e diversifica-te con soffitti a volto a cassettoni o a travi a vista.Chef è l’espertoRinaldo Baraldi, coadiuvato da Enrico Magagnotti e da mammaLoredana, mentre Lisa, Federica e Marco servono in sala, e il patronRoberto si occupa dei vini.

Un intimo angolino del ristorante

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 136

Page 12: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

L e V a l l i V e r o n e s i

139

Tenuta San Leonardo:la valle incantata dove

tramonta la Lessina

E’ storia millenaria, natura primitiva o trasformata con rispet-to, dove vivono un centinaio di camosci, una ventina di gros-si cinghiali, lupi, volpi, cervi e vegetano piante secolari. La

produzione vinicola, pluridecorata a livello internazionale, risalenel tempo fino alle testimonianze di coltivazioni altomedioevali.Ma non è un vino per tutte le annate. Tale è la cura riservata al SanLeonardo, che vede la luce solo nelle annate migliori (non è statoprodotto nel 1984 - 1989 - 1992 - 1998 - 2002), a conferma di unascrupolosa ricerca della qualità, suggellata dai numerosi riconosci-menti ottenuti. Lo stile della tenuta è riassunto in modo emblema-tico dal marchese Carlo Guerrieri Gonzaga: “La terra è l’anima delnostro mestiere”.Anima antica se nel 1215, attorno ad un preesistente luogo didevozione, nacquero un monastero ed un ospizio dell’ Ordine deiFrati Crociferi, contornato da ampie estensioni di campi e boschi.Tutto questo è San Leonardo in Sarnis, posto sulla riva sinistradell’Adige, che scorre tracciando anse tra le distese dei vigneti. Latenuta di oggi, con i suoi 300 ettari, corrisponde al fondo di untempo e i marchesi Guerrieri Gonzaga, proprietari e viticoltori sindal 1700, ne proseguono la storia. L’azienda ha l’aspetto di un borgocintato da mura. Prezioso il museo, custode di una secolare cultu-ra materiale del luogo: ricavato in antichi granai, ospita l’interessan-te collezione di oggetti della civiltà contadina, tratti dal lavoro deicampi e dalla viticoltura. Notevole la raccolta archivistica, uno spac-cato di storia che risale ad oltre cinque secoli fa. Le decine di etta-ri non coltivati, una foresta che si arrampica sulle rocce dei montiLessini, sono il parco naturale frequentato da cervi, caprioli, camo-sci, cinghiali, lepri, volpi, lupi e talvolta si è visto anche l’orso bruno.Chi vive nel borgo afferma con compiacimento che gli sembra divivere in una “valle incantata”.

V i l l e V a l l i V i n i

138

Il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga tra le sue amate botti

Passeggiata tra i vigneti dello staff direzionale della tenuta San Leonardo: in primo piano il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga figlio di Carlo

Alcune sale del ricchissimo museo d’arte contadina con esposti attrezzi tutti rigorosamente tramandati e conservati dal casato dei marchesi Guerrieri Gonzaga

In basso: particolare dei caseggiati rurali adibiti a sede direzionale

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 138

Page 13: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

141

Pagina a fianco: la villa stile liberty immersa nei magnifici vigneti e protettadalle misteriose estreme pendici della Lessinia

Collezione dei trattori antichi usati nel tempo alla tenuta San Leonardo

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 140

Page 14: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

antico vitigno autoctono della Vallagarina, che sopravvive ancoranei comuni di Dolcè, Ala e Avio. Albino Armani è stato l`arteficedella riscoperta e dell`accreditamento di una varietà da alcuni defi-nita ‘preistorica’. Oggi ne rimangono in coltivazione circa 15 ettari.Questo vitigno è classificato tra le varietà in via d`estinzione: solodal 2002 si è potuta introdurre tra le varietà ammesse alla coltiva-zione poiché prima risultava sconosciuta.

L e V a l l i V e r o n e s i

143

Forti per tradizione

Sedici cantine e ottocento produttori. Sono questi i numeri delmarchio “Terra dei forti”, un marchio che si identifica con unamicroarea della Valdadige comprendente l’area collinare dei

comuni di Rivoli Veronese, Brentino Belluno, Dolcè e Avio, per untotale di superficie di oltre mille ettari.L’impegno unanime è stato, fin dall’inizio, quello di garantire che laDoc “Valdadige Terradeiforti” contraddistinguesse esclusivamentevini di alta qualità, prodotti con uve autoctone o ormai “storiche”del territorio.L’Enantio, il più importante vitigno autoctono a bacca nera della“Terradeiforti”; il Pinot Grigio, vitigno celebre e coltivato in Valdadigeda oltre quarant’anni e il Casetta – chiamato “Foja Tonda” dai conta-dini, per distinguerlo dall’Enantio a foglia frastagliata – un vitignoautoctono recuperato e salvato dall’estinzione da Albino Armani.Una varietà e qualità vinicola che esalta i valori, ma anche i sapori

di questa terra sospesa tra Veneto e Trentino, dove anche le tradi-zioni gastronomiche si contaminano e confondono, dando vita auna cucina che non annoia mai, dove gli gnocchi di patate posso-no tranquillamente convivere con canederli o carne salata. E tuttoquesto in continuità con la storia di una regione che, fin dall’epocaromana, costituiva la principale via di comunicazione tra il mondomediterraneo e il mondo alpino.Tra le aziende vitivinicole che operano nella Terradeiforti ci paregiusto citare oltre alla Cantina Valdadige e Albino Armani, anche ilConsorzio di Tutela, Al Molino, Bongiovanni, Marco Borghetti,Giuseppe Cristini, Vetrari, La Prebenda, Roeno,Maso Roveri, RenatoScala, Cantina Sociale di Avio, Roccapia, tutte aziende di prestigio,che curano la vigna e la cantina con assoluta serietà, ottenendoottimi prodotti in armonia con la passione e la professionalità cheaffondano le proprie radici in antiche tradizioni.

V i l l e V a l l i V i n i

142

Il vino Casetta di Albino Armani

Gli Armani operano in Vallagarina- quella striscia di terra checollega il Trentino al Veneto lungo l’A22 del Brennero- sindal lontano 1440, come si evince da un atto di compraven-

dita registrato presso l’archivio di Stato di Trento. Nel 1607 SimoneArmani lascia in eredità al figlio Domenico i primi appezzamenticon arbori e vigne. Da qui inizia la storia dell’amore per la vite dellafamiglia Armani. A capo dell’azienda agricola vi è oggi Albino, ilquale possiede un enorme vigneto che va dalle rive dell’Adige sinoal limitare dei boschi, tra le fortificazioni ed i castelli della Terra deiForti. I terreni si estendono nel comune di Dolcè, la cui cantina è ilvero centro aziendale: è stata da poco ampliata per realizzare unazona di raccolta delle uve con sistemi di pigiatura differenti. Qui èpossibile degustare i vini assieme ai piatti della tradizione prepara-ti dagli chef dell’azienda. Il punto di forza della “Armani”, oltre alrosso Corvara, è senz’ombra di dubbio il Vino Foja Tonda, o Casetta,

Il forte Wohlghemuth di Rivoliche domina la Valdadige

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 142

Page 15: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

Il Poggio: dove la cucina d’albergo è diventata

protagonista

Dopo un lungo tirocinio tra i fornelli di almeno una mezzadozzina di cinque stelle, l’ancora giovane chef GianlucaVignati approda al Park Hotel di Affi, e non a caso, perché il

Gruppo Soglia si “coccolava” Gianluca già da parecchio tempo, met-tendo alla prova la sua professionalità e creatività in alcuni Hoteldella propria catena nazionale.Ed è subito successo: Gianluca dimostra di saperci veramente fare,tira fuori tutta la sua passione, che si trascina sin da quand’erabambino e pasticciava esperimenti nella cucina di casa,dà sfogo allasua creatività, mette in pratica quanto di meglio ha imparato dachef del calibro di Adelio Sironi, e garantisce alla ristorazione deiSoglia una cucina di piena soddisfazione. Il ristorante ha una sobriaeleganza, incorniciato dalla atmosfera di fermento quotidiano chetrasmettono le hall dell’hotel, e da una moderna fontana che glitrasmette dalla grande vetrata la freschezza del “poggio”. I menù,sempre nuovi,danno subito l’idea della ricercatezza e fantasia con iquali sono curati, ma poi assaggiando e degustando, si può goderedella loro semplicità ed armonia. Per esempio un antipasto con“sformatino di ricotta e porcini alla crema di cipollotto e scaglie ditartufo”, un primo di “risotto al prosecco e mela verde”, un secon-do “controfiletto bardato con lardo e aceto balsamico con verdureglassate” e un “tortino tiepido ai marroni “, potrebbe essere un pran-zo davvero indovinato, ma lo chef di certo avrebbe da suggerirealmeno altre 10 soluzioni diverse. Il gusto è servito!

145

V i l l e V a l l i V i n i

144

L e V a l l i V e r o n e s i

Iil vino Enantio

L’Enantio è il più importante vitigno a bacca nera della Terra deiForti. E’ soprattutto un vitigno autoctono, orgoglio dei vignaio-li locali, forse l’unico che ha avuto la sua culla proprio in que-

sta terra. Ricerche effettuate recentemente dimostrano chel’Enantio ha forti legami filogenetici con viti selvatiche trovate neiboschi della valle. Questo dimostra che il vitigno proviene diretta-mente da questi progenitori e che è quindi da escludere la sua pro-venienza dall’Oriente. Si tratta quindi di un vitigno nato in locoalcuni millenni fa! L’Enantio gode del favore dei viticoltori per la suarusticità e l’ampia adattabilità alla diversa natura dei terreni, purchéprevalentemente calcarei. E’ nota, inoltre, la particolare resistenzaagli attacchi parassitari e ai freddi invernali. Un passato glorioso. Ilnome “Enantio” si trova citato in Plinio, storico romano del I secolod.c. che, scrivendo di viti selvatiche e coltivate, affermava: “La bru-sca: hoc est vitis silvestris, quod vocatur oenanthium” e vale a dire“. è una vite selvatica chiamata enantio” . Bacci, nella sua “Storianaturale dei vini”, edita a Roma nel 1596 (Vol. VI), parlando dei viniottenuti in valdadige (agro tridentino) affermava che in queste terreveniva prodotta l’uva “labrusca” dalla quale derivavano i vini enan-

tini. Ricerche svelano che da essa si ottenevano ottimi vini rossi,vini tanto importanti e longevi che con l’apertura del valico delBrennero, avvenuta nel 1867, erano esportati verso il centroEuropa. Alcune viti hanno più di 100 anni e sono sopravvissuteindenni alla fillossera, che ha devastato i vigneti europei negli annia cavallo tra l’ottocento e il novecento. La prima cosa che colpiscedi questi vini è l’impatto visivo; sono di un colore rosso rubinomolto intenso, che viene mantenuto anche con l’invecchiamento.Si tratta di prodotti piacevoli ed emozionanti, ben equilibrati e dibuona struttura. Fino a poco tempo fa la produzione enologicalocale era quasi totalmente destinata ai vini da taglio; ciò spiega,peraltro, la poca conoscenza che si ha del vitigno. I vini di Enantiorisultano essere particolarmente ricchi di resveratrolo, sostanzaantiossidante molto importante per la prevenzione di cardiopatie,arteriosclerosi e trombosi. L’ Enantio è un vino di corpo, i cui tan-nini sono in equilibrio con i sapori caldi e leggermente speziati.Gliabbinamenti tradizionali sono con i piatti a base di selvaggina, concarne alla brace, con i brasati, con la “pastisada de caval” e con i for-maggi stagionati, come il Monte Veronese d’allevo.

Ilvino

La fontana che impera nell’atrio e dona sensazioni di freschezzaanche alle sale interne del ristorante, sotto rappresentato

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 144

Page 16: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

VAL D’ADIGE: A GREEN MARK BETWEEN MONTE BALDO ANDTHE LESSINI MOUNTAINSGeographically, the Veronese Adige Valley comprises the territory that startingfrom the morainic amphitheatre of Rivoli Veronese, and the narrows calledChiusa Veneta, stretches northwards along the River Adige for twenty kilo-meters, as far as the regional boundary between Veneto and Trentino AltoAdige. It is characterised by a flat thalweg and by mountain slopes, made ofrock alluvium and torrential cones which cause it to be unmistakable. Thelandscape is significantly agrarian and the vineyards are well-combined witholive trees, fruit trees and the strips of coppice that climb towards the alpinesummits of the western Veneto region.Around the end of the nineteenth century the territory was a borderland, thusit was tied to all those political and military constraints identifying marginalareas, such as : scarcity of craft and industrial facilities, a strictly controlledroad network, low population density and strong government presence.In such a scenario all economic activities could only be of the primary type; inthe case in point, they were aimed at agriculture, cattle breeding and theexploitation of woods. Besides these models of natural resources’ use, there were some restaurant andhotel activities, stimulated by the very fact that the place was a borderland andby its proximity to the sanctuary of Madonna della Corona.The actual industrial activities consisted in a quite profitable tan factory inBelluno Veronese; in a few flour mills (in Peri, Belluno Veronese andBrentino); and finally in some firms dedicated to the extraction of marble andthe production of bricks (in Dolce’ and Volargne). During the first decades of the twentieth century the economic activity wasstill at a pure subsistence level, while cattle breeding was justified by a strictlyfamiliar use. The lack of an incentive towards social and human solidarity inthe Veronese territory of the Val d’Adige led to an impoverishment in thehealthiest energies of economic improvement.

Only after World War II would the first novelties start to surface which, how-ever, matured fully only some time after the consolidation of the new-bornrepublican institutions. The concept of producers’ cooperatives, copied fromthe neighbouring Trentino region, was successfully re-introduced at local levelin 1957, when the idea of a wine producers’ association of the Veronese AdigeValley started taking hold. The ambitious project, which was realized in1959, really represented a fundamental turning point for the entire wine grow-ing sector and, in general, for the entire economy of the three aforementionedVeronese towns in the Adige Valley: Dolce’, Rivoli and Brentino-Belluno.Currently, this business model represents a very significant point of referenceand can be considered as the symbol of the Valley’s mark. The wines that thewine growers association produces and markets are a certainty on the Venetoregional market and beyond; in particular, the pinot grigio, - the productionjewel-, is extremely well-known and established. The people of the valley havecertainly come a long way in this sector! During the second half of 1800, on the Veronese part of the Adige Valleygrapevines were certainly not prominent with respect to other crops, and thearea planted with grapevines barely exceeded the area planted with corn.Nonetheless, vines have always been present in the valley, in particular on thealluvial fans located both on the right and on the left bank of the river. Since the ancient Roman time, the wine produced in the Veronese andTrentino’s areas - called Raethian -, was praised by Pliny, Cato, Catullus,Virgil, Martial, Svetonius and, later, Cassiodorus . The nectar of Bacchus, thencalled acinatum, (obtained by preserving the grapes until December and thenpressing them without making the must boil), almost certainly dates back tothe Romans’ days.Today the agricultural landscape of the valley is changing significantly : theagricultural farms have disused the bower growing method for a whole seriesof reasons, and are increasingly relying on the vine rows. Over a century agothe cultivation of grapevines in the area was substantially carried out in twodifferent ways, depending on where and how the shrub was planted. Thus, ifthe grapevines grew amongst fields that had wheat or corn growing on themthere would be rows of manna ash trees or of stakes to hold up the vine

branches; whereas on the hilly terrain on the sides of the mountain spurs, vine-yards would be grown according to the ancient Tuscan method of espaliertraining, probably perfected through the use of iron wire.In those years the grapevine varieties ranged from the common Corvina (alsocalled Corniola), Rossara, Rossignola, Schiava, Pomella, Moscata, Barbera,Crovetta, Garganega, Lambrusca (today better known as Enantio), to the notso common Pinot nero, Cabernet and Teinturier. The most common varietywas probably the Negrara, often used to give colour to lighter wines. As far aspeculiarity was concerned, it was certainly the local Casetta variety that woulddominate with its thick, vivid, discreet, sweetish wine, which was almostalways of good quality. The grapevine Casetta, also called “foja tonda” (roundleaf), is a prehistoric autochthonous vine in danger of extinction : so far it hasbeen saved by the wine-producing farm of Albino Lucchesi.Some of those grape varieties have significantly survived until present times;however, other interesting varieties have been added to these, such as theMerlot, the Teroldego and the Chardonet. The territory called Veronese Adige Valley has played a strategically significantrole ever since ancient times because the ways of transit between the centre ofEurope and the Padania region cross right through it: thus, this territory wasconstantly fortified and protected with castles and forts. The building work consisted of castles, (some impressive, some others less so),and of towers to guard or to defend the products of the earth : they were allbuildings that would both defend well-defined territorial interests and controlthe ways of communication, with the River Adige at the forefront. Since the end of the Middle Ages and up until Napoleonic times, in full mod-ern era, two castles – bastions of the Serenissima Republic of Venice -, carriedout a fundamental role of surveillance being also fluvial customs posts. Theywere the Chiusa in the district of Dolce’ and the Corvara or Crovara in the dis-trict of Brentino-Belluno. Located approximately ten kilometres away fromone another, on the opposite banks of the River Adige , the two fortalicesworked together at controlling the commercial boats that would go up or downthe river. Although currently in ruins, there are substantial traces left of bothforts’ old walls.After the end of Venetian rule in 1797, the land of the valley thalweg and itsmountain ledges were shaped in a new way as to the location of fortresses anddefensive works. After the 1848 Savoy military campaign, following suggestions from MarshalRadetzki, the Austrian Imperial Office of Fortifications in Verona, plannedand erected the four military buildings that dominate and embank the south-ern entrance of the Adige Valley.The most interesting fort is Fort Wohlgemuth, located in the immediate prox-imity of Rivoli Veronese. Right in front of it, on the opposite bank of theRiver Adige, were erected the other three military buildings: Fort Hlawaty ontop of a hill above the village of Ceraino; Fort Mollynari, in the vicinity ofMonte; and la Tagliata, within the Venetian Chiusa. After 1866 these impres-sive buildings passed into Italian hands and were included in the defensive sys-tem called Line of the Alps. These forts have recently started an identificationbrand called “Land of the Forts” (very visible when travelling along the valleytraffic ways, and a significant expression of the territory-localization combina-tion); indeed, these impressive buildings, located just before where the AdigeRiver flows towards the Po Valley, are the constant element that undoubtedlymakes this land particularly vivid.

CO-OPERATIVE VAL D’ADIGEIn 1253, the Peri statute fined people who damaged the Vinèa, the vineyards.In 1406, under the Serenissima, regulations ordered a well -organised farmingof the vineyard. This passage between the Mediterranean and NorthernEurope, the Valdadige, is a heaven of vineyards on the morainic hills of theriver Adige, rich in granite-porphyry sands which come from the mountainsaround Lake Garda. This area, border between the provinces of BrentinoBelluno, Dolcé and Rivoli Veronese, is home to the Cantina Valdadige with itstwo hundred members. Since 1957 the cantina has obtained qualifications forits vineyards such as the CEE qualification, in 1937, and the D.O.C. Valdadigemark in 1975. Its main products are the red and white wines Valdadige and

Vallagarina. The grapes, hand-vintaged, are squeezed, processed and refined inits cellars. Modern techniques and traditional principles blend to create verygood and genuine products.

BREAD-STICK BAKERY ZORZIBrentino Belluno is the first village in Veneto one meets coming fromTrentino. The border is marked by an Austrian-Venetian landmark dated1754. This area is rich in vineyards and wineries and extends to Lake Garda.Valdadige is in between the sunny Pianura Padana and colder northern tem-peratures. Castles and fortresses were built to safeguard the valley from attack.Zorzi’s premises are here, in this beautiful environment. Tradition and qualityof raw materials are the keys for these bread-sticks’ success. Since 1960 theyhave been baking with the best flour, which is rich in protein, and nocellaraolive-oil. This is where Zorzi’s tasty grissini stem from.

RESTAURANT ALLA CORTE: ANTIQUE FLAVOURS IN ARTISTICFANTASYCreative chefs cannot do without art in the kitchen and their art is a continuedresearch to please their guests’ palates. This is the philosophy of Restaurant LaCorte, where the Cristinis have created menus which merge both the Veroneseand the Trentine traditions. This restaurant is located in a 1800s building,with characteristic dining rooms. The Chef is Rinaldo Baraldi, helped byEnrico Manganotti and Loredana. Lisa Federica and Marco take good care oftheir guests as master Roberto deals with the wines.

ESTATE SAN LEONARDO: THE ENCHANTED VALLEY WHERELESSINIA ENDS.This wild primitive nature welcomes a hundred deer, twenty wild bears,wolves, foxes, centenarian plants and even some bears. Its wine productiongoes a long way back, but not all years are good for San Leonardo, it was infact not produced in 1984 - 1989 - 1992 - 1998 – 2002. San Leonardo in Sarnisstands on the left side of the river Adige and embraces 300 hectares. The com-pany looks like a little hamlet surrounded by walls. There is also a museum,where it is possible to see objects related to the peasant culture. It also containsarchives which go back to 1500s. Dozens of unfarmed hectares are home todeer, hares, foxes and wolves and even some brown bears. Those who live heresay that it is like living in an enchanted valley.

ALBINO ARMANI’S CASETTAThe Armani family have lived in Vallagarina, a strip of land which connectsTrentino to Veneto, since 1440. This family’s passion for wine goes back to1607 when Simone Armani left to his son Domenico some land and vineyardsas inheritance. Today the company, in Dolcé, is run by Albino. Their fortesare Corvara, Foja Tonda and Casetta. This last is a discover of Albino’s, but isnot widely farmed (15 hectares only) as land has been left for more requestedqualities.

IL POGGIOGianluca Vignati is the chef at Park Hotel in Affi. He is a very successful cookwho has trained in the best restaurants all over the world and with the bestchefs, such as Adelio Sironi. The restaurant is very elegant and the menus arealways new and particular. These dishes are the result of an accurate researchwhich is refined in all details. His meals are many and all very interesting anddelicious.

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

146 147

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 146

Page 17: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

WEIN AUS DEM ITALIENISCHEN „BURGENLAND“Die Qualitätsmarke “Terra dei Forti” bekommt ihren Namen nach dem klei-nen Gebiet an der Etsch, zu dem die Ortschaften Rivoli Veronese, BrentinoBelluno, Dolcè und Avio gehören. Die 800 Winzer in 16 Weinkellereien die-ser Gegend hatten sich zum Ziel gesetzt, nur aus den einheimischen Traubenihre Qualitätsweine zu produzieren.Die Rebsorte Enantio ist eine schwarze Traube; die Pinot-Rebe und dieCasetta wurden von Albino Armani noch im letzten Augenblick vor demAussterben bewahrt.Die Gastronomie hat ebenfalls ganz eigene Spezialitäten aufzuweisen wie z.B.die Kartoffelklöse oder die aus Brot zubereiteten Knödel und das gepökelteFleisch.Von den renomierten Weinkellereien sind im Besonderen einige Namen zunennen: Cantina Valdadige, Albino Armani, Al Molino, Bongiovanni, MarcoBorghetti, Giuseppe Cristini, Vetrari, La Prebenda, Roeno, Maso Roveri,Renato Scala, Cantina Sociale di Avio und Roccapia.

DER NOVELLO: EIN JUNGER HEURIGER INTERNATIONALENFORMATSErst heute spricht man vom Novello, also dem Heurigen. Früher wurde derWein so bald wie möglich verkauft. Noch im 17. Jahrhundert besaßen die mei-sten Winzer in der Region um Paris keinen Weinkeller, auch nicht in derChampagne. Das war nicht nötig. Erst seit dem letzten Jahrhundert werden dieWeine in Flaschen abgefüllt und auch im Weinkeller gelagert. Um dieEinführung des Novello ranken sich viele Legenden. Eine spricht von französi-schen Wissenschaftlern, die eine Methode gesucht hatten, um die Trauben solange wie möglich frisch zu halten. Man versuchte es bei Null Grad und mit Hilfe der Kohlensäure. Aber nachzwei Monaten bemerkten sie, dass die Trauben sich in eine prickelndeFlüssigkeit verwandelt hatten. Da man die Trauben nicht mehr verkaufenkonnte, kelterte man sie und es entstand ein sehr angenehmer Wein. InFrankreich nennt man den Novello „vins en primeur“. Der erste so entstandene Wein war der Beaujolais Nouveau. Auch in Italien istdie Produktion des Novello ständig angestiegen. Seine Merkmale sind: lebhafte Farbe und fast völliges Fehlen der Gerbsäure,wodurch er bekömmlicher wird.Der Novello trinkt sich gut zu den verschiedensten Gerichten und auch außer-halb der Mahlzeiten. Man sollte ihn nicht vor 6 und nicht nach 12 Monatentrinken.

GRISSINIFICIO-ZORZI: EINE BÄCKEREI BESONDERER ARTWenn man von der Region Trient ins Veneto kommt, trifft man gleich aufBrentino Belluno an der Etsch. Hier breiten sich zu allen Seiten Weingärten aus. Schon seit dem Mittelalter wird hier Wein gekeltert.Das Etschtal ist ein Übergang zwischen dem Alpengebiet und der sonnen-durchfluteten Tiefebene. Nicht umsonst stehen die vielen Wehrburgen auf denBergen, um diese strategische Stelle zu bewachen. Es wird auch das Land der Befestigungsanlagen genannt, obwohl hier nie einKanonenschuss abgefeuert wurde.In dieser schönen Umgebung ist die Bäckerei Zorzi seit 1960 zuhause, die einSymbol für die lokale Handwerkstradition ist. Hier werden die berühmten italienischen Brotstangen (Grissini) gebacken, zudenen nur die feinsten Zutaten, wie z. B. Olivenöl, verwendet werden. DieGrissinis dürfen auf keiner Tafel fehlen. Sie sind knusprig, zergehen auf derZunge und haben ein ganz besonderes feines Aroma.

TENUTA SAN LEONARDO: DAS TAL DES SONNENUNTERGANGSSchon im Spätmittelalter wurde hier Wein gekeltert. Das Weingut ist umgebenvon unberührter Natur, in der sich Tiere aller Art, vom Reh bis zum Fuchs,tummeln. Der hier hergestellte Spitzenwein gelingt nicht immer. Nur dieausgesprochenen Weinjahre finden ihren Niederschlag in diesen auserlesenenTropfen. Der Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga ist der Besitzer diesesWinzerguts, das seine Familie seit 1700 bewirtschaftet.1215 entstanden hier, umgeben von Wäldern und Feldern, ein Kloster und

ein Hospiz, das heute auf dem linken Etschufer liegende San Leonardo inSarnis. Es sieht eher wie eine Burg, die von Befestigungsmauern umgeben ist,aus. In seinem Museum werden all die Kostbarkeiten der Vergangenheit aufbe-wahrt. Auch ein Archiv sammelt 5 Jahrhunderte Lokalgeschichte. Hier in derLessinia soll auch schon ein Braunbär gesehen worden sein. Und wer hierwohnt, fühlt sich wie in einem Zauberwald.

DER CASETTA: EIN ALTER WEIN IN NEUER GESTALTSchon seit dem Jahr 1440 lebt die Familie Armani in dem Dorf Vallagarinazwischen der Region Trient und dem Veneto, aber erst seit 1607 beginnt dortder Weinanbau. Das Unternehmen wird heute von Albino geleitet und seineWeinberge reichen von den Ufern der Etsch bis zu Wäldern unterhalb derBefestigungsanlagen dieses „Burgenlandes“, und bis in die Ortschaft Dolcé, wosich die Weinkellerei und der Hauptsitz des Winzerguts befindet. Zu einemguten von dem Chefkoch des Guts zubereiteten Gericht kann man hier alleWeine probieren: den Corvara, den Foja Tonda oder den Casetta, einen typi-schen Wein von Vallagarina, der heute nur noch hier gekeltert wird. Es istAlbino Armani zu verdanken, wenn einige „uralte“ Weinsorten wieder ent-deckt worden sind, sie wären sonst von dem Aussterben bedroht gewesen. Erstseit 2002 gehört der Casetta wieder zu den offiziell anerkannten Weinen.

IL POGGIO : EINE HOTELKÜCHE MIT RENOMMEEDer noch junge Küchenchef Gianluca Vignati , Schüler von Adelio Sironi,hatte schon viele Jahre in einem 5-Sterne-Restaurant gedient, als er endlichvon der Soglia-Gruppe in das Park Hotel AFFI gerufen wurde. Der Erfolgblieb nicht aus. In dem eleganten Restaurant mit seinem modernen Brunnenund seiner schönen Aussicht kann man alles, was die Kochkunst geschaffenhat, genießen

DAS RESTAURANT „ALLA CORTE“: ZWISCHEN KUNST UNDPHANTASIEDie Kochkunst ist immer ein Ergebnis von Phantasie und Kompetenz, aberauch eine große Verantwortung und nur die Gäste selbst können die richtigeAntwort geben, wenn sie die Gaumenfreude erleben, die der Küchenchefihnen bereitet hat. Alla Corte ist eine Grenzstation zwischen der Region Trient und der desVeneto und die Familie Cristini hat es geschafft, diese beiden kulinarischenTraditionen glücklich zu verbinden. In einem historischen Palazzo aus dem 19.Jahrhundert untergebracht, befindet man sich in je unterschiedlichen Räumenmit wunderbaren Balken- oder Kassettendecken. Der Küchen-Chef ist hierRinaldo Baraldi, mit Enrico Magagnotti und der Mama Loredana verwöhnensie ihre Gäste.

KELLEREIGENOSSENSCHAFT ETSCHTAL1253 drohte das Statut von Peri Strafen für die Beschädigung von Weinstöckenan. 1406 – unter Venedigs Herrschaft – war ein „geordneter Rebenanbau“Vorschrift. Das Etschtal ist seit jeher umkämpftes Grenzgebiet und gleichzeitigein Paradies für den Wein, denn auf den Moränenhügeln des einstigenEtschgletschers haben sich Erosionssande aus Granit und Porphyr von denumgebenden Bergen angereichert.Der Landstrich zwischen den Gemeinden Brentino Belluno, Dolcè und Rivoliist der Einzugsbereich der Kellereigenossenschaft Etschtal, die über 200Mitglieder zählt. 1957 gegründet, wurde sie zum Vorreiter einer Neuordnung des Weinanbaus,die ihr im Jahr 1975 schließlich die Ernennung zum geschütztenUrsprungsgebiet einbrachte. Hauptmarken sind die Weißweine Valdadige undVallagarina aus zum Teil jahrhundertealten Weingärten. Die Reben werdenvollreif handverlesen und nach modernen Kriterien gekeltert und verfeinert.Das Ergebnis ist ein absolut genuiner, seiner Tradition verpflichteter Wein.

DER WEIN “ENANTIO”Der „Enantio“ ist die wichtigste Rebsorte der Terra dei Forti. Die schwarzeRebe ist als vielleicht einziges wirklich autochthones Produkt der ganze Stolzder lokalen Weinbauern. Neuere Forschungen haben ergeben, dass der

Enantio mit den wildwachsenden Reben in den Wäldern des Tals eng ver-wandt ist – was nichts weniger bedeutet, als dass wir es mit einer Pflanze zutun haben, die seit Jahrtausenden hier beheimatet ist! Sie passt sich vielenBodenarten an, solange diese Kalk enthalten, und ist Kälte- undUngezieferresistent. Man findet den Namen Enantio zuerst bei Pliniuserwähnt, später in einer „Naturgeschichte der Weine“ aus dem 16.Jahrhundert; Im 19. Jahrhundert, unmittelbar nach der Brenner-Öffnung, wirder bereits nach jenseits der Alpen exportiert. Manche Weinstöcke sind überhundert Jahre alt und haben sogar die Weinpest überlebt, die um dieJahrhundertwende ins 20. Jahrhundert in ganz Europa wütete. Der Enantio fällt zunächst durch seine Farbe auf: ein intensives Rubinrot, dassich auch bei längerer Lagerung erhält. Enantio-Weine haben einen besondershohen Gehalt an Resveratrol, einem Antioxidans, das sich bei der Vorbeugungvon Herzkrankheiten, Arteriosklerose und Thrombosen als wirksam erwiesenhat. eine Geschmacksnote ist trocken, doch mit einem warmen, würzigenUnterton. Gewöhnlich trinkt man den Enantio zu Wild, gegrilltem Fleischund dem traditionellen Pferdegulasch; auch zum Bergkäse der Gegend passt ervorzüglich.

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

148 149

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 148

Page 18: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

La Valpolicella

L e V a l l i V e r o n e s i

Bella veduta sul Lago di Garda dalla collina la Grolain Valpolicella

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 150

Page 19: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

Valpolicella storica:la regina delle valli

La Valpolicella, più che una valle, è un ventaglio di piccole valli,digradanti verso sud dai Monti Lessini all’Adige, dalle colline allespalle di Verona al Monte Baldo. Favorita da un ottimo clima,

dalla dolcezza del paesaggio e dalla presenza di diffuse sorgenti d’ac-qua, la Valpolicella è sempre stata intensamente abitata, dai tempi piùremoti, ed è stata scelta a partire dal Rinascimento, come luogo di vil-leggiatura, da numerose famiglie nobiliari veronesi e veneziane, chevi hanno costruito eleganti ville classiche circondate da giardini eparchi.Proprio questo nobile e armonioso equilibrio fra paesaggio agrario,che unisce vigne e olivi, muri a secco e corti rustiche, un serenoambiente naturale, fatto di dolci colline, torrenti, boschi e prati e infi-ne una ricca tradizione storico e artistica con decine di chiese anti-che e altrettante ville venete ne fanno una terra di straordinario fasci-no, un luogo elettivo della cultura italiana.Fin dall’antichità la Valpolicella si è fatta apprezzare per la produzio-ne di vino pregiato e per l’abilità nella lavorazione del marmo e dellapietra, attività che sono ancora oggi alla base dell’economia del ter-ritorio e che si sono conservate adattandosi alle esigenze dei tempinuovi senza perdere le loro preziose peculiarità: anche oggi comeall’epoca dell’imperatore romano Augusto, il vino della Valpolicella èdi grandissimo pregio e ottenuto con l’appassimento delle uve.Ancora oggi il marmo rosso di Verona è apprezzato nel mondo e lapietra in lastre, con cui sono stati costruiti l’Arena di Verona e moltipalazzi veneziani, ha conquistato l’architettura più moderna.Terra ospitale la Valpolicella: un tempo ha accolto nobili signori, poetied artisti e oggi si è dotata diffusamente di strutture alberghiere e diristoro moderne e magnificamente inserite nell’ambiente.

La storia della Valpolicella parte da lontano: risalgono a più di centomila anni fa le prime tracce della presenza e sono state rinvenute alPonte di Veia, mentre di poco posteriore è la frequentazione dellaGrotta di Fumane, abitata , praticamente senza interruzione, per piùdi cinquantamila anni, prima dall’Uomo di Neanderthal, poidall’Homo Sapiens, che vi ha lasciato anche frammenti di pietradipinta di ocra più di trentamila anni fa. Col passaggio dalla cacciaall’agricoltura, cioè dal Paleolitico al Neolitico le tracce si fanno piùdiffuse, ma meno precise: molto ben documentata è invece l’età delBronzo, che vede in Valpolicella una corona di villaggi fortificati sualtura, i cosiddetti castellieri (secondo millennio a. C.). Numerosisono pure i villaggi dell’età del Ferro (primo millennio a. C.), sia nellazona montuosa (in una casetta di pietra nei dintorni di Sant’Annad’Alfaedo, a quasi mille metri sul livello del mare, è stato trovato undeposito di quasi duecento chili di frumento), sia ai piedi delle colli-ne e in prossimità dell’Adige: a Castelrotto, in una casetta nei pressidi una bottega di vasaio, sono stati trovati vinaccioli di vite coltivata,risalenti a circa 2500 anni fa.Nella stessa epoca, e anche durante la dominazione romana, laValpolicella è abitata da una popolazione, gli Arusnati, dotata di unacerta autonomia e di proprie divinità (una dea Lualda, il dio Cuslano,il Sole e la Luna) ignote nel resto della romanità, ma documentate inalcune iscrizioni ritrovate soprattutto a San Giorgio. La produzione eil commercio di vino e di pietre da costruzione erano fiorenti. Sonoemersi resti di due colossali ville del tardo Impero: la parte signoriledi una grande villa, con bei pavimenti a mosaico, a Villa di Negrar e

L e V a l l i V e r o n e s i

153

Bellavista della tenuta Pule Galtarossasul fondo spicca il monte Pastello

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 152

Page 20: Antica Locanda Mincio: un La Cavalchina: gioiello nel ... · bianchi, - Amedeo, Le pergole del sole, Bianco di Custoza e rossi ... perfect neo-classical style by Marquis Antonio Maffei

la parte rustica di un’altra colossale villa fra San Pietro e Fumane:alcuni ambienti hanno un sistema di riscaldamento a ipocausto, evi-dentemente per seccare dei prodotti, quasi certamente per appassi-re l’uva.Passa qualche secolo e al posto dei templi sorgono chiese e cappel-le: a San Giorgio le lapidi votive romane sono riutilizzate come capi-telli o basi di colonne dell’antica chiesa che, come testimonia l’iscri-zione sulle colonnette del ciborio ora collocato sopra l’altare, era giàattiva e ben dotata all’epoca del re longobardo Liutprando (primametà dell’VIII secolo). Ma la continuità col mondo antico è comunea molte altre chiese della zona, chiese che vengono tutte ricostruitedopo il disastroso terremoto del 1117: è un periodo di grande svi-luppo demografico ed economico, tanto che quasi tutti gli insedia-menti di oggi sono già presenti nei documenti del XII secolo e costi-tuiscono una rete di una trentina di piccoli comuni rurali alle preseprima con i signori feudali, quali ad esempio il Monastero di SanZeno, poi col Comune di Verona. Proprio al Comune di Verona sideve il nome Valpolicella: i suoi funzionari venivano in zona nonlungo la strada trentina (l’attuale Statale 12), ma percorrendo versomonte il fiume Adige e sbarcando nel porto di Pol, vicino aPescantina, per recarsi ad amministrare la giustizia civile e a riscuote-re le tasse, nei primi tempi, nella chiesa di Ospedaletto e più avantinel palazzo del Vicariato a San Pietro in Cariano.Col dominio del Comune di Verona si moltiplicano i contatti dellaValpolicella con la città: i personaggi del contado che facevano fortu-na si trasferivano all’interno delle mura cittadine. È il caso diGiovanni Monticoli, proveniente dal castello di Monteclo, che poidiventerà Bure, il capostipite della famiglia Montecchi, quella diRomeo.Riprendono e si intensificano rapidamente la lavorazione e l’espor-tazione di pietra a lastre e di marmo rosso per la costruzione dellecattedrali romaniche: di marmo rosso sono i protiri e le sculture dimolte cattedrali della pianura padana, da Ferrara a Modena, a ReggioEmilia, a Parma, dove pure di marmo rosso della Valpolicella è l’inte-ro Battistero.Anche la produzione del vino appare in ripresa e con un’accentuataattenzione alla qualità: per la riscossione di alcuni affitti e livelli innatura l’abate di San Zeno a metà del XIII secolo chiede uva, ma pro-veniente dalle colline della Valpolicella, la zona ancora oggi di mag-gior pregio.Al dominio del Comune di Verona segue la signoria degli Scaligeri enel 1311 Federico della Scala viene nominato Conte della Valpolicelladal cugino Cangrande della Scala e nei 15 anni seguenti sistemapalazzi in varie località e rinnova e ingrandisce il castello di Marano:nel 1326 è coinvolto in una congiura contro Cangrande che lo esiliaa Genova.Con la crisi e la caduta dei Signori della Scala la Valpolicella come ilresto della provincia passa sotto il dominio dei Visconti per alcunianni, per passare a far parte della Repubblica di Venezia per quasiquattro secoli fino alla caduta della Signoria nel 1797. Fin dai primianni la Valpolicella si dimostra alleato fedele, aiutando la Serenissimanelle guerre con l’impero e con i Visconti. Per questo si guadagna iltitolo di fedelissima e il privilegio di scegliere, fra una rosa di nomi, ilvicario della Valpolicella, un nobile chiamato a rappresentare gli inte-ressi della vallata.

L’età della Serenissima è l’epoca dello sviluppo delle ville venete: nesorgono un centinaio, soprattutto nella fascia pedemontana o sulleprime colline, vicine all’Adige o alle principali strade, ognuna con unbel palazzo signorile, degli ampi rustici, un giardino con fontane econ un brolo (un campo coltivato a vigneto e frutteto) circondato daun alto muro. Talvolta c’è anche la cappella privata, ma con uningresso pubblico e nel Settecento si diffonde la moda dei viali albe-rati, magari di cipressi.Nel frattempo, con la crescita della popolazione, vengono ricostruite,ampliate, elevate ex novo numerose pievi e nascono le parrocchie,cioè ogni chiesa è retta da un curato, pagato dai fedeli stessi. IlVicariato della Valpolicella si è dotato di un proprio palazzo al centrodi san Pietro in Cariano.Intorno al 1630 si abbatte sulla Valpolicella, come su tutta Italia, il ter-ribile flagello della peste, quella raccontata da Alessandro Manzonine I Promessi Sposi: nel giro di un anno muoiono più di metà degliabitanti, lasciando deserti contrade e campagne, tanto che occorreràben più di mezzo secolo per recuperare il livello demografico ed eco-nomico precedente.La fine della Repubblica con la calata in Italia di Napoleone Bonaparteprovoca una pesante crisi nel ceto aristocratico, si affermano nuovefamiglie borghesi di commercianti e finanzieri, ma la vita nelle cam-pagne non cambia. I 30 comuni rurali vengono ridotti a meno di 10e dopo il Congresso di Vienna inizia la dominazione austriaca chenon lascerà grosse tracce nel territorio, se non la costruzione di alcu-ni complessi difensivi intorno alla Chiusa di Ceraino: negli anni ’50,dopo la prima guerra di indipendenza, vengono costruiti, tra gli altrisul letto del fiume e sul versante di Rivoli, i forti di Monte e Cerainoe la strada che li collega.L’Ottocento è un secolo duro per i contadini: i contratti agrari sonopiù pesanti, sono frequenti le annate di carestia e gravi malattie dellavite, del baco da seta, dell’olivo falcidiano i raccolti. L’emigrazionedella seconda metà del secolo interessa, seppure con un certo ritar-do anche la Valpolicella, soprattutto nella fascia più alta, dove lapopolazione era già abituata ad emigrare stagionalmente negli statioltralpe per lavorare nei cantieri edili, o nelle miniere.Nelle proprietà più grandi comincia a diffondersi, accanto alla tradi-zionale e prevalente pratica del seminativo alberato e vitato, il vigne-to specializzato, nascono le prime cantine moderne e le cantinesociali mentre il vino della Valpolicella affronta l’esame delle grandirassegne internazionali, ad esempio a Parigi o Vienna. A cavallo delsecolo si scatena la grande epidemia di fillossera, una malattia dellevigne che risparmia solo le grandi pergole davanti alle facciate dellecorti e che costringe a ripiantare tutti i vigneti: il paesaggio cambia ealle viti maritate ad alberi come, frassini, olmi e aceri, si sostituisco-no regolari filari con pali e pergole.La Grande Guerra del 1915-18 è stata molto sentita, sia perché hapraticamente eliminato generazioni di giovani, sia perché la primalinea era molto vicina (ancora oggi la Valpolicella confina col Trentino,che allora faceva parte dell’Impero) ed erano molto diffusi interven-ti di sistemazione di strade e difese di retrovia. Inoltre le valli e legrotte della zona hanno ospitato i numerosi disertori che abbando-navano le vicine zone di guerra o i giovani del posto renitenti.Nel ventennio fra le due guerre, che vede l’affermazione del regimedi Mussolini, dopo scontri sociali anche violenti in varie località fra le

leghe bianche del Partito Popolare e gli agrari appoggiati dal partitofascista, si estendono anche in aree marginali le campagne coltivate,con una ripresa del terrazzamento dei pendii con costruzione dimuri a secco e si diffonde la meccanizzazione agraria.Durante la seconda guerra mondiale la Valpolicella ospita in molteville svariati comandi militari tedeschi, mentre la vicina linea ferro-viaria del Brennero è spesso sottoposta a massicci bombardamentiche coinvolgono anche le zone limitrofe. Il movimento dellaResistenza si diffonde e opera soprattutto nelle zone montuose.Nel dopoguerra, dopo un primo decennio di abbandono delle cam-pagne e delle colture tradizionali, specialmente nelle fasce montanae collinare, l’agricoltura vede una lenta, ma ininterrotta ripresa, affi-data in un primo tempo alla frutticoltura e poi a un costante e cre-scente apprezzamento del vino di qualità e quindi della viticoltura.Con l’espansione urbanistica legata al boom economico, laValpolicella diventa la zona residenziale di pregio di Verona, destina-ta ad assorbire l’esodo legato a un eccessivo inurbamento: ciò haprovocato una massiccia urbanizzazione di alcune aree pianeggianti,ma ha lasciato intatte le colline, le valli più piccole, le zone montuo-se, cosicché, una volta entrati nel cuore della valle, infiniti sono i per-corsi e gli angoli in cui immergersi per godere un paesaggio unico.

Viaggio in Valpolicella attraverso siti naturali, monumenti, pievi, ville…

I “Monumenti” naturaliPonte di VejaCollocato fra Valpolicella e Valpantena e facilmente raggiungibile dallavalle di Negrar, è un imponente ponte naturale (ha una luce di più di50 metri) creato dall’erosione dell’acqua che affascina per la grandio-sità dello scenario e per la rapidità con cui si può traslare nel giro diqualche passo dall’oggi ad epoche antichissime: sotto i sassi che sicalpestano nella discesa, sulle stesse pietre che immettono alle grot-te, un tempo, prima del crollo della volta, viveva un’intera tribù.Conosciuto da artisti di mezza Italia, e forse anche da Dante Alighieri,è rappresentato da secoli in quadri e stampe.

Parco della cascate a MolinaIn fondo alla valle di Fumane, proprio nelle vicinanze del paesino diMolina, è stato creato un parco naturale che fa parte dell’ampioParco della Lessinia, in un’area dove i torrenti, per una particolaresituazione geologica, formano delle maestose cascate d’acqua che sipossono vedere e gustare grazie a percorsi attrezzati, che permetto-no anche di immergersi nei boschi e nel silenzio della natura. Nelpaese di Molina, uno dei più suggestivi esempi di villaggi di pietra,dove ogni elemento architettonico è costruito con un magistraleimpiego della pietra in lastre, è stato allestito un piccolo museo bota-nico per approfondire le conoscenze fatte in diretta e per compren-dere meglio le caratteristiche di un ambiente così speciale.

Covoli di MaranoA nord ovest di Marano di Valpolicella, sullo spartiacque con la valle

di Fumane sono state scoperte e valorizzate due grotte (Coalo delDiaolo e Buso Streto), utilizzate nella preistoria come riparo e luogodi sepoltura: si tratta di due grotte carsiche ricche di concrezioni cal-caree che si raggiungono con un suggestivo percorso lungo prati eboschi.

Il monte PastelloIl profilo inconfondibile del monte ferito (le ferite sono i segni dellecave di marmo rosso veronese, che da qui è stato esportato per tuttoil mondo) è visibile da tutta la pianura veronese e da tutta laValpolicella. Raggiungerne la cima richiede una certa fatica, ma nevale la pena per l’ampio panorama, dal lago di Garda alle Alpi, daVerona alle prealpi bresciane e per la ricchezza, nella bella stagione,della flora spontanea e la varietà di farfalle.

Il museo paleontologico a Sant’Anna d’AlfaedoIl museo raccoglie alcuni interessanti fossili, sia piccole dimensioni

sia scheletri pressoché completi di tartarughe e di enormi squali, fos-sili venuti alla luce e raccolti nelle operazioni di escavazione e di lavo-razione delle lastre di pietre. Il museo presenta la ricostruzione delpaesaggio di più di 50 milioni di anni fa quando l’intera Lessinia erauna laguna marina.Al secondo piano è in via di allestimento la sezio-ne preistorica del museo, destinata a raccogliere i materiali più signi-ficativi dei numerosi siti preistorici della zona, tra cui il famosoSciamano, proveniente dalla Grotta di Fumane.

Chiese e VilleLa Pieve di San GiorgioSan Giorgio Ingannapoltron, oggi piccola frazione del Comune diSant’Ambrogio, è stato un tempo la capitale religiosa degli Arusnati eper tutto l’alto medioevo uno dei centri più vivaci, patria di espertiscalpellini e scultori del marmo e della pietra. Dell’epoca romana siconservano numerose lapidi, alcune riutilizzate all’interno della chie-sa, altre raccolte nel piccolo museo ricavato vicino alla stessa. Dietrole absidi sono state messe in luce e sono visitabili le basi di duecasette dell’età del Ferro. Ma è l’epoca medievale a trionfare dentro efuori la severa chiesa a tre navate: chiesa, campanile e chiostro tuttiin pietra, di epoca e impronta romanica (XII secolo d. C.), ma all’in-terno vi sono tracce più antiche come l’affresco del CristoPantocratore nell’abside d’ingresso e, dall’altra parte, il ciborio, rico-struito durante gli ultimi restauri, ma che ha conservato gli archetti edue colonnette originarie con una scritta che cita il re longobardoLiutprando. Al centro del suggestivo chiostrino una bella vera dapozzo, mentre nel vicino sagrato è stato ricomposto un massicciomonumento funebre romano: qui, nella seconda domenica diNovembre, in occasione della Festa di San Martino, viene ogni annocelebrata un’antica usanza che prevede la distribuzione di minestradi fave a tutte le famiglie del paese e agli ospiti.

La Pieve di San FlorianoOggi affiancata da una strada trafficata e circondata da case, mentreun tempo sorgeva in aperta campagna ed era la chiesa matrice ditutta la Valpolicella centrale. Fino a qualche secolo fa, dall’arciprete

V i l l e V a l l i V i n i L e V a l l i V e r o n e s i

154 155

prima parte 21-03-2007 12:41 Pagina 154