anno 1, numero 11 la fabbrica dei diritti - cgil tarantola storia le iniziative della cgil di 9 10...

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Dopo le note vicende accadute in Ilva, la questione “sicurezza” ha assunto una priorità assoluta rispetto all’azione del sindaca- to, capace di unificare il movimento operaio dalla base ai vertici. Importante, alla vigilia dello sciopero del 29 per il rinnovo del con- tratto nazionale dei metalmeccanici, il do- cumento unitario di CGIL-CISL e UIL congiunto alle segrete- rie di FIM-FIOM e UILM di Taranto che di seguito pubblichia- mo integralmente. Le segreterie di CGIL- CISL-UIL e FIM- FIOM-UILM di Ta- ranto ritengono che il problema relativo alla sicurezza all’interno dello stabilimento dell’Ilva abbia rag- giunto livelli di estre- ma insostenibilità, cre- ando disagio fra i la- voratori sottoposti a condizioni di lavoro non rispondenti al bi- sogno di tutela e di ga- ranzia della incolumità fisica. Le risposte fi- nora fornite dall’azienda risultano insufficienti ed inade- guate ad affrontare i nodi ancora irrisolti e relativi ad interventi sugli impianti e nell’organizzazione del lavoro. A tal pro- posito concordano sull’avvio di un per- corso vertenziale sulla base di una piattafor- ma che veda protago- niste le rappresentanze aziendali unitarie sia nella fase propositiva che del pieno coinvol- gimento dei lavoratori. Così come appare impro- crastinabile l’avvio del confronto sul piano in- dustriale, perché oltre ad affrontare le questioni relative alla riduzione dell’inquinamento, siano assunti impegni di mag- giore efficacia nell’ambito delle manu- tenzioni e della sicurezza degli impianti. CGIL- CISL-UIL e FIM-FIOM- UILM intendono solleci- tare le rappresentanze politiche ed istituzionali ad assumere la priorità del lavoro, dei diritti e delle tutele, in termini di rafforzamento della stru- mentazione normativa e di adeguamento degli or- ganismi di vigilanza, a partire dalla dotazione organica e della strumen- tazione necessaria. Ed è proprio in questa direzio- ne che saranno orientate le richieste che il sinda- cato avanzerà alla Com- missione parlamentare, che sarà a Taranto nella giornata del 26 perché si faccia interprete, e non solo in maniera formale, delle emergenze del ter- ritorio. Le segreterie confederali continueran- no la loro azione di sen- sibilizzazione sui temi del diritto alla salute nei luoghi di lavoro, guar- dando ad uno spaccato più ampio del mondo del lavoro e che comprende settori in cui permango- La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto CGIL TARANTO Anno 1, Numero 11 28 settembre 2005 Documento unitario sulla sicurezza 1 Gli invisibili del siderurgico Dichiarazioni su Ilva di Gianni Rinaldini 2 3 Economia 4 Leggere & Ascoltare 4 Dal 1 ottobre operativo lo sportello immigrati Politica & Dintorni 5 5 Riforma del mercato del lavo- ro, precarietà istituzionalizza- ta 6 La Storia Le iniziative della CGIL di 9 10 Sommario: La sicurezza sui luoghi di lavoro, al cen- tro dell’azione del sindacato Cgil,Cisl,Uil con Fim,Fiom,Uilm affermano la centralità del lavoro, dei diritti e delle tutele no maggiori condizioni di precarietà e disconti- nuità lavorativa. Infine, le segreterie confedera- li, condividendo le ra- gioni dello sciopero na- zionale dei metalmec- canici per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, proclamato per il 29 settembre prossimo, inviteranno le altre categorie a par- tecipare con significati- ve rappresentanze alla manifestazione regio- nale che si terrà a Ta- ranto con comizio fina- le in Piazza della Vitto- ria.

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Page 1: Anno 1, Numero 11 La Fabbrica dei Diritti - Cgil TarantoLa Storia Le iniziative della CGIL di 9 10 Sommario: La sicurezza sui luoghi di lavoro, al cen-tro dell’azione del sindacato

Dopo le note vicende accadute in Ilva, la questione “sicurezza” ha assunto una priorità assoluta r ispet to all’azione del sindaca-to, capace di unificare il movimento operaio dalla base ai vertici. Importante, alla vigilia dello sciopero del 29 per il rinnovo del con-tratto nazionale dei metalmeccanici, il do-cumento unitario di CGIL-CISL e UIL congiunto alle segrete-rie di FIM-FIOM e UILM di Taranto che di seguito pubblichia-mo integralmente. Le segreterie di CGIL-CISL-UIL e FIM-FIOM-UILM di Ta-ranto ritengono che il problema relativo alla sicurezza all’interno dello stabilimento dell’Ilva abbia rag-

giunto livelli di estre-ma insostenibilità, cre-ando disagio fra i la-voratori sottoposti a condizioni di lavoro non rispondenti al bi-sogno di tutela e di ga-ranzia della incolumità fisica. Le risposte fi-n o r a f o r n i t e dall’azienda risultano insufficienti ed inade-guate ad affrontare i nodi ancora irrisolti e relativi ad interventi sugli impianti e nell’organizzazione del lavoro. A tal pro-posito concordano sull’avvio di un per-corso vertenziale sulla base di una piattafor-ma che veda protago-niste le rappresentanze aziendali unitarie sia nella fase propositiva che del pieno coinvol-gimento dei lavoratori.

Così come appare impro-crastinabile l’avvio del confronto sul piano in-dustriale, perché oltre ad affrontare le questioni relative alla riduzione dell’inquinamento, siano assunti impegni di mag-g i o r e e f f i c a c i a nell’ambito delle manu-tenzioni e della sicurezza degli impianti. CGIL-CISL-UIL e FIM-FIOM-UILM intendono solleci-tare le rappresentanze politiche ed istituzionali ad assumere la priorità del lavoro, dei diritti e delle tutele, in termini di rafforzamento della stru-mentazione normativa e di adeguamento degli or-ganismi di vigilanza, a partire dalla dotazione organica e della strumen-tazione necessaria. Ed è proprio in questa direzio-ne che saranno orientate le richieste che il sinda-cato avanzerà alla Com-missione parlamentare, che sarà a Taranto nella giornata del 26 perché si faccia interprete, e non solo in maniera formale, delle emergenze del ter-ritorio. Le segreterie confederali continueran-no la loro azione di sen-sibilizzazione sui temi del diritto alla salute nei luoghi di lavoro, guar-dando ad uno spaccato più ampio del mondo del lavoro e che comprende settori in cui permango-

La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto

CGIL TARANTO Anno 1, Numero 11

28 settembre 2005

Documento unitario sulla sicurezza

1

Gli invisibili del siderurgico Dichiarazioni su Ilva di Gianni Rinaldini

2 3

Economia 4

Leggere & Ascoltare 4

Dal 1 ottobre operativo lo sportello immigrati Politica & Dintorni

5 5

Riforma del mercato del lavo-ro, precarietà istituzionalizza-ta

6

La Storia Le iniziative della CGIL di

9 10

Sommario:

La sicurezza sui luoghi di lavoro, al cen-tro dell’azione del sindacato

Cgil,Cisl,Uil con Fim,Fiom,Uilm affermano la centralità del lavoro, dei diritti e delle tutele

no maggiori condizioni di precarietà e disconti-nuità lavorativa. Infine, le segreterie confedera-li, condividendo le ra-gioni dello sciopero na-zionale dei metalmec-canici per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, proclamato per il 29 settembre prossimo, inviteranno le altre categorie a par-tecipare con significati-ve rappresentanze alla manifestazione regio-nale che si terrà a Ta-ranto con comizio fina-le in Piazza della Vitto-ria.

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Pagina 2 La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto

Rappresentano ormai quasi la totalità dello stabilimento ma i giovani sono ancora invisibili nel colosso siderurgico. I loro diritti, spesso, sono un optional, la loro ansia di futuro è calpestata. Il do-lore per la morte del giovane GianLuigi Di Leo è ancora trop-po lacerante per poter essere ar-chiviato nell’album ingiallito dei ricordi. E così, finito il primo turno, incontri Paolo, 27 anni, addetto a l l e P u l i z i e i n d u s t r i a l i dell’altoforno (Afo). <Sgomento, rabbia, indignazione… sono le sensazioni che prendono il so-pravvento sui dipendenti della fabbrica ogni qual volta la notizia di un infortunio si sparge nello stabilimento. Sensazioni che, su-bito dopo, vengono sostituite con la paura, la rassegnazione e l’indifferenza. Perché ormai la solidarietà è un elemento che sto-na con la logica del profitto a tut-ti i costi. Tutto ha un prezzo… Svendiamo i nostri diritti, l’eredità storica e morale di quel-la che fu la “classe operaia”, per un pugno di promesse che tarda-no a realizzarsi. Ogni tentativo – aggiunge Paolo - di emancipazio-ne da questo stato delle cose vie-ne represso con strumenti subdo-li. Chi si ribella è isolato, deni-grato e colpito. L’infortunio na-sce da questo: quando la consue-

tudine del “chi me lo fa fare”, si sostituisce alla norma della dignità del lavoro. Credo nel sindacato – assicura - ma devo ammettere che purtroppo, a volte, latita. Troppi silenzi, poco coraggio >. Chi non ci sta? Qualcuno ha il co-raggio di andare via, la maggior parte, invece, rimane continuando a sperare in un giorno in cui…” Angelo, 24 anni, addetto nell’area Manutenzione dell’Acciaieria spiega: <Lavoro da un anno all’Ilva. Tutto l’entusiasmo per l’agognato posto di lavoro sicuro è scomparso dopo poche settimane. Mi hanno chiesto di fare un lavoro che non ritenevo in sicurezza. Mi sono rivolto – racconta - al mio capo che, dopo aver fatto un fuga-ce quanto approssimativo sopral-luogo, mi ha detto che non avevo motivo di preoccuparmi. Ho preso il cellulare ed ho chiamato la Rsu del mio reparto, così come mi era stato spiegato di fare durante i fu-gaci tre giorni di addestramento. Gli spiegavo che sulla mia testa cascava materiale incandescente. Lui, il rappresentante sindacale, molto celermente mi raggiungeva ed invitava me ed il mio collega ad interrompere l’attività. Si recava dal responsabile del reparto a far-gli notare la gravità della situazio-ne. Passata mezz’ ora mi raggiun-geva, di nuovo, il mio capo, tutto arrabbiato, mi diceva di andare via perché quell’attività sarebbe stata svolta da qualcun’altro e che dopo avremmo fatto i conti. Ma il dele-gato? Dopo due settimane lo in-contro. Alla giusta rivendicazione ha avuto due giorni di sospensione per aver mancato di rispetto a quel grand’uomo del caporeparto (lo stesso che, mesi dopo, ha firmato le nove contestazioni che minac-ciavano il licenziamento per nove

lavoratori che avevano scioperato per la sicurezza) Chi mi sta intor-no – rivela Angelo - ascolta la mia storia e dice” Hai visto il sin-dacato, lascialo perdere non sono buoni a difendere neanche se stessi. L’’azienda è troppo for-te>. Un sorriso triste e fiero si stampa sul viso dell’altro protagonista di questa storia, l’operaio-Rsu:. <E’ questo – asicura - il prezzo da pagare per poter andare in giro a testa alta. La logica del profitto contro la dignità>. E poi, in gran corsa, racconta an-che lui alla <Fabbrica dei Diritti> la sua breve ma intensa storia. <Da sei anni sto all’Ilva, da due anni sono delegato per la Fiom Cgil nelle Rappresentanze Sinda-cali Unitarie nell’area Acciaieria. Le testimonianze che mi prece-dono – insiste - danno l’effettiva visione del problema. La questio-ne sicurezza è imprescindibile dal discorso più generale delle condizioni dei lavoratori nella fabbrica. La mancanza di demo-crazia è, a mio avviso, la causa principale di questo stato delle cose. L’indifferenza con cui per anni istituzioni ed opinione pub-blica hanno recepito le notizie che arrivavano da dietro i cancel-li dell’Ilva hanno fatto il resto. Il sindacato? Ci sto – spiega - per-ché ci credo, ho degli ideali più forti della legge del padrone. Ri-mane comunque l’immagine ri-flessa della realtà. Rassegnazio-ne, fatalismo e stupido individua-lismo sono metastasi sempre più radicate>. Per questo, sradicarle attraverso il protagonismo attivo di lavoratori ed Rsu <sarà la sfi-da del futuro. Ma per vincerla occorre, però, una profonda tra-sformazione anche dello stesso sindacato>.

GLI INVISIBILI DEL SIDERURGICO Piccole storie di tre giovani operai dell’Ilva di Taranto

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“Chiediamo all’Ilva di accet-tare questa sfida: mettere al centro dell’attenzione la con-dizione umana e sociale dei lavoratori. Condizione che deve avere pari dignità ri-spetto ai problemi della pro-duzione.” Lo ha detto il se-gretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, inter-venendo oggi a Taranto a un attivo dei delegati Fiom del grande stabilimen-to siderurgico; attivo convo-cato per discutere sulla gra-ve situazione della sicurezza interna al sito produttivo. Gravità resa evidente da una serie di infortuni culminati nell’incidente mortale di ve-nerdì 9 settembre. “Non ci può essere - ha pro-seguito Rinaldini - un’astratta priorità produttiva cui subor-dinare la sicurezza dei lavo-ratori. Al contrario, occorre ricreare un clima in cui sia possibile lavorare, discutere e contrattare. E per fare fino

in fondo questa scelta, l’Azienda deve ritirare i prov-vedimenti disciplinari di tre giorni di sospensione assunti nei confronti di nove lavorato-ri in seguito allo sciopero del 6 luglio scorso.” “L’Azienda - ha ricordato Ri-naldini - ha deciso di non fare ricorso nei confronti di questi lavoratori allo strumento del licenziamento inizialmente mi-nacciato, e questo è impor-tante. Tuttavia noi riteniamo ingiustificati anche i provvedi-menti di sospensione e, se sa-ranno confermati, li impugne-remo.” “Decisiva, per ottenere il ritiro dei licenziamenti, è stata - ha sottolineato Rinaldini - la soli-darietà che ha unito in queste settimane i lavoratori oggetto dei provvedimenti disciplinari. Non meno decisivo è stato il carattere unitario della reazio-ne espressa da tutti i lavora-tori dell’Ilva dopo l’infortunio mortale della settimana scor-

sa. Adesso, la priorità per noi è quella di costruire a Taran-to, assieme alle altre orga-nizzazioni sindacali, una vera e propria vertenza sicurezza. E’ impensabile che uno dei più grandi stabilimenti side-rurgici d’Europa possa vivere in un clima di perenne e drammatica emergenza.” Sempre a Taranto, Giorgio Cremaschi, segretario nazio-nale Fiom e responsabile per la siderurgia, ha annunciato che il prossimo 23 settembre tutti i delegati Fiom del set-tore si riuniranno a Piombi-no. Un punto centrale dell’incontro sarà proprio la questione sicurezza. Questio-ne che, ha ricordato Crema-schi, si è riproposta negli ul-timi tempi in termini così ur-genti che Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di farne ogget-to di una specifica iniziativa nazionale di lotta. Tale inizia-tiva si terrà in ottobre, e cioè dopo lo sciopero nazionale della categoria per il contrat-to indetto per il 29 settem-bre.

Siderurgia. Rinaldini (Fiom) “All’Ilva di Taranto la sicurezza dei lavoratori non può essere subordinata ad altre priorità”.

CARA CGIL TI SCRIVO [email protected]

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Costituita il 19 settembre scor-so, la società consortile a re-s p o n s a b i l i t à l i m i t a t a «Agromed». E' la struttura che si occuperà di lavorare, tra-sformare e commercializzare i prodotti ortofrutticolo. Ne so-no soci la Provincia, il Comu-ne e la Camera di commercio di Taranto. In un secondo mo-mento, non appena completato l'iter amministrativo e contabi-le, anche l'Autorità portuale di Taranto aderirà al consorzio. L'iniziativa è finanziata con 9,3 milioni di euro provenienti dalla Cipe 55 del 2000. In una nota della Camera di Commer-cio si afferma che «il nuovo e decisivo intervento che giunge al termine di un lungo percor-so concertativo si aggiunge a-gli altri già in corso di realiz-zazione per lo sviluppo inte-grato dell'area retroportuale». Rispetto ad una prima ubica-zione, adesso Agromed è stato «collocato nelle adiacenze del Distripark - il centro di mani-polazione delle merci finanzia-to dalla stessa delibera Cipe - ed al nuovo mercato all'ingros-so dei prodotti ortofrutticoli, finanziato invece dal Patto ter-ritoriale di Taranto». Agro-med, dice la Camera di Com-mercio, «rappresenta un tassel-lo essenziale per l'incremento

Jovanotti BuonSangue

Vasco Rossi Le mie canzoni

Biagio Antonacci Condividendo

Ligabue nome e cognome

Nicolas Sparks Il posto che cercavo

Cristina Comenicini La bestia nel cuore

Elena Ferrante I giorni dell’abbandono

della redditività del comparto agroalimentare nel contesto di una complessiva crescita infra-strutturale della provincia ioni-ca. Nella fase di avvio, il consiglio di amministrazione (cda) sarà composto dai rappresentanti dei tre enti soci: il presidente della Camera di commercio, Ema-nuele Papalia, quale presiederà il consiglio d'amministrazione; il presidente della Provincia, Gianni Florido, e il sindaco di Taranto, Rossana Di Bello». In questo modo, infatti, si vuole «imprimere il massimo impulso all'iniziativa infrastrutturale che, insieme a Distripark e alla piastra logistica, è considerata strategica per lo sviluppo del territorio provinciale. In una se-conda fase, anche l'Autorità portuale di Taranto, in conside-razione delle evidenti interazio-ni fra Agromed e il porto, sarà rappresentata all'interno del cda. Scopo della nuova società consortile è quello di incremen-tare il livello di redditività del comparto agroalimentare pro-vinciale attraverso lo sviluppo della logistica retroportuale in connessione con l'area portuale. La società si propone anche di valorizzare le produzioni tipi-che, particolarmente quelle or-tofrutticole, innalzandone il li-vello tecnologico, sviluppando catene distributive e contribuen-do in tal modo all'incremento tanto del livello di occupazione diretta e indotta, quanto del pro-dotto interno lordo di settore e del livello di produttività deri-vante dall'integrazione funzio-nale ed operativa delle fasi di lavorazione.

LE VOSTRE TESI DI LAUREA Sul territorio di Taranto nei nostri Archivi—www.cgiltaranto.it

Diamo valore ai TALENTI, i nostri giovani per Taranto.

Cara CGIL ti scrivo [email protected]

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Leggere & Ascoltare

CD e LIBRI primi in classifica

La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto

Economia di Fabio Venere

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Pagina 5 La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto

A partire dal 1 ottobre p.v. la CGIL attiveremo presso il Centro servizi della CGIL in via Val D’Aosta a Taranto, lo Sportello IMMIGRATI uno strumento importan-te , integrato nel sistema sei Servizi, inserito in un più ampio progetto già di vostra conoscenza che ha come obietti-vo : l’implementazione delle poli-tiche di integrazione per l’affermazione del diritto di cit-tadinanza delle migliaia di lavo-ratori e lavoratrici, di persone immigrate del nostro territorio. Collaborerà a questo nostro progetto la compagna VOJSAVA CAUSHAJ una giovane donna di

origine albanese , laureata, media-trice culturale lingui-stica, che ha già ope-rato nel campo della ricerca sociale che gestirà l’attività dello sportello che sarà a-perto per quattro gior-ni settimanali , men-tre per un giorno del-

la settimana farà presenza presso le CdL comunali. Il progetto che stiamo avviando prevede una prima fase di ricogni-zione del fenomeno immigrati sul territorio jonico, a patire dai dati, già in possesso forniti dalle cate-gorie , della presenza di lavoratori e lavoratrici immigrati iscritti alla CGIL: circa 200, oltre ad una cam-pagna di informazione circa

l’attività dello sportello. Siamo altresì convinti che per una politica adeguata per gli immi-grati dobbiamo riconoscere ed as-sumere il problema della rappre-sentanza dei lavoratori immigrati negli organismi dirigenti ed esecu-tivi della nostra organizzazione e quindi coerentemente ragionare e decidere su mezzi , strumenti e luoghi di rappresentanza, elabora-zione e consultazione, di valoriz-zazione e crescita, come previsto dall’art.8 del nostro Statuto. Naturalmente il percorso con-gressuale già avviato può e deve diventare l’opportunità per l’assunzione di responsabilità e una scelta forte di investimento anche in questa direzione, da parte di tutti noi.

la legge sul falso in bilancio, quella sul legittimo sospetto, i condoni fisca-li, la cosiddetta salva-Previti, la rifor-ma del sistema delle comunicazioni. In questo filone (pseudo)culturale pri-ma ancora che politico si inserisce questo voler cambiare le regole del gioco a sette mesi dalle elezioni politi-che. Questo era l’obiettivo del Cavaliere, questo era il disegno dell’Udc di Folli-ni. Proprio nei giorni seguenti l’intesa, però, Alleanza nazionale, prima e la Lega Nord, poi hanno iniziato a porre dei paletti lungo un percorso che già non si presentava agevole. Il disegno della Cdl, ammesso che venga in que-ste ore raggiunta la quadratura del cer-chio sulla soglia di sbarramento al 4 per cento e sui confini delle circoscri-zioni elettorali, rischia di essere inde-bolito e forse stracciato da quei depu-tati e senatori eletti in Lombardia, Ve-neto e Sicilia (in gergo parlamentare, franchi tiratori) che difficilmente vor-ranno abbandonare la tranquillità di un collegio blindato per scendere nell’arena del proporzionale e misu-rarsi con i voti di preferenza. Questo è quel che accade a Roma nei

<Questa è una legge-truffa>. Così il leader dell’Unione, Romano Prodi, ha tuonato subito dopo l’intesa raggiunta nel centrodestra per una riforma in senso proporzionale del sistema elet-torale. Riforma che, in estrema sintesi, prevede che la coalizione che prende meno voti conquisti più seggi e, quin-di, possa governare il Paese. Legge-truffa, si è detto rievocando l’espressione usata dalle opposizioni, e dal Pci di Togliatti in particolare, che nell’ormai lontano 1953 condus-sero un’impressionante battaglia par-lamentare e popolare contro la riforma elettorale della Dc di De Gasperi. Ma se l’espressione rispolverata da Prodi e dagli altri esponenti dell’Unione ha un innegabile effetto mediatico, il di-segno del centrodestra si inserisce per-fettamente nel solco tracciato dal go-verno Berlusconi in questi quattro an-ni e mezzo di legislatura. Il Cavaliere, sin dall’inizio, ha promosso leggi che chiaramente potevano soddisfare de-terminati interessi personali. L’elenco sarebbe lungo e forse noioso pure per gli appassionati ed informati lettori de <La Fabbrica dei diritti>. Eppure, vale la pena ricordare in rapida successione

Palazzi della politica. Anche a Taran-to, del resto, il centrodestra guidato da un sindaco (Rossana Di Bello) in evi-dente difficoltà per il crescente dissen-so popolare sta svelando la sua vera natura, la sua ragion d’essere sinora abilmente nascosta da un’efficace ca-pacità di comunicazione e da una logi-ca dell’apparire straripante. Il netto aumento delle rette degli asili nido, del trasporto alunni, delle mense sco-lastiche, dela tassa sulle insegne e del-la Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) non vanno, infatti, spiegati solo in termini meramente politico-contabili. O meglio, oltre a sottolineare giustamente che il centro-destra cittadino è costretto ad elevare la pressione fiscale sui cittadini per tentare di risanare un bilancio in defi-cit strutturale, forse, bisogna rilanciare ed affermare un altro concetto. Ovve-ro, la politica sull’infanzia della Cdl, a Taranto come in altre realtà, nasconde il vero obiettivo di questo disegno. Aumentare le rette, infatti, significa far crollare le iscrizioni e, quindi, av-viare un percorso che porterà alla chiusura di alcuni asili nido e, in futu-ro, alla gestione delle strutture da par-te dei privati. Questa è la sfida da vin-cere.

P o l i t i c a & d i n t o r n i Riforma elettorale e caso asili nido, il Dna del centro-destra.

Dal 1 ottobre operativo lo sportello immigrati di Francesca Battista Segretaria CGIL Taranto

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Sono passati poco meno di 2 anni dall’approvazione della legge 30 e dall’attuazione del dlgs 276/’03, e i tempi per fare un bilancio della situazione occupazionale nel no-stro paese sono ormai maturi. La CGIL, fin da quando la logica del-la legge 30 era nella sua fase em-brionale con il libro bianco di Ma-roni, si è sempre opposta all’idea di rendere competitivo il mercato del lavoro (?) attraverso il taglio dei costi di manodopera e per que-sta ragione, non solo si è rifiutata di sedersi al tavolo delle trattative, ma il più grande Sindacato italiano ed europeo, ha portato al circo Massimo qualcosa come tre milio-ni di persone per difendere i propri diritti nella storica giornata del 23 marzo 2002, giornata in cui si è consumata la più grande manife-stazione pubblica della storia Repubblicana. Ne parliamo con Giovanni D’Arcangelo Resp. Prov. del NI-diL – CGIL di Taranto. M e n o d i d u e a n n i dall’emanazione della legge 30 con la quale il Governo Berlu-sconi era convinto di aver trova-to la ricetta per rendere più competitive le aziende italiane e creare condizioni di lavoro mi-gliori per i lavoratori. è così? Direi proprio di no, basti pensare a quanti giovani ancora oggi e so-prattutto nel mezzogiorno non han-no un’occupazione e quando ce l’hanno questa risulta essere preca-ria e instabile. Con le nuove forme contrattuali un giovane, e non solo, non può godere di tutta la rete di tutele e diritti e diciamolo chiara-mente senza nasconderci, nella stragrande maggioranza dei casi sostituiscono le forme subordinate

di lavoro che dovrebbero contem-plare retribuzione fissa, ferie, per-messi, forme di assistenza e d’indennità in caso di malattia, in-fortunio e maternità, sicure forme di contribuzione, TFR, ecc.. Il fal-limento di questa legge dimostra come l’occupazione di qualità, lo sviluppo, la coesione sociale non sono possibili se si punta sulla ri-duzione del costo del lavoro e dei diritti, perché ad un individuo con un’occupazione instabile non è consentito l’accesso al credito e la possibilità di partecipare attiva-mente ad un funzionamento rego-lare dell’economia. Ma il sindacato, e nella fattispe-cie la CGIL, cosa ha fatto per opporsi alla filosofia della legge 30 e cosa ha fatto per tutelare i lavoratori parasubordinati o ati-pici? Questa legge è stata concepita da circa quattro anni. Il Governo ha per prima cercato di attaccare fron-talmente il tema dei diritti propo-nendo l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori incas-sando una storica sconfitta per via della risposta del fronte sindacale che si è opposto con veemenza; una volta capito che i diritti non si toccano, ha aggirato l’ostacolo dapprima cercando di isolare la CGIL sulla discussione del libro bianco di Maroni e dopo appro-vando la legge 30 senza seguire un normale iter parlamentare, bensì, con una legge delega che di fatto ha azzerato il dibattito parlamenta-re sulla materia. La risposta della CGIL fu assolutamente contraria che sfociò in una imponente mani-festazione al Circo Massimo e la raccolta di 5 milioni di firme per l’estensione della rete dei diritti. Per tutelare i lavoratori, attraverso

la categoria NIdiL, la CGIL ha av-viato confronti e trattative a vari livelli con le aziende che operano su tutto il territorio nazionale arri-vando a stipulare accordi con le stesse per garantire più diritti e tu-tele sui contratti individuali e so-prattutto cercando di ipotizzare prima, e porre in essere dopo. per-corsi che potessero portare a quote di stabilizzazione abbandonando gradualmente i contratti atipici tra-sformandoli in contratti di lavoro subordinati. Oltre a cercare di porre rimedio a situazioni di carattere contin-gente, la CGIL ha formulato del-le idee , del le propos te all’esecutivo per un mercato del lavoro diverso da quello descrit-to? Sono oramai anni che la CGIL si oppone e cerca di discutere su un mercato del lavoro deregolato ed eccessivamente libertario. La CGIL ha sempre portato avanti delle idee di sviluppo che tenesse-ro prioritariamente conto del carat-tere solidale del lavoro, di quel ca-rattere che deve dare la possibilità all’individuo di sentirsi protagoni-sta, parte integrante del mondo del lavoro. Il diritto del lavoro dignito-so è un principio sancito dalla Co-stituzione italiana, il contratto di lavoro è un accordo, un compro-messo tra il lavoratore e l’azienda dove il lavoratore presta la propria prestazione intellettuale e/o ma-nuale in cambio di una retribuzio-ne commisurata alla prestazione.

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RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO: L’ERA DELLA PRECARIETA’ ISTITUZIONALIZZATA

Intervista a Giovanni D’Arcangelo / NidiL Taranto

La Fabbrica dei Diritti il giornale della CGIL di Taranto

Page 7: Anno 1, Numero 11 La Fabbrica dei Diritti - Cgil TarantoLa Storia Le iniziative della CGIL di 9 10 Sommario: La sicurezza sui luoghi di lavoro, al cen-tro dell’azione del sindacato

Oggi il modello che passa è “vuoi lavorare? Se si, accontentati di quello che ti viene proposto, sennò te ne vai”. Ecco perché si parla di precarietà istituzionalizzata perché è stata questa legge dello Stato a rendere il mondo del lavoro più precario. La sfida che la CGIL og-gi propone, è quella per una cen-tralità della buona, piena e sicura occupazione. Noi proponiamo in-nanzitutto che venga estirpata la filosofia della legge 30 e del dlgs 276/03; vanno cancellate le forme di lavoro precarie come lo staff leasing, contratti occasionali, lavo-ro a chiamata, che creano anche un e f f e t t o d e l e t e r i o a n c h e sull’impresa e vanno cancellate tutte le forme che indeboliscono la contrattazione collettiva come la certificazione dei contratti e conci-liazione monocratica. Vanno rivi-ste tutte le forme di inserimento nel mondo del lavoro come l’apprendistato, il contratto d’inserimento, in quanto questi de-vono volgere ad una reale forma-zione professionale e non come semplice escamotage da parte delle aziende per sgravare sui costi del lavoro. Va completamente rivista anche la logica delle collaborazio-ni coordinate e continuative che devono assumere l’aspetto di for-me contrattuali con più regole co-me ad esempio il loro campo d’applicazione. Possiamo conver-gere sull’idea di una collaborazio-ne per quelle forme di lavoro che necessitano di flessibilità per inte-ragire con varie aziende sulla base di progetti seri e precisi come l’ambito dei tecnici, dei professio-nisti, delle figure altamente profes-sionalizzate, ma non possiamo ac-cettare supinamente l’applicazione dei contratti a progetto per chi la-vora nel call center o nel centro commerciale che nella stragrande maggioranza dei casi ha un proget-to che nasconde male un vincolo di

subordinazione. Ma dire e propor-re tali cose è come disperdere la propria voce perché il Governo non accetta il confronto con le par-ti sociali, anzi cerca di aggirare l’ostacolo dialogando solo con chi accetta i loro ragionamenti. Hai fatto riferimento ai call center. Qui a Taranto da pochi mesi si è insediato un call center tra i più estesi nel paese. Come giudichi tale insediamento dell’azienda teleperformance su Taranto? Non può significare per la città e per la provincia un’opportunità reale di piena occupazione? Si parla di qualco-sa come mille posti di lavoro. Ti risulta? Credo che la cautela in certi casi debba avere la meglio sull’euforia. Torniamo qualche mese indietro, precisamente ad aprile, nella setti-mana clou della campagna eletto-rale; titoli dei giornali: “1000 posti di lavoro a Taranto con Teleper-formance”. Questo era il titolo che capeggiava a caratteri cubitali sulle testate giornalistiche locali. Solo la CGIL, nei giorni a seguire ha sot-tolineato, a mezzo stampa, che con molta probabilità la forma contrat-tuale utilizzata sarebbe stata quella dei contratti a progetto, quindi contratti non proprio stabili. A di-stanza di cinque mesi, se andiamo a sondare gli umori in quella a-zienda,forse ci accorgiamo che nessun lavoratore o prestatore d’opera si sente sicuro del proprio posto. ecco perché dico che la si-tuazione andrebbe discussa con più cautela e più senso di responsabili-tà da parte di tutti, istituzioni com-prese che dovrebbero essere più presenti e partecipi nei piani d’insediamento rivendicando an-che loro condizioni migliori per i loro cittadini. Cosa diresti alle centinaia di ra-gazze e di ragazzi del call center?

Rivolgetevi al sindacato, venite a trovarci a NIdiL – CGIL, discutia-mo insieme su quello che si può fare per ottenere condizioni mi-gliori sul lavoro. è ora di finirla con quella brutta leggenda metro-politana secondo la quale chi si rivolge al sindacato rischia il licen-ziamento, semmai è il contrario; chi si rivolge al sindacato parteci-pa in maniera organica alla vita d’azienda e ovviamente a quella sindacale, diventa più consapevole dei propri diritti, difende meglio la propria dignità umana; quando il lavoratore crede di essere autorefe-renziale sul posto di lavoro com-mette un errore di valutazione, per-ché non è adeguatamente organiz-zato, è solo; questo non è il pensie-ro esposto di chi vi sta parlando, ma è la dimostrazione di cent’anni di storia, di lotte sociali, di conqui-ste, non possiamo permettere che si arrivi al “giro di boa” dei diritti e vale a dire, ad un ritorno alla pre-carietà e dello sfruttamento sul po-sto di lavoro dato che questo sem-bra essere il nuovo fenomeno so-ciologico In questo 2005 la CGIL festeggia 100 anni della propria storia. Non solo la CGIL festeggia i suoi primi 100 anni, ma si prepara ad un’ampia riflessione celebrando il proprio congresso dove verranno discusse su ampia scala le proposte da fare al prossimo Governo, sarà un momento in cui la CGIL riflet-terà e farà un bilancio di questi ul-timi cinque disastrosi anni di Go-verno Berlusconi. Lo faremo sulla base di quello che è la situazione del Paese, con gli occhi di chi non ce la fa ad arrivare alla terza setti-mana del mese, non ci interessano le beghe politiche, non interessano alla maggior parte degli italiani, perciò discuteremo di cose concre-te a prescindere da quale colore avrà il futuro Governo.

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La Fabbrica dei Diritti Quindicinale della CGIL di Taranto N.0 in attesa di registrazione presso il Tribunale di Taranto Direttore Responsabile Fabio Venere Editoriale Massimo Di Cesare

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In questo numero de <La Fabbrica dei Diritti> che si apre con l’Ilva di Taranto, anche la rubrica dedicata alla “storia” volgerà il suo sguardo verso il colosso siderurgico. E lo fa riportando quasi integralmente un intervento di Francesco Bampi, esponente di un’associazione, pubblicato qualche anno fa dal “Secolo XIX”, storico quotidiano di Genova. Il leit motiv del messaggio ai suoi concittadini può essere sintetizzato così: <Genovesi, non facciamo che Genova diventi come Taranto>. Per la cronaca, all’epoca, nel capoluogo ligure c’era molta tensione per il peso che l’Ilva aveva sul territorio. Ecco, di seguito, il testo dell’intervento (davvero apprezzabile la sua descrizione della città di Taranto): <Si narra che 2000 anni prima di Cristo, corrispondenti a circa 12 secoli prima della fondazione di Roma, Taras, uno dei figli di Net-tuno, sia giunto nelle terre più a nord del mar Ionio a capo di una flotta, approdando presso quel corso d'acqua che poi da lui stesso avrebbe preso il nome (il fiume Tara). E si sarebbe dedicato ad edificare la città di Taranto.. Vedete, Taranto non è una città che s’incontra tutti i giorni! Essa, infatti, si stende in mezzo a due mari: Mar Piccolo e Mar Grande. Non solo, ma si divide in due parti: la città nuova e quella vecchia che sorge su un’isola ed è collegata all’altra parte della città trami-te un ponte girevole che consente il passaggio delle navi dall’uno all’altro mare. La Città Vecchia corrisponde all’acropoli dell’antica città greca che si estendeva poi verso l’odierna città nuova con la zona pubblica, l’abitato e la vastissima necropoli. Ma, dato che la città odierna insiste su quella antica, le vestigia di Taras sono molto poche, mentre notevole è la quantità e il pregio del materiale restituitoci dalla necropoli e conservato nel bellissi-mo museo archeologico. E nella Città Vecchia il visitatore trova, tra case umili e popolari, le case nobili e i palazzi sontuosi dove, nonostante la ristrettezza dello spazio, trovò modo di incunearsi un incredibile numero di Chiese, di conventi e monasteri: per secoli i cittadini si sono crogiolati nel caratteristico groviglio e dedalo di

strade e vichi, rampe, salite e scalette. Ma chi oggi visita la Città Vecchia di Taranto, inadatta alle auto come il centro storico di Genova, trova una città fantasma: spessis-simo le case sono murate,di sovente le antiche vestigia sono un pallido ricordo. La via del Duomo trasuda imponenza e nobiltà tanto antiche quanto spente: solo dove può far capolino un raggio di sole, si sente il vociare di gente e lo sventolare di biancheria stesa ai balconi. I Tarantini non abitano nella magnifica e decrepita Città Vecchia: abitano altrove, nella città nuova dove il traffico caotico ci fa sapere, rompendo la magia dell’antico, che il secondo millennio volge ormai al termine. La storia di Taranto ci informa che agli inizi del secolo l’isola continuava ancora a svolgere con una certa dignità il ruolo di centro della vita cittadina. Tuttavia fu proprio col trasferimento nei nuovi rioni di molte famiglie nobili e borghesi che iniziò la decadenza dell’antica città. Il degrado della Taranto antica raggiunse il suo culmine con la mancanza di opere di ristrutturazione e di riparazione delle vie e delle case, abitate ormai soltanto da povere famiglie di pescatori. Vennero allora ab-battute povere case, vere catapecchie, e demolite moltissime strut-ture, comprese alcune sopraelevazioni, al fine di permettere una maggiore circolazione dell’aria e la penetrazione dei raggi del so-le. Purtroppo, però, furono distrutte anche molte strutture di gran-de valore storico ed artistico, come il complesso di S. Giovanni, chiesa e monastero, prospiciente il porto mercantile. A Taranto agli inizi degli anni ‘60 venne costruita l’Italsider, una grandissima industria capace di dar lavoro a migliaia di operai. La città ha però dovuto subire i danni ecologici che una industria così grande procura all’ambiente. E non distante sorgono le raffinerie dell’Agip che diffondono per l’aria un odore artificiale: la stessa puzza che si sentiva in Val Polcevera a San Quirico e a San Bia-gio. Ma si sa, quando un popolo rinuncia alla sua dignità diventa incapace di ogni reazione e ben si presta ad essere dominato. Troppo simile è la storia recente di Taranto a quella di Genova. Io amo Genova: la Genova medievale: quella che va dal Mandraccio a Capo di Faro: quella che oggi chiamiamo Centro Storico ma che dovremmo chiamare, come fanno i Tarantini e come fece il grande Fabrizio De André, Città Vecchia. Ma amo soprattutto i popoli. Per questo auguro ai Tarantini di riappropriarsi di ciò che è loro. E nel frattempo invito i Genovesi a visitare Taranto e ad addentrarsi nella Città Vecchia esortandoli a darsi da fare affinché quello che vedranno non sia il destino del nostro plurisecolare centro stori-co>.

Il sindacato dalla parte dei Lavoratori precari e atipici

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di valorizzare le professionali-

tà.Il corteo partirà alle ore

9,30 da Piazza Madonna delle

Grazie e si concluderà in Piaz-

za della Vittoria. metalmeccanico e per chiede-

re incrementi salariali in gra-

do di tutelare il potere

d’acquisto dei lavoratori, un

mercato del lavoro regola-

mentato che riduca i rischi

della precarietà, un inquadra-

mento professionale in grado

Il 7 ottobre 2005 presso la Sala Subfor in Viale Virgilio T a r a n t o , o r g a n i z z a t o dall’INCA-CGIL di Taranto con inizio alle ore 9,00 si terrà un importante convegno sulle pa to logie mul t i fa t to r ia l i nell’industria. La relazione introduttiva sa-rà esposta dal Direttore dell’INCA Salvatore Urselli,

alla quale seguiranno i contributi dell’Avv. Massimiliano Del Vecchio – Il nesso di causalità, Dott. Italo Monelli – Fattori di rischio, Dott. Sante Minerba – rilievi epi-demiologici. Seguiranno gli in-terventi di Giuseppe Gigante Dir INAIL di Taranto, Mario Frac-

cascia Presidente Co.Co.Pro INAIL Taranto, Vito Michele Pizzileo RLS ILVA delegato FIOM, Leonardo Seme-raro RLS SEMAT dele-gato FILLEA, Gianni Forte Segretario Gene-rale CGIL Taranto. Le conclusioni dei lavori, sono affidate al Presidente Nazionale INCA – Aldo Amoretti.

Lavoro e progresso civile: un lungo viaggio attraverso le ge-nerazioni, è il titolo della ini-ziativa che vedrà impegnata la CGIL di Taranto a riflettere sulla sua storia. All’iniziativa parteciperanno Gianni FOR-TE, Giuseppe BARLETTA, Paolo PELUSO, Roberto NI-STRI, Giuseppe VINCI, Anna CAMMALLERI, e il Direttore scientifico della Fondazione

Il 14 ottobre con alle ore 9,30 presso il salone di rappresen-tanza della Provincia di Taran-to, la CGIL di Taranto, con lo SPI e la FLC e con il patroci-nio dell’assessorato alla pub-blica istruzione della provincia di Taranto e del CSA di Ta-ranto, presenterà il bando di concorso per gli studenti delle scuole elementari, medie e su-periori della nostra provincia.

Giuseppe Di Vittorio, Adolfo PEPE.

Nel pomeriggio alle ore 16,30 presso l’auditorium del FER-MI-PERTINI a Taranto, il-gruppo musicale CANTA-C U N T I p r e s e n t e r à “PEPPINO” il CD musicale sulla storia di Giuseppe Di Vittorio, realizzato dallo SPI di Taranto.

Sciopero nazionale dei metalmeccanici

Convegno sulle patologie multifattoriali nell’industria

LAVORO E PROGRESSO CIVILE iniziativa della CGIL il 14 ottobre

FIM, FIOM e UILM scenderan-

no in piazza con uno sciopero

nazionale per il rinnovo del

contratto nazionale di lavoro,

giovedì 29 settembre 2005.

A Taranto si terrà la manifesta-

zione regionale per contrasta-

re l’arroganza del patronato

I metalmeccanici di FIM FIOM UILM

uniti per contrastare l’arroganza del

padronato e riconquistare il CCNL.

Comizio con Giorgio CREMASCHI.

Iniziative della Cgil di Taranto

7 ottobre ore 9,00

29 settembre