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Anno Accademico 2007-2008 Docente: Prof. Roberto Leone BREVE STORIA DELLA FARMACOLOGIA E DEL DOPING FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE

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Anno Accademico 2007-2008Docente: Prof. Roberto Leone

BREVE STORIA DELLA FARMACOLOGIAE DEL DOPING

FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE

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2.500.000 a.C.

Primi utensili in pietra

500.000 a.C.

Utilizzo del fuoco

400.000 a.C.

Invenzione della lancia

20.000 a.C.

Invenzione dell’arco e della lucerna ad olio

8.000 a.C.

In Mesopotamia inizia l’agricoltura

7.000 a.C.

Primi tessuti in Turchia

6.400 a.C.

Allevamenti di bestiame in Turchia

3.600 a.C.

Invenzione del bronzo (fusione di rame e stagno)

Cronologia della Scienza - 1 -

Homo habilis Homo erectus Homo sapiens

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L’arte di servirsi dei medicamenti per guarire le malattie è antica quanto l’umanità. Ippocrate nel De Veterum medicina scrive che: “ipsa necessitas coegit medicinam inquirere ac invenire”.

In alcuni insediamenti preistorici, Parma, Varese, Moosseedorf, si sono rinvenuti i semi di Sambucus nigra e di Sambucus ebulus, che forse venivano utilizzati dall’uomo primitivo come medicamenti. Così come sono stati rinvenuti semi del Papaver somniferum .

Nelle palafitte di Casale, in quelle di Bourget, che risalgono all’epoca del bronzo, si sono trovati i semi delle prugnole (Prunus spinosa) con i quali molto probabilmente venivano preparate quelle stesse pozioni e tisane medicamentose che nel medioevo Santa Ildegarda ricorda nel suo ricettario.

Nelle palafitte di Lagozza ed in quelle di Robenhausen si sono rinvenuti i semi del Chenopodium, noto come purgante.

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Cronologia della Scienza - 2 -

3.500 a.C.

I Sumeri inventano la scrittura

3.300 a.C.

La ruota in Mesopotamia

1.500 a.C.

La meridiana in Egitto

500 a.C.

L’abaco in Egitto

530 a.C.

Teorema di Pitagora

Euclide: Gli elementi di geometria

470 a.C.

Il greco Alcmeone seziona un cadavere

387 a.C.

Platone fonda la sua Scuola

335 a.C.

Aristotele fonda il Liceo

300 a.C.300 a.C.

Biblioteca di Alessandria

298 a.C.

Erofilo studia l’Anatomia

280 a.C.

Nasce a Siracusa Archimede

250 a.C.

La Scuola medica di Alessandria

150 a.C.

Ipparco calcola la

distanza tra la terra e la luna

240 a.C.

Eratostene calcola la

circonferenza terrestre

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India: tempi indù sul fiume a Jumna (acquarello del 1795)

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Secondo Alberico Benedicenti (Malati, Medici e Farmacisti. Hoepli 1925, pag. 44) la Farmacologia nacque in India, nelle rigogliose foreste delle rive del Gange, come parte integrante della medicina AYURVEDICA.

Nell’antico testo vedico Sushruta samita la salute viene definita come quella condizione nella quale i principi fisiologici del corpo sono in equilibrio, la digestione è efficiente, i tessuti sono in condizione normale le funzioni escretorie sono regolari e mente, sensi e spirito sono pienamente appagati.

I tre principi metabolici (Dosha) che governano l’organismo umano sono: Vata (principio del movimento e dell’attivazione), Pitta (trasformazione e termogenesi) e Kapha (coesione e struttura)

Oltre alle tecniche di purificazione, meditazione, yoga, terapie nutrizionali e comportamentali la medicina ayurvedica si avvale attualmente dell’uso di circa 9000 piante, utilizzate secondo il principio degli opposti

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Negli antichi testi indiani (d’incerta datazione) sono elencate centinaia di piante per uso medico. Tra queste ricordiamo:

L’Aurum (Arçôghma) “il nemico delle emorroidi”;

La Celtis orientalis (Xajânacim) “il rimedio della tisi” ;

Il ricino “che scaccia i venti dell’intestino (Vâtâri) e guarisce la colica (Çûlaçaku)”, come purganti erano anche utilizzati il crotontiglio (Rèckala), la cassia, il turpeto e il tamarindo;

Per indurre il vomito si usavano infusioni di Melia indica (Tchhardana) o di Calotropis gigantea (Vantidâ);

Come inebrianti e narcotici si utilizzavano l’oppio, la datura, la noce vomica, l’aconito, ecc.;

Per la gotta la Poa cynosure (Kuça).

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Dal Regno minerale si ricavavano l’antimonio, lo zinco, il ferro, lo zolfo e l’oro (considerato farmaco potentissimo). Ma anche i sali di potassa, il salnitro, il rame, l’arsenico ed il mercurio. Dal Regno animale l’orina, lo sterco di vacca, gli escrementi di rinoceronte, il latte di donna ed il sangue (consigliato come ricostituente).

Ma ben note erano anche le proprietà tossiche di molte erbe:

L’averroa, specie di Oxalis (Rudjakana) “l’erba che fa ammalare”; La Bambusia arundinacea (Mritjuvidija) “il seme della morte”;

L’andropogon (Mrinala) “la droga mortale”;

L’oleandro (Kayamâraka) “l’erba che fa morire il cavallo”.

D’altra parte anche Omero (~ 700 a.C.) ci ricorda sia l’origine dei farmaci che la loro pericolosità:

“....la terra datrice di biade produce moltissimi farmachi, molti buoni, e misti coi quali molti mortali....” (Odissea, trad. R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 1972, libro IV, vv.219-232).

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Un altro paese con antiche tradizioni farmacologiche è la Cina.

Secondo la tradizione la farmacologia cinese discende da Shen Nung (~ 2000 a.C.), l’imperatore che indagò, provandole su se stesso, il valore terapeutico di alcune centinaia di erbe.

Si ritiene che abbia scritto il primo erbario cinese, Pen T-Sao, elencando 365 farmaci. Shen Nung esaminò molte erbe, cortecce e radici, ricavate da campi, paludi e boschi, che ancora oggi fanno parte della medicina tradizionale cinese.

Nel quadro, ai piedi di Shen Nung, sono raffigurate diverse piante medicinali: il podofillo, il rabarbaro (Da Hung), il ginseng, lo stramonio, la corteccia di cinnamomo (cannella cinese) e, tra le mani del ragazzo, l’Ephedra (Ma Huang).

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Anche gli antichi egizi conoscevano le “virtù” dei medicamenti e l’arte di somministrarli. D’altra parte si ritiene che la “medicina” egiziana, esercitata dai sacerdoti, si sviluppi a partire dal 2900-2800 a. C.

Il più importante documento che attesta la conoscenza dei medicamenti da parte degli Egizi è il famoso Papiro di Ebers, scoperto nel 1873 dall’egittologo Georg Moritz Ebers, risalenteal 1500 a.C. ma riferito a tempi anteriori di almeno un millennio. La prima pagina del papiro di Ebers inizia con le seguenti parole: “Qui incomincia il libro delle preparazioni dei medicamenti, adatti a tutte le parti del corpo d’un ammalato”. In effetti contiene un lungo elenco di rimedi (circa 800) per le malattie dell’intestino, del fegato, dello stomaco, della vescica, per le cefalee, per la nausea, per le ulcere, per le affezioni oculari, ecc. Tra le sostanze elencate ricordiamo l’olio di ricino, la senna, il melograno, il tannino, l’oppio, l’aloe, la menta, il ginepro, il cumino e il finocchio. Ma di molti rimedi si ignora il contenuto.

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Reperti archeologici e pitture murarie nelle tombe egizie documentano, inoltre, l’uso della scilla, della camomilla, del rosmarino e del cedro come antidoto per veleni.

Naturalmente oltre alle piante medicinali si trovano menzionati anche rimedi di origine minerale (ferro, argento, oro, allume, ecc.) o animale (miele, latte, escrementi di varia origine, grasso di martora, ecc.).

Secondo lo Tschirch (Handbuck der Pharmakognos. Tauchnitz, Lips, 1910) gli antichi egiziani avrebbero posseduto una vera e propria Farmacopea ufficiale, opera di Imhotep, cancelliere del re Doset.

La tecnica farmaceutica nell’antico Egitto era comunque molto sviluppata. Si facevano miscugli di varie droghe, si preparavano decotti a diverse temperature, si filtravano le pozioni, si preparavano colliri, pillole e polveri. Alcuni geroglifici testimoniano di queste attività dell’antica farmacia egiziana.

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Altra antichissima e grande civiltà, anche in campo medico, fu quella babilonese. Tra il Tigri e l’Eufrate, nella Mesopotamia culla della civiltà, esercitavano l’arte medica tra i Sumeri (primo popolo storico ad abitare quell’area) gli asu (con le tre funzioni di sacerdote, medico e farmacista). Il primo asu a noi noto è un certo Lulu, vissuto nella Ur dei Caldei nel 2700 a.C., e il primo formulario terapeutico conosciuto nella storia (~ 2000 a.C.) risale ai Sumeri. I documenti che attestano l’uso dei “farmaci”, dalla Babilonia di Hammurabi (1792-1750 a.C.) alla Ninive di Assurbanipal (Sardanapalo, 668-626 a.C.), sono le tavolette d’argilla, di 17-24 cm seccate al sole o cotte al forno e coperte di caratteri cuneiformi, scoperte a migliaia dagli archeologi.

Sappiamo, così, che si utilizzavano centinaia, se non migliaia, di piante, erbe e medicamenti diversi a scopo terapeutico. Interessante notare che molte tavolette riuniscono in modo sistematico e separato i rimedi per la tosse, quelli per il mal di denti, contro il morso degli animali velenosi, e via dicendo.

Tra i diversi rimedi del tempo un posto rilevante era occupato dalla Mandragora, pianta solanacea ricca di alcaloidi atropino-simili.

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Raffigurazione della mandragorain un erbario del XV secolo (Pavia,Biblioteca Universitaria). La radice si faceva strappare da un cane poiché si credeva che lanciasse un “grido mortale “. Il padrone se ne stava al sicuro, lontano e con le orecchie ben tappate. Morto il cane la mandragora proteggeva l’uomo contro tutti i malefici.

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SpecieMandragora autumnalis   Bertol.

FamigliaSolanacee

La mandragora contiene, soprattutto nella radice fibrosa,un gruppo di alcaloidi la cui azione è simile a quella dell'atropina che si estrae dalla belladonna. Dall'azione di questi alcaloidi sono nate tutte le leggende che hanno tanto sollecitato la fantasia popolare sulle sue proprietà afrodisiache e magiche.

Pianta perenne, erbacea,

Distribuita nella regione mediterranea Meridionale.

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Ippocrate (460-377 a.C.), nato nell’isola di Cos, è noto come il “padre della medicina”.

Il suo ruolo nella farmacologia non risiede sui rimedi che ha proposto, di fatto già in uso in epoche precedenti, ma sul clima decisamente nuovo che ha creato nel campo delle terapie.

Negli scritti del Corpus hippocraticum (non tutti attribuibili direttamente a Ippocrate) per la prima volta sono esposte in modo sistematico le regole per raccogliere i rimedi vegetali (belladonna, oppio, menta, ecc.), le norme per preparare i medicamenti, la loro classificazione in base all’effetto (purganti, emetici, diuretici, ecc.) e le modalità del loro utilizzo.

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Alcune frasi tratte dai libri ippocratici possono rendere l’idea del nuovo clima:

“Ogni guarigione ha la sua causa, sapere opportunamente usare i rimedi non è cosa da tutti” (De arte).

“Quando il medico entra dall’ammalato deve già conoscere i singoli effetti dei medicamenti in base alle sue osservazionie alle sue esperienze” (De decenti ornatu)

“Lo stesso medicamento dovrebbe avere sempre la stessa azione, ma così non è poiché essa varia molto nei vari casi. I farmaci evacuanti ora purgano molto, ora poco, ora giovano, ora nuocciono, secondo i vari individui in cui sono adoperati”(De locis in homine)

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“Talvolta è buona prassi astenersi da qualsiasi trattamento”

“La diminuzione della temperatura per opera dei farmaci è conseguenza di molte azioni. Taluni abbassano la temperatura in modo diretto, come si raffredda un vaso caldo se vi si aggiunge dell’acqua fredda, altri indirettamente, come si raffredderebbe lo stesso vaso d’acqua calda se fosse esposto al vento.” (De morbis).

“La mandragora che ad alte dosi produce l’insonnia data a piccole dosi agli ansiosi,ai tristi, a coloro che soffrono di mania suicida, può guarire” (De locis in homine)

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LA TERRA SIGILLATA: la prima specialità medicinale (circa 500 a.C.). A base di argilla un marchio ne attestava la provenienza dall’isola di Lemno

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Teofrasto, il “padre della botanica”, illustra ad un gruppo di studenti le proprietà della belladonna, alle sue spalle fiori di melograno, senna e rotoli di pergamena.

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Nato a Ereso, nell’isola di Lesbo, Teofrasto (370-286 a.C.) si trasferì ad Atene dove fu allievo di Aristotele. Rinomato per la sua eloquenza sembra che oltre duemila allievi abbiano seguito le sue lezioni.

La sua Historia plantarum “non è solo un analitico ed ordinato tentativo tassonomico, ma anche un vero trattato di fitoterapia” (G. Cosmacini, V.A. Sironi,

Cenni di storia della Farmacologia. In: Farmacologia generale e molecolare. UTET, 1996).

In essa sono descritti con estrema precisione gli effetti del papavero, della cicuta, della mandragora, dell’emetico elleboro. Vengono illustrati i metodi per ricavare lattici, resine e balsami dalle piante. Così come i metodi di conservazione dei medicamenti.

Più o meno nello stesso periodo di Teofrasto si collocano i “farmacologi “ della Scuola Alessandrina: Erasistrato, Mantia Erofileo, Demetrio d’Apamea, Cleofanto, Aspasia, Icesio, Eraclide di Taranto, Zenone di Laodicea, solo per citarne alcuni.

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Mitridate VI, re del Ponto (circa 100 a.C.), fu uno dei primi tossicologi sistematici della storia. Utilizzo sé stesso ma più frequentemente i suoi prigionieri come cavie per saggiare veleni ed antidoti. Un suo preparato, il Mitridatium, composto da 54 ingredienti rimase famoso per più di 1000 anni come antidoto universale. Altro importante tossicologo del tempo fu Nicandro di Colofonte (ca. 135 a.C.) a cui si devono i libri Theriaca e Alexipharmaca.

 MITRIDATE VI: un re tossicologo

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Sperimentare su sé stessiUna storia emblematica: il carbone attivo

Nel 1813 il chimico francese Bertrand, per dimostrare l’utilità del carbone attivo nel ridurre l’assorbimento di sostanze tossiche, ingerì in pubblico 5 grammi di triossido d’arsenico misto a carbone attivo. L’esperimento riuscì perfettamente e Bertrand non manifestò sintomi di tossicità.

Nel 1831 il farmacista francese Touery effettuò un esperimento simile di fronte ai membri dell’Accademia di Medicina di Francia. Egli ingerì stricnina, pari a 10 volte la dose letale, mista a carbone attivo. Per diverse ore, in un atmosfera di drammatica apprensione, si attesero gli effetti del veleno. Per fortuna di Touery le sue aspettative sul carbone attivo erano esatte ed uscì indenne dall’esperimento.

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Cronologia della Scienza - 3 -

Persia: il mulino a vento

163

Calcolo del pi greco da parte dei cinesi

180

Scritti di alchimia in Egitto

270

Cina: la polvere da sparo

700595

Sistema numerico indiano

800

Primo libro a stampa in Cina

868

Persia: “esame di stato” per i medici

880

Alchimisti arabi ottengono dal vino

l’alcool puro

1148

Introduzione in Europa dello

zucchero

1000

I cinesi perfezionano la bussola

46 a.C.

Cesare introduce il calendario giuliano

23

Strabone scrive il libro Geografia

100 140

Tolomeo scrive la sintassi

matematica

105

Cina: invenzione della carta

I cinesi scoprono che i crisantemi

essiccati uccidono gli insetti

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GALENO: esperto in tecnica farmaceutica

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Galeno (130-200 d.C.) è considerato, dopo Ippocrate, il più grande medico dell’antichità. Frequentatore della scuola di Alessandria fondò a Roma una rinomata scuola di medicina, ove promosse l’insegnamento della dissezione, dell’anatomia e della fisiologia.

Tra i suoi libri ricordiamo il De simplicium medicamentis et facultatibus, in cui sono elencati 473 medicamenti di origine vegetale che resteranno per un millennio e mezzo l’armamentario terapeutico in Europa, e il Megatechne, dove si afferma che “la terapia deve derivare dalla conoscenza della malattia e delle su cause” e in cui i farmaci sono ordinati in base alle loro proprietà e intensità d’azione. Il principio di base della farmacoterapia di Galeno è rappresentato dalla famosa massima “Contraria contrariis curantur”. Il metodo è che chi prescrive medicamenti li prepari egli stesso. Ancora oggi con il suo nome vengono chiamati i farmaci preparati in farmacia (galenici).

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Frontespizio di un ricettario galenico del 1516, opera di Georgio de Rusconi.

Tra le preparazioni farmaceutiche del mondo romano vanno ricordati:

Catapozi (pillole semplici)

Cerotti

Linimenti

Trocisci (polveri con aceto e vino)

Balanos (supposte)

Terra sigillata

Infusi

Decotti

Triaca o teriaca composta da ben 500 sostanze (molto costosa e riservata a pochi ricchi)

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Di origine antichissima la teriaca (dal greco thériakè, cioè antidoto, oppure secondo alcuni dal sanscrito táraca) è stata utilizzata per secoli, addirittura fino all’inizio del 1900. I romani la riprendono probabilmente partendo dall’antidoto universale di Mitridate.

La sua composizione ha avuto delle variazioni nel tempo, trasformandosi da rimedio contro i veleni a rimedio per combattere numerose malattie.Le teriache del XVI, XVII e XVIII secolo erano fondamentalmente composte da:

carne di vipera, angelica, centaura minore, genziana, mirra, incenso, timo, tarassaco, oppio, matricaria, succo d’acacia, potentilla, miele attico, liquirizia, finocchio, anice, cardamono, cannella, radice di valeriana e di aristolochia, opoponax, scilla, agarico bianco, vino di Spagna.

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 DAMIANO e COSMA: i Santi Patroni della Farmacia

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I fratelli gemelli Cosma e Damiano, di origine araba, completati i loro studi a Pergamo esercitarono, nel III secolo d.C., la medicina gratuitamente in Asia Minore.

Martirizzati sotto Diocleziano, in quanto cristiani, la loro tomba, nella città siriana di Ciro, fu per secoli meta di pellegrinaggio. Chiese in loro onore furono costruite a Roma (dove furono portate le loro reliquie nel VI secolo, e in altre città.

La diffusione del cristianesimo ebbe due effetti contrastanti sulla farmacoterapia, da un lato provocò un ritorno al misticismo (per lungo tempo i santi saranno considerati la migliore protezione contro epidemie e malattie), dall’altro preservò, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) che segnò l’inizio del Medio Evo, le conoscenze fino allora acquisite.

Da questo punto di vista notevole importanza ebbero, dal VI fino al XII secolo, i monasteri, alcuni dotati di ospedali. I monaci curavano i malati utilizzando piante ed erbe, ma riponevano le loro speranze di cura essenzialmente nel potere di Dio.

Il ruolo più rilevante dei monasteri, comunque, fu quello di conservare e tramandare il sapere medico. Nelle biblioteche conventuali (scriptoria) si ricopiano i manoscritti medici, si trovano le collezioni di ricette (antidotaria), i trattati di botanica (herbularius) e i cataloghi delle piante medicinali (hortuli) .

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Il monaco preposto alla farmacia ha la responsabilità dei giardini delle piante medicinali.

Nell’orto botanico alcune aiuole sono riservate al giglio, alla rosa, al fieno greco, al rosmarino, alla ruta, ecc.

I monaci farmacisti coltivano le piante e confezionano i vari medicamenti. Tra quelli che hanno avuto la maggiore longevità ci sono i liquori, come la Grande Chartreuse e la Benedectine, consigliati per i disturbi del tubo digerente e le affezioni delle vie respiaratorie.

Al fianco dei dignitari del monastero che prescrivono i farmaci vi sono gli incaricati del deposito-laboratorio. Questi religiosi, che hanno la funzione di magazzinieri-farmacisti, vengono chiamati speziali.

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Se il Medio Evo rappresenta per l’Europa la cosiddetta dark Age per il mondo arabo è l’epoca del massimo splendore.

La civiltà araba detiene così, in quel tempo, anche il primato della conoscenza in ambito farmacologico.

Le opere antiche e bizantine vengono tradotte in arabo ma al contempo la terapia si arricchisce di apporti specifici.

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Tra i testi medici bizantini ricordiamo il De arte medicinae di Alessandro di Tralle (VI secolo). Che introduce in terapia le pillole di Cinoglossa per combattere la tosse e i dolori respiratori, dei denti, delle orecchie e della vescica.

“Far seccare questa scorza al sole, unirla al resto, far macerare l’oppio nell’acqua e formare delle pastiglie che saranno somministrate a seconda delle forze del malato”

4 dracme e ½

2 dracme

4 dracme

6 dracme

Scorza di Cinoglosso

Oppio

Giusquiamo

Mirra*

*La mirra proviene da un alberello d’Etiopia e di Somalia, la Commiphora Abyssinica, dal quale si estrae per incisione un succo giallo che si trasforma in gocce rossastre dal sapore amaro (in arabo: mourr = amaro)

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Se il Medio Evo rappresenta per l’Europa la cosiddetta dark Age per il mondo arabo è l’epoca del massimo splendore.

La civiltà araba detiene così, in quel tempo, anche il primato della conoscenza in ambito farmacologico.

Le opere antiche e bizantine vengono tradotte in arabo ma al contempo la terapia si arricchisce di apporti specifici.

Nascono tre grandi scuole mediche: la Scuola Iraniana-Mesopotamica (Rhazes, Avicenna); la Scuola di Andalusia (Abulcasis); la Scuola del Cairo (Ibn El-Baitar, Ibn An-Nafis).

Lo stesso Maometto, appartenente alla tribù dei Koraichites, venditori di droghe e profumi, si interessò di terapia scrivendo un opera dal titolo La Medicina del Profeta.

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Gli arabi raccolgono l’eredita farmaceutica greca e latina, ma anche indiana, assira ed ebrea.

Vengono introdotte nuove sostanze vegetali: l’anice, la noce vomica, la canfora, la cassia, lo zafferano, ecc.

Ma soprattutto sostanze chimiche: l’alcool, il sublimato, la potassa, i sali d’oro, ecc.

E’ dalla cultura araba che nasce l’alchimia che viene poi diffusa in Occidente.

L’alchimia è una pratica empirica di duplice valenza: da una parte permette di sviluppare le conoscenze su alcune procedure di tipo chimico (distillazione, riscaldamento a bagnomaria, filtrazione), dall’altra spinge verso realizzazioni utopistiche (l’elisir di lunga vita, la pietra filosofale)

Padre dell’alchimia viene considerato Geber (Giabir ibn Hayyan, VIII secolo).

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Il padre della medicina araba, Abu Bakr Mohammed ibn Zakariya al Rhazi (865-925) noto come Rhazes, introduce in terapia molti composti chimici (ad es. l’antimonio).Rhazes è anche noto per essere stato il primo a differenziare il morbillo dal vaiolo.

Lo stesso fa Avicenna (980-1037) con il borato, l’allume e il solfato di ferro.Il Canone della Medicina, che comprende anche una raccolta di medicamenti (semplici) e preparati farmaceutici (composti), è il più famoso degli oltre 200 libri di Avicenna. Tradotto in latino venne ampiamente letto in Europa e tra il 1500 e il 1674 ci furono oltre 60 edizioni del libro. Utilizzato come testo universitario, era ancora in uso nel 1650 all’Università di Montpellier.

I termini alambicco, alcool e sciroppo sono di origine araba, e la tecnica farmaceutica riceve un formidabile impulso dagli arabi.

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Gli arabi separarono le due professioni del farmacista e del medico.A Bagdad nacque alla fine del VIII secolo la prima farmacia privata.

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La Scuola Medica Salernitana nasce sotto l’influsso sia della medicina monastica sia della tradizione medica araba. Fondata nel IX secolo è il primo centro di medicina laica in Europa.

La leggenda vuole che alla sua fondazione abbiano contribuito 4 medici: l’arabo Adela, il greco Pontus, il latino Salernus e l’ebreo Helenus. I personaggi della leggenda esprimono simbolicamente i filoni principali che dettero origine alla Scuola.

La Scuola Salernitana è importante più che per l’innovazione per la conservazione e il mantenimento del sapere farmacologico.

La tecnica farmaceutica fu comunque arricchita dalla Scuola salernitana. I procedi-menti di lavorazione di origine araba, ad es. la distillazione, vennero perfezionati e aprirono la strada alle ricerche dei secoli successivi sull’estrazione di principi attivi dalle piante. Vanno anche ricordate alcune formulazioni farmaceutiche come gli sparadrappi e i cerotti per l’assorbimento cutaneo dei farmaci.

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La Scuola diventerà famosa soprattutto per la pubblicazione, nel 1066, del Regimen Sanitatis Salernitanum, raccolta di norme igieniche e alimentari. Va comunque ricordato anche l’Antidotarium di Nicolao Preposito, direttore della Scuola negli anni intorno al 1150, dove sono elencati i metodi di preparazione dei medicamenti e codificati i criteri del loro utilizzo.

Sull’esempio arabo la distinzione tra medici e farmacisti viene riaffermata. Nel 1240 Federico II emana le Ordinationes dove medicina e farmaceu-tica vengono codificate.

“Un numero limitato di droghieri e farmacisti prestano il giuramento di preparare i medicinali secondo norme prestabilite e di venderli a prezzi fissi. I medici incaricati della sorveglianza non possono tenere bottega , né avere interessi in quelle dei farmacisti”. (J.C. Dousset. Storia dei medicamenti e dei farmaci. ECIG, 1989).

Nascono così anche nel campo dei farmaci le prime corporazioni come quelle dei Confectionarii, preparatori di medicinali, e degli Stationarii, rivenditori degli stessi.

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Cronologia della Scienza - 4 -

1510

Copernico: De revolutionibus

orbium caelestium

1543

Leonardo inventa la ruota idraulica

1543

Vesalio: De humani corporis

fabrica

1582

Calendario gregoriano

1546

Bauer e i fossili

1202

Fibonacci afferma la superiorità del sistema

numerico indiano

1249

Ruggero Bacone e gli occhiali

1280 1298

Il Milione di Marco Polo

1291

Venezia; il vetro trasparente

Il medico al-Qurashi descrive come il sangue passi ai

polmoni

Leonardo seziona corpi umani

1320

Introduzione della carta in Europa

1440

Niccolò Cusano: lo spazio infinito

1454 15001492

La scoperta dell’America

Gutenberg stampa del primo libro

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Con la nascita della stampa in Europa (XV sec.) compaiono numerose opere di terapia e si facilita la diffusione della cultura medica e farmaceutica. Nel 1498viene stampata a Firenze, in lingua italiana, la prima Farmacopea Ufficiale:il Nuovo Receptario. Frutto della collaborazione tra la Gilda dei Farmacisti e la Società Medica, è uno dei primi esempi di lavoro interprofessionale nella storia.

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Thephrastus Bombastus von Hohenheim Svizzera 1493- Salisburgo 1541 Meglio noto con il nome di PARACELSO.

Medico, filosofo naturale, alchimista fu uomo medievale e rinascimentale ad un tempo.

Dalla personale esperienza con i malati trael’aforisma anti-galenico (nel 1527 brucia pubblicamente i libri di Galeno) similia similibus curantur inteso in senso antropologico più che farmacologico:

•L’infermo si cura con l’infermiere•Il povero con il medico dei poveri•L’uomo dei campi con il medico di campagna

“Il buon medico è la prima medicina” Si delinea sullo sfondo il concetto di placebo.

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A Paracelso la farmacologia deve un rinnovato progresso metodologico: la necessità della sintesi tra riflessione teorica ed esperienza.

Applica alchimia e astrologia all’arte medica e costruisce un impianto teorico fondato sull’intuizione delle corrispondenze tra uomo e astri, i cui ingredienti fondamentali sono: Zolfo, Sale, Mercurio (tria prima). La malattia è causata dallo squilibrio di questi tre elementi.Contrario alla fitoterapia, è il precursore della iatro-chimica , la chimica medica basata sulla distillazione e l’analisi dei minerali, progenitrice della chimica.

Ha reintrodotto in terapia l’oppio, ha individuato lo zinco, il nitrato d’argento, il sublimato corrosivo e i sali di antimonio come precursori di farmaci.

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Cronologia della Scienza - 5 -

1656

R. Hooke e la cellula

1665

Huygens costruisce il primo orologio di

precisione

1667

La prima trasfusione di sangue

1687

Newton: Principi matematici della filosofia naturale

1677

A. van Leeuwenhoek scopre gli spermatozoi

1590

Janssen inventa il microscopio

1592

Galilei inventa il termometro

1604 1611

Woodall e lo scorbuto

1605

Bacone e il “metodo scientifico”

Galilei scopre l’accelerazione

Pascal inventa la prima calcolatrice

1616

Harvey e la circola-zione sanguigna

1628

Macchina a vapore di Somerset

1632 16421637

Cartesio: Discorso sul

Metodo

Galilei: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

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Nel XVII secolo, pur tra contrasti, si diffonde l’utilizzo di sostanze chimiche come rimedi terapeutici.

In particolare l’antimonio, contenuto nel vino emetico e nelle pillole perpetue, viene molto apprezzato alla corte di Francia soprattutto da Madame de Sévigné.Si intensificano anche nuove scoperte di chimica. Nel 1616 Wieker isola, dall’acqua di Epsom, il solfato di magnesio. Nel 1625 Glauber indica per la prima volta come si prepara l’acido cloridrico con il sale e il vetriolo. Il solfato di sodio formato durante l’esperimento viene ancora chiamato sale di Glauber.

Altro lassativo scoperto in quel secolo è il tartrato doppio di sodio e potassio, il sale di Seignette dal nome del suo scopritore

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Cronologia della Scienza - 6 -

1734

C. Linneo e la sistematica delle piante

1742

La scala Celsius della temperatura

1751 1764

Cavendish scopre l’idrogeno

1752

B. Franklin e il parafulmine

Prima enciclopedia moderna in Francia

Cavendish scopre la composizione

dell’acqua

1772

Lavoiser dimostra che i diamanti sono

fatti di carbonio

1780

Macchina a vapore di Watt

1780 17841783

La MongolfieraGli esperimenti di Galvani con le rane

1790

Volta inventa la pila

1800

Viene introdotto in Francia il sistema metrico decimale

1803

Dalton e gli atomi

18111804

La notazione chimica di Berzelius

Il treno a vapore di Trevithick

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 SCHEELE - GREATEST OF THE PHARMACISTS-CHEMISTS

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Carl Wilhelm Scheele nacque a Stralsund in Pomerania nel 1742. La sua vita si svolse in Svezia, dopo un apprendistato di 8 anni in una farmacia di Göteborg divenne farmacista a Malmö e Stockholm. Infine dopo alcuni anni ad Uppsala comprò una farmacia a Köping, dove morì nel 1786.

Nel 1772 o 73 Scheele produsse per primo l’ossigeno. Tuttavia per lungo tempo, a causa di un ritardo nella pubblicazione dei risultati, il merito di questa scoperta venne attribuita a Joseph Prestley che aveva raggiunto indipendentemente lo stesso risultato nel 1774.

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Frontespizio della seconda edizione del libro di Scheele, la prima fu pubblicata in Svezia nel 1777.

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Scheele non ha eguali nella storia per il numero di sostanze chimiche scoperte, nonostante la scarsità di mezzi e l’inadeguatezza del suo laboratorio.La prima sostanza che isolò fu l’acido tartarico, seguirono l’acido arsenico, il molibdeno, l’acido lattico, il tungsteno e l’acido prussico.

Isolò e investigò anche gli acidi citrico, mallico, ossalico e gallico. La sua analisi del diossido di manganese lo portò alla scoperta del cloro e dell’ossido di bario.

Ulteriori scoperte di Scheele furono la glicerina, il solfuro d’idrogeno, il cianuro d’idrogeno e il fluoruro d’idrogeno.

Nel febbraio 1775, Carl Scheele fu eletto membro della Royal Academy of Sciences svedese, onore mai attribuito ad un farmacista. L’esposizione a tante sostanze tossiche minò la sua salute e Carl Scheele morì a 43 anni il 26 maggio 1786.