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S. DOROTEA OPERA 200Anni CALCINATE 1815 2015 SPECIALE

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S. DOROTEAOPERA

200Anni

CALCINATE1815 2015

SPECIALE

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È dono e benedizione del Signorecommemorare i 200 anni dell’Opera diSanta Dorotea, in questo luogo in cui essaha avuto le sue origini e i suoi primisviluppi. Celebrare questa “memoria” nella liturgiaeucaristica ci fa sentire in relazione con laChiesa, commensali albanchetto del Regno. Sono con noi, in questomomento carico digratitudine e di lode, laFamiglia doroteapresente in Italia e nelmondo; le persone checi hanno preceduto, eche oggi avvertiamovitalmente presenti; igiovani, destinatariprivilegiati dell’Operae, in modoparticolarissimo, ilbeato Luca Passi,sacerdote di questaChiesa che è inBergamo, quirappresentata dalVicario generale Mons.Davide Pelucchi cheringrazio di cuore, peraver accolto l’invito apresiedere lacelebrazione. Il Bene che digenerazione ingenerazione ci haraggiunto, oggi, prendeil volto concreto dinumerosi laici e suoredorotee chiamati acontinuare, insieme,l’Opera di Caritàspirituale che Dio Padreha suscitato nel cuore

200 anni OSDSaluto della Superiora generaleMadre Marialuisa Bergomi

del Beato Luca e che è giunta fino a noi.Un grazie vivissimo al Parroco, DonDavide Gregis, ai sacerdoti, al Sindaco, algruppo dei Cooperatori, alle mieconsorelle che saluto cordialmente, e allapopolazione di Calcinate che ci hariservato la sua calorosa accoglienza.

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Duecentopassi e molti di piùNo, sarebbero stati molti di piùi passi che avresti dovuto fareper partecipare a tutte leiniziative organizzate per i 200anni dell’Opera di S. Dorotea.Molte iniziative? Io sapevo che questo erail titolo di uno spettacolo. Ti spiego: aCalcinate domenica 14 giugno pomeriggio,in un teatro davvero gremito, mi sonoproprio goduta la rilettura dei passaggichiave dell’intuizione pastorale-educativadi don Luca Passi.Ah, sì la Pia Opera che, per esempio,Serafina Regis ha sostenuto e diffuso in ValTrompia. Serafina, una donna semplice, madavvero robusta nella fede e nella capacitàdi coinvolgere molte donne nel compiere ilbene. Ne hanno parlato in un incontrointeressante tenutosi a Carcina il 26 aprile2015.Ok, anche nello spettacolo di cui ti parlavo

è emersa la preziosità del ruolo delladonna, come colei che promuove la vitadella persona con un tocco di bellezza e ditenacia, perché capace di guardare oltre, dicustodire i semi del fiore che ancora non sivede.Le donne povere e quelle benestanti dellaBrescia del 1800 non sempre sonoriportate dai libri di storia, ma hannocontribuito in modo significativo a tessereil contesto sociale ed ecclesiale della cittàlombarda che in quel tempo contava nonpoche situazioni problematiche! Mi hacolpito molto la mostra allestita nellaParrocchia di s. Giovanni, in città, dovel’Opera si sviluppò con straordinariavitalità.Nello spettacolo ho visto spesso la figuradella suora coinvolta in ambitoparrocchiale, ma ho sentito che le Doroteesono impegnate anche in camposcolastico.Appunto! Se tu i 200 passi li avessi fattidavvero, ti saresti potuto godere la festa dei50 anni della Scuola Materna Paolo VI aBrescia: un arcobaleno di colori e unarcobaleno di volti vispi e sbarazzini, equella della scuola di Thiene: foto, parolesapienti e le belle voci del coro, in cui sisono lasciati coinvolgere anche i genitori.Ah, beh, allora se vogliamo dirla tutta,anche nel mio spettacolo ci si spostava daCalcinate al mondo intero. Abbiamo visto

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scorrere volti e paesaggi dell’Africa,dell’Albania, dell’America Latina dovesuore e laici promuovono il bene dibambini e ragazzi, spinti dall’invito forte didon Luca: mettete fuoco d’amor di Dio enon stancatevi mai!Hai ragione! Sul mio computer ho salvatoalcune mail “dorotee” che mi sono arrivateda mezzo mondo. Anche là don Luca e lasua intuizione sono stati festeggiati consuoni e colori e con il desiderio di essere,in mezzo alla gente, sempre più come lui eDio ci vuole.Un dubbio: ho intravisto nella carrellatadiverse foto di Venezia, ma le suore ci sonoanche lì?Certo. A Venezia c’è la Casa Madre, perchél’Istituto delle Suore è nato lì nel 1838. Il18 aprile si è tenuto un incontrointeressante, in cui abbiamo potutoriscoprire figure ed eventi importanti eriascoltare pensieri e riflessioni, cheguidano sapientemente i nostri PASSI!

Ho capito! due, duecento, duemila passi.Non è il numero che importa, ma la lorodirezione e il loro scopo: avvicinarel’uomo a Dio per tessere trame di fedeluminosa, carità ardente, speranza audace.

Suor Elena Palazzi

Un giorno di metà Giugno a CalcinateE poi un giorno di metà giugno ti ritrovi acorrere sotto una pioggia battente con ilcielo quasi nero e il vento che rimarca ilfastidio. L’acqua ti sbatte sul volto epenetra tutti i tuoi vestiti. Per quei cinquelunghi quasi interminabili minuti è comese tutta la tua vita ti scorresse davanti agliocchi. Corre con te nella tua mente. E cosìripensi a tutte quelle corse che haiaffrontato. A quei momenti in cui la cosache ti importava era correre anche senzaun motivo preciso, anche senza saperebene la tua metà. L’importante era correre!

Ripensi a quelle corse che spesso ti hannotolto il fiato, che lì per lì, ti facevanosentire appagata ma che dopo nonlasciavano niente in te.Mentre corri qualcuno che ti conosce gridail tuo nome ma tu non hai il tempo dicapire chi è. E continui a correre. E ripensi,quindi, a tutte quelle persone che sonopassate nella tua vita, che hanno credutoanche per un solo piccolissimo istante inte. I loro volti si accendono nella mente,così come ritornano quelle tracce di beneche vi hanno lasciato.

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E mentre continui la corsa può capitare disfiorarti con quelle persone che ti hannosempre incoraggiata, sostenuta, guidata,aiutata. Per un istante ti giri in cerca delloro sguardo: loro ci sono e con i lorosorrisi sono lì a confermartelo.La corsa continua anche se non sai benedove stai andando. Ma ti fidi di chi ti staprecedendo. Il cuore è in gola, batte forte.Ma hai ancora un istante per pensare aquelle domande che erano depositate nellatua mente e nel tuo cuore e che ora sirimettono in circolo e con loro viene fuoritutto l’amore che fino a quel momento hafatto vibrare la tua esistenza. E così la corsatermina davanti ad una grande sala adibitaa festa, zeppa di tavoli che di li a poco siriempiranno. E ti guardi in giro e pensi cheè stata proprio una grazia esserci in questo“qui” e “ora”. Capisci che la vita è davverouna festa nonostante gli imprevisti. Pensiche la vita deve essere condivisione di quel

poco che si è, altrimenti quel sedersi uno afianco all’altro per gioire insieme non hasignificato. Ti accorgi di quanto bene èpassato nella tua vita in questi anni. Diquante persone che ti stimano, ti voglionobene sono lì con te per cantare,ringraziare, annunciare.Ti sorprendi davanti ai prodigi di Dio e timeravigli davanti a chi nella vecchiaiacontinua a dare frutti verdi e rigogliosi. Ti

lasci inondare dalla fiducia diquei volti gioiosi per uscire datutto ciò che ti blocca, da tuttociò che bagna fastidiosamentela tua vita (oltre ai tuoi vestiti).Rifletti sui semi gettati sulterreno della tua esistenza: aquanti germogli andati avanti olasciati volutamente seccare onati spontaneamente. Tivengono in mente anche tantipiccoli frutti che con pazienza etenacia hai raccolto e quelli chestai per raccogliere. Immaginiquel seme che è stato preso epiantato in questa terrabergamasca. Come in duecentoanni è cresciuto, fortificato,diramato. Pensi a comeciascuno con la propria storia eper un motivo diverso ha saputoposarsi su questi rami, a comeha trovato dimora e ristoro,

conforto e coraggio, rifugio e forza. Eriaffiora nella tua mente il momentoquando anche tu sei “uscita fuori” efinalmente hai potuto ammirare e gustarela sua bellezza, la sua semplicità, il suoriparo. Pensi a come un piccolo semegettato duecento anni fa sia cresciuto nelcorso degli anni e sia divenuto sempre piùgrande nonostante l’alternarsi dellestagioni, delle persone. Oggi quel piccoloseme è un albero forte alla cui ombra cisono tavole piene di persone contente. La tua corsa riprende ma con uno spiritonuovo, diverso. Nuove motivazionispingono sulle tue gambe. Inattesevibrazioni fanno pulsare il tuo cuore. E unavocina ti sussurra: il maestro è qua tibenedirà puoi esibirti, sbizzarrirti. È ilmomento tuo; lanciati così, butta fuori ilmeglio adesso, sì l’anima ce l’hai, conta sudi lei, puoi sfidare il mondo adesso, o mai!

Giusy Canino

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Raccontare la propria storia èindispensabile per tenere viva l’identità…Non si tratta di coltivare inutili nostalgiequanto di percorrere il cammino dellegenerazioni passate per cogliere in esso lascintilla ispiratrice, le idealità, i progetti…Prendere coscienza di come è stato vissutoil carisma, quale creatività ha sprigionato,quali difficoltà ha dovuto affrontare ilFondatore e come sono state superate…(Papa Francesco Lettera apostolica aiconsacrati).

Sembrava impossibile poter condurre unlavoro di ricerca in una realtà piccola,fragile e frammentata come la nostra. Ma,come spesso accade, abbiamo realizzatoun massimo di vita in un minimo distruttura.

Il passatoDon Luca Passi venne a Brescia, per laprima volta, a predicare le Missioni pressola Basilica delle Grazie, nel 1820,chiamato dal Vescovo Gabrio Maria Navacon il quale aveva rapporti di amicizia. Nel

Brescia

Un punto fermo da cui ripartire

libro “La città dolente” di Sergio Onger(pag. 222) si legge che nel 1820 il Vescovoaveva affidato al prevosto della parrocchiadi S. Giovanni, Faustino Rossini, supportatoda alcune “pie donne”, la direzione di unospizio denominato “Pia Casa delle poverefiglie abbandonate e pericolanti”. Venivanoaccolte ragazze di età compresa tra i 12 e i16 anni: “erano più povere e abbandonateche pericolanti, più bisognose disussistenza che di tutela dell’onore”. DonLuca Passi rivolse l’attenzione alle “piedonne”, ma anche al contesto di“sostanziale sfiducia verso le ragazze dibasso livello sociale” e alla “totale assenzadi una pedagogia positiva che facesseintravedere un futuro diverso”. Nel 1815egli aveva dato avvio, nella parrocchia diCalcinate (BG), all’esperienza dell’Operadi S. Dorotea, diretta a “istillare nei cuori dialcune poche fanciulle, il timor santo diDio e formarle al buon costume”.A Brescia conobbe l’abate Antonio

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Fontana, Paola di Rosa, Lodovico Pavoni,Giacinto Mompiani, Clemente di Rosa, iPadri della Pace, un laicato e un clero che,stimolati dal vescovo Gabrio Nava,seppero creare una rete di carità operosa erivitalizzare alcune strutture, abbandonatea seguito dei decreti napoleonici edell’Impero austro-ungarico. Le operesocio-educative sorte a Brescia nella primametà dell’Ottocento sono la testimonianzache l’educazione era la principaleespressione di carità.“Brescia, scrive il Dentella, è una città cheattirò la predilezione di don Luca. InBrescia egli parlava di porre il quartieregenerale dell’Opera; per qui erigere unacasa del suo Istituto scrisse un rilevantenumero di lettere; qui veniva spesso apredicare missioni e Esercizi, qui si recòcon frequenza a visitare, ordinare, disporrequanto concerneva le sue opere… qui potéraggiungere il desiderato intento dipiantarvi una delle dilette casedell’Istituto”. “Vi raccomando diorganizzare bene la parrocchia di SanGiovanni, proprio secondo la regola,

perché possa servir di modello”, scrivevaalla Marini. L’Opera di S. Dorotea aBrescia ebbe una sorprendenteaccoglienza: nel 1828 erainterparrocchiale con presidente lacontessa Alessandra Gambara, vicepresidente la nobile Elena Girelli,cancelliera la giovane maestra MarinaMarini sulla quale si era posato lo sguardopaterno di don Luca per dare continuità alcarisma e all’Opera da esso generata.

Il presenteLa mostra, allestita in via Capriolo, 36, conschede storiche e 350 disegni dei ragazzidelle scuole statali e paritarie e di alcunestudenti dell’Accademia “S. Giulia”, haraccontato il passato e risvegliato laconsapevolezza che i giovani hannobisogno di adulti credibili capaci dicondurre ogni esistenza fuori dal guscioperché possa diventare un bene per sestessa e per la società. La legalità, anelloche salda la responsabilità individuale allagiustizia sociale, è stato il tema trattatodall’avv. Sabrina Baglioni la sera del 13aprile, nella sala civica “San Carlino”,mentre la mattina del 14 è esplosa la festacon i ragazzi coinvolti nel progetto, accoltidall’assessore alla Scuola del Comune diBrescia, signora Roberta Morelli. 200 palloncini hanno colorato l’azzurrodel cielo di Brescia e sono stati il segnovisibile che il passato, non si puòtrattenere, ma deve sollecitare a “osarestrade nuove” da percorrere “con” igiovani.

Il futuro“Le Radici del nostro futuro: preludioper una rinascita”, titolo del progetto,tracciava la strada: fedeltà e creatività,aperti al futuro. “Decentrati”, comedisse Papa Francesco, e “ricentrati”sull’essenziale. Ora tocca a noi essere“il fiore di mandorlo” nelle periferie,geografiche ed esistenziali, perdiffondere il tesoro carismatico che ci èstato affidato: un punto fermo da cuiripartire. Il lavoro, oltre a contenere igermi di una svolta, ha suscitato unsentimento di gratitudine non per unpassato, ma per qualcosa che c’è, che èvivo e che aiuta a vivere.

Suor Veritas Caset

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La Festa dell’Europa di quest’anno è stataconnotata dall’avvenimento dell’EXPO, esoprattutto dal suo tema guida: nutrire ilpianeta. Energia per la vita. Nella mattinata i bambini delle elementarie i ragazzi delle medie hanno cosìpresentato, e a volte anche fatto gustare!ricette tipiche di alcuni paesi europei chevia via andavano a colorare una grandecartina. La colonna sonora dell’Eurovisioneaccompagnava questi gesti. Siintrecciavano nel frattempo canzonicantate e mimate dagli alunni, cheevidenziavano l’importanza di mangiaresano, di mangiare piano, l’indispensabilitàdell’attività fisica. Canzoni che provenivano dall’Inghilterra,dalla Spagna, dal mondo tedesco, così chele competenze linguistiche si consolidanoe le distanze si accorciano. Le parolerivolte agli alunni dal Presidente delConsiglio di Istituto e la preghiera fattainsieme hanno dato spazio anche allesollecitazioni di Papa Francesco a guardarealle opere ma soprattutto ai volti del nostromondo, per imparare a costruire un’Europasolidale anche con chi ha menoprospettive di futuro e, magari, bussa allasua porta.

The Europe day

English dramaThe Wizard of OzHai mai desiderato andare lontano?Lasciare i soliti volti cari ma a volte noiosi? Seguici allora nel viaggio più travolgente ecolorato: volti nuovi e perenni timori; lalotta dove il bene vince sempre con forza edolcezza e ti riporta più sorridente che mainella tua terra, nella tua vita, nel profondodel tuo cuore dove brilla un luccicante

sentiero dorato!Queste le parole con cui venivaintrodotto lo spettacolo teatrale TheWizard of Oz, un’esperienzaimportante che quest’anno è stataproposta agli alunni della scuola Mediae a quelli di quarta e quinta delleElementari. Gli alunni, una ventina,hanno lavorato sodo da ottobre amaggio e quindi si sono cimentati nellarecitazione in lingua inglese (che èrisultata al pubblico fluida e benimpostata) e nelle diverse performanceloro richieste. C’era infatti chi cantavacome solista o in gruppo e chi

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impersonava simpatici folletti, chesapevano accompagnare i momenti piùfelici, ma anche quelli di maggiortrepidazione all’arrivo della strega cattiva!Insomma, tutti abbiamo accompagnato

Dorothy nel suo viaggio e l’abbiamopiacevolmente sostenuta nel ritrovare nelsuo mondo, a casa sua, tra i suoi cari iltesoro che la sapeva rendere felice.

Suor Angela Gheda

Venezia

Sui passi del Beato LucaLa sfida da affrontare era parlare delpassato ma per far circolare un messaggio– proposta per l’oggi. L’organizzazione vi èriuscita, offrendo alla declamazione eascolto, accompagnato dalle note delclavicembalo, alcuni brani significativi,densi di memoria ma evocativi: dalla“Prima lettera sulla educazione cristianadelle fanciulle”; un passaggio del testo:“Sulla vita della saggia e virtuosa TeresaAlgarotti di Calcinate; una serie di citazioniprese dal Libretto “Pia Opera di S.Dorotea”.I testi, pur con il linguaggio dell’Ottocento,sono riusciti a parlare perché incastonati inuna serie di canti-messaggio, proposti dalla

corale giovanile “Figli di un re Maggiore”della parrocchia San Marco diCamposampiero (PD).Il clima che si è creato è stato subitointenso, propositivo; ha suscitato una caldarisonanza partecipativa da parte delpubblico, in una Sala Pio X della Casamadre di Venezia, stracolma più di quantopotesse contenere. Laici convenuti e suorehanno potuto vivere un momento sereno,d’intensa emozione e godimento spirituale.A conclusione, il canto corale al BeatoLuca ha raccolto la preghiera e la gioia disentirci insieme, laici e suore, a renderelode e ringraziare per questa “Opera dicarità spirituale”, ancor oggi, dopo 200

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anni, piccolo seme che può germogliare ediventare albero grande che dà ristoro eprotegge. Grazie al Beato Luca e alla sua Opera,tuttora seme di bene da difendere,proteggere, innaffiare, per la quale ancoraappassionarsi!

Lettera prima sull’educazione dellefanciulle in alcuni villaggi della Svizzera“Era il sedici di settembre, la mattina erabellissima; e già si apprestava ilmezzogiorno. Io saliva passo passo leridenti colline, che levansi a ponentedell’antichissimo borgo di Mendrisio. Labell’ombra di un castagno mi invitò asedere, e mentre correva collo sguardo lasoggetta valle, e più oltre la fertilissimacampagna, e quindi le collinette fiorenti diubertosi vigneti, sentomi vicino un gruppodi fanciullette, che intese alla cura dellegiovenche eransi quivi raccolte all’ombra.Una foltissima siepe ci separava. Esseperciò senz’altro pensiero, credendosi sole,ragionavano sicure, e io udiva ogni loroparola. Leggevano un librettino in cui eranoesposte le vite di alcune contadinelle, lequali si distinsero per pietà, perobbedienza, per allegra rassegnazionenella povertà, e nelle fatiche, per candor dicostumi illibatissimi, e per tutte le altre piùbelle virtù convenevoli al loro stato. Illibriccino girava di mano in mano, ed oraleggeva l’una, ed or l’altra. Quelle fanciulleavevano da dieci in dodici anni. Tutte eranoassai povere, come appariva dagli abiti, edalla cura a cui attendevano. Cominciaidunque a considerare meco stesso comeavessero potuto quelle fanciullette impararetutte sì bene a leggere. Questo pensiero mirese più attento alla loro innocenteconversazione. Le riflessioni che essevenivano facendo sulle cose lette crebberopiù ancora la mia sorpresa, perocchè mi

parevano superiori alla loro età e alla lorocondizione. Osservava io pure come aconfermare quelle loro riflessioni recavansempre l’autorità di una direttrice e dialcune assistenti. Mi parea che, gliinsegnamenti, e i consigli di quelle donnefossero profondamente impressi nelletenere menti, ed avessero piegato ad unasoave pietà i nascenti affetti di quegliinnocenti cuori”.Da “Lettere sull’istituto della educazionecristiana delle fanciulle ossia sulla PiaOpera di S. Dorotea dedicate all’illustriss. ereverendiss. Mons. Giuseppe Grasservescovo di Verona”, 5 ed., Verona,

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Tipografia Tommasi, 1831 (p. 7 - 9).Questa pagina induce a sostare eimmaginare il quadro sociale e storico incui l’Opera si è inserita e diffusa duecentoanni fa, attraverso la presentazione di unambiente bucolico, ordinato, pacificatoche pone l’interrogativo: da dove viene ilsapere e la conoscenza, ciò di cui si parlaed è oggetto di conversazione da parte diquelle fanciulle… Fa emergere ilriferimento all’autorità di una o piùpersone di fiducia, capaci di far entrare

nella mente pensieri e muovere nel cuoreaffetti e sentimenti. È un rimando allerelazioni buone, alle amicizie costruttive,al frutto della compagnia di guide sicure,di sguardi attenti e comprensivi… Dove lerelazioni sono vere e libere, si produce unacorrente di bene. Così fin dagli inizi… Marichiede una condizione: Farsi servi peramore. Il canto interpreta una proposta einsieme una preghiera…

Teresa eletta superiora della Pia Opera“Nell’anno 1811 venne stabilita dal M. R.Parroco di Calcinate, il Sig. Vallaperta, laConfraternita del SS. Sacramento anche perle donne, nella quale ad esempio delleCongregazioni Mariane, vennero sceltealcune maestre a disporre le fanciulle ai SS.Sacramenti. Ma osservato che tali donne,appunto perché maestre di tutte, il piùdelle volte non si prestavano per alcuna,nell’anno 1815, trasportato all’insigneParrocchia di Almenno S. Salvatore il

sullodato R. Parroco, esuccedutogli il M. R.Sig. don GiambattistaFenaroli, ed essendodirettore dellaConfraternita il Nob.Rev. Conte Luca Passi, sivenne alladeterminazione diassegnare a ciascuna undeterminato numero difanciulle. Consiglio chetornò più vantaggioso,perché non solo furonomeglio assistitenell’accostarsi ai SS.Sacramenti, matrovarono anche in essele cure più amorose econcordi onde formarlealla pietà. Cinque

furono le scelte a tal uopo, e prima di essela nostra Teresa; alla quale come aperitissima nell’arte di dirigere lo spiritodelle fanciulle ricorrevano le altre ondeavere consigli e schiarimenti;riconoscendola così colla più perfetta evolontaria e libera sommissione come loromaestra. Fu qui dove il grano di senapedella Pia Opera di S. Dorotea venneaffidato al terreno, quel grano di senapeche poi cresciuto in pianta larghissima e

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robusta accoglie al presente sotto i suoirami benefici sì gran numero di fanciulledelle più celebri città d’Italia”. Da Gio.Maria Gelmi, “Sulla vita della saggia evirtuosa Teresa Algarotti di Calcinate primafra le istitutrici della Pia Opera di S.Dorotea”, Tipografia Vescovile, Brescia,1851, pp. 16 - 17).

La seconda pagina vuole fare contatto conuna Cooperatrice della Pia Opera dellaprimissima ora. Il testo pone alcunesuggestioni. La PiaOpera, come grano disenape affidato alla terra!Richiama il linguaggio diGesù nel Vangelo! Dapiccolo arbusto la piantacresce e diventa grande ei suoi rami dannoospitalità e protezione amolte fanciulle innumerose città e villaggie l’opera si dilata, sidiffonde. E cosa fa Teresa?Teresa fa piccole cose:offre amicizia, consigli,incoraggiamento,conforto e così facrescere il bene, dilatareil Regno di Dio, fapercepire a quanti incontra e avvicina cheè possibile spendere la propria vita sullascia di Gesù. Aggiunge il biografo Gelmi,precettore in casa Passi: “Erano le sueparole così aggiustate e piene di sapienza,che facevano una forte impressione sovrachiunque avesse il bene di ascoltarla”. Le nostre parole, i nostri pensieri…L’Opera da Calcinate si è diffusa ovunquein Italia e non solo. In molte città, perlunghi anni ha accompagnato laformazione cristiana e la crescita dicentinaia e migliaia di ragazzine, come

pure di maschi attraverso la parallelaOpera di San Raffaele. In particolare aVenezia essa ha conosciuto un’intensafioritura e la documentazione chepossediamo ce ne dà notizia e conferma.Per camminare fisicamente lungo le callied entrare nelle chiese che Don Luca havisitato e nelle quali ha fatto risuonare laParola di Dio, è stato predisposto unpiccolo dossier sul quale c’è l’intenzionedi sostare nei prossimi incontri futuri.Essere come Don Luca ha pensato: Suore e

Cooperatori dell’Opera nasce da unachiamata… e ogni chiamata ci precede…Lo ricorda il canto Vocazione!

Il terzo ascolto ha messo a contatto conespressioni tratte dal libretto “Pia Opera”.“Bisogna usare la carità non solo diprocurare ai nostri fratelli i mezzi di salute,ma animarli ancora a servirsene. E questa èla differenza che passa tra la caritàcorporale e la spirituale; che trattandosidella prima, basta essere disposti ad usarlaper essere ricevuta, qualora non ne siamo

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anche prevenuti; per la spirituale invecenon basta sovente la disposizione di usarla,bisogna anco sollecitare a riceverla,servendosi fino dell’importunità, almeno sedesideriamo che la nostra carità abbia ilsuo effetto” (Pia Opera, p. 32; 45).“E’ espediente, essendo questa un’operapuramente spirituale, lasciarla nella suaspiritualità, molto più che vi sono tanti altriistituti, stabiliti all’oggetto di provvedere aibisogni temporali” (p. 134). “E comeaccade degli alberi, che sono i piccoli ramiche danno i frutti; così in questa Pia Opera,nella quale non viene impiegato altromezzo che una santa amicizia, sonoappunto le giovinette assistenti, chedivenendo altrettanto amiche delle loroallieve ottengono dalle fanciullemeravigliosi frutti di opere virtuose” (PiaOpera, p. 23).“La Pia Opera a somiglianza del fuoco inuna selva si comporta secondo il detto diGesù: ‘Io sono venuto a portare il fuocosulla terra; ed altro non voglio, se non chesi accenda’ (p. 99). La Pia Opera è come illievito che fermenta tutta la pasta (p. 129).“Un campo sterile, coltivato con diligenzastraordinaria, non rende di subito il fruttocorrispondente alle cure del sollecitoagricoltore, ma viene quel momento, chequasi senza avvedersene, l’agricoltoreistesso lo trova, da sterile che egli era,cambiato in terreno il più fertile. E poiqualche volta vi vogliono proprio deglianni” (p. 131).“Perché tutta la Pia Opera nonsostenendosi che coll’esercizio della caritàpiù perfetta verso del prossimo, quale si èla spirituale; e questa non potendosussistere senza una carità grande versoDio, ed un fervido zelo della sua gloria, neviene, che le persone interessate nellamedesima o divengono fervorose ol’abbandonano” (p. 133). “Se tre o quattro

persone sole avessero a scopare lecontrade di una città intera, sarebbeimpresa non solo difficile ma quasiimpossibile; ma fate il cambio che ognunoscopi avanti alla sua casa, che voi vedete inpoco d’ora scopata la città la più vastasenza grande incomodo di alcuno, siccomeinfatti si vede coltivata, per dir così, tutta lasuperficie della terra, coltivando solociascun agricoltore il proprio suo campo”.Il linguaggio di Don Luca si rivelasemplice, concreto. Le affermazioni cheegli fa vanno nella direzione dellepossibilità a nostra portata; parla di cosefattibili, ordinarie, molto quotidiane, quelleche possiamo permetterci, ma attraversateda un forte impulso, da una fiducia nelbene coltivata e agita dalla profondità delcuore, oltre e contro la rassegnazione, loscoraggiamento, la pigrizia. Scaturisce uninvito ad accogliere il dono di questaOpera di carità spirituale con umiltà egratitudine, accompagnando i giovani nellapratica della vita cristiana, sostenendoli eorientandoli al e nel confronto con unmondo di proposte, di idee, di offerte chela cultura attuale loro propina, sottraendo oallentando la capacità di giudizio, diconfronto, di scelta. Anche per questo, piùdi sempre, è pressante l’invito a trovareslancio e fiducia, facendo memoriadell’amore di Dio per ciascuno, rivelato edonato attraverso Gesù.Lo esprime il canto: Il tuo amore per me.E alla conclusione, Il canto al Beato Luca.

suor Emmarosa Trovò

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Forlì, in dialogo con Paolo Gambi. Per igiovani di ogni età, un incontro che èanche l’opportunità di un arricchimentodella propria persona, che sogna e desideratanto essere felice e trovare la chiave pernon perdere la felicità.

In un pomeriggio di primavera, nell’antico,prezioso salone dell’Istituto S. Dorotea noicooperatori abbiamo organizzato l’eventoper celebrare i duecento anni dell’Opera.Quando ci siamo domandati comefesteggiare e chi volevamo raggiungere larisposta è venuta immediata: la nostra“missione” è la vicinanza ai giovani, mal’invito è rivolto a tutti: a chi crede e viveun momento di smarrimento, avvolto nellaattuale atmosfera di pessimismo e a chinon crede e non sa dove rivolgere losguardo, al quale vogliamo lasciare unmessaggio di speranza. Il libro “smettila e sii felice” mi aveva già

Forlì

“Smettila e sii felice”

colpito e interessato, e il giovane scrittore,psicologo e life coach Paolo Gambi ci èsembrato la persona giusta per il nostroincontro, per i suoi studi e i numerosiscritti (alcuni in collaborazione con ilCardinale Tonini definito “il comunicatoredi Dio”), incentrati sul tema dellaspiritualità cristiana sospesa tra passato efuturo e all’energia di amare come naturalepropensione dell’essere umano.Anche la Diocesi è d’accordo e inseriscel’evento tra quelli del biennio dellaPastorale giovanile.Sotto la guida di Suor Liviana Poma, checoordina tutte le nostre riunioni, partiamocon l’organizzazione: locandine, volantini,contatti diretti con educatori di scuole eassociazioni, inviti agli ex alunni, sceltadel gruppo musicale di intrattenimentofinale e preparazione del menu perl’aperitivo, ricerca del fotografo e deltecnico riprese, creazione di nostri

segnalibri con la frase didon Luca “Voler sperarecontro ogni speranza è lamaniera più sicura pertutto ottenere” da donare atutti gli intervenuti.Verso le ore 17, il salonerinasce a nuova vita e siriempie di persone di ognietà, tra cui molti giovani.Suor Emmarosa Trovò,postulatrice, vera e propria“enciclopedia dell’Opera”,apre l’incontro facendocomprendere in breve levicende storiche e i tempiche hanno portato primaalla nascita dell’Opera, poidell’Istituto delle suore e,in seguito,dell’associazione deiCooperatori laici.

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Sottolinea anche le parole importantipresenti nel DNA dell’Opera e in tutte lesue manifestazioni. Ci mettiamo quindi inascolto sulla dinamica dell’essere, dopol’invito di Francesca Gardini (assessorecomunale di Forlì ed ex alunna dellaScuola S. Dorotea) rivolto a Paolo Gambisulla domanda: nella nostra epoca, come èpossibile essere felici? Come si fa atrasmettere e ad educare alla felicità? Paolo Gambi stupisce subito, perchériporta un’espressione di don Luca Passi,che noi cooperatori conosciamo bene: “chinon arde non accende” e definisce ilnostro Fondatore un pioniere dellapsicologia, perché pensa che abbiaanticipato di almeno un secolo alcunetecniche della psicologia contemporanea.Chiarisce il riferimento dicendo che la

felicità non può essere qualcosa da tenerechiusa in casa, da coltivare da soli, ma hasempre a che fare con la relazione e larelazione significa essere capaci di vivere edi trasmettere felicità e saperla condividerecon gli altri.La felicità non è fuori, la felicità è nellascelta che noi facciamo in ogni istante diessere felici, indipendentemente da quelloche succede fuori. Infatti, finché mettiamouna condizione: sono felice se… nonavremo mai la felicità, perché quel “se” ècontinuamente in cambiamento, fuori dalnostro controllo. Ci parla delle seiemozioni di base: rabbia, paura, tristezza,sorpresa, disgusto e allegria, le quali a lorovolta generano innumerevoli altreemozioni, come le note musicali generanosinfonie infinite. Ogni emozione cheabbiamo è uno strumento straordinario checi spinge ad agire. Il loro compito, tutt’altro che negativo, èquello di segnalarci un bisogno persoddisfarlo e ristabilire un equilibriointeriore, ma troppo spesso le emozionigovernano il nostro essere senza che noiriusciamo ad ascoltarle e dominarle.Dobbiamo quindi imparare a trasformarlesenza tendere a miticizzarle, perché inrealtà la parte più importante che abbiamoe dobbiamo riscoprire è quella spirituale.Significa prendere coscienza di tantipensieri che abbiamo e di cui nonabbiamo consapevolezza, cominciando ascegliere quali tenere. Ci parla di libertà, che non sappiamoesercitare e con la quale invece potremmoscegliere i nostri pensieri. Si tratta di fareun viaggio dentro la mente. Eliminare ifalsi idoli. È un cammino che ci conduce al“mistero”. Dobbiamo riappropriarci deinostri pensieri, del nostro corpo, dellenostre emozioni, compiere un viaggio nelnostro essere relazione e allora avremo la

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capacità piena di abbracciarci nelprofondo, di abbracciarci in quellaparte dove si specchia Dio, dovenoi incontriamo i misteridell’Universo, fare l’esperienzadello Spirito. È nella parte interiore dell’uomoche abita la verità. Sant’Agostinodiceva: non andare fuori, tornadentro di te. Tutte le volte checristallizziamo un pensiero,fermiamo il cambiamento. Tutte levolte che fermiamo un pensiero nonsiamo più capaci di adattarci allarealtà e stiamo male. Ci rammenta poi un’espressionebellissima del profeta Isaia:“forgeranno le loro spade in vomeri, le lorolance in falci”. Trasformare cioè strumentidi guerra, talvolta anche verso se stessi, instrumenti di lavoro, di costruzione, utili alcambiamento.Paolo Gambi continua e ci riporta quellapagina bellissima in cui San Francescodurante una camminata con Frate Leone,mentre stava andando da Perugia ad Assisi,chiede a Frate Leone: “dimmi che cos’è laperfetta letizia, cioè la vera felicità?”.Quando, le circostanze non sono fortunatee tutto concorre a metterci in difficoltà,come nel caso descritto da San Francesco,ecco la sua risposta: “Se tutto questo noisopporteremo con pazienza, allegria ebuon umore, allora caro frate Leone scriviche questa è perfetta letizia”.Ecco dove si trova una letizia perfetta,certamente non nella soddisfazione di ciòa cui aspiriamo, ma neppure nellasituazione di difficoltà e sofferenza in sé,ma nel modo in cui la si affronta. San Francesco ci vuole dire che, quandofinalmente riusciremo a trovare noi stessi,quando ci apriremo al mistero, sapremoche in nessun modo ci può essere tolta la

gioia di essere in Cristo, nessuna situazioneesterna, seppur dolorosa e penosa, puòrimuoverla. Ecco come la letizia diventaperfetta. Allo stesso modo anche la Carità,cioè fare di sé un dono per gli altri, diventasorgente di felicità, perché modifica ilnostro atteggiamento ed allora diventa piùfacile anche perdonare, essere gioiosi etrasmettere la gioia ad altri. Deduco chenon bisogna preoccuparsi troppo di sestessi, ma lasciare spazio alla Parola e allagioia.Si apre così un bel dialogo con il pubblico,anche i giovani si sentono sollecitati eintervengono spontaneamente, PaoloGambi risponde in maniera semplice echiara alle varie domande. Il tempo vola e alla fine, volgendo losguardo all’immagine di don Luca, penso,in cuor mio, al futuro di questi giovani, allaturbolenza di questi tempi incerti, alladifficoltà di fare progetti e trovare risposte.Non erano forse tempi difficili anche quellidi don Luca? Questi 200 anni si sonotramandati però il suo sorriso che emergedall’operatività e dalla speranza, dal suoatteggiamento sempre positivo e

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costruttivo. Quel sorriso che penetra nelcuore, sul quale si sofferma lo sguardo, alquale si chiede il dono della fede, la graziadi un cammino coerente e condiviso cheporta ad uscire dalla posizione statica disemplici osservatori. Si conclude la seratacol buffet, ove la torta con l’immagine del

“nostro veliero” fa bella mostra sul tavolodegli aperitivi e la musica dal vivo deiragazzi del gruppo “Night in Fargo”rallegra i numerosi giovani intervenuti.

Daniela Boccalatte

Lucia Tramonte

Questo è stato il titolo della conferenzatenuta il 26 maggio a Ostuni da suorAssunta Tonini davanti ad un numerosopubblico di cooperatori, amici esimpatizzanti. Anche la terra di Puglia conle comunità di Brindisi, Ostuni, Carovigno,San Michele Salentino ha voluto celebrarel’evento del bicentenario per ripercorrerele tappe di una storia lunga 200 anni, masoprattutto per individuare nella trama

delle date, dei luoghi, dei nomi, dellecircostanze, quel filo rosso che tieneinsieme il tutto conferendogli il senso dellapresenza provvidenziale dello Spirito cheopera nella storia attraverso uomini edonne di buona volontà e di animogeneroso.Suor Assunta ci ha condotti in questopercorso con cuore entusiasta, con losguardo al passato ma con i piedi ben saldinel tempo odierno che ci interpella e cisfida chiedendo di esserci, come Opera di

Il veliero simbolo dei Cooperatori di Forlì

Veleggia il veliero dell’Opera di S. Dorotea! Avanza sfruttando,come ogni veliero, l’azione del vento e dei flutti del mare, tuttavia lavera forza propulsiva del nostro veliero è l’amore. Quell’amoreparticolare che arde dentro ogni cuore doroteo, quell’amore cheincendia e che, ancora oggi, ogni suora di Santa Dorotea sadiffondere silenziosamente, fedele a quelle suore che per primediedero, sotto l’impulso di don Luca Passi, le vele ai venti per andareincontro al fratello, al più debole, al più fragile, al più bisognoso edoffrire a lui una santa amicizia.Dall’albero maestro del veliero partono le vele dei Cooperatori, diaccoglienza, condivisione, dialogo, ascolto, sotto la guida amorosa di chi sa stareaccanto per creare ovunque relazioni significative, in reciproco e sincero abbandono.

Valentina Silvestri

Ostuni

L’intuizione di don Luca Passi

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S. Dorotea, per continuare a offrire almondo, quello giovanile soprattutto, unaproposta di vita buona. La relatrice hamesso in evidenza alcune caratteristichedell’intuizione pedagogica e pastorale del

Beato Luca Passi ancora estremamenteattuali e quindi praticabili nel mondo dioggi: la forza delle buone relazioni,l’impegno di un laicato responsabile, italenti femminili, la flessibilità e semplicitàdi un’Opera che non richiede grandiinvestimenti di denaro ma solodisponibilità del cuore. La serata ha avuto un momento diintensa partecipazione quando dallasala si sono levate alcune voci chehanno narrato la concretezzadell’Opera attraverso tanteesperienze piccole ma significativevissute da alcuni cooperatori;dall’accompagnamento di ragazziprovenienti da esperienze didetenzione, all’animazione deigruppi giovanili parrocchiali, dallatestimonianza nel cammino dipreparazione dei giovani sposi, alservizio in un centro di accoglienza

per persone in difficoltà. Tante storie chedicono la presenza attenta, amorosa,rispettosa, fraterna dei cooperatori neltessuto della vita di tutti i giorni per esserequel “lievito nella massa” che il Fondatore

ci invita ad essere.Dopo la celebrazioneeucaristica presieduta daMons. Angelo Ciccarese, laserata si è conclusa con unmomento di condivisionefraterna all’insegnadell’amicizia e della gioiache deriva dal sentirsi“insieme” in una unitàprofonda che nasce dallacomune appartenenza. Ilfuturo che si apre davantiall’Opera di S. Dorotea oggiè nelle nostre mani. Sesapremo essere nuovi purnella fedeltà al Carisma,

entusiasti nonostante le difficoltà deltempo presente, fiduciosi nello Spirito checi accompagna ma determinatinell’investire tutti i nostri talenti, qualcunaltro potrà raccontare, anche domani, lemeraviglie che il Signore compie.

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Noi Suore Dorotee abbiamo avutoun’occasione singolare per ricordare, congioia, il bicentenario della fondazionedell’Opera di S. Dorotea, nella Parrocchiadi Sarezzo.Don Emanuele ci disse che dovevamoosare qualcosa di nuovo per il gruppo delcatechismo di II e III media dell’Oratorio diSarezzo, magari coinvolgendoli in unrecital. Così è nata un’idea, si è cercato uncopione, una persona capace di farrecitare, un’altra di danzare e un’altra

ancora di cantare, infine un tecnico perl’uso del PC, ecc. Con meraviglia, nel girodi 30 giorni, la Compagnia teatrale erapronta per partire. Le persone contattate,Anna, Silvia, Morgana, Franco, avevanoaccettano e, insieme alle tre catechiste,Rita, Sabina e Sara, si è potuto iniziarel’avventura. Ovviamente con il consensodei genitori, ai quali era stata comunicatala novità del percorso.

Poi la prova del fuoco! Ai ragazzi è statafatta la proposta del recital, il cuimessaggio fondamentale dei protagonistiera la fede e la carità di Dio. Con sorpresa,abbiamo visto una calorosa accoglienza. Iltesto del recital narrava un dialogo tra iragazzi d’oggi e i personaggi dell’800raccolti da un ritratto della Madonnadell’Opera di Johann Pock. Un quadro caroal beato Luca Passi, perché rappresentaval’Opera di S. Dorotea. Intuire l’anima delpersonaggio, immedesimarsi, interpretarlo,

richiedeva ai ragazzila capacità di uscireda se stessi peraccogliere l’altro.Certo, c’è voluta lapazienza e la passionedi Anna per far sì che inostri “attori”scoprissero i volti didon Luca, don Marco,Madre Rachele,Serafina Regis, laMarchesa Barolo, lacontadina. Questedonne e uomini sonostati protagonisti nellaChiesa del lorotempo, nellatestimonianza dellafede e della carità,trasmessa percontagio, nelle

circostanze della vita quotidiana. Dopo prova su prova, i balletti finalmenteprendevano forma e movimento. Con lacreatività e la determinazione di Silvia, iragazzi hanno imparato a esprimere, con illinguaggio corporeo, il senso delle paroledel canto. Il canto delle soliste, pian pianosi è fatto più sicuro, melodioso, grazieall’aiuto di Morgana e all’incoraggiamentodi Paola.

Sarezzo

Noi siamo il futuroLa gioia di realizzare lo spettacolo

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E che dire del nostro tecnico Franco?Insieme ai tre ragazzi aiutanti ha creato losfondo delle scene, la musica, haprocurato la grande cornice per il quadro eha realizzato con il video, la simpaticapresentazione finale dei ragazzi. Le catechiste Rita, Sabina e Sara sonosempre state presenti: pronte con ilcellulare a chiamare gli assenti o amandare messaggi di avviso, di cambio diorari. Conoscendo bene il gruppofavorivano la continuità e l’integrazione. Il debutto: sabato sera 23maggio al teatro S. Faustino.Un successo strepitoso! Ilgiorno lo spettacolo ècontinuato presso le Suore diVilla S. Giuseppe a Brescia.Anche qui i pre-adolescentihanno regalato una gioiagrande alle suore, ai genitori eagli amici. In questaesperienza il valoredell’amicizia cristiana è statouna dimensione importante.Ragazzi e educatori hannoaccettato la sfida dell’incontroe della crescita e avutooccasione di conoscersimeglio, di tessere amicizienuove, di aprirsi alla realtà spiritualeimmedesimandosi in uomini e/o donneche avevano trovato la compagnia di Dionella loro vita. Nella verifica, il gruppo comunicava cheera stata un’esperienza indimenticabile,meravigliosa, educativa, emozionante,nella quale si erano divertiti e impegnati,sentiti bene nel realizzare una cosa tuttainsieme. Alcuni ragazzi hanno scritto: Miha fatto piacere passare del tempo econdividere questa esperienza con i mieiamici e impegnarmi nella riuscita di questaesperienza nuova. Ho capito che se vuoi

fare una cosa fatta bene, devi impegnarti.Ho apprezzato la positività e ladeterminazione di Madre Rachele nelconvincere i ragazzi/e a credere sempre inDio. Ho capito che bisogna sempre aiutareil prossimo e conoscere prima di giudicare.Don Luca mi ha insegnato cheimpegnandosi si possono realizzare i proprisogni.Non serve essere ricco o aver studiato, Diodà l’amore agli umili. Dio ci ha dato lagioia di fare questo recital. Ho capito che si

può amare anche lo spirito e le emozioni.Ho intuito cos’è la carità spirituale, cioèl’amore di Dio.Altri hanno ricordato delle frasi scritte nelcopione gli “amici veri si riconoscono nelmomento del bisogno”; “I bambini sono ilsorriso di Dio per gli uomini”. Il messaggiocristiano ha toccato i loro cuori?Sembrerebbe di sì, se consideriamo le lororisonanze. “Le cose più grandi comincianotalvolta con niente” diceva don Luca Passi.Ed è stato proprio così.

Suor Celina Zanetti

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Una bella esperienza educativa e di “S. Amicizia”, articolata in tre incontripomeridiani, è stata vissuta dagli animatoridi San Zenone degli Ezzelini inpreparazione al Grest estivo 2015, guidatiin modo sapiente da suor Lisa Trentin, dellacomunità di Asolo.In una società in cui sembra prevalerel’egoismo e la diffidenza verso il prossimo,gli animatori hanno accolto l’invitodell’Opera ad aprirsi alla dimensione del

“vicino”, imparando a costruire legamisignificativi e di cura con i bambini e iragazzi che frequentano l’ambiente dellaparrocchia.L’idea di coinvolgerli è nata dai cooperatoriin occasione dei 200 anni della fondazionedell’Opera di S. Dorotea, con l’obiettivo difar conoscere sia la figura del Beato DonLuca sia la struttura e lo stile dell’Opera,attraverso attività personali e di gruppo,letture, video, bans e brani musicali.Il primo incontro, tenutosi il 21 marzo

scorso, ha visto la partecipazione di unaquarantina di ragazzi accompagnati daalcune cooperatrici, da un gruppo dimamme, che hanno partecipato agliincontri formativi mensili dei cooperatori, eda Suor Paola Maistrello. Dopo un inizialemomento conoscitivo attraverso giochi eattività, gli animatori sono stati chiamati adescrivere l’aspetto dell’Opera che sentonopiù vitale nel loro quotidiano cammino.Questo momento è stato molto rilevante

perché i ragazzi sonostati stimolati a guardarsi“dentro”, domandandosicome è possibile vivereancora oggi “lo stiledoroteo”.La serata si è conclusacon la partecipazionealla S. Messa e con unabella pizza incompagnia.Nel secondo incontro,preludio della festaconclusiva, la finalità èstata quella di scoprireche ogni persona puòmettersi “al passo”dell’altro condividendoil Dono speciale e unicoche possiede. Ogniragazzo ha

materialmente scritto il proprio Dono in unpezzo di stoffa che poi è stato cucitoinsieme agli altri formando unaparticolarissima tovaglia utilizzata per lacena conclusiva: “l’unicità” del dono vienecondiviso e diventa “molteplicità” aservizio del prossimo.Nel momento di approfondimento si sonopoi scoperti alcuni atteggiamenti da viverenelle relazioni approfondendo quattroverbi tratti dalla Evangelii Gaudium di PapaFrancesco: “Prendere l’iniziativa,

San Zenone

Il lievito dell’amicizia

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coinvolgersi, accompagnare, fruttificare”.Solamente comprendendo e vivendo questiatteggiamenti si può arrivare a “far festavera”.La “Festa vera” degli animatori si é svoltanel terzo incontro, sabato 11 aprile, dove iprotagonisti sono stati proprio i ragazziimpegnati a preparare e a servire la cenadal primo all’ultimo piatto. La serata è stataun successo, allietata di canti, bans e

allegria. Grazie a questi incontri glianimatori hanno avuto l’opportunità diconoscersi meglio, sperimentando labellezza dell’amicizia come dono di Dio ecome valore da proteggere e far crescere. Il14 giugno a Calcinate, per i 200 annidell’Opera di S. Dorotea, abbiamo portatoil simbolo del percorso fatto con Suor Lisa:la tovaglia dei doni.

Sonia e Michela

Quinto

Festa per tuttiIl gruppo dei Cooperatori di Quinto, con laguida e l’aiuto discreto e concreto delleSuore, si è impegnato a celebraresolennemente i 200 anni della fondazionedell’Opera di S. Dorotea.Dopo vari incontri e il continuo impegnosiamo arrivati a Domenica 31 Maggio percelebrare la festa.Il salone era stato preparato come unpercorso da fare, perchéentrando si facessero i “passi”utili a portarci davanti al voltodel Beato Don Luca, per poiavvicinarci al fuocoespressione del mottodell’Opera: “Ardere peraccendere” e inoltre renderemanifeste le numerose attivitàparrocchiali in cui icooperatori sono impegnati.Non uno sterile elenco od unaesposizione autocelebrativa,ma piccole o grandi propostein cui è stato possibile mettersial servizio di tutti.Dopo il saluto di benvenuto ela presentazione del percorso,

la lettura di alcune lettere del Beato DonLuca ci ha fatto entrare nella serenaatmosfera del suo ricordo e della suaOpera. Suor Dora ci ha regalato alcuneriflessioni riguardo l’OSD ricordandocil’impegno ad essere amorevoli guide ecompagni di cammino nella storiacontemporanea per ogni persona cheavviciniamo, facendoci attenti alle

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differenti possibilità di ognuno, per farcivicini con cura, con amorevolezza, consimpatici atteggiamenti.Il tempo dedicato alla riflessione ingruppo, ci ha fatto porre attenzione adalcune parole che spesso prendiamo conleggerezza:Guida. Nessuno si senta superiore al suovicino, ma i Cooperatori sono chiamati adaccompagnare ogni persona nelle varie

situazioni in cui si trova.Confidenza. Parola obsoleta ma che oggi sirivela attuale e ricca di significato perchéci richiama a scegliere la fiducia,l’affidamento all’altro, alle situazioni.Aprire il proprio cuore. Vale a dire nontemere di consegnarsi all’altro giocando lapropria vita in modo gratuito econsapevole.Don Luca, anche oggi, ci sollecita adessere presenze che vivono la passione perla Parola “Chi non arde non incendia”.Appassionarsi alla sua Parola, cioè arderecredendo nella sua forza trasformante perla vita dell’uomo. Basta poco per

cominciare a costruire un percorso che ciporti a creare un clima confidenziale: unsaluto, un sorriso, una parola, un invito,l’attenzione e la comprensione delladifficoltà di chi sta o ci abita vicino, lapreghiera, l’ascolto della Parola di Dio.Quando c’è confidenza, si riesce a viveremeglio, ci si aiuta, si percorre assieme untratto di storia, si fa meno fatica, siaffrontano assieme le varie difficoltà.

Responsabilità:“correggi” da“cum-regere” cisprona ad essereresponsabilmentepronti a capire esostenere chisoffre, chi fatica,chi sbaglia, senzagiudicare, maaiutando ariprendere il giustocammino. Non èimpresa da poco,ma questodobbiamo fare severamente diamosenso alla parola:“fratello”.

Sono solo alcune delle impressioni chesono risuonate nel salone allestito congusto e ricco di simboli significativi. Ilmomento conclusivo di convivialità ci hafatto rivivere un clima di “festa” perché èstata un’occasione per ritrovarci, ripensareil nostro cammino di battezzati, senzalasciarci piegare o abbattere dal ventodella fatica, dei giudizi e delleincomprensioni, ma imparando a rendere“festa” ogni momento che ci è donato. Edallora… diciamo convinti: Che la festacontinui, per tutti!

Gianni

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Cinquant’anni e non sentirli, questopotrebbe essere il life motive della nostrascuola dell’Infanzia “Paolo VI”, di Brescia;ebbene sì, correva l’anno scolastico1964/1965 quando per la prima voltaapriva in via Torricella di Sopra la scuolamaterna e da allora di cose ne sonoaccadute molte... Oggi, a distanza dimezzo secolo, si è voluto organizzare unmomento di incontro e di festa perricordare e soprattutto per augurarsi altricinquant’anni. Sabato 18 Aprile, festa liturgica del beatodon Luca Passi, già dalle ore 8.00 delmattino diversi genitori e alcune maestrestavano predisponendo gli ultimi ritocchi,prima dell’inizio dell’evento “dell’anno”.La messa è iniziata puntualissima, con lapreoccupazione del tempo incerto che,fino all’ultimo ha fatto preoccupare gliorganizzatori. Puntualissimo, come da scaletta, alle ore10.30 faceva il suo ingresso S.E. Rev.maCard. Giovanni Battista Re, già Prefettodella Congregazione per i Vescovi, camunoe soprattutto amante dei bambini e dellefamiglie. Nell’omelia il Cardinale Re haricordato come la scuola dell’infanzia “siail primo e più importante gradino per unacrescita umana”; si è soffermato sulleinsegnanti ricordando come “grazie a lorocresceranno i ragazzi e le ragazze deldomani”. Al termine della concelebrazioneeucaristica, prima della benedizione dellanuova statua della Madonna posizionatanel bellissimo parco a disposizione deibambini sul retro della scuola, il Presidentedel Consiglio di Amministrazione, NataleGardoni, ha portato il saluto suo personalee quello di tutti i consiglieri, ricordandocome “la presenza di tante persone sia ladimostrazione che la scuola ancora oggi èluogo di crescita umana e luogo dieducazione”. Il sindaco di Brescia,

Brescia - Scuola “Paolo VI”

Cinquant’anni di storia… insieme!

on. Emilio Del Bono, si è soffermato nelsuo saluto sull’importanza di una strutturache, in gestione laico-religiosaconvenzionata con il Comune, “riesce arealizzare un servizio di elevato spessoreper tutta la collettività ed è punto diriferimento per l’Amministrazione”. La festaè stata sentita da tutti i bambini e daipropri parenti, tant’è che v’erano presentipiù di settecento persone insieme ai

centosettanta bambini che, aiutati dalleloro maestre, hanno allietato la funzionereligiosa. Dopo i saluti di rito c’è stato unpiccolo momento conviviale nel qualeoltre a stare insieme, si sono potutesalutare le tante autorità presenti.Al termine della mattinata, tutti hannovisitato la piccola mostra realizzata nellapalestra della scuola, nella quale eranopresenti le fotografie che rappresentano lastoria dei 50 della scuola appunto! Si è trattato di un momento vissuto da tutticome speciale, nel quale oltre a salutarsi,le persone si soffermavano su quantoricordato e su quanto detto dai vari relatori.Per noi genitori, oltre che un modo per dire

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grazie a suor Clara Zanardelli e a NataleGardoni per quanto fannoquotidianamente per i nostri figli, è statoun dirci grazie, per ciò che ognuno di noiha fatto, sì perché l’impegno preso da tuttiera quello di essere parte attiva della festa,curando insieme alle maestre tutti gliaspetti tecnici, burocratici, gestionali. Unafesta, in conclusione, che non potrà nonessere ricordata da tutti, non solo per il

sole che ha “baciato” la giornatarendendola ancora più bella, ma perchéuna così ampia partecipazione, ci hadimostrato nuovamente come la Scuoladell’Infanzia Paolo VI non sia solo un luogodi educazione, ma sia, soprattutto,“palestra di vita umana e cristiana”. E allora: “ad multos annos”!

Flavio Bonardi

Los amiguitos de Jesus, ahijados del P.Lucas

En estos 200 años de celebración de laObra de S. Dorotea, agradecidas al Señorpor confiarnos la obra, queremoscompartir nuestras experiencias de vidasobre la obra, llegado hasta estos lugaresde Bolivia-Colomi, a través denuestras primeras hermanasmisioneras.Los sábados nos reunimos conlos amiguitos de Jesús, (niños yadolescentes apadrinados), parauna formación integral yespecifico en el carisma de laObra de nuestro Beato PadreLucas Passi, que nos ha dejadocomo una huella marcada en laIglesia y como alma a lashermanas. El 18 de Abril hemos tenido laalegría de celebrar la Eucaristía,como acción de gracias contodos los grupos de la parroquia,

I piccoli amici di Gesù, i figliocci di DonLuca

Nella ricorrenza dei 200 anni dell’Operadi S. Dorotea, ringraziamo il Signore perconfermare l’Opera. Vogliamo condividerela nostra esperienza di vita: l’opera èarrivata fino a questi luoghi di Bolivia -

Bolivia

COMUNIDAD DE COLOMI

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resaltando los 200 años de la OSD y lafigura de Nuestro Fundador, teniendocomo ejemplo su ardiente celo apostólico,que hasta hoy sigue perdurando allí dondeestá la presencia de las hermanas Doroteasy los cooperadores de la Obra.Aprovechamos este medio, para transmitirque los niños y adolescente, agradeceninfinitamente su generosidad de ayuda quereciben de los benefactores Italianos y atodas las hermanas que promueven estasolidaridad generosa y se comprometen aseguir orando por ellos y por todas lasnecesidades de la Iglesia y del Instituto. Yal mismo tiempo poner empeño enconocer, y amar más a Jesús y hacerconocer y amar a otros a Jesús. Lessaludamos con afecto.

Hna Josefina Becerra

Cooperadores de ColomiTenemos el gusto y la alegría de poderlescompartir nuestro camino de experienciaque estamos haciendo en la obra de OSD.Somos los cooperadores de la obra, aquí enla localidad de Colomi, nos reunimos, elsegundo martes de cada mes, para unaformación, celebración y conocer más lafigura de nuestro Beato Padre Lucas Passi,bajo la amorosa guía de las hermanas quenos orientan en este camino. Todos los añoscelebramos las fiestas de Santa Dorotea y lafigura de nuestra Beato Lucas, pero este añofue una celebración especial puesto querecordábamos los 200 años de la OSD,tuvimos encuentros de reflexión ycompartimos la obra como era antescuando nació y ahora como nos llegó y

Colomi attraverso le prime suore doroteemissionarie.Ogni sabato ci riuniamo, noi i piccoliamici di Gesù (bambini e adolescenti), perricevere una formazione integrale especifica nel carisma dell’OSD del BeatoLuca Passi, che ha lasciato le suore come‘anima’. Esse hanno tracciato un’orma benvisibile nella parrocchia di Colomi.Il 18 aprile abbiamo avuto la gioia dicelebrare l’Eucarestia in rendimento digrazia con tutti i gruppi della parrocchia,mettendo in risalto la figura del nostroFondatore e i 200 anni dell’Opera da luifondata. Il suo ardente zelo apostolico simantiene vivo lì dove vivono e operano lesuore dorotee e i cooperatori.Approfittiamo lo spazio nella nostra rivistaper trasmettere il grazie di bambini eadolescenti per il generoso aiuto chericevono dai benefattori italiani. Grazieanche alle suore che sostengono leiniziative di solidarietà e si impegnano apregare. Pure i bambini si impegnano apregare per voi e a continuare a conosceree amare sempre di più Gesù.Vi salutiamo con tanto affetto.

Abbiamo il piacere e la gioia di potercondividere il nostro cammino el’esperienza che stiamo facendo nell’OSD.Siamo i Cooperatori OSD della località diColomi. Ci ritroviamo ogni secondo martedìdel mese per la formazione, per conoscere

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seguimos bendecidos por este carisma, quees actual que nos ayuda a vivir la correcciónfraterna, en el medio donde nosencontramos. Queremos hacer llegar atodos los cooperadores y hermanas de SantaDorotea nuestras felicitaciones y buenosdeseos de seguir haciendo camino.

Hermanas y Cooperadores Colomi

sempre più la figura del Beato Luca Passi eper le celebrazioni. Le suore ci orientano eci guidano in questo cammino. Ogni annocelebriamo la festa di S. Dorotea e del BeatoLuca Passi. Quest’anno la celebrazione haassunto un colore speciale dal momentoche ricordiamo i 200 anni dell’OSD. Negliincontri di riflessione abbiamo condivisocome è nata e come era l’Opera un tempo,come è arrivata fino a noi. Benediciamoquesto carisma che è ancora attuale e ci dàla forza di vivere la Correzione evangelicanegli ambienti dove ci troviamo. Vogliamofar giungere a tutti i cooperatori e alle suoredorotee i nostri auguri e il buon desiderio dicontinuare insieme il cammino.

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