anno 1 maggio 2011 - oratoriosancolombano.com · miracolo di guarigione dal morbo di par- ... laura...
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Giovanni Paolo II diventa beato!!! di don Paolo
La Beatificazione di un cristiano è il mo-
mento in cui la Chiesa riconosce le virtù
umane e di fede di un uomo e lo pone co-
me esempio, guida e intercessore per
tutti. Viene scelto un giorno particolare
del calendario in cui, in alcune diocesi, è
possibile venerare la sua memoria.
Il processo di beatificazione è lungo e
richiede diverse indagini e approfondi-
menti sulla testimonianza cristiana, sul
contenuto degli scritti e necessita del
riconoscimento di un miracolo accaduto
grazie all’intercessione del beato.
Nel caso di Karol WoJtyla questo pro-
cesso, per volere di Benedetto XVI, è
stato accorciato nei tempi con un note-
vole sforzo per esaminare le migliaia di
pagine scritte da Giovanni Paolo II e per
accelerare i tempi di riconoscimento del
miracolo di guarigione dal morbo di Par-
kinson di Suor Marie Simon Pierre Nor-
mand.
Questo iter ci porta al 1 maggio in Piaz-
za San Pietro quando la Chiesa universa-
le festeggerà la sua beatificazione e
tutti noi potremo confidare in un padre,
un amico, un fratello che dal cielo, come
fece in terra, accompagnerà la nostra
vita, sostenendo i deboli, camminando
con gli affaticati di cuore, fasciando le
ferite dell’anima, gioendo con i giovani,
illuminando le coscienze e portando la
pace.
La santità di Giovanni Paolo II è stata
invocata subito il 2 aprile 2005 (giorno
della morte) dai cristiani gridando
«Santo Subito !». Erano le 22.03 quando
Mons. Leonardo Sandri si affacciava dal
balcone di San Pietro per annunciare:
«fratelli e sorelle, alle 21 e 37, il nostro
amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo
II è tornato alla casa del Padre». Milioni
NeNew ooratorio nnews N. 3 anno 1 maggio 2011 C
iclo
stilat
o in
pro
prio
“L’AMICIZIA “ di L.B.
E’ quello che doni
e quello che ricevi. L’amicizia non altera i ritmi
ma accarezza il cuore con atti di benevolenza
concreti e disinteressati. Nell’amicizia la discussione non diventa mai un litigio
usa il pensiero per parole che non feriscono. Tieni sempre occhi attenti
sulle pene dell’altro.
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La redazione Alessandro Gemignani
Andrea Coldani
Andrea Cuppone
Arianna Guzzon
Cristian Di Cosimo
Don Paolo
Elena Malaraggia
Gabriele Tosi
Gaia Tavazzi
Giada Mainardi
Giovanni Pasquali
Laura Bosoni
Luca Fontana
Luca Gibelli
Luca Piccoli
Matteo Carenzi
Matteo Micheli
Mattia Maniezzo
Paola Fulghieri
Silvia Vignati
Sonia Polvara
Stefano Poggi
In questo numero…
Pag.1 - Editoriale
Pag.4 - Buon Compleanno Italia!
Pag. 8 - Pulisci il tuo oratorio!
Pag. 9 - ADMO: una scelta per la
vita
Pag 10 - Si apre il sipario!
Pag. 12 - “Vecchia emozione senza
un’età”
Pag. 14 - cineforum: “La Nostra Vi-
ta”
Pag. 15 - cinema: “Gran Torino”
Pag. 18 - libro: “Acqua”
Pag. 20 - sport: San Colombano Ba-
sket
Pag. 22– musica: Ehi ciccio, ci scap-
pa del rock!
Pag. 25 - videogames: Call of Duty
- Black Ops
Pag. 27 - C’è posta per te
Pag.28 Calendario Marzo 2011
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di uomini e donne, giovani e anziani, si
sono uniti in preghiera per salutare un
uomo a cui tutto il mondo ha voluto be-
ne e che ciascuno sentiva vicino e amava
come un padre.
Giovanni Paolo II ha saputo portare il
Vangelo nella storia degli uomini, ha av-
vicinato la Chiesa al mondo, ha testimo-
niato la forza della fede anche nel vive-
re la sofferenza in maniera pubblica.
Ha saputo unire fermezza e rigidità
nella difesa dei valori dottrinali con la
tenerezza e la spontaneità del buon Pa-
store. Questo Papa «chiamato di un paese lontano» (così si definiva il 16
ottobre 1978, giorni della sua elezione
al soglio pontificio) ha saputo non solo
farsi vicino ma entrare nel cuore degli
uomini. C’è chi lo ricorda con gli sci ai
piedi o sui sentieri delle amate monta-
gne, chi ad Agrigento mentre attacca i
mafiosi, chi scendere da un aereo men-
tre visita i popoli della terra. Per i gio-
vani il ricordo più caro sono le giornate
della gioventù quando il loro Papa stava
in mezzo a loro, ne condivideva la vitali-
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tà, lo slancio, la gioia e li esortava
a vivere intensamente, guardando
in alto, con Cristo. Giovanni Paolo
II ai suoi figli ha sempre indicato
la strada del Vangelo come via per
raggiungere la felicità, invitandoli
ad essere le “sentinelle del matti-
no”, di quel nuovo mattino dell’uma-
nità che le nuove generazioni sono
chiamate a costruire. Le parole
pronunciate dal Papa all’inizio del
suo pontificato hanno rappresenta-
to il “sommario” della sua azione di
pastorale: « Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiu-tate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’u-manità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua sal-vatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti cam-pi di cultura, di civiltà, di svi-luppo. Non abbiate paura! Cri-sto sa «cosa è dentro l’uomo». Solo lui lo sa! »
Queste parole ci dicono che ri-
cordarlo significa seguire la
strada che lui ci ha indicato,
quella del Vangelo. Come cristia-
ni non dobbiamo fermarci alla
sua enorme figura, al suo splen-
dido lato umano, ma grazie al
suo esempio rafforzare la nostra
fede, cercare il Signore, aprire, anzi
spalancare le porte del nostro cuore
a Gesù.
Il 22 ottobre (giorno di inizio del
suo pontificato, stabilito per cele-
brarne la memoria liturgica) sarà un
giorno speciale per tutti quei giova-
ni cresciuti con GP2 (così veniva
chiamato dai suoi “papaboys”). Sarà
un giorno in cui sentire nuovamente
quel suo abbraccio che sa scaldare i
cuori e volgere lo sguardo verso il
Maestro e Amico Gesù Cristo.
Grazie Signore per il dono di Gio-
vanni Paolo II, grazie alla sua inter-
cessione aiutaci ad essere sale della
terra, sentinelle del nuovo mattino,
testimoni della gioia del Vangelo.
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Breve biografia di Giovanni Paolo II
Karol Józef WoJtyła, eletto Papa il
16 ottobre 1978, nacque a Wadowi-
ce (Polonia), il 18 maggio 1920.
Era il secondo dei due figli di Karol
Wojtyła e di Emilia Kaczorowska,
la quale morì nel 1929. Suo fratello
maggiore Edmund, medico, morì nel
1932 e suo padre, sottufficiale
dell’esercito, nel 1941.
A nove anni ricevette la Prima Co-
munione e a diciotto anni il sacra-
mento della Cresima. Terminati gli
studi nella scuola superiore di Wa-
dowice, nel 1938 si iscrisse all’Uni-
versità Jagellónica di Cracovia.
Dal 1933 al 1943 partecipa come
attore alle rappresentazioni tea-
trali clandestine.
Quando le forze di occupazione na-
ziste chiusero l’Università nel 1939,
il giovane Karol lavorò (1940-1944)
in una cava e poi in una fabbrica
chimica Solvay per potersi guada-
gnare da vivere ed evitare la de-
portazione in Germania.
A partire dal 1942, sentendosi
chiamato al sacerdozio, frequentò i
corsi di formazione del seminario
maggiore clandestino di Cracovia,
diretto dall’Arcivescovo, il Cardina-
le Adam Stefan Sapieha. Nel con-
tempo, fu uno dei promotori del
“Teatro Rapsodico”, anch’esso clan-
destino.
Dopo la guerra, continuò i suoi studi
nel seminario maggiore di Cracovia,
nuovamente aperto, e nella Facoltà
di Teologia dell’Università Jagelló-
nica, fino alla sua ordinazione sa-
cerdotale, a Cracovia, il 1° novem-
bre 1946. Successivamente, fu in-
viato dal Cardinale Sapieha a Roma,
dove conseguì il dottorato in teolo-
gia (1948), con una tesi sul tema
della fede nelle opere di San Gio-
vanni della Croce. In quel periodo,
durante le sue vacanze, esercitò il
ministero pastorale tra gli emi-
granti polacchi in Francia, Belgio e
Olanda.
Nel 1948 ritornò in Polonia e fu
coadiutore dapprima nella par
rocchia di Niegowié, vicino a Craco-
via, poi in quella di San Floriano, in
città. Fu cappellano degli universi-
tari fino al 1951, quando riprese i
suoi studi filosofici e teologici. Nel
1953 presentò all’Università Cat-
tolica di Lublino una tesi sulla pos-
sibilità di fondare un’etica cristiana
a partire dal sistema etico di Max
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Scheler. Più tardi, divenne profes-
sore di Teologia Morale ed Etica
nel seminario maggiore di Cracovia
e nella Facoltà di Teologia di Lubli-
no.
Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo
nominò Vescovo Ausiliare di Craco-
via e titolare di Ombi. Ricevette
l’ordinazione episcopale il 28 set-
tembre 1958 nella cattedrale del
Wawel (Cracovia), dalle mani
dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.
Il 13 gennaio 1964 fu nominato Ar-
civescovo di Cracovia da Papa Paolo
VI, che lo creò Cardinale il 26 giu-
gno 1967.
Partecipò al Concilio Vaticano II
(1962-1965) dando un contributo
importante all’elaborazione della
costituzione Gaudium et spes. Il
Cardinale Wojtyła prese parte an-
che alle 5 assemblee del Sinodo dei
Vescovi, anteriori al suo Pontifica-
to.
Venne eletto Papa il 16 ottobre
1978 e il 22 ottobre ebbe inizio il
suo ministero di Pastore Universale
della Chiesa.
Papa Giovanni Paolo II ha compiuto
146 visite pastorali in Italia e, co-
me Vescovo di Roma, ha visitato
317 delle attuali 332 parrocchie
romane. I viaggi apostolici nel mon-
do, espressione della costante sol-
lecitudine pastorale del Successore
di Pietro per tutte le Chiese, sono
stati 104.
Tra i suoi documenti principali si
annoverano 14 Encicliche, 15 Esor-
tazioni apostoliche, 11 Costituzioni
apostoliche e 45 Lettere apostoli-
che. A Papa Giovanni Paolo II si at-
tribuiscono anche 5 libri: “Varcare
la soglia della speranza” (ottobre
1994); “Dono e mistero: nel cin-
quantesimo anniversario del mio sa-
cerdozio” (novembre 1996);
“Trittico romano”, meditazioni in
forma di poesia (marzo 2003);
“Alzatevi, andiamo!” (maggio 2004)
e “Memoria e Identità” (febbraio
2005).
Papa Giovanni Paolo II ha celebrato
147 riti di beatificazione, nei quali
ha proclamato 1338 beati, e 51 ca-
nonizzazioni, per un totale di 482
santi. Ha tenuto 9 concistori, in cui
ha creato 231 (+ 1 in pectore) Car-
dinali. Ha presieduto anche 6 riu-
nioni plenarie del Collegio Cardinali-
zio.
Dal 1978 ha convocato 15 assem-
blee del Sinodo dei Vescovi: 6 ge-
nerali ordinarie (1980, 1983, 1987,
1990, 1994 e 2001), 1 assemblea
generale straordinaria (1985) e 8
assemblee speciali (1980, 1991,
1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).
Il 13 maggio 1981 in piazza San Pie-
tro ha subito un grave attentato.
Salvato dalla mano materna della
Madre di Dio, dopo una lunga de-
genza, ha perdonato il suo attenta-
tore e, consapevole di aver ricevuto
una nuova vita, ha intensificato i
suoi impegni pastorali con eroica
generosità.
La sua sollecitudine di pastore tro-
vò espressione, inoltre, nella ere-
zione di numerose diocesi e circo-
scrizioni ecclesiastiche, nella pro-
mulgazione dei Codici di Diritto Ca-
nonico latino e delle Chiese Orien-
tali, del Catechismo della Chiesa
Cattolica. Proponendo al Popolo di
Dio momenti di particolare intensi-
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tà spirituale indisse l’Anno della
Redenzione, l’Anno Mariano e l’An-
no dell’Eucaristia nonché il Grande
Giubileo del 2000. Avvicinò le nuo-
ve generazioni indicendo la cele-
brazione della Giornata Mondiale
della Gioventù.
Nessun Papa ha incontrato tante
persone come Giovanni Paolo II.
Alle Udienze Generali del mercole-
dì (oltre 1160) hanno partecipato
più di 17 milioni e 600mila pellegri-
ni, senza contare tutte le altre
udienze speciali e le cerimonie reli-
giose (più di 8 milioni di pellegrini
solo nel corso del Grande Giubileo
dell’anno 2000). Ha incontrato mi-
lioni di fedeli nel corso delle visite
pastorali in Italia e nel mondo. So-
no state numerose anche le perso-
nalità governative ricevute in
udienza: basti ricordare le 38 visi-
te ufficiali e le altre 738 udienze o
incontri con Capi di Stato, come
pure le 246 udienze e incontri con
Primi Ministri.
È morto a Roma, nel Palazzo Apo-
stolico Vaticano, sabato 2 aprile
2005, alle ore 21.37, nella vigilia
della Domenica in Albis o della Di-
vina Misericordia, da lui istituita. I
solenni funerali in Piazza San Pie-
tro e la sepoltura nelle Grotte Va-
ticane sono stati celebrati l’8 apri-
le.
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Dall’Omelia per l’inizio del pontificato
del beato Giovanni Paolo II, Papa 22 ottobre 1978
Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo! Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe,
cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito re-stare là, sulle rive del lago di Gene-sareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbe-diente alla sua ispirazione, è giunto qui! Secondo un’antica tradizione, duran-te la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Si-gnore è intervenuto: gli è andato in-contro. Pietro si rivolse a lui chie-dendo: «Quo vadis, Domine?» (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispo-se subito: «Vado a Roma per essere
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crocifisso per la seconda volta». Pie-tro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione. Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della supre-ma potestà dello stesso Cristo. Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si rite-neva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi «un regno di sacer-doti». Il Concilio Vaticano II ci ha ricorda-to il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sa-cerdote, Profeta-Maestro, Re – con-tinua nella Chiesa. Tutti, tutto il Po-polo di Dio è partecipe di questa tri-plice missione. E forse in passato si deponeva sul capo del Papa il trire-gno, quella triplice corona, per espri-mere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chie-sa di Cristo, tutta la sua «sacra po-testà» in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Po-polo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Pa-dre celeste e dal mistero della Cro-ce e della Risurrezione. La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più ele-vate aspirazioni di intelletto, di vo-lontà, di cuore. Essa non parla con un
linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità. Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una ferven-te, umile, fiduciosa preghiera: «O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica po-testà! Servitore della tua dolce po-testà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi». Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti voglio-no servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità in-tera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spa-lancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultu-ra, di civiltà, di sviluppo. Non abbia-te paura! Cristo sa «cosa è dentro l’uomo». Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Per-mettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permette-te a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eter-na.
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Tutti conosciamo la festività del
Primo Maggio, ma spesso non se
ne conoscono le origini e le tradi-
zioni. Fu istituita il 20 luglio 1889,
a Parigi. A lanciare l'idea fu il
congresso della Seconda Interna-
zionale, riunito in quei giorni nella
capitale francese.
Documenti dell’e-
poca riportano
scritte le motiva-
zioni e gli scopi di
questa ricorrenza:
"Una grande mani-festazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simul-taneamente in tut-ti i paesi e in tutte le città, nello stes-so giorno, i lavora-tori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre riso-luzioni del Congresso di Parigi". Poi, quando si passa a decidere
sulla data, la scelta cade sul 1
maggio. Si tratta di una scelta
simbolica: tre anni prima infatti, il
1 maggio 1886, una grande mani-
festazione operaia svoltasi a Chi-
cago, era stata repressa nel san-
gue.
In un volantino diffuso a Napoli
nel 1890 si legge:
"Lavoratori, ricordatevi il 1 mag-
gio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavo-ro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la diffe-renza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti
concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivolu-zione sociale!” In quell’epoca si stavano già mani-
festando rivoluzioni da parte della
massa della popolazione, stanca di
dover sottostare a orari di lavoro
estenuanti, maltrattamenti e sala-
ri da fame. La festa nasce quindi
dallo stimolo della classe operaia
di fare valere i propri diritti, sia
come cittadini sia come esseri
umani.
Da parte loro i governi, più o meno
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! Primo maggio: oggi si fa festa!!! di Arianna Guzzon
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liberali o autoritari, decisero di
reprimere queste manifestazioni,
proibendo lo svolgersi della festi-
vità. Ma la gente aderì entusiasta
alle manifestazioni che ebbero da
subito un enorme successo, sia in
Italia che negli altri Paesi.
Il 1 maggio 1891 confermò la
straordinaria presa di quell'appun-
tamento e indusse le istituzioni
internazionali a rendere perma-
nente quella che, da lì in avanti,
dovrà essere la "Festa dei lavo-
ratori di tutti i Paesi".
Inizia così la tradizione del 1 mag-
gio, un appuntamento al quale il
movimento dei lavoratori si prepa-
ra con sempre minore improvvisa-
zione e maggiore consapevolezza.
Nei primi anni del Novecento il 1
maggio si caratterizza anche per
la rivendicazione del suffragio uni-
versale e poi per la protesta con-
tro l'impresa libica e contro la
partecipazione dell'Italia alla
guerra mondiale. Si discute intanto sul significato
di questa ricorrenza: giorno di fe-
sta, di svago e di divertimento op-
pure di mobilitazione e di lotta?
Qualcuno l’ha definita come una
"festa ribelle", ma nei fatti il 1
maggio è l'una e l'altra cosa insie-
me, a seconda delle circostanze
più lotta o più festa. Nel corso del
tempo, le trasformazioni sociali, il
mutamento delle abitudini ed an-
che il fatto che al movimento dei
lavoratori si offrono altre occa-
sioni per far sentire la propria
presenza, hanno portato al pro-
gressivo abbandono delle tradizio-
nali forme di celebrazione del 1
maggio.
A oggi, il 1 maggio in Italia è cele-
brato con manifestazioni sindacali,
discorsi politici e un grande con-
certo rock che si tiene ogni anno a
piazza San Giovanni a Roma. Co-
munque, dopo più di un secolo dalla
sua nascita, questa festività è an-
cora molto sentita ed è uno stru-
mento che i lavoratori hanno per
far sentire la propria voce e per
vedere riconosciuti i loro diritti!
Quindi…un augurio a tutti i lavora-
tori e a chi un lavoro ancora lo sta
cercando!
Buon 1 Maggio!!!
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Buona domenica a tutti, vi scrivono
Giovanni e Laura riguardo alla no-
stra figura durante il grest: l’ani-
matore o meglio, secondo noi chi è
l’animatore.
COSA VUOL DIRE ESSERE
ANIMATORE?
L.B. Credo che il compito dell’es-
sere animatore sia dedicare parte
del proprio tempo allo svago dei
bambini e dei ragazzi, ma per es-
sere animatori è fondamentale di-
vertirsi e stare bene insieme a lo-
ro e non solo farli divertire. Inol-
tre, essere animatore vuol dire
diventare una delle figure di rife-
rimento su cui i bambini fanno af-
fidamento, bisogna quindi essere
maggiormente responsabili del
proprio atteggiamento, perché il
loro stare bene al grest dipende
anche dal mio modo di propormi e
relazionarmi con loro. Posso affer-
mare che è un divertimento diver-
so e più impegnativo da quello cui
solitamente siamo abituati perché
comporta delle responsabilità, ma
è sicuramente uno dei migliori. Es-
sere animatrice aiuta a conoscersi
meglio, tornando un po’ bambini e
diventando un po’ adulti.
G.P. Per me essere animatore non
significa solo far giocare 4, 40,
400 bambini ma significa entrare
nelle loro vite per qualche mese.
Sostanzialmente significa mettere
qualche piccolo mattone nel ca-
stello della loro vita. Quando io
ero bambino un anno al grest c’e-
rano due animatori che senza alcun
motivo particolare bestemmiavano
davanti a noi, ovviamente alcuni
dei bambini, senza saperne il signi-
ficato, ripetevano le bestemmie
degli animatori! Questi animatori
possono far divertire tantissimo i
bambini ma secondo me non sono
veri animatori perché non ricopro-
no la funzione d’educatore che è
un tutt’uno con la figura dell’ani-
matore. Io voglio essere un anima-
tore diverso!
COSA TI RIMANE DOPO L’E-
SPERIENZA?
L.B. Una bellissima emozione e
l’esperienza di essermi messa in
gioco. Il post-grest non è solo un
ESSERE O NON ESSERE UN ANIMA-
TORE, QUESTA E’ LA DOMANDA! di Laura Bosoni e Giovanni Pasquali
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ricordo, ma dura tutto l’anno per-
ché per i bambini sei sempre la lo-
ro animatrice, è bello vedere i
bambini che ti salutano ricordan-
dosi di te. Durante le settimane di
grest non è tutto rose e fiori, ma
ci sono anche momenti di tensione,
alla fine, però, ciò che resta è tut-
ta la parte positiva di questa espe-
rienza… e non è poca!
G.P. spero cose belle. Si vedrà…
IL TUO GIOCO PREFERITO?
L.B. Mi piacevano tanto i giochi
con l’acqua ma il mio gioco preferi-
to è in assoluto quello delle sedie!
G.P. Io vorrei non
essere un anima-
tore di quelli che
su 5 giorni di gio-
chi 3 li dedicano al
calcio perché ci
sono ragazzi a cui
non piace giocare
a calcio. I miei
giochi preferiti
vanno da un classi-
co come bandiera
alla caccia al teso-
ro fino alla palla
avvelenata.
ANIMATORE SI NASCE O SI
DIVENTA?
L.B. Assolutamente si diventa,
perché per esserlo è necessario
mettere in pratica la propria idea
di animatore e finché non si è im-
mersi nel clima del grest non ci si
rende totalmente conto dei biso-
gni che hanno i bambini, del cerca-
re di farli stare bene e far tra-
scorrere loro delle settimane pia-
cevoli. Credo che siano proprio i
bambini e ragazzi gli “insegnanti”
degli animatori, perché è attra-
verso loro che si impara a essere
animatore.
G.P. Per me si diventa perché es-
sere animatore è come essere un
buon padre, e il saperci fare con i
ragazzi si acquisisce strada facen-
do.
Concludendo è fondamentale ri-
cordare che l’animatore non è mai
da solo, ma si tratta sempre di un
gruppo di animatori che collabora-
no al meglio per il divertimento di
bambini e ragazzi (e perché no an-
che del nostro!). L’animatore non è
mai un singolo elemento perfetto,
ma ognuno compensa ed è compen-
sato dal resto del gruppo.
È il gruppo la parola chiave per vi-
vere bene il grest!!!!!!!
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Tutti noi ragazzi che quest'anno par-
teciperemo alla GMG (Giornata Mon-
diale della Gioventù) ringraziamo sen-
titamente tutti coloro che, con le loro
offerte, ci stanno aiutando a sostene-
re parte della quota verso Madrid. In-
nanzitutto per noi la GMG è un modo
per permetterci di rinnovare e raffor-
zare la propria fede: sarà un'espe-
rienza indimenticabile, che contribuirà
alla formazione spirituale di ciascuno
di noi, ma sarà anche un'utilissima
esperienza di vita. Non mancheranno momenti di divertimento in com-
pagnia: ci potremo confrontare con giovani di diverse nazionalità, fare
nuove conoscenze e sentirsi tutti legati da un'unica fede. Per noi il vo-
stro è un segno di vicinanza della nostra comunità nei nostri confronti:
vi ringraziamo di cuore e vi assicuriamo una preghiera speciale con il
Papa a Madrid!
I ragazzi della GMG
Radicati e fondati in Cristo,
saldi nella fede (Col 2,7)
È ATTIVO IL SITO
DELL’ORATORIO:
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TRAMA Nell’autunno del 2003 il dicianno-
venne Mark Zuckerberg (Jesse
Eisenberg), il ragazzo che sareb-
be diventato il più giovane miliar-
dario della storia creando il social
network più usato al mondo, era
uno studente di Harvard brillante
ma con poche doti sociali, osses-
sionato dall’ambizione verso i cir-
coli studenteschi d’elite e sfortu-
nato con le ragazze.
La sera in cui la sua ragazza Erica
(Rooney Mara) lo lascia dopo aver-
lo definito “stronzo”, Mark sfoga
la sua frustrazione sul suo blog
deridendola pesantemente. Non
contento, penetra illegalmente nei
sistemi dell’università per prele-
vare le foto delle ragazze da pub-
blicare sul sito FaceMash, che lui
ha creato apposta per mettere a
confronto le ragazze del campus e
votarne la più carina. In quattro
ore FaceMash attira 22.000 visite
che mandano in crash il sistema di
server e portano Mark davanti al
consiglio universitario con una se-
rie di imputazioni, tra cui violazio-
ne della privacy. La bravata però
lo rende popolare attirando l’at-
tenzione di tre studenti apparte-
nenti al club più importante del
college, i gemelli Cameron e Tyler
Winklevoss (Armie Hammer-Josh
Pence) che assieme a Divya Na-
rendra (Max Minghella) gli pro-
pongono di lavorare per loro come
programmatore ad un nuovo sito,
HarvardConnection esclusivo e
riservato agli studenti di Harvard.
Nel febbraio 2004 Mark, insieme
al l ’amico Eduardo Saver in
(Andrew Garfieeld) che finanzia il
progetto con 1.000 dollari, pubbli-
ca il sito TheFacebook. E’ un nuo-
vo social network basato sul Libro
The Social Network di Mattia Maniezzo
Anno: 2010
Genere: drammatico
Regista: David Fincher
Attori: Jesse Eisenberg,
Andrew Garfield, Justin
Timberlake, Brenda Song, Rashida
Jones, Joseph
Mazzello, Max Minghella, Rooney
Mara, Armie Hammer
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delle Facce, l’album dove le uni-
versità americane raccolgono le
foto degli iscritti per favorirne la
conoscenza. Su TheFacebook i ra-
gazzi possono creare un account e
portare sul web tutta la loro
esperienza sociale, foto, amici,
relazioni sentimentali, pensieri.
Mark viene contattato da Sean
Parker (Justin Timberlake) che
gli consiglia di rinominare il social
in Facebook. Sean è il creatore di
Napster, un software che consen-
tiva di condividere musica gratui-
tamente e che le major avevano
fatto chiudere per violazione di
copyright. A Mark quel tipo, capa-
ce di portare cospicui finanzia-
menti, così spregiudicato e sicuro
di sé, piace e si convince ad aprire
una società di cui lui, Parker e Sa-
verin si divideranno le quote per
circa un terzo ciascuno.
Nel frattempo il social Facebook
è diventato famoso, diffondendo-
si nelle università americane fino
a sconfinare in Europa e nel resto
del mondo, trasformando i mille
dollari dell’inizio in una società
valutata 25 miliardi. Ma non tutto
va per il verso giusto, Mark deve
fronteggiare due cause legali mi-
lionarie. Nella prima i Winklevoss
e Narendra lo accusano di avergli
rubato l’idea, infatti Facebook
sembra una copia di quello che
avrebbe dovuto essere Harvard-
Connectio e per il quale Mark ave-
va promesso la sua collaborazione.
Nella seconda causa è Saverin,
quello che una volta era il suo mi-
gliore amico, ad accusarlo di aver-
lo estromesso volutamente dalla
società con uno stratagemma le-
gale.
Nel film i racconti del passato si
mischiano alle lunghe deposizioni
che Mark deve affrontare davanti
ai vari collegi legali per spiegare
la sua versione dei fatti. Si saprà
dai titoli di coda la risoluzione
delle controversie: un risarcimen-
to di 65 milioni di dollari ai gemel-
li Winklevoss e una cifra indefini-
ta a Saverin.
Resta emblematica la scena fina-
le: di sera negli uffici deserti re-
sta Mark che, inviata una richie-
sta di amicizia alla sua ex-
ragazza, effettua in continuazio-
ne il refresh della pagina in impa-
ziente attesa di una risposta.
RECENSIONI Tratto dal libro di Ben Mezrich
Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, il film
è incentrato sui primi tumultuosi
anni di Facebook, dalla sua fonda-
zione nel 2004 fino alle cause in-
dette contro Zuckerberg. Viene
pubblicizzato con lo slogan “Non
puoi farti 500 milioni di amici
senza farti qualche nemico” e
presentato come una storia di
amicizia, sesso, soldi, tradimento,
successo, avidità, vendetta.
Al vero Zuckerberg il film non
piace, eppure il regista si limita a
narrare i fatti (presi dai verbali
delle cause), non emette giudizi
(fornisce agli spettatori gli ele-
menti pro e contro), non critica né
il mondo in rete né il suo ideatore,
anzi guarda con simpatia al suo
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protagonista concedendogli il mas-
simo della benevolenza e della
comprensione anche nei momenti
più duri. Il personaggio cinemato-
grafico di Zuckerberg (ben rap-
presentato da un bravissimo Jesse
Eisenberg) riesce a ren-
dere umano (a volte an-
che antipatico) questo
genio, mosso da senti-
menti di vendetta e ri-
picca contro i blasonati
figli di papà, smanioso di
successo, ma anche nega-
to nelle relazioni sociali,
vittima di un’estrema so-
litudine.
Si potrebbe dire che è un
film verboso: niente effetti speciali,
gli attori quasi sempre seduti, nelle
aule universitarie, in riunioni proces-
suali, ai computer, a bere birra, a di-
scutere e litigare. Racconta con toni
amari ma anche con ironia la storia
tipicamente americana dell’ascesa di
giovani che dal nulla creano imperi
economici, capaci di inventarsi un la-
voro anziché trovarselo. Forse è per
questo che coinvolge ed emoziona.
IMPRESSIONI E veniamo alle discussioni su Fa-
cebook in quanto social network.
Le accuse più frequenti sono: crea
dipendenza soprattutto nei giova-
ni, è cinico e amorale, è invadente
e ostile alla privacy, con i suoi 500
milioni di utenti in tutto il mondo è
diventato uno Stato virtuale nel
mondo reale e, ammettiamolo, per
una certa fetta di umanità la vita
in rete (ciò che si fa, si legge e
che accade online) ha la medesima
importanza e a volte sostituisce la
vita reale.
Però di solito ci si connette su Fa-
cebook per incontrare gli amici,
conoscerne di nuovi, ritrovare
quelli vecchi, sapere cosa fanno,
cosa pensano, cosa desiderano, …
Insomma coltivare relazioni socia-
li, con i vantaggi e le problemati-
che che queste comportano. Quel-
lo che una volta si poteva fare solo
con le lettere, con il telefono, col
fax, col cellulare, con l’email, con
un sms, ora (per ora) si fa con un
click su Facebook. La tecnologia
progredisce e le persone trovano
nuovi modi per restare in contat-
to!
Resta comunque il fatto (e mi ri-
volgo soprattutto ai miei coetanei)
che nemmeno Facebook può sosti-
tuire una chiacchierata dal “vivo”,
far qualcosa insieme agli altri, le
uscite con gli amici, incontrare ra-
gazze o stare con la tua di ragaz-
za. Anche per non correre il ri-
schio di restare come il “povero
miliardario” Zuckerberg solo, in
una stanza vuota, a fare il
“refresh” di una pagina virtuale.
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! Blood Diamond di Matteo Micheli
TRAMA
Sierra Leone, 1999. Durante la
terribile guerra civile, un traffi-
cante di diamanti, che servono per
finanziare le attività dei ribelli e
dei terroristi, mentre si trova in
carcere viene a sapere che un con-
tadino Mende ha trovato un dia-
mante rosa, una pietra rarissima
che potrebbe permettergli di
cambiare vita, lasciare l'Africa e
scappare da tutta quella malvagità
di cui lui stesso é stato artefice.
Allo stesso modo, anche la vita del
contadino può cambiare radical-
mente, salvando la sua famiglia e
soprattutto suo figlio dal rischio
che venga rapito e fatto combat-
tere dai guerriglieri. Con l'aiuto di
una reporter che vuole denunciare
il traffico illecito di diamanti, i
tre affronteranno diversi rischi
pur di ritrovare il diamante nasco-
sto dal contadino.
PERSONAGGI
Solomon: portato via dalla sua fa-
miglia e costretto a lavorare nelle
miniere di diamanti, trova una
gemma straordinaria e la nasconde
a suo grande rischio, sapendo che
se verrà scoperto, sarà ucciso
all’istante. Ma sapendo anche che
il diamante non solo gli fornirà il
modo di salvare sua moglie e le sue
figlie dal condurre una vita come
rifugiate, ma lo aiuterà anche a
salvare suo figlio, Dia, da un desti-
no ben più crudele, quello di diven-
tare un bambino-soldato.
Archer (Leonardo Di Caprio), si
guadagna da vivere scambiando
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Drammatico,
Durata: 143'
Regia: Edward Zwick
Cast: Leonardo DiCaprio, Djimon
Hounsou, Jennifer Connel-
ly, David Harewood, Arnold
Vosloo, Ntare Mwine, Jimi
Mistry
Produzio-
ne:
Warner Bros. Pictures,
Bedford Falls Productions,
Spring Creek Productions,
Virtual Studios
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diamanti in cambio di armi, viene a
sapere della storia segreta di So-
lomon mentre si trova in prigione
per contrabbando. Sa che un dia-
mante di questo genere può rap-
presentare l’occasione della vita:
un valore sufficiente per permet-
tergli di andar via dall’Africa e
dal ciclo di violenza e corruzione
del quale è stato volutamente un
interprete.
Maddy Bowen (Jennifer Connelly)
è un’idealistica giornalista Ameri-
cana che si trova in Sierra Leone
per scoprire la verità che si na-
sconde dietro ai “diamanti insan-
guinati”, un giro che vede la com-
plicità dei leader dell’industria dei
diamanti che hanno scelto gli utili
al posto dei principi. Maddy cerca
Archer come fonte di notizie per
il suo articolo, ma si accorge in
breve tempo che è lui ad avere
bisogno di lei.
Con l’aiuto di Maddy, Archer e
Solomon si imbarcano in un viaggio
pericoloso attraverso il territorio
dei ribelli. Archer ha bisogno di
Solomon per ritrovare il prezioso
diamante rosa, ma Solomon cerca
qualcosa di molto più prezioso…
suo figlio che dopo diversi anni
riesce a ritrovare.
COMMENTO
Questo film è stato proposto co-
me tanti altri dal cineforum
dell’oratorio. E’ un film drammati-
co,che fa riflettere molto la-
sciando un forte messaggio dopo
la sua visione.
Ambientato in Sudafrica, vuole
raccontarci come gli uomini di co-
lore sono costretti a vivere in
condizioni pessime, precarie pren-
dendo come tema centrale la
tratta degli schiavi per la ricerca
dei diamanti. Al centro della vi-
cenda ci sono tre vite che si in-
trecciano per un comune obietti-
vo, ossia giungere ad un radicale
cambiamento della loro vita le
quali sono Salomon Vandy, lo
schiavo africano costretto a lavo-
rare alla ricerca dei diamanti,
Varcher, un trafficante bianco di
diamanti desideroso di abbando-
nare il Sudafrica per lasciarsi alle
spalle il suo passato tragico e in-
fine, Maddy Bowen, una giornali-
sta sensibile ai problemi sociali
intenta in particolare a scrivere
un articolo che possa mettere in
ginocchio i principali responsabili
di tutte le atrocità riguardanti il
Sudafrica.
Essi sono i protagonisti di questa
vicenda e con la loro voglia di
combattere riescono a sopravvi-
vere e a denunciare un mondo cru-
dele, in cui i diritti dell’uomo non
sono affatto rispettati.
La narrazione è improntata sul
filo della tensione continua, con
sequenze adrenaliniche vissute
dai protagonisti sotto il fuoco dei
ribelli RUF, antagonisti del gover-
no locale, in piena guerra civile.
Le popolazioni locali si trovano a
vivere in condizioni penose, di po-
vertà, molte volte anche senza
cibo e in un Paese in cui è molto
diffuso lo sfruttamento minorile.
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i! Manga: BAKUMAN di Alessandro Gemignani
Manga è un termine giapponese
che indica i fumetti in generale. In
Giappone i manga non rappresenta-
no un genere o uno stile, ma sono
chiamati così i fumetti di qualun-
que target, tematica ed anche na-
zionalità. Al di fuori del Giappone
invece, il termine manga è usato
per indicare semplicemente i fu-
metti giapponesi.
La storia narra di due ragazzi del-
le medie, Mashiro Moritaka e Ta-
kagi Akito: il primo è un giovane
disegnatore, vincitore di alcuni
premi giovanili, il secondo è un abi-
le scrittore famoso in tutta la re-
gione per i suoi rendimenti scola-
stici. Takagi, notando la notevole
abilità nel disegno di Mashiro, lo
invita a unirsi a lui per seguire la
strada che li porterà a diventare
un famoso duo di mangaka. Mashi-
ro è restio ad accettare, conscio
della difficoltà di sfondare nello
spietato mondo dei manga, nonché
scoraggiato dall’esperienza negati-
I genitori non riuscendo a mante-
nere i propri figli sono costretti
per ragioni economiche a farli la-
vorare molto presto per cui, a dif-
ferenza nostra, non hanno la pos-
sibilità di studiare e di andare a
scuola. Questo è uno dei tanti te-
mi che dovrebbe farci riflettere
così come il numero dei morti che
c’è dietro al commercio interna-
zionale dei diamanti. Con questa
affermazione non si vuole puntare
il dito contro i consumatori ameri-
cani o europei, ma sensibilizzare
l’interesse per l’acquisto di queste
pietre, le quali hanno provocato
più morti di molte epidemie virali.
Questo è il film “Blood Diamond”
che tocca profondamene le nostre
coscienze, smuove in noi il dovere
di essere più informati riguardo
ciò che acquistiamo e le realtà di
altri popoli, commuovendoci di
fronte a violenze alle quali è disu-
mano rimanere indifferenti.
Che ne dite,è proprio un film da
vedere al più presto!!!!
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va vissuta in passato dal suo caro
zio, autore di gag manga, che si è
lasciato consumare da questa pro-
fessione. Ogni reticenza è desti-
nata però a venire spazzata via
con l’entrata in scena di Azuki,
graziosa studentessa che coltiva
segretamente il sogno di diventa-
re una doppiatrice di anime. Ma-
shiro, perdutamente innamorato
della ragazza, ha ormai deciso:
come da accordo, realizzerà as-
sieme al suo
amico un
manga di
successo, e
la sua ama-
ta ne dop-
pierà l’ani-
me… solo
così i due
p o t r a n n o
s p o s a r s i !
Cominciano
così le av-
venture di
questa sim-
patica e
prometten-
te coppia di aspiranti mangaka af-
famati di successo.
Bakuman è un manga giapponese di
cui la storia, scritta da Tsugumi
Ohba, è disegnata da Takeshi
Obata. Questo segna un grande
ritorno alla collaborazione tra
questi due autori, che fino a due
anni prima avevano lavorato insie-
me per Death Note, una serie
cartacea e animata giunta anche
in Italia. Bakuman può essere con-
siderata la prima serie che illu-
stra al pubblico, anche se in modo
frammentario, l'importanza dei
fan e dell'ordine delle serie all'in-
terno di Shōnen Jump (rivista
molto famosa di fumetti giappo-
nesi). Sin dal primo capitolo infat-
ti ci sono molti riferimenti alla
produzione della rivista e all'im-
portanza delle classifiche al suo
interno. Nella serie ci sono anche
riferimenti a serie del passato,
tra cui lo stesso Death Note, am-
piamente citato dai personaggi, e
perfino allo stesso Bakuman. Al-
tra citazione si ha nella copertina
del volume 2, in cui i due protago-
nisti sono ritratti in una fumette-
ria realmente esistente mentre
reggono diversi manga, tra cui so-
no riconoscibilissimi Naruto, One
Piece e Bleach. Per ora qui in Ita-
lia l’ultimo numero di Bakuman
uscito è il N. 7. Se siete interes-
sati, potete recuperare i numeri
precedenti in fumetteria.
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Ci aspetta una stagione tutta nuo-
va dopo l’incredibile finale dell’an-
no scorso, dove nonostante il do-
minio iniziale di Lorenzo e la rottu-
ra del perone di Rossi al Mugello,
una fantastica rimonta del Dotto-
re ha reso concitata ed entusia-
smante la fase conclusiva.
Nella gara del Qatar Rossi fa il
suo esordio sulla Ducati. C’è tanta
attesa perché durante tutto l’in-
verno è stato l’argomento più di-
scusso nel mondo a due ruote. L’e-
sordio non inizia nel migliore dei
modi; dopo una brutta manche di
qualifica si ritrova nono mentre le
Honda di Stoner e Pedrosa si ri-
trovano nelle prime due posizioni,
circa un secondo e mezzo migliore
di Rossi. La gara termina con la
prevedibile vittoria di Casey Sto-
ner, secondo Jorge Lorenzo
mentre terzo posto per il doloran-
te Daniel Pedrosa perché il suo
braccio, malconcio dall’anno scor-
so, dopo qualche giro gli si addor-
menta per una vena schiacciata dal
muscolo. Rossi termina la gara in
una misera settima posizione, de-
ludendo le aspettative italiane.
Sotto il torrido caldo di Jerez i
tre della scorsa gara sono nelle
prime file, mentre Rossi si trova
nuovamente in nona posizione. Un
sorprendente Marco Simoncelli in
quarta posizione regala un’emozio-
ne alla Gresini e al pubblico italia-
no. Inizialmente Simoncelli ag-
guanta la testa della corsa met-
tendosi alle spalle Stoner e l’irida-
to Lorenzo. Dalla nona piazza Rossi
inizia una stupenda gara in rimon-
ta; purtroppo appena giunto su
S t o -
n e r ,
con un
effet-
to do-
m i n o ,
cadono
entrambi. Il
Dottore ri-
parte men-
tre l’austra-
liano non ce
la fa, riti-
randosi dal-
la gara. Un
Simoncel l i
indiavolato
sp
ort!
Dall’alto: Casey Stoner, Jorge Lorenzo, Daniel Pedrosa
MOTO GP 2011 di Andrea Coldani e Stefano Poggi
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m
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ica
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Nella scorsa edizione della
rubrica musicale ho introdot-
to e parlato di alcune carat-
teristiche del rock, in modo
tale da iniziare un cammino
verso i generi musicali, come
avevo detto nel primo artico-
lo.
Come scritto la volta scorsa il
blues fu uno dei padri del rock che
conosciamo oggi, quindi mi sembra
doveroso spendere qualche parola
a riguardo.
Per il blues non c’è una precisa da-
ta di nascita. La traccia più antica
con intonazioni blues risale alla
metà dell’800 nel Mississipi, ma
non si può ancora ritenere una for-
ma del tutto blues.
Si è studiato che il blues ha origi-
ne dai canti dei lavoratori (work
song) di colore e di altre prove-
nienze in America. Inoltre ha un
origine diretta con lo spiritual, un
genere musicale che esprime la
condizione dell’umanità e al rap-
porto con Dio. Anche questo gene-
re è stato introdotto dagli schiavi
africani degli Sati Uniti .
mantiene a distanza Lorenzo con
un’ottima prestazione. Sembra
una vittoria sicura per l’italiano
ma anche il Sic scivola regalando
la prima piazza allo spagnolo. Le
gomme per il caldo soffocante
non resistono fino alla fine, alcuni
le sostituiscono ma molti altri sci-
volano. Tutto queste cadute van-
no a vantaggio di Rossi che a fine
gara giunge quinto. Daniel Pedrosa
si riconferma pilota candidato alla
vittoria del Mondiale arrivando se-
condo.
Il prossimo Gran Premio non si
correrà a Motegi, in Giappone, a
causa dell’enorme catastrofe dello
tsunami, bensì in Portogallo sul cir-
cuito dell’Estoril, dove Rossi avrà
un’altra possibilità di migliorare le
sue prestazioni con la Rossa.
“El blues es poesía, amor, dolor, fla-
menco” (Eric Burdon) di Luca Piccoli
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Una caratteristica fondamentale
del blues è l’utilizzo delle famose
blues notes (suono di una nota che
viene eseguita particolarmente in
questo genere) che risalgono di-
rettamente dalla musica africana.
Non è il solo elemento
che fa pensare a que-
sta origine: anche lo
strumento principale
usato all’inizio della
diffusione del blues ha
origine africane. Que-
sto strumento era com-
posto da una sola corda
tesa su un asse di le-
gno, pizzicata, modu-
lando il suono con uno
speciale attrezzo di
vetro che viene fatto
scorrere sulla corda stessa.
Diversamente dalla musica rock,
l’assortimento di strumenti che si
utilizzano è molto più vasto. Si
parte da strumenti classici come
le chitarre fino ad arrivare all’uti-
lizzo di trombe.
Sicuramente gli strumenti più
presenti in una band blues sono
quelli a corde.
La chitarra come strumento è ar-
rivata a simboleggiare la musica
blues, si pensa che sia molto uti-
lizzata per ragioni di comodità nel
trasporto, basso costo dello stru-
mento e per il fatto che poteva
essere usata come strumento sia
di accompagnamento che solista e
soprattutto per la facilità ad ot-
tenere le caratteristiche blues
notes.
Il basso altro strumento a corde
venne introdotto dopo gli anni 50,
prima di questa data nessuno ave-
va mai suonato uno strumento si-
mile. Il primo basso fu ritenuto
uno strumento del tutto nuovo, ma
fu sempre usato come strumento
di accompagnamento. Dopo 40 anni
furono prodotti molti modelli nuo-
vi e veniva regolarmente usato
nelle band blues.
Le tastiere sono anche questo
molto usate nel blues. Il piano ve-
niva ritenuto lo strumento princi-
pale del blues ad eccezione della
voce. Solo negli anni 20 è stato
sostituito in parte dalla chitarra,
ma ha sempre caratterizzato la
storia della musica popolare.
Le percussioni altro strumento
presente nel blues.
La batteria si è trasformata mol-
to prima di arrivare al blues di
oggi. Inizialmente veniva suonata
con giornali arrotolati battuti su
scatole di cartone. Successiva-
mente furono introdotte le casse
che conosciamo noi oggi. Per ultimi
furono introdotti i piatti, utilizza-
ti per tenere il tempo dell’intera
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! Gran Turismo 5 di Matteo Carenzi e Andrea Coldani
Gran Turismo 5 è un gioco di guida
in pista ed è stato sviluppato dalla
Poliphony Digital. Il menù principa-
le del videogioco si presenta con la
scelta delle quattro modalità di
gioco fondamentali: Gt, Arcade,
Editor Tracciati e Gt-Tv. Esplo-
riamole insieme ora ad una ad una.
Modalità Gt
La modalità Gt corrisponde alla
carriera di un pilota; è dotata di
una buona interfaccia grafica che
permette di accedere intuitiva-
mente alle varie opzioni del mondo
del pilota. Questa modalità pre-
senta due percorsi differenti: A-Spec, che consente di mettersi in
prima persona nei panni del pilota,
superando varie prove (ad esem-
pio, le patenti e le gare), e B-
Spec, nella quale il giocatore veste
i panni del capo di una scuderia e
viene chiamato a gestire i piloti e i
tempi di gara.
band.
I fiati sono l’ultimo elemento pre-
sente nella classica band blues.
L’armonica è uno strumento molto
popolare in questo genere. Si trat-
ta dello strumento blues più facil-
mente trasportabile. L'armonica è
anche uno dei più espressivi stru-
menti solisti del blues; il suo suono
può variare da un lamento funereo
a un brontolio gutturale, fino al
suono di un sax pulito come un fi-
schio oppure sporco e distorto.
L'armonica divenne popolare verso
la metà degli anni '20, sostituendo
il flauto di Pan come piccolo stru-
mento a fiato più diffuso. Nei pri-
mi anni '30 le armoniche iniziarono
a essere presenti nelle incisioni
blues, sia come strumenti solisti
che di accompagnamento.
Questo insieme di strumenti ga-
rantisce un suono e una composi-
zione perfetta. Il blues con il suo
ritmo ha caratterizzato molti pae-
si e continuerà a diffondersi. Gra-
zie a questo genere di musica si
sono formati altri generi esistenti
ancora oggi e per questo sarà
sempre vivo all’interno di altri ge-
neri musicali.
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! Le Difficoltà sono cinque: da prin-
cipiante ad estremo. Accanto a
queste due modalità vediamo un
sezione dedicata agli eventi spe-
ciali dove per esempio è possibile
fare corse con i kart, gare di rally
e di Nascar. Sono a disposizione
concessionari con auto nuove ed
usate, inoltre è a disposizione un
concessionario on-line dove com-
prare auto rare. E come se non
bastasse, ci sono una serie di
meccanici disposti a coccolare la
vostra auto e un negozio di tuning
(modifica del veicolo).
Modalità Arcade
In questa modalità è possibile fa-
re gare veloci ma anche gare in
split screen (schermo condiviso
tra due giocatori), gare di drift e
time trial (gare contro il tempo).
Modalità Editor Tracciati
In questa modalità è possibile
creare un proprio circuito perso-
nalizzato. Infatti l’utente può
scegliere il numero di curve, la
lunghezza dei rettilinei e l’aspet-
to del paesaggio a suo piacimento.
Modalità Gt-Tv
In questa modalità è possibile fa-
re acquisti e scaricare filmati e
altri file riguardanti il mondo di
Gran Turismo 5.
Nonostante tutte le innovazioni e
alcuni miglioramenti nella grafica
è possibile trovare delle imperfe-
zioni nel gioco, come ad esempio i
dettagli dell’ombreggiature che
sono seghettate. Inoltre le moda-
lità del gioco online, disponibile
solo nella modalità Gt, sono dav-
vero poche. Per la prima volta nel-
la storia della serie sono stati in-
trodotti i danni per le auto; altra
novità è la possibilità di ribaltarsi.
Nonostante le 1031 automobili di-
sponibili e i 71 tracciati, il gioco
sembra deludere molto le aspet-
tative dopo cinque anni dall’ultimo
numero della serie. Però comun-
que rimane un “must” per tutti gli
appassionati e per questo vi consi-
gliamo il titolo.
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Aprite le porta a Cristo, non abbiate paura spalancate il vostro cuore all’amore di Dio
Testimone di speranza per chi attende la salvezza,
pellegrino per amore
sulle strade del mondo.
Vero padre per i giovani che inviasti per il mondo,
sentinelle del mattino, segno vivo di speranza.
Testimone della fede che annunciasti con la vita,
saldo e forte nella prova confermasti i tuoi fratelli.
Insegnasti ad ogni uomo la bellezza della vita
indicando la famiglia come segno dell’amore.
Portatore della pace ed araldo di giustizia,
ti sei fatto tra le genti nunzio di misericordia.
Nel dolore rivelasti la potenza della Croce.
Guida sempre i tuoi fratelli sulle strade dell’amore.
Nella Madre del Signore ci indicasti una guida,
nella sua intercessione la potenza della grazia.
Padre di misericordia, Figlio nostro Redentore,
Santo Spirito d’Amore,
a te, Trinità, sia gloria. Amen.
Inno al Beato Giovanni Paolo II
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011
Pubblichiamo una lettera di
risposta a quella mandata da due
genitori apparsa sul numero scorso
di NEON sul tema figli-fiducia e
facebook.
GENT.MA REDAZIONE, HO LETTO LA LETTERA DEI GENITORI SUL NR 2 DEL BELLISSIMO NEON E VORREI FARE DARE UN CONSIGLIO A TUTTI I GENITORI CHE ABITUALMENTE MANDANO I FIGLI ALL'ORATORIO. GIUSTAMENTE I GENITORI ACCONSENTONO QUANDO I FIGLI CHIEDONO DI ANDARE A FARE UN GIRO ALL'ORATORIO,MA SAREBBE OPPORTUNO CHE TALI GENITORI OGNI TANTO VENGANO A VEDERE DI PERSONA COME SI COMPORTANO I LORO FIGLI, O MAGARI CHIEDENDO INFORMAZIONI SEMPRE SUL LORO COMPORTAMENTO A DON PAOLO. IO FREQUENTO SPESSO IL BAR ESSENDO UN VOLONTARIO, E DEVO DIRE CHE ULTIMAMENTE HO RISCONTRATO DEI GROSSI PROBLEMI E UNA GRANDE MALEDUCAZIONE DI ALCUNI RAGAZZI, CHE VENGONO SEMPRE RIPRESI DA DON PAOLO. QUINDI CARI GENITORI.....FATE UN GIRO ANCHE VOI MAGARI VI RENDETE CONTO CHE TUTTO QUELLO CHE VI RIFERISCONO I VOSTRI FIGLI NON SEMPRE CORRISPONDE ALLA VERITA'
Lettera firmata Se volete dire la vostra scrivete una mail a:
[email protected] Sono gradite anche mail che propongano argomenti di discussione tra i nostri lettori. Ci piacerebbe che l’angolo delle vostre lettere diventi uno strumento di dialogo per tutti.
C’è posto per tutti… ...anche per te !
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nostra comunità.
pos
ta!
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Oratorio San Giovanni Bosco presenta…
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DOMENICA 29 MAGGIO
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Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
don Paolo (0371/89276)
F. Cuppone (0371/898069)
G. Gironzini (0371/898222)